Teoria evolutiva e sistemi innovativi

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Teoria evolutiva e sistemi innovativi
CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE
FACOLTÀ DI ECONOMIA R.GOODWIN
UNIVERSITÀ DI SIENA
PROF.SSA
MARIA ALESSANDRA ROSSI
[email protected]
Sistemi innovativi e teoria evolutiva dell’innovazione
CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE Prof. M.A.Rossi
SCHEMA DELLA LEZIONE
•  Il punto sui principali approcci metodologici allo studio
dell’innovazione
•  Introduzione ad una teoria che considera congiuntamente
molti degli elementi dell’innovazione considerati nelle lezioni
precedenti – la teoria evolutiva
•  La nozione di sistema innovativo
•  Sistemi innovativi settoriali: l’esempio del settore farmaceutico
•  Sistemi innovativi territoriali: distretti&co.
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LE ORIGINI DELLA TEORIA EVOLUTIVA DELL’IMPRESA
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DUE ELEMENTI CHIAVE DELLA TEORIA EVOLUTIVA
Il mercato svolge tre processi
chiave:
–  SELEZIONE
–  VARIAZIONE
–  RIPRODUZIONE
(EREDITARIETA’)
La competizione
‘schumpeteriana’, ovvero
l’innovazione, è la chiave per
la sopravvivenza nel mercato
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SELEZIONE DI MERCATO ED ETEROGENEITÀ DELLE IMPRESE
•  Il mercato è un meccanismo di selezione delle imprese
–  Definisce le opportunità delle imprese
–  Ne influenza le probabilità di sopravvivenza
•  Le imprese della teoria evolutiva sono eterogenee
–  Ogni impresa incorpora specifiche conoscenze ed è il risultato della
sua storia
–  Le conoscenze accumulate influenzano la capacità di competere
innovando
–  L’efficienza dinamica (= capacità di innovare) è lo strumento
chiave per la sopravvivenza nella competizione di mercato
•  Attenzione: selezione non vuol dire necessariamente
affermazione del più efficiente! CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE Prof. M.A.Rossi
RIPRODUZIONE E ROUTINE
•  Le imprese tendono ad adottare routine perché gli agenti
dispongono di una razionalità limitata (o ‘procedurale’) ed adottare
routine consente di risparmiare risorse cognitive
•  Le routine incorporano le conoscenze accumulate dell’impresa
«We use this term to include characteristics of firms that range
from well-specified technical routines for producing things, through
procedures for hiring and firing, ordering new inventory, or stepping
up production of items in high demand, to policies regarding
investment, research and development (R&D), or advertising, and
business strategies about product diversification and overseas
investment.” (Nelson,Winter 1982, p. 14) CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE Prof. M.A.Rossi
LE ROUTINE SONO I ‘TRATTI GENETICI’ DELL’IMPRESA
“In our evolutionary theory, these routines play the role that genes
play in biological evolutionary theory. They are a persistent
feature of the organism and determine its possible
behavior (though actual behavior is determined also by the
environment); they are heritable in the sense that tomorrow's
organisms generated from today's (for example, by building a new
plant) have many of the same characteristics, and they are
selectable in the sense that organisms with certain routines may
do better than others, and, if so, their relative importance in the
population (industry) is augmented over time.” (Nelson,Winter 1982, p. 14) CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE Prof. M.A.Rossi
VARIAZIONE
•  Anche se il ‘patrimonio genetico’ di routine tende a riprodursi nel tempo,
avvengono ‘mutazioni’/variazioni per effetto dei cambiamenti:
–  Organizzativi
–  Tecnologici
–  Istituzionali
•  Come avviene la variazione? Le imprese adottano un comportamento
‘soddisfacente’ (razionalità procedurale à la Simon)
–  Tendono a reagire agli stimoli ambientali, non ad ‘ottimizzare’ in ogni
momento (≠teoria neoclassica)
–  Finchè il profitto è soddisfacente (ovvero profitto = ai concorrenti), l’impresa
adotta le routine definite nel tempo
–  Se il profitto scende al sotto della soglia soddisfacente, l’impresa innova (=
cerca nuove routine; genera varietà) per affrontare la selezione competitiva
di mercato
•  Le routine di successo tendono a diffondersi nel mercato attraverso
processi di imitazione
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IL PROCESSO DI GENERAZIONE DI VARIETÀ (INNOVAZIONE)
•  È determinato da complessi meccanismi di interazione,
integrazione, retroazione tra i vari agenti
•  È un processo collettivo, sistemico, interattivo
•  Per innovare, la capacità chiave dell’impresa è riconoscere le
proprie caratteristiche distintive in termini di conoscenza e le
complementarietà fra di esse e saperle modificare
dinamicamente CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE Prof. M.A.Rossi
I TRE MOTORI DELL’INNOVAZIONE
Apprendimento •  ≠ informazione
•  Può essere tacita,
codificata, firmspecific
Conoscenza
•  = assimilazione e
trasformazione
della conoscenza
•  Genera
innovazione
•  Effetto
dell’apprendimento
•  Pre-condizione
dell’apprendimento
CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE Competenze
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LA NOZIONE DI CO-EVOLUZIONE
Macroevoluzione:
Genera opportunità
potenziali (scienza) e regole
del gioco (concorrenza) L’innovazione a livello micro
crea nuove opportunità
potenziali, modificando il
macro-sistema
Il macro-sistema selezione le
routine e genera varietà
Microevoluzione:
Le scelte (innovative)
dell’impresa determinano
quali potenzialità diventano
traiettorie evolutive CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE Prof. M.A.Rossi
COEVOLUZIONE •  La nozione di coevoluzione indica il mutamento congiunto e
interdipendente tra tecnologia, struttura di mercato, domanda,
competenze, strategia ed organizzazione di impresa
•  Fra i diversi elementi di un sistema esistono interdipendenze,
complementarietà ed effetti di feedback che possono dar
luogo a:
–  Circoli viziosi (lock-in/path dependency)
–  Circoli virtuosi
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NETWORK
•  L’eterogeneità delle imprese crea opportunità per la
costituzione di network di scambio di conoscenze
(cooperazione)
•  È una soluzione organizzativa intermedia fra
decentralizzazione di mercato e integrazione proprietaria
•  Emerge prevalentemente per sfruttare complementarietà
conoscitive fra imprese poiché la singola impresa non dispone
di tutte le risorse necessarie all’innovazione
•  Può emergere quando il tipo di conoscenza rilevante è
appropriabile, complessa e divisibile
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ISTITUZIONI
•  Istituzioni nazionali
–  Possono favorire specifici settori (es. Francia, settori trainati dalla
domanda)
–  Possono limitare lo sviluppo di specifici settori
•  Istituzioni settoriali
–  Es. Autorità di regolazione, standard-setting organizations, mercati del
lavoro interni
•  Istituzioni informali –  Routine, abitudini, tradizioni, convenzioni ecc.
•  Plasmano conoscenze, azioni e interazioni degli agenti
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LA LETTERATURA EVOLUTIVA È PER NATURA ‘SISTEMICA’
•  Un sistema è un insieme di attori ed attività interconnessi
– 
– 
– 
– 
Istituzioni
Istituzioni finanziarie
Strutture pubbliche per la ricerca
Processi politici
•  Adottare una prospettiva sistemica significa studiare:
– 
– 
– 
– 
– 
legami fra tali attori
struttura
feedback
complementarietà effetti di lock-in
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SISTEMI INNOVATIVI
•  Sistemi individuati in relazione alle caratteristiche
tecnologiche, industriali e di settore (sistemi settoriali di
innovazione)
•  Sistemi individuati in relazione all’area geografica (sistemi
innovativi nazionali, regionali o multi-livello)
•  Sistemi individuati in relazione alle tecnologie prevalenti
(sistemi tecnologici)
•  Sistemi focalizzati su tecnologie specifiche (sistemi di
innovazione distribuiti)
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SISTEMI SETTORIALI DI INNOVAZIONE E REGIMI TECNOLOGICI
•  I sistemi settoriali di innovazione sono caratterizzati da diversi
regimi tecnologici
•  Regimi tecnologici → contesto di conoscenze ed
apprendimento nel quale operano le imprese
•  Elementi del regime tecnologico:
–  Opportunità tecnologiche: probabilità di innovare per una data
somma investita in ricerca (dipende dalle fonti principali
dell’innovazione)
–  Appropriabilità: possibilità di proteggere l’innovazione
dall’imitazione
–  Cumulatività: probabilità di innovare in futuro dato il livello
innovativo esistente
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CUMULATIVITÀ: LE CONOSCENZE SI ACCUMULANO IN MOLTI MODI
•  Learning by searching: il processo di ricerca intenzionale
mediante investimenti in R&S non è l’unica modalità di
accumulazione delle conoscenze
• 
• 
• 
• 
Learning by doing
Learning by using
Learning by interacting
Learning by monitoring
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CUMULATIVITÀ: ESISTE A DIVERSI LIVELLI ED INFLUENZA LA CAPACITÀ
INNOVATIVA
•  Cognitiva (a livello di individuo)
•  A livello di impresa (capacità organizzativa)
•  Feedback dal mercato (es. successo dell’innovazione o
esternalità di rete)
+ cumulatività → + appropriabilità
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I DUE PRINCIPALI REGIMI TECNOLOGICI (NELSON&WINTER, 1982)
•  Regimi ‘basati sulla scienza’
–  La frontiera progredisce indipendentemente dall’attività
delle imprese
–  Quindi il successo di oggi in R&S non influenza il successo
di domani (limitata cumulatività)
•  Regimi cumulativi
–  Il progresso tecnico è endogeno e dipende dalle attività
delle imprese
–  La cumulatività delle conoscenze implica che il successo in
ogni periodo dipende fortemente dalle tecnologie già
accumulata dall’impresa CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE Prof. M.A.Rossi
TRE DINAMICHE PRINCIPALI DI COEVOLUZIONE
•  Le dinamiche di coevoluzione differiscono fra settori diversi
•  Settori a domanda indifferenziata → tende ad
emergere un design dominante/innovaz. prevalentemente di
processo
•  Settori con tecnologie concorrenti → tecnologie con
vantaggio iniziale tendono a soppiantare le altre/possibilità di
lock-in
•  Settori con tecnologie complementari → tendono
ad emergere percorsi di specializzazione fra imprese
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PARADIGMI TECNOLOGICI ≠ REGIMI TECNOLOGICI
•  I paradigmi tecnologici sono insiemi di sistemi tecnologici che
influenzano profondamente tutto il sistema economico,
modificando:
– 
– 
– 
– 
Organizzazione imprese
Gusti consumatori
Capacità e competenze richieste dal mercato del lavoro
…
•  L’affermazione di un nuovo paradigma è legata all’esaurimento
del potenziale innovativo del vecchio paradigma
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I 5 PARADIGMI TECNOLOGICI
1770 – 1830 c.ca
Tessile, acciaio
1830 – 1890 c.ca
Motori a vapore, ferrovia
1880 – 1940 c.ca
Elettricità, motori a
combustione interna, chimica
1930 – 1980 c.ca
Farmaceutica, plastica,
elettronica
1980 - ora
ICT
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DIFFERENZE FRA ECONOMIA INDUSTRIALE (NEOCLASSICA) E
TEORIA EVOLUTIVA/SISTEMICA
Economia Industriale
Approccio sistemico/
evolutivo
Analisi di equilibrio
Analisi degli squilibri e della dinamica
Transizione verso l’equilibrio
irrilevante
Importanza dei processi di transizione
Tecnologia come informazione
Tecnologia come conoscenza
Razionalità sostantiva ed ottimizzante
Razionalità procedurale/
comportamento soddisfacente
Apprendimento come acquisizione di
informazioni
Apprendimento come assimilazione di
conoscenze
Imprese a-storiche
Imprese storiche
Struttura di settore = concentrazione Struttura = relazioni fra agenti e
e grado di integrazione verticale
legami fra imprese
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APPLICAZIONI:
SETTORE FARMACEUTICO
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L’EVOLUZIONE DELLA RICERCA NEL SETTORE FARMACEUTICO/1
1850-1945
•  Farmaci inizialmente basati su materie prime con proprietà
terapeutiche
•  Poi, prevalenza di imprese chimiche, specialmente del
settore dei coloranti sintetici
•  Molte opportunità terapeutiche (ampia domanda
potenziale)
•  Scarso sviluppo di nuovi prodotti
•  Nessun legame stretto con la “Scienza”
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QUALI SONO LE IMPLICAZIONI PER LA DINAMICA DI MERCATO?
•  Localizzazione: –  imprese inizialmente in paesi con accesso a materie prime con proprietà
terapeutiche come piante tropicali e catrame di carbone (Francia, GB,
Germania)
–  Poi, spostamento verso paesi con industria chimica (Germania e Svizzera –
es. Ciba, Sandoz, Bayer)
•  Concorrenza
–  Il successo in un’area terapeutica non si trasferisce ad altre aree (mercati
frammentati)
–  Bassa protezione dall’imitazione (poche conoscenze interne)
–  Bassa cumulatività
–  Successo dell’impresa dipende da ampiezza domanda di mercato, # farmaci
scoperti (casualmente), differenziale di qualità nuovi farmaci sui vecchi →
poche imprese di grandi dimensioni (solo se con farmaci blockbuster)
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L’EVOLUZIONE DELLA RICERCA NEL SETTORE FARMACEUTICO/2
1945-1990
•  Investimenti massicci in programmi formali di R&S condotti da grandi case
farmaceutiche;
•  Frequente introduzione di nuovi prodotti
•  “random screening” e “drug development by design” (a partire dagli anni
‘70)
•  Incremento sostanziale dell’investimento pubblico nella ricerca
farmaceutica - importante soprattutto per identificare le cause delle
malattie
•  Rafforzamento protezione brevettuale ed estensione ai risultati della
ricerca pubblica (v. Bayh-Dole Act 1980 negli USA)
•  Procedure di approvazione dei nuovi prodotti più restrittive (a partire dagli
anni ‘60 negli Stati Uniti)
–  Aumento dei costi di R&S;
–  Aumento dei tempi di realizzazione di nuovi prodotti
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QUALI SONO LE IMPLICAZIONI PER LA DINAMICA DI MERCATO?
•  Discontinuità tecnologica
•  Localizzazione: –  Spostamento produzione verso paesi con forte base di ricerca pubblica
(in particolare, USA)
•  Concorrenza
–  Il successo in un’area terapeutica può essere un input in altre aree
terapeutiche
–  La scala degli investimenti crea barriere all’entrata
–  Media cumulatività delle conoscenze
–  Successo dell’impresa dipende da economie di scala e dimensione
domanda
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L’EVOLUZIONE DELLA RICERCA NEL SETTORE FARMACEUTICO/3
1990-oggi - la “rivoluzione della biologia molecolare”
•  Due traiettorie fondamentali di applicazione delle tecniche di
ingegneria genetica:
–  Nella produzione di proteine con note proprietà
terapeutiche
–  Nella scoperta di nuovi medicinali
•  Aumento delle conoscenze scientifiche necessarie all’interno
dell’impresa farmaceutica
•  Riduzione della rilevanza della distinzione fra ricerca di base e
ricerca applicata
•  Aumento dell’interdisciplinarietà della ricerca
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QUALI SONO LE IMPLICAZIONI PER LA DINAMICA DI MERCATO?
•  Nuova discontinuità tecnologica
•  Localizzazione: –  Rafforzamento vantaggio paesi con forte base di ricerca pubblica (in
particolare, USA)
•  Concorrenza
–  Successo impresa dipende non soltanto da economie di scala, ma da
conoscenze interne → entrata nuove imprese di piccole dimensioni
(start-up specializzate nella ricerca)
•  Cooperazione
–  ↑# alleanze per sfruttare conoscenze e risorse complementari –  Divisione del lavoro: grandi imprese sfruttano risorse finanziarie e
economie di scala per gestire processi regolatori e marketing, start-up
sfruttano conoscenze scientifiche per condurre ricerca nuovi prodotti
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LE CARATTERISTICHE ATTUALI DELL’INNOVAZIONE NEL SETTORE FARMACEUTICO/1
Research
Biology
Basic
Research
Duration:
Target ID
(2-3 years)
Target
validation
Development
Chemistry
Screening
Optimization
(2-3 years)
Clinical Development
Pre -clinical
Develop.
(1-2 years)
Phase I
Phase II
(5-6 years)
Phase III
Regulatory
(1-2 years)
TOTAL= (11-16 years)
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LE CARATTERISTICHE ATTUALI DELL’INNOVAZIONE NEL SETTORE FARMACEUTICO/1I
•  Elevati costi
–  The Global Alliance for TB (GATB): $179 million
–  The Boston Consulting Group (BCG) : $882 million
–  Tufts Center for Study of Drug Development (Tufts): $897 million
–  Bain and Company (Bain): $1.65 billion
•  Alto grado di incertezza •  Alta varianza nei rendimenti associati all’introduzione di nuovi prodotti
•  Ruolo cruciale svolto dai diritti di proprietà intellettuale CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE Prof. M.A.Rossi
APPLICAZIONI:
ETEROGENEITÀ DELL’IMPRESA E DEI SISTEMI INNOVATIVI
NEL TEMPO E NELLO SPAZIO
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I DISTRETTI INDUSTRIALI BRITANNICI/1
•  Tecnologia di specializzazione: costruzione di macchinari
–  Assenza di processi formali di R&D interna → bassi costi fissi di
innovazione
–  Macchine imperfette → importanza lavoratori specializzati
•  Conoscenze
–  Formazione locale delle competenze (“sul posto di lavoro”)
–  Importanza trasferimento conoscenze tacite fra imprese
–  Apprendimento nel distretto piuttosto che nell’impresa
•  Istituzioni
–  Sistema regionale di accordi di apprendistato
–  Tutela sindacale degli anziani, basse tutele per i giovani
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I DISTRETTI INDUSTRIALI BRITANNICI/1I
•  Dinamica concorrenziale:
–  Specializzazione verticale delle competenze → facilità di entrata sul
mkt → ↑ concorrenza orizzontale
–  Economie di scala esterne alle imprese (Marshall) → scarsa necessità
strutture organizzative complesse → piccole imprese
•  Crescita dell’impresa limitata dal vincolo delle capacità
manageriali (Marshall)
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I DISTRETTI INDUSTRIALI ITALIANI (LA “TERZA ITALIA”)
•  Tecnologia/settori: tessili, calzature, macchinari leggeri
•  Concetto di distretto industriale proposto in Italia da
Becattini (1975; cfr. concetto Cluster, Michael Porter “il
vantaggio competitivo delle nazioni”, 1991)
•  Specializzazione verticale basata sul lavoro artigianale
•  Modello della “specializzazione flessibile” – Piore&Sabel
(1984), Sabel&Zeitlin (1985)
–  Macchine utilizzabili flessibilmente per più produzioni
–  Lavoro qualificato
•  Ruolo delle istituzioni collettive (cattoliche in veneto, “rosse”
in Emilia Romagna) e delle cooperative di imprese (Brusco,
1992; ≠distretti marshalliani)
•  Ruolo dell’impresa leader (≠ distretti marshalliani)
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I DISTRETTI NELL’ITALIA ATTUALE
•  156 distretti manifatturieri (Istat 2001) di cui 39 nel
Nordovest, 42 nel Nordest, 49 nel Centro, 26 nel Sud
•  45 nel Tessile-Abbigliamento, 38 meccanica, 32 beni per la
casa, 20 pelli e calzature, 21 altri (con alimentare)
•  212.000 imprese e 1.929.000 addetti ossia 1.350 imprese
per distretto, 12.400 addetti, e 9 addetti per impresa (anche
in settori diversi da quelli di specializzazione)
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LA GRANDE IMPRESA MANAGERIALE STATUNITENSE/1
•  Settori/tecnologie: acciaio, lavorazione carne, alimentari,
raffinazione petrolio, telecomunicazioni, energia elettrica, beni
di consumo durevoli
–  Elevati costi fissi/economie di scala
–  Produzione in massa di parti standardizzate ad alta precisione –
“sistema americano di manifattura”
•  Conoscenze:
–  Ruolo molto rilevante delle conoscenze organizzative e di
coordinamento
–  Scarsa rilevanza conoscenze specialistiche dei lavoratori
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LA GRANDE IMPRESA MANAGERIALE STATUNITENSE/2
•  Organizzazione: segmentazione organizzativa fra management e
lavoratori pagati “a ora”
–  Lavoratori semi-qualificati prima, non qualificati nella fase matura
–  Manager con un elevato grado di mobilità
–  Controllo unilaterale manageriale sull’organizzazione del lavoro e sul
cambiamento tecnologico
•  Istituzioni
–  Mercato azionario (Wall Street) → separazione tra proprietà e controllo → “rivoluzione manageriale”
–  Università → formazione avanzata dei manager nelle business schools –  Sindacalismo industriale → politiche di tutela degli insiders, carriere basate
sull’anzianità in cambio di controllo manageriale unilaterale
–  Forte mobilità del lavoro (sia operai che manager)
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LA GRANDE IMPRESA MANAGERIALE STATUNITENSE/3
•  Crescita delle imprese:
–  Espansione e diversificazione della produzione
–  Ricerca di nuovi mercati geografici → ↑ rilevanza investimenti in
sistema di distribuzione
–  Disponibilità di risorse proprie per il finanziamento di R&D interna
–  Capacità manageriali
•  Effetti di feedback: –  Mobilità lavoratori →↑investimento in tecnologie che riducono
specializzazione →↑mobilità lavoratori
–  crescita impresa →↑investimento→↑crescita
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LA GRANDE IMPRESA MANAGERIALE STATUNITENSE/4
•  La crisi del modello della grande impresa statunitense:
–  Crisi energetica anni ‘70 →↑ costi di produzione per imprese con
macchinari ad alta intensità di consumo energetico
–  Saturazione dei mercati
–  Aumento della concorrenza di paesi a basso costo del lavoro
•  Si percepiscono:
–  Limiti della produzione di massa
–  Necessità di flessibilità e qualità
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L’IMPRESA GIAPPONESE DEGLI ANNI ‘70 E ’80/1
•  Tecnologia/settori:
–  Beni di consumo durevoli: apparecchi elettrici ed elettronici, chip,
automobili
–  Beni capitali correlati: acciaio, macchine utensili
•  Conoscenze:
–  Essenziali conoscenze relative all’ingegneria del processo (↓costi/
↑qualità)
•  Organizzazione:
–  Integrazione lavoratori nel processo di generazione di conoscenze
interne all’impresa
–  Organizzazione gerarchica e specializzazione funzionale
–  Monitoraggio sull’impresa di organizzazioni integrate manager/
lavoratori
–  Apprendimento collettivo e cumulativo
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L’IMPRESA GIAPPONESE DEGLI ANNI ‘70 E ’80/2
•  Istituzioni:
–  Partecipazioni incrociate •  Dagli zaibatsu ai keiretzu per effetto di uno shock storico esogeno
•  Strategia adottata dai “dirigenti di terzo rango” per proteggersi dagli
azionisti
•  Accordi non formalizzati nell’intero settore proteggevano scelte di
investimento di lungo periodo –  Ruolo delle banche e della “banca principale”
•  Disponibilità di capitale di debito per finanziare strategie di lungo periodo
(rapporto debito/capitale 6:1/7:1)
•  Ruolo sostanzialmente passivo/ nessun coinvolgimento attivo nel
monitoraggio
–  Posto a vita
•  Sindacati d’impresa
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L’IMPRESA GIAPPONESE DEGLI ANNI ‘70 E ’80/3
•  Incentivi allo sviluppo delle capacità produttive:
–  Dei lavoratori da parte dell’impresa
–  Da parte dei lavoratori, la cui occupazione è tutelata
•  Vantaggio competitivo nel miglioramento bottom-up dei
processi produttivi e della qualità dei prodotti
•  Declino dell’impresa giapponese:
–  Mutamento nelle tecnologie dominanti: dai chip di memoria ai
microprocessori
–  Sistema finanziario e bolla speculativa: riduzione della domanda di
prestiti in un momento di forte liquidità → incentivi all’investimento
speculativo CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE Prof. M.A.Rossi
LE IMPRESE DELLA NEW ECONOMY USA/1
•  Tecnologie/settori: ICT (microprocessori, PC)
•  Conoscenze:
–  Conoscenze scientifiche molto rilevanti –  Capacità di integrazione di tecnologie differenti (es. ‘system integrator’, Original
Equipment Manufacturers)
•  Organizzazione:
–  Integrazione organizzativa di competenze tecniche e manageriali
–  Apprendimento organizzativo nei cluster tecnologici (es. Silicon Valley)
•  Istituzioni:
–  Investimenti del governo statunitense in R&S e domanda pubblica
–  Venture capital e del capitale di rischio
–  NASDAQ → accelerazione quotazione
–  Remunerazione attraverso stock options
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LE IMPRESE DELLA NEW ECONOMY USA/2
•  Crescita: –  attraverso acquisizioni
–  nei settori di propria specializzazione, senza diversificazione
•  Scarsa integrazione verticale, funzionale alle competenze specifiche
dell’impresa
–  Esternalizzazione delle attività troppo complesse
–  Esternalizzazione delle attività routinarie
•  Crollo del settore indotto da combinazione sistema di
remunerazione/sistema borsistico → mantenimento artificiale
delle quotazioni elevate attraverso acquisti di azioni CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE Prof. M.A.Rossi