IL GEOMETRA BRESCIANO IL GEOMETRA BRESCIANO

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IL GEOMETRA BRESCIANO IL GEOMETRA BRESCIANO
IL GEOMETRA
BRESCIANO
Anno XLI N. 4
luglio-agosto 2016
Rivista bimestrale
d’informazione
del Collegio
Geometri
della provincia
di Brescia
con la collaborazione dei
Collegi delle province di
2016
4
Spedizione in a.p. 70% - Filiale di Brescia
IL GEOMETRA BRESCIANO
Lodi
Sondrio
4
IL GEOMETRA
BRESCIANO
Rivista bimestrale
d'informazione
del Collegio Geometri
della Provincia di Brescia
Il quadro della pittrice
professoressa Livia Cavicchi,
esposto nella sede del Collegio Geometri di Brescia,
sintetizza con efficacia la multiforme attività
del geometra nei secoli.
Direttore responsabile
Bruno Bossini
Segretaria di redazione
Carla Comincini
Redazione
Stefano Benedini, Nadia Bettari,
Alessandro Colonna, Mario Comincini,
Alfredo Dellaglio, Emanuela Farisoglio,
Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento,
Stefano Fracascio, Francesco Ganda,
Antonio Gnecchi, Franco Manfredini,
Giuseppe Mori, Fulvio Negri,
Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto,
Andrea Raccagni, Marco Tognolatti,
Giuseppe Zipponi
EDITORIALE
Formazione adeguata
per la qualità professionale dei geometri 2
INTERVISTA
Giovani geometri all’esordio
4
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
News8
DALLA CASSA DI PREVIDENZA
News12
SPORT
Gara di tiro al piattello indetta
dal Collegio dei Geometri di Brescia
Hanno collaborato a questo numero
Raffaella Annovazzi, Simone Avanzini,
Bruno Belotti, Andrea Botti,
Aleandro Bottichio, Daniele Corbari,
Daniel Dei Tos, Renato Greci,
Piergiovanni Lissana, Gabriele Mercanti,
Giuseppe Mori, Franco Robecchi, Gabriella Sala,
Sezione Provinciale UNITEL Brescia,
Valeria Sonvico, Giuseppe Zipponi
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Premiazioni 2016 Tra tenacia professionale
e dedizione per la categoria
14
Superbonus anche se si acquistano porzioni
di fabbricati ristrutturati
15
Direzione, redazione e amministrazione
25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12
Tel. 030/3706411
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Di questa rivista sono state stampate 8.400 copie,
che vengono inviate agli iscritti dei Collegi di Brescia,
Lodi e Sondrio oltre che ai principali Enti regionali,
provinciali e nazionali e a tutti i Collegi d'Italia.
N. 4 – 2016 luglio-agosto
Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali
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Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale
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art. 1, comma 1, DCB Brescia
Associato alI’USPI
13
22
DAL COLLEGIO DI LODI
Geometri laureati Un sogno che si realizza 24
SCUOLA
Ai futuri geometri del “Capirola”
il premio nazionale Fiaba
per un progetto di accessibilità
La mia esperienza “scuola-lavoro”
28
34
LEGALE
L’accettazione dell’eredità
36
SICUREZZA
Sicurezza
nell’ambito delle costruzioni in legno
40
URBANISTICA
La qualificazione tecnico-giuridica
degli interventi edilizi Novità sull’istituto
della “conferenza di servizi”
46
CATASTO
130 anni di Catasto
tra Storia e Tecnologia
Ancora sugli imbullonati
58
60
EDILIZIA SOSTENIBILE
Gli strumenti teorici per l’analisi
termoigrometrica dell’involucro
62
ESTIMO-VALUTATORI
Il più probabile
Valore di Trasformazione Highest and Best
Use (HBU) Valore Atteso
68
Aggiornamenti utili per gli onorari
nelle esecuzioni immobiliari
72
MEDIAZIONE
Mediazione civile e commerciale
73
CONDOMINIO
A chi competono le manutenzioni
straordinarie del lastrico solare
Condominio
Cosa cambia con la riforma
Deleghe condominiali
80
82
AGRICOLTURA
Insediamento imprese agricole
condotte da giovani agricoltori
83
PREVENZIONE INCENDI
Nuove regole tecniche
di prevenzione incendi
84
GEOLOGIA
Non ci sono più le mezze stagioni!
88
TECNICA
La luce e la pietra
di Alberto Campo Baeza
92
CULTURA
Inedita mappa napoleonica
di parte del territorio bresciano
96
76
Aggiornamento Albo100
Novità di Legge
102
47
Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e
non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà
di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli
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IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 1
EDITORIALE
Bruno Bossini
I
l tema della qualità professionale dei geometri, siano essi liberi
professionisti iscritti all’Albo o
dipendenti presso studi, imprese, enti, è sempre stato al
centro dell’attenzione e dei
programmi formativi del nostro Collegio di Brescia.
“Quella dei geometri” non
perde mai l’occasione di ribadire infatti il Presidente Giovanni Platto “è sempre stata
una grande famiglia che comprende, oltre gli iscritti anche
coloro che risultano essere
dipendenti, ma che offrono un
contributo professionale alla
categoria e quindi alla collettività non meno importante di
quello garantito dai liberi professionisti”. Sono numerosi, in
verità, i colleghi che scelgono
il posto fisso, ritenendolo più
congeniale alle loro aspettative, e molti anche coloro che
all’inizio della loro attività, in
attesa di maggior chiarezza
nei loro programmi lavorativi,
optano per collaborazioni a
partita IVA che non pregiudicano un loro futuro possibile
accesso alla libera professione, con la quale ritengono
di potersi confrontare.
Questi colleghi necessitano
nell’esercizio del loro lavoro
di competenze e conoscenze
professionali almeno pari a
quelle dei professionisti con i
quali, nella loro posizione di
dipendenti, sono “costretti” a
confrontarsi giorno per giorno.
Quasi sempre infatti essi operano in strutture che presentano un limitato numero di
dipendenti e in tali ambiti,
nelle specifiche ed essenziali
funzioni operativi loro richieste, devono quasi sempre
“sostituirsi” al professionista o
2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
Formazione adeguata
per la qualità professionale
dei geometri
all’impresario presso cui sono
impegnati. Tipico è il caso di
geometri topografo-catastali
che operando con mezzi topografici e software di calcolo
sofisticati devono garantire
nella loro operatività quotidiana le stesse capacità professionali che sarebbero offerte dai loro titolari. Competenze professionali molto
specifiche sono anche molto
richieste ai responsabili di uffici tecnici presso Enti pubblici – frequentemente colleghi geometri – che non sarebbero altrimenti in grado di
garantire certezze e risposte
inequivocabili (anche e sopratutto nel caso di rigetto di
istanze) a professionisti che
spesso sono in grado di trattare, almeno al loro livello, la
materia urbanistico-legale
con la quale essi devono districarsi giornalmente.
Si può quindi sostenere senza
ombra di dubbio che gli interventi tecnici di tutti i geometri,
quale che sia la loro collocazione operativa o il loro rapporto di lavoro, devono essere sorretti da una specifica
preparazione e svolti con una
adeguata qualità professionale. Senza questi presupposti le prestazioni professionali da loro svolte raramente
possono raggiungere i risultati
richiesti. Sono questi i motivi
che da sempre hanno indotto
il nostro Collegio a impegnarsi
sul tema della formazione e a
moltiplicare gli sforzi volti alla
valorizzazione professionale
dei suoi iscritti, ma anche non
di meno di tutta quella vasta
platea di colleghi che, svolgendo l’attività di geometra,
lo fanno in un rapporto lavorativo di dipendenza. Al ri-
guardo va anche aggiunto che
questi ultimi negli ambiti in
cui operano raggiungono
spesso ruoli importanti e decisivi, dai quali sono in grado
di mettere a disposizione le
loro capacità professionali alla
comunità.
L’attività formativa di preparazione alla professione presuppone una stretta collaborazione del Collegio con la
Scuola Tecnica Superiore i cui
percorsi didattici, come ben
sappiamo, devono garantire
la maturazione intellettuale
dei giovani futuri geometri
che ad essa si affidano nella
prospettiva di un agevole e
rapido accesso al mondo del
lavoro.
Ma al fine di esaminare le reali
possibilità di questa sinergia
è necessario anzitutto comprendere su quali basi si poggiano allo stato attuale nel
nostro Paese gli interventi che
si riflettono sulla formazione
professionale e valutare i possibili correttivi che sarebbe
auspicabile apportarvi.
Sul fronte della scuola non
può non essere evidenziato
come le numerose riforme che
si sono succedute negli ultimi
lustri abbiano sempre più ridotto nella didattica di insegnamento il “peso” delle materie tecniche. Un esempio
per tutti: esaminando i dati
pervenutici dal Dirigente
dell’Istituto “P. Levi” di Sarezzo Mauro Zoli, che ringraziamo, si evince come la sola
riforma Gelmini nel triennio
conclusivo del corso CAT
abbia diminuito le ore dedicate alle materie professionali
portandole a 49 per settimana,
rispetto alle 59 previste dal
precedente assetto didattico.
Una riduzione significativa,
alla quale si aggiunge il fatto
che il Diritto – materia per noi
fondamentale – è stato del
tutto abolito nella quarta e
quinta classe. Tutto ciò ha
comportato per gli studenti
una drastica limitazione nella
possibilità di confrontarsi con
la pratica del mestiere, che
invece nei tempi passati aveva svolto un ruolo fondamentale per l’acquisizione
delle prime importanti nozioni e conoscenze di tipo professionale. Questa attività formativa è stata rimandata ad
una eventuale fase di post-diploma ed è rappresentata –
negli istituti che sono in grado
e hanno la possibilità di realizzarli – dai corsi di specializzazione IFTS e ITS, che il mondo
del lavoro ha dimostrato di
vedere con favore.
La nuova riforma Renzi sulla
“buona scuola” ha però introdotto – ed è questa una buona
notizia – l’obbligo di alternanza scuola-lavoro per 400
ore di stage pratici presso
strutture operative da suddividere nella didattica dell’ultimo triennio, e ciò rappresenta un cambio di tendenza
che se ben gestito rappresenterà un supporto importante
per l’attività formativa scolastica.
Gli impegni sulla formazione
in capo al Collegio provinciale
si articolano invece su diversi
fronti.
• La collaborazione per tutto
il quinquennio con la
scuola, in stretto contatto
con i docenti di materie tecniche, per i primi supporti
informativi di pratica professionale;
• L’organizzazione di vari
EDITORIALE
Burocrazia e semplificazioni: un binomio devastante
Ricevo ogni giorno lamentele da colleghi che stanno aspettando da oltre tre mesi l’autorizzazione a presentare progetti
edilizi con strutture in c.a.
Il motivo è la verifica degli elaborati strutturali prima di poter
presentare il progetto architettonico per l’approvazione ed ottenere l’autorizzazione ad eseguire l’opera. Controlli eseguiti
da ingegneri, su elaborati predisposti da ingegneri.
Non sono uno strutturista e quando presento progetti architettonici ho sempre la collaborazione dello strutturista, lasciando a ciascuno le proprie competenze deontologiche e
professionali. È sempre opportuno collaborare.
La prassi della verifica degli elaborati strutturali, prima della
presentazione del progetto architettonico, non è per niente
condivisibile per due specifiche ragioni.
La prima è che il progetto architettonico, in sede di esame da
parte dell’ufficio tecnico comunale e della relativa commis-
percorsi formativi di
post-diploma finalizzati alla
preparazione professionale
dei neo-diplomati che si misureranno con l’Esame di
Stato per accedere alla professione. Percorsi che a dire
il vero continuano ad offrire
risultati discutibili, ai quali
occorre porre rimedio. Si va
dal praticantato biennale
nel quale il processo formativo stenta a realizzarsi, ai
corsi specializzandi semestrali che dovrebbero – ma
di fatto non decollano – essere organizzati dai Collegi
stessi, a corsi offerti dagli istituti in norma on line, alla
laurea breve triennale che
non ha dato sbocchi pratici
alla professione.
Circa la possibile attività formativa del Collegio, va anche
registrato che il CNG – il nostro
massimo organo professionale – anche sulla spinta venuta da Brescia ha “promesso”
ai geometri la laurea triennale
di geometra, che attende il
placet del MIUR e dei competenti Ministeri.
Quali dunque le strategie che
la scuola e il Collegio dovranno mettere in atto nell’immediato futuro sul tema della
formazione e della qualità
professionale dei futuri geometri?
Nel quinquennio scolastico
essi dovranno, nei loro ambiti
specifici e a seconda delle risorse che saranno messe a
disposizione, rendersi disponibili a garantire una maggior
“presenza” della professione
nelle ore di studio, anche eventualmente nelle ore pomeridiane per studenti che ne
faranno richiesta. Il Collegio in
particolare dovrà impegnare
geometri esperti negli specifici settori operativi, che si affiancheranno ai docenti di materie tecniche.
L’alternanza scuola-lavoro
dovrà concretizzarsi, coinvolgendo il maggior numero di
strutture operative disponibili al progetto formativo e gli
studenti dovranno essere
preparati alla scelta degli
stage più congeniali alle loro
possibilità di apprendimento.
Gli IFTS (di un anno) e gli ITS
(di due anni) dovranno essere
potenziati e possibilmente istituiti anche in quegli istituti
tecnici ove non è ancora stato
possibile proporli per motivi
logistici o di risorse mancanti.
Come già detto, visto il grado
di specializzazione raggiunto
dai neo-geometri che da
questi percorsi sono stati im-
sione edilizia, può richiedere variazioni che possono influenzare lo statico e quindi il rifacimento del progetto strutturale.
Il controllo può avvenire prima del rilascio del permesso a
costruire, senza sprecare tempo e denaro che andrebbero ad
appesantire i già gravosi oneri comunali e burocratici.
La seconda considerazione è deontologica: un progettista
strutturista che si deve sottoporre alla verifica dei suoi elaborati da parte un collega, magari meno preparato e competente
del progettista stesso, mal sopporta l’imposizione burocratica,
giustificata solo da lobby burocratiche e business economici.
L’imposizione, così come approvata, non è in alcun modo
giustificabile e dovrà essere totalmente variata o meglio annullata.
L’avvicinarsi del periodo di ferragosto mi porge l’occasione
per augurare a tutti buone e serene vacanze.
Giovanni Platto
messi nei processi lavorativi,
hanno riscosso una favorevole
accettazione da parte delle
strutture lavorative.
Il Collegio dei Geometri dovrà
necessariamente rivoluzionare a 360 gradi gli attuali percorsi formativi post-diploma.
La soluzione più efficace al
problema potrà essere l’istituzione della sopracitata
laurea triennale di geometra,
anche perché tra l’altro essa
risponde ai dettami comunitari in materia di preparazione
al lavoro professionale, ma a
patto che essa si possa fondare sui seguenti presupposti:
• un curriculum di studi bloccato e incentrato sulle sole
quattro materie della nostra professione (costruzioni, topografia, estimo,
diritto), ampliato di tutti i
necessari contenuti scientifici che con l’Università si
intenderanno proporre, e
sviluppato con un tempo
dedicato alla pratica professionale pari ad almeno il
50% delle ore di studio
nell’ambito triennale del
ciclo universitario;
• la Laurea triennale – viste
le sue caratteristiche formative – dovrà essere abilitante della professione e
sostituire l’obsoleto Esame
di Stato che in trent’anni
dalla sua istituzione non ha
mai offerto effettive garanzie sull’acquisita professionalità degli abilitati;
•il corso di laurea per motivi
organizzativi non potrà che
trovare i suoi spazi didattici
nelle sedi universitarie, ma
dovrà avvalersi – per le attività sulla pratica professionale – di docenze tecniche
scelte di concerto tra l’Università e il Collegio.
Per concludere, si può aggiungere che il Consiglio Nazionale dovrà proporsi con il suo
impegno strategico-politico
presso i competenti uffici al
fine di fare al più presto approvare dal Parlamento/Governo
l’attesa laurea e dovrà altresì
– ma di questo converrà parlarne in altra sede – risolvere
una volta per tutte il problema
delle competenze che, unito
alla effettiva durata formativa
degli studi di geometra, sarà
determinante per trasmettere alle famiglie ed ai futuri
geometri le effettive potenzialità della nostra professione, che continua a mantenersi viva anche nel perdurare
della crisi economica che viviamo. ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 3
INTERVISTA
Giovani geometri
all'esordio
Ogni anno entrano nella nostra categoria,
iscrivendosi all’Albo tenuto dal Collegio, decine
di giovani geometri che, dopo il diploma, hanno
completato il loro percorso formativo con il
praticantato e l’esame di Stato. Più volte in
queste pagine con molti di loro abbiamo parlato
proprio del tirocinio e delle prove d’esame,
sempre estremamente selettive. Da ciascuno di
loro sono venute sollecitazioni, plausi e critiche
che sono stati sempre stimolo prezioso al
dibattito nel Consiglio del Collegio e, non
raramente, occasione propizia per il
miglioramento dell’attività formativa e del
servizio all’intera categoria.
Meno frequentemente ci è invece capitato di
incontrare questi giovani colleghi nei primissimi
tempi del loro impegno professionale,
all’indomani del loro esordio nel lavoro
quotidiano, negli studi professionali, in azienda,
all’università per quanti hanno scelto di
continuare ad apprendere anche dopo l’iscrizione
all’Albo.
R
ompiamo il ghiaccio con
una domanda solo apparentemente scontata: perché geometri? E, ancor di
più, perché geometri iscritti
all’Albo e liberi professionisti?
“Debbo confessare che a
questa scelta non ci sono arrivato subito – esordisce Davide Marenda – Ho 22 anni e
preso il diploma al Tartaglia
nel 2012, mi sono infatti subito iscritto all’università.
Per scoprire di lì a poco che
non faceva per me. E così ho
buttato via quasi un anno,
perché in verità non avevo
più una gran voglia di proseguire gli studi. Mi sento in4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
fatti più portato all’attività
pratica e, piuttosto che penare per altri cinque o sei
anni sui libri, mi è parso più
attraente provarmi immediatamente con il lavoro,
mettere in pratica quanto avevo imparato fino a quel
momento. Ho così fatto il
mio anno e mezzo di praticantato. Quindi i corsi di preparazione organizzati dal
Collegio e poi l’esame di
Stato, che, fortunatamente,
è andato bene. Con l’abilitazione in tasca ho scelto di iscrivermi all’Albo e ho già
frequentato altri corsi di aggiornamento e qualifica-
Abbiamo provato a colmare questa lacuna
incontrando i tre giovani geometri che hanno
brillantemente superato l’esame di Stato e,
proprio per questa loro eccellenza di risultato,
sono stati premiati nel corso della annuale cena
sociale della nostra categoria. Ci interessava
sapere perché hanno scelto di diventare
geometri, quale il loro iter formativo, quale
l’esperienza scolastica, di praticantato e alfine
d’esame, quale il rapporto con il Collegio e
quali, soprattutto, le loro difficoltà, le loro
ambizioni, le loro gioie e le loro delusioni
all’avvio della loro nuova professione.
Nella sede del Collegio di Brescia, una di queste
mattine estive, abbiamo così posto alcune
domande ai giovani colleghi (tutti diplomati nel
2012 e nel 2013 e che hanno superato con
pieno merito gli ultimi esami di Stato): a Luca
Vavassori di Palazzolo, a Mattia Archetti di Corte
Franca e a Davide Marenda di Brescia. E quella
che segue è la fedele riproposizione del nostro
illuminante, appassionato colloquio.
zione, ma, ed è qui la delusione, non ho ancora un
posto di lavoro. Sì, sono disoccupato e continuo a chiedere a destra e a manca se
c’è un posto in uno studio, in
un’azienda, in un ente pubblico. Ma per ora senza risultato. E qualche impresa mi
ha pure fatto proposte francamente inaccettabili con un
numero di ore di lavoro giornaliere infinito ed uno stipendio bassissimo. L’impatto con il mondo del lavoro, almeno finora per me è
negativo, molto negativo”.
Scusa, ma non è che hai aspetta-
tive un po’ troppo alte? Ti stai davvero guardando in giro? Perché
non hai preso in considerazione ad
esempio un IFTS che forma tecnici di cantiere ancora ricercatissimi nel Bresciano? Guarda che
un po’ tutti noi abbiamo iniziato
con grandi difficoltà, facendo sacrifici, mettendoci molto del loro e ricevendo di fatto assai poco….
“Non so, a me pare di fare
l’impossibile, di bussare a
mille porte, di inviare centinaia di domande alle quali
spesso neppure viene data
una risposta. Quanto all’IFTS
era un’opportunità post diploma che non ho preso in
considerazione, avendo
INTERVISTA
Foto © Foto Eden
I tre giovani colleghi Luca Vavassori,
Mattia Archetti, Davide Marenda
con il Presidente Platto, durante la
premiazione per i risultati ottenuti
all'Esame di Stato.
scelto prima l’università e poi il praticantato. Il cantiere inoltre era un po’ lontano
dai miei interessi, non lo conoscevo neppure, senza contare che tra i miei conoscenti chi ha frequentato l’IFTS non mi è
mai parso entusiasta, anzi spesso me ne
ha parlato in maniera fortemente critica.
Ripeto: mi muovo, non sto a casa ad aspettare che mi chiamino, anzi non faccio
altro che chiedere appuntamenti e sondare opportunità, colloqui di lavoro, incontri d’ogni genere. D’altra parte non mi
sento pronto per aprire uno studio tutto
mio, so troppo poco, non ho esperienza,
non saprei da dove cominciare…”
E tu Mattia, stessa esperienza deludente?
“No, fortunatamente, la mia esperienza è
diversa, direi molto più positiva – risponde Mattia Archetti – io ho trovato
lavoro subito dopo l’esame di Stato,
anche perché in pratica ho continuato a
stare in studio con il geometra che mi aveva offerto l’opportunità del praticantato, a Bornato, non lontano da Corte
Franca dove abito. Anche il mio curriculum è un po’ diverso da quello di Davide. Ho studiato all’Antonietti di Iseo e
mi sono diplomato nel 2013 riuscendo
quasi subito a trovare un geometra disposto a prendermi per il tirocinio. In
verità i docenti delle superiori mi avevano consigliato l’università, ma il percorso mi ha un po’ spaventato. Quella
strada accademica mi è parsa da subito
molto, troppo lunga. Ho così svolto i miei
18 mesi di praticantato durante i quali ho
fatto un po’ di tutto, dalla progettazione
al catasto all’estimo, ho quindi frequentato il corso di preparazione all’esame,
che mi è parso complessivamente utile
ed alfine ho superato la prova. Mi considero abbastanza fortunato perché, anche
se questo, in genere, non è un gran periodo per gli studi professionali a causa
soprattutto della crisi dell’edilizia, il geometra che mi ha consentito il tirocinio mi
ha proposto di rimanere come collaboratore. Così ho aperto la partita Iva e sto
lavorando per ora esclusivamente su
progetti del geometra e non miei”.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 5
INTERVISTA
La tua intenzione è però quella di
fare il libero professionista in uno
studio tuo? Magari tra qualche
anno?
“Quella è l’idea, anche se per
ora non mi sento assolutamente preparato a fare da
solo. Per ora sono più un esecutore delle direttive del geometra titolare che un professionista in grado di gestire in autonomia partite
complesse quali sono ormai
tutte quelle che arrivano
negli studi”.
E tu Luca, hai una storia più simile
a quella di Davide o a quella di
Mattia? Sei occupato o stai cercando lavoro?
“Sono occupato, anche se la
mia è una situazione ancora
diversa rispetto a quella di
Mattia. Innanzitutto la mia è
una vocazione di lunga data;
fin da bambino avevo il pallino della praticità e del costruire. Alle medie poi a Palazzolo, negli incontri dell’orientamento, le spiegazioni
dei docenti mi hanno convinto: ho trovato nell’istituto
per geometri il corso capace
di rispondere pienamente
alla mia esigenza di competenza anche manuale, del
saper fare e non solo del sapere, con in più, particolare
non trascurabile, l’opportunità d’aver tra le mani una
professione vera dopo il diploma, qualcosa di concreto
e non il rinvio ad altri cinque
o sei anni di studio all’università”.
Ma sei ‘figlio d’arte’? tuo padre è
un geometra? ha un’impresa edile? è nel settore?
“Assolutamente no – replica
Luca – la mia famiglia ha
6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
tutt’altri interessi. Ho scelto
io di iscrivermi e di frequentare l’Einaudi di Chiari dove
mi sono diplomato nel 2012”.
Una scelta che oggi rifaresti? una
strada che ti ha soddisfatto?
“Rifarei quella scelta pari
pari, ma non posso dire che
l’iter formativo mi abbia soddisfatto. Dopo i primi anni
abbastanza generici è infatti
arrivata una specializzazione
insufficiente, molto poco
concreta: la scuola in definitiva mi ha dato molto poco.
Ed è bastato il tirocinio per
comprendere che quanto sapevo era poco, davvero
troppo poco per poter stare
sul mercato. Capisco che è
un sogno, ma servirebbe una
scuola capace di formare realmente, di dare al ragazzo
quello che gli servirà nella
professione di domani. E poi
più concretezza, meno srtudio sui libri e più esperienza sul campo”.
Dicevi che lavori già, ma non ci hai
detto cosa fai, come sei riuscito ad
avere una occupazione…
“Non è stato facile e neppure
lineare. Finito l’istituto superiore sapevo solo di non
voler continuare a studiare,
non ne avevo più voglia, mi
interessava la concretezza.
Ma anch’io ho sbattuto la
testa contro decine di stipiti,
ho bussato inutilmente a
tante porte per poter svolgere il praticantato. Non ho
trovato nulla e così per un
anno ho fatto altro. Poi quasi
per caso ho incontrato un geometra, abbiamo parlato,
poteva offrirmi un tirocinio e
l’ho fatto. Sono passati i
mesi, ho frequentato il corso
di preparazione all’esame
(che, forse perché era organizzato per la prima volta a
Chiari, mi è parso in verità
ancora troppo teorico) ho
passato la prova, mi sono iscritto all’Albo e collaboro
con lo Studio associato dove
ho svolto il praticantato”.
Anche tu sei riuscito a dare continuità al tuo impegno laddove hai
fatto il tirocinio...
“Sì , ma la mia storia è un po’
diversa da quella di Mattia.
Già prima di finire il praticantato ho capito che questa poteva essere la mia strada. Lo
studio associato era infatti
composto da tre geometri ed
un ingegnere, ciascuno dei
quali si occupava prevalentemente di una branca
dell’attività professionale,
fosse certificazione energetica o sicurezza, antincendio
o altro senza peraltro funzioni esclusive. Io ero il
quinto possibile socio e,
fatto l’esame, mi hanno proposto di seguire una branca
per la quale nessuno aveva
fino a quel momento provato
un particolare interesse:
l’amministrazione condominiale. Ho fatto i miei corsi, ho
studiato ed ora, poco alla
volta, ho cominciato a gestire
qualche condominio. Il lavoro mi piace, anche se non
mi sono chiuso in alcun modo
tutte le altre possibilità”.
Bingo! Complimenti! Mi verrebbe
da dire che hai già ingranato, forse
con un po’ di fortuna, ma sei approdato sulla strada che avevi scelto da
tempo. Facciamo però un passo
indietro, torniamo all’esame, provate a rispondermi: perché così
tanti vostri colleghi non superano
la prova? E voi come ci siete riusciti?
“La mia sensazione – risponde Mattia Archetti – è
che molto dipenda dal praticantato che ognuno di noi
riesce a fare. Io mi sono trovato nello studio d’un geometra che faceva un po’ di
tutto, che metteva a frutto
pienamente la sua polivalenza, inoltre, aveva un approccio didattico straordinario perché mi spiegava
tutto quello che stava facendo. Il praticantato è decisivo per l’esame anche
perché il passaggio dalla
scuola alla professione è un
salto nel buio. Anche solo le
questioni catastali: a scuola
le studi ma ti manca ogni pratica, non sai nulla delle effettive procedure. E la stessa
cosa vale per estimo, topografia, costruzioni. Un buon
tirocinio consente almeno di
prendere in mano gli strumenti, di provare ad usarli,
di capire come si applicano
quelle formule apparentemente astruse che hai imparato a scuola”.
Eppure c’è il progetto di alternanza
scuola lavoro che va in questo
senso, ci sono gli stage…
“Io ho finito l’istituto superiore prima della “buona
scuola” e l’alternanza scuola
lavoro non c’era – aggiunge
Davide Marenda – quanto
agli stage sono davvero
troppo poche un paio di settimane per capire anche solo
qualcosa della professione.
Per dire della lontananza
della scuola dal lavoro, basterà ricordare che nel
triennio finale al Tartaglia, a
me è capitato solo in un paio
INTERVISTA
di occasioni d’essere uscito
dalle aule per prendere contatto con gli strumenti, ripeto
due volte in tre anni”.
“Spesso anche il praticantato non aiuta – si inserisce
Luca Vavassori – L’ho visto
osservando tanti altri giovani
che dovevano fare l’esame e
si stavano preparando con i
corsi del Collegio. Era chiaro
che molti di loro avevano lacune evidenti, intere materie delle quali sapevano
poco o nulla, argomenti che
a scuola non avevano svolto
o che nei due anni di praticantato avevano dimenticato. Ecco il corso è utile per
farti capire cosa ti manca,
cosa devi studiare di più, pur
se, lo ripete, anche il corso di
preparazione all’esame è
troppo teorico”.
Guardando invece alla prova d’esame che vi è stata proposta, come
avete trovato i temi? Eravate evidentemente preparati ad affrontarli perché li avete svolti brillantemente, ma, ad esempio vi siete
trovati a mal partito con matita e
squadra, visto che ormai si usa ovunque, a scuola e negli studi, il
computer?
“Mah – risponde subito Davide Marenda – in verità a
scuola, almeno al Tartaglia,
non è che si disegni tanto a
computer. Meglio i computer
teoricamente ci sono, ed
anche in buon numero, ma
spesso molti hanno problemi di funzionamento che
la scuola non riesce o non
può, per esigenze di bilancio, risolvere. Spesso ci
sono due computer utilizzabili da 23/27 ragazzi nella
stessa ora. E neppure il disegno mi pare curato come in
molti mi hanno raccontato
fosse un tempo”.
Ma voi avete disegnato e , pare,
anche bene…
“Il tema principale era semplice – prosegue Davide –
visto che si trattava di progettare una villetta uni-famigliare. Io me la sono cavata in
buona sostanza con un disegno che era più uno schizzo
coerente e che è risultato
pienamente leggibile grazie
alla relazione che ho affiancato al progetto vero e proprio”.
“Sì la breve relazione è servita parecchio a tutti – aggiunge Mattia Archetti – ed il
tema era tra quelli non semplici ma almeno usuali in uno
studio di geometri. La relazione in particolare ha consentito a molti di noi di presentare al meglio e illustrare
quanto nel disegno poteva
rimanere oscuro, a chiarire il
perché delle scelte, a far
comprendere quanto era rimasto nella matita e sarebbe
stato oggetto di una progettazione più ragionata e che
potesse contare su un po’
più di tempo”.
“Sono pienamente d’accordo con i miei colleghi –
insiste anche Luca Vavassori
– In cinque anni di scuola
praticamente non ho mai disegnato ed anche a computer non abbiamo fatto
granché. Ripeto: disegno a
mano zero a scuola e zero in
studio, ma l’esame non è una
prova di disegno, bensì di
progettazione. Te lo dicono
anche ai corsi: occorre schizzare al meglio e soprattutto
far capire alla commissione,
anche con la relazione, che si
hanno ben presenti i problemi da affrontare e si sono
individuate soluzioni coerenti che poi, magari a computer, saranno illustrate
nella maniera più efficace. In
una parola occorre dimostrare di saper fare il proprio
mestiere, non di tirare
qualche riga”.
Vorrei chiudere con un paio di domande che vanno un po’ oltre
questa vostra esperienza di studio e
di esordio nella professione. La
prima riguarda ancora l’iter formativo necessario per diventare
geometri liberi professionisti. Non
so se sapete della proposta che va
sotto il nome di “laurea del geometra” molto cara al Collegio di
Brescia e al nostro Presidente e che
il Consiglio nazionale sta portando
avanti con determinazione. La conoscete? Cosa ne pensate?
“Sì la conosciamo – è il commento unanime – la apprezziamo perché risponde ad
una esigenza reale che la Ue
ha tradotto in un obbligo,
anche se il nostro giudizio
sarà legato inscindibilmente
alla traduzione concreta di
quest’idea. Non potrà e non
dovrà essere ad esempio un
doppione di corsi di laurea
già esistenti (perché diversamente lo studente preferirà quanto già c’è); dovrà avere contenuti poco accademici e molto pratici, proprio
per preparare dei tecnici
pronti ad inserirsi nel mercato del lavoro; dovrà infine
rappresentare non la prosecuzione d’un qualsivoglia
percorso di studi, ma preferibilmente del CAT con il
quale dovrà avere un rapporto non solo di coerente
continuità, ma pure di fattiva
collaborazione. Tutte sfide
non di poco conto e che non
sarà facile vincere.”
Da ultimo vorrei chiedervi cosa il
Collegio può fare per voi e cosa
pensate di poter fare voi per il Collegio e la categoria? Nel senso che
qui ogni giorno ci sono corsi, approfondimenti, commissioni dove i geometri, senza guadagnare un euro,
si confrontano sulle tematiche più
varie legate al lavoro e alla professione, un luogo di discussione dove
elaborare soluzioni vantaggiose per
tutti i colleghi, ma anche un momento di conoscenza reciproca, di
colleganza, talvolta persino occasioni di lavoro. E dove, purtroppo, i
giovani geometri mancano.
“Il Collegio funziona – dicono
anche qui con una sola voce
i nostri tre interlocutori – i
corsi aiutano, ampliano la
nostra professionalità, ci
consentono di rispondere
efficacemente e rapidamente alle richieste del mercato. Tanto più che ai giovani
geometri queste occasioni
così come l’iscrizione all’Albo
costano meno che agli altri.
Fare di più forse si può, ma
indicare come non è certo
facile. Quanto alla nostra
presenza e impegno al Collegio confessiamo di non averci mai pensato. Certo la
partecipazione a una commissione o un incontro su un
tema ad hoc potrebbe esser
utile, ma per noi agli esordi il
tempo è tiranno, i guadagni
magri, e se avanza qualche
ora, una discussione al Collegio non è il primo pensiero
per come occuparle. Non è
bello, ma è la realtà. Forse
dovremmo saperne di più….
Forse”.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 7
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
News
Amministratore di condominio:
in arrivo la nuova norma Uni
C’è tempo fino al 16 luglio per inviare commenti all’Uni a
proposito della norma che definirà le nuove competenze
richieste all’amministratore di condominio.
Manca poco alla norma UNI sulla “qualità dell’amministratore condominiale”: l’Uni ha infatti reso noto che il gruppo di
lavoro “Amministratori di condominio” – al quale partecipano le principali associazioni rappresentative del settore – ha
ormai ultimato il nuovo progetto di norma annunciato nei
mesi scorsi, che va ad aggiornare la precedente norma UNI
10801, risalente al 1998, riguardante le funzioni e i requisiti
minimi di qualificazione professionale dell’amministratore
condominiale e immobiliare.
Il progetto è disponibile e liberamente scaricabile dalla banca
dati UNI sui progetti in inchiesta pubblica finale (inserendo il
codice progetto U8300A160 nella maschera di ricerca) per
raccogliere i commenti entro il 16 luglio e ottenere il consenso più allargato possibile.
L’amministrazione degli immobili in proprietà o in condominio è un’attività per il cui esercizio sono necessarie conoscenze di tipo economico, tecnico, giuridico, fiscale e relazionale. L’amministratore condominiale si occupa della gestione dei servizi tecnologici e manutentivi negli edifici e per la
sua professione si trova ad affrontare molteplici attività
gestionali, da quelle più tradizionali legate alla manutenzione, alla sicurezza e al risparmio energetico, fino a quelle più
innovative che spaziano dall’energia alla domotica, alla
“smart city”. Il nuovo progetto di norma definisce quindi i
requisiti relativi all’attività di questo professionista al fine di
fornire a proprietari, condòmini e a tutta la comunità, un’effettiva garanzia sui servizi erogati nelle diverse forme e sulla
trasparenza ed efficacia della gestione tecnico-amministrativa dei loro beni e servizi immobiliari. L’aggiornamento della
norma UNI si è reso necessario anche a fronte delle numerose disposizioni legislative introdotte negli ultimi anni, ad
esempio la legge n. 220/2012, nota come “riforma del condominio”, il D.P.R. n. 151/2011 che modifica la normativa sul
certificato prevenzione incendi, il Testo Unico sulla sicurezza
D.Lgs. n. 81/2008 e ancora il D.P.R. n. 462/2001 sulle verifiche periodiche degli impianti elettrici.
Inoltre i lavori di revisione sono in linea con il quadro europeo
delle qualifiche (European Qualifications Framework - EQF) e
con le linee guida UNI per l’elaborazione di norme specifiche
sulle professioni non regolamentate in base alla legge
4/2013.La futura norma UNI pone l’accento sull’importanza
di un’adeguata formazione per l’amministratore condominiale, fornisce indicazioni sulla corretta gestione dello studio
e sulle caratteristiche personali che un buon professionista
deve possedere.
(Fonte: Newsletter PROFESSIONE GEOMETRA del CNGeGL
[email protected])
8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
Riqualificazione energetica:
il bonus finanzia solo le parti
da ristrutturare
Progettazione europea
e procedure di accesso
ai finanziamenti europei
L’Enea in merito alle detrazioni fiscali, ha
chiarito che per la qualificazione energetica nel caso di ristrutturazione di un immobile senza demolizione e con ampliamento la detrazione del 65% per la qualificazione energetica (che si può utilizzare fino
al 31 dicembre di quest’anno) compete
unicamente per le spese riferibili alla parte
esistente in quanto l’ampliamento è considerato una nuova costruzione.
Nelle ultime due circolari di CNGeGL
vengono informati i Presidenti dei
Collegi Provinciali circa l’opportunità
di organizzare corsi di formazione e di
aggiornamento professionale per i
propri iscritti, in materia di progettazione europea e procedure di accesso ai finanziamenti ci cui alla programmazione UE 2014/2020
Per utilizzare la detrazione del 65% non è
necessario inviare alcuna comunicazione
preventiva ma entro 90gg dalla data di
fine lavori va inviata online la specifica
documentazione richiesta che sarà costituita dall’attestato di qualificazione energetica (allegato A al decreto edifici dm
19/2/2007 e successive modifiche) e la
scheda descrittiva degli interventi realizzati (allegato E) oppure una documentazione semplificata costituita dall’allegato
E nel caso di sostituzione di impianti termici con caldaie a condensazione, pompe
di calore ad alta efficienza o impianti
geotermici a bassa entalpia o di sostituzione di scaldacqua di tipo tradizionale
con scaldacqua a pompe di calore.
Oppure potrà essere presentato l’attestato
F nel caso di sostituzione di infissi in singole unità immobiliari o di installazione di
pannelli solari o di schermature solari.
Una volta provveduto all’invio della trasmissione in automatico, ritorna al mittente dagli uffici Enea una ricevuta informatica con il ‘Codice personale identificativo’
che funge da prova effettiva dell’avvenuto
invio.
Non vanno inviate relazioni tecniche, fatture, copia di bonifici, piantine, asseverazioni, tutta documentazione che deve
essere comunque conservata dall’utente
affinchè si possa esibirla in caso di controlli da parte dell‘Agenzia delle Entrate.
(Fonte: Newsletter PROFESSIONE
GEOMETRA del CNGeGL [email protected])
La Finanza Agevolata è divenuta oggi
uno strategico strumento di gestione
per i professionisti e su questo tema
possono essere promossi interventi
formativi e informativi, che hanno
l’obiettivo di fornire una dettagliata
conoscenza della realtà della Finanza
Agevolata. Un percorso strutturato in
moduli completi di “case study” reali,
descrittivi delle esperienze vissute
tenendo in considerazione i tempi di
attuazione e la complessità delle
tematiche, le strutture richieste, le
procedure di istruzione e le attività di
rendicontazione. Complessivamente
il corso 3 Moduli Europei e Nazionali
e 21 Moduli Regionali. Ogni modulo
durerà circa 6 ore e prevede la presenza in aula di un Istruttore Senior e
un assistente.
Analoga importanza hanno gli approfondimenti sulle principali politiche di
intervento nell’ambito della Ricerca e
Innovazione e dei Progetti Europei in
generale. Questa volta i percorsi formativi sono articolati sia in Info Day
su tematiche a scelta (della durata di
3 ore), sia in sessioni di lavoro di 1
giorno basate sul Programma Horizon
2020, entrando nel dettaglio dal
punto di vista delle opportunità di
finanziamento, della strutturazione di
una proposta, dello strumento PMI, e
della sinergia tra Ricerca e Fondi
strutturali e il quadro d’azione europeo
nella
programmazione
2014/2020. I docenti sono funzionari
del punto di contatto.
(Fonte: http://www.cng.it/it/consiglio-nazionale/comunicazione/news)
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
Ecco le nuove regole sulla SCIA
Il Nuovo Codice degli Appalti: luci ed ombre
In vigore dal 27 luglio 2016 il decreto legislativo numero 126 del 2016 che
introduce importanti novità in materia SCIA, la segnalazione certificata di inizio
attività
In occasione del Convegno “Il Nuovo Codice degli Appalti – Committenti,
Professionisti e Imprese a confronto”, che si è svolto a Portogruaro, il
Consigliere CNGeGL Pasquale Salvatore, in qualità di membro del
gruppo di lavoro LL.PP. della RPT, ha tenuto un intervento a commento
della riforma.
Lo hanno ribattezzato decreto SCIA perché prevede una serie di novità sulla
segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), il documento che ciascun cittadino deve presentare in Comune per poter avviare lavori edilizi. Le nuove
regole – sancite dal decreto legislativo numero 126 del 2016 ed entrate in
vigore oggi – sono il frutto della cosiddetta legge Madia (dal nome del ministro
competente Marianna Madia) di riforma della pubblica amministrazione. In
particolar modo, l’articolo 5 della riforma – la legge numero 124 del 2015 –
delegava il Governo all’adozione di un apposito decreto legislativo sul tema della
SCIA, quanto mai importante per le imprese del settore, i professionisti e i cittadini.
Tra le altre cose, il provvedimento prevede che vengano adottati moduli unificati e standardizzati con cui definire, in particolare, per ogni tipologia di procedimento, i contenuti tipici delle istanze, delle segnalazioni e delle comunicazioni e
la documentazione da allegare. Ai cittadini e alle imprese dovrà, inoltre, essere
attribuita la possibilità di indicare l’eventuale domicilio digitale per le comunicazioni con l’amministrazione. Dopo l’adozione, i moduli dovranno essere pubblicati sui siti degli enti locali ma in caso di loro reiterata inerzia spetterà alle
regioni provvedere. Inoltre, è stabilito che l’amministrazione possa richiedere
informazioni o documenti agli interessati solo nell’eventualità in cui non vi sia
corrispondenza tra il contenuto dei documenti previsto dalla normativa e quello
effettivamente consegnato. In ogni caso, non potranno essere richieste informazioni, o documenti ulteriori rispetto a quelli indicati dalla legge, o che siano in
possesso di una pubblica amministrazione.
(Fonte: Newsletter PROFESSIONE GEOMETRA del CNGeGL [email protected])
Commercialisti e geometri, pubblicata la versione definitiva
della traduzione dei principi internazionali di valutazione
Il testo, già sottoposto nei mesi scorsi a pubblica consultazione, è disponibile sui
siti dei Consigli nazionali delle due categorie
Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili
(CNDCEC) e il Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati (CNGeGL)
hanno pubblicato la versione definitiva delle traduzioni in lingua italiana degli
International Valuation Standards (IVS), nella versione in cui questi sono stati
emanati nel 2013 dall’International Valutation Standards Council (IVSC), di cui
CNDCEC e CNGeGL sono componenti. Per commenti e suggerimenti di miglioramenti alle traduzioni, il testo era stato sottoposto nei mesi scorsi a pubblica
consultazione. La traduzione degli International Valuation Standards (Principi
internazionali di valutazione) nasce dalla volontà dei due Consigli nazionali di
fornire ai propri iscritti consapevolezza delle best practice internazionali in tema
di valutazioni economiche. Gli IVS hanno rappresentato anche la base di ispirazione per lo sviluppo dei Principi italiani di valutazione dell’Organismo Italiano di
Valutazione, nelle cui attività i Consigli nazionali dei commercialisti e dei geometri e geometri laureati sono coinvolti. Per tale motivo, la traduzione cerca di
adottare una terminologia che sia per quanto possibile in linea con i richiamati
Principi Italiani di Valutazione.
(Fonte: http://www.cng.it/it/consiglio-nazionale/comunicazione/comunicati-stampa
Presso l’Auditorium dell’Istituto ITS “Leonardo Da Vinci” di Portogruaro
si è svolto un Convegno dal titolo “Il Nuovo Codice degli Appalti –
Committenti, Professionisti e Imprese a confronto”, promosso da
CCIAA Venezia, Rovigo e Delta lagunare e CCIAA Pordenone, aperto ai
professionisti dell’area tecnica (architetti, geometri, ingegneri, periti,
ecc) e ad imprenditori, artigiani e commerciali delle Regioni Veneto e
Friuli, allo scopo di creare sinergie tra le realtà economiche del territorio interessate dalle modifiche delle norme sugli appalti.
Le imprese del settore, le stazioni appaltanti locali e la Rete delle
Professioni Tecniche sono state chiamate ad un confronto costruttivo
che facesse emergere sia le criticità contenute nel testo in esame che
le opportunità offerte, quali ad esempio l’aumentata possibilità di partecipazione delle micro, piccole e medie imprese, che sono individuabili principalmente fra gli artigiani, agli appalti pubblici. La riforma
introdotta dal Nuovo Codice degli Appalti, in vigore da circa due mesi,
è stata sostanzialmente “bocciata” per il 50% dai relatori del
Convegno, ed in particolare da parte delle stazioni, perché caratterizzata da norme confuse e con numerosi rimandi alle linee guida operative. Inoltre, non è stato valutato positivamente l’eccessivo potere
conferito all’Autorità anti-corruzione, per le conseguenze di tipo burocratico sulle stazioni appaltanti, anche in relazione alle procedure
amministrative per attuare gli istituti previsti dal codice.
In tale contesto, l’intervento tenuto dal Consigliere CNGeGL Pasquale
Salvatore dal titolo “Tutela delle imprese nella quantificazione dell’offerta e ruolo dei professionisti” ha affrontato il tema evidenziando il
ruolo di fondamentale sostegno alla PA e alle imprese svolto dai professionisti dell’area tecnica. Nello stesso tempo ha manifestato la non
completa soddisfazione per il risultato finale, nonostante l’impegno e il
contributo fornito dalla RPT durante l’iter di formazione del Nuovo
Codice, nelle audizioni e nelle consultazioni pubbliche. Non tutte le
proposte e le osservazioni, documentabili, purtroppo sono state recepite dal legislatore. L’elevato numero di norme di ordine regolamentare
da emanare, inoltre, desta non poca preoccupazione, per lo stato di
incertezza generale che ha provocato nell’intero settore delle opere
pubbliche, già interessato da una profonda crisi economica.
La risposta principale al tema della tutela delle imprese è stata individuata dal Consigliere Salvatore nella corretta applicazione del capitolo
III, del Nuovo Codice, dedicato a “Pianificazione, programmazione e
progettazione”. Infatti, nelle tre fasi è individuabile il processo di realizzazione di un’opera pubblica, di un servizio o di una fornitura: è molto
importante operare con dati certi, per elaborare percorsi univoci e
trasparenti a tutela di tutti i soggetti coinvolti nella procedura. “Un buon
risultato è stato raggiunto valorizzando la centralità della progettazione,
considerandola il perno dell’intera filiera, ma soprattutto svincolandola
da condizionamenti e interessi vari”, ha affermato Salvatore. Ne conseguono un miglioramento generale della qualità del progetto e meno
incertezza nella determinazione della spesa necessaria per la realizzazione di un’opera.
(Fonte: http://www.cng.it/it/consiglio-nazionale/comunicazione/news)
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 9
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
Il nuovo attestato di prestazione energetica
CNGeGL aderisce alla Coalizione ILMS
In vigore le nuove regole per la redazione del cosiddetto
Ape, attestato di prestazione energetica. Le nuove norme in
materia - approvate con le UNI/TS del 31 marzo scorso sono pienamente operative dal 29 giugno.
La Coalizione ILMS nasce per definire uno “Standard Internazionale per la Misurazione del
Territorio”. Insieme a CNGeGL, che rappresenta l’Italia, gli altri membri fondatori sono: i
geometri delle nazioni Australia, Austria, Botswana, Germania, Ghana, Islanda, Regno
Unito, Spagna, Sud Africa, Francia e Svizzera e dell’Associazione dei Geometri Europei
CLGE.
Le norme UNI/TS rappresentano la normativa tecnica di
riferimento sul risparmio energetico e la certificazione
energetica degli edifici. Regole che dallo scorso 29 giugno
hanno subito alcune rilevanti modifiche a proposito del
contenuto e della forma da utilizzare per la redazione dell’Ape, l’attestato di prestazione energetica.
La principale delle novità riguarda l’obbligo di calcolare i
consumi derivanti dall’utilizzo di quelli che vengono definiti
dalla lettera della norma “impianti destinati al sollevamento
e al trasporto di persone o persone accompagnate da
cose”. Quindi - per intenderci - ascensori, montascale,
piattaforme elevatrici, montacarichi, scale mobili e marciapiedi mobili. Dunque - nello stilare l’APE - si deve tenere
conto anche dei consumi derivanti dall’utilizzo di questo tipo
di strumenti.
Tale norma comunque non si applica a tutti gli edifici ma
solo a quelli con destinazione d’uso non residenziale, ossia
ad alberghi, uffici, ospedali, centri commerciali ed edifici
adibiti ad attività scolastiche, sportive, industriali e artigianali. Inoltre - in virtù delle nuove norme - per calcolare i
consumi energetici è altresì necessario tenere conto dei
consumi per la climatizzazione invernale e la produzione di
acqua calda sanitaria nel caso vi siano sottosistemi di
generazione che forniscano energia termica da energie
rinnovabili o con metodi di generazione diversi dalla combustione.
A tal riguardo – prescrivono le nuove regole – si considerano gli impianti solari termici, i generatori a combustione
alimentati a biomasse, le pompe di calore, gli impianti
fotovoltaici e i cogeneratori.
(Fonte: Newsletter PROFESSIONE GEOMETRA del CNGeGL
[email protected])
I periti e i contratti di credito immobiliare
ai consumatori
Le circolari numero 285 e 288 della Banca d’Italia in materia di contratti di credito immobiliare ai consumatori sono
state pubblicate. La procedura di consultazione pubblica
durerà fino al 5 settembre prossimo. Con i provvedimenti
saranno previste anche nuove misure sui controlli delle
perizie.
(Fonte: http://www.cng.it/it/consiglio-nazionale/consiglio-nazionale-geometri/postdetail/news )
10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
Il Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati ha deliberato di aderire alla Coalizione
ILMS, costituita da tecnici di tutto il mondo per la definizione di uno ”Standard
Internazionale sulla Misurazione del Territorio”. Gli obiettivi della Coalizione sono stati
definiti nel corso di un incontro, che si è recentemente svolto a Roma, e consistono nel
ricercare un modello interconnettibile (ILMS), da proporre alle singole nazioni, per la precisa catalogazione dei beni immobili (soprattutto i terreni) e la relativa affidabile pubblicità
immobiliare.
L’esigenza di creare uno standard di misurazione al livello globale deriva dalla constatazione che, in moltissimi Paesi del mondo, il territorio non è né rappresentato, né catalogato con la precisione opportuna sia per i fini fiscali, sia per la certezza dei relativi diritti
esistenti. Quest’ultimo, fra gli aspetti di maggiore rilievo. Inoltre, in alcuni Paesi, benché il
possesso della terra risulti essenziale, in ordine alla sicurezza alimentare, solo meno del
50% dei terreni fruibili è ufficialmente registrato. Non solo, esistono diffuse realtà geografiche in cui la incertezza dei diritti, dei vincoli sull’uso e lo spreco delle risorse della terra,
della pesca e delle foreste, rendono difficoltoso l’equilibrato e compatibile sviluppo. In tali
condizioni, la diffusione di regole e la loro osservanza si afferma come mezzo efficace per
proteggere la vita, sradicare la fame, la povertà e l’aggressione all’ambiente.
L’Italia, a seguito dello straordinario sviluppo del sistema catastale e della pubblicità
immobiliare (oggi nell’ambito dell’Agenzia delle Entrate) avvenuto negli ultimi anni, oggi
dispone di un sistema Catasto di tipo telematico talmente efficiente, trasparente e fruibile
da risultare tra le eccellenze riconosciute a livello internazionale. Il sistema Catastale
Italiano, presentato da giovani geometri italiani in occasione della Working Week della
Federazione Internazionale dei Geometri (FIG), tenutasi in Nuova Zelanda nello scorso
mese di maggio, ha suscitato molto interesse soprattutto in relazione alla sua potenzialità
di costituire il primario punto di accesso per l’acquisizione online, oltre che di affidabili dati
censuari, delle informazioni integrate del territorio (GIS, urbanistiche, idrogeologiche, ecc.).
Tale sistema può costituire un ottimo punto di riferimento per raggiungere gli obiettivi della
Coalizione ILMS.
L’adesione alla Coalizione comporta che gli organismi rappresentativi dei tecnici professionisti dei vari Paesi del mondo cooperino per la definizione di un codice idoneo a promuovere l’uniformità, a livello globale delle modalità di misurazione e di registrazione dei
dati relativi ai terreni, ai loro possessori ed alla specificazione dei corrispondenti diritti. Le
realtà dei singoli Paesi sono molto differenziate e riflettono sia il livello tecnologico raggiunto dalla pubblica amministrazione, sia il grado di garanzia pubblica dei diritti. La
possibilità di dotare anche i Paesi meno sviluppati di un sistema affidabile e trasparente
produce anche l’effetto di riconoscere il lavoro professionale garantendo la effettività di
ogni tipo di diritto, la valorizzazione dei beni rispetto al mercato e l’attrazione di nuovi
investimenti.
Insieme al CNGeGL, che rappresenta l’Italia, sono membri fondatori della coalizione i
rappresentanti dei geometri delle nazioni Australia, Austria, Botswana, Germania, Ghana,
Islanda, Regno Unito, Spagna, Sud Africa, Francia e Svizzera e dell’Associazione dei
Geometri Europei CLGE. Lavorando insieme all’UN-FAO, le rappresentanze professionali
intendono definire un primo quadro, applicabile a livello globale, per la registrazione di
informazioni sul territorio da utilizzare per migliorare la sicura conservazione e scambiabilità dei dati, la riaffermazione del diritto alla terra, l’accesso agli investimenti e l’equilibrato progresso economico.
(Fonte: http://www.cng.it/it/consiglio-nazionale/comunicazione/news)
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
Pubblicata la norma UNI 11558
La nuove regole per la gestione delle terre e rocce da scavo
Il documento, frutto della collaborazione tra UNI, RPT (Rete
Professioni Tecniche) e ACCREDIA, fornisce agli organismi di
certificazione accreditati una serie di raccomandazioni relative al processo di valutazione di conformità.
Approvato dal Consiglio dei Ministri il Decreto del Presidente della Repubblica che semplifica la disciplina di gestione delle terre e rocce da scavo. Accolte le indicazioni del
Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati per valorizzare le attività professionali della categoria e rafforzare la tutela ambientale.
È stata pubblicata la Prassi di Riferimento dal titolo
“Raccomandazioni per la valutazione di conformità di parte
terza accreditata ai requisiti definiti nella norma UNI 11558,
Valutatore immobiliare - Requisiti di conoscenza, abilità e
competenza”. Il documento, frutto della collaborazione tra
UNI, RPT (Rete Professioni Tecniche) e ACCREDIA, fornisce
agli organismi di certificazione accreditati una serie di raccomandazioni relative al processo di valutazione di conformità svolto sulla base dei requisiti stabiliti dalla norma UNI
11558 “Valutatore immobiliare - Requisiti di conoscenza,
abilità e competenza”. La prassi di riferimento UNI/PdR
19:2016 vuole essere uno strumento per definire delle
regole comuni di carattere applicativo in relazione alla certificazione rilasciata ai sensi della UNI 11558, norma in cui
sono individuati i requisiti di conoscenza, abilità e competenza del valutatore immobiliare.
Le nuove regole che semplificano la gestione delle terre e rocce da scavo sono realtà. Il
Consiglio dei Ministri ha approvato un apposito Decreto del Presidente della Repubblica,
come previsto dall’articolo 8 della legge numero 164. A tal riguardo, la relazione illustrativa del provvedimento spiega che il decreto reca la “disciplina semplificata del deposito
temporaneo e della cessazione della qualifica di rifiuto delle terre e rocce da scavo che
non soddisfano i requisiti per la qualifica di sottoprodotto” e la “disciplina della gestione
delle terre e rocce da scavo con presenza di materiali di riporto e delle procedure di
bonifica di aree con presenza di materiali di riporto”.
In particolare, la UNI/PdR identifica gli elementi base per la
trasparenza e l’uniformità dei processi di valutazione e di
certificazione gestiti dagli organismi di certificazione accreditati in conformità alla UNI CEI EN ISO/IEC 17024 ed è
strutturata in modo tale da rispettare la coerenza con la
norma UNI 11558 di riferimento, evidenziando gli aspetti
operativi tipici del processo di certificazione, dall’accesso
alla certificazione, alle modalità di esecuzione delle procedure di esame, al mantenimento e rinnovo della certificazione.
In tale ambito, i Geometri Italiani sono la categoria professionale che annovera fra le file il maggior numero di professionisti certificati e qualificati, grazie all’impegno di CNGeGL
che può rilasciare il titolo REV del TEGoVA.
“Grazie al lavoro svolto dalla Rete delle Professioni Tecniche
– afferma il project leader della PdR 19 e Vicepresidente
CNGeGL Antonio Benvenuti – l’Italia ha le carte in regola in
tema di regole e certificazione del professionista anche se
ci sono ancora delle società che assumono incarichi, anche
in subappalto, affidandoli ai professionisti, proponendo
onorari che non coprono neppure i costi della prestazione.
Un iter che genera una ripercussione profonda: abbassa la
qualità della prestazione resa, danneggia il committente
inconsapevole di quanto avviene e coinvolgendo il sistema
bancario creando, di conseguenza, un danno per la collettività. Gli standard internazionali non consentono che una
valutazione sia formulata da una società anche se è accettabile l’uso dell’espressione ‘per conto di’ unitamente
all’apposizione della firma del professionista responsabile”
(RICS PS.2 e IVS 103)”.
(Fonte: http://www.cng.it/it/consiglio-nazionale/comunicazione/news)
Il nuovo Testo Unico recepisce, fra l’altro, le considerazioni avanzate dal Consiglio
Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati, proposte il 15 marzo scorso in Commissione
Territorio, Ambiente, Beni Ambientali del Senato, nel corso della procedura di consultazione pubblica cui il testo base è stato sottoposto per il periodo di 30 giorni. Osservazioni
– quelle del CNGeGL – indicate anche nell’ambito della Rete delle Professioni Tecniche,
con l’obiettivo di valorizzare le attività professionali della categoria e di rafforzare la tutela ambientale attraverso la redazione di piani di utilizzo di maggior dettaglio tecnico. In
particolar modo, i contenuti del CNGeGL sono riportati nell’allegato V, punto 1 del nuovo
decreto. Tale disposizione prevede che il piano di utilizzo debba contenere una serie di
elementi “per tutti i siti interessati dalla produzione alla destinazione, ivi compresi i siti di
deposito intermedio e la viabilità”. Tra questi elementi sotto la categoria “inquadramento
territoriale e topo-cartografico” sono menzionati:
1.la denominazione dei siti, desunta dalla toponomastica del luogo;
2.l’ubicazione dei siti (comune, via, numero civico se presente, estremi catastali);
3.gli estremi cartografici da Carta Tecnica Regionale (CTR);
4.la corografia (preferibilmente scala 1:5000);
5.le planimetrie con impianti, sottoservizi sia presenti che smantellati e da realizzare
(preferibilmente scala 1:5000 1:2000), con caposaldi topografici (riferiti alla rete trigonometrica catastale o a quella IGM, in relazione all’estensione del sito, o altri riferimenti stabili inseriti nella banca dati nazionale ISPRA);
6.la planimetria quotata (in scala adeguata in relazione alla tipologia geometrica dell’area interessata allo scavo o del sito);
7.i profili di scavo e/o di riempimento (pre e post opera);
8.lo schema/tabella riportante i volumi di sterro e di riporto.
“L’indicazione puntuale degli elementi costituenti il piano di utilizzo – ha dichiarato il
Presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli – rappresenta una certezza sia per gli operatori
tecnici, sia per coloro ai quali è demandato il controllo. Le prescrizioni contenute nell’articolato normativo – ha proseguito Maurizio Savoncelli – confermano la disponibilità del
legislatore nel recepire le indicazioni e le proposte che provengono dalle professioni
tecniche che, verso le tematiche ambientali, hanno avviato percorsi innovativi sulla materia. Per qualsiasi tipo di intervento sul territorio, infatti, non si può più prescindere dalla
conoscenza diretta della sua conformazione e dei relativi dati geo-topo-cartografici”. Il
nuovo decreto è stato varato dal Governo con l’intento di semplificare l’intera disciplina
vigente in materia di terre e rocce da scavo, “riducendola a un unico testo, integrato,
autosufficiente e internamente coerente”. A tal fine, il provvedimento “si propone di
ricomprendere, in un unico corpo normativo, le disposizioni attualmente vigenti che
riguardano la gestione delle terre e rocce da scavo qualificate sottoprodotti”.
(Fonte: http://www.cng.it/it/consiglio-nazionale/comunicazione/news)
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 11
DALLA CASSA DI PREVIDENZA
La rigenerazione urbana delle periferie degradate:
una giornata per fare il punto della situazione con ANCI e CIPAG
“Il tema della Rigenerazione Urbana delle periferie degradate sta finalmente
uscendo dall’oblio nel quale colpevolmente è stato relegato da troppi anni da tutti
gli operatori pubblici e privati, ed oggi, che dobbiamo cominciare a metter mano a
questo fenomeno di cosi rilevante dimensioni, ci si interroga con preoccupazione
su come intervenire in questi contesti cosi complessi”. Così è intervenuto a Roma
il Presidente CIPAG, Fausto Amadasi, nell’ambito dell’evento “Bando su riqualificazione periferie: opportunità per ripensare la tarsformazione urbanistica delle città”,
promosso dall’ANCI.
“Una prima risposta, forse la più difficile” – ha proseguito Amadasi – “potrebbe
essere quella di individuare le cose che non dobbiamo fare! Il rischio più grave che
non ci possiamo permettere è quello di bruciare le poche ma importanti risorse di
cui possiamo disporre con interventi troppo ambiziosi, costruiti sulla carta ma
avulsi dal contesto sociale in cui sono inseriti. Credo che l’input dal quale dobbiamo
partire è quello che ci viene dalle sperimentazioni che sta portando avanti il grande
Renzo Piano con i progetti su ‘la ricucitura del tessuto urbano delle periferie’. Il
concetto del ‘rammendo’, il recupero di quanto di bello e utile è presente anche in
quei contesti, oggi cosi degradati sotto ogni punto di vista, può consentirci di
12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
avviare quel processo virtuale di recupero in grado di stimolare le energie
latenti che quel territorio è in grado di esprimere autonomamente. Il Piano
Nazionale degli interventi di Riqualificazione Urbana di cui oggi ci occupiamo e
che vede ANCI e Fondazioni Bancarie, due degli attori principali chiamati a dare
per primi le risposte al bisogno di attuare queste iniziative, sarà tanto più efficace quanto più calato nel contesto reale di questi organismi cosi importanti del
tessuto abitativo metropolitano. Il risultato più importante che sarebbe utile
ottenere è quello di ‘accendere’ tanti fuochi sul territorio con il recupero delle
strutture pubbliche, delle infrastrutture e dei servizi pubblici, scuole, asili e,
soprattutto, con il presidio e la presenza quotidiana delle Amministrazioni chiamate al governo di quei territori”.
Alla giornata di lavori, a cui sono stati invitati sindaci, segretari e direttori delle
Città metropolitane oltre che i presidenti delle ANCI regionali, partecipano, tra gli
altri, il sindaco di Ascoli Piceno e delegato alla finanza locale Guido Castelli, il
sindaco di Pesaro e delegato alle Politiche istituzionali e Riforme Matteo Ricci e
il Vicesegretario generale ANCI Stefania Dota.
(Fonte: http://www.cipag.it/it/cassa/comunicazione/archivio-news)
Foto © dgav / 123RF Archivio Fotografico
News
SPORT
Gara di tiro al piattello
indetta dal Collegio
dei Geometri di Brescia
IO21ZERO97
edizione 2016
“La bella corsa della Valle Camonica”
Alcuni colleghi dell’Associazione Geometri di Valle Camonica appassionati di runnig, ci segnalano la quarta edizione della IO21ZERO97, la ½
maratona inserita nel calendario nazionale FIDAL (Federazione Italiana di
Atletica Leggera) e la 10 km di corsa non competitiva, che si disputerà
domenica 2 Ottobre 2016 su un percorso che si snoderà tra radiosi scenari naturalistici e scorci di interesse storico-culturale della Valle
Camonica.
Per info: www.io21zero97.com
A
nche questoanno,
presso il
campo di tiro a volo di
Lonato, è stata organizzata dal Collegio Geometri di Brescia la gara
di tiro al piattello, estesa anche all’Ordine
degli Architetti e a
quello degli Ingegneri.
Scarsa la partecipazione dei geometri,
nessun architetto e
nessun ingegnere.
I pochi presenti hanno
tuttavia garantito una
goliardica partecipazione, all’insegna di
una giornata di relax.
La partecipazione dei
giovani va sempre in
calando, manca quello
spirito di squadra
verso la nostra categoria professionale che è un aspetto principale anche per la
nostra attività professionale.
I vincitori di oggi sono sempre quelli degli ultimi anni, mancando il rincalzo giovanile che si dimostra sempre meno entusiasta ed indifferente nei confronti dei vari eventi organizzati dal Collegio.
Un saluto a tutti e in alto i cuori per il prossimo futuro. ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 13
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Premiazioni 2016
Tra tenacia professionale
e dedizione per la categoria
S
correndo l’elenco dei premiati del 2016, non
si può non considerare come nell’occasione
di quest’anno si è potuta cogliere l’opportunità di celebrare negli iscritti premiati non solo la costanza dell’esercizio della libera professione di geometra, quanto la passione per le questioni legate alla
difesa e alla promozione della categoria tutta.
Ci riferiamo in particolare alla presenza tra i premiati
dei geometri Giovanni Platto, Bruno Bossini e Franco
Manfredini.
Carismatico Presidente del Collegio Geometri di Brescia dal 2008, Giovanni Platto è sempre stato pronto
a mettere in disparte la propria attività professionale
per rappresentare la categoria e per essere un punto
di riferimento per tutti i colleghi. Questo sin dal 1980
quando, come ricordato dal Consigliere geometra
Dario Piotti, per l’occasione speaker della serata, divenendo Segretario del Collegio consentì all’allora
Presidente geometra Fausto Savoldi di dedicarsi serenamente agli impegni alla guida della Cassa prima
e del Consiglio Nazionale poi.
Bruno Bossini oltre ad essere stato Consigliere del
Collegio dal dal 1992 al 2004 è da più di vent’anni
l’appassionato Direttore del nostro periodico, “Il Geometra Bresciano”.
L’eclettico geometra Franco Manfredini, Consigliere
del Collegio dal 1975 al 1999 e Tesoriere dal 1979 al
1997, Delegato nazionale della Cassa di Previdenza
dal 1969 al 1981 e componente della Commissione
Stampa della Cassa, è stato anche membro della
Commissione Edilizia del Comune di Brescia per tre
tornate, componente da sempre della redazione del
notiziario del Collegio e professionista in Nigeria durante la costruzione della superstrada Maiduguri-Bama.
Calorosa riconoscenza è stata esternata a tutti i premiati dai membri dell’attuale Consiglio Direttivo, onorati di consegnare la preziosa medaglia e la pergamena ricordo ai premiati, ognuno per la propria zona
di provenienza o per il condiviso ambito di prevalente svolgimento della professione, che negli anni li
ha visti spesso confrontarsi e consigliarsi, ad ulteriore
testimonianza di una amicizia personale e di una
stima reciproca, consolidata nel tempo, che solo la
passione per il proprio lavoro permette di fortificare.
Particolarmente caloroso è stato l’applauso riservato
alla geometra Ombretta Volta di Pavone Mella, energica decana delle professioniste attualmente iscritte
all’Albo del Collegio di Brescia.
Tra i quarantesimi ricordiamo il polivalente geometra
14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
Foto © Foto Eden
Stefano Benedini
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Nella pagina precedente, dall'alto.
Le premiazioni del Presidente
Giovanni Platto, del Direttore Bruno
Bossini e del nostro redattore Franco
Manfredini.
In questa pagina, dall'alto.
La premiazione della collega
Ombretta Volta e l'arrivo di alcuni
invitati.
SUPERBONUS
Superbonus
anche se si acquistano porzioni di fabbricati ristrutturati
Il Sole 24ore
Foto © Foto Eden
Il potenziamento di beneficio per le spese di ristrutturazione (50% di
96.000 euro anzicé 36% di 48.000 euro) riguarda anche la fattispecie
indicata nel comma 3 dell’articolo 16-bis del Tuir 917/1986, che agevola
l’acquisto di abitazioni poste in edifici interamente ristrutturati da imprese
di costruzione, o da cooperative; edilizie, che provvedano, entro 18 mesi
dalla fine dei lavori, alla vendita dell’immobile. I lavori di recupero devono
consistere in interventi di restauro o risanamento conservativo o di ristrutturazione edilizia (articolo 31, primo comma, lettera c, d, legge 457/78,
trasfuso nell’articolo 3 del Testo unico edilizia, DPR 380/2001). Per tale
fattispecie, la detrazione del 50% viene riconosciuta (all’acquirente privato e non all’impresa costruttrice) forfettariamente sul 25% del corrispettivo d’acquisto dell’abitazione, nel limite massimo di 96.000 euro, a condizione che l’intervento di recupero abbia interessato l’intero fabbricato.
Il pagamento non va fatto obbligatoriamente con bonifico bancario o
postale in quanto il controllo avviene attraverso le scritture contabili
dell’impresa cedente. L’acquirente quando presenta la dichiarazione dei
redditi, deve indicare il codice fiscale dell’impresa di costruzione o ristrutturazione o della cooperativa edilizia che ha effettuato i lavori sull’edificio.
Nell’ipotesi di pagamento di acconti, la detrazione è ammessa solo se
viene stipulato un compromesso, regolarmente registrato, con prezzo di
vendita dell’immobile. IL rogito deve avvenire entro i 18 mesi dall’ultimazione dei lavori. Il prezzo d’acquisto su cui calcolare la detrazione comprende anche l’Iva, trattandosi di onere addebitato all’acquirente unitamente al corrispettivo di vendita dell’immobile che contribuisce a determinare la spesa complessiva. La detrazione opera solo se oggetto di
acquisto sia un’unità immobiliare di tipo residenziale (accatastata come
“casa di abitazione”) e non è applicabile nel caso di acquisto di unità
immobiliari che, sebbene in un edificio interamente ristrutturato, non
siano di tipo abitativo. Non si può fruire del beneficio nell’ipotesi di acquisto di un box posto all’interno di un fabbricato ristrutturato. Il bonus può
applicarsi anche per unità diverse da quelle di tipo residenziale solo
nell’ipotesi in cui vengano acquistate contestualmente a quelle abitative e
siano qualificate in atto quali pertinenze di queste ultime. In tal caso la
detrazione del 50% deve essere calcolata sul 25% del prezzo risultante
dall’atto di compravendita riferito ad entrambe le unità immobiliari (casa
e pertinenza), nel limite massimo di 96.000 euro. Se con lo stesso atto
vengono acquistate contestualmente due abitazioni, il limite dei 96.000
euro è riferibile ad ognuna delle unità immobiliari.
Gianpietro Baccolo di San Felice del Benaco, che nella carriera professionale ha contribuito con il proprio apporto
progettuale allo sviluppo economico e turistico della
propria zona; il geometra Angelo Ziliani di Iseo, che ha
sentito nascere la passione
per la propria attività seguendo il padre impresario,
del quale dal 1967 prosegue
la tradizione nella ormai secolare società di famiglia con
particolare attenzione all’implementazione delle innova-
zioni tecniche, coltivando nel
frattempo la passione per il
volo e la navigazione, adoperandosi negli organi direttivi
del Collegio Costruttori Edili
di Brescia e rendendosi disponibile – come tanti altri
geometri iscritti all’Albo – nel
volontariato per la Protezione Civile e nella realizzazione di un asilo in Uganda
(altro particolare dell’instancabile recente attività del geometra Ziliani è stata la collaborazione con l’artista Cristho Vladimirov Yavachev
per l’istallazione dell’opera
d’arte contemporanea The
Floating Piers); il geometra
Francesco Gobbi che, tra le
altre numerose attività, ha
partecipato, quale responsabile di cantiere, alla costruzione della Camera di Commercio, Industria, Artigianato
ed Agricoltura di Brescia e
alla realizzazione di linee elettriche ad alta tensione per
conto dell’ENEL.
L’occasione di una ricorrenza
così prestigiosa come la pre-
miazione del Presidente Giovanni Platto, e di ben altri
cinque professionisti per i
propri sessanta anni di attività, ha contribuito alla gradita partecipazione, oltre che
del sempre presente geometra Fausto Amadasi, Presidente CIPAG, anche del geometra Maurizio Savoncelli,
Presidente del CNGeGL, e
del ragionier Tiziano Pavoni,
Presidente ANCE Brescia.
Nel suo saluto iniziale, il geometra Platto ha voluto ricordare la necessità per la cateIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 15
Foto © Foto Eden
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
goria di concretizzare una
formazione universitaria specifica che permetta di affrontare con successo le nuove
sfide della pratica professionale in modo ancora più apprezzabile sul mercato Europeo, riconoscere, nonostante il punto di forza da
sempre rappresentato dalla
polivalenza del geometra, le
difficoltà contingenti che la
categoria sta fronteggiando,
anche per una visione poco
lungimirante della politica. Il
geometra Platto ha colto l’occasione per un forte richiamo
al rispetto della deontologia
professionale in una crisi che
“prima di essere economica,
è comportamentale”, e
quindi di maggior complessità, ed ha sollecitato i pochi
giovani colleghi presenti
nello sfruttare tutte le potenzialità che i mezzi moderni
mettono al loro servizio per
inserirsi nella professione.
16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
La parola è passata quindi al
geometra Savoncelli. Il Presidente nazionale ha innanzitutto portato il ringraziamento
di tutto Consiglio Nazionale
ai premiati che nello svolgimento della loro attività
hanno contribuito a dare prestigio alla categoria e a ricostruire il Paese proseguendo,
per dare completezza alle
parole del geometra Platto,
nell’evidenziare il particolare
momento storico in cui si trovano ad operare i professionisti oggi. Un momento storico in cui è necessario il coraggio di aprirsi al cambiamento con la necessità di ripartire, dopo una crisi che
dura ormai da nove anni, cogliendo i primi indicatori oggettivi della ripresa, leggibili
per esempio nei dati positivi
delle transazioni immobiliari
e dei mutui concessi e nel significativo impulso dato con
gli sgravi fiscali in edilizia per
la riqualificazione energetica.
È un momento, ha aggiunto
Savoncelli, in cui è necessario
che l’azione del legislatore
venga affiancata dalla rappresentanza delle professioni
tecniche, affinché l’azione risulti moderna, snella, meno
complessa e quindi più facilmente applicabile, nella necessità impellente di ridurre
drasticamente il contenzioso,
vero aggravio alla ripresa, con
la chiarezza e l’uniformità
della prassi in tutto il Paese.
In questa azione il Presidente
Savoncelli ha ricordato, per
esempio, il regolamento edilizio unico e l’implementazione dell’invio telematico
delle pratiche edilizie e catastali.
Il Presidente ha sottolineato
come per tutti i professionisti
sia quindi un momento di approfondimento, e di impegno. Ogni generazione di
geometri ha dovuto confron-
tarsi con l’evoluzione dettata
dalla tecnologia: si è passati
dal disegno sul lucido ai programmi CAD ed ora la nuova
frontiera, la nuova occasione
per i professionisti, è rappresentata dalla metodologia di
lavoro proposta dal Building
Information Modeling, che
consentirà di adempiere con
completezza informativa
all’annoso bisogno dell’auspicato “fascicolo del fabbricato”, che in questi anni raramente si è riusciti a concretizzare. Altro importante approccio a cui ci si deve adeguare è quello relativo alla
nuova fiscalità dell’immobile
che va nella direzione, nelle
anticipazioni fornite dal geometra Savoncelli sul patto di
stabilità per il prossimo anno,
a sostegni triennali per gli interventi di riqualificazione energetica con aspetti particolarmente premianti per gli
interventi di maggior com-
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Foto © Foto Eden
In queste pagine, da sinistra.
Il Presidente del Collegio di Brescia
Giovanni Platto, il Presidente del
Consiglio Nazionale Maurizio
Savoncelli, il Presidente della Cassa
di Previdenza Fausto Amadasi, il
Presidente dell'ANCE di Brescia
Tiziano Pavoni durante i loro
interventi.
plessità, in modo da agevolare quelli che vadano oltre
alla sostituzione degli infissi o
delle caldaie. C’è molto su cui
intervenire nel costruito, e
molte occasioni di intervento
si presentano, ad iniziare
dalle periferie, ambiti in cui
non si è riusciti, in questi anni,
a seguire adeguatamente l’evolversi delle componenti
sociale e demografica della
popolazione, evolvendosi da
quelle necessità che avevano
determinato il loro insorgere
al momento delle proprie origini. È necessario riportare al
centro della progettazione,
quindi, la socialità e il geometra si può collocare in posizione centrale rispetto alla
soddisfazioni delle nuove
necessità per la propria conoscenza personale del territorio e di coloro che lo abitano. Per consolidare la risposta a queste necessità è
opportuna ed esigibile, come
già espresso dal saluto iniziale del geometra Platto, l’istituzione di un percorso di
laurea triennale che porti il
geometra a livello Europeo.
Per fare questo è necessario
ripartire dagli Istituti Superiori per geometri, ora Istituti
Secondari Superiori ad indirizzo tecnico tecnologico in
Costruzioni Ambiente e Territorio, riprendendo in mano i
programmi e completandoli
anche nell’ottica qualificante
di un percorso di laurea triennale successivo che sia professionalizzante e conclusivo,
in cui siano compresi il tirocinio professionale, i percorsi
di abilitazioni specifiche e in
cui la tesi di laurea venga sostituita da un vero e proprio
esame abilitante. Un percorso che prepari e motivi i
ragazzi nello svolgere una
professione non sovrapponibile a quelle già esistenti, ma
egualitaria nella propria qua-
lifica nei confronti delle altre
figure professionali laureate
già esistenti, dignità avvalorata da una propria Storia che
ha visto una evoluzione da agrimensori in geometri. Un
percorso di laurea innovativo
che preveda anche il coinvolgimento dei professionisti,
con il proprio contributo di
esperienza pratica, e la collaborazione tra Collegi, Istituti
ed Università. Nella parte
conclusiva del proprio intervento il geometra Savoncelli
ha ricordato l’esito di un'indagine svolta dal CNGeGL a seguito della quale è emerso
che 1.500 professionisti ricoprono cariche nelle amministrazioni pubbliche locali,
come Sindaci ed Assessori,
venendo eletti anche per la
stima, la competenza e la fiducia che hanno saputo costruire sul proprio territorio.
È infine intervenuto con fran-
chezza il geometra Amadasi,
sulle problematiche che sta
percependo tutto il settore
della previdenza soprattutto
per le criticità sottovalutate in
passato e per l’attuale limitata capacità produttiva nel
nostro Paese. In questo panorama le casse previdenziali di
categoria, pur non essendo
esenti dai problemi che riguardano tutto il settore,
stanno comunque dimostrando che la sostenibilità a
50 anni, richiesta loro dal Governo, è motivata consentendo, in questo modo, ai
neoiscritti di poter intraprendere la propria attività con
una maggior fiducia in un futuro previdenziale adeguato.
L’intervento conclusivo è
stato affidato quindi al pragmatico ragionier Pavoni, attuale Presidente ANCE di
Brescia, che ha espresso la
propria condivisione sulla
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 17
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Foto © Foto Eden
Nella colonna a sinistra. L'omaggio
alla segretaria Luisa Cantoni e lo
staff della segreteria del Collegio di
Brescia, che ha organizzato l'evento
in modo impeccabile.
Nella colonna a destra. Occasioni di
incontro tra i convenuti, con la
presenza dell'ingegner Franco
Robecchi.
breve analisi esposta dal geometra Platto e ha ringraziato
per la preziosa collaborazione che si è consolidata tra
il Collegio Geometri ed il Collegio Costruttori. Il ragionier
Pavoni ha ricordato come esempio l’attività di confronto
e sostegno reciproco che ha
prodotto il corposo e circostanziato documento con le
osservazioni alla seconda variante del PGT del Comune di
Brescia, rinnovando l’esigenza di “fare sistema” tra
tutti i soggetti coinvolti nell’edilizia per un più sicuro rag18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
giungimento degli obiettivi
comuni di rilancio del settore.
A conclusione della successiva cerimonia di premiazione il Consiglio Direttivo, a
nome di tutti gli iscritti, ha
voluto omaggiare con un festoso bouquet la signora
Luisa Cantoni, impiegata
della Segreteria del Collegio
da quaranta anni, a testimonianza della gratitudine per il
paziente e instancabile lavoro svolto sinora al servizio
degli iscritti.
❑
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Foto © Foto Eden
Alcuni momenti conviviali,
durante la cena.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 19
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
20 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
Foto © Foto Eden
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
CERIMONIA DI PREMIAZIONE ANNO 2016.
Colleghi premiati
per il 60°di iscrizione all'Albo:
Colleghi premiati
per il 40°di iscrizione all'Albo:
Berardi Guglielmo di Mazzano
Adami Ricci Primo di Concesio
Brunelli Angelo di Brescia
Adessa Claudia di Brescia
Lazzari Nevio di Gardone Val Trompia
Baccolo Gianpietro di S Felice Benaco
Manfredini Franco di Brescia
Belleri Claudio di Villa Carcina
Pinelli Andrea di Quinzano D'Oglio
Bertuzzi Luciano di Gardone Val Trompia
Platto Giovanni di Gussago
Bondioni Ruggero di Niardo
Bonetti Mauro di Castelmella
Colleghi premiati
per il 50°di iscrizione all'Albo:
Bonomelli Ruggero di Rovato
Bossini Bruno di Lumezzane
Calzolari Paolo di Cellatica
Do Delfino di Braone,
Fratus Mario di Coccaglio
Ghizzardi Angelo di Bagnolo Mella
Mazzolari Ernesto di Brescia
Mondini Giancarlo di Mazzano
Bonfiglio Cesare di Brescia
Bordignon Ottavio Santo di Rivoltella
Brodini Enrico di Molinetto Di Mazzano
Brognoli Giancarlo di Borgo San Giacomo
Facchi Bruno di Brescia
Gobbi Francesco di Pontevico
Guerini Ferruccio di Marone
Lodrini Alfredo di Montichiari
Pagani Francesco di Brescia
Sardini Domenico di Cazzago San Martino
Morani Alcide di Toscolano Maderno
Veraldi Cesare di Breno
Ziliani Angelo di Iseo
Zuccolo Elvio di Ghedi
Volta Ombretta di Pavone Mella
I neo-iscritti premiati
per i risultati ottenuti all'Esame di Stato:
Luca Vavassori di Palazzolo
Mattia Archetti di Cortefranca
Davide Marenda di Brescia
Nella pagina precedente, dall'alto.
I colleghi premiati per il Sessantesimo, il
Cinquantesimo e il Quarantesimo anno di
iscrizione all'albo.
In questa pagina.
I neo-iscritti premiati.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 21
ASSOCIAZIONE GEOMETRI DI VALLE CAMONICA
Emanuela Farisoglio
Tra il milione e mezzo
di persone che hanno
visitato il progetto The
Floating Piers,
l’installazione
dell’artista Christo,
presenti anche
ventiquattro colleghi
che il 23 giugno hanno
partecipato ad una
suggestiva visita
tecnica, organizzata
dall’Associazione
Geometri di Valle
Camonica,
passeggiando
sull’esclusivo ponte
galleggiante del
Sebino.
N
umeri da capogiro,
che hanno superato le più rosee aspettative, per il progetto di
rilevanza mondiale che dal 18
giugno al 3 luglio ha interessato il Lago d’Iseo.
Già il 7 aprile, in occasione
della presentazione dell’installazione da parte di Christo
alla cittadinanza di Darfo Boario Terme, presso il Palazzo
Congressi, si era intuito che
non sarebbe stato un evento
qualunque. La sala stracolma
di gente comune (anche di
colleghi geometri), che con
grande curiosità e composta
ammirazione ascoltava le
semplici parole, tradotte
dalla giovane interprete,
dell’artista bulgaro molto cortese, disponibile a rispondere alle domande del pub22 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
The Floating Piers
Monte Isola ombelico del
mondo per 16 giorni
blico e tanto entusiasta per il
suo progetto che andava finalmente a realizzarsi, proprio
sul nostro territorio, dopo
anni di rifiuti in diversi posti
del mondo.
Grande è stata la commozione dell’artista al ricordo di
come lui e Jeanne-Claude, l’amata e continuamente citata
moglie scomparsa nel 2009,
avessero già realizzato i primi
schizzi del progetto nel 1970,
immaginando una passerella
di legno galleggiante sul delta
del Rio de la Plata in Argentina
e poi ancora, nel 1995, avessero proposto di creare due
pontoni galleggianti per il collegamento di due isole artificiali nella baia di Tokyo per
poi non riuscire a vedere nessuno di questi progetti ottenere le necessarie autorizzazioni. È stato solo nel 2014 che
Christo ha focalizzato la sua
attenzione sul Lago d’Iseo –
che conosceva dal 1960 e che
sapeva essere un luogo adatto e suggestivo per il suo
progetto – per ottenere finalmente il tanto agognato riscontro delle Pubbliche Amministrazioni italiane.
Ha così preso forma, sulle
acque del Lago di Iseo, The
Floating Piers un percorso pedonale lungo 3 chilometri che
per 16 giorni ha collegato Sulzano a Peschiera Maraglio,
all’isolotto di San Paolo e a
Monte Isola stessa. Un’installazione costituita da tre pontili galleggianti larghi 16 metri
e alti 50 centimetri, con bordi
degradanti, composti da
220.000 cubi in polietilene ad
alta densità collegati da appositi perni, tenuti in posizione da 200 ancore del peso
di 5,5 tonnellate l’una e da
37.000 metri di corda che
hanno unito gli ancoraggi ai
pontili, ricoperti da 70.000
metri quadrati di tessuto che
– con il suo peculiare colore
giallo-dalia cangiante, ha illuminato insolitamente il Sebino.
Fedele al proprio principio,
secondo il quale l’unico modo
che consenta a un artista di
lavorare in totale libertà è rifiutare sponsorizzazioni e non
promuovere merchandising,
Christo pare abbia sostenuto
direttamente 18 milioni di
euro come costo totale dell’opera (sicuramente coperti
dalla vendita dei suoi bozzetti e di opere varie). E in
un’Italia dove tutto ha un
prezzo e deve essere lucrabile, non pagare alcun biglietto d’ingresso o non trovare oggettistica celebrativa
“di bassa lega” è apparso
piuttosto insolito .
Innegabile è stato l’indotto
economico-turistico per le attività lacustri, ma per nulla
reclamato dall’artista.
Giovedì 23 giugno alcuni colleghi geometri hanno apprezzato e aderito alla proposta
diffusa dai Geometri di Valle
Camonica di visitare The Floating Piers, nello spirito associativo e di amicizia che contraddistingue l’Associazione.
ASSOCIAZIONE GEOMETRI DI VALLE CAMONICA
Dal punto di vista artistico è
stata sicuramente un’emozione unica: questa installazione, tecnicamente complessa ma totalmente geniale
nella sua semplicità (chi da
bambino non ha mai immaginato di camminare sulle
acque?), ci ha portato a stretto
contatto con la natura; la sensazione di camminare scalzi,
galleggiando sull’acqua, ci ha
fatto sentire parte integrante
dell’opera stessa e ci ha permesso di ammirare i colori del
paesaggio circostante, in contrasto con le sfumature del
tessuto giallo-dalia, il tutto da
una prospettiva decisamente
speciale.
Rapiti e infatuati dall’espressione artistica di Christo, abbiamo anche avuto modo di
notare come per quanto riguarda gli aspetti logistico-organizzativi e mediatici la situazione abbia rasentato il
delirio: dalla marea di persone stipate sui vagoni del
treno oppure sulla banchina
della piccola stazione di Sulzano, ai bus bloccati nei pressi
dei parcheggi, dalle continue
rimodulazioni dei trasporti
pubblici, alle chiusure immediate della passerella a causa
della temibile “sarneghera”,
dalle “passerelle” di personaggi famosi, ai mitomani vestiti da Gesù, dagli articoli
sulle testate giornalistiche di
tutto il mondo, alla webcam
tenuta d’occhio quotidianamente, dai selfie, alla mappatura di Google maps per rivedere la passerella con Street
View.
Insomma tutto si è visto e
tutto si è detto riguardo a
quest’opera che ha fatto conoscere il Lago d’Iseo al
mondo. Mentre per noi, che
spesso lo diamo per scontato,
è stata un’occasione unica per
apprezzarlo e rispettarlo nella
sua totale bellezza e fragilità.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 23
DAL COLLEGIO DI LODI
XXXXXXXXXXXXX
Geometri laureati
Un sogno che si realizza
“I sogni son desideri,
chiusi in fondo al cuor”,
cita il testo di una
canzone nota a tutti e il
Preside dell’Istituto
“Agostino Bassi” di Lodi,
professor Corrado
Sancilio aveva proprio
questo desiderio: creare
a Lodi la prima università
per Geometri Laureati. Il
sogno è stato condiviso
con il geometra Renato
Piolini, Presidente del
Collegio Territoriale dei
Geometri e Geometri
Laureati di Lodi e con
tutto il Consiglio Direttivo
che con entusiasmo e
professionalità hanno
sostenuto e collaborato
al progetto per renderlo
concreto.
“Il Paese ha bisogno dei
geometri”, è il monito
del nostro Presidente
Nazionale Maurizio
Savoncelli. Ha bisogno dei geometri perché siamo tecnici importanti per il territorio e per le
famiglie. E i nuovi geometri, attraverso il corso di laurea triennale, avranno l’opportunità di
uniformare il percorso di studi ai nuovi standard europei, costruendosi così la possibilità di
accedere a nuovi orizzonti e tante opportunità di lavoro in Italia e in Europa.
Pubblichiamo qui un intervento sul tema del lungimirante professor Sancilio che, da sempre attento
alle esigenze dei ragazzi, in un intervista rilasciata al nostro quotidiano locale “Il Cittadino”, spiega
al Direttore Ferruccio Pallavera questo bellissimo progetto.
Un sentito ringraziamento da parte del Collegio Territoriale dei Geometri e Geometri Laureati di Lodi
va al Direttore responsabile del “Cittadino” Pallavera, che ci ha messo a disposizione l’articolo per
presentare questa grande opportunità che il territorio vuole offrire ai giovani geometri laureati.
24 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
Foto © kasto / 123RF Archivio Fotografico
Patrizia Pinciroli
DAL COLLEGIO
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DI LODI
ISTITUTO “BASSI” Un accordo con il collegio San Francesco di Lodi per ospitare le lezioni.
Parla il preside Corrado Sancilio, uno dei protagonisti del grande evento
Lodi città universitaria: aperte le iscrizioni
al corso di laurea sulla gestione del territorio
A essere coinvolti saranno i geometri: un percorso di studi triennale con 18 esami e 180 crediti formativi. È
l’unico dell’Italia settentrionale, sottoscritto un protocollo d’intesa con l’Ateneo della Repubblica di SanMarino
di Ferruccio Pallavera
La notizia circolava da tempo, ma ora è stata ufficializzata. Lodi
rafforzerà la propria immagine di “città universitaria”grazie a un
corsodi laurea riservato ai geometri. Le iscrizioni al nuovo percorso universitario sono già aperte, le lezioni prenderanno
l’avvio tra poche settimane, a partire dal prossimo anno accademico. Si tratta di una laurea triennale della facoltà di Ingegneria Civile, classe L-7, corso di laurea di “Costruzione, Gestione del Territorio”. Il titolo accademico è quello di dottore
in “Costruzione Gestione del Territorio”. L’iniziativa è partita da
Corrado Sancilio, preside dell’Istituto“Agostino Bassi”. E
poiché le lezioni universitarie mattutine non potranno essere
tenute al “Bassi” per mancanza di aule disponibili, è stato raggiunto un accordo con il Collegio San Francesco di Lodi, già in
passato sede universitaria con aule strutturalmente idonee ad
un percorso universitario. Il convitto del San Francesco è anche
pronto ad assicurare ospitalità a eventuali studenti provenienti da altre regioni. Le iscrizioni possono essere fatte online collegandosi al sito del “Bassi”. Per il decollo dell’iniziativa
è stato sottoscritto un accordo tra l’“Agostino Bassi”, il Collegio
provinciale dei Geometri di Lodi e gli Atenei della Repubblica
San Marino e di Modena-Reggio Emilia. Ne parliamo con il
preside del “Bassi”, Corrado Sancilio, il principale protagonista
dell’importante iniziativa.
Preside Sancilio, allora ci siamo. Con il nuovo anno accademico iniziano le
lezioni del corso di Laurea triennale per i geometri a Lodi. Come è arrivato a
questo traguardo?
“Tutto inizia con la riforma Gelmini che per le superiori è entrata
in vigore il primo giorno di settembre 2010 e quindi è iniziata
con l’anno scolastico 2010/ 2011. Le novità introdotte da quella
riforma sono state tante e spaziano dall’introduzione di due
nuovi licei (scienze umane e musicale-coreutico), al draconiano dimagrimento delle sperimentazioni che da 750 sparse
nei vari istituti superiori d’Italia, sono state ridotte a 20. Sono
stati riformati gli Istituti professionali con la riduzione degli
indirizzi. Stessa sorte è toccata agli istituti tecnici”.
E questo quali attinenze ha con Lodi?
“
“
Il Cittadino LODI - Sabato 2 luglio 2016
“Aspetti, mi lasci parlare con la calma. Con la riforma Gelmini
molte sperimentazioni sono state azzerate e tra queste anche
alcune che riguarda l’Indirizzo geometri, che dall’anno scolastico 2010-2011 ha acquisito una nuova denominazione: CAT,
ossia ‘Costruzione Ambiente Territorio’”.
Dunque una nuovo cammino ordinamentale che accompagna l’indirizzo.
“Esatto. Ma la novità piace poco e comunque lascia perplessi
lo stesso Collegio Nazionale dei Geometri. Sarà pure una coincidenza, sta di fatto che la nuova denominazione coincide con
il calo di iscrizioni ai corsi geometri un po’ in tutta Italia. In crisi
entrano anche alcuni storici istituti del lodigiano”.
E allora?
“Bisognava pensare a qualcosa che riportasse linfa nuova a un
indirizzo che ha sempre rappresentato un’asse portante nel
ramo edilizia. Intanto ha preso consistenza a livello centrale il
dialogo sull’esigenza di prospettare un corso di laurea triennale professionalizzante per gli iscritti all’indirizzo CAT, così
come per altri indirizzi di studio dei diversi ordini professionali”.
E lei?
“È a questo punto che io decido di approfondire l’argomento,
ritenendo questa la strada che potrebbe rinnovare entusiasmo
e motivazione per un indirizzo di studi che stava perdendo
consenso tra i ragazzi. Ne parlo prima con alcuni docenti dell’indirizzo CAT del nostro istituto, dai quali ottengo la massima
attenzione. Successivamente porto avanti un costruttivo confronto con il Presidente del Collegio provinciale dei Geometri
di Lodi, Renato Piolini”.
Quindi?
“L’idea di programmare un corso di laurea per i geometri a Lodi
presso l’istituto ‘Bassi’ diventa una sfida e una scommessa”.
Scusi, ma non era una scelta un po’... avventurosa?
“No, perché ci abbiamo creduto fin dall’inizio. A novembre del
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 25
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2014, poi, ho registrato un avvenimento che ritengo di fondamentale importanza”.
ancora. Cercavo una strada, un appiglio a cui aggrapparmi per
fare qualche passo in avanti”.
Di che tipo?
“All’Istituto ‘Luigi Einaudi’ di Alba, in provincia di Cuneo, si
tiene un convegno nazionale alla presenza del ministro della
pubblica istruzione Stefania Giannini. In tale occasione viene
formalizzata la notizia che è allo studio del ministero il percorso
di laurea triennale dei geometri”.
E dove ha trovato l’appiglio?
“Nella Repubblica di San Marino, congiuntamente all’ateneo
di Modena - Reggio Emilia. I continui contatti con i vari esponenti del mondo accademico emiliano e san marinese portano
i primi frutti. L’interesse si trasforma in bozza di accordo tra l’istituto ‘Bassi’, il Collegio provinciale dei Geometri e gli atenei
di San Marino e Modena - Reggio Emilia”.
E questo immagino la incoraggi ancor di più.
“Naturalmente. A questo punto non mi rimane che approfondire la questione su cui avevo portato tutto il mio interesse
condiviso, peraltro, anche da diversi docenti del ‘Bassi’. Cominciamo a mettere in piedi una rete di contatti e informazioni
non solo con alcuni miei colleghi sparsi da nord a sud, ma anche
con alcuni docenti universitari dell’Università di Pavia, del
Politecnico diMilano, dell’Università di Modena - Reggio Emilia e con il magnifico rettore dell’Università di San Marino,
Corrado Petrocelli”.
Qual è stato il riscontro?
“Tranne che da Pavia, dagli altri atenei registro sensibilità e
attenzione. Ma maggiore ascolto ricevo da Modena - Reggio
Emilia e dallo stesso rettore dell’Università di San Marino”.
Immagino che la sua nomina a consigliere del Ministro nello scorso gennaio
le offra la possibilità di affrontare la questione anche a livello ministeriale...
“A dire il vero la questione non è ancora arrivata sul tavolo del
Consiglio superiore della pubblica istruzione, organismo consultivo di cui, come lei ricorda, faccio parte dallo scorso gennaio
dopo la nomina a consigliere nazionale del ministro. Né do per
scontato che arrivi”.
E lei nel frattempo...
“I miei frequenti impegni presso il ministero mi consentono di
avere qualche colloquio anche con il Presidente nazionale del
Collegio geometri, Maurizio Savoncelli, impegnato al Miur per
portare avanti il disciplinare sul corso di laurea triennale per i
geometri.Dal Presidente Savoncelli ricevo assicurazioni che il
lavoro procede, a tappe forzate, a livello di commissione mista
tra ministeriali e rappresentanti dell’ordine dei geometri. I
tempi però si allungano...”.
E questo la preoccupa.
“Già. E non poco.Non va dimenticato che siamo già al secondo
anno del diploma CAT, della riforma Gelmini, riferito ai diplomati geometri. Sento che è giunto il momento di offrire nuove
opportunità ai nostri ragazzi e nuove aspettative per il nostro
territorio. Del resto ad Alba il ministro Stefania Giannini aveva
annunciato la strada da imboccare. Mi spiaceva temporeggiare
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E quindi?
“Anche il Collegio Nazionale dei Geometri si muove nella
stessa direzione. Una risposta decisiva, infatti, arriva da Rimini
dove il Presidente del Collegio provinciale riminese, Massimo
Giorgetti, sigla un accordo con l’ateneo di San Marino per
l’avvio del corso di laurea triennale dei geometri. L’accordo
viene sottoscritto anche da alcuni istituti tecnici del territorio.
Viene approvato un percorso di studi triennale, con18 esami
e180 crediti formativi comprensivi di tirocinio laboratoriale”.
È il segnale che aspettava.
“Infatti. A questo punto intensifico i rapporti con i diversi enti
coinvolti fino ad arrivare ad un accordo quadro. Viene preparato un protocollo d’intesa per il corso di laurea dei geometri
da tenersi a Lodi. Del cammino intrapreso viene informato il
Collegio docenti mentre il documento è sottoposto all’attenzione del consiglio di istituto che lo approva all’unanimità ”.
Le premesse per il passo decisivo...
“Esatto. Finalmente vedo concretizzarsi un sogno che da un
anno e mezzo mi frulla nella mente: portare il corso di laurea
dei geometri a Lodi”.
E a Lodi?
“Nel frattempo grazie alla sensibilità e alla lungimiranza del
geometra Piolini, il documento viene sottoposto all’approvazione del Collegio provinciale dei Geometri. Siamo agli ultimi
passaggi. Il protocollo viene approvato all’unanimità anche dal
Senato accademico dell’Ateneo di San Marino e sottoscritto
dalle parti coinvolte”.
Un lavoro impegnativo…
“... Che vuole essere la giusta risposta per assicurare alla società un professionista con competenze in linea con il nuovo
mercato del lavoro sempre più esigente in tema di qualità di
studi e capacità professionali”.
La società lodigiana ha proprio bisogno del corso di laurea in costruzioni e
gestioni del territorio?
“Partirei da una prima considerazione, solo apparentemente
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DI LODI
tecnica: la Regione Lombardia ha emanato la legge 31 del 2015,
riguardante le ‘Disposizioni per la riduzione del consumo di
suolo e per la riqualificazione del suolo degradato’. È un testo
legislativo di enorme importanza e di avanguardia perché avverte i cittadini, i professionisti e le imprese che ‘il suolo, risorsa
non rinnovabile, è un bene comune di fondamentale importanza per l’equilibrio ambientale, la salvaguardia della salute,
la produzione agricola finalizzata all’alimentazione umana e/o
animale e tutela degli ecosistemi naturali e la difesa del dissesto idrogeologico’. E questo la città di Lodi lo avverte”.
Si spieghi meglio.
“Il nostro geometra laureato deve porsi all’altezza di questa
sfida – e di questo profondo bisogno tecnico e umano – intervenendo ‘prioritariamente’ verso le aree già urbanizzate, degradate o dismesse”.
La facoltà universitaria che offrite ha un nesso con la normativa vigente sul
mercato del lavoro?
“Nel quadro della nostra iniziativa, assume rilievo l’apprendistato di alta formazione e di ricerca per la laurea triennale, disciplinato attualmente dal decreto legislativo 15/06/2015, n. 81
e dal Decreto Interministeriale 12/10/2015”.
Si spieghi meglio.
“Attraverso il contratto di apprendistato il giovane può conciliare l’attività lavorativa con lo studio universitario. L’apprendistato ha avuto un’ulteriore evoluzione e rafforzamento con il
Jobs Act. Con la figura dell’apprendistato di alta formazione
possono essere assunti in impresa studenti universitari di età
compresa tra i 18-29 anni. Con questa modalità lo studente-lavoratore sviluppa le competenze necessarie per la sua professione e l’azienda, tra l’altro, gode di una riduzione di contribuzione”.
E questo è positivo.
“Sì,molto. E non è tutto. La Regione Lombardia si è dotata di
un ottimo testo normativo in materia di apprendistato: sia lo
Stato che la Regione hanno competenza legislativa in materia
di apprendistato. Il piano di realizzazione della laurea dei geometri vuole promuovere e sperimentare, nel suo svolgimento, l’apprendistato di alta formazione e di ricerca e il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti”.
Ma esiste la domanda di una nuova professionalità capace di operare nelle
aree dell’edilizia, dell’urbanistica, dell’ambiente, dell’estimo, dell’attività
catastale?
“Il nostro studio ha risposto positivamente, in quanto il tempo
presente e futuro richiedono tecnici che, in modo eminente,
sappiano intervenire sulla tutela dell’ambiente, sul recupero
e riqualificazione degli edifici, sulla progettazione, valutazione
e realizzazione di edifici eco-compatibili, sulla valutazione di
beni immobili piuttosto che sulle energie rinnovabili ed efficienza energetica”.
Avete qualche numero?
“Il mercato delle professioni che ci consegna l’indagine realizzata da Unioncamere-Excelsior, sulle previsioni di assunzione
delle imprese italiane, ci dice che, tra il 2011 e 2015, la quota di
laureati richiesti per profili tecnici è passata dal 42% al 50%,
molti dei quali saranno difficili da trovare. Questi dati vanno
letti, sinotticamente, con quelli che riguardano l’istruzione
secondaria superiore: ad un anno dal titolo, non studia e non
lavora il 24% dei diplomati degli istituti tecnici, contro il 17% del
totale dei diplomati e il 4,8% di chi ha seguito il liceo”.
Avete preso in esame il rapporto tra laurea tecnica, occupazione e reddito?
“Il percorso di laurea triennale dei geometri proposto dal
‘Bassi’ è molto importante secondo l’ottica dell’occupazione.
Questa volta i dati ci vengono forniti dal XVII Rapporto 2015 di
AlmaLaurea, ricerca condotta su 65 Università italiane: il lavoro
stabile è pari, a un anno dal conseguimento della laurea, al 39%
tra i triennali, al 34% tra i magistrali e al 38% tra i laureati a ciclo
unico. In generale, il rapporto ci comunica che, a 5 anni, l’occupazione è prossima al 90% per i laureati triennali e per i magistrali è all’86%”.
E la retribuzione?
“Anche questo aspetto ha il suo peso rilevante se la si pone,
soprattutto, in relazione ai progetti di vita delle nostre giovani
generazioni: a 5 anni dalla laurea, i laureati in ingegneria (la
laurea che si consegue al ‘Bassi’ fa parte di questa categoria)
percepiscono un emolumento di 1.693 euro netti mensili: il più
alto in assoluto tra le remunerazioni che percepiscono i neo-titolati. Anche le norme in vigore in materia di apprendistato
rafforzano (e hanno co-determinato) la mia decisione di avviare questa esperienza scuola - Università che è unica nel
Paese, insieme ai colleghi di Rimini”.
La disoccupazione giovanile è un dato gravissimo che attiene però solo alla
dimensione socio-economica?
“Non è solo un problema sociale ed economico. Riguarda la
stessa dimensione del ‘senso’ da dare alla propria esistenza.
La relazione lavorativa e la consapevolezza culturale di essa,
sono fondamentali nell’orientare l’essere umano e ancor di più
il giovane ad elaborare la pratica del ‘Noi’. Il lavoro, insieme
allo studio consapevole, sono e creano valori. Si pongono in
antitesi all’autosufficienza immanente all’individualismo e alla
sua deriva nichilista. Il lavoro, con l’istruzione alta, tecnica ma
pervasa di nuovo umanesimo, integrale diverse culture e nazionalità”.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 27
SCUOLA
Ai futuri geometri del “Capirola”
il premio nazionale Fiaba
per un progetto di accessibilità
Hanno lavorato sodo per tutto l’anno su un
tema di progettazione per nulla usuale come
quello della accessibilità. L’hanno fatto non
solo in linea teorica, ma facendo calare le loro
idee per l’abbattimento delle barriere
architettoniche e culturali nella realtà della
loro stessa scuola. Hanno analizzato,
fotografato, misurato e progettato una serie di
interventi sui plessi esistenti per renderli più
accessibili e inclusivi, pensando non solo agli
aspetti strutturali, ma legando le soluzioni
tecniche agli aspetti culturali, il superamento
degli ostacoli ad una didattica capace di
andare oltre l’apprendimento in aula. Ed alla
fine sono stati premiati. È questa l’esperienza
straordinaria, formativa ed insieme
gratificante, vissuta quest’anno dai 16 ragazzi
della classe IV B dell’indirizzo Costruzioni,
Ambiente e Territorio “Ecotech” del “Capirola”
di Leno, curvatura creata nell’ambito
dell’autonomia scolastica che orienta verso
un’architettura innovativa ed ecocompatibile.
Tutto è iniziato quando all’istituto guidato dalla
professoressa Ermelina Ravelli è arrivato il
bando del concorso nazionale indetto dalla
onlus Fiaba dal titolo “I futuri geometri
progettano l’accessibilità”. Per il quarto anno
consecutivo infatti l’associazione romana ha
chiesto ai 351 istituti tecnici con indirizzo CAT
di presentare un progetto che traduca l’ideale
di accessibilità universale che la onlus
persegue da oltre dieci anni con attività di
informazione, ricerca, formazione e diffusione
28 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
di buone pratiche. L’obiettivo esplicito era
proprio quello di sensibilizzare i professionisti
di domani su un aspetto della progettazione
che la crisi ha finito per mettere in secondo
piano: la rimozione di ogni barriera
architettonica.
Ebbene, alla “sfida” lanciata dalla Fiaba i
ragazzi della IV B del “Capirola” – divisi in
gruppi di lavoro e coordinati dai professori di
materie tecniche Graziella Freddi e Alessandro
Tirabassi, con il supporto della professoressa
di Arte Vanda Sabatino – hanno scelto di
rispondere impegnandosi a riprogettare
proprio la loro scuola, meglio ad introdurre
nell’ambiente che vivono ogni giorno quei
correttivi capaci di renderlo un luogo non solo
più facilmente accessibile, ma anche più
inclusivo e coinvolgente, trasformando ad
esempio anche la esterna al costruito in luogo
di formazione, facilitando i rapporti tra gli
studenti e di questi ultimi con i professori
anche al di fuori dello spazio concluso di
un’aula.
E il lavoro è evidentemente venuto assai bene,
tanto da convincere la giuria di Fiaba a
premiare proprio il progetto del “Capirola”
chiamando ragazzi e docenti a partecipare alla
cerimonia di consegna dei riconoscimenti l’8
giugno scorso a Roma.
Nelle pagine che seguono pubblichiamo
un’intervista con gli studenti e gli elaborati
premiati.
SCUOLA
Foto © Foto Eden
Da sinistra, la Dirigente Ermelina
Ravelli e i professori Graziella Freddi
e Alessandro Tirabassi.
Sotto, gli studenti che hanno
realizzato il progetto premiato, da
sinistra: Beatrice Marazzi, Alice
Lazzari, Chiara Preti, Lorenzo
Alghisi, Simone Archetti, Lorenzo
Sostero.
Eccoli qui, nella sede del Collegio di Brescia, i ragazzi della
IV B dell’indirizzo Costruzioni
Ambiente e Territorio ECOTECH dell’Istituto tecnico
“Capirola” di Leno. Non tutti,
ma una folta delegazione dei
16 studenti che quest’anno
hanno lavorato – ovviamente
oltre a seguire le normali lezioni – al progetto di accessibilità universale bandito
dalla Fiaba con il concorso
nazionale riservato proprio a
quanti hanno frequentato i
Cat.
Sono accompagnati dalla preside professoressa Ermelina
Ravelli, da sempre vicina alla
nostra categoria, e dai professori Graziella Freddi e Alessandro Tirabassi. E sono proprio questi ultimi ad introdurre la chiacchierata con “Il
Geometra bresciano” ricordando come al “Capirola” già
nel terzo anno si coinvolgano
gli studenti sui temi dell’abbattimento delle barriere architettoniche e nelle aree di
progetto, di 4^ e 5^, operano
su temi specifici, portandoli
ad applicare alla realtà quanto
hanno studiato ed imparato.
L’occasione offerta dal bando
di concorso della Fiaba è
stato proposto ai ragazzi di
quarta, ed in particolare alla
IV B, che ha scelto innanzitutto il tema generale del proprio progetto ed il sistema di
lavoro. “È parsa subito come
una sfida affascinante per i
ragazzi – dicono i professori
– quella di progettare gli interventi contro le barriere architettoniche e culturali ancora presenti nell’istituto scolastico e di operare attraverso
piccoli gruppi di lavoro determinati e coesi, ma sempre
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 29
SCUOLA
capaci di interloquire con gli
altri e trovare una sintesi complessiva”. Si è voluto iniziare
con una riflessione culturale-sociologica e non tecnicistica (pendenze larghezze
rampe ecc) analizzando il significato di inclusione ed integrazione ricavandone l’obiettivo primario della fase
progettuale. Un secondo obiettivo progettuale è stato
cercare di creare soluzioni
che siano non solo funzionali
e normativamente corrette
ma anche elementi di arredo
urbano pregevoli ed artistici”.
La “sfida” non era per nulla
semplice e avrebbe messo a
dura prova anche collaudate
professionalità, soprattutto
perché “non si trattava di inventarsi una nuova scuola
senza barriere – aggiungono
ancora i docenti – ma di farsi
carico dell’esistente per migliorarlo. E l’esistente è fatto
di plessi diversi, di epoche,
diverse, con stili architettonici diversi”.
Il primo quadrimestre è stato
così sfruttato soprattutto per
l’analisi della situazione, la
valutazione degli aspetti di
valore anche artistico delle
diverse strutture, nonché l’individuazione delle criticità,
mentre nel secondo quadrimestre si è passati all’ideazione e alla progettazione dei
possibili interventi. Con più
di una positiva e forse inattesa implicazione: “Proprio
dai ragazzi – precisano il professor Tirabassi e la professoressa Freddi – è ad esempio
venuta la considerazione decisiva di sfruttare al meglio
non solo gli spazi interni, ma
di provare a dare agli spazi
esterni una funzione speci30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
fica, ovvero di trasformarli nel
collante decisivo delle diverse parti della scuola, pensando così ad una sorta di
scuola anche all’aperto, in
piena continuità con gli spazi
interni e con l’obiettivo di
farne una realtà accogliente
ed inclusiva”.
Docenti dunque soddisfatti e
che ben volentieri inseriranno il lavoro fatto nei dossier di ogni studente in vista
della maturità dell’anno prossimo. E i ragazzi? Come hanno
vissuto questa esperienza?
Cosa hanno apprezzato?
Quali le maggiori difficoltà?
Vediamo le risposte con un
rapido giro d’orizzonte.
Lorenzo Sostero: “Ho trovato
di grande interesse l’opportunità di applicare direttamente, realmente, le nozioni
che abbiamo imparato in
questi anni. È stato per molti
di noi un battesimo del fuoco,
la necessità di mettere a confronto le soluzioni pensate in
un contesto preciso, con i vincoli dati dall’esistente e la
scommessa di riuscire a rendere l’ambiente dove viviamo più accogliente e meno
emarginante. E sono convinto
che ci siamo riusciti, che il nostro lavoro non solo è coerente con le idee di fondo che
avevamo posto alla base
dell’intervento, ma sarebbe
pure realizzabile: non solo
teoria, ma pratica”.
Simone Archetti: “Anche a me
è piaciuta molto l’opportunità di intervenire sull’esistente, di misurarsi con i vincoli ma anche le potenzialità
di una struttura multiforme
che ben conosciamo perché
ci passiamo decine di ore
ogni settimana. Un ambiente
che è in parte già nostro e del
quale abbiamo cercato di far
emergere tutte le possibili
opportunità di inclusione, di
forte integrazione. Sarebbe
stato certo più facile disegnare dal nulla una scuola ideale, ma la prova vera per
ciascuno di noi è oggi, e sarà
ancor di più domani, riqualificare il costruito, migliorandolo in ogni aspetto”.
Lorenzo Alghisi: “Sono d’accordo con i miei colleghi e
vorrei solo aggiungere che
aver completato l’analisi,
aver individuato le criticità e
aver elaborato alcune possibili soluzioni all’interno di un
progetto coerente di accessibilità piena, mi ha dato la sensazione di realizzare un
sogno. E a pensarci bene, in
fondo, la costruzione di ogni
casa è proprio un sogno realizzato da un gruppo di persone che condividono un lavoro: un progetto che si immagina, di verifica, si disegna
e si realizza esattamente
come un sogno”.
Chiara Preti: “Credo sia stato
importante per ciascuno di
noi aver messo in pratica nozioni che fino a ieri ritenevamo solo teoriche, nonché
aver saputo legare la nostra
scuola anche al mondo esterno, al territorio, creando
una preciso interscambio di
spazi aperti. Abbiamo così in
qualche modo anticipato un
po’ di quel praticantato che
attenderà molti di noi
quando, finita la scuola, dovremo cominciare a confrontarci con il mondo del lavoro.
E magari pensare all’utilizzo
della professionalità acquisita trovando occupazione in
uno studio di progettazione,
forse proprio insieme a geometri che prima di noi hanno
tradotto nella pratica quotidiana il patrimonio di conoscenze e di competenze appreso sui banchi di scuola”.
Alice Lazzari: “Bene l’esperienza di quest’anno, bene
anche la discussione nei piccoli gruppi di lavoro di 3-4
persone, davvero gratificante
la sfida con il bando di concorso nazionale ed i futuri geometri di tutt’Italia. Sottolineo anch’io quanto hanno
già detto i miei colleghi, mettendoci anche l’orgoglio del
premio che ci è stato dato,
ovvero del riconoscimento
del valore di quanto abbiamo
fatto. Chi ha valutato il nostro
progetto penso abbia apprezzato la concretezza tecnica di quanto abbiamo ideato, il lavoro di analisi e la
ricerca di soluzioni praticabili
che lo contraddistinguono”.
Beatrice Marazzi: “Firmo tutto
quanto detto dai miei collegi
e vorrei solo aggiungere che
lavorare in equipe è spesso
faticoso, ma è altrettanto entusiasmante. Occorre infatti
discutere anche animatamente, portare le proprie ragioni ed avere rispetto per
quelle degli altri, occorre mediare e spesso non è facile. Io
però l’ho trovato anche molto
stimolante ed inoltre pure
questa è scuola, una scuola
per la vita che ci attende.
Basta infatti guardarsi attorno
per scoprire che sempre di
più i progetti abbisognano di
sensibilità, pareri, professionalità diverse e che sapersi
coordinare è un autentico valore aggiunto alle proprie
competenze”. ❑
SCUOLA
Una scuola senza barriere
davvero accessibile a tutti
Relazione tecnica
Noi FUTURI GEOMETRI della classe IV B dell’Istituto Capirola di Leno, in provincia
di Brescia, stiamo lavorando sul concorso da qualche mese; periodo durante il
quale abbiamo analizzato, fotografato, misurato e progettato: proprio la progettazione sul tema delle barriere architettoniche ci ha portato a riflettere su concetti
tanto evidenti quanto complessi.
Guidati dai nostri insegnanti abbiamo INDOSSATO PANNI INSOLITI e, immaginando di essere sordi o ciechi, oppure di avere una gamba rotta, o ancora di spingere un passeggino con bambino ovvero di portare borse pesanti, abbiamo passeggiato qualche ora dentro e fuori la nostra scuola: abbiamo così constatato quanto
sia difficile spostarsi da un piano all’altro, da un marciapiede ad uno contrapposto,
utilizzare il bagno se dentro è “parcheggiato” un carrello per le pulizie, aprire la
finestra da una sedia a ruote se la maniglia è 170 cm da terra, spingersi su per
una rampa troppo ripida e tanto altro ancora.
La prima riflessione a cui siamo giunti è che, se ESSERE HANDICAPPATI tutta la
vita ci appare spazialmente e temporalmente lontano perché “fortunatamente
siamo tutti normali”, esserlo solo qualche settimana è assolutamente possibile
perché bastano una gamba ingessata, due borse della spesa, un passeggino, un
mal di schiena… e a quel punto saremmo fortemente limitati nella nostra libertà
di movimento dalla presenza delle barriere architettoniche. La seconda riflessione
considera proprio queste ultime, le BARRIERE ARCHITETTONICHE: sono tante,
sembrano infinite e non sono facilmente classificabili perché riusciamo ad identificarne sempre di nuove. In fase di progettazione abbiamo dovuto evitare quelle
più comuni riportate nei manuali di architettura ma il buon senso e l’esperienza
della passeggiata fatta nelle vesti di disabili ce ne hanno suggerite molte altre.
Abbiamo da poco superato la Giornata Nazionale delle persone con disabilità
intellettiva (30 Marzo) e quella della consapevolezza dell’autismo (2 Aprile) e
questo è la prova tangibile di come oggi i temi dell’integrazione e dell’inclusione
siano al centro dell’attenzione pubblica. Infatti, se fino a poco tempo fa essere
fisicamente e mentalmente sani e autonomi veniva interpretato come “essere
normali”, nel 2016 questo non può e non deve essere vero perché NIENTE È
NORMALE. Per motivare questo concetto abbiamo pensato che non vale più il
motto latino ubi maior minor cessat e che piuttosto sia corretto dire ubi minor
maior cessat per spiegare la notevole varietà in cui oggi il “diverso” si presenta
e, al contempo, l’assenza di una maggioranza immediatamente riconoscibile. È
NORMALE ESSERE DISABILI. Chi di noi ha un disabile in casa, per esempio un
nonno, conosce bene come le difficoltà siano proprie di tutto il gruppo familiare:
riteniamo quindi la disabilità non una limitazione insita in chi la vive, bensì una
condizione che riguarda un gruppo ampio, addirittura la società intera. Come si
può allora pensare che il disabile debba adattarsi al contesto? Dovremmo farlo
tutti!
Nella primissima fase di approccio al concorso abbiamo valutato tantissimi edifici del nostro territorio come adatti al tema. La scelta finale di lavorare sul nostro
istituto deriva da due ordini di motivi: il primo, di natura pratica, tiene conto del
fatto che a scuola passiamo tanto del nostro tempo e che, quindi, la conosciamo
piuttosto bene; il secondo, più profondo, parte dal presupposto che la scuola è,
per eccellenza, il luogo dell’educazione. Questa affermazione significa tanto per
noi: innanzitutto che, proprio e specialmente in questo ambiente, non è possibile
fare distinzioni “normale-anormale” e “per qualcuno-per qualcun altro”. La scuola è di tutti e, in quanto tale, è subordinata al rispetto delle regole dello stare
insieme e non alle facoltà fisiche. Poi, come accennato sopra, la SCUOLA È IL
LUOGO… significa che dobbiamo sentirci parte di questo contesto cui tutti noi
contribuiamo a dare forma e dal quale, reciprocamente, viene modellata la nostra
identità. Se tutto ciò è vero, e naturalmente lo pensiamo tale, riteniamo fermamente che la scuola debba essere costruita intorno alle necessità, didattiche e
fisiche, degli studenti e che ogni aula, corridoio, rampa, laboratorio, wc, ... debbano essere plasmati intorno ad essi realizzando una perfetta integrazione tra
individuo e contesto. Per noi alunni il concorso è stato occasione di crescita e
sensibilizzazione: se all’inizio pensavamo di poter rendere accessibile l’istituto
semplicemente eliminando le barriere, man mano abbiamo maturato la convinzione che un luogo senza ostacoli può essere ancora un ambiente che crea
separazioni, che emargina e che solo attraverso una PROGETTAZIONE RAGIONATA
E INTEGRALE e un alto senso civico possiamo promuovere le migliori condizioni
per fare di ogni posto un LUOGO PER TUTTI. Questi sono stati i presupposti del
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 31
SCUOLA
Nella pagina seguente.
Due tavole realizzate per il progetto.
Dall'alto, Analisi criticità
e Proposte progettuali
nostro progetto, momento conclusivo di un percorso che ci ha stuzzicato l’immaginario e fatto riflettere su come dovrebbero essere le nostre città per garantire
pari opportunità a tutti. Abbiamo elaborato diverse idee per risolvere le tante
barriere architettoniche che abbiamo rilevato. Tutte hanno avuto un cammino
comune: la formulazione di un’idea da associare e trasporre nella nostra piccola
realtà. Il concetto, cui abbiamo dato una forma tangibile, concreta, è diventato
l’elemento d’unione tra l’individuo e il contesto. Il nostro istituto è formato da
cinque edifici di diversa epoca e diversamente accessibili ma l’area esterna è il
collante dell’intero complesso. Abbiamo immaginato un’area scoperta non “di
risulta” ma luogo di aggregazione attrezzato per ritrovarsi e studiare all’aperto. Le
tre proposte progettuali che presentiamo, selezionate tra tutte quelle partorite
dalla nostra classe, sono relative agli spazi esterni antistanti l’EDIFICIO MENO
ACCESSIBILE di tutto il complesso scolastico: vogliamo quindi che la riqualificazione della scuola parta proprio da lì.
“disegni impossibili” di Escher. Riteniamo che la nostra idea, oltre ad essere
estremamente funzionale, abbia una notevole qualità artistica e al contempo
costituisca una fattiva proposta sociale.
Gli studenti: Lorenzo Alghisi, Simone Archetti, Ioan Mihai Munteanu
Proposta n. 1: Sopra la rampa, sotto l’albero
La soluzione prevede un percorso che si snoda nel cortile collocato a nord-est
rispetto all’edificio denominato ex-asilo. Nonostante il salto di quota tra l’esterno
e i due accessi all’edificio permetteva di limitare lo sviluppo delle rampe, abbiamo
scelto di ridurre la pendenza delle stesse e di estendere i piani di sosta nell’intenzione di creare un collegamento fluido, lento, che deve poter essere “vissuto”
mentre lo si percorre. Il progetto si concretizza quindi in una successione di rampe
e pianerottoli che, dilatandosi, diventano spazi di gioco, riposo e studio per tutti.
Al centro del cortile lasciamo intenzionalmente una porzione di verde per mantenere l’elemento cardine dell’idea: l’albero.
Gli studenti: Glenda Cavalli, Lorenzo Sostero
Proposta n. 3: Play together
Il progetto prevede un percorso all’interno del cortile sud-ovest dell’ex-asilo. Il
collegamento, apparentemente banale nella sua linearità, è volutamente libero da
elementi che possano in qualunque modo caratterizzarlo: infatti le intenzioni
progettuali vogliono che il fulcro dell’intera progettazione sia la struttura colorata
collocata in posizione intermedia tra l’inizio della rampa e gli accessi all’edificio.
Il significato allegorico della “rotonda”, evocato anche dal nome della proposta
progettuale, risiede nella volontà di sensibilizzare l’opinione comune sull’importanza degli spazi di gioco e relazione in qualunque ambito urbano, specialmente
laddove tanti ragazzi vivono gran parte della loro giornata. L’elemento circolare,
che richiama il simbolo del famoso gioco da tavolo Trivial Pursuit, è uno spazio da
vivere letteralmente e metaforicamente a 360 gradi: è utilizzabile per chiacchierare o per consumare la merenda, per leggere o per sedere tranquillamente e
altro ancora.
Gli studenti: Alice Lazzari, Beatrice Marazzi, Chiara Preti
Proposta n. 2: Fusione dinamica
Alla base della nostra idea progettuale c’è il presupposto che l’inclusione deve
essere intesa come un’estensione del concetto di integrazione che coinvolge tutti,
ciascuno con le proprie diversità e difficoltà. Includere le persone disabili è una
grande sfida che può essere vinta puntando sulla totale integrazione tra individuo
e contesto. La nostra proposta è una soluzione che nasce dalla fusione di una
scala e una rampa da porre nel cortile sud-ovest dell’ex-asilo. La scala, compenetrando nella rampa, crea una dilatazione delle linee e una percezione spaziale
dinamica. Tale elemento può essere utilizzato da tutti: non c’è distinzione tra chi
percorre l’una oppure l’altra. La soluzione architettonica è stata ispirata anche dai
32 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
I docenti Graziella Freddi e Alessandro Tirabassi e gli studenti della IV B CAT
dell’Istituto Capirola di Leno (BS)
SCUOLA
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 33
SCUOLA
Simone Avanzini
Molto proficuo lo stage
che Simone Avanzini,
uno studente del “Levi”
di Sarezzo, nell'ambito
dell'alternanza scuolalavoro, ha svolto presso
uno studio di geometri
di Lumezzane.
Lo dimostra la relazione
che vi pubblichiamo da
lui stesso redatta con
un'inusuale capacità di
scrittura per un allievo
di così giovane età
(Avanzini ha frequentato
quest'anno la 3° CAT).
Una relazione che è
sintesi di un impegno di
tre settimane nel quale
il futuro geometra ha
avuto modo di "toccare
con mano" la realtà del
lavoro professionale
che, come ben lui dice,
si è rivelata ben diversa
e ben più interessante
di quella che si sarebbe
immaginato.
Un'esperienza quindi
positiva, che potrà
essere molto importante
per la sua formazione
ed alla quale ha
contrbuito – non
possiamo dimenticarlo
– la solerzia dei nostri
colleghi che con
passione si sono
prodigati per la sua
buona riuscita.
34 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
La mia esperienza
“scuola-lavoro”
D
a sempre l’uomo si
è interrogato
sull’importanza e
sulla necessità di un’attività
che desse un senso alla propria vita, evidenziando che il
lavoro nobilita ad un posto
nella società. Per renderlo più
piacevole ognuno sceglie
quello che più gli compete in
relazione alle capacità, alle
conoscenze e al talento. Inoltre, mediante il lavoro, si
possono raggiungere importanti obiettivi e traguardi che
arricchiscono il proprio bagaglio professionale. Per noi ragazzi, tale scopo è affascinante (anche se del lavoro
conosciamo ben poco) perché
nutriamo sogni e speranze.
Sulla base di ciò, per aprirci al
mondo dei “grandi” (del lavoro), il Ministero dell’Istruzione ci ha coinvolto in un
progetto formativo di notevole importanza: l’alternanza
scuola-lavoro. Secondo molti
è tempo perso o una piccola
vacanza in un ufficio, una cucina o un’azienda; ma, basandomi sulla mia breve esperienza da stagista presso lo
‘Studio AR Associato’ a Lumezzane, posso affermare
con certezza che l’alternanza
mi ha formato personalmente,
ha arricchito le mie conoscenze e capacità nel mestiere e soprattutto mi ha permesso di toccare con mano
tutto quello che ho studiato
nel mio percorso scolastico.
Infatti durante i nove mesi
passati in un’aula di scuola
non si può fare altro che ricevere un’infarinatura generale,
piccole nozioni o suggerimenti per i nostri futuri impegni professionali, ed è
anche importante sottolineare che si resta in un ambiente tutelante e mai reale.
Oltre a quanto è stato detto è
interessante e particolare
poter raccontare della mia
prima esperienza di lavoro,
seppur raccomandata dalla
scuola. Come già affermato ho
trascorso tre settimane nello
‘Studio AR Associato’, sotto la
tutela dei geometri Rignanese, Bossini e Angeri, fra i
quali in particolare quest’ultimo è stato capacissimo
nell’istruirmi a fondo e farmi
conoscere termini, documenti, e operazioni da utilizzare in varie situazioni. È importante evidenziare anche
che sono stato particolarmente colpito dalla sua dedizione e capacità nonostante la
giovane età. In merito è giusto
aprire una piccola parentesi,
infatti occorre dire che nella
società moderna e nei mestieri di oggi servono persone
di quel calibro e applicazione.
Inoltre, è stato proprio lui ad
accogliermi il primo giorno, in
cui la paura era tanta, infatti è
sempre difficile presentarsi in
luogo sconosciuto nel quale si
ha paura di sbagliare o di non
essere sufficientemente preparato. Nella giornata ho poi
SCUOLA
conosciuto delle squisite persone come il geometra Rignanese e il geometra Bossini i
quali sono stati capaci di farmi
appassionare ancora di più a
questa professione trasmettendomi i valori e le ragioni
delle loro scelte, mostrando
grande passione per il proprio lavoro.
Ne deriva che, grazie alla loro
buona volontà e amore per il
mestiere, durante il periodo
lavorativo ho potuto vedere a
fondo tutto quello che ho studiato in questo anno e molto
di più. Ad esempio: titoli abilitativi, un cantiere (e le sue
figure professionali), firme digitali, il geoportale della Val
Trompia, un’APE e ho dedicato molto tempo ad affinare
le mie abilità con il CAD e altri
software.
Infatti mi è stato prontamente
assegnato un progetto dove
ho dovuto prima copiarne le
piante approvate ed esistenti
(provenienti da un rilievo),
farne le sezioni, prospetti e le
dovute sovrapposizioni utilizzando i noti colori rosso e
giallo, oltre a ciò si aggiungono disegni come: stratificazione dei solai, impaginazioni, cartigli e planimetrie
generali. Nel corso delle ore
al computer mi sono stati
anche fatti vedere il prezziario
e documenti come CILA e permesso di costruire. Per quanto
riguarda il cantiere, invece,
sono rimasto impressionato
dalla bellezza architettonica
della palazzina visitata, come
si vanno ad aggiungere gli scarichi e i vari impianti (elettrico,
sanitari ecc.), inoltre non credevo bisognasse dedicarsi
cosi approfonditamente alle
gronde, alla divisione dei tubi
di acque bianche e nere, oltre
che dover scegliere e come
predisporre le cassette postali. In aggiunta, durante lo
stage mi sono state anche riferite le diverse procedure che
si stavano attuando in deter-
minate circostanze e con vari
committenti, ad esempio il
geometra Rignanese mi ha
spiegato che mediante l’utilizzo di pali in ferro si può sostenere il terreno e costruire
un fabbricato sullo spazio
creato, mi ha anche illustrato
come si progetta in prospettiva dell’aggiunta di tubazioni
e altri impianti per evitare
problematiche nella staticità
strutturale. Inoltre sono venuto a conoscenza della ristrutturazione di una vecchia
villa a Lumezzane che è destinata a diventare una palazzina di 5 appartamenti. In riferimento a quest’ultima mi è
stato fatto vedere il progetto
e come saranno disposti i locali, in funzione di vari aspetti.
Infatti, secondo legge, gli ambienti come cucina, soggiorno
e camere non possono essere
contro terra e devono avere il
giusto apporto aero-illuminante (R.A.I) a differenza di
bagno e disimpegno. In più
mi sono state sottolineate le
scelte del committente e le
conseguenti procedure adoperate per soddisfare le sue
intenzioni. Dal geometra Bossini, inoltre, mi sono state riferite nozioni come ad esempio: la relazione tecnica,
catasto, IMU, REI e i Lux (unità
di misura che quantifica la
luce necessaria per lavorare).
Quindi si può dire che con
completezza e chiarezza ho
toccato diversi temi, date
anche le varie materie affrontate dalla Studio e dai suoi
professionisti (i quali non si
limitano al solo ruolo del geometra ma collaborano con esperti di altri settori come catasto, topografia ecc.). Infine,
questa esperienza, da me affrontata, dimostra che l’alternanza scuola-lavoro è fondamentale per aprire i ragazzi al
mondo del lavoro, soprattutto
se i soggetti ospitanti sono
persone competenti come
quelle da me citate. ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 35
LEGALE
L’accettazione
dell’eredità
Foto © Denis Radovanovic / 123RF Archivio Fotografico
Gabriele Mercanti
Continua il nostro cammino attraverso l’analisi
delle più frequenti problematiche giuridico –
operative attinenti al fenomeno successorio.
Proprio per la volontà di rendere maggiormente
proficuo questo percorso argomentativo comune
a chi scrive e a chi legge, il lettore non esiti ad
esternare i propri dubbi attraverso la redazione
della Rivista ovvero il sito internet www.
avvocatogabrielemercanti.it.
Principi generali
L’art. 459 C.C. sancisce una
regola fondamentale nel funzionamento del nostro sistema successorio e, precisamente, quella per cui “L'eredità si acquista con l’accettazione”. La morte di un soggetto, quindi, non determina
automaticamente il trasferi36 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
mento dei di lui diritti a favore di un altro soggetto, ma
occorre all’uopo un ulteriore
ed ineliminabile passaggio
logico-giuridico costituito
dalla manifestazione di volontà da parte del chiamato
all’eredità: senza accettazione dell’eredità, infatti, il
patrimonio è tecnicamente
giacente1, cioè in una situazione temporanea di mancanza di titolare (e questo
perché: non c’è più – ovviamente – il defunto, ma non c’è
ancora qualcuno che gli sia
subentrato nel trapasso generazionale)2.
Questa regola cardine di cui si
è detto si fonda su un principio naturale del nostro sistema giuridico in forza del
quale l’acquisizione di un diritto, ed a maggiore ragione
del diritto derivante da un’eredità (composta – come
noto – non solo dalle attività
ma anche dalle passività3),
non può prescindere dalla
volontà della parte interessata4.
Il termine entro il quale può
essere accettata l’eredità è,
salvo il caso particolare del
chiamato nel possesso dei
beni ereditari di cui si dirà al
successivo paragrafo 2c, di
dieci anni a far tempo dall’apertura della successione;
tuttavia, la Legge consente a
chiunque vi abbia interesse
(ad es. un creditore ereditario) di adire il Tribunale affinché al chiamato venga fissato un termine entro il quale
pronunciarsi decorso il quale
– in assenza di dichiarazione
– questi perderà il diritto di
accettare.
Occorre altresì ricordare che
l’eredità è una sorta di “contenitore” all’interno del quale
si trovano tutti i rapporti giuridici attivi e passivi che facevano capo al defunto: da
questa natura omnicomprensiva dell’eredità, deriva che
l’accettazione debba essere
LEGALE
necessariamente unitaria,
vietando la Legge l’accettazione parziale5.
Per ragioni, inoltre, di stabilità dei rapporti giuridici è altresì vietata l’accettazione
sottoposta a termine o a condizione6. In questo senso si
parla dell’accettazione dell’eredità come di un negozio c.d.
per adesione, in quanto il
soggetto o accetta in toto o rinuncia in toto, non potendo –
invece – incidere sul contenuto del diritto oggetto di
trasmissione ereditaria.
Accettazione
in base alla modalità
Una volta stabilito che si può
essere eredi solo a seguito
dell’accettazione dell’eredità, la Legge disciplina e regolamenta varie tipologie di
accettazione che si possono
catalogare in due macrocategorie distintive a seconda del
modo in cui si accetta ovvero
a seconda degli effetti che
derivano dall’accettazione.
Per quanto attiene alla modalità di accettazione si possono
distinguere, a sua volta, tre
tipologie: accettazione espressa, accettazione tacita
ed accettazione “automatica”7.
1. Accettazione espressa
Ai sensi dell’art. 475 I comma
C.C. l’accettazione espressa
consiste in un atto pubblico o
in una scrittura privata nel
quale il chiamato all’eredità
dichiara di accettare l’eredità
ovvero assume il titolo di erede. Si tratta, quindi, di una
esplicita manifestazione di
volontà – peraltro di rara applicazione nella prassi – espressa in forma scritta.
2. Accettazione tacita
Ai sensi dell’art. 476 c.c. l’accettazione può aversi altresì
quando “Il chiamato all’eredità compie un atto che presuppone necessariamente la
sua volontà di accettare e che
non avrebbe il diritto di fare
se non nella qualità di erede”.
Il soggetto, quindi, non dichiara espressamente di
voler accettare l’eredità, ma
compie degli atti che presuppongono secondo una valutazione oggettiva l’intento di
accettare l’eredità: si tratta,
allora, di valutare caso per
caso la rilevanza della condotta del chiamato all’eredità. In tal senso la giurisprudenza ha avuto modo di esprimersi nei modi seguenti:
a) che costituisca accettazione tacita dell’eredità: l’agire in giudizio nei confronti
del debitore del de cuius per il
pagamento di quanto al medesimo dovuto8; la proposizione di azioni di rivendica o
di azioni dirette alla difesa
della proprietà o alla richiesta
di danni per la mancata disponibilità dei beni ereditari9; la proposizione della
domanda di divisione e l’adesione alla stessa da parte dei
coeredi10; la riscossione di un
assegno rilasciato al de cuius11;
la riscossione dei canoni di
locazione di un immobile ereditario12;
b) che non costituisca accettazione tacita dell’eredità: il
pagamento delle spese funerarie13; la presentazione della
denuncia di successione ed il
pagamento della relativa imposta14; la richiesta di pubblicazione del testamento15.
3.Accettazione“automatica”
Come anticipato sopra, vi
sono due ipotesi normativamente disciplinate dalla
Legge di dubbio inquadramento sistematico.
La prima è costituita dall’art.
485 c.c. il quale prevede il
caso particolare del chiamato
all’eredità che sia nel possesso dei beni all’apertura
della successione: questi, in
sintesi, deve “pronunciarsi”
entro tre mesi (mediante accettazione o mediante rinuncia) altrimenti è considerato irreversibilmente erede
puro e semplice (cioè non
solo acquista la qualifica di
erede, ma nemmeno può più
avvalersi del meccanismo del
beneficio d’inventario di cui
al successivo par. 3.b). La logica di tale ristretta previsione risiede nel fatto che,
quando il chiamato è nel possesso dei beni presumibilmente ha una piena cognizione dell’asse ereditario e,
quindi, non necessita di
molto tempo per valutare il
da farsi.
La seconda è costituita
dall’art. 527 c.c. il quale prevede che in caso di sottrazione od occultamento di
beni ereditari l’autore del
fatto sia considerato irreversibilmente erede puro e semplice (cioè non solo acquista
la qualifica di erede, ma nemmeno può più avvalersi del
meccanismo del beneficio
d’inventario di cui al successivo par. 3.b). La logica di tale
ristretta previsione risiede
nel fatto di non consentire
alcun tipo di scelta discrezionale ad un soggetto che si è
reso autore di condotte deplorevoli.
Le due fattispecie sopra de-
scritte sono da alcuni studiosi
del diritto successorio ritenute ipotesi eccezionali (in
deroga al principio generale
per il quale l’eredità si acquista per effetto dell’accettazione) nelle quali l’eredità
si acquista senza accettazione, in quanto in esse sarebbe totalmente irrilevante
la volontà di accettare da
parte del soggetto (che si
trova nel possesso dei beni o
che occulta beni ereditari).
Per altro filone di pensiero,
invece, si tratta di casi nei
quali l’accettazione comunque sussiste ancorché
sia l’automatico effetto delle
situazioni tipizzate dal Legislatore: in sostanza sarebbe
la Legge stessa ad aver valutato a priori la rilevanza della
condotta del soggetto chiamato all’eredità.
4. Accettazione
da parte dello Stato
Per completezza ricostruttiva
deve, infine, essere ricordato
che qualora non vi siano parenti accettanti sino al sesto
grado, erede è lo Stato: ciò
per l’ovvio motivo che non
può aversi una successione
senza eredi, dato che il subentro nella titolarità dei diritti altrui deve pur sempre
avvenire in qualsiasi fenomeno successorio16.
Dal punto di vista tecnico,
l’art. 586 c.c. prevede che “In
mancanza di altri successibili,
l’eredità è devoluta allo Stato.
L’acquisto si opera di diritto
senza bisogno di accettazione e non può farsi luogo a
rinunzia. Lo Stato non risponde dei debiti ereditari e
dei legati oltre il valore dei
beni acquistati”.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 37
LEGALE
Accettazione
in base agli effetti
L’accettazione dell’eredità
può altresì essere analizzata
da una diversa prospettiva
costituita dagli effetti che ne
derivano, da cui la distinzione tra accettazione pura e
semplice ed accettazione
con beneficio di inventario.
Sul punto si ricordi che la
scelta tra le due modalità
suddetta di accettazione
compete esclusivamente al
chiamato17, salvo si tratti di
chiamati minori, interdetti, inabilitati e persone giuridiche senza scopo di lucro
che – invece – sono obbligati
ad accettare esclusivamente
con beneficio d’inventario.
1. Accettazione
pura e semplice
Attraverso l’accettazione
pura e semplice si realizza la
c.d. confusione dei patrimoni
tra defunto ed erede per cui:
a) gli eventuali rapporti di
debito / credito esistenti tra
defunto ed erede si estinguono; b) i creditori ereditari
potranno rivalersi non solo
sul patrimonio ereditario, ma
anche sul patrimonio personale dell’erede; c) i creditori
personali dell’erede potranno rivalersi non solo sul
patrimonio personale dell’erede, ma anche sul patrimonio ereditario.
Tale commistione dei patrimoni è la conseguenza “normale” dell’accettazione
dell’eredità (espressa, tacita
o “automatica” che sia) e può
essere impedita solo attraverso la procedura di accettazione con beneficio d’inventario.
38 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
2. Accettazione
con beneficio d’inventario
Attraverso l’accettazione con
beneficio di inventario è impedita la c.d. confusione dei
patrimoni tra defunto ed erede per cui: a) gli eventuali
rapporti di debito / credito
esistenti tra defunto ed erede permangono; b) i creditori ereditari potranno rivalersi solo sul patrimonio ereditario, e non anche sul patrimonio personale dell’erede
(salvo l’ipotesi patologica in
cui l’erede commette determinate irregolarità e, conseguentemente, decada dal
beneficio d’inventario); c) i
creditori personali dell’erede potranno sempre rivalersi sul patrimonio personale dell’erede, mentre sul
patrimonio ereditario potranno rivalersi solo dopo
che i creditori ereditari siano
stati soddisfatti.
Tale modalità di accettazione
dell’eredità è soggetta ad un
duplice livello di forma: dapprima è richiesta l’accettazione espressa dell’eredità
con dichiarazione resa tassativamente avanti ad un Notaio ovvero avanti al Cancelliere del Tribunale nel cui
circondario si è aperta la successione; successivamente è
richiesta la redazione di un
inventario dei beni ereditari
da parte di un Notaio ovvero
di un Cancelliere delegato
dal Tribunale.
L’accettazione espressa ha la
finalità di togliere ogni possibile dubbio in ordine alla volontà di accettare l’eredità.
La redazione dell’inventario
ha la finalità di accertare l’esatta consistenza dell’asse
ereditario.
Una volta ritualmente espletate tali formalità, l’erede
godrà dei benefici sopra esposti alle lettere a), b) e c),
ma per mantenerli ogni atto
di straordinaria amministrazione del patrimonio ereditario dovrà essere preventivamente autorizzato dal Tribunale il quale dovrà vagliare
l’utilità dell’operazione al
fine di conservare integre le
ragioni dei creditori ereditari.
Conclusioni
Con la morte della persona si
Note
apre un passaggio delicato
costituito da vari segmenti:
apertura della successione,
delazione (cioè fase in cui il
chiamato all’eredità può valutare se accettare e meno) e
accettazione (cioè “chiusura”
del passaggio generazionale
con pieno trasferimento del
patrimonio dal defunto all’erede).
Per il chiamato che sia incerto
sul da farsi potrà forse essere
d’ausilio il noto detto “a caval
donato non si guarda in
bocca”.
❑
1 Proprio perché si può aprire questa finestra temporale caratterizzata da un “vuoto di
potere”, la Legge consente a chiunque vi abbia interesse (ad es. un creditore ereditario)
di chiedere al Tribunale la nomina di un curatore dell’eredità giacente con l’incarico di
compiere vari atti amministrativi nell’attesa che – con l’accettazione dell’eredità – detto
“vuoto di potere” cessi.
2 Una volta che l’eredità è accettata, invece, il passaggio giuridico tra defunto ed erede
si “salda” poiché l’art. 459 c.c. stabilisce che “L’effetto dell’accettazione risale al momento
nel quale si è aperta la successione”.
3 Su questo punto ci si permette di richiamare a quanto già contenuto in “La successione legittima” pubblicato in questa rivista al n. 1/2016, pg. 42 ss.
4 Si tratta di un principio trasversale ai vari istituti del nostro Ordinamento giuridico:
basti pensare che anche l’atto che per definizione esclusivamente arricchisce un soggetto, cioè la donazione, è un contratto che richiede il consenso del donatario che è
certamente beneficiato dall’operazione.
5 L’art. 475 III comma c.c. stabilisce che “ È nulla l’accettazione parziale di eredità”:
questo significa ad es. che un erede chiamato per 1/2 non possa decidere di accettare
solo per 1/4 o che se l’eredità è composta da immobili e denaro l’erede non possa decidere di accettare solo il denaro.
6 L’art. 475 II comma c.c. prevede che “È nulla la dichiarazione di accettare sotto condizione o a termine”: sono intuibili, infatti, le complicazioni che nascerebbero ad es. se
l’erede dichiarasse di essere tale solo per un lasso di tempo o solo ricorrendo determinate condizioni.
7 In realtà l’accettazione “automatica” è una categoria concettuale oggetto di discussione, in quanto secondo una corrente di pensiero le ipotesi riconducibili a tale tipologia
costituirebbero non una forma di accettazione (seppur “automatica”), bensì un’eccezionale ipotesi di acquisto ereditario senza accettazione. Nel successivo par. 2c si tornerà
su questa particolare figura e si darà conto delle ragioni per cui è forse preferibile considerarla comunque quale sottogruppo del più ampio genere della categoria dell’accettazione.
8 Cfr. Cass. n. 16002/2008.
9 Cfr. Cass. n.13.738/2005.
10 Cfr. Cass. n. 22.288/2013.
11 Cfr. Cass. n. 12.327/1999.
12 Cfr. Cass. n. . 2.743/2014.
13 Cfr. Trib. Varese 31.10.2011.
14 Cfr. Cass. n. 10.796/2009.
15 Cfr. Trib. Firenze 20.2.1993.
16 É, quindi, improprio – come talvolta si sente dire nella comune esperienza professionale – che in un certo caso “non esistono eredi”, perché per definizione un erede ci
sarà sempre … cioè in ultima battuta lo Stato italiano.
17 In tal senso l’art. 470 c.c. stabilisce che è irrilevante qualsivoglia imposizione da
parte del testatore in ordine alle modalità di scelta di accettazione in capo al chiamato.
SICUREZZA
Bruno Belotti
Renato Greci
I
Sicurezza nell’ambito
delle costruzioni in legno
l legno nelle costruzioni
Da parecchi anni si è inserito
nel mondo delle costruzioni, e
non con ruolo di comparsa o di secondo piano, un materiale di cui si
erano perse le tracce per almeno
mezzo secolo: il legno.
Il boom edilizio, dal dopoguerra e
fino all’inizio degli anni ’90, ha messo
in risalto e promosso commercialmente materiali economici, accessibili e performanti quali laterizi di
tutte le forme e tipologie, calcestruzzo semplice ed armato, in opera o prefabbricato, acciaio strutturale, ceramiche.
La crisi petrolifera degli anni ’70, ha
imposto di avere abitazioni a basso
consumo energetico, e la crescente
esigenza per un miglior e confortevole habitat, hanno richiesto l’introduzione di nuovi materiali necessari
alla coibentazione ed insonorizzazione incoraggiando e favorendo i
prodotti derivati dalle materie plastiche e sintetiche (poliuretani, lane
minerali e di vetro, pannelli EPS,
XPS, gomme granulari, ecc.).
Ultimamente anche nella serramentistica residenziale (quella industriale, pubblica e commerciale è da
tempo il regno incontrastato dei
materiali ferrosi), ultimo baluardo
per il legno, vi è stata l’introduzione
prepotente di serramenti con profili,
più o meno complessi e performanti, in polivenilcloruro (PVC)
che in alcuni casi vogliono scimmiottare il legno.
A partire dagli anni ’90 del secolo scorso, sul mercato, prima
nelle nazioni nordiche ed alpine, dove la materia prima, il
legno, è molto abbondante e poi nelle regioni del nord-italia,
partendo dal Trentino Alto Adige, è stato fatto conoscere e
quindi diffuso ed incrementato l’utilizzo del legno lamellare
quale opzione strutturale. Nel settore del risparmio energetico, quale materiale alternativo all’introduzione delle plastiche, sono stati sviluppati (in quanto esistevano già da
tempo) e perfezionati i vari pannelli coibentanti a base di fibra
di legno. Le nuove tecnologie sui legni lamellari hanno coinvolto anche il settore dei serramenti con montanti in legno
stratificato, più economico (a parità di essenza) e più stabile e
duraturo nel tempo. Anche il settore dei pavimenti in legno è
stato invaso e coinvolto dalla stratificazione di vari tipi di legno
40 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
ottenendo un materiale composito
prefinito, molto apprezzato per il
basso costo e la facilità di posa, utilizzabile perfino nei bagni, dove il
legno era letteralmente bandito.
La riscoperta dell’uso del legno è
quindi stata caratterizzata da una
serie di passaggi che, come accade
in tutte le dinamiche della società,
ha avuto sempre più un’accelerazione ed una spinta all’innovazione
tecnologica.
Siamo così passati, nel breve periodo di poco più di un ventennio,
alla riscoperta del legno come materiale per la realizzazione di coperture e rivestimenti, all’utilizzo per la
costruzione di interi immobili, da
principio con moduli, di dimensioni
piuttosto modeste, progettati dall’azienda realizzatrice, a edifici multipiano che rispondono pienamente
alle esigenze ed idee del progettista
architettonico.
In questo articolo saranno trattati i
problemi legati alla sicurezza relativamente a quest’ultima tipologia di
costruzioni, che sembra poter avere
un’importante sbocco commerciale
e quindi futuro nel mondo dell’edilizia.
Innanzitutto va ricordato che la possibilità di realizzare edifici in legno
multipiano è nata dall’introduzione
di due tipologie di legname, che grazie a nuove tecnologie e
sistemi di realizzazione hanno trasformato un materiale naturale, in uno che mantiene le prerogative e le caratteristiche
naturali, ma che fornisce caratteristiche tecniche e di lavorabilità praticamente impensabili solo trenta/quarant’anni fa,
questi materiali sono il legno Lamellare e il Xlam o Crosslam.
Il legno lamellare
Il legno lamellare è un prodotto utilizzato nelle strutture portanti o di rivestimento, in tutti i settori dell’edilizia.
Viene ottenuto attraverso un processo tecnologico industriale
con l’incollaggio a caldo e sotto pressione di tavole/assicelle
di legno (dette appunto “lamelle”), preventivamente stabilizzate dal punto di vista igrometrico e dello spessore massimo
di 20 mml, al fine di evitare fenomeni di ritiro e deformazione
del materiale.
SICUREZZA
Le travi lamellari sono elementi strutturali che possono avere
forme e dimensioni adatte ad ogni esigenza di ingegneria e di
design. L’unico limite è determinato (come in tutte le strutture
prefabbricate fuori opera), dalla lunghezza nel trasporto e
nella messa in opera.
Il legno lamellare ha un’elevata resistenza meccanica in
quanto mantiene tutte le caratteristiche di leggerezza del
legno naturale (kg/mc. 450 circa) (elevato rapporto tra resistenza e peso) ma altresì dovuta alla forma snella delle strutture (il rapporto tra B-base- e H-altezza è molto basso) dove
l’altezza delle travi, entrando al cubo nella formula del momento d’inerzia assiale, consente di ottenere grandi capacità
di resistenza ai sovraccarichi (rispondenza alle istruzioni del
CNR-DT206/2007 e all’Eurocodice 5).
Il xlam o crosslam
Il sistema costruttivo per gli edifici e case in legno X-Lam o
Cross-Lam è un sistema a pannelli recentissimo, databile alla
fine degli anni 90. In Italia la diffusione di questo prodotto è
avvenuta negli ultimi dieci anni.
L’X-lam è un sistema costruttivo costituito da pannelli di legno
a strati incrociati ed incollati (a differenza del legno lamellare
in cui gli strati sono tutti incollati nella stessa direzione).
Lo spessore delle pareti dipende principalmente dal dimensionamento statico e possono essere quindi molto variabili,
permettendo realizzazioni che vanno dal singolo piano ad edifici di molti piani fuori terra.
Inoltre il pannello X-LAM, non essendo contemplato né come
legno lamellare, né come legno massiccio, rientra nella categoria “Altri prodotti derivati dal legno per uso strutturale”
come riportato nel paragrafo 11.7.6 del D.M. 14.01.2008 (NTC
2008) e per il quale le Aziende Produttrici devono essere in
possesso della Marcatura CE o di un Certificato di Idoneità
Tecnica all’Impiego rilasciato dal Servizio Tecnico Centrale
sulla base di Linee Guida approvate dal Consiglio Superiore
dei Lavori Pubblici.
Le strutture lamellari ed in crosslam, pur essendo realizzate
con un materiale naturale come il “legno” possono avere una
resistenza al fuoco pari o addirittura superiore a quella delle
strutture in acciaio o in calcestruzzo armato. Grazie all’isolamento termico realizzato dalla carbonatazione dello strato
superficiale delle strutture lamellari, la combustione avviene
con lentezza con un aumento molto graduale e lento della
temperatura. Questo fenomeno consente di isolare termicamente il proprio “guscio” interno resistente lasciando invariate, per un tempo calcolabile, le proprietà e funzioni di portanza delle fibre di legno lamellare. Quindi la resistenza al
fuoco del legno lamellare dipende dalla velocità di carbonatazione calcolabile in laboratorio ed analiticamente per le diverse essenze legnose (normative tecniche UNI 9504 e UNI
ENV 1995-1-2 Eurocodice 5). Pertanto il legno lamellare, alla
stregua di altri materiali impiegati nelle costruzioni, utilizzato
come ossatura strutturale o addirittura come rivestimento
consente, in caso d’incendio, l’evacuazione dell’edificio e
l’intervento in sicurezza dei vigili del fuoco.
Le caratteristiche di leggerezza e flessibilità unite alla resistenza meccanica fanno si che le costruzioni in legno lamellare
ed in crosslam possano resistere, con i dovuti dimensionamenti, ai sismi. In caso di terremoto, le forze sismiche agenti
sugli edifici sono proporzionali alla massa dell’edificio stesso.
Ne consegue che la forza distruttiva del sisma, risulta fortemente ridotta in presenza di una struttura leggera come quella
realizzata in legno lamellare ed in crosslam, il quale, per sua
natura elastico, consente di sostenere anche limitate deformazioni prodotte dall’onda tellurica.
Non si deve trascurare la bellezza delle architetture che designer e progettisti riescono a realizzare con le strutture in legno
lamellare ed in crosslam. Viene sommata alla versatilità di
questo prodotto, la naturalezza e la sostenibilità del legno, la
capacità che hanno queste strutture di racchiudere grandi
spazi, con forme geometriche affascinanti, ricche di luce e colore.
Valutazione dei rischi nelle costruzioni in legno lamellare
Come in tutti i cantieri edili temporanei e mobili, le costruzioni
realizzate con strutture in legno lamellare, dalla semplice copertura con orditura in legno, al condominio edificato con
pannelli in X-LAM (pannelli in legno multistrato a strati incrociati) occorre seguire ed ottemperare in modo preciso a
quanto previsto dal Titolo IV del D.lgs n° 81/2008.
L’elenco dei fattori di rischio nelle costruzioni in legno si possono riassumere nei seguenti macro raggruppamenti:
A.rischi per la sicurezza dei lavoratori ed in particolare: aree di
transito, spazio di stoccaggio e di lavoro, apparecchi di sollevamento,
schiacciamento, macchine elettriche fisse e portabili, attrezzi manuali,
manipolazione manuale degli oggetti, urti impatti e compressioni,
colpi, tagli e punture e abrasioni, caduta dall’alto, caduta dei
materiali dall’alto, scale, impianti elettrici ed elettrocuzione,
apparecchi a pressione, rischi d’incendio e di esplosione,
rischi per la presenza di esplosivi, rischi chimici.
B.rischi per la salute dei lavoratori ed in particolare: Esposizione agli agenti chimici, esposizione agli agenti cancerogeni, microclima termico, illuminazione, carico di lavoro.
C.aspetti gestionali ed organizzativi quali: organizzazione del
lavoro, compiti, funzioni e responsabilità, analisi, pianificazione e controllo, formazione, informazione e partecipazione, norme e procedimenti di lavoro, manutenzione, dispositivi di protezione individuale e collettiva, emergenza,
pronto soccorso e sorveglianza sanitaria.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 41
SICUREZZA
In effetti, tutti questi fattori di pericolo non si differenziano dagli elenchi dei rischi da prevedere e valutare per
qualsiasi tipo di cantiere temporaneo e mobile.
A) Fattori di rischio per la sicurezza del lavoratori
Tra i fattori di rischio per la sicurezza dei lavoratori elencati sopra, vale comunque la pena soffermare l’attenzione su alcuni che sembrano peculiari alle strutture in
legno lamellare.
1.Aree di transito in cantiere e spazio di stoccaggio e di lavoro.
Trattandosi normalmente di strutture, prefabbricate
per quanto possibile in stabilimento, di notevole lunghezza e molto ingombranti, l’arrivo di autotreni in
cantiere deve avvenire con la supervisione almeno del
preposto che con chiare e precise informazioni indichi
il percorso sicuro, comunque segnalato, che conduca
all’area destinata allo scarico ed allo stoccaggio dei
prodotti.
La successione con cui le strutture arrivano in cantiere
deve essere preventivamente e per tempo programmata per evitare inutili smistamenti e spostamenti di
carichi particolarmente pesanti ed ingombranti. Pertanto è sempre buona prassi far eseguire le operazioni
di scarico alla squadra che eseguirà il montaggio e la
posa
Lo stoccaggio dei materiali deve essere fatto in zona
delimitata e definita.
Il terreno su cui vengono accatastati i pacchi e le strutture dei prodotti in legno deve essere preventivamente controllato, deve essere piano, consolidato e
stabile.
I pacchi delle strutture lignee vengono quindi posati
su listelli/paletti per ottenere uno stabile appoggio ed
evitare possibili e pericolosissimi ribaltamenti di cataste di strutture molto pesanti con conseguenti gravi
pericoli per i lavorati del cantiere
Viene quindi naturale che il CSP in questi casi debba
ancor più collaborare con il progettista architettonico,
in quanto le scelte di quest’ultimo, unita alla conformazione e dimensione del cantiere, possono portare a
fonti di rischi che possono preventivamente essere identificati e quindi risolti.
In particolare ci si riferisce alle aree di stoccaggio dato
che nei casi in cui l’area di stoccaggio risulta essere
ampia e ben servita dagli accessi carrali, il sistema costruttivo è facilmente utilizzabile, ma nei casi in cui
l’area di stoccaggio è piccola o di difficile accesso carrale il sistema costruttivo non è più facilmente utilizzabile, e può generare fonte di pericolo con soluzioni
tecniche che possono racchiudersi nel continuo arrivo
42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
SICUREZZA
o autogru conformemente ai carichi da gestire. In ogni caso
il mezzo di sollevamento dovrà essere manovrato esclusivamente da personale debitamente formato, informato ed
addestrato.
È consigliato inserire tra la cartellonistica per la sicurezza di
cantiere ed elencata nel PSC, la tabella delle “prescrizioni
per i segnali verbali e gestuali” per una corretta ed universalmente adottata serie di indicazione da fare al manovratore dei mezzi di sollevamento.
Tra le prescrizioni generali da inserire sono le seguenti:
-- nessuna persona deve frapporsi tra il carico ed ostacoli fissi;
-- in funzione del peso e della conformazione geometrica
della struttura deve essere scelto l’idoneo accessorio per il
sollevamento (funi, catene, fasce, brache, bilancieri, ecc.)
che devono riportare su piastrine o etichette il carico massimo ammissibile;
-- l’imbragatura deve avvenire in posizione stabile e sicura;
-- il gruista non deve passare con carichi sospesi sopra le persone; ogni manovra deve essere opportunamente e per
tempo segnalata; ogni manovra verrà interrotta, in sicurezza,
se permangono lavoratori o terzi sotto il percorso del carico;
-- evitare oscillazioni del carico nel momento in cui si avvicinano i lavoratori per posizionare l’elemento; la struttura
deve essere ancorata e fissata stabilmente prima di poter
essere sganciata dalla gru;
-- gli addetti che devono posizionare le strutture in quota
devono operare stazionando su trabattelli, cestelli autocarrati o ponteggi e scale allestiti ed utilizzati secondo la normativa; ogni operatore che deve operare in quota ha l’obbligo dell’utilizzo di imbragature di sicurezza ancorate a sistemi anticaduta (linee vita) predisposte.
di automezzi con piccole quantità di materiale, o in un accatastamento “verticale” che accentuerebbe rischi di ribaltamento dei carichi e schiacciamento.
In situazioni limite (evidente mancanza di idonee aree di
stoccaggio) il sistema potrebbe essere sconsigliato.
2.Apparecchi di sollevamento.
Le strutture in genere di legno, hanno le superfici trattate per
essere lasciate a vista e comunque non possono subire asportazione di materiale, stress strutturali o tagli/fessurazioni non calcolate.
Questo comporta di evitare spostamenti inutili, controllo
dell’imbragatura fatta nei punti e nei fissaggi predisposti dal
produttore, utilizzo di sistemi di sollevamento omologati,
della portata adatta al carico da sollevare, ed in perfetto
stato di manutenzione.
Durante tutte le operazioni di montaggio si utilizzeranno
mezzi di sollevamento quali gru di cantiere, gru su autocarro
3.Funi, Catene, Fasce e Brache con asole.
Particolarmente adatte all’imbracatura ed al sollevamento
di strutture lignee sono le fasce e le brache con asole.
Le fasce e le brache di poliestere con asole rinforzate sono
leggere, maneggevoli, ed estremamente flessibili. Sono la
corretta soluzione ai problemi di sollevamento di carichi
delicati, che potrebbero essere danneggiati da tiranti a fune
o catena.
Come si è detto, le fasce e le brache non rovinano le superfici
dei carichi e garantiscono una certa elasticità per ammortizzare meglio gli strappi, i contraccolpi che si possono verificare durante la movimentazione. Rappresentano inoltre
l’unico sistema di sollevamento nel caso di lavori in ambienti
corrosivi o con pericolo di conduzione elettrica.
Le fasce, le brache ed i loro raggruppamenti vengono certificati mediante un “Attestato di Conformità” in accordo al
D.lgs 17/2010 ed alla Direttiva Macchine 2006/42/CE. Ad ogni
fascia viene applicata una etichetta riportante la portata, la
larghezza, il codice di rintracciabilità e la marcatura CE.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 43
SICUREZZA
Ad ogni braca con anello rinforzato a doppio strato in poliestere diversamente colorato in funzione della portata, viene
in ogni caso applicata con cucitura una etichetta riportante la
portata, lo sviluppo, il codice di rintracciabilità e la marcatura
CE.
In commercio si trovano fasce o brache che hanno una portata
che varia da 1.000 kg (1 ton.) a 30.000 kg (30 ton.) .
I consigli per un corretto uso e manutenzione vengono descritti in un manuale consegnato con le fasce o con le brache.
4.Macchine elettriche fisse e portabili, attrezzi manuali, manipolazione
manuale degli oggetti.
Senza tralasciare e sottovalutare l’analisi e la casistica dei
rischi presenti in tutti i cantieri temporanei e mobili (cadute
dall’alto, elettrocuzione, ecc.) nei cantieri dove si utilizza per
la costruzione in modo preponderante il legno in genere ed
in particolare le travature lamellari e le crosslam, per la specificità delle strutture da assemblare e dell’utilizzo delle attrezzature inerenti la lavorazione del legno si possono evidenziare alcune tipologie di rischi peculiari, ed in particolare:
-- Infortuni da ferite alle mani
-- Infortuni da schiacciamento o perforazione dei piedi
-- Infortuni agli occhi per proiezione di oggetti/schegge
-- Infortuni per scivolamenti, inciampi e cadute
-- Infortuni per movimentazione manuale dei carichi.
-- Infortuni derivati dall’impigliamento di vestiti o monili
Questi rischi sono particolarmente legati all’utilizzo di alcune
specifiche attrezzature necessarie in cantiere alla lavorazione del legno. Tra le più utilizzate si possono annoverare:
a.pistola sparachiodi
b.sega circolare portatile e motosega
c.sega circolare
d.elettroutensili vari
e.seghetto alternativo
f.trapano e tassellatore e avvitatore
L’impiego delle suddette attrezzature necessita in principal
modo, da parte dei lavoratori, la dotazione e l’utilizzo dei
Dispositivi di Protezione Individuali (DPI) tradizionali, quali
guanti protettivi antitaglio, calzature o stivali di sicurezza,
occhiali e/o visiera in policarbonato ed antiappannamento,
maschere con filtri antipolvere, cuffie o otoprotettori, tute da
lavoro su misura, sempre in perfetta efficienza, certificati e
marchiati CE e dotati di note informative per il corretto utilizzo e la corretta manutenzione.
Oltre a quanto sopra accennato tutti gli apparecchi elencati
per fornitura ed impiego da parte delle maestranze devono:
-- all’atto dell’acquisto aver verificato la presenza della dichiarazione di conformità e della marcatura CE e le note
44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
informative sulle modalità d’uso e manutenzione rilasciate
dal produttore; gli elettroutensili devono essere a doppio
isolamento elettrico o alimentati a bassa tensione di sicurezza (50volts) di classe 2 o 3;
-- i lavoratori addetti all’utilizzo dell’apparecchiatura devono essere formati ed informati ed opportunamente addestrati; il personale addetto deve indossare sempre i
normali DPI e in particolare, indumenti antitaglio, gli occhiali protettivi e maschere antipolvere; l’operatore, durante l’uso, dovrà assumere una buona posizione di equilibrio ed una presa salda dell’attrezzatura;
-- prima dell’uso va sempre verificata l’efficienza della macchina; occorre altresì accertarsi che non vi sia la presenza,
nell’area d’intervento, di impianti tecnologici, soprattutto
elettrici, e tubazioni o serbatoi per la distribuzione di sostanze infiammabili e/o esplosive o gas, e che i cavi di
collegamento elettrico (quando esistono), siano in buone
condizioni e non corrano il rischio di schiacciamento, abrasione o taglio;
-- durante le operazioni che prevedono l’utilizzo delle macchine sopra elencate, l’area di lavoro deve essere, asciutta
e lontana dall’acqua ed opportunamente delimitata e segnalata;
-- per le apparecchiature dotate di lama, quest’ultima, dopo
l’uso, o durante il trasporto o il suo deposito o l’immagazzinamento, deve essere sempre protetta da cuffie o carter,
da parte delle maestranze;
-- nel caso specifico della sega circolare, quest’ultima dovrà
essere installata in posizione tale da garantire la massima
stabilità onde evitare anche leggeri movimenti o sbandamenti e vibrazioni. Il piano di lavoro sarà tenuto sempre
sgombro e pulito da materiali di risulta dalle lavorazioni;
l’operatore non dovrà mai avvicinarsi alla lama, ma procurarsi ed utilizzare idonee attrezzature quali spingitori,
porta pezzi, ecc.;
-- prima dell’uso va sempre verificata l’efficienza della sega
circolare. Deve essere regolata la cuffia di protezione, va
registrato il “coltello divisore” posteriore alla lama (non più
di 3 mml. dalla dentatura del disco), va verificata l’integrità
dei collegamenti elettrici e dei carter di protezione ai due
lati del disco nella parte sottostante del banco di lavoro.
B) Fattori di rischio per la salute del lavoratori
Tra i fattori di rischio per la salute dei lavoratori è sicuramente
evidenziabile che il sistema costruttivo con pannelli che arrivano già tagliati a misura rende il cantiere sicuramente più
pulito. Tenere pulito un cantiere significa lavorare in migliori
condizioni, ciò comporta inevitabilmente un rendimento migliore è una tempistica molto minore, e una notevole diminuzione delle fonti di rischio, riducendo l’esposizione agli agenti
chimici ed agli agenti cancerogeni.
SICUREZZA
Sul microclima termico e l’illuminazione non si prevedono diversità rispetto a metodi costruttivi tradizionali.
Il carico di lavoro e lo spostamento manuale dei carichi è invece
notevolmente migliore che nei sistemi a “forati” dato che, essendo gli elementi particolarmente grandi e pesanti devono
essere necessariamente gestiti con l’utilizzo di apparecchiature di sollevamento.
B) Aspetti gestionali e organizzativi
Tra i fattori “aspetti gestionali e organizzativi” rispetto alle tipologie costruttive tradizionali sono da evidenziare come già
detto la pianificazione del cantiere e del lavoro (vedasi punto
A), la formazione dato che spesso le maestranze non sono
formate e non hanno esperienza di questa metodologia costruttiva, e soprattutto i dispositivi di protezione collettiva, in
particolare riguardo alle cadute dall’alto.
Il D.lgs 81/08 considera lavori in quota tutte le “Attività che, da
chiunque esercitate e alle quali siano addetti lavoratori subordinati o autonomi, concernono la esecuzione dei lavori di costruzione, manutenzione, riparazione, demolizione, conservazione, risanamento, ristrutturazione o equipaggiamento, la
trasformazione, il rinnovamento o lo smantellamento di opere
fisse, permanenti o temporanee, in muratura, in cemento armato, in metallo, in legno o in altri materiali (…). Costituiscono,
inoltre, lavori di costruzione edile o di ingegneria civile gli
scavi, e il montaggio e lo smontaggio di elementi prefabbricati utilizzati per la realizzazione di lavori edili o di ingegneria
civile”.
Il problema principale in cui si imbatterà il CSP prima e il CSE
dopo, sarà dato dal fatto che ci si ritrova in un cantiere che
presenta le problematiche derivanti dal montaggio di elementi prefabbricati, ma che da un punto di vista giuridico non
rientra in tale casistica infatti la Circolare del Ministero del
Lavoro e della Previdenza sociale 20 gennaio 1982, n. 13,
circolare che nella Parte III fornisce le “Istruzioni per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nella produzione, trasporto e
montaggio di elementi prefabbricati in c.a. e c.a.p.”, non includendo le strutture in legno anche perché all’epoca dell’emanazione della circolare questo tipo di strutture non erano in
commercio.
In particolare l’art. 23 (Protezione contro la caduta di persone)
della Circolare di cui sopra, dispone che “nelle operazioni di
montaggio di strutture prefabbricate, quando esiste pericolo
di caduta di persone, deve essere attuata almeno una delle
seguenti misure di sicurezza atte a eliminare il pericolo stesso:
-- impiego di impalcatura, ponteggio o analoga opera provvisionale;
-- adozione di un sistema di protezione individuale dalle cadute;
-- adozioni di reti di sicurezza;
-- adozione di altre precauzioni” derivanti da quanto indicato
dall’art. 129, Decreto legislativo 81/2008.
Il cantiere per la costruzione in legno con elementi prefabbricati inoltre si trova di fronte ad elementi di forma, dimensioni
ed altezze anche notevoli, e dettate solo dalle esigenze di
trasporto, mentre nei cantieri di elementi prefabbricati in c.a.
e c.a.p. gli elementi ormai sono quasi standardizzati, in questi
gli elementi sono dettati dalle esigenze del progettista/
cliente, quindi variabili.
Conclusioni
La costruzione di edifici in legno ha sicuramente molti aspetti
positivi in relazione alle problematiche relative alla sicurezza
riassumibili in:
-- la durata inferiore dei tempi di costruzione significa minore
possibilità del verificarsi di incidenti in cantiere;
-- il peso degli elementi costruttivi risulta inferiore garantendo
che una più agevole motivazione, un minor pericolo per gli
operatori coinvolti;
-- il montaggio di impianti e cappotti isolanti è notevolmente
più semplice;
-- la movimentazione dei carichi costituiti sia dagli elementi
che dalle attrezzature è minore rispetto ad un cantiere tradizionale con conseguente minor affaticamento delle maestranze;
-- l’ambiente lavorativo risulta essere più pulito e ordinato e
quindi consentendo di organizzare al meglio le fasi lavorative.
Di contro, il cantiere per la costruzione in legno con elementi
prefabbricati può presentare situazioni particolari a riguardo
di rischi relativi alla sicurezza, che non si trovano normalmente
nei cantieri tradizionali, che devono essere valutati e risolti ed
in particolare:
-- trasporto, stoccaggio e movimentazione degli elementi prefabbricati in legno;
-- nuove attrezzature e nuovi sistemi di sicurezza per il montaggio degli elementi prefabbricati in legno;
-- sistemi anti caduta idonei per le diverse situazioni sia per
diversità da cantiere a cantiere sia per le diverse fasi all’interno dello stesso cantiere.
La costruzione in legno con elementi prefabbricati è sicuramente destinata ad avere sempre maggior successo ed utilizzo
pur presentando nuove problematiche e nuove sfide per la
sicurezza in cantiere ma come disse Sir Winston Churchill “L’ottimista vede opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede
pericolo in ogni opportunità.”
Fonti consultate e citate:
Ferdinando Izzo, Progettare, costruire ed abitare sostenibile (Opuscolo) ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 45
URBANISTICA
Sezione
Provinciale
UNITEL Brescia
La qualificazione
tecnico-giuridica
degli interventi edilizi
D
i seguito si esaminano le definizioni
degli interventi
definiti all’art. 3 del TUE alla
luce della giurisprudenza sia
amministrativa che penale,
ma con richiamo a quelle definite dall’art. 27 della L.R. n.
12 del 2005. Il TUE di cui al
D.P.R. n. 380/2001, quale testo
contenente i principi fondamentali e generali della disciplina dell’attività edilizia (caratterizzanti, come si ricorda
la Consulta, gli esercizi unitari
della disciplina su tutto il territorio nazionale), nel disciplinare il procedimento per il
rilascio del permesso di costruire, specifica che il responsabile del procedimento deve (cfr art. 20,
comma 3, ovvero art. 38, co. 3,
LR n. 12/05):
• curare l’istruttoria,
• acquisire, avvalendosi dello
SU, secondo quanto previsto all’art. 5, co. 3, i pre46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
scritti parere, e gli altri atti
di assenso eventualmente
necessari;
•valutare la conformità del
progetto alla normativa vigente,
•formulare una proposta di
provvedimento, corredata da
una dettagliata relazione,
con la qualificazione tecnico-giuridica dell’intervento
richiesto.
Secondo il dettato letterale
della norma, la proposta di
provvedimento finale, positivo o negativo, dovrebbe essere in esito della valutazione
di conformità alla normativa
vigente del progettato intervento edilizio e contenere la
qualificazione tecnico-giuridica dell’intervento stesso.
La dettagliata relazione prevista, dovrebbe dare riscontro dell’istruttoria, ovvero delle risultanze della
stessa e della suddetta qualificazione tecnico-giuridica
Foto © bogdanhoda / 123RF Archivio Fotografico
Concludiamo la presentazione dei
commenti redatti dalla Sezione
Provinciale dell'UNITEL sulle
norme urbanistico-legali, con
l'approfondimento della nozione
di qualificazione tecnico-giuridica
degli interventi quale attività
specificatamente posta a carico
del responsabile del procedimento
relativamente alla richiesta di
permesso di costruire, ovvero alla
presentazione della DIA o SCIA,
con particolare attenzione alla
qualificazione tecnico-giuridica
degli interventi edilizi di tipo
“manutentivo-conservativo”.
oltre della valutazione di conformità, in altri termini, la relazione dovrebbe dare evidenza dell’iter logico-intellettivo seguito dall’istruttore.
In questo modo il legislatore
richiederebbe al responsabile del procedimento di motivare la propria proposta di
provvedimento ed ogni altra
valutazione, in quanto condizione di legittimità del provvedimento finale.
Infatti, in osservanza dell’obbligo di motivazione (cfr. art.
3, co. 1, L n. 241/90), la proposta di provvedimento, analogamente alla decisione
finale, dovrebbe indicare i
presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che determinano la decisione, in relazione alle risultanze dell’istruttoria.
La proposta, dunque, è fondata necessariamente sugli
accertamenti e sulle valutazioni di vario tipo, per cui rap-
presenta un giudizio complesso non limitato alla conformità del progetto alla normativa vigente, bensì esteso
a tutti i presupposti richiesti
per il rilascio del titolo abilitativo edilizio (cfr art. 12, co. 1
e 2, del TUE).
Forse è utile, ai fini della comprensione, distinguere le valutazioni e gli accertamenti
tipicamente istruttori dalle
valutazioni di conformità,
anche per la diversa incidenza che potrebbe avere la
qualificazione tecnico-giuridica degli interventi nei due
ambiti.
Le valutazioni e gli accertamenti (presupposti di fatto)
tipici dell’istruttoria, che andranno a sostanziarne le risultanze, si ritengono essere,
principalmente, quelli relativi a:
• condizioni di ammissibilità
della richiesta,
• requisiti di legittimazione
URBANISTICA
Foto © zoomteam / 123RF Archivio Fotografico
SEMPLIFICAZIONE
BUROCRATICA
Novità sull’istituto della “conferenza di servizi”
di Giuseppe Zipponi
La cosa riguarda principalmente le pubbliche amministrazioni ma anche
la nostra attività professionale laddove si debba ottenere l’approvazione di
progetti complessi. Ad esempio, capannoni in variante al P.G.T. tramite lo
Sportello Unico Attività Produttive; oppure progetti commissionati da
Comuni che richiedono l’approvazione di più enti (Soprintendenza,
Provincia, Regione). Oppure, ancora, nel caso di centraline idroelettriche o
Valutazioni Ambientali Strategiche di Piani o Progetti.
La norma in questione (articoli 14 e seguenti della Legge 241/1990 che vi
invitiamo a leggere nella nuova formulazione) è stata sostituita con il D.lgs
127 del 30 giugno 2016.
La conferenza diventa “semplificata decisoria”, che non prevede riunioni
fisiche ma solo l’invio di documenti per via telematica; la conferenza
simultanea con riunione (anche telematica) si svolge solo quando è strettamente necessaria; l’assenso delle amministrazioni che non si sono
(dei richiedenti, dell’edificio, etc.),
•completezza e congruità
della documentazione amministrativa a corredo della
domanda.
Bisogna ricordarsi di quanto
stabilisce l’articolo 9-bis del
TUE in base al quale non si
richiede documentazione
che non sia già nella disponibilità dell’amministrazione.
Le valutazioni di conformità
alla disciplina vigente si ritengono essere sia quelle di
riscontro oggettivo (per es.
altezze, distanze, volumi, superfici, etc.), sia quelle connotate da discrezionalità tecnica, ossia quelle valutazioni
concernenti apprezzamenti o
giudizi tecnici precedenti il
momento volitivo ed incidenti su quello conoscitivo.
Il TUE, come detto, non chiarisce cosa sia e quale funzione
abbia la qualificazione tecnico-giuridica dell’intervento,
quindi il dato letterale della
norma non consente di sapere a quale fase sia prodromica, cioè se a quella istruttoria e/o a quella valutativa,
né precisa in cosa debba consistere in concreto.
La qualificazione tecnico-giuridica è verosimilmente un
giudizio argomentato dell’intervento edilizio progettato,
finalizzato a determinare la
categoria di appartenenza rispetto a quelle definite legislativamente e con l’ulteriore
fine di determinare da un lato
il regime giuridico dell’intervento, dall’altro le conformità
attese per lo stesso, e non
ultimo, l’aspetto economico
del relativo titolo abilitativo.
Per determinare la categoria
dell’intervento, che dovrebbe esplicitare la sua natura “tecnica”, è necessario
riferirsi alle definizioni degli
interventi edilizi espresse,
come noto, dall’art. 3 del TUE;
espresse si considera acquisito; il termine della conferenza, oggi di fatto
indefinito, viene stabilito perentoriamente in al massimo 5 mesi.
In particolare, è stata prevista la facoltà di intervento dei privati destinatari della comunicazione di avvio del procedimento; è stata prevista la
possibilità di attivare direttamente la conferenza “simultanea” su richiesta motivata di altre amministrazioni o del privato interessato entro il
termine previsto per richiedere integrazioni istruttorie; nei casi di conferenza “simultanea” che coinvolgono amministrazioni preposte alla tutela
ambientale, paesaggistico-territoriale, dei beni culturali e della salute dei
cittadini il termine per la conclusione della conferenza è elevato a 90
giorni; con riferimento alla disciplina del rappresentante unico, è stato
precisato che vi è un rappresentante unico per ciascun ente; è stato
meglio definito l’esercizio dei poteri di autotutela rispetto alla decisione
conclusiva della conferenza.
il comma 2 di detto articolo
precisa che dette definizioni
prevalgono sulle disposizioni degli strumenti urbanistici generali e dei RE.
Tuttavia occorre ricordare
che, in regione Lombardia, le
definizioni degli interventi
edilizi sono quelle stabilite
dall’articolo 27, della legge
regionale n. 12/2005, quale
legislazione concorrente in
materia edilizia nel rispetto
dei principi fondamentali
della legislazione statale.
È a questa disciplina edilizia
che i comuni, in regione
Lombardia, si devono attenere per esercitare l’attività
edilizia dei propri territori.
Occorre però considerare
anche l’orientamento della
Corte Costituzionale sulla natura giuridica delle definizioni legali (sentenza n.
309/2011).
La sentenza mette in evidenza che
le definizioni del TUE sono da rite-
nersi principi fondamentali NON
DEROGABILI dalla legislazione
concorrente regionale, che definisce
le categorie di intervento, purché in
conformità a quelle statali e disciplinano, nel contempo, il regime dei
titoli abilitativi, con riguardo al
procedimento e al contributo,
nonché agli abusi edilizi e
all’applicazione delle relative
sanzioni amministrative e penali.
La distinzione delle definizioni statali mette in evidenza da una parte
gli interventi edilizi “rilevanti”,
quali la nuova costruzione, la ristrutturazione urbanistica e la ristrutturazione edilizia, e dall’altra
quelli “residuali”, ovvero quelli c.d.
“minori”, come il restauro e risanamento conservativo e le manutenzioni.
La sentenza si occupa nel dettaglio
della ristrutturazione edilizia per
quanto attiene alla modifica della
sagoma, ma pone l’accento anche
sulla tutela del paesaggio, di competenza statale, qualora si renda neIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 47
URBANISTICA
cessario stabilire la linea di distinzione tra le ipotesi di nuova costruzione e quelle degli altri interventi
edilizi.
Le categorie di intervento edilizi definite dal TUE si caratterizzano in ordine a più profili:
1.la finalizzazione dell’intervento:
a.finalità conservativa degli
organismi edilizi e/o delle
loro parti:
I. con le manutenzioni
(ordinarie e straordinarie)
II. con i restauri e risanamenti conservativi
b.finalità trasformativa degli
organismi edilizi:
I. degli organismi edilizi
ovvero del territorio sia
in senso edilizio che urbanistico,
II. dei tessuti urbanistico-edilizi del territorio
sia in senso edilizio che
urbanistico,
III. del territorio sia in
senso urbanistico che
edilizio
2.le modalità esecutive della
finalizzazione di cui sopra:
a.mediante un insieme sistematico di opere (cfr. gli interventi di restauro e risanamento conservativo, di
ristrutturazione edilizia, di
ristrutturazione urbanistica. Le nuove costruzioni
è intervento implicitamente costituito da un insieme sistematico di opere),
b.mediante opere non riconducibili a detto insieme sistematico.
La determinazione del regime giuridico di subordinazione dell’intervento proposto, quindi la sua natura
48 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
“giuridica” (rilevanza penale,
onerosità, etc.) consiste nello
stabilire se lo stesso costituisce:
•attività edilizia libera realizzabile:
-- senza alcun titolo abilitativo (cfr. art. 6, comma 1),
-- c o n c o m u n i c a z i o n e
dell’inizio dei lavori (cfr.
art. 6, comma 2);
•intervento di trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio subordinato:
-- a permesso di costruire
(cfr. art. 10, ovvero art. 33,
LR 12/05);
-- a DIA alternativa (cfr. art.
22, comma 3, ovvero art.
41, co. 1, LR 12/05),
•intervento non riconducibile alle precedenti categorie (cfr. art. 22, comma 1),
ovvero in variante in corso
d’opera (cfr. art. 22, comma
2, ovvero art. 41, co. 2, LR
12/05), e subordinato:
-- a segnalazione certificata di inizio attività –
SCIA (cfr. art, 5, comma 2,
lett. b) e c) della legge n.
106/2011, di modifica
all’art. 19 della L. n. 241
del 1990),
-- a permesso di costruire
“facoltativo” (cfr. art. 22,
comma 7 e art. 20, comma
11).
•Intervento subordinato a
permesso di costruire in
deroga (cfr. art. 14, ovvero
art. 40, LR 12/05,
•Intervento in accertamento
di conformità (cfr. artt 36 e
37, comma 4).
Al regime giuridico di appartenenza dipende, infine, la
valutazione di conformità alla
normativa vigente, o meglio
la conformità alle previsioni
degli strumenti urbanistici,
dei RE e della normativa urbanistico-edilizia vigente (cfr
art. 12 del TUE).
Gli interventi edilizi definiti
dal TUE (e dalla legislazione
regionale) dichiarano come
presupposto di legittimità la
conformità urbanistico-edilizia, anche in seguito di condono o sanatoria edilizia.
Si ritiene evidenziare la differenza esistente tra conformità urbanistica e conformità
edilizia. La prima è da riferire
ai parametri di conformazione dei suoli (indici, volumi, superfici, destinazione
d’uso, tipologie insediative/
edilizie, caratterizzazioni formali, etc.), la seconda, invece,
è da riferire alla tutela di beni
giuridici essenziali, quali la
salute e la sicurezza (cfr. artt
32, comma 1, e 41, comma 1,
della Costituzione), e agli altri
interessi generali tutelati
nell’ordinamento giuridico,
quali l’eliminazione/superamento delle BBAA e l’efficienza energetica degli edifici.
Per quanto concerne la giurisprudenza si ritiene dare evidenza ai seguenti principi:
“Costantemente affermato
da questa Corte Suprema il
principio secondo il quale il
regime dei titoli abilitativi edilizi non può essere eluso
attraverso la suddivisione
dell’attività edificatoria finale
nelle singole opere che concorrono a realizzarla, astrattamente suscettibili di forme di
controllo preventivo più limitate per la loro più modesta
incisività sull’assetto territoriale. L’opera deve essere
considerata unitariamente
nel suo complesso, senza che
sia consentito scindere e considerare separatamente i
suoi singoli componenti” (per
tutte Cass. Pen., sez. II, sent.
26 settembre 2011, n. 34764).
“Nel vagliare un intervento
edilizio consistente in una
pluralità di opere, come qui
accade, deve effettuarsi una
valutazione globale delle
stesse atteso che ‘la considerazione atomistica dei singoli
interventi non consente di
comprendere l’effettiva portata dell’operazione’, ovvero
che, nel caso in cui un’opera
consista nella ristrutturazione di un immobile effettuata tramite la realizzazione
di ‘corposi interventi edili,
essa non è scomponibile in
distinte fasi cosicché possano individuarsi interventi
soggetti ad autorizzazione ed
altri soggetti a concessione,
ma va valutata nella sua unitarietà e risulta soggetta al
regime concessorio’. L’operazione che deve compiere il
responsabile è duplice: di
carattere obiettivo, di rilevazione ed acclaramento degli
elementi descrittivi e progettuali dell’intervento; e di carattere valutativo, con riferimento alle caratteristiche fisiche, strutturali e funzionali
dell’intervento progettato; il
tutto con un apprezzamento
di insieme di carattere oggettivo e teleologico delle singole opere rappresentate,
senza operare artificiosi frazionamenti, ovvero senza
considerare autonomamente
i segmenti dell’unitario intervento”.
Nella pagina seguente si riporta uno schema sintetico
utile all’individuazione della
qualificazione tecnico-giuri-
URBANISTICA
dica degli interventi edilizi.
Nell’ambito della qualificazione tecnico-giuridica, sia
per il progettista che per il
responsabile del procedimento e dell’istruttoria, assume importanza capire le
disposizioni normative riguardanti la disciplina
dell’attività dell’edilizia ed in
particolar modo le definizioni degli interventi, così
come stabiliti in base ai principi fondamentali e generali
espressi dalla normativa nazionale.
Si tratta di un’esigenza determinata dal fatto che la pratica
professionale registra richieste di titoli abilitativi per
interventi descritti in materia
diversa rispetto alle definizioni normative (ad esempio,
richieste per interventi di soprelevazione e/o di ampliamento di fabbricato esistente, interventi per la costruzione di portici, tettoie,
pensiline, pergolati, gazebo,
recinzioni, sistemazione interne di alloggi o di fabbricati, riparazione o sostituzione del tetto, costruzione
di autorimessa, rifacimento
di solai, e via elencando) oppure normative regionali o
locali riportanti definizioni
diverse da quelle a livello
nazionale oppure aggiuntive
(es. interventi di sostituzione
edilizia, etc.).
Il TUE di cui al D.P.R. n.
380/2001 riporta (cfr. art 3), ai
fini della disciplina dell’attività edilizia, le definizioni
degli interventi edilizi riconducendoli a sei categorie:
manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, nuova costruzione e ristrutturazione urbanistica.
Con l’entrata in vigore della
legge n. 10/1977 e successive
fino al 1996, le disposizioni
normative hanno espresso
da un lato le attività comportanti trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio,
e dall’altro i criteri della loro
subordinazione ad uno dei
due regimi giuridici individuati:
•oneroso e penalmente rilevante per la concessione
edilizia,
•gratuito e non penalmente
rilevante per l’autorizzazione edilizia.
Le definizioni degli interventi edilizi (di cui all’articolo
3) del TU determinano, di
fatto, una specificazione
degli interventi costituenti
l’attività edilizia in disciplina
(interventi di manutenzione
ordinaria, straordinaria, etc.),
e una qualificazione degli
stessi quanto alla loro natura:
devono essere interventi necessariamente edilizi.
In altri termini, nel TUE, non è
espressamente specificata la
finalizzazione degli interventi costituenti l’attività edilizia in disciplina, diversamente dalla legge n. 10/1977
e cioè che le attività da considerare ai fini della disciplina
stessa sono (solo) quelle
comportanti trasformazione
urbanistica ed edilizia del
territorio.
Tuttavia, il TUE, nel definire
gli interventi di “nuova costruzione”, specifica, con criterio residuale che sono
“quelli di trasformazione edi-
tecnica
Inquadramento
dell’intervento nelle
categorie definite dal
TUE ovvero nella legislazione regionale non
in contrasto con i
principi espressi nelle
definizioni del TUE
• Manutenzione ordinaria
• Manutenzione straordinaria
• Restauro e risanamento conservativo
• Ristrutturazione edilizia:
• pesante
• leggera
• Nuova costruzione
• Ristrutturazione urbanistica
giuridica
Inquadramento
dell’intervento così
come definito, in
uno dei regimi giuridici degli interventi
stabiliti nel TUE
• Attività edilizia libera
• Attività edilizia libera con CIL o CILA
• Permesso di costruire
• Permesso di costruire in deroga
• DIA alternativa/sostitutiva
• SCIA o p.d.c. facoltativo
• Accertamento di conformità
Qualificazione
degli interventi
edilizi
lizia e urbanistica del territorio non rientranti nelle categorie definite alla lettere
precedenti”. Pertanto sussiste “continuità” giuridica tra
la precedente e l’attuale disciplina dell’attività edilizia
nella quale assumono
dunque rilievo tutti gli interventi edilizi di trasformazione edilizia e urbanistica
del territorio (verrebbe da
dire “solo” gli interventi edilizi di quel tipo).
Anche per il TUE lo scopo
della definizione legale degli
interventi edilizi è quella di
attribuire ai medesimi l’idoneo regime giuridico, ossia
quello di essere:
• “attività edilizia libera”,
con o senza preventiva comunicazione (CIL o CILA);
• oppure intervento subordinato a “permesso di costruire”o a DIA alternativa
e/o sostitutiva;
• oppure intervento realizzabile con segnalazione certificata di inizio attività
(SCIA).
È opportuno ripetere che
l’art. 3 del TUE, alla stessa
stregua dell’art. 27, LR n.
12/2005, di definizione degli
interventi edilizi, individua,
come già ricordato, sei categorie di interventi costituenti
attività edilizia di trasformazione edilizia e urbanistica
del territorio, e cioè:
• Manutenzione ordinaria,
• Manutenzione straordinaria,
• Restauro e risanamento
conservativo,
• Ristrutturazione edilizia,
• Nuove costruzioni,
• Ristrutturazioni urbanistiche.
Si tratta di categorie che semIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 49
URBANISTICA
brano rispondere ad un
doppio criterio di classificazione:
1.criterio finalistico degli interventi:
•Manutentivo integrativo:
--delle finiture (riparazione,
rinnovamento e sostituzione di finiture, integrazione di impianti tecnologici esistenti);
--delle strutture e realizzazione-integrazione servizi
igienico-sanitari e tecnologici;
•restaurativo-conservativo
e assicurativo degli organismi edilizi (rispetto degli
elementi tipologici, formali
e strutturali, funzionalità);
•trasformativo degli organismi edilizi;
•sostitutivo del tessuto urbanistico-edilizio con altro
diverso (quindi trasformativo dei tessuti urbanistico-edilizi).
2.criterio modale o di modalità realizzativa/esecutiva
degli interventi:
• mediante opere (di riparazione, rinnovamento, sostituzione o necessarie per
rinnovare e sostituire anche
parti strutturali degli edifici
nonché per realizzare ed
integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici),
•mediante modifiche (necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali
degli edifici nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici );
•mediante un insieme sistematico di opere (rivolto a conservare l’organismo edilizio o
a trasformare gli organismi
edilizi per cui possono portare ad un organismo edi50 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
lizio in tutto o in parte diverso dal precedente),
•mediante demolizione e ricostruzione.
Categorie che si possono
semplificare nel modo seguente:
•interventi finalizzati alla
conservazione degli organismi edilizi:
--di manutenzione ordinaria
o straordinaria,
--di restauro e risanamento
conservativo,
•interventi finalizzati alla
trasformazione:
--degli organismi edilizi: ristrutturazione edilizia “leggera” o “pesante”;
--dei tessuti urbanistico-edilizi: ristrutturazione urbanistica.
A parte il fatto che diventa
difficile comprendere come
un intervento manutentivo-conservativo possa comportare una trasformazione
urbanistica e/o edilizia del
territorio, il suddetto criterio
(che possiamo chiamare: finalistico e modale), di conseguenza, caratterizza la qualificazione dell’intervento ossia
la sua appartenenza ad una
determinata categoria edilizia; cosicché, ad esempio, le
stesse opere di un intervento
finalizzato alla conservazione
dell’organismo edilizio:
•se singolarmente considerate configurano una manutenzione, ordinaria qualora
riferita alle finiture, straordinaria qualora riferita
anche alle strutture;
•se costituiscono un insieme
sistematico, invece, configurano un restauro e risanamento conservativo.
Anche la dottrina dà evidenza
agli interventi trasformativi,
quali:
•il restauro conservativo:
Tale intervento è costituito,
per un verso, da “‘Un insieme
sistematico di opere’ incidente in particolare sugli elementi costitutivi dell’edificio,
il che rappresenta l’elemento
differenziale rispetto agli interventi di manutenzione – e,
per altro verso, nella finalità
di conservare l’edificio assicurandone la funzionalità nel
rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali
dell’organismo edilizio”.
•La ristrutturazione edilizia:
Tale intervento è costituito
da “Un ‘insieme sistematico
di opere’, come nel caso del
restauro e risanamento conservativo, ma diversamente
che in questo, rivolto alla ‘trasformazione’ di un organismo
edilizio esistente. A seconda
che la trasformazione porti o
meno ad un organismo ‘in
tutto o in parte diverso dal
precedente’ (a seguito di aumento di unità immobiliari, o
di modifiche del volume,
della sagoma, dei prospetti o
della superficie oppure, per
gli immobili compresi nelle
zone omogenee A, di mutamenti della destinazione
d’uso) si distingue una ristrutturazione cd. pesante da una
cd. leggera (cfr, art. 10, comma
1, lett. c), in rapporto all’art. 3,
comma 1, lett. d))”.
Quello che è importante è
l’analisi dei singoli interventi
edilizi e cioè le singole categorie edilizie, al fine di mettere in evidenza le caratteristiche peculiari e le nozioni
tecnico-giuridiche, alla luce
degli indirizzi giurisprudenziali, sia amministrativi che
penali.
La definizione degli interventi edilizi del TUE risponde
all’esigenza di identificare
l’attività edilizia comportante
trasformazione edilizia e urbanistica del territorio, e
come tale, limitata ex ante la
sua realizzazione attraverso
la sua subordinazione ad un
differenziato controllo autoritativo di legittimazione e conformazione.
È necessario precisare,
però, che tale identificazione deve necessariamente
avvenire con riferimento alle
definizioni di cui all’art. 27
della LR n. 12/2005, non in
contrasto con i principi fondamentali della legislazione
statale.
La qualificazione tecnicogiuridica degli interventi edilizi,
con particolare riguardo a quelli
di tipo manutentivo conservativo.
A integrazione di quanto
sopra esposto, si può affermare che gli interventi edilizi
possono avere o meno “valenza/rilevanza” urbanistica
in ragione della loro natura
conservativa o trasformativa in
senso edilizio (l’elemento-oggetto da considerare
l’edificio) e/o in senso urbanistico (l’elemento-oggetto da
considerare è il territorio),
così che gli interventi edilizi
definiti dal TUE, oltre che il
senso finalistico dell’intervento (conservativo o trasformativo) considerano anche
un profilo modale: essere realizzati o meno attraverso un
insieme sistematico di opere.
Consegue che sia gli interventi edilizi conservativi sia
quelli trasformativi debbono
essere riguardati in riferi-
URBANISTICA
Nozione di rudere
mento:
1.all’edificio,
2.al territorio.
Gli interventi riferiti al territorio, saranno quelli a valenza
/ rilevanza prettamente urbanistica, per cui, con riferimento alle definizioni legali,
saranno gli interventi di trasformazione edilizia ed urbanistica del territorio di nuova
costruzione e di ristrutturazione urbanistica.
Gli interventi relativi agli edifici, invece, possono avere
valenza / rilevanza:
•solo edilizia, come nel caso
degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria,
• oppure anche urbanistica,
laddove producessero trasformazioni edilizie e urbanistiche del territorio come
nel caso degli interventi di
ristrutturazione edilizia e,
per certa misura, di quelli
di restauro e risanamento
conservativo allorquando
modificassero la destinazione d’uso urbanisticamente rilevante.
Per quanto concerne gli interventi edilizi sull’esistente, di
tipo “manutentivo-conservativo”, la giurisprudenza amministrativa e penale è concorde nel qualificare “esistente” un edificio che sia
dotato almeno di mura perimetrali e copertura, ovvero di
strutture orizzontali, e che sia
in stato conservativo tale da
apprezzarne anche la destinazione d’uso.
Per altri versi, l’edificio si può
ritenere esistente quando
non si qualifica come rudere
o di­ruto, ricorrendo tale ipotesi in caso di assenza di ele-
TAR Piemonte, sez. I, 4 aprile 2013, n. 410:
“Orbene, la giurisprudenza è ferma nel riconoscere i
caratteri di rudere in un manufatto ‘costituito da alcune
rimanenze di mura perimetrali’ (TAR Veneto, sez. II, 5
giugno 2008, n. 1667) ovvero in un immobile in cui sia
‘presente solo parte della muratura perimetrale, vi è
assenza di copertura e di strutture orizzontali’ (TAR
Salerno, sez. II, 26 settembre 2007, n. 1927).
Quanto agli interventi di ripristino di edifici diruti, la
giurisprudenza precisa la relativa nozione riportandola
agli organismi edilizi dotati di sole mura perimetrali e
privi di copertura (TAR Napoli, sez. IV, 14 dicembre
2006, n. 10553) e, correttamente, nega che gli stessi
possano essere classificati come restauro e risanamento conservativo (TAR Napoli, sez. VIII, 4 marzo
2010, n. 1286 e sez. VI, 9 novembre 2009, n. 7049; TAR
Latina, 15 luglio 2009, n. 700).
Essa pone, inoltre, una condivisibile distinzione tra le
ipotesi in cui esista un organismo edilizio dotato di
mura perimetrali, strutture orizzontali e copertura in
stato di conservazione tale da consentire la sua fedele
ricostruzione, nel quale caso è possibile parlarsi di
demolizione e fedele ricostruzione, e dunque di ristrutturazione (o risanamento); e le ipotesi in cui, invece,
manchino elementi sufficienti a testimoniare le dimensioni e le caratteristiche dell’edificio da recuperare,
configurandosi in quest’evenienza, invero, un intervento di nuova costruzione (TAR Napoli, sez. VIII, 4 marzo
2010, n. 1286; TAR Veneto, sez. II, 5 giugno 2008, n.
1667), per l’assenza degli elementi strutturali dell’edificio, in modo tale che, seppur non necessariamente
‘abitato’ o ‘abitabile’, esso possa essere comunque
individuato nei suoi connotati e le caratteristiche dell’edificio da recuperare (TAR Napoli, 9 novembre 2009, n.
7049); Cons. Stato, sez. VI, 15 settembre 2006, n.
5375)”.
TAR Lombardia, Brescia, sez. I, 18 marzo 2013, n.
258:
“Al riguardo va ricordato che la giurisprudenza ha
specificato che costituiscono edifici diruti gli organismi
edilizi dotati di sole mura perimetrali e privi di copertura (cfr, TAR Campania, sez. IV, 14 dicembre 2006, n.
10553), escludendo che gli interventi svolti sugli stessi
possano essere classificati come restauro e risanamento conservativo (cfr. TAR Campania, sez. VIII, 4
marzo 2010, n. 1286; idem, sez. VI, 9 novembre 2009,
n. 7049; TAR Latina, 15 luglio 2009, n. 700).
Inoltre, è stato chiarito che si deve distinguere tra le
ipotesi in cui esista un organismo edilizio dotato di
mura perimetrali, strutture orizzontali e copertura in
stato di conservazione tale da consentire la sua fedele
ricostruzione, nel quale caso è possibile parlare di
demolizione e fedele ricostruzione, e dunque di ristrutturazione; e le ipotesi in cui, in vece, manchino elementi sufficienti a testimoniare le dimensioni e le caratteristiche dell’edificio da recuperare, configurandosi in
quest’evenienza, invero, un intervento di nuova costruzione (cfr. TAR Veneto, Venezia, sez. II, 5 giugno 2008.
N. 1667), per l’assenza degli elementi strutturali
dell’edificio, in modo tale che esso possa essere
comunque individuato nei suoi connotati essenziali (cfr.
Cons, di Stato, sez. V, 10 febbraio 2004, n. 475)”.
TAR Campania, Salerno, sez. II, 11 gennaio 2013, n.
51:
“Inoltre, la giurisprudenza dalla quale il Collegio non
trova ragioni per discostarsi, è da tempo consolidata
nel ritenere che la ricostruzione su ruderi o su di un
edificio da tempo demolito (perché di questo presumibilmente si tratta nel caso in oggetto) costituisce nuova
costruzione e non certo restauro conservativo o manutenzione straordinaria (cfr. Cons. Sta., sez. IV,
1669/2007; sez. V, 15 aprile 2004, n. 2142; TAR Liguria,
sez. I, 24 gennaio 2002, n, 53; Cons. St., sez. V, 1
dicembre 1991, n. 2021; Cass. penale, sez. III, 20 febbraio 2001, n. 658; id. 20 febbraio 2001, n. 13982; id.
n. 45240/2007)”.
TAR Lombardia, Milano, sez. II, 24 maggio 2012, n.
1429:
“La giurisprudenza amministrativa ha - del resto - ben
chiara la differenza fra ‘edificio’ e rudere; così ad
esempio: ‘(…) si intende per rudere un manufatto
costituito da alcune rimanenze di mura perimetrali,
ovvero un immobile in cui sia presente solo parte della
muratura perimetrale, vi è assenza di copertura e di
strutture orizzontali, onde non può certamente parlarsi
di un edificio allo stato esistente’ (TAR Campania,
Salerno, sez. I, 16 febbraio 2012, n. 240; si vedano
anche TAR Campania, Napoli, sez. IV, 23 dicembre
2010, n. 28002; tribunale di Chieti, 2 gennaio 2009, n.
2 e Cass. penale, sez. III, 21 ottobre 2008, n. 42521)”.
TAR Veneto, sez. II, 8 febbraio 2012, n. 207:
“Costituisce giurisprudenza consolidata e condivisibile
che la ricostruzione di ruderi deve essere considerata,
a tutti gli effetti, realizzazione di una nuova costruzione,
non essendo equiparabile alla ristrutturazione edilizia,
con la conseguenza che per la sua realizzazione è
necessario il permesso di costruzione, non essendo
possibile far ricorso alla denuncia di inizio attività, ai
sensi dell’art. 1, co. 6, L. 21 dicembre 2001, n. 443
(Cons. St., sez. IV, 15 settembre 2006, n. 5375; Conf.
Cons. St., sez. V, 10 febbraio 2004, n. 475; TAR
Campania, Napoli, sez. VIII, 4 mrzo 2010, n. 1286)”.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 51
URBANISTICA
menti strutturali in quanto
rendono impossibile valutare
l’esisten­za e la consistenza
dell’edificio da considerare
(sulla nozio­ne vedi il box "Nozione di rudere" a lato).
NOTA: A questo proposito,
però, ricordo che il decreto
“Sblocca Italia” (legge n. 98
del 2013), ha modificato la definizione degli interventi di
ristrutturazione edilizia di cui
all’art. 3, co. 1, lett. d), del
D.P.R. n. 380/2001, introducendo in tale ambito anche
quelli consistenti nel ripristino di edifici o parti di essi,
eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione, purché sia possibile accertarne la preesistente consistenza.
Ne consegue che la giurisprudenza amministrativa e penale potrebbe cambiare l’orientamento sin qui tenuto
sul recupero dei ruderi e dei
diruti.
Dal TUE risultano classificati,
sotto il profilo finalistico, gli
interventi manutentivi e gli interventi conservativi, sia in
senso edilizio che in senso
urbanistico, ovvero:
•interventi di manutenzione
ordinaria: gli interventi edili­zi che riguardano le opere
di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle
finiture degli edifici e quelle
neces­sarie ad integrare o
mantenere in efficienza gli
impianti tecnologici esistenti;
•interventi di manutenzione
straordinaria: le opere e le
modifiche necessarie per
rinnovare e sostituire parti
an­che strutturali degli edifici, nonché per realizzare
52 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
Nozione di “organismo edilizio”
Si ritiene opportuno evidenziare le varie nozioni riferite
ad organismo edilizio rinvenibili in dottrina e in giurisprudenza oltre che nella nor­mativa tecnica.
“Quanto alla nozione di organismo edilizio, l’orientamento maggioritario della Cassazione ha avuto modo
di precisare che ‘può consistere sia in una sola unità
quale in ipotesi potrebbe essere quella oggetto della
concessione sia in una pluralità di porzioni volumetriche ed in un manufatto a più piani, sicché l’integrale
diversità da quella oggetto della concessione è rapportabile ad ogni struttura (...) pertanto è possibi­le riferire
l’espressione organismo edilizio anche ad una singola
unità edilizia oggetto di una più ampia concessione. (...)
In dottrina, si evi­denzia, viceversa che la possibilità di
riferire l’inciso organismo edilizio anche alle singole
porzioni di quest’ultimo violerebbe il divieto di analogia
in malam partem, dovendo utilizzare come termine di
paragone per valutare difformità piuttosto l’intero organismo edilizio”. Pao­lo D’Agostino e Riccardo Salomone,
Trattato di diritto penale dell’impresa, volume XI, la
tutela dell’ambiente, profili penali e sanzionatori,
Wolters Kluwer Italia s.r.I., 2011.
Cas. pen, sez. VI, 7 gennaio 1999, n. 12271: “Con l’espressione organismo edilizio l’art. 71. 28 febbraio
1985, n. 47 indica sia una sola unità sia una pluralità di
porzioni volumetriche; la costruzione in ‘totale difformità’ dalla concessione edilizia che nel secondo caso può
riguardare ogni singola struttura dell’organismo edilizio
- può derivare a) dalla esecuzione di un corpo autonomo, b) dall’effettuazione di modificazioni con opere
interne o esterne tali da comportare un intervento che
abbia rilevanza urbanistica (in quanto incidente
sull’asset­to del territorio, aumentando il c.d. carico
urbanistico), ovvero c) dal mutamento di destinazione
di uso di un immobile preesistente, che va equiparato
al fatto della realizzazione di una costruzione edilizia in
assenza o in totale difformità dalla concessione allorché esso non sia pu­ramente funzionale, ma si realizzi
attraverso opere strutturali implicanti una totale modificazione rispetto al preesistente e al previsto, che sia
urbanisticamente rilevante secondo il disposto dell’art.
8 I. n. 47/1985”.
Cass. pen., sez. III, 27 gennaio 2009, n. 3593: “Nella
previsione legislativa in esame: - l’espressione organismo edilizio indica sia una sola unità immobiliare sia
una pluralità di porzioni volumetriche e la difformità
totale può riconnettersi sia alla costruzione di un corpo
auto­
nomo sia all’effettuazione di modificazioni con
opere anche soltanto interne tali da comportare un
intervento che abbia rilevanza urbanisti­ca in quanto
incidente sull’assetto del territorio attraverso l’aumento
del c.d. ‘carico urbanistico”.
Cass. sez. III, 23 novembre 2012, n. 45821 - Pres. Fiale
Est. Ramacci Ric. Orlando: Questa Corte (sez. III, 27
gennaio 2009, n. 3593) ha già avuto modo di precisare
che “l’espressione organismo edilizio indica sia una
sola unità immobiliare, sia una pluralità di porzioni
volu­metriche e la difformità totale può riconnettersi sia
alla costruzione di un corpo autonomo, sia all’effettuazione di modificazioni con opere anche soltanto interne
tali da comportare un intervento che abbia rilevanza
urbanistica in quanto incidente sull’assetto del territorio
attra­verso l’aumento del c.d. ‘carico urbanistico”.
La norma UNI 10838/1999, riferita all’edilizia, terminologia riferita all’utenza, alle prestazioni, al processo
edilizio e alla qualità edilizia, ha come presupposto la
considerazione che l’edificio non sia una semplice
addizione di elementi (spazi, materiali, strutture,
impianti, ecc.), bensì debba essere ricondotto a “sistema” perché ogni elemento è in relazione/connessione
con gli altri secondo logiche più o meno com­plesse. A
tal fine la norma definisce l’organismo edilizio (punto
2.11) come insieme strutturato di elementi spaziali (a
loro volta definiti come “porzione di spazio fruibile
destinata allo svolgimento delle attività di una unità
ambientale” quale raggruppamento di attività dell’utente, derivanti da una determinata destinazione d’uso
dell’organismo edilizio, compatibili spazialmente e
temporalmente fra loro) e di elementi tecnici (quali
‘prodotto edilizio più o meno complesso capace di
svolgere completamente o parzialmente funzioni proprie di una o più unità tecnologiche e che si configura
come componente caratterizzante di un sub-sistema
tecnologico”), interni ed esterni, pertinenti all’edificio,
caratterizzati dalle loro funzioni e dalle loro reciproche
relazioni.
URBANISTICA
ed in­tegrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici,
sempre che non alterino la
volumetria complessiva
degli edifici e non comportino
modifiche delle desti­nazioni d’uso.
Nel 2014, con la legge n. 164,
tra questi interventi sono
stati ricompresi inoltre
quelli “Consistenti nel frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari, con esecuzione di opere anche se comportanti
la variazione delle superfici
delle singole unità immobiliari, nonché del carico urbanistico, purché non sia
modificata la volumetria
complessiva degli edifici e
si mantenga l’originaria destinazione d’uso”.
•interventi di restauro e di
risanamento conservativo:
gli interventi edilizi rivolti a
conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la
funzionalità mediante un
insieme si­stematico di opere che, nel rispetto degli
elementi ti­pologici, formali
e strutturali dell’organismo
stesso, ne consentono destinazioni d’uso con essi
compatibili. Tali interventi
comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inse­
rimento degli elementi accessori e degli impianti richie­s ti dalle esigenze
dell’uso, l’eliminazione
degli elementi estranei
all’organismo edilizio.
Per quanto concerne la caratterizzazione dei tre interventi
in esame, si nota che:
•le manutenzioni, sia ordinaria che straordinaria, e il
re­stauro e il risanamento
conservativo condividono,
nei fatti, la medesima finalità e cioè la conservazione
e l’as­sicurazione della funzionalità vuoi degli edifici-organi­smi edilizi che del
territorio urbanisticamente
inteso, anche se risulta concettualmente diverso un
intervento di restauro e di
risana­mento conservativo
dagli interventi di manutenzione, a sua volta diversi
tra loro;
• le manutenzioni differiscono dal restauro e dal risanamento conservativo:
nel soggetto-oggetto di riferimento, che sono:
-- le finiture degli edifici e/o le parti
anche struttura­li degli edifici per
le manutenzioni;
-- gli organismi edilizi per il restauro e il risanamen­to conservativo;
-- nella modalità attraverso la
quale si persegue la con­
servazione e l’assicurazione della funzionalità:
-- nel restauro e nel risanamento conservativo la fina­
lità è perseguita mediante un
insieme sistematico di opere;
-- nelle manutenzioni, di conseguenza, dovrebbe ve­nir
meno l’insieme sistematico
di opere, per cui la finalità
dell’intervento dovrebbe
essere perseguita attraverso singole opere ovvero
attraverso un insie­me di opere singolarmente considerate e cioè:
· opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli
edifici nella manutenzione ordinaria;
· opere e modifiche per rinnovare e sostituire le
parti anche strutturali
nella manutenzione stra­
ordinaria,
· opere e lavori necessari a
“trasformare le unità immobiliari, mediante il
loro frazionamento o accorpamento, quali interventi di straordinaria manutenzione;
· opere e lavori che comportano la variazione
delle superfici delle singole unità immobiliari,
nonché del carico urbanistico, sempre che non
modifichino la volumetria complessiva degli edifici e si mantenga l’originaria destinazione
d’uso, sempre nell’ambito della straordinaria
manutenzione.
Da queste preliminari considerazioni, si è portati a ritenere che nell’ambito delle
definizioni legali degli interventi su­gli edifici esistenti:
-- tra il restauro-risanamento
conservativo e le manuten­
zioni sussistono i concetti
differenzianti di:
a.“organismo edilizio” (vedi il
box con la nozione di “or­
ganismo edilizio”, nella
pagina precedente) rispetto a quello di edificio
cui si ri­feriscono le “finiture” per le manutenzioni
ordinarie e le “parti anche
strutturali” e le “variazioni
ammesse” per le manutenzioni straordinarie;
b.e quello di insieme sistematico di opere;
-- di conseguenza, gli interventi di manutenzione, per
po­ter essere qualificati
come tali, non dovrebbero
riguarda­re l’organismo edilizio bensì soltanto quegli
elementi e quelle parti e-
spressamente previsti, e
non possono esse­re attuati
mediante un insieme sistematico di opere, po­sto che,
in caso contrario, verrebbe
meno la distinzione tra interventi di restauro e di risanamento conservativo con
quelli di manutenzione.
Le definizioni legali relative
agli interventi di manutenzio­n e scontano l’assenza
della definizione di manutenzione, considerato che differisce, sotto il mero profilo concettua­le, dalla conservazione.
Etimologicamente, la manutenzione significherebbe
“mantenere” una cosa che
duri nel tempo ed in efficienza. In buona sostanza dovrebbe trattarsi di un complesso di operazioni necessarie a conservare la funzionalità per le necessarie esigenze
e l‘efficienza per rispondere
alle proprie funzioni.
È doveroso però aggiungere
che le manutenzioni straordinarie possono essere considerate delle modeste “trasformazioni edilizie” poiché
consentono, dal 2013, il frazionamento o l’accorpamento di
unità immobiliari, oltre che
aumentare la superficie delle
singole unità immobiliari e il
carico urbanistico, purché a
determinate condizioni.
Di fatto, con i provvedimenti
legislativi di questi ultimi
anni, alla manutenzione straordinaria è stata data una valenza urbanistica. di livello
superiore, aggiungendo alle
consolidate operazioni manutentive e conservative,
anche una sorta di funzioni
parzialmente “trasformative”,
anche se limitate.
Di seguito si riportano alcune
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 53
URBANISTICA
specificazioni sugli interventi
manutentivi e conservativi.
Per quanto riguarda l’intervento di manutenzione ordinaria, questo si caratterizza
dal fatto che riguarda:
•opere di riparazione e sostituzione delle finiture
degli edifici: la giurisprudenza amministrativa è orientata a far ri­entrare nel
concetto di finiture di edifici, sia la sosti­tuzione che il
rinnovamento di serramenti e, quindi, di infissi,
finestre e abbaini, anche
con materiali di­versi dagli
originali;
• opere necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti, quali:
-- impianto termo-idraulico;
-- impianto elettrico:
-- impianto idrico-igienico-sanitario.
Più complessa, invece, la nozione di manutenzione straordinaria, in quanto l’intervento si caratterizza per riguardare:
•le modifiche necessarie
per rinnovare e sostituire
par­ti anche strutturali degli
edifici:
•con la manutenzione ordinaria non si possono ap­
portare modifiche come
invece ammesso nella ma­
nutenzione straordinaria,
modifiche che possono riguardare qualsiasi parte
dell’edificio, parti strut­
turali comprese (cfr. l’inciso
“anche”);
•la realizzazione e/o l’integrazione dei servizi igienico-sanitari e tecnologici;
•il frazionamento o l’accorpamento di unità immobiliari con esecuzione di o54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
pere anche comportanti la
variazione delle singole unità immobiliari, nonché
del carico urbanistico;
•avere delle condizioni,
perché dette opere, modifiche, realizzazioni e integrazioni non devono comportare:
-- alterazione della volumetria complessiva degli edifici;
-- modifiche della destinazione d’uso (rilevante ai fini
urbanistici).
La casistica degli interventi
che si qualificano ora nella
ma­nutenzione ordinaria ora
in quella straordinaria è amplissi­ma e difficilmente elencabile perché riportata da
leggi re­gionali, regolamenti
edilizi comunali e, non di
meno, da una nutrita giurisprudenza amministrativa e
penale
L’intervento di restauro e di
risanamento conservativo
In­nanzitutto si osserva che il
tenore letterale della categoria legislativamente definita contempla due tipologie
di inter­vento:
•il restauro;
•e il risanamento conservativo.
Per espressa previsione la
realizzazione di tali interventi
deve:
•essere rivolta, in senso finalistico, alla conservazione
dell’organismo edilizio e
all’assicurazione della sua
fun­zionalità;
•avvenire mediante un insieme sistematico a ciò
finaliz­zate, anche per consentire destinazioni compatibili con l’organismo edilizio, qualora consentite
dagli strumenti urbanistici;
comprendere:
•il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli ele­
menti costitutivi dell’edificio;
•l’inserimento degli elementi accessori e degli impian­ti richiesti dalle esigenze dell’uso;
•l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio (le c.d. superfetazioni).
In questo caso le condizioni
poste dal legislatore sono:
•rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo edilizio;
•destinazioni d’uso compatibili con gli elementi tipologi­ci, formali e strutturali
dell’organismo edilizio;
esclusione degli interventi
così definita nei beni cultura­li
di cui alla parte II del D.lgs.
42/2004, in quanto per tali
beni occorre rifarsi alla definizione di restauro data dall’art.
29, comma 4 di tale Codice
dei beni culturali e del paesaggio.
corpo di fabbrica edilizio preesistente evidenziato dalla
documentazione storica e fotografica d’e­poca”, ha ricostruito la categoria di intervento edilizio del­le opere
anche sulla scorta della definizione locale, laddove precisa che “Devono intendersi
gli interventi di ricostruzio­ne
di quelle parti originali dell’edificio crollate o demolite che
sono documentate in modo
incontrovertibile (con foto,
disegni, documenti, catasti) e
la cui ricostruzione è indi­
spensabile per la ricomposizione architettonica e tipologi­ca dell’edificio stesso”, e
che per “‘risanamento conservati­vo’ si intende il complesso di operazioni volte a
conservare gli elementi costitutivi principali dell’organismo edilizio ed inoltre che
“Nel risanamento conservativo è ammesso an­che un riassetto e una ricomposizione
delle singole tipolo­gie, nel
rispetto dell’impianto complessivo cui tali manu­fatti appartengono”.
Tra gli interventi compresi nel
restauro e risanamento conservativo, quello che rappresenta la maggior problematica è la nozione di “ripristino”
perché sembra trovare del­le
specificazioni nelle norme
tecniche di attuazione degli
strumenti urbanistici comunali.
Da quanto finora argomentato, risulta che gli interventi
di restauro e di risanamento
conservativo registrano un
con­fine sottile con gli interventi di ristrutturazione edilizia; di qui l’importanza di
apprenderne appieno la
caratterizza­zione per poter
svolgere la qualificazione tecnico-giuridi­c a normativamente richiesta ai progettisti
e ai responsabili del procedimento.
La giurisprudenza amministrativa (cfr. Cons. di Stato,
sez. IV, 18 ottobre 2010, n.
7540), riferendosi ad un caso
di ri­costruzione del primo
piano di un fabbricato, definito an­che “Ripristino di un
La qualificazione tecnicogiuridica degli interventi edilizi,
con particolare riguardo a quelli
URBANISTICA
che modificano i prospetti degli
edifici
Particolare interesse rivestono gli interventi edilizi con
i quali vengono modificati i
prospetti degli edifici, essenzialmente per quanto riguarda l’onerosità degli
stessi.
A questo proposito è determinante la qualificazione tecnico-giuridica di questi interventi al fine, appunto, di stabilire il relativo regime economico.
Nella definizione di ristrutturazione edilizia contenuta
nell’art. 27 della LR n. 12/2005
non si fa alcun cenno alla modifica delle facciate o dei prospetti, ma ad un più ampio
novero di “Interventi rivolti a
trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme di
opere che possono portare
ad un organismo edilizio in
tutto o in parte diverso dal
precedente (omissis) “.
Anche la definizione di cui
all’art. 3, co. 1, lett. d) del TUE
è pressoché simile a quella
regionale, ma entrambe non
fanno riferimento alla modifica dei prospetti che possa
far pesare la bilancia a favore
dell’una o dell’altra tipologia
d’intervento.
In Lombardia, però, ci si deve
attenere alle definizioni
dell’art. 27 della LR n. 12/2005,
sia per individuare la qualificazione tecnico-giuridica
degli interventi che il regime
economico degli stessi.
Il D.P.R. n. 380/2001 ha subordinato, tra gli altri, gli interventi di ristrutturazione edilizia al rilascio del permesso
di costruire che però, in Lombardia, è alternativo o sostitutivo alla presentazione
della DIA (ora anche SCIA),
comportando, ai sensi
dell’art. 43 della LR n. 12/05, la
corresponsione degli oneri di
urbanizzazione primaria e secondaria, nonché del contributo sul costo di costruzione,
in relazione alle destinazioni
funzionali degli interventi
stessi.
Ora, se gli interventi di ristrutturazione costituiscono un
insieme sistematico di opere
che possono portare ad un
organismo edilizio in tutto o
in parte diverso dal precedente, ci si chiede come la
modifica dei prospetti di un
edificio si possa configurare
tra gli interventi di ristrutturazione edilizia definita dall’art.
27 della LR n. 12/2005, richiamandosi alla trasformazione
edilizia e urbanistica di cui
all’art. 10 del TUE?
Per quanto concerne la caratterizzazione di questi interventi si ritiene che possano
rientrare tra la manutenzione
straordinaria, il restauro e risanamento conservativo e la
ristrutturazione edilizia.
Come abbiamo precedentemente illustrato gli interventi
di manutenzione straordinaria ed il restauro conservativo condividono, nei fatti, la
medesima finalità e cioè la
conservazione e la funzionalità degli edifici-organismi edilizi, anche se con le dovute
distinzioni, mentre la ristrutturazione edilizia riveste una
valenza/rilevanza urbanistica
in ragione della sua natura
trasformativa dell’edificio e
del territorio nel quale
quest’ultimo è collocato.
La giurisprudenza amministrativa ha pacificamente affermato che l’elemento che,
in linea generale, contraddistingue la ristrutturazione
deve rinvenirsi nella già avvenuta trasformazione del
territorio, mediante una edificazione di cui si conservi la
struttura fisica (sia pure con la
sovrapposizione di un “Insieme sistematico di opere,
che possono portare ad un
organismo edilizio in tutto o
in parte diverso dal precedente”: art. 3, comma 1, lett.
d), t.u.) ovvero la cui stessa
struttura fisica venga del tutto
sostituita, ma – in quest’ultimo caso – con ricostruzione,
se non “fedele”, comunque
rispettosa della volumetria
(ora non più nemmeno della
sagoma) della costruzione
preesistente.
Le categorie di intervento definite dal TUE e dalla legge
regionale n. 12 del 2005, si
caratterizzano, dunque, in ordine a due profili:
a. la finalizzazione dell’intervento che, a sua volta, si
può distinguere tra finalità
conservativa degli organismi edilizi e/o loro parti,
mediante manutenzione
ordinarie e straordinaria o
con restauro e risanamento
conservativo, oppure con
finalità trasformative degli
organismi edilizi , ovvero
del territorio, sia in senso
edilizio che urbanistico.
b.L e modalità esecutive
della finalizzazione di cui
sopra, mediante un insieme sistematico di opere,
ovvero mediante opere
non riconducibili a detto
insieme sistematico.
Il problema che si pone, pertanto, in ordine alla modifica
dei prospetti, riguarda la qualificazione tecnico giuridica di
questi interventi ed il relativo
regime economico.
Come sopra si diceva, una
cosa è la definizione della “ristrutturazione edilizia” di cui
all’art. 3 del TUE e art. 27,
della LR n. 12/2005, nella
quale non si fa espressamente cenno alla modifica
dei prospetti, quale “elemento” discriminante per
qualificarla, da sola o con
altre opere, tra gli interventi
di manutenzione straordinaria, di restauro e risanamento conservativo o di ristrutturazione edilizia.
Per questo tipo di intervento,
non sembra essere cambiata
la distinzione tra la c.d. “ordinaria” o “leggera” e quella cd.
“pesante”, in quanto la prima
– definita dall’art. 3, co. 1, lett.
d), del D.P.R. n. 380/2001 – non
fa cenno alla modifica dei
prospetti, mentre quella di
cui all’art. 10, co. 1, lett. c),
stesso decreto, stabilisce che
gli interventi di ristrutturazione edilizia che prevedono
la modifica dei prospetti che
determinano “Un organismo
edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente”, sono
subordinati al permesso di
costruire.
Da qui deriva, per molti comuni, la convinzione che la
sola modifica dei prospetti di
un edificio, costituisca un intervento di trasformazione
edilizia e urbanistica che attiene, appunto alla ristrutturazione cd.”pesante” e tale
da essere, non solo subordinata al rilascio del permesso
di costruire (o DIA sostitutiva), ma onerosa.
A questo si aggiunga che l’art.
43 della LR n. 12/2005 stabilisce che “I titoli abilitativi per
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 55
URBANISTICA
interventi di nuova costruzione, ampliamento di edifici
esistenti e ristrutturazione edilizia sono soggetti alla corresponsione degli oneri di
urbanizzazione primaria e
secondaria, nonché del contributo sul costo di costruzione, in relazione alle destinazioni funzionali degli interventi stessi”.
Non mi pare che la semplice
modifica dei prospetti di un
fabbricato costituisca un intervento rivolto a sostituire
l’esistente tessuto urbanistico/edilizio con altro diverso, in assenza di “Un insieme sistematico di opere
che possono portare ad un
organismo edilizio in tutto o
in parte diverso dal precedente”.
Né tale ritengo si possa considerare la trasformazione di
porte esterne in finestre e viceversa, lo spostamento di
aperture, la chiusura o l’apertura di porte esterne e finestre sulle facciate di un edificio, e neppure che determini un’attività trasformativa
di carattere complessivo
dello stesso.
Sul punto, attenta dottrina ha
infatti evidenziato come non
sia facile operare una distinzione tra la ristrutturazione
edilizia ad altre tipologie di
intervento basandosi unicamente sulla natura delle opere realizzate, posto che
anche quelle di manutenzione straordinaria o di restauro e risanamento, sono
volte al rinnovo delle strutture o di parti funzionali, occorrendo fare invece riferimento alle finalità perseguite dalla ristrutturazione,
proprio in quanto consistenti
56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
in un organismo in tutto o in
parte diverso da quello precedente.
Tali opere, prese a sé stanti,
sicuramente non rientrano tra
gli interventi di ristrutturazione edilizia, ma di manutenzione straordinaria o di
restauro o risanamento conservativo, quest’ultimo nel
rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali
dell’edificio. Possono, invero,
essere eseguite le modifiche
dei prospetti, compreso
quelle delle gronde (o simili)
del tetto, contestualmente ad
altre opere e, in questi casi, si
delineano diverse situazioni.
1.Le modifiche ai prospetti
accompagnati ad altre opere o lavori con i quali costituiscono “un intervento
rivolto a trasformare un organismo edilizio in tutto o
in parte diverso dal precedente”, si identificano
come ristrutturazione edilizia.
2.Le modifiche dei prospetti
accompagnati ad altre opere o lavori con i quali costituiscono “un intervento
rivolto a conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali
dell’organismo stesso”, si
identificano nel restauro e
risanamento conservativo.
3.Le modifiche ai prospetti
accompagnati ad altre opere o lavori con i quali costituiscono “un intervento
rivolto a modificare, rinnovare e sostituire parti anche
strutturali degli edifici,
nonché l’aggregazione o la
divisione di unità immobiliari, si identificano nella
manutenzione straordinaria.
È ovvio che alle opere rivolte
alla sola modifica delle facciate non possono seguire
altre e ulteriori opere al fine di
limitare gli interventi alla manutenzione straordinaria o al
restauro e risanamento conservativo, perché, in questi
casi “L’opera deve essere
considerata unitariamente
nel suo complesso, senza che
sia consentito scindere e considerare separatamente i
suoi singoli componenti”,
come enunciato dalla Cass.
Pen. , sez. II, sent. 26 settembre 2011, n. 34764.
Anche le recenti modifiche
introdotte, non hanno prodotto novità per quanto riguarda quelle opere edilizie
che comportino modifica dei
prospetti. Il concetto di prospetto, infatti, non va confuso
con quello di sagoma.
Per sagoma deve intendersi
la conformazione planovolumetrica della costruzione ed
il suo perimetro, considerato
in senso verticale ed orizzontale, così che solo le aperture
che non prevedano superfici
sporgenti vanno escluse dalla
nozione stessa di sagoma.
La modifica di prospetti attiene alla facciata dell’edificio, per cui non va confusa e
compresa nel concetto di sagoma, che indica la forma
della costruzione complessivamente intesa, ovvero il contorno che assume l’edificio.
I prospetti attenendo all’aspetto esterno e quindi al
profilo estetico-architettonico dell’edificio, come la
chiusura di preesistenti finestre e la loro apertura in altre
parti, l’apertura di balconi in
luogo di finestre, così come
l’allargamento del portone di
ingresso.
Stante la similitudine con le
attività di manutenzione straordinaria e con quelle di restauro e risanamento conservativo, nella concreta fase
applicativa si pone il problema di differenziarle, da
quelle di ristrutturazione, al
fine di individuare il titolo abilitativo necessario alla loro
esecuzione (permesso di costruire, DIA ovvero SCIA) ed il
relativo regime economico
(onerosità o gratuità).
Sul punto, attenta dottrina ha
infatti evidenziato come non
sia facile operare una distinzione tra la ristrutturazione
edilizia ad altre tipologie basandosi unicamente sulla natura delle opere realizzate,
posto che, anche quelle di
manutenzione straordinaria o
il restauro conservativo, sono
volte al rinnovo delle strutture o di parti funzionali, occorrendo fare invece riferimento alle finalità perseguite
dalla ristrutturazione, proprio
in quanto consistenti nella
costruzione di un edificio in
tutto o in parte nuovo e quindi
al “Recupero urbanistico
dello spazio, sia pure limitatamente ad un solo edificio”,
sussistendo altrimenti la differente ipotesi di ristrutturazione urbanistica, che interessa più immobili.
Dal canto suo la giurisprudenza aveva già individuato
in passato tutta una serie di
attività non riconducibili alla
manutenzione straordinaria o
al restauro e risanamento
conservativo, ma afferenti
alla ristrutturazione edilizia e
per le quali aveva ritenuto
URBANISTICA
necessario il rilascio della
concessione edilizia (gratuita
o onerosa), tra cui, in particolare, quelle aventi ad oggetto:
•le opere comportanti un incremento della volumetria
o del numero delle unità
immobiliari, che incidono
sulla stessa consistenza fisica dell’immobile con conseguente aumento del carico urbanistico,
• il mutamento di destinazione d’uso di immobili,
cosiddetto “strutturale”,
nel caso in cui esso comporti la realizzazione di opere edilizie, come nelle ipotesi di utilizzo a fini dei
sottotetti o di piani cantinati,
• la demolizione e ricostruzione di fabbricati.
Altri punti fermi che la dottrina ha sempre sostenuto
sono i seguenti:
• la modifica dei prospetti,
accompagnata da altre opere che tendono alla conservazione e alla funzionalità di un organismo edilizio, anche mediante un
insieme sistematico di opere, senza modificare il
volume, le superfici e la destinazione d’uso, si identificano tra gli interventi di restauro e risanamento conservativo;
• la modifica dei prospetti,
accompagnata da altre opere che alterino l’originaria consistenza fisica di
un immobile, e comportino
la modifica e ridistribuzione delle superfici interne, dei volumi e della
sagoma, anche mediante la
modifica della destinazione d’uso (purché conforme) , così da alterare l’o-
riginaria fisionomia o consistenza fisica dell’immobile,
si ravvisa un intervento di
ristrutturazione edilizia;
•sostanzialmente le modifiche dei prospetti, accompagnata da altre opere che
differenziano la ristrutturazione dal restauro e risanamento conservativo e,
tanto, meno, dalla manutenzione straordinaria, devono essere individuate
nella “finalità” dell’intervento che, in queste ultime
ipotesi, è quella del recupero conservativo e funzionale dell’edificio esistente,
senza che questo sia considerato un qualcosa di diverso o un nuovo organismo
edilizio rispetto all’edificio
originariamente considerato;
•anche per quanto riguarda
la sostituzione del tetto di
un immobile valgono le
stesse valutazioni fatte per
le modifiche dei prospetti,
risultando, se eseguito singolarmente, un intervento
di manutenzione straordinaria, mentre se eseguita
con altre opere – che non
siano finalizzate alla conservazione dell’edificio –
potrà essere individuata tra
il restauro e risanamento
conservativo o nella ristrutturazione in base agli elementi sopra esposti che ne
determinano la qualificazione tecnico-giuridica.
Richiamando l’art. 27 della LR
12/2005, al quale in Lombardia è obbligatorio far riferimento, la modifica dei prospetti di un fabbricato, accompagnata da altre opere
che tendono alla conservazione, rinnovamento e sosti-
tuzione delle finiture di un edificio e ad assicurare la funzionalità dello stesso, purché
non alterino i volumi, le superfici e le destinazioni d’uso,
si individuano tra gli interventi di manutenzione straordinaria.
La qualificazione tecnico-giuridica dei suddetti interventi
costituisce, di conseguenza, il
regime economico degli
stessi, ovvero: gli interventi di
manutenzione straordinaria e
di restauro e risanamento
conservativo (salvo che non
modifichino la destinazione
d’uso) sono gratuiti, mentre
quelli di ristrutturazione edilizia sono onerosi.
Occorre, quindi da parte del
responsabile del procedimento, formulare la proposta
di provvedimento, corredata
da una dettagliata relazione,
con la qualificazione tecnico-giuridica dell’intervento
richiesto, nel caso di permesso di costruire, che tenga
conto delle definizioni di cui
all’art. 27 della LR n. 12/2005
per l’individuazione degli interventi di ristrutturazione edilizia per i quali s’imponga il
pagamento del contributo di
costruzione.
Alla stessa stregua il responsabile del procedimento
deve verificare che le opere
rientrino nella giusta categoria di intervento, con riferimento alle definizioni dell’art.
27 della LR n. 12/2005, nei casi
di ammissibilità alla DIA o
SCIA, prima di notificare
all’interessato l’ordine motivato di non effettuare il previsto intervento.
In entrambe le ipotesi non è
corretto attenersi all’art. 3, co.
1, lett. d), del D.P.R. n.
380/2001, né, tanto meno, al
successivo art. 10, co. 1, lett.
c), stesso decreto, per far ricadere gli interventi che prevedono la semplice modifica
dei prospetti nell’onerosità,
senza tener conto delle considerazioni sopra esposte.
Dovrà, invero, essere il progettista abilitato prima, da
una parte, a individuare la
qualificazione tecnico giuridica dell’intervento proposto
e lo stesso responsabile del
procedimento poi, dall’altra,
a verificare la corretta qualificazione dello stesso, formulando, a tal riguardo, una proposta di provvedimento, tenendo conto:
• se si tratta di un intervento
manutentivo e conservativo, pur mediante l’esecuzione di modifiche di prospetti, accompagnati da
altre opere o lavori comunque identificabili tra
quelli di manutenzione
straordinaria o di restauro e
risanamento conservativo;
• se si tratta di operazioni le
cui caratteristiche fisiche,
strutturali o funzionali,
possa identificarsi, nel loro
complesso, una vera e propria trasformazione edilizia/urbanistica del territorio e tale da incide significativamente su quest’ultimo.
Solo se l’intervento ricade in
quest’ultima ipotesi si può
considerare l’intervento proposto nell’ambito della ristrutturazione edilizia. E, pertanto, soggetto al rilascio del
permesso di costruire (o DIA
sostitutiva), subordinatamente alla corresponsione
del contributo di costruzione.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 57
CATASTO
Il 20 aprile, a Roma, presso la sede dell’Agenzia
delle Entrate, si è svolto il convegno “130 anni
di Catasto tra Storia e Tecnologia”.
La presenza di personalità di rilievo del mondo
politico e professionale dà la giusta dimensione
dell’importanza di questo evento.
Il Direttore dell’Agenzia Rossella Orlandi e il
Viceministro dell’Economia e delle Finanze, Luigi
Casero, hanno aperto i lavori, cui hanno fatto
seguito gli interventi di varie personalità tra le
quali il Capo di Stato Maggiore della Guardia di
Finanza, Giancarlo Pezzuto ed il Comandante
dell’Istituto Geografico Militare Gianfranco Rossi.
L’incontro ha visto inoltre la partecipazione di
Saverio Miccoli, ordinario in Economia ed Estimo
Civile all’università di Roma La Sapienza;
Maurizio D’Errico, Presidente del Consiglio
Nazionale del Notariato; Gabriella Alemanno,
Vicedirettore delle Entrate e Fabrizia Lapecorella,
Direttore generale delle Finanze.
58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
In rappresentanza del Consiglio Nazionale dei
Geometri e Geometri Laureati è intervenuto il
Presidente Maurizio Savoncelli, il quale durante
un’intervista rilasciata a margine dell’evento, che
qui pubblichiamo, ha dichiarato tra l’altro che
“Proprio in occasione del convegno è emerso un
dato relativo ai proprietari di prima casa: essi
sono al 39% lavoratori dipendenti e al 40%
pensionati. Per cui ogni modifica che si apporta
in banca dati catastale, avendo una diretta
ricaduta sulla fiscalità, colpisce un numero di
utenti talmente elevato che ha bisogno di essere
gestito con grande saggezza ed equilibrio” (fonte
TEKNECO).
Con l’auspicio che questa riflessione sia tenuta
nella dovuta considerazione, riportiamo alcune
domande, nonché le relative risposte, che sono
state portate dalla stampa specializzata presente
al convegno.
Foto © dimitrisurkov / 123RF Archivio Fotografico
130 anni di Catasto
tra Storia e Tecnologia
CATASTO
ha bisogno di essere gestito
con grande saggezza ed equilibrio.”
“
Presidente Savoncelli, quali sono stati
gli spunti di riflessione più significativi emersi dall'incontro?”
“La sensazione
più evidente è che l'amministrazione catastale nel nostro
Paese ha svolto e svolge tuttora una funzione essenziale
per la gestione della fiscalità
immobiliare. Un tema molto
delicato, questo, perché l'Italia registra u na percentuale
molto elevata di proprietari
immobiliari. Proprio in occasione del convegno è emerso
un dato relativo ai proprietari
di prima casa: essi sono al 39%
lavoratori dipendenti e al 40%
di pensionati. Per cui ogni
modifica che si apporta in
banca dati catastale, avendo
una diretta ricaduta sulla fiscalità, colpisce un numero di
utenti talmente elevato che
“Il Viceministro dell'Economia
Luigi Casato ha affermato che il
prosieguo della riforma catastale è
fondamentale per II Paese...”
“Sì, in pratica ha confermato
quanto già visto nel DEF e
quindi l’intenzione del Governo di procedere del 2016
al 2016 alla già annunciata e
poi sospesa riforma. Noi di
CNGeGL siamo dal parere
che tale riforma vada fatta.
L'attuale sistema catastale,
soprattutto quello urbano, ha
più di 70 anni. Quindi non
consente neppure all'ufficio
più virtuoso di accompagnare
le dinamiche del mercato e di
valori ala realtà attuale. Faccio
un esempio: la crisi che ha
colpito il mercato immobiliare dal 2007 a oggi e che continua a persistere non è stata
registrata dalla banca dati catastale perché purtroppo il
nostro non è un catasto dinamico. È rigido, vincolato a regole datate, per cui l'Agenzia
oggi attribuisce le classi catastali in base a comparazioni
riferite a unità immobiliari
precedentemente identificate, che però non riescono
più a registrare le peculiarità
del mercato. Quindi ben
venga una riforma sostanziale, ma non certo basata su
dati empirici e rigidamente
impostati, ma contando sulla
conoscenza diretta dell’immobile trattato. Tanto per fare
un esempio, un quattro vani
degli anni ‘50 poteva essere
ampio 100 mq perché allora il
costo di costruzione era molto
basso. Oggi quei quattro vani
si riducono spesso a 50 mq.
Quindi ogni approccio alla riforma che parta da un dato di
consistenza immobiliare non
reale sarebbe fallimentare.”
“Ma qualcosa è cambiato in quegli
anni?”
“Certo. Dal 2015 per gli “imbullonati” (tutto che che è
funzionale al ciclo produttivo)
abbiamo la possibilità di rilassare immobili a destinazione speciale, detraendo
data consistenza tutto ciò che
è funzionale al ciclo produttivo. Altro elemento importante è oggi la possibilità di
consultare in banca dati la
superfici (consistenze) di tutti
gli immobili. Quest’ultima novità è particolarmente interessante perché consente a
un privato cittadino, con il
supporto di un tecnico, di
consultare in banca dati se la
consistenza censita al catasto
con quella metodologia di
trasformazione dai vani alle
superfici corrisponde o meno
alla realtà. E nel caso in cui
non fosse tale il cittadino può
farla correggere. Quindi, verificate le consistenze, corretto
il problema degli imbullonati, ora si può lavorare alla
seconda parte della riforma,
che per intenderci è concentrata sui valori.”
“Qual è la posizione specifica del
Consiglio Nazionale dei Geometri in
merito a questa seconda parte della
riforma del catasto?”
“Riteniamo che la riforma
debba partire dal basso,
ossia da una azione quasi volontaria del cittadino, che
spontaneamente si presenti
all’amministrazione, dopo la
verifica della consistenza, e
dichiari l'esattezza o la corre-
zione del valore riguardante il
proprio immobile. Ciò permetterebbe di costruire una
banca dati più precisa ed eviterebbe il rischio di contenziosi. Per agevolare questa azione volontaria e virtuosa
del cittadino potrebbe essere pensato un meccanismo
incentivante, a livello fiscale.
Occorre rinnovare un panorama fermo da decenni: li catasto urbano è entrato, Infatti,
In vigore nei 1939 ed è andato
in conservazione nel 1962,
quindi la campagna di rilevazioni, di censimento e di attribuzione delle rendite si attesta a circa 50 anni fa. Quei
valori sono ancora oggi la
base imponibile delle rendite rendite catastali, sia pure
debitamente moltiplicate nel
corso degli anni dalle varie
leggi finanziarie. Tutto è rimasto pressoché immutato
fino a circa 25 anni fa quando
sono stai aggiornate le tariffe
d'esimo, ossia i valori al metro
quadrato (o a vano): un'operazione a pioggia, dall'alto,
con relativi contenziosi e una
mole notevole di ricorsi da
gestire. Ecco perché noi facciamo una proposta al Governo di questo tipo, che si
concentri aula valutazione di
ogni singola unità immobiliare in modo attento, approfondito e – ripeto dal basso.
Altrimenti c'è il rischio che il
cittadino interpreti la riforma
come l’ennesima "mannaia”
fiscale.”
“Si potrebbe pensare che il catasto
attuale sia totalmente inadeguato, è
così?”
“No, il catasto funziona, ha
fatto passi da gigante, ma ha
sempre operato seguendo il
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 59
CATASTO
contesto normativo in dotazione. Dagli anni ‘80 del secolo scorso i professionisti
hanno iniziato a produrre
all'Agenzia delle Entrate file
contando su due software
specifici per gli aggiornamenti catastali per i terreni
(PREGEO) e per la sfera urbana (DOCFA). Da quel momento tutto ciò che prima faceva l'ufficio tecnico pubblico
oggi lo svolgono i professionisti per conto dei cittadini.
L'azione informatica ha prodotto una svolta importante
nell'uniformare le procedure,
standardizzandole e dando
loro carattere di oggettività,
ma soprattutto ha snellito la
parte burocratica. L’informa-
tica oggi ha un ruolo prevalente tanto che da giugno
2015 è divenuto obbligatorio
l'uso delle procedure telematiche per trasmettere atti tecnici di aggiornamento catastale, snellendo ancor più i
tempi e sbloccando risorse.”
“In termini efficienza energetica e dl
lotta al consumo dl suolo, che ruolo
può giocare il catasto 2.0?”
“Quando sarà messo “nero su
bianco” che un fabbricato dl
classe A vale di più in termini
reali di uno di classe G allora
si otterranno risultati effettivi.
Oggi non è ancora mai, manca
una certa sensibilità in merito. L'inserimento della
classe energetica nella con-
IMPORTANTE
ANCORA SUGLI IMBULLONATI
Riduzione della R.C. nei fabbricati industriali imbullonati
LEGGE 28 dicembre 2015, n. 208
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato
(legge di stabilità 2016) (GU Serie Generale n.302 del 30-12-2015 - Suppl.
Ordinario n. 70) Commi dal 21 al 24
di Piergiovanni Lissana
RICORDIAMO
Che gli atti Catastali di aggiornamento presentati entro il 15/06/2016 e
che prevedono la riduzione della R.C. acquistano valori ai fini IMU a datare dal 01/01/2006
MENTRE
gli stessi atti catastali con riduzione di R.C. acquistano valore invece
sempre ai fini IMU a datare dal 01/01/2017.
È bene ricordare che la norma di cui sopra sugli imbullonati ha carattere
normativo e quindi non è soggetta ad interpretazione e che tale provvedimento non risolve contenziosi sorti ed in essere in epoca precedente
alla sua approvazione che rimangono quindi in atto.
Si ricorda infine l'obbligo, a carico dei proprietari dichiaranti la variazione,
di comunicare la medesima al Comune di competenza.
60 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
sultazione catastale potrebbe essere un passaggio
ulteriore, ma al momento non
è previsto. In termini di consumo di suolo, oggi uno degli
strumenti più importanti por
l’Agenzia del Territorio è rappresentato dall'Anagrafe immobiliare Integrata. Si tratta
di un archivio informatizzato
del beni immobili attestante
lo stato di integrazione dei
suoi archivi amministrativo-censuari, cartografici, planimetrici e di pubblicità Immobiliare. Uno strumento In
grado di far emergere i cosiddetti “immobili fantasma" e
mettere in rete tutte quelle
informazioni relative all’immobile in modo rapido ed
efficace nonché per controllare meglio il territorio.
Nell'attenzione al territorio
rientrano non solo le azioni di
rispetto del terreno vergine,
me anche una migliore valutazione e un più proficuo impiego di quanto già oggi è
considerato antropizzato:
parlo di tutte quelle aree marginali, degradate, delle aree
infrastrutturali su cui come
Geometri ci stiamo muovendo da tempo con progetti
specifici. Infine, anche il neonato Archivio nazionale dei
numeri civici delle strade urbane aiuterà a mettere maggiore ordine al panorama urbano.”
❑
Svolta digitale del Catasto
Addio agli archivi cartacei degli atti di
aggiornamento
Addio alla carta e spazio al digitale.
Da oggi l’Agenzia delle Entrate
interrompe l’archiviazione cartacea
degli atti di aggiornamento catastale a favore di quella informatica
nell’ambito del Sistema di
Conservazione dei Documenti digitali SCD.
conservati digitalmente gli atti di
aggiornamento redatti con la procedura PREGEO, insieme all’eventuale documentazione integrativa,
nonché gli attestati di approvazione e di annullamento degli stessi,
firmati digitalmente dal direttore
dell’ufficio o da un suo delegato.
Una novità che attua quanto previsto dal nuovo Codice dell’amministrazione digitale e che porterà
vantaggi sia per l’Agenzia che per
le categorie professionali e i cittadini, in un’ottica di trasparenza,
efficienza e spending review.
Per gli atti del catasto fabbricati,
redatti con la procedura Docfa, la
conservazione digitale viene, invece, effettuata direttamente dalle
applicazioni informatiche, che
gestiscono i documenti firmati digitalmente. Gli uffici, entro i termini
previsti dalle vigenti disposizioni,
provvederanno a effettuare i successivi controlli.
Un archivio tutto digitale Dal 1°
giugno 2015, la trasmissione telematica degli atti di aggiornamento
catastale PREGEO e DOCFA è stata
resa obbligatoria per i tecnici professionisti.
Da oggi, per il catasto terreni, sono
(Fonte: sito dell’Agenzie delle
Entrate, comunicato stampa del 2
maggio 2016)
EDILIZIA SOSTENIBILE
Raffaella Annovazzi
Giuseppe Mori
Gli strumenti teorici
per l'analisi termoigrometrica
dell'involucro edilizio
P
remessa
Nel precedente articolo abbiamo cercato di comprendere come alcuni strumenti operativi ci possano
aiutare nella ricerca delle cause che possono favorire o provocare la formazione di muffe o la condensazione superficiale in
alcune aree delle nostre abitazioni.
Gli studi di fisica, integrati nelle norme tecniche, con l’aiuto di
specifici programmi di calcolo ci consentono però di mettere
in atto accorgimenti tecnici per anticipare i problemi e ridurre
il più possibile i rischi spesso derivanti da una cattiva gestione
di un immobile.
Certo, nulla si potrà fare contro determinate modalità di utilizzo degli ambienti della casa che, talvolta inconsapevolmente, provocano la proliferazione di muffa, ma una accurata
progettazione degli interventi di nuova costruzione o di risanamento energetico potrà fare in modo che alcuni errori molto
comuni non siano causa di quelle conseguenze disastrose che
a volte incontriamo nel nostro lavoro.
Se oramai siamo abbastanza abituati a studiare una stratigrafia dal punto di vista termico, sapendo che la somma di
strati diversi, uniti ad uno strato isolante, esterno o interno,
potrà ridurre notevolmente la dispersione di calore della abitazione. Non è invece altrettanto conosciuto il comportamento dei vari materiali di una parete quando vengono attraversati dal vapore acqueo presente all’interno dell’alloggio
quando, nella stagione invernale, tenderà a migrare verso
l’esterno.
Il contributo di questo articolo non si propone di essere una
lezione teorica di dettaglio su questi temi che tratteremo, ma
di aiutare almeno a comprendere quali sono le informazioni
fondamentali che la teoria ci fornisce e quando uno strumento
è più utile di un altro per migliorare la qualità abitativa.
Il vapore acqueo e il Diagramma di Glaser
(Norma UNI EN ISO 13788:2003) (nota 1)
Cominciamo dalla analisi del cosiddetto “Diagramma di
Glaser” che, sulla base di molti dati quali densità di un materiale, conduttività, fattore di resistenza al vapore, ecc., considerando le temperatura e la pressione di vapore medie esterne mensili, la temperatura e la percentuale di umidità
relativa interne di progetto, ci fornisce queste informazioni:
•quantità di condensa interstiziale che si forma in una struttura;
•in quale punto della stratigrafia questa condensa si forma,
mese per mese;
•quanto sarà in totale la quantità di condensa, espressa in
grammi/m2, all’interno di una parete;
•se questa quantità di condensa non supera la quantità massima ammessa affinché, durante la stagione più calda, il
vapore acqueo che si è condensato all’interno del muro
possa evaporare (condizione ora non piu’ ammessa);
62 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
•se invece la muratura è completamente esente dalla formazione di condensa interstiziale (cosi come richiesto invece
dal DM 26/06/2015 in vigore dal 1 ottobre 2015) (nota 2).
Inoltre, sempre a partire dagli stessi dati, la Norma UNI EN ISO
13788, ci consente di verificare se esiste o meno il rischio di
formazione muffa sulla superficie interna di una stratigrafia.
Il “Glaser”, come ormai lo si chiama in gergo, (Norma UNI EN
ISO 13788), si basa su alcuni dati di partenza che sono la conduttività dei materiali in una determinata stratigrafia, la loro
diversa capacità di lasciarsi attraversare dal vapore acqueo, le
temperature interne ed esterne media mensili e, infine, l’umidità relativa interna e quella media stagionale esterna. Ricordiamo che la permeabilità al vapore di un materiale è indicata
dal valore µ (si legge “mu”): maggiore è il valore µ e maggiore
sarà la resistenza opposta dal materiale al passaggio del vapore. Se ad esempio un sughero in pannelli può avere un µ
intorno a 5-10, quello di un pannello di polistirene estruso
(XPS) potrà aggirarsi tra 80 e 100.
I programmi di calcolo, tenendo conto di questi elementi sono
in grado di fornirci dati grafici mensili che ci diranno quanto
vapore acqueo si trova e in quale punto della stratigrafia il
vapore acqueo incontrerà il punto di temperatura critico nel
quale esso può condensarsi trasformandosi in gocce d’acqua
sulla superficie o all’interno della muratura.
Infatti è importante sapere dove avviene la condensazione
del vapore acqueo: all’interno delle struttura (condensa interstiziale) o sulla sua superficie (condensa superficiale) anche
perché da questo possono derivare problemi e danni di tipo
diverso alle strutture.
In effetti, fra gli effetti della presenza di acqua nelle strutture
edilizie, possiamo registrare fenomeni di deterioramento dei
materiali sensibili all’umidità, l’indebolimento potenziale
delle strutture come il legno ed il ferro nel cemento armato,
aumento della conduttività dei materiali isolanti e conseguente riduzione del loro potere isolante (un isolante che
contiene acqua peggiora certamente la sua conduttività), formazione di macchie e di muffe e, spesso, deterioramento
delle pitture e degli
strati di intonaco.
Dicevamo
che l’analisi
condotta
con il diagramma
Glaser ci
dice se una
struttura rispetta la
nuova norPonte termico dovuto all'angolo della
muratura in pietra con il solaio
EDILIZIA SOSTENIBILE
mativa che – da pochi mesi – vieta qualsiasi formazione di condensa all’interno di una struttura mentre
fino al 1 ottobre 2015 era ammesso che si potesse
formare una certa quantità di condensa (500 gr/m2)
nella ipotesi che durante la stagione primaverile/
estiva potesse avvenire una sua completa rievaporazione con conseguente totale asciugatura dei
muri.
Dobbiamo anche considerare che l’andamento del
vapore acqueo nelle strutture è soggetto a tempi di
“trasporto” molto lunghi, al punto che la Legge consentiva un certo accumulo nella fase invernale. In
realtà può succedere, e succede, che a causa della
particolare esposizione di una parete, di un ombreggiamento, di un microclima locale, di una stagione estiva particolarmente piovosa, la prevista
evaporazione non si verifichi. Di conseguenza si può
andare incontro ad un accumulo che via via si somma
senza mai registrare una perfetta asciugatura. È evidente che un fenomeno di questa natura porterà
senza dubbio alla manifestazione di uno o più dei
problemi sopra elencati.
La prevenzione del rischio muffa
Gli studi, seguendo le esperienze che man mano si
accumulano, si trasformano in nuove normative
necessarie ad evitare anche le condizioni per il “rischio muffa”. Come abbiamo cominciato a comprendere nell’articolo precedente sono ben diverse le
condizioni termoigrometriche che possono causare
l’uno o l’altro fenomeno, e cioè la formazione di condensa o quelle della muffa.
Ricordiamo qui che, mentre la condensazione superficiale del vapore acqueo si ha in presenza di
temperature inferiori al punto di rugiada che varia in
funzione del grado di umidità ma, tipicamente, con
temperature di 12-13 °C, le muffe si formano e proliferano con temperature superficiali molto più elevate (16-17°C), se pure con una umidità relativa
maggiore. Ma l’esperienza ci insegna che negli spigoli delle nostre case dove si ha minore circolazione
d’aria o, peggio ancora, dietro schermature come
tendaggi o certi arredi, si avrà un incremento elevato
della stessa.
Tornando al nostro programma di calcolo, sulla base
della norma UNI EN ISO 13788 esso ci dirà anche se,
a date condizioni di temperatura e umidità relativa
interna da noi impostate sulla base delle norme (tipicamente 20°C e 65% U.R.), sulla superficie interna
del nostro muro (o solaio) si potranno avere formazioni di muffe.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 63
EDILIZIA SOSTENIBILE
Effettuando varie simulazioni si potrà quindi arrivare a stabilire quali sono le condizioni tecniche ideali per eliminare
questo rischio che può creare non pochi problemi di salute
specie in presenza di persone con patologie respiratorie.
Vediamo nelle immagini estratte dalla simulazione effettuata
con il Software Pan 6, un esempio di ciò che abbiamo appena
descritto, su una muratura in pietra.
Come si può osservare la Resistenza termica dell’elemento è
di 0,56 m2K/W ed appare inferiore a quella necessaria per evitare sia la formazione di condensa superficiale che la formazione di muffe, rispettivamente pari a 0,62 e 1,09 m2/K/W.
Questo primo risultato è sufficiente per dirci che questa
stratigrafia è a rischio. Solo una elevata ventilazione che riduca l’umidità relativa, insieme ad un elevato livello di temperatura fornita da un impianto termico, potrà probabilmente
impedire problemi.
In questa seconda immagine vediamo invece i risultati della
posa in opera di un cappotto termico esterno dello spessore
di cm 12. È del tutto evidente che la resistenza termica si è
innalzata notevolmente al punto da garantire che, alle condizioni date di temperatura e umidità, non ci saranno formazioni
né di condensa (superficiale e interstiziale) né di muffa.
I rischi nell’isolamento dall’interno
Questo tema meriterebbe da solo un articolo approfondito
ma, in questo contesto, almeno un cenno si rende necessario.
Infatti, se cominciamo a descrivere alcuni aspetti di
una analisi di questo tipo, vediamo che possiamo
trovarci in situazioni in cui ci si trova di fronte a elevatissime quantità di condensa interstiziale nei
primi strati superficiali verso l’interno, in particolare
se simuliamo la posa in opera di uno strato coibente
verso il “lato caldo” della muratura, e cioè all’interno
di una stanza riscaldata.
Perché avviene questo?
Semplicemente perché la muratura, che prima di
posare l’isolamento interno sarebbe stata lambita
dal calore sviluppato all’interno dall’impianto, a
causa dello strato coibente interno, si ritroverà improvvisamente a temperature molto più fredde. Il
vapore acqueo nel suo continuo ciclo invernale di
fuoriuscita verso l’esterno della parete incontrerà
quindi subito dopo l’isolante, che salvo pochi materiali, ha sempre una certa capacità traspirante,
andrà a condensare presumibilmente nello strato
fra isolante e muro creando a volte una vera e propria lamina di umidità. Tutto ciò, se non adottiamo
opportune contromisure (barriere vapore o materiali adeguati in grado di assorbire l’umidità ambientale o almeno di non esserne danneggiati)
porterà sicuramente a danni non immediatamente
64 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
visibili, ma che si potranno manifestare nell’arco di poche
stagioni di riscaldamento.
L’analisi agli elementi finiti
Ma il calcolo in base alla norma UNI EN 13788 potrebbe non
essere sufficiente a comprendere cosa accade, in particolare,
quando non parliamo più di una semplice stratigrafia bensì
quando due e tre componenti diversi dell’involucro edilizio
si incontrano a formare un “nodo” più complesso.
Immaginiamo ancora la nostra muratura in pietra che, in
questo caso, prosegue nel seminterrato con l’innesto del
solaio superiore che quindi confinerà verso l’alto con l’alloggio riscaldato e, verso il basso, con i locali cantina freddi.
Quindi osserviamo che non ci troviamo solo di fronte a due
temperature con le quali confrontarci, quella interna ed esterna ma anche quello dello scantinato confinante con la
muratura interrata.
Mentre abbiamo imparato a conoscere come si comporta la
muratura considerata a sé stante, ora abbiamo necessità di
strumenti diversi e più complessi per stimare l’andamento
prevedibile della temperatura all’interno di questa struttura
articolata.
Questo strumento è l’“analisi agli elementi finiti” (UNI EN ISO
10211:2008) che, una volta fornito di disegno della struttura
le sue caratteristiche termiche (la conduttività dei materiali),
sulla base di questo calcolo sarà in grado di valutare l’anda-
EDILIZIA SOSTENIBILE
mento della temperatura all’interno di ogni punto
del nodo fino a disegnare delle vere e proprie linee
“isoterme”.
Questo strumento ci fornisce anche altri elementi,
ora indispensabili per il calcolo della dispersione
termica dell’edificio come la quantità di calore che
fuoriesce attraverso questo nodo, o ponte termico,
ma noi – al momento – siamo interessati solo a
comprendere quale sarà il livello di temperatura
atteso nei punti critici di questo incrocio. Nel caso
dell’esempio (immagine 3) osserviamo che la temperatura attesa nello spigolo interno pavimento-muro si stima una temperatura di 13-14°C.
Se noi applicheremo a questa struttura eventuali
strati isolanti diversamente distribuiti sui vari elementi del nodo, dentro, fuori, sopra, sotto, avvolgenti o meno, saremo anche in grado di effettuare
varie simulazioni in grado di comunicarci quali
sono le combinazioni più efficaci per innalzare il
più possibile il livello di temperatura superficiale
interna.
Sempre nel nostro esempio vediamo che applicando un cappotto termico spessore cm 12 sulla
muratura (immagine 4), compresa quella del seminterrato non climatizzato, il livello di temperatura si eleva già in modo significativo fino a raggiungere circa 16-17°C.
Ancora, applicando uno strato coibente, seppure
di minore spessore in quanto le temperature saranno certamente superiori a quella esterna, sul
lato inferiore del solaio e su parte della muratura,
lato interno, notiamo un ulteriore, ma non particolarmente elevato, incremento di temperatura fino
a circa 17-17,5°C.
Poiché noi sappiamo che quanto la temperatura
sarà elevata, minore sarà il rischio di condensazione superficiale ma anche di formazione di muffa,
avremo fatto un ottimo lavoro utile a prevenire non
solo le dispersioni termiche ma anche quegli odiosi e insalubri angoli ammuffiti.
È chiaro che questo strumento va utilizzato con
cautela perché non esiste una norma precisa che ci
guidi con indiscutibile e incontestabile precisione
nei risultati. Noi crediamo che, valutando con attenzione le temperature al contorno da adottare
nelle simulazioni, considerando le situazioni più
critiche (temperatura minima di progetto, es. -7°C
o temperatura media esterna del mese più freddo,
es. 0°C?) potremo unire questa valutazioni a quelle
fornite dal Diagramma di Glaser e garantire la certezza del risultato.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 65
EDILIZIA SOSTENIBILE
L’analisi dinamica
(norma UNI EN 15026:2008) (nota 3). Cenni
Anche questi strumenti più sofisticati non bastano a gestire
alcune situazioni specifiche che prevedono ad esempio l’utilizzo di materiali particolari che hanno “poteri” diversi rispetto
a quelli più comunemente utilizzati in edilizia o quando si
registrano condizioni locali o meteo-climatiche diverse da
quelle che i semplici dati delle temperature media stagionali
possono offrirci.
66 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
Un esempio interessante, già
noto a chi si occupa di bioedilizia. è quello dell’intonaco in
argilla che ha una conduttività
simile a quella di un tradizionale intonaco di calce/cemento
e simile è anche il coefficiente
m (mu) che caratterizza la permeabilità al vapore. Ma c’è
un’altra caratteristica che li differenzia in modo radicale ed è
la “capacità igroscopica”, che ci
fornisce informazioni circa la
capacità di accumulare al suo
interno vapore acqueo senza
subire danneggiamenti.
Nel caso dell’isolamento interno intonacato con argilla, analizzando la parete con la
norma UNI EN ISO 13788, i diagrammi di Glaser e l’analisi agli
elementi finiti, potremmo trovarci apparentemente di fronte
ad uno scenario drammatico
che richiederebbe la rigorosa e
attenta applicazione di una
barriera vapore. Invece il comportamento termoigrometrico
della stratigrafia potrebbe essere molto diverso.
Infatti, nella realtà, uno strato
superficiale di intonaco di argilla è in grado di supplire con
grande efficacia alla mancanza
di barriera vapore in quanto,
invece di bloccare il transito
del vapore, lo assorbe al suo
interno fungendo da “accumulatore”. Lo trattiene per poi rilasciarlo nell’ambiente interno
quando questo tenderà a ridurre la sua umidità relativa.
Un materiale di questo tipo svolge quindi la funzione di volano
igroscopico sostituendosi, in modo peraltro molto più “ecologico”, alla barriera vapore e contribuendo a creare un microclima interno decisamente più favorevole.
Ma come dimostrare l’efficacia di prodotti o tecniche di questa
natura?
La norma UNI EN ISO 13788 consente di fare ricorso alla Norma
UNI EN 15026 che, in modo più articolato e complesso, ge-
EDILIZIA SOSTENIBILE
stisce anche questi aspetti utili
a dimostrare l’efficacia di determinate soluzioni.
La norma UNI EN 15026 è peraltro in grado di tenere sotto
controllo molti altri aspetti che
si riscontrano nella realtà pratica e non sono presi in considerazione dalle norme semplificate: prendiamo ad esempio
il tema dell’orientamento della
parete, del microclima locale
con diverse piovosità e dei
suoi effetti con venti che possono determinare su un parete
pioggia battente a differenza
di un’altra meno esposta, degli
effetti dell’ombreggiamento di
una montagna o di una alta
montagna o condominio sulla
parete oggetto del nostro
studio ecc.
Attraverso specifici software,
sempre più complessi, si può
quindi simulare il comportamento di una parete a cui si
attribuiscono una moltitudine
di variabili e valutarne il comportamento per periodi di
tempo lunghissimi (anche pluriennali) per accertare ad esempio, dopo alcune stagioni
in cui verrà sottoposta a determinate condizioni climatiche e
termoigrometriche esterne ed
interne, essa sarà in grado o
meno di sopportarle senza subire danni.
È chiaro però che tali studi
comportano, oltre ad una specifica ulteriore preparazione
dei tecnici, la necessità di acquisire dati dei materiali o dati
climatici locali non sempre reperibili con facilità trattandosi
di analisi più avanzate alle
quali l’industria dei materiali e
la climatologia non sono ancora in grado di rispondere con
metodicità e precisione.
❑
Nota 1
Il diagramma di Glaser è un metodo grafico che consente di analizzare l’andamento della pressione parziale di vapore
e della pressione di saturazione per valutare la presenza o meno di condensa interstiziale. La norma UNI EN ISO
13788:2003, alla quale il diagramma fa riferimento, definisce gli algoritmi per determinare le condizioni climatiche
interne di temperatura e umidità relativa in funzione dell’uso dell’edificio e delle condizioni climatiche esterne, corrispondenti a valori medi mensili di temperatura e umidità relativa della località in cui si effettua la verifica e tiene conto
della sola umidità per diffusione; prevede quindi un metodo di calcolo semplificato in regime stazionario.
Nota 2
Il DM 26/6/15 che definisce i requisiti minimi per l’efficienza energetica degli edifici in vigore dal 1 ottobre 2015,
riporta all’allegato 1 art. 2.3 comma 2. le verifiche igrotermiche
(All. 1 Art. 2.3 comma 2)
1. Gli edifici e gli impianti non di processo devono essere progettati per assicurare, in relazione al progresso della
tecnica e tenendo conto del principio di efficacia sotto il profilo dei costi, il massimo contenimento dei consumi di
energia non rinnovabile e totale.
2. Nel caso di intervento che riguardi le strutture opache delimitanti il volume climatizzato verso l’esterno, si procede
in conformità alla normativa tecnica vigente (UNI EN ISO 13788), alla verifica dell’assenza:
- di rischio di formazione di muffe, con particolare attenzione ai ponti termici negli edifici di nuova costruzione;
- di condensazioni interstiziali.
Le condizioni interne di utilizzazione sono quelle previste nell’appendice alla norma sopra citata, secondo il metodo
delle classi di concentrazione. Le medesime verifiche possono essere effettuate con riferimento a condizioni diverse,
qualora esista un sistema di controllo dell’umidità interna e se ne tenga conto nella determinazione dei fabbisogni di
energia primaria per riscaldamento e raffrescamento.
Rispetto al D.P.R. 59/09 (che prevedeva verifica del rischio di condensazione superficiale e non di muffa e ammetteva
la presenza di condensa interstiziale a patto che fosse rievaporabile nell’arco di un anno) le prescrizioni previste dal
DM 26/05/2015 sono molto più restrittive.
Il calcolo effettuato ai sensi della norma UNI EN ISO 13788 (semplificato in regime stazionario) tende a sovrastimare
il rischio di formazione di condensa interstiziale considerando solo la diffusione e non la capillarità e la capacità igroscopica dei materiali per esempio.
La stessa norma segnala che “I risultati saranno più affidabili per strutture leggere, poco permeabili all’aria, che non
contengono materiali che possono accumulare grandi quantità di acqua. Essi saranno meno affidabili per strutture con
grande capacità termica e igroscopica e che sono più permeabili all’aria” e precisa che “i metodi di calcolo utilizzati
forniscono in genere risultati cautelativi e quindi, se una struttura non risulta idonea secondo questi in base ad un
criterio di progettazione specificato, possono essere utilizzati metodi più accurati che ne dimostrino l’idoneità.”
Nota 3
Ecco allora la necessità di utilizzare la norma UNI EN 15026 (in regime dinamico), che descrive in maniera compiuta il
comportamento di una struttura considerando la migrazione dell’umidità in condizioni non stazionarie soprattutto per
alcune tipologie di isolamento termico, quale per esempio l’isolamento dall’interno.
La norma UNI EN 15026:2008 definisce le modalità secondo cui effettuare le verifiche igrometriche in regime dinamico in condizioni non stazionarie su entrambe le facce della muratura. Non stabilisce quindi una durata minima per le
verifiche e utilizza valori orari come condizioni climatiche esterne. A differenza del metodo proposto dalla UNI EN ISO
13788 analizza il trasporto dell’umidità per diffusione e capillarità tenendo conto di altri importanti fattori quali altri tipi
di umidità eventualmente presenti nella struttura, caratteristiche igroscopiche dei materiali, perdite di calore per evaporazione offrendo quindi indicazioni più realistiche.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 67
ESTIMO - VALUTATORI IMMOBILIARI
Aleandro Bottichio
Il piu’ probabile
Valore di Trasformazione
Highest and Best Use (HBU) Valore Atteso
Nell'articolo a seguire si tratta l’assai complesso
criterio di valutazione per Valore di
Trasformazione. Preso atto che dal postulato
dello scopo – secondo il quale, il valore di un
immobile debba dipendere dalle motivazioni
della valutazione – derivano diversi criteri di
stima, ovvero, diversi aspetti economici
attraverso i quali si può giungere alla
valutazione immobiliare per cui è proposito
estimativo.
Già in precedenti edizioni de “Il Geometra
Bresciano” abbiamo illustrato alcuni criteri
estimativi tra i quali il Valore Complementare
(n° 4/2014 – 2/2015), nonché il Valore di Costo
Deprezzato e dell’Area Edificata (n° 6/2015).
Qui viene dunque proposta un’ulteriore
particolare metodologia basata sulla
suscettibilità trasformativa e/o destinativa
dell’immobile in valutazione, quindi anche
riguardante il miglior utilizzo (HBU), nell’ipotesi
di diversificate possibilità di trasformazione e
destinazione, quindi un breve riferimento al
Valore Atteso, derivando il valore attraverso la
media ponderata alle probabilità di verificarsi
delle condizioni economiche alternative.
Premesse al valore di trasformazione
Il metodo trova applicazione in tutti quei casi in cui l’immobile
da valutare presenta una o più potenzialità alla trasformazione (in genere fabbricati da ristrutturare od aree da lottizzare e/o edificare), una pluralità destinativa (in generale unità
immo- biliari da destinare alternativamente a negozi, uffici
e/o locali residenziali) ovvero nel caso in cui l’immobile possa
essere considerato quale bene strumentale ad un attività
produttiva che ne prevede la trasformazione tecnica, funzionale ed economica, pertanto anche all’interno di un processo
finanziario che prevede un flusso di cassa tra costi ed introiti
(in generale all’espressione di un giudizio economico degli
investimenti immobiliari, od anche a ragioni di determinazione della rendita immobiliare).
In estrema sintesi il criterio prevede la determinazione del più probabile
68 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
valore di mercato dell’immobile all’attualità, attraverso la mera differenza
fra il valore finale del bene trasformato e la sommatoria dei costi necessari
all’opera di trasformazione.
Le peculiarità al criterio di trasformazione stanno essenzialmente :
-- alla suscettibilità del bene ad essere trasformato e/o variato
nella destinazione e nell’uso;
-- alla preventiva dimostrazione che la trasformazione e/o la
ridestinazione siano più proficue rispetto all’attualità;
-- all’ipotesi che siano soddisfatti i vincoli di natura fisica, tecnologica, legale, istituzionale e finanziaria, tutti in principio
di ordinarietà;
-- al postulato secondo il quale la trasformazione e/o la ridestinazione non comporti un costo di trasformazione nullo
e/o negativo: con un costo di trasformazione nullo si avrebbe
la coincidenza con il valore di mercato, nel caso di costo
negativo verrebbe a mancare l’assunto in capo al più proficua attività di trasformazione.
Abstract casi di applicazione
Potenzialità alla trasformazione
Nel caso in cui l’immobile presenti una potenzialità alla trasformazione si deduce la seguente formulazione:
Valore di mercato dell’immobile trasformato –
Costo di trasformazione =
Valore di Trasformazione
ESTIMO - VALUTATORI IMMOBILIARI
Il Valore di trasformazione appartiene all’attualità, nel senso
della situazione di fatto, e può essere ricondotto alla sotto esposta casistica, indicativa e non esaustiva :
--Area
edificabile
trasformazione
--Area Lottizzata
trasformazione
--Area Edificata
trasformazione
--Edificio
Vecchio
trasformazione
Area Lottizzata
(Urbanizzazione)
Area Edificata
(Costruzione ex novo)
Area Edificabile
(Demolizione)
Edificio messo a nuovo
(Ristrutturazione)
Il valore di mercato dell’immobile trasformato può essere ricondotto al bene in trasformazione ad opera conclusa, e generalmente viene determinato attraverso procedimenti di
comparazione diretta M.C.A. od altri metodi, previsti dagli
I.V.S. meglio dettagliati dai colleghi Matteo Negri e Giuliano
Vacchi, ne “Il Geometra Bresciano” nn, 1/2013, 3/2013, 4/2013,
2/2014, rubrica “Estimo e valutatori immobiliari”.
Il Costo di trasformazione viene dedotto da veri e propri computi metrici estimativi dell’intervento di trasformazione, sia
esso di ricostruzione che di demolizione, con anche comprese
le componenti spese tecniche e di progettazione, gli imprevisti, gli oneri finanziari, concessori e quant’altro previsto
dall’opera di trasformazione: ai fini dell’esplicazione delle
variegate compenti dei costi si faccia riferimento all’articolo
inerente il Valore di Costo deprezzato, ne “Il Geometra Bresciano” n° 6/2015, rubrica “Estimo e valutatori immobiliari”.
Casistica indicativa e non esaustiva inerente i costi :
-- Costo di Lottizzazione – urbanizzazione
-- Costo di Edificazione
-- Costo di Demolizione
-- Costo di Ristrutturazione
Potenzialità alla ridestinazione
Nel caso in cui l’immobile presenti una potenzialità ad essere
variato nella destinazione d’uso si deduce la seguente formulazione:
Valore di mercato dell’immobile ridestinato Costo della variazione ridestinazione =
Valore di Trasformazione
--Appartamento
trasformazione
Ufficio
--Appartamento Ufficio
trasformazione
Ambulatorio
--Ufficio - Ambulatorio
trasformazione
Appartamento
--App.to - Ufficio
Ambulatorio
trasformazione
Reciprocità
--Locale piano terra
trasformazione
--Negozio
trasformazione
Negozio
Pubblico
esercizio
--Negozio
trasformazione
Ufficio
--Negozio
trasformazione
Appartamento
--Capannone
artigianale
trasformazione
--Capannone
agricolo
trasformazione
--Area industriale
dismessa
trasformazione
Capannone
commerciale **
Capannone
Artigianale o
Comm.le **
Pluridestinazione
(anche HBU) **
Casistica indicativa e non esaustiva delle possibilità di nuova
destinazione, attraverso interventi che generalmente sono
opere e costi di ridestinazione :
** A seguito di sopravvenuto vincolo di destinazione urbanistica : variazione del PGT; ai ciò precisando che nel caso di
trasformazione senza opere i costi sono per lo più di natura
burocratica del tipo spese tecniche e di progettazione, collaudi ed oneri concessori; od anche connessi alle volumetrie
urbanistiche da perequare.
Valore di trasformazione inteso quale Flusso di Cassa
Da un punto di vista finanziario il procedimento tende alla
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 69
ESTIMO - VALUTATORI IMMOBILIARI
determinazione del più probabile Valore di Trasformazione
attualizzando al momento della stima il valore delle poste economiche attive riferibili all’opera trasformata, nonché delle
poste negative riferibili ai costi dell’intervento: il classico
flusso di cassa del processo edilizio, scontato all’attualità.
Infatti ponendo (Fonte: Marco Simonotti, Metodi di stima immobiliare, Dario Flaccavio editore) :
V =
Valore di trasformazione ricercato
Rt = Ricavo generico alla scadenza di ogni anno, ovvero,
1/k di anno;
Ct = Costo generico alla scadenza di ogni anno, ovvero,
1/k di anno
t
= Tempo generico t=0,1,2 …. tn
ik
= Saggio periodale
tn
tn
V= [ ∑ Rt * (1+ik)^-t ] - [ ∑Ct * (1+ik)^-t ]
t0
t0
dove il primo termine rappresenta il valore dell’immobile
trasformato, calcolato come somma finanziaria dei ricavi,
mentre il secondo termine rappresenta il costo di trasformazione, calcolato come sommatoria finanziaria dei costi.
Nell’operazione di stima il saggio di sconto è unico e posto
pari al saggio di capitalizzazione. Nelle operazioni di investimento, il saggio di sconto è equiparato al saggio di profitto
soggettivo dell’imprenditore promotore. Il valore dell’area
secondo l’imprenditore promotore rappresenta il valore di
investimento e anche il prezzo di offerta (massimo) per l’acquisto della medesima.
Highest and Best Use (H.B.U.)
Qualora l’immobile in valutazione presenti diverse modalità
di trasformazione (fabbricato da ristrutturare in alternativa alla
demolizione e ricostruzione ex novo) e/o molteplici destinazioni d’uso (appartamento trasformabile sia in ufficio che negozio) si può ricorrere al metodo riferibile al più conveniente
e miglior utilizzo . L’H.B.U. indica pertanto la trasformazione
più redditizia a parità o minor costo.
Da un punto di vista estimativo saranno assunte le diverse
possibilità di trasformazione, dunque valutati i rispettivi prodotti finali e i costi necessari conseguenti gli interventi : il
maggior e più redditivo risultato rappresenta dunque l’H.B.U.
Tale criterio risulta importante soprattutto nella scelta destinativa di un area edificabile / lottizzata. Appunto dall’H.B.U.,
dipendono le prospettive dell’investimento immobiliare,
ovvero, la decisione in capo alla tipologia immobiliare e/o
destinativa, in riferimento alla maggior redditività dell’area da
trasformare.
70 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
A volte il metodo può essere impiegato anche per la valutazioni di semplici Caratteristiche Immobiliari, alternative tra
l’ordinarietà e classi o pregio superiori, quali a titolo esemplificativo e non esaustivo :
Immobile finale attuato
Nel limite della norma
energetica
Oltre la norma
energetica (classe A+)
Immobile finale attuato
Con sistemi energivori
tradizionali
Con l’impiego fonti
energetiche alternative
Immobile finale attuato
Caratteristiche normali
Caratteristiche di
Design o Pregio
Immobile finale attuato
Panoramicità e viste
attuali
Incremento luce e
panoramicità
(realizzazione di ampie
superfici finestrate,
abbaini, lucernari ecc.)
Valore Atteso
Il Valore Atteso può definirsi come una diretta conseguenza
del criterio di trasformazione a diversificate alternative di
potenzialità trasformativa e destinativa.
Si determina infatti come media tra il valore di mercato all’attualità
e il valore conseguente alle diverse trasformazioni e/o destinazioni, ponderati per le rispettive probabilità di verificarsi, ovvero, in ragione alla
frequenza di probabilità di raggiungimento di quel valore
assunto alle diverse entità appena citate.
Infatti ponendo :
ESTIMO - VALUTATORI IMMOBILIARI
V(atteso) = Valore Atteso
A
= Destinazione attuale A
B
= Destinazione alternativa B
C
= Destinazione alternativa C
Va = Valore di mercato riferibile alla destinazione
attuale A
Vb = Valore di mercato riferibile alla destinazione
alternativa B
Vc = Valore di mercato riferibile alla destinazione
alternativa C
Pa = Probabilità riferibile alla destinazione attuale A
Pb = Probabilità riferibile alla destinazione alternativa B
Pc = Probabilità riferibile alla destinazione alternativa C
Pa + Pb + Pc = 1
V(atteso) = Va * Pa + Vb * Pb + Vc * Pc
Valore Atteso (Case Study)
Per meglio comprendere il concetto di Valore Atteso è importante esplicare un esempio significativo e dimostrativo del
concetto. Si presuppone dover sottoporre a valutazione un
appartamento degli anni ’70-80 ubicato nelle adiacenze ad
una zona di recente realizzazione del tipo terziari-amministrativo, quale potrebbe essere la zona dei grattaceli di Brescia 2.
In sifatta situazione l’appartamento ex ante i grattacieli ha
senza dubbio diversificare alternative di destinazione, conseguenti la dinamicità comportata dalla sopravvenuta zona del
settore terziario: usi alternativi quali uffici, ambulatori, superfici open space che emulano le attività nei grattacieli, comunque la possibilità di posizionamento nella situazione attuale o come appartamento ristrutturato.
Il mercato deduce :
A
= Destinazione attuale A (Appartamento da porre sul
mercato senza intervento)
B
= Destinazione alternativa B (Appartamento rimesso
a nuovo : impianti e finiture)
C
= Destinazione alternativa C (Trasformazione in
ufficio mantenendo la struttura)
D
= Destinazione alternativa D (Trasformazione in
ufficio open spece, modif. struttura)
Va
Vb
Vc
Vd
Cta
Ctb
Ctc
Ctd
Vta
Vtb
Vtc
Vtd
Pa
Pb
Pc
Pc
= Valore di mercato riferibile
destinazione attuale A
= Valore di mercato riferibile
destinazione alternativa B
= Valore di mercato riferibile
destinazione alternativa C
= Valore di mercato riferibile
destinazione alternativa D
alla
alla
alla
alla
= Nessun intervento
= Rifacimento impianti e pavimenti
= Rifacimento impianti pavimenti e
modifiche non strutturali
= Rifacimento impianti pavimenti e
modifiche strutturali ingenti
=
=
=
=
Valore di mercato
€ 250.000,00 - € 30.000,00
€ 260.000,00 - € 50.000,00
€ 330.000,00 - € 70.000,00
Probabilità riferibile
attuale A
Probabilità riferibile
alternativa B
Probabilità riferibile
alternativa C
Probabilità riferibile
alternativa C
=
=
=
€ 200.000,00
€ 250.000,00
€ 260.000,00
€ 330.000,00
€0,00
€ 30.000,00
€ 50.000,00
€ 70.000,00
€ 200.000,00
€ 220.000,00
€ 210.000,00
€ 260.000,00
alla destinazione
alla destinazione
alla destinazione
alla destinazione
30 %
20 %
30 %
20 %
Pa + Pb + Pc = 30 % + 20 % + 30 % + 20 % = 100 %
V(atteso) = 200.000,00 x 0,30 + 220.000,00 x 0,20 + 210.000,00
x 0,30 + 260.000,00 x 0,20 = € 219.000,00
Da indagini di mercato, nella fattispecie, portando a termine
dei veri e propri M.C.A. (comparazione diretta di mercato), si
determina il Valore di Mercato riferibile ad ognuna delle destinazioni sopportate dal circondario. Sempre dall’indagine
statistica di mercato si determinano le rispettive probabilità
di conseguimento dei Valori ivi determinati, alle medesime
condizioni.
Il Valore dell’appartamento in stima non potrà pertanto essere riferibile al semplice Valore di Mercato dell’unità immobiliare nella situazione
attuale A pari a € 200.000,00
Ma considerata l’effettiva potenzialità trasformativa e destinativa è pari al Valore Atteso, sopra determinato in € 219.000,00, ovvero,
sifatta potenzialità viene valutata in € 19.000,00 ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 71
CTU
Gabriella Sala
Aggiornamenti utili
per gli onorari
nelle esecuzioni immobiliari
Foto © profotokris / 123RF Archivio Fotografico
A
lcuni membri della
Commissione Interprofessionale
Tecnica per l’Autorità Giudiziaria (CITAG), il 1 luglio
hanno partecipato ad un incontro con il Giudice dell’Esecuzione, dottoressa Vincenza Agnese, al fine di rendere nota l’istituzione della
Commissione quale organismo di rappresentanza
degli Ordini degli Ingegneri,
degli Architetti e del Collegio
dei Geometri, nonché di discutere il contenuto dei documenti trasmessi nei mesi
scorsi alla Presidenza del Tribunale.
Il primo argomento affrontato
dalla CITAG, come noto, è
stato quello delle criticità
conseguenti all’entrata in vigore della Legge 132/20105 e
in particolare delle modalità
di determinazione della liquidazione dei compensi
degli esperti estimatori degli
immobili sottoposti ad esecuzione forzata.
L’incontro con la dottoressa
Agnese è stato molto positivo
e concreto, molte sono state
le informazioni e le aperture.
Il Giudice si è resa disponibile a collaborare con la
CITAG per predisporre innanzitutto alcune linee guida
sulle modalità di espletamento dell’incarico e sulle
modalità di svolgimento
delle operazioni peritali, da
divulgare tra gli iscritti.
Tra le argomentazioni discusse, la necessità di diffusione della prassi da adottare
in caso di impossibilità ad
accedere al bene da stimare.
Ha confermato la propria di72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
sponibilità ad un prossimo
incontro, indicativamente a
ottobre, sul tema delle indicazioni per la predisposizione della liquidazione
dell’Esperto per la stima, da
programmare possibilmente
dopo l’esito della pronuncia
da parte della Corte Costituzionale in merito ad una richiesta a verificare la legittimità dei disposti entrati in
vigore l’anno scorso.
Nel frattempo ha dato alcune
indicazioni di massima sulla
redazione della richiesta di
liquidazione, in particolare
chiederebbe una descrizione
particolareggiata del lavoro
svolto, da inserire nelle premesse della richiesta stessa,
per consentire una valutazione più approfondita
dell’impegno profuso dal tecnico.
Le spese verranno liquidate
solo se documentate, mentre
per il rimborso chilometrico
suggerisce l’applicazione di
1/5 del costo medio della
benzina verde applicato dai
distributori AGIP, quale compagnia petrolifera con il maggior numero di punti vendita
e maggiore diffusione sul territorio per i chilometri percorsi (tabelle e indicazioni
sono reperibili sul sito del
Ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti).
Si è parlato dell’eventuale
applicazione dell’articolo 52
D.P.R. 30.05.2002, purché ben
motivato e circostanziato, e di
un possibile riconoscimento
dell’art. 12 comma 2 (per il rilievo di immobili) nel caso in
cui vi sia un’attività significativa e dimostrabile da parte
del Tecnico (con allegazione
di planimetrie di restituzione
del rilievo stesso, planimetrie di confronto, ecc.).
Pare si cominci ad intravedere uno spiraglio, e comunque il clima è stato molto
disteso e collaborativo.
Per il momento il tutto è rinviato a dopo l’estate.
Nel frattempo, in considerazione della nomina definitiva
del Presidente del Tribunale,
la CITAG ha provveduto a inviare nuovamente le proposte prodotte, con la richiesta di trasmissione ai
Giudici delegati al fine di programmare un incontro illustrativo e di allargare anche
alle altre sezioni civili la presentazione della Commissione Interprofessionale, in
modo da istituire un tavolo di
confronto e di cooperazione.
❑
MEDIAZIONE
Daniel Dei Tos
P
remessa
La mediazione nasce
in Italia con l’approvazione del D.lgs 28/2010 ed
è uno strumento alternativo
alla risoluzione delle controversie civili e commerciali.
Rappresenta una innovazione in quanto modifica il
modo di concepire la giustizia e il concetto stesso di
giustizia che noi tutti abbiamo, cittadini e professionisti.
Non si pone in antagonismo
alla procedura ordinaria, anzi
la accompagna parallelamente, offrendo a coloro che
intendono avvalersi della
Mediazione una nuova opportunità complementare al
processo ordinario e che rimette al centro il cittadino e i
sui diretti interessi.
Attraverso la procedura di
Mediazione le parti possono
giungere ad un accordo che
riesca a soddisfare le proprie
esigenze e i propri interessi e
quindi gettare le basi per il
perdurare stabile dell’accordo stesso.
Il ripristino della comunicazione, purtroppo difficilmente ottenibile dopo anni
di procedimenti giudiziari e
aule di tribunale, può portare
al raggiungimento di un elevato fine sociale favorendo il
riavvicinamento della parte
istante e ricevente dell’istanza.
La Mediazione è un procedimento del tutto informale, di
facile e rapido accesso, con
costi certi e contenuti ed il cui
pilastro è rappresentato
dalla totale riservatezza.
Tutto ciò che le parti dicono
Mediazione civile
e commerciale
nelle sessioni congiunte – e
ancor di più nelle sessioni
private, in cui sono presenti
solamente con il mediatore
– rimane solo ed esclusivamente all’interno della procedura di mediazione ed il
mediatore non potrà essere
chiamato al riferire alcunché
di quella data mediazione
che ha gestito.
Proceduralmente non ha
nulla a che vedere con il processo ordinario in quanto si
tratta di una procedura extra
giudiziale.
Nella Mediazione le parti
sono al centro di tutta la procedura e a loro è lasciata assoluta indipendenza ed autonomia nelle decisioni e
nelle scelte, potendo anche
aggiungere all’accordo, argomentazioni e richieste anche
non pertinenti con l’oggetto
della mediazione.
Questa particolarità avviene
segnatamente in un procedimento di mediazione di tipo
facilitativa, ossia la metodologia nazionale impiegata da
Geo-Cam e pertanto utilizzata anche nella sede distaccata della nostra Sezione
Geo-Cam di Brescia (vedi box
a pag. 75).
È quindi, come detto, una
grande opportunità lasciata
al cittadino il quale a sua
scelta può attivare o meno
questo nuovo strumento, che
insieme all’arbitrato costituisce una importante risorsa
alla risoluzione delle controversie.
Nella procedura di mediazione non ci sono giudici, arbitri e nemmeno CTU, nessuno possiede alcun potere
decisionale e non può stabilire alcunché ma è fondamen-
tale dire che l’accordo di conciliazione ha pieno titolo e
valenza come il giudizio emerso in un’aula di tribunale.
La Mediazione quindi è un
modo di vedere le cose da un
altro punto di vista, è un
cambio di cultura importante,
per riacquistare il rispetto
della “persona” e la serenità
di potere parlare con spirito
costruttivo e non competitivo
o di prevalenza nei confronti
degli altri.
Usucapione nel procedimento
di mediazione
Trascrizione dell’accordo
conciliativo
Dopo una precisazione della
consulta, espressa con la sentenza n° 272 del 24/10/2012 in
cui si leggeva : “La Corte costituzionale ha dichiarato la illegittimità costituzionale, per
eccesso di delega legislativa,
del D.lgs 4 marzo 2010, n.28
nella parte in cui ha previsto
il carattere obbligatorio della
mediazione”.
Lo strumento della mediazione è rientrato a pieno titolo operativo ed è stata reintrodotta la Mediazione Obbligatoria con il Decreto del
Fare D.L. 21 giugno 2013 n.
69 convertito in legge 9 agosto 2013 n. 98.
Con tale aggiornamento normativo sono sorti taluni dubbi
interpretativi in merito all’usucapione, in quanto sino a
prima di tale innovazione
normativa (introdotta dal n.
12-bis dell’art. 2643 c.c.), l’usucapione era “Una modalità di
acquisto a titolo originario il
cui ingresso, nel sistema
della pubblicità immobiliare,
richiedeva una pronunzia
giudiziaria la cui trascrizione,
regolata dall’art. 2651 c.c., aveva valore di pubblicità notizia”.
L’usucapione, come modo di
acquisto della proprietà o di
un altro diritto reale si distingue per il suo particolare
effetto legale, non ricollegabile per definizione ad una
volontà negoziale.
La fattispecie si concretizza
infatti a seguito di specifici
presupposti che per l’usucapione ordinaria sono il possesso continuato per venti
anni (art. 1158 c.c.), l’uso continuo non clandestino e non
violento oltre che ininterrotto, mentre per l’usucapione abbreviata è richiesta
ulteriormente la buona fede
di chi non è proprietario, la
presenza di un titolo astrattamente idoneo, la trascrizione
del titolo ed il possesso continuato dello stesso per dieci
anni (art. 1159 c.c.).
Per la piccola proprietà rurale, per le universalità di mobili, per i beni mobili e per i
beni mobili iscritti in pubblici
registri il codice prevede un
diverso decorso di tempo necessario all’usucapione distinguendola tra :
ordinaria in cui la durata del
possesso è prevista in :
20 anni > beni immobili e universalità di mobili
15 anni > per i fondi rustici
10 anni > beni mobili registrati
abbreviata in cui la durata
del possesso è prevista in :
10 anni > beni immobili e universalità di mobili
5 anni > fondi rustici
3 anni > beni mobili registrati
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 73
MEDIAZIONE
Le novità introdotte dal
nuovo n. 12-bis dell’art. 2643
c.c. hanno evidentemente ed
inizialmente prodotto una
pluralità di interpretazioni
giurisprudenziali, testé sostanzialmente tutte concordi
con la dottrina circa la non
ammissibilità della trascrizione dell’eventuale accordo
raggiunto in sede di mediazione in materia di usucapione.
La motivazione addotta circa
questa “transazione” era che
doveva essere configurata, di
volta in volta, nelle svariate
forme scelte dalle parti per
risolvere la lite come ad esempio la rinuncia al diritto di
proprietà, rinuncia alla domanda di usucapione promossa a fronte del pagamento di una somma di denaro e così via.
Secondo tale giurisprudenza,
l’accordo conciliativo in materia di usucapione sarebbe
stato trascrivibile non per il
suo contenuto accertativo,
ma per il suo contenuto dispositivo-transattivo che
dava giustificazione e causa
all’accordo conciliativo.
Attualmente con la citata introduzione del n. 12-bis
dell’art. 2643 c.c., a seguito
del decreto del Fare, è stato
ampliato l’elenco degli atti
soggetti a trascrizione, prevedendo che “Si devono rendere pubblici con il mezzo
della trascrizione” anche “gli
accordi di mediazione che accertano
l’usucapione con la sottoscrizione del processo verbale
autenticata da un pubblico
ufficiale a ciò autorizzato”.
Pertanto il legislatore ha risolto la problematica dell’ac74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
cesso alla pubblicità nei registri immobiliari del verbale di
accordo raggiunto in sede di
mediazione in materia di usucapione, prevedendo in
modo espresso la sua trascrivibilità.
Per quanto attiene all’aspetto
delle formalità del verbale
d’accordo è stata introdotta
la presenza del legale di entrambe le parti e la sottoscrizione del documento redatto
dal mediatore da parte degli
avvocati stessi.
Fondamentale infine,
sempre ai fini della trascrivibilità, è la successiva autentica da parte del pubblico ufficiale a ciò autorizzato (cioè il
notaio) delle sottoscrizioni
contenute nell’accordo.
Una peculiarità della nuova
previsione normativa, circa la
trascrizione del citato n. 12bis, è rappresentata dalle problematiche connesse all’accertamento dell’avvenuto
acquisto della proprietà o di
altro diritto reale per usucapione.
La sentenza di accertamento
dell’usucapione e l’accordo
di mediazione accertativo
dell’usucapione sono infatti
due fattispecie che operano
su due piani nettamente distinti sia per contenuto che
per gli effetti.
Distinti e diversi sono infatti
gli effetti della pubblicità regolati dai principi contenuti
negli artt. 2644 e 2650 c.c., e
quelli della pubblicità della
sentenza di usucapione regolata dall’art. 2651 c.c.
Questa problematica ha sollevato interrogativi se l’usucapione non “giudizialmente
dichiarata” possa considerarsi un acquisto a titolo origi-
nario, derivativo oppure,
siamo in presenza come è
stato chiamato, di un tertium
genus da inserire su un piano
intermedio tra le due categorie e che offrirebbe nuovi
sviluppi circa gli effetti nei
confronti dei terzi.
È da ritenere autorevole l’interpretazione che sostiene
che gli effetti nei confronti dei
terzi in base al raggiunto accordo di mediazione saranno
differenti a seconda che l’usucapito sia o meno in possesso di un titolo trascritto,
con la necessità, in questo
caso (assenza di titolo trascritto a favore del dante
causa) di curare la continuità
delle trascrizioni ai sensi e
per gli effetti dell’art. 2650
c.c., perché l’accordo di mediazione sia opponibile ai
sensi dell’art. 2644 c.c.
A differenza dell’usucapione
accertata giudizialmente, valorizzata dal possesso protratto per un certo tempo e
dagli altri requisiti di volta in
volta richiesti dalla legge,
l’accordo conciliativo accertativo il diritto dell’usucapiente (almeno ai fini dell’opponibilità ai terzi) è legato
alla posizione giuridica
dell’usucapito.
Pertanto l’usucapiente, per
far valere il diritto accertato
nei confronti dei terzi, non
potrà disinteressarsi delle
trascrizioni ed iscrizioni pubblicate nei confronti dell’usucapito, in quanto a lui opponibili secondo il meccanismo
dell’art. 2644 c.c.
Con l’accordo in esame non
può operare l’effetto liberatorio, legato alla retroattività
dell’usucapione dando
quindi più efficacia all’accertamento giudiziale per dare
visibilità alla nuova situazione giuridica e contestualmente renderla opponibile
ai terzi, quale acquisto a titolo
originario.
L’evidenza interpretativa, in
merito appunto all’usucapione in mediazione, precisa
che “Gli atti dispositivi del
proprietario non sono opponibili all’usucapiente anche
se siano stati trascritti prima
della trascrizione della sentenza di accertamento dell’usucapione. L’acquisto dell’usucapiente deve ritenersi
prevalente sugli acquisti dei
terzi a titolo derivativo anche
se l’usucapione sia stata accertata mediante accordo di
mediazione”.
Importante risulta il compito
del notaio che dovrà sempre
procedere all’autentica esercitando il controllo sulla corretta identificazione dei soggetti dell’accordo conciliativo eseguendo gli accertamenti ipotecari e catastali
previsti dal suo mandato,
oltre alla verifica delle dichiarazioni richieste dalla normativa urbanistica, della conformità catastale oggettiva ad
esclusione dell’attestato di
prestazione energetica.
Per quanto attiene alla tassazione dell’atto, sempre curata dal notaio, il D.lgs n.
28/2010 dispone che tutti gli
atti, documenti e provvedimenti relativi al procedimento di mediazione (e pertanto anche quelli relativi
all’usucapione in mediazione, come indicato all’art.
17 del D.lgs 69/2013) sono esenti dall’imposta di bollo e
da ogni spesa, tassa o diritto
MEDIAZIONE
di qualsiasi specie e natura.
Anche il verbale di accordo è
sempre esente dall’imposta
di registro entro il limite di
valore di € 50.000, l’imposta
sarà solo dovuta per la parte
eccedente.
Conclusioni
La Mediazione dunque rappresenta una grande opportunità per il cittadino, che ha
quindi la possibilità di risolvere velocemente e con costi
molto contenuti la propria
controversia.
Con la vigente condizione di
procedibilità (art. 5 D.lgs
69/2013) “Chi intende esercitare in giudizio un’azione relativa a una controversia in
materia di condominio, diritti
reali, divisione, successioni
ereditarie, patti di famiglia,
locazione, comodato, affitto
di aziende, risarcimento del
danno derivante dal responsabilità medica e sanitaria e
da diffamazione con il mezzo
della stampa o con altro
mezzo di pubblicità, contratti
assicurativi, bancari e finanziari, è tenuto preliminarmente ad esperire il procedimento di mediazione”.
L’importanza di quanto testé
riportato dal citato D.lgs,
visto il quotidiano lavoro,
l’applicazione e il contributo
dato dalla nostra categoria in
tali materie rileva la grande
importanza che svolge e svolgerà la Professione Geometra
all’interno del panorama of-
Sezione Locale dell'Organismo GEO-C.A.M.
DOVE SIAMO E CONTATTI
Anche a Brescia e provincia i Geometri dsi mettono al servizio della
comunità locale per fornire un aiuto qualificato nella definizione delle
controversie attreverso lo strumento della mediazione civile.
Presso il Collegio Geometri e Geometri Laureati
della Provincia di Brescia
Piazzale Cesare Battisti n° 12 - 25128 Brescia
e-mail: [email protected]
Apertura sportello: previo appuntamento
il venerdì dalle ore 11,00 alle 14,00
ferto da questo innovativo
strumento normativo.
Nell’augurare ai colleghi
buon lavoro, confermo la disponibilità della Sezione
Geo-C.A.M. di Brescia a fornire tutti i chiarimenti, anche
su casi specifici, relativi alle
potenzialità fornite da questo
nuovo strumento normativo
della Mediazione, purtroppo
attualmente ancora non
troppo conosciuto da molti
colleghi. ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 75
CONDOMINIO
A chi competono
le manutenzioni straordinarie
del lastrico solare
Una delle questioni spesso ricorrenti nelle discussioni in sede di assemblea condominiale,
sopratutto nel caso di condomini di non ultima generazione, riguarda il rifacimento o la
manutenzione straordinaria dei lastrici solari, con quello che ne consegue in termini di ripartizione
spese.
La sentenza di Cassazione sul ricorso N.18358/2008 che concerne appunto questa fattispecie di
contenzioso e che vi presentiamo solo nei suoi spunti giuridici più significativi ribadisce, ci sembra
al di là di ogni ragionevole dubbio, che nel caso in oggetto la ripartizione della spesa, ai sensi
dell'Art.1126/CC resta in capo 1/3 al proprietario del lastrico solare ed i 2/3 alla somma di tutti i
condomini per i quali il lastrico funge da tetto.
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONI UNITE CIVILI
Composta dagli Ill.mi Sig.ri Magistrati:
Dott. Luigi Antonio ROVELLI - Primo Presidente Agg.
Dott. Maria Gabriella LUCCIOLI - Presidente Sez.
Dott. Renato RORDORF - Presidente Sez.
Dott. Salvatore DI PALMA - Presidente Sez.
Dott. Maria Margherita CHIARINI - Consigliere
Dott. Giuseppe NAPOLETANO - Consigliere
Dott. Giacomo TRAVAGLINO - Consigliere
Dott. Stefano PETITTI - Consigliere Rel.
Dott. Biagio VIRGILIO - Consigliere
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
sul ricorso, iscritto ai N.R.G. 18358 del 20008, proposto da:
(omissis), rappresentata e difesa, per procura speciale a margine del ricorso, dall’Avvocato (omissis), presso lo studio del
quale in (omissis) (omissis), è elettivamente domiciliata;
(omissis)
- ricorrente contro
(omissis), rappresentata e difesa, per procura speciale a margine dei controricorso, dall’Avvocato (omissis), presso lo studio
del quale in (omissis), è elettivamente domiciliata;
- controricorrente e contro
CONDOMINIO (omissis), in persona dei legale rappresentante pro tempore;
- intimato avverso la sentenza della Corte d’appeiio di Roma n. 3279/07, depositata in data 24 luglio 2007.
76 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
CONDOMINIO
Udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 28 aprile 2015 dai Consigliere relatore Dott. Stefano Petitti;
sentiti gli Avvocati (omissis) e (omissis);
sentito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. Luigi Salvato , che ha concluso per il rigetto
del ricorso.
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
1. - Con atto di citazione, notificato il 15 luglio 1999, (omissis) conveniva in giudizio, innanzi al Tribunale di Roma, il Condominio (omissis) (omissis), ed (omissis) per sentirli condannare ai risarcimento dei danni causati dalle infiltrazioni verificatesi,
tra il novembre 1997 ed il maggio 1998, nel proprio appartamento sito all’int. 9, palazzina D. L’attrice deduceva che le infiltrazioni
erano provenienti dal sovrastante terrazzo di proprietà esclusiva della (omissis)1, avente, in parte, funzione di copertura del
medesimo edificio, precisando che il Pretore di Roma, in data 19/21 giugno 1999, adito con ricorso per danno temuto, aveva
emesso nei confronti di entrambi i convenuti un provvedimento interinale di condanna in solido all’esecuzione di lavori, come
indicati dal C.T.U. nel corso dei giudizio, ed aveva fissato li termine di trenta giorni per l’instaurazione della fase di merito.
1.1. - (omissis)
1.2. - (omissis)
2. - (omissis)
3. - Il Tribunale di Roma, con sentenza n. 13250, depositata il 16 aprile 2003, confermava l’ordinanza cautelare, condannando
i convenuti in solido al risarcimento dei danno di euro 10.000 in favore dell’attrice, da ripartire per 1/3 a carico della proprietaria
esclusiva dei terrazzo e per i 2/3 a carico degli altri condomini, oltre al pagamento delle spese processuali.
4. - Avverso tale decisione (omissis) proponeva appello chiedendo che, in parziale riforma della sentenza impugnata, il
risarcimento del danno a suo carico, in favore della (omissis) fosse rapportato alla sua quota millesimale e non a quella di 1/3
ex art. 1126 cod. civ.
Si costituiva in giudizio (omissis) contestando, interamente, i motivi di appello, chiedendo il rigetto del gravame.
Il Condominio, con appello incidentale, domandava in via subordinata la condanna della (omissis) ai pagamento di 1/3 dei
costo dei lavori, per una somma pari a circa 2.900,00 euro, ferma analoga ripartizione ex art. 1126 cod. civ. dei danno liquidato
in favore dell’attrice. Chiedeva, inoltre, il rigetto di ogni domanda svolta nei suoi confronti, con la conseguente condanna
dell’attrice al pagamento, in proprio favore, delle spese del doppio grado dei giudizio; in ogni caso chiedeva limitarsi ia determinazione del danno subito dalla (omissis) a quello realmente sopportato come diretta conseguenza delle infiltrazioni
subite.
5. - La Corte di appello di Roma, con sentenza n. 3279 del 24 luglio 2007, rigettava il gravame, confermando la sentenza
impugnata, e quindi ritenendo (omissis) ed il Condominio tenuti ad eliminare tutte le cause delle infiltrazioni di acqua con le
dovute riparazioni ai terrazzo di copertura dell’edificio, nonché a rifondere i danni che dette infiltrazioni avevano provocato
all’interno dell’appartamento di (omissis), nella misura indicata dall’art. 1126 cod. civ..
6. - (omissis)
7. - (omissis)
8. - (omissis)
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 77
CONDOMINIO
All’udienza del 28 aprile 2015, in vista della quale sono state depositate memorie da parte, la causa è stata discussa e poi
decisa.
MOTIVI DELLA DECISIONE
1. - Con l’unico motivo di ricorso, (omissis) deduce violazione di norme di diritto e contraddittoria motivazione (ex art. 360,
n. 3 e 5, cod. proc. civ.) circa la propria legittimazione passiva ex art. 1126 cod. civ. e 1130 e 1131 cod. civ., evidenziando che le
sentenze che si erano succedute, pur avendo riconosciuto in fatto che nessuna responsabilità diretta era a lei ascrivibile, la
avevano tuttavia condannata ai risarcimento dei danno subito da (omissis) nella misura di cui all’art. 1126 cod. civ., oltre alle
spese di giudizio. Precisa che il Condominio era stato tempestivamente avvertito delle infiltrazioni e che aveva ritardato gli
interventi a causa dei mancato raggiungimento della maggioranza per deliberare gli interventi necessari, nonostante il suo
voto favorevole. Chiede, quindi, la cassazione della sentenza di appello, sia con riferimento alla regolamentazione delle spese
di tutti i gradi di giudizio, le quali dovevano essere poste a carico di (omissis) e del Condominio, che l’avevano illegittimamente
evocata in giudizio, sia con riferimento alla imputazione del risarcimento dei danno con riferimento all’art. 1126 cod. civ., anziché
in proporzione della quota millesimale.
2. - Come si è già riferito, le decisioni dei Tribunale e della Corte d’appello di Roma si sono uniformate al principio espresso
dalla sentenza di queste Sezioni Unite n. 2672 del 1997, emessa in sede di risoluzione di contrasto, secondo cui “poiché il lastrico solare dell’edificio (soggetto al regime del condominio) svolge la funzione di copertura dei fabbricato anche se appartiene in proprietà superficiaria o se è attribuito in uso esclusivo ad uno dei condomini, all’obbligo di provvedere alla sua riparazione o alla sua ricostruzione sono tenuti tutti i condomini, in concorso con il proprietario superficiario o con il titolare del
diritto di uso esclusivo. Pertanto, dei danni cagionati all’appartamento sottostante per le infiltrazioni d’acqua provenienti dal
lastrico, deteriorato per difetto di manutenzione, rispondono tutti gli obbligati inadempienti alla funzione di conservazione,
secondo le proporzioni stabilite dal citato art. 1126, vale a dire, i condomini ai quali il lastrico serve da copertura, in proporzione
dei due terzi, e il titolare della proprietà superficiaria o dell’uso esclusivo, in ragione delle altre utilità, nella misura dei terzo
residuo”.
2.1. - (omissis)
2.2. - (omissis)
3. - (omissis)
4. - (omissis)
4.1. - (omissis)
4.2. - (omissis)
4.3. - In tal senso (omissis) La naturale interconnessione esistente tra la superficie del lastrico e della terrazza a livello, sulla
quale si esercita la custodia del titolare del diritto di uso in via esclusiva, e la struttura immediatamente sottostante, che costituisce cosa comune - sulla quale la custodia non può esercitarsi nelle medesime forme ipotizzabili per la copertura esterna
e in relazione alla quale è invece operante il dovere di controllo in capo all’amministratore del condominio ai sensi del richiamato art. 1130, primo comma n. 4, cod. civ. – induce tuttavia ad individuare una regola di ripartizione della responsabilità
mutuata dall’art. 1126 cod. civ. In assenza di prova della riconducibilità del danno a fatto esclusivo dei titolare del diritto di uso
esclusivo del lastrico solare o di una parte di questo, e tenuto conto che l’esecuzione di opere di riparazione o di ricostruzione
– necessarie al fine di evitare il deterioramento del lastrico o delta terrazza a livello e il conseguente danno da infiltrazioni –
richiede la necessaria collaborazione del primo e dei condominio, il criterio di riparto previsto per le spese di riparazione o
ricostruzione dalla citata disposizione costituisce un parametro legale rappresentativo di una situazione di fatto, correlata
all’uso e alla custodia della cosa nei termini in essa delineati, valevole anche ai fini della ripartizione del danno cagionato dalla
cosa comune che, nella sua parte superficiale, sia in uso esclusivo ovvero sia di proprietà esclusiva, è comunque destinata a
78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
CONDOMINIO
svolgere una funzione anche nell’interesse dell’intero edificio o della parte di questo ad essa sottostante.
4.4. - (omissis)
4.5. - Deve quindi affermarsi il seguente principio di diritto: “in tema di condominio negli edifici, allorquando l’uso del lastrico solare non sia comune a tutti i condomini, dei danni che derivino da infiltrazioni nell’appartamento sottostante rispondono sia il proprietario o l’usuario esclusivo del lastrico solare (o della terrazza a livello), in quanto custode del bene ai sensi
dell’art. 2051 cod. civ., sia il condominio, in quanto la funzione di copertura dell’intero edificio, o di parte di esso, propria dei
lastrico solare (o della terrazza a livello), ancorché di proprietà esclusiva o in uso esclusivo, impone all’amministratore l’adozione dei controlli necessari alla conservazione delle parti comuni (art. 1130, primo comma, n. 4, cod. clv.) e all’assemblea dei
condomini di provvedere alle opere di manutenzione straordinaria (art. 1135, primo comma, n. 4, cod. civ.). Il concorso di tali
responsabilità, salva la rigorosa prova contraria della riferibilità del danno all’uno o all’altro, va di regola stabilito secondo ii
criterio di imputazione previsto dall’art. 1126 cod. civ., il quale pone le spese di riparazione o di ricostruzione per un terzo a
carico del proprietario o dell’usuario esclusivo del lastrico (o della terrazza) e per i restanti due terzi a carico del condominio”.
5. - In applicazione di tale principio, la motivazione della sentenza impugnata deve essere corretta, risultando comunque
il dispositivo conforme a diritto. Invero, la pretesa risarcitoria è stata azionata dalla proprietaria dell’appartamento danneggiato
nei confronti delta proprietaria della terrazza a livello e dei condominio e la Corte d’appello, facendo applicazione del precedente orientamento espresso da queste Sezioni Unite, ha ritenuto che correttamente il Tribunale avesse affermato che la omissis) e il Condominio erano corresponsabili del danno subito dalla (omissis), nella proporzione stabilita dall’art. 1126 cod.
civ., essendo incontestato che il terrazzo di proprietà esclusiva della (omissis) svolgeva anche la funzione di copertura del
fabbricato condominiale, con la conseguenza che dei danni subiti dalla (omissis) doveva rispondere per due terzi il Condominio e per un terzo la proprietaria della terrazza a livello. Soluzione, questa, che discende anche dall’applicazione dell’enunciato principio di diritto, non venendo in rilievo, nella specie, profili ulteriori e diversi rispetto a quello delta ripartizione della
responsabilità risarcitoria tra proprietaria esclusiva della terrazza a livello e condominio.
6. — In conclusione, il ricorso va rigettato.
In considerazione del fatto che ai fini della decisione sul ricorso è stato necessario affrontare una questione di massima di
particolare importanza, le spese del giudizio di cassazione possono essere compensate tra le parti.
PER QUESTI MOTIVI
La Corte rigetta il ricorso; compensa le spese del giudizio di cassazione.
Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio delle Sezioni Unite Civili della Corte suprema di cassazione, il 28 aprile 2015.
Il Consigliere estensore
Il Presidente
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 79
CONDOMINIO
Condominio
Cosa cambia con la riforma
La più recente Legge sulla riforma del
condominio (L. 220/12) ha mutato, in certi casi
anche radicalmente alcuni aspetti gestionali e le
consuetudini di almeno 30 milioni di italiani;
tale infatti è il numero stimato di tutti coloro che
sono interessati dalla normativa.
Vi offriamo al riguardo di una legge così
innovativa, il commento sommario dei suoi
articoli più rilevanti e di seguito le novità più
interessanti sulle questioni e sugli aspetti che
più ricorrono di frequente nelle discussioni e
nelle delibere assembleari.
I
n vigore la riforma del
condominio: la Legge
11 dicembre 2012, n.
220 recante “Modifiche alla
disciplina del condominio
negli edifici” che modifica la
disciplina degli immobili in
condominio così come disciplinata dal codice civile del
1942 era stata pubblicata in
Gazzetta Ufficiale 17 dicembre 2012, n. 293.
In particolare, la riforma cerca
di consolidare in norme le
decisioni più recenti della
Corte di Cassazione in materia condominiale ma ha
anche l’ambizione di creare
qualcosa di totalmente
nuovo (pur con i limiti di cui si
è detto).
L’art. 1 della legge riscrive
l’articolo 1117 c.c. individuando ed elencando meglio
le parti comuni dell’edificio;
elencazione che naturalmente non può essere esaustiva, stante la grande varietà
di tipologie edilizie e di situazioni concrete, ma che costituisce un importante sforzo
80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
che tiene conto anche delle
elaborazioni giurisprudenziali affermatesi nel tempo.
L’art. 2 introduce l’articolo
1117-bis c.c., di nuova formulazione, che consente di ampliare la nozione di condominio, includendovi espressamente anche i cosiddetti
condomini orizzontali quali,
ad esempio, i villaggi residenziali e i “supercondomini”, quelli cioè costituiti da
più condomini. Inoltre, con la
nuova formulazione dell’articolo 1117-ter c.c., si prevede
una maggioranza che rappresenti i quattro quinti dei partecipanti al condominio e i
quattro quinti del valore
dell’edificio per modificare la
destinazione d’uso delle
parti comuni, mentre con l’articolo 1117-quater si introduce
un più efficace strumento di
tutela delle destinazioni
d’uso in caso di attività contrarie alle destinazioni stesse.
L’art. 3, nel riscrivere l’articolo 1118 c.c., disciplina i diritti dei partecipanti sulle
parti comuni. In particolare
prevede la possibilità per il
condomino di rinunciare
all’utilizzo delle parti comuni,
come l’impianto di riscaldamento e di condizionamento,
qualora dalla sua rinuncia
non derivino notevoli squilibri di funzionamento né aggravi di spesa per gli altri condomini.
L’art. 6 come dall'articolo
1122 c.c., stabilisce l’impossibilità per i condomini di eseguire opere o modifiche o
svolgere attività ovvero variare la destinazione d’uso
all’unità immobiliare di proprietà o alle parti comuni in
uso individuale, se queste
recano danno alle parti comuni o alle proprietà esclusive oppure recano pregiudizio alla stabilità, alla sicurezza o al decoro architettonico dell’edificio.
Gli articoli 9 e 10 si occupano
della figura dell’amministratore di condominio e stabiliscono le regole relative alla
nomina, alla revoca e agli obblighi di quest’ultimo. I nuovi
articoli 1129 e 1130 del codice
civile definiscono i poteri
dell’amministratore, le responsabilità su di esso incombenti ed i conseguenti
casi di revoca per violazione
dei suoi doveri.
Altre novità riguardano la durata in carica dell’amministratore che passa da uno a due
anni e la possibilità di revocare anticipatamente l’amministratore in alcuni casi espressamente previsti (tra
cui la mancata apertura del
conto corrente obbligatorio).
Indubbiamente, dall’esame
della riforma emerge la volontà di definire un profilo più
responsabile e trasparente
della gestione condominiale,
nell’esclusivo interesse dei
condomini ed a garanzia
degli interessi dei terzi, in
modo che il ruolo e le funzioni
dell’amministratore ne escano rafforzati e al contempo
i condomini possano più agevolmente controllare l’operato dell’amministratore,
anche a mezzo del consiglio
di condominio, con funzioni
consultive e di controllo.
All’art. 14, comma 3, risultano
altresì innovati i modi di costituzione e di quorum deliberativi dell’assemblea in
direzione di un più snello funzionamento di tale organo,
così come sono ex novo disciplinate, all’articolo 15, le regole che sovrintendono
all’impugnazione delle deliberazioni.
L’articolo 16 stabilisce espressamente che “Le norme
del regolamento non possono vietare di possedere o
detenere animali da compagnia”.
Ulteriori innovazioni riguardano disposizioni di attuazione del codice civile, quali
la modalità di riscossione dei
contributi condominiali (articolo 18), la modalità di convocazione dell’assemblea
(articolo 20), la modalità di
rappresentanza e di funzionamento dell’assemblea
stessa (articolo 21), di revisione delle tabelle millesimali (articoli 22-23).
❑
CONDOMINIO
LE NOVITÀ PRINCIPALI
Amministratore
È una figura profondamente modificata dalla riforma. Ecco le principali novità:
• Obbligatorietà: l’amministratore è obbligatorio quando ci sono più di 8 condomini.
• Durata: resta in carica 2 anni (salvo rinnovo);
• Requisiti: non deve avere precedenti penali per reati contro il patrimonio, non deve deve risultare protestato. Inoltre deve
avere un diploma di scuola superiore e aver frequentato un corso di formazione specifico (a meno che svolga questa professione da oltre 1 anno).
• Obblighi: oltre ai suoi comuni obblighi (eseguire le delibere dell’assemblea, riscuotere i contributi e pagare i fornitori e il fisco
ecc.) ha precisi obblighi di trasparenza sulla gestione finanziaria (informazione ai condòmini sullo stato dei pagamenti e delle
pendenze). È inoltre tenuto a stipulare una polizza di responsabilità professionale.
• Compensi: al momento della nomina deve specificare nel dettaglio le componenti del suo stipendio e non ha diritto ad altri
compensi se non deliberati dell’assemblea
• Revoca: in caso di gravi irregolarità anche un solo condomino può richiedere la convocazione dell’assemblea per la revoca
il suo mandato.
Animali
Sarà vietato vietare con regolamento condominiale la presenza di animali domestici nelle abitazioni.
Antenne
Il singolo condomino potrà installare un impianto di ricezione radiotelevisiva (la “parabola”) individuale. Una norma che rischia
di aumentare il deturpamento delle facciate.
Assemblea
Cambiano i quorum per la validità dell’assemblea e delle sue delibere:
• per la costituzione in 1a convocazione: 50% + 1 dei condomini e 2/3 dei millesimi;
• per la costituzione in 2a convocazione (quella effettiva): 1/3 dei condomini e 1/3 dei millesimi;
• per le delibere (sempre in 2a convocazione): 50% + 1 dei partecipanti e 1/3 dei millesimi.
Viene limitato l'(ab)uso della delega: se i condòmini sono più di 20, un singolo partecipante all’assemblea non può rappresentare più di 1/5 dei condòmini e 1/5 dei millesimi.
Consiglio condominiale
Se il condominio ha più di 11 unità immobiliari può nominare un consiglio di condominio di 3 membri con funzioni consultive
e di controllo sull’operato dell’amministratore.
Conto corrente
Tutte le entrate e le uscite del condominio devono passare su un conto corrente bancario intestato al condominio.
Interventi straordinari
Per le innovazioni che riguardano la sicurezza, la salubrità, la rimozione delle barriere architettoniche, il risparmio energetico,
i parcheggi, le antenne e gli impianti telematici centralizzati basta il voto dell’assemblea col 50% + 1 degli intervenuti e 2/3
dei millesimi.
Manutenzione
straordinaria
Per le opere di manutenzione straordinaria il condominio è obbligato a costituire un fondo speciale di importo pari all’ammontare dei lavori.
Morosità
Nei confronti dei condòmini in ritardo col pagamento delle spese condominiali, dopo 6 mesi dal rendiconto in cui risulta la
morosità, l’amministratore ha l’obbligo di richiedere il decreto ingiuntivo, salvo dispensa assembleare.
Pannelli solari
Gli impianti di energia da fonti rinnovabili possono essere installati sulle parti comuni (tetti) anche se destinati ad alimentare
singole unità immobiliari. Non serve l’autorizzazione dell’assemblea che però può imporre cautele e vincoli architettonici (con
la maggioranza di 2/3 dei millesimi). Una disposizione a sostegno delle energie rinnovabili ma che può creare conflittualità nel
condominio.
Parti comuni
Viene ampliata la definizione di “parti comuni” comprendendo anche le antenne e gli impianti telematici e i sottotetti con
caratteristiche strutturali e funzionali comuni. Viene prevista anche la multiproprietà con godimento periodico. Per cambiare la
destinazione d’uso delle parti comuni serve il voto dell’80% dei partecipanti e dei millesimi. La divisione delle parti comuni
può avvenire solo con il consenso unanime dell’assemblea.
Riscaldamento
Il singolo condomino potrà staccarsi dall’impianto centralizzato seil suo appartamento non è sufficientemente riscaldato per
problemi tecnici dell’impianto condominiale (che non vengono risolti nel corso di una stagione) e seil distacco non comporta
squilibri che compromettono la normale erogazione di calore agli altri appartamenti. Se il distacco comporta una spesa
aggiuntiva, chi si separa deve partecipare alle spese di manutenzione straordinaria dell’impianto. La norma contrasta con le
esigenze generali di risparmio energetico e può generare molto contenzioso.
Sanzioni
Le violazioni al regolamento condominiale verranno sanzionate con multe da 200 fino a 800 euro in caso di recidiva.
Web
L’assemblea può decidere l’apertura di un sito internet condominiale, curato dall’amministratore. Non dovrà essere un sito-vetrina ma servirà alla pubblicazione online di tutta la documentazione assembleare (verbali, delibere) e dei dati contabili
(estratto conto, situazione pagamenti). Ogni condomino potrà accedervi con una password. Per l’attivazione del sito è necessario il 50% + 1 dei votanti e dei millesimi.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 81
CONDOMINIO
Deleghe
condominiali
L’Art. 67 "Disposizioni
attivazione del codice civile"
L’art. 67 delle disposizioni di
attivazione del Codice Civile
disciplina la partecipazione
Dei condomini all’assemblea. È questa norma che
pone innanzitutto la regola
secondo la quale all’assemblea condominiale sia possibile intervenire anche a
mezzo di un delegato.
Delega orale
A volte si pongono questione
relative al tipo di delega. In
primis si pone il problema se
la delega debba essere
scritta o possa essere anche
orale. Nessuna norma impone che la delega sia scritta
anche se è meglio per la relativa trasparenza della volontà
con sicurezza e chiarezze dei
rapporti.
Deleghe limitate
Ci si pone il quesito se un
condomino possa ricevere un
numero massimo di deleghe
o il numero sia illimitato. La
cassazione ha stabilito di applicare il Regolamento Condominiale qualora regolamenti questa condizione.
Qualora non prenda in considerazione il caso un condomino può portare con sé tutte
le deleghe ricevute.
Quando i condomini, per contestare le decisioni prese
dall’Assemblea, intendono
percorrere la via della mancata convocazione oppure
della falsa delega per ottenere l’annullamento delle
delibere solo il titolare
dell’offesa può adire ad un
percorso giudiziario per tale
operazione.
Conclusioni
La validità delle delibere si
gioca anche sui numeri, infatti
occorre analizzare se la quantità dei millesimi di cui si discute è determinante oppure
fa decadere la delibera. In
questo caso la delibera potrebbe essere annullata con
la motivazione relativa al
fatto. ❑
LA SENTENZA
Tribunale di Monza, sez.1 Civile,
sentenza n. 627 /12
In difetto di norme particolari i rapporti fra il rappresentante
intervenuto in assemblea ed il condomino rappresentato
debbono ritenersi disciplinati dalle regole generali sul mandato, con la conseguenza che solo il condomino delegante o
quello che si ritenga falsamente rappresentato sono legittimati a far valere gli eventuali vizi della delega e la carenza del
potere di rappresentanza, e non anche gli altri condomini
estranei a tale rapporto. (Cassazione n. 8116/1999.)
82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
Foto © bookingboo / 123RF Archivio Fotografico
Francesco Ganda
AGRICOLTURA
Insediamento
imprese agricole
condotte da giovani agricoltori
Valeria Sonvico
I
l Programma di Sviluppo Rurale ha attivato tra le prime misure
la numero 6 con l’operazione
6.1.01, ovvero l’incentivo al
primo inserimento di giovani
agricoltori come titolari di azienda.
Le risorse finanziarie disponibili per il bando suddivise
in otto periodi di riferimento
sono di 23.000.000 euro.
Questa operazione intende
favorire l’accesso nel settore
agricolo di imprenditori agricoli qualificati e favorire altresì il ricambio generazionale.
Il crescente interesse al settore agricolo è percepibile
non solo dall’incremento di
iscrizioni presso gli istituti agrari e corsi di laurea, ma
anche da un’esigenza di professionalità esterne che guardano con curiosità ed interesse all’agricoltura. Talvolta
il passaggio da pioniere a
imprenditore professionale
non è così difficile. L’accesso
ai finanziamenti legati alla
nuova programmazione fino
al 2020 supporta concretamente l’inserimento delle aziende, incentivando in particolar modo territori montani
e svantaggiati.
Possono presentare domanda tutti i giovani agricoltori in qualità di titolare impresa individuali o rappresentate legale di una società
agricola di persone, capitali o
cooperativa, che si insediano
per la prima volta in un’azienda che sia nel territorio
della Regione Lombardia.
Cosa si intende per giovane
agricoltore? Chiunque di età
compresa tra i 18 anni compiuti e i 40 anni non ancora
compiuti. Altro requisito è di
aver iniziato l’insediamento
non più di 12 mesi prima
della data di presentazione
della domanda, intendendo
con inizio di primo insediamento la data di attivazione
di una partita IVA in campo
agricolo.
Il bando prevede anche una
dimensione economica aziendale stabilita in termini
di Produzione Standard, ovvero tabelle previste dalla
Regione, e suddivisi per le
aziende ubicate nei terreni
svantaggiati di montagna e
“altre zone”, rispettivamente
tra € 12.000 e € 200.000 e tra €
18.000 e € 200.000.
La conoscenza e competenza
professionale acquisita è fondamentale e può essere di-
mostrata con il conseguimento di un titolo di studio di
livello universitario o di
scuola superiore secondaria
in campo agrario, veterinario
o in scienze naturali, oppure
aver esercitato l’attività agricola, per almeno 2 anni, come
coadiuvante familiare o lavoratore agricolo, attestata dal
versamento dei contributi agricoli all’INPS. I requisiti di
competenza professionale
possono essere acquisiti
anche nei 36 mesi successivi
dalla data di concessione del
sostegno. Infine, occorre essere IAP, questo acronimo significa Imprenditore Agricolo
Professionale rilasciato
dall’Amministratore compe-
tente, anche sotto condizione.
Sempre in relazione all’ubicazione dell’impresa l’importo del premio ammonta a
30.000 € zona svantaggiata di
montagna o 20.000 € altre
zone, il contributo a fondo
perduto viene effettuato attraverso pagamento forfettario in due rate la prima alla
pubblicazione della graduatoria di ammissione a finanziamento e la seconda a conclusione degli obbiettivi programmati.
Le domande di presentazione a finanziamento seguono otto periodi nell’arco
della programmazione totale
secondo la tabella. ❑
Periodo
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
Data inizio periodo
di presentazione
delle domande
22 dicembre
2015
30 gennaio
2016
01 aprile
2016
01 giugno
2016
16 settembre
2016
19 gennaio
2017
07 aprile
2017
07 settembre
2017
Data fine periodo di
presentaizone delle
domande
Ore 12,00 del
29 gennaio
2016
Ore 12,00 del
31 marzo
2016
Ore 12,00 del
31 maggio
2016
Ore 12,00 del
15 settembre
2016
Ore 12,00 del
18 gennaio
2017
Ore 12,00 del
06 aprile
2017
Ore 12,00 del
06 settembre
2017
Ore 12,00 del
29 dicembre
2017
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 83
PREVENZIONE INCENDI
Prevenzione incendi
edifici-uffici
con oltre trecento presenze
Stefano Fracascio
In data 23/6/2016 sulla G.U. sono state pubblicate le nuove regole tecniche di prevenzione incendi
riguardanti edifici e locali adibiti ad uffici con oltre 300 persone presenti.
La classificazione varia in relazione a diversi aspetti, tra i quali: il numero delle persone presenti, la
quota dei piani e delle aree che vengono indicate come uffici e spazi comuni oppure depositi ed
archivi, i locali con affollamento maggiore alle100 persone, i locali con carico d'incendio maggiore
a Qf 1200Mj/mq, le aree in cui siano presenti quantità significative di apparecchiature elettriche ed
elettroniche. Pubblichiamo qui la nuova regola tecnica verticale del capitolo V.4 Uffici.
23-6-2016
GAZZETTA UFFICIALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Serie generale – n. 145
REGOLE TECNICHE VERTICALI Capitolo V.4: Uffici
V4.1
Scopo e campo di applicazione
1.La presente regola tecnica verticale reca disposizioni di prevenzione incendi riguardanti edifici o locali adibiti ad uffici con oltre 300 persone presenti [1] [2] .
Nota
[1] Corrisponde all’attività di cui all’allegato I del decreto del Presidente della Repubblica I agosto 2011, n. 151, individuata con il numero 71.
[1] Incluse le aree destinate ad attività non strettamente riconducibili all’ufficio stesso, ma in ogni caso funzionali e compatibili con tale destinazione
d’uso quali ad esempio: pubblici esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande, agenzie di servizi, aree commerciali di modeste superfici e con quantitativi di materiali
combustibili non significativi ecc
V4.2
Classificazioni
1.Ai fini della presente regola tecnica verticale, gli uffici sono classificati come segue:
a) in relazione al numero delle persone presenti n:
OA:300 < n ≤ 500;
OD:5OO < n ≤ 800;
OC:n > 800.
b) in relazione alla massima quota dei piani h:
HA: h ≤ 12 m;
HB: 12 m < h ≤ 24 m;
HC: 24 m < h ≤ 32 m;
HD: 32 m < h ≤ 54 m;
HE: h> 54m.
2. Le aree dell’attività sono classificate come segue:
TA: locali destinati agli uffici e a spazi comuni;
TM: depositi o archivi di superficie lorda maggiore di 25 m2 e carico di incendio
specifico q1> 600 MJ/m2;
TO: locali con affollamento > 100 persone;
Nota Ad esempio: sole conferenza. sala riunione. mense ...
TI<: locali con carico di incendio specifico q: > 1200 MJ/m2;
TI: locali in cui siano presenti quantità significative di apparecchiature elettriche ed
elettroniche, locali tecnici rilevanti ai fini della sicurezza antincendio;
Nota: Ad esempio: centri elaborazione dati, stamperie, cabine elettriche, …
TZ: altre aree.
Nota: quali ad esempio: pubblici esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande, agenzie di servizi. aree commerciali di modeste superfici con quantitativi di materiali
combustibili non significativi ecc.
3. Sono considerate aree a rischio specifico (Capitolo V.1) almeno le seguenti aree dell’attività: aree TK
84 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
PREVENZIONE INCENDI
V4.3
Profili di rischio
I profili di rischio sono determinati secondo la metodologia di cui al capitolo G.3.
V4.4
Strategia antincendio
1.Devono essere applicate tutte le misure antincendio della regola tecnica orizzontale (RTO) attribuendo i livelli
di prestazione secondo i criteri in esse definiti, fermo restando quanto indicato al successivo punto 3.
2.Devono essere altresì applicate le prescrizioni dei capitoli V.l e, ove pertinente, V.3.
3.Nei paragrafi che seguono sono riportate le indicazioni complementari o sostitutive delle soluzioni conformi
previste dai corrispondenti livelli di prestazione della RTO.
V.4.4.1
Reazione al fuoco
1.Nelle vie d’esodo verticali, passaggi di comunicazione delle vie d’esodo orizzontali (es. corridoi, atri, spazi
calmi, filtri, ... ) devono essere impiegati materiali appartenenti almeno al gruppo GM2 di reazione al fuoco
(Capitolo S.1 ).
2.Negli ambienti del punto 1 è ammesso l’impiego di materiali appartenenti al gruppo GM3 di reazione al
fuoco (capitolo S.1) con l’incremento di un livello di prestazione delle misure richieste per il controllo
dell’incendio (capitolo S.6) e per la rivelazione ed allarme (capitolo S.7).
V. 4.4.2
Resistenza al fuoco
1. La classe di resistenza al fuoco (Capitolo S.2) non può essere inferiore a quanto previsto in tabella V.4-1
Classificazione dell’attività
Compartimenti fuori terra
HA
HB
HC
30
HD
HE
60
Interrati
90
60
90
Tabella V.4-1: Classe minima di resistenza al fuoco
2.Qualora l’attività occupi un unico piano a quota non inferiore a -1 m e non superiore a +1 m, in opera da
costruzione destinata esclusivamente a tale attività e compartimentata rispetto ad altre opere da costruzione, e tutte le Aree TA e TO dispongano di vie d’esodo che non attraversino altre Aree è ammessa la classe
15 di resistenza al fuoco (Capitolo S.2).
V. 4.4.3
Compartimentazione
1.Le aree di tipo TA, TO devono essere ubicate a quota di piano non inferiore a -5 m.
2.Le aree di tipo TA e TO con controllo dell’incendio (capitolo S.6) di livello di prestazione IV e con vie di esodo
verticali protette possono essere ubicate a quote non inferiore a -10 m.
3.Le aree dell’attività devono avere le caratteristiche di compartimentazione (Capitolo S.3) previste in tabella
V.4-2 .
Aree dell’attività
Classificazione dell’attività
HA
HB
HC
TA
Nessun requisito aggiuntivo
TM, TO, TT
Di tipo protetto
Di tipo protetto [1]
TK
TZ
HD
HE
Il resto dell’attività deve essere
a prova di fumo proveniente dall’area TK
Secondo risultanze dell’analisi del rischio
[1] Di tipo protetto se ubicate a quota non inferiore a -5 m; in caso l’arca TK sia ubicata a quota inferiore a -5m il resto dell’attività deve essere a prova di fumo proveniente dall’arca TK.
Tabella V.4-2: Compartimentazione
4.Gli uffici afferenti a responsabili dell’attività diversi possono essere ubicati all’interno dello stesso compartimento, avere comunicazioni dirette (capitolo S.3) e sistema di esodo promiscuo.
V. 4.4.4
Gestione della sicurezza antincendio
1.Per gli uffici non aperti al pubblico afferenti a responsabili dell’attività diversi, con sistema di esodo promiscuo, deve essere previsto l’incremento di un livello di prestazione della misura gestionale della sicurezza
antincendio (capitolo S.5.)
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 85
PREVENZIONE INCENDI
V. 4.4.5
Conrollo dell'incendio
1.Le aree dell’attività devono essere dotate di misure di controllo dell’incendio (Capitolo S.6) secondo i livelli
di prestazione previsti in tabella V.4-3.
Aree dell’attività
Classificazione dell’attività
HA
HB
HC
HD
HE
TA, TM, TO, TT
II
III
III
III
III
TK
III [1]
III [1]
IV
IV
IV
TZ
Secondo le risultanze dell’analisi del rischio
[l ] livello IV qualora ubicati a quota inferiore a -10 m o di superficie > 50 mq
Tabella V.4- 3: Livello di prestazione per controllo dell’incendio
2.Ai fini della eventuale applicazione della norma UNI 10779, devono essere adottati i seguenti parametri di
progettazione minimi riportati in tabella V.4-4 e deve essere prevista la protezione interna.
Classificazione dell’Attività
Livello di pericolosità
minimo
Protezione esterna
Caratteristiche minime
alimentazione idrica (UNI EN
12845) [3 ]
OA
1
Non richiesta
Singola
OB
2 [2 ]
Non richiesta
Singola
OC
3 [2 ]
Sì [1 ]
Singola superiore
[1 ] Non richiesta per attività classificate HA
[2 ] Per le eventuali aree TK presenti nella attività classificate HA, è richiesto almeno il livello di pericolosità 1
[3 ] L’alimentazione idrica può essere di tipo promiscuo secondo UNI 10779
Tabella V4- 4: Parametri progettuali per la rete idranti secondo UNI 10779
3.Per la progettazione dell’eventuale impianto automatico di controllo o estinzione dell’incendio di tipo sprinkler secondo norma UNI EN 12845 devono essere adottati i parametri riportati in tabella V.4-5.
Aree dell’attività
Classificazione delle porzioni di attività
nelle quali è previsto l’impianto
sprinkler
Caratteristiche minime
alimentazione idrica
(UNI EN 12845)
TK
Secondo norma UNI EN 12845
Singola superiore [1 ]
[1 ]Per le eventuali aree TK inserite in attività OA, OB, alimentazione idrica di tjpo singolo.
Tabella V4- 5: Parametri progettuali impianto sprinkler secondo UNI EN 12845.
V. 4.4.6
Rivelazione ed allarme
1.L’attività deve essere dotata di misure di rivelazione ed allarme (Capitolo S.7) secondo i livelli di prestazione
di cui alla tabella V.4-6.
Classificazione dell’Attività
Classificazione
dell’Attività
HA
HB
HC
HD
HE
OA
II [1 ]
II [1 ][2 ]
II [1 ][2 ]
III [2 ]
IV
OB
II [1 ][2 ]
II [1 ][2 ]
III [2 ]
IV
IV
OC
III [2 ]
III [2 ]
IV
IV
IV
[1 ] Se presenti, le aree TM, TK, TT devono essere sorvegliate da rilevazione automatica d’incendio (funzione A capitolo S.7.)
[2 ] lncremento di un livello di prestazione per attività aperte al pubblico
Tabella V4-6: Livelli di prestazione per rivelazione ed allarme
V. 4.5
Vani degli acensori
1.Fatte salve le indicazioni contenute nella tabella S.9-3, laddove siano previsti vani scala di tipo protetto o
a prova di fumo, i vani degli ascensori (Capitolo V.3) a servizio dell’attività, qualora non inseriti all’interno
di vani scala di tipo protetto o a prova di fumo e vi sia la necessità di compartimentazioni orizzontali, devono
essere almeno di tipo SB.
86 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
PREVENZIONE INCENDI
DECRETO 12 maggio 2016
Prescrizioni per l'attuazione, con scadenze differenziate,
delle vigenti normative in materia di prevenzione degli incendi per l'edilizia scolastica
(GU n.121 del 25-5-2016)
TABELLA DI SINTESI DELLE PRESCRIZIONI E DELLE SCADENZE (elaborazione a cura dell’ANCI)
Sulla Gazzetta Ufficiale n. 121 del 25 maggio scorso è stato pubblicato il decreto del Ministero dell’Interno di concerto con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca recante
“Prescrizioni per l’attuazione, con scadenze differenziate, delle vigenti normative in materia di prevenzione degli incendi per l’edilizia scolastica”.
Tale norma si riferisce alle scuole esistenti alla data di entrata in vigore del decreto, che non siano già in possesso del certificato di prevenzione incendi, in corso di validità o per le quali
non sia stata presentata la segnalazione certificata di inizio attività.
A tal proposito, l’ANCI con lettera inviata a tutti i Comuni a firma del segretario generale, Veronica Nicotra invita i Sindaci a prestare la massima attenzione alle scadenze e alle prescrizioni sintetizzate in una tabella elaborata dal Dipartimento Istruzione, politiche educative ed edilizia scolastica dell’ANCI, nella quale in particolare sono riepilogati i termini previsti per
l’adeguamento, le strutture coinvolte e le prescrizioni cui ottemperare.
Entro il 26 agosto 2016 (e comunque entro il 31/12/2016)
Entro il 26 novembre 2016 (e comunque entro il 31/12/2016)
Entro il 31 dicembre 2016
Tutte le scuole
Le scuole preesistenti alla data di entrata in vigore del Decreto del Ministro
per i lavori pubblici del 18/12/1975
Le scuole realizzate successivamente all'entrata in
vigore del decreto del Ministro per i lavori pubblici del
18/12/1975 ed entro la data di entrata in vigore del
decreto del Ministro dell'interno del 26/08/1992
Attuano le seguenti misure del D.M. 26/08/1992:
Attuano le seguenti misure del D.M. 26/08/1992:
Attuano le seguenti misure del D.M. 26/08/1992:
2.4 Le attività scolastiche in edifici e in locali adiacenti a locali di diversa destinazione devono essere separati mediante strutture di caratteristiche REI 120
(nota: la palestra di un edificio scolastico costituisce locale pertinente allo stesso
e non ricade in tale disciplina. Ciò anche nel caso di utilizzo in orari extrascolastici, in assenza di pubblico e con affollamento massimo < 100 persone).
3.1- I materiali utilizzati nelle diverse tipologie di locali devono essere conformi
alle classificazioni di reazione al fuoco previste dal dm 26/6/1984)
3. Devono essere rispettate tutte le norme di comporta- Al termine degli adeguamenti effetmento al fuoco ed in particolare la circolare Ministero tuati e comunque entro la scadenza
del termine del 31 dicembre 2016,
dell’Interno 14/09/1961, n.91 e il D.M. 6/03/1986
deve essere presentata la segnalazione certificata di inizio attività ai
identico
sensi dell'art. 4 del decreto del
4. Gli edifici devono essere suddivisi in compartimento per Presidente della Repubblica 1° agocome prescritto; le scale, gli ascensori e i montacarichi sto 2011, n. 151
devono essere realizzati o adeguati per come prescritto.
identico
6.1- Rispetto delle norme specifiche per gli spazi per esercitazione (strutture
almeno REI 60; accesso tramite porte rei 60 dotate di congegno di auto-chiusura;
etc)
identico
6.2- Rispetto delle norme specifiche per gli spazi per depositi o magazzini
(strutture rei 60; superficie di areazione 1/40; etc)
identico
6.3.0 - Rispetto delle norme specifiche per gli impianti di produzione di calore.
Divieto di utilizzare stufe funzionanti a combustibile liquido o gassoso, per il
riscaldamento di ambienti.
identico
6.5- Rispetto delle norme specifiche per le autorimesse.
6.6- Rispetto delle norme specifiche per le mense e per i dormitori.
7. Gli impianti elettrici del complesso scolastico devono
essere realizzati in conformità ai disposti di cui alla legge
1 marzo 1968, n. 186. Ogni scuola deve inoltre essere
munita di interruttore generale, posto in posizione segnalata, che permetta di togliere tensione all’impianto elettrico
dell’attività; tale interruttore deve essere munito di comando di sgancio a distanza, posto nelle vicinanze dell’ingresso o in posizione presidiata.
8. Ogni scuola dovrà essere dotata di un sistema di allarme, da attivarsi in caso di pericolo, in grado di avvertire
tutti gli alunni ed il personale.
9.2. Ogni scuola dovrà essere dotata di un numero sufficiente di estintori portatili con capacità estinguente conforme alla norma
identico
Attuano le seguenti misure:
Rispetto di tutti i criteri di sicurezza
contenuti nelle “norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica” approvate con decreto ministeriale 26 agosto 1992
identico
5 – Rispetto dei limiti massimo di affollamento (5.5 larghezza totale riferita al solo
piano di massimo affollamento)
6.4- . Rispetto delle norme specifiche per gli spazi per l'informazione e le attività
parascolastiche (ubicazione in locali fuori terra o al 1° interrato; se la capienza
supera le cento persone e vengono adibiti a manifestazioni non scolastiche, si
applicano le norme di sicurezza per i locali di pubblico spettacolo; ovvero, potranno essere svolte a condizione che non si verifichi contemporaneità con l'attività
scolastica; etc)
Le scuole realizzate successivamente alla data di entrata in vigore
del decreto del Ministro dell'interno del 26/08/1992
Gli edifici scolastici e i locali adibiti a
scuole esistenti alla data di entrata
in vigore del decreto del Ministero
dell’Interno 12 maggio 2016, sono
esentati dall'obbligo di adeguamento qualora siano in possesso del
certificato di prevenzione incendi, in
corso di validità, o sia stata presentata la segnalazione certificata di
inizio attività di cui all'art. 4 del
decreto del Presidente della
Repubblica 1° agosto 2011, n. 151.
Per gli edifici scolastici e i locali
adibiti a scuole esistenti alla data di
6.3. Rispetto delle norme specifiche per tutte le tipologie di entrata in vigore del decreto del
impianti e servizi tecnologici presenti nell’edificio
Ministero dell’Interno 12 maggio
2016, per i quali siano in corso
lavori di adeguamento al decreto
del Ministro dell'interno del 26 agoidentico
sto 1992 sulla base di un progetto
approvato
dal
competente
Comando provinciale dei vigili del
fuoco, deve essere presentata la
identico
segnalazione certificata di inizio
attività, ai sensi dell'art. 4 del decreidentico
to del Presidente della Repubblica
1° agosto 2011, n. 151, relativa al
completo adeguamento antincendio
della struttura entro 31 dicembre
2016.
identico
7.1- La scuola deve essere dotata di un impianto di sicurezza alimentato da
apposita sorgente, distinta da quella ordinaria.
identico
identico
identico
9.1- Le scuole di tipo 1-2-3-4-5, devono essere dotate di una rete di idranti
costituita da una rete di tubazioni realizzata preferibilmente ad anello ed almeno
una colonna montante in ciascun vano scala dell'edificio.
identico
identico
identico
9.3- Dotazione di impianti di rilevazione e/o di estinzione degli incendi.
identico
10. Ogni scuola dovrà essere dotata della segnaletica di
sicurezza, per come prevista dal D.P.R. 8 giugno 1982, n.
524
identico
identico
12. Il dirigente scolastico, in quanto titolare dell’attività,
dovrà predisporre il piano d’emergenza, il registro dei
controlli periodici e garantire il rispetto di tutte le norme di
esercizio per tutelare la sicurezza.
identico
identico
Sono esentati dall’obbligo di adeguamento gli edifici scolastici ed i
locali adibiti a scuole esistenti alla
data del 26/05/2016 che siano in
possesso di certificato di prevenzione incendi in corso di validità
oppure per i quali sia già stata
presentata una SCIA.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 87
GEOLOGIA
Daniele Corbari
A
lzi la mano chi di voi
non ha mai sentito
almeno una volta
questa frase detta da qualcuno che si lamentava del
tempo (in senso meteorologico, ovviamente). E chissà,
forse pure noi ci siamo trovati
a pensarlo. Ma sarà poi vero?
Per rispondere al quesito vi
propongo un bel giro in bici,
partendo dalle Torbiere di
Iseo sino ad arrivare a Paderno di Franciacorta, passando per Borgonato e Monterotondo (ad esempio percorrendo la ciclabile
Brescia-Paratico).
Un giro in bici da
farsi possibilmente a inizio autunno o primavera, con occhi
ben aperti per
guardarci intorno.
La prima cosa di
cui ci accorgeremo (a dircelo
non saranno solo
gli occhi ma anche
le gambe) è che la
strada che percorreremo avrà
salite e discese.
Ma che scoperta,
mi direte: sono i
colli morenici
della Franciacorta. Esatto, l’attenzione che vi
chiedevo all’inizio servirà per
osservare come
questi colli non
siano fatti di
roccia (come ad
esempio a Provaglio d’Iseo nella
zona che borda le
88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
Non ci sono più
le mezze stagioni!
torbiere verso est) ma di
”terra”: terriccio limoso-sabbioso di colore grigio molto
chiaro e sassi di dimensioni
varie; a volte si trovano anche
grossi blocchi. Chiedetelo a
chi usa gli escavatori in quelle
zone! Nel bici-tour che vi propongo la roccia potremo vederla solo a Borgonato. Ma
bisogna darsi un po’ da fare,
per trovarla (per i geologi che
stanno leggendo, si tratta di
affioramenti appartenenti
alla formazione giurassica dei
Calcari Medoloidi: sono essi a
strutturare il nucleo più intimo del rilievo presente
nell’abitato di Borgonato).
Per il resto quel che troveremo nel nostro giro è solo
“terra” ed è proprio essa a
formare i cosiddetti colli morenici che possono mettere a
dura prova le nostre gambe.
La cosa interessante da osservare sono proprio queste
colline fatte di “terra” anziché
roccia, che costituiscono l’anfiteatro morenico di Franciacorta. Si tratta di rilievi (tecnicamente definiti morene) costituiti da depositi di origine
glaciale, cioè trasportati lì e
“spalmati” da ghiacciai che
dall’alta Valle Camonica colavano lungo la valle sino ad
affacciarsi sulla pianura. Se
non ne siete convinti, passando accanto ad uno scavo o
ad un affioramento lungo un
cordone morenico, scendete
GEOLOGIA
Nella pagine precedente.
Fig. 1 – L’estensione dell’ultimo
grande evento glaciale (L.G.M.)
nell’area sebina.
dalla bici e provate a guardare il terreno dello scavo.
Troverete mescolati nel terriccio dei sassi: osservatene
diversi e vi accorgerete che
avranno colore ed aspetto
variabili: ci troverete calcari,
dolomie, arenarie e (se siete
fortunati) anche dei sassi di
granito o granodiorite. Le
rocce che costituiscono i sassi
che avrete raccolto non solo
non affiorano in zona, ma
molte di queste si trovano
solamente a svariate decine
di chilometri più a nord, su in
valle: se avete trovato un granito, viene molto probabilmente dal massiccio dell’Adamello. I ghiacciai vallivi
pleistocenici nel loro scendere verso la pianura, come
giganteschi bulldozer hanno
strappato rocce nelle zone a
nord, col loro movimento le
hanno disgregate e frantumate, riducendole in blocchi,
sassi e frazione fine (sabbia e
limo) per poi scaricare tutto
questo materiale eterogeneo
laddove fermavano (anche
temporaneamente) la loro avanzata. Un bell’esempio di
tutto questo è appunto l’anfiteatro Sebino, come pure lo
sono i vari massi erratici che si
trovano in giro sui monti: restando nell’area del tour in
bici, chi non conosce il famoso “Baluton” nella zona
del Pian delle Viti di Provaglio? Un masso di arenaria
rossa permiana, appoggiato
su calcari grigio-chiari giurassici (Calcare di Domaro), probabilmente preso in carico nella
media Valle Camonica, portato lì, “in groppa al ghiacciaio”, e poi scaricato.
Grazie a queste semplici osservazioni possiamo dedurre
come nel passato ci siano
stati periodi in cui il clima in
Franciacorta era ben diverso
da quello che noi sperimentiamo oggi e molto diverso
era anche l’aspetto di questo
territorio: l’intera valle e la
Franciacorta stessa erano occupate da estese masse di
ghiaccio. La figura sottostante
(Fig. 1) illustra la probabile
estensione dell’ultimo
grande evento glaciale
(anche denominato L.G.M.,
Last Glacial Maximum) che ha
modellato la Valle Camonica
e l’anfiteatro del Sebino. Tale
ghiacciaio occupava completamente il Lago d’Iseo; del
Monte Isola emergeva dalla
massa glaciale solo la sommità dell’isola stessa; verso S
la parte terminale del ghiacciaio vallivo attestava la sua
fronte appena al di là dell’area
attualmente occupata dalle
Torbiere d’Iseo, mentre verso
W quasi sicuramente il ghiacciaio dell’L.G.M. non riusciva
ad arrivare sino a fondo lago
(che significa che la sua parte
terminale probabilmente
galleggiava). Ma il ghiacciaio
dell’L.G.M. è stato il minore
di quelli che nel corso del
Pleistocene hanno interessato la valle e l’anfiteatro. Le
precedenti glaciazioni hanno
fatto molto meglio: giusto per
farcene un’idea l’intera
Mont’Isola, fin ben oltre la sua
sommità, sicuramente è stata
più volte seppellita completamente dal ghiaccio che
scendeva dalla Valle Camonica e nelle fasi di massima
espansione il ghiacciaio camuno probabilmente raggiungeva spessori anche di 1
km! Pensate inoltre che massi
erratici (quindi di origine gla-
ciale) si rinvengono lungo le
pendici rivolte a nord del
Mont’Orfano, fino a circa
mezza costa: la glaciazione
più antica di quelle che
hanno strutturato l’anfiteatro
(ed anche la più estesa ed esterna) è riuscita a spingersi
fino a lì!
Tutto questo ci testimonia
quindi la presenza di climi
molto freddi ed umidi e per
tempi molto prolungati, a
causa delle glaciazioni che
ripetutamente nel corso del
Quaternario hanno interessato le nostre Alpi e la limitrofa pianura. Una curiosità: in
alcune zone, oltre la cerchia
morenica di Monterotondo
verso Paderno di Franciacorta, negli scavi si possono
vedere dei terreni particolari
che mostrano evidenze di
come nel passato al loro interno ci fosse presenza di
ghiaccio, anche per alcuni
metri di profondità (tecnicamente si parla di permafrost),
proprio come accade ancora
oggi in Siberia e nelle aree
periglaciali. Quindi freddo,
molto freddo!
Proseguendo il giro in bici, se
siamo stati attenti ad osservare il colore dei campi (devono essere arati), avremo
notato come muovendoci
verso l’esterno dell’anfiteatro morenico si passi da terreni di colore marrone scuro a
colori marrone rossiccio o comunque con tonalità più rosso-aranciate ed accese,
mentre in altre aree vedremo
terreni di colore beige (sono
questi terreni in cui si possono trovare evidenze “fossili” di permafrost, terreni che
ricoprono quelli più rossicci).
Se abbiamo la fortuna di tro-
vare uno scavo o un affioramento in questi terreni rossicci (non più composti solo
da sabbia e limo, ma anche
da argilla) che costituiscono
un cordone morenico, scopriremo che al loro interno troviamo sempre sassi di varie
dimensioni, sassi che però
(se osservati con attenzione)
ci appariranno diversi da
quelli visti all’inizio: alcuni ci
sembreranno “marci”, altri si
disgregheranno nella loro
parte esterna, altri ancora potremo letteralmente affettarli
con un normalissimo coltellino! Eppure sono (erano?)
sassi. Se siamo poi così fortunati da aver trovato uno scavo
sufficientemente profondo,
potremo notare che al di
sotto del terreno rossiccio
con sassi “marci” si passa gradualmente a quello grigio
chiaro visto all’inizio, con i
sassi “sani”. La spiegazione
di questa cosa curiosa è che il
terreno rossiccio con i sassi
“marci” altro non è che un deposito glaciale... alterato,
ossia modificato (chimicamente, fisicamente e mineralogicamente) nella sua struttura da processi definiti tecnicamente come “pedogenesi”
(ossia formazione di suolo).
Per l’evoluzione di suoli così
sviluppati, sono necessari
processi di alterazione che
richiedono tempi di migliaia
di anni o più, con precipitazioni abbandonati e caldo,
più caldo di quanto non faccia
ai nostri giorni. Si tratta di processi che possiamo oggi riscontrare in ambiente tropicale! Gli autori precedenti,
per descrivere questi suoli,
utilizzavano il termine di “ferretto”.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 89
GEOLOGIA
Riassumendo quanto visto,
possiamo allora constatare
come la Franciacorta oltre ad
avere avuto nel passato dei
ghiacciai e climi freddi ed umidi, abbia pure avuto periodi prolungati non freddi o
caldi (si parla di interglaciali),
con climi anche di tipo tropicale. Quindi una alternanza di
climi freddi (molto freddi) e
di climi caldi (molto caldi).
Tornando allora al quesito iniziale, possiamo dare una
prima risposta: se intendiamo le 4 stagioni come
qualcosa che si ripete regolarmente, come un orologio
svizzero, sempre uguale a se
stesso... ebbene no, in questo
senso non ci sono né stagioni
mezze, né intere! Il clima
cambia a seguito di processi
naturali e le stagioni climatiche che sperimentiamo
cambiano a loro volta nel
modo di presentarsi e nella
loro durata.
Ma c’è un però... Ho detto che
il clima cambia naturalmente:
la “macchina” del clima è un
qualcosa di molto complesso
e ancora non ben conosciuto
né compreso, che vede interagire fra di loro diversi attori,
quali il sole e le variazioni
della sua attività, l’orbita terrestre e le sue peculiarità,
l’atmosfera terrestre, gli oceani e le interazioni fra di
loro, la composizione atmosferica, la copertura nuvolosa
e l’albedo, l’orografia dei territori e i suoi cambiamenti in
seguito ai processi geologici
(es. orogenesi), il rapporto mari/
terre emerse, le masse glaciali esistenti e la loro fusione,
l’attività vulcanica ecc. La
storia della Terra mostra
come nel passato essa sia
90 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
stata ciclicamente interessata sia da glaciazioni che da
forti riscaldamenti. Limitandoci al solo Pleistocene si è
visto che le glaciazioni hanno
una ciclicità di circa 100.000
anni (sembrano molti, ma
nella scala temporale dei
processi geologici questo
rappresenta un lasso di
tempo molto breve). Studi
pubblicati molto recentemente su “Nature” hanno
però messo in luce che la
prossima glaciazione (l’ultima si è conclusa circa 10.000
anni fa, se escludiamo la Piccola Era Glaciale che è avvenuta nel 1.700) potrebbe ritardare di 100.000 anni, saltando di fatto una glaciazione.
Questa circostanza dipenderebbe però non più da cause
naturali, ma dalle attività umane: l’uomo è diventato
“una forza geologica”, in
grado col suo agire di modificare i processi naturali. Tutto
ciò sarebbe in corso sostanzialmente a partire dal XVIII
secolo, ossia dall’inizio della
rivoluzione industriale, con
quello che essa ha comportato come impatto sull’ambiente (in primis l’emissione
in atmosfera di gas serra
come la CO2). Si tratta di cambiamenti che stiamo producendo con tempi velocissimi
rispetto ai fenomeni climatici
e geologici naturali, le cui
conseguenze sono difficilmente valutabili e che sono
in continuo oggetto di studio,
discussioni e controversie
(anche molto accese) non più
limitate al solo ambito accademico. Volendo usare
un’immagine: quel che
stiamo facendo all’ecosistema terrestre è un po’ come
trastullarsi allegramente col
fuoco dentro una polveriera
piena di fuochi d’artificio e
polvere pirica.
Il clima cambia, è cambiato
nel passato e ancora cambierà. La sfida cruciale per
l’umanità è arrivare al più
presto a comprendere che le
nostre attività possono compromettere in modo irreparabile il delicato meccanismo
che regola il clima del nostro
pianeta (e quindi l’intero ecosistema terrestre), che è la
sola “casa” che abbiamo.
Tornando al nostro giro in
bici, forse a qualcuno sarà rimasto il cruccio di sapere
quante sono state le glaciazioni che hanno strutturato
l’anfiteatro Sebino, e come si
chiamano. I più attenti avranno notato che scrivendo
di glaciazioni non ho mai utilizzato termini noti ai più,
come Riss, Mindel, Günz. Non è
una dimenticanza ma una
scelta precisa, in quanto la
vecchia nomenclatura delle
glaciazioni è stata superata e
deve essere pertanto abbandonata, anche se ancora
stenta... a squagliarsi! E con
essa va rinnovato l’approccio
alla geologia del Quaternario,
disciplina che ha sue precise
specificità e che richiede specifico approccio e specifica
formazione. Tornando alle
glaciazioni, e facendo riferimento alla cartografia geologica realizzata col Progetto
CARG e ai fogli geologici n°
098 “Bergamo” e 099 “Iseo”
del Servizio Geologico d’Italia (cui si rimanda per chi
volesse approfondire ulteriormente il tema), in anfiteatro Sebino sono stati distinti
depositi riferibili ad almeno
sette differenti glaciazioni,
alternate da periodi interglaciali. Le glaciazioni distinte in
cartografia sono le seguenti
(elencate a partire dalla più
antica):
• Glaciazione Valenzano
• Glaciazione Paderno di
Franciacorta
• Glaciazione Camignone
• Glaciazione Fantecolo • Glaciazione Monte Piane
• Glaciazione Monterotondo
• Glaciazione Cantù (che corrisponde all’L.G.M.)
La figura a lato (Fig. 2), tratta
dalle Note Illustrative del Foglio
geologico 099 “Iseo”, presenta la ricostruzione dell’andamento delle glaciazioni
che hanno strutturato l’anfiteatro. Partendo dalla glaciazione più recente (Glaciazione Cantù) e passando alle
glaciazioni più antiche, si osserva come i depositi attribuiti alle glaciazioni progressivamente più esterne ed
antiche presentano diverse e
distinte caratteristiche, sia
dal punto di vista delle geometrie e morfologie dei corpi,
sia nei caratteri pedologici e
di alterazione. In sintesi estrema, dall’interno verso l’esterno dell’anfiteatro le morfologie divengono progressivamente meno nette, mentre
i suoli ed i profili di alterazione che si riscontrano alla
sommità dei corpi sedimentari (laddove non erosi) mostrano un grado di evoluzione
sempre più spinto. Così all’estremo opposto della Glaciazione Cantù troviamo la Glaciazione Valenzano, che è
rappresentata nella Fig. 2
GEOLOGIA
Fig. 2 – Le espansioni glaciali
nell’Anfiteatro Sebino.
come “Massi erratici M.E.G.” e
“Limite esterno M.E.G.” (vedasi
la legenda): l’acronimo
M.E.G. (= Maximum Expansion
Glacial) indica il limite massimo raggiunto dai ghiacciai
riconosciuto in rilevamento. I
suoi depositi, arealmente
poco diffusi, sono estremamente alterati e privi di una
morfologia originaria propria
sia causa dell’intensa pedogenesi cui sono stati esposti,
sia a causa dei processi di rimobilizzazione lungo i ver-
santi lungo i quali questi depositi sono stati rinvenuti.
Allo stato attuale della conoscenze, non è stato possibile
stabilire se essi appartengano o meno a distinti eventi
glaciali.
A questo punto credo che
molti di voi si stiano chiedendo perché mai la glaciazione L.G.M. in Anfiteatro Sebino e in Valle Camonica si
chiami Cantù (e non Iseo, per
esempio), tenuto conto che
Cantù sta in provincia di
Como, ma di questo ci occuperemo nel prossimo articolo.
Permettetemi infine di concludere con una dedica: ho
scritto questo articolo pensando al compianto professor
Alfredo Bini (Dipartimento di
Scienze della Terra, Università degli Studi di Milano),
mio “maestro” per la geologia
del Quaternario e amico, che
ci ha prematuramente lasciato poco più di un anno fa.
Alfredo mi ha pazientemente
guidato alla lettura e comprensione di quel libro splendido che è la geologia del
Quaternario e alla geologia
dei depositi continentali, che
possiamo ammirare anche
nell’Anfiteatro Sebino.
Amo pensare che Alfredo, da
dove è adesso, veda tutto
chiaramente, tutta la storia
geologica della Terra e che,
con quel suo fare tra il burbero ed il bonario, stia dicendo: “Lo vedi, che avevo
ragione io...” ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 91
TECNICA
Andrea Botti
La luce e la pietra
di Alberto Campo Baeza
“
Mas con menos” – il più con meno
– “un più che vuole mantenere
l’uomo e la complessità della sua
cultura come centro del mondo
creato, centro dell’architettura. Un meno
che (…) vorrebbe giungere al nucleo della
questione, tramite un numero preciso di elementi in grado di tradurre materialmente
quelle idee”1. Nelle opere dell’architetto
spagnolo Alberto Campo Baeza gli elementi
impiegati per tradurre le idee sono veramente pochi, essenziali, preziosi.
Luce/ombra, vuoto/pieno, gravità/leggerezza, interno/esterno sono le regole di un
linguaggio capace di definire spazi, volumi
e destinazioni d’uso, in rapporto con il contesto costruito e, in
alcuni casi, con la storia. La pietra è contemporaneamente fine
e mezzo, protagonista e supporto indispensabile nell’elaborazione di soluzioni che trovano nelle esigenze dell’opera
pubblica le ragioni fondanti, come dimostrato nel progetto
per il “Centro Balear de Innovacion Tecnologica” a Maiorca.
L’intervento, concluso nel ‘98, riguarda la costruzione di un
centro di ricerca per lo studio di tecnologie avanzate, collocato
in un lotto triangolare nel polo industriale dell’isola. Il sito è
fonte d’ispirazione per la scelta di una forma che esalta quella
dell’area: un perfetto triangolo rettangolo isoscele, con i due
cateti lunghi 100 metri. Tutto sorge su un basamento che rimanda alla tradizione classica dello stilobate, recintato lungo
il perimetro con muro senza alcuna funzione strutturale, rivestito con lastre di Travertino rettangolari, di grande formato e
spessore di 3 centimetri. All’interno, la griglia quadrata modulare (m 6 x 6), che guida la composizione, è materializzata dalla
sequenza di giunti aperti della pavimentazione realizzata con
il medesimo materiale. Il rivestimento orizzontale è interrotto
solo da pilastri metallici che sostengono la copertura in calcestruzzo. Gli impianti tecnologici sono confinati nell’interrato
(basamento), in modo da liberare completamente il piano
superiore dove si trovano gli spazi del lavoro definiti dagli
arredi. Ciò che appare all’esterno è una scatola di pietra aperta
verso il cielo che, solo nella zona di accesso, si percepisce
come spazio cavo2.
Il rapporto fra pieni e vuoti del paramento murario è sapientemente risolto nell’“Edificio per uffici della Delegazione per
la Salute” ad Almería, ampliamento della sede originaria. La
nuova costruzione3 è pensata come un parallelepipedo, con
pianta rettangolare (m 8,65 x m 39,55), collegato al corpo esistente mediante una scatola di vetro a doppia altezza posta
fra i due edifici. Ciascun piano è caratterizzato dalla medesima
distribuzione: a sud gli uffici, a nord i servizi, al centro un corridoio di collegamento. L’intervento, concluso nel 2003, presenta un volume compatto e uniforme, integralmente rivestito
92 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
in lastre di pietra “Lumachella crema”4 (di modulo costante di
cm 89x96x3), con finitura superficiale a “piano sega”5, in modo
da esaltarne l’aspetto naturale.
L’aspetto più significativo dell’intervento e l’autentica novità
dal punto di vista tecnico consistono nell’ideazione di controfinestre in pietra (definite anche “brisoleil litici”) sul prospetto
sud, complanari con il piano della facciata, dotate di un meccanismo d’apertura che consente di dosare l’ingresso della
luce in base alle necessità. Ciò conferisce dinamicità a un
materiale statico come la pietra e interagisce con l’aspetto esteriore dell’edificio, mutevole nell’arco della medesima
giornata: quando le controfinestre sono chiuse, la costruzione
si presenta come una scatola di pietra, metafora di un blocco
di cava, quando sono aperte il blocco si caratterizza per una
serie di bucature geometricamente definite che ne attenuano
la gravità.
In contrapposizione alla soluzione adottata per il lato sud, la
facciata opposta si presenta per lo più cieca, fatta eccezione
per le minuscole bucature che permettono l’illuminazione e
TECNICA
Nella pagina precedente. In alto,
vista interna del “Centro Balear de
Innovacion Tecnologica”, Maiorca.
In basso, prospetto degli “Uffici della
Delegazione per la Salute”, Almería,
Spagna
Sotto, dall'alto.
“Sede Centrale della Caja General
de Ahorros”, Granada, Spagna.
Vista del vuoto interno nella “Sede
Centrale della Caja General”.
la ventilazione dei servizi e degli archivi. Il prospetto est è
contrassegnato da una cavità posta all’ultimo piano: una loggia
vista mare, ricavata nello studio del direttore sanitario. Il piano
di copertura, realizzato anch’esso in materiale lapideo, a rafforzare il concetto di “scatola di pietra”, è rivestito con un pa-
vimento sopraelevato
che consente di sfruttare
un vano tecnico destinato a ospitare le canalizzazioni e garantisce
facilità d’ispezione e
manutenzione.
Ancora una volta il tema
convenzionale dell’edificio per uffici viene affrontato dall’architetto
spagnolo attraverso l’esaltazione di due aspetti
naturali: luce e gravità
della materia litica. Il risultato è un’architettura
disadorna, minimalista
che definisce un prisma
puro, stereotomico, ottenuto attraverso un’esaltazione della placcatura in pietra.
Del resto per Campo
Baeza l’idea progettuale
nasce da una continua
opera di sottrazione
della materia da elementi solidi, prismi e
cubi, come nel caso della
“Sede Centrale della
Caja General de Ahorros”
a Granada, un’opera
conclusa poco prima degli uffici di Almería.
Come nei palazzi rinascimentali, anche in questo caso gli spazi
determinanti della composizione si sviluppano attorno alla
corte che nasce dalla realizzazione di un gigantesco cubo cavo.
Al centro, il vuoto monumentale, segnato dalla presenza di
quattro colossali pilastri, è illuminato dalla luce zenitale impiegata come elemento costruttivo, filtrata da un sistema di
lucernari vetrati (una sorta di citazione dell’oculus del Pantheon). La posizione dei lucernari indirizza i raggi di luce obliquamente a illuminare le lastre di alabastro, che rivestono sul
lato le pareti interne, le monumentali colonne, la pavimentazione in Travertino e il gigantesco vuoto centrale, che evoca la
solennità dei grandi spazi dell’antichità classica.
Gli antichi Greci dicevano che “Un muro è il punto d’incontro
tra interno ed esterno”6 ed è parere diffuso che la “Sede del
Consiglio di Castiglia e Léon” a Zamora, conclusa nel 2012,
rappresenti la sintesi materiale di questa riflessione.
L’intervento è collocato nel nucleo storico della città, dominato dalla mole della cattedrale romanica e si presenta come
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 93
TECNICA
“Sede del Consiglio di Castiglia e Léon”
a Zamora, Spagna
e il rivestimento in vetro dell'edificio.
94 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
TECNICA
Gli interni della “Sede del Consiglio
di Castiglia e Léon”
uno “spazio contenuto”, completamente circondato, come nel
caso del “Centro Balear de Innovacion tecnologica a Maiorca”,
da un alto muro rivestito di pietra, la stessa della pavimentazione.
All’interno è posto un edificio in vetro, dove anche la struttura
diventa una trama quasi impercettibile, che contiene tutti gli
uffici, le sale riunioni e i servizi; spazi illuminati zenitalmente
attraverso nove piccoli lucernari. Oltre al muro perimetrale e
al volume centrale s’individua l’importanza dello spazio interstiziale composto da quegli ambiti di risulta compresi fra edificio e muro che dilatandosi o contraendosi modificano la
percezione del costruito. La definizione perfetta di tutti i
dettagli e l’uso sapiente della luce, materia architettonica che
illumina pieni e vuoti, esaltano il contrasto fra pietra e vetro
ed enfatizzano il confronto tra le proprietà dei materiali impiegati.
Il dialogo con la città nasce dalla scelta di utilizzare la pietra
locale impiegata per la costruzione dei principali monumenti
di Zamora. La “Piedra de Zamora”7 riveste il muro perimetrale
con grandi lastre, 100x75 e 100x60 centimetri spessore 8-10
centimetri, ancorate alla muratura retrostante mediante elementi metallici puntuali e la pavimentazione in lastre quadrate più piccole, 45x45 centimetri spessore 3 centimetri; esternamente posate su piedini, incollate all’interno.
Il riferimento all’“hortus conclusus”, sottolinea, ancora una
volta, la predilezione dell’architetto spagnolo per il tema
dello spazio vuoto, interno, aperto verso l’alto. Il muro/recinto,
che diventa suolo all’interno della corte e dell’edificio, esalta
il contrasto tra “contenitore lapideo” e “contenuto vitreo”.
Così facendo Campo Baeza mostra la volontà di attingere a
piene mani ai linguaggi della tradizione araba che appartengono al suo paese, ai temi cari alla cultura del romanico europeo, ma anche alle esperienze di Le Corbusier e Mies van
der Rohe per arrivare a soluzioni architettoniche capaci di
concretizzare i dettami vitruviani di Firmitas, Venustas, Utilitas. ❑
Note
1 T. Zaffagnini, La costruzione litica della contemporaneità secondo
Alberto Campo Baeza, www.materialdesign.it, 09/11/2012.
2 G. Lelli, Centro Balear de Innovaciòn Tecnologica a Inca, Maiorca
(1995-1998) di Alberto Campo Baeza*, blog www.architetturedipietra.it, 20/01/2009.
3 V. Pavan (a cura di), Nuova estetica delle superfici, ed.
Gruppo editoriale Faenza, Verona, 2005.
4 Amarillo Fòssil, un materiale lapideo d’origine calcarea
a grana media, con colore di fondo paglierino molto chiaro,
estratto a Zarcilla de Ramos nella regione della Murcia.
Alquanto resistente in ambienti marini, la Lumachella
nasce dalla cementazione di frammenti fossili quali lamellibranchi, ricci e stelle marine che ne definiscono la caratteristica picchiettatura. Il materiale, dotato di una struttura
salda e priva di fessurazioni che ne garantisce compattezza
e resistenza, è stato posato in lastre. (N.d.A.)
5 Per una descrizione della lavorazione vedi: A. Botti, M.
Gomez Serito, Pietre bresciane, ed. La Compagnia della
Stampa, Roccafranca (BS), 2005.
6 A. Bertolazzi, Sede del Consiglio di Castiglia e Léon sta in Reload stone, ed. Arsenale editrice, Verona, 2013
7 Si tratta di una Arenaria silicizzata risalente al cretacico
che si presenta con una superficie dorata apparentemente
omogenea con sfumature scure che vanno dal rosso cupo
al viola e dal giallo ocra al marrone. N.d.A.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 95
CULTURA
Inedita mappa napoleonica
di parte del territorio bresciano
Franco Robecchi
S
appiamo quanto
la meteora napoleonica abbia
sconvolto e innovato il panorama politico e il clima
culturale europeo. I contenuti illuministici inerenti
alla razionalità scientifica
furono puntigliosamente
applicati anche alla realtà
amministrativa e, dopo la
Francia, fu il Nord d’Italia a
essere per primo modificato dalle innovazioni.
Brescia, che sino allora era
stata nell’alveo della Repubblica Veneta, fu investita dall’onda napoleonica e, demagogie rivoluzionarie a parte, nonché
anche a parte i clamori dittatoriali, esattamente
all’opposto delle declamate liberté e égalité, fu innervata dal pulsare modernista dei francesi. Il vescovo fu insultato e scacciato, i beni della Chiesa
requisiti, la religione derisa e sostituita da culti
laici a base di dea Ragione
e Alberi della libertà eretti
in piazza. Tuttavia molte istituzioni nobiliari, ormai
asfittiche e impolverate
della vecchia e gloriosa Venezia, che aveva portato
cultura, progresso e benessere a Brescia per 350
anni, furono spazzate via e
si avviò il trionfo della borghesia e delle sue “magnifiche sorti e progressive”.
Molte furono le innovazioni introdotte nei settori
che interessavano le professioni tecniche, come
quella del geometra. Monumentale fu l’introduzione del catasto anche in
Brescia, formula peraltro
96 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
CULTURA
Nella pagina precedente, dall'alto.
Il territorio di Salò. Molti toponimi sono andati perduti. Del Borgo qui
indicato come Muro, è rimasta solo la Via Muro.
La zona di Sabbio Chiese, con Sabbio di Sopra. Il torrente Vrenda è detto,
nella mappa, Lavrenta, un orecchiato “la Vrenta”. Spesso i fiumi avevano
nomi femminili. Barghe è scritto Bargue.
In questa pagina, dall'alto.
La zona di Ponte S. Marco e Calcinato, lungo il Chiese. Si notano i segni che
indicano ruote idrauliche.
La zona di Gavardo con il Chiese e l’incile del Naviglio Grande. I nomi
Goglione di Sopra e di Sotto non sono errori toponomastici. Effettivamente i
due paesi si chiamavano così, prima di avere il nome mutato, in epoca
fascista, per motivi di decenza. Il luogo si chiamò Prevalle.
da decenni già attiva nel Ducato di Milano, per iniziativa
dell’imperatrice d’Austria. Di fatto, anche nel Bresciano si
aprì l’era della gestione del territorio, a fini fiscali e proprie-
tari, basata anche sulla stesura a tappeto di mappe estese a
tutto il territorio bresciano, come mai era stato fatto. Era l’inizio di un’epoca professionale basilare per i geometri. Gli
agrimensori ovviamente esistevano da
secoli anche in Lombardia e a Brescia, ma
la codificazione delle
rilevazioni e della stesura di mappe fu una
novità. Le tecniche
cartografiche in Lombardia e nella Repubblica Veneta non avevano nulla da invidiare a nessuno, e da
secoli, ma anche i
francesi non erano
sprovveduti in quel
settore. Era forse più
spinta, che non in ambito lombardo e veneto, la caratterizzazione militare delle
tecniche cartografiche. I prodotti lombardi e bresciani di
ambiente francese
colsero il meglio
delle capacità locali e
d’Oltralpe, portando
a risultati di grande
qualità. Le mappe catastali del Bresciano,
in genere stilate nel
secondo decennio
dell’Ottocento, costituiscono un preziosissimo patrimonio,
che è oggi fondamentale per qualunque
ricostruzione storica
del nostro territorio.
Fu appunto un ufficiale della “Section
des ingénieurs géographes à l’armée d’Italie” a dirigere i rilievi e la stesura di
una mappa, datata
“25 thermidor an 8”,
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 97
CULTURA
In questa pagina, dall'alto.
La zona fra Lonato e Castiglione delle Stiviere.
L’elegante e fastosa raffigurazione al piede della mappa.
Nella pagina seguente, dall'alto.
Il tratto finale dell’Oglio sino alla sua confluenza (in alto) nel Po. Si nota la
cinta fortificata di Bozzolo, in gran parte perduta.
L’area fra Monte Chiaro (Montichiari) e Carpenedolo, lungo il “Chiesa R.”
(Chiesa rivière), fiume Chiese. Montichiari è attraversato
dalla “Grande route de Brescia”.
1801, che interessa una
vasta porzione della provincia bresciana. È nota la
risorsa artistica della cartografia antica. Questa carta
rappresenta un esempio di
sintesi fra tecnica e arte di
altissimo livello. La grafica
di descrizione del territorio ha una qualità di
grande esperienza e di
gusto estetico elevato. I colori, ovviamente basati
sulla convenzione realistica del paesaggio, assumono però anche una speciale valenza pittorica, basata su sapienti giochi di
toni quasi monocromatici,
dove non si trova nessuna
stonatura grossolana. Il
versante artistico trova la
sua espressione anche nel
grande cartiglio con le
scritte e soprattutto nella
raffigurazione di limpido
stile neoclassico che si
trova in un angolo della
mappa. Il guerriero nudo è
guidato da una dea ellenica, con elmo omerico,
che pare raffigurare la vittoria o la gloria. Sullo scudo
è la scritta circolare che
dice: “Pour le bonheur de
la France et le repos de
l’Europe”, per la felicità
della Francia e la serenità
dell’Europa. Sul fondo si
scorge una veduta sfumata,
forse di Mantova, e accanto
è una divinità fluviale sulla
quale versano acqua una
ninfa con ali di farfalla e un
giovane nudo che sostiene
un bacile. Il tema pare
quello dei fiumi, perché la
scritta dice: “La Chiesa L’Oglio et le Pô”. In effetti,
la mappa giunge a descrivere la confluenza dell’O98 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
CULTURA
glio nel Po, dopo aver illustrato la confluenza del
Chiese nell’Oglio.
La precisione topografica non è ovviamente riscontrabile in modo rapido e semplice, ma la nitidezza del tratto e la precisione delle forme fanno
supporre che il disegno fosse ispirato a una spinta
scientificità. Ciò non toglie che, ad esempio, molti
toponimi siano errati, anche solo per motivi linguistici. Ad esempio, il fiume Chiese è chiamato
“Chiesa” e si scrive Calvasese invece di Calvagese
o Salo invece di Salò e Bargue invece di Barghe.
Erano pur sempre stranieri i cartografi che descrivevano il nostro territorio. Tuttavia la mappa è di
grande interesse anche per i contenuti di documentazione che interessano noi bresciani. Alcuni
centri abitati appaiono ancora con le fortificazioni
che poi sarebbero state demolite e molte strade
seguono percorsi che poi sarebbero stati mutati.
Qui è possibile pubblicare solo alcuni particolari
della mappa, che interessa un’area molto vasta.
Tuttavia si offre un colpo d’occhio esemplificativo
su un prezioso documento sinora sconosciuto ai
bresciani.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 99
Aggiornamento Albo
Cancellazioni dall’Albo
N. Albo
Data
3175
Nominativo
Residenza
Luogo e data di nascita
Motivo
11/04/2011 Quarenghi Cesare
Via Luigi Gadola 49 Brescia (BS)
Brescia (BS) 27/09/1955
DECESSO
1427
07/11/2013 Siribelli Angelo
Via Colombare 86 Palazzolo Sull'Oglio (BS)
Palazzolo S/O (BS) 15/09/1941
DECESSO
2375
17/06/2014 Capitanio Cesarino
Via Asilo 5 Rudiano (BS)
Rudiano (BS) 24/08/1952
DECESSO
3493
02/02/2016 Tolomeo Rocco
Via S. Afra 1/B Corte Franca (BS)
Taurianova (RC) 13/07/1952
DECESSO
2313
05/02/2016 Bevilacqua Antonio
Via Leonardo Da Vinci 26 Rezzato (BS)
Spoleto (PG) 07/10/1948
DECESSO
620
11/06/2016 Gasparotti Zaccaria
Piazza Follo 10 Vezza D Oglio (BS)
Vezza D'Oglio (BS) 18/11/1930
DECESSO
6303
13/06/2016 Canedoli Mara
Via Fico 18 Ghedi (BS)
Brescia (BS) 05/05/1979
DIMISSIONI
6254
13/06/2016 Casella Simone
Via Foro Boario 13 Brescia (BS)
Brescia (BS) 25/10/1991
DIMISSIONI
6169
13/06/2016 Palumbo Maurizio
Via Donatori di Sangue e Organi 3 Prevalle (BS)
Brescia (BS) 02/08/1988
DIMISSIONI
4434
13/06/2016 Venturoli Riccardo
Via Frate 38 Bedizzole (BS)
Brescia (BS) 23/06/1972
DIMISSIONI
6004
13/06/2016 Vitali Giulia
Via Lama Sud 2 Bagnolo Mella (BS)
Brescia (BS) 22/08/1986
DIMISSIONI
2341
18/06/2016 Felter Angelo
Via Bersaglio 26 Lonato (BS)
Lonato (BS) 31/07/1952
DECESSO
Il mondo di B. Bat.
100 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
Aggiornamento Albo
Iscrizioni all’Albo
N. Albo
Data
Nominativo
Residenza
Luogo e data di nascita
Anno diploma
6476
13/06/2016
Cremaschini Roberto REISCRIZIONE
Via Guerzoni 149 Montichiari (BS)
Asola (MN) 12/02/1980
2002
6477
13/06/2016
Accurso Tagano Sergio
Via Tirandi 14 Brescia (BS)
Agrigento (AG) 21/02/1972
1991
6478
13/06/2016
Stefanelli Nicola
Via Bellini 21 Ghedi (BS)
Montichiari (BS) 27/04/1990
2009
6479
25/07/2016
Ambrosini Alessandro
Via Colle di Tenda 1 Brescia (BS)
Brescia (BS) 05/12/1990
2010
6480
25/07/2016
Caravaggi Luca
Via Fenile Lombardo 4 Dello (BS)
Manerbio (BS) 26/03/1993
2012
6481
25/07/2016
Sorsoli Cristian
Via Salvandine 7 Serle (BS)
Gavardo (BS) 17/06/1994
2013
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 101
Novità di Legge
a cura del geom. Alfredo Dellaglio
Finalità della rubrica è di contribuire all’informazione sull’emanazione di Leggi, Decreti, Deliberazioni e circolari pubblicati sulla G.U.
Gazzetta Ufficiale della Repubblica e sul B.U.R.L. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia.
I lettori della rivista che sono interessati ad approfondire i contenuti delle norme sopra elencate potranno consultare gli organi ufficiali
(GU e BURL) presso il Collegio dei Geometri.
Decreto legislativo 21/4/2016 n.72
(Gazzetta Ufficiale 20/5/2016 N.117)
Attuazione della direttiva 2014/17/UE, in merito ai contratti di credito consumatori relativi a beni immobili residenziali nonché modifiche e integrazioni del titolo VI-bis del decreto legislativo 1° settembre 1993, n.385, sulla disciplina degli agenti in attività finanziaria
e dei mediatori creditizi e del decreto legislativo 13/8/2010 n.141.
(In vigore dal 4/6/2016)
Nota Agenzia Entrate 60244/2016
Chiarimenti operativi con riferimento al la determinazione della
rendita catastale delle unità immobiliari urbane a destinazione
speciale e particolare, censite in catasto nelle categorie dei gruppi
D ed E, dopo le norme che hanno ridefinito l’oggetto della stima
catastale, introducendo sostanziali cambiamenti al pregresso
quadro normativo di riferimento “cosiddetta norma imbullonati”.
Circolare Agenzia Entrate 18/5/2016 n.20/E
Commento alle novità fiscali Legge 28/12/2015 n.208 (Legge di
stabilità 2016)
Acquisto immobili residenziali: La nuova detrazione Irpef del 50 per
cento dell’Iva pagata dal costruttore.
Decreto Ministero Interno 8/6/2016
(Gazzetta Ufficiale 23/6/2016 n.145)
Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi per le attività di ufficio, ai sensi dell’articolo 15 del decreto legislativo
8/3/2006 n.139.
(in vigore dal 23/7/2016)
(Approvata la regola tecnica per le attività indicate al numero 71
dell’Allegato 1 al DPR 151/2011. Il provvedimento apporta modifiche al Codice di prevenzione incendi di cui al DM 3/8/2015 per gli
uffici con oltre 300 persone)
102 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4
Decreto Ministero Interno 7/6/2016
(Gazzetta ufficiale 24/6/2016 n.146)
Modifiche al decreto 5/8/2011 recante procedure e requisiti per
l’autorizzazione e l’iscrizione dei professionisti negli elenchi del
Ministero dell’Interno di cui all’articolo 16 del decreto legislativo
8/3/2006 n.139
in vigore dal 25/6/2016
Deliberazione Giunta Regione Lombardia 30/3/2016 n. x/5001
(BUR Lombardia S.Ord 7/4/2016 n.14)
Approvazione delle linee di indirizzo e coordinamento per l’esercizio delle funzioni trasferite ai comuni in materia sismica.
(in vigore dal 10/4/2016)
Decreto Dirig.Regione Lombardia 3/5/20016 n.3809
(BUR Lombardia S.Ord.3/5/2016 n.19)
Disposizioni in merito al nuovo sistema informativo integrato per la
gestione informatica delle pratiche sismiche di cui all’art 3,comma
2, Legge regionale 33 del 12/10/2015 “ Disposizioni in materia di
opere o di costruzioni e relativa vigilanza in zone sismiche”