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IL GEOMETRA BRESCIANO Anno XLI N. 4 luglio-agosto 2016 Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di 2016 4 Spedizione in a.p. 70% - Filiale di Brescia IL GEOMETRA BRESCIANO Lodi Sondrio 4 IL GEOMETRA BRESCIANO Rivista bimestrale d'informazione del Collegio Geometri della Provincia di Brescia Il quadro della pittrice professoressa Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la multiforme attività del geometra nei secoli. Direttore responsabile Bruno Bossini Segretaria di redazione Carla Comincini Redazione Stefano Benedini, Nadia Bettari, Alessandro Colonna, Mario Comincini, Alfredo Dellaglio, Emanuela Farisoglio, Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento, Stefano Fracascio, Francesco Ganda, Antonio Gnecchi, Franco Manfredini, Giuseppe Mori, Fulvio Negri, Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto, Andrea Raccagni, Marco Tognolatti, Giuseppe Zipponi EDITORIALE Formazione adeguata per la qualità professionale dei geometri 2 INTERVISTA Giovani geometri all’esordio 4 DAL CONSIGLIO NAZIONALE News8 DALLA CASSA DI PREVIDENZA News12 SPORT Gara di tiro al piattello indetta dal Collegio dei Geometri di Brescia Hanno collaborato a questo numero Raffaella Annovazzi, Simone Avanzini, Bruno Belotti, Andrea Botti, Aleandro Bottichio, Daniele Corbari, Daniel Dei Tos, Renato Greci, Piergiovanni Lissana, Gabriele Mercanti, Giuseppe Mori, Franco Robecchi, Gabriella Sala, Sezione Provinciale UNITEL Brescia, Valeria Sonvico, Giuseppe Zipponi DAL COLLEGIO DI BRESCIA Premiazioni 2016 Tra tenacia professionale e dedizione per la categoria 14 Superbonus anche se si acquistano porzioni di fabbricati ristrutturati 15 Direzione, redazione e amministrazione 25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12 Tel. 030/3706411 www.collegio.geometri.bs.it ASSOCIAZIONE GEOMETRI DI VALLE CAMONICA The Floating Piers Monte Isola ombelico del mondo per 16 giorni Editing e impaginazione Francesca Bossini - landau Concessionario della pubblicità Emmedigi Pubblicità Via Arturo Toscanini, 41 - 25010 Borgosatollo (Bs) Tel. 030/6186578 - Fax 030/2053376 Stampa IGB Group/Grafo Via Alessandro Volta, 21/A - 25010 San Zeno Naviglio (Bs) Tel. 030/3542997 - Fax 030/3546207 Di questa rivista sono state stampate 8.400 copie, che vengono inviate agli iscritti dei Collegi di Brescia, Lodi e Sondrio oltre che ai principali Enti regionali, provinciali e nazionali e a tutti i Collegi d'Italia. N. 4 – 2016 luglio-agosto Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975 Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Brescia Associato alI’USPI 13 22 DAL COLLEGIO DI LODI Geometri laureati Un sogno che si realizza 24 SCUOLA Ai futuri geometri del “Capirola” il premio nazionale Fiaba per un progetto di accessibilità La mia esperienza “scuola-lavoro” 28 34 LEGALE L’accettazione dell’eredità 36 SICUREZZA Sicurezza nell’ambito delle costruzioni in legno 40 URBANISTICA La qualificazione tecnico-giuridica degli interventi edilizi Novità sull’istituto della “conferenza di servizi” 46 CATASTO 130 anni di Catasto tra Storia e Tecnologia Ancora sugli imbullonati 58 60 EDILIZIA SOSTENIBILE Gli strumenti teorici per l’analisi termoigrometrica dell’involucro 62 ESTIMO-VALUTATORI Il più probabile Valore di Trasformazione Highest and Best Use (HBU) Valore Atteso 68 Aggiornamenti utili per gli onorari nelle esecuzioni immobiliari 72 MEDIAZIONE Mediazione civile e commerciale 73 CONDOMINIO A chi competono le manutenzioni straordinarie del lastrico solare Condominio Cosa cambia con la riforma Deleghe condominiali 80 82 AGRICOLTURA Insediamento imprese agricole condotte da giovani agricoltori 83 PREVENZIONE INCENDI Nuove regole tecniche di prevenzione incendi 84 GEOLOGIA Non ci sono più le mezze stagioni! 88 TECNICA La luce e la pietra di Alberto Campo Baeza 92 CULTURA Inedita mappa napoleonica di parte del territorio bresciano 96 76 Aggiornamento Albo100 Novità di Legge 102 47 Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 1 EDITORIALE Bruno Bossini I l tema della qualità professionale dei geometri, siano essi liberi professionisti iscritti all’Albo o dipendenti presso studi, imprese, enti, è sempre stato al centro dell’attenzione e dei programmi formativi del nostro Collegio di Brescia. “Quella dei geometri” non perde mai l’occasione di ribadire infatti il Presidente Giovanni Platto “è sempre stata una grande famiglia che comprende, oltre gli iscritti anche coloro che risultano essere dipendenti, ma che offrono un contributo professionale alla categoria e quindi alla collettività non meno importante di quello garantito dai liberi professionisti”. Sono numerosi, in verità, i colleghi che scelgono il posto fisso, ritenendolo più congeniale alle loro aspettative, e molti anche coloro che all’inizio della loro attività, in attesa di maggior chiarezza nei loro programmi lavorativi, optano per collaborazioni a partita IVA che non pregiudicano un loro futuro possibile accesso alla libera professione, con la quale ritengono di potersi confrontare. Questi colleghi necessitano nell’esercizio del loro lavoro di competenze e conoscenze professionali almeno pari a quelle dei professionisti con i quali, nella loro posizione di dipendenti, sono “costretti” a confrontarsi giorno per giorno. Quasi sempre infatti essi operano in strutture che presentano un limitato numero di dipendenti e in tali ambiti, nelle specifiche ed essenziali funzioni operativi loro richieste, devono quasi sempre “sostituirsi” al professionista o 2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 Formazione adeguata per la qualità professionale dei geometri all’impresario presso cui sono impegnati. Tipico è il caso di geometri topografo-catastali che operando con mezzi topografici e software di calcolo sofisticati devono garantire nella loro operatività quotidiana le stesse capacità professionali che sarebbero offerte dai loro titolari. Competenze professionali molto specifiche sono anche molto richieste ai responsabili di uffici tecnici presso Enti pubblici – frequentemente colleghi geometri – che non sarebbero altrimenti in grado di garantire certezze e risposte inequivocabili (anche e sopratutto nel caso di rigetto di istanze) a professionisti che spesso sono in grado di trattare, almeno al loro livello, la materia urbanistico-legale con la quale essi devono districarsi giornalmente. Si può quindi sostenere senza ombra di dubbio che gli interventi tecnici di tutti i geometri, quale che sia la loro collocazione operativa o il loro rapporto di lavoro, devono essere sorretti da una specifica preparazione e svolti con una adeguata qualità professionale. Senza questi presupposti le prestazioni professionali da loro svolte raramente possono raggiungere i risultati richiesti. Sono questi i motivi che da sempre hanno indotto il nostro Collegio a impegnarsi sul tema della formazione e a moltiplicare gli sforzi volti alla valorizzazione professionale dei suoi iscritti, ma anche non di meno di tutta quella vasta platea di colleghi che, svolgendo l’attività di geometra, lo fanno in un rapporto lavorativo di dipendenza. Al ri- guardo va anche aggiunto che questi ultimi negli ambiti in cui operano raggiungono spesso ruoli importanti e decisivi, dai quali sono in grado di mettere a disposizione le loro capacità professionali alla comunità. L’attività formativa di preparazione alla professione presuppone una stretta collaborazione del Collegio con la Scuola Tecnica Superiore i cui percorsi didattici, come ben sappiamo, devono garantire la maturazione intellettuale dei giovani futuri geometri che ad essa si affidano nella prospettiva di un agevole e rapido accesso al mondo del lavoro. Ma al fine di esaminare le reali possibilità di questa sinergia è necessario anzitutto comprendere su quali basi si poggiano allo stato attuale nel nostro Paese gli interventi che si riflettono sulla formazione professionale e valutare i possibili correttivi che sarebbe auspicabile apportarvi. Sul fronte della scuola non può non essere evidenziato come le numerose riforme che si sono succedute negli ultimi lustri abbiano sempre più ridotto nella didattica di insegnamento il “peso” delle materie tecniche. Un esempio per tutti: esaminando i dati pervenutici dal Dirigente dell’Istituto “P. Levi” di Sarezzo Mauro Zoli, che ringraziamo, si evince come la sola riforma Gelmini nel triennio conclusivo del corso CAT abbia diminuito le ore dedicate alle materie professionali portandole a 49 per settimana, rispetto alle 59 previste dal precedente assetto didattico. Una riduzione significativa, alla quale si aggiunge il fatto che il Diritto – materia per noi fondamentale – è stato del tutto abolito nella quarta e quinta classe. Tutto ciò ha comportato per gli studenti una drastica limitazione nella possibilità di confrontarsi con la pratica del mestiere, che invece nei tempi passati aveva svolto un ruolo fondamentale per l’acquisizione delle prime importanti nozioni e conoscenze di tipo professionale. Questa attività formativa è stata rimandata ad una eventuale fase di post-diploma ed è rappresentata – negli istituti che sono in grado e hanno la possibilità di realizzarli – dai corsi di specializzazione IFTS e ITS, che il mondo del lavoro ha dimostrato di vedere con favore. La nuova riforma Renzi sulla “buona scuola” ha però introdotto – ed è questa una buona notizia – l’obbligo di alternanza scuola-lavoro per 400 ore di stage pratici presso strutture operative da suddividere nella didattica dell’ultimo triennio, e ciò rappresenta un cambio di tendenza che se ben gestito rappresenterà un supporto importante per l’attività formativa scolastica. Gli impegni sulla formazione in capo al Collegio provinciale si articolano invece su diversi fronti. • La collaborazione per tutto il quinquennio con la scuola, in stretto contatto con i docenti di materie tecniche, per i primi supporti informativi di pratica professionale; • L’organizzazione di vari EDITORIALE Burocrazia e semplificazioni: un binomio devastante Ricevo ogni giorno lamentele da colleghi che stanno aspettando da oltre tre mesi l’autorizzazione a presentare progetti edilizi con strutture in c.a. Il motivo è la verifica degli elaborati strutturali prima di poter presentare il progetto architettonico per l’approvazione ed ottenere l’autorizzazione ad eseguire l’opera. Controlli eseguiti da ingegneri, su elaborati predisposti da ingegneri. Non sono uno strutturista e quando presento progetti architettonici ho sempre la collaborazione dello strutturista, lasciando a ciascuno le proprie competenze deontologiche e professionali. È sempre opportuno collaborare. La prassi della verifica degli elaborati strutturali, prima della presentazione del progetto architettonico, non è per niente condivisibile per due specifiche ragioni. La prima è che il progetto architettonico, in sede di esame da parte dell’ufficio tecnico comunale e della relativa commis- percorsi formativi di post-diploma finalizzati alla preparazione professionale dei neo-diplomati che si misureranno con l’Esame di Stato per accedere alla professione. Percorsi che a dire il vero continuano ad offrire risultati discutibili, ai quali occorre porre rimedio. Si va dal praticantato biennale nel quale il processo formativo stenta a realizzarsi, ai corsi specializzandi semestrali che dovrebbero – ma di fatto non decollano – essere organizzati dai Collegi stessi, a corsi offerti dagli istituti in norma on line, alla laurea breve triennale che non ha dato sbocchi pratici alla professione. Circa la possibile attività formativa del Collegio, va anche registrato che il CNG – il nostro massimo organo professionale – anche sulla spinta venuta da Brescia ha “promesso” ai geometri la laurea triennale di geometra, che attende il placet del MIUR e dei competenti Ministeri. Quali dunque le strategie che la scuola e il Collegio dovranno mettere in atto nell’immediato futuro sul tema della formazione e della qualità professionale dei futuri geometri? Nel quinquennio scolastico essi dovranno, nei loro ambiti specifici e a seconda delle risorse che saranno messe a disposizione, rendersi disponibili a garantire una maggior “presenza” della professione nelle ore di studio, anche eventualmente nelle ore pomeridiane per studenti che ne faranno richiesta. Il Collegio in particolare dovrà impegnare geometri esperti negli specifici settori operativi, che si affiancheranno ai docenti di materie tecniche. L’alternanza scuola-lavoro dovrà concretizzarsi, coinvolgendo il maggior numero di strutture operative disponibili al progetto formativo e gli studenti dovranno essere preparati alla scelta degli stage più congeniali alle loro possibilità di apprendimento. Gli IFTS (di un anno) e gli ITS (di due anni) dovranno essere potenziati e possibilmente istituiti anche in quegli istituti tecnici ove non è ancora stato possibile proporli per motivi logistici o di risorse mancanti. Come già detto, visto il grado di specializzazione raggiunto dai neo-geometri che da questi percorsi sono stati im- sione edilizia, può richiedere variazioni che possono influenzare lo statico e quindi il rifacimento del progetto strutturale. Il controllo può avvenire prima del rilascio del permesso a costruire, senza sprecare tempo e denaro che andrebbero ad appesantire i già gravosi oneri comunali e burocratici. La seconda considerazione è deontologica: un progettista strutturista che si deve sottoporre alla verifica dei suoi elaborati da parte un collega, magari meno preparato e competente del progettista stesso, mal sopporta l’imposizione burocratica, giustificata solo da lobby burocratiche e business economici. L’imposizione, così come approvata, non è in alcun modo giustificabile e dovrà essere totalmente variata o meglio annullata. L’avvicinarsi del periodo di ferragosto mi porge l’occasione per augurare a tutti buone e serene vacanze. Giovanni Platto messi nei processi lavorativi, hanno riscosso una favorevole accettazione da parte delle strutture lavorative. Il Collegio dei Geometri dovrà necessariamente rivoluzionare a 360 gradi gli attuali percorsi formativi post-diploma. La soluzione più efficace al problema potrà essere l’istituzione della sopracitata laurea triennale di geometra, anche perché tra l’altro essa risponde ai dettami comunitari in materia di preparazione al lavoro professionale, ma a patto che essa si possa fondare sui seguenti presupposti: • un curriculum di studi bloccato e incentrato sulle sole quattro materie della nostra professione (costruzioni, topografia, estimo, diritto), ampliato di tutti i necessari contenuti scientifici che con l’Università si intenderanno proporre, e sviluppato con un tempo dedicato alla pratica professionale pari ad almeno il 50% delle ore di studio nell’ambito triennale del ciclo universitario; • la Laurea triennale – viste le sue caratteristiche formative – dovrà essere abilitante della professione e sostituire l’obsoleto Esame di Stato che in trent’anni dalla sua istituzione non ha mai offerto effettive garanzie sull’acquisita professionalità degli abilitati; •il corso di laurea per motivi organizzativi non potrà che trovare i suoi spazi didattici nelle sedi universitarie, ma dovrà avvalersi – per le attività sulla pratica professionale – di docenze tecniche scelte di concerto tra l’Università e il Collegio. Per concludere, si può aggiungere che il Consiglio Nazionale dovrà proporsi con il suo impegno strategico-politico presso i competenti uffici al fine di fare al più presto approvare dal Parlamento/Governo l’attesa laurea e dovrà altresì – ma di questo converrà parlarne in altra sede – risolvere una volta per tutte il problema delle competenze che, unito alla effettiva durata formativa degli studi di geometra, sarà determinante per trasmettere alle famiglie ed ai futuri geometri le effettive potenzialità della nostra professione, che continua a mantenersi viva anche nel perdurare della crisi economica che viviamo. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 3 INTERVISTA Giovani geometri all'esordio Ogni anno entrano nella nostra categoria, iscrivendosi all’Albo tenuto dal Collegio, decine di giovani geometri che, dopo il diploma, hanno completato il loro percorso formativo con il praticantato e l’esame di Stato. Più volte in queste pagine con molti di loro abbiamo parlato proprio del tirocinio e delle prove d’esame, sempre estremamente selettive. Da ciascuno di loro sono venute sollecitazioni, plausi e critiche che sono stati sempre stimolo prezioso al dibattito nel Consiglio del Collegio e, non raramente, occasione propizia per il miglioramento dell’attività formativa e del servizio all’intera categoria. Meno frequentemente ci è invece capitato di incontrare questi giovani colleghi nei primissimi tempi del loro impegno professionale, all’indomani del loro esordio nel lavoro quotidiano, negli studi professionali, in azienda, all’università per quanti hanno scelto di continuare ad apprendere anche dopo l’iscrizione all’Albo. R ompiamo il ghiaccio con una domanda solo apparentemente scontata: perché geometri? E, ancor di più, perché geometri iscritti all’Albo e liberi professionisti? “Debbo confessare che a questa scelta non ci sono arrivato subito – esordisce Davide Marenda – Ho 22 anni e preso il diploma al Tartaglia nel 2012, mi sono infatti subito iscritto all’università. Per scoprire di lì a poco che non faceva per me. E così ho buttato via quasi un anno, perché in verità non avevo più una gran voglia di proseguire gli studi. Mi sento in4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 fatti più portato all’attività pratica e, piuttosto che penare per altri cinque o sei anni sui libri, mi è parso più attraente provarmi immediatamente con il lavoro, mettere in pratica quanto avevo imparato fino a quel momento. Ho così fatto il mio anno e mezzo di praticantato. Quindi i corsi di preparazione organizzati dal Collegio e poi l’esame di Stato, che, fortunatamente, è andato bene. Con l’abilitazione in tasca ho scelto di iscrivermi all’Albo e ho già frequentato altri corsi di aggiornamento e qualifica- Abbiamo provato a colmare questa lacuna incontrando i tre giovani geometri che hanno brillantemente superato l’esame di Stato e, proprio per questa loro eccellenza di risultato, sono stati premiati nel corso della annuale cena sociale della nostra categoria. Ci interessava sapere perché hanno scelto di diventare geometri, quale il loro iter formativo, quale l’esperienza scolastica, di praticantato e alfine d’esame, quale il rapporto con il Collegio e quali, soprattutto, le loro difficoltà, le loro ambizioni, le loro gioie e le loro delusioni all’avvio della loro nuova professione. Nella sede del Collegio di Brescia, una di queste mattine estive, abbiamo così posto alcune domande ai giovani colleghi (tutti diplomati nel 2012 e nel 2013 e che hanno superato con pieno merito gli ultimi esami di Stato): a Luca Vavassori di Palazzolo, a Mattia Archetti di Corte Franca e a Davide Marenda di Brescia. E quella che segue è la fedele riproposizione del nostro illuminante, appassionato colloquio. zione, ma, ed è qui la delusione, non ho ancora un posto di lavoro. Sì, sono disoccupato e continuo a chiedere a destra e a manca se c’è un posto in uno studio, in un’azienda, in un ente pubblico. Ma per ora senza risultato. E qualche impresa mi ha pure fatto proposte francamente inaccettabili con un numero di ore di lavoro giornaliere infinito ed uno stipendio bassissimo. L’impatto con il mondo del lavoro, almeno finora per me è negativo, molto negativo”. Scusa, ma non è che hai aspetta- tive un po’ troppo alte? Ti stai davvero guardando in giro? Perché non hai preso in considerazione ad esempio un IFTS che forma tecnici di cantiere ancora ricercatissimi nel Bresciano? Guarda che un po’ tutti noi abbiamo iniziato con grandi difficoltà, facendo sacrifici, mettendoci molto del loro e ricevendo di fatto assai poco…. “Non so, a me pare di fare l’impossibile, di bussare a mille porte, di inviare centinaia di domande alle quali spesso neppure viene data una risposta. Quanto all’IFTS era un’opportunità post diploma che non ho preso in considerazione, avendo INTERVISTA Foto © Foto Eden I tre giovani colleghi Luca Vavassori, Mattia Archetti, Davide Marenda con il Presidente Platto, durante la premiazione per i risultati ottenuti all'Esame di Stato. scelto prima l’università e poi il praticantato. Il cantiere inoltre era un po’ lontano dai miei interessi, non lo conoscevo neppure, senza contare che tra i miei conoscenti chi ha frequentato l’IFTS non mi è mai parso entusiasta, anzi spesso me ne ha parlato in maniera fortemente critica. Ripeto: mi muovo, non sto a casa ad aspettare che mi chiamino, anzi non faccio altro che chiedere appuntamenti e sondare opportunità, colloqui di lavoro, incontri d’ogni genere. D’altra parte non mi sento pronto per aprire uno studio tutto mio, so troppo poco, non ho esperienza, non saprei da dove cominciare…” E tu Mattia, stessa esperienza deludente? “No, fortunatamente, la mia esperienza è diversa, direi molto più positiva – risponde Mattia Archetti – io ho trovato lavoro subito dopo l’esame di Stato, anche perché in pratica ho continuato a stare in studio con il geometra che mi aveva offerto l’opportunità del praticantato, a Bornato, non lontano da Corte Franca dove abito. Anche il mio curriculum è un po’ diverso da quello di Davide. Ho studiato all’Antonietti di Iseo e mi sono diplomato nel 2013 riuscendo quasi subito a trovare un geometra disposto a prendermi per il tirocinio. In verità i docenti delle superiori mi avevano consigliato l’università, ma il percorso mi ha un po’ spaventato. Quella strada accademica mi è parsa da subito molto, troppo lunga. Ho così svolto i miei 18 mesi di praticantato durante i quali ho fatto un po’ di tutto, dalla progettazione al catasto all’estimo, ho quindi frequentato il corso di preparazione all’esame, che mi è parso complessivamente utile ed alfine ho superato la prova. Mi considero abbastanza fortunato perché, anche se questo, in genere, non è un gran periodo per gli studi professionali a causa soprattutto della crisi dell’edilizia, il geometra che mi ha consentito il tirocinio mi ha proposto di rimanere come collaboratore. Così ho aperto la partita Iva e sto lavorando per ora esclusivamente su progetti del geometra e non miei”. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 5 INTERVISTA La tua intenzione è però quella di fare il libero professionista in uno studio tuo? Magari tra qualche anno? “Quella è l’idea, anche se per ora non mi sento assolutamente preparato a fare da solo. Per ora sono più un esecutore delle direttive del geometra titolare che un professionista in grado di gestire in autonomia partite complesse quali sono ormai tutte quelle che arrivano negli studi”. E tu Luca, hai una storia più simile a quella di Davide o a quella di Mattia? Sei occupato o stai cercando lavoro? “Sono occupato, anche se la mia è una situazione ancora diversa rispetto a quella di Mattia. Innanzitutto la mia è una vocazione di lunga data; fin da bambino avevo il pallino della praticità e del costruire. Alle medie poi a Palazzolo, negli incontri dell’orientamento, le spiegazioni dei docenti mi hanno convinto: ho trovato nell’istituto per geometri il corso capace di rispondere pienamente alla mia esigenza di competenza anche manuale, del saper fare e non solo del sapere, con in più, particolare non trascurabile, l’opportunità d’aver tra le mani una professione vera dopo il diploma, qualcosa di concreto e non il rinvio ad altri cinque o sei anni di studio all’università”. Ma sei ‘figlio d’arte’? tuo padre è un geometra? ha un’impresa edile? è nel settore? “Assolutamente no – replica Luca – la mia famiglia ha 6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 tutt’altri interessi. Ho scelto io di iscrivermi e di frequentare l’Einaudi di Chiari dove mi sono diplomato nel 2012”. Una scelta che oggi rifaresti? una strada che ti ha soddisfatto? “Rifarei quella scelta pari pari, ma non posso dire che l’iter formativo mi abbia soddisfatto. Dopo i primi anni abbastanza generici è infatti arrivata una specializzazione insufficiente, molto poco concreta: la scuola in definitiva mi ha dato molto poco. Ed è bastato il tirocinio per comprendere che quanto sapevo era poco, davvero troppo poco per poter stare sul mercato. Capisco che è un sogno, ma servirebbe una scuola capace di formare realmente, di dare al ragazzo quello che gli servirà nella professione di domani. E poi più concretezza, meno srtudio sui libri e più esperienza sul campo”. Dicevi che lavori già, ma non ci hai detto cosa fai, come sei riuscito ad avere una occupazione… “Non è stato facile e neppure lineare. Finito l’istituto superiore sapevo solo di non voler continuare a studiare, non ne avevo più voglia, mi interessava la concretezza. Ma anch’io ho sbattuto la testa contro decine di stipiti, ho bussato inutilmente a tante porte per poter svolgere il praticantato. Non ho trovato nulla e così per un anno ho fatto altro. Poi quasi per caso ho incontrato un geometra, abbiamo parlato, poteva offrirmi un tirocinio e l’ho fatto. Sono passati i mesi, ho frequentato il corso di preparazione all’esame (che, forse perché era organizzato per la prima volta a Chiari, mi è parso in verità ancora troppo teorico) ho passato la prova, mi sono iscritto all’Albo e collaboro con lo Studio associato dove ho svolto il praticantato”. Anche tu sei riuscito a dare continuità al tuo impegno laddove hai fatto il tirocinio... “Sì , ma la mia storia è un po’ diversa da quella di Mattia. Già prima di finire il praticantato ho capito che questa poteva essere la mia strada. Lo studio associato era infatti composto da tre geometri ed un ingegnere, ciascuno dei quali si occupava prevalentemente di una branca dell’attività professionale, fosse certificazione energetica o sicurezza, antincendio o altro senza peraltro funzioni esclusive. Io ero il quinto possibile socio e, fatto l’esame, mi hanno proposto di seguire una branca per la quale nessuno aveva fino a quel momento provato un particolare interesse: l’amministrazione condominiale. Ho fatto i miei corsi, ho studiato ed ora, poco alla volta, ho cominciato a gestire qualche condominio. Il lavoro mi piace, anche se non mi sono chiuso in alcun modo tutte le altre possibilità”. Bingo! Complimenti! Mi verrebbe da dire che hai già ingranato, forse con un po’ di fortuna, ma sei approdato sulla strada che avevi scelto da tempo. Facciamo però un passo indietro, torniamo all’esame, provate a rispondermi: perché così tanti vostri colleghi non superano la prova? E voi come ci siete riusciti? “La mia sensazione – risponde Mattia Archetti – è che molto dipenda dal praticantato che ognuno di noi riesce a fare. Io mi sono trovato nello studio d’un geometra che faceva un po’ di tutto, che metteva a frutto pienamente la sua polivalenza, inoltre, aveva un approccio didattico straordinario perché mi spiegava tutto quello che stava facendo. Il praticantato è decisivo per l’esame anche perché il passaggio dalla scuola alla professione è un salto nel buio. Anche solo le questioni catastali: a scuola le studi ma ti manca ogni pratica, non sai nulla delle effettive procedure. E la stessa cosa vale per estimo, topografia, costruzioni. Un buon tirocinio consente almeno di prendere in mano gli strumenti, di provare ad usarli, di capire come si applicano quelle formule apparentemente astruse che hai imparato a scuola”. Eppure c’è il progetto di alternanza scuola lavoro che va in questo senso, ci sono gli stage… “Io ho finito l’istituto superiore prima della “buona scuola” e l’alternanza scuola lavoro non c’era – aggiunge Davide Marenda – quanto agli stage sono davvero troppo poche un paio di settimane per capire anche solo qualcosa della professione. Per dire della lontananza della scuola dal lavoro, basterà ricordare che nel triennio finale al Tartaglia, a me è capitato solo in un paio INTERVISTA di occasioni d’essere uscito dalle aule per prendere contatto con gli strumenti, ripeto due volte in tre anni”. “Spesso anche il praticantato non aiuta – si inserisce Luca Vavassori – L’ho visto osservando tanti altri giovani che dovevano fare l’esame e si stavano preparando con i corsi del Collegio. Era chiaro che molti di loro avevano lacune evidenti, intere materie delle quali sapevano poco o nulla, argomenti che a scuola non avevano svolto o che nei due anni di praticantato avevano dimenticato. Ecco il corso è utile per farti capire cosa ti manca, cosa devi studiare di più, pur se, lo ripete, anche il corso di preparazione all’esame è troppo teorico”. Guardando invece alla prova d’esame che vi è stata proposta, come avete trovato i temi? Eravate evidentemente preparati ad affrontarli perché li avete svolti brillantemente, ma, ad esempio vi siete trovati a mal partito con matita e squadra, visto che ormai si usa ovunque, a scuola e negli studi, il computer? “Mah – risponde subito Davide Marenda – in verità a scuola, almeno al Tartaglia, non è che si disegni tanto a computer. Meglio i computer teoricamente ci sono, ed anche in buon numero, ma spesso molti hanno problemi di funzionamento che la scuola non riesce o non può, per esigenze di bilancio, risolvere. Spesso ci sono due computer utilizzabili da 23/27 ragazzi nella stessa ora. E neppure il disegno mi pare curato come in molti mi hanno raccontato fosse un tempo”. Ma voi avete disegnato e , pare, anche bene… “Il tema principale era semplice – prosegue Davide – visto che si trattava di progettare una villetta uni-famigliare. Io me la sono cavata in buona sostanza con un disegno che era più uno schizzo coerente e che è risultato pienamente leggibile grazie alla relazione che ho affiancato al progetto vero e proprio”. “Sì la breve relazione è servita parecchio a tutti – aggiunge Mattia Archetti – ed il tema era tra quelli non semplici ma almeno usuali in uno studio di geometri. La relazione in particolare ha consentito a molti di noi di presentare al meglio e illustrare quanto nel disegno poteva rimanere oscuro, a chiarire il perché delle scelte, a far comprendere quanto era rimasto nella matita e sarebbe stato oggetto di una progettazione più ragionata e che potesse contare su un po’ più di tempo”. “Sono pienamente d’accordo con i miei colleghi – insiste anche Luca Vavassori – In cinque anni di scuola praticamente non ho mai disegnato ed anche a computer non abbiamo fatto granché. Ripeto: disegno a mano zero a scuola e zero in studio, ma l’esame non è una prova di disegno, bensì di progettazione. Te lo dicono anche ai corsi: occorre schizzare al meglio e soprattutto far capire alla commissione, anche con la relazione, che si hanno ben presenti i problemi da affrontare e si sono individuate soluzioni coerenti che poi, magari a computer, saranno illustrate nella maniera più efficace. In una parola occorre dimostrare di saper fare il proprio mestiere, non di tirare qualche riga”. Vorrei chiudere con un paio di domande che vanno un po’ oltre questa vostra esperienza di studio e di esordio nella professione. La prima riguarda ancora l’iter formativo necessario per diventare geometri liberi professionisti. Non so se sapete della proposta che va sotto il nome di “laurea del geometra” molto cara al Collegio di Brescia e al nostro Presidente e che il Consiglio nazionale sta portando avanti con determinazione. La conoscete? Cosa ne pensate? “Sì la conosciamo – è il commento unanime – la apprezziamo perché risponde ad una esigenza reale che la Ue ha tradotto in un obbligo, anche se il nostro giudizio sarà legato inscindibilmente alla traduzione concreta di quest’idea. Non potrà e non dovrà essere ad esempio un doppione di corsi di laurea già esistenti (perché diversamente lo studente preferirà quanto già c’è); dovrà avere contenuti poco accademici e molto pratici, proprio per preparare dei tecnici pronti ad inserirsi nel mercato del lavoro; dovrà infine rappresentare non la prosecuzione d’un qualsivoglia percorso di studi, ma preferibilmente del CAT con il quale dovrà avere un rapporto non solo di coerente continuità, ma pure di fattiva collaborazione. Tutte sfide non di poco conto e che non sarà facile vincere.” Da ultimo vorrei chiedervi cosa il Collegio può fare per voi e cosa pensate di poter fare voi per il Collegio e la categoria? Nel senso che qui ogni giorno ci sono corsi, approfondimenti, commissioni dove i geometri, senza guadagnare un euro, si confrontano sulle tematiche più varie legate al lavoro e alla professione, un luogo di discussione dove elaborare soluzioni vantaggiose per tutti i colleghi, ma anche un momento di conoscenza reciproca, di colleganza, talvolta persino occasioni di lavoro. E dove, purtroppo, i giovani geometri mancano. “Il Collegio funziona – dicono anche qui con una sola voce i nostri tre interlocutori – i corsi aiutano, ampliano la nostra professionalità, ci consentono di rispondere efficacemente e rapidamente alle richieste del mercato. Tanto più che ai giovani geometri queste occasioni così come l’iscrizione all’Albo costano meno che agli altri. Fare di più forse si può, ma indicare come non è certo facile. Quanto alla nostra presenza e impegno al Collegio confessiamo di non averci mai pensato. Certo la partecipazione a una commissione o un incontro su un tema ad hoc potrebbe esser utile, ma per noi agli esordi il tempo è tiranno, i guadagni magri, e se avanza qualche ora, una discussione al Collegio non è il primo pensiero per come occuparle. Non è bello, ma è la realtà. Forse dovremmo saperne di più…. Forse”. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 7 DAL CONSIGLIO NAZIONALE News Amministratore di condominio: in arrivo la nuova norma Uni C’è tempo fino al 16 luglio per inviare commenti all’Uni a proposito della norma che definirà le nuove competenze richieste all’amministratore di condominio. Manca poco alla norma UNI sulla “qualità dell’amministratore condominiale”: l’Uni ha infatti reso noto che il gruppo di lavoro “Amministratori di condominio” – al quale partecipano le principali associazioni rappresentative del settore – ha ormai ultimato il nuovo progetto di norma annunciato nei mesi scorsi, che va ad aggiornare la precedente norma UNI 10801, risalente al 1998, riguardante le funzioni e i requisiti minimi di qualificazione professionale dell’amministratore condominiale e immobiliare. Il progetto è disponibile e liberamente scaricabile dalla banca dati UNI sui progetti in inchiesta pubblica finale (inserendo il codice progetto U8300A160 nella maschera di ricerca) per raccogliere i commenti entro il 16 luglio e ottenere il consenso più allargato possibile. L’amministrazione degli immobili in proprietà o in condominio è un’attività per il cui esercizio sono necessarie conoscenze di tipo economico, tecnico, giuridico, fiscale e relazionale. L’amministratore condominiale si occupa della gestione dei servizi tecnologici e manutentivi negli edifici e per la sua professione si trova ad affrontare molteplici attività gestionali, da quelle più tradizionali legate alla manutenzione, alla sicurezza e al risparmio energetico, fino a quelle più innovative che spaziano dall’energia alla domotica, alla “smart city”. Il nuovo progetto di norma definisce quindi i requisiti relativi all’attività di questo professionista al fine di fornire a proprietari, condòmini e a tutta la comunità, un’effettiva garanzia sui servizi erogati nelle diverse forme e sulla trasparenza ed efficacia della gestione tecnico-amministrativa dei loro beni e servizi immobiliari. L’aggiornamento della norma UNI si è reso necessario anche a fronte delle numerose disposizioni legislative introdotte negli ultimi anni, ad esempio la legge n. 220/2012, nota come “riforma del condominio”, il D.P.R. n. 151/2011 che modifica la normativa sul certificato prevenzione incendi, il Testo Unico sulla sicurezza D.Lgs. n. 81/2008 e ancora il D.P.R. n. 462/2001 sulle verifiche periodiche degli impianti elettrici. Inoltre i lavori di revisione sono in linea con il quadro europeo delle qualifiche (European Qualifications Framework - EQF) e con le linee guida UNI per l’elaborazione di norme specifiche sulle professioni non regolamentate in base alla legge 4/2013.La futura norma UNI pone l’accento sull’importanza di un’adeguata formazione per l’amministratore condominiale, fornisce indicazioni sulla corretta gestione dello studio e sulle caratteristiche personali che un buon professionista deve possedere. (Fonte: Newsletter PROFESSIONE GEOMETRA del CNGeGL [email protected]) 8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 Riqualificazione energetica: il bonus finanzia solo le parti da ristrutturare Progettazione europea e procedure di accesso ai finanziamenti europei L’Enea in merito alle detrazioni fiscali, ha chiarito che per la qualificazione energetica nel caso di ristrutturazione di un immobile senza demolizione e con ampliamento la detrazione del 65% per la qualificazione energetica (che si può utilizzare fino al 31 dicembre di quest’anno) compete unicamente per le spese riferibili alla parte esistente in quanto l’ampliamento è considerato una nuova costruzione. Nelle ultime due circolari di CNGeGL vengono informati i Presidenti dei Collegi Provinciali circa l’opportunità di organizzare corsi di formazione e di aggiornamento professionale per i propri iscritti, in materia di progettazione europea e procedure di accesso ai finanziamenti ci cui alla programmazione UE 2014/2020 Per utilizzare la detrazione del 65% non è necessario inviare alcuna comunicazione preventiva ma entro 90gg dalla data di fine lavori va inviata online la specifica documentazione richiesta che sarà costituita dall’attestato di qualificazione energetica (allegato A al decreto edifici dm 19/2/2007 e successive modifiche) e la scheda descrittiva degli interventi realizzati (allegato E) oppure una documentazione semplificata costituita dall’allegato E nel caso di sostituzione di impianti termici con caldaie a condensazione, pompe di calore ad alta efficienza o impianti geotermici a bassa entalpia o di sostituzione di scaldacqua di tipo tradizionale con scaldacqua a pompe di calore. Oppure potrà essere presentato l’attestato F nel caso di sostituzione di infissi in singole unità immobiliari o di installazione di pannelli solari o di schermature solari. Una volta provveduto all’invio della trasmissione in automatico, ritorna al mittente dagli uffici Enea una ricevuta informatica con il ‘Codice personale identificativo’ che funge da prova effettiva dell’avvenuto invio. Non vanno inviate relazioni tecniche, fatture, copia di bonifici, piantine, asseverazioni, tutta documentazione che deve essere comunque conservata dall’utente affinchè si possa esibirla in caso di controlli da parte dell‘Agenzia delle Entrate. (Fonte: Newsletter PROFESSIONE GEOMETRA del CNGeGL [email protected]) La Finanza Agevolata è divenuta oggi uno strategico strumento di gestione per i professionisti e su questo tema possono essere promossi interventi formativi e informativi, che hanno l’obiettivo di fornire una dettagliata conoscenza della realtà della Finanza Agevolata. Un percorso strutturato in moduli completi di “case study” reali, descrittivi delle esperienze vissute tenendo in considerazione i tempi di attuazione e la complessità delle tematiche, le strutture richieste, le procedure di istruzione e le attività di rendicontazione. Complessivamente il corso 3 Moduli Europei e Nazionali e 21 Moduli Regionali. Ogni modulo durerà circa 6 ore e prevede la presenza in aula di un Istruttore Senior e un assistente. Analoga importanza hanno gli approfondimenti sulle principali politiche di intervento nell’ambito della Ricerca e Innovazione e dei Progetti Europei in generale. Questa volta i percorsi formativi sono articolati sia in Info Day su tematiche a scelta (della durata di 3 ore), sia in sessioni di lavoro di 1 giorno basate sul Programma Horizon 2020, entrando nel dettaglio dal punto di vista delle opportunità di finanziamento, della strutturazione di una proposta, dello strumento PMI, e della sinergia tra Ricerca e Fondi strutturali e il quadro d’azione europeo nella programmazione 2014/2020. I docenti sono funzionari del punto di contatto. (Fonte: http://www.cng.it/it/consiglio-nazionale/comunicazione/news) DAL CONSIGLIO NAZIONALE Ecco le nuove regole sulla SCIA Il Nuovo Codice degli Appalti: luci ed ombre In vigore dal 27 luglio 2016 il decreto legislativo numero 126 del 2016 che introduce importanti novità in materia SCIA, la segnalazione certificata di inizio attività In occasione del Convegno “Il Nuovo Codice degli Appalti – Committenti, Professionisti e Imprese a confronto”, che si è svolto a Portogruaro, il Consigliere CNGeGL Pasquale Salvatore, in qualità di membro del gruppo di lavoro LL.PP. della RPT, ha tenuto un intervento a commento della riforma. Lo hanno ribattezzato decreto SCIA perché prevede una serie di novità sulla segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), il documento che ciascun cittadino deve presentare in Comune per poter avviare lavori edilizi. Le nuove regole – sancite dal decreto legislativo numero 126 del 2016 ed entrate in vigore oggi – sono il frutto della cosiddetta legge Madia (dal nome del ministro competente Marianna Madia) di riforma della pubblica amministrazione. In particolar modo, l’articolo 5 della riforma – la legge numero 124 del 2015 – delegava il Governo all’adozione di un apposito decreto legislativo sul tema della SCIA, quanto mai importante per le imprese del settore, i professionisti e i cittadini. Tra le altre cose, il provvedimento prevede che vengano adottati moduli unificati e standardizzati con cui definire, in particolare, per ogni tipologia di procedimento, i contenuti tipici delle istanze, delle segnalazioni e delle comunicazioni e la documentazione da allegare. Ai cittadini e alle imprese dovrà, inoltre, essere attribuita la possibilità di indicare l’eventuale domicilio digitale per le comunicazioni con l’amministrazione. Dopo l’adozione, i moduli dovranno essere pubblicati sui siti degli enti locali ma in caso di loro reiterata inerzia spetterà alle regioni provvedere. Inoltre, è stabilito che l’amministrazione possa richiedere informazioni o documenti agli interessati solo nell’eventualità in cui non vi sia corrispondenza tra il contenuto dei documenti previsto dalla normativa e quello effettivamente consegnato. In ogni caso, non potranno essere richieste informazioni, o documenti ulteriori rispetto a quelli indicati dalla legge, o che siano in possesso di una pubblica amministrazione. (Fonte: Newsletter PROFESSIONE GEOMETRA del CNGeGL [email protected]) Commercialisti e geometri, pubblicata la versione definitiva della traduzione dei principi internazionali di valutazione Il testo, già sottoposto nei mesi scorsi a pubblica consultazione, è disponibile sui siti dei Consigli nazionali delle due categorie Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) e il Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati (CNGeGL) hanno pubblicato la versione definitiva delle traduzioni in lingua italiana degli International Valuation Standards (IVS), nella versione in cui questi sono stati emanati nel 2013 dall’International Valutation Standards Council (IVSC), di cui CNDCEC e CNGeGL sono componenti. Per commenti e suggerimenti di miglioramenti alle traduzioni, il testo era stato sottoposto nei mesi scorsi a pubblica consultazione. La traduzione degli International Valuation Standards (Principi internazionali di valutazione) nasce dalla volontà dei due Consigli nazionali di fornire ai propri iscritti consapevolezza delle best practice internazionali in tema di valutazioni economiche. Gli IVS hanno rappresentato anche la base di ispirazione per lo sviluppo dei Principi italiani di valutazione dell’Organismo Italiano di Valutazione, nelle cui attività i Consigli nazionali dei commercialisti e dei geometri e geometri laureati sono coinvolti. Per tale motivo, la traduzione cerca di adottare una terminologia che sia per quanto possibile in linea con i richiamati Principi Italiani di Valutazione. (Fonte: http://www.cng.it/it/consiglio-nazionale/comunicazione/comunicati-stampa Presso l’Auditorium dell’Istituto ITS “Leonardo Da Vinci” di Portogruaro si è svolto un Convegno dal titolo “Il Nuovo Codice degli Appalti – Committenti, Professionisti e Imprese a confronto”, promosso da CCIAA Venezia, Rovigo e Delta lagunare e CCIAA Pordenone, aperto ai professionisti dell’area tecnica (architetti, geometri, ingegneri, periti, ecc) e ad imprenditori, artigiani e commerciali delle Regioni Veneto e Friuli, allo scopo di creare sinergie tra le realtà economiche del territorio interessate dalle modifiche delle norme sugli appalti. Le imprese del settore, le stazioni appaltanti locali e la Rete delle Professioni Tecniche sono state chiamate ad un confronto costruttivo che facesse emergere sia le criticità contenute nel testo in esame che le opportunità offerte, quali ad esempio l’aumentata possibilità di partecipazione delle micro, piccole e medie imprese, che sono individuabili principalmente fra gli artigiani, agli appalti pubblici. La riforma introdotta dal Nuovo Codice degli Appalti, in vigore da circa due mesi, è stata sostanzialmente “bocciata” per il 50% dai relatori del Convegno, ed in particolare da parte delle stazioni, perché caratterizzata da norme confuse e con numerosi rimandi alle linee guida operative. Inoltre, non è stato valutato positivamente l’eccessivo potere conferito all’Autorità anti-corruzione, per le conseguenze di tipo burocratico sulle stazioni appaltanti, anche in relazione alle procedure amministrative per attuare gli istituti previsti dal codice. In tale contesto, l’intervento tenuto dal Consigliere CNGeGL Pasquale Salvatore dal titolo “Tutela delle imprese nella quantificazione dell’offerta e ruolo dei professionisti” ha affrontato il tema evidenziando il ruolo di fondamentale sostegno alla PA e alle imprese svolto dai professionisti dell’area tecnica. Nello stesso tempo ha manifestato la non completa soddisfazione per il risultato finale, nonostante l’impegno e il contributo fornito dalla RPT durante l’iter di formazione del Nuovo Codice, nelle audizioni e nelle consultazioni pubbliche. Non tutte le proposte e le osservazioni, documentabili, purtroppo sono state recepite dal legislatore. L’elevato numero di norme di ordine regolamentare da emanare, inoltre, desta non poca preoccupazione, per lo stato di incertezza generale che ha provocato nell’intero settore delle opere pubbliche, già interessato da una profonda crisi economica. La risposta principale al tema della tutela delle imprese è stata individuata dal Consigliere Salvatore nella corretta applicazione del capitolo III, del Nuovo Codice, dedicato a “Pianificazione, programmazione e progettazione”. Infatti, nelle tre fasi è individuabile il processo di realizzazione di un’opera pubblica, di un servizio o di una fornitura: è molto importante operare con dati certi, per elaborare percorsi univoci e trasparenti a tutela di tutti i soggetti coinvolti nella procedura. “Un buon risultato è stato raggiunto valorizzando la centralità della progettazione, considerandola il perno dell’intera filiera, ma soprattutto svincolandola da condizionamenti e interessi vari”, ha affermato Salvatore. Ne conseguono un miglioramento generale della qualità del progetto e meno incertezza nella determinazione della spesa necessaria per la realizzazione di un’opera. (Fonte: http://www.cng.it/it/consiglio-nazionale/comunicazione/news) IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 9 DAL CONSIGLIO NAZIONALE Il nuovo attestato di prestazione energetica CNGeGL aderisce alla Coalizione ILMS In vigore le nuove regole per la redazione del cosiddetto Ape, attestato di prestazione energetica. Le nuove norme in materia - approvate con le UNI/TS del 31 marzo scorso sono pienamente operative dal 29 giugno. La Coalizione ILMS nasce per definire uno “Standard Internazionale per la Misurazione del Territorio”. Insieme a CNGeGL, che rappresenta l’Italia, gli altri membri fondatori sono: i geometri delle nazioni Australia, Austria, Botswana, Germania, Ghana, Islanda, Regno Unito, Spagna, Sud Africa, Francia e Svizzera e dell’Associazione dei Geometri Europei CLGE. Le norme UNI/TS rappresentano la normativa tecnica di riferimento sul risparmio energetico e la certificazione energetica degli edifici. Regole che dallo scorso 29 giugno hanno subito alcune rilevanti modifiche a proposito del contenuto e della forma da utilizzare per la redazione dell’Ape, l’attestato di prestazione energetica. La principale delle novità riguarda l’obbligo di calcolare i consumi derivanti dall’utilizzo di quelli che vengono definiti dalla lettera della norma “impianti destinati al sollevamento e al trasporto di persone o persone accompagnate da cose”. Quindi - per intenderci - ascensori, montascale, piattaforme elevatrici, montacarichi, scale mobili e marciapiedi mobili. Dunque - nello stilare l’APE - si deve tenere conto anche dei consumi derivanti dall’utilizzo di questo tipo di strumenti. Tale norma comunque non si applica a tutti gli edifici ma solo a quelli con destinazione d’uso non residenziale, ossia ad alberghi, uffici, ospedali, centri commerciali ed edifici adibiti ad attività scolastiche, sportive, industriali e artigianali. Inoltre - in virtù delle nuove norme - per calcolare i consumi energetici è altresì necessario tenere conto dei consumi per la climatizzazione invernale e la produzione di acqua calda sanitaria nel caso vi siano sottosistemi di generazione che forniscano energia termica da energie rinnovabili o con metodi di generazione diversi dalla combustione. A tal riguardo – prescrivono le nuove regole – si considerano gli impianti solari termici, i generatori a combustione alimentati a biomasse, le pompe di calore, gli impianti fotovoltaici e i cogeneratori. (Fonte: Newsletter PROFESSIONE GEOMETRA del CNGeGL [email protected]) I periti e i contratti di credito immobiliare ai consumatori Le circolari numero 285 e 288 della Banca d’Italia in materia di contratti di credito immobiliare ai consumatori sono state pubblicate. La procedura di consultazione pubblica durerà fino al 5 settembre prossimo. Con i provvedimenti saranno previste anche nuove misure sui controlli delle perizie. (Fonte: http://www.cng.it/it/consiglio-nazionale/consiglio-nazionale-geometri/postdetail/news ) 10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 Il Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati ha deliberato di aderire alla Coalizione ILMS, costituita da tecnici di tutto il mondo per la definizione di uno ”Standard Internazionale sulla Misurazione del Territorio”. Gli obiettivi della Coalizione sono stati definiti nel corso di un incontro, che si è recentemente svolto a Roma, e consistono nel ricercare un modello interconnettibile (ILMS), da proporre alle singole nazioni, per la precisa catalogazione dei beni immobili (soprattutto i terreni) e la relativa affidabile pubblicità immobiliare. L’esigenza di creare uno standard di misurazione al livello globale deriva dalla constatazione che, in moltissimi Paesi del mondo, il territorio non è né rappresentato, né catalogato con la precisione opportuna sia per i fini fiscali, sia per la certezza dei relativi diritti esistenti. Quest’ultimo, fra gli aspetti di maggiore rilievo. Inoltre, in alcuni Paesi, benché il possesso della terra risulti essenziale, in ordine alla sicurezza alimentare, solo meno del 50% dei terreni fruibili è ufficialmente registrato. Non solo, esistono diffuse realtà geografiche in cui la incertezza dei diritti, dei vincoli sull’uso e lo spreco delle risorse della terra, della pesca e delle foreste, rendono difficoltoso l’equilibrato e compatibile sviluppo. In tali condizioni, la diffusione di regole e la loro osservanza si afferma come mezzo efficace per proteggere la vita, sradicare la fame, la povertà e l’aggressione all’ambiente. L’Italia, a seguito dello straordinario sviluppo del sistema catastale e della pubblicità immobiliare (oggi nell’ambito dell’Agenzia delle Entrate) avvenuto negli ultimi anni, oggi dispone di un sistema Catasto di tipo telematico talmente efficiente, trasparente e fruibile da risultare tra le eccellenze riconosciute a livello internazionale. Il sistema Catastale Italiano, presentato da giovani geometri italiani in occasione della Working Week della Federazione Internazionale dei Geometri (FIG), tenutasi in Nuova Zelanda nello scorso mese di maggio, ha suscitato molto interesse soprattutto in relazione alla sua potenzialità di costituire il primario punto di accesso per l’acquisizione online, oltre che di affidabili dati censuari, delle informazioni integrate del territorio (GIS, urbanistiche, idrogeologiche, ecc.). Tale sistema può costituire un ottimo punto di riferimento per raggiungere gli obiettivi della Coalizione ILMS. L’adesione alla Coalizione comporta che gli organismi rappresentativi dei tecnici professionisti dei vari Paesi del mondo cooperino per la definizione di un codice idoneo a promuovere l’uniformità, a livello globale delle modalità di misurazione e di registrazione dei dati relativi ai terreni, ai loro possessori ed alla specificazione dei corrispondenti diritti. Le realtà dei singoli Paesi sono molto differenziate e riflettono sia il livello tecnologico raggiunto dalla pubblica amministrazione, sia il grado di garanzia pubblica dei diritti. La possibilità di dotare anche i Paesi meno sviluppati di un sistema affidabile e trasparente produce anche l’effetto di riconoscere il lavoro professionale garantendo la effettività di ogni tipo di diritto, la valorizzazione dei beni rispetto al mercato e l’attrazione di nuovi investimenti. Insieme al CNGeGL, che rappresenta l’Italia, sono membri fondatori della coalizione i rappresentanti dei geometri delle nazioni Australia, Austria, Botswana, Germania, Ghana, Islanda, Regno Unito, Spagna, Sud Africa, Francia e Svizzera e dell’Associazione dei Geometri Europei CLGE. Lavorando insieme all’UN-FAO, le rappresentanze professionali intendono definire un primo quadro, applicabile a livello globale, per la registrazione di informazioni sul territorio da utilizzare per migliorare la sicura conservazione e scambiabilità dei dati, la riaffermazione del diritto alla terra, l’accesso agli investimenti e l’equilibrato progresso economico. (Fonte: http://www.cng.it/it/consiglio-nazionale/comunicazione/news) DAL CONSIGLIO NAZIONALE Pubblicata la norma UNI 11558 La nuove regole per la gestione delle terre e rocce da scavo Il documento, frutto della collaborazione tra UNI, RPT (Rete Professioni Tecniche) e ACCREDIA, fornisce agli organismi di certificazione accreditati una serie di raccomandazioni relative al processo di valutazione di conformità. Approvato dal Consiglio dei Ministri il Decreto del Presidente della Repubblica che semplifica la disciplina di gestione delle terre e rocce da scavo. Accolte le indicazioni del Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati per valorizzare le attività professionali della categoria e rafforzare la tutela ambientale. È stata pubblicata la Prassi di Riferimento dal titolo “Raccomandazioni per la valutazione di conformità di parte terza accreditata ai requisiti definiti nella norma UNI 11558, Valutatore immobiliare - Requisiti di conoscenza, abilità e competenza”. Il documento, frutto della collaborazione tra UNI, RPT (Rete Professioni Tecniche) e ACCREDIA, fornisce agli organismi di certificazione accreditati una serie di raccomandazioni relative al processo di valutazione di conformità svolto sulla base dei requisiti stabiliti dalla norma UNI 11558 “Valutatore immobiliare - Requisiti di conoscenza, abilità e competenza”. La prassi di riferimento UNI/PdR 19:2016 vuole essere uno strumento per definire delle regole comuni di carattere applicativo in relazione alla certificazione rilasciata ai sensi della UNI 11558, norma in cui sono individuati i requisiti di conoscenza, abilità e competenza del valutatore immobiliare. Le nuove regole che semplificano la gestione delle terre e rocce da scavo sono realtà. Il Consiglio dei Ministri ha approvato un apposito Decreto del Presidente della Repubblica, come previsto dall’articolo 8 della legge numero 164. A tal riguardo, la relazione illustrativa del provvedimento spiega che il decreto reca la “disciplina semplificata del deposito temporaneo e della cessazione della qualifica di rifiuto delle terre e rocce da scavo che non soddisfano i requisiti per la qualifica di sottoprodotto” e la “disciplina della gestione delle terre e rocce da scavo con presenza di materiali di riporto e delle procedure di bonifica di aree con presenza di materiali di riporto”. In particolare, la UNI/PdR identifica gli elementi base per la trasparenza e l’uniformità dei processi di valutazione e di certificazione gestiti dagli organismi di certificazione accreditati in conformità alla UNI CEI EN ISO/IEC 17024 ed è strutturata in modo tale da rispettare la coerenza con la norma UNI 11558 di riferimento, evidenziando gli aspetti operativi tipici del processo di certificazione, dall’accesso alla certificazione, alle modalità di esecuzione delle procedure di esame, al mantenimento e rinnovo della certificazione. In tale ambito, i Geometri Italiani sono la categoria professionale che annovera fra le file il maggior numero di professionisti certificati e qualificati, grazie all’impegno di CNGeGL che può rilasciare il titolo REV del TEGoVA. “Grazie al lavoro svolto dalla Rete delle Professioni Tecniche – afferma il project leader della PdR 19 e Vicepresidente CNGeGL Antonio Benvenuti – l’Italia ha le carte in regola in tema di regole e certificazione del professionista anche se ci sono ancora delle società che assumono incarichi, anche in subappalto, affidandoli ai professionisti, proponendo onorari che non coprono neppure i costi della prestazione. Un iter che genera una ripercussione profonda: abbassa la qualità della prestazione resa, danneggia il committente inconsapevole di quanto avviene e coinvolgendo il sistema bancario creando, di conseguenza, un danno per la collettività. Gli standard internazionali non consentono che una valutazione sia formulata da una società anche se è accettabile l’uso dell’espressione ‘per conto di’ unitamente all’apposizione della firma del professionista responsabile” (RICS PS.2 e IVS 103)”. (Fonte: http://www.cng.it/it/consiglio-nazionale/comunicazione/news) Il nuovo Testo Unico recepisce, fra l’altro, le considerazioni avanzate dal Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati, proposte il 15 marzo scorso in Commissione Territorio, Ambiente, Beni Ambientali del Senato, nel corso della procedura di consultazione pubblica cui il testo base è stato sottoposto per il periodo di 30 giorni. Osservazioni – quelle del CNGeGL – indicate anche nell’ambito della Rete delle Professioni Tecniche, con l’obiettivo di valorizzare le attività professionali della categoria e di rafforzare la tutela ambientale attraverso la redazione di piani di utilizzo di maggior dettaglio tecnico. In particolar modo, i contenuti del CNGeGL sono riportati nell’allegato V, punto 1 del nuovo decreto. Tale disposizione prevede che il piano di utilizzo debba contenere una serie di elementi “per tutti i siti interessati dalla produzione alla destinazione, ivi compresi i siti di deposito intermedio e la viabilità”. Tra questi elementi sotto la categoria “inquadramento territoriale e topo-cartografico” sono menzionati: 1.la denominazione dei siti, desunta dalla toponomastica del luogo; 2.l’ubicazione dei siti (comune, via, numero civico se presente, estremi catastali); 3.gli estremi cartografici da Carta Tecnica Regionale (CTR); 4.la corografia (preferibilmente scala 1:5000); 5.le planimetrie con impianti, sottoservizi sia presenti che smantellati e da realizzare (preferibilmente scala 1:5000 1:2000), con caposaldi topografici (riferiti alla rete trigonometrica catastale o a quella IGM, in relazione all’estensione del sito, o altri riferimenti stabili inseriti nella banca dati nazionale ISPRA); 6.la planimetria quotata (in scala adeguata in relazione alla tipologia geometrica dell’area interessata allo scavo o del sito); 7.i profili di scavo e/o di riempimento (pre e post opera); 8.lo schema/tabella riportante i volumi di sterro e di riporto. “L’indicazione puntuale degli elementi costituenti il piano di utilizzo – ha dichiarato il Presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli – rappresenta una certezza sia per gli operatori tecnici, sia per coloro ai quali è demandato il controllo. Le prescrizioni contenute nell’articolato normativo – ha proseguito Maurizio Savoncelli – confermano la disponibilità del legislatore nel recepire le indicazioni e le proposte che provengono dalle professioni tecniche che, verso le tematiche ambientali, hanno avviato percorsi innovativi sulla materia. Per qualsiasi tipo di intervento sul territorio, infatti, non si può più prescindere dalla conoscenza diretta della sua conformazione e dei relativi dati geo-topo-cartografici”. Il nuovo decreto è stato varato dal Governo con l’intento di semplificare l’intera disciplina vigente in materia di terre e rocce da scavo, “riducendola a un unico testo, integrato, autosufficiente e internamente coerente”. A tal fine, il provvedimento “si propone di ricomprendere, in un unico corpo normativo, le disposizioni attualmente vigenti che riguardano la gestione delle terre e rocce da scavo qualificate sottoprodotti”. (Fonte: http://www.cng.it/it/consiglio-nazionale/comunicazione/news) IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 11 DALLA CASSA DI PREVIDENZA La rigenerazione urbana delle periferie degradate: una giornata per fare il punto della situazione con ANCI e CIPAG “Il tema della Rigenerazione Urbana delle periferie degradate sta finalmente uscendo dall’oblio nel quale colpevolmente è stato relegato da troppi anni da tutti gli operatori pubblici e privati, ed oggi, che dobbiamo cominciare a metter mano a questo fenomeno di cosi rilevante dimensioni, ci si interroga con preoccupazione su come intervenire in questi contesti cosi complessi”. Così è intervenuto a Roma il Presidente CIPAG, Fausto Amadasi, nell’ambito dell’evento “Bando su riqualificazione periferie: opportunità per ripensare la tarsformazione urbanistica delle città”, promosso dall’ANCI. “Una prima risposta, forse la più difficile” – ha proseguito Amadasi – “potrebbe essere quella di individuare le cose che non dobbiamo fare! Il rischio più grave che non ci possiamo permettere è quello di bruciare le poche ma importanti risorse di cui possiamo disporre con interventi troppo ambiziosi, costruiti sulla carta ma avulsi dal contesto sociale in cui sono inseriti. Credo che l’input dal quale dobbiamo partire è quello che ci viene dalle sperimentazioni che sta portando avanti il grande Renzo Piano con i progetti su ‘la ricucitura del tessuto urbano delle periferie’. Il concetto del ‘rammendo’, il recupero di quanto di bello e utile è presente anche in quei contesti, oggi cosi degradati sotto ogni punto di vista, può consentirci di 12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 avviare quel processo virtuale di recupero in grado di stimolare le energie latenti che quel territorio è in grado di esprimere autonomamente. Il Piano Nazionale degli interventi di Riqualificazione Urbana di cui oggi ci occupiamo e che vede ANCI e Fondazioni Bancarie, due degli attori principali chiamati a dare per primi le risposte al bisogno di attuare queste iniziative, sarà tanto più efficace quanto più calato nel contesto reale di questi organismi cosi importanti del tessuto abitativo metropolitano. Il risultato più importante che sarebbe utile ottenere è quello di ‘accendere’ tanti fuochi sul territorio con il recupero delle strutture pubbliche, delle infrastrutture e dei servizi pubblici, scuole, asili e, soprattutto, con il presidio e la presenza quotidiana delle Amministrazioni chiamate al governo di quei territori”. Alla giornata di lavori, a cui sono stati invitati sindaci, segretari e direttori delle Città metropolitane oltre che i presidenti delle ANCI regionali, partecipano, tra gli altri, il sindaco di Ascoli Piceno e delegato alla finanza locale Guido Castelli, il sindaco di Pesaro e delegato alle Politiche istituzionali e Riforme Matteo Ricci e il Vicesegretario generale ANCI Stefania Dota. (Fonte: http://www.cipag.it/it/cassa/comunicazione/archivio-news) Foto © dgav / 123RF Archivio Fotografico News SPORT Gara di tiro al piattello indetta dal Collegio dei Geometri di Brescia IO21ZERO97 edizione 2016 “La bella corsa della Valle Camonica” Alcuni colleghi dell’Associazione Geometri di Valle Camonica appassionati di runnig, ci segnalano la quarta edizione della IO21ZERO97, la ½ maratona inserita nel calendario nazionale FIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera) e la 10 km di corsa non competitiva, che si disputerà domenica 2 Ottobre 2016 su un percorso che si snoderà tra radiosi scenari naturalistici e scorci di interesse storico-culturale della Valle Camonica. Per info: www.io21zero97.com A nche questoanno, presso il campo di tiro a volo di Lonato, è stata organizzata dal Collegio Geometri di Brescia la gara di tiro al piattello, estesa anche all’Ordine degli Architetti e a quello degli Ingegneri. Scarsa la partecipazione dei geometri, nessun architetto e nessun ingegnere. I pochi presenti hanno tuttavia garantito una goliardica partecipazione, all’insegna di una giornata di relax. La partecipazione dei giovani va sempre in calando, manca quello spirito di squadra verso la nostra categoria professionale che è un aspetto principale anche per la nostra attività professionale. I vincitori di oggi sono sempre quelli degli ultimi anni, mancando il rincalzo giovanile che si dimostra sempre meno entusiasta ed indifferente nei confronti dei vari eventi organizzati dal Collegio. Un saluto a tutti e in alto i cuori per il prossimo futuro. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 13 DAL COLLEGIO DI BRESCIA Premiazioni 2016 Tra tenacia professionale e dedizione per la categoria S correndo l’elenco dei premiati del 2016, non si può non considerare come nell’occasione di quest’anno si è potuta cogliere l’opportunità di celebrare negli iscritti premiati non solo la costanza dell’esercizio della libera professione di geometra, quanto la passione per le questioni legate alla difesa e alla promozione della categoria tutta. Ci riferiamo in particolare alla presenza tra i premiati dei geometri Giovanni Platto, Bruno Bossini e Franco Manfredini. Carismatico Presidente del Collegio Geometri di Brescia dal 2008, Giovanni Platto è sempre stato pronto a mettere in disparte la propria attività professionale per rappresentare la categoria e per essere un punto di riferimento per tutti i colleghi. Questo sin dal 1980 quando, come ricordato dal Consigliere geometra Dario Piotti, per l’occasione speaker della serata, divenendo Segretario del Collegio consentì all’allora Presidente geometra Fausto Savoldi di dedicarsi serenamente agli impegni alla guida della Cassa prima e del Consiglio Nazionale poi. Bruno Bossini oltre ad essere stato Consigliere del Collegio dal dal 1992 al 2004 è da più di vent’anni l’appassionato Direttore del nostro periodico, “Il Geometra Bresciano”. L’eclettico geometra Franco Manfredini, Consigliere del Collegio dal 1975 al 1999 e Tesoriere dal 1979 al 1997, Delegato nazionale della Cassa di Previdenza dal 1969 al 1981 e componente della Commissione Stampa della Cassa, è stato anche membro della Commissione Edilizia del Comune di Brescia per tre tornate, componente da sempre della redazione del notiziario del Collegio e professionista in Nigeria durante la costruzione della superstrada Maiduguri-Bama. Calorosa riconoscenza è stata esternata a tutti i premiati dai membri dell’attuale Consiglio Direttivo, onorati di consegnare la preziosa medaglia e la pergamena ricordo ai premiati, ognuno per la propria zona di provenienza o per il condiviso ambito di prevalente svolgimento della professione, che negli anni li ha visti spesso confrontarsi e consigliarsi, ad ulteriore testimonianza di una amicizia personale e di una stima reciproca, consolidata nel tempo, che solo la passione per il proprio lavoro permette di fortificare. Particolarmente caloroso è stato l’applauso riservato alla geometra Ombretta Volta di Pavone Mella, energica decana delle professioniste attualmente iscritte all’Albo del Collegio di Brescia. Tra i quarantesimi ricordiamo il polivalente geometra 14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 Foto © Foto Eden Stefano Benedini DAL COLLEGIO DI BRESCIA Nella pagina precedente, dall'alto. Le premiazioni del Presidente Giovanni Platto, del Direttore Bruno Bossini e del nostro redattore Franco Manfredini. In questa pagina, dall'alto. La premiazione della collega Ombretta Volta e l'arrivo di alcuni invitati. SUPERBONUS Superbonus anche se si acquistano porzioni di fabbricati ristrutturati Il Sole 24ore Foto © Foto Eden Il potenziamento di beneficio per le spese di ristrutturazione (50% di 96.000 euro anzicé 36% di 48.000 euro) riguarda anche la fattispecie indicata nel comma 3 dell’articolo 16-bis del Tuir 917/1986, che agevola l’acquisto di abitazioni poste in edifici interamente ristrutturati da imprese di costruzione, o da cooperative; edilizie, che provvedano, entro 18 mesi dalla fine dei lavori, alla vendita dell’immobile. I lavori di recupero devono consistere in interventi di restauro o risanamento conservativo o di ristrutturazione edilizia (articolo 31, primo comma, lettera c, d, legge 457/78, trasfuso nell’articolo 3 del Testo unico edilizia, DPR 380/2001). Per tale fattispecie, la detrazione del 50% viene riconosciuta (all’acquirente privato e non all’impresa costruttrice) forfettariamente sul 25% del corrispettivo d’acquisto dell’abitazione, nel limite massimo di 96.000 euro, a condizione che l’intervento di recupero abbia interessato l’intero fabbricato. Il pagamento non va fatto obbligatoriamente con bonifico bancario o postale in quanto il controllo avviene attraverso le scritture contabili dell’impresa cedente. L’acquirente quando presenta la dichiarazione dei redditi, deve indicare il codice fiscale dell’impresa di costruzione o ristrutturazione o della cooperativa edilizia che ha effettuato i lavori sull’edificio. Nell’ipotesi di pagamento di acconti, la detrazione è ammessa solo se viene stipulato un compromesso, regolarmente registrato, con prezzo di vendita dell’immobile. IL rogito deve avvenire entro i 18 mesi dall’ultimazione dei lavori. Il prezzo d’acquisto su cui calcolare la detrazione comprende anche l’Iva, trattandosi di onere addebitato all’acquirente unitamente al corrispettivo di vendita dell’immobile che contribuisce a determinare la spesa complessiva. La detrazione opera solo se oggetto di acquisto sia un’unità immobiliare di tipo residenziale (accatastata come “casa di abitazione”) e non è applicabile nel caso di acquisto di unità immobiliari che, sebbene in un edificio interamente ristrutturato, non siano di tipo abitativo. Non si può fruire del beneficio nell’ipotesi di acquisto di un box posto all’interno di un fabbricato ristrutturato. Il bonus può applicarsi anche per unità diverse da quelle di tipo residenziale solo nell’ipotesi in cui vengano acquistate contestualmente a quelle abitative e siano qualificate in atto quali pertinenze di queste ultime. In tal caso la detrazione del 50% deve essere calcolata sul 25% del prezzo risultante dall’atto di compravendita riferito ad entrambe le unità immobiliari (casa e pertinenza), nel limite massimo di 96.000 euro. Se con lo stesso atto vengono acquistate contestualmente due abitazioni, il limite dei 96.000 euro è riferibile ad ognuna delle unità immobiliari. Gianpietro Baccolo di San Felice del Benaco, che nella carriera professionale ha contribuito con il proprio apporto progettuale allo sviluppo economico e turistico della propria zona; il geometra Angelo Ziliani di Iseo, che ha sentito nascere la passione per la propria attività seguendo il padre impresario, del quale dal 1967 prosegue la tradizione nella ormai secolare società di famiglia con particolare attenzione all’implementazione delle innova- zioni tecniche, coltivando nel frattempo la passione per il volo e la navigazione, adoperandosi negli organi direttivi del Collegio Costruttori Edili di Brescia e rendendosi disponibile – come tanti altri geometri iscritti all’Albo – nel volontariato per la Protezione Civile e nella realizzazione di un asilo in Uganda (altro particolare dell’instancabile recente attività del geometra Ziliani è stata la collaborazione con l’artista Cristho Vladimirov Yavachev per l’istallazione dell’opera d’arte contemporanea The Floating Piers); il geometra Francesco Gobbi che, tra le altre numerose attività, ha partecipato, quale responsabile di cantiere, alla costruzione della Camera di Commercio, Industria, Artigianato ed Agricoltura di Brescia e alla realizzazione di linee elettriche ad alta tensione per conto dell’ENEL. L’occasione di una ricorrenza così prestigiosa come la pre- miazione del Presidente Giovanni Platto, e di ben altri cinque professionisti per i propri sessanta anni di attività, ha contribuito alla gradita partecipazione, oltre che del sempre presente geometra Fausto Amadasi, Presidente CIPAG, anche del geometra Maurizio Savoncelli, Presidente del CNGeGL, e del ragionier Tiziano Pavoni, Presidente ANCE Brescia. Nel suo saluto iniziale, il geometra Platto ha voluto ricordare la necessità per la cateIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 15 Foto © Foto Eden DAL COLLEGIO DI BRESCIA goria di concretizzare una formazione universitaria specifica che permetta di affrontare con successo le nuove sfide della pratica professionale in modo ancora più apprezzabile sul mercato Europeo, riconoscere, nonostante il punto di forza da sempre rappresentato dalla polivalenza del geometra, le difficoltà contingenti che la categoria sta fronteggiando, anche per una visione poco lungimirante della politica. Il geometra Platto ha colto l’occasione per un forte richiamo al rispetto della deontologia professionale in una crisi che “prima di essere economica, è comportamentale”, e quindi di maggior complessità, ed ha sollecitato i pochi giovani colleghi presenti nello sfruttare tutte le potenzialità che i mezzi moderni mettono al loro servizio per inserirsi nella professione. 16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 La parola è passata quindi al geometra Savoncelli. Il Presidente nazionale ha innanzitutto portato il ringraziamento di tutto Consiglio Nazionale ai premiati che nello svolgimento della loro attività hanno contribuito a dare prestigio alla categoria e a ricostruire il Paese proseguendo, per dare completezza alle parole del geometra Platto, nell’evidenziare il particolare momento storico in cui si trovano ad operare i professionisti oggi. Un momento storico in cui è necessario il coraggio di aprirsi al cambiamento con la necessità di ripartire, dopo una crisi che dura ormai da nove anni, cogliendo i primi indicatori oggettivi della ripresa, leggibili per esempio nei dati positivi delle transazioni immobiliari e dei mutui concessi e nel significativo impulso dato con gli sgravi fiscali in edilizia per la riqualificazione energetica. È un momento, ha aggiunto Savoncelli, in cui è necessario che l’azione del legislatore venga affiancata dalla rappresentanza delle professioni tecniche, affinché l’azione risulti moderna, snella, meno complessa e quindi più facilmente applicabile, nella necessità impellente di ridurre drasticamente il contenzioso, vero aggravio alla ripresa, con la chiarezza e l’uniformità della prassi in tutto il Paese. In questa azione il Presidente Savoncelli ha ricordato, per esempio, il regolamento edilizio unico e l’implementazione dell’invio telematico delle pratiche edilizie e catastali. Il Presidente ha sottolineato come per tutti i professionisti sia quindi un momento di approfondimento, e di impegno. Ogni generazione di geometri ha dovuto confron- tarsi con l’evoluzione dettata dalla tecnologia: si è passati dal disegno sul lucido ai programmi CAD ed ora la nuova frontiera, la nuova occasione per i professionisti, è rappresentata dalla metodologia di lavoro proposta dal Building Information Modeling, che consentirà di adempiere con completezza informativa all’annoso bisogno dell’auspicato “fascicolo del fabbricato”, che in questi anni raramente si è riusciti a concretizzare. Altro importante approccio a cui ci si deve adeguare è quello relativo alla nuova fiscalità dell’immobile che va nella direzione, nelle anticipazioni fornite dal geometra Savoncelli sul patto di stabilità per il prossimo anno, a sostegni triennali per gli interventi di riqualificazione energetica con aspetti particolarmente premianti per gli interventi di maggior com- DAL COLLEGIO DI BRESCIA Foto © Foto Eden In queste pagine, da sinistra. Il Presidente del Collegio di Brescia Giovanni Platto, il Presidente del Consiglio Nazionale Maurizio Savoncelli, il Presidente della Cassa di Previdenza Fausto Amadasi, il Presidente dell'ANCE di Brescia Tiziano Pavoni durante i loro interventi. plessità, in modo da agevolare quelli che vadano oltre alla sostituzione degli infissi o delle caldaie. C’è molto su cui intervenire nel costruito, e molte occasioni di intervento si presentano, ad iniziare dalle periferie, ambiti in cui non si è riusciti, in questi anni, a seguire adeguatamente l’evolversi delle componenti sociale e demografica della popolazione, evolvendosi da quelle necessità che avevano determinato il loro insorgere al momento delle proprie origini. È necessario riportare al centro della progettazione, quindi, la socialità e il geometra si può collocare in posizione centrale rispetto alla soddisfazioni delle nuove necessità per la propria conoscenza personale del territorio e di coloro che lo abitano. Per consolidare la risposta a queste necessità è opportuna ed esigibile, come già espresso dal saluto iniziale del geometra Platto, l’istituzione di un percorso di laurea triennale che porti il geometra a livello Europeo. Per fare questo è necessario ripartire dagli Istituti Superiori per geometri, ora Istituti Secondari Superiori ad indirizzo tecnico tecnologico in Costruzioni Ambiente e Territorio, riprendendo in mano i programmi e completandoli anche nell’ottica qualificante di un percorso di laurea triennale successivo che sia professionalizzante e conclusivo, in cui siano compresi il tirocinio professionale, i percorsi di abilitazioni specifiche e in cui la tesi di laurea venga sostituita da un vero e proprio esame abilitante. Un percorso che prepari e motivi i ragazzi nello svolgere una professione non sovrapponibile a quelle già esistenti, ma egualitaria nella propria qua- lifica nei confronti delle altre figure professionali laureate già esistenti, dignità avvalorata da una propria Storia che ha visto una evoluzione da agrimensori in geometri. Un percorso di laurea innovativo che preveda anche il coinvolgimento dei professionisti, con il proprio contributo di esperienza pratica, e la collaborazione tra Collegi, Istituti ed Università. Nella parte conclusiva del proprio intervento il geometra Savoncelli ha ricordato l’esito di un'indagine svolta dal CNGeGL a seguito della quale è emerso che 1.500 professionisti ricoprono cariche nelle amministrazioni pubbliche locali, come Sindaci ed Assessori, venendo eletti anche per la stima, la competenza e la fiducia che hanno saputo costruire sul proprio territorio. È infine intervenuto con fran- chezza il geometra Amadasi, sulle problematiche che sta percependo tutto il settore della previdenza soprattutto per le criticità sottovalutate in passato e per l’attuale limitata capacità produttiva nel nostro Paese. In questo panorama le casse previdenziali di categoria, pur non essendo esenti dai problemi che riguardano tutto il settore, stanno comunque dimostrando che la sostenibilità a 50 anni, richiesta loro dal Governo, è motivata consentendo, in questo modo, ai neoiscritti di poter intraprendere la propria attività con una maggior fiducia in un futuro previdenziale adeguato. L’intervento conclusivo è stato affidato quindi al pragmatico ragionier Pavoni, attuale Presidente ANCE di Brescia, che ha espresso la propria condivisione sulla IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 17 DAL COLLEGIO DI BRESCIA Foto © Foto Eden Nella colonna a sinistra. L'omaggio alla segretaria Luisa Cantoni e lo staff della segreteria del Collegio di Brescia, che ha organizzato l'evento in modo impeccabile. Nella colonna a destra. Occasioni di incontro tra i convenuti, con la presenza dell'ingegner Franco Robecchi. breve analisi esposta dal geometra Platto e ha ringraziato per la preziosa collaborazione che si è consolidata tra il Collegio Geometri ed il Collegio Costruttori. Il ragionier Pavoni ha ricordato come esempio l’attività di confronto e sostegno reciproco che ha prodotto il corposo e circostanziato documento con le osservazioni alla seconda variante del PGT del Comune di Brescia, rinnovando l’esigenza di “fare sistema” tra tutti i soggetti coinvolti nell’edilizia per un più sicuro rag18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 giungimento degli obiettivi comuni di rilancio del settore. A conclusione della successiva cerimonia di premiazione il Consiglio Direttivo, a nome di tutti gli iscritti, ha voluto omaggiare con un festoso bouquet la signora Luisa Cantoni, impiegata della Segreteria del Collegio da quaranta anni, a testimonianza della gratitudine per il paziente e instancabile lavoro svolto sinora al servizio degli iscritti. ❑ DAL COLLEGIO DI BRESCIA Foto © Foto Eden Alcuni momenti conviviali, durante la cena. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 19 DAL COLLEGIO DI BRESCIA 20 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 Foto © Foto Eden DAL COLLEGIO DI BRESCIA CERIMONIA DI PREMIAZIONE ANNO 2016. Colleghi premiati per il 60°di iscrizione all'Albo: Colleghi premiati per il 40°di iscrizione all'Albo: Berardi Guglielmo di Mazzano Adami Ricci Primo di Concesio Brunelli Angelo di Brescia Adessa Claudia di Brescia Lazzari Nevio di Gardone Val Trompia Baccolo Gianpietro di S Felice Benaco Manfredini Franco di Brescia Belleri Claudio di Villa Carcina Pinelli Andrea di Quinzano D'Oglio Bertuzzi Luciano di Gardone Val Trompia Platto Giovanni di Gussago Bondioni Ruggero di Niardo Bonetti Mauro di Castelmella Colleghi premiati per il 50°di iscrizione all'Albo: Bonomelli Ruggero di Rovato Bossini Bruno di Lumezzane Calzolari Paolo di Cellatica Do Delfino di Braone, Fratus Mario di Coccaglio Ghizzardi Angelo di Bagnolo Mella Mazzolari Ernesto di Brescia Mondini Giancarlo di Mazzano Bonfiglio Cesare di Brescia Bordignon Ottavio Santo di Rivoltella Brodini Enrico di Molinetto Di Mazzano Brognoli Giancarlo di Borgo San Giacomo Facchi Bruno di Brescia Gobbi Francesco di Pontevico Guerini Ferruccio di Marone Lodrini Alfredo di Montichiari Pagani Francesco di Brescia Sardini Domenico di Cazzago San Martino Morani Alcide di Toscolano Maderno Veraldi Cesare di Breno Ziliani Angelo di Iseo Zuccolo Elvio di Ghedi Volta Ombretta di Pavone Mella I neo-iscritti premiati per i risultati ottenuti all'Esame di Stato: Luca Vavassori di Palazzolo Mattia Archetti di Cortefranca Davide Marenda di Brescia Nella pagina precedente, dall'alto. I colleghi premiati per il Sessantesimo, il Cinquantesimo e il Quarantesimo anno di iscrizione all'albo. In questa pagina. I neo-iscritti premiati. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 21 ASSOCIAZIONE GEOMETRI DI VALLE CAMONICA Emanuela Farisoglio Tra il milione e mezzo di persone che hanno visitato il progetto The Floating Piers, l’installazione dell’artista Christo, presenti anche ventiquattro colleghi che il 23 giugno hanno partecipato ad una suggestiva visita tecnica, organizzata dall’Associazione Geometri di Valle Camonica, passeggiando sull’esclusivo ponte galleggiante del Sebino. N umeri da capogiro, che hanno superato le più rosee aspettative, per il progetto di rilevanza mondiale che dal 18 giugno al 3 luglio ha interessato il Lago d’Iseo. Già il 7 aprile, in occasione della presentazione dell’installazione da parte di Christo alla cittadinanza di Darfo Boario Terme, presso il Palazzo Congressi, si era intuito che non sarebbe stato un evento qualunque. La sala stracolma di gente comune (anche di colleghi geometri), che con grande curiosità e composta ammirazione ascoltava le semplici parole, tradotte dalla giovane interprete, dell’artista bulgaro molto cortese, disponibile a rispondere alle domande del pub22 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 The Floating Piers Monte Isola ombelico del mondo per 16 giorni blico e tanto entusiasta per il suo progetto che andava finalmente a realizzarsi, proprio sul nostro territorio, dopo anni di rifiuti in diversi posti del mondo. Grande è stata la commozione dell’artista al ricordo di come lui e Jeanne-Claude, l’amata e continuamente citata moglie scomparsa nel 2009, avessero già realizzato i primi schizzi del progetto nel 1970, immaginando una passerella di legno galleggiante sul delta del Rio de la Plata in Argentina e poi ancora, nel 1995, avessero proposto di creare due pontoni galleggianti per il collegamento di due isole artificiali nella baia di Tokyo per poi non riuscire a vedere nessuno di questi progetti ottenere le necessarie autorizzazioni. È stato solo nel 2014 che Christo ha focalizzato la sua attenzione sul Lago d’Iseo – che conosceva dal 1960 e che sapeva essere un luogo adatto e suggestivo per il suo progetto – per ottenere finalmente il tanto agognato riscontro delle Pubbliche Amministrazioni italiane. Ha così preso forma, sulle acque del Lago di Iseo, The Floating Piers un percorso pedonale lungo 3 chilometri che per 16 giorni ha collegato Sulzano a Peschiera Maraglio, all’isolotto di San Paolo e a Monte Isola stessa. Un’installazione costituita da tre pontili galleggianti larghi 16 metri e alti 50 centimetri, con bordi degradanti, composti da 220.000 cubi in polietilene ad alta densità collegati da appositi perni, tenuti in posizione da 200 ancore del peso di 5,5 tonnellate l’una e da 37.000 metri di corda che hanno unito gli ancoraggi ai pontili, ricoperti da 70.000 metri quadrati di tessuto che – con il suo peculiare colore giallo-dalia cangiante, ha illuminato insolitamente il Sebino. Fedele al proprio principio, secondo il quale l’unico modo che consenta a un artista di lavorare in totale libertà è rifiutare sponsorizzazioni e non promuovere merchandising, Christo pare abbia sostenuto direttamente 18 milioni di euro come costo totale dell’opera (sicuramente coperti dalla vendita dei suoi bozzetti e di opere varie). E in un’Italia dove tutto ha un prezzo e deve essere lucrabile, non pagare alcun biglietto d’ingresso o non trovare oggettistica celebrativa “di bassa lega” è apparso piuttosto insolito . Innegabile è stato l’indotto economico-turistico per le attività lacustri, ma per nulla reclamato dall’artista. Giovedì 23 giugno alcuni colleghi geometri hanno apprezzato e aderito alla proposta diffusa dai Geometri di Valle Camonica di visitare The Floating Piers, nello spirito associativo e di amicizia che contraddistingue l’Associazione. ASSOCIAZIONE GEOMETRI DI VALLE CAMONICA Dal punto di vista artistico è stata sicuramente un’emozione unica: questa installazione, tecnicamente complessa ma totalmente geniale nella sua semplicità (chi da bambino non ha mai immaginato di camminare sulle acque?), ci ha portato a stretto contatto con la natura; la sensazione di camminare scalzi, galleggiando sull’acqua, ci ha fatto sentire parte integrante dell’opera stessa e ci ha permesso di ammirare i colori del paesaggio circostante, in contrasto con le sfumature del tessuto giallo-dalia, il tutto da una prospettiva decisamente speciale. Rapiti e infatuati dall’espressione artistica di Christo, abbiamo anche avuto modo di notare come per quanto riguarda gli aspetti logistico-organizzativi e mediatici la situazione abbia rasentato il delirio: dalla marea di persone stipate sui vagoni del treno oppure sulla banchina della piccola stazione di Sulzano, ai bus bloccati nei pressi dei parcheggi, dalle continue rimodulazioni dei trasporti pubblici, alle chiusure immediate della passerella a causa della temibile “sarneghera”, dalle “passerelle” di personaggi famosi, ai mitomani vestiti da Gesù, dagli articoli sulle testate giornalistiche di tutto il mondo, alla webcam tenuta d’occhio quotidianamente, dai selfie, alla mappatura di Google maps per rivedere la passerella con Street View. Insomma tutto si è visto e tutto si è detto riguardo a quest’opera che ha fatto conoscere il Lago d’Iseo al mondo. Mentre per noi, che spesso lo diamo per scontato, è stata un’occasione unica per apprezzarlo e rispettarlo nella sua totale bellezza e fragilità. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 23 DAL COLLEGIO DI LODI XXXXXXXXXXXXX Geometri laureati Un sogno che si realizza “I sogni son desideri, chiusi in fondo al cuor”, cita il testo di una canzone nota a tutti e il Preside dell’Istituto “Agostino Bassi” di Lodi, professor Corrado Sancilio aveva proprio questo desiderio: creare a Lodi la prima università per Geometri Laureati. Il sogno è stato condiviso con il geometra Renato Piolini, Presidente del Collegio Territoriale dei Geometri e Geometri Laureati di Lodi e con tutto il Consiglio Direttivo che con entusiasmo e professionalità hanno sostenuto e collaborato al progetto per renderlo concreto. “Il Paese ha bisogno dei geometri”, è il monito del nostro Presidente Nazionale Maurizio Savoncelli. Ha bisogno dei geometri perché siamo tecnici importanti per il territorio e per le famiglie. E i nuovi geometri, attraverso il corso di laurea triennale, avranno l’opportunità di uniformare il percorso di studi ai nuovi standard europei, costruendosi così la possibilità di accedere a nuovi orizzonti e tante opportunità di lavoro in Italia e in Europa. Pubblichiamo qui un intervento sul tema del lungimirante professor Sancilio che, da sempre attento alle esigenze dei ragazzi, in un intervista rilasciata al nostro quotidiano locale “Il Cittadino”, spiega al Direttore Ferruccio Pallavera questo bellissimo progetto. Un sentito ringraziamento da parte del Collegio Territoriale dei Geometri e Geometri Laureati di Lodi va al Direttore responsabile del “Cittadino” Pallavera, che ci ha messo a disposizione l’articolo per presentare questa grande opportunità che il territorio vuole offrire ai giovani geometri laureati. 24 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 Foto © kasto / 123RF Archivio Fotografico Patrizia Pinciroli DAL COLLEGIO XXXXXXXXXXXXX DI LODI ISTITUTO “BASSI” Un accordo con il collegio San Francesco di Lodi per ospitare le lezioni. Parla il preside Corrado Sancilio, uno dei protagonisti del grande evento Lodi città universitaria: aperte le iscrizioni al corso di laurea sulla gestione del territorio A essere coinvolti saranno i geometri: un percorso di studi triennale con 18 esami e 180 crediti formativi. È l’unico dell’Italia settentrionale, sottoscritto un protocollo d’intesa con l’Ateneo della Repubblica di SanMarino di Ferruccio Pallavera La notizia circolava da tempo, ma ora è stata ufficializzata. Lodi rafforzerà la propria immagine di “città universitaria”grazie a un corsodi laurea riservato ai geometri. Le iscrizioni al nuovo percorso universitario sono già aperte, le lezioni prenderanno l’avvio tra poche settimane, a partire dal prossimo anno accademico. Si tratta di una laurea triennale della facoltà di Ingegneria Civile, classe L-7, corso di laurea di “Costruzione, Gestione del Territorio”. Il titolo accademico è quello di dottore in “Costruzione Gestione del Territorio”. L’iniziativa è partita da Corrado Sancilio, preside dell’Istituto“Agostino Bassi”. E poiché le lezioni universitarie mattutine non potranno essere tenute al “Bassi” per mancanza di aule disponibili, è stato raggiunto un accordo con il Collegio San Francesco di Lodi, già in passato sede universitaria con aule strutturalmente idonee ad un percorso universitario. Il convitto del San Francesco è anche pronto ad assicurare ospitalità a eventuali studenti provenienti da altre regioni. Le iscrizioni possono essere fatte online collegandosi al sito del “Bassi”. Per il decollo dell’iniziativa è stato sottoscritto un accordo tra l’“Agostino Bassi”, il Collegio provinciale dei Geometri di Lodi e gli Atenei della Repubblica San Marino e di Modena-Reggio Emilia. Ne parliamo con il preside del “Bassi”, Corrado Sancilio, il principale protagonista dell’importante iniziativa. Preside Sancilio, allora ci siamo. Con il nuovo anno accademico iniziano le lezioni del corso di Laurea triennale per i geometri a Lodi. Come è arrivato a questo traguardo? “Tutto inizia con la riforma Gelmini che per le superiori è entrata in vigore il primo giorno di settembre 2010 e quindi è iniziata con l’anno scolastico 2010/ 2011. Le novità introdotte da quella riforma sono state tante e spaziano dall’introduzione di due nuovi licei (scienze umane e musicale-coreutico), al draconiano dimagrimento delle sperimentazioni che da 750 sparse nei vari istituti superiori d’Italia, sono state ridotte a 20. Sono stati riformati gli Istituti professionali con la riduzione degli indirizzi. Stessa sorte è toccata agli istituti tecnici”. E questo quali attinenze ha con Lodi? “ “ Il Cittadino LODI - Sabato 2 luglio 2016 “Aspetti, mi lasci parlare con la calma. Con la riforma Gelmini molte sperimentazioni sono state azzerate e tra queste anche alcune che riguarda l’Indirizzo geometri, che dall’anno scolastico 2010-2011 ha acquisito una nuova denominazione: CAT, ossia ‘Costruzione Ambiente Territorio’”. Dunque una nuovo cammino ordinamentale che accompagna l’indirizzo. “Esatto. Ma la novità piace poco e comunque lascia perplessi lo stesso Collegio Nazionale dei Geometri. Sarà pure una coincidenza, sta di fatto che la nuova denominazione coincide con il calo di iscrizioni ai corsi geometri un po’ in tutta Italia. In crisi entrano anche alcuni storici istituti del lodigiano”. E allora? “Bisognava pensare a qualcosa che riportasse linfa nuova a un indirizzo che ha sempre rappresentato un’asse portante nel ramo edilizia. Intanto ha preso consistenza a livello centrale il dialogo sull’esigenza di prospettare un corso di laurea triennale professionalizzante per gli iscritti all’indirizzo CAT, così come per altri indirizzi di studio dei diversi ordini professionali”. E lei? “È a questo punto che io decido di approfondire l’argomento, ritenendo questa la strada che potrebbe rinnovare entusiasmo e motivazione per un indirizzo di studi che stava perdendo consenso tra i ragazzi. Ne parlo prima con alcuni docenti dell’indirizzo CAT del nostro istituto, dai quali ottengo la massima attenzione. Successivamente porto avanti un costruttivo confronto con il Presidente del Collegio provinciale dei Geometri di Lodi, Renato Piolini”. Quindi? “L’idea di programmare un corso di laurea per i geometri a Lodi presso l’istituto ‘Bassi’ diventa una sfida e una scommessa”. Scusi, ma non era una scelta un po’... avventurosa? “No, perché ci abbiamo creduto fin dall’inizio. A novembre del IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 25 DAL COLLEGIO DI LODI XXXXXXXXXXXXX 2014, poi, ho registrato un avvenimento che ritengo di fondamentale importanza”. ancora. Cercavo una strada, un appiglio a cui aggrapparmi per fare qualche passo in avanti”. Di che tipo? “All’Istituto ‘Luigi Einaudi’ di Alba, in provincia di Cuneo, si tiene un convegno nazionale alla presenza del ministro della pubblica istruzione Stefania Giannini. In tale occasione viene formalizzata la notizia che è allo studio del ministero il percorso di laurea triennale dei geometri”. E dove ha trovato l’appiglio? “Nella Repubblica di San Marino, congiuntamente all’ateneo di Modena - Reggio Emilia. I continui contatti con i vari esponenti del mondo accademico emiliano e san marinese portano i primi frutti. L’interesse si trasforma in bozza di accordo tra l’istituto ‘Bassi’, il Collegio provinciale dei Geometri e gli atenei di San Marino e Modena - Reggio Emilia”. E questo immagino la incoraggi ancor di più. “Naturalmente. A questo punto non mi rimane che approfondire la questione su cui avevo portato tutto il mio interesse condiviso, peraltro, anche da diversi docenti del ‘Bassi’. Cominciamo a mettere in piedi una rete di contatti e informazioni non solo con alcuni miei colleghi sparsi da nord a sud, ma anche con alcuni docenti universitari dell’Università di Pavia, del Politecnico diMilano, dell’Università di Modena - Reggio Emilia e con il magnifico rettore dell’Università di San Marino, Corrado Petrocelli”. Qual è stato il riscontro? “Tranne che da Pavia, dagli altri atenei registro sensibilità e attenzione. Ma maggiore ascolto ricevo da Modena - Reggio Emilia e dallo stesso rettore dell’Università di San Marino”. Immagino che la sua nomina a consigliere del Ministro nello scorso gennaio le offra la possibilità di affrontare la questione anche a livello ministeriale... “A dire il vero la questione non è ancora arrivata sul tavolo del Consiglio superiore della pubblica istruzione, organismo consultivo di cui, come lei ricorda, faccio parte dallo scorso gennaio dopo la nomina a consigliere nazionale del ministro. Né do per scontato che arrivi”. E lei nel frattempo... “I miei frequenti impegni presso il ministero mi consentono di avere qualche colloquio anche con il Presidente nazionale del Collegio geometri, Maurizio Savoncelli, impegnato al Miur per portare avanti il disciplinare sul corso di laurea triennale per i geometri.Dal Presidente Savoncelli ricevo assicurazioni che il lavoro procede, a tappe forzate, a livello di commissione mista tra ministeriali e rappresentanti dell’ordine dei geometri. I tempi però si allungano...”. E questo la preoccupa. “Già. E non poco.Non va dimenticato che siamo già al secondo anno del diploma CAT, della riforma Gelmini, riferito ai diplomati geometri. Sento che è giunto il momento di offrire nuove opportunità ai nostri ragazzi e nuove aspettative per il nostro territorio. Del resto ad Alba il ministro Stefania Giannini aveva annunciato la strada da imboccare. Mi spiaceva temporeggiare 26 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 E quindi? “Anche il Collegio Nazionale dei Geometri si muove nella stessa direzione. Una risposta decisiva, infatti, arriva da Rimini dove il Presidente del Collegio provinciale riminese, Massimo Giorgetti, sigla un accordo con l’ateneo di San Marino per l’avvio del corso di laurea triennale dei geometri. L’accordo viene sottoscritto anche da alcuni istituti tecnici del territorio. Viene approvato un percorso di studi triennale, con18 esami e180 crediti formativi comprensivi di tirocinio laboratoriale”. È il segnale che aspettava. “Infatti. A questo punto intensifico i rapporti con i diversi enti coinvolti fino ad arrivare ad un accordo quadro. Viene preparato un protocollo d’intesa per il corso di laurea dei geometri da tenersi a Lodi. Del cammino intrapreso viene informato il Collegio docenti mentre il documento è sottoposto all’attenzione del consiglio di istituto che lo approva all’unanimità ”. Le premesse per il passo decisivo... “Esatto. Finalmente vedo concretizzarsi un sogno che da un anno e mezzo mi frulla nella mente: portare il corso di laurea dei geometri a Lodi”. E a Lodi? “Nel frattempo grazie alla sensibilità e alla lungimiranza del geometra Piolini, il documento viene sottoposto all’approvazione del Collegio provinciale dei Geometri. Siamo agli ultimi passaggi. Il protocollo viene approvato all’unanimità anche dal Senato accademico dell’Ateneo di San Marino e sottoscritto dalle parti coinvolte”. Un lavoro impegnativo… “... Che vuole essere la giusta risposta per assicurare alla società un professionista con competenze in linea con il nuovo mercato del lavoro sempre più esigente in tema di qualità di studi e capacità professionali”. La società lodigiana ha proprio bisogno del corso di laurea in costruzioni e gestioni del territorio? “Partirei da una prima considerazione, solo apparentemente DAL COLLEGIO XXXXXXXXXXXXX DI LODI tecnica: la Regione Lombardia ha emanato la legge 31 del 2015, riguardante le ‘Disposizioni per la riduzione del consumo di suolo e per la riqualificazione del suolo degradato’. È un testo legislativo di enorme importanza e di avanguardia perché avverte i cittadini, i professionisti e le imprese che ‘il suolo, risorsa non rinnovabile, è un bene comune di fondamentale importanza per l’equilibrio ambientale, la salvaguardia della salute, la produzione agricola finalizzata all’alimentazione umana e/o animale e tutela degli ecosistemi naturali e la difesa del dissesto idrogeologico’. E questo la città di Lodi lo avverte”. Si spieghi meglio. “Il nostro geometra laureato deve porsi all’altezza di questa sfida – e di questo profondo bisogno tecnico e umano – intervenendo ‘prioritariamente’ verso le aree già urbanizzate, degradate o dismesse”. La facoltà universitaria che offrite ha un nesso con la normativa vigente sul mercato del lavoro? “Nel quadro della nostra iniziativa, assume rilievo l’apprendistato di alta formazione e di ricerca per la laurea triennale, disciplinato attualmente dal decreto legislativo 15/06/2015, n. 81 e dal Decreto Interministeriale 12/10/2015”. Si spieghi meglio. “Attraverso il contratto di apprendistato il giovane può conciliare l’attività lavorativa con lo studio universitario. L’apprendistato ha avuto un’ulteriore evoluzione e rafforzamento con il Jobs Act. Con la figura dell’apprendistato di alta formazione possono essere assunti in impresa studenti universitari di età compresa tra i 18-29 anni. Con questa modalità lo studente-lavoratore sviluppa le competenze necessarie per la sua professione e l’azienda, tra l’altro, gode di una riduzione di contribuzione”. E questo è positivo. “Sì,molto. E non è tutto. La Regione Lombardia si è dotata di un ottimo testo normativo in materia di apprendistato: sia lo Stato che la Regione hanno competenza legislativa in materia di apprendistato. Il piano di realizzazione della laurea dei geometri vuole promuovere e sperimentare, nel suo svolgimento, l’apprendistato di alta formazione e di ricerca e il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti”. Ma esiste la domanda di una nuova professionalità capace di operare nelle aree dell’edilizia, dell’urbanistica, dell’ambiente, dell’estimo, dell’attività catastale? “Il nostro studio ha risposto positivamente, in quanto il tempo presente e futuro richiedono tecnici che, in modo eminente, sappiano intervenire sulla tutela dell’ambiente, sul recupero e riqualificazione degli edifici, sulla progettazione, valutazione e realizzazione di edifici eco-compatibili, sulla valutazione di beni immobili piuttosto che sulle energie rinnovabili ed efficienza energetica”. Avete qualche numero? “Il mercato delle professioni che ci consegna l’indagine realizzata da Unioncamere-Excelsior, sulle previsioni di assunzione delle imprese italiane, ci dice che, tra il 2011 e 2015, la quota di laureati richiesti per profili tecnici è passata dal 42% al 50%, molti dei quali saranno difficili da trovare. Questi dati vanno letti, sinotticamente, con quelli che riguardano l’istruzione secondaria superiore: ad un anno dal titolo, non studia e non lavora il 24% dei diplomati degli istituti tecnici, contro il 17% del totale dei diplomati e il 4,8% di chi ha seguito il liceo”. Avete preso in esame il rapporto tra laurea tecnica, occupazione e reddito? “Il percorso di laurea triennale dei geometri proposto dal ‘Bassi’ è molto importante secondo l’ottica dell’occupazione. Questa volta i dati ci vengono forniti dal XVII Rapporto 2015 di AlmaLaurea, ricerca condotta su 65 Università italiane: il lavoro stabile è pari, a un anno dal conseguimento della laurea, al 39% tra i triennali, al 34% tra i magistrali e al 38% tra i laureati a ciclo unico. In generale, il rapporto ci comunica che, a 5 anni, l’occupazione è prossima al 90% per i laureati triennali e per i magistrali è all’86%”. E la retribuzione? “Anche questo aspetto ha il suo peso rilevante se la si pone, soprattutto, in relazione ai progetti di vita delle nostre giovani generazioni: a 5 anni dalla laurea, i laureati in ingegneria (la laurea che si consegue al ‘Bassi’ fa parte di questa categoria) percepiscono un emolumento di 1.693 euro netti mensili: il più alto in assoluto tra le remunerazioni che percepiscono i neo-titolati. Anche le norme in vigore in materia di apprendistato rafforzano (e hanno co-determinato) la mia decisione di avviare questa esperienza scuola - Università che è unica nel Paese, insieme ai colleghi di Rimini”. La disoccupazione giovanile è un dato gravissimo che attiene però solo alla dimensione socio-economica? “Non è solo un problema sociale ed economico. Riguarda la stessa dimensione del ‘senso’ da dare alla propria esistenza. La relazione lavorativa e la consapevolezza culturale di essa, sono fondamentali nell’orientare l’essere umano e ancor di più il giovane ad elaborare la pratica del ‘Noi’. Il lavoro, insieme allo studio consapevole, sono e creano valori. Si pongono in antitesi all’autosufficienza immanente all’individualismo e alla sua deriva nichilista. Il lavoro, con l’istruzione alta, tecnica ma pervasa di nuovo umanesimo, integrale diverse culture e nazionalità”. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 27 SCUOLA Ai futuri geometri del “Capirola” il premio nazionale Fiaba per un progetto di accessibilità Hanno lavorato sodo per tutto l’anno su un tema di progettazione per nulla usuale come quello della accessibilità. L’hanno fatto non solo in linea teorica, ma facendo calare le loro idee per l’abbattimento delle barriere architettoniche e culturali nella realtà della loro stessa scuola. Hanno analizzato, fotografato, misurato e progettato una serie di interventi sui plessi esistenti per renderli più accessibili e inclusivi, pensando non solo agli aspetti strutturali, ma legando le soluzioni tecniche agli aspetti culturali, il superamento degli ostacoli ad una didattica capace di andare oltre l’apprendimento in aula. Ed alla fine sono stati premiati. È questa l’esperienza straordinaria, formativa ed insieme gratificante, vissuta quest’anno dai 16 ragazzi della classe IV B dell’indirizzo Costruzioni, Ambiente e Territorio “Ecotech” del “Capirola” di Leno, curvatura creata nell’ambito dell’autonomia scolastica che orienta verso un’architettura innovativa ed ecocompatibile. Tutto è iniziato quando all’istituto guidato dalla professoressa Ermelina Ravelli è arrivato il bando del concorso nazionale indetto dalla onlus Fiaba dal titolo “I futuri geometri progettano l’accessibilità”. Per il quarto anno consecutivo infatti l’associazione romana ha chiesto ai 351 istituti tecnici con indirizzo CAT di presentare un progetto che traduca l’ideale di accessibilità universale che la onlus persegue da oltre dieci anni con attività di informazione, ricerca, formazione e diffusione 28 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 di buone pratiche. L’obiettivo esplicito era proprio quello di sensibilizzare i professionisti di domani su un aspetto della progettazione che la crisi ha finito per mettere in secondo piano: la rimozione di ogni barriera architettonica. Ebbene, alla “sfida” lanciata dalla Fiaba i ragazzi della IV B del “Capirola” – divisi in gruppi di lavoro e coordinati dai professori di materie tecniche Graziella Freddi e Alessandro Tirabassi, con il supporto della professoressa di Arte Vanda Sabatino – hanno scelto di rispondere impegnandosi a riprogettare proprio la loro scuola, meglio ad introdurre nell’ambiente che vivono ogni giorno quei correttivi capaci di renderlo un luogo non solo più facilmente accessibile, ma anche più inclusivo e coinvolgente, trasformando ad esempio anche la esterna al costruito in luogo di formazione, facilitando i rapporti tra gli studenti e di questi ultimi con i professori anche al di fuori dello spazio concluso di un’aula. E il lavoro è evidentemente venuto assai bene, tanto da convincere la giuria di Fiaba a premiare proprio il progetto del “Capirola” chiamando ragazzi e docenti a partecipare alla cerimonia di consegna dei riconoscimenti l’8 giugno scorso a Roma. Nelle pagine che seguono pubblichiamo un’intervista con gli studenti e gli elaborati premiati. SCUOLA Foto © Foto Eden Da sinistra, la Dirigente Ermelina Ravelli e i professori Graziella Freddi e Alessandro Tirabassi. Sotto, gli studenti che hanno realizzato il progetto premiato, da sinistra: Beatrice Marazzi, Alice Lazzari, Chiara Preti, Lorenzo Alghisi, Simone Archetti, Lorenzo Sostero. Eccoli qui, nella sede del Collegio di Brescia, i ragazzi della IV B dell’indirizzo Costruzioni Ambiente e Territorio ECOTECH dell’Istituto tecnico “Capirola” di Leno. Non tutti, ma una folta delegazione dei 16 studenti che quest’anno hanno lavorato – ovviamente oltre a seguire le normali lezioni – al progetto di accessibilità universale bandito dalla Fiaba con il concorso nazionale riservato proprio a quanti hanno frequentato i Cat. Sono accompagnati dalla preside professoressa Ermelina Ravelli, da sempre vicina alla nostra categoria, e dai professori Graziella Freddi e Alessandro Tirabassi. E sono proprio questi ultimi ad introdurre la chiacchierata con “Il Geometra bresciano” ricordando come al “Capirola” già nel terzo anno si coinvolgano gli studenti sui temi dell’abbattimento delle barriere architettoniche e nelle aree di progetto, di 4^ e 5^, operano su temi specifici, portandoli ad applicare alla realtà quanto hanno studiato ed imparato. L’occasione offerta dal bando di concorso della Fiaba è stato proposto ai ragazzi di quarta, ed in particolare alla IV B, che ha scelto innanzitutto il tema generale del proprio progetto ed il sistema di lavoro. “È parsa subito come una sfida affascinante per i ragazzi – dicono i professori – quella di progettare gli interventi contro le barriere architettoniche e culturali ancora presenti nell’istituto scolastico e di operare attraverso piccoli gruppi di lavoro determinati e coesi, ma sempre IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 29 SCUOLA capaci di interloquire con gli altri e trovare una sintesi complessiva”. Si è voluto iniziare con una riflessione culturale-sociologica e non tecnicistica (pendenze larghezze rampe ecc) analizzando il significato di inclusione ed integrazione ricavandone l’obiettivo primario della fase progettuale. Un secondo obiettivo progettuale è stato cercare di creare soluzioni che siano non solo funzionali e normativamente corrette ma anche elementi di arredo urbano pregevoli ed artistici”. La “sfida” non era per nulla semplice e avrebbe messo a dura prova anche collaudate professionalità, soprattutto perché “non si trattava di inventarsi una nuova scuola senza barriere – aggiungono ancora i docenti – ma di farsi carico dell’esistente per migliorarlo. E l’esistente è fatto di plessi diversi, di epoche, diverse, con stili architettonici diversi”. Il primo quadrimestre è stato così sfruttato soprattutto per l’analisi della situazione, la valutazione degli aspetti di valore anche artistico delle diverse strutture, nonché l’individuazione delle criticità, mentre nel secondo quadrimestre si è passati all’ideazione e alla progettazione dei possibili interventi. Con più di una positiva e forse inattesa implicazione: “Proprio dai ragazzi – precisano il professor Tirabassi e la professoressa Freddi – è ad esempio venuta la considerazione decisiva di sfruttare al meglio non solo gli spazi interni, ma di provare a dare agli spazi esterni una funzione speci30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 fica, ovvero di trasformarli nel collante decisivo delle diverse parti della scuola, pensando così ad una sorta di scuola anche all’aperto, in piena continuità con gli spazi interni e con l’obiettivo di farne una realtà accogliente ed inclusiva”. Docenti dunque soddisfatti e che ben volentieri inseriranno il lavoro fatto nei dossier di ogni studente in vista della maturità dell’anno prossimo. E i ragazzi? Come hanno vissuto questa esperienza? Cosa hanno apprezzato? Quali le maggiori difficoltà? Vediamo le risposte con un rapido giro d’orizzonte. Lorenzo Sostero: “Ho trovato di grande interesse l’opportunità di applicare direttamente, realmente, le nozioni che abbiamo imparato in questi anni. È stato per molti di noi un battesimo del fuoco, la necessità di mettere a confronto le soluzioni pensate in un contesto preciso, con i vincoli dati dall’esistente e la scommessa di riuscire a rendere l’ambiente dove viviamo più accogliente e meno emarginante. E sono convinto che ci siamo riusciti, che il nostro lavoro non solo è coerente con le idee di fondo che avevamo posto alla base dell’intervento, ma sarebbe pure realizzabile: non solo teoria, ma pratica”. Simone Archetti: “Anche a me è piaciuta molto l’opportunità di intervenire sull’esistente, di misurarsi con i vincoli ma anche le potenzialità di una struttura multiforme che ben conosciamo perché ci passiamo decine di ore ogni settimana. Un ambiente che è in parte già nostro e del quale abbiamo cercato di far emergere tutte le possibili opportunità di inclusione, di forte integrazione. Sarebbe stato certo più facile disegnare dal nulla una scuola ideale, ma la prova vera per ciascuno di noi è oggi, e sarà ancor di più domani, riqualificare il costruito, migliorandolo in ogni aspetto”. Lorenzo Alghisi: “Sono d’accordo con i miei colleghi e vorrei solo aggiungere che aver completato l’analisi, aver individuato le criticità e aver elaborato alcune possibili soluzioni all’interno di un progetto coerente di accessibilità piena, mi ha dato la sensazione di realizzare un sogno. E a pensarci bene, in fondo, la costruzione di ogni casa è proprio un sogno realizzato da un gruppo di persone che condividono un lavoro: un progetto che si immagina, di verifica, si disegna e si realizza esattamente come un sogno”. Chiara Preti: “Credo sia stato importante per ciascuno di noi aver messo in pratica nozioni che fino a ieri ritenevamo solo teoriche, nonché aver saputo legare la nostra scuola anche al mondo esterno, al territorio, creando una preciso interscambio di spazi aperti. Abbiamo così in qualche modo anticipato un po’ di quel praticantato che attenderà molti di noi quando, finita la scuola, dovremo cominciare a confrontarci con il mondo del lavoro. E magari pensare all’utilizzo della professionalità acquisita trovando occupazione in uno studio di progettazione, forse proprio insieme a geometri che prima di noi hanno tradotto nella pratica quotidiana il patrimonio di conoscenze e di competenze appreso sui banchi di scuola”. Alice Lazzari: “Bene l’esperienza di quest’anno, bene anche la discussione nei piccoli gruppi di lavoro di 3-4 persone, davvero gratificante la sfida con il bando di concorso nazionale ed i futuri geometri di tutt’Italia. Sottolineo anch’io quanto hanno già detto i miei colleghi, mettendoci anche l’orgoglio del premio che ci è stato dato, ovvero del riconoscimento del valore di quanto abbiamo fatto. Chi ha valutato il nostro progetto penso abbia apprezzato la concretezza tecnica di quanto abbiamo ideato, il lavoro di analisi e la ricerca di soluzioni praticabili che lo contraddistinguono”. Beatrice Marazzi: “Firmo tutto quanto detto dai miei collegi e vorrei solo aggiungere che lavorare in equipe è spesso faticoso, ma è altrettanto entusiasmante. Occorre infatti discutere anche animatamente, portare le proprie ragioni ed avere rispetto per quelle degli altri, occorre mediare e spesso non è facile. Io però l’ho trovato anche molto stimolante ed inoltre pure questa è scuola, una scuola per la vita che ci attende. Basta infatti guardarsi attorno per scoprire che sempre di più i progetti abbisognano di sensibilità, pareri, professionalità diverse e che sapersi coordinare è un autentico valore aggiunto alle proprie competenze”. ❑ SCUOLA Una scuola senza barriere davvero accessibile a tutti Relazione tecnica Noi FUTURI GEOMETRI della classe IV B dell’Istituto Capirola di Leno, in provincia di Brescia, stiamo lavorando sul concorso da qualche mese; periodo durante il quale abbiamo analizzato, fotografato, misurato e progettato: proprio la progettazione sul tema delle barriere architettoniche ci ha portato a riflettere su concetti tanto evidenti quanto complessi. Guidati dai nostri insegnanti abbiamo INDOSSATO PANNI INSOLITI e, immaginando di essere sordi o ciechi, oppure di avere una gamba rotta, o ancora di spingere un passeggino con bambino ovvero di portare borse pesanti, abbiamo passeggiato qualche ora dentro e fuori la nostra scuola: abbiamo così constatato quanto sia difficile spostarsi da un piano all’altro, da un marciapiede ad uno contrapposto, utilizzare il bagno se dentro è “parcheggiato” un carrello per le pulizie, aprire la finestra da una sedia a ruote se la maniglia è 170 cm da terra, spingersi su per una rampa troppo ripida e tanto altro ancora. La prima riflessione a cui siamo giunti è che, se ESSERE HANDICAPPATI tutta la vita ci appare spazialmente e temporalmente lontano perché “fortunatamente siamo tutti normali”, esserlo solo qualche settimana è assolutamente possibile perché bastano una gamba ingessata, due borse della spesa, un passeggino, un mal di schiena… e a quel punto saremmo fortemente limitati nella nostra libertà di movimento dalla presenza delle barriere architettoniche. La seconda riflessione considera proprio queste ultime, le BARRIERE ARCHITETTONICHE: sono tante, sembrano infinite e non sono facilmente classificabili perché riusciamo ad identificarne sempre di nuove. In fase di progettazione abbiamo dovuto evitare quelle più comuni riportate nei manuali di architettura ma il buon senso e l’esperienza della passeggiata fatta nelle vesti di disabili ce ne hanno suggerite molte altre. Abbiamo da poco superato la Giornata Nazionale delle persone con disabilità intellettiva (30 Marzo) e quella della consapevolezza dell’autismo (2 Aprile) e questo è la prova tangibile di come oggi i temi dell’integrazione e dell’inclusione siano al centro dell’attenzione pubblica. Infatti, se fino a poco tempo fa essere fisicamente e mentalmente sani e autonomi veniva interpretato come “essere normali”, nel 2016 questo non può e non deve essere vero perché NIENTE È NORMALE. Per motivare questo concetto abbiamo pensato che non vale più il motto latino ubi maior minor cessat e che piuttosto sia corretto dire ubi minor maior cessat per spiegare la notevole varietà in cui oggi il “diverso” si presenta e, al contempo, l’assenza di una maggioranza immediatamente riconoscibile. È NORMALE ESSERE DISABILI. Chi di noi ha un disabile in casa, per esempio un nonno, conosce bene come le difficoltà siano proprie di tutto il gruppo familiare: riteniamo quindi la disabilità non una limitazione insita in chi la vive, bensì una condizione che riguarda un gruppo ampio, addirittura la società intera. Come si può allora pensare che il disabile debba adattarsi al contesto? Dovremmo farlo tutti! Nella primissima fase di approccio al concorso abbiamo valutato tantissimi edifici del nostro territorio come adatti al tema. La scelta finale di lavorare sul nostro istituto deriva da due ordini di motivi: il primo, di natura pratica, tiene conto del fatto che a scuola passiamo tanto del nostro tempo e che, quindi, la conosciamo piuttosto bene; il secondo, più profondo, parte dal presupposto che la scuola è, per eccellenza, il luogo dell’educazione. Questa affermazione significa tanto per noi: innanzitutto che, proprio e specialmente in questo ambiente, non è possibile fare distinzioni “normale-anormale” e “per qualcuno-per qualcun altro”. La scuola è di tutti e, in quanto tale, è subordinata al rispetto delle regole dello stare insieme e non alle facoltà fisiche. Poi, come accennato sopra, la SCUOLA È IL LUOGO… significa che dobbiamo sentirci parte di questo contesto cui tutti noi contribuiamo a dare forma e dal quale, reciprocamente, viene modellata la nostra identità. Se tutto ciò è vero, e naturalmente lo pensiamo tale, riteniamo fermamente che la scuola debba essere costruita intorno alle necessità, didattiche e fisiche, degli studenti e che ogni aula, corridoio, rampa, laboratorio, wc, ... debbano essere plasmati intorno ad essi realizzando una perfetta integrazione tra individuo e contesto. Per noi alunni il concorso è stato occasione di crescita e sensibilizzazione: se all’inizio pensavamo di poter rendere accessibile l’istituto semplicemente eliminando le barriere, man mano abbiamo maturato la convinzione che un luogo senza ostacoli può essere ancora un ambiente che crea separazioni, che emargina e che solo attraverso una PROGETTAZIONE RAGIONATA E INTEGRALE e un alto senso civico possiamo promuovere le migliori condizioni per fare di ogni posto un LUOGO PER TUTTI. Questi sono stati i presupposti del IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 31 SCUOLA Nella pagina seguente. Due tavole realizzate per il progetto. Dall'alto, Analisi criticità e Proposte progettuali nostro progetto, momento conclusivo di un percorso che ci ha stuzzicato l’immaginario e fatto riflettere su come dovrebbero essere le nostre città per garantire pari opportunità a tutti. Abbiamo elaborato diverse idee per risolvere le tante barriere architettoniche che abbiamo rilevato. Tutte hanno avuto un cammino comune: la formulazione di un’idea da associare e trasporre nella nostra piccola realtà. Il concetto, cui abbiamo dato una forma tangibile, concreta, è diventato l’elemento d’unione tra l’individuo e il contesto. Il nostro istituto è formato da cinque edifici di diversa epoca e diversamente accessibili ma l’area esterna è il collante dell’intero complesso. Abbiamo immaginato un’area scoperta non “di risulta” ma luogo di aggregazione attrezzato per ritrovarsi e studiare all’aperto. Le tre proposte progettuali che presentiamo, selezionate tra tutte quelle partorite dalla nostra classe, sono relative agli spazi esterni antistanti l’EDIFICIO MENO ACCESSIBILE di tutto il complesso scolastico: vogliamo quindi che la riqualificazione della scuola parta proprio da lì. “disegni impossibili” di Escher. Riteniamo che la nostra idea, oltre ad essere estremamente funzionale, abbia una notevole qualità artistica e al contempo costituisca una fattiva proposta sociale. Gli studenti: Lorenzo Alghisi, Simone Archetti, Ioan Mihai Munteanu Proposta n. 1: Sopra la rampa, sotto l’albero La soluzione prevede un percorso che si snoda nel cortile collocato a nord-est rispetto all’edificio denominato ex-asilo. Nonostante il salto di quota tra l’esterno e i due accessi all’edificio permetteva di limitare lo sviluppo delle rampe, abbiamo scelto di ridurre la pendenza delle stesse e di estendere i piani di sosta nell’intenzione di creare un collegamento fluido, lento, che deve poter essere “vissuto” mentre lo si percorre. Il progetto si concretizza quindi in una successione di rampe e pianerottoli che, dilatandosi, diventano spazi di gioco, riposo e studio per tutti. Al centro del cortile lasciamo intenzionalmente una porzione di verde per mantenere l’elemento cardine dell’idea: l’albero. Gli studenti: Glenda Cavalli, Lorenzo Sostero Proposta n. 3: Play together Il progetto prevede un percorso all’interno del cortile sud-ovest dell’ex-asilo. Il collegamento, apparentemente banale nella sua linearità, è volutamente libero da elementi che possano in qualunque modo caratterizzarlo: infatti le intenzioni progettuali vogliono che il fulcro dell’intera progettazione sia la struttura colorata collocata in posizione intermedia tra l’inizio della rampa e gli accessi all’edificio. Il significato allegorico della “rotonda”, evocato anche dal nome della proposta progettuale, risiede nella volontà di sensibilizzare l’opinione comune sull’importanza degli spazi di gioco e relazione in qualunque ambito urbano, specialmente laddove tanti ragazzi vivono gran parte della loro giornata. L’elemento circolare, che richiama il simbolo del famoso gioco da tavolo Trivial Pursuit, è uno spazio da vivere letteralmente e metaforicamente a 360 gradi: è utilizzabile per chiacchierare o per consumare la merenda, per leggere o per sedere tranquillamente e altro ancora. Gli studenti: Alice Lazzari, Beatrice Marazzi, Chiara Preti Proposta n. 2: Fusione dinamica Alla base della nostra idea progettuale c’è il presupposto che l’inclusione deve essere intesa come un’estensione del concetto di integrazione che coinvolge tutti, ciascuno con le proprie diversità e difficoltà. Includere le persone disabili è una grande sfida che può essere vinta puntando sulla totale integrazione tra individuo e contesto. La nostra proposta è una soluzione che nasce dalla fusione di una scala e una rampa da porre nel cortile sud-ovest dell’ex-asilo. La scala, compenetrando nella rampa, crea una dilatazione delle linee e una percezione spaziale dinamica. Tale elemento può essere utilizzato da tutti: non c’è distinzione tra chi percorre l’una oppure l’altra. La soluzione architettonica è stata ispirata anche dai 32 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 I docenti Graziella Freddi e Alessandro Tirabassi e gli studenti della IV B CAT dell’Istituto Capirola di Leno (BS) SCUOLA IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 33 SCUOLA Simone Avanzini Molto proficuo lo stage che Simone Avanzini, uno studente del “Levi” di Sarezzo, nell'ambito dell'alternanza scuolalavoro, ha svolto presso uno studio di geometri di Lumezzane. Lo dimostra la relazione che vi pubblichiamo da lui stesso redatta con un'inusuale capacità di scrittura per un allievo di così giovane età (Avanzini ha frequentato quest'anno la 3° CAT). Una relazione che è sintesi di un impegno di tre settimane nel quale il futuro geometra ha avuto modo di "toccare con mano" la realtà del lavoro professionale che, come ben lui dice, si è rivelata ben diversa e ben più interessante di quella che si sarebbe immaginato. Un'esperienza quindi positiva, che potrà essere molto importante per la sua formazione ed alla quale ha contrbuito – non possiamo dimenticarlo – la solerzia dei nostri colleghi che con passione si sono prodigati per la sua buona riuscita. 34 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 La mia esperienza “scuola-lavoro” D a sempre l’uomo si è interrogato sull’importanza e sulla necessità di un’attività che desse un senso alla propria vita, evidenziando che il lavoro nobilita ad un posto nella società. Per renderlo più piacevole ognuno sceglie quello che più gli compete in relazione alle capacità, alle conoscenze e al talento. Inoltre, mediante il lavoro, si possono raggiungere importanti obiettivi e traguardi che arricchiscono il proprio bagaglio professionale. Per noi ragazzi, tale scopo è affascinante (anche se del lavoro conosciamo ben poco) perché nutriamo sogni e speranze. Sulla base di ciò, per aprirci al mondo dei “grandi” (del lavoro), il Ministero dell’Istruzione ci ha coinvolto in un progetto formativo di notevole importanza: l’alternanza scuola-lavoro. Secondo molti è tempo perso o una piccola vacanza in un ufficio, una cucina o un’azienda; ma, basandomi sulla mia breve esperienza da stagista presso lo ‘Studio AR Associato’ a Lumezzane, posso affermare con certezza che l’alternanza mi ha formato personalmente, ha arricchito le mie conoscenze e capacità nel mestiere e soprattutto mi ha permesso di toccare con mano tutto quello che ho studiato nel mio percorso scolastico. Infatti durante i nove mesi passati in un’aula di scuola non si può fare altro che ricevere un’infarinatura generale, piccole nozioni o suggerimenti per i nostri futuri impegni professionali, ed è anche importante sottolineare che si resta in un ambiente tutelante e mai reale. Oltre a quanto è stato detto è interessante e particolare poter raccontare della mia prima esperienza di lavoro, seppur raccomandata dalla scuola. Come già affermato ho trascorso tre settimane nello ‘Studio AR Associato’, sotto la tutela dei geometri Rignanese, Bossini e Angeri, fra i quali in particolare quest’ultimo è stato capacissimo nell’istruirmi a fondo e farmi conoscere termini, documenti, e operazioni da utilizzare in varie situazioni. È importante evidenziare anche che sono stato particolarmente colpito dalla sua dedizione e capacità nonostante la giovane età. In merito è giusto aprire una piccola parentesi, infatti occorre dire che nella società moderna e nei mestieri di oggi servono persone di quel calibro e applicazione. Inoltre, è stato proprio lui ad accogliermi il primo giorno, in cui la paura era tanta, infatti è sempre difficile presentarsi in luogo sconosciuto nel quale si ha paura di sbagliare o di non essere sufficientemente preparato. Nella giornata ho poi SCUOLA conosciuto delle squisite persone come il geometra Rignanese e il geometra Bossini i quali sono stati capaci di farmi appassionare ancora di più a questa professione trasmettendomi i valori e le ragioni delle loro scelte, mostrando grande passione per il proprio lavoro. Ne deriva che, grazie alla loro buona volontà e amore per il mestiere, durante il periodo lavorativo ho potuto vedere a fondo tutto quello che ho studiato in questo anno e molto di più. Ad esempio: titoli abilitativi, un cantiere (e le sue figure professionali), firme digitali, il geoportale della Val Trompia, un’APE e ho dedicato molto tempo ad affinare le mie abilità con il CAD e altri software. Infatti mi è stato prontamente assegnato un progetto dove ho dovuto prima copiarne le piante approvate ed esistenti (provenienti da un rilievo), farne le sezioni, prospetti e le dovute sovrapposizioni utilizzando i noti colori rosso e giallo, oltre a ciò si aggiungono disegni come: stratificazione dei solai, impaginazioni, cartigli e planimetrie generali. Nel corso delle ore al computer mi sono stati anche fatti vedere il prezziario e documenti come CILA e permesso di costruire. Per quanto riguarda il cantiere, invece, sono rimasto impressionato dalla bellezza architettonica della palazzina visitata, come si vanno ad aggiungere gli scarichi e i vari impianti (elettrico, sanitari ecc.), inoltre non credevo bisognasse dedicarsi cosi approfonditamente alle gronde, alla divisione dei tubi di acque bianche e nere, oltre che dover scegliere e come predisporre le cassette postali. In aggiunta, durante lo stage mi sono state anche riferite le diverse procedure che si stavano attuando in deter- minate circostanze e con vari committenti, ad esempio il geometra Rignanese mi ha spiegato che mediante l’utilizzo di pali in ferro si può sostenere il terreno e costruire un fabbricato sullo spazio creato, mi ha anche illustrato come si progetta in prospettiva dell’aggiunta di tubazioni e altri impianti per evitare problematiche nella staticità strutturale. Inoltre sono venuto a conoscenza della ristrutturazione di una vecchia villa a Lumezzane che è destinata a diventare una palazzina di 5 appartamenti. In riferimento a quest’ultima mi è stato fatto vedere il progetto e come saranno disposti i locali, in funzione di vari aspetti. Infatti, secondo legge, gli ambienti come cucina, soggiorno e camere non possono essere contro terra e devono avere il giusto apporto aero-illuminante (R.A.I) a differenza di bagno e disimpegno. In più mi sono state sottolineate le scelte del committente e le conseguenti procedure adoperate per soddisfare le sue intenzioni. Dal geometra Bossini, inoltre, mi sono state riferite nozioni come ad esempio: la relazione tecnica, catasto, IMU, REI e i Lux (unità di misura che quantifica la luce necessaria per lavorare). Quindi si può dire che con completezza e chiarezza ho toccato diversi temi, date anche le varie materie affrontate dalla Studio e dai suoi professionisti (i quali non si limitano al solo ruolo del geometra ma collaborano con esperti di altri settori come catasto, topografia ecc.). Infine, questa esperienza, da me affrontata, dimostra che l’alternanza scuola-lavoro è fondamentale per aprire i ragazzi al mondo del lavoro, soprattutto se i soggetti ospitanti sono persone competenti come quelle da me citate. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 35 LEGALE L’accettazione dell’eredità Foto © Denis Radovanovic / 123RF Archivio Fotografico Gabriele Mercanti Continua il nostro cammino attraverso l’analisi delle più frequenti problematiche giuridico – operative attinenti al fenomeno successorio. Proprio per la volontà di rendere maggiormente proficuo questo percorso argomentativo comune a chi scrive e a chi legge, il lettore non esiti ad esternare i propri dubbi attraverso la redazione della Rivista ovvero il sito internet www. avvocatogabrielemercanti.it. Principi generali L’art. 459 C.C. sancisce una regola fondamentale nel funzionamento del nostro sistema successorio e, precisamente, quella per cui “L'eredità si acquista con l’accettazione”. La morte di un soggetto, quindi, non determina automaticamente il trasferi36 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 mento dei di lui diritti a favore di un altro soggetto, ma occorre all’uopo un ulteriore ed ineliminabile passaggio logico-giuridico costituito dalla manifestazione di volontà da parte del chiamato all’eredità: senza accettazione dell’eredità, infatti, il patrimonio è tecnicamente giacente1, cioè in una situazione temporanea di mancanza di titolare (e questo perché: non c’è più – ovviamente – il defunto, ma non c’è ancora qualcuno che gli sia subentrato nel trapasso generazionale)2. Questa regola cardine di cui si è detto si fonda su un principio naturale del nostro sistema giuridico in forza del quale l’acquisizione di un diritto, ed a maggiore ragione del diritto derivante da un’eredità (composta – come noto – non solo dalle attività ma anche dalle passività3), non può prescindere dalla volontà della parte interessata4. Il termine entro il quale può essere accettata l’eredità è, salvo il caso particolare del chiamato nel possesso dei beni ereditari di cui si dirà al successivo paragrafo 2c, di dieci anni a far tempo dall’apertura della successione; tuttavia, la Legge consente a chiunque vi abbia interesse (ad es. un creditore ereditario) di adire il Tribunale affinché al chiamato venga fissato un termine entro il quale pronunciarsi decorso il quale – in assenza di dichiarazione – questi perderà il diritto di accettare. Occorre altresì ricordare che l’eredità è una sorta di “contenitore” all’interno del quale si trovano tutti i rapporti giuridici attivi e passivi che facevano capo al defunto: da questa natura omnicomprensiva dell’eredità, deriva che l’accettazione debba essere LEGALE necessariamente unitaria, vietando la Legge l’accettazione parziale5. Per ragioni, inoltre, di stabilità dei rapporti giuridici è altresì vietata l’accettazione sottoposta a termine o a condizione6. In questo senso si parla dell’accettazione dell’eredità come di un negozio c.d. per adesione, in quanto il soggetto o accetta in toto o rinuncia in toto, non potendo – invece – incidere sul contenuto del diritto oggetto di trasmissione ereditaria. Accettazione in base alla modalità Una volta stabilito che si può essere eredi solo a seguito dell’accettazione dell’eredità, la Legge disciplina e regolamenta varie tipologie di accettazione che si possono catalogare in due macrocategorie distintive a seconda del modo in cui si accetta ovvero a seconda degli effetti che derivano dall’accettazione. Per quanto attiene alla modalità di accettazione si possono distinguere, a sua volta, tre tipologie: accettazione espressa, accettazione tacita ed accettazione “automatica”7. 1. Accettazione espressa Ai sensi dell’art. 475 I comma C.C. l’accettazione espressa consiste in un atto pubblico o in una scrittura privata nel quale il chiamato all’eredità dichiara di accettare l’eredità ovvero assume il titolo di erede. Si tratta, quindi, di una esplicita manifestazione di volontà – peraltro di rara applicazione nella prassi – espressa in forma scritta. 2. Accettazione tacita Ai sensi dell’art. 476 c.c. l’accettazione può aversi altresì quando “Il chiamato all’eredità compie un atto che presuppone necessariamente la sua volontà di accettare e che non avrebbe il diritto di fare se non nella qualità di erede”. Il soggetto, quindi, non dichiara espressamente di voler accettare l’eredità, ma compie degli atti che presuppongono secondo una valutazione oggettiva l’intento di accettare l’eredità: si tratta, allora, di valutare caso per caso la rilevanza della condotta del chiamato all’eredità. In tal senso la giurisprudenza ha avuto modo di esprimersi nei modi seguenti: a) che costituisca accettazione tacita dell’eredità: l’agire in giudizio nei confronti del debitore del de cuius per il pagamento di quanto al medesimo dovuto8; la proposizione di azioni di rivendica o di azioni dirette alla difesa della proprietà o alla richiesta di danni per la mancata disponibilità dei beni ereditari9; la proposizione della domanda di divisione e l’adesione alla stessa da parte dei coeredi10; la riscossione di un assegno rilasciato al de cuius11; la riscossione dei canoni di locazione di un immobile ereditario12; b) che non costituisca accettazione tacita dell’eredità: il pagamento delle spese funerarie13; la presentazione della denuncia di successione ed il pagamento della relativa imposta14; la richiesta di pubblicazione del testamento15. 3.Accettazione“automatica” Come anticipato sopra, vi sono due ipotesi normativamente disciplinate dalla Legge di dubbio inquadramento sistematico. La prima è costituita dall’art. 485 c.c. il quale prevede il caso particolare del chiamato all’eredità che sia nel possesso dei beni all’apertura della successione: questi, in sintesi, deve “pronunciarsi” entro tre mesi (mediante accettazione o mediante rinuncia) altrimenti è considerato irreversibilmente erede puro e semplice (cioè non solo acquista la qualifica di erede, ma nemmeno può più avvalersi del meccanismo del beneficio d’inventario di cui al successivo par. 3.b). La logica di tale ristretta previsione risiede nel fatto che, quando il chiamato è nel possesso dei beni presumibilmente ha una piena cognizione dell’asse ereditario e, quindi, non necessita di molto tempo per valutare il da farsi. La seconda è costituita dall’art. 527 c.c. il quale prevede che in caso di sottrazione od occultamento di beni ereditari l’autore del fatto sia considerato irreversibilmente erede puro e semplice (cioè non solo acquista la qualifica di erede, ma nemmeno può più avvalersi del meccanismo del beneficio d’inventario di cui al successivo par. 3.b). La logica di tale ristretta previsione risiede nel fatto di non consentire alcun tipo di scelta discrezionale ad un soggetto che si è reso autore di condotte deplorevoli. Le due fattispecie sopra de- scritte sono da alcuni studiosi del diritto successorio ritenute ipotesi eccezionali (in deroga al principio generale per il quale l’eredità si acquista per effetto dell’accettazione) nelle quali l’eredità si acquista senza accettazione, in quanto in esse sarebbe totalmente irrilevante la volontà di accettare da parte del soggetto (che si trova nel possesso dei beni o che occulta beni ereditari). Per altro filone di pensiero, invece, si tratta di casi nei quali l’accettazione comunque sussiste ancorché sia l’automatico effetto delle situazioni tipizzate dal Legislatore: in sostanza sarebbe la Legge stessa ad aver valutato a priori la rilevanza della condotta del soggetto chiamato all’eredità. 4. Accettazione da parte dello Stato Per completezza ricostruttiva deve, infine, essere ricordato che qualora non vi siano parenti accettanti sino al sesto grado, erede è lo Stato: ciò per l’ovvio motivo che non può aversi una successione senza eredi, dato che il subentro nella titolarità dei diritti altrui deve pur sempre avvenire in qualsiasi fenomeno successorio16. Dal punto di vista tecnico, l’art. 586 c.c. prevede che “In mancanza di altri successibili, l’eredità è devoluta allo Stato. L’acquisto si opera di diritto senza bisogno di accettazione e non può farsi luogo a rinunzia. Lo Stato non risponde dei debiti ereditari e dei legati oltre il valore dei beni acquistati”. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 37 LEGALE Accettazione in base agli effetti L’accettazione dell’eredità può altresì essere analizzata da una diversa prospettiva costituita dagli effetti che ne derivano, da cui la distinzione tra accettazione pura e semplice ed accettazione con beneficio di inventario. Sul punto si ricordi che la scelta tra le due modalità suddetta di accettazione compete esclusivamente al chiamato17, salvo si tratti di chiamati minori, interdetti, inabilitati e persone giuridiche senza scopo di lucro che – invece – sono obbligati ad accettare esclusivamente con beneficio d’inventario. 1. Accettazione pura e semplice Attraverso l’accettazione pura e semplice si realizza la c.d. confusione dei patrimoni tra defunto ed erede per cui: a) gli eventuali rapporti di debito / credito esistenti tra defunto ed erede si estinguono; b) i creditori ereditari potranno rivalersi non solo sul patrimonio ereditario, ma anche sul patrimonio personale dell’erede; c) i creditori personali dell’erede potranno rivalersi non solo sul patrimonio personale dell’erede, ma anche sul patrimonio ereditario. Tale commistione dei patrimoni è la conseguenza “normale” dell’accettazione dell’eredità (espressa, tacita o “automatica” che sia) e può essere impedita solo attraverso la procedura di accettazione con beneficio d’inventario. 38 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 2. Accettazione con beneficio d’inventario Attraverso l’accettazione con beneficio di inventario è impedita la c.d. confusione dei patrimoni tra defunto ed erede per cui: a) gli eventuali rapporti di debito / credito esistenti tra defunto ed erede permangono; b) i creditori ereditari potranno rivalersi solo sul patrimonio ereditario, e non anche sul patrimonio personale dell’erede (salvo l’ipotesi patologica in cui l’erede commette determinate irregolarità e, conseguentemente, decada dal beneficio d’inventario); c) i creditori personali dell’erede potranno sempre rivalersi sul patrimonio personale dell’erede, mentre sul patrimonio ereditario potranno rivalersi solo dopo che i creditori ereditari siano stati soddisfatti. Tale modalità di accettazione dell’eredità è soggetta ad un duplice livello di forma: dapprima è richiesta l’accettazione espressa dell’eredità con dichiarazione resa tassativamente avanti ad un Notaio ovvero avanti al Cancelliere del Tribunale nel cui circondario si è aperta la successione; successivamente è richiesta la redazione di un inventario dei beni ereditari da parte di un Notaio ovvero di un Cancelliere delegato dal Tribunale. L’accettazione espressa ha la finalità di togliere ogni possibile dubbio in ordine alla volontà di accettare l’eredità. La redazione dell’inventario ha la finalità di accertare l’esatta consistenza dell’asse ereditario. Una volta ritualmente espletate tali formalità, l’erede godrà dei benefici sopra esposti alle lettere a), b) e c), ma per mantenerli ogni atto di straordinaria amministrazione del patrimonio ereditario dovrà essere preventivamente autorizzato dal Tribunale il quale dovrà vagliare l’utilità dell’operazione al fine di conservare integre le ragioni dei creditori ereditari. Conclusioni Con la morte della persona si Note apre un passaggio delicato costituito da vari segmenti: apertura della successione, delazione (cioè fase in cui il chiamato all’eredità può valutare se accettare e meno) e accettazione (cioè “chiusura” del passaggio generazionale con pieno trasferimento del patrimonio dal defunto all’erede). Per il chiamato che sia incerto sul da farsi potrà forse essere d’ausilio il noto detto “a caval donato non si guarda in bocca”. ❑ 1 Proprio perché si può aprire questa finestra temporale caratterizzata da un “vuoto di potere”, la Legge consente a chiunque vi abbia interesse (ad es. un creditore ereditario) di chiedere al Tribunale la nomina di un curatore dell’eredità giacente con l’incarico di compiere vari atti amministrativi nell’attesa che – con l’accettazione dell’eredità – detto “vuoto di potere” cessi. 2 Una volta che l’eredità è accettata, invece, il passaggio giuridico tra defunto ed erede si “salda” poiché l’art. 459 c.c. stabilisce che “L’effetto dell’accettazione risale al momento nel quale si è aperta la successione”. 3 Su questo punto ci si permette di richiamare a quanto già contenuto in “La successione legittima” pubblicato in questa rivista al n. 1/2016, pg. 42 ss. 4 Si tratta di un principio trasversale ai vari istituti del nostro Ordinamento giuridico: basti pensare che anche l’atto che per definizione esclusivamente arricchisce un soggetto, cioè la donazione, è un contratto che richiede il consenso del donatario che è certamente beneficiato dall’operazione. 5 L’art. 475 III comma c.c. stabilisce che “ È nulla l’accettazione parziale di eredità”: questo significa ad es. che un erede chiamato per 1/2 non possa decidere di accettare solo per 1/4 o che se l’eredità è composta da immobili e denaro l’erede non possa decidere di accettare solo il denaro. 6 L’art. 475 II comma c.c. prevede che “È nulla la dichiarazione di accettare sotto condizione o a termine”: sono intuibili, infatti, le complicazioni che nascerebbero ad es. se l’erede dichiarasse di essere tale solo per un lasso di tempo o solo ricorrendo determinate condizioni. 7 In realtà l’accettazione “automatica” è una categoria concettuale oggetto di discussione, in quanto secondo una corrente di pensiero le ipotesi riconducibili a tale tipologia costituirebbero non una forma di accettazione (seppur “automatica”), bensì un’eccezionale ipotesi di acquisto ereditario senza accettazione. Nel successivo par. 2c si tornerà su questa particolare figura e si darà conto delle ragioni per cui è forse preferibile considerarla comunque quale sottogruppo del più ampio genere della categoria dell’accettazione. 8 Cfr. Cass. n. 16002/2008. 9 Cfr. Cass. n.13.738/2005. 10 Cfr. Cass. n. 22.288/2013. 11 Cfr. Cass. n. 12.327/1999. 12 Cfr. Cass. n. . 2.743/2014. 13 Cfr. Trib. Varese 31.10.2011. 14 Cfr. Cass. n. 10.796/2009. 15 Cfr. Trib. Firenze 20.2.1993. 16 É, quindi, improprio – come talvolta si sente dire nella comune esperienza professionale – che in un certo caso “non esistono eredi”, perché per definizione un erede ci sarà sempre … cioè in ultima battuta lo Stato italiano. 17 In tal senso l’art. 470 c.c. stabilisce che è irrilevante qualsivoglia imposizione da parte del testatore in ordine alle modalità di scelta di accettazione in capo al chiamato. SICUREZZA Bruno Belotti Renato Greci I Sicurezza nell’ambito delle costruzioni in legno l legno nelle costruzioni Da parecchi anni si è inserito nel mondo delle costruzioni, e non con ruolo di comparsa o di secondo piano, un materiale di cui si erano perse le tracce per almeno mezzo secolo: il legno. Il boom edilizio, dal dopoguerra e fino all’inizio degli anni ’90, ha messo in risalto e promosso commercialmente materiali economici, accessibili e performanti quali laterizi di tutte le forme e tipologie, calcestruzzo semplice ed armato, in opera o prefabbricato, acciaio strutturale, ceramiche. La crisi petrolifera degli anni ’70, ha imposto di avere abitazioni a basso consumo energetico, e la crescente esigenza per un miglior e confortevole habitat, hanno richiesto l’introduzione di nuovi materiali necessari alla coibentazione ed insonorizzazione incoraggiando e favorendo i prodotti derivati dalle materie plastiche e sintetiche (poliuretani, lane minerali e di vetro, pannelli EPS, XPS, gomme granulari, ecc.). Ultimamente anche nella serramentistica residenziale (quella industriale, pubblica e commerciale è da tempo il regno incontrastato dei materiali ferrosi), ultimo baluardo per il legno, vi è stata l’introduzione prepotente di serramenti con profili, più o meno complessi e performanti, in polivenilcloruro (PVC) che in alcuni casi vogliono scimmiottare il legno. A partire dagli anni ’90 del secolo scorso, sul mercato, prima nelle nazioni nordiche ed alpine, dove la materia prima, il legno, è molto abbondante e poi nelle regioni del nord-italia, partendo dal Trentino Alto Adige, è stato fatto conoscere e quindi diffuso ed incrementato l’utilizzo del legno lamellare quale opzione strutturale. Nel settore del risparmio energetico, quale materiale alternativo all’introduzione delle plastiche, sono stati sviluppati (in quanto esistevano già da tempo) e perfezionati i vari pannelli coibentanti a base di fibra di legno. Le nuove tecnologie sui legni lamellari hanno coinvolto anche il settore dei serramenti con montanti in legno stratificato, più economico (a parità di essenza) e più stabile e duraturo nel tempo. Anche il settore dei pavimenti in legno è stato invaso e coinvolto dalla stratificazione di vari tipi di legno 40 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 ottenendo un materiale composito prefinito, molto apprezzato per il basso costo e la facilità di posa, utilizzabile perfino nei bagni, dove il legno era letteralmente bandito. La riscoperta dell’uso del legno è quindi stata caratterizzata da una serie di passaggi che, come accade in tutte le dinamiche della società, ha avuto sempre più un’accelerazione ed una spinta all’innovazione tecnologica. Siamo così passati, nel breve periodo di poco più di un ventennio, alla riscoperta del legno come materiale per la realizzazione di coperture e rivestimenti, all’utilizzo per la costruzione di interi immobili, da principio con moduli, di dimensioni piuttosto modeste, progettati dall’azienda realizzatrice, a edifici multipiano che rispondono pienamente alle esigenze ed idee del progettista architettonico. In questo articolo saranno trattati i problemi legati alla sicurezza relativamente a quest’ultima tipologia di costruzioni, che sembra poter avere un’importante sbocco commerciale e quindi futuro nel mondo dell’edilizia. Innanzitutto va ricordato che la possibilità di realizzare edifici in legno multipiano è nata dall’introduzione di due tipologie di legname, che grazie a nuove tecnologie e sistemi di realizzazione hanno trasformato un materiale naturale, in uno che mantiene le prerogative e le caratteristiche naturali, ma che fornisce caratteristiche tecniche e di lavorabilità praticamente impensabili solo trenta/quarant’anni fa, questi materiali sono il legno Lamellare e il Xlam o Crosslam. Il legno lamellare Il legno lamellare è un prodotto utilizzato nelle strutture portanti o di rivestimento, in tutti i settori dell’edilizia. Viene ottenuto attraverso un processo tecnologico industriale con l’incollaggio a caldo e sotto pressione di tavole/assicelle di legno (dette appunto “lamelle”), preventivamente stabilizzate dal punto di vista igrometrico e dello spessore massimo di 20 mml, al fine di evitare fenomeni di ritiro e deformazione del materiale. SICUREZZA Le travi lamellari sono elementi strutturali che possono avere forme e dimensioni adatte ad ogni esigenza di ingegneria e di design. L’unico limite è determinato (come in tutte le strutture prefabbricate fuori opera), dalla lunghezza nel trasporto e nella messa in opera. Il legno lamellare ha un’elevata resistenza meccanica in quanto mantiene tutte le caratteristiche di leggerezza del legno naturale (kg/mc. 450 circa) (elevato rapporto tra resistenza e peso) ma altresì dovuta alla forma snella delle strutture (il rapporto tra B-base- e H-altezza è molto basso) dove l’altezza delle travi, entrando al cubo nella formula del momento d’inerzia assiale, consente di ottenere grandi capacità di resistenza ai sovraccarichi (rispondenza alle istruzioni del CNR-DT206/2007 e all’Eurocodice 5). Il xlam o crosslam Il sistema costruttivo per gli edifici e case in legno X-Lam o Cross-Lam è un sistema a pannelli recentissimo, databile alla fine degli anni 90. In Italia la diffusione di questo prodotto è avvenuta negli ultimi dieci anni. L’X-lam è un sistema costruttivo costituito da pannelli di legno a strati incrociati ed incollati (a differenza del legno lamellare in cui gli strati sono tutti incollati nella stessa direzione). Lo spessore delle pareti dipende principalmente dal dimensionamento statico e possono essere quindi molto variabili, permettendo realizzazioni che vanno dal singolo piano ad edifici di molti piani fuori terra. Inoltre il pannello X-LAM, non essendo contemplato né come legno lamellare, né come legno massiccio, rientra nella categoria “Altri prodotti derivati dal legno per uso strutturale” come riportato nel paragrafo 11.7.6 del D.M. 14.01.2008 (NTC 2008) e per il quale le Aziende Produttrici devono essere in possesso della Marcatura CE o di un Certificato di Idoneità Tecnica all’Impiego rilasciato dal Servizio Tecnico Centrale sulla base di Linee Guida approvate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Le strutture lamellari ed in crosslam, pur essendo realizzate con un materiale naturale come il “legno” possono avere una resistenza al fuoco pari o addirittura superiore a quella delle strutture in acciaio o in calcestruzzo armato. Grazie all’isolamento termico realizzato dalla carbonatazione dello strato superficiale delle strutture lamellari, la combustione avviene con lentezza con un aumento molto graduale e lento della temperatura. Questo fenomeno consente di isolare termicamente il proprio “guscio” interno resistente lasciando invariate, per un tempo calcolabile, le proprietà e funzioni di portanza delle fibre di legno lamellare. Quindi la resistenza al fuoco del legno lamellare dipende dalla velocità di carbonatazione calcolabile in laboratorio ed analiticamente per le diverse essenze legnose (normative tecniche UNI 9504 e UNI ENV 1995-1-2 Eurocodice 5). Pertanto il legno lamellare, alla stregua di altri materiali impiegati nelle costruzioni, utilizzato come ossatura strutturale o addirittura come rivestimento consente, in caso d’incendio, l’evacuazione dell’edificio e l’intervento in sicurezza dei vigili del fuoco. Le caratteristiche di leggerezza e flessibilità unite alla resistenza meccanica fanno si che le costruzioni in legno lamellare ed in crosslam possano resistere, con i dovuti dimensionamenti, ai sismi. In caso di terremoto, le forze sismiche agenti sugli edifici sono proporzionali alla massa dell’edificio stesso. Ne consegue che la forza distruttiva del sisma, risulta fortemente ridotta in presenza di una struttura leggera come quella realizzata in legno lamellare ed in crosslam, il quale, per sua natura elastico, consente di sostenere anche limitate deformazioni prodotte dall’onda tellurica. Non si deve trascurare la bellezza delle architetture che designer e progettisti riescono a realizzare con le strutture in legno lamellare ed in crosslam. Viene sommata alla versatilità di questo prodotto, la naturalezza e la sostenibilità del legno, la capacità che hanno queste strutture di racchiudere grandi spazi, con forme geometriche affascinanti, ricche di luce e colore. Valutazione dei rischi nelle costruzioni in legno lamellare Come in tutti i cantieri edili temporanei e mobili, le costruzioni realizzate con strutture in legno lamellare, dalla semplice copertura con orditura in legno, al condominio edificato con pannelli in X-LAM (pannelli in legno multistrato a strati incrociati) occorre seguire ed ottemperare in modo preciso a quanto previsto dal Titolo IV del D.lgs n° 81/2008. L’elenco dei fattori di rischio nelle costruzioni in legno si possono riassumere nei seguenti macro raggruppamenti: A.rischi per la sicurezza dei lavoratori ed in particolare: aree di transito, spazio di stoccaggio e di lavoro, apparecchi di sollevamento, schiacciamento, macchine elettriche fisse e portabili, attrezzi manuali, manipolazione manuale degli oggetti, urti impatti e compressioni, colpi, tagli e punture e abrasioni, caduta dall’alto, caduta dei materiali dall’alto, scale, impianti elettrici ed elettrocuzione, apparecchi a pressione, rischi d’incendio e di esplosione, rischi per la presenza di esplosivi, rischi chimici. B.rischi per la salute dei lavoratori ed in particolare: Esposizione agli agenti chimici, esposizione agli agenti cancerogeni, microclima termico, illuminazione, carico di lavoro. C.aspetti gestionali ed organizzativi quali: organizzazione del lavoro, compiti, funzioni e responsabilità, analisi, pianificazione e controllo, formazione, informazione e partecipazione, norme e procedimenti di lavoro, manutenzione, dispositivi di protezione individuale e collettiva, emergenza, pronto soccorso e sorveglianza sanitaria. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 41 SICUREZZA In effetti, tutti questi fattori di pericolo non si differenziano dagli elenchi dei rischi da prevedere e valutare per qualsiasi tipo di cantiere temporaneo e mobile. A) Fattori di rischio per la sicurezza del lavoratori Tra i fattori di rischio per la sicurezza dei lavoratori elencati sopra, vale comunque la pena soffermare l’attenzione su alcuni che sembrano peculiari alle strutture in legno lamellare. 1.Aree di transito in cantiere e spazio di stoccaggio e di lavoro. Trattandosi normalmente di strutture, prefabbricate per quanto possibile in stabilimento, di notevole lunghezza e molto ingombranti, l’arrivo di autotreni in cantiere deve avvenire con la supervisione almeno del preposto che con chiare e precise informazioni indichi il percorso sicuro, comunque segnalato, che conduca all’area destinata allo scarico ed allo stoccaggio dei prodotti. La successione con cui le strutture arrivano in cantiere deve essere preventivamente e per tempo programmata per evitare inutili smistamenti e spostamenti di carichi particolarmente pesanti ed ingombranti. Pertanto è sempre buona prassi far eseguire le operazioni di scarico alla squadra che eseguirà il montaggio e la posa Lo stoccaggio dei materiali deve essere fatto in zona delimitata e definita. Il terreno su cui vengono accatastati i pacchi e le strutture dei prodotti in legno deve essere preventivamente controllato, deve essere piano, consolidato e stabile. I pacchi delle strutture lignee vengono quindi posati su listelli/paletti per ottenere uno stabile appoggio ed evitare possibili e pericolosissimi ribaltamenti di cataste di strutture molto pesanti con conseguenti gravi pericoli per i lavorati del cantiere Viene quindi naturale che il CSP in questi casi debba ancor più collaborare con il progettista architettonico, in quanto le scelte di quest’ultimo, unita alla conformazione e dimensione del cantiere, possono portare a fonti di rischi che possono preventivamente essere identificati e quindi risolti. In particolare ci si riferisce alle aree di stoccaggio dato che nei casi in cui l’area di stoccaggio risulta essere ampia e ben servita dagli accessi carrali, il sistema costruttivo è facilmente utilizzabile, ma nei casi in cui l’area di stoccaggio è piccola o di difficile accesso carrale il sistema costruttivo non è più facilmente utilizzabile, e può generare fonte di pericolo con soluzioni tecniche che possono racchiudersi nel continuo arrivo 42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 SICUREZZA o autogru conformemente ai carichi da gestire. In ogni caso il mezzo di sollevamento dovrà essere manovrato esclusivamente da personale debitamente formato, informato ed addestrato. È consigliato inserire tra la cartellonistica per la sicurezza di cantiere ed elencata nel PSC, la tabella delle “prescrizioni per i segnali verbali e gestuali” per una corretta ed universalmente adottata serie di indicazione da fare al manovratore dei mezzi di sollevamento. Tra le prescrizioni generali da inserire sono le seguenti: -- nessuna persona deve frapporsi tra il carico ed ostacoli fissi; -- in funzione del peso e della conformazione geometrica della struttura deve essere scelto l’idoneo accessorio per il sollevamento (funi, catene, fasce, brache, bilancieri, ecc.) che devono riportare su piastrine o etichette il carico massimo ammissibile; -- l’imbragatura deve avvenire in posizione stabile e sicura; -- il gruista non deve passare con carichi sospesi sopra le persone; ogni manovra deve essere opportunamente e per tempo segnalata; ogni manovra verrà interrotta, in sicurezza, se permangono lavoratori o terzi sotto il percorso del carico; -- evitare oscillazioni del carico nel momento in cui si avvicinano i lavoratori per posizionare l’elemento; la struttura deve essere ancorata e fissata stabilmente prima di poter essere sganciata dalla gru; -- gli addetti che devono posizionare le strutture in quota devono operare stazionando su trabattelli, cestelli autocarrati o ponteggi e scale allestiti ed utilizzati secondo la normativa; ogni operatore che deve operare in quota ha l’obbligo dell’utilizzo di imbragature di sicurezza ancorate a sistemi anticaduta (linee vita) predisposte. di automezzi con piccole quantità di materiale, o in un accatastamento “verticale” che accentuerebbe rischi di ribaltamento dei carichi e schiacciamento. In situazioni limite (evidente mancanza di idonee aree di stoccaggio) il sistema potrebbe essere sconsigliato. 2.Apparecchi di sollevamento. Le strutture in genere di legno, hanno le superfici trattate per essere lasciate a vista e comunque non possono subire asportazione di materiale, stress strutturali o tagli/fessurazioni non calcolate. Questo comporta di evitare spostamenti inutili, controllo dell’imbragatura fatta nei punti e nei fissaggi predisposti dal produttore, utilizzo di sistemi di sollevamento omologati, della portata adatta al carico da sollevare, ed in perfetto stato di manutenzione. Durante tutte le operazioni di montaggio si utilizzeranno mezzi di sollevamento quali gru di cantiere, gru su autocarro 3.Funi, Catene, Fasce e Brache con asole. Particolarmente adatte all’imbracatura ed al sollevamento di strutture lignee sono le fasce e le brache con asole. Le fasce e le brache di poliestere con asole rinforzate sono leggere, maneggevoli, ed estremamente flessibili. Sono la corretta soluzione ai problemi di sollevamento di carichi delicati, che potrebbero essere danneggiati da tiranti a fune o catena. Come si è detto, le fasce e le brache non rovinano le superfici dei carichi e garantiscono una certa elasticità per ammortizzare meglio gli strappi, i contraccolpi che si possono verificare durante la movimentazione. Rappresentano inoltre l’unico sistema di sollevamento nel caso di lavori in ambienti corrosivi o con pericolo di conduzione elettrica. Le fasce, le brache ed i loro raggruppamenti vengono certificati mediante un “Attestato di Conformità” in accordo al D.lgs 17/2010 ed alla Direttiva Macchine 2006/42/CE. Ad ogni fascia viene applicata una etichetta riportante la portata, la larghezza, il codice di rintracciabilità e la marcatura CE. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 43 SICUREZZA Ad ogni braca con anello rinforzato a doppio strato in poliestere diversamente colorato in funzione della portata, viene in ogni caso applicata con cucitura una etichetta riportante la portata, lo sviluppo, il codice di rintracciabilità e la marcatura CE. In commercio si trovano fasce o brache che hanno una portata che varia da 1.000 kg (1 ton.) a 30.000 kg (30 ton.) . I consigli per un corretto uso e manutenzione vengono descritti in un manuale consegnato con le fasce o con le brache. 4.Macchine elettriche fisse e portabili, attrezzi manuali, manipolazione manuale degli oggetti. Senza tralasciare e sottovalutare l’analisi e la casistica dei rischi presenti in tutti i cantieri temporanei e mobili (cadute dall’alto, elettrocuzione, ecc.) nei cantieri dove si utilizza per la costruzione in modo preponderante il legno in genere ed in particolare le travature lamellari e le crosslam, per la specificità delle strutture da assemblare e dell’utilizzo delle attrezzature inerenti la lavorazione del legno si possono evidenziare alcune tipologie di rischi peculiari, ed in particolare: -- Infortuni da ferite alle mani -- Infortuni da schiacciamento o perforazione dei piedi -- Infortuni agli occhi per proiezione di oggetti/schegge -- Infortuni per scivolamenti, inciampi e cadute -- Infortuni per movimentazione manuale dei carichi. -- Infortuni derivati dall’impigliamento di vestiti o monili Questi rischi sono particolarmente legati all’utilizzo di alcune specifiche attrezzature necessarie in cantiere alla lavorazione del legno. Tra le più utilizzate si possono annoverare: a.pistola sparachiodi b.sega circolare portatile e motosega c.sega circolare d.elettroutensili vari e.seghetto alternativo f.trapano e tassellatore e avvitatore L’impiego delle suddette attrezzature necessita in principal modo, da parte dei lavoratori, la dotazione e l’utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuali (DPI) tradizionali, quali guanti protettivi antitaglio, calzature o stivali di sicurezza, occhiali e/o visiera in policarbonato ed antiappannamento, maschere con filtri antipolvere, cuffie o otoprotettori, tute da lavoro su misura, sempre in perfetta efficienza, certificati e marchiati CE e dotati di note informative per il corretto utilizzo e la corretta manutenzione. Oltre a quanto sopra accennato tutti gli apparecchi elencati per fornitura ed impiego da parte delle maestranze devono: -- all’atto dell’acquisto aver verificato la presenza della dichiarazione di conformità e della marcatura CE e le note 44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 informative sulle modalità d’uso e manutenzione rilasciate dal produttore; gli elettroutensili devono essere a doppio isolamento elettrico o alimentati a bassa tensione di sicurezza (50volts) di classe 2 o 3; -- i lavoratori addetti all’utilizzo dell’apparecchiatura devono essere formati ed informati ed opportunamente addestrati; il personale addetto deve indossare sempre i normali DPI e in particolare, indumenti antitaglio, gli occhiali protettivi e maschere antipolvere; l’operatore, durante l’uso, dovrà assumere una buona posizione di equilibrio ed una presa salda dell’attrezzatura; -- prima dell’uso va sempre verificata l’efficienza della macchina; occorre altresì accertarsi che non vi sia la presenza, nell’area d’intervento, di impianti tecnologici, soprattutto elettrici, e tubazioni o serbatoi per la distribuzione di sostanze infiammabili e/o esplosive o gas, e che i cavi di collegamento elettrico (quando esistono), siano in buone condizioni e non corrano il rischio di schiacciamento, abrasione o taglio; -- durante le operazioni che prevedono l’utilizzo delle macchine sopra elencate, l’area di lavoro deve essere, asciutta e lontana dall’acqua ed opportunamente delimitata e segnalata; -- per le apparecchiature dotate di lama, quest’ultima, dopo l’uso, o durante il trasporto o il suo deposito o l’immagazzinamento, deve essere sempre protetta da cuffie o carter, da parte delle maestranze; -- nel caso specifico della sega circolare, quest’ultima dovrà essere installata in posizione tale da garantire la massima stabilità onde evitare anche leggeri movimenti o sbandamenti e vibrazioni. Il piano di lavoro sarà tenuto sempre sgombro e pulito da materiali di risulta dalle lavorazioni; l’operatore non dovrà mai avvicinarsi alla lama, ma procurarsi ed utilizzare idonee attrezzature quali spingitori, porta pezzi, ecc.; -- prima dell’uso va sempre verificata l’efficienza della sega circolare. Deve essere regolata la cuffia di protezione, va registrato il “coltello divisore” posteriore alla lama (non più di 3 mml. dalla dentatura del disco), va verificata l’integrità dei collegamenti elettrici e dei carter di protezione ai due lati del disco nella parte sottostante del banco di lavoro. B) Fattori di rischio per la salute del lavoratori Tra i fattori di rischio per la salute dei lavoratori è sicuramente evidenziabile che il sistema costruttivo con pannelli che arrivano già tagliati a misura rende il cantiere sicuramente più pulito. Tenere pulito un cantiere significa lavorare in migliori condizioni, ciò comporta inevitabilmente un rendimento migliore è una tempistica molto minore, e una notevole diminuzione delle fonti di rischio, riducendo l’esposizione agli agenti chimici ed agli agenti cancerogeni. SICUREZZA Sul microclima termico e l’illuminazione non si prevedono diversità rispetto a metodi costruttivi tradizionali. Il carico di lavoro e lo spostamento manuale dei carichi è invece notevolmente migliore che nei sistemi a “forati” dato che, essendo gli elementi particolarmente grandi e pesanti devono essere necessariamente gestiti con l’utilizzo di apparecchiature di sollevamento. B) Aspetti gestionali e organizzativi Tra i fattori “aspetti gestionali e organizzativi” rispetto alle tipologie costruttive tradizionali sono da evidenziare come già detto la pianificazione del cantiere e del lavoro (vedasi punto A), la formazione dato che spesso le maestranze non sono formate e non hanno esperienza di questa metodologia costruttiva, e soprattutto i dispositivi di protezione collettiva, in particolare riguardo alle cadute dall’alto. Il D.lgs 81/08 considera lavori in quota tutte le “Attività che, da chiunque esercitate e alle quali siano addetti lavoratori subordinati o autonomi, concernono la esecuzione dei lavori di costruzione, manutenzione, riparazione, demolizione, conservazione, risanamento, ristrutturazione o equipaggiamento, la trasformazione, il rinnovamento o lo smantellamento di opere fisse, permanenti o temporanee, in muratura, in cemento armato, in metallo, in legno o in altri materiali (…). Costituiscono, inoltre, lavori di costruzione edile o di ingegneria civile gli scavi, e il montaggio e lo smontaggio di elementi prefabbricati utilizzati per la realizzazione di lavori edili o di ingegneria civile”. Il problema principale in cui si imbatterà il CSP prima e il CSE dopo, sarà dato dal fatto che ci si ritrova in un cantiere che presenta le problematiche derivanti dal montaggio di elementi prefabbricati, ma che da un punto di vista giuridico non rientra in tale casistica infatti la Circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale 20 gennaio 1982, n. 13, circolare che nella Parte III fornisce le “Istruzioni per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nella produzione, trasporto e montaggio di elementi prefabbricati in c.a. e c.a.p.”, non includendo le strutture in legno anche perché all’epoca dell’emanazione della circolare questo tipo di strutture non erano in commercio. In particolare l’art. 23 (Protezione contro la caduta di persone) della Circolare di cui sopra, dispone che “nelle operazioni di montaggio di strutture prefabbricate, quando esiste pericolo di caduta di persone, deve essere attuata almeno una delle seguenti misure di sicurezza atte a eliminare il pericolo stesso: -- impiego di impalcatura, ponteggio o analoga opera provvisionale; -- adozione di un sistema di protezione individuale dalle cadute; -- adozioni di reti di sicurezza; -- adozione di altre precauzioni” derivanti da quanto indicato dall’art. 129, Decreto legislativo 81/2008. Il cantiere per la costruzione in legno con elementi prefabbricati inoltre si trova di fronte ad elementi di forma, dimensioni ed altezze anche notevoli, e dettate solo dalle esigenze di trasporto, mentre nei cantieri di elementi prefabbricati in c.a. e c.a.p. gli elementi ormai sono quasi standardizzati, in questi gli elementi sono dettati dalle esigenze del progettista/ cliente, quindi variabili. Conclusioni La costruzione di edifici in legno ha sicuramente molti aspetti positivi in relazione alle problematiche relative alla sicurezza riassumibili in: -- la durata inferiore dei tempi di costruzione significa minore possibilità del verificarsi di incidenti in cantiere; -- il peso degli elementi costruttivi risulta inferiore garantendo che una più agevole motivazione, un minor pericolo per gli operatori coinvolti; -- il montaggio di impianti e cappotti isolanti è notevolmente più semplice; -- la movimentazione dei carichi costituiti sia dagli elementi che dalle attrezzature è minore rispetto ad un cantiere tradizionale con conseguente minor affaticamento delle maestranze; -- l’ambiente lavorativo risulta essere più pulito e ordinato e quindi consentendo di organizzare al meglio le fasi lavorative. Di contro, il cantiere per la costruzione in legno con elementi prefabbricati può presentare situazioni particolari a riguardo di rischi relativi alla sicurezza, che non si trovano normalmente nei cantieri tradizionali, che devono essere valutati e risolti ed in particolare: -- trasporto, stoccaggio e movimentazione degli elementi prefabbricati in legno; -- nuove attrezzature e nuovi sistemi di sicurezza per il montaggio degli elementi prefabbricati in legno; -- sistemi anti caduta idonei per le diverse situazioni sia per diversità da cantiere a cantiere sia per le diverse fasi all’interno dello stesso cantiere. La costruzione in legno con elementi prefabbricati è sicuramente destinata ad avere sempre maggior successo ed utilizzo pur presentando nuove problematiche e nuove sfide per la sicurezza in cantiere ma come disse Sir Winston Churchill “L’ottimista vede opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede pericolo in ogni opportunità.” Fonti consultate e citate: Ferdinando Izzo, Progettare, costruire ed abitare sostenibile (Opuscolo) ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 45 URBANISTICA Sezione Provinciale UNITEL Brescia La qualificazione tecnico-giuridica degli interventi edilizi D i seguito si esaminano le definizioni degli interventi definiti all’art. 3 del TUE alla luce della giurisprudenza sia amministrativa che penale, ma con richiamo a quelle definite dall’art. 27 della L.R. n. 12 del 2005. Il TUE di cui al D.P.R. n. 380/2001, quale testo contenente i principi fondamentali e generali della disciplina dell’attività edilizia (caratterizzanti, come si ricorda la Consulta, gli esercizi unitari della disciplina su tutto il territorio nazionale), nel disciplinare il procedimento per il rilascio del permesso di costruire, specifica che il responsabile del procedimento deve (cfr art. 20, comma 3, ovvero art. 38, co. 3, LR n. 12/05): • curare l’istruttoria, • acquisire, avvalendosi dello SU, secondo quanto previsto all’art. 5, co. 3, i pre46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 scritti parere, e gli altri atti di assenso eventualmente necessari; •valutare la conformità del progetto alla normativa vigente, •formulare una proposta di provvedimento, corredata da una dettagliata relazione, con la qualificazione tecnico-giuridica dell’intervento richiesto. Secondo il dettato letterale della norma, la proposta di provvedimento finale, positivo o negativo, dovrebbe essere in esito della valutazione di conformità alla normativa vigente del progettato intervento edilizio e contenere la qualificazione tecnico-giuridica dell’intervento stesso. La dettagliata relazione prevista, dovrebbe dare riscontro dell’istruttoria, ovvero delle risultanze della stessa e della suddetta qualificazione tecnico-giuridica Foto © bogdanhoda / 123RF Archivio Fotografico Concludiamo la presentazione dei commenti redatti dalla Sezione Provinciale dell'UNITEL sulle norme urbanistico-legali, con l'approfondimento della nozione di qualificazione tecnico-giuridica degli interventi quale attività specificatamente posta a carico del responsabile del procedimento relativamente alla richiesta di permesso di costruire, ovvero alla presentazione della DIA o SCIA, con particolare attenzione alla qualificazione tecnico-giuridica degli interventi edilizi di tipo “manutentivo-conservativo”. oltre della valutazione di conformità, in altri termini, la relazione dovrebbe dare evidenza dell’iter logico-intellettivo seguito dall’istruttore. In questo modo il legislatore richiederebbe al responsabile del procedimento di motivare la propria proposta di provvedimento ed ogni altra valutazione, in quanto condizione di legittimità del provvedimento finale. Infatti, in osservanza dell’obbligo di motivazione (cfr. art. 3, co. 1, L n. 241/90), la proposta di provvedimento, analogamente alla decisione finale, dovrebbe indicare i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che determinano la decisione, in relazione alle risultanze dell’istruttoria. La proposta, dunque, è fondata necessariamente sugli accertamenti e sulle valutazioni di vario tipo, per cui rap- presenta un giudizio complesso non limitato alla conformità del progetto alla normativa vigente, bensì esteso a tutti i presupposti richiesti per il rilascio del titolo abilitativo edilizio (cfr art. 12, co. 1 e 2, del TUE). Forse è utile, ai fini della comprensione, distinguere le valutazioni e gli accertamenti tipicamente istruttori dalle valutazioni di conformità, anche per la diversa incidenza che potrebbe avere la qualificazione tecnico-giuridica degli interventi nei due ambiti. Le valutazioni e gli accertamenti (presupposti di fatto) tipici dell’istruttoria, che andranno a sostanziarne le risultanze, si ritengono essere, principalmente, quelli relativi a: • condizioni di ammissibilità della richiesta, • requisiti di legittimazione URBANISTICA Foto © zoomteam / 123RF Archivio Fotografico SEMPLIFICAZIONE BUROCRATICA Novità sull’istituto della “conferenza di servizi” di Giuseppe Zipponi La cosa riguarda principalmente le pubbliche amministrazioni ma anche la nostra attività professionale laddove si debba ottenere l’approvazione di progetti complessi. Ad esempio, capannoni in variante al P.G.T. tramite lo Sportello Unico Attività Produttive; oppure progetti commissionati da Comuni che richiedono l’approvazione di più enti (Soprintendenza, Provincia, Regione). Oppure, ancora, nel caso di centraline idroelettriche o Valutazioni Ambientali Strategiche di Piani o Progetti. La norma in questione (articoli 14 e seguenti della Legge 241/1990 che vi invitiamo a leggere nella nuova formulazione) è stata sostituita con il D.lgs 127 del 30 giugno 2016. La conferenza diventa “semplificata decisoria”, che non prevede riunioni fisiche ma solo l’invio di documenti per via telematica; la conferenza simultanea con riunione (anche telematica) si svolge solo quando è strettamente necessaria; l’assenso delle amministrazioni che non si sono (dei richiedenti, dell’edificio, etc.), •completezza e congruità della documentazione amministrativa a corredo della domanda. Bisogna ricordarsi di quanto stabilisce l’articolo 9-bis del TUE in base al quale non si richiede documentazione che non sia già nella disponibilità dell’amministrazione. Le valutazioni di conformità alla disciplina vigente si ritengono essere sia quelle di riscontro oggettivo (per es. altezze, distanze, volumi, superfici, etc.), sia quelle connotate da discrezionalità tecnica, ossia quelle valutazioni concernenti apprezzamenti o giudizi tecnici precedenti il momento volitivo ed incidenti su quello conoscitivo. Il TUE, come detto, non chiarisce cosa sia e quale funzione abbia la qualificazione tecnico-giuridica dell’intervento, quindi il dato letterale della norma non consente di sapere a quale fase sia prodromica, cioè se a quella istruttoria e/o a quella valutativa, né precisa in cosa debba consistere in concreto. La qualificazione tecnico-giuridica è verosimilmente un giudizio argomentato dell’intervento edilizio progettato, finalizzato a determinare la categoria di appartenenza rispetto a quelle definite legislativamente e con l’ulteriore fine di determinare da un lato il regime giuridico dell’intervento, dall’altro le conformità attese per lo stesso, e non ultimo, l’aspetto economico del relativo titolo abilitativo. Per determinare la categoria dell’intervento, che dovrebbe esplicitare la sua natura “tecnica”, è necessario riferirsi alle definizioni degli interventi edilizi espresse, come noto, dall’art. 3 del TUE; espresse si considera acquisito; il termine della conferenza, oggi di fatto indefinito, viene stabilito perentoriamente in al massimo 5 mesi. In particolare, è stata prevista la facoltà di intervento dei privati destinatari della comunicazione di avvio del procedimento; è stata prevista la possibilità di attivare direttamente la conferenza “simultanea” su richiesta motivata di altre amministrazioni o del privato interessato entro il termine previsto per richiedere integrazioni istruttorie; nei casi di conferenza “simultanea” che coinvolgono amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, dei beni culturali e della salute dei cittadini il termine per la conclusione della conferenza è elevato a 90 giorni; con riferimento alla disciplina del rappresentante unico, è stato precisato che vi è un rappresentante unico per ciascun ente; è stato meglio definito l’esercizio dei poteri di autotutela rispetto alla decisione conclusiva della conferenza. il comma 2 di detto articolo precisa che dette definizioni prevalgono sulle disposizioni degli strumenti urbanistici generali e dei RE. Tuttavia occorre ricordare che, in regione Lombardia, le definizioni degli interventi edilizi sono quelle stabilite dall’articolo 27, della legge regionale n. 12/2005, quale legislazione concorrente in materia edilizia nel rispetto dei principi fondamentali della legislazione statale. È a questa disciplina edilizia che i comuni, in regione Lombardia, si devono attenere per esercitare l’attività edilizia dei propri territori. Occorre però considerare anche l’orientamento della Corte Costituzionale sulla natura giuridica delle definizioni legali (sentenza n. 309/2011). La sentenza mette in evidenza che le definizioni del TUE sono da rite- nersi principi fondamentali NON DEROGABILI dalla legislazione concorrente regionale, che definisce le categorie di intervento, purché in conformità a quelle statali e disciplinano, nel contempo, il regime dei titoli abilitativi, con riguardo al procedimento e al contributo, nonché agli abusi edilizi e all’applicazione delle relative sanzioni amministrative e penali. La distinzione delle definizioni statali mette in evidenza da una parte gli interventi edilizi “rilevanti”, quali la nuova costruzione, la ristrutturazione urbanistica e la ristrutturazione edilizia, e dall’altra quelli “residuali”, ovvero quelli c.d. “minori”, come il restauro e risanamento conservativo e le manutenzioni. La sentenza si occupa nel dettaglio della ristrutturazione edilizia per quanto attiene alla modifica della sagoma, ma pone l’accento anche sulla tutela del paesaggio, di competenza statale, qualora si renda neIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 47 URBANISTICA cessario stabilire la linea di distinzione tra le ipotesi di nuova costruzione e quelle degli altri interventi edilizi. Le categorie di intervento edilizi definite dal TUE si caratterizzano in ordine a più profili: 1.la finalizzazione dell’intervento: a.finalità conservativa degli organismi edilizi e/o delle loro parti: I. con le manutenzioni (ordinarie e straordinarie) II. con i restauri e risanamenti conservativi b.finalità trasformativa degli organismi edilizi: I. degli organismi edilizi ovvero del territorio sia in senso edilizio che urbanistico, II. dei tessuti urbanistico-edilizi del territorio sia in senso edilizio che urbanistico, III. del territorio sia in senso urbanistico che edilizio 2.le modalità esecutive della finalizzazione di cui sopra: a.mediante un insieme sistematico di opere (cfr. gli interventi di restauro e risanamento conservativo, di ristrutturazione edilizia, di ristrutturazione urbanistica. Le nuove costruzioni è intervento implicitamente costituito da un insieme sistematico di opere), b.mediante opere non riconducibili a detto insieme sistematico. La determinazione del regime giuridico di subordinazione dell’intervento proposto, quindi la sua natura 48 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 “giuridica” (rilevanza penale, onerosità, etc.) consiste nello stabilire se lo stesso costituisce: •attività edilizia libera realizzabile: -- senza alcun titolo abilitativo (cfr. art. 6, comma 1), -- c o n c o m u n i c a z i o n e dell’inizio dei lavori (cfr. art. 6, comma 2); •intervento di trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio subordinato: -- a permesso di costruire (cfr. art. 10, ovvero art. 33, LR 12/05); -- a DIA alternativa (cfr. art. 22, comma 3, ovvero art. 41, co. 1, LR 12/05), •intervento non riconducibile alle precedenti categorie (cfr. art. 22, comma 1), ovvero in variante in corso d’opera (cfr. art. 22, comma 2, ovvero art. 41, co. 2, LR 12/05), e subordinato: -- a segnalazione certificata di inizio attività – SCIA (cfr. art, 5, comma 2, lett. b) e c) della legge n. 106/2011, di modifica all’art. 19 della L. n. 241 del 1990), -- a permesso di costruire “facoltativo” (cfr. art. 22, comma 7 e art. 20, comma 11). •Intervento subordinato a permesso di costruire in deroga (cfr. art. 14, ovvero art. 40, LR 12/05, •Intervento in accertamento di conformità (cfr. artt 36 e 37, comma 4). Al regime giuridico di appartenenza dipende, infine, la valutazione di conformità alla normativa vigente, o meglio la conformità alle previsioni degli strumenti urbanistici, dei RE e della normativa urbanistico-edilizia vigente (cfr art. 12 del TUE). Gli interventi edilizi definiti dal TUE (e dalla legislazione regionale) dichiarano come presupposto di legittimità la conformità urbanistico-edilizia, anche in seguito di condono o sanatoria edilizia. Si ritiene evidenziare la differenza esistente tra conformità urbanistica e conformità edilizia. La prima è da riferire ai parametri di conformazione dei suoli (indici, volumi, superfici, destinazione d’uso, tipologie insediative/ edilizie, caratterizzazioni formali, etc.), la seconda, invece, è da riferire alla tutela di beni giuridici essenziali, quali la salute e la sicurezza (cfr. artt 32, comma 1, e 41, comma 1, della Costituzione), e agli altri interessi generali tutelati nell’ordinamento giuridico, quali l’eliminazione/superamento delle BBAA e l’efficienza energetica degli edifici. Per quanto concerne la giurisprudenza si ritiene dare evidenza ai seguenti principi: “Costantemente affermato da questa Corte Suprema il principio secondo il quale il regime dei titoli abilitativi edilizi non può essere eluso attraverso la suddivisione dell’attività edificatoria finale nelle singole opere che concorrono a realizzarla, astrattamente suscettibili di forme di controllo preventivo più limitate per la loro più modesta incisività sull’assetto territoriale. L’opera deve essere considerata unitariamente nel suo complesso, senza che sia consentito scindere e considerare separatamente i suoi singoli componenti” (per tutte Cass. Pen., sez. II, sent. 26 settembre 2011, n. 34764). “Nel vagliare un intervento edilizio consistente in una pluralità di opere, come qui accade, deve effettuarsi una valutazione globale delle stesse atteso che ‘la considerazione atomistica dei singoli interventi non consente di comprendere l’effettiva portata dell’operazione’, ovvero che, nel caso in cui un’opera consista nella ristrutturazione di un immobile effettuata tramite la realizzazione di ‘corposi interventi edili, essa non è scomponibile in distinte fasi cosicché possano individuarsi interventi soggetti ad autorizzazione ed altri soggetti a concessione, ma va valutata nella sua unitarietà e risulta soggetta al regime concessorio’. L’operazione che deve compiere il responsabile è duplice: di carattere obiettivo, di rilevazione ed acclaramento degli elementi descrittivi e progettuali dell’intervento; e di carattere valutativo, con riferimento alle caratteristiche fisiche, strutturali e funzionali dell’intervento progettato; il tutto con un apprezzamento di insieme di carattere oggettivo e teleologico delle singole opere rappresentate, senza operare artificiosi frazionamenti, ovvero senza considerare autonomamente i segmenti dell’unitario intervento”. Nella pagina seguente si riporta uno schema sintetico utile all’individuazione della qualificazione tecnico-giuri- URBANISTICA dica degli interventi edilizi. Nell’ambito della qualificazione tecnico-giuridica, sia per il progettista che per il responsabile del procedimento e dell’istruttoria, assume importanza capire le disposizioni normative riguardanti la disciplina dell’attività dell’edilizia ed in particolar modo le definizioni degli interventi, così come stabiliti in base ai principi fondamentali e generali espressi dalla normativa nazionale. Si tratta di un’esigenza determinata dal fatto che la pratica professionale registra richieste di titoli abilitativi per interventi descritti in materia diversa rispetto alle definizioni normative (ad esempio, richieste per interventi di soprelevazione e/o di ampliamento di fabbricato esistente, interventi per la costruzione di portici, tettoie, pensiline, pergolati, gazebo, recinzioni, sistemazione interne di alloggi o di fabbricati, riparazione o sostituzione del tetto, costruzione di autorimessa, rifacimento di solai, e via elencando) oppure normative regionali o locali riportanti definizioni diverse da quelle a livello nazionale oppure aggiuntive (es. interventi di sostituzione edilizia, etc.). Il TUE di cui al D.P.R. n. 380/2001 riporta (cfr. art 3), ai fini della disciplina dell’attività edilizia, le definizioni degli interventi edilizi riconducendoli a sei categorie: manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, nuova costruzione e ristrutturazione urbanistica. Con l’entrata in vigore della legge n. 10/1977 e successive fino al 1996, le disposizioni normative hanno espresso da un lato le attività comportanti trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio, e dall’altro i criteri della loro subordinazione ad uno dei due regimi giuridici individuati: •oneroso e penalmente rilevante per la concessione edilizia, •gratuito e non penalmente rilevante per l’autorizzazione edilizia. Le definizioni degli interventi edilizi (di cui all’articolo 3) del TU determinano, di fatto, una specificazione degli interventi costituenti l’attività edilizia in disciplina (interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, etc.), e una qualificazione degli stessi quanto alla loro natura: devono essere interventi necessariamente edilizi. In altri termini, nel TUE, non è espressamente specificata la finalizzazione degli interventi costituenti l’attività edilizia in disciplina, diversamente dalla legge n. 10/1977 e cioè che le attività da considerare ai fini della disciplina stessa sono (solo) quelle comportanti trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio. Tuttavia, il TUE, nel definire gli interventi di “nuova costruzione”, specifica, con criterio residuale che sono “quelli di trasformazione edi- tecnica Inquadramento dell’intervento nelle categorie definite dal TUE ovvero nella legislazione regionale non in contrasto con i principi espressi nelle definizioni del TUE • Manutenzione ordinaria • Manutenzione straordinaria • Restauro e risanamento conservativo • Ristrutturazione edilizia: • pesante • leggera • Nuova costruzione • Ristrutturazione urbanistica giuridica Inquadramento dell’intervento così come definito, in uno dei regimi giuridici degli interventi stabiliti nel TUE • Attività edilizia libera • Attività edilizia libera con CIL o CILA • Permesso di costruire • Permesso di costruire in deroga • DIA alternativa/sostitutiva • SCIA o p.d.c. facoltativo • Accertamento di conformità Qualificazione degli interventi edilizi lizia e urbanistica del territorio non rientranti nelle categorie definite alla lettere precedenti”. Pertanto sussiste “continuità” giuridica tra la precedente e l’attuale disciplina dell’attività edilizia nella quale assumono dunque rilievo tutti gli interventi edilizi di trasformazione edilizia e urbanistica del territorio (verrebbe da dire “solo” gli interventi edilizi di quel tipo). Anche per il TUE lo scopo della definizione legale degli interventi edilizi è quella di attribuire ai medesimi l’idoneo regime giuridico, ossia quello di essere: • “attività edilizia libera”, con o senza preventiva comunicazione (CIL o CILA); • oppure intervento subordinato a “permesso di costruire”o a DIA alternativa e/o sostitutiva; • oppure intervento realizzabile con segnalazione certificata di inizio attività (SCIA). È opportuno ripetere che l’art. 3 del TUE, alla stessa stregua dell’art. 27, LR n. 12/2005, di definizione degli interventi edilizi, individua, come già ricordato, sei categorie di interventi costituenti attività edilizia di trasformazione edilizia e urbanistica del territorio, e cioè: • Manutenzione ordinaria, • Manutenzione straordinaria, • Restauro e risanamento conservativo, • Ristrutturazione edilizia, • Nuove costruzioni, • Ristrutturazioni urbanistiche. Si tratta di categorie che semIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 49 URBANISTICA brano rispondere ad un doppio criterio di classificazione: 1.criterio finalistico degli interventi: •Manutentivo integrativo: --delle finiture (riparazione, rinnovamento e sostituzione di finiture, integrazione di impianti tecnologici esistenti); --delle strutture e realizzazione-integrazione servizi igienico-sanitari e tecnologici; •restaurativo-conservativo e assicurativo degli organismi edilizi (rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali, funzionalità); •trasformativo degli organismi edilizi; •sostitutivo del tessuto urbanistico-edilizio con altro diverso (quindi trasformativo dei tessuti urbanistico-edilizi). 2.criterio modale o di modalità realizzativa/esecutiva degli interventi: • mediante opere (di riparazione, rinnovamento, sostituzione o necessarie per rinnovare e sostituire anche parti strutturali degli edifici nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici), •mediante modifiche (necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici ); •mediante un insieme sistematico di opere (rivolto a conservare l’organismo edilizio o a trasformare gli organismi edilizi per cui possono portare ad un organismo edi50 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 lizio in tutto o in parte diverso dal precedente), •mediante demolizione e ricostruzione. Categorie che si possono semplificare nel modo seguente: •interventi finalizzati alla conservazione degli organismi edilizi: --di manutenzione ordinaria o straordinaria, --di restauro e risanamento conservativo, •interventi finalizzati alla trasformazione: --degli organismi edilizi: ristrutturazione edilizia “leggera” o “pesante”; --dei tessuti urbanistico-edilizi: ristrutturazione urbanistica. A parte il fatto che diventa difficile comprendere come un intervento manutentivo-conservativo possa comportare una trasformazione urbanistica e/o edilizia del territorio, il suddetto criterio (che possiamo chiamare: finalistico e modale), di conseguenza, caratterizza la qualificazione dell’intervento ossia la sua appartenenza ad una determinata categoria edilizia; cosicché, ad esempio, le stesse opere di un intervento finalizzato alla conservazione dell’organismo edilizio: •se singolarmente considerate configurano una manutenzione, ordinaria qualora riferita alle finiture, straordinaria qualora riferita anche alle strutture; •se costituiscono un insieme sistematico, invece, configurano un restauro e risanamento conservativo. Anche la dottrina dà evidenza agli interventi trasformativi, quali: •il restauro conservativo: Tale intervento è costituito, per un verso, da “‘Un insieme sistematico di opere’ incidente in particolare sugli elementi costitutivi dell’edificio, il che rappresenta l’elemento differenziale rispetto agli interventi di manutenzione – e, per altro verso, nella finalità di conservare l’edificio assicurandone la funzionalità nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo edilizio”. •La ristrutturazione edilizia: Tale intervento è costituito da “Un ‘insieme sistematico di opere’, come nel caso del restauro e risanamento conservativo, ma diversamente che in questo, rivolto alla ‘trasformazione’ di un organismo edilizio esistente. A seconda che la trasformazione porti o meno ad un organismo ‘in tutto o in parte diverso dal precedente’ (a seguito di aumento di unità immobiliari, o di modifiche del volume, della sagoma, dei prospetti o della superficie oppure, per gli immobili compresi nelle zone omogenee A, di mutamenti della destinazione d’uso) si distingue una ristrutturazione cd. pesante da una cd. leggera (cfr, art. 10, comma 1, lett. c), in rapporto all’art. 3, comma 1, lett. d))”. Quello che è importante è l’analisi dei singoli interventi edilizi e cioè le singole categorie edilizie, al fine di mettere in evidenza le caratteristiche peculiari e le nozioni tecnico-giuridiche, alla luce degli indirizzi giurisprudenziali, sia amministrativi che penali. La definizione degli interventi edilizi del TUE risponde all’esigenza di identificare l’attività edilizia comportante trasformazione edilizia e urbanistica del territorio, e come tale, limitata ex ante la sua realizzazione attraverso la sua subordinazione ad un differenziato controllo autoritativo di legittimazione e conformazione. È necessario precisare, però, che tale identificazione deve necessariamente avvenire con riferimento alle definizioni di cui all’art. 27 della LR n. 12/2005, non in contrasto con i principi fondamentali della legislazione statale. La qualificazione tecnicogiuridica degli interventi edilizi, con particolare riguardo a quelli di tipo manutentivo conservativo. A integrazione di quanto sopra esposto, si può affermare che gli interventi edilizi possono avere o meno “valenza/rilevanza” urbanistica in ragione della loro natura conservativa o trasformativa in senso edilizio (l’elemento-oggetto da considerare l’edificio) e/o in senso urbanistico (l’elemento-oggetto da considerare è il territorio), così che gli interventi edilizi definiti dal TUE, oltre che il senso finalistico dell’intervento (conservativo o trasformativo) considerano anche un profilo modale: essere realizzati o meno attraverso un insieme sistematico di opere. Consegue che sia gli interventi edilizi conservativi sia quelli trasformativi debbono essere riguardati in riferi- URBANISTICA Nozione di rudere mento: 1.all’edificio, 2.al territorio. Gli interventi riferiti al territorio, saranno quelli a valenza / rilevanza prettamente urbanistica, per cui, con riferimento alle definizioni legali, saranno gli interventi di trasformazione edilizia ed urbanistica del territorio di nuova costruzione e di ristrutturazione urbanistica. Gli interventi relativi agli edifici, invece, possono avere valenza / rilevanza: •solo edilizia, come nel caso degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, • oppure anche urbanistica, laddove producessero trasformazioni edilizie e urbanistiche del territorio come nel caso degli interventi di ristrutturazione edilizia e, per certa misura, di quelli di restauro e risanamento conservativo allorquando modificassero la destinazione d’uso urbanisticamente rilevante. Per quanto concerne gli interventi edilizi sull’esistente, di tipo “manutentivo-conservativo”, la giurisprudenza amministrativa e penale è concorde nel qualificare “esistente” un edificio che sia dotato almeno di mura perimetrali e copertura, ovvero di strutture orizzontali, e che sia in stato conservativo tale da apprezzarne anche la destinazione d’uso. Per altri versi, l’edificio si può ritenere esistente quando non si qualifica come rudere o diruto, ricorrendo tale ipotesi in caso di assenza di ele- TAR Piemonte, sez. I, 4 aprile 2013, n. 410: “Orbene, la giurisprudenza è ferma nel riconoscere i caratteri di rudere in un manufatto ‘costituito da alcune rimanenze di mura perimetrali’ (TAR Veneto, sez. II, 5 giugno 2008, n. 1667) ovvero in un immobile in cui sia ‘presente solo parte della muratura perimetrale, vi è assenza di copertura e di strutture orizzontali’ (TAR Salerno, sez. II, 26 settembre 2007, n. 1927). Quanto agli interventi di ripristino di edifici diruti, la giurisprudenza precisa la relativa nozione riportandola agli organismi edilizi dotati di sole mura perimetrali e privi di copertura (TAR Napoli, sez. IV, 14 dicembre 2006, n. 10553) e, correttamente, nega che gli stessi possano essere classificati come restauro e risanamento conservativo (TAR Napoli, sez. VIII, 4 marzo 2010, n. 1286 e sez. VI, 9 novembre 2009, n. 7049; TAR Latina, 15 luglio 2009, n. 700). Essa pone, inoltre, una condivisibile distinzione tra le ipotesi in cui esista un organismo edilizio dotato di mura perimetrali, strutture orizzontali e copertura in stato di conservazione tale da consentire la sua fedele ricostruzione, nel quale caso è possibile parlarsi di demolizione e fedele ricostruzione, e dunque di ristrutturazione (o risanamento); e le ipotesi in cui, invece, manchino elementi sufficienti a testimoniare le dimensioni e le caratteristiche dell’edificio da recuperare, configurandosi in quest’evenienza, invero, un intervento di nuova costruzione (TAR Napoli, sez. VIII, 4 marzo 2010, n. 1286; TAR Veneto, sez. II, 5 giugno 2008, n. 1667), per l’assenza degli elementi strutturali dell’edificio, in modo tale che, seppur non necessariamente ‘abitato’ o ‘abitabile’, esso possa essere comunque individuato nei suoi connotati e le caratteristiche dell’edificio da recuperare (TAR Napoli, 9 novembre 2009, n. 7049); Cons. Stato, sez. VI, 15 settembre 2006, n. 5375)”. TAR Lombardia, Brescia, sez. I, 18 marzo 2013, n. 258: “Al riguardo va ricordato che la giurisprudenza ha specificato che costituiscono edifici diruti gli organismi edilizi dotati di sole mura perimetrali e privi di copertura (cfr, TAR Campania, sez. IV, 14 dicembre 2006, n. 10553), escludendo che gli interventi svolti sugli stessi possano essere classificati come restauro e risanamento conservativo (cfr. TAR Campania, sez. VIII, 4 marzo 2010, n. 1286; idem, sez. VI, 9 novembre 2009, n. 7049; TAR Latina, 15 luglio 2009, n. 700). Inoltre, è stato chiarito che si deve distinguere tra le ipotesi in cui esista un organismo edilizio dotato di mura perimetrali, strutture orizzontali e copertura in stato di conservazione tale da consentire la sua fedele ricostruzione, nel quale caso è possibile parlare di demolizione e fedele ricostruzione, e dunque di ristrutturazione; e le ipotesi in cui, in vece, manchino elementi sufficienti a testimoniare le dimensioni e le caratteristiche dell’edificio da recuperare, configurandosi in quest’evenienza, invero, un intervento di nuova costruzione (cfr. TAR Veneto, Venezia, sez. II, 5 giugno 2008. N. 1667), per l’assenza degli elementi strutturali dell’edificio, in modo tale che esso possa essere comunque individuato nei suoi connotati essenziali (cfr. Cons, di Stato, sez. V, 10 febbraio 2004, n. 475)”. TAR Campania, Salerno, sez. II, 11 gennaio 2013, n. 51: “Inoltre, la giurisprudenza dalla quale il Collegio non trova ragioni per discostarsi, è da tempo consolidata nel ritenere che la ricostruzione su ruderi o su di un edificio da tempo demolito (perché di questo presumibilmente si tratta nel caso in oggetto) costituisce nuova costruzione e non certo restauro conservativo o manutenzione straordinaria (cfr. Cons. Sta., sez. IV, 1669/2007; sez. V, 15 aprile 2004, n. 2142; TAR Liguria, sez. I, 24 gennaio 2002, n, 53; Cons. St., sez. V, 1 dicembre 1991, n. 2021; Cass. penale, sez. III, 20 febbraio 2001, n. 658; id. 20 febbraio 2001, n. 13982; id. n. 45240/2007)”. TAR Lombardia, Milano, sez. II, 24 maggio 2012, n. 1429: “La giurisprudenza amministrativa ha - del resto - ben chiara la differenza fra ‘edificio’ e rudere; così ad esempio: ‘(…) si intende per rudere un manufatto costituito da alcune rimanenze di mura perimetrali, ovvero un immobile in cui sia presente solo parte della muratura perimetrale, vi è assenza di copertura e di strutture orizzontali, onde non può certamente parlarsi di un edificio allo stato esistente’ (TAR Campania, Salerno, sez. I, 16 febbraio 2012, n. 240; si vedano anche TAR Campania, Napoli, sez. IV, 23 dicembre 2010, n. 28002; tribunale di Chieti, 2 gennaio 2009, n. 2 e Cass. penale, sez. III, 21 ottobre 2008, n. 42521)”. TAR Veneto, sez. II, 8 febbraio 2012, n. 207: “Costituisce giurisprudenza consolidata e condivisibile che la ricostruzione di ruderi deve essere considerata, a tutti gli effetti, realizzazione di una nuova costruzione, non essendo equiparabile alla ristrutturazione edilizia, con la conseguenza che per la sua realizzazione è necessario il permesso di costruzione, non essendo possibile far ricorso alla denuncia di inizio attività, ai sensi dell’art. 1, co. 6, L. 21 dicembre 2001, n. 443 (Cons. St., sez. IV, 15 settembre 2006, n. 5375; Conf. Cons. St., sez. V, 10 febbraio 2004, n. 475; TAR Campania, Napoli, sez. VIII, 4 mrzo 2010, n. 1286)”. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 51 URBANISTICA menti strutturali in quanto rendono impossibile valutare l’esistenza e la consistenza dell’edificio da considerare (sulla nozione vedi il box "Nozione di rudere" a lato). NOTA: A questo proposito, però, ricordo che il decreto “Sblocca Italia” (legge n. 98 del 2013), ha modificato la definizione degli interventi di ristrutturazione edilizia di cui all’art. 3, co. 1, lett. d), del D.P.R. n. 380/2001, introducendo in tale ambito anche quelli consistenti nel ripristino di edifici o parti di essi, eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione, purché sia possibile accertarne la preesistente consistenza. Ne consegue che la giurisprudenza amministrativa e penale potrebbe cambiare l’orientamento sin qui tenuto sul recupero dei ruderi e dei diruti. Dal TUE risultano classificati, sotto il profilo finalistico, gli interventi manutentivi e gli interventi conservativi, sia in senso edilizio che in senso urbanistico, ovvero: •interventi di manutenzione ordinaria: gli interventi edilizi che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti; •interventi di manutenzione straordinaria: le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare 52 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 Nozione di “organismo edilizio” Si ritiene opportuno evidenziare le varie nozioni riferite ad organismo edilizio rinvenibili in dottrina e in giurisprudenza oltre che nella normativa tecnica. “Quanto alla nozione di organismo edilizio, l’orientamento maggioritario della Cassazione ha avuto modo di precisare che ‘può consistere sia in una sola unità quale in ipotesi potrebbe essere quella oggetto della concessione sia in una pluralità di porzioni volumetriche ed in un manufatto a più piani, sicché l’integrale diversità da quella oggetto della concessione è rapportabile ad ogni struttura (...) pertanto è possibile riferire l’espressione organismo edilizio anche ad una singola unità edilizia oggetto di una più ampia concessione. (...) In dottrina, si evidenzia, viceversa che la possibilità di riferire l’inciso organismo edilizio anche alle singole porzioni di quest’ultimo violerebbe il divieto di analogia in malam partem, dovendo utilizzare come termine di paragone per valutare difformità piuttosto l’intero organismo edilizio”. Paolo D’Agostino e Riccardo Salomone, Trattato di diritto penale dell’impresa, volume XI, la tutela dell’ambiente, profili penali e sanzionatori, Wolters Kluwer Italia s.r.I., 2011. Cas. pen, sez. VI, 7 gennaio 1999, n. 12271: “Con l’espressione organismo edilizio l’art. 71. 28 febbraio 1985, n. 47 indica sia una sola unità sia una pluralità di porzioni volumetriche; la costruzione in ‘totale difformità’ dalla concessione edilizia che nel secondo caso può riguardare ogni singola struttura dell’organismo edilizio - può derivare a) dalla esecuzione di un corpo autonomo, b) dall’effettuazione di modificazioni con opere interne o esterne tali da comportare un intervento che abbia rilevanza urbanistica (in quanto incidente sull’assetto del territorio, aumentando il c.d. carico urbanistico), ovvero c) dal mutamento di destinazione di uso di un immobile preesistente, che va equiparato al fatto della realizzazione di una costruzione edilizia in assenza o in totale difformità dalla concessione allorché esso non sia puramente funzionale, ma si realizzi attraverso opere strutturali implicanti una totale modificazione rispetto al preesistente e al previsto, che sia urbanisticamente rilevante secondo il disposto dell’art. 8 I. n. 47/1985”. Cass. pen., sez. III, 27 gennaio 2009, n. 3593: “Nella previsione legislativa in esame: - l’espressione organismo edilizio indica sia una sola unità immobiliare sia una pluralità di porzioni volumetriche e la difformità totale può riconnettersi sia alla costruzione di un corpo auto nomo sia all’effettuazione di modificazioni con opere anche soltanto interne tali da comportare un intervento che abbia rilevanza urbanistica in quanto incidente sull’assetto del territorio attraverso l’aumento del c.d. ‘carico urbanistico”. Cass. sez. III, 23 novembre 2012, n. 45821 - Pres. Fiale Est. Ramacci Ric. Orlando: Questa Corte (sez. III, 27 gennaio 2009, n. 3593) ha già avuto modo di precisare che “l’espressione organismo edilizio indica sia una sola unità immobiliare, sia una pluralità di porzioni volumetriche e la difformità totale può riconnettersi sia alla costruzione di un corpo autonomo, sia all’effettuazione di modificazioni con opere anche soltanto interne tali da comportare un intervento che abbia rilevanza urbanistica in quanto incidente sull’assetto del territorio attraverso l’aumento del c.d. ‘carico urbanistico”. La norma UNI 10838/1999, riferita all’edilizia, terminologia riferita all’utenza, alle prestazioni, al processo edilizio e alla qualità edilizia, ha come presupposto la considerazione che l’edificio non sia una semplice addizione di elementi (spazi, materiali, strutture, impianti, ecc.), bensì debba essere ricondotto a “sistema” perché ogni elemento è in relazione/connessione con gli altri secondo logiche più o meno complesse. A tal fine la norma definisce l’organismo edilizio (punto 2.11) come insieme strutturato di elementi spaziali (a loro volta definiti come “porzione di spazio fruibile destinata allo svolgimento delle attività di una unità ambientale” quale raggruppamento di attività dell’utente, derivanti da una determinata destinazione d’uso dell’organismo edilizio, compatibili spazialmente e temporalmente fra loro) e di elementi tecnici (quali ‘prodotto edilizio più o meno complesso capace di svolgere completamente o parzialmente funzioni proprie di una o più unità tecnologiche e che si configura come componente caratterizzante di un sub-sistema tecnologico”), interni ed esterni, pertinenti all’edificio, caratterizzati dalle loro funzioni e dalle loro reciproche relazioni. URBANISTICA ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino la volumetria complessiva degli edifici e non comportino modifiche delle destinazioni d’uso. Nel 2014, con la legge n. 164, tra questi interventi sono stati ricompresi inoltre quelli “Consistenti nel frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari, con esecuzione di opere anche se comportanti la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari, nonché del carico urbanistico, purché non sia modificata la volumetria complessiva degli edifici e si mantenga l’originaria destinazione d’uso”. •interventi di restauro e di risanamento conservativo: gli interventi edilizi rivolti a conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentono destinazioni d’uso con essi compatibili. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inse rimento degli elementi accessori e degli impianti richies ti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio. Per quanto concerne la caratterizzazione dei tre interventi in esame, si nota che: •le manutenzioni, sia ordinaria che straordinaria, e il restauro e il risanamento conservativo condividono, nei fatti, la medesima finalità e cioè la conservazione e l’assicurazione della funzionalità vuoi degli edifici-organismi edilizi che del territorio urbanisticamente inteso, anche se risulta concettualmente diverso un intervento di restauro e di risanamento conservativo dagli interventi di manutenzione, a sua volta diversi tra loro; • le manutenzioni differiscono dal restauro e dal risanamento conservativo: nel soggetto-oggetto di riferimento, che sono: -- le finiture degli edifici e/o le parti anche strutturali degli edifici per le manutenzioni; -- gli organismi edilizi per il restauro e il risanamento conservativo; -- nella modalità attraverso la quale si persegue la con servazione e l’assicurazione della funzionalità: -- nel restauro e nel risanamento conservativo la fina lità è perseguita mediante un insieme sistematico di opere; -- nelle manutenzioni, di conseguenza, dovrebbe venir meno l’insieme sistematico di opere, per cui la finalità dell’intervento dovrebbe essere perseguita attraverso singole opere ovvero attraverso un insieme di opere singolarmente considerate e cioè: · opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici nella manutenzione ordinaria; · opere e modifiche per rinnovare e sostituire le parti anche strutturali nella manutenzione stra ordinaria, · opere e lavori necessari a “trasformare le unità immobiliari, mediante il loro frazionamento o accorpamento, quali interventi di straordinaria manutenzione; · opere e lavori che comportano la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari, nonché del carico urbanistico, sempre che non modifichino la volumetria complessiva degli edifici e si mantenga l’originaria destinazione d’uso, sempre nell’ambito della straordinaria manutenzione. Da queste preliminari considerazioni, si è portati a ritenere che nell’ambito delle definizioni legali degli interventi sugli edifici esistenti: -- tra il restauro-risanamento conservativo e le manuten zioni sussistono i concetti differenzianti di: a.“organismo edilizio” (vedi il box con la nozione di “or ganismo edilizio”, nella pagina precedente) rispetto a quello di edificio cui si riferiscono le “finiture” per le manutenzioni ordinarie e le “parti anche strutturali” e le “variazioni ammesse” per le manutenzioni straordinarie; b.e quello di insieme sistematico di opere; -- di conseguenza, gli interventi di manutenzione, per poter essere qualificati come tali, non dovrebbero riguardare l’organismo edilizio bensì soltanto quegli elementi e quelle parti e- spressamente previsti, e non possono essere attuati mediante un insieme sistematico di opere, posto che, in caso contrario, verrebbe meno la distinzione tra interventi di restauro e di risanamento conservativo con quelli di manutenzione. Le definizioni legali relative agli interventi di manutenzion e scontano l’assenza della definizione di manutenzione, considerato che differisce, sotto il mero profilo concettuale, dalla conservazione. Etimologicamente, la manutenzione significherebbe “mantenere” una cosa che duri nel tempo ed in efficienza. In buona sostanza dovrebbe trattarsi di un complesso di operazioni necessarie a conservare la funzionalità per le necessarie esigenze e l‘efficienza per rispondere alle proprie funzioni. È doveroso però aggiungere che le manutenzioni straordinarie possono essere considerate delle modeste “trasformazioni edilizie” poiché consentono, dal 2013, il frazionamento o l’accorpamento di unità immobiliari, oltre che aumentare la superficie delle singole unità immobiliari e il carico urbanistico, purché a determinate condizioni. Di fatto, con i provvedimenti legislativi di questi ultimi anni, alla manutenzione straordinaria è stata data una valenza urbanistica. di livello superiore, aggiungendo alle consolidate operazioni manutentive e conservative, anche una sorta di funzioni parzialmente “trasformative”, anche se limitate. Di seguito si riportano alcune IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 53 URBANISTICA specificazioni sugli interventi manutentivi e conservativi. Per quanto riguarda l’intervento di manutenzione ordinaria, questo si caratterizza dal fatto che riguarda: •opere di riparazione e sostituzione delle finiture degli edifici: la giurisprudenza amministrativa è orientata a far rientrare nel concetto di finiture di edifici, sia la sostituzione che il rinnovamento di serramenti e, quindi, di infissi, finestre e abbaini, anche con materiali diversi dagli originali; • opere necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti, quali: -- impianto termo-idraulico; -- impianto elettrico: -- impianto idrico-igienico-sanitario. Più complessa, invece, la nozione di manutenzione straordinaria, in quanto l’intervento si caratterizza per riguardare: •le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici: •con la manutenzione ordinaria non si possono ap portare modifiche come invece ammesso nella ma nutenzione straordinaria, modifiche che possono riguardare qualsiasi parte dell’edificio, parti strut turali comprese (cfr. l’inciso “anche”); •la realizzazione e/o l’integrazione dei servizi igienico-sanitari e tecnologici; •il frazionamento o l’accorpamento di unità immobiliari con esecuzione di o54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 pere anche comportanti la variazione delle singole unità immobiliari, nonché del carico urbanistico; •avere delle condizioni, perché dette opere, modifiche, realizzazioni e integrazioni non devono comportare: -- alterazione della volumetria complessiva degli edifici; -- modifiche della destinazione d’uso (rilevante ai fini urbanistici). La casistica degli interventi che si qualificano ora nella manutenzione ordinaria ora in quella straordinaria è amplissima e difficilmente elencabile perché riportata da leggi regionali, regolamenti edilizi comunali e, non di meno, da una nutrita giurisprudenza amministrativa e penale L’intervento di restauro e di risanamento conservativo Innanzitutto si osserva che il tenore letterale della categoria legislativamente definita contempla due tipologie di intervento: •il restauro; •e il risanamento conservativo. Per espressa previsione la realizzazione di tali interventi deve: •essere rivolta, in senso finalistico, alla conservazione dell’organismo edilizio e all’assicurazione della sua funzionalità; •avvenire mediante un insieme sistematico a ciò finalizzate, anche per consentire destinazioni compatibili con l’organismo edilizio, qualora consentite dagli strumenti urbanistici; comprendere: •il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli ele menti costitutivi dell’edificio; •l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso; •l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio (le c.d. superfetazioni). In questo caso le condizioni poste dal legislatore sono: •rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo edilizio; •destinazioni d’uso compatibili con gli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo edilizio; esclusione degli interventi così definita nei beni culturali di cui alla parte II del D.lgs. 42/2004, in quanto per tali beni occorre rifarsi alla definizione di restauro data dall’art. 29, comma 4 di tale Codice dei beni culturali e del paesaggio. corpo di fabbrica edilizio preesistente evidenziato dalla documentazione storica e fotografica d’epoca”, ha ricostruito la categoria di intervento edilizio delle opere anche sulla scorta della definizione locale, laddove precisa che “Devono intendersi gli interventi di ricostruzione di quelle parti originali dell’edificio crollate o demolite che sono documentate in modo incontrovertibile (con foto, disegni, documenti, catasti) e la cui ricostruzione è indi spensabile per la ricomposizione architettonica e tipologica dell’edificio stesso”, e che per “‘risanamento conservativo’ si intende il complesso di operazioni volte a conservare gli elementi costitutivi principali dell’organismo edilizio ed inoltre che “Nel risanamento conservativo è ammesso anche un riassetto e una ricomposizione delle singole tipologie, nel rispetto dell’impianto complessivo cui tali manufatti appartengono”. Tra gli interventi compresi nel restauro e risanamento conservativo, quello che rappresenta la maggior problematica è la nozione di “ripristino” perché sembra trovare delle specificazioni nelle norme tecniche di attuazione degli strumenti urbanistici comunali. Da quanto finora argomentato, risulta che gli interventi di restauro e di risanamento conservativo registrano un confine sottile con gli interventi di ristrutturazione edilizia; di qui l’importanza di apprenderne appieno la caratterizzazione per poter svolgere la qualificazione tecnico-giuridic a normativamente richiesta ai progettisti e ai responsabili del procedimento. La giurisprudenza amministrativa (cfr. Cons. di Stato, sez. IV, 18 ottobre 2010, n. 7540), riferendosi ad un caso di ricostruzione del primo piano di un fabbricato, definito anche “Ripristino di un La qualificazione tecnicogiuridica degli interventi edilizi, con particolare riguardo a quelli URBANISTICA che modificano i prospetti degli edifici Particolare interesse rivestono gli interventi edilizi con i quali vengono modificati i prospetti degli edifici, essenzialmente per quanto riguarda l’onerosità degli stessi. A questo proposito è determinante la qualificazione tecnico-giuridica di questi interventi al fine, appunto, di stabilire il relativo regime economico. Nella definizione di ristrutturazione edilizia contenuta nell’art. 27 della LR n. 12/2005 non si fa alcun cenno alla modifica delle facciate o dei prospetti, ma ad un più ampio novero di “Interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente (omissis) “. Anche la definizione di cui all’art. 3, co. 1, lett. d) del TUE è pressoché simile a quella regionale, ma entrambe non fanno riferimento alla modifica dei prospetti che possa far pesare la bilancia a favore dell’una o dell’altra tipologia d’intervento. In Lombardia, però, ci si deve attenere alle definizioni dell’art. 27 della LR n. 12/2005, sia per individuare la qualificazione tecnico-giuridica degli interventi che il regime economico degli stessi. Il D.P.R. n. 380/2001 ha subordinato, tra gli altri, gli interventi di ristrutturazione edilizia al rilascio del permesso di costruire che però, in Lombardia, è alternativo o sostitutivo alla presentazione della DIA (ora anche SCIA), comportando, ai sensi dell’art. 43 della LR n. 12/05, la corresponsione degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria, nonché del contributo sul costo di costruzione, in relazione alle destinazioni funzionali degli interventi stessi. Ora, se gli interventi di ristrutturazione costituiscono un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente, ci si chiede come la modifica dei prospetti di un edificio si possa configurare tra gli interventi di ristrutturazione edilizia definita dall’art. 27 della LR n. 12/2005, richiamandosi alla trasformazione edilizia e urbanistica di cui all’art. 10 del TUE? Per quanto concerne la caratterizzazione di questi interventi si ritiene che possano rientrare tra la manutenzione straordinaria, il restauro e risanamento conservativo e la ristrutturazione edilizia. Come abbiamo precedentemente illustrato gli interventi di manutenzione straordinaria ed il restauro conservativo condividono, nei fatti, la medesima finalità e cioè la conservazione e la funzionalità degli edifici-organismi edilizi, anche se con le dovute distinzioni, mentre la ristrutturazione edilizia riveste una valenza/rilevanza urbanistica in ragione della sua natura trasformativa dell’edificio e del territorio nel quale quest’ultimo è collocato. La giurisprudenza amministrativa ha pacificamente affermato che l’elemento che, in linea generale, contraddistingue la ristrutturazione deve rinvenirsi nella già avvenuta trasformazione del territorio, mediante una edificazione di cui si conservi la struttura fisica (sia pure con la sovrapposizione di un “Insieme sistematico di opere, che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente”: art. 3, comma 1, lett. d), t.u.) ovvero la cui stessa struttura fisica venga del tutto sostituita, ma – in quest’ultimo caso – con ricostruzione, se non “fedele”, comunque rispettosa della volumetria (ora non più nemmeno della sagoma) della costruzione preesistente. Le categorie di intervento definite dal TUE e dalla legge regionale n. 12 del 2005, si caratterizzano, dunque, in ordine a due profili: a. la finalizzazione dell’intervento che, a sua volta, si può distinguere tra finalità conservativa degli organismi edilizi e/o loro parti, mediante manutenzione ordinarie e straordinaria o con restauro e risanamento conservativo, oppure con finalità trasformative degli organismi edilizi , ovvero del territorio, sia in senso edilizio che urbanistico. b.L e modalità esecutive della finalizzazione di cui sopra, mediante un insieme sistematico di opere, ovvero mediante opere non riconducibili a detto insieme sistematico. Il problema che si pone, pertanto, in ordine alla modifica dei prospetti, riguarda la qualificazione tecnico giuridica di questi interventi ed il relativo regime economico. Come sopra si diceva, una cosa è la definizione della “ristrutturazione edilizia” di cui all’art. 3 del TUE e art. 27, della LR n. 12/2005, nella quale non si fa espressamente cenno alla modifica dei prospetti, quale “elemento” discriminante per qualificarla, da sola o con altre opere, tra gli interventi di manutenzione straordinaria, di restauro e risanamento conservativo o di ristrutturazione edilizia. Per questo tipo di intervento, non sembra essere cambiata la distinzione tra la c.d. “ordinaria” o “leggera” e quella cd. “pesante”, in quanto la prima – definita dall’art. 3, co. 1, lett. d), del D.P.R. n. 380/2001 – non fa cenno alla modifica dei prospetti, mentre quella di cui all’art. 10, co. 1, lett. c), stesso decreto, stabilisce che gli interventi di ristrutturazione edilizia che prevedono la modifica dei prospetti che determinano “Un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente”, sono subordinati al permesso di costruire. Da qui deriva, per molti comuni, la convinzione che la sola modifica dei prospetti di un edificio, costituisca un intervento di trasformazione edilizia e urbanistica che attiene, appunto alla ristrutturazione cd.”pesante” e tale da essere, non solo subordinata al rilascio del permesso di costruire (o DIA sostitutiva), ma onerosa. A questo si aggiunga che l’art. 43 della LR n. 12/2005 stabilisce che “I titoli abilitativi per IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 55 URBANISTICA interventi di nuova costruzione, ampliamento di edifici esistenti e ristrutturazione edilizia sono soggetti alla corresponsione degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria, nonché del contributo sul costo di costruzione, in relazione alle destinazioni funzionali degli interventi stessi”. Non mi pare che la semplice modifica dei prospetti di un fabbricato costituisca un intervento rivolto a sostituire l’esistente tessuto urbanistico/edilizio con altro diverso, in assenza di “Un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente”. Né tale ritengo si possa considerare la trasformazione di porte esterne in finestre e viceversa, lo spostamento di aperture, la chiusura o l’apertura di porte esterne e finestre sulle facciate di un edificio, e neppure che determini un’attività trasformativa di carattere complessivo dello stesso. Sul punto, attenta dottrina ha infatti evidenziato come non sia facile operare una distinzione tra la ristrutturazione edilizia ad altre tipologie di intervento basandosi unicamente sulla natura delle opere realizzate, posto che anche quelle di manutenzione straordinaria o di restauro e risanamento, sono volte al rinnovo delle strutture o di parti funzionali, occorrendo fare invece riferimento alle finalità perseguite dalla ristrutturazione, proprio in quanto consistenti 56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 in un organismo in tutto o in parte diverso da quello precedente. Tali opere, prese a sé stanti, sicuramente non rientrano tra gli interventi di ristrutturazione edilizia, ma di manutenzione straordinaria o di restauro o risanamento conservativo, quest’ultimo nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’edificio. Possono, invero, essere eseguite le modifiche dei prospetti, compreso quelle delle gronde (o simili) del tetto, contestualmente ad altre opere e, in questi casi, si delineano diverse situazioni. 1.Le modifiche ai prospetti accompagnati ad altre opere o lavori con i quali costituiscono “un intervento rivolto a trasformare un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente”, si identificano come ristrutturazione edilizia. 2.Le modifiche dei prospetti accompagnati ad altre opere o lavori con i quali costituiscono “un intervento rivolto a conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso”, si identificano nel restauro e risanamento conservativo. 3.Le modifiche ai prospetti accompagnati ad altre opere o lavori con i quali costituiscono “un intervento rivolto a modificare, rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché l’aggregazione o la divisione di unità immobiliari, si identificano nella manutenzione straordinaria. È ovvio che alle opere rivolte alla sola modifica delle facciate non possono seguire altre e ulteriori opere al fine di limitare gli interventi alla manutenzione straordinaria o al restauro e risanamento conservativo, perché, in questi casi “L’opera deve essere considerata unitariamente nel suo complesso, senza che sia consentito scindere e considerare separatamente i suoi singoli componenti”, come enunciato dalla Cass. Pen. , sez. II, sent. 26 settembre 2011, n. 34764. Anche le recenti modifiche introdotte, non hanno prodotto novità per quanto riguarda quelle opere edilizie che comportino modifica dei prospetti. Il concetto di prospetto, infatti, non va confuso con quello di sagoma. Per sagoma deve intendersi la conformazione planovolumetrica della costruzione ed il suo perimetro, considerato in senso verticale ed orizzontale, così che solo le aperture che non prevedano superfici sporgenti vanno escluse dalla nozione stessa di sagoma. La modifica di prospetti attiene alla facciata dell’edificio, per cui non va confusa e compresa nel concetto di sagoma, che indica la forma della costruzione complessivamente intesa, ovvero il contorno che assume l’edificio. I prospetti attenendo all’aspetto esterno e quindi al profilo estetico-architettonico dell’edificio, come la chiusura di preesistenti finestre e la loro apertura in altre parti, l’apertura di balconi in luogo di finestre, così come l’allargamento del portone di ingresso. Stante la similitudine con le attività di manutenzione straordinaria e con quelle di restauro e risanamento conservativo, nella concreta fase applicativa si pone il problema di differenziarle, da quelle di ristrutturazione, al fine di individuare il titolo abilitativo necessario alla loro esecuzione (permesso di costruire, DIA ovvero SCIA) ed il relativo regime economico (onerosità o gratuità). Sul punto, attenta dottrina ha infatti evidenziato come non sia facile operare una distinzione tra la ristrutturazione edilizia ad altre tipologie basandosi unicamente sulla natura delle opere realizzate, posto che, anche quelle di manutenzione straordinaria o il restauro conservativo, sono volte al rinnovo delle strutture o di parti funzionali, occorrendo fare invece riferimento alle finalità perseguite dalla ristrutturazione, proprio in quanto consistenti nella costruzione di un edificio in tutto o in parte nuovo e quindi al “Recupero urbanistico dello spazio, sia pure limitatamente ad un solo edificio”, sussistendo altrimenti la differente ipotesi di ristrutturazione urbanistica, che interessa più immobili. Dal canto suo la giurisprudenza aveva già individuato in passato tutta una serie di attività non riconducibili alla manutenzione straordinaria o al restauro e risanamento conservativo, ma afferenti alla ristrutturazione edilizia e per le quali aveva ritenuto URBANISTICA necessario il rilascio della concessione edilizia (gratuita o onerosa), tra cui, in particolare, quelle aventi ad oggetto: •le opere comportanti un incremento della volumetria o del numero delle unità immobiliari, che incidono sulla stessa consistenza fisica dell’immobile con conseguente aumento del carico urbanistico, • il mutamento di destinazione d’uso di immobili, cosiddetto “strutturale”, nel caso in cui esso comporti la realizzazione di opere edilizie, come nelle ipotesi di utilizzo a fini dei sottotetti o di piani cantinati, • la demolizione e ricostruzione di fabbricati. Altri punti fermi che la dottrina ha sempre sostenuto sono i seguenti: • la modifica dei prospetti, accompagnata da altre opere che tendono alla conservazione e alla funzionalità di un organismo edilizio, anche mediante un insieme sistematico di opere, senza modificare il volume, le superfici e la destinazione d’uso, si identificano tra gli interventi di restauro e risanamento conservativo; • la modifica dei prospetti, accompagnata da altre opere che alterino l’originaria consistenza fisica di un immobile, e comportino la modifica e ridistribuzione delle superfici interne, dei volumi e della sagoma, anche mediante la modifica della destinazione d’uso (purché conforme) , così da alterare l’o- riginaria fisionomia o consistenza fisica dell’immobile, si ravvisa un intervento di ristrutturazione edilizia; •sostanzialmente le modifiche dei prospetti, accompagnata da altre opere che differenziano la ristrutturazione dal restauro e risanamento conservativo e, tanto, meno, dalla manutenzione straordinaria, devono essere individuate nella “finalità” dell’intervento che, in queste ultime ipotesi, è quella del recupero conservativo e funzionale dell’edificio esistente, senza che questo sia considerato un qualcosa di diverso o un nuovo organismo edilizio rispetto all’edificio originariamente considerato; •anche per quanto riguarda la sostituzione del tetto di un immobile valgono le stesse valutazioni fatte per le modifiche dei prospetti, risultando, se eseguito singolarmente, un intervento di manutenzione straordinaria, mentre se eseguita con altre opere – che non siano finalizzate alla conservazione dell’edificio – potrà essere individuata tra il restauro e risanamento conservativo o nella ristrutturazione in base agli elementi sopra esposti che ne determinano la qualificazione tecnico-giuridica. Richiamando l’art. 27 della LR 12/2005, al quale in Lombardia è obbligatorio far riferimento, la modifica dei prospetti di un fabbricato, accompagnata da altre opere che tendono alla conservazione, rinnovamento e sosti- tuzione delle finiture di un edificio e ad assicurare la funzionalità dello stesso, purché non alterino i volumi, le superfici e le destinazioni d’uso, si individuano tra gli interventi di manutenzione straordinaria. La qualificazione tecnico-giuridica dei suddetti interventi costituisce, di conseguenza, il regime economico degli stessi, ovvero: gli interventi di manutenzione straordinaria e di restauro e risanamento conservativo (salvo che non modifichino la destinazione d’uso) sono gratuiti, mentre quelli di ristrutturazione edilizia sono onerosi. Occorre, quindi da parte del responsabile del procedimento, formulare la proposta di provvedimento, corredata da una dettagliata relazione, con la qualificazione tecnico-giuridica dell’intervento richiesto, nel caso di permesso di costruire, che tenga conto delle definizioni di cui all’art. 27 della LR n. 12/2005 per l’individuazione degli interventi di ristrutturazione edilizia per i quali s’imponga il pagamento del contributo di costruzione. Alla stessa stregua il responsabile del procedimento deve verificare che le opere rientrino nella giusta categoria di intervento, con riferimento alle definizioni dell’art. 27 della LR n. 12/2005, nei casi di ammissibilità alla DIA o SCIA, prima di notificare all’interessato l’ordine motivato di non effettuare il previsto intervento. In entrambe le ipotesi non è corretto attenersi all’art. 3, co. 1, lett. d), del D.P.R. n. 380/2001, né, tanto meno, al successivo art. 10, co. 1, lett. c), stesso decreto, per far ricadere gli interventi che prevedono la semplice modifica dei prospetti nell’onerosità, senza tener conto delle considerazioni sopra esposte. Dovrà, invero, essere il progettista abilitato prima, da una parte, a individuare la qualificazione tecnico giuridica dell’intervento proposto e lo stesso responsabile del procedimento poi, dall’altra, a verificare la corretta qualificazione dello stesso, formulando, a tal riguardo, una proposta di provvedimento, tenendo conto: • se si tratta di un intervento manutentivo e conservativo, pur mediante l’esecuzione di modifiche di prospetti, accompagnati da altre opere o lavori comunque identificabili tra quelli di manutenzione straordinaria o di restauro e risanamento conservativo; • se si tratta di operazioni le cui caratteristiche fisiche, strutturali o funzionali, possa identificarsi, nel loro complesso, una vera e propria trasformazione edilizia/urbanistica del territorio e tale da incide significativamente su quest’ultimo. Solo se l’intervento ricade in quest’ultima ipotesi si può considerare l’intervento proposto nell’ambito della ristrutturazione edilizia. E, pertanto, soggetto al rilascio del permesso di costruire (o DIA sostitutiva), subordinatamente alla corresponsione del contributo di costruzione. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 57 CATASTO Il 20 aprile, a Roma, presso la sede dell’Agenzia delle Entrate, si è svolto il convegno “130 anni di Catasto tra Storia e Tecnologia”. La presenza di personalità di rilievo del mondo politico e professionale dà la giusta dimensione dell’importanza di questo evento. Il Direttore dell’Agenzia Rossella Orlandi e il Viceministro dell’Economia e delle Finanze, Luigi Casero, hanno aperto i lavori, cui hanno fatto seguito gli interventi di varie personalità tra le quali il Capo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza, Giancarlo Pezzuto ed il Comandante dell’Istituto Geografico Militare Gianfranco Rossi. L’incontro ha visto inoltre la partecipazione di Saverio Miccoli, ordinario in Economia ed Estimo Civile all’università di Roma La Sapienza; Maurizio D’Errico, Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato; Gabriella Alemanno, Vicedirettore delle Entrate e Fabrizia Lapecorella, Direttore generale delle Finanze. 58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 In rappresentanza del Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati è intervenuto il Presidente Maurizio Savoncelli, il quale durante un’intervista rilasciata a margine dell’evento, che qui pubblichiamo, ha dichiarato tra l’altro che “Proprio in occasione del convegno è emerso un dato relativo ai proprietari di prima casa: essi sono al 39% lavoratori dipendenti e al 40% pensionati. Per cui ogni modifica che si apporta in banca dati catastale, avendo una diretta ricaduta sulla fiscalità, colpisce un numero di utenti talmente elevato che ha bisogno di essere gestito con grande saggezza ed equilibrio” (fonte TEKNECO). Con l’auspicio che questa riflessione sia tenuta nella dovuta considerazione, riportiamo alcune domande, nonché le relative risposte, che sono state portate dalla stampa specializzata presente al convegno. Foto © dimitrisurkov / 123RF Archivio Fotografico 130 anni di Catasto tra Storia e Tecnologia CATASTO ha bisogno di essere gestito con grande saggezza ed equilibrio.” “ Presidente Savoncelli, quali sono stati gli spunti di riflessione più significativi emersi dall'incontro?” “La sensazione più evidente è che l'amministrazione catastale nel nostro Paese ha svolto e svolge tuttora una funzione essenziale per la gestione della fiscalità immobiliare. Un tema molto delicato, questo, perché l'Italia registra u na percentuale molto elevata di proprietari immobiliari. Proprio in occasione del convegno è emerso un dato relativo ai proprietari di prima casa: essi sono al 39% lavoratori dipendenti e al 40% di pensionati. Per cui ogni modifica che si apporta in banca dati catastale, avendo una diretta ricaduta sulla fiscalità, colpisce un numero di utenti talmente elevato che “Il Viceministro dell'Economia Luigi Casato ha affermato che il prosieguo della riforma catastale è fondamentale per II Paese...” “Sì, in pratica ha confermato quanto già visto nel DEF e quindi l’intenzione del Governo di procedere del 2016 al 2016 alla già annunciata e poi sospesa riforma. Noi di CNGeGL siamo dal parere che tale riforma vada fatta. L'attuale sistema catastale, soprattutto quello urbano, ha più di 70 anni. Quindi non consente neppure all'ufficio più virtuoso di accompagnare le dinamiche del mercato e di valori ala realtà attuale. Faccio un esempio: la crisi che ha colpito il mercato immobiliare dal 2007 a oggi e che continua a persistere non è stata registrata dalla banca dati catastale perché purtroppo il nostro non è un catasto dinamico. È rigido, vincolato a regole datate, per cui l'Agenzia oggi attribuisce le classi catastali in base a comparazioni riferite a unità immobiliari precedentemente identificate, che però non riescono più a registrare le peculiarità del mercato. Quindi ben venga una riforma sostanziale, ma non certo basata su dati empirici e rigidamente impostati, ma contando sulla conoscenza diretta dell’immobile trattato. Tanto per fare un esempio, un quattro vani degli anni ‘50 poteva essere ampio 100 mq perché allora il costo di costruzione era molto basso. Oggi quei quattro vani si riducono spesso a 50 mq. Quindi ogni approccio alla riforma che parta da un dato di consistenza immobiliare non reale sarebbe fallimentare.” “Ma qualcosa è cambiato in quegli anni?” “Certo. Dal 2015 per gli “imbullonati” (tutto che che è funzionale al ciclo produttivo) abbiamo la possibilità di rilassare immobili a destinazione speciale, detraendo data consistenza tutto ciò che è funzionale al ciclo produttivo. Altro elemento importante è oggi la possibilità di consultare in banca dati la superfici (consistenze) di tutti gli immobili. Quest’ultima novità è particolarmente interessante perché consente a un privato cittadino, con il supporto di un tecnico, di consultare in banca dati se la consistenza censita al catasto con quella metodologia di trasformazione dai vani alle superfici corrisponde o meno alla realtà. E nel caso in cui non fosse tale il cittadino può farla correggere. Quindi, verificate le consistenze, corretto il problema degli imbullonati, ora si può lavorare alla seconda parte della riforma, che per intenderci è concentrata sui valori.” “Qual è la posizione specifica del Consiglio Nazionale dei Geometri in merito a questa seconda parte della riforma del catasto?” “Riteniamo che la riforma debba partire dal basso, ossia da una azione quasi volontaria del cittadino, che spontaneamente si presenti all’amministrazione, dopo la verifica della consistenza, e dichiari l'esattezza o la corre- zione del valore riguardante il proprio immobile. Ciò permetterebbe di costruire una banca dati più precisa ed eviterebbe il rischio di contenziosi. Per agevolare questa azione volontaria e virtuosa del cittadino potrebbe essere pensato un meccanismo incentivante, a livello fiscale. Occorre rinnovare un panorama fermo da decenni: li catasto urbano è entrato, Infatti, In vigore nei 1939 ed è andato in conservazione nel 1962, quindi la campagna di rilevazioni, di censimento e di attribuzione delle rendite si attesta a circa 50 anni fa. Quei valori sono ancora oggi la base imponibile delle rendite rendite catastali, sia pure debitamente moltiplicate nel corso degli anni dalle varie leggi finanziarie. Tutto è rimasto pressoché immutato fino a circa 25 anni fa quando sono stai aggiornate le tariffe d'esimo, ossia i valori al metro quadrato (o a vano): un'operazione a pioggia, dall'alto, con relativi contenziosi e una mole notevole di ricorsi da gestire. Ecco perché noi facciamo una proposta al Governo di questo tipo, che si concentri aula valutazione di ogni singola unità immobiliare in modo attento, approfondito e – ripeto dal basso. Altrimenti c'è il rischio che il cittadino interpreti la riforma come l’ennesima "mannaia” fiscale.” “Si potrebbe pensare che il catasto attuale sia totalmente inadeguato, è così?” “No, il catasto funziona, ha fatto passi da gigante, ma ha sempre operato seguendo il IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 59 CATASTO contesto normativo in dotazione. Dagli anni ‘80 del secolo scorso i professionisti hanno iniziato a produrre all'Agenzia delle Entrate file contando su due software specifici per gli aggiornamenti catastali per i terreni (PREGEO) e per la sfera urbana (DOCFA). Da quel momento tutto ciò che prima faceva l'ufficio tecnico pubblico oggi lo svolgono i professionisti per conto dei cittadini. L'azione informatica ha prodotto una svolta importante nell'uniformare le procedure, standardizzandole e dando loro carattere di oggettività, ma soprattutto ha snellito la parte burocratica. L’informa- tica oggi ha un ruolo prevalente tanto che da giugno 2015 è divenuto obbligatorio l'uso delle procedure telematiche per trasmettere atti tecnici di aggiornamento catastale, snellendo ancor più i tempi e sbloccando risorse.” “In termini efficienza energetica e dl lotta al consumo dl suolo, che ruolo può giocare il catasto 2.0?” “Quando sarà messo “nero su bianco” che un fabbricato dl classe A vale di più in termini reali di uno di classe G allora si otterranno risultati effettivi. Oggi non è ancora mai, manca una certa sensibilità in merito. L'inserimento della classe energetica nella con- IMPORTANTE ANCORA SUGLI IMBULLONATI Riduzione della R.C. nei fabbricati industriali imbullonati LEGGE 28 dicembre 2015, n. 208 Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016) (GU Serie Generale n.302 del 30-12-2015 - Suppl. Ordinario n. 70) Commi dal 21 al 24 di Piergiovanni Lissana RICORDIAMO Che gli atti Catastali di aggiornamento presentati entro il 15/06/2016 e che prevedono la riduzione della R.C. acquistano valori ai fini IMU a datare dal 01/01/2006 MENTRE gli stessi atti catastali con riduzione di R.C. acquistano valore invece sempre ai fini IMU a datare dal 01/01/2017. È bene ricordare che la norma di cui sopra sugli imbullonati ha carattere normativo e quindi non è soggetta ad interpretazione e che tale provvedimento non risolve contenziosi sorti ed in essere in epoca precedente alla sua approvazione che rimangono quindi in atto. Si ricorda infine l'obbligo, a carico dei proprietari dichiaranti la variazione, di comunicare la medesima al Comune di competenza. 60 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 sultazione catastale potrebbe essere un passaggio ulteriore, ma al momento non è previsto. In termini di consumo di suolo, oggi uno degli strumenti più importanti por l’Agenzia del Territorio è rappresentato dall'Anagrafe immobiliare Integrata. Si tratta di un archivio informatizzato del beni immobili attestante lo stato di integrazione dei suoi archivi amministrativo-censuari, cartografici, planimetrici e di pubblicità Immobiliare. Uno strumento In grado di far emergere i cosiddetti “immobili fantasma" e mettere in rete tutte quelle informazioni relative all’immobile in modo rapido ed efficace nonché per controllare meglio il territorio. Nell'attenzione al territorio rientrano non solo le azioni di rispetto del terreno vergine, me anche una migliore valutazione e un più proficuo impiego di quanto già oggi è considerato antropizzato: parlo di tutte quelle aree marginali, degradate, delle aree infrastrutturali su cui come Geometri ci stiamo muovendo da tempo con progetti specifici. Infine, anche il neonato Archivio nazionale dei numeri civici delle strade urbane aiuterà a mettere maggiore ordine al panorama urbano.” ❑ Svolta digitale del Catasto Addio agli archivi cartacei degli atti di aggiornamento Addio alla carta e spazio al digitale. Da oggi l’Agenzia delle Entrate interrompe l’archiviazione cartacea degli atti di aggiornamento catastale a favore di quella informatica nell’ambito del Sistema di Conservazione dei Documenti digitali SCD. conservati digitalmente gli atti di aggiornamento redatti con la procedura PREGEO, insieme all’eventuale documentazione integrativa, nonché gli attestati di approvazione e di annullamento degli stessi, firmati digitalmente dal direttore dell’ufficio o da un suo delegato. Una novità che attua quanto previsto dal nuovo Codice dell’amministrazione digitale e che porterà vantaggi sia per l’Agenzia che per le categorie professionali e i cittadini, in un’ottica di trasparenza, efficienza e spending review. Per gli atti del catasto fabbricati, redatti con la procedura Docfa, la conservazione digitale viene, invece, effettuata direttamente dalle applicazioni informatiche, che gestiscono i documenti firmati digitalmente. Gli uffici, entro i termini previsti dalle vigenti disposizioni, provvederanno a effettuare i successivi controlli. Un archivio tutto digitale Dal 1° giugno 2015, la trasmissione telematica degli atti di aggiornamento catastale PREGEO e DOCFA è stata resa obbligatoria per i tecnici professionisti. Da oggi, per il catasto terreni, sono (Fonte: sito dell’Agenzie delle Entrate, comunicato stampa del 2 maggio 2016) EDILIZIA SOSTENIBILE Raffaella Annovazzi Giuseppe Mori Gli strumenti teorici per l'analisi termoigrometrica dell'involucro edilizio P remessa Nel precedente articolo abbiamo cercato di comprendere come alcuni strumenti operativi ci possano aiutare nella ricerca delle cause che possono favorire o provocare la formazione di muffe o la condensazione superficiale in alcune aree delle nostre abitazioni. Gli studi di fisica, integrati nelle norme tecniche, con l’aiuto di specifici programmi di calcolo ci consentono però di mettere in atto accorgimenti tecnici per anticipare i problemi e ridurre il più possibile i rischi spesso derivanti da una cattiva gestione di un immobile. Certo, nulla si potrà fare contro determinate modalità di utilizzo degli ambienti della casa che, talvolta inconsapevolmente, provocano la proliferazione di muffa, ma una accurata progettazione degli interventi di nuova costruzione o di risanamento energetico potrà fare in modo che alcuni errori molto comuni non siano causa di quelle conseguenze disastrose che a volte incontriamo nel nostro lavoro. Se oramai siamo abbastanza abituati a studiare una stratigrafia dal punto di vista termico, sapendo che la somma di strati diversi, uniti ad uno strato isolante, esterno o interno, potrà ridurre notevolmente la dispersione di calore della abitazione. Non è invece altrettanto conosciuto il comportamento dei vari materiali di una parete quando vengono attraversati dal vapore acqueo presente all’interno dell’alloggio quando, nella stagione invernale, tenderà a migrare verso l’esterno. Il contributo di questo articolo non si propone di essere una lezione teorica di dettaglio su questi temi che tratteremo, ma di aiutare almeno a comprendere quali sono le informazioni fondamentali che la teoria ci fornisce e quando uno strumento è più utile di un altro per migliorare la qualità abitativa. Il vapore acqueo e il Diagramma di Glaser (Norma UNI EN ISO 13788:2003) (nota 1) Cominciamo dalla analisi del cosiddetto “Diagramma di Glaser” che, sulla base di molti dati quali densità di un materiale, conduttività, fattore di resistenza al vapore, ecc., considerando le temperatura e la pressione di vapore medie esterne mensili, la temperatura e la percentuale di umidità relativa interne di progetto, ci fornisce queste informazioni: •quantità di condensa interstiziale che si forma in una struttura; •in quale punto della stratigrafia questa condensa si forma, mese per mese; •quanto sarà in totale la quantità di condensa, espressa in grammi/m2, all’interno di una parete; •se questa quantità di condensa non supera la quantità massima ammessa affinché, durante la stagione più calda, il vapore acqueo che si è condensato all’interno del muro possa evaporare (condizione ora non piu’ ammessa); 62 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 •se invece la muratura è completamente esente dalla formazione di condensa interstiziale (cosi come richiesto invece dal DM 26/06/2015 in vigore dal 1 ottobre 2015) (nota 2). Inoltre, sempre a partire dagli stessi dati, la Norma UNI EN ISO 13788, ci consente di verificare se esiste o meno il rischio di formazione muffa sulla superficie interna di una stratigrafia. Il “Glaser”, come ormai lo si chiama in gergo, (Norma UNI EN ISO 13788), si basa su alcuni dati di partenza che sono la conduttività dei materiali in una determinata stratigrafia, la loro diversa capacità di lasciarsi attraversare dal vapore acqueo, le temperature interne ed esterne media mensili e, infine, l’umidità relativa interna e quella media stagionale esterna. Ricordiamo che la permeabilità al vapore di un materiale è indicata dal valore µ (si legge “mu”): maggiore è il valore µ e maggiore sarà la resistenza opposta dal materiale al passaggio del vapore. Se ad esempio un sughero in pannelli può avere un µ intorno a 5-10, quello di un pannello di polistirene estruso (XPS) potrà aggirarsi tra 80 e 100. I programmi di calcolo, tenendo conto di questi elementi sono in grado di fornirci dati grafici mensili che ci diranno quanto vapore acqueo si trova e in quale punto della stratigrafia il vapore acqueo incontrerà il punto di temperatura critico nel quale esso può condensarsi trasformandosi in gocce d’acqua sulla superficie o all’interno della muratura. Infatti è importante sapere dove avviene la condensazione del vapore acqueo: all’interno delle struttura (condensa interstiziale) o sulla sua superficie (condensa superficiale) anche perché da questo possono derivare problemi e danni di tipo diverso alle strutture. In effetti, fra gli effetti della presenza di acqua nelle strutture edilizie, possiamo registrare fenomeni di deterioramento dei materiali sensibili all’umidità, l’indebolimento potenziale delle strutture come il legno ed il ferro nel cemento armato, aumento della conduttività dei materiali isolanti e conseguente riduzione del loro potere isolante (un isolante che contiene acqua peggiora certamente la sua conduttività), formazione di macchie e di muffe e, spesso, deterioramento delle pitture e degli strati di intonaco. Dicevamo che l’analisi condotta con il diagramma Glaser ci dice se una struttura rispetta la nuova norPonte termico dovuto all'angolo della muratura in pietra con il solaio EDILIZIA SOSTENIBILE mativa che – da pochi mesi – vieta qualsiasi formazione di condensa all’interno di una struttura mentre fino al 1 ottobre 2015 era ammesso che si potesse formare una certa quantità di condensa (500 gr/m2) nella ipotesi che durante la stagione primaverile/ estiva potesse avvenire una sua completa rievaporazione con conseguente totale asciugatura dei muri. Dobbiamo anche considerare che l’andamento del vapore acqueo nelle strutture è soggetto a tempi di “trasporto” molto lunghi, al punto che la Legge consentiva un certo accumulo nella fase invernale. In realtà può succedere, e succede, che a causa della particolare esposizione di una parete, di un ombreggiamento, di un microclima locale, di una stagione estiva particolarmente piovosa, la prevista evaporazione non si verifichi. Di conseguenza si può andare incontro ad un accumulo che via via si somma senza mai registrare una perfetta asciugatura. È evidente che un fenomeno di questa natura porterà senza dubbio alla manifestazione di uno o più dei problemi sopra elencati. La prevenzione del rischio muffa Gli studi, seguendo le esperienze che man mano si accumulano, si trasformano in nuove normative necessarie ad evitare anche le condizioni per il “rischio muffa”. Come abbiamo cominciato a comprendere nell’articolo precedente sono ben diverse le condizioni termoigrometriche che possono causare l’uno o l’altro fenomeno, e cioè la formazione di condensa o quelle della muffa. Ricordiamo qui che, mentre la condensazione superficiale del vapore acqueo si ha in presenza di temperature inferiori al punto di rugiada che varia in funzione del grado di umidità ma, tipicamente, con temperature di 12-13 °C, le muffe si formano e proliferano con temperature superficiali molto più elevate (16-17°C), se pure con una umidità relativa maggiore. Ma l’esperienza ci insegna che negli spigoli delle nostre case dove si ha minore circolazione d’aria o, peggio ancora, dietro schermature come tendaggi o certi arredi, si avrà un incremento elevato della stessa. Tornando al nostro programma di calcolo, sulla base della norma UNI EN ISO 13788 esso ci dirà anche se, a date condizioni di temperatura e umidità relativa interna da noi impostate sulla base delle norme (tipicamente 20°C e 65% U.R.), sulla superficie interna del nostro muro (o solaio) si potranno avere formazioni di muffe. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 63 EDILIZIA SOSTENIBILE Effettuando varie simulazioni si potrà quindi arrivare a stabilire quali sono le condizioni tecniche ideali per eliminare questo rischio che può creare non pochi problemi di salute specie in presenza di persone con patologie respiratorie. Vediamo nelle immagini estratte dalla simulazione effettuata con il Software Pan 6, un esempio di ciò che abbiamo appena descritto, su una muratura in pietra. Come si può osservare la Resistenza termica dell’elemento è di 0,56 m2K/W ed appare inferiore a quella necessaria per evitare sia la formazione di condensa superficiale che la formazione di muffe, rispettivamente pari a 0,62 e 1,09 m2/K/W. Questo primo risultato è sufficiente per dirci che questa stratigrafia è a rischio. Solo una elevata ventilazione che riduca l’umidità relativa, insieme ad un elevato livello di temperatura fornita da un impianto termico, potrà probabilmente impedire problemi. In questa seconda immagine vediamo invece i risultati della posa in opera di un cappotto termico esterno dello spessore di cm 12. È del tutto evidente che la resistenza termica si è innalzata notevolmente al punto da garantire che, alle condizioni date di temperatura e umidità, non ci saranno formazioni né di condensa (superficiale e interstiziale) né di muffa. I rischi nell’isolamento dall’interno Questo tema meriterebbe da solo un articolo approfondito ma, in questo contesto, almeno un cenno si rende necessario. Infatti, se cominciamo a descrivere alcuni aspetti di una analisi di questo tipo, vediamo che possiamo trovarci in situazioni in cui ci si trova di fronte a elevatissime quantità di condensa interstiziale nei primi strati superficiali verso l’interno, in particolare se simuliamo la posa in opera di uno strato coibente verso il “lato caldo” della muratura, e cioè all’interno di una stanza riscaldata. Perché avviene questo? Semplicemente perché la muratura, che prima di posare l’isolamento interno sarebbe stata lambita dal calore sviluppato all’interno dall’impianto, a causa dello strato coibente interno, si ritroverà improvvisamente a temperature molto più fredde. Il vapore acqueo nel suo continuo ciclo invernale di fuoriuscita verso l’esterno della parete incontrerà quindi subito dopo l’isolante, che salvo pochi materiali, ha sempre una certa capacità traspirante, andrà a condensare presumibilmente nello strato fra isolante e muro creando a volte una vera e propria lamina di umidità. Tutto ciò, se non adottiamo opportune contromisure (barriere vapore o materiali adeguati in grado di assorbire l’umidità ambientale o almeno di non esserne danneggiati) porterà sicuramente a danni non immediatamente 64 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 visibili, ma che si potranno manifestare nell’arco di poche stagioni di riscaldamento. L’analisi agli elementi finiti Ma il calcolo in base alla norma UNI EN 13788 potrebbe non essere sufficiente a comprendere cosa accade, in particolare, quando non parliamo più di una semplice stratigrafia bensì quando due e tre componenti diversi dell’involucro edilizio si incontrano a formare un “nodo” più complesso. Immaginiamo ancora la nostra muratura in pietra che, in questo caso, prosegue nel seminterrato con l’innesto del solaio superiore che quindi confinerà verso l’alto con l’alloggio riscaldato e, verso il basso, con i locali cantina freddi. Quindi osserviamo che non ci troviamo solo di fronte a due temperature con le quali confrontarci, quella interna ed esterna ma anche quello dello scantinato confinante con la muratura interrata. Mentre abbiamo imparato a conoscere come si comporta la muratura considerata a sé stante, ora abbiamo necessità di strumenti diversi e più complessi per stimare l’andamento prevedibile della temperatura all’interno di questa struttura articolata. Questo strumento è l’“analisi agli elementi finiti” (UNI EN ISO 10211:2008) che, una volta fornito di disegno della struttura le sue caratteristiche termiche (la conduttività dei materiali), sulla base di questo calcolo sarà in grado di valutare l’anda- EDILIZIA SOSTENIBILE mento della temperatura all’interno di ogni punto del nodo fino a disegnare delle vere e proprie linee “isoterme”. Questo strumento ci fornisce anche altri elementi, ora indispensabili per il calcolo della dispersione termica dell’edificio come la quantità di calore che fuoriesce attraverso questo nodo, o ponte termico, ma noi – al momento – siamo interessati solo a comprendere quale sarà il livello di temperatura atteso nei punti critici di questo incrocio. Nel caso dell’esempio (immagine 3) osserviamo che la temperatura attesa nello spigolo interno pavimento-muro si stima una temperatura di 13-14°C. Se noi applicheremo a questa struttura eventuali strati isolanti diversamente distribuiti sui vari elementi del nodo, dentro, fuori, sopra, sotto, avvolgenti o meno, saremo anche in grado di effettuare varie simulazioni in grado di comunicarci quali sono le combinazioni più efficaci per innalzare il più possibile il livello di temperatura superficiale interna. Sempre nel nostro esempio vediamo che applicando un cappotto termico spessore cm 12 sulla muratura (immagine 4), compresa quella del seminterrato non climatizzato, il livello di temperatura si eleva già in modo significativo fino a raggiungere circa 16-17°C. Ancora, applicando uno strato coibente, seppure di minore spessore in quanto le temperature saranno certamente superiori a quella esterna, sul lato inferiore del solaio e su parte della muratura, lato interno, notiamo un ulteriore, ma non particolarmente elevato, incremento di temperatura fino a circa 17-17,5°C. Poiché noi sappiamo che quanto la temperatura sarà elevata, minore sarà il rischio di condensazione superficiale ma anche di formazione di muffa, avremo fatto un ottimo lavoro utile a prevenire non solo le dispersioni termiche ma anche quegli odiosi e insalubri angoli ammuffiti. È chiaro che questo strumento va utilizzato con cautela perché non esiste una norma precisa che ci guidi con indiscutibile e incontestabile precisione nei risultati. Noi crediamo che, valutando con attenzione le temperature al contorno da adottare nelle simulazioni, considerando le situazioni più critiche (temperatura minima di progetto, es. -7°C o temperatura media esterna del mese più freddo, es. 0°C?) potremo unire questa valutazioni a quelle fornite dal Diagramma di Glaser e garantire la certezza del risultato. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 65 EDILIZIA SOSTENIBILE L’analisi dinamica (norma UNI EN 15026:2008) (nota 3). Cenni Anche questi strumenti più sofisticati non bastano a gestire alcune situazioni specifiche che prevedono ad esempio l’utilizzo di materiali particolari che hanno “poteri” diversi rispetto a quelli più comunemente utilizzati in edilizia o quando si registrano condizioni locali o meteo-climatiche diverse da quelle che i semplici dati delle temperature media stagionali possono offrirci. 66 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 Un esempio interessante, già noto a chi si occupa di bioedilizia. è quello dell’intonaco in argilla che ha una conduttività simile a quella di un tradizionale intonaco di calce/cemento e simile è anche il coefficiente m (mu) che caratterizza la permeabilità al vapore. Ma c’è un’altra caratteristica che li differenzia in modo radicale ed è la “capacità igroscopica”, che ci fornisce informazioni circa la capacità di accumulare al suo interno vapore acqueo senza subire danneggiamenti. Nel caso dell’isolamento interno intonacato con argilla, analizzando la parete con la norma UNI EN ISO 13788, i diagrammi di Glaser e l’analisi agli elementi finiti, potremmo trovarci apparentemente di fronte ad uno scenario drammatico che richiederebbe la rigorosa e attenta applicazione di una barriera vapore. Invece il comportamento termoigrometrico della stratigrafia potrebbe essere molto diverso. Infatti, nella realtà, uno strato superficiale di intonaco di argilla è in grado di supplire con grande efficacia alla mancanza di barriera vapore in quanto, invece di bloccare il transito del vapore, lo assorbe al suo interno fungendo da “accumulatore”. Lo trattiene per poi rilasciarlo nell’ambiente interno quando questo tenderà a ridurre la sua umidità relativa. Un materiale di questo tipo svolge quindi la funzione di volano igroscopico sostituendosi, in modo peraltro molto più “ecologico”, alla barriera vapore e contribuendo a creare un microclima interno decisamente più favorevole. Ma come dimostrare l’efficacia di prodotti o tecniche di questa natura? La norma UNI EN ISO 13788 consente di fare ricorso alla Norma UNI EN 15026 che, in modo più articolato e complesso, ge- EDILIZIA SOSTENIBILE stisce anche questi aspetti utili a dimostrare l’efficacia di determinate soluzioni. La norma UNI EN 15026 è peraltro in grado di tenere sotto controllo molti altri aspetti che si riscontrano nella realtà pratica e non sono presi in considerazione dalle norme semplificate: prendiamo ad esempio il tema dell’orientamento della parete, del microclima locale con diverse piovosità e dei suoi effetti con venti che possono determinare su un parete pioggia battente a differenza di un’altra meno esposta, degli effetti dell’ombreggiamento di una montagna o di una alta montagna o condominio sulla parete oggetto del nostro studio ecc. Attraverso specifici software, sempre più complessi, si può quindi simulare il comportamento di una parete a cui si attribuiscono una moltitudine di variabili e valutarne il comportamento per periodi di tempo lunghissimi (anche pluriennali) per accertare ad esempio, dopo alcune stagioni in cui verrà sottoposta a determinate condizioni climatiche e termoigrometriche esterne ed interne, essa sarà in grado o meno di sopportarle senza subire danni. È chiaro però che tali studi comportano, oltre ad una specifica ulteriore preparazione dei tecnici, la necessità di acquisire dati dei materiali o dati climatici locali non sempre reperibili con facilità trattandosi di analisi più avanzate alle quali l’industria dei materiali e la climatologia non sono ancora in grado di rispondere con metodicità e precisione. ❑ Nota 1 Il diagramma di Glaser è un metodo grafico che consente di analizzare l’andamento della pressione parziale di vapore e della pressione di saturazione per valutare la presenza o meno di condensa interstiziale. La norma UNI EN ISO 13788:2003, alla quale il diagramma fa riferimento, definisce gli algoritmi per determinare le condizioni climatiche interne di temperatura e umidità relativa in funzione dell’uso dell’edificio e delle condizioni climatiche esterne, corrispondenti a valori medi mensili di temperatura e umidità relativa della località in cui si effettua la verifica e tiene conto della sola umidità per diffusione; prevede quindi un metodo di calcolo semplificato in regime stazionario. Nota 2 Il DM 26/6/15 che definisce i requisiti minimi per l’efficienza energetica degli edifici in vigore dal 1 ottobre 2015, riporta all’allegato 1 art. 2.3 comma 2. le verifiche igrotermiche (All. 1 Art. 2.3 comma 2) 1. Gli edifici e gli impianti non di processo devono essere progettati per assicurare, in relazione al progresso della tecnica e tenendo conto del principio di efficacia sotto il profilo dei costi, il massimo contenimento dei consumi di energia non rinnovabile e totale. 2. Nel caso di intervento che riguardi le strutture opache delimitanti il volume climatizzato verso l’esterno, si procede in conformità alla normativa tecnica vigente (UNI EN ISO 13788), alla verifica dell’assenza: - di rischio di formazione di muffe, con particolare attenzione ai ponti termici negli edifici di nuova costruzione; - di condensazioni interstiziali. Le condizioni interne di utilizzazione sono quelle previste nell’appendice alla norma sopra citata, secondo il metodo delle classi di concentrazione. Le medesime verifiche possono essere effettuate con riferimento a condizioni diverse, qualora esista un sistema di controllo dell’umidità interna e se ne tenga conto nella determinazione dei fabbisogni di energia primaria per riscaldamento e raffrescamento. Rispetto al D.P.R. 59/09 (che prevedeva verifica del rischio di condensazione superficiale e non di muffa e ammetteva la presenza di condensa interstiziale a patto che fosse rievaporabile nell’arco di un anno) le prescrizioni previste dal DM 26/05/2015 sono molto più restrittive. Il calcolo effettuato ai sensi della norma UNI EN ISO 13788 (semplificato in regime stazionario) tende a sovrastimare il rischio di formazione di condensa interstiziale considerando solo la diffusione e non la capillarità e la capacità igroscopica dei materiali per esempio. La stessa norma segnala che “I risultati saranno più affidabili per strutture leggere, poco permeabili all’aria, che non contengono materiali che possono accumulare grandi quantità di acqua. Essi saranno meno affidabili per strutture con grande capacità termica e igroscopica e che sono più permeabili all’aria” e precisa che “i metodi di calcolo utilizzati forniscono in genere risultati cautelativi e quindi, se una struttura non risulta idonea secondo questi in base ad un criterio di progettazione specificato, possono essere utilizzati metodi più accurati che ne dimostrino l’idoneità.” Nota 3 Ecco allora la necessità di utilizzare la norma UNI EN 15026 (in regime dinamico), che descrive in maniera compiuta il comportamento di una struttura considerando la migrazione dell’umidità in condizioni non stazionarie soprattutto per alcune tipologie di isolamento termico, quale per esempio l’isolamento dall’interno. La norma UNI EN 15026:2008 definisce le modalità secondo cui effettuare le verifiche igrometriche in regime dinamico in condizioni non stazionarie su entrambe le facce della muratura. Non stabilisce quindi una durata minima per le verifiche e utilizza valori orari come condizioni climatiche esterne. A differenza del metodo proposto dalla UNI EN ISO 13788 analizza il trasporto dell’umidità per diffusione e capillarità tenendo conto di altri importanti fattori quali altri tipi di umidità eventualmente presenti nella struttura, caratteristiche igroscopiche dei materiali, perdite di calore per evaporazione offrendo quindi indicazioni più realistiche. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 67 ESTIMO - VALUTATORI IMMOBILIARI Aleandro Bottichio Il piu’ probabile Valore di Trasformazione Highest and Best Use (HBU) Valore Atteso Nell'articolo a seguire si tratta l’assai complesso criterio di valutazione per Valore di Trasformazione. Preso atto che dal postulato dello scopo – secondo il quale, il valore di un immobile debba dipendere dalle motivazioni della valutazione – derivano diversi criteri di stima, ovvero, diversi aspetti economici attraverso i quali si può giungere alla valutazione immobiliare per cui è proposito estimativo. Già in precedenti edizioni de “Il Geometra Bresciano” abbiamo illustrato alcuni criteri estimativi tra i quali il Valore Complementare (n° 4/2014 – 2/2015), nonché il Valore di Costo Deprezzato e dell’Area Edificata (n° 6/2015). Qui viene dunque proposta un’ulteriore particolare metodologia basata sulla suscettibilità trasformativa e/o destinativa dell’immobile in valutazione, quindi anche riguardante il miglior utilizzo (HBU), nell’ipotesi di diversificate possibilità di trasformazione e destinazione, quindi un breve riferimento al Valore Atteso, derivando il valore attraverso la media ponderata alle probabilità di verificarsi delle condizioni economiche alternative. Premesse al valore di trasformazione Il metodo trova applicazione in tutti quei casi in cui l’immobile da valutare presenta una o più potenzialità alla trasformazione (in genere fabbricati da ristrutturare od aree da lottizzare e/o edificare), una pluralità destinativa (in generale unità immo- biliari da destinare alternativamente a negozi, uffici e/o locali residenziali) ovvero nel caso in cui l’immobile possa essere considerato quale bene strumentale ad un attività produttiva che ne prevede la trasformazione tecnica, funzionale ed economica, pertanto anche all’interno di un processo finanziario che prevede un flusso di cassa tra costi ed introiti (in generale all’espressione di un giudizio economico degli investimenti immobiliari, od anche a ragioni di determinazione della rendita immobiliare). In estrema sintesi il criterio prevede la determinazione del più probabile 68 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 valore di mercato dell’immobile all’attualità, attraverso la mera differenza fra il valore finale del bene trasformato e la sommatoria dei costi necessari all’opera di trasformazione. Le peculiarità al criterio di trasformazione stanno essenzialmente : -- alla suscettibilità del bene ad essere trasformato e/o variato nella destinazione e nell’uso; -- alla preventiva dimostrazione che la trasformazione e/o la ridestinazione siano più proficue rispetto all’attualità; -- all’ipotesi che siano soddisfatti i vincoli di natura fisica, tecnologica, legale, istituzionale e finanziaria, tutti in principio di ordinarietà; -- al postulato secondo il quale la trasformazione e/o la ridestinazione non comporti un costo di trasformazione nullo e/o negativo: con un costo di trasformazione nullo si avrebbe la coincidenza con il valore di mercato, nel caso di costo negativo verrebbe a mancare l’assunto in capo al più proficua attività di trasformazione. Abstract casi di applicazione Potenzialità alla trasformazione Nel caso in cui l’immobile presenti una potenzialità alla trasformazione si deduce la seguente formulazione: Valore di mercato dell’immobile trasformato – Costo di trasformazione = Valore di Trasformazione ESTIMO - VALUTATORI IMMOBILIARI Il Valore di trasformazione appartiene all’attualità, nel senso della situazione di fatto, e può essere ricondotto alla sotto esposta casistica, indicativa e non esaustiva : --Area edificabile trasformazione --Area Lottizzata trasformazione --Area Edificata trasformazione --Edificio Vecchio trasformazione Area Lottizzata (Urbanizzazione) Area Edificata (Costruzione ex novo) Area Edificabile (Demolizione) Edificio messo a nuovo (Ristrutturazione) Il valore di mercato dell’immobile trasformato può essere ricondotto al bene in trasformazione ad opera conclusa, e generalmente viene determinato attraverso procedimenti di comparazione diretta M.C.A. od altri metodi, previsti dagli I.V.S. meglio dettagliati dai colleghi Matteo Negri e Giuliano Vacchi, ne “Il Geometra Bresciano” nn, 1/2013, 3/2013, 4/2013, 2/2014, rubrica “Estimo e valutatori immobiliari”. Il Costo di trasformazione viene dedotto da veri e propri computi metrici estimativi dell’intervento di trasformazione, sia esso di ricostruzione che di demolizione, con anche comprese le componenti spese tecniche e di progettazione, gli imprevisti, gli oneri finanziari, concessori e quant’altro previsto dall’opera di trasformazione: ai fini dell’esplicazione delle variegate compenti dei costi si faccia riferimento all’articolo inerente il Valore di Costo deprezzato, ne “Il Geometra Bresciano” n° 6/2015, rubrica “Estimo e valutatori immobiliari”. Casistica indicativa e non esaustiva inerente i costi : -- Costo di Lottizzazione – urbanizzazione -- Costo di Edificazione -- Costo di Demolizione -- Costo di Ristrutturazione Potenzialità alla ridestinazione Nel caso in cui l’immobile presenti una potenzialità ad essere variato nella destinazione d’uso si deduce la seguente formulazione: Valore di mercato dell’immobile ridestinato Costo della variazione ridestinazione = Valore di Trasformazione --Appartamento trasformazione Ufficio --Appartamento Ufficio trasformazione Ambulatorio --Ufficio - Ambulatorio trasformazione Appartamento --App.to - Ufficio Ambulatorio trasformazione Reciprocità --Locale piano terra trasformazione --Negozio trasformazione Negozio Pubblico esercizio --Negozio trasformazione Ufficio --Negozio trasformazione Appartamento --Capannone artigianale trasformazione --Capannone agricolo trasformazione --Area industriale dismessa trasformazione Capannone commerciale ** Capannone Artigianale o Comm.le ** Pluridestinazione (anche HBU) ** Casistica indicativa e non esaustiva delle possibilità di nuova destinazione, attraverso interventi che generalmente sono opere e costi di ridestinazione : ** A seguito di sopravvenuto vincolo di destinazione urbanistica : variazione del PGT; ai ciò precisando che nel caso di trasformazione senza opere i costi sono per lo più di natura burocratica del tipo spese tecniche e di progettazione, collaudi ed oneri concessori; od anche connessi alle volumetrie urbanistiche da perequare. Valore di trasformazione inteso quale Flusso di Cassa Da un punto di vista finanziario il procedimento tende alla IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 69 ESTIMO - VALUTATORI IMMOBILIARI determinazione del più probabile Valore di Trasformazione attualizzando al momento della stima il valore delle poste economiche attive riferibili all’opera trasformata, nonché delle poste negative riferibili ai costi dell’intervento: il classico flusso di cassa del processo edilizio, scontato all’attualità. Infatti ponendo (Fonte: Marco Simonotti, Metodi di stima immobiliare, Dario Flaccavio editore) : V = Valore di trasformazione ricercato Rt = Ricavo generico alla scadenza di ogni anno, ovvero, 1/k di anno; Ct = Costo generico alla scadenza di ogni anno, ovvero, 1/k di anno t = Tempo generico t=0,1,2 …. tn ik = Saggio periodale tn tn V= [ ∑ Rt * (1+ik)^-t ] - [ ∑Ct * (1+ik)^-t ] t0 t0 dove il primo termine rappresenta il valore dell’immobile trasformato, calcolato come somma finanziaria dei ricavi, mentre il secondo termine rappresenta il costo di trasformazione, calcolato come sommatoria finanziaria dei costi. Nell’operazione di stima il saggio di sconto è unico e posto pari al saggio di capitalizzazione. Nelle operazioni di investimento, il saggio di sconto è equiparato al saggio di profitto soggettivo dell’imprenditore promotore. Il valore dell’area secondo l’imprenditore promotore rappresenta il valore di investimento e anche il prezzo di offerta (massimo) per l’acquisto della medesima. Highest and Best Use (H.B.U.) Qualora l’immobile in valutazione presenti diverse modalità di trasformazione (fabbricato da ristrutturare in alternativa alla demolizione e ricostruzione ex novo) e/o molteplici destinazioni d’uso (appartamento trasformabile sia in ufficio che negozio) si può ricorrere al metodo riferibile al più conveniente e miglior utilizzo . L’H.B.U. indica pertanto la trasformazione più redditizia a parità o minor costo. Da un punto di vista estimativo saranno assunte le diverse possibilità di trasformazione, dunque valutati i rispettivi prodotti finali e i costi necessari conseguenti gli interventi : il maggior e più redditivo risultato rappresenta dunque l’H.B.U. Tale criterio risulta importante soprattutto nella scelta destinativa di un area edificabile / lottizzata. Appunto dall’H.B.U., dipendono le prospettive dell’investimento immobiliare, ovvero, la decisione in capo alla tipologia immobiliare e/o destinativa, in riferimento alla maggior redditività dell’area da trasformare. 70 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 A volte il metodo può essere impiegato anche per la valutazioni di semplici Caratteristiche Immobiliari, alternative tra l’ordinarietà e classi o pregio superiori, quali a titolo esemplificativo e non esaustivo : Immobile finale attuato Nel limite della norma energetica Oltre la norma energetica (classe A+) Immobile finale attuato Con sistemi energivori tradizionali Con l’impiego fonti energetiche alternative Immobile finale attuato Caratteristiche normali Caratteristiche di Design o Pregio Immobile finale attuato Panoramicità e viste attuali Incremento luce e panoramicità (realizzazione di ampie superfici finestrate, abbaini, lucernari ecc.) Valore Atteso Il Valore Atteso può definirsi come una diretta conseguenza del criterio di trasformazione a diversificate alternative di potenzialità trasformativa e destinativa. Si determina infatti come media tra il valore di mercato all’attualità e il valore conseguente alle diverse trasformazioni e/o destinazioni, ponderati per le rispettive probabilità di verificarsi, ovvero, in ragione alla frequenza di probabilità di raggiungimento di quel valore assunto alle diverse entità appena citate. Infatti ponendo : ESTIMO - VALUTATORI IMMOBILIARI V(atteso) = Valore Atteso A = Destinazione attuale A B = Destinazione alternativa B C = Destinazione alternativa C Va = Valore di mercato riferibile alla destinazione attuale A Vb = Valore di mercato riferibile alla destinazione alternativa B Vc = Valore di mercato riferibile alla destinazione alternativa C Pa = Probabilità riferibile alla destinazione attuale A Pb = Probabilità riferibile alla destinazione alternativa B Pc = Probabilità riferibile alla destinazione alternativa C Pa + Pb + Pc = 1 V(atteso) = Va * Pa + Vb * Pb + Vc * Pc Valore Atteso (Case Study) Per meglio comprendere il concetto di Valore Atteso è importante esplicare un esempio significativo e dimostrativo del concetto. Si presuppone dover sottoporre a valutazione un appartamento degli anni ’70-80 ubicato nelle adiacenze ad una zona di recente realizzazione del tipo terziari-amministrativo, quale potrebbe essere la zona dei grattaceli di Brescia 2. In sifatta situazione l’appartamento ex ante i grattacieli ha senza dubbio diversificare alternative di destinazione, conseguenti la dinamicità comportata dalla sopravvenuta zona del settore terziario: usi alternativi quali uffici, ambulatori, superfici open space che emulano le attività nei grattacieli, comunque la possibilità di posizionamento nella situazione attuale o come appartamento ristrutturato. Il mercato deduce : A = Destinazione attuale A (Appartamento da porre sul mercato senza intervento) B = Destinazione alternativa B (Appartamento rimesso a nuovo : impianti e finiture) C = Destinazione alternativa C (Trasformazione in ufficio mantenendo la struttura) D = Destinazione alternativa D (Trasformazione in ufficio open spece, modif. struttura) Va Vb Vc Vd Cta Ctb Ctc Ctd Vta Vtb Vtc Vtd Pa Pb Pc Pc = Valore di mercato riferibile destinazione attuale A = Valore di mercato riferibile destinazione alternativa B = Valore di mercato riferibile destinazione alternativa C = Valore di mercato riferibile destinazione alternativa D alla alla alla alla = Nessun intervento = Rifacimento impianti e pavimenti = Rifacimento impianti pavimenti e modifiche non strutturali = Rifacimento impianti pavimenti e modifiche strutturali ingenti = = = = Valore di mercato € 250.000,00 - € 30.000,00 € 260.000,00 - € 50.000,00 € 330.000,00 - € 70.000,00 Probabilità riferibile attuale A Probabilità riferibile alternativa B Probabilità riferibile alternativa C Probabilità riferibile alternativa C = = = € 200.000,00 € 250.000,00 € 260.000,00 € 330.000,00 €0,00 € 30.000,00 € 50.000,00 € 70.000,00 € 200.000,00 € 220.000,00 € 210.000,00 € 260.000,00 alla destinazione alla destinazione alla destinazione alla destinazione 30 % 20 % 30 % 20 % Pa + Pb + Pc = 30 % + 20 % + 30 % + 20 % = 100 % V(atteso) = 200.000,00 x 0,30 + 220.000,00 x 0,20 + 210.000,00 x 0,30 + 260.000,00 x 0,20 = € 219.000,00 Da indagini di mercato, nella fattispecie, portando a termine dei veri e propri M.C.A. (comparazione diretta di mercato), si determina il Valore di Mercato riferibile ad ognuna delle destinazioni sopportate dal circondario. Sempre dall’indagine statistica di mercato si determinano le rispettive probabilità di conseguimento dei Valori ivi determinati, alle medesime condizioni. Il Valore dell’appartamento in stima non potrà pertanto essere riferibile al semplice Valore di Mercato dell’unità immobiliare nella situazione attuale A pari a € 200.000,00 Ma considerata l’effettiva potenzialità trasformativa e destinativa è pari al Valore Atteso, sopra determinato in € 219.000,00, ovvero, sifatta potenzialità viene valutata in € 19.000,00 ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 71 CTU Gabriella Sala Aggiornamenti utili per gli onorari nelle esecuzioni immobiliari Foto © profotokris / 123RF Archivio Fotografico A lcuni membri della Commissione Interprofessionale Tecnica per l’Autorità Giudiziaria (CITAG), il 1 luglio hanno partecipato ad un incontro con il Giudice dell’Esecuzione, dottoressa Vincenza Agnese, al fine di rendere nota l’istituzione della Commissione quale organismo di rappresentanza degli Ordini degli Ingegneri, degli Architetti e del Collegio dei Geometri, nonché di discutere il contenuto dei documenti trasmessi nei mesi scorsi alla Presidenza del Tribunale. Il primo argomento affrontato dalla CITAG, come noto, è stato quello delle criticità conseguenti all’entrata in vigore della Legge 132/20105 e in particolare delle modalità di determinazione della liquidazione dei compensi degli esperti estimatori degli immobili sottoposti ad esecuzione forzata. L’incontro con la dottoressa Agnese è stato molto positivo e concreto, molte sono state le informazioni e le aperture. Il Giudice si è resa disponibile a collaborare con la CITAG per predisporre innanzitutto alcune linee guida sulle modalità di espletamento dell’incarico e sulle modalità di svolgimento delle operazioni peritali, da divulgare tra gli iscritti. Tra le argomentazioni discusse, la necessità di diffusione della prassi da adottare in caso di impossibilità ad accedere al bene da stimare. Ha confermato la propria di72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 sponibilità ad un prossimo incontro, indicativamente a ottobre, sul tema delle indicazioni per la predisposizione della liquidazione dell’Esperto per la stima, da programmare possibilmente dopo l’esito della pronuncia da parte della Corte Costituzionale in merito ad una richiesta a verificare la legittimità dei disposti entrati in vigore l’anno scorso. Nel frattempo ha dato alcune indicazioni di massima sulla redazione della richiesta di liquidazione, in particolare chiederebbe una descrizione particolareggiata del lavoro svolto, da inserire nelle premesse della richiesta stessa, per consentire una valutazione più approfondita dell’impegno profuso dal tecnico. Le spese verranno liquidate solo se documentate, mentre per il rimborso chilometrico suggerisce l’applicazione di 1/5 del costo medio della benzina verde applicato dai distributori AGIP, quale compagnia petrolifera con il maggior numero di punti vendita e maggiore diffusione sul territorio per i chilometri percorsi (tabelle e indicazioni sono reperibili sul sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). Si è parlato dell’eventuale applicazione dell’articolo 52 D.P.R. 30.05.2002, purché ben motivato e circostanziato, e di un possibile riconoscimento dell’art. 12 comma 2 (per il rilievo di immobili) nel caso in cui vi sia un’attività significativa e dimostrabile da parte del Tecnico (con allegazione di planimetrie di restituzione del rilievo stesso, planimetrie di confronto, ecc.). Pare si cominci ad intravedere uno spiraglio, e comunque il clima è stato molto disteso e collaborativo. Per il momento il tutto è rinviato a dopo l’estate. Nel frattempo, in considerazione della nomina definitiva del Presidente del Tribunale, la CITAG ha provveduto a inviare nuovamente le proposte prodotte, con la richiesta di trasmissione ai Giudici delegati al fine di programmare un incontro illustrativo e di allargare anche alle altre sezioni civili la presentazione della Commissione Interprofessionale, in modo da istituire un tavolo di confronto e di cooperazione. ❑ MEDIAZIONE Daniel Dei Tos P remessa La mediazione nasce in Italia con l’approvazione del D.lgs 28/2010 ed è uno strumento alternativo alla risoluzione delle controversie civili e commerciali. Rappresenta una innovazione in quanto modifica il modo di concepire la giustizia e il concetto stesso di giustizia che noi tutti abbiamo, cittadini e professionisti. Non si pone in antagonismo alla procedura ordinaria, anzi la accompagna parallelamente, offrendo a coloro che intendono avvalersi della Mediazione una nuova opportunità complementare al processo ordinario e che rimette al centro il cittadino e i sui diretti interessi. Attraverso la procedura di Mediazione le parti possono giungere ad un accordo che riesca a soddisfare le proprie esigenze e i propri interessi e quindi gettare le basi per il perdurare stabile dell’accordo stesso. Il ripristino della comunicazione, purtroppo difficilmente ottenibile dopo anni di procedimenti giudiziari e aule di tribunale, può portare al raggiungimento di un elevato fine sociale favorendo il riavvicinamento della parte istante e ricevente dell’istanza. La Mediazione è un procedimento del tutto informale, di facile e rapido accesso, con costi certi e contenuti ed il cui pilastro è rappresentato dalla totale riservatezza. Tutto ciò che le parti dicono Mediazione civile e commerciale nelle sessioni congiunte – e ancor di più nelle sessioni private, in cui sono presenti solamente con il mediatore – rimane solo ed esclusivamente all’interno della procedura di mediazione ed il mediatore non potrà essere chiamato al riferire alcunché di quella data mediazione che ha gestito. Proceduralmente non ha nulla a che vedere con il processo ordinario in quanto si tratta di una procedura extra giudiziale. Nella Mediazione le parti sono al centro di tutta la procedura e a loro è lasciata assoluta indipendenza ed autonomia nelle decisioni e nelle scelte, potendo anche aggiungere all’accordo, argomentazioni e richieste anche non pertinenti con l’oggetto della mediazione. Questa particolarità avviene segnatamente in un procedimento di mediazione di tipo facilitativa, ossia la metodologia nazionale impiegata da Geo-Cam e pertanto utilizzata anche nella sede distaccata della nostra Sezione Geo-Cam di Brescia (vedi box a pag. 75). È quindi, come detto, una grande opportunità lasciata al cittadino il quale a sua scelta può attivare o meno questo nuovo strumento, che insieme all’arbitrato costituisce una importante risorsa alla risoluzione delle controversie. Nella procedura di mediazione non ci sono giudici, arbitri e nemmeno CTU, nessuno possiede alcun potere decisionale e non può stabilire alcunché ma è fondamen- tale dire che l’accordo di conciliazione ha pieno titolo e valenza come il giudizio emerso in un’aula di tribunale. La Mediazione quindi è un modo di vedere le cose da un altro punto di vista, è un cambio di cultura importante, per riacquistare il rispetto della “persona” e la serenità di potere parlare con spirito costruttivo e non competitivo o di prevalenza nei confronti degli altri. Usucapione nel procedimento di mediazione Trascrizione dell’accordo conciliativo Dopo una precisazione della consulta, espressa con la sentenza n° 272 del 24/10/2012 in cui si leggeva : “La Corte costituzionale ha dichiarato la illegittimità costituzionale, per eccesso di delega legislativa, del D.lgs 4 marzo 2010, n.28 nella parte in cui ha previsto il carattere obbligatorio della mediazione”. Lo strumento della mediazione è rientrato a pieno titolo operativo ed è stata reintrodotta la Mediazione Obbligatoria con il Decreto del Fare D.L. 21 giugno 2013 n. 69 convertito in legge 9 agosto 2013 n. 98. Con tale aggiornamento normativo sono sorti taluni dubbi interpretativi in merito all’usucapione, in quanto sino a prima di tale innovazione normativa (introdotta dal n. 12-bis dell’art. 2643 c.c.), l’usucapione era “Una modalità di acquisto a titolo originario il cui ingresso, nel sistema della pubblicità immobiliare, richiedeva una pronunzia giudiziaria la cui trascrizione, regolata dall’art. 2651 c.c., aveva valore di pubblicità notizia”. L’usucapione, come modo di acquisto della proprietà o di un altro diritto reale si distingue per il suo particolare effetto legale, non ricollegabile per definizione ad una volontà negoziale. La fattispecie si concretizza infatti a seguito di specifici presupposti che per l’usucapione ordinaria sono il possesso continuato per venti anni (art. 1158 c.c.), l’uso continuo non clandestino e non violento oltre che ininterrotto, mentre per l’usucapione abbreviata è richiesta ulteriormente la buona fede di chi non è proprietario, la presenza di un titolo astrattamente idoneo, la trascrizione del titolo ed il possesso continuato dello stesso per dieci anni (art. 1159 c.c.). Per la piccola proprietà rurale, per le universalità di mobili, per i beni mobili e per i beni mobili iscritti in pubblici registri il codice prevede un diverso decorso di tempo necessario all’usucapione distinguendola tra : ordinaria in cui la durata del possesso è prevista in : 20 anni > beni immobili e universalità di mobili 15 anni > per i fondi rustici 10 anni > beni mobili registrati abbreviata in cui la durata del possesso è prevista in : 10 anni > beni immobili e universalità di mobili 5 anni > fondi rustici 3 anni > beni mobili registrati IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 73 MEDIAZIONE Le novità introdotte dal nuovo n. 12-bis dell’art. 2643 c.c. hanno evidentemente ed inizialmente prodotto una pluralità di interpretazioni giurisprudenziali, testé sostanzialmente tutte concordi con la dottrina circa la non ammissibilità della trascrizione dell’eventuale accordo raggiunto in sede di mediazione in materia di usucapione. La motivazione addotta circa questa “transazione” era che doveva essere configurata, di volta in volta, nelle svariate forme scelte dalle parti per risolvere la lite come ad esempio la rinuncia al diritto di proprietà, rinuncia alla domanda di usucapione promossa a fronte del pagamento di una somma di denaro e così via. Secondo tale giurisprudenza, l’accordo conciliativo in materia di usucapione sarebbe stato trascrivibile non per il suo contenuto accertativo, ma per il suo contenuto dispositivo-transattivo che dava giustificazione e causa all’accordo conciliativo. Attualmente con la citata introduzione del n. 12-bis dell’art. 2643 c.c., a seguito del decreto del Fare, è stato ampliato l’elenco degli atti soggetti a trascrizione, prevedendo che “Si devono rendere pubblici con il mezzo della trascrizione” anche “gli accordi di mediazione che accertano l’usucapione con la sottoscrizione del processo verbale autenticata da un pubblico ufficiale a ciò autorizzato”. Pertanto il legislatore ha risolto la problematica dell’ac74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 cesso alla pubblicità nei registri immobiliari del verbale di accordo raggiunto in sede di mediazione in materia di usucapione, prevedendo in modo espresso la sua trascrivibilità. Per quanto attiene all’aspetto delle formalità del verbale d’accordo è stata introdotta la presenza del legale di entrambe le parti e la sottoscrizione del documento redatto dal mediatore da parte degli avvocati stessi. Fondamentale infine, sempre ai fini della trascrivibilità, è la successiva autentica da parte del pubblico ufficiale a ciò autorizzato (cioè il notaio) delle sottoscrizioni contenute nell’accordo. Una peculiarità della nuova previsione normativa, circa la trascrizione del citato n. 12bis, è rappresentata dalle problematiche connesse all’accertamento dell’avvenuto acquisto della proprietà o di altro diritto reale per usucapione. La sentenza di accertamento dell’usucapione e l’accordo di mediazione accertativo dell’usucapione sono infatti due fattispecie che operano su due piani nettamente distinti sia per contenuto che per gli effetti. Distinti e diversi sono infatti gli effetti della pubblicità regolati dai principi contenuti negli artt. 2644 e 2650 c.c., e quelli della pubblicità della sentenza di usucapione regolata dall’art. 2651 c.c. Questa problematica ha sollevato interrogativi se l’usucapione non “giudizialmente dichiarata” possa considerarsi un acquisto a titolo origi- nario, derivativo oppure, siamo in presenza come è stato chiamato, di un tertium genus da inserire su un piano intermedio tra le due categorie e che offrirebbe nuovi sviluppi circa gli effetti nei confronti dei terzi. È da ritenere autorevole l’interpretazione che sostiene che gli effetti nei confronti dei terzi in base al raggiunto accordo di mediazione saranno differenti a seconda che l’usucapito sia o meno in possesso di un titolo trascritto, con la necessità, in questo caso (assenza di titolo trascritto a favore del dante causa) di curare la continuità delle trascrizioni ai sensi e per gli effetti dell’art. 2650 c.c., perché l’accordo di mediazione sia opponibile ai sensi dell’art. 2644 c.c. A differenza dell’usucapione accertata giudizialmente, valorizzata dal possesso protratto per un certo tempo e dagli altri requisiti di volta in volta richiesti dalla legge, l’accordo conciliativo accertativo il diritto dell’usucapiente (almeno ai fini dell’opponibilità ai terzi) è legato alla posizione giuridica dell’usucapito. Pertanto l’usucapiente, per far valere il diritto accertato nei confronti dei terzi, non potrà disinteressarsi delle trascrizioni ed iscrizioni pubblicate nei confronti dell’usucapito, in quanto a lui opponibili secondo il meccanismo dell’art. 2644 c.c. Con l’accordo in esame non può operare l’effetto liberatorio, legato alla retroattività dell’usucapione dando quindi più efficacia all’accertamento giudiziale per dare visibilità alla nuova situazione giuridica e contestualmente renderla opponibile ai terzi, quale acquisto a titolo originario. L’evidenza interpretativa, in merito appunto all’usucapione in mediazione, precisa che “Gli atti dispositivi del proprietario non sono opponibili all’usucapiente anche se siano stati trascritti prima della trascrizione della sentenza di accertamento dell’usucapione. L’acquisto dell’usucapiente deve ritenersi prevalente sugli acquisti dei terzi a titolo derivativo anche se l’usucapione sia stata accertata mediante accordo di mediazione”. Importante risulta il compito del notaio che dovrà sempre procedere all’autentica esercitando il controllo sulla corretta identificazione dei soggetti dell’accordo conciliativo eseguendo gli accertamenti ipotecari e catastali previsti dal suo mandato, oltre alla verifica delle dichiarazioni richieste dalla normativa urbanistica, della conformità catastale oggettiva ad esclusione dell’attestato di prestazione energetica. Per quanto attiene alla tassazione dell’atto, sempre curata dal notaio, il D.lgs n. 28/2010 dispone che tutti gli atti, documenti e provvedimenti relativi al procedimento di mediazione (e pertanto anche quelli relativi all’usucapione in mediazione, come indicato all’art. 17 del D.lgs 69/2013) sono esenti dall’imposta di bollo e da ogni spesa, tassa o diritto MEDIAZIONE di qualsiasi specie e natura. Anche il verbale di accordo è sempre esente dall’imposta di registro entro il limite di valore di € 50.000, l’imposta sarà solo dovuta per la parte eccedente. Conclusioni La Mediazione dunque rappresenta una grande opportunità per il cittadino, che ha quindi la possibilità di risolvere velocemente e con costi molto contenuti la propria controversia. Con la vigente condizione di procedibilità (art. 5 D.lgs 69/2013) “Chi intende esercitare in giudizio un’azione relativa a una controversia in materia di condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante dal responsabilità medica e sanitaria e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari, è tenuto preliminarmente ad esperire il procedimento di mediazione”. L’importanza di quanto testé riportato dal citato D.lgs, visto il quotidiano lavoro, l’applicazione e il contributo dato dalla nostra categoria in tali materie rileva la grande importanza che svolge e svolgerà la Professione Geometra all’interno del panorama of- Sezione Locale dell'Organismo GEO-C.A.M. DOVE SIAMO E CONTATTI Anche a Brescia e provincia i Geometri dsi mettono al servizio della comunità locale per fornire un aiuto qualificato nella definizione delle controversie attreverso lo strumento della mediazione civile. Presso il Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Brescia Piazzale Cesare Battisti n° 12 - 25128 Brescia e-mail: [email protected] Apertura sportello: previo appuntamento il venerdì dalle ore 11,00 alle 14,00 ferto da questo innovativo strumento normativo. Nell’augurare ai colleghi buon lavoro, confermo la disponibilità della Sezione Geo-C.A.M. di Brescia a fornire tutti i chiarimenti, anche su casi specifici, relativi alle potenzialità fornite da questo nuovo strumento normativo della Mediazione, purtroppo attualmente ancora non troppo conosciuto da molti colleghi. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 75 CONDOMINIO A chi competono le manutenzioni straordinarie del lastrico solare Una delle questioni spesso ricorrenti nelle discussioni in sede di assemblea condominiale, sopratutto nel caso di condomini di non ultima generazione, riguarda il rifacimento o la manutenzione straordinaria dei lastrici solari, con quello che ne consegue in termini di ripartizione spese. La sentenza di Cassazione sul ricorso N.18358/2008 che concerne appunto questa fattispecie di contenzioso e che vi presentiamo solo nei suoi spunti giuridici più significativi ribadisce, ci sembra al di là di ogni ragionevole dubbio, che nel caso in oggetto la ripartizione della spesa, ai sensi dell'Art.1126/CC resta in capo 1/3 al proprietario del lastrico solare ed i 2/3 alla somma di tutti i condomini per i quali il lastrico funge da tetto. REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONI UNITE CIVILI Composta dagli Ill.mi Sig.ri Magistrati: Dott. Luigi Antonio ROVELLI - Primo Presidente Agg. Dott. Maria Gabriella LUCCIOLI - Presidente Sez. Dott. Renato RORDORF - Presidente Sez. Dott. Salvatore DI PALMA - Presidente Sez. Dott. Maria Margherita CHIARINI - Consigliere Dott. Giuseppe NAPOLETANO - Consigliere Dott. Giacomo TRAVAGLINO - Consigliere Dott. Stefano PETITTI - Consigliere Rel. Dott. Biagio VIRGILIO - Consigliere ha pronunciato la seguente SENTENZA sul ricorso, iscritto ai N.R.G. 18358 del 20008, proposto da: (omissis), rappresentata e difesa, per procura speciale a margine del ricorso, dall’Avvocato (omissis), presso lo studio del quale in (omissis) (omissis), è elettivamente domiciliata; (omissis) - ricorrente contro (omissis), rappresentata e difesa, per procura speciale a margine dei controricorso, dall’Avvocato (omissis), presso lo studio del quale in (omissis), è elettivamente domiciliata; - controricorrente e contro CONDOMINIO (omissis), in persona dei legale rappresentante pro tempore; - intimato avverso la sentenza della Corte d’appeiio di Roma n. 3279/07, depositata in data 24 luglio 2007. 76 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 CONDOMINIO Udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 28 aprile 2015 dai Consigliere relatore Dott. Stefano Petitti; sentiti gli Avvocati (omissis) e (omissis); sentito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. Luigi Salvato , che ha concluso per il rigetto del ricorso. SVOLGIMENTO DEL PROCESSO 1. - Con atto di citazione, notificato il 15 luglio 1999, (omissis) conveniva in giudizio, innanzi al Tribunale di Roma, il Condominio (omissis) (omissis), ed (omissis) per sentirli condannare ai risarcimento dei danni causati dalle infiltrazioni verificatesi, tra il novembre 1997 ed il maggio 1998, nel proprio appartamento sito all’int. 9, palazzina D. L’attrice deduceva che le infiltrazioni erano provenienti dal sovrastante terrazzo di proprietà esclusiva della (omissis)1, avente, in parte, funzione di copertura del medesimo edificio, precisando che il Pretore di Roma, in data 19/21 giugno 1999, adito con ricorso per danno temuto, aveva emesso nei confronti di entrambi i convenuti un provvedimento interinale di condanna in solido all’esecuzione di lavori, come indicati dal C.T.U. nel corso dei giudizio, ed aveva fissato li termine di trenta giorni per l’instaurazione della fase di merito. 1.1. - (omissis) 1.2. - (omissis) 2. - (omissis) 3. - Il Tribunale di Roma, con sentenza n. 13250, depositata il 16 aprile 2003, confermava l’ordinanza cautelare, condannando i convenuti in solido al risarcimento dei danno di euro 10.000 in favore dell’attrice, da ripartire per 1/3 a carico della proprietaria esclusiva dei terrazzo e per i 2/3 a carico degli altri condomini, oltre al pagamento delle spese processuali. 4. - Avverso tale decisione (omissis) proponeva appello chiedendo che, in parziale riforma della sentenza impugnata, il risarcimento del danno a suo carico, in favore della (omissis) fosse rapportato alla sua quota millesimale e non a quella di 1/3 ex art. 1126 cod. civ. Si costituiva in giudizio (omissis) contestando, interamente, i motivi di appello, chiedendo il rigetto del gravame. Il Condominio, con appello incidentale, domandava in via subordinata la condanna della (omissis) ai pagamento di 1/3 dei costo dei lavori, per una somma pari a circa 2.900,00 euro, ferma analoga ripartizione ex art. 1126 cod. civ. dei danno liquidato in favore dell’attrice. Chiedeva, inoltre, il rigetto di ogni domanda svolta nei suoi confronti, con la conseguente condanna dell’attrice al pagamento, in proprio favore, delle spese del doppio grado dei giudizio; in ogni caso chiedeva limitarsi ia determinazione del danno subito dalla (omissis) a quello realmente sopportato come diretta conseguenza delle infiltrazioni subite. 5. - La Corte di appello di Roma, con sentenza n. 3279 del 24 luglio 2007, rigettava il gravame, confermando la sentenza impugnata, e quindi ritenendo (omissis) ed il Condominio tenuti ad eliminare tutte le cause delle infiltrazioni di acqua con le dovute riparazioni ai terrazzo di copertura dell’edificio, nonché a rifondere i danni che dette infiltrazioni avevano provocato all’interno dell’appartamento di (omissis), nella misura indicata dall’art. 1126 cod. civ.. 6. - (omissis) 7. - (omissis) 8. - (omissis) IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 77 CONDOMINIO All’udienza del 28 aprile 2015, in vista della quale sono state depositate memorie da parte, la causa è stata discussa e poi decisa. MOTIVI DELLA DECISIONE 1. - Con l’unico motivo di ricorso, (omissis) deduce violazione di norme di diritto e contraddittoria motivazione (ex art. 360, n. 3 e 5, cod. proc. civ.) circa la propria legittimazione passiva ex art. 1126 cod. civ. e 1130 e 1131 cod. civ., evidenziando che le sentenze che si erano succedute, pur avendo riconosciuto in fatto che nessuna responsabilità diretta era a lei ascrivibile, la avevano tuttavia condannata ai risarcimento dei danno subito da (omissis) nella misura di cui all’art. 1126 cod. civ., oltre alle spese di giudizio. Precisa che il Condominio era stato tempestivamente avvertito delle infiltrazioni e che aveva ritardato gli interventi a causa dei mancato raggiungimento della maggioranza per deliberare gli interventi necessari, nonostante il suo voto favorevole. Chiede, quindi, la cassazione della sentenza di appello, sia con riferimento alla regolamentazione delle spese di tutti i gradi di giudizio, le quali dovevano essere poste a carico di (omissis) e del Condominio, che l’avevano illegittimamente evocata in giudizio, sia con riferimento alla imputazione del risarcimento dei danno con riferimento all’art. 1126 cod. civ., anziché in proporzione della quota millesimale. 2. - Come si è già riferito, le decisioni dei Tribunale e della Corte d’appello di Roma si sono uniformate al principio espresso dalla sentenza di queste Sezioni Unite n. 2672 del 1997, emessa in sede di risoluzione di contrasto, secondo cui “poiché il lastrico solare dell’edificio (soggetto al regime del condominio) svolge la funzione di copertura dei fabbricato anche se appartiene in proprietà superficiaria o se è attribuito in uso esclusivo ad uno dei condomini, all’obbligo di provvedere alla sua riparazione o alla sua ricostruzione sono tenuti tutti i condomini, in concorso con il proprietario superficiario o con il titolare del diritto di uso esclusivo. Pertanto, dei danni cagionati all’appartamento sottostante per le infiltrazioni d’acqua provenienti dal lastrico, deteriorato per difetto di manutenzione, rispondono tutti gli obbligati inadempienti alla funzione di conservazione, secondo le proporzioni stabilite dal citato art. 1126, vale a dire, i condomini ai quali il lastrico serve da copertura, in proporzione dei due terzi, e il titolare della proprietà superficiaria o dell’uso esclusivo, in ragione delle altre utilità, nella misura dei terzo residuo”. 2.1. - (omissis) 2.2. - (omissis) 3. - (omissis) 4. - (omissis) 4.1. - (omissis) 4.2. - (omissis) 4.3. - In tal senso (omissis) La naturale interconnessione esistente tra la superficie del lastrico e della terrazza a livello, sulla quale si esercita la custodia del titolare del diritto di uso in via esclusiva, e la struttura immediatamente sottostante, che costituisce cosa comune - sulla quale la custodia non può esercitarsi nelle medesime forme ipotizzabili per la copertura esterna e in relazione alla quale è invece operante il dovere di controllo in capo all’amministratore del condominio ai sensi del richiamato art. 1130, primo comma n. 4, cod. civ. – induce tuttavia ad individuare una regola di ripartizione della responsabilità mutuata dall’art. 1126 cod. civ. In assenza di prova della riconducibilità del danno a fatto esclusivo dei titolare del diritto di uso esclusivo del lastrico solare o di una parte di questo, e tenuto conto che l’esecuzione di opere di riparazione o di ricostruzione – necessarie al fine di evitare il deterioramento del lastrico o delta terrazza a livello e il conseguente danno da infiltrazioni – richiede la necessaria collaborazione del primo e dei condominio, il criterio di riparto previsto per le spese di riparazione o ricostruzione dalla citata disposizione costituisce un parametro legale rappresentativo di una situazione di fatto, correlata all’uso e alla custodia della cosa nei termini in essa delineati, valevole anche ai fini della ripartizione del danno cagionato dalla cosa comune che, nella sua parte superficiale, sia in uso esclusivo ovvero sia di proprietà esclusiva, è comunque destinata a 78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 CONDOMINIO svolgere una funzione anche nell’interesse dell’intero edificio o della parte di questo ad essa sottostante. 4.4. - (omissis) 4.5. - Deve quindi affermarsi il seguente principio di diritto: “in tema di condominio negli edifici, allorquando l’uso del lastrico solare non sia comune a tutti i condomini, dei danni che derivino da infiltrazioni nell’appartamento sottostante rispondono sia il proprietario o l’usuario esclusivo del lastrico solare (o della terrazza a livello), in quanto custode del bene ai sensi dell’art. 2051 cod. civ., sia il condominio, in quanto la funzione di copertura dell’intero edificio, o di parte di esso, propria dei lastrico solare (o della terrazza a livello), ancorché di proprietà esclusiva o in uso esclusivo, impone all’amministratore l’adozione dei controlli necessari alla conservazione delle parti comuni (art. 1130, primo comma, n. 4, cod. clv.) e all’assemblea dei condomini di provvedere alle opere di manutenzione straordinaria (art. 1135, primo comma, n. 4, cod. civ.). Il concorso di tali responsabilità, salva la rigorosa prova contraria della riferibilità del danno all’uno o all’altro, va di regola stabilito secondo ii criterio di imputazione previsto dall’art. 1126 cod. civ., il quale pone le spese di riparazione o di ricostruzione per un terzo a carico del proprietario o dell’usuario esclusivo del lastrico (o della terrazza) e per i restanti due terzi a carico del condominio”. 5. - In applicazione di tale principio, la motivazione della sentenza impugnata deve essere corretta, risultando comunque il dispositivo conforme a diritto. Invero, la pretesa risarcitoria è stata azionata dalla proprietaria dell’appartamento danneggiato nei confronti delta proprietaria della terrazza a livello e dei condominio e la Corte d’appello, facendo applicazione del precedente orientamento espresso da queste Sezioni Unite, ha ritenuto che correttamente il Tribunale avesse affermato che la omissis) e il Condominio erano corresponsabili del danno subito dalla (omissis), nella proporzione stabilita dall’art. 1126 cod. civ., essendo incontestato che il terrazzo di proprietà esclusiva della (omissis) svolgeva anche la funzione di copertura del fabbricato condominiale, con la conseguenza che dei danni subiti dalla (omissis) doveva rispondere per due terzi il Condominio e per un terzo la proprietaria della terrazza a livello. Soluzione, questa, che discende anche dall’applicazione dell’enunciato principio di diritto, non venendo in rilievo, nella specie, profili ulteriori e diversi rispetto a quello delta ripartizione della responsabilità risarcitoria tra proprietaria esclusiva della terrazza a livello e condominio. 6. — In conclusione, il ricorso va rigettato. In considerazione del fatto che ai fini della decisione sul ricorso è stato necessario affrontare una questione di massima di particolare importanza, le spese del giudizio di cassazione possono essere compensate tra le parti. PER QUESTI MOTIVI La Corte rigetta il ricorso; compensa le spese del giudizio di cassazione. Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio delle Sezioni Unite Civili della Corte suprema di cassazione, il 28 aprile 2015. Il Consigliere estensore Il Presidente IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 79 CONDOMINIO Condominio Cosa cambia con la riforma La più recente Legge sulla riforma del condominio (L. 220/12) ha mutato, in certi casi anche radicalmente alcuni aspetti gestionali e le consuetudini di almeno 30 milioni di italiani; tale infatti è il numero stimato di tutti coloro che sono interessati dalla normativa. Vi offriamo al riguardo di una legge così innovativa, il commento sommario dei suoi articoli più rilevanti e di seguito le novità più interessanti sulle questioni e sugli aspetti che più ricorrono di frequente nelle discussioni e nelle delibere assembleari. I n vigore la riforma del condominio: la Legge 11 dicembre 2012, n. 220 recante “Modifiche alla disciplina del condominio negli edifici” che modifica la disciplina degli immobili in condominio così come disciplinata dal codice civile del 1942 era stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale 17 dicembre 2012, n. 293. In particolare, la riforma cerca di consolidare in norme le decisioni più recenti della Corte di Cassazione in materia condominiale ma ha anche l’ambizione di creare qualcosa di totalmente nuovo (pur con i limiti di cui si è detto). L’art. 1 della legge riscrive l’articolo 1117 c.c. individuando ed elencando meglio le parti comuni dell’edificio; elencazione che naturalmente non può essere esaustiva, stante la grande varietà di tipologie edilizie e di situazioni concrete, ma che costituisce un importante sforzo 80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 che tiene conto anche delle elaborazioni giurisprudenziali affermatesi nel tempo. L’art. 2 introduce l’articolo 1117-bis c.c., di nuova formulazione, che consente di ampliare la nozione di condominio, includendovi espressamente anche i cosiddetti condomini orizzontali quali, ad esempio, i villaggi residenziali e i “supercondomini”, quelli cioè costituiti da più condomini. Inoltre, con la nuova formulazione dell’articolo 1117-ter c.c., si prevede una maggioranza che rappresenti i quattro quinti dei partecipanti al condominio e i quattro quinti del valore dell’edificio per modificare la destinazione d’uso delle parti comuni, mentre con l’articolo 1117-quater si introduce un più efficace strumento di tutela delle destinazioni d’uso in caso di attività contrarie alle destinazioni stesse. L’art. 3, nel riscrivere l’articolo 1118 c.c., disciplina i diritti dei partecipanti sulle parti comuni. In particolare prevede la possibilità per il condomino di rinunciare all’utilizzo delle parti comuni, come l’impianto di riscaldamento e di condizionamento, qualora dalla sua rinuncia non derivino notevoli squilibri di funzionamento né aggravi di spesa per gli altri condomini. L’art. 6 come dall'articolo 1122 c.c., stabilisce l’impossibilità per i condomini di eseguire opere o modifiche o svolgere attività ovvero variare la destinazione d’uso all’unità immobiliare di proprietà o alle parti comuni in uso individuale, se queste recano danno alle parti comuni o alle proprietà esclusive oppure recano pregiudizio alla stabilità, alla sicurezza o al decoro architettonico dell’edificio. Gli articoli 9 e 10 si occupano della figura dell’amministratore di condominio e stabiliscono le regole relative alla nomina, alla revoca e agli obblighi di quest’ultimo. I nuovi articoli 1129 e 1130 del codice civile definiscono i poteri dell’amministratore, le responsabilità su di esso incombenti ed i conseguenti casi di revoca per violazione dei suoi doveri. Altre novità riguardano la durata in carica dell’amministratore che passa da uno a due anni e la possibilità di revocare anticipatamente l’amministratore in alcuni casi espressamente previsti (tra cui la mancata apertura del conto corrente obbligatorio). Indubbiamente, dall’esame della riforma emerge la volontà di definire un profilo più responsabile e trasparente della gestione condominiale, nell’esclusivo interesse dei condomini ed a garanzia degli interessi dei terzi, in modo che il ruolo e le funzioni dell’amministratore ne escano rafforzati e al contempo i condomini possano più agevolmente controllare l’operato dell’amministratore, anche a mezzo del consiglio di condominio, con funzioni consultive e di controllo. All’art. 14, comma 3, risultano altresì innovati i modi di costituzione e di quorum deliberativi dell’assemblea in direzione di un più snello funzionamento di tale organo, così come sono ex novo disciplinate, all’articolo 15, le regole che sovrintendono all’impugnazione delle deliberazioni. L’articolo 16 stabilisce espressamente che “Le norme del regolamento non possono vietare di possedere o detenere animali da compagnia”. Ulteriori innovazioni riguardano disposizioni di attuazione del codice civile, quali la modalità di riscossione dei contributi condominiali (articolo 18), la modalità di convocazione dell’assemblea (articolo 20), la modalità di rappresentanza e di funzionamento dell’assemblea stessa (articolo 21), di revisione delle tabelle millesimali (articoli 22-23). ❑ CONDOMINIO LE NOVITÀ PRINCIPALI Amministratore È una figura profondamente modificata dalla riforma. Ecco le principali novità: • Obbligatorietà: l’amministratore è obbligatorio quando ci sono più di 8 condomini. • Durata: resta in carica 2 anni (salvo rinnovo); • Requisiti: non deve avere precedenti penali per reati contro il patrimonio, non deve deve risultare protestato. Inoltre deve avere un diploma di scuola superiore e aver frequentato un corso di formazione specifico (a meno che svolga questa professione da oltre 1 anno). • Obblighi: oltre ai suoi comuni obblighi (eseguire le delibere dell’assemblea, riscuotere i contributi e pagare i fornitori e il fisco ecc.) ha precisi obblighi di trasparenza sulla gestione finanziaria (informazione ai condòmini sullo stato dei pagamenti e delle pendenze). È inoltre tenuto a stipulare una polizza di responsabilità professionale. • Compensi: al momento della nomina deve specificare nel dettaglio le componenti del suo stipendio e non ha diritto ad altri compensi se non deliberati dell’assemblea • Revoca: in caso di gravi irregolarità anche un solo condomino può richiedere la convocazione dell’assemblea per la revoca il suo mandato. Animali Sarà vietato vietare con regolamento condominiale la presenza di animali domestici nelle abitazioni. Antenne Il singolo condomino potrà installare un impianto di ricezione radiotelevisiva (la “parabola”) individuale. Una norma che rischia di aumentare il deturpamento delle facciate. Assemblea Cambiano i quorum per la validità dell’assemblea e delle sue delibere: • per la costituzione in 1a convocazione: 50% + 1 dei condomini e 2/3 dei millesimi; • per la costituzione in 2a convocazione (quella effettiva): 1/3 dei condomini e 1/3 dei millesimi; • per le delibere (sempre in 2a convocazione): 50% + 1 dei partecipanti e 1/3 dei millesimi. Viene limitato l'(ab)uso della delega: se i condòmini sono più di 20, un singolo partecipante all’assemblea non può rappresentare più di 1/5 dei condòmini e 1/5 dei millesimi. Consiglio condominiale Se il condominio ha più di 11 unità immobiliari può nominare un consiglio di condominio di 3 membri con funzioni consultive e di controllo sull’operato dell’amministratore. Conto corrente Tutte le entrate e le uscite del condominio devono passare su un conto corrente bancario intestato al condominio. Interventi straordinari Per le innovazioni che riguardano la sicurezza, la salubrità, la rimozione delle barriere architettoniche, il risparmio energetico, i parcheggi, le antenne e gli impianti telematici centralizzati basta il voto dell’assemblea col 50% + 1 degli intervenuti e 2/3 dei millesimi. Manutenzione straordinaria Per le opere di manutenzione straordinaria il condominio è obbligato a costituire un fondo speciale di importo pari all’ammontare dei lavori. Morosità Nei confronti dei condòmini in ritardo col pagamento delle spese condominiali, dopo 6 mesi dal rendiconto in cui risulta la morosità, l’amministratore ha l’obbligo di richiedere il decreto ingiuntivo, salvo dispensa assembleare. Pannelli solari Gli impianti di energia da fonti rinnovabili possono essere installati sulle parti comuni (tetti) anche se destinati ad alimentare singole unità immobiliari. Non serve l’autorizzazione dell’assemblea che però può imporre cautele e vincoli architettonici (con la maggioranza di 2/3 dei millesimi). Una disposizione a sostegno delle energie rinnovabili ma che può creare conflittualità nel condominio. Parti comuni Viene ampliata la definizione di “parti comuni” comprendendo anche le antenne e gli impianti telematici e i sottotetti con caratteristiche strutturali e funzionali comuni. Viene prevista anche la multiproprietà con godimento periodico. Per cambiare la destinazione d’uso delle parti comuni serve il voto dell’80% dei partecipanti e dei millesimi. La divisione delle parti comuni può avvenire solo con il consenso unanime dell’assemblea. Riscaldamento Il singolo condomino potrà staccarsi dall’impianto centralizzato seil suo appartamento non è sufficientemente riscaldato per problemi tecnici dell’impianto condominiale (che non vengono risolti nel corso di una stagione) e seil distacco non comporta squilibri che compromettono la normale erogazione di calore agli altri appartamenti. Se il distacco comporta una spesa aggiuntiva, chi si separa deve partecipare alle spese di manutenzione straordinaria dell’impianto. La norma contrasta con le esigenze generali di risparmio energetico e può generare molto contenzioso. Sanzioni Le violazioni al regolamento condominiale verranno sanzionate con multe da 200 fino a 800 euro in caso di recidiva. Web L’assemblea può decidere l’apertura di un sito internet condominiale, curato dall’amministratore. Non dovrà essere un sito-vetrina ma servirà alla pubblicazione online di tutta la documentazione assembleare (verbali, delibere) e dei dati contabili (estratto conto, situazione pagamenti). Ogni condomino potrà accedervi con una password. Per l’attivazione del sito è necessario il 50% + 1 dei votanti e dei millesimi. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 81 CONDOMINIO Deleghe condominiali L’Art. 67 "Disposizioni attivazione del codice civile" L’art. 67 delle disposizioni di attivazione del Codice Civile disciplina la partecipazione Dei condomini all’assemblea. È questa norma che pone innanzitutto la regola secondo la quale all’assemblea condominiale sia possibile intervenire anche a mezzo di un delegato. Delega orale A volte si pongono questione relative al tipo di delega. In primis si pone il problema se la delega debba essere scritta o possa essere anche orale. Nessuna norma impone che la delega sia scritta anche se è meglio per la relativa trasparenza della volontà con sicurezza e chiarezze dei rapporti. Deleghe limitate Ci si pone il quesito se un condomino possa ricevere un numero massimo di deleghe o il numero sia illimitato. La cassazione ha stabilito di applicare il Regolamento Condominiale qualora regolamenti questa condizione. Qualora non prenda in considerazione il caso un condomino può portare con sé tutte le deleghe ricevute. Quando i condomini, per contestare le decisioni prese dall’Assemblea, intendono percorrere la via della mancata convocazione oppure della falsa delega per ottenere l’annullamento delle delibere solo il titolare dell’offesa può adire ad un percorso giudiziario per tale operazione. Conclusioni La validità delle delibere si gioca anche sui numeri, infatti occorre analizzare se la quantità dei millesimi di cui si discute è determinante oppure fa decadere la delibera. In questo caso la delibera potrebbe essere annullata con la motivazione relativa al fatto. ❑ LA SENTENZA Tribunale di Monza, sez.1 Civile, sentenza n. 627 /12 In difetto di norme particolari i rapporti fra il rappresentante intervenuto in assemblea ed il condomino rappresentato debbono ritenersi disciplinati dalle regole generali sul mandato, con la conseguenza che solo il condomino delegante o quello che si ritenga falsamente rappresentato sono legittimati a far valere gli eventuali vizi della delega e la carenza del potere di rappresentanza, e non anche gli altri condomini estranei a tale rapporto. (Cassazione n. 8116/1999.) 82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 Foto © bookingboo / 123RF Archivio Fotografico Francesco Ganda AGRICOLTURA Insediamento imprese agricole condotte da giovani agricoltori Valeria Sonvico I l Programma di Sviluppo Rurale ha attivato tra le prime misure la numero 6 con l’operazione 6.1.01, ovvero l’incentivo al primo inserimento di giovani agricoltori come titolari di azienda. Le risorse finanziarie disponibili per il bando suddivise in otto periodi di riferimento sono di 23.000.000 euro. Questa operazione intende favorire l’accesso nel settore agricolo di imprenditori agricoli qualificati e favorire altresì il ricambio generazionale. Il crescente interesse al settore agricolo è percepibile non solo dall’incremento di iscrizioni presso gli istituti agrari e corsi di laurea, ma anche da un’esigenza di professionalità esterne che guardano con curiosità ed interesse all’agricoltura. Talvolta il passaggio da pioniere a imprenditore professionale non è così difficile. L’accesso ai finanziamenti legati alla nuova programmazione fino al 2020 supporta concretamente l’inserimento delle aziende, incentivando in particolar modo territori montani e svantaggiati. Possono presentare domanda tutti i giovani agricoltori in qualità di titolare impresa individuali o rappresentate legale di una società agricola di persone, capitali o cooperativa, che si insediano per la prima volta in un’azienda che sia nel territorio della Regione Lombardia. Cosa si intende per giovane agricoltore? Chiunque di età compresa tra i 18 anni compiuti e i 40 anni non ancora compiuti. Altro requisito è di aver iniziato l’insediamento non più di 12 mesi prima della data di presentazione della domanda, intendendo con inizio di primo insediamento la data di attivazione di una partita IVA in campo agricolo. Il bando prevede anche una dimensione economica aziendale stabilita in termini di Produzione Standard, ovvero tabelle previste dalla Regione, e suddivisi per le aziende ubicate nei terreni svantaggiati di montagna e “altre zone”, rispettivamente tra € 12.000 e € 200.000 e tra € 18.000 e € 200.000. La conoscenza e competenza professionale acquisita è fondamentale e può essere di- mostrata con il conseguimento di un titolo di studio di livello universitario o di scuola superiore secondaria in campo agrario, veterinario o in scienze naturali, oppure aver esercitato l’attività agricola, per almeno 2 anni, come coadiuvante familiare o lavoratore agricolo, attestata dal versamento dei contributi agricoli all’INPS. I requisiti di competenza professionale possono essere acquisiti anche nei 36 mesi successivi dalla data di concessione del sostegno. Infine, occorre essere IAP, questo acronimo significa Imprenditore Agricolo Professionale rilasciato dall’Amministratore compe- tente, anche sotto condizione. Sempre in relazione all’ubicazione dell’impresa l’importo del premio ammonta a 30.000 € zona svantaggiata di montagna o 20.000 € altre zone, il contributo a fondo perduto viene effettuato attraverso pagamento forfettario in due rate la prima alla pubblicazione della graduatoria di ammissione a finanziamento e la seconda a conclusione degli obbiettivi programmati. Le domande di presentazione a finanziamento seguono otto periodi nell’arco della programmazione totale secondo la tabella. ❑ Periodo I II III IV V VI VII VIII Data inizio periodo di presentazione delle domande 22 dicembre 2015 30 gennaio 2016 01 aprile 2016 01 giugno 2016 16 settembre 2016 19 gennaio 2017 07 aprile 2017 07 settembre 2017 Data fine periodo di presentaizone delle domande Ore 12,00 del 29 gennaio 2016 Ore 12,00 del 31 marzo 2016 Ore 12,00 del 31 maggio 2016 Ore 12,00 del 15 settembre 2016 Ore 12,00 del 18 gennaio 2017 Ore 12,00 del 06 aprile 2017 Ore 12,00 del 06 settembre 2017 Ore 12,00 del 29 dicembre 2017 IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 83 PREVENZIONE INCENDI Prevenzione incendi edifici-uffici con oltre trecento presenze Stefano Fracascio In data 23/6/2016 sulla G.U. sono state pubblicate le nuove regole tecniche di prevenzione incendi riguardanti edifici e locali adibiti ad uffici con oltre 300 persone presenti. La classificazione varia in relazione a diversi aspetti, tra i quali: il numero delle persone presenti, la quota dei piani e delle aree che vengono indicate come uffici e spazi comuni oppure depositi ed archivi, i locali con affollamento maggiore alle100 persone, i locali con carico d'incendio maggiore a Qf 1200Mj/mq, le aree in cui siano presenti quantità significative di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Pubblichiamo qui la nuova regola tecnica verticale del capitolo V.4 Uffici. 23-6-2016 GAZZETTA UFFICIALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA Serie generale – n. 145 REGOLE TECNICHE VERTICALI Capitolo V.4: Uffici V4.1 Scopo e campo di applicazione 1.La presente regola tecnica verticale reca disposizioni di prevenzione incendi riguardanti edifici o locali adibiti ad uffici con oltre 300 persone presenti [1] [2] . Nota [1] Corrisponde all’attività di cui all’allegato I del decreto del Presidente della Repubblica I agosto 2011, n. 151, individuata con il numero 71. [1] Incluse le aree destinate ad attività non strettamente riconducibili all’ufficio stesso, ma in ogni caso funzionali e compatibili con tale destinazione d’uso quali ad esempio: pubblici esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande, agenzie di servizi, aree commerciali di modeste superfici e con quantitativi di materiali combustibili non significativi ecc V4.2 Classificazioni 1.Ai fini della presente regola tecnica verticale, gli uffici sono classificati come segue: a) in relazione al numero delle persone presenti n: OA:300 < n ≤ 500; OD:5OO < n ≤ 800; OC:n > 800. b) in relazione alla massima quota dei piani h: HA: h ≤ 12 m; HB: 12 m < h ≤ 24 m; HC: 24 m < h ≤ 32 m; HD: 32 m < h ≤ 54 m; HE: h> 54m. 2. Le aree dell’attività sono classificate come segue: TA: locali destinati agli uffici e a spazi comuni; TM: depositi o archivi di superficie lorda maggiore di 25 m2 e carico di incendio specifico q1> 600 MJ/m2; TO: locali con affollamento > 100 persone; Nota Ad esempio: sole conferenza. sala riunione. mense ... TI<: locali con carico di incendio specifico q: > 1200 MJ/m2; TI: locali in cui siano presenti quantità significative di apparecchiature elettriche ed elettroniche, locali tecnici rilevanti ai fini della sicurezza antincendio; Nota: Ad esempio: centri elaborazione dati, stamperie, cabine elettriche, … TZ: altre aree. Nota: quali ad esempio: pubblici esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande, agenzie di servizi. aree commerciali di modeste superfici con quantitativi di materiali combustibili non significativi ecc. 3. Sono considerate aree a rischio specifico (Capitolo V.1) almeno le seguenti aree dell’attività: aree TK 84 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 PREVENZIONE INCENDI V4.3 Profili di rischio I profili di rischio sono determinati secondo la metodologia di cui al capitolo G.3. V4.4 Strategia antincendio 1.Devono essere applicate tutte le misure antincendio della regola tecnica orizzontale (RTO) attribuendo i livelli di prestazione secondo i criteri in esse definiti, fermo restando quanto indicato al successivo punto 3. 2.Devono essere altresì applicate le prescrizioni dei capitoli V.l e, ove pertinente, V.3. 3.Nei paragrafi che seguono sono riportate le indicazioni complementari o sostitutive delle soluzioni conformi previste dai corrispondenti livelli di prestazione della RTO. V.4.4.1 Reazione al fuoco 1.Nelle vie d’esodo verticali, passaggi di comunicazione delle vie d’esodo orizzontali (es. corridoi, atri, spazi calmi, filtri, ... ) devono essere impiegati materiali appartenenti almeno al gruppo GM2 di reazione al fuoco (Capitolo S.1 ). 2.Negli ambienti del punto 1 è ammesso l’impiego di materiali appartenenti al gruppo GM3 di reazione al fuoco (capitolo S.1) con l’incremento di un livello di prestazione delle misure richieste per il controllo dell’incendio (capitolo S.6) e per la rivelazione ed allarme (capitolo S.7). V. 4.4.2 Resistenza al fuoco 1. La classe di resistenza al fuoco (Capitolo S.2) non può essere inferiore a quanto previsto in tabella V.4-1 Classificazione dell’attività Compartimenti fuori terra HA HB HC 30 HD HE 60 Interrati 90 60 90 Tabella V.4-1: Classe minima di resistenza al fuoco 2.Qualora l’attività occupi un unico piano a quota non inferiore a -1 m e non superiore a +1 m, in opera da costruzione destinata esclusivamente a tale attività e compartimentata rispetto ad altre opere da costruzione, e tutte le Aree TA e TO dispongano di vie d’esodo che non attraversino altre Aree è ammessa la classe 15 di resistenza al fuoco (Capitolo S.2). V. 4.4.3 Compartimentazione 1.Le aree di tipo TA, TO devono essere ubicate a quota di piano non inferiore a -5 m. 2.Le aree di tipo TA e TO con controllo dell’incendio (capitolo S.6) di livello di prestazione IV e con vie di esodo verticali protette possono essere ubicate a quote non inferiore a -10 m. 3.Le aree dell’attività devono avere le caratteristiche di compartimentazione (Capitolo S.3) previste in tabella V.4-2 . Aree dell’attività Classificazione dell’attività HA HB HC TA Nessun requisito aggiuntivo TM, TO, TT Di tipo protetto Di tipo protetto [1] TK TZ HD HE Il resto dell’attività deve essere a prova di fumo proveniente dall’area TK Secondo risultanze dell’analisi del rischio [1] Di tipo protetto se ubicate a quota non inferiore a -5 m; in caso l’arca TK sia ubicata a quota inferiore a -5m il resto dell’attività deve essere a prova di fumo proveniente dall’arca TK. Tabella V.4-2: Compartimentazione 4.Gli uffici afferenti a responsabili dell’attività diversi possono essere ubicati all’interno dello stesso compartimento, avere comunicazioni dirette (capitolo S.3) e sistema di esodo promiscuo. V. 4.4.4 Gestione della sicurezza antincendio 1.Per gli uffici non aperti al pubblico afferenti a responsabili dell’attività diversi, con sistema di esodo promiscuo, deve essere previsto l’incremento di un livello di prestazione della misura gestionale della sicurezza antincendio (capitolo S.5.) IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 85 PREVENZIONE INCENDI V. 4.4.5 Conrollo dell'incendio 1.Le aree dell’attività devono essere dotate di misure di controllo dell’incendio (Capitolo S.6) secondo i livelli di prestazione previsti in tabella V.4-3. Aree dell’attività Classificazione dell’attività HA HB HC HD HE TA, TM, TO, TT II III III III III TK III [1] III [1] IV IV IV TZ Secondo le risultanze dell’analisi del rischio [l ] livello IV qualora ubicati a quota inferiore a -10 m o di superficie > 50 mq Tabella V.4- 3: Livello di prestazione per controllo dell’incendio 2.Ai fini della eventuale applicazione della norma UNI 10779, devono essere adottati i seguenti parametri di progettazione minimi riportati in tabella V.4-4 e deve essere prevista la protezione interna. Classificazione dell’Attività Livello di pericolosità minimo Protezione esterna Caratteristiche minime alimentazione idrica (UNI EN 12845) [3 ] OA 1 Non richiesta Singola OB 2 [2 ] Non richiesta Singola OC 3 [2 ] Sì [1 ] Singola superiore [1 ] Non richiesta per attività classificate HA [2 ] Per le eventuali aree TK presenti nella attività classificate HA, è richiesto almeno il livello di pericolosità 1 [3 ] L’alimentazione idrica può essere di tipo promiscuo secondo UNI 10779 Tabella V4- 4: Parametri progettuali per la rete idranti secondo UNI 10779 3.Per la progettazione dell’eventuale impianto automatico di controllo o estinzione dell’incendio di tipo sprinkler secondo norma UNI EN 12845 devono essere adottati i parametri riportati in tabella V.4-5. Aree dell’attività Classificazione delle porzioni di attività nelle quali è previsto l’impianto sprinkler Caratteristiche minime alimentazione idrica (UNI EN 12845) TK Secondo norma UNI EN 12845 Singola superiore [1 ] [1 ]Per le eventuali aree TK inserite in attività OA, OB, alimentazione idrica di tjpo singolo. Tabella V4- 5: Parametri progettuali impianto sprinkler secondo UNI EN 12845. V. 4.4.6 Rivelazione ed allarme 1.L’attività deve essere dotata di misure di rivelazione ed allarme (Capitolo S.7) secondo i livelli di prestazione di cui alla tabella V.4-6. Classificazione dell’Attività Classificazione dell’Attività HA HB HC HD HE OA II [1 ] II [1 ][2 ] II [1 ][2 ] III [2 ] IV OB II [1 ][2 ] II [1 ][2 ] III [2 ] IV IV OC III [2 ] III [2 ] IV IV IV [1 ] Se presenti, le aree TM, TK, TT devono essere sorvegliate da rilevazione automatica d’incendio (funzione A capitolo S.7.) [2 ] lncremento di un livello di prestazione per attività aperte al pubblico Tabella V4-6: Livelli di prestazione per rivelazione ed allarme V. 4.5 Vani degli acensori 1.Fatte salve le indicazioni contenute nella tabella S.9-3, laddove siano previsti vani scala di tipo protetto o a prova di fumo, i vani degli ascensori (Capitolo V.3) a servizio dell’attività, qualora non inseriti all’interno di vani scala di tipo protetto o a prova di fumo e vi sia la necessità di compartimentazioni orizzontali, devono essere almeno di tipo SB. 86 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 PREVENZIONE INCENDI DECRETO 12 maggio 2016 Prescrizioni per l'attuazione, con scadenze differenziate, delle vigenti normative in materia di prevenzione degli incendi per l'edilizia scolastica (GU n.121 del 25-5-2016) TABELLA DI SINTESI DELLE PRESCRIZIONI E DELLE SCADENZE (elaborazione a cura dell’ANCI) Sulla Gazzetta Ufficiale n. 121 del 25 maggio scorso è stato pubblicato il decreto del Ministero dell’Interno di concerto con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca recante “Prescrizioni per l’attuazione, con scadenze differenziate, delle vigenti normative in materia di prevenzione degli incendi per l’edilizia scolastica”. Tale norma si riferisce alle scuole esistenti alla data di entrata in vigore del decreto, che non siano già in possesso del certificato di prevenzione incendi, in corso di validità o per le quali non sia stata presentata la segnalazione certificata di inizio attività. A tal proposito, l’ANCI con lettera inviata a tutti i Comuni a firma del segretario generale, Veronica Nicotra invita i Sindaci a prestare la massima attenzione alle scadenze e alle prescrizioni sintetizzate in una tabella elaborata dal Dipartimento Istruzione, politiche educative ed edilizia scolastica dell’ANCI, nella quale in particolare sono riepilogati i termini previsti per l’adeguamento, le strutture coinvolte e le prescrizioni cui ottemperare. Entro il 26 agosto 2016 (e comunque entro il 31/12/2016) Entro il 26 novembre 2016 (e comunque entro il 31/12/2016) Entro il 31 dicembre 2016 Tutte le scuole Le scuole preesistenti alla data di entrata in vigore del Decreto del Ministro per i lavori pubblici del 18/12/1975 Le scuole realizzate successivamente all'entrata in vigore del decreto del Ministro per i lavori pubblici del 18/12/1975 ed entro la data di entrata in vigore del decreto del Ministro dell'interno del 26/08/1992 Attuano le seguenti misure del D.M. 26/08/1992: Attuano le seguenti misure del D.M. 26/08/1992: Attuano le seguenti misure del D.M. 26/08/1992: 2.4 Le attività scolastiche in edifici e in locali adiacenti a locali di diversa destinazione devono essere separati mediante strutture di caratteristiche REI 120 (nota: la palestra di un edificio scolastico costituisce locale pertinente allo stesso e non ricade in tale disciplina. Ciò anche nel caso di utilizzo in orari extrascolastici, in assenza di pubblico e con affollamento massimo < 100 persone). 3.1- I materiali utilizzati nelle diverse tipologie di locali devono essere conformi alle classificazioni di reazione al fuoco previste dal dm 26/6/1984) 3. Devono essere rispettate tutte le norme di comporta- Al termine degli adeguamenti effetmento al fuoco ed in particolare la circolare Ministero tuati e comunque entro la scadenza del termine del 31 dicembre 2016, dell’Interno 14/09/1961, n.91 e il D.M. 6/03/1986 deve essere presentata la segnalazione certificata di inizio attività ai identico sensi dell'art. 4 del decreto del 4. Gli edifici devono essere suddivisi in compartimento per Presidente della Repubblica 1° agocome prescritto; le scale, gli ascensori e i montacarichi sto 2011, n. 151 devono essere realizzati o adeguati per come prescritto. identico 6.1- Rispetto delle norme specifiche per gli spazi per esercitazione (strutture almeno REI 60; accesso tramite porte rei 60 dotate di congegno di auto-chiusura; etc) identico 6.2- Rispetto delle norme specifiche per gli spazi per depositi o magazzini (strutture rei 60; superficie di areazione 1/40; etc) identico 6.3.0 - Rispetto delle norme specifiche per gli impianti di produzione di calore. Divieto di utilizzare stufe funzionanti a combustibile liquido o gassoso, per il riscaldamento di ambienti. identico 6.5- Rispetto delle norme specifiche per le autorimesse. 6.6- Rispetto delle norme specifiche per le mense e per i dormitori. 7. Gli impianti elettrici del complesso scolastico devono essere realizzati in conformità ai disposti di cui alla legge 1 marzo 1968, n. 186. Ogni scuola deve inoltre essere munita di interruttore generale, posto in posizione segnalata, che permetta di togliere tensione all’impianto elettrico dell’attività; tale interruttore deve essere munito di comando di sgancio a distanza, posto nelle vicinanze dell’ingresso o in posizione presidiata. 8. Ogni scuola dovrà essere dotata di un sistema di allarme, da attivarsi in caso di pericolo, in grado di avvertire tutti gli alunni ed il personale. 9.2. Ogni scuola dovrà essere dotata di un numero sufficiente di estintori portatili con capacità estinguente conforme alla norma identico Attuano le seguenti misure: Rispetto di tutti i criteri di sicurezza contenuti nelle “norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica” approvate con decreto ministeriale 26 agosto 1992 identico 5 – Rispetto dei limiti massimo di affollamento (5.5 larghezza totale riferita al solo piano di massimo affollamento) 6.4- . Rispetto delle norme specifiche per gli spazi per l'informazione e le attività parascolastiche (ubicazione in locali fuori terra o al 1° interrato; se la capienza supera le cento persone e vengono adibiti a manifestazioni non scolastiche, si applicano le norme di sicurezza per i locali di pubblico spettacolo; ovvero, potranno essere svolte a condizione che non si verifichi contemporaneità con l'attività scolastica; etc) Le scuole realizzate successivamente alla data di entrata in vigore del decreto del Ministro dell'interno del 26/08/1992 Gli edifici scolastici e i locali adibiti a scuole esistenti alla data di entrata in vigore del decreto del Ministero dell’Interno 12 maggio 2016, sono esentati dall'obbligo di adeguamento qualora siano in possesso del certificato di prevenzione incendi, in corso di validità, o sia stata presentata la segnalazione certificata di inizio attività di cui all'art. 4 del decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151. Per gli edifici scolastici e i locali adibiti a scuole esistenti alla data di 6.3. Rispetto delle norme specifiche per tutte le tipologie di entrata in vigore del decreto del impianti e servizi tecnologici presenti nell’edificio Ministero dell’Interno 12 maggio 2016, per i quali siano in corso lavori di adeguamento al decreto del Ministro dell'interno del 26 agoidentico sto 1992 sulla base di un progetto approvato dal competente Comando provinciale dei vigili del fuoco, deve essere presentata la identico segnalazione certificata di inizio attività, ai sensi dell'art. 4 del decreidentico to del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151, relativa al completo adeguamento antincendio della struttura entro 31 dicembre 2016. identico 7.1- La scuola deve essere dotata di un impianto di sicurezza alimentato da apposita sorgente, distinta da quella ordinaria. identico identico identico 9.1- Le scuole di tipo 1-2-3-4-5, devono essere dotate di una rete di idranti costituita da una rete di tubazioni realizzata preferibilmente ad anello ed almeno una colonna montante in ciascun vano scala dell'edificio. identico identico identico 9.3- Dotazione di impianti di rilevazione e/o di estinzione degli incendi. identico 10. Ogni scuola dovrà essere dotata della segnaletica di sicurezza, per come prevista dal D.P.R. 8 giugno 1982, n. 524 identico identico 12. Il dirigente scolastico, in quanto titolare dell’attività, dovrà predisporre il piano d’emergenza, il registro dei controlli periodici e garantire il rispetto di tutte le norme di esercizio per tutelare la sicurezza. identico identico Sono esentati dall’obbligo di adeguamento gli edifici scolastici ed i locali adibiti a scuole esistenti alla data del 26/05/2016 che siano in possesso di certificato di prevenzione incendi in corso di validità oppure per i quali sia già stata presentata una SCIA. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 87 GEOLOGIA Daniele Corbari A lzi la mano chi di voi non ha mai sentito almeno una volta questa frase detta da qualcuno che si lamentava del tempo (in senso meteorologico, ovviamente). E chissà, forse pure noi ci siamo trovati a pensarlo. Ma sarà poi vero? Per rispondere al quesito vi propongo un bel giro in bici, partendo dalle Torbiere di Iseo sino ad arrivare a Paderno di Franciacorta, passando per Borgonato e Monterotondo (ad esempio percorrendo la ciclabile Brescia-Paratico). Un giro in bici da farsi possibilmente a inizio autunno o primavera, con occhi ben aperti per guardarci intorno. La prima cosa di cui ci accorgeremo (a dircelo non saranno solo gli occhi ma anche le gambe) è che la strada che percorreremo avrà salite e discese. Ma che scoperta, mi direte: sono i colli morenici della Franciacorta. Esatto, l’attenzione che vi chiedevo all’inizio servirà per osservare come questi colli non siano fatti di roccia (come ad esempio a Provaglio d’Iseo nella zona che borda le 88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 Non ci sono più le mezze stagioni! torbiere verso est) ma di ”terra”: terriccio limoso-sabbioso di colore grigio molto chiaro e sassi di dimensioni varie; a volte si trovano anche grossi blocchi. Chiedetelo a chi usa gli escavatori in quelle zone! Nel bici-tour che vi propongo la roccia potremo vederla solo a Borgonato. Ma bisogna darsi un po’ da fare, per trovarla (per i geologi che stanno leggendo, si tratta di affioramenti appartenenti alla formazione giurassica dei Calcari Medoloidi: sono essi a strutturare il nucleo più intimo del rilievo presente nell’abitato di Borgonato). Per il resto quel che troveremo nel nostro giro è solo “terra” ed è proprio essa a formare i cosiddetti colli morenici che possono mettere a dura prova le nostre gambe. La cosa interessante da osservare sono proprio queste colline fatte di “terra” anziché roccia, che costituiscono l’anfiteatro morenico di Franciacorta. Si tratta di rilievi (tecnicamente definiti morene) costituiti da depositi di origine glaciale, cioè trasportati lì e “spalmati” da ghiacciai che dall’alta Valle Camonica colavano lungo la valle sino ad affacciarsi sulla pianura. Se non ne siete convinti, passando accanto ad uno scavo o ad un affioramento lungo un cordone morenico, scendete GEOLOGIA Nella pagine precedente. Fig. 1 – L’estensione dell’ultimo grande evento glaciale (L.G.M.) nell’area sebina. dalla bici e provate a guardare il terreno dello scavo. Troverete mescolati nel terriccio dei sassi: osservatene diversi e vi accorgerete che avranno colore ed aspetto variabili: ci troverete calcari, dolomie, arenarie e (se siete fortunati) anche dei sassi di granito o granodiorite. Le rocce che costituiscono i sassi che avrete raccolto non solo non affiorano in zona, ma molte di queste si trovano solamente a svariate decine di chilometri più a nord, su in valle: se avete trovato un granito, viene molto probabilmente dal massiccio dell’Adamello. I ghiacciai vallivi pleistocenici nel loro scendere verso la pianura, come giganteschi bulldozer hanno strappato rocce nelle zone a nord, col loro movimento le hanno disgregate e frantumate, riducendole in blocchi, sassi e frazione fine (sabbia e limo) per poi scaricare tutto questo materiale eterogeneo laddove fermavano (anche temporaneamente) la loro avanzata. Un bell’esempio di tutto questo è appunto l’anfiteatro Sebino, come pure lo sono i vari massi erratici che si trovano in giro sui monti: restando nell’area del tour in bici, chi non conosce il famoso “Baluton” nella zona del Pian delle Viti di Provaglio? Un masso di arenaria rossa permiana, appoggiato su calcari grigio-chiari giurassici (Calcare di Domaro), probabilmente preso in carico nella media Valle Camonica, portato lì, “in groppa al ghiacciaio”, e poi scaricato. Grazie a queste semplici osservazioni possiamo dedurre come nel passato ci siano stati periodi in cui il clima in Franciacorta era ben diverso da quello che noi sperimentiamo oggi e molto diverso era anche l’aspetto di questo territorio: l’intera valle e la Franciacorta stessa erano occupate da estese masse di ghiaccio. La figura sottostante (Fig. 1) illustra la probabile estensione dell’ultimo grande evento glaciale (anche denominato L.G.M., Last Glacial Maximum) che ha modellato la Valle Camonica e l’anfiteatro del Sebino. Tale ghiacciaio occupava completamente il Lago d’Iseo; del Monte Isola emergeva dalla massa glaciale solo la sommità dell’isola stessa; verso S la parte terminale del ghiacciaio vallivo attestava la sua fronte appena al di là dell’area attualmente occupata dalle Torbiere d’Iseo, mentre verso W quasi sicuramente il ghiacciaio dell’L.G.M. non riusciva ad arrivare sino a fondo lago (che significa che la sua parte terminale probabilmente galleggiava). Ma il ghiacciaio dell’L.G.M. è stato il minore di quelli che nel corso del Pleistocene hanno interessato la valle e l’anfiteatro. Le precedenti glaciazioni hanno fatto molto meglio: giusto per farcene un’idea l’intera Mont’Isola, fin ben oltre la sua sommità, sicuramente è stata più volte seppellita completamente dal ghiaccio che scendeva dalla Valle Camonica e nelle fasi di massima espansione il ghiacciaio camuno probabilmente raggiungeva spessori anche di 1 km! Pensate inoltre che massi erratici (quindi di origine gla- ciale) si rinvengono lungo le pendici rivolte a nord del Mont’Orfano, fino a circa mezza costa: la glaciazione più antica di quelle che hanno strutturato l’anfiteatro (ed anche la più estesa ed esterna) è riuscita a spingersi fino a lì! Tutto questo ci testimonia quindi la presenza di climi molto freddi ed umidi e per tempi molto prolungati, a causa delle glaciazioni che ripetutamente nel corso del Quaternario hanno interessato le nostre Alpi e la limitrofa pianura. Una curiosità: in alcune zone, oltre la cerchia morenica di Monterotondo verso Paderno di Franciacorta, negli scavi si possono vedere dei terreni particolari che mostrano evidenze di come nel passato al loro interno ci fosse presenza di ghiaccio, anche per alcuni metri di profondità (tecnicamente si parla di permafrost), proprio come accade ancora oggi in Siberia e nelle aree periglaciali. Quindi freddo, molto freddo! Proseguendo il giro in bici, se siamo stati attenti ad osservare il colore dei campi (devono essere arati), avremo notato come muovendoci verso l’esterno dell’anfiteatro morenico si passi da terreni di colore marrone scuro a colori marrone rossiccio o comunque con tonalità più rosso-aranciate ed accese, mentre in altre aree vedremo terreni di colore beige (sono questi terreni in cui si possono trovare evidenze “fossili” di permafrost, terreni che ricoprono quelli più rossicci). Se abbiamo la fortuna di tro- vare uno scavo o un affioramento in questi terreni rossicci (non più composti solo da sabbia e limo, ma anche da argilla) che costituiscono un cordone morenico, scopriremo che al loro interno troviamo sempre sassi di varie dimensioni, sassi che però (se osservati con attenzione) ci appariranno diversi da quelli visti all’inizio: alcuni ci sembreranno “marci”, altri si disgregheranno nella loro parte esterna, altri ancora potremo letteralmente affettarli con un normalissimo coltellino! Eppure sono (erano?) sassi. Se siamo poi così fortunati da aver trovato uno scavo sufficientemente profondo, potremo notare che al di sotto del terreno rossiccio con sassi “marci” si passa gradualmente a quello grigio chiaro visto all’inizio, con i sassi “sani”. La spiegazione di questa cosa curiosa è che il terreno rossiccio con i sassi “marci” altro non è che un deposito glaciale... alterato, ossia modificato (chimicamente, fisicamente e mineralogicamente) nella sua struttura da processi definiti tecnicamente come “pedogenesi” (ossia formazione di suolo). Per l’evoluzione di suoli così sviluppati, sono necessari processi di alterazione che richiedono tempi di migliaia di anni o più, con precipitazioni abbandonati e caldo, più caldo di quanto non faccia ai nostri giorni. Si tratta di processi che possiamo oggi riscontrare in ambiente tropicale! Gli autori precedenti, per descrivere questi suoli, utilizzavano il termine di “ferretto”. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 89 GEOLOGIA Riassumendo quanto visto, possiamo allora constatare come la Franciacorta oltre ad avere avuto nel passato dei ghiacciai e climi freddi ed umidi, abbia pure avuto periodi prolungati non freddi o caldi (si parla di interglaciali), con climi anche di tipo tropicale. Quindi una alternanza di climi freddi (molto freddi) e di climi caldi (molto caldi). Tornando allora al quesito iniziale, possiamo dare una prima risposta: se intendiamo le 4 stagioni come qualcosa che si ripete regolarmente, come un orologio svizzero, sempre uguale a se stesso... ebbene no, in questo senso non ci sono né stagioni mezze, né intere! Il clima cambia a seguito di processi naturali e le stagioni climatiche che sperimentiamo cambiano a loro volta nel modo di presentarsi e nella loro durata. Ma c’è un però... Ho detto che il clima cambia naturalmente: la “macchina” del clima è un qualcosa di molto complesso e ancora non ben conosciuto né compreso, che vede interagire fra di loro diversi attori, quali il sole e le variazioni della sua attività, l’orbita terrestre e le sue peculiarità, l’atmosfera terrestre, gli oceani e le interazioni fra di loro, la composizione atmosferica, la copertura nuvolosa e l’albedo, l’orografia dei territori e i suoi cambiamenti in seguito ai processi geologici (es. orogenesi), il rapporto mari/ terre emerse, le masse glaciali esistenti e la loro fusione, l’attività vulcanica ecc. La storia della Terra mostra come nel passato essa sia 90 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 stata ciclicamente interessata sia da glaciazioni che da forti riscaldamenti. Limitandoci al solo Pleistocene si è visto che le glaciazioni hanno una ciclicità di circa 100.000 anni (sembrano molti, ma nella scala temporale dei processi geologici questo rappresenta un lasso di tempo molto breve). Studi pubblicati molto recentemente su “Nature” hanno però messo in luce che la prossima glaciazione (l’ultima si è conclusa circa 10.000 anni fa, se escludiamo la Piccola Era Glaciale che è avvenuta nel 1.700) potrebbe ritardare di 100.000 anni, saltando di fatto una glaciazione. Questa circostanza dipenderebbe però non più da cause naturali, ma dalle attività umane: l’uomo è diventato “una forza geologica”, in grado col suo agire di modificare i processi naturali. Tutto ciò sarebbe in corso sostanzialmente a partire dal XVIII secolo, ossia dall’inizio della rivoluzione industriale, con quello che essa ha comportato come impatto sull’ambiente (in primis l’emissione in atmosfera di gas serra come la CO2). Si tratta di cambiamenti che stiamo producendo con tempi velocissimi rispetto ai fenomeni climatici e geologici naturali, le cui conseguenze sono difficilmente valutabili e che sono in continuo oggetto di studio, discussioni e controversie (anche molto accese) non più limitate al solo ambito accademico. Volendo usare un’immagine: quel che stiamo facendo all’ecosistema terrestre è un po’ come trastullarsi allegramente col fuoco dentro una polveriera piena di fuochi d’artificio e polvere pirica. Il clima cambia, è cambiato nel passato e ancora cambierà. La sfida cruciale per l’umanità è arrivare al più presto a comprendere che le nostre attività possono compromettere in modo irreparabile il delicato meccanismo che regola il clima del nostro pianeta (e quindi l’intero ecosistema terrestre), che è la sola “casa” che abbiamo. Tornando al nostro giro in bici, forse a qualcuno sarà rimasto il cruccio di sapere quante sono state le glaciazioni che hanno strutturato l’anfiteatro Sebino, e come si chiamano. I più attenti avranno notato che scrivendo di glaciazioni non ho mai utilizzato termini noti ai più, come Riss, Mindel, Günz. Non è una dimenticanza ma una scelta precisa, in quanto la vecchia nomenclatura delle glaciazioni è stata superata e deve essere pertanto abbandonata, anche se ancora stenta... a squagliarsi! E con essa va rinnovato l’approccio alla geologia del Quaternario, disciplina che ha sue precise specificità e che richiede specifico approccio e specifica formazione. Tornando alle glaciazioni, e facendo riferimento alla cartografia geologica realizzata col Progetto CARG e ai fogli geologici n° 098 “Bergamo” e 099 “Iseo” del Servizio Geologico d’Italia (cui si rimanda per chi volesse approfondire ulteriormente il tema), in anfiteatro Sebino sono stati distinti depositi riferibili ad almeno sette differenti glaciazioni, alternate da periodi interglaciali. Le glaciazioni distinte in cartografia sono le seguenti (elencate a partire dalla più antica): • Glaciazione Valenzano • Glaciazione Paderno di Franciacorta • Glaciazione Camignone • Glaciazione Fantecolo • Glaciazione Monte Piane • Glaciazione Monterotondo • Glaciazione Cantù (che corrisponde all’L.G.M.) La figura a lato (Fig. 2), tratta dalle Note Illustrative del Foglio geologico 099 “Iseo”, presenta la ricostruzione dell’andamento delle glaciazioni che hanno strutturato l’anfiteatro. Partendo dalla glaciazione più recente (Glaciazione Cantù) e passando alle glaciazioni più antiche, si osserva come i depositi attribuiti alle glaciazioni progressivamente più esterne ed antiche presentano diverse e distinte caratteristiche, sia dal punto di vista delle geometrie e morfologie dei corpi, sia nei caratteri pedologici e di alterazione. In sintesi estrema, dall’interno verso l’esterno dell’anfiteatro le morfologie divengono progressivamente meno nette, mentre i suoli ed i profili di alterazione che si riscontrano alla sommità dei corpi sedimentari (laddove non erosi) mostrano un grado di evoluzione sempre più spinto. Così all’estremo opposto della Glaciazione Cantù troviamo la Glaciazione Valenzano, che è rappresentata nella Fig. 2 GEOLOGIA Fig. 2 – Le espansioni glaciali nell’Anfiteatro Sebino. come “Massi erratici M.E.G.” e “Limite esterno M.E.G.” (vedasi la legenda): l’acronimo M.E.G. (= Maximum Expansion Glacial) indica il limite massimo raggiunto dai ghiacciai riconosciuto in rilevamento. I suoi depositi, arealmente poco diffusi, sono estremamente alterati e privi di una morfologia originaria propria sia causa dell’intensa pedogenesi cui sono stati esposti, sia a causa dei processi di rimobilizzazione lungo i ver- santi lungo i quali questi depositi sono stati rinvenuti. Allo stato attuale della conoscenze, non è stato possibile stabilire se essi appartengano o meno a distinti eventi glaciali. A questo punto credo che molti di voi si stiano chiedendo perché mai la glaciazione L.G.M. in Anfiteatro Sebino e in Valle Camonica si chiami Cantù (e non Iseo, per esempio), tenuto conto che Cantù sta in provincia di Como, ma di questo ci occuperemo nel prossimo articolo. Permettetemi infine di concludere con una dedica: ho scritto questo articolo pensando al compianto professor Alfredo Bini (Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Milano), mio “maestro” per la geologia del Quaternario e amico, che ci ha prematuramente lasciato poco più di un anno fa. Alfredo mi ha pazientemente guidato alla lettura e comprensione di quel libro splendido che è la geologia del Quaternario e alla geologia dei depositi continentali, che possiamo ammirare anche nell’Anfiteatro Sebino. Amo pensare che Alfredo, da dove è adesso, veda tutto chiaramente, tutta la storia geologica della Terra e che, con quel suo fare tra il burbero ed il bonario, stia dicendo: “Lo vedi, che avevo ragione io...” ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 91 TECNICA Andrea Botti La luce e la pietra di Alberto Campo Baeza “ Mas con menos” – il più con meno – “un più che vuole mantenere l’uomo e la complessità della sua cultura come centro del mondo creato, centro dell’architettura. Un meno che (…) vorrebbe giungere al nucleo della questione, tramite un numero preciso di elementi in grado di tradurre materialmente quelle idee”1. Nelle opere dell’architetto spagnolo Alberto Campo Baeza gli elementi impiegati per tradurre le idee sono veramente pochi, essenziali, preziosi. Luce/ombra, vuoto/pieno, gravità/leggerezza, interno/esterno sono le regole di un linguaggio capace di definire spazi, volumi e destinazioni d’uso, in rapporto con il contesto costruito e, in alcuni casi, con la storia. La pietra è contemporaneamente fine e mezzo, protagonista e supporto indispensabile nell’elaborazione di soluzioni che trovano nelle esigenze dell’opera pubblica le ragioni fondanti, come dimostrato nel progetto per il “Centro Balear de Innovacion Tecnologica” a Maiorca. L’intervento, concluso nel ‘98, riguarda la costruzione di un centro di ricerca per lo studio di tecnologie avanzate, collocato in un lotto triangolare nel polo industriale dell’isola. Il sito è fonte d’ispirazione per la scelta di una forma che esalta quella dell’area: un perfetto triangolo rettangolo isoscele, con i due cateti lunghi 100 metri. Tutto sorge su un basamento che rimanda alla tradizione classica dello stilobate, recintato lungo il perimetro con muro senza alcuna funzione strutturale, rivestito con lastre di Travertino rettangolari, di grande formato e spessore di 3 centimetri. All’interno, la griglia quadrata modulare (m 6 x 6), che guida la composizione, è materializzata dalla sequenza di giunti aperti della pavimentazione realizzata con il medesimo materiale. Il rivestimento orizzontale è interrotto solo da pilastri metallici che sostengono la copertura in calcestruzzo. Gli impianti tecnologici sono confinati nell’interrato (basamento), in modo da liberare completamente il piano superiore dove si trovano gli spazi del lavoro definiti dagli arredi. Ciò che appare all’esterno è una scatola di pietra aperta verso il cielo che, solo nella zona di accesso, si percepisce come spazio cavo2. Il rapporto fra pieni e vuoti del paramento murario è sapientemente risolto nell’“Edificio per uffici della Delegazione per la Salute” ad Almería, ampliamento della sede originaria. La nuova costruzione3 è pensata come un parallelepipedo, con pianta rettangolare (m 8,65 x m 39,55), collegato al corpo esistente mediante una scatola di vetro a doppia altezza posta fra i due edifici. Ciascun piano è caratterizzato dalla medesima distribuzione: a sud gli uffici, a nord i servizi, al centro un corridoio di collegamento. L’intervento, concluso nel 2003, presenta un volume compatto e uniforme, integralmente rivestito 92 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 in lastre di pietra “Lumachella crema”4 (di modulo costante di cm 89x96x3), con finitura superficiale a “piano sega”5, in modo da esaltarne l’aspetto naturale. L’aspetto più significativo dell’intervento e l’autentica novità dal punto di vista tecnico consistono nell’ideazione di controfinestre in pietra (definite anche “brisoleil litici”) sul prospetto sud, complanari con il piano della facciata, dotate di un meccanismo d’apertura che consente di dosare l’ingresso della luce in base alle necessità. Ciò conferisce dinamicità a un materiale statico come la pietra e interagisce con l’aspetto esteriore dell’edificio, mutevole nell’arco della medesima giornata: quando le controfinestre sono chiuse, la costruzione si presenta come una scatola di pietra, metafora di un blocco di cava, quando sono aperte il blocco si caratterizza per una serie di bucature geometricamente definite che ne attenuano la gravità. In contrapposizione alla soluzione adottata per il lato sud, la facciata opposta si presenta per lo più cieca, fatta eccezione per le minuscole bucature che permettono l’illuminazione e TECNICA Nella pagina precedente. In alto, vista interna del “Centro Balear de Innovacion Tecnologica”, Maiorca. In basso, prospetto degli “Uffici della Delegazione per la Salute”, Almería, Spagna Sotto, dall'alto. “Sede Centrale della Caja General de Ahorros”, Granada, Spagna. Vista del vuoto interno nella “Sede Centrale della Caja General”. la ventilazione dei servizi e degli archivi. Il prospetto est è contrassegnato da una cavità posta all’ultimo piano: una loggia vista mare, ricavata nello studio del direttore sanitario. Il piano di copertura, realizzato anch’esso in materiale lapideo, a rafforzare il concetto di “scatola di pietra”, è rivestito con un pa- vimento sopraelevato che consente di sfruttare un vano tecnico destinato a ospitare le canalizzazioni e garantisce facilità d’ispezione e manutenzione. Ancora una volta il tema convenzionale dell’edificio per uffici viene affrontato dall’architetto spagnolo attraverso l’esaltazione di due aspetti naturali: luce e gravità della materia litica. Il risultato è un’architettura disadorna, minimalista che definisce un prisma puro, stereotomico, ottenuto attraverso un’esaltazione della placcatura in pietra. Del resto per Campo Baeza l’idea progettuale nasce da una continua opera di sottrazione della materia da elementi solidi, prismi e cubi, come nel caso della “Sede Centrale della Caja General de Ahorros” a Granada, un’opera conclusa poco prima degli uffici di Almería. Come nei palazzi rinascimentali, anche in questo caso gli spazi determinanti della composizione si sviluppano attorno alla corte che nasce dalla realizzazione di un gigantesco cubo cavo. Al centro, il vuoto monumentale, segnato dalla presenza di quattro colossali pilastri, è illuminato dalla luce zenitale impiegata come elemento costruttivo, filtrata da un sistema di lucernari vetrati (una sorta di citazione dell’oculus del Pantheon). La posizione dei lucernari indirizza i raggi di luce obliquamente a illuminare le lastre di alabastro, che rivestono sul lato le pareti interne, le monumentali colonne, la pavimentazione in Travertino e il gigantesco vuoto centrale, che evoca la solennità dei grandi spazi dell’antichità classica. Gli antichi Greci dicevano che “Un muro è il punto d’incontro tra interno ed esterno”6 ed è parere diffuso che la “Sede del Consiglio di Castiglia e Léon” a Zamora, conclusa nel 2012, rappresenti la sintesi materiale di questa riflessione. L’intervento è collocato nel nucleo storico della città, dominato dalla mole della cattedrale romanica e si presenta come IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 93 TECNICA “Sede del Consiglio di Castiglia e Léon” a Zamora, Spagna e il rivestimento in vetro dell'edificio. 94 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 TECNICA Gli interni della “Sede del Consiglio di Castiglia e Léon” uno “spazio contenuto”, completamente circondato, come nel caso del “Centro Balear de Innovacion tecnologica a Maiorca”, da un alto muro rivestito di pietra, la stessa della pavimentazione. All’interno è posto un edificio in vetro, dove anche la struttura diventa una trama quasi impercettibile, che contiene tutti gli uffici, le sale riunioni e i servizi; spazi illuminati zenitalmente attraverso nove piccoli lucernari. Oltre al muro perimetrale e al volume centrale s’individua l’importanza dello spazio interstiziale composto da quegli ambiti di risulta compresi fra edificio e muro che dilatandosi o contraendosi modificano la percezione del costruito. La definizione perfetta di tutti i dettagli e l’uso sapiente della luce, materia architettonica che illumina pieni e vuoti, esaltano il contrasto fra pietra e vetro ed enfatizzano il confronto tra le proprietà dei materiali impiegati. Il dialogo con la città nasce dalla scelta di utilizzare la pietra locale impiegata per la costruzione dei principali monumenti di Zamora. La “Piedra de Zamora”7 riveste il muro perimetrale con grandi lastre, 100x75 e 100x60 centimetri spessore 8-10 centimetri, ancorate alla muratura retrostante mediante elementi metallici puntuali e la pavimentazione in lastre quadrate più piccole, 45x45 centimetri spessore 3 centimetri; esternamente posate su piedini, incollate all’interno. Il riferimento all’“hortus conclusus”, sottolinea, ancora una volta, la predilezione dell’architetto spagnolo per il tema dello spazio vuoto, interno, aperto verso l’alto. Il muro/recinto, che diventa suolo all’interno della corte e dell’edificio, esalta il contrasto tra “contenitore lapideo” e “contenuto vitreo”. Così facendo Campo Baeza mostra la volontà di attingere a piene mani ai linguaggi della tradizione araba che appartengono al suo paese, ai temi cari alla cultura del romanico europeo, ma anche alle esperienze di Le Corbusier e Mies van der Rohe per arrivare a soluzioni architettoniche capaci di concretizzare i dettami vitruviani di Firmitas, Venustas, Utilitas. ❑ Note 1 T. Zaffagnini, La costruzione litica della contemporaneità secondo Alberto Campo Baeza, www.materialdesign.it, 09/11/2012. 2 G. Lelli, Centro Balear de Innovaciòn Tecnologica a Inca, Maiorca (1995-1998) di Alberto Campo Baeza*, blog www.architetturedipietra.it, 20/01/2009. 3 V. Pavan (a cura di), Nuova estetica delle superfici, ed. Gruppo editoriale Faenza, Verona, 2005. 4 Amarillo Fòssil, un materiale lapideo d’origine calcarea a grana media, con colore di fondo paglierino molto chiaro, estratto a Zarcilla de Ramos nella regione della Murcia. Alquanto resistente in ambienti marini, la Lumachella nasce dalla cementazione di frammenti fossili quali lamellibranchi, ricci e stelle marine che ne definiscono la caratteristica picchiettatura. Il materiale, dotato di una struttura salda e priva di fessurazioni che ne garantisce compattezza e resistenza, è stato posato in lastre. (N.d.A.) 5 Per una descrizione della lavorazione vedi: A. Botti, M. Gomez Serito, Pietre bresciane, ed. La Compagnia della Stampa, Roccafranca (BS), 2005. 6 A. Bertolazzi, Sede del Consiglio di Castiglia e Léon sta in Reload stone, ed. Arsenale editrice, Verona, 2013 7 Si tratta di una Arenaria silicizzata risalente al cretacico che si presenta con una superficie dorata apparentemente omogenea con sfumature scure che vanno dal rosso cupo al viola e dal giallo ocra al marrone. N.d.A. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 95 CULTURA Inedita mappa napoleonica di parte del territorio bresciano Franco Robecchi S appiamo quanto la meteora napoleonica abbia sconvolto e innovato il panorama politico e il clima culturale europeo. I contenuti illuministici inerenti alla razionalità scientifica furono puntigliosamente applicati anche alla realtà amministrativa e, dopo la Francia, fu il Nord d’Italia a essere per primo modificato dalle innovazioni. Brescia, che sino allora era stata nell’alveo della Repubblica Veneta, fu investita dall’onda napoleonica e, demagogie rivoluzionarie a parte, nonché anche a parte i clamori dittatoriali, esattamente all’opposto delle declamate liberté e égalité, fu innervata dal pulsare modernista dei francesi. Il vescovo fu insultato e scacciato, i beni della Chiesa requisiti, la religione derisa e sostituita da culti laici a base di dea Ragione e Alberi della libertà eretti in piazza. Tuttavia molte istituzioni nobiliari, ormai asfittiche e impolverate della vecchia e gloriosa Venezia, che aveva portato cultura, progresso e benessere a Brescia per 350 anni, furono spazzate via e si avviò il trionfo della borghesia e delle sue “magnifiche sorti e progressive”. Molte furono le innovazioni introdotte nei settori che interessavano le professioni tecniche, come quella del geometra. Monumentale fu l’introduzione del catasto anche in Brescia, formula peraltro 96 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 CULTURA Nella pagina precedente, dall'alto. Il territorio di Salò. Molti toponimi sono andati perduti. Del Borgo qui indicato come Muro, è rimasta solo la Via Muro. La zona di Sabbio Chiese, con Sabbio di Sopra. Il torrente Vrenda è detto, nella mappa, Lavrenta, un orecchiato “la Vrenta”. Spesso i fiumi avevano nomi femminili. Barghe è scritto Bargue. In questa pagina, dall'alto. La zona di Ponte S. Marco e Calcinato, lungo il Chiese. Si notano i segni che indicano ruote idrauliche. La zona di Gavardo con il Chiese e l’incile del Naviglio Grande. I nomi Goglione di Sopra e di Sotto non sono errori toponomastici. Effettivamente i due paesi si chiamavano così, prima di avere il nome mutato, in epoca fascista, per motivi di decenza. Il luogo si chiamò Prevalle. da decenni già attiva nel Ducato di Milano, per iniziativa dell’imperatrice d’Austria. Di fatto, anche nel Bresciano si aprì l’era della gestione del territorio, a fini fiscali e proprie- tari, basata anche sulla stesura a tappeto di mappe estese a tutto il territorio bresciano, come mai era stato fatto. Era l’inizio di un’epoca professionale basilare per i geometri. Gli agrimensori ovviamente esistevano da secoli anche in Lombardia e a Brescia, ma la codificazione delle rilevazioni e della stesura di mappe fu una novità. Le tecniche cartografiche in Lombardia e nella Repubblica Veneta non avevano nulla da invidiare a nessuno, e da secoli, ma anche i francesi non erano sprovveduti in quel settore. Era forse più spinta, che non in ambito lombardo e veneto, la caratterizzazione militare delle tecniche cartografiche. I prodotti lombardi e bresciani di ambiente francese colsero il meglio delle capacità locali e d’Oltralpe, portando a risultati di grande qualità. Le mappe catastali del Bresciano, in genere stilate nel secondo decennio dell’Ottocento, costituiscono un preziosissimo patrimonio, che è oggi fondamentale per qualunque ricostruzione storica del nostro territorio. Fu appunto un ufficiale della “Section des ingénieurs géographes à l’armée d’Italie” a dirigere i rilievi e la stesura di una mappa, datata “25 thermidor an 8”, IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 97 CULTURA In questa pagina, dall'alto. La zona fra Lonato e Castiglione delle Stiviere. L’elegante e fastosa raffigurazione al piede della mappa. Nella pagina seguente, dall'alto. Il tratto finale dell’Oglio sino alla sua confluenza (in alto) nel Po. Si nota la cinta fortificata di Bozzolo, in gran parte perduta. L’area fra Monte Chiaro (Montichiari) e Carpenedolo, lungo il “Chiesa R.” (Chiesa rivière), fiume Chiese. Montichiari è attraversato dalla “Grande route de Brescia”. 1801, che interessa una vasta porzione della provincia bresciana. È nota la risorsa artistica della cartografia antica. Questa carta rappresenta un esempio di sintesi fra tecnica e arte di altissimo livello. La grafica di descrizione del territorio ha una qualità di grande esperienza e di gusto estetico elevato. I colori, ovviamente basati sulla convenzione realistica del paesaggio, assumono però anche una speciale valenza pittorica, basata su sapienti giochi di toni quasi monocromatici, dove non si trova nessuna stonatura grossolana. Il versante artistico trova la sua espressione anche nel grande cartiglio con le scritte e soprattutto nella raffigurazione di limpido stile neoclassico che si trova in un angolo della mappa. Il guerriero nudo è guidato da una dea ellenica, con elmo omerico, che pare raffigurare la vittoria o la gloria. Sullo scudo è la scritta circolare che dice: “Pour le bonheur de la France et le repos de l’Europe”, per la felicità della Francia e la serenità dell’Europa. Sul fondo si scorge una veduta sfumata, forse di Mantova, e accanto è una divinità fluviale sulla quale versano acqua una ninfa con ali di farfalla e un giovane nudo che sostiene un bacile. Il tema pare quello dei fiumi, perché la scritta dice: “La Chiesa L’Oglio et le Pô”. In effetti, la mappa giunge a descrivere la confluenza dell’O98 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 CULTURA glio nel Po, dopo aver illustrato la confluenza del Chiese nell’Oglio. La precisione topografica non è ovviamente riscontrabile in modo rapido e semplice, ma la nitidezza del tratto e la precisione delle forme fanno supporre che il disegno fosse ispirato a una spinta scientificità. Ciò non toglie che, ad esempio, molti toponimi siano errati, anche solo per motivi linguistici. Ad esempio, il fiume Chiese è chiamato “Chiesa” e si scrive Calvasese invece di Calvagese o Salo invece di Salò e Bargue invece di Barghe. Erano pur sempre stranieri i cartografi che descrivevano il nostro territorio. Tuttavia la mappa è di grande interesse anche per i contenuti di documentazione che interessano noi bresciani. Alcuni centri abitati appaiono ancora con le fortificazioni che poi sarebbero state demolite e molte strade seguono percorsi che poi sarebbero stati mutati. Qui è possibile pubblicare solo alcuni particolari della mappa, che interessa un’area molto vasta. Tuttavia si offre un colpo d’occhio esemplificativo su un prezioso documento sinora sconosciuto ai bresciani. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 99 Aggiornamento Albo Cancellazioni dall’Albo N. Albo Data 3175 Nominativo Residenza Luogo e data di nascita Motivo 11/04/2011 Quarenghi Cesare Via Luigi Gadola 49 Brescia (BS) Brescia (BS) 27/09/1955 DECESSO 1427 07/11/2013 Siribelli Angelo Via Colombare 86 Palazzolo Sull'Oglio (BS) Palazzolo S/O (BS) 15/09/1941 DECESSO 2375 17/06/2014 Capitanio Cesarino Via Asilo 5 Rudiano (BS) Rudiano (BS) 24/08/1952 DECESSO 3493 02/02/2016 Tolomeo Rocco Via S. Afra 1/B Corte Franca (BS) Taurianova (RC) 13/07/1952 DECESSO 2313 05/02/2016 Bevilacqua Antonio Via Leonardo Da Vinci 26 Rezzato (BS) Spoleto (PG) 07/10/1948 DECESSO 620 11/06/2016 Gasparotti Zaccaria Piazza Follo 10 Vezza D Oglio (BS) Vezza D'Oglio (BS) 18/11/1930 DECESSO 6303 13/06/2016 Canedoli Mara Via Fico 18 Ghedi (BS) Brescia (BS) 05/05/1979 DIMISSIONI 6254 13/06/2016 Casella Simone Via Foro Boario 13 Brescia (BS) Brescia (BS) 25/10/1991 DIMISSIONI 6169 13/06/2016 Palumbo Maurizio Via Donatori di Sangue e Organi 3 Prevalle (BS) Brescia (BS) 02/08/1988 DIMISSIONI 4434 13/06/2016 Venturoli Riccardo Via Frate 38 Bedizzole (BS) Brescia (BS) 23/06/1972 DIMISSIONI 6004 13/06/2016 Vitali Giulia Via Lama Sud 2 Bagnolo Mella (BS) Brescia (BS) 22/08/1986 DIMISSIONI 2341 18/06/2016 Felter Angelo Via Bersaglio 26 Lonato (BS) Lonato (BS) 31/07/1952 DECESSO Il mondo di B. Bat. 100 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 Aggiornamento Albo Iscrizioni all’Albo N. Albo Data Nominativo Residenza Luogo e data di nascita Anno diploma 6476 13/06/2016 Cremaschini Roberto REISCRIZIONE Via Guerzoni 149 Montichiari (BS) Asola (MN) 12/02/1980 2002 6477 13/06/2016 Accurso Tagano Sergio Via Tirandi 14 Brescia (BS) Agrigento (AG) 21/02/1972 1991 6478 13/06/2016 Stefanelli Nicola Via Bellini 21 Ghedi (BS) Montichiari (BS) 27/04/1990 2009 6479 25/07/2016 Ambrosini Alessandro Via Colle di Tenda 1 Brescia (BS) Brescia (BS) 05/12/1990 2010 6480 25/07/2016 Caravaggi Luca Via Fenile Lombardo 4 Dello (BS) Manerbio (BS) 26/03/1993 2012 6481 25/07/2016 Sorsoli Cristian Via Salvandine 7 Serle (BS) Gavardo (BS) 17/06/1994 2013 IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 - 101 Novità di Legge a cura del geom. Alfredo Dellaglio Finalità della rubrica è di contribuire all’informazione sull’emanazione di Leggi, Decreti, Deliberazioni e circolari pubblicati sulla G.U. Gazzetta Ufficiale della Repubblica e sul B.U.R.L. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia. I lettori della rivista che sono interessati ad approfondire i contenuti delle norme sopra elencate potranno consultare gli organi ufficiali (GU e BURL) presso il Collegio dei Geometri. Decreto legislativo 21/4/2016 n.72 (Gazzetta Ufficiale 20/5/2016 N.117) Attuazione della direttiva 2014/17/UE, in merito ai contratti di credito consumatori relativi a beni immobili residenziali nonché modifiche e integrazioni del titolo VI-bis del decreto legislativo 1° settembre 1993, n.385, sulla disciplina degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi e del decreto legislativo 13/8/2010 n.141. (In vigore dal 4/6/2016) Nota Agenzia Entrate 60244/2016 Chiarimenti operativi con riferimento al la determinazione della rendita catastale delle unità immobiliari urbane a destinazione speciale e particolare, censite in catasto nelle categorie dei gruppi D ed E, dopo le norme che hanno ridefinito l’oggetto della stima catastale, introducendo sostanziali cambiamenti al pregresso quadro normativo di riferimento “cosiddetta norma imbullonati”. Circolare Agenzia Entrate 18/5/2016 n.20/E Commento alle novità fiscali Legge 28/12/2015 n.208 (Legge di stabilità 2016) Acquisto immobili residenziali: La nuova detrazione Irpef del 50 per cento dell’Iva pagata dal costruttore. Decreto Ministero Interno 8/6/2016 (Gazzetta Ufficiale 23/6/2016 n.145) Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi per le attività di ufficio, ai sensi dell’articolo 15 del decreto legislativo 8/3/2006 n.139. (in vigore dal 23/7/2016) (Approvata la regola tecnica per le attività indicate al numero 71 dell’Allegato 1 al DPR 151/2011. Il provvedimento apporta modifiche al Codice di prevenzione incendi di cui al DM 3/8/2015 per gli uffici con oltre 300 persone) 102 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/4 Decreto Ministero Interno 7/6/2016 (Gazzetta ufficiale 24/6/2016 n.146) Modifiche al decreto 5/8/2011 recante procedure e requisiti per l’autorizzazione e l’iscrizione dei professionisti negli elenchi del Ministero dell’Interno di cui all’articolo 16 del decreto legislativo 8/3/2006 n.139 in vigore dal 25/6/2016 Deliberazione Giunta Regione Lombardia 30/3/2016 n. x/5001 (BUR Lombardia S.Ord 7/4/2016 n.14) Approvazione delle linee di indirizzo e coordinamento per l’esercizio delle funzioni trasferite ai comuni in materia sismica. (in vigore dal 10/4/2016) Decreto Dirig.Regione Lombardia 3/5/20016 n.3809 (BUR Lombardia S.Ord.3/5/2016 n.19) Disposizioni in merito al nuovo sistema informativo integrato per la gestione informatica delle pratiche sismiche di cui all’art 3,comma 2, Legge regionale 33 del 12/10/2015 “ Disposizioni in materia di opere o di costruzioni e relativa vigilanza in zone sismiche”