Recensione del libro: Marco Virginio Fiorini NEL CANTIERE DELLA

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Recensione del libro: Marco Virginio Fiorini NEL CANTIERE DELLA
Recensione del libro:
Marco Virginio Fiorini
NEL CANTIERE DELLA GRANDE PIRAMIDE
Gli architetti egizi svelati
Ed. Ananke
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Tratto dal Forum “EgittoPhilia” - 26-02-2012
Ho ricevuto il tuo libro venerdì in pausa pranzo, e l'ho terminato ieri.
Sì, l'ho divorato, facendo una pausa soltanto al capitolo relativo alle rampe (dopo 120 pagine),
giusto per prendere un po' fiato.
Ora mi è pertanto concesso di dire che non sono affatto sorpresa del successo registrato in sede
di conferenza, né del riscontro ottenuto da parte di nomi autorevoli dell'Egittologia, quale è il Prof.
Curto.
Giunta alla parte relativa all'innalzamento della Piramide, mi tornavano ripetutamente alla mente
le tue parole, più volte espresse durante le nostre chiacchierate:
"... non potrai fare a meno di chiederti 'come ho fatto a non pensarci?'!"
Non mi sono mai interessata in modo specifico e dettagliato della costruzione delle Piramidi e
quindi non mi sono mai soffermata su quali potessero essere i metodi impiegati dagli Egizi per
costruirle. Non l'ho mai fatto perchè ritenevo, a priori, di non possedere le conoscenze e le
capacità necessarie per comprenderlo. Per lo stesso motivo, non ho mai affrontato letture a tema.
Ci ho provato qualche volta, ma ho subito desistito poichè testi di quel tipo mi intimorivano fin
dalle prime pagine, introducendo concetti e formule che mi facevano perdere il filo del discorso
nell'arco di breve tempo.
Ciò che mi soprende, quindi, non è il non esserci arrivata in prima persona, quanto piuttosto il
fatto che "addetti ai lavori" non ci siano arrivati.
La tua teoria, col senno del poi, è così semplice da risultare quasi... "banale" (termine da non
leggere con accezione negativa, tutt'altro!)! E quindi sono giunta a conclusione che stava proprio
lì la difficoltà!
Chi ha voluto addentrarsi nell'argomento, cercando di intuire come gli Egizi abbiano eretto le
Piramidi, ha sempre "strafatto", elaborando teorie impossibili persino per le epoche moderne, a
volte. Figuriamoci per l'antichità.....
Sono giunta alla conclusione che siamo stati noi a rendere impossibile la costruzione di questi
monumenti, ad indurre una moltitudine di persone a ritenerlo tale e ad ipotizzare la necessità di
un intervento superiore, togliendo agli Egizi un primato che gli spetta di diritto: la semplicità. La
capacità di ingegnarsi con gli strumenti in loro possesso. Cosa che noi, influenzati dal nostro
tempo, non siamo stati capaci di fare. Fino ad ora. E questo merito ti spetta di diritto.
Alla tua teoria devo riconoscere più di un vanto:
senza dubbio è consona al tempo a cui si riferisce, ma soprattutto è di una semplicità disarmante.
Il che la rende perfettamente calzante e misurata per l'epoca.
A questo vado ad aggiungere l'uso di un linguaggio accessibile a tutti e la tua innata capacità di
rendere semplici i concetti più elaborati, consentendone la comprensione anche a chi, come me,
non ha la benchè minima preparazione in materia. Una capacità che soltanto chi ha piena
padronanza di un argomento può sviluppare e certo non vi sono dubbi a riguardo della tua
preparazione professionale in termini di cantieri e costruzioni.
La lettura di "Nel cantiere della Grande Piramide" si è rivelata, fin da subito appassionante. Un
viaggio nel tempo che mi ha regalato, riga per riga, l'illusione di trovarmi lì, su quella Piana, ad
assistere in prima persona all'evoluzione dei lavori.
Ho condensato 25 anni di entusiasmo e attesa in una manciata di poche ore, pur vivendo istante
per istante con grande intensità.
Ho potuto veder crescere davanti ai miei occhi il Monumento per eccellenza. Un'opera che, dopo
più di 4500 anni, conserva ancora il primato di risultare ineguagliata per bellezza e semplicità.
So che era questo il tuo intento e, con immenso piacere, posso confermare che ci sei pienamente
riuscito.
Per tutte queste ragioni, ne consiglio spassionatamente lettura a chiunque.
Per correttezza, non introdurrò alcuno degli elementi che sono parte della tua teoria. Lascerò che
sia tu a farlo, se e quando lo riterrai opportuno. Mi limito solo a dire che di tutto quanto esposto,
ho incontrato difficoltà soltanto al cospetto del capitolo relativo al tunnel (quello necessario nella
fase finale). Giudico, quindi, i passaggi relativi alla sua costruzione la parte più complessa da
assimilare.
Nutro anche qualche riserva, lo devo ammettere, in particolare a riguardo della soluzione
proposta in riferimento al Pyramidion, o Ben-Ben , poichè l'ipotesi specifica non mi convince fino
in fondo. Non tanto per la tecnica utilizzata, quanto per la scelta che, a tuo parere, potrebbero
aver fatto per alleggerirne il peso.
Confesso che mi hai fatto anche un po' tribolare.... mi sono scervellata per ricordare dove avevo
già visto quel dato simbolo che mi era così familiare (quello che proponi per rendere il Ben-Ben in
ultimo stadio) e, dopo ore passate a rimuginare, ci sono finalmente arrivata!
Vorrei, infine, riportare un tuo passo, quello conclusivo, poichè a mio avviso merita di essere letto
a priori e perchè lo trovo bellissimo. Spero che non me ne vorrai, dunque, se mi prendo la libertà
di riproporlo qui. Lo faccio per la ragione di cui sopra e perchè non rivela assolutamente nulla
della teoria in sé, ma, per contro, chiarisce e sintetizza perfettamente i tuoi intenti (sostituirò la
definizione della tua teoria, così come tu stesso la battezzi, per non rivelare nulla, con il termine
generico "Sistema"):
E' possibile che gli Egizi abbiano costruito questo spettacoloso edificio con una tecnica
che magari non scopriremo mai, ma la cosa che mi rallegra è credere che se avessero
seguito il [Sistema] appena descritto, avrebbero potuto farcela, poichè esso si adatta
perfettamente al grado di civiltà e di conoscenza tecnica che loro possedevano in quel
momento.
E ciò mi basta.
Marco Virginio Fiorini, "Nel cantiere della Grande Piramide", pag. 177
Sono sicura che il tuo libro sarà destinato ad incontrare il favore di un pubblico numeroso, come
anche lo sfavore da parte di chi non vorrà ammettere di non esserci arrivato prima. Ma sarà
proprio questo a testimoniarne, tante volte quante saranno le critiche ricevute, la credibilità.
Ottimo lavoro, Marco! Complimenti vivissimi!
Rinnovo il mio personale ringraziamento per la copia che mi hai riservato, per la citazione nei
Ringraziamenti e, soprattutto, per la dedica, sinceramente e profondamente gradita
Maria Sansalone (Kiya Akhet)