La Nasa pronta a colpire la cometa

Transcript

La Nasa pronta a colpire la cometa
TECNOLOGIA & SCIENZE
IL SOLE-24 ORE
Martedì 21 Dicembre 2004 - N. 351 — PAGINA 9
ASTRONOMIA 1 Parte a gennaio Deep Impact, la navetta che «sparerà» al nucleo di Temple 1 e poi la studierà
La Nasa pronta a colpire la cometa
C
+
M
+
L’obiettivo è scoprire cosa si trova sotto i ghiacci che la ricoprono - E a Natale si vedrà la scia di Machholz
parare un proiettile da 360 chilogrammi alla
velocità di migliaia di chilometri all’ora nel
cuore di una cometa per vedere come è fatta
dentro. Non è un film tratto da un romanzo di
Giulio Verne, ma Deep Impact, «impatto profondo», la prossima missione della Nasa che dovrebbe partire il 12 gennaio da Cape Canaveral, in
Florida. Un periodo "caldo", questo, per le comete: la C/2004 Q2 Machholz, infatti, proprio in
questi giorni si sta avvicinando a grande velocità
alla Terra e in concomitanza con il Natale sarà
visibile nei nostri cieli. La cometa di Machholz,
che prende il nome dal suo scopritore — il quale
l’ha individuata lo scorso agosto grazie a a un
riflettore da 15 centimetri — si fermerà fino alla
fine di gennaio.
Più complesso il percorso di Deep impact: il
mezzo spaziale viaggerà infatti per
circa sei mesi compiendo un percorso di oltre 431 milioni di chilometri, tre volte la distanza TerraSole, e a luglio "sparerà" il proiettile verso il suo bersaglio, la cometa
Tempel 1, così chiamata dal nome
dell’astronomo che la scoprì alla
fine dell’800. Ventiquattro ore dopo, il quattro luglio — data della
più importante festa nazionale negli Usa, giorno dell’Indipendenza
— il proiettile impatterà su Tempel 1 alla velocità relativa di oltre
37mila chilometri all’ora, provocando una voragine delle dimensioni del Colosseo. L’operazione
metterà a nudo l’interno della cometa che, per la
prima volta, potrà essere ripreso e analizzato.
Le comete sono blocchi di qualche chilometro
di dimensione, costituiti da materiale roccioso e
ghiacci di acqua e vari altri elementi chimici. Man
mano che si avvicinano al Sole la loro superficie è
sottoposta all’intenso vento solare e al calore della
nostra stella: il risultato è che le loro particelle
degli strati più superficiali sublimano, staccandosi
dalla cometa stessa. Il gas e la polvere che così si
formano attorno al nucleo creano una sorta di
globo che risplende illuminato dal Sole (chiamato
coma) e, qualora il processo sia particolarmente
efficiente, anche una vera e propria "coda".
Se la cometa è "ricorrente", ovvero la sua orbita
è tale che essa è costretta a ripassare periodicamente vicino al Sole, questo processo porta a corrodere progressivamente, quasi a sbucciare più volte,
gli strati più superficiali della cometa stessa che, a
ogni passaggio, vaporizzano. Tempel 1 è stata
scelta proprio per questo come bersaglio: ha infatti
un periodo molto corto, perché ritorna verso il
Sole ogni 5 anni e mezzo, e si calcola che, da
quando è stata "catturata" dalla forte attrazione
gravitazionale solare, sia ripassata almeno 100
volte. La sua superficie è insomma stata già ampia-
S
mente usurata dalla radiazione solare e quindi più
facilmente il proiettile spaziale potrà metterne a
nudo le parti più interne.
Delle comete, negli ultimi 30 anni, abbiamo
scoperto molto, le abbiamo studiate con strumenti
sempre più efficienti e precisi e addirittura, con la
storica missione Giotto dell’Agenzia spaziale europea, abbiamo avuto le prime immagini e analisi di
un nucleo cometario, oramai più di vent’anni fa.
Ma questa volta l’obiettivo è assai più ambizioso:
capire cosa c’è sotto la superficie di questi enormi
sassi ghiacciati.
Una volta "fatto il buco" con il proiettile spaziale, infatti, dal satellite madre — che segue la cometa a una distanza di circa 500 chilometri — si potrà
studiarne l’interno messo allo scoperto dall’impatto. Anche il proiettile stesso servirà a studiare la
cometa Tempel 1: a bordo, infatti,
monta una speciale telecamera che
fornirà, fino al momento dell’impatto, immagini sempre più dettagliate
della superficie, permettendoci di
distinguere particolari della grandezza di pochi centimetri.
Per quanto violento, l’urto non
avrà apprezzabili esiti sulla traiettoria della cometa. Per fare un paragone, sarà come se una lavatrice
colpisse un Jumbo in volo, poca
cosa insomma. L’unico dubbio
che rimane su questa particolare e
quasi fantascientifica missione spaziale è che il
proiettile non apra una voragine verso il cuore
della cometa ma semplicemente ne compatti la
superficie. In altre parole, l’esito finale dipende
dalla compattezza della mistura di ghiaccio e roccia che compongono la cometa e che a tutt’oggi è
un dato presunto ma non conosciuto.
Nel frattempo l’Europa non sta con le mani in
mano: la sonda spaziale Rosetta dell’Agenzia spaziale europea (Esa), lanciata il 2 marzo di quest’anno, è in rotta verso il suo bersaglio, la lontana
cometa Churyumov-Gerasimenko, su cui arriverà
dopo un volo molto complesso nel novembre del
2014. Farà di più e meglio di Deep Impact: è
prevista infatti la discesa di un mezzo spaziale sul
suolo della cometa e l’analisi diretta del materiale
che lo compone, tramite una serie di strumenti di
analisi geologica robotizzati.
Se tutto, come si spera, andrà bene Deep Impact
prima e, fra diversi anni Rosetta, ci daranno informazioni preziose sulla natura delle comete, che si
pensa siano una sorta di fossili del Sistema solare,
rimasti sostanzialmente uguali fin dalle prime fasi
della sua formazione, oltre quattro miliardi di anni
fa. Studiarle significa quindi capire di più anche
della nostra origine e, forse, della comparsa della
vita sulla Terra.
Come si svolgerà la missione Deep Impact
Un proiettile
di 360 chili
creerà un cratere
grande
come il Colosseo
PREMI 1 Vince il Politecnico di Torino
È italiano il migliore
incubatore d’impresa
TORINO 1 È italiano il campione
B
+
zato il nostro incubatore». Una strutmondiale 2004 degli incubatori tura apripista in Italia che, nei suoi
d’impresa «science based». Merito cinque anni di vita, ha consentito a
del Politecnico di Torino, che con il 47 imprese di nascere e muovere i
suo I3P (Incubatore imprese innova- primi passi in un ambiente protetto.
tive) si è aggiudicato la terza edizio- Di queste, 20 hanno già terminato il
ne del «Best science based incuba- periodo di incubazione e sono uscite
tor award», un terreno di gara che da I3P (un passaggio obbligato, dopo
quest’anno ha visto la partecipazione tre anni), mentre altre 15 si trovano
di 50 incubatori da tutto il mondo (la in fase di pre-incubazione e, una
metà europei, di cui tre italiani).
volta espletate le formalità previste,
Nata nel 2002, la competizione è potranno insediarsi negli spazi di via
organizzata da Science alliance, or- Boggio. Scarsamente significativo il
ganizzazione olandese finalizzata al- tasso di mortalità: «Solo quattro imla promozione
prese non ce
del trasferimenl’hanno fatta
to tecnologico
— spiega ancoI3P: la carta d’identità
dall’università
ra Pozzolo —
Gli anni di attività
5
alle imprese e
spesso a causa
Neo-imprese ospitate
47
nelle due precedi problemi sorAziende che hanno
denti edizioni
ti tra i soci».
concluso il periodo di
20
ha visto asseAttualmente
incubazione
gnare la vittole imprese attiria al Tsinghua
ve nei locali atLe imprese che
15
science park di
trezzati di I3P
entreranno nel 2005
Pechino nel
fatturano comAddetti delle imprese in
200
2002 e al Bioplessivamente
incubazione
Business centre
10 milioni di
Aspiranti imprenditori
di Oxford nel
euro. Il bilan232
che hanno seguito i
2003. Da regocio dell’incubacorsi di preincubazione
lamento la seletore, costituito
Fatturato stimato delle
zione del vincinella forma di
10
mln
À
aziende in incubazione
tore avviene in
società consorbase alle perfortile, si aggira
mance delle aziende "incubate" e al- sui 500mila euro; già al quarto esercile migliori pratiche messe in atto zio, la società ha centrato l’ambiziodagli incubatori.
so obiettivo del break-even ed è in
Il premio è giunto dunque sotto la vista anche un ampliamento e una
Mole cogliendo di sorpresa gli stessi razionalizzazione degli spazi, grazie
vertici di I3P. «Ci siamo candidati al "raddoppio" della superficie a di— ammette il presidente, Vincenzo sposizione.
Pozzolo — soprattutto per regalarci
Le imprese di maggior successo
un’occasione di confronto con realtà sviluppate all’ombra dell’incubatore
di altri Paesi, in cui la tradizione torinese sono legate all’Ict: tra questessa dell’incubatore può contare su ste Must, prima impresa a uscire dalradici più profonde». Tra gli elemen- l’incubatore, attiva nel campo dell’eti che si sono rivelati determinanti, il learning (ha anche brevettato un test
forte orientamento tecnologico di online per sostenere esami in Rete),
I3P e la spiccata componente innova- cui si aggiungono diverse realtà spetiva delle imprese ospitate (il 50% cializzate in prototipazione e ingeappartiene al settore Ict), anche se — gnerizzazione di sistemi di controllo
ha rilevato la giuria internazionale e supervisione in tempo reale per
— un ruolo decisivo è stato giocato impianti industriali. «Oltre a consendalla ricaduta in termini economici tire un’occasione di continuità tra
sul territorio: le imprese che hanno università e impresa — ricorda Alberbeneficiato dell’incubatore, infatti, to Dal Poz, presidente del Gruppo
hanno creato oltre 200 posti di lavo- giovani imprenditori di Torino, tra i
ro dal 1999 a oggi.
sostenitori della prima ora di I3P —
«Particolarmente apprezzati — dentro all’incubatore torinese si inseprosegue Pozzolo — sono stati l’ap- gna un metodo: questo è il valore
poggio delle istituzioni, che intorno aggiunto a cui non possiamo rinuna noi hanno dato prova di notevoli ciare. E che occorrerebbe sviluppare
sinergie, e la continua attività di scou- anche nei settori tradizionali».
ting, che fin dall’inizio ha caratterizMARCO FERRANDO
LEOPOLDO BENACCHIO
Fonte: Reuters
Huygens-Cassini / Domenica la discesa della sonda
A un passo dalla luna di Saturno
econdo Natale col fiato
sospeso per l’Europa spaziale. Un anno fa l’arrivo
in orbita attorno a Marte di
Mars Express, un successo pieno, e quest’anno, proprio nel
mattino del prossimo 25 dicembre, la sonda robotica Huygens inizierà la sua discesa verso Titano, il più grande fra i
satelliti di Saturno, per studiarne l’enigmatica atmosfera.
Dopo un viaggio di 1,25 miliardi di chilometri dalla Terra
S
Huygens-Cassini verso Titano (Spl)
a Saturno durato sette anni,
Huygens, una sorta di disco
metallico schiacciato di 2,7
metri di diametro con a bordo
gli strumenti di misura, si staccherà dalla sonda madre Cassini, cui è rimasto finora attaccato. Il distacco avverrà a una
velocità relativa di 3 centimetri al secondo mentre Huygens ruoterà su se stessa sette
volte al minuto. Ma il «disco»
non andrà direttamente su Titano perché seguirà un’orbita
di avvicinamento abbastanza
lenta e complicata, a lungo
calcolata dai tecnici dell’Agenzia Spaziale Europea.
L’ingresso nell’atmosfera del
satellite di Saturno è previsto
il 14 gennaio.
Sia la forma a disco del robot spaziale che tre paracaduti
in successione lo freneranno
nella sua corsa verso il suolo
di Titano, per dargli modo di
analizzare a fondo l’atmosfera
del grande satellite e trasmette-
re a Terra più dati possibili.
Sapremo quindi a breve molto
di più su quell’atmosfera, che
si pensa sia molto simile a
quella terrestre nella fase prebiotica, molte centinaia di milioni di anni fa, prima che sul
nostro pianeta si sviluppasse
la vita. Grazie alle rilevazioni
di Huygens potremo quindi conoscere parecchi segreti del
nostro più lontano passato, un
bel regalo di Natale.
LE.B.
in breve
TECNOLOGIE
Una griglia blocca-onde
protegge i dati aziendali
1 Christos Mias, della Scuola di Ingegneria
dell’Università inglese di Warwick, ha
sviluppato una tecnologia per trattenere
all’interno dei confini dei singoli edifici le
onde elettromagnetiche utilizzate dalle reti
wireless. Il ricercatore ha infatti progettato
una sorta di griglia che, inserita nel vetro
delle finestre, consente di bloccare
selettivamente alcune precise frequenze
radio. In questo modo diventa impossibile
per un eventuale concorrente captare i segreti
trasmessi all’interno della rete aziendale.
GAS SERRA
Ue: ridurre del 15-50%
le emissioni entro il 2050
1 Per contenere l’aumento medio della
temperatura del pianeta Terra entro 2 gradi
centigradi durante questo secolo sarà
necessario ridurre le emissioni mondiali di
gas serra (nella foto Spl una centrale a
carbone) tra il 15 e il 50% entro il 2050
rispetto ai livelli del
1990. È la proposta
avanzata ieri dal
Consiglio dei
ministri
dell’Ambiente Ue.
Con questa proposta
l’Unione Europea
comincia così a
discutere sul tema
della quantità massima di emissioni
consentite dopo il 2012, orizzonte temporale
fino al quale si applicano gli sforzi di
riduzione del primo periodo del Protocollo di
Kyoto. Secondo fonti comunitarie citate
dall’Apcom la delegazione italiana aveva
avanzato un emendamento per rendere meno
ambiziosa la proposta dal punto di vista
ambientale che non è passato.
INDUSTRIA
«Made in Italy»
i catalizzatori ecologici
1 Un gruppo di ricercatori italiani del Cnr e
dell’Università di Padova ha brevettato una
tecnologia che consente di sostituire i
catalizzatori industriali inquinanti con altri
meno dannosi per l’ambiente. È stato infatti
sviluppato un processo ossidativo che
consente di fare a meno del cromo
esavalente e a sostituire alcune sostanze
organiche volatili con anidride carbonica. La
sostituzione avviene utilizzando dei
catalizzatori a base di rutenio in anidride
carbonica. La nuova tecnologia, descritta sul
prossimo numero di «Advanced functional
materials», potrà essere utilizzata dalle
industrie chimiche e farmaceutiche.
Y
+