Marionette indiane del Rajasthan Storia e leggenda di un`arte

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Marionette indiane del Rajasthan Storia e leggenda di un`arte
Nell’ambito delle iniziative per la mostra
“IL PRINCIPE E LA SUA OMBRA”
burattini e marionette tra Oriente e Ocidente dalla Collezione di Maria Signorelli
18 dicembre 2013 – 5 marzo 2014
Sabato 18 gennaio ore 17.00
Marionette indiane del
Rajasthan
Storia e leggenda di un'arte
nomade
Conversazione con Irene Salerno
(Sapienza - Università di Roma)
e concerto di musica tradizionale
indiana
con Rashmi Bhatt e Ashanka Sen
Una delle più note, tipiche e affascinanti forme
di teatro popolare del subcontinente indiano, dal quale
la tradizione vuole che derivino tutte le altre varianti del locale teatro delle marionette, è nota con il nome di
kathputli. Questo particolare teatro è tipico del Rajasthan (India nord-occidentale); proprio qui, secondo le
leggende e le ballate locali, esso avrebbe avuto origine, più di mille anni fa’. Protagoniste del kathputli sono
delle marionette a filo molto caratteristiche, che indossano abiti dai vividi colori resi nello stile del vestiario
dell’epoca medievale e che rappresentano personaggi maschili e femminili; inoltre, troviamo anche delle
marionette in forma di animale (come l’elefante indiano, il cammello, il cavallo, il serpente).
Tradizionalmente, i marionettisti del teatro kathputli provengono dalla comunità Bhatt e sono detti Nat Bhatt,
“coloro che mettono in scena gli spettacoli”. I Bhatt, originari di villaggi situati nei pressi delle città di Jaipur,
Ajmer, Udaipur e Bikaner, si ritengono discendenti diretti dei menestrelli e dei poeti che erano soliti allietare,
anticamente, i sovrani del Rajasthan e dei confinanti Stati del Madhya Pradesh e del Punjab.
Le compagnie sono formate dal marionettista principale, detto sutradhar, da un assistente (spesso un parente,
fratello o figlio del sutradhar), da un narratore-cantante, il bhagavat, e da diversi musicisti, tra i quali: un
suonatore di tamburo, un percussionista (suonatore di piatti) e un suonatore di armonium; la musica, infatti,
riveste un ruolo di grande importanza nel kathputli ed è sempre presente.è
La scoperta della cultura popolare indiana – anche in una forma tanto peculiare quale il teatro kathputli – non
può prescindere dalla musica. La musica indiana è sfaccettata quanto il vasto subcontinente. Le forme
popolari della musica folk, convivono con la musica devozionale; i riti hanno la propria colonna sonora, così
come il cinema. La musica di Bollywood costituisce la più diffusa musica pop. A questi numerosi generi si
aggiunge poi la musica classica con i due sistemi settentrionale e meridionale.
Rashmi Bhatt, al tabla, e Ashanka Sen, al sitar, esplorano le sonorità del subcontinente in un dialogo
ininterrotto con svariate forme d’arte. Anche la tradizione marionettistica in tutto il subcontinente vive una
simbiosi con la musica, sulle cui note si muovono i personaggi e delle cui melodie si arricchisce la narrazione.
Il celeberrimo maestro Ravi Shankar dice “Attraverso le ricche melodie della musica indiana, è possibile
esprimere ogni sottile sfumatura dell’essenza umana e della natura.” La musica come linguaggio universale
contribuisce ad avvicinare il pubblico ad una realtà lontana, favorendo una conoscenza più immediata della
complessa cultura indiana.
Note biografiche
Irene Salerno
Irene Salerno si è laureata in Lettere ad indirizzo demo-etno-antropologico nel 2000, presso l’Università degli
Studi di Roma La Sapienza. Ha completato la propria formazione perfezionandosi nelle tematiche della
didattica museale, della valorizzazione e gestione dei Beni Culturali e della ricerca socio-antropologia, ambiti
nei quali ha conseguito due Master.
Tra il 2004 e il 2007 ha lavorato presso il Museo Nazionale di Antropologia ed Etnologia di Firenze, ove ha
svolto attività di studio dedicata alle collezioni etnografiche indiane di De Gubernatis e Mantegazza. Dal 2004
al 2013 ha coordinato numerosi progetti di ricerca promossi da Musei, Università e Istituti culturali pubblici e
privati, europei ed extra europei, tra i quali Discover Islamic Art, F-MU.S.EU.M., Museum Communicator.
Collabora da oltre un decennio con il Museo Nazionale d’Arte Orientale in qualità di esperta antropologa,
dedicandosi ad attività di studio e ricerca su diverse aree geografico-culturali, tra le quali l’India; in particolare,
su incarico dello stesso Museo ha svolto nell’Ottobre 2010 una Conferenza dedicata allo sciamanesimo e ai
culti di possessione oracolare dell’India, studiando il caso delle maschere mohra dello Himachal Pradesh; su
questa tematica ha pubblicato, nello stesso anno, un breve saggio.
Attualmente, oltre a proseguire la collaborazione con i Musei su tematiche inerenti all’accessibilità museale e
all’integrazione interculturale è docente presso il Master in Progettazione e Gestione dei Sistemi Turistici e
Culturali, attivato presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza.
Rashmi V. Bhatt
Nato in India, Rashmi V. Bhatt è cresciuto a Pondicherry, in un ambiente permeato da danza, teatro e musica
indiana. Apprende l'arte del tabla, ovvero le tipiche percussioni dell'India, sotto la guida del Maestro Sree
Torun Banerjee. Dopo il suo trasferimento in Europa, si esibisce con i maestri: Krishna Bhatt, S. Shankar,
Debiprasad Gosh, Pandit Chaurasia, Pandit Arvind Parikh, inoltre collabora con ustad Mohammad Eqbal e con
Majid Darakhshani. Le sue performance sono approdate in Francia, Svizzera, Germania, Danimarca, Svezia,
Spagna e Italia. Ha suonato al fianco di artisti pop del calibro di Shakira.
Affascinato dalle possibilità della sperimentazione e fusione interculturali e dai diversi linguaggi musicali,
Rashmi V. Bhatt ha collaborato con musicisti internazionali come il kenyota Ayub Okda, il trombettista tedesco
Marcus Stockhausen, il cantante pakistano Nusrat Fateh Ali Khan e il chitarrista e produttore canadese
Michael Brook. Di recente, si è recato in tournée in Africa settentrionale con Gabin Dabiré. In anni recenti la
sua ricerca artistica è focalizzata, infatti, sulla scoperta delle culture altre: da qui svariati progetti con musicisti
di tradizioni disparate, in un viaggio che spazia dal Marocco all'Iran, dall'Afghanistan al Mali, dalla Siria al
Brasile. È stato ospite del Festival di Womex Ottobre 2010 a Copenhagen.
Da dieci anni è Direttore Artistico del World Rhythm Festival di Perugia.
Ashanka Sen
Nato a Calcutta da una famiglia di musicisti (sua madre è stata un’affermata cantante), ha iniziato gli studi di
sitar all’età di quattordici anni, sotto la guida del noto maestro Pandit Kartik Kumer. Dopo essersi trasferito in
Italia, è diventato un importante punto di riferimento per molti artisti occidentali che studiano la musica indiana.
Si contraddistingue per uno stile interpretativo di grande intensità e raffinatezza, e ha ormai al suo attivo più di
cento concerti in tutta Italia. Nel 1997 ha suonato a Gorizia per Sua Santità il Dalai Lama.
Nel dicembre del 2000 è stato invitato a suonare per Amnesty International.
Nel febbraio 2001 ha vinto il premio “Zecchino d’Argento”, nella categoria Canzoni straniere per bambini.
Sensibile alle tematiche dell’intercultura, ha collaborato con artisti di tradizione araba e di flamenco.
Vive e lavora a Milano, dedicandosi con passione all’insegnamento dell’arte del sitar.
L'INGRESSO IN SALA È CONSENTITO FINO AD ESAURIMENTO POSTI
Dalle ore 16.30 alle ore 17.00 si potrà usufruire
del biglietto d'ingresso al Museo al prezzo ridotto di € 3,00
con il patrocinio
dell'Ambasciata di Turchia a Roma
dell’Ambasciata dell’India a Roma
del Centro Unima Italia - Unione Internazionale della Marionetta
Embassy of India Rome
con la collaborazione
dell’ Associazione Culturale Vidyā
arti e culture dell’Asia