ATTI II - Laboratorio di Scienze dell`Antichità

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ATTI II - Laboratorio di Scienze dell`Antichità
SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA
Laboratorio di Storia, Archeologia e Topografia del Mondo Antico
QUARTE
GIORNATE INTERNAZIONALI DI
STUDI SULL’AREA ELIMA
(Erice, 1-4 dicembre 2000)
ATTI
II
Pisa 2003
Il presente volume è stato curato da Alessandro Corretti.
ISBN 88-7642-122-X
MONTE IATO: SCAVI 1998-2000
HANS PETER ISLER
Osservazioni preliminari
Nel periodo preso in considerazione1, e cioè gli anni dal 1998
al 2000, gli scavi svolti dall’Istituto di Archeologia dell’Università
di Zurigo a Monte Iato sono proseguiti con la ventottesima, la
ventinovesima e la trentesima campagna di scavo, ognuna di
cinque settimane di lavoro sul terreno. Al centro delle ricerche
stavano l’agora greca, ma anzitutto l’abitato greco nei quartieri
occidentale e orientale. Nell’estate e nell’autunno del 2000 è stato
possibile, con fondi della UE messi a disposizione alla Soprintendenza BB.CC.AA. della Provincia di Palermo, eseguire, sotto la
direzione della Dott.ssa Francesca Spatafora, lavori preparativi per
lo scavo futuro sgomberando dalle pietre le zone previste per gli
interventi e togliendo lo strato vegetale di superficie; tali lavori
hanno riguardato le zone dell’agora, della casa a peristilio 2 e il
percorso della strada d’accesso davanti alle case a peristilio E 1 e
E 2. È stata infine ripulita la parte meridionale del muro di cinta
orientale della città antica e medievale. Si presenterà di seguito un
riassunto sintetico dei lavori di scavo, privilegiando gli interventi
con risultati da noi ritenuti particolarmente rilevanti. Per una
documentazione più ampia si rimanda alle nostre relazioni preliminari sulle riviste Sicilia Archeologica e Antike Kunst2.
L’agora greca
Il lato meridionale
Sul lato meridionale dell’agora greca (tav. CXXII)3 è stato
allargato lo scavo dell’abitato arcaico precedente (tav. CXXIII,
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1) e si è identificata una seconda fase, non ancora databile con
precisione. La ricerca in questo settore richiederà ancora ulteriori
sforzi. Sembra comunque evidente che i resti appartengono a
costruzioni piuttosto semplici, possibilmente monolocali.
Proseguendo lo scavo delle fasi ellenistica e romana a S
dell’agora si è in gran parte scavato un vano parzialmente investigato già nel 1992. Si tratta di un ambiente chiuso con porta a S per
il quale si sono potuti distinguere tre fasi di costruzione (tav.
CXXIII, 2). Nell’ultima fase, databile al periodo imperiale iniziale, l’ambiente, ovviamente scoperto, aveva la funzione di
termopolio. Il pavimento davanti al banco è formato da un lastrico
composto da elementi di reimpiego disposti in maniera accurata.
Il banco per servire i clienti aveva un’altezza di m 0,70 ca., la
superficie era formata da lastre lisce, in parte anche in terracotta.
Dietro il banco e addossato al muro meridionale dell’ambiente si
è scoperto un piccolo forno (tav. CXXIV, 1) che doveva servire a
riscaldare i cibi. Nello strato di distruzione dello stesso angolo sono
stati trovati anche frammenti di uno o più grandi pithoi, anch’essi
probabilmente appartenenti al termopolio. Tali thermopolia sono
rarissimi al di fuori di Roma e delle città vesuviane4.
Il lato orientale
Sul lato orientale dell’agora è stato scoperto un nuovo
edificio pubblico largo m 7 (tav. CXXIV, 2). A S ha una facciata
monumentale con porta molto larga e soglia lunga m 2,05 che non
risulta però stare in posizione centrale. All’esterno del muro
orientale corre una strada costruita in parte con pietre e in parte
consistente nella roccia naturale levigata. Non è stato finora
possibile definire l’estensione dell’edificio verso N visto che i
resti sono compromessi da interventi medievali. Il livello interno
dell’edificio non è omogeneo, dato che la roccia viva levigata
risulta nella parte N più alta della soglia conservata. La funzione
senz’altro pubblica dell’edificio, databile al periodo ellenistico,
non è ancora chiara; sembra infatti che il muro orientale termini
dopo solo m 0,70 dall’angolo per formare un’altra porta oppure
un’apertura più estesa. La nostra prima ipotesi che si possa
trattare di un granaio non viene rafforzata da questa situazione.
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La presenza dell’edificio descritto dimostra che il portico
orientale dell’agora doveva terminare un poco più a S. La strada
d’accesso all’agora, che necessariamente ci doveva essere, deve
sboccare sulla piazza tra le due costruzioni menzionate anche se
finora non è stata identificata.
Il quartiere occidentale
Lo scavo a NE della casa a peristilio 1
Lo scavo dell’edificio sacro a NE della casa a peristilio 15 è
proseguito sia all’interno che all’esterno dell’annesso dell’edificio stesso. I muri sia dell’edificio sacro che del suo annesso,
tuttora non spiegato nella sua funzione, risultano molto robusti e
costruiti con cura (tav. CXXV, 1). In base alla stratigrafia si può
ora affermare che il complesso è di poco posteriore alla vicina
casa a peristilio 1 e databile non più tardi del III sec. a. C. iniziale.
Lo scavo sul lato occidentale dell’annesso (tav. CXXV, 2)
ha permesso di meglio definire i resti sottostanti, databili tra il 480
e il 460 a. C. e menzionati già nella nostra relazione in occasione
delle Terze Giornate Internazionali di Studi sull’Area Elima6.
Sembra trattarsi del predecessore dell’edificio ellenistico, una
costruzione probabilmente a oikos e comunque orientata verso E,
di cui sono stati trovati i muri esterni N e S e un muro trasversale
interno. Il muro posteriore non è conservato. È stato tagliato in
occasione della costruzione della casa a peristilio 1 o, più probabilmente, della costruzione della fossa di scarico all’esterno del
muro della casa, databile al I sec. a. C. allorché la costruzione
arcaica era già ricoperta di terra e non più visibile. L’edificio
sacro arcaico poggia sulla roccia arenaria. Una serie di piccoli
canali garantiva il drenaggio.
A S dell’annesso, in un lembo di terra finora non connesso
con una fase architettonica, è stato trovata parte di un cratere a
colonnette attribuito al pittore Lydos (tav. CXXVI, 1) che sembra
trovare una stretta analogia con un altro vaso dello stesso pittore
più completo al British Museum, datato dal Tiverios nel primo
periodo di attività del pittore e cioè intorno al 560-555 a. C.7.
Come sul vaso completo di Londra, anche sul nostro doveva
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essere rappresentato il giudizio di Paride. Si tratta di uno dei più
prestigiosi vasi attici trovati finora a Monte Iato, e anche uno tra
i più antichi. Crateri attici a colonnette con decorazione a figure
nere databili al secondo venticinquennio del VI sec. a. C. non
sono rari a Monte Iato, ma sono finora attestati solo da piccoli
frammenti8. Ricordiamo infine che alcuni anni fa sono stati
trovati nelle vicinanze, all’interno dell’annesso, anche frammenti di una kylix attica del pittore KY o della sua cerchia9.
La casa greca a cortile
È stato portato avanti lo scavo della casa arcaica a cortile
(tav. CXXVI, 2)10. È stato possibile identificare i limiti N, S e O.
Già nelle dimensioni finora note, con una larghezza di più di m 26
e una profondità di m 17 nella parte occidentale e di m 11 nella
parte orientale, la casa è tra le più grandi del periodo arcaico
finora note dal mondo greco. La data di costruzione della casa si
colloca intorno al 500 a. C., il che significa che la sua distruzione,
databile intorno al 480 a. C., è avvenuta non molti anni più tardi.
La pianta della casa, a L, dovrà essere interpretata dopo la
conclusione dello sgombero. L’accesso principale era forse a E e
conduceva attraverso il vano lungo nel cortile centrale, circondato da vani sui tre lati. Come sapevamo già, la casa aveva un piano
superiore almeno per quanto riguarda l’ala orientale. La sala di
banchetto, che ha dato tanti materiali anche di importazione da
Atene11, era collocata al disopra del lungo vano sul lato E. Era
allestita con intonaci rossi e anche bianchi di cui sono stati trovati
numerosi resti nel crollo (tav. CXXVII, 1). È curioso che questo
ricco allestimento si estendesse, come si desume dalla posizione
dei materiali nel crollo, su tutta la lunghezza della sala per la quale
non è stato trovata nessuna traccia che possa far pensare a una
suddivisione interna al piano superiore.
Il quartiere orientale
Una parte consistente dei lavori degli ultimi tre anni si è
svolta nel quartiere orientale (tav. CXXVII, 2)12. Tre erano i fini
principali della ricerca, e cioè l’individuazione del percorso della
strada principale della città ellenistica che sale dalla porta urbica
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verso l’agora, la relazione tra le due abitazioni denominate casa
a peristilio E 1 e casa a peristilio E 2, e infine la precisazione della
pianta della casa E 2.
La strada si segue ora non solo nei pressi delle due case; un
altro tratto (tav. CXXVIII, 1) è stato individuato più vicino
all’agora, con una costruzione contemporanea di tipo non ancora
chiarito a valle. Davanti alle case E 1 e E 2 la strada è stata
individuata, grazie anche agli sterri realizzati in questo autunno,
a partire dall’ingresso della casa E 2 dove si nota una curva, fino
al tratto già noto nella zona del saggio 1150, dove c’era un’altra
curva. La pianta illustra la situazione raggiunta nella primavera
del 2000. Tra le due curve il percorso è più o meno rettilineo, con
una leggera svolta all’altezza della casa E 1. Il lastrico della strada
è solo parzialmente conservato, ma in molti punti rimane il fondo
stradale in massicciata di pietre e resta visibile il suo limite
settentrionale formato dai muri delle case.
Lo scavo che ha collegato le due case E 1 e E 2 (tav.
CXXVIII, 2) ha dimostrato che esse sono contigue, senza alcuna
stradina intermedia e senza alcuno scarico per le acque piovane.
Il livello interno delle due case risulta differente, il peristilio della
casa E 1 si trova a una quota di m 0,90 ca. al disopra di quella del
peristilio della casa E 2. Per chiarire meglio la situazione bisogna
comunque allargare lo scavo.
Di particolare interesse si è rivelata la casa a peristilio E 2,
singolare per ora tra le case di Monte Iato sotto diversi aspetti.
Come aveva indicato il percorso della strada già alcuni anni fa, la
pianta della casa ha una forma irregolare. I livelli interni sono poi
differenti, con il livello più basso vicino all’ingresso, un livello
intermedio nella piccola stanza con pavimento in opus signinum
già nota e il livello superiore del peristilio e dei vani circostanti. Il
peristilio (tav. CXXIX, 1), anch’esso di forma particolare, ha tre
colonne sui lati corti e probabilmente quattro colonne sui lati
lunghi. Delle tre colonne settentrionali la parte inferiore è stata
trovata in situ, dei lati lunghi si conservano solo i piani di posa di
due colonne sul lato O. La costruzione del colonnato è diversa da
quella consueta, in quanto le colonne poggiano su fondazioni
isolate, collegate tra di loro da singole lastre ortostate al posto di
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uno stilobate continuo. Malgrado il riuso della cisterna della casa
sul lato N il lastrico del cortile risulta parzialmente conservato. È
composto di lastre di calcare di fattura accuratissima, del tutto
analoghe a quelle incontrate nei cortili delle case a peristilio 1 e 2
nel quartiere occidentale. L’ambulacro del peristilio ha un pavimento in opus signinum regolare che ricopre, almeno sul lato N,
un pavimento anteriore a scaglie bianche13. Retrostante
all’ambulacro occidentale si trova una stanza solo parzialmente
scavata con un pavimento a mosaico bianco, possibilmente parte
dell’ala di rappresentanza della casa con gli andrones. A ridosso
dell’ambulacro settentrionale sta un’altra serie di vani, raggiungibili
tramite tre porte, una dal peristilio stesso e due altre da un vano
parzialmente conservato con pavimento in opus signinum sul lato
orientale e ancora coperti da un interro molto alto.
Notevole è l’ala termale della casa a peristilio E 2 (tav.
CXXIX, 2), inserita in un secondo tempo. Si compone di tre vani
sul lato N, di cui due collegati con uno stretto corridoio di soli m
0,70, la terza accessibile attraverso una porta. Caratteristiche
sono pure le porte, tutte strette, con soglie lisce e senza battenti.
La pianta dei vani antistanti non è ancora chiarita. Curiosa è la
forma irregolare dei due vani orientali (tav. CXXX, 1) che si
spiegherà, si pensa, con la presenza di costruzioni anteriori più ad
O, finora non scavate, che bisognava rispettare. Non è chiarita la
funzione precisa dei due vani con pareti rettilinee, anche se
dovevano senza dubbio servire nel contesto del bagno. Di particolare interesse è invece il vano a pianta circolare (tav. CXXX, 2).
Come avevamo pensato già al momento della prima scoperta14,
si tratta infatti di un laconicum, sala che serviva per il bagno ai
vapori caldi. La struttura circolare ha un diametro di m 3,10. Al
centro del pavimento di calce dura si trova una specie di cassetta
di m 0,435 per m 0,48, formata da quattro mattoni inseriti
verticalmente, con ampie tracce di bruciato visibili pure sul
pavimento (tav. CXXXI, 1). All’interno della cassa si conservano
piccole pietre di calcare locale fortemente bruciate. Si tratta di un
impianto per produrre calore15. Le pietre, prima riscaldate in un
fuoco acceso all’esterno16, venivano in seguito portate all’interno
dove servivano per riscaldare l’ambiente; oppure – e questo ci
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pare più probabile – vi si versava sopra acqua per produrre
vapore. Con questa pratica sono probabilmente da collegare
anche le due anfore complete trovate all’interno. Altre anfore
furono scoperte nel vano attiguo ad E che dispone di un pavimento in opus signinum semplice. Il laconicum, il corridoio e le stanze
ad E sono state ritrovate piene di materiale di crollo, pietre e
numerosissime tegole. Da alcuni frammenti di stucco con segni
di canne sulla parte posteriore si deduce che la stanza ad E era
dotata di un soffitto orizzontale in stucco. Per il laconicum non è
invece stato trovato nessun elemento sicuro di una copertura in
stucco. Sembra possibile che fosse dotato di una falsa cupola
costruita con pietre al disotto dell’attestato tetto di tegole che
doveva ricoprire tutta l’ala nordorientale della casa. La distruzione degli ambienti dell’ala balneare è databile in epoca
tiberiana o claudia.
Il parallelo più vicino all’impianto termale appena descritto
è un insieme architettonico di Solunto17 interpretato finora come
edificio sacro punico. A Solunto l’ambiente rettangolare è direttamente collegato, anche qui tramite una porta stretta, con l’ambiente circolare che conserva anch’esso notevoli tracce d’intonaco. Il sistema di riscaldamento non è visibile, e anche la cronologia esatta della costruzione, che sembra far parte di una casa
privata a peristilio, non è nota.
Iato medievale
Gli scavi recenti18, oltre a confermare la presenza medievale
nella zona dell’agora e, anche se meno intensa, pare, nel quartiere
occidentale, hanno dimostrato che pure al disopra delle costruzioni antiche nel quartiere orientale esisteva l’abitato medievale
databile in epoca sveva. La città medievale degli ultimi decenni
di vita dell’insediamento era ovviamente piuttosto estesa, come
lasciano intendere anche i rinvenimenti in superficie nella zona
occidentale del Monte Iato, finora non toccata da scavi. Notevole
tra le nuove costruzioni è la grande cisterna piriforme scavata
nella roccia (tav. CXXXI, 2) all’interno del nuovo edificio
pubblico ellenistico sul lato orientale dell’agora quando tutto
l’edificio antico venne integrato con muri medievali e riusato. La
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profondità della cisterna, ricoperta all’interno di intonaco idraulico, è di m 3,4. Sul fondo si trova una vaschetta che serviva per
lo svuotamento integrale e per la pulizia. Di particolare interesse
è anche un capitello medievale in marmo (tav. CXXXII, 1), di un
tipo che risale a prototipi cistercensi19, trovato purtroppo in
posizione secondaria in uno strato di superficie e perciò non
attribuibile, per ora, a un determinato edificio, senz’altro di
funzione religiosa.
Documenti epigrafici
Riallacciandoci al contributo presentato nel 1997 illustriamo, per terminare, alcuni documenti epigrafici, in parte già
discussi nelle relazioni preliminari.
Molto raro è il bollo su tegola ∆Attikou` (tav. CXXXII, 2 ab), attestato finora in soli due esemplari20. Si tratta ovviamente di
un bollo di fabbricante in posizione simile, sul bordo della tegola,
ad alcuni bolli di “Onaso"21 e Povrtax22. Il nome ∆Attikov" non
sembra finora attestato su tegole al di fuori di Iaitas e può a prima
vista anche sembrare singolare in un contesto siciliano. Si ricorda
comunque che tra gli inviati di Segesta sul decreto di Nakone23,
databile al IV/III secolo a. C., si trova anche un ∆Attikov" figlio
di Pivstwn24.
Solo per completezza si menziona inoltre il frammento di
collo di una giara K 19036 (tav. CXXXIII, 1) databile all’ultimo
venticinquennio del IV sec. a. C. La decorazione a rilievo e
l’iscrizione, stampigliata, come pure la decorazione fitomorfa,
sono applicate tramite un cilindretto. L’iscrizione, di non facile
interpretazione, è già stata discussa in altra sede25.
Una grande pentola K 18902 porta sull’orlo il graffito Favnou
(tav. CXXXIII, 2)26. Inoltre si trova sullo stesso orlo, ripetuto due
volte (uno frammentario), un graffito in legatura di lettura axu (?)
(tav. CXXXIII, 3). Il nome di persona Favno" è ben noto, ma non
sembra finora attestato in Sicilia27.
Tra i ritrovamenti all’interno del laconicum c’era anche il
mortarium K 18825 con bollo SATURNIN (tav. CXXXIV, 1)
accompagnato da un bollo con ramicello28.
Di particolare interesse è infine l’oggetto in osso V 1612 a
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forma di bastoncino con presa circolare sul lato breve e con
TRICO iscritto su un lato (tav. CXXXIV, 2), sull’altro invece il
numero romano XI A (tav. CXXXIV, 3). In base alla stratigrafia
si lascia datare in epoca tiberio-claudia. Si tratta di una tessera
lusoria di un tipo attestato anche altrove; il gioco in cui veniva
usato non è però sicuramente identificato, un collegamento con
il ludus latrunculorum rimane ipotetico, anche perché restano
ignote le modalità del gioco. Con un gioco ‘dei ladruncoli’ bene
si potrebbe combinare una tessera iscritta con TRICO e cioè
‘intrigante, macchinatore’29.
H. P. ISLER
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NOTE
1
Cf. la relazione sugli scavi 1995-1997: H. P. ISLER, Monte Iato:
Scavi 1995-1997, in «Atti delle Terze Giornate Internazionali di Studi
sull’Area Elima, Gibellina-Erice-Contessa Entellina 1997», Pisa-Gibellina
2000, 715-729.
2
Cf. H. P. ISLER, Monte Iato: la ventottesima campagna di scavo,
SicA, XXXI, 96, 1998, 17-24; ID., Monte Iato: La ventinovesima campagna
di scavo, SicA, XXXII, 97, 1999, 5-33; ID., Monte Iato: La trentesima
campagna di scavo, SicA, XXXIV, 99, 2001, 5-29; ID., Grabungen auf dem
Monte Iato 1998, AK, XLII, 1999, 41-50; ID., Grabungen auf dem Monte Iato
1999, AK, XLIII, 2000, 110-120; ID., Grabungen auf dem Monte Iato 2000,
AK, XLIV, 2001, 70-78. Per un quadro generale cf. ora H. P. ISLER, Monte
Iato: Guida archeologica. Edizione riveduta e ampliata, Palermo 2000.
3
Per gli scavi anteriori cf. ISLER, Monte Iato: Scavi 1995-1997... cit.,
716-717.
4
T. KLEBERG, Hôtels, restaurants et cabarets dans l’antiquité
romaine, Uppsala 1957, 16-18 e particolarmente 39-48 ha elencato i termopolia
attestati. Secondo questo autore il termine termopolio non è comunque quello
adeguato. Per il termopolio in genere cf. DAREMBERG-SAGLIO, V, Parigi 1919,
219-220, s. v. Thermopolium. R. ETIENNE, Pompeji. Das Leben in einer
antiken Stadt2, Stuttgart 1974, 206-207.
5
Per gli scavi anteriori cf. ISLER, Monte Iato: Scavi 1995-1997... cit.,
717-718.
6
Cf. ISLER, Monte Iato: Scavi 1995-1997... cit., 717 con tav. CXXXVI,
1.
7
Londra, British Museum 1948.10-15.1. BEAZLEY, ABV 108,8;
Paralipomena 44; Add 29. M.A. TIVERIOS, ÔO Ludo;" kaiv tov e[rgo tou`, Atene
1976, 25-26, tav. 7 b – 9 b, per la datazione 85.
8
Per le prime importazioni a Monte Iato cf. ora H. P. ISLER, Indigeni
e Greci nella Sicilia Occidentale: Le più antiche importazioni greche a Monte
Iato, in «koinav. Miscellanea di studi archeologici in onore di Piero Orlandini», a cura di M. Castoldi, Milano 1999, 143-156.
9
Cf. ISLER, Monte Iato: Scavi 1995-1997... cit., 717-718, tav.
CXXXVII, 1.
10
Cf. ISLER, Monte Iato: Scavi 1995-1997... cit., 718-720, tav.
CXXXVI, 3.
11
Cf. ISLER, Monte Iato: Scavi 1995-1997... cit., 718-720, tav.
CXXXVII, 2 – CXL, 1.
12
Cf. ISLER, Monte Iato: Scavi 1995-1997... cit., 721.
13. Per questo tipo di pavimento cf. H. P. ISLER, Monte Iato: Mosaici
e pavimenti, in «Atti del IV Colloquio dell’Associazione Italiana per lo
Studio e la Conservazione del Mosaico, Palermo 1996», a cura di R. M. Carra
MONTE IATO: SCAVI 1998-2000
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Bonacasa e F. Guidobaldi, Ravenna 1997, 19-32, 22.
14
Cf. ISLER, Monte Iato: Scavi 1995-1997... cit., 721, tav. CXLII, 3.
15
STRABO, 3, 154 nel descrivere usi e costumi dei Lusitani che
avrebbero seguito costumi degli Spartani, menziona bagni a vapore funzionanti con pietre riscaldate.
16
È invece da escludere che si accendesse un fuoco all’interno
dell’ambiente perché ciò avrebbe impedito ai bagnanti di respirare!
17
Cf. V. Tusa, Presenza di strutture religiose e forme anelleniche di
culto in contesti urbanistici nella Sicilia occidentale, in «Architecture et
société, Colloque Rome 1980», Roma 1983, 501-513, 504-506, fig. 2. Per la
localizzazione cf. la pianta d’insieme in A. ADRIANI - P. E. ARIAS - E. MANNI,
Odeon ed altri monumenti archeologici, Palermo 1971, pianta 1 alla fine del
volume. A. TUSA CUTRONI - A. ITALIA - D. LIMA - V. TUSA, Solunto. Itinerari,
XV, Roma 1994, 94-95, tav. 32 e 104-105, tav. 38, pianta generale nr. 22.
18
Cf. per i lavori anteriori ISLER, Monte Iato: Scavi 1995-1997... cit.,
721.
19
Cf. A. CADEI, Fossanova e Castel del Monte, in «Federico II e l’arte
del Duecento Italiano. Atti della III settimana di studi di storia dell’arte
medievale dell’Università di Roma 1978», Galatina 1980, I, 191-215, 197,
fig. 1.
20
Per l’esemplare Z 2934 cf. H. P. ISLER, Monte Iato: La ventisettesima
campagna di scavo, SicA, XXX, 93-95, 1997, 23-44, 34, fig. 30; ID.,
Grabungen auf dem Monte Iato 1997, AK, XLI, 1998, 40-50, 46.
21
Per questo cf. P. MÜLLER, Gestempelte Ziegel, in Studia Ietina I, a
cura di H. Bloesch e H. P. Isler, Erlenbach-Zürich 1976, 49-77, 63-64, tav. 35,
29. Bolli di ∆Onavsou applicati in posizione diversa: MÜLLER, art. c., tav. 35,
28. Inoltre H. P. ISLER, Monte Iato: La ventiquattresima campagna di scavo,
SicA, XXVII, 85-86, 1994, 27-47, 36, fig. 30; ID., Grabungen auf dem Monte
Iato 1994, AK, XXXVIII, 1995, 26-37, 31. Bolli di ∆Onavsou da Segesta: B.
GAROZZO, Bolli su coppi ed embrici, ASNP, S. III, XXV, 1995, 1187-1204,
1193-1195, tav. CCLXXI, 4-5.
22
Cf. H. P. ISLER, Monte Iato: L’ottava campagna di scavo, SicA, XI,
38, 1978, 7-29, 9-10, fig. 9; ID., Monte Iato: Undicesima campagna di scavo,
SicA, XIV, 46-47, 1981, 55-72, 61, fig. 13; ID., Grabungen auf dem Monte
Iato 1978 und 1979, AK, XXII, 1979, 59-71, 60-62; ID., Grabungen auf dem
Monte Iato 1981, AK, XXV, 1982, 48-56, 51.
23
Cf. SEG, XXX, 1980, 306-307, nr. 1119. L. DUBOIS, Inscriptions
grecques dialectales de Sicile, Roma 1989, 257, nr. 206, 7. Non si sa,
ovviamente, se il personaggio del decreto e il fabbricante abbiano qualcosa
in comune. A proposito dell’iscrizione di Nakone cf. per ultimo H. e M. VAN
EFFENTERRE, L’acte de fraternisation de Nakone, MEFRA, C, 1988, 687–700.
24
Gli altri portatori di questo nome noti dalla Sicilia sono attestati
nella forma latina, cf. P. M. FRASER – E. MATTHEWS, A Lexicon of Greek
838
H. P. ISLER
Personal Names, IIIA, The Peloponnese, Western Greece, Sicily and Magna
Graecia, Oxford 1997, 83 s. v. ∆Attikov".
25
Cf. M. BÜRGE, Dionysos in einer neuen Stempelinschrift vom
Monte Iato? ZPE, 129, 2000, 84-88.
26
Cf. W. P APE , Wörterbuch der griechischen Eigennamen 4,
Braunschweig 1911, 1599 s. v. Fa`no". Per la forma della pentola cf.
M. VEGAS, Cerámica común romana del Mediterráneo occidental, Barcelona
1973, 22, nr. 3, fig. 5 (primo terzo del I sec. a. C.).
27
Cf. P. M. FRASER – E. MATTHEWS, o. c., 444, s. v. Fa`no".
28
Sono noti bolli di fabbricante analoghi di sigillata arretina; cf. A.
OXÉ – H. COMFORT, Corpus Vasorum Arretinorum, Bonn 1968, 400-401,
no.1672-1675. Un collegamento con il nostro bollo non sembra comunque
possibile.
29
Per la problematica in genere cf. ISLER, Grabungen auf dem Monte
Iato 1998... cit., 49-50, tav. 10, 11-12.
TAV. CXXII
Pianta schematica dell’agora di Iaitas dopo la campagna di scavo del 2000.
TAV. CXXIII
1. Monte Iato. Resti dell’abitato arcaico sottostante l’agora ellenistica.
2. Monte Iato. Ambiente con termopolio a S dell’agora di Iaitas, da E.
TAV. CXXIV
1. Monte Iato. Il piccolo forno del termopolio.
2. Monte Iato. L’edificio pubblico sul lato orientale dell’agora, da S.
TAV. CXXV
1. Monte Iato. L’edificio sacro a NE della casa a peristilio 1 con il suo annesso, da S.
2. Monte Iato. La zona sul lato O dell’annesso, da N.
TAV. CXXVI
1. Monte Iato. Cratere a colonnette frammentario K 20125 attribuito al pittore Lydos.
Largh. cm 26,6.
2. Monte Iato. Pianta schematica della casa arcaica a cortile dopo lo scavo nel 2000.
TAV. CXXVII
1. Monte Iato. Il crollo sotto la sala del banchetto con gli intonaci e pavimenti rossi e
bianchi, particolare.
2. Monte Iato. Pianta schematica del quartiere orientale dopo lo scavo del 2000.
TAV. CXXVIII
1. Monte Iato. Il tratto di strada vicino all’agora.
2. Monte Iato. La trincea che collega le case a peristilio E 1 e E 2.
TAV. CXXIX
1. Monte Iato. Il peristilio della casa a peristilio E 2.
2. Monte Iato. L’ala balneare della casa a peristilio E 2 da N, 1998.
TAV. CXXX
1. Monte Iato. I vani orientali della casa a peristilio E 2.
2. Monte Iato. Il laconicum della casa a peristilio E 2, da O.
TAV. CXXXI
1. Monte Iato. La cassetta riempita di pietre al centro del laconicum.
2. Monte Iato. La cisterna medievale sull’agora, da S.
TAV. CXXXII
1. Monte Iato. Il capitello medievale A 1313 al momento della scoperta.
2 a-b. Monte Iato. Il bollo di tegola ∆Attikou` (Inv. Z 2934 e Z 3100). Largh. cm 12,5 e 11,5.
TAV. CXXXIII
1. Monte Iato. Il collo di giara K 19036 con iscrizione greca stampigliata. Largh. cm 16.
2. Monte Iato. Il graffito Favnou sulla pentola K 18902. Largh. orlo cm 2,5.
3. Monte Iato. Il graffito axu (?) sulla pentola K 18902. Largh. orlo cm 2,5.
TAV. CXXXIV
1. Monte Iato. Il bollo SATURNIN sul mortarium K 18825. Largh. bollo cm 3,3.
2. Monte Iato. L’oggetto in osso V 1612, lato con TRICO. Lungh. cm 5,7.
3. Monte Iato. L’oggetto in osso V 1612, lato con numero romano XI A. Lungh. cm 5,7.