PreTesti - Telecom Italia

Transcript

PreTesti - Telecom Italia
pretesti
Occasioni di letteratura digitale
Due milioni di nodi
di Sandrone Dazieri
Confessioni di un
bibliomane
di Guido Vitiello
In viaggio
con Arsène Lupin
di Maurice Leblanc
Memoriale di
Juanito Gómez,
marinaio al soldo di
un ammiraglio italiano
Novembre 2012 • Numero 11
1
di Fabio Stassi
pretesti | Novembre 2012
IL MeGLIo
deLLA NArrAtIvA
e deLLA
sAGGIstICA
ItALIANA
e strANIerA
IN oLtre
30.000 tItoLI
www.cubolibri.it
editoriale
Ebook, audiobook, book: in sostanza libri. È questo il problema. O meglio, l’opportunità di
un mondo che si sviluppa sostanzialmente con l’unico obiettivo di migliorare la trasmissione delle informazioni. Siano esse informazioni utili oppure inutili, saggi oppure sogni.
Se così fosse dobbiamo chiederci allora quanto agevolano l’accesso alle informazioni le tecnologie. E per favore, non parliamo di nuove o vecchie tecnologie, anche qui la tecnologia
è sempre nuova, per dirla con le parole di un noto critico in riferimento alle opere d’arte, è
sempre “contemporanea”.
Una volta le storie venivano raccontate in pubblico dagli aedi. Oggi possiamo dire che nessuna nonna o mamma racconti più una storia oralmente ai propri nipoti o figli? Poi sono
arrivati i papiri e la scrittura su fogli di carta ha permesso un aumento di diffusione delle
storie semplicemente perché è più semplice, seppure complesso, riprodurre un rotolo di
carta che non una persona in carne e ossa.
Dalla carta scritta a mano si è passati alla carta stampata (saltiamo le modifiche della materia sulla quale si è evoluta la scrittura) e oggi, con un salto che solo l’immaginazione può fare, la carta
stampata è diventata pura luce: l’ebook. L’ebook che mantiene il più elevato grado di astrazione per la comprensione di una storia o di una notizia.
Chiediamoci allora: cosa pretendiamo da un ebook? Possiamo rispondervi con quello che
desideriamo noi da un ebook che poi altro non è che la forma con la quale distribuiamo
“PreTesti”. Vogliamo raggiungere i nostri lettori nei luoghi dove principalmente si radunano per informarsi e divertirsi: internet e tutte le sue periferie. Così vi continuiamo a donare
due grandi e potenti storie: quella di Sandrone Dazieri che è anche la copertina del numero
di novembre e quella di Fabio Stassi. Due scrittori italiani di razza, due sperimentatori e
innovatori che per alterne vicende sono approdati alla letteratura. Così ricordiamo Arsenio
Lupin. Così diamo voce alla bella e molto seguita rubrica “Sulla punta della lingua” dell’Accademia della Crusca. Così vi comunichiamo notizie, ricette, edizioni, appuntamenti. Ecco,
forse nella metafora di Gipo e del suo iMad c’è la nostra volontà di immaginare le nostre
storie e i vostri tablet o i vostri pc. Con l’augurio che non si rimbecilliscano più del dovuto.
Buoni PreTesti a tutti.
Roberto Murgia
3
pretesti | Novembre 2012
Indice
testI
IL MoNdo
deLL’ebook
rubrIChe
05-14
Racconto
Due milioni di nodi
di Sandrone Dazieri
32-36
Ebook: è tempo di bilanci
di Daniela De Pasquale
41-43
Buona la prima
Philip Roth “La macchia
umana” (2000)
di Luca Bisin
15-20
Saggio
Confessioni di un
bibliomane
di Guido Vitiello
21-26
Anticipazione
In viaggio con Arsène
Lupin
di Maurice Leblanc
27-31
Racconto
Memoriale di Juanito
Gómez, marinaio al soldo
di un ammiraglio italiano
di Fabio Stassi
37-40
Salva l’ambiente, leggi un
ebook!
di Roberto Dessì
44-46
Sulla punta della lingua
Uno sguardo alla lingua
italiana negli Usa, con un
ragionevole ottimismo
di Imperatrice Di Passio
47-49
Anima del mondo
Scolpire il tempo
di Fabio Fumagalli
50-53
Alta cucina
“Infinita beltà” della tavola
di Francesco Baucia
54
Recensioni
55
Appuntamenti
56
Tweets / Bookbugs
4
pretesti | Novembre 2012
racconto
DUE
MILIONI
DI
NODI
di Sandrone Dazieri
5
pretesti | Novembre 2012
D
l’aveva buttata fuori di casa senza niente?”
i sua moglie Mina, Marco con“Sì.” Era vero. Quando si erano messi assieservava un paio di ballerine dime, Mina possedeva giusto un vestito e un
menticate sul fondo dell’armaricambio di biancheria.
dio, un romanzo giallo aperto
Armando sorrise trionfante. “Vedi? Tutto
sul termosifone del bagno e una chiazza di
quadra. Fidati, che di donne me ne intendo.”
caffè sul tappeto. Erano passati sei mesi da
Marco si limitò ad annuire poco convinto,
quando se n’era andata, ma Marco non avetenendo per sé la convinva toccato né le scarpe né
zione che il suo collega
il libro. Anche la macchia,
di donne e relazioni non
che aveva vagamente la
se ne intendesse molto.
forma della Sicilia, conLe volte che lo aveva intinuava ad allargarsi atcrociato di sera al cinema
torno alla base del tavolo
o in pizzeria era sempre
rotondo del salotto, quelstato solo o con qualche
lo per le cene “importancollega. Però non aveti” che non avevano mai
va tutti i torti, pensò.
dato. Erano reliquie di
E la sera stessa prese scarun tempo migliore, quelpe e libro e li infilò nel
lo in cui si sentiva felice
sacco della spazzatura. Il
anche se, forse, era stata
si trattava di un
tappeto fece la medesima
un’illusione. Di questa
rigattiere chiamato
fine dopo alcuni tentativi
opinione era il suo colL’angolo
dell’usato
,
inutili di pulizia.
lega Armando, come lui
impiegato all’ufficio po- talmente malmesso da La vista del pavimento
stale del quartiere Stade- sembrare una discarica nudo del salotto, però,
ra di Milano. “Ti sei sba- della spazzatura dotata ricordava a Marco la sua
perdita in modo ancogliato alla grande” disse
di vetrina
ra più cocente, perciò il
a Marco quando accennò
primo sabato libero si recò a un negozio a
all’argomento. “È chiaro che non ti ha mai
pochi passi da casa sua, dove aveva visto
amato.”
esposto un cartello con la scritta Svendita
“E allora perché mi ha sposato, secondo te?”
tappeti. Si trattava di un rigattiere chiamarispose Marco contando le monete di resto a
to L’angolo dell’usato, talmente malmesso da
un’anziana che pagava la bolletta.
sembrare una discarica della spazzatura do“Perché aveva bisogno di un tetto sulla tetata di vetrina. Le mensole dietro il cristallo
sta, bello mio” rispose Armando, “e di qualsporco mostravano vecchi elettrodomestici
cuno che la mantenesse finché non trovava
con spine fuori norma, soldatini sfusi, soun altro pollo”. Si voltò verso di lui, sorriprammobili in peltro a forma di animale,
dendogli con denti storti e gialli di nicotiuova di marmo, libri scoloriti e strappati.
na. “Non sei stato tu a dirmi che usciva da
C’era anche un manichino pubblicitario
una brutta storia, che quello con cui stava
6
pretesti | Novembre 2012
della cintura Gibaud tutto spellato. Il proprietario era in sintonia con la merce. Ultraottantenne, con una lunga chioma di capelli
bianchi che gli arrivavano sino alle spalle,
stava curvo appoggiato allo schienale di
una sedia a guardare i clienti, come temesse
che rubassero qualcosa. Quando Marco entrò e chiese dei tappeti, il vecchio glieli indicò con un cenno del mento. Erano ancora
impilati sul pavimento, dove il facchino li
aveva scaricati la settimana precedente. Ottenuto il permesso di esaminarli, Marco li
stese trascinandoli sotto l’unico raggio di
sole che penetrava nel negozio attraverso
i vetri sporchi. Stranamente, i tappeti erano di una qualità superiore al resto della
roba. Erano sì consunti dagli anni, ma la
loro squisita fattura era evidente anche agli
occhi di Marco, che di antichità non si intendeva. “Da dove vengono?” chiese.
Il proprietario spostò il toscano all’angolo
della bocca. “Da una villa che hanno demolito a Baggio.”
“E li avevano lasciati dentro?”
“La vecchia che ci abitava non aveva eredi.
Succede. Dicono che fosse una contessa, ma
vai a sapere. Ho preso anche un paio di tavoli col piano in marmo se ti interessano.”
tapMarco fece cenno di no e alzò uno dei tap
peti, decorato a grandi fiori rossi su sfondo
marrone, per guardarlo meglio.
“Quello è un Darya” disse il vecchio. “Viene dall’Afghanistan. Parecchio prima che ci
andassimo noi a fare la guerra.”
“Come fai a saperlo?” chiese Marco.
“Sai da quanti anni faccio questo mestiere?
Ne ho imparate di cose.”
Marco ripiegò il Darya e portò alla luce un
altro tappeto rettangolare tre metri per due.
Questo era diviso a riquadri, e ognuno di
7
essi aveva disegni rossi e neri. Per Marco,
bello da mozzare il fiato. “E questo?”
“Quello è un persiano purosangue. Un Bakhtiari. Trecentomila nodi, come minimo.”
“Vuoi dire che ci sono trecentomila nodi nei
fili?”
“No, che ce ne sono trecentomila al metro
quadrato. È così che si misura la qualità di
un tappeto. E se lo moltiplichi per la dimensione fa più o meno…”
“Due milioni di nodi” li interruppe Marco,
estasiato. “Quanto vuoi?”
Il vecchio strinse gli occhi, pregustando l’affare. “ È uno dei pezzi più pregiati.”
Contrattarono, e alla fine Marco riuscì a
portarselo a casa per il doppio della cifra
che aveva avuto intenzione di spendere, ma
sempre meno di quello che pensava valesse.
Non aveva mai visto una tale finezza di decori, una tale precisione nella sistemazione
degli elementi, nemmeno nei tappeti esposti nelle vetrine degli antiquari di Brera.
Era semplicemente perfetto. Steso sul pavimento del salotto, alla luce dell’alogena,
i colori sembravano brillare. Il disegno era
composto da quaranta formelle quadrate
inscritte in una cornice, ricamata in fili rossi,
neri, bianchi e verdi scuro. La cornice era
decorata a fiori bianchi, mentre ciascuna
formella racchiudeva salici e cipressi stilizzati, disposti ogni volta in modo differente
accanto a quelle che parevano enormi foglie bianche e nere. Era come guardare un
campo coltivato dal finestrino di un aereo,
ma un aereo che fosse anche una macchina
del tempo capace di viaggiare nell’antica
Persia.
Marco si preparò un piatto di spaghetti
distoe mangiò sul tavolo del soggiorno disto
gliendo spesso gli occhi dalla televisione
pretesti | Novembre 2012
era come guardare un campo coltivato dal finestrino di
un aereo, ma un aereo che fosse anche una macchina del
tempo capace di viaggiare nell’antica Persia
per ammirare il suo tesoro. A metà del film
spense e ricominciò a percorrere il tappeto,
seguendo i disegni con un dito. Più lo guardava, più riusciva a percepirne i particolari
minuti, le differenze tra un disegno e l’all’al
tro che rivelavano l’abilità dell’artigiano. In
uno dei riquadri d’angolo del tappeto scoprì
il disegno di due colonne che reggevano un
arco semicoperto da un albero. A differenza
del resto del tappeto, questo arco era tessuto
rigicon un filo di un nero più lucido e più rigi
do al tatto. Forse era stata l’abile copertura
di un rammendo. Lo percorse ancora con il
dito, provando un brivido di piacere.
colLa domenica, con i raggi del sole che lo col
pivano, il tappeto sembrò a Marco ancora
sapiù bello e, di conseguenza, il resto del sa
mobilotto gli parve sgraziato e dozzinale. I mobi
li che possedeva venivano tutti da rigattieri
o negozi di fai da te, e alcuni di essi erano
ancora quelli ereditati dai genitori, vent’anni prima. Adesso la loro bruttezza gli pareva intollerabile. Visto che non poteva permettersi mobilio nuovo, decise per lo meno
di ridurlo al minimo. Il tavolo rotondo lo
smontò e lo portò in cantina e sostituì l’alogena con una fila di candelette Ikea disposte
lungo il bordo, perché anche la luce elettrica
8
gli pareva fuori posto. Quando scese la sera
e le accese, la loro fiamma tremula sembrò
far muovere i disegni e dar loro vita. Rimase
a osservarli accucciato al centro del tappeto
sino a quando le candele si consumarono.
Allora si addormentò.
Sognò di volare su un’impervia catena
montuosa dalla scarsa vegetazione. Qua e
là apparivano tracce di insediamenti umani
come edifici in pietra e minareti. Poi il suo
terpunto di osservazione si abbassò verso ter
rocra, scivolò all’interno di una stretta gola roc
ciosa, cabrò e strinse su un edificio quadrato
che sorgeva dalla parete di roccia circondato da bassi giardini. Dall’edificio spuntavano torri sormontate da guglie color bronzo
che riflettevano il sole al tramonto. Una moschea,, pensò Marco. Sapeva di stare sognando, con una lucidità che normalmente porta
a un rapido risveglio. Al contrario, si sentiva totalmente immerso in quell’esperienza.
Ed esilarato.
Il suo punto di vista si abbassò nuovamente, poi curvò dietro la parete occidentale
della moschea e si fermò, librandosi a un
paio di metri da terra. Davanti a lui, protetta dall’ombra di salici dalle foglie color
argento, vi era un arco di pietra bianca che
pretesti | Novembre 2012
protrudeva dalla parete color roccia della
moschea. Al centro, accucciata con il volto
verso la parete, vi era una figura femminile
vestita con abiti di seta damascata. Un velo
scuro le copriva la testa e le scendeva sino
ai piedi nudi dalle unghie dipinte di verde
scuro. Come percependo la sua presenza la
donna cominciò a voltarsi.
Marco si svegliò.
Era disteso a faccia in giù sul tappeto e si
era fatto giorno. Il sogno, così vivido, gli era
rimasto piantato in testa. E gli rimase per il
resto del giorno, al lavoro, dove sbagliò a
dare il resto due volte venendo rimproverato dai clienti. Anche Armando se ne accorse
e gli lanciò un paio di frecciatine sul marito
abbandonato che si dà all’alcool. Lui quasi non se ne accorse. Gli era sembrato tutto
così reale.
Prima di tornare a casa sottrasse dall’ufficio
postale una vecchia lente di ingrandimento che usavano una volta per controllare la
dentellatura dei francobolli. Con quella esaminò il disegno dell’abside nella formella
consumata. Riuscì a vedere le decorazioni
invisibili a occhio nudo tracciate sulle colonne, foglie e fiori, identiche a quelle che
aveva sognato. E poi, accanto alla colonna
di destra, semicoperta dai rami stilizzati del
salice, distinse l’ombra di una figura umana.
Sto sognando ancora, si disse. Eppure, tracciata con quei fili sottili, vi era davvero la
silohuette di una donna inginocchiata.
Marco posò la lente e rimase seduto sul tappeto a riflettere. I sogni non si avveravano.
Se sognavi qualcosa significava che l’avevi
già visto in precedenza, il resto era solo una
coincidenza. Ma come era possibile che la
coincidenza fosse così esatta? Forse, si disse senza crederci del tutto, aveva notato il
9
disegno prima di addormentarsi e gli si era
impiantato nella mente.
Marco accese Internet e fece una ricerca sui
tappeti bakhtiari. Prendevano il nome dalla
regione iraniana di Chahar Mahaal-e Bakhtiari, che secondo Wikipedia era prevalentemente montuosa. E i monti della foto
sembravano proprio quelli del suo sogno,
anche se non poteva esserne certo. Nella
foto di una moschea vide un’abside simile
a quella ricamata sul tappeto e scoprì che
veniva chiamata mihrab e serviva per indicare ai fedeli la direzione della Mecca. Anche tutto questo era una coincidenza? Lui
non ricordava di aver mai saputo niente di
Iran o moschee, ma certo negli anni aveva
letto o visto in televisione qualcosa in proposito. Era possibile che la sua mente avesse associato i ricordi nascosti con il tappeto,
formando una visione chiara.
Ma la spiegazione non lo soddisfaceva.
Qualcos’altro stava accadendo, qualcosa
che lo attirava e spaventava in parti uguali. Prese un cuscino dal letto e lo portò sul
tappeto insieme con una coperta. Voleva riprovare, e se non avesse sognato niente di
interessante avrebbe lasciato perdere. Altrimenti… Altrimenti non lo sapeva.
Il sognò andò al di là delle previsioni. Cominciò direttamente da terra. Marco non stava più volando, ma camminando all’interno del giardino che circondava la moschea.
E adesso riusciva a vedere e sentire il proprio corpo. Gli sembrava identico a quello
che aveva lasciato addormentato in soggiorno. Indossava anche lo stesso pigiama
e sentiva la terra umida sotto i piedi nudi.
La temperatura era mite, e il vento portava
odore di fiori che Marco non riusciva a riconoscere.
pretesti | Novembre 2012
avrebè come te. E nessun uomo di carne avreb
Spostando gli ultimi rami si trovò proprio
be potuto superare le guardie e le mura.”
di fronte al mihrab e vide che la donna era
sognan“Non ti capisco. Io… credo di stare sognan
ancora accucciata sotto di esso. Capì che
do.”
non era inginocchiata a pregare come gli era
espresGli occhi della donna cambiarono espres
sembrato in un primo tempo, ma stava cusione, e Marco capì che stava sorridendo.
cendo qualcosa.
“Forse il mondo altro non è che un sogno,
Un tappeto. Anzi, il suo tappeto.
spirito.”
La donna aveva nella mano destra un lun“Dove siamo?” chiese Marco.
go ago ricurvo, mentre la sinistra stava infi“Siamo a Shahr-e-Kord,
lando nella cruna un filo
anche se da qui la città
talmente sottile da essere
non si vede. È dall’altra
quasi impercettibile. Il
parte della montagna.”
filo si ruppe e le donna
E indicò. “Parte del relo lasciò cadere. Poi, con
gno di Persia, governato
un gesto rapido, infilò la
con infinita saggezza dal
mano sotto il velo che le
grandissimo Nasiru’dcopriva la testa. Capelli,
Din Shah, che Allah lo
capì Marco. Sta cucendo
protegga.”
con i suoi capelli. Erano
Marco parve cogliere
quelli i fili neri e lucidi
una nota di derisione
che Marco aveva sfiorato
nella voce della doncon il dito, diversi da tutna. “Non ti piace il tuo
ti gli altri.
In quel momento la donLa donna aveva nella scià?”
“È a lui che non piaccio
na sentì i suoi passi e si
mano destra un
io. E quello che dico. Non
voltò. Aveva il viso colungo ago ricurvo,
ama che racconti che le
perto dal velo che le lamentre
la
sinistra
donne possono leggere e
sciava scoperti solo gli
stava
infilando
nella
studiare il corano, e che
occhi neri e profondi.
cruna un filo talmente io mi sia tolta il velo in
“Chi sei?” gli chiese.
sottile da essere quasi pubblico. Per questo ha
“Uno spirito?”
deciso che io domani sia
Marco rimase imbamboimpercettibile
giustiziata. Questa è la
lato per qualche istante.
mia ultima notte su questa terra.”
Non si era aspettato di essere visto, convin“Mi dispiace.”
to di essere solo uno spettatore nel suo soLa donne parve sorridere ancora. “So che è
gno. Si leccò le labbra secche e rispose. “No.
per questo che sei venuto. Mi accompagneSono un uomo.”
rai nel mio viaggio. Dimmi, spirito, come
“Se sei un uomo, non dovresti essere qui. È
sarà?”
stato deciso che io passi sola la mia ultima
Marco scosse la testa. “Non lo so.”
notte. Ma so che stai mentendo. Nessun uomo
10
pretesti | Novembre 2012
La donna annuì. “Immagino che tu non
possa dirmelo.” Tornò a cucire il tappeto.
“Devo terminare prima che passi la notte.”
“Che cosa stai facendo?” chiese Marco avvicinandosi di un passo.
La donna gli mostrò l’angolo del tappeto.
“Sto lasciando un piccolo segno della mia
presenza su questo mondo. Vedi?” disse indicando. “Questa sono io. E forse sarà l’unica cosa che mi ricorderà a chi verrà dopo di
me. Dimmi, spirito, sarò ricordata?”
Marco annuì. “Dimmi come ti chiami.”
“Tahirih.”
Fu in quel momento che Marco si svegliò.
Era giorno fatto e timbrò in ritardo al lavoro. Quello che aveva vissuto nel sogno era
stato talmente forte e gli si era talmente impresso dentro che il mondo reale sembrava
incolore al confronto. Ricordava tutto, anche i profumi che aveva respirato e il suono musicale della voce di lei. Tahirih. Tahirih.
E risentendo l’eco delle sue parole capì che
Tahirih aveva parlato in arabo, e altrettanto
aveva fatto lui. E anche se adesso non sarebbe stato in grado di riprodurre un solo
suono, nel sogno era stato in grado di comprendere tutto.
Al lavoro fu talmente distratto che finse di
avere un principio di influenza, poi tornò
a casa di corsa e aspettò di nuovo la notte.
Questa volta vestito di tutto punto, per evitare di presentarsi a lei ancora in pigiama.
La magia si ripetè. Fu di nuovo davanti a
lei, ed era ancora il tramonto. Perché anche
se nel mondo di Marco gli incontri si ripetevano notte dopo notte, in quello di Tahirih
il tempo sembrava non scorrere mai, rimanere un eterno presente. Incontro dopo incontro, mentre Marco prendeva sempre più
coraggio avvicinandosi sempre di più a lei,
11
Tahirih gli raccontò la sua vita, la sua infanzia all’ombra di un padre amorevole che le
aveva permesso di studiare, e la gioventù
passata a lottare perché le donne potessero
crescere libere come lei. E poi l’imprigionamento e la condanna a morte. Mai una
volta Tahirih mostrò paura per quello che
le sarebbe accaduto, o rimpianto, e mai si
dimostrava incredula di fronte ai racconti
che Marco le faceva del suo mondo, che lei
aveva capito essere reale quanto il proprio,
ma distante nello spazio e nel tempo. Marco sentì che lo sgomento e la meraviglia per
quello che stava vivendo lasciava velocemente spazio a un altro sentimento, che gli
mordeva feroce le viscere.
“Secondo me sei innamorato” gli disse Armando un pomeriggio. “Dì la verità, ti stai
vedendo con qualcuna?”
Marco scosse la testa. “No.”
“Sarei portato a crederti, perché, diciamolo,
uno come te è già tanto se ne ha trovata una
di donna nella sua vita. Ma sei troppo strano in questo periodo.”
“Strano come?” chiese Marco senza guardarlo.
“Ma guardati! Arrivi sempre al lavoro pulito e stirato. È chiaro che non lo fai per
loro” disse Armando indicando la fila di
pensionati allo sportello.
“Forse lo faccio per te” disse Marco.
“Vedi, sei diventato anche spiritoso…”
brontolò Armando. Non gli faceva piacere
che il suo collega avesse perso l’aria triste
degli ultimi tempi.
Camminando verso casa, Marco capì che
davvero era cambiato tutto per lui. Le giornate avevano perso d’importanza di fronte
ai momenti che passava con Tahirih. Soprattutto da quando lei aveva accettato di
pretesti | Novembre 2012
togliersi il velo di fronte a lui e lasciare che
le guardasse il viso. Non si erano nemmeno mai toccati, ma per Marco quel gesto era
stato quanto di più intimo avesse mai vissuto con una donna. La amava, sì, e voleva
trascorrere il resto della sua vita con lei, ogni
minuto di quel tramonto senza fine sulle
montagne dello Zagros. Sarebbe rimasto
sdraiato sul tappeto anche durante il giorno
se fosse riuscito a dormire più delle dieci
ore cui si costringeva ora.
“Avrei dovuto rimanere con te. Certo, a letto eri una frana, per non parlare della conversazione.” Allungò una mano per accarezzargli la guancia. “Ma sei una brava persona, no? Non mi avresti mai trattata come
mi ha trattato lui.”
“Ti vuoi sistemare qui?” chiese lui, spaventato.
Mina rise. “Sei scemo? No, vado dai miei.
Ma mi serve qualche soldo, sai, per tirare
avanti. Mi puoi dare qualcosa, vero?”
Mina si bloccò, aveva visto il tappeto in soggiorno.
entrò nella stanza. “bello
ello questo. Quando l’hai preso?” rise.
“hai fatto
atto spese pazze senza di me, eh?”
Arrivato al suo pianerottolo, vide che la porta era socchiusa. Spaventato che un ladro
potesse sottrargli quanto di più caro aveva
entrò di corsa, per bloccarsi subito quando
riconobbe l’intrusa: Mina! Seduta al tavolo
della cucina che dava fondo all’unica botti
bottiglia di vino che Marco aveva in casa.
“Che cosa ci fai qui?” balbettò sorpreso.
“Questa è ancora casa mia, bello” disse sua
moglie. “E ho ancora le chiavi.”
Marco si mosse cautamente verso di lei.
“Che cosa vuoi?”
in“Non sei contento di vedermi? Non eri in
passanamorato marcio di me? Non volevi passa
re tutta la vita con me?”
“Sei stata tu ad andare via…” disse Marco.
“Ecco, vedi? Ti è già passata. Come a quel
pezzo di merda...” Si asciugò una lacrima di
rabbia. “Vieni con me, che staremo bene mi ha
detto. Invece adesso mi ha gettato via come
una scarpa vecchia.”
“Mi dispiace” disse Marco, ansioso di liberarsi di lei.
12
Marco scosse la testa. “Non ho niente da
darti”.
sucLei lo fissò. “Sei cambiato. Che cosa ti è suc
cesso? Così duro e deciso non ti avevo mai
visto.”
“Ti dispiace andare via? Sono stanco.”
“E non provi nemmeno a portarmi a letto
con te. Sei proprio cambiato. Buon per te.
Dai, con mille euro ti liberi di me.”
“Non ce li ho ti ho detto. Ho appena pagato
l’affitto.”
Mina cominciò ad aggirarsi per la cucina.
“Col cavolo che vado via senza niente.”
“Te l’ho detto, ho speso tutto…”
Mina si bloccò, aveva visto il tappeto in soggiorno. Entrò nella stanza. “Bello questo.
Quando l’hai preso?” Rise. “Hai fatto spese
pazze senza di me, eh?”
Mina si chinò ad accarezzarne il tessuto, ma
Marco la prese per un polso e l’obbligò a rialzarsi. “Non lo toccare.”
“Cosa c’è? Hai paura che te lo rovino?” Il
viso le si contorse in un’espressione rapace.
pretesti | Novembre 2012
“Quanto lo hai pagato? Quanto vale?”
“Niente, non vale niente. Ma ci tengo. Lascialo stare.”
“Non ti credo.”
“Senti… Ti darò quello che ho nel portafoglio.” Lo tolse dalla tasca. “Guarda. Sono
cinquanta euro. Ma posso prelevarne altri
duecento.”
Lei tirò una sberla al portafoglio e glielo fece
cadere di mano. “Com’è che d’un tratto sei
così generoso? Vale molto, eh? Hai fatto l’affare della tua vita…”
“Ti sbagli.”
Ma Mina aveva annusato qualcosa di buono, e non intendeva lasciarselo scappare.
“Non lo sai che legalmente siamo ancora
marito e moglie? Che quello che è tuo è
anche mio?”
“Quello l’ho comprato dopo. Nessun giudice…”
Mina non lo ascoltava nemmeno. Si voltò
ancora a guardare il tappeto. “Non ti preoccupare, avrai la tua metà dopo che l’avrò
venduto.”
Marco la fece voltare a forza. “Mina, ti prego. Puoi prendere tutto quello che vuoi. Il
tavolo, il televisore… Ma quello no. Ti prego. Ci sono… affezionato.” La implorò.
Lei scosse la testa. “Non mi incanti bello. Ce
ne vogliono dieci come te per fregare una
come me. Se non mi aiuti tu a portarlo in
macchina, adesso, chiamo qualcuno che lo
fa. E che si tiene la tua parte.”
“Per favore… Non farmi questo” disse Marco con le lacrime agli occhi.
Lei sbuffò. “Sei proprio un caso disperato.”
E tolse il cellulare dalla tasca. Fu allora che
Marco la prese per il collo. Quando la lasciò,
aveva smesso di respirare.
13
Tahirih alzò gli occhi quando lo sentì camminare nell’erba. “Marco” disse.
Marco avanzò di un passo. “Ciao Tahirih.”
Poi si appoggiò al muro della moschea.
“Che cosa succede?” chiese Tahirih. “Sembri triste.”
“Io… ho fatto un pasticcio. È difficile da
spiegarti. Ma…” Scosse la testa.
“Posso aiutarti in qualche modo?” chiese
Tahirih.
Marco si accucciò e si abbracciò le gambe.
“No, non credo. Ho preso delle pastiglie,
Tharih. Dei sonniferi.”
“Non so di cosa stai parlando.”
“Sono delle cose che aiutano a dormire.”
“Come delle erbe?”
“Sì, ma molto più forti. Me le aveva date il
dottore, quando stavo male. Prima di conoscere te. Perché tu mi hai fatto stare bene.”
“Quindi adesso stai dormendo?”
“Da dove vengo sì. Tahirih… le cose che
aiutano a dormire, se ne prendi troppe, non
ti svegli mai più.”
“Vuoi dire che morirai?”
“Sì.” La guardò con gli occhi colmi di lacrime. “E non so cosa succederà dopo.”
“Forse rimarrai con me per sempre.”
“Io… non so nemmeno se sei reale, Tahirih.”
“Ma tra poco lo saprai”.
“Sì” disse Marco asciugandosi le lacrime.
“Tra poco saprò tutto. Non dovrò aspettare
molto.”
Tahirih gli si avvicinò e per la prima volta
gli prese la mano. La baciò delicatamente
da oltre il velo. “Vuol dire che aspetteremo
assieme.”
Era stata una giornata di grande movimento all’Angolo dell’usato. Il sabato, con la crisi che c’era, i clienti si erano moltiplicati.
pretesti | Novembre 2012
se avesse detto la verità, ovvero che quel tappeto lo aveva
comprato dall’asta giudiziaria dei beni di un assassino, col
cavolo che sarebbe riuscito a vendere
Adesso che era ora di chiusura, era rimasta
solo una donna, china sul tappeto. Il proprietario sbuffò da dietro il toscano spento. “Signora, devo chiudere. O compra o
torna domani.”
La donna alzò lo sguardo sorridendo.
“Credo che lo compro. È bellissimo, sa?”
Il proprietario annuì senza aprire bocca.
Se avesse detto la verità, ovvero che quel
tappeto lo aveva comprato dall’asta giudiziaria dei beni di un assassino, col cavolo che sarebbe riuscito a vendere. Un
suo amico poliziotto gli aveva raccontato che ci avevano trovato due cadaveri
sopra. Omicidio-suicidio, roba di corna.
E che gli venisse un accidente, era sicuro
di averlo venduto lui quel tappeto al tipo
che aveva strozzato la moglie. Giusto un
mese prima che andasse fuori di testa.
“E poi mi piacciono i particolari. Io me ne
intendo di tappeti, sa?” continuò la cliente,
che aveva evidentemente voglia di chiacchierare. “E so anche che qualcuno lo ha
rammendato, ma ha fatto un lavoro perfetto.” Girò un angolo del tappeto verso di
lui. “Vede?”
“Senza occhiali non vedo niente, signora.”
“Chiunque sia stato aveva una bella
mano.” Disse la cliente. “Ha ricamato un
porticato. E sa cosa? Era anche romantico.”
“Perché?” chiese il proprietario, curioso
suo malgrado.
“Perché ci ha disegnato due figure. Un
uomo e una donna, sembra. E si stanno
abbracciando.”
Foto di Rossella Rasulo
sandrone dazieri
Sandrone Dazieri (Cremona 1964) ha cominciato a scrivere dopo aver
intrapreso numerosi mestieri, dal cuoco al facchino. Oltre ai gialli del
Gorilla ‒ Attenti al Gorilla (Mondadori 1999), La cura del Gorilla (Mondadori 2001, Einaudi Stile Libero Noir 2006, da cui è stato tratto un film interpretato da Claudio Bisio), Gorilla Blues (Mondadori 2002), Il Karma del
Gorilla (Mondadori 2005) ‒ ha scritto i noir È stato un attimo (Mondadori
2006), Bestie (Einaudi 2007), Cemento armato (Mondadori 2007, da cui è
stata tratta la sceneggiatura per l’omonimo film), La bellezza è un malinteso (Mondadori 2010), il romanzo per ragazzi Ciak si indaga (Walt Disney
Italia 2003), il saggio Italia overground (Castelvecchi 1996) e numerosi racconti pubblicati su riviste e antologie. È inoltre autore di sceneggiature
per il cinema e per il fumetto. È stato, tra l’altro, direttore dei Gialli e dei
Libri per Ragazzi Mondadori. I suoi libri Le madri atroci (Feltrinelli 2012),
Attenti al gorilla, Bestie, Gorilla blues, Il Karma del gorilla, La bellezza è un
malinteso ed È stato un attimo sono disponibili in ebook da Cubolibri.
Disponibile su www.cubolibri.it
14
pretesti | Novembre 2012
saggio
CONFESSIONI DI
UN BIBLIOMANE
L’AMORE PER I LIBRI TRA EROISMO, DEVOZIONE
MISTICA E “VIZIO IMPUNITO”
di Guido Vitiello
I
quasi come i mattoni e ben più colorati dei
tre porcellini erano quattro. O meglio,
ramoscelli o degli steli secchi. Immaginaavrebbero dovuto esserlo, e mi ramte, per esempio, un quarto maialino che si
marico molto che non lo fossero, perfosse costruito una casa di soli libri, messi
ché sarebbe stata tutt’altra favola. Cerl’uno sull’altro in grandi pile: tutti i volumi
to, tutto dipende dalla morale che si vuole
accumulati nel corso di un’esistenza divisa
estrarne. Che cosa insegna, la storia dei tre
tra le letture e le ghiande. Immaginate, cioè,
porcellini? Che cosa dobbiamo dedurre dal
un maialino bibliomane. Quante chance
fatto che l’unico a salvarsi dal lupo cattivo sia
avrebbe di scampare agli
il porcellino che ha costruiagguati del lupo?
to una casa in muratura? È
Sembra una questione
forse una parabola massod’accademia, un ghiribiznica? Se ne son dette tante
zo da maialini debosciati,
al riguardo, ma escludenma non sono il primo ad
do le interpretazioni più
abbandonarmi a congetelevate (che la favola sia
ture di questo tipo. L’eroe
una variazione sul tema
di La casa di carta, romanevangelico della casa ediCarlos María Domínguez
zo breve dell’argentino
ficata sulla roccia) e le più
Carlos María Domínmeschine (che si tratti cioè
Immaginate, per
guez, è un bibliomane di
di mere raccomandazioni
edilizie, o di un elogio del
esempio, un quarto nome Carlos Brauer su
piano regolatore), la moramaialino che si fosse cui circolano strane legle che va per la maggiore
costruito una casa di gende: il narratore, che
si mette sulle sue tracce,
è piuttosto prosaica, quasi
soli
libri,
messi
l’uno
scopre che si è fatto couna variazione sull’antico
sull’altro in grandi
struire, in una sperduta
tema della cicala e della
pile. Quante chance lingua di spiaggia latiformica, l’una canterina e
avrebbe di scampare noamericana, una casudissipatrice, l’altra saggia
e operosa: a salvar la pelle
agli agguati del lupo? pola fatta interamente di
libri. Prova anche a figuè il maialino industrioso,
rarsi lo stralunato cantiere: “Probabilmente
paziente e lungimirante; dei suoi fratellini
camminava lì intorno mentre il muro saliva,
bohémien e scapestrati, che hanno puntato su
porgendo un Borges per completare la base
materiali più effimeri e leggeri come il legno
della finestra, un Vallejo accanto alla poro la paglia, il lupo fa allegramente salsicce. E
ta, con sopra Kafka e di fianco Kant, e una
qui sta il limite della favola, che non sembra
dura edizione rilegata di Addio alle armi, di
contemplare null’altro tra una casa “scatoHemingway; e poi Cortázar, e Vargas Llosa,
la di sardine” fantozziana e una garçonnière
sempre voluminoso; Valle-Inclán con Aricol tetto di paglia da debosciati adescatori
stotele, Camus con Morosoli, e Shakespeare,
di maialine. Ma è una falsa alternativa, perfatalmente legato a Marlowe dall’impasto di
ché esistono materiali che sono resistenti
16
pretesti | Novembre 2012
mai di accumulare tesori senza mai godercemento; tutti destinati a innalzare un muro,
ne, e che con durezza rifiuta di spartire con
a gettare ombra”. Il romanzo di Domínguez
altri le sue ricchezze.” Così Louis Bolliouds’ispira a Cuore di tenebra di Conrad, non ai
Mermet nel suo trattatello De la bibliomanie
tre porcellini, ma può fornirci lo stesso qual(1761). Si dice che il primo passo verso la
che utile indicazione. Per esempio: una casa
guarigione, per questa come per altre intosdi libri è per definizione una casa senza casicazioni, sia il riconoscimino, e questo preclude
mento della malattia. Da
al lupo un’altra possibiquesto punto di vista,
le via d’accesso (beccati
per me l’alba della riguaquesta, maialino operadagnata salute è stata
io). D’altro canto è pur
forse l’aver cominciato a
vero che i libri ridotti a
collezionare non già libri
mattoni non si possono
comuni, ma libri che aveleggere più, con grande
vano per tema la bibliopena di ogni bibliomane
mania, i suoi mali e le sue
sano di mente. Ma ecco
controindicazioni. A ben
il punto, può un bibliovedere, era come pretenmane esser sano di mendere di guarire da un’inte? Quel suffisso -mania
tossicazione alimentare
non indica di per sé una
rimpinzandosi di cibi più
condizione patologica?
rari e più raffinati, ma
Il protagonista di La casa
Stefan Zweig
questo mi ha portato a
di carta è uscito di senno
scoprire, se non altro, che la lettura può diquando un incendio ha distrutto lo schedaventare un brutto vizio. Un “vizio impunirio della sua biblioteca, compromettendo
to”, come la definì Valéry Larbaud, che nel
per sempre l’ordine dei suoi ricordi e dei
1925 scrisse una sorta di anamnesi medica
suoi pensieri. Ma al di là di casi così estremi,
di tutte le fasi dell’intossicazione libresca.
la bibliomania è cosa da matti, lasciatevelo
In questo inesorabile curriculum morbi, la bidire da uno che ne è uscito quasi indenne.
bliofilia assume i tratti di una perversione
“Sì, bisogna compiangere quelli che cercano
erotica: “Egli ha troppo amato i libri come
tanto vanamente questo eccessivo accumuoggetti materiali: la loro forma, il loro peso,
lo, considerarli malati difficili da guarire.
la grana della loro carta, la loro facilità ad
Potrei forse nutrire idee diverse verso chi,
aprirsi, il buon odore di alcuni quando sono
con penose attenzioni, riempie con parecnuovi (hanno perfino un odore caratteristichie migliaia di volumi appartamenti che
co differente a seconda del luogo in cui sono
basterebbero ad alloggiare tre famiglie?
stati fatti). Gli è capitato di profumarli quanLo guardo in mezzo a questa mostruosa
do non avevano più odore, e medita a lungo
superfluità, posseduto dalla sete dei libri.
quando deve scegliere come rilegarli. Li inMi sembra di vedere un idropico che nientrattiene, li accarezza. Questa forma del suo
te può dissetare, un avaro che non si stanca
17
pretesti | Novembre 2012
odore di bruciato e fumava, e fu solo allovizio può arrivare a dominarlo interamente,
ra che per via di quella puzza infernale un
e perfino ad allontanarlo dalla lettura”. Non
cliente si rese conto del pericolo e si preciè una biblioteca, è il boudoir di un libertino,
pitò a soffocare il fumo; mentre lui, Jakob
e il bibliomane descritto da Larbaud – che
Mendel, a una spanna di distanza e già avpotremmo definire, con Kierkegaard, come
volto dalle esalazioni, non s’era accorto di
fermo allo “stadio estetico” – accumula libri
nulla. Perché lui leggecome altri collezionano
va come altri pregano,
amanti: il suo schedario è
“In Jakob Mendel,
come i giocatori giocano
simile al catalogo di Don
in
quel
piccolo
e gli ubriachi tengono lo
Giovanni, suddiviso per
rivendugliolo galiziano sguardo fisso nel vuoto,
età, carnagione e paese
con i suoi libri, avevo storditi; il suo rapimento
d’origine.
visto personificato
quando leggeva era così
Ma ci sono, sempre per
commovente che, da alrestare a Kierkegaard,
per la prima volta –
lora, il modo in cui gli alanche dei bibliomani che
ero giovane allora
tri leggono mi è sempre
raggiungono lo “stadio
– il grande mistero
parso profano. In Jakob
spirituale”, che nutrono
della
concentrazione
Mendel, in quel piccolo
per i libri una devozione
assoluta”
rivendugliolo galiziano
mistica – e come per tutti
con i suoi libri, avevo
i mistici, è arduo stabilire
visto personificato per la prima volta – ero
quanti siano i santi e quanti i pazzi (se non
giovane allora – il grande mistero della conentrambe le cose). Di questa variante della
centrazione assoluta, che rende tali l’artista
bibliomania Stefan Zweig ha offerto il più
e lo studioso, il vero saggio e il perfetto mobel ritratto in un racconto del 1929 intitolanomane, la tragica ventura e sventura della
to Mendel dei libri. Quella di Jakob Mendel,
piena possessione”.
ebreo galiziano che spende tutto il suo temBibliomani sensuali, bibliomani ascetici, bipo in un caffè di Vienna, è ad ogni effetto una
bliomani eroici, perfino bibliomani crimiconversione: voleva diventare rabbino, ma
nali come Johann Georg Tinius, il pastore
“aveva abbandonato quel severo Dio unico
protestante che nel primo Ottocento divenche era Yahveh per consacrarsi al rutilante
ne assassino per soddisfare la sua fame di
e sfaccettato politeismo dei libri”. Dotato di
libri. Che ne sarà di questa famiglia di pazzi
una memoria prodigiosa e di un’altrettanmelanconici? Gli annali della medicina trato prodigiosa capacità di concentrazione,
boccano di malattie estinte, o perché se ne è
Mendel assomiglia a un monaco medievale
trovata la cura, o perché sono venute meno
o a uno yogin: “Vicino a lui i giocatori di
le condizioni del loro sbocciare. E così, c’è
biliardo facevano chiasso litigiosi, i cameda chiedersi quale sarà il destino dei bibliorieri correvano, il telefono squillava; qualmani nell’epoca della graduale scomparsa
cuno strofinava il pavimento o accendeva
della carta e dell’avvento del libro elettronila stufa, e lui non notava nulla. Una volta
co. Charles Nodier, grande conoscitore delun carbone ardente era caduto dalla stufa,
le patologie mentali nate dalla servitù del lia due passi da lui il palchetto mandava già
18
pretesti | Novembre 2012
elettronico, e per il bibliomane allo stadio
bro, aveva profetizzato questo momento già
spirituale questa improvvisa disponibilità
nel 1841: “L’amatore di libri è un tipo che
dello scibile umano sia da decifrare come un
è importante cogliere, perché tutto lascia
terrificante segno dei tempi, la venuta di un
presagire che presto scomparirà”, scriveva
Messia contraffatto e bugiardo. Inutile star
in L’amateur de livres. “Il libro stampato non
troppo a vaticinare, ma è certo che la malsaesiste che da quattrocento anni circa, e si acna e adorabile categoria
cumula già in certi paesi
trova davanti alla più
in modo da mettere in
Per un bibliomane di sigrande
minaccia: ne va
pericolo il vecchio equiliqualunque
specie,
il
della sua sopravvivenza.
brio del globo. La civiltà
grande lupo da cui
Sarà ancora possibile riè arrivata al più inatteproteggersi è senza
fugiarsi tra i libri? Avrà
so dei suoi periodi, l’età
ancora senso trincerarsi
dubbio la realtà
della carta”. E ora questa
tra pareti di carta? E il
età sembra annunciare
quarto porcellino, il porcellino bibliomane,
i primi segni di un declino che si prevede
chi lo difenderà dal lupo? Anche qui, sono
lungo ed estenuante. La sorte dei bibliomapossibili varie risposte, più o meno allegorini sarà dunque affine a quella dei dinosauri
che, più o meno triviali; più o meno pedano dei mammut? L’appellativo che vien dato
ti, più o meno pedestri. Per un bibliomane
al Mendel di Zweig, “un preistorico bibliodi qualunque specie, il grande lupo da cui
sauro di una razza ormai in via d’estinzioproteggersi è senza dubbio la realtà. L’ultine”, varrà presto per tutta la compagnia?
ma parola, anche in questo, è di Zweig: “Al
L’ipotesi di poter consultare su un dispositidi là dei libri quell’uomo straordinario non
vo elettronico tascabile tutti i libri scritti nelsapeva nulla del mondo, perché per lui tutla storia dell’umanità sarà per questo eroe
ti i fenomeni dell’esistenza acquistavano
inchiostrato fonte di vertigine o di nausea,
realtà solo dopo la loro fusione in caratteri
di tripudio o di melanconia? È presumibida stampa, dopo essersi raccolti e per così
le che per il bibliomane allo stadio estetico
dire sterilizzati in un libro”. La realtà, per
questo scenario evochi la frigidità del sesso
19
pretesti | Novembre 2012
il nostro eroe, è poco più che un’espressione geografica, una terra oscura e misteriosa
– e, cosa più grave, egli si accontenta della mappa, senza azzardarsi a visitarla mai.
Sotto questo aspetto, l’occasionale visita di
un lupo in carne e ossa non può che portargli benefici. Ma c’è anche la risposta più
triviale, ed è certo una bella ferita inferta al
narcisismo della categoria. In parole semplici: quale lupo, foss’anche a digiuno da
giorni, vorrebbe mai azzannare un bibliomane? Sentiamo come lo descrive Gustave
Flaubert nel racconto giovanile Bibliomanie,
scritto nel 1836: a trent’anni, “già sembrava vecchio e consunto”; “di statura alta, ma
curvo come un vecchio”; mani “rinsecchite e coperte di rughe”; tutto sommato, una
fisionomia “scialba, triste, brutta e persino
insignificante”. Vi pare un boccone appetitoso? L’unico a prenderlo di mira sarebbe
forse un vecchio lupo bibliomane (quiconque
est loup agisse en loup, recita opportunamente l’epigrafe del saggio di Nodier); un lupo
che inoltre, avendo senz’altro letto Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, saprebbe anche
come appiccare il fuoco alla casa di libri.
Ma c’è da giurare che, avvinti dalla comune
monomania, i due finirebbero per stringere
amicizia e per vivere, come vuole ogni buona favola, felici e contenti.
Guido Vitiello
Guido Vitiello, docente universitario e giornalista, è nato a Napoli
nel 1975 ma vive e lavora a Roma. Collabora con il “Corriere della
Sera”, “Il Foglio”, “Internazionale” e “IL”. Ha scritto, tra le altre cose,
Non giudicate. Conversazioni con i veterani del garantismo (Liberilibri
2012), I turbamenti di un giovane bibliomane (Cult 2012), Il testimone
immaginario. Auschwitz, il cinema e la cultura pop (Ipermedium 2011)
e La commedia dell’innocenza. Una congettura sulla detective story (Luca
Sossella 2008). Ha curato l’edizione italiana di opere di Denis de
Rougemont e di Fritz Mauthner. Il suo blog personale è UnPopperUno
(www.unpopperuno.net).
20
pretesti | Novembre 2012
una scena del film Arsène Lupin (2004)
Anticipazione
IN VIAGGIO CON
ARSÈNE LUPIN
Sulla Provence, a caccia del ladro gentiluomo
di Maurice Leblanc
Pubblichiamo, in esclusiva per i lettori di PreTesti, un brano del libro
Tutte le avventure di Arsenio Lupin (Newton Compton, a cura di
Gabriel-Aldo Bertozzi) che raccoglie per la prima volta in Italia l’intero
ciclo delle storie di Arsenio Lupin, in uscita il 29 novembre.
S
trano viaggio! Era cominciato così
bene, tuttavia! Da parte mia, non
ne feci mai uno che si annunciasse
sotto migliori auspici. La Provence è un transatlantico veloce, confortevole,
comandato dal più affabile degli uomini.
La migliore società vi si trovava riunita. Si
formavano relazioni, si organizzavano divertimenti. Avevamo la squisita impressione di essere separati dal mondo, ridotti nel
numero come su un’isola sconosciuta, obbligati, di conseguenza, ad avvicinarci gli
uni agli altri.
E noi ci avvicinavamo...
Avete mai pensato a ciò che vi è di originale e d’imprevisto in questo raggruppamen-
Ma, da parecchi anni, avviene qualcosa che
aumenta in modo singolare le emozioni
della traversata. La piccola isola galleggiante dipende ancora da questo mondo da cui
ci si credeva affrancati. Un legame sussiste,
che si snoda solo a poco a poco, in pieno
oceano, e a poco a poco, in pieno oceano, si
riannoda. Il telegrafo senza fili! Chiamate
di un altro universo da dove si riceverebbero notizie nel modo più misterioso che vi
sia! L’immaginazione non possiede più la
risorsa di evocare fili di ferro nel cui cavo
scorre l’invisibile messaggio. Il mistero è
ancora più insondabile, anche più poetico,
e occorre far ricorso alle ali del vento per
spiegare questo nuovo miracolo.
Arsène Lupin, l’uomo dai mille travestimenti: di volta in
volta autista, tenore, bookmaker, ragazzo di buona famiglia,
adolescente, vecchio, commesso viaggiatore marsigliese,
medico russo, torero spagnolo!
to di individui che, il giorno prima, ancora
non si conoscevano, e che, durante alcuni
giorni, tra il cielo infinito e il mare immenso, vivranno la vita più intima, sfideranno insieme le collere dell’oceano, l’assalto
terrificante delle onde e la calma sorniona
dell’acqua dormiente?
In fondo, è la vita stessa vissuta in una sorta
di tragico compendio, con le sue tempeste e
le sue grandezze, la sua monotonia e la sua
diversità, ed ecco perché, forse, si gusta con
una fretta febbrile e una voluttà altrettanto
intensa questo breve viaggio di cui s’intravede la fine dal momento stesso in cui comincia.
22
Così, durante le prime ore, ci sentimmo
seguiti, scortati, preceduti da questa voce
lontana che, di tanto in tanto, sussurrava
a uno di noi alcune parole di laggiù. Due
amici mi parlarono. Altri dieci, altri venti
inviarono a noi tutti, attraverso lo spazio, i
loro addii rattristati o sorridenti.
Ora, nel secondo giorno, a cinquecento miglia dalle coste francesi, in un pomeriggio
tempestoso, il telegrafo senza fili ci trasmetteva un dispaccio di cui ecco il tenore:
Arsène Lupin a bordo, prima classe, capelli
biondi, ferita avambraccio destro, viaggia
solo, sotto il nome di R...
pretesti | Novembre 2012
In quel preciso momento, un tuono violento scoppiò nel cielo scuro. Le onde elettriche furono interrotte. Il resto del dispaccio
non ci pervenne. Del nome sotto il quale si
celava Arsène Lupin si seppe solo l’iniziale.
Se si fosse trattato di qualunque altra notizia, non dubito che il segreto sarebbe stato
mantenuto scrupolosamente dagli impiegati del telegrafo, come pure dal commissario di bordo e dal comandante. Ma è uno
glia, adolescente, vecchio, commesso viaggiatore marsigliese, medico russo, torero
spagnolo!
Che ci si renda conto di questo: Arsène Lupin che va e viene nel quadro relativamente ristretto di un transatlantico, che dico!
In questo piccolo angolo delle prime classi dove ci si ritrova in ogni momento, in
questa sala da pranzo, in questo salotto, in
questo fumoir! Arsène Lupin, era forse quel
Arsène Lupin, l’uomo dai mille travestimenti: di volta in
volta autista, tenore, bookmaker, ragazzo di buona famiglia,
adolescente, vecchio, commesso viaggiatore marsigliese,
medico russo, torero spagnolo!
di quegli eventi che sembrano forzare la
discrezione più rigorosa. Lo stesso giorno,
senza che si potesse dire come la notizia
fosse stata divulgata, sapevamo tutti che il
famoso Arsène Lupin si nascondeva tra noi.
Arsène Lupin tra noi! L’inafferrabile ladro
di cui si raccontavano da mesi le prodezze
in tutti i giornali! L’enigmatico personaggio con cui il vecchio Ganimard, il nostro
migliore poliziotto, aveva impegnato quel
duello mortale, le cui peripezie si svolgevano in modo tanto pittoresco! Arsène Lupin,
il gentiluomo stravagante che opera soltanto nei castelli e nei salotti, e che, una notte
in cui era entrato dal barone Schormann,
ne era uscito a mani vuote lasciando il suo
biglietto da visita, su cui aveva scritto la
frase seguente: “Arsène Lupin, ladro gentiluomo, tornerà quando i mobili saranno
autentici”. Arsène Lupin, l’uomo dai mille
travestimenti: di volta in volta autista, tenore, bookmaker, ragazzo di buona fami-
23
signore..., oppure quello..., il mio vicino di
tavolo..., il mio compagno di cabina...
“E questo durerà ancora per cinque giorni”, esclamò miss Nelly Underdown, “ma
è intollerabile! Spero bene che l’arrestino.”
E rivolgendosi a me:
“Vediamo, lei, signor d’Andrésy, che è in
ottimi rapporti col comandante, non sa nulla?”
Io avrei voluto certamente sapere qualcosa per compiacere miss Nelly! Era una di
quelle magnifiche creature che, ovunque
siano, occupano subito il posto più in vista.
La loro bellezza, come la loro fortuna, affascina. Hanno una corte di appassionati, di
entusiasti.
Cresciuta a Parigi da madre francese, raggiungeva suo padre, il ricchissimo Underdown di Chicago. L’accompagnava una sua
amica, lady Jerland.
Sin dalla prima ora, avevo posto la mia candidatura per un flirt, ma nell’intimità ra-
pretesti | Novembre 2012
pida del viaggio, il suo
“1. Lupin si fa chiamare
fascino mi aveva subisignor R...”
to turbato, e mi sentivo
“È un indizio un po’
un po’ troppo emoziovago.”
nato per un flirt quan“2. Viaggia da solo.”
do i suoi grandi occhi
“Se questo particolare le
neri incontravano i miei.
basta.”
Tuttavia, lei accoglieva
“3. È biondo.”
i miei omaggi con un
“E allora?”
certo favore. Le piaceva
“Non ritiene possibile “Allora non dobbiamo
ridere alle mie battute e
fare altro che consultare
che potremmo
interessarsi ai miei anedcondurre l’inchiesta noi la lista dei passeggeri e
doti. Una vaga simpatia
procedere per eliminastessi,
così
bene
come
sembrava corrispondere
zione.”
farebbe il vecchio
alla premura che le testiAvevo la lista in tasca. La
Ganimard, il nemico presi e le diedi una scormoniavo.
personale di Arsène
Un solo rivale, forse, mi
sa.
Lupin?”
avrebbe
preoccupato,
“Noto in primo luogo che
un giovane abbastanza
ci sono soltanto tredici
bello, elegante, riservato, del quale lei sempersone con l’iniziale che si pone alla nobrava a volte preferire l’umore taciturno ai
stra attenzione.”
miei modi più “in apparenza” di parigino.
“Soltanto tredici?”
Faceva parte appunto del gruppo di ammi“In prima classe, sì. Su questi tredici signoratori che circondava miss Nelly, quando
ri R..., come lei se ne può assicurare, nove
lei mi pose la domanda. Eravamo sul ponsono accompagnati da donne, bambini o
te, piacevolmente seduti sulle sedie a dondomestici. Restano quattro persone da sole:
dolo. La tempesta del giorno prima aveil marchese de Raverdan...”
va rischiarato il cielo. L’ora era deliziosa.
“Segretario d’ambasciata”, interruppe miss
“Io non so niente di preciso, signorina”, le
Nelly, “io lo conosco.”
risposi, “ma non ritiene possibile che po“Il maggiore Rawson...”
tremmo condurre l’inchiesta noi stessi, così
“È mio zio”, disse qualcuno.
bene come farebbe il vecchio Ganimard, il
“Il signor Rivolta...”
nemico personale di Arsène Lupin?”
“Presente”, gridò uno fra noi, un italiano la
“Oh! Oh! Lei si spinge un po’ troppo oltre!”
cui faccia spariva sotto la barba del più bel
“In che cosa? Il problema è così complicato?”
nero.
“Molto complicato.”
Miss Nelly scoppiò a ridere.
“Lei dimentica gli elementi che abbiamo
“Il signore non è precisamente biondo.”
per risolverlo.”
“Allora”, continuai, “siamo costretti a conclu“Quali elementi?”
dere che il colpevole sia l’ultimo della lista.”
24
pretesti | Novembre 2012
No, non avevano preso tutto, come si seppe in seguito;
cosa molto più curiosa: avevano scelto!
“Cioè?”
“Cioè il signor Rozaine. Qualcuno conosce
il signor Rozaine?”
Tacquero. Ma miss Nelly, interpellando il
giovane taciturno la cui assiduità accanto a
lei mi tormentava, gli chiese:
“Ebbene, signor Rozaine, non risponde?”
Si voltarono verso di lui. Era biondo.
Confesso di aver sentito come un piccolo
shock dentro di me. E il silenzio imbarazzato che pesò su di noi mi indicò che anche
gli altri presenti provavano questa specie
di soffocamento. Era assurdo, d’altronde,
poiché nulla nei comportamenti di questo
signore permetteva di sospettarlo.
“Perché non rispondo?”, disse. “Ma perché, visti il mio nome, la mia qualità di
viaggiatore isolato e il colore dei miei capelli, ho già iniziato un’inchiesta analoga e sono arrivato allo stesso risultato.
Sono dunque del parere che mi arrestino.”
Aveva un’aria buffa, pronunciando queste
parole. Le labbra sottili come due righe in25
flessibili si assottigliarono ancora e impallidirono. Fili di sangue striarono i suoi occhi.
Di certo, scherzava. Eppure, la sua fisionomia, il suo atteggiamento ci impressionarono. Ingenuamente, miss Nelly chiese:
“Ma lei non presenta una ferita?”
“È vero”, disse, “la ferita manca.”
Con un gesto nervoso, si tirò su la manica
e scoprì il braccio. Ma subito mi colpì un’idea. I miei occhi incrociarono quelli di miss
Nelly: aveva mostrato il braccio sinistro.
E, in fede mia, stavo per farlo certamente
notare, quando un incidente sviò la nostra
attenzione. Lady Jerland, l’amica di miss
Nelly, giungeva di corsa.
Era sconvolta. Si prodigarono attorno a lei,
e solo dopo molti sforzi riuscì a balbettare:
“I miei gioielli, le mie perle!... Hanno preso
tutto!...”
No, non avevano preso tutto, come si seppe
in seguito; cosa molto più curiosa: avevano
scelto!
Dalla stella di diamanti, dai ciondoli di ru-
pretesti | Novembre 2012
bini a cabochon, dalle collane e dai braccialetti frantumati, avevano portato via non le
pietre più grosse, ma le più fini, le più preziose, quelle, si sarebbe detto, che avevano
maggiore valore ed erano meno appariscenti. Le montature stavano lì, sul tavolo.
Le vidi, tutti le vedemmo, spogliate dei loro
gioielli come fiori a cui avessero strappato i
bei petali scintillanti e colorati.
E per eseguire tale lavoro durante l’ora
in cui lady Jerland prendeva il tè, sarebbe
occorso, in pieno giorno e in un corridoio
frequentato, rompere la porta della cabina,
trovare una borsetta celata di proposito in
fondo a una cappelliera, aprirla e scegliere!
Non vi fu che un grido tra noi. Non vi fu che
un’opinione tra tutti i passeggeri, quando
si seppe del furto: è Arsène Lupin.
© 2012 Newton Compton editori s.r.l.
Traduzione dal francese di François Proïa.
Maurice Leblanc
Maurice Leblanc nacque in Normandia, a Rouen, l’11 novembre 1864,
secondogenito di un italiano, naturalizzato francese col nome di Émile
Leblanc. Trasferitosi a Parigi, frequentò l’intellighenzia del tempo: Maurice
Maeterlinck, Jules Renard, Alphonse Daudet e Léon Bloy. Ma gli autori
cui teneva di più furono Flaubert, di Rouen come lui, e Maupassant, che
ritenne suo maestro e dal quale fu sostenuto. Nel 1905, spinto dall’amico
editore Pierre Lafitte, pubblicò senza alcuna convinzione L’arresto di Arsène
Lupin. Il successo immediato lo portò a continuare le avventure dello
straordinario ladro gentiluomo, divenuto celeberrimo, con una incessante,
felicissima produzione che durò fino al 1941, anno della sua morte. La sua
casa nella splendida località di Étretat (Senna Marittima, sulla Manica), luogo
privilegiato per le avventure del suo eroe, è oggi divenuta museo col nome di
Clos Arsène Lupin.
26
pretesti | Novembre 2012
MEMORIALE DI
JUANITO GÓMEZ,
MARINAIO AL SOLDO
DI UN AMMIRAGLIO
ITALIANO
racconto
di Fabio Stassi
C
i avevano comprato per pochi
maravedís, al porto, perché eravamo disperati: qualcuno l’avevano preso dalle carceri, altri raccolti qua e là, per la Spagna: lazzaroni, mentecatti, un paio di gitani, e anche gente di
teatro, che non faceva più fortuna, uno scrivano... a me avevano detto che pagavano in
anticipo, per le nostre sacre famiglie, perché
tirassero avanti, e che la paga era buona, e
invece di monete non se ne videro più dopo
le prime, ma al ritorno, insistevano, al ritorno nessuno ci avrebbe più riconosciuto per
quanto oro avremmo portato, oro, tutto si
rivestiva d’oro mentre quelli ci reclutavano,
era difficile resistere a tante promesse, ti dicevano che era l’occasione della tua vita, che
non ne avresti avuto un’altra, nemmeno se
fossi rinato per mille anni di seguito, i più
savi si allontanavano, per non lasciarsi ten-
27
tare, quelli che conoscevano il mare si mettevano a ridere, mi ci è voluto del tempo per
capirlo, ma allora tutto quel riderci sopra mi
offendeva, mi sembrava un privilegio, anche la verità è un privilegio, sapere sempre
le cose come stanno, e che non potranno
cambiare, e poterne ridere, almeno così pensavo, ma non è per questo che scelsi di salire
a bordo, sarei andato nel culo dell’Africa se
m’avessero pagato, no, non era l’oro che mi
interessava, perché l’oro era il futuro, e ci
vuole immaginazione per questo genere di
cose, mi bastava la ricompensa giornaliera,
ma del Mare Oceano nessuno fece parola, io
non chiesi nulla, ti paghiamo per viaggiare,
fu tutto quello che mi sentii dire, dove non
aveva importanza, e avevano ragione, che
importanza ha, ciò che conta è il lavoro da
fare, e i giorni di navigazione, tanto non sei
tu che decidi la rotta, e io era da troppo che
pretesti | Novembre 2012
ad altre due caravelle, da Palos, la luce tastavo a terra, dopo la storia dell’incendio,
gliava l’aria, ma a terra nessuno ci badò a
per mesi al porto mi evitarono, non sappiaparte un gruppetto di frati che si inginocmo che farcene di gente così distratta, mi dichiarono sulle básole bagnate del porto e
cevano, ed era tutto, e non c’era verso di farnon smisero di pregare finché non prengli cambiare idea, questi invece non volevademmo il largo, c’era un vento regolare,
no domande e non le facevano, ma non
quella mattina, mio fratello diceva che parscartavano nessuno, per ufficiali scelsero i
tire di venerdì avrebbe irritato dio nostro siveterani, gli unici che avevano accettato, vegnore e che si cominciava sotto una cattiva
terani di cosa, mi domandavo, ché qui si è
stella, ma io gli chiusi la bocca, perché a fare
veterani solo della miseria e del bisogno,
l’uccello del malaugurio non ci si guadagna
imbarcarono su anche qualche avventurienulla, e quando tre giorni dopo saltò il timoro, di quelli non ne mancano mai, l’ammirane alla Pinta lui stette zitto, ma gli si leggeglio era un italiano, e non poteva essere che
vano parole negli occhi, e rabbia, perché in
italiano, solo loro sono così folli e incompequel viaggio non ci voleva venire, passarotenti, con me venne mio fratello Enríquez,
no altri tre giorni e su
seppure con molta rilutun’isola, davanti la costa
tanza, per lui erano tutte
dell’Africa, avvistammo
bugie, i soldi della regina,
un fuoco, e il cielo si rie che si sarebbe trovato
empì di zampilli e di cel’oro, e che quel viaggio
nere, un segno, sussurrò
era benedetto dal Signore,
Enríquez, un altro setutte bugie, ma a me non
gno, mordendosi le labimportava, volevo solo
bra, ci fermammo allora
partire, e che mi pagassea Gomera, al porto di
ro, lo ripeto, ne avevo proSan Sebastian, a bordo
prio necessità, e stavo in
Noi
dormivamo
sotto
era ancora tutta una febuona compagnia, a riponte, a volte di notte sta, giocolieri, cartomanpensarci ora, certo, si fredmi avvicinavo a quei ti, mancavano solo le
da il sangue, una nave di
zingari, teatranti, filibuvetri smerigliati dietro puttane, e per la verità
stieri, una nave di morti cui ardeva sempre una qualcuna la fecero pure
salire, per qualche ora,
di fame governata da un
candela,
e
quell’uomo
ma di nascosto all’Amfolle, non c’era male, che
mi faceva pena, con
miraglio, tanto quello se
saremmo entrati nella stotutte le sue carte
ne stava per conto suo e
ria, con quel carico, no, a
questo non ci credeva nesaperte sopra il tavolo non si accorgeva mai di
nulla, chiuso nella sua
suno, e nessuno ci teneva,
cabina, la sola di tutte e tre le navi, noi dortanto la storia la fa chi scrive, e scrivere si
mivamo sotto ponte, a volte di notte mi avscrivono sempre le stesse cose, quelle che
vicinavo a quei vetri smerigliati dietro cui
vogliono loro e che non sono state, partimardeva sempre una candela, e quell’uomo
mo un venerdì, all’inizio di agosto, insieme
28
pretesti | Novembre 2012
centro del nostro cielo, e gli alisei cominciami faceva pena, con tutte le sue carte aperte
rono a soffiare, qualcuno ebbe paura, non
sopra il tavolo, pareva che ragionasse con
per i viveri, perché ce n’erano a sufficienza,
qualcuno, che avesse una febbre, la sua fie nemmeno per il tempo, perché era come
gura gettava lunghe ombre che finivano nel
d’aprile in Andalusia, così diceva lo scrivamare, sì, quell’uomo mi fece pena dal primo
no, era per la strana rotta che avevano preso
momento che lo vidi, per gli occhi, forse,
le navi, correva voce che l’Ammiraglio voperché tremavano più delle candele, o per
lesse raggiungere l’isola di Cipango, scoprila voce, il guaio era che non potevi restarne
re la nuova via delle Indie, come suona bene
indifferente, che fosse pazzo lo sospettai suadesso, si diceva anche che aveva molti conbito, ma non ci volli credere, mio fratello,
ti da saldare, e con molta gente, ma tutti sainvece, se ne andava in giro a dire a tutti che
pevamo che dall’Oceano
l’Ammiraglio era possenessuno era più tornato,
duto da un démone, e
tutte
le
sere
c’era
e ci prese un’inquietudiche era un uomo debole,
qualcuno che gridava ne infantile, il cielo si poe che ci avrebbe portato
tierra, tierra, e
polò di strani uccelli cocerto alla sventura, e palorati, e il mare di pesci
reva un profeta mentre
piangeva, i baschi
diceva queste cose, uno
dissero che avremmo volanti, e poi di gemme
verdi, limacciose, ma che
che annuncia l’Apocalisdovuto
prenderci
una
a passarci in mezzo non
se, gli zingari lo maledidi
quelle
caravelle
e
ci si restava incagliati,
cevano per questo, nella
tornarcene indietro
come temevamo, a un
loro lingua, e anche gli
galiziano venne una crisi,
altri, in tutte le lingue del
e gli dovemmo legare le mani e tenergli fermondo, perché su quelle navi c’erano porma la lingua, per giorni gli aghi delle bussotoghesi, italiani, greci, va’ a farti fottere, gli
le si bloccarono, e le acque si gonfiarono
gridavano, sacco di merda, ma quando risenza vento, e nessuno sapeva darne una
partimmo da Gomera, e la Polare si fissò al
29
pretesti | Novembre 2012
ti, ma anche questo non era nuovo, perché
ragione, si vide persino un colombo svolazgente come noi non aveva niente da perdezare sopra le nostre teste, gli uomini allora
re, e nessuno ci avrebbe rimpianto, piano
cominciarono ad avere visioni, Martin Aloncalò un senso di disfatta, ma nemmeno queso, dal cassero della Pinta, chiamò la terra
sto era nuovo, perché il proprio destino uno
una prima volta, e anche io credetti di venon se lo può scrollare di dosso neppure a
derla, una montagna come quella di Teneritremila miglia di distanza, finalmente venfe, che al mattino scomparve, era che tutta
ne un giorno di pioggia, e tornò il vento, e il
quella luce irritava gli occhi, quel vento a
mare, il grande Mare Oceano, si fece fiume,
poppa regolare ma lento, e nessuna occupaun fiume di alghe verdi, per il resto era tutto
zione, niente di niente, solo mare, l’Ammicoperto da petali e da legni, di mattino ucraglio diede ordine di procedere anche di
celli screziati si posavano sull’albero di popnotte, e tutte le sere c’era qualcuno che gripa, e le caravelle correvano a sette nodi, a
dava Tierra, Tierra, e piangeva, i baschi disquesta velocità per l’inferno non mancherà
sero che avremmo dovuto prenderci una di
davvero molto, diceva ancora Enríquez, ma
quelle caravelle e tornarcene indietro, al più
pure nella sua voce si sentiva ormai una
presto, per uscire vivi da quell’empresa, a coresa, ci eravamo persi
sto di tagliare la gola a
nella notte stellata dell’ututti gli stranieri, la bianca gola dell’Ammiraglio
Finalmente venne un niverso, era questa la verità, ma nessuno se ne
per prima, mio fratello
giorno di pioggia, e
propose di buttarlo ai pe- tornò il vento, e il mare, curava più, l’equipaggio
aveva ripreso a dormire,
sci, gli altri avrebbero cail
grande
Mare
oceano,
come all’inizio di quel
pito, quel viaggio era stato tutta una follia, lo sa- si fece fiume, un fiume viaggio, solo l’Ammiradi alghe verdi
glio non chiudeva occhio,
pevano anche gli zingari,
la sua cabina era sempre
che leggono la sorte, ma
illuminata, e le sue carte aperte, e così restauna sera un capitano alzò la voce, e ci batrono fino a una notte senza luna, ricordo
tezzò idioti, e disse che a Cipango avremmo
persino la data, il pomeriggio m’ero fatto
trovato oro e perle e pepe nero e bianco,
dei conti, così, per passare il tempo, quel
l’Ammiraglio l’aveva letto da un veneziano,
giorno, per me, era l’undici di ottobre, l’Amsi trattava soltanto di pochi altri giorni di
miraglio venne sul ponte, ma si vedeva che
navigazione, di poche ore forse, ma questo
non era come le altre volte, diceva cose sennon calmò gli uomini, il capitano allora proza senso, e aveva la camicia strappata, e i
mise una pensione annua al primo che
capelli in disordine, no, non c’erano più
avrebbe avvistato l’isola, perché l’isola era
dubbi sul suo stato, mi avvicinai e gli consivicina, così se ne andò quasi un mese, e io
gliai di tornarsene a letto, non c’era nessun
mi chiedevo cosa veramente cercava l’Amaltro, a quell’ora, sul ponte, ma l’Ammiramiraglio in quel mare, se davvero sognava
glio si sporse sul mare, e io fui certo che si
stive d’oro, e di zenzero, e di noce moscata,
sarebbe gettato, invece cominciò a vomitao se era soltanto l’orgoglio di vincere una
re, vomitava sangue, e mentre vomitava discommessa, o un capriccio della sua fantaceva che aveva sbagliato i calcoli, ma con la
sia malata, siamo perduti, dicevano in mol30
pretesti | Novembre 2012
sua malattia, e con quelle degli uomini, perché gli uomini non si possono misurare in
miglia, e si sbaglia sempre, e sempre si perde l’isola di Cipango, diceva cose così, senza senso, e che credeva di guarire, e che invece portava con sé la morte,
lo sentii con le mie orecchie,
poi si mise a invocare la tempesta e i mostri marini, che divorassero ogni nave che seguisse la sua rotta, per almeno
un secolo, e scendesse la peste
sulla Castiglia e sul Portogallo, perché una peste che si
chiama Europa non contagiasse altre terre, e non ci fossero
nuovi mondi da far diventare
vecchi, e non si costruissero
ponti d’oro e d’argento sul
Mare Oceano, e nessun altro sangue macchiasse quelle acque, così gridava l’Ammiraglio, quella notte, e la mia pena si accrebbe tanto che dovetti distogliere gli occhi e
piantarli altrove, su una piccola candela di
cera che balenava all’orizzonte, anche
l’Ammiraglio si tirò su, e corse un tale che
si chiamava Pedro Gutiérrez, e un altro, che
dicevano Yzquierdo, tutti trattenemmo il
fiato, finché l’Ammiraglio si asciugò del sudore e giurò che avrebbe strangolato con le
sue mani il primo che urlava la terra, poi
svegliò il timoniere e ordinò di
invertire la rotta, fu così che
tornammo in Spagna, senza
oro e senza pepe e nessuna notizia, sino a questo porto dove
adesso racconto del viaggio a
chi lo vuole e dove nessuno mi
Disponibile su
crede, dopo avere superato
www. cubolibri.it
due burrasche e perso una caravella, alla Rocca di Sintra
l’Ammiraglio si calò su una
scialuppa, con un sorriso inebetito e felice, e chissà che ne è
stato, se gli sgherri della regina
l’hanno poi ridotto in catene, nessuno ha
invece pagato le nostre fatiche, e mai mi daranno la pensione annua che un capitano
aveva promesso a chi vedeva per primo il
favoloso Cipango, mentre alla darsena già
si approntano altre navi e si raccolgono altri equipaggi.
Fabio Stassi
Fabio Stassi, di origini siciliane, vive a Viterbo e lavora a Roma
come bibliotecario. Ha pubblicato: Fumisteria (GBM 2006, Premio Vittorini per il miglior esordio), È finito il nostro carnevale (Minimum fax 2007), La rivincita di Capablanca (Minimum
Fax 2008, Premio Palmi 2009; Premio Coni 2009), Holden, Lolita, Živago e gli altri. Piccola enciclopedia dei personaggi letterari
(1946-1999) (Minimum Fax 2010). Il suo ultimo romanzo, L’ultimo ballo di Charlot (Sellerio 2012, disponibile da Cubolibri) è
appena uscito e sarà tradotto nelle principali lingue straniere.
Disponibile su www. cubolibri.it
31
pretesti | Novembre 2012
Il mondo
dell’ebook
EBOOK:
È TEMPO DI
BILANCI
Si avvicina Natale, periodo di cruciale importanza per il
bilancio di un intero anno nel mercato eBook, ma i cui effetti si
conosceranno nel dettaglio solo nel primo trimestre del 2013.
Nel frattempo, la Buchmesse ha tirato le fila di una fase piena di
luci e ombre per il settore del libro in Italia.
di Daniela De Pasquale
L
a vicinanza della fine dell’anno ci
ricorda che è tempo di bilanci, anche nel mondo degli eBook.
A che punto è l’editoria digitale
in Italia e nel resto del mondo? Può essere
utile fare una sintesi dei dati fin qui disponibili, a uso e consumo di chi si sente un
po’ smarrito nel caos delle fonti variegate e
disordinate disponibili in rete e di chi vuole pronunciarsi e fare previsioni per l’anno
che verrà.
lettori forti che hanno molti più tablet che
eReader (73% vs 16%) ma che in assoluto
prediligono ancora il laptop.
E in Italia, abbiamo raggiunto l’ambito 1%?
L’Italia è uscita male e con gli occhi chiusi nella fotografia che l’AIE ha scattato alla
Buchmesse presentando i dati del Rapporto sullo stato dell’editoria 2011 e sui primi 9
mesi del 2012.
Una notizia buona e molte cattive. Partiamo dalla prima: l’eBook cresce. Siamo passati dallo 0,1% del 2010 allo 0,9% del 2011
Ripartiamo dalla Buchmesse: cosa succedei canali trade, segnando un +740% che in
de fuori dall’Italia?
soldoni fa 12,6 milioni di fatturato.
Cominciamo facendo un passo indietro di
Ma sono numeri che possono far fronte ai
circa un mese, per raccogliere quanto è stadati in discesa del contesto in cui si trovato detto alla Buchmesse di Francoforte, il
no? Questo 0,9% rappresenta lo 0,38% del
più importante mercato mondiale dei diritmercato complessivo, che a sua volta (dati
ti editoriali e ultimo – in ordine cronologico
Nielsen) ha registrato un giro d’affari in
– evento di respiro internazionale che precalo del 3,7% nel 2011 e dell’8,7 a settembre
cede la fine dell’anno.
2012.
Dopo aver segnato un +72% nelle vendite
Secondo dato su cui riflettere: sono cresciuti
di eBook a Febbraio 2012, a luglio l’Assoi titoli digitali disponibili. 19.884 a fine 2011
ciation of American Publishers e Book In(28.949 se consideriamo singolarmente tutti
dustry Study Group hanno rilevato che nei formati) e 31.616 a giugli Usa gli eBook di nargno (o se si preferisce,
rativa per adulti hanno
Dai numeri dell’AIE,
43.427): più del doppio
superato le vendite dei
l’eBook
cresce,
ma
in
in 6 mesi. Ma, nonostanlibri tradizionali.
un contesto di dati
te la produzione di nuovi
Ad agosto 2012 anche gli
eBook del Regno Unito si quasi completamente titoli rappresenti l’unico
preceduti dal segno indicatore positivo del
sono aggiunti al sorpas2011, le novità digitali
so. In particolare, Amameno
sono solo il 37%. Questo
zon dichiarava che per
vuol dire che ci sono strategie promoziona100 libri venduti nei suoi punti vendita fisili orientate ancora a preferire il solo canaci, venivano scaricati 114 eBook su Kindle.
le cartaceo, oppure che la disponibilità del
In Francia, un’indagine realizzata da Opiformato eBook viene posticipata rispetto
nionWay afferma che il 14% dei Francesi
al lancio sugli scaffali delle librerie brick
dai 15 anni in su ha letto almeno un eBook
and mortar. Molti editori stanno ancora dinegli ultimi 6 mesi: si tratta per lo più di
33
pretesti | Novembre 2012
gitalizzando il proprio catalogo, che offre
l’occasione di sperimentare, riorganizzare
e magari arrotondare, ma non sono ancora
pronti a una transizione che contempli un
apparato di business rinnovato.
Ma il dato più grave di quest’anno è che
sono diminuiti i lettori. È vero, i lettori di
eBook sono passati dall’1,3% del 2010 al
2,3% del 2012. Ma, complessivamente, in
Italia abbiamo perso 700mila lettori, il 6,5%
in un solo anno. Per fare un confronto, siamo al 45,3% degli italiani, contro il 61,4%
degli spagnoli, il 70% dei francesi, l’82% dei
tedeschi e il 72% degli americani. Il nostro
2,3% di lettori di eBook, paragonato al 20%
dei lettori digitali degli Usa, ci fa capire che
sarà difficile fare previsioni sul futuro degli eBook in Italia basandoci solo sul trend
d’oltreoceano e supponendo uno scarto di
cinque anni, perché sono diverse le basi antropologiche e culturali delle due popolazioni.
Nel frattempo, possiamo provare a indagare il pensiero di tre stakeholders fondamentali: l’Associazione italiana editori, gli
operatori culturali, i giovani.
Cosa propone l’AIE?
L’AIE promette di passare dalle parole ai
fatti e propone il suo programma in quattro punti: un ruolo di leadership a livello
europeo per l’Italia, con il progetto TISP
(Technology
Technology and Innovation for Smart Publishing),
), con partenza prevista a gennaio 2013
e con l’obiettivo di creare sinergia tra l’industria editoriale e i fornitori di tecnologia
di tutta Europa, attraverso la condivisione
e lo scambio di esperienze di business che
forniscano soluzioni e proposte per nuovi
prodotti e servizi. In secondo luogo, l’im-
34
pegno affinché anche gli eBook abbiano
un’IVA agevolata: l’imposizione fiscale del
21%, che nel 2013 arriverà al 22%, rispetto
dannoal 4% del cartaceo, è discriminante, danno
sa e annulla di fatto i vantaggi economici
che rendono competitivo l’eBook rispetto
al libro. Basti pensare che il prezzo medio
netdi un eBook nel 2011 è di 11,07 euro: al net
to dell’IVA al 21% sarebbe 9,15 euro, al di
sotto del prezzo soglia di 10 euro entro il
quale il lettore italiano considera ragionevole l’acquisto di un eBook. In terzo luogo,
un credito d’imposta sull’innovazione: non
solo eBook, ma anche tutto ciò che è digitale, dalle app alle banche dati, dai prodotti
educativi alle riviste scientifiche online. Ma
soprattutto per agevolare tutto il processo
di cambiamento strutturale e di riqualificariqualifica
zione che gli operatori stanno affrontando
per rendere possibile la transizione al digitale. Infine, una politica coordinata per il
libro: oggi ci sono troppi interlocutori, dal
Mibac al MIUR, dal ministero degli Affari
Esteri a quello per lo Sviluppo Economico
fino alla presidenza del Consiglio, e la macchina nel complesso risulta frammentata e
ottimizzanpoco oleata. Razionalizzando e ottimizzan
maggiordo le azioni e i flussi, ci si potrà maggior
mente concentrare sul presidio del diritto
d’autore, che è la vera patata bollente di
tutto il mercato digitale.
Cosa pensano gli operatori culturali?
Il magazine “Libreriamo” ha condotto
un’indagine tra scrittori, editori, giornalisti
ed esperti per sondare gli umori e i timori
di chi opera nel mercato: 7 addetti ai lavori
su 10 considerano la proprietà intellettuale
come il fattore più a rischio, e mentre si è
ottimisti sulla conquista di una nuova fetta
pretesti | Novembre 2012
non è più tra simili ma tra
di lettori, si ha paura che
diversi prodotti mediatici.
il digitale e fenomeni in
Quanto ai format, c’è una
evoluzione come il selfnovità partita in sordina
publishing, possano proche si sta conquistando il
vocare la scomparsa di
suo spazio: l’audiolibro.
figure professionali oggi
Superata la fase di scetindispensabili: per il 52%
ticismo, ora si riscopre il
i più a rischio sono i librai,
piacere di farsi raccontare
seguiti da editor (45%) e
una storia quando non si
distributori (34%).
ha la possibilità di tenere
I player si sbottonano
un libro tra le mani, e proquepoco sui numeri, e que
babilmente anche un desto non è una novità. Ma
L’audiolibro
vice per leggere un eBook.
è fresca la notizia che si
ha superato lo
Il principale produttore
legge in un comunicato
scetticismo che lo
italiano è Emons, che ha
stampa del gruppo RCS,
affidato ad attori famosi
partiche indica come parti
accompagnava e
la realizzazione di oltre
colarmente rilevante “la
sta conquistando
crescita dei ricavi dalla
sempre più consensi, 80 titoli e che ha trovato
la chiave del suo consovendita di copie digitali,
affermandosi
lidamento nella collaboche rappresentano il 15%
come ulteriore
razione con editori come
Includei ricavi digitali. Inclu
format culturale in
Feltrinelli e Marsilio, con
dendo tutte le attività
competizione con
un occhio di riguardo al
digitali, i ricavi digitali
mondo dei ragazzi.
di Gruppo raggiungono
l’ebook
il 15% dei ricavi totali”.
Giovani e eBook: un futuro a braccetto?
Sempre in occasione della Buchmesse,
A proposito di giovani, il settore bambini e
forla casa editrice Fazi è stata generosa nel for
ragazzi è l’unico ad aver registrato una crenire dati che possiamo iniziare a incasellare
scita nel fatturato nel 2011, anche a livello
nell’ottica di confronti con altri editori per
internazionale, sia nella vendita di diritti
pensare a delle stime: 30.000 copie venduriche nelle coedizioni, per la prima volta ri
te del catalogo eBook composto da 170 tilevate nel report dell’AIE. Anche in questo
toli nel 2012, con un fatturato del 2,5% sul
caso, c’è un segnale di allarme, che però
totale, registrando ad agosto 5.800 vendite
non deve scoraggiare: la fascia di lettori più
su Amazon, 800 su Apple, oltre 1000 sugli
forte (14-29 anni) è quella crollata di più in
altri store online. E Cristina Foschini, del
paraItalia, arrivando al 57,9%. Per fare un para
gruppo Gems di cui Fazi fa parte, ammette
regigone, in Usa in quella stessa fascia si regi
che il cambiamento è presente e palpabile.
stra l’83%, e il 60% frequenta le biblioteche
A cambiare è il concetto stesso di libro, più
(Pew Research).
vicino a quello di format, e la competizione
35
pretesti | Novembre 2012
sarà questo Natale a decidere del futuro degli ebook in
Italia. I libri digitali costano meno e il mercato offre tablet e
ereader per tutti i gusti e tutte le tasche.
Ma mentre i numeri calano, cresce la generazione nata con internet, con i pc e con i tablet, abituata da sempre a leggere su schermo, che porterà a un inevitabile aumento
del digitale. È necessario che tutti gli operatori culturali svolgano con consapevolezza
la loro parte in un progetto complessivo e
strutturato di educazione alla lettura. Sarebbe un bel segnale e ci piacerebbe che nel
2013 anche i titoli per ragazzi si affacciassero nelle classifiche degli eBook più venduti.
Tab 2 o Nexus 7 se si opta per il tablet, la
famiglia dei Kobo e quella dei Kindle se si
preferisce l’eReader, passando per l’italiano biblet Reader di Telecom. Questi i più
gettonati. Quale sarà il re del Natale 2012?
Quali le novità da mettere sotto l’albero?
Sarà questo Natale a decidere del futuro degli eBook in Italia nel medio periodo. I libri
digitali hanno raggiunto un prezzo abbordabile. Se ci sarà la giusta promozione del
concetto di regalo, attraverso sistemi agevoli di buoni, coupon e invii elettronici, ci sarà
un decisivo ritorno in termini di awareness.
Senza dimenticare che ormai tutti gli operatori sono sul mercato con i loro dispositivi, i prezzi sono decisamente calati rispetto
allo scorso anno, e i modelli sono disponibili per tutte le esigenze e tutte le tasche.
Kindle Fire base o HD, iPad Mini, Galaxy
biblet reader di telecom
36
pretesti | Novembre 2012
Il mondo
dell’ebook
SALVA L’AMBIENTE,
LEGGI UN EBOOK!
da un lato i libri cartacei, il cui processo di produzione è inquinante e
depaupera tante risorse naturali. dall’altro i libri digitali, i migliori amici
dell’ambiente. Ma è davvero tutto oro ciò che luccica?
di Roberto Dessì
L
eggere fa bene. No, non è l’ennesimo scontato claim dell’ennesima
scontata campagna pro-lettura.
Uno studio dell’università di Stanford ha di recente ‒ e per l’ennesima volta ‒ confermato che qualche ora dedicata
a García Márquez, Tabucchi o anche Ken
Follett è una vera e propria palestra per il
nostro cervello, lo rafforza e lo preserva
dalla degenerazione dei tessuti. Senza par-
37
lare dei positivi influssi sull’umore e sulla
cultura, naturalmente.
Guardando da un’altra prospettiva, però,
leggere fa male. Fa malissimo. Più delle sigarette, più di un’ora imbottigliati nel traffico della tangenziale: vi intossica con i suoi
fumi nocivi, dilapida i polmoni verdi della Terra, consuma preziose risorse idriche,
quando non le avvelena. Quell’innocente
agglomerato di cellulosa che occhieggia dal-
pretesti | Novembre 2012
le vostre librerie e che tanto amate, in realche mai). Rivisto il conteggio, si arriva a
tà trama silenziosamente per farvi fuori.
circa 7,5 kg di Co2 e compagnia, per ogni
Incipit un pelo apocalittico, mi rendo conto.
libro. Vi è passata la voglia di leggere?
Nella sostanza, però, le cose stanno proprio
Non temete. Forse una soluzione c’è. Forse
così: come la produzione di qualsiasi altro
la stringete tra le mani. Senza dubbio l’avebene materiale, anche il libro dà il suo nete proprio adesso davanti agli occhi. Pensafasto contributo all’allargamento del buco
teci. Che cos’è “PreTesti”? Bravi, una rivista
nell’ozono e allo scioglimento dei ghiacciai.
digitale. Non viene ‒ salvo occasioni speTempo fa, Brian Palmer per il “Washington
ciali ‒ stampata su carta. Non viene distriPost” si è preso la briga di fare qualche calbuita su TIR, non viene riciclata o mandata
colo, con risultati sconal macero se non si venfortanti. Nei soli States
dono le copie previste
Quell’innocente
vengono abbattuti qual(anche perché è gratuiagglomerato
di
cellulosa
cosa come 32 milioni di
ta). Lo stesso accade per
che occhieggia dalle
alberi l’anno, e per ogni
gli eBook, i libri digitali.
vostre librerie e che
libro pubblicato vengoChe siano loro, ancora
tanto amate, in realtà
no immessi nell’aria 4
una volta, a salvarci?
trama silenziosamente Da una prospettiva mekg di sostanze dai nomi
poco amichevoli quaramente ambientalista,
per farvi fuori
li anidride carbonica e
comparare libri cartamonossido di carbonio. Moltiplicateli per
cei e digitali equivale ad affiancare Stalin
tutti i libri prodotti, ed ecco servito l’equie Ghandi. La già citata indagine del “Wavalente inquinante annuale di 7 milioni di
shington Post” lo illustra bene: 32 milioni di
automobili.
alberi abbattuti? Tornano in vita, non serve
Aggiungiamoci 28 litri di acqua consumati
una sola risma di carta per gli eBook. 7,5 kg
per la produzione di ogni libro, i veleni dedi schifezze? Sono quasi del tutto eliminarivanti dagli inchiostri, e le sostanze canceti. 28 litri d’acqua? All’eBook ne bastano 2
rogene immesse nell’aria per il trattamento
bicchieri. Si attesta pressappoco sulle stese lo sbiancamento della carta. Questo per
se cifre lo studio National Geographic del
quanto concerne la sola fase produttiva. C’è
2011, dal quale emerge che ogni libro cartapoi quella distributiva (i TIR che trasportaceo produce tanto inquinamento quanto 14
no libri non vanno ad aria compressa, non
omologhi digitali.
ancora); quella di sovrapproduzione che
Insomma: l’eBook è bravo e bello. Anche
richiede il ritiro degli invenduti (e riecco i
troppo per essere vero, e infatti non lo è. O
TIR, a percorso inverso); il loro riciclo (che
meglio, lo è osservando un solo punto di
per quanto suoni molto eco-friendly, necesvista della realtà. Ce n’è un altro, ben più
sita di altra acqua e scarica altro inquinainquinante: la produzione del supporto
mento nell’aria) o il loro macero (peggio
hardware per la lettura, si tratti di un eBook
38
pretesti | Novembre 2012
reader o di un tablet. Con loro in gioco, i
corte, Toshiba presentò un semi-prototipo
conti non tornano più.
di eBook reader a carica solare, il Biblio
Produrre un iPad significa infatti immettere
Leaf SP02. Non se n’è più saputo nulla, ma
nell’aria circa 130 kg di sostanze nocive. Sul
intanto è stata presentata allo scorso CES di
Kindle non si hanno dati certi, ma vengono
Las Vegas una cover per Kindle, della Solarstimati circa 170 kg. Due rapidi calcoli per
Focus, con mini pannello solare per ricarica
raggiungere la conclusione che l’ambiente
ecologica del dispositivo. A vincere l’Oscar
può sopportare anche un nuovo eReader o
nella categoria “paladini dei diritti dell’amtablet, a patto di ammortizzarne l’impatto
biente” (con nomination anche in quella
leggendo a sufficienza: le stime più conser“originalità”) è però un tablet prodotto dalvative parlano di almeno dieci titoli l’anno
la MicroPro Computers. La sua storia riper eliminare ogni senso di colpa. Con una
corda la favola di Pinocchio, dove Mastro
postilla: l’inquinamento non viene prodotGeppetto assembla un bambino partendo
to dalla sola realizzazione del device, ma
da un pezzo di legno di poco valore. Con
anche dalla sua ricarica e soprattutto dal
lo stesso pezzo di legno l’azienda irlandese
suo smaltimento: siliha realizzato un tablet.
cio, plastica e altri maCerto, non ha il design
L’ambiente può
teriali impattano sulle
di uno made in Cupertisopportare la
emissioni di Co2 anche
no, ma a quanto dichiaproduzione
di
un
nuovo
nel processo di dismisrano i suoi produttori il
ereader o tablet, a
sione, annullando (se
98% dei componenti è
patto di ammortizzarne riciclabile.
non addirittura peggiol’impatto leggendo
rando) il rapporto di
Lungi da me demonizalmeno 10 titoli l’anno zare il libro: come però
convenienza tra eBook
e versione cartacea. L’ha
potrà confermare chi ci
ben messo in evidenza, qualche mese fa, un
lavora, l’industria della carta stampata – inarticolo di Nick Moran su “The Millions”.
cludendo anche i prodotti da edicola – ha
Morale della favola: per ammortizzare l’insacche di inefficienza notevoli, alle quali si
tero ciclo di vita di un tablet dovreste aspetpotrebbe mettere una pezza con soluziotare la bellezza di cinque anni. Considerato
ni “innovative” (virgolette doverose, visto
che in soli due anni sono già usciti quattro
che si tratta dell’uovo di Colombo). Una di
modelli di iPad e infinite versioni di Anqueste è divenuta famosa grazie al fenomedroid, il vostro amore per la natura potrebno letterario dell’anno, le Cinquanta sfumabe cozzare con il desiderio di disfarvi di un
ture di grigio di E.L. James, che inizialmente
modello obsoleto per passare a uno nuovo
se ne avvalse per diffondere il suo verbo
fiammante. In alternativa, potreste valutare
sado-maso e aggirare il problema dei costi
l’acquisto di un device eco-sostenibile.
di stampa. Si chiama print on demand, traQuando il Kindle aveva ancora le braghe
dotto letteralmente “stampa su richiesta”:
39
pretesti | Novembre 2012
L’industria della carta stampata ha sacche di inefficienza
notevoli, alle quali si potrebbe mettere una pezza grazie a
soluzioni “innovative”
piuttosto che far arrivare cento copie di un
romanzo in libreria, e dover fare i conti con
trasporto, reso, macero o riciclo, il libro viene stampato in loco. Attesa di soli cinque
minuti e garanzia di trovare sempre il titolo che desiderate senza passare per le forche caudine dell’ordine in magazzino. Una
moda che arriverà presto, si spera, anche in
Italia.
Comunque la pensiate, il diktat rimane l’acquisto consapevole. Controllate che i vostri libri siano stampati, almeno in parte, su carta
riciclata, in quali stabilimenti, con quali ga-
40
ranzie di tutela ambientale e riforestazione.
Scoprite cosa c’è dietro il tablet che tenete
tra le mani, chi lo produce e in quale fabbrica. Perché la customer care non è solo un
efficiente servizio clienti o un buono sconto
di tanto in tanto; è anche e soprattutto una
produzione intelligente e sostenibile per il
nostro, il vostro, ambiente. Ultimo, ma non
ultimo: leggete, leggete e leggete!
pretesti | Novembre 2012
buona la prima
storie di libri
ed edizioni
PHILIP ROTH
“LA MACCHIA
UMANA”
(2000)
di Luca Bisin
P
oco dopo la pubblicazione del romanzo Gli ambasciatori, nel 1903, Henry James
scrisse all’amico W.D. Howells per imputargli una responsabilità certo inconsapevole e però di non lieve conto: alcune parole che Howells aveva pronunciato
pochi anni addietro a un comune amico, e che questi aveva in seguito riferito al
romanziere, costituirono per James “il tenue, vago germe, il semplice punto di partenza di un
soggetto” da cui il tempo e il lavoro dello scrittore avrebbero tratto infine l’opera compiuta:
“le annotai, come annoto ogni cosa, e anni dopo il soggetto irruppe a me, un giorno, scaturendo dal mio taccuino. […] Ma il punto è che già da molto tempo prima – dal momento in
cui mi aveva colpito in quanto germe – si era separato da te o da qualsiasi cosa ti riguardasse! Era divenuto impersonale e indipendente. Nondimeno le tue iniziali figurano nella mia
annotazione; e se tu non avessi pronunciato quelle cinque parole a Jonathan, egli non avrebbe potuto riferirmele (con tanta partecipazione e interesse), e io non avrei potuto elaborarle
nella mia immaginazione. La morale è che sei responsabile dell’intera faccenda. Possa tu
sostenere con coraggio questo fardello!”.
Forse il pungolo che spinse Philip Roth, nel settembre del 2012, ad affidare al “New Yorker” una lettera aperta a Wikipedia per puntualizzare, a dodici anni dalla sua pubblicazione,
il “tenue, vago germe” che gli aveva ispirato la stesura di La macchia umana, non attiene
41
pretesti | Novembre 2012
tanto a una pedante esigenza di precisio
precisione, né a un futile pretesto di polemica verso
la popolarissima enciclopedia online. Vi si
legge, piuttosto, l’ambizione dello scritto
scrittore a renderci trasparente l’esatta dinamica
del proprio processo creativo, come anche
l’urgenza di restituire alla memoria del suo
deceamico Melvin Tumin, nel frattempo dece
duto, l’inconsapevole responsabilità di aver
(ingleinnescato quella dinamica. Alla voce (ingle
se) di Wikipedia relativa al romanzo, dov’era riportata l’opinione che ascrive lo spunto
sollecitante per la creazione del personaggio
di Coleman Silk alla figura di
Anatole Broyard – scrittore e
giornalista di orgine creola,
che nel corso della sua attività
newyorkese volle affrancarsi dalle proprie origini afroamericane e darsi un’identità
bianca –, Roth oppone risolutamente la propria indicazione dello scampolo di realtà
che gli suggerì l’idea germinale dell’opera: non la vicenda,
a lui quasi ignota, di Broyard,
bensì quella, ben più prossima
e conosciuta, del professore di
sociologia Melvin Tumin, che
nel 1985 durante una sua lezione a Princeton
pronuncia, a proposito di due studenti assenti, le parole fatali che nelle prime pagine romanzo segneranno il destino del
protagonista: “Qualcuno conosce queste
persone? Esistono o sono degli spettri?”.
Probabilmente, il tono non privo di astio
usato da Roth nella sua lettera (“Ed è questo
che mi ha ispirato nella scrittura di ‘La macchia umana’: non qualcosa che può essere o
non essere accaduto a Manhattan nella vita
42
della figura letteraria cosmopolita Anatole
accadBroyard, bensì ciò che effettivamente accad
de nella vita del professor Melvin Tumin”),
la questione dibattuta della “vera” fonte
recentemenispiratrice del romanzo (ancora recentemen
te, la figlia di Broyard ha voluto ribadire via
Facebook l’esattezza dell’interpretazione riportata da Wikipedia e avanzata, peraltro, da
numerosi critici già all’indomani dell’uscita
del libro), la diatriba non troppo amichevole circa la reciproca autorevolezza a pronunciarsi sul romanzo (scrivendo una prima volta a un amministratore di Wikipedia
per chiedere la modifica della
voce, Roth si vide rispondere
di non essere, lui, l’autore, una
fonte sufficientemente attendibile circa il proprio romanzo), non rappresentano che i
contorni più esteriori e futili di
una vicenda che nella sua matrice autentica ci offre piuttosto
un varco privilegiato sull’esperienza, non priva di aspetti
malinconici, che ogni scrittore
Disponibile su
www. cubolibri.it fa della propria opera quando questa è ormai pubblicata.
Perché se, come voleva Henry
James, il romanziere è non più
che uno sguardo, una delle innumerevoli finestre che “danno tutte sulla scena umana”,
a ognuna delle quali “v’è una figura con un
paio d’occhi o almeno con un binocolo, che
costituisce uno strumento unico di osservazione”, ognuna delle quali “non è nulla senza la presenza dell’osservatore – senza, in
altre parole, la coscienza dell’artista”, allora
la pubblicazione di un romanzo non è per
lo scrittore soltanto una faccenda di consacrazione, ma anche di estromissione: non
pretesti | Novembre 2012
per essere qui” che “impurità, crudeltà, abusolo il compimento di un lavoro che ha dato
so, errore”. Anche per esso, “ogni purificaforma visibile a quello sguardo, ma anche il
zione è uno scherzo” e “la fantasia della pumomento che lo ha definitivamente affranrezza è terrificante”. Anche per esso, come
cato dalla necessaria presenza dell’osservaper Coleman Silk, “nessuno sa”, nessuno sa
tore, che lo ha reso esso stesso oggetto di alnulla, l’autore non più del lettore: “Intenziotri sguardi.
ni? Motivi? Conseguenze? Significati? Tutto
In un suo aforisma Nietzsche ha annotato
ciò che non sappiamo è stupefacente. Ancor
una volta che “ogni scrittore resta contipiù stupefacente è
nuamente stupito
quello che crediadi come il libro, una
mo di sapere”.
volta separatosi da
In fondo, allora, la
lui, viva di vita prostizza che muove
pria”; e a tale annoRoth a scrivere la sua
tazione ha dato un
lettera aperta a Wititolo che proprio rikipedia non ha molspetto al caso solleto a che vedere con
vato da Roth a proil puntiglio dell’auposito di La macchia
Una scena dal film La macchia umana
tore a dire l’ultima
umana appare partiparola sulla propria opera, tanto meno con
colarmente emblematico: “Il libro quasi fatuna senile incomprensione dell’anziano
to uomo”. Emblematico in quanto rivela di
scrittore verso i nuovi media (come ci si è afquella disputa (di là da ogni spicciola elufannati a sancire nell’immancabile disordicubrazione sulle ragioni o i torti) il profilo
nato arruffio di commenti su internet), ma
quasi tragico: ormai consegnato alle stampe,
è piuttosto il cedimento umanissimo – tanto
resosi ormai libero e autonomo, fattosi orpiù umano e dolente se, stando alle ultime
mai quasi uomo, il romanzo di Roth soggiace
dichiarazioni di Roth, viene da un autore
anch’esso a quell’inevitabile destino che, nel
che ha ormai posto fine alla sua attività –
libro, Faunia Farley (la protagonista femmia voler essere di nuovo quella pura finestra
nile), ascrive a ogni essere umano. Anch’esaperta sulla scena umana, quell’unica esatso, infine, reca immancabilmente con sé una
ta direzione dello sguardo che diede inizio
macchia “che comprende la disobbedienza e
alla scrittura. È il cedimento a una brama di
frustra ogni spiegazione e comprensione”,
purificazione che, per i libri come per gli uouna traccia involontaria e ineliminabile,
mini, non può che risolversi, forse, nell’“agun’impronta che non ammette espiazione.
giunta di nuove impurità”.
Anche per esso, forse, “non c’è altro mezzo
43
pretesti | Novembre 2012
sulla punta
della lingua
Come parliamo,
come scriviamo
Rubrica a cura
dell’Accademia della Crusca
UNO SGUARDO ALLA LINGUA ITALIANA NEGLI USA,
CON UN RAGIONEVOLE OTTIMISMO
di Imperatrice Di Passio
N
el corso dell’ultimo decennio,
negli Stati Uniti, il numero di
corsi di lingua italiana offerti
nell’ambito dell’istruzione formale, è aumentato considerevolmente.
Se, nei passati anni, era meno facile trovare
corsi d’italiano insegnati nelle scuole superiori, ora non è più così. I motivi della richiesta sono vari: la presenza della comunità americana di origine italiana che cerca di
mantenere un legame con le proprie radici
ed in parallelo la considerazione che l’italiano rimane una lingua di cultura, di arte e di
uno stile di vita che continua ad attrarre gli
stranieri.
Ora si aggiunge un altro motivo, un valore aggiunto, un motivo legato all’apprendimento della lingua più consapevole, con una
maggiore ricchezza e plasticità, quindi con
una mente aperta a nuove informazioni volte a modificare ‘contesti’ spesso stereotipati.
Da alcuni anni, esiste il programma di
promozione dell’italiano a livello scolastico superiore, il cosiddetto AP (Advanced
44
Placement Program) che ha conferito maggiori credenziali allo studio dell’italiano.
Infatti gli studenti che, dopo aver frequentato un formale corso, superano l’esame,
iscrittisi all’università possono accedere a
un corso di livello superiore, usufruendo
dei crediti precedentemente acquisiti.
Dal 1998 al 2009 (cifre fornite dal MLA Modern Language Association) il numero degli
studenti d’italiano nelle università americane è cresciuto quasi del 60%. Sicuramente
programmi più aggiornati e innovativi incentivano e motivano lo studente verso un
percorso continuativo. Inoltre, l’arrivo presso università americane di giovani ricercatori italiani madrelingua, spesso con un curriculum che annovera master o dottorati in
Linguistica o in Glottodidattica, ha apportato nuova linfa alla metodologia didattica.
A questo punto ci auguriamo che anche le
case editrici statunitensi, che pubblicano i
manuali di lingua italiana a livello universitario, guardino con interesse non solo ai
cambiamenti di costume e società della Pe-
pretesti | Novembre 2012
nisola, non solo agli strumenti per prepalinguistico, cognitivo, culturale ed umano
rare gli studenti all’esame AP, ma anche ai
estremamente stimolante.
cambiamenti della compagine linguistica,
Quindi, lo spagnolo e l’italiano possono
che interessano vari livelli di analisi: dalla
agire e potenziarsi insieme proficuamente,
morfosintassi al lessico sino alla struttura
e la somiglianza tra le lingue può diventare
testuale.
un eccezionale moltiplicatore dell’apprenCi auguriamo che anche nei testi editi negli
dimento in un terreno altro da sé.
Stati Uniti qualcosa cambi nell’ambito del
Dal 2008 sempre in California, ogni anno si
materiale d’ascolto. Spesso infatti i dialorinnova il concorso “Scrivo in Italiano” (sul
ghi proposti sono recitati, in un laboratorio
modello di quello di cui parleremo a breve).
linguistico, su un copione e tutte le attività
Il concorso letterario è promosso dal Calicorrelate ruotano su quel copione, a volte
fornia Department of Education e dai Consoprivo di una veste prosodica reale, o mollati Generali d’Italia in California. Gli stuto amplificata che non rispecchia il parlato
denti (scuola primaria e secondaria), avuta
conversazionale dei madrelingua.
una traccia obbligata, devono comporre un
Questa scollatura è avtema in lingua italiana.
vertita maggiormente
dal 1998 al 2009 (cifre “Il tema deve essere chiadai docenti italiani che
ro, originale, espressivo,
fornite
dal
MLA
Modern
insegnano l’italiano nei
grammaticalmente corretLanguage
Association
)
numerosi programmi
to. Devono prestare partiil numero degli studenti colare attenzione all’esatta
universitari statunitensi, con sedi istituziona- d’italiano nelle università ortografia italiana. Gli inamericane è cresciuto segnanti possono fornire ai
li in Italia (study abroad
quasi del 60%
programs). Questi proloro alunni indicazioni gegrammi rappresentano
nerali ma non devono dare
un mondo a parte, complesso e vario che
suggerimenti specifici né correggerne gli elarichiederebbe un discorso più lungo e detborati”. Interessante notare che nell’ultimo
tagliato.
bando è stata fornita una tabella sia per Mac
Ma continuando sul versante positivo è da
sia per Windows su “Come scrivere gli accensegnalare un uso sempre più frequente della
ti”. Questo ci sembra un segnale da non sotvia della intercomprensione tra lo spagnolo
tovalutare come esempio di buon uso e di
e l’italiano.
buona pratica di una lingua.
Si tratta di quel fenomeno spontaneo di
Per finire, ricordiamo che il Governo italiacomprensione reciproca tra parlanti di linno sostiene la promozione della lingua atgue affini in aree a forte presenza ispanica,
traverso la rete di cinque Istituti di Cultura.
come lo sono oggi gli Stati Uniti. Si è visto
Sarebbe interessante condurre un’indagine
che lo studio parallelo di più lingue della
approfondita sulle attività e sugli eventi
stessa famiglia porta ad un arricchimento
proposti dai cinque Istituti (Chicago, New
45
pretesti | Novembre 2012
sul versante positivo è da segnalare un uso sempre più
frequente della via della intercomprensione tra lo spagnolo
e l’italiano
York, Washington, Los Angeles, San Francisco). Gli archivi on-line permettono di risalire agli eventi organizzati dal 2005 a oggi.
Da una visione d’insieme notiamo che un
grande spazio è riservato all’arte, al cinema, alla musica (opera, folk, jazz), ma molto
meno alla storia della lingua italiana nel suo
aspetto diacronico e sociolinguistico.
Fortunatamente, però, ogni anno, sin dal
2001, anche negli Stati Uniti, nel mese di ottobre, la lingua italiana diventa protagonista grazie alla Settimana della lingua italiana
nel mondo, istituita su iniziativa dell’Accademia della Crusca, che bandì proprio nella prima edizione un concorso di scrittura
“Scrivi con me” rivolto a studenti di scuole superiori italiane e bilingui. Un esempio
che è stato positivamente adottato, come
46
abbiamo visto, anche fuori dalla specifica
ricorrenza.
Infine c’è da segnalare un’ulteriore nota
positiva. Il 2013 sarà l’anno della cultura
italiana negli Stati Uniti, con iniziative per
promuovere il nostro Paese. Una fitta serie
d’incontri avranno lo scopo di mettere in
luce sia la componente culturale, sia quella
produttiva dell’Italia. Ogni mese, nelle più
importanti città, saranno inaugurate mostre, istallazioni multimediali, saranno realizzati incontri e convegni e si parlerà in
italiano e anche dell’italiano.
pretesti | Novembre 2012
Anima del
mondo
Paesaggi della letteratura
SCOLPIRE
IL TEMPO
Il Messico nello sguardo di Juan rulfo
S
econdo il regista russo Andrej Tarkovskij, il cinema è l’arte di scolpire il tempo. Insinuandosi tra
mortalità ed eternità, ricordo del
passato e speranza nell’avvenire, esso riesce a riprodurre l’effettiva consistenza della temporalità, donando spessore e realtà
all’istante eterno afferrato dalla macchina
da presa. Nel cinema sembra così all’opera una potenza divina che, plasmando una
materia grezza e inerte, dona la vita a ciò
che in sé non la possiede. L’artista autentico, infatti, è al servizio dell’immortalità, si
sforza di rendere immortale il mondo. Tale
attività demiurgica, però, non la ritroviamo
47
di Fabio Fumagalli
solo all’interno di una sala cinematografica. Certo, in essa si dà la fusione totale dei
due elementi che creano la forma-tempo,
l’immagine e il movimento. Vi sono, tuttavia, altri modi per far sì che ciò avvenga.
Juan Rulfo, massimo scrittore messicano
del ’900, ha trovato, nel corso del sua breve
ma intensa carriera artistica, un’alchimia
alternativa. La sua arte, infatti, è duplice:
da una parte ci imbattiamo in 15 racconti
brevi e un romanzo; dall’altra in una collezione di oltre 6000 fotografie. Ciò che dona
unità al tutto è una terra: il Messico. Rulfo
la lavora, la coltiva, quasi come un apprendista stregone, regalandocene un affresco a
pretesti | Novembre 2012
ro del sole, la pianura sembrava una laguna
dir poco meraviglioso. In che modo? Prima
trasparente, che si disfaceva in vapori da cui
di tutto viene la fotografia. In essa si pretraspariva un orizzonte grigio. E più in là,
senta lo “spazio” messicano, fatto di geouna linea di montagne. E ancora più in là,
metrie naturali (il maguey, dove domina
la lontananza più remota”. Trasformare la
l’agave, pianta simbolo del Messico), piarealtà, però, vuol dire renderla viva, piena
nure polverose, chiese e paesi abbandonati,
di energia… mortale. Al fianco, ed insepaluci accecanti. E, dietro a questa “bellezza
rabilmente, del “Mespura di luce”, il punsico di luce” compare
golo dell’ombra, il
così un “Messico di
domandarsi contifuoco”, un luogo “sinuamente: “Perché
tuato sulle braci della
tanta calma?”. Già
bocca
dell’inferno”.
qui, infatti, emerge
Qui, nell’anticamera
una certa ambiguità
dell’Ade, sembra cadi fondo, come se neltapultarci la lettura di
le numerose fotograPedro Páramo, l’unico
fie rulfiane si celasse
romanzo di Rulfo. Le
un non-visto, ciò che
figure che vi troviadona loro quella bel“Il mio paese, alto
mo non sono concrete,
lezza sorprendente.
sulla pianura. Pieno di
bensì emanazioni di
Tale duplicità divamqualcosa che una volpa con chiarezza nelalberi e foglie, come un
la scrittura. Anch’es- salvadanaio dove abbiamo ta, in passato, fu, ma
che ora non esiste più.
sa inscindibile dalla
conservato dei ricordi.”
Sono “ricordi” che, a
terra che l’ha generascapito della loro “imta (come se il Messimaterialità”, vedono e sentono. Cosa? Paeco fosse la linfa vitale dalla quale l’alberosaggi (“Guardi, – mi dice il mulattiere, ferRulfo non può distaccarsi), appartiene al
mandosi. – Vede quella collina che sembra
mondo plurivoco della poesia. Scrivere per
una vescica di maiale? Be’, proprio lì dietro
Rulfo è, infatti, ricreare la realtà, non tramic’è la Mezzaluna. Ora si giri di là. Vede l’alte un sapere esoterico ma, molto più semtra cresta che non si vede quasi tanto è lonplicemente, perché la natura mai si dà in sé,
tana? Bene, ora ha visto la Mezzaluna da
bensì sempre all’interno della coscienza di
un estremo all’altro. Come dire tutta la terun soggetto (vivo o morto che sia). Ecco alra che si può abbracciare con lo sguardo.”)
lora le splendide e lapidarie descrizioni che
e voci (“Questo paese è pieno di echi. Semi personaggi sulla scena della narrativa rulbra quasi che siano rinchiusi nei vuoti delle
fiana danno di ciò che li circonda: “Il mio
pareti o sotto le pietre. Quando cammini ti
paese, alto sulla pianura. Pieno di alberi e
pare come se calpestassero le tue orme. Senfoglie, come un salvadanaio dove abbiamo
ti scricchiolii. Risate. Risate ormai vecchisconservato dei ricordi”. E poi: “Nel riverbe-
48
pretesti | Novembre 2012
“Quando cammini
ti pare come se
calpestassero le tue
orme. senti scricchiolii.
risate. risate ormai
vecchissime, come
stanche di ridere. e voci
ormai logore dall’uso.
ecco ciò che senti.”
sime, come stanche di ridere. E voci ormai
logore dall’uso. Ecco ciò che senti.”). Qui si
svela l’arte di Rulfo. La sua scrittura, “giocando” con il passato, con ciò che è morto, irrecuperabile, sembra voler dare voce
all’impossibile: partendo da una profonda
coscienza della mortalità di ciò che è (tornano alla mente le parole di Octavio Paz:
“La contemplazione dell’orrore e perfino la
familiarità e il compiacimento nel trattarlo
costituiscono una dei tratti salienti del carattere messicano”), viene reclamata a gran
voce (la voce degli “spettri”) una scintilla
di immortalità. La scrittura, dunque, come
richiesta incessante di tempo, che Rulfo
soddisfa con la sua abilità da fotografo.
L’immagine fotografica, infatti, risponde
al lamento continuo dei dannati infernali.
49
Fermando il tempo in un istante eterno, essa
ravviva quella speranza che negli scritti di
Rulfo sembra mancare: “La vita di per sé è
già tanto penosa. L’unica cosa che fa andare
avanti è la speranza che quando si muore
ci portino in qualche altro posto; ma quando ci chiudono una porta e ci rimane aperta solo quella dell’inferno, meglio sarebbe
non essere mai nati…”. Così, assumono
nuova realtà le piccole chiese che languono nel silenzio complice del tempo, la terra
rossa solcata dal vento caldo, gli indios con
i loro volti scavati dalle rughe che osservano in lontananza quel “qualcosa”, per noi
incomprensibile, che dona loro un’incredibile dignità umana. È questo il Messico di
Juan Rulfo. Un misto di illusioni perdute e
utopia a cui si addice un solo nome: Vita.
pretesti | Novembre 2012
Alta cucina
Leggere di gusto
v
“INFINITA BELTÀ”
DELLA TAVOLA
Confetti, frittelle, frattaglie e altri “amori” di Giacomo Leopardi
di Francesco Baucia
“C
osa arcana e stupenda / Oggi è
strò di apprezzare molto i piaceri della tavola vita al pensier nostro, e tale /
la, una delle poche beatitudini, tra le tante
Qual de’ vivi al pensiero / L’ignopene dell’esistenza, che la morte inevitabilta morte appar…”: così recita il
mente e dolorosamente oscura per sempre.
coro di defunti, redivivi per un quarto d’ora
È leggenda il fatto che a Napoli, nonostanappena al compimento dell’“anno grande
te la minaccia del colera, il conte non fosse
e matematico”, all’incredulo scienziato nel
capace di trattenersi dal mangiare gelati.
Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mumAlcuni anni fa, proprio nella Biblioteca Namie di Giacomo Leopardi, smentendo la
zionale del capoluogo partenopeo, è stata
possibilità che i morti conservino ricordi e
ritrovata una lista di quarantanove ricette
rimpianti della vita trascorsa. Diversamenscritta di proprio pugno da Leopardi, una
te dunque dai molti fantasmi che popolano
sorta di memorandum delle pietanze più
leggende e storie horror, i quali solitamente
degne di nota tra quelle assaggiate nel pesi mostrano oltremodo attaccati agli affetti
riodo napoletano, tra il 1833 e il ’37. Merito
e agli appetiti che li animavano da vivi. E
innanzitutto del cuoco personale dell’amise spesso gli affetti sono
co Antonio Ranieri, Pai più deteriori ‒ odio e
È leggenda il fatto che squale Ignarra, il quale
rivalsa verso chi è rimasi dedicava a soddia
Napoli,
nonostante
sto in vita ‒, che dire
sfare i desideri del suo
la minaccia del colera, padrone e dell’ospite
degli appetiti? Chiunil conte non fosse
que è stato bambino, o
con la devozione di un
capace di trattenersi dal antenato nostrano del
ha avuto bambini, negli
mangiare gelati
anni Ottanta non avrà
Fritz Brenner di wolfiadimenticato la temibile
na e goodwiniana mevoracità di Slimer, l’ectoplasma verde sodamoria. Dal ritrovamento di questo prezioso
le dei Ghostbusters, forse modellato dagli
autografo, Domenico (Dègo) Pasquariello e
autori del film in omaggio all’altrettanto inlo chef Antonio Tubelli hanno tratto quattro
gordo personaggio Bluto di Animal House.
anni fa un libro sorprendente, Leopardi a taLeopardi sembra certo escludere un’evenvola (Fausto Lupetti Editore), che sarà utile
tualità del genere, e forse con amara ironia
a quanti vorranno togliere un po’ di polvere
dovette pensare che, a differenza di Slimer,
dall’immagine volgare di Leopardi, solitaun gruppo di morti-viventi preferisse rimente presentato come cupo e tristanzuospondere all’interrogatorio notturno del
lo. Ne risulterà invece il ritratto di un genio
loro imbalsamatore piuttosto che approfitammaliato dal fascino del gusto, e amante
tare del quarto d’ora disponibile per avvendi cibi genuini e non troppo elaborati, spestarsi nella prima casa a portata di scheletro
so basati su frutta e verdura di stagione
e piombare sull’ignaro consumatore di una
(carciofi, spinaci, borragine, fiori di zucca).
spaghettata di mezzanotte. Perché il poeta
Non mancano tuttavia nella lista le carni,
di Recanati, nel suo passaggio terreno, moe sembra trasparire una certa passione da
51
pretesti | Novembre 2012
gourmet del poeta per le frattaglie (fegatini,
cervella e lingua). E neanche sarà difficile
trovare i dolci, “primo amore” gastronomico di Leopardi (frappe, paste frolle, paste
sfogliate, pasticcini). In particolare, e anche
questo è depositato ormai nella leggenda,
pare che Leopardi fosse particolarmente
ghiotto di cannellini di Sulmona, dei confetti oblunghi con ripieno di cannella. Un
grande collezionista di cimeli leopardiani,
altro”, come appunto detto da una mummia a Federico Ruysch nel sopracitato dialogo delle Operette morali.
Tra le passioni gastronomiche del poeta
recanatese abbiamo scelto tuttavia di presentarne, per questa rubrica, qualcuna più
salutare dei confetti. La scelta è caduta sulle
frittelle di borragine, pianta erbacea ruvida
e dolce che viene ampiamente utilizzata in
cucina, sia come base di ripieni per tortelli,
La borragine è una pianta erbacea ruvida e dolce che
viene utilizzata sia come base di ripieni per tortelli,
agnolotti o calzoni che come componente di minestre di
verdure, sughi e frittate
Nicola Ruggiero, possiede la scatola con gli
ultimi cannellini che il poeta non riuscì a
finir di mangiare prima di morire, avendone già fatto una scorpacciata che secondo
il collezionista (e non solo lui) potrebbe essergli stata addirittura fatale. Anche senza
l’assoluta certezza che le cose siano andate
davvero così, non dispiace tuttavia immaginare una fine “dolce” per Leopardi, che
già molto aveva dovuto soffrire in vita, una
morte che sia stata “piuttosto piacere che
52
agnolotti o calzoni che come componente
di minestre di verdure, sughi e frittate. Non
sappiamo quale fosse la preparazione di
questo semplice “appetizer” prediletta da
Leopardi, o perlomeno quella seguita dal
cuoco Ignarra, ma vista la facilità di reperire, in quel di Napoli, ottima mozzarella di
bufala e succulenti filetti di acciughe, ci piace pensare che il poeta gradisse la variante
(in realtà) di origine laziale del piatto. Una
ricetta molto semplice per l’esperto monzù
pretesti | Novembre 2012
(traslitterazione dal francese che indica lo
chef personale) Pasquale, e così speriamo
anche per i lettori.
Preparando frittelle per quattro persone,
occorre sbollentare una dozzina di foglie di
borragine (lavate con cura) per pochi secondi. Estratte le foglie dall’acqua, si mettono
ad asciugare su un canovaccio. Si rompono
intanto un paio d’uova in una terrina, e si
uniscono ad esse due etti di farina setacciata, due cucchiaini di lievito in polvere,
un bicchiere di acqua frizzante fredda, una
manciata di parmigiano, sale e pepe. Si frulla il composto fino ad ottenere una pastella
omogenea che dovrà riposare coperta per
un paio d’ore. Le foglie di borragine, una
volta asciutte, devono essere farcite con un
pezzo di mozzarella e uno di filetto d’acciuga sgocciolato, poi si chiudono a involtino
con uno stuzzicadenti. Si passano quindi
nella pastella e si friggono nell’olio bollente, lasciandole dorare. Le frittelle devono
essere servite caldissime, con la mozzarella
filante. Per spaziare verso un’altra regione
la cui cucina tradizionale è ricca di pietanze a base di borragine, si possono accompagnare le frittelle con un bicchiere di Pigato
del ponente ligure.
FrItteLLe dI borrAGINe
CoN MoZZAreLLA e
ACCIuGA
Ingredienti per 4 persone:
12 foglie di borragine
2 uova
2 etti di farina
2 cucchiaini di lievito in polvere
1 bicchiere di acqua frizzante fredda
1 manciata di parmigiano
Olio
Sale
Pepe
Mozzarella di bufala
Filetti d’acciuga sottolio
53
pretesti | Novembre 2012
Odysseo e il sogno oltre il destino
recensioni
IL MIO NOME È NESSUNO.
IL GIURAMENTO
di valerio Massimo Manfredi
Ulisse, chi è Ulisse? Odysseo, Ulisse, Nessuno. Nel suo nuovo romanzo Il mio nome è
Nessuno. Il giuramento (Mondadori) Valerio
Massimo Manfredi narra uno dei pilastri della cultura letteraria occidentale: la storia di
Odysseo, re di Itaca, dalla nascita fino all’ultimo viaggio. In questo primo volume, dei
due che sono in programma, ripercorriamo le
vicende della vita di Odysseo fino alla distruzione di Troia.
Scritto in prima persona, il
romanzo ci riporta alle atmosfere dell’età degli eroi,
facendoci superare le barriere spazio-temporali fino a
ricreare oggi un sentimento
di partecipazione tale a vicende così lontane che difficilmente riusciamo a staccarci dal testo. “Raccontaci
ancora, Odysseo, raccontaci
della tua vita, non ti fermare”: così ci cattura la prosa
di Manfredi. E quello che
Disponibile su
tu senti lontano nel tempo
www. cubolibri.it
e nello spazio, scopri a poco
a poco essere uno dei fondamenti del tuo spirito, dei
molteplici sentimenti che agitano proprio te,
uomo del XXI secolo.
La curiosità, l’invidia, la gelosia, l’avidità, il
timore sono gli stati d’animo che l’epica suscita nei lettori di ogni tempo e che raccontata in soggettiva diventa materia di sogno.
Con Odysseo ci si abbandona ancora al sogno, anche e soprattutto quando nelle battaglie leggiamo il destino segnato delle vittime
e presagiamo l’inevitabile condanna di chi
vince con l’inganno.
Sono forse le scene di guerra quelle che espri54
mono al meglio il modo di Manfredi di raccontare le storie epiche. La guerra di Troia,
come la conquista di Persepoli in Alexandros,
fa risuonare nella nostra anima la fatica degli uomini e degli animali e il senso ultimo
di impotenza di fronte alle decisioni del fato.
Sembra che gli uomini siano condannati alla
violenza, che cioè la loro avidità di conoscenza o di conquista li spinga naturalmente al
dolore della lotta.
In un certo qual modo è questa
la claustrofobia che si respira
a volte nell’epica e che forse
solo il personaggio di Odysseo
sembra vincere. In un mondo
dove tutto è predeterminato e i
destini degli uomini sono tutti
incrociati, la curiosità e ‒ perché no ‒ la sfacciataggine di
Odysseo abbattono quell’asfissia del pensiero che la costrizione del sognare può lasciare
ai lettori. Odysseo rompe così
la narrazione del suo mito per
diventare in ogni interpretazione, in ogni racconto, nuovo
mito. Sebbene lui stesso sia determinato dal fato, la volontà
che lo anima è già prossima al sentimento del
libero arbitrio che scopriremo appieno molto
tempo dopo le sue gesta. È l’ingegno allora
l’unico strumento che consente l’evoluzione
dell’uomo. Anche se l’ingegno sembra essere
a sua volta una condanna. Nell’esercizio di
questo strumento l’uomo però può rompere
gli schemi ed essere sempre allo stesso tempo se stesso oppure nessuno. Odysseo allora
diventa il grado zero di ogni evoluzione del
pensiero. O del sogno, se la sua storia fosse
davvero tutta una finzione. (Luigi Orlotti)
pretesti | Novembre 2012
sCrIttorINCIttÀ 2012
Appuntamenti
e gli altri eventi del mese
SCRITTORINCITTÀ 2012
“Senza fiato” è il tema scelto dagli organizzatori
di questa edizione del consolidato festival cuneese, giunto quest’anno alla quattordicesima edizione. “Senza fiato perché non abbiamo più parole e
perché non dobbiamo più farne; senza fiato perché non abbiamo più soldi ma ne avremmo bisogno per continuare a pensare di progettare un futuro per le nuove generazioni; senza fiato perché
siamo stanchi e perché troppo frenetici…”: così
interpretano il tema il sindaco di Cuneo Federico
Borgna e l’Assessore alla Cultura Alessandro Spedale, nella presentazione della rassegna. Ma “senza fiato” si può restare anche per la meraviglia,
e questo si augurano di certo l’amministrazione
cittadina e la direzione del festival. Al pubblico,
non resta dunque che stupirsi con un calendario
fitto di 130 incontri e dibattiti a cui parteciperanno 160 autori dall’Italia e dal mondo. Rimandiamo al sito www.scrittoriincitta.it per scaricare il
programma completo della manifestazione. Qui
ci limitiamo a segnalare alcune chicche: venerdì
16, alle 21.15, al teatro Toselli, Paolo Giordano
sarà protagonista di un reading tratto dal suo ultimo romanzo Il corpo umano (Mondadori); sabato
17, alle 15, al cinema Monviso, Emanuele Trevi e
Fabrizio Gifuni parleranno di Pasolini e Gadda in
un dibattito moderato da Giorgio Vasta; domenica 18, alle ore 18, alla sala blu del Centro Incontri
Provincia Dacia Maraini parlerà di donne vittime
di violenza a partire dal suo recente libro L’amore
rubato (Rizzoli).
Fino al 18 novembre
SALONE DEL LIBRO USATO - BANCARELLE
IN FIERA
Nel saggio contenuto in questo numero, Guido
Vitiello ci ha parlato in modo dotto e simpatico
della “bibliomania” e pertanto nella rubrica di
55
appuntamenti letterari non potevamo esimerci
dal far cenno a una delle più ghiotte manifestazioni per i bibliofili italiani. Si tratta appunto del
Salone del libro usato di Milano, manifestazione
di sempre grande successo che si tiene solitamente in concomitanza con la festività cittadina di
Sant’Ambrogio. Milanesi (e non solo) amanti della lettura vintage potranno dunque darsi appuntamento al Padiglione 1 della Fieramilanocity, in
viale Scarampo (orario: dalle 10 alle 19) e da lì cominciare la loro caccia alle rarità tra le bancarelle
di più di 130 espositori.
Dal 7 al 9 dicembre
COURMAYEUR NOIR IN FESTIVAL
Evento più atteso per gli amanti italiani del brivido (e in questo caso non perché la rassegna si
tiene in alta montagna), il Noir in Festival celebra quest’anno con il Raymond Chandler Award
uno dei più gettonati maestri del thriller di oggi,
il californiano Don Winslow, autore, tra gli altri,
del romanzo Le belve (Einaudi 2011, da cui Oliver Stone ha tratto l’omonimo film, da poco nelle sale) e che è in libreria in questi giorni con I
re del mondo (Einaudi). Ci sarà spazio anche per
altri grandi scrittori come Massimo Carlotto, Roberto Costantini e John Katzenbach, oltre che per
la proclamazione del vincitore del Premio Giorgio Scerbanenco 2012, ma il Noir in Festival non
è solo letteratura: ampio risalto dunque anche al
cinema (10 i film che si contenderanno l’ambito
premio del concorso internazionale), alle serie
TV (con un’anteprima dell’ottava serie di Criminal Minds) e all’attualità (da non perdere l’approfondimento sulla mafia con ospiti, tra gli altri, il
vice presidente di Confindustria Ivan Lo Bello, il
giornalista d’inchiesta Lirio Abbate e lo scrittore
Marcello Fois).
Dal 10 al 16 dicembre
pretesti | Novembre 2012
Tweets
@Pianeta_eBook
10 euro,
Problema: se un libro costa
#eBook?
quanto fareste pagare l’
medio:
Risposta del nostro lettore
3 euro.
@_vitto
il prestit
o eBook
sembra e
un tema
ssere
molto in
ter
Milano l’
esperime essante: a
nto
MediaLib
raryOnLin biblioteche
e.
@PsychoZambs
@Allucinate
si tramandano,
Le biblioteche
gli ebook?
@AlessandraDec
#sefossiunlibro avrei
il
terrore di essere trasfo
rmato
in un ebook.
Mi dispiace, ma un ebook
non sostituirà mai un libro. Le
sensazioni che ti trasmette non
possono essere sostituite da un
freddo schermo!
@5Adico
Xtina
Nel 2013
olt
venduti s re il 10% dei test
i
arà in #e
book: le
prevision
i (un po’
troppo?)
rosee pe
r la lettu
ra digita
le.
Bookbugs
56
pretesti | Novembre 2012
I tuoI LIbrI seMPre CoN te
e uN’INterA LIbrerIA A dIsPosIZIoNe
APertA 24 ore su 24!
www.cubolibri.it
pretesti
Occasioni di letteratura digitale
PreTesti • Occasioni di letteratura digitale
Novembre 2012 • Numero 11 • Anno II
Registrazione Tribunale di Cagliari N. 14 del 09-05-2012
ISSN 2280-6385
Telecom Italia S.p.A.
Direttore responsabile:
Daniela De Pasquale
Direttore editoriale:
Roberto Murgia
Coordinamento editoriale:
Francesco Baucia
Direzione creativa e progetto grafico:
Fabio Zanino
Alberto Nicoletta
Redazione:
Sergio Bassani
Luca Bisin
Fabio Fumagalli
Patrizia Martino
Francesco Picconi
Progetto grafico ed editoriale:
Hoplo s.r.l. • www.hoplo.com
In copertina: Sandrone Dazieri • foto di Rossella Rasulo
L’Editore dichiara la propria disponibilità ad adempiere agli obblighi di
legge verso gli eventuali aventi diritto delle immagini pubblicate per le
quali non è stato possibile reperire il credito.
Per informazioni [email protected]
www.cubolibri.it