N° 20 Domenica 20

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N° 20 Domenica 20
A PAGINA 3
Catania - anno XXVIII - n. 20 - 20 maggio 2012 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it
“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881
settimanale regionale di attualità
IL LINGUAGGIO
NELL’ARTE
contemporanea
“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”
Il Papa ad Arezzo accolto da migliaia di persone
In Italia occorre un rinnovamento
SPIRITUALE ED ETICO
D
urante la vista pastorale ad
Arezzo il Santo Padre ha
esortato l’Italia a reagire
alla tentazione dello scoraggiamento e a riprendere la via del
rinnovamento spirituale ed etico.
Benedetto XVI ha incoraggiato i cristiani “a contrapporre l’impegno e l’amore per la responsabilità”, come
antidoto “alla sfiducia verso l’impegno politico e nel sociale”.
La linfa delle radici cristiane dovrà
portare all’Italia nuova energia per
superare la crisi e riprendere un cammino di sviluppo e di progresso.
I valori evangelici ha detto il Papa
continuino a fecondare le coscienze e
la storia quotidiana di voi tutti”.
L’impegno civico, a cui tutti i cristiani
sono chiamati per dare testimonianza
ai valori delle fede, sollecita i fedeli
laici ad agire con coerenza dentro la
città dell’uomo, con la volontà di servire al di là dell’interesse privato e
delle visioni di parte.
“Oggi - ha infatti rimarcato il Pontefice - vi è particolare bisogno che il servizio della Chiesa al mondo si esprima
attraverso le opere”.
Essere “operai” nella vigna del Signore, mirabile intuizione di Luigi Gedda,
fondatore nel 1942 della “Società
Operaia “che indirizza il focus della
sua spiritualità nel “fiat” del Getsemani implica di compiere la volontà di
Dio operando nel mondo da testimoni
operosi del vangelo “secondo i bisogni dell’ora che volge. “Tocca ai cristiani, quindi, “contribuire alla nascita di una nuova etica pubblica”
mirante a quel bene comune che
“conta di più del bene del singolo”,
come ha testimoniato il neo-beato
Giuseppe Toniolo.
Essere “fermento nella società” e
quindi: cristiani presenti, intraprendenti e coerenti, è l’auspicio del Papa
che rimodula l’ABC del cristiano nell’impegno sociale e che si traduce nell’Amore e nell’Attenzione al Bene
Comune che sovrasta gli interessi personali e o di partito e raggiunge il cuore della gente, la “civitas” destinataria
e protagonista della democrazia partecipativa.
Un invito particolare è stato rivolto dal
Santo Padre ai giovani, i quali, “animati dalla carità evangelica che chiede di non rinchiudersi in se stessi, ma
di farsi carico degli altri”, vengono
ancora una volta sollecitati ad impeGiuseppe Adernò
(segue a pagina 2)
Afghanistan: passato e futuro. In 10 anni di guerra cosa è cambiato?
Donne senza futuro
i poteva solo intuire che fosse di
donna quella informe figura solitaria, integralmente coperta da capo a piedi da una
tunica scura, ritratta in una cespugliosa strada
sterrata mentre nel suo andare conduceva per
mano un bambino - attorno nessun altro vivente.
Era una donna col burka, una sola fessura chiusa
da un retina all’altezza degli occhi, una donna
afghana fissata con quell’unica altra anima innocente in quel paesaggio incorniciato dalle alte
vette di montagne sorte dalla terra quasi per
imprigionare quelle vite in quella dimensione di
immutabile solitudine che l’immagine destava.
Immagini simili furono per anni il simbolo che si
imprimeva, irrompendo a forza, in ogni dire e in
ogni pensiero sull’intervento dell’occidente in
Afghanistan e che superava in fondo ogni riflessione su ogni altro motivo.
Giusto o meno che fosse politicamente, esatti o
meno che fossero i rapporti spionistici sulle
implicazioni dei talebani dominanti in Afghanistan con il terrorismo internazionale islamico
nemico dell’occidente, quell’immagine simbolo
spingeva il pensiero alla necessità di dovere
intervenire comunque contro quella umiliazione
arrecata alla donna, al di là di ogni esasperazione
femminista, in quanto parte del genere umano,
perché il burka che nell’islam è il segno del verso di quella sura che dice alle credenti di esser
caste e di non mostrare gli ornamenti ad altri che
S
ai loro mariti e ai padri o ai ragazzi impuberi che
non hanno interesse per le parti nascoste delle
donne, nella estremizzazione afghana andava
oltre e diveniva un marchio di privazione della
dignità nella società, un annullamento della
libertà umana, uno stato di inferiorità nelle relazioni civili, familiari ed anche religiose, un
immiserimento spirituale della donna e quindi di
tutto quello scorcio di umanità afghana.
C’era poi anche quel bambino da sottrarre ad una
cultura intollerabile per l’occidente.
Non si poteva tollerare che venisse ammaestrato
ad una vita violenta fatta di vendette ed mortali
esecuzioni private di pene inflitte senza misericordia, ad una concezione delle spose
come suppellettili per il piacere, delle
figlie come merce da vendere.
Sono trascorsi più di dieci anni, dieci anni
di guerra, di bombardamenti, di eccidi di
colpevoli trucidati senza regole e di innocenti massacrati a volte per errore a volte,
doloroso a dirsi, anche solo per quel malefico piacere di uccidere che artiglia l’anima negli uomini risucchiati dalla spirale
della guerra, ma alla fine, cominciava a
sembrare che tutto volgesse per il meglio.
Gli estremisti talebani erano al bando,
braccati, costretti a rintanarsi nelle caverne, elezioni più o meno libere, come più o
meno libere possono essere le elezioni del-
le democrazie che muovono i primi passi, hanno
dato un governo centrale al popolo afghano e,
finalmente, anche una costituzione che proclama
uguaglianza, libertà e dignità per tutti, anche per
le donne, sono comparse le prime emittenti radio
e televisive locali, inesistenti sotto il regime talebano.
C’è però una falla in quella costituzione definita
di stampo occidentale.
C’è un articolo tre il quale impone che non può
essere approvata alcuna legge che si ponga in contrasto con i principi islamici e a interpretare i principi islamici sono il più delle volte gli ulema più
oltranzisti, una sorta di sacerdoti dell’islam riteAlice Vaccaro
(segue a pagina 2)
IX CONVEGNO
ISLAMICO
“MUSULMANI
D’ITALIA”
a pagina 5
OROLOGIO
SOLARE
RESTAURATO in
ARCIVESCOVADO
a pagina 7
RELIQUIA
DI S. ANGELA
MERICI
A CATANIA
a pagina 9
Prospettive - 20 maggio 2012
sommario al n. 20
PRIMO PIANO
Indietro nel tempo
intervistando Antonino
Paternò Castello __________3
Concorso nazionale
dei capolavori di meccanica
e di elettrico-elettronica ____5
INFORMADIOCESI
Notizie in breve___________8
Avviso dell’IDSC _________8
DIOCESI
Belpasso: Migliaia
di pellegrini per rendere
omaggio alla Regina
della Pace _______________7
Istituto San Francesco di Sales:
120° di fondazione ________9
In scena musiche e première
che si ispirano alle vicende
e alle opere di grandi artisti
di ieri e oggi ____________11
I commercialisti italiani a Catania sulla riforma delle professioni
Tagliare la spesa pubblica
per abbassare le tasse
un momento difficile
per il Paese: la crisi non è
stata affrontata in maniera
adeguata. In termini reali, al
netto degli interessi passivi,
la spesa pubblica è cresciuta,
tra il 2000 e il 2011, di 124
miliardi e oggi ha raggiunto
quota 725 miliardi; crescita e
sviluppo ci saranno quando
l’aumento si ridurrà almeno
della metà di questa cifra:
solo questo consentirà di alleggerire
il peso delle tasse, su chi lavora, sui
giovani e su chi li assume», ha affermato il presidente del Consiglio
nazionale dei commercialisti Claudio Siciliotti, a Catania in occasione
della due-giorni di confronto che ha
accolto al Teatro Metropolitan oltre
700 professionisti provenienti da tutta Italia. L’importante assise si è
aperta con i saluti istituzionali del
sindaco di Catania Raffaele Stan-
Il decalogo per aspiranti
lavoratori _______________11
(continua da pag. 1)
IN ITALIA...
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Questo numero è stato chiuso
alle ore 13.00 di mercoledì 16 maggio 2012
canelli, il magnifico Rettore dell’Università di Catania Antonino Recca, il presidente del Tribunale di
Catania Bruno Di Marco, il
vicepresidente della Provincia
regionale di Catania Ruggero Razza. Tra i temi discussi: tirocinio, rapporto tra università e Ordini, società
professionali. Professioni liberalizzate e funzioni sussidiarie per lo Stato è stato l’argomento della tavola
rotonda introdotta da Gian Paolo
Prandstraller dell’Università di Bologna e moderata dal giornalista del Corriere della Sera Isidoro
Trovato: il vicepresidente
del Consiglio nazionale
Francesco Distefano ha
avvertito «non privare gli
Ordini degli strumenti per
svolgere la tutela delle
fede pubblica. Riforma sì,
a condizione che si rispettino i giusti presupposti
per creare un corretto clima di convivenza»; il vicepresidente dell’Odcec di Catania Roberto Cunsolo si è
soffermato sulla necessità di rivedere
alcuni punti «La riduzione del
tirocinio a 18 mesi crea anche un
problema di incompatibilità con i
revisori legali, la cui normativa
prevede ancora un tirocinio di 36
mesi. Quanto alla pubblicità, si faccia, purché i commercialisti si presentino sul mercato con una forma
dimensione comunitaria.
Il Governo con le sue leggi e disposizioni di riduzione di spese, tagli e
contrazione di personale, recupero
degli sprechi, riorganizzazione dei
servizi, segue una direttiva di marcia
nell’ottica del bene futuro, ancora in
effetti, tanto lontano e poco visibile.
La società risponde con la paura, la
preoccupazione, il blocco delle iniziative per timore di incontrare altri
pericoli e rischi e qualcuno anche
con drammatici suicidi.
La politica della formica e del salvadanaio, da tenere nascosto e ben
custodito con i risparmi, segnano di
fatto un fermo all’economia di svi-
luppo e come una nube nera coprono
di grigio il cielo della nostra Italia.
“Guardare il presente con gli occhi
del passato e progettare il futuro alla
luce del Vangelo”, monito e slogan
di Luigi Gedda per la Gioventù anno
Duemila (Gi.A.D) risuona sempre
attuale e urgente in questa seconda
decade del terzo millennio.
Se è vero che la cultura salverà il
mondo, è ancor vero che soggetto e
centro della cultura è l’uomo, che
come ha ricordato il Papa è “immagine di Dio” ed ha proseguito dicendo: Se siamo realmente immagine di
Dio, siamo anche capaci di andare
avanti e di superare i problemi del
«È
gnarsi, a superare le paure, a vincere
la sfiducia verso l’impegno politico.
“Abbiate il coraggio di osare!” ha
esclamato il Papa alle nuove generazioni; “siate pronti a dare nuovo
sapore all’intera società civile, con
il sale dell’onestà e dell’altruismo
disinteressato”.
È questa la “sfida” che il momento
presente chiede a tutti e a ciascuno.
L’onestà e l’altruismo costituiscono
l’epifania della fede, radicata nei
valori e nella carità, che declina le
espressioni del servizio e della
(continua da pag. 1)
DONNE SENZA...
nuti, più dei nostri sacerdoti, detentori e interpreti della saggezza, largamente introdotti nella Corte Suprema
di Giustizia che somiglia approssimativamente alla nostra Corte Costituzionale.
A loro è rimesso di valutare se una
legge sia o meno conforme alla
costituzione afghana le cui norme
espressive di libertà e dignità vengono lette alla luce di quei principi ispirati da un integralismo estremista
ripudiato persino dal più vasto islam
moderato.
Così, ed è notizia di questi giorni,
avviene che a tutte le conduttrici e
presentatrici televisive è stato imposto di apparire in tv col viso coperto
dal velo per “rispettare i valori dell’islam”.
Non è più il burqua integrale della
donna di quel ritratto di dieci anni
fa, è solo il velo ma rimane l’imposizione.
Di seguito a questa, altre nuove
direttive, nuove per modo di dire,
dal consiglio degli ulema si riversano da un paio di mesi a questa parte
sull’Afghanistan: ritorna il divieto
per le donne di prendere mezzi pubblici se non accompagnate da un
parente maschio, ritorna la separazione dei generi nei bazar, nelle
piazze e in tutti gli altri luoghi pubblici, ambienti di lavoro e università
comprese.
Non sono solo consigli o direttive
“pastorali”, ma veri e propri editti
pubblicamente ed espressamente
approvati dal governo afghano.
Si scopre una ripresa dei suicidi di
donne senza alternative che non
intendono più esser vendute come
“spose” a chiunque perché il sistema non è affatto cambiato non solo
sostanzialmente ma neanche formalmente, specie in vaste aree che
le nuove istituzioni non riescono
ancora a raggiungere, o che, non è
da escludere, non intendono raggiungere.
Il sospetto, forte, è che i nuovi valori etici e sociali che si intendeva
impiantare in quel mondo lontano,
siano stati compromessi, in maniera
pianificata, mercificati e barattati nei
giochi degli equilibri dei poteri perché i talebani, forse più di quanti credevamo che fossero, se non hanno
vinto la guerra non l’hanno neanche
persa.
Il dubbio è se il baratto vi sia stato
solo tra afghani o se di esso siano
responsabili, per interessi o vili
omissioni, anche molti di quelli che
si sono avventati su quell’ Afghanistan sbandierando la democrazia.
Le vittime più inermi del baratto
sono quella donna col burqua e il
bambino di quell’immagine iniziale.
Forse quel bambino un giorno lapiderà una donna, forse quell’anonima
donna col burka è già stata lapidata
in un qualche posto, in Afghanistan.
®
2
che rispetti il codice etico e deontologico»; ha preso parte alla discussione la senatrice Anna Finocchiaro, favorevole a funzioni sussidiarie per lo Stato assolte dai professionisti «mettere in mani professionali le funzioni pubbliche
ammoderna e crea competitività. Le
professioni sono parte importante
della classe dirigente italiana». A
chiusura del convegno il presidente
Siciliotti ha ribadito: «Lo Stato deve
appoggiarsi ai professionisti; l’unico
modo per affrontare questo momento
di empasse è affidarsi alle nostre
competenze tecniche. La riforma va
attuata, non discussa o modificata: a
dieci mesi da quando sono stati fissati i principi con i quali riformare le
professioni alle parole devono
seguire i fatti. Ordini, come quello
etneo guidato da Margherita Poselli, possono e devono fare la loro
parte, con il supporto e la giusta valorizzazione da parte della compagine
pubblica». Poselli ha espresso preoccupazione per l’avvicinarsi della
data del 13 agosto, fissata dal governo per l’emanazione dei decreti
attuativi della riforma perché sono
molte le questioni incerte e aperte.
Carlo Majorana Gravina
presente e di aprire cammini al nuovo
futuro”. “Nonostante il brutto tempo
il nostro cuore è pieno di luce e di
gioia” ha detto il Papa salutando la
diocesi di Arezzo Cortona San Sepolcro, alla quale ha inviato il seguente
messaggio di esortazione che accogliamo e riproponiamo: “Non basta
dichiararsi cristiani per essere cristiani, e neppure cercare di compiere
le opere del bene; occorre conformarsi a Gesù, con un lento, progressivo
impegno di trasformazione del proprio essere e portare l’amore di Dio
all’uomo del nostro tempo, spesso
chiuso nell’individualismo”.
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Prospettive - 20 maggio 2012
L’altro volto della Sicilia: le nuove realtà di arte contemporanea
Il linguaggio delle istanze dell’uomo
’arte può essere definita
come
l’espressione
intellettuale di un singolo individuo,
ma anche come quel bisogno di
comunicazione che è presente nella
realtà di ogni tempo. Attraverso i
secoli l’arte si è fatta portavoce delle
istanze e dei bisogni più profondi
dell’uomo, elaborando ed utilizzando un linguaggio specifico, adoperato dagli artisti per emulare un determinato stile o per proporre un’innovazione rispetto ai loro predecessori.
Il nostro territorio custodisce tesori
artistici di grande rilievo, monumenti che testimoniano diversi modi di
concepire e fare arte, che nel corso
della storia si sono susseguiti fino ai
nostri giorni.
La tradizione artistica sicuramente
ha contribuito a delineare una precisa immagine della Sicilia. L’isola da
sempre è stata avvolta da un’aura
mitica, ‘costruita’ dai viaggiatori
stranieri e dalle annotazioni dei loro
diari di viaggio, ma soprattutto nel
tempo è divenuta sempre più una
meta turistica per la presenza di
importantissimi monumenti, riconducibili alla classicità ed al periodo
barocco.
Ma negli ultimi tempi sono emerse
delle realtà diverse che hanno svelato il volto inedito dell’isola, ovvero
la Sicilia dell’arte contemporanea.
Questi impulsi, da intendere come
una vera e propria linfa vitale, hanno
L
dato vita a nuovi progetti di carattere artistico - culturale ed iniziative,
che non si limitano solo a celebrare
l’arte del glorioso passato, ma che
puntano i riflettori sulla nuova arte.
Basta allargare lo sguardo a 360°
sulla realtà artistica del nostro territorio, per accorgersi che la Sicilia ha
il pregio di configurarsi come un ricco, vasto e fertile terreno per la realizzazione di progetti culturali e per
la sperimentazione artistica nell’ambito del contemporaneo. Il linguaggio dell’arte contemporanea desta
una certa curiosità ed un elevato
interesse soprattutto in un pubblico
più giovane, registrando una certa
difficoltà di accesso per un pubblico
più vasto. Sicuramente tutto ciò può
essere ricondotto all’educazione del
gusto: l’arte contemporanea per
essere compresa necessita di chiavi
di lettura rintracciabili nella quotidianità, che solo una spiccata sensi-
Emanuele Diliberto
Palermo d'Africa- 2004 acrilico su tela
bilità ed una mente in possesso di
determinati strumenti possono
cogliere.
Per approfondire l’argomento abbiamo rivolto alcune domande alla
dott.ssa Daniela Vasta, docente di
storia dell’arte contemporanea presso l’università di Catania.
Dal punto di vista artistico, la Sicilia che tipo di situazione sta attraversando? “Rispetto a dieci anni fa,
possiamo affermare che la Sicilia sta
vivendo una stagione felice per
quanto riguarda l’arte contemporanea. Alcune realtà, nate recentemente sul territorio, stanno iniziando a
proporre un profilo diverso della
Sicilia, non più legata solamente alla
tradizione classica e barocca: l’isola
è vista come un luogo fertile anche
per le sperimentazioni nell’ambito
dell’arte contemporanea”.
Le diverse realtà siciliane di arte
contemporanea non sono ancora
oggi molto conosciute: pochi turisti
e/o studiosi vengono in Sicilia per
‘percorrere’ degli itinerari contemporanei. In che modo si può migliorare la fruizione di queste realtà?
Che cosa possiamo auspicare per il
futuro? “Sarebbe auspicabile una
maggiore attenzione da parte degli
attori istituzionali, ciò si può tradurre in una partecipazione attiva e concreta ai costi e ai bisogni di queste
realtà. È necessaria una certa coordinazione ed una giusta distribuzione
delle risorse: l’attore istituzionale
dovrebbe fornire un riconoscimento
ed un sostegno. Naturalmente sarebbe auspicabile un coordinamento tra
queste realtà, in modo tale che si
possa creare davvero un itinerario
del contemporaneo in Sicilia. Si
dovrebbe creare una sorta di network, che possa mettere in rete queste realtà e segnalare al visitatore,
allo studioso, allo specialista che si
può avere in Sicilia anche una finestra sulle arti visive contemporanee,
sulle esperienze dell’arte contemporanea”.
Molto spesso il linguaggio dell’arte
contemporanea è ritenuto dal pubblico più vasto poco comprensibile.
Perché molti non riescono ad accedere facilmente a questo linguag-
gio? In che modo il pubblico può
essere agevolato nella comprensione? “I linguaggi dell’arte contemporanea sono quelli del nostro tempo,
quindi non sono così lontani da noi
come lo possono essere quelli delle
epoche passate. In qualche modo noi
possediamo già le chiavi di lettura
per questi linguaggi, specialmente
quelli dei nostri decenni: ci sono
infinite contaminazioni tra il linguaggio figurativo e quello pubblicitario, quello del fumetto, quello televisivo. Anche se il pubblico è già
preparato in un certo senso, è molto
importante il ruolo che assumono i
dipartimenti di didattica, che devono
guidare il visitatore e aiutarlo nella
comprensione dell’opera d’arte. I
dipartimenti di didattica dei musei e
delle fondazioni devono trovare delle formule sempre nuove per avvicinare il pubblico all’arte contemporanea, partendo dalla consapevolezza
che i suoi linguaggi possono a volte
risultare meno accessibili e più ostici al pubblico più vasto. Ma spesso
questi linguaggi sono anche più
intuitivi e più facili da trasmettere: si
sono registrate delle esperienze interessanti con il pubblico infantile, che
possiede un’elevata capacità di avvicinarsi in maniera intuitiva e spontanea ai linguaggi del contemporaneo”.
Antonella Agata Di Gregorio
l’intervista
Indietro nel tempo intervistando Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano
Con eloquente diplomazia
eroporto di CataniaInsieme a venti persone
tra componenti dell’Associazione
Culturale “L’Elefantino” di cui sono
presidente e simpatizzanti della stessa, sto per partire per Malta.
Mentre attendo l’imbarco all’aerostazione, si avvicina un distinto
signore sui sessant’anni, il quale mi
mostra un plico costituito da fogli
lievemente ingialliti dove campeggia
la scritta a caratteri ingranditi e
secondo il bello stile tipografico dei
primi del novecento: “Pace di
Losanna, fine della guerra in Libia,
27 settembre 1911”.
Meravigliata, mi chiedo cosa significhi quel gesto e perché questo sconosciuto mi porge tali storici documenti, quando questi con affabile
atteggiamento e chinando lievemente il capo in segno di saluto, così si
esprime: <<Anch’io sono stato ministro degli Affari esteri a Londra e a
Parigi, il mio nome è Antonino
Paternò Castello, marchese di San
Giuliano. Sono nato a Catania il 10
dicembre del 1852 e a ventisette anni
ero già sindaco della città. Alla mia
vigorosa personalità s’ispirò Federico De Roberto nel creare il protagonista de “I Vicerè”. Nell’ottobre del
1882 venni eletto deputato, ma non
A
essendo ancora giunto al trentesimo
anno d’età, come prescriveva la legge, la mia nomina venne annullata,
per essere poi attivata nel dicembre
dello stesso anno e mantenuta in
carica per la durata di ventisette
anni: infatti fino al 1904 ho rappresentato il I Collegio di Catania alla
Camera. Dal 1905 fino alla mia
dipartita da questo mondo, vale a
dire fino al 1913, sono stato ministro
degli Esteri, ambasciatore a Londra e
a Parigi>>. Nella missione che stavo
per intraprendere, avrei incontrato
un diplomatico a Malta, quindi infervorata per questo straordinario
incontro, chiesi al mio illustre interlocutore di tracciarmi il quadro ideale. E così l’illustre aggiunse:
<<Venni definito uomo di notevole
cultura, di vivace spirito e di profonda umanità, uomo di lettere e di Stato, studioso e mondano, dall’eloquio
sottile e arguto. Nel 1883 feci approvare una legge che comprendeva
l’assicurazione obbligatoria contro
le malattie, per gli infortuni sul lavoro e per l’invalidità e la vecchiaia,
oltre che speciali provvedimenti che
tutelassero i fanciulli e le donne.
Spesse volte mi sono trovato in
situazioni delicate, per non dire difficili e solo grazie al mio spiccato sen-
so dell’humour sono riuscito a
cavarmela con successo. Una volta
per esempio mi trovavo al Circolo
dei nobili a Londra, dove venni
osservato con curiosità e diffidenza,
tale che una gentildonna con atteggiamento malizioso mi chiese. “È
vero che voi siciliani portate sempre
il coltello addosso? E io risposi
immediatamente: Verissimo! Ma
questa sera, capirà, l’ho lasciato a
casa! A un nostro ambasciatore che
nei suoi discorsi aveva fatto fiasco
più di una volta, e che drammaticamente affermava che ormai a lui non
restava altro che o darsi ammalato o
spararsi, io osservai in maniera
asciutta: la seconda soluzione è certamente la migliore!>> Avevo di
fronte a me un vero genio della politica diplomatica che con atteggiamento colloquiale mi trasmetteva
sicurezza e intuizione.
Chinai lo sguardo e mi ricordai del
plico che l’illustre mi aveva consegnato e ne chiesi spiegazione: Ho
svolto il ruolo di ago della bilancia in
un momento storico critico per l’Italia che rischiava di decadere al rango
spregevole di nazione balcanica.
Feci costituire pertanto la Triplice
Intesa, facendo dell’Italia il perno
attorno a cui ruotavano gli organismi
3
politici internazionali, un
contrappeso in
sostanza alla
Triplice
Alleanza, agli
Imperi centrali. Il successo
della guerra in
Libia, ottenuto il 18 ottobre del 1912, e conclusosi con la pace di Losanna, assicurò
all’Italia, non solo il possesso della
Tripolitania, della Cirenaica e delle
isole del Dodecanneso, ma una
migliore posizione in chiave internazionale. Se non fossimo andati noi in
Africa, ci sarebbero andati i tedeschi
e noi saremmo rimasti prigionieri nel
nostro mare. Cara Stefania, io adesso
dovrò andare via, poiché questo
mondo non mi appartiene più, ma
tieni a mente questo affettuoso consiglio: considera ogni questione che
ti si pone, ogni vicenda in tutte le sue
sfaccettature, prima di prendere una
soluzione e ascolta le opinioni degli
altri. Fai sempre un’esposizione
chiara e felice di ogni tua idea o progetto e metti amore ed entusiasmo in
quello che fai. Non ti curare delle
meschinità, dell’invidie di corridoio,
i bassi sentimenti ci sono sempre sta-
ti. Man mano
che raggiungerai alti traguardi, troverai sempre chi ti ostacolerà. Ricorda
quello che disse
Virgilio a Dante
a
proposito
degli
ignavi:
“Non ti curar di loro ma guarda e
passa”.>>. Detto questo, mi fece un
cenno del capo in segno di saluto e
poi svanì. Mentre lo ascoltavo, piangevo, perché sapevo che non avrei
più rivisto una persona di così eccellente animo. Riconoscevo che avevo
bisogno dei suoi suggerimenti, della
sua saggezza, della sua vena umoristica. Sono arrivata a Malta e con
grande commozione nel mio seminario sul tema “I magnifici siciliani
nella storia che hanno contribuito al
progresso europeo” tenuto al Palazzo del Ministero degli Affari esteri,
non ho potuto fare a meno di parlare
di lui, Antonino Paternò Castello,
marchese di San Giuliano, che nei
rapporti diplomatici può essere considerato il maestro di tutti gli ambasciatori.
Stefania Bonifacio
Prospettive - 20 maggio 2012
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Prospettive - 20 maggio 2012
PRIMOPIANO
A Catania, IX convegno islamico sui cambiamenti politici nel mondo arabo-musulmano
“Cambiare SE STESSI
per cambiare la comunità”
’anelito di libertà che
viene dai Paesi nordafricani è un segno di richiesta di una
nuova politica. Il IX convegno islamico “Musulmani d’Italia: cambiare
se stessi per cambiare la comunità”,
un’opportunità per affrontare le problematiche della primavera araba, i
suoi effetti e il ruolo in Europa, ha
visto convergere a Catania quasi
1500 partecipanti da ogni parte del
Paese. Il benvenuto è stato dato dal
Presidente della Provincia Regionale, G. Castiglione, il Sindaco, R.
Stancanelli. Un messaggio di saluto
è stato inviato dal Vescovo Mons.
Salvatore Gristina, rappresentato
dal prof. Piero Quinci, segretario
Ufficio diocesano per l’Ecumenismo
e il dialogo Interreligioso. Necessita
un negoziato per la transizione che
comporti il superamento della dittatura, ma anche un dialogo, un compromesso tra le diverse componenti
etniche e religiose della società islamica, per evitare che dall’oppressione si passi ad una anarchica disgregazione e diffusa guerra civile.
Durante la giornata, si apre una
riflessione sulla possibilità di interazione tra i cambiamenti politici nel
mondo arabo-musulmano: come agire sulla loro integrazione e formazione per essere massa solidale coesa in
Italia e nel Mediterraneo. Ad aprire i
lavori presso la Sala Eventi del
Complesso Fieristico “Le Ciminiere”, l’ex Ministro dell’Interno italiano Enzo Bianco, “Mutamenti epocali nelle tecnologie e nelle dislocazioni delle persone, questo ci interroga e ci sfida nei problemi col prossimo governo. La primavera araba
ha acceso molte speranze, oggi c’è
qualcosa che mette in pericolo il sentimento di quella stagione, che andava anche nel nostro interesse: avere
un dialogo con i nostri vicini di
casa”. Sono intervenute autorità e
personalità provenienti da tutti paesi
dell’area musulmana, tra cui Aziz
Rabbah, Ministro dei trasporti del
Marocco, “Il governo di coalizione
nel Marocco continuerà a dare progresso al Paese. Sono in atto tanti
rapporti tra Sicilia e Marocco, tra
privati e società, da incoraggiare,
mantenere, aumentare. La comunità
marocchina in Italia è molto grande,
quasi un terzo della comunità straniera in Italia”; Aboulkheir Breigheche, membro del direttivo delle
comunità islamiche in Europa, “Le
guide spirituali islamiche hanno un
compito importante anche nel percorso di cittadinanza delle comunità
islamiche in Italia e per la saldezza
del Paese. La sede principale della
scuola per imam è a Bruxelles: siamo partiti vent’anni fa per dialogare
con le istituzioni dell’Europa”;
Mohammed Nour Dachan, Presidente Onorario della Comunità Islamica di Sicilia, sottolinea i problemi
inerenti all’area palestinese Abdelfattah Mourou, sapiente religioso
tunisino, servono “trasformazioni
con principi sani per la stabilità. Le
nostre rivoluzioni dobbiamo verificarle e studiarle è finito il periodo
della grande conoscenza ha preso il
posto il periodo dell’ignoranza,
L
mentre la tecnologia è andata sempre
avanti, il 40% del popolo è analfabeta. Bisogna creare una generazione
nuova, non del portatile ma orgogliosa e fiera di essere musulmana,
un punto importante è “l’unicità”
della comunità, i nostri obiettivi debbono essere unici”; Hamza Roberto
Piccardo, editore, scrittore, membro
della direzione U.C.O.I.I. “In questo
momento la nostra comunità attraversa una fase cruciale di stabilizzazione, in condizioni difficili, a causa
della crisi economica e dell’instabili-
tà del quadro politico, ciononostante
la speranza che ne usciremo rafforzati e migliori”, On. Abdelkader
Samari, membro del Parlamento
algerino e arabo, indica gli strumenti di cambiamento nella società e
nella famiglia e le grandi sfide generazionali che si dovranno affrontare
per migliorare. “La primavera araba
è un evento normale dopo anni di
dittatura, nata dal popolo che si è
ribellato contro l’ingiustizia e la discriminazione. Negli anni ’50 e ’60 i
Paesi arabi hanno avuto l’autodeter-
Necessita
un negoziato
tra le diverse
componenti etniche
e religiose della società
islamica, per evitare
che dall’oppressione
si passi ad una
anarchica
disgregazione
e diffusa guerra civile
minazione, il popolo arabo oggi sta
cercando di scegliere il sistema politico da darsi, ma anche il sistema
morale e civile che organizzi il Paese, è positivo che il popolo si è liberato della paura. Oggi c’è un dialogo
nuovo tra partiti e società civile, esiste il pericolo di arrivare a una situazione di confusione e non di legalità
e che la gente dimentichi la situazione che l’ha portata a ribellarsi. In
conclusione l’imam della Regione
Sicilia Kheit Abdelhafid, coordinatore dell’evento, dichiara “Il tema
del convegno richiama la frase di
Tolstoij “tutti vogliono cambiare il
mondo, ma non se stessi”. Ci vuole
lavoro e impegno per un’interazione
e una convivenza positiva e civile.
Per noi è significativa la presenza
della Autorità italiane: a noi danno
forza, appoggio”. Hanno dato il loro
contributo ai lavori: C. Pennisi,
Assessore alle politiche sociali del
Comune di Catania, M. T. Consoli,
Responsabile LAPOSS della Facoltà
di Scienze Politiche di Catania e F.
Santocono, docente diritto sanitario.
Sono emerse problematiche per
affrontare i conflitti irrisolti, da quello antico che riguarda il Sahara
Occidentale - che richiede il pieno
riconoscimento dei diritti del popolo
saharawi nel quadro di un accordo
tra il Marocco, la Mauritania e l’Algeria, necessario anche per la distensione e la cooperazione nel Maghreb
arabo. L’emarginazione della questione palestinese è un rischio: questo conflitto irrisolto può assumere
ancora di più un valore centrale,
anche simbolico, nel rapporto fra
Occidente e mondo islamico.
Lella Battiato
Concorso nazionale dei capolavori di meccanica e di elettrico-elettronica
Preparazione professionale selettiva
ttima affermazione dei
ragazzi del Cnos-Fap
di Barriera nel concorso nazionale
dei Capolavori dei settori professionali meccanico ed elettrico-elettronico svoltosi in questi giorni nell’Opera salesiana S. Cuore di via del
Bosco e conclusosi con una cerimonia finale di premiazione e di attestazione al palazzo della Cultura tenutasi la mattina di venerdì 11 maggio
e condotta dal giornalista Piero
Maenza con l’intervento del sindaco
Raffaele Stancanelli e del presidente
del consiglio comunale Marco Consoli, con la partecipazione dell’ispettore dei Salesiani don Gianni Mazzali, dell’assessore regionale P.I. e
Lavoro Mario Centorrino, del presidente Rotary e tesoriere Confindustria Catania Franco Pitanza, del
direttore regionale Inail Giovanni
Asaro, di alcuni rappresentanti delle
aziende partner del mondo imprenditoriale Filippo Prosperi per De
Lorenzo, Gianfranco Mereu per
Schneider Eletric e di Alberto Caputo per Heindenhain.
Sono intervenuti i massimi esponenti della Formazione professionale
affidata ai Salesiani d’Italia: don
Basilio Agnello della federazione
Cnos-Fap, Luigi Coffele, segretario
settore meccanico, Francesco Zamboni, segretario settore elettronico,
don Luigi Sansone per il Cnos Sicilia.
Dallo straordinario incontro tra il
mondo della formazione e del lavoro
e della politica si è levato forte il grido d’allarme suscitato dal gravissimo stato di crisi in cui si trovano i
O
centri salesiani di Formazione Professionale in Sicilia che negli ultimi
anni attendono il mese di gennaio
per avviare l’attività didattica e
anche 10 mesi per poter pagare lo
stipendio dei docenti-formatoriistruttori, molti dei quali, sacerdoti
salesiani e laici qualificati, presenti
alla manifestazione ospitata dal
Comune.
Continua ad essere molto preoccupante il ritardo di tutte le procedure a
causa di insormontabili ostacoli
burocratici, nonostante la certezza
della disponibilità dei finanziamenti,
la maggior parte prelevabili dal fondo sociale della Comunità europea.
Grande entusiasmo da parte dei 60
ragazzi dei percorsi formativi triennali e provenienti da ogni parte d’Italia, che a parere unanime della
commissione giudicatrice hanno
dimostrato eccellente preparazione
di rilevante qualità tecnica di
apprendistato, serio impegno nel-
5
l’applicazione, attitudine al lavoro
tecnico di laboratorio, accertata
competenza nonostante le grandi difficoltà di gestione del settore da parte degli enti preposti.
Le prove e le esercitazioni di questi
giorni si sono svolte nel migliore dei
modi in un ambiente sereno e rassicurante come quello dei Salesiani di
Don Bosco votati per volontà del
loro santo fondatore a preparare i
ragazzi a un’arte pratica o a un
mestiere manuale con la loro formazione lavorativa, professionale e culturale, sulla scia del metodo preventivo.
L’evento si è articolato in 3 itinerari
paralleli: il concorso ha impegnato
gli allievi delle 2 aree tecnologiche
per una trentina di ore in una serie di
prove teoriche e pratiche sulle quali
sono stati valutati e classificati da
una commissione tecnica costituita
da imprese partner. Al concorso hanno partecipato imprese partner del
progetto nazionale CNOS-FAP che
coinvolge il territorio inteso come
mondo universitario, scolastico,
imprenditoriale e istituzionale.
Durante il concorso è stato effettuato
un aggiornamento dei formatori dell’ente CNOS-FAP sulle nuove tecnologie del Computer numerical central e dell’automazione industriale
curato dalle imprese partner. I Salesiani impegnati nella formazione
professionale da 6 anni promuovono
tale concorso a favore dei giovani
che frequentano i percorsi formativi
triennali, per stimolarli e sostenerli
nell’acquisizione delle competenze
professionali e di cittadinanza.
L’Italia in questo momento di dilagante inoccupazione e disoccupazione ha bisogno di bravi lavoratori
qualificati richiesti dalle imprese che
guardano con molto interesse al
mondo salesiano della formazione
professionale e dell’avviamento al
lavoro, garanzia di preparazione,
sinonimo di serietà, educazione,
istruzione, addestramento, con discrete possibilità occupazionali.
I premi in euro assegnati sono stati 6
per tutti e due i settori: il 1° di euro
350; il 2° di euro 250; il 3° di 150.
La valutazione conclusiva ha dato
buoni risultati: il 1° allievo classificato nel settore meccanico Giovanni
Castiglione di Barriera; il 2° Patrick
Vachey di Vigliano Biellese, il 3°
Nicolò Pedini di Perugia. Per il settore elettrico-elettronico 1° Serhiy
Krayevskyy (Ucraina), 2° Davide
Rossi di Cuneo, 3° Gabriele La Marca di Barriera.
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Prospettive - 20 maggio 2012
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Prospettive - 20 maggio 2012
Orologio solare restaurato in Arcivescovado
Il tempo: un gioco di ombre
a Chiesa di Catania ha
onorato nel modo
migliore la memoria di un suo illustre e dimenticato figlio, autore di
quadranti solari che meritano di
essere recuperati e riportati agli antichi splendori per essere ammirati e
rivalutati da quanti hanno a cuore
questi strumenti che silenziosamente
insegnano tanto e per ricordare ancor
di più un sacerdote, un uomo, che
seppe illustrare le comunità ecclesiale e civile del suo tempo con questi
“piccoli grandi strumenti” che
costruiva con passione senza mai
scordarsi, ricordandolo con le citazioni sugli orologi solari, di essere
un uomo di Dio. Questo è il messaggio scaturito nel corso dell’inaugurazione di un orologio solare tornato a
funzionare all’aperto nel cortile dell’Arcivescovado, con la regia di un
appassionato studioso della materia,
il geom. Michele Trobia, autore di
una pubblicazione edita per l’occasione a cura dell’Ufficio diocesano
per i beni culturali.
Poco dopo il mezzogiorno dell’ora
“legale”, nella corte del palazzo arcivescovile e sulla parete meridionale
della curia dell’arcidiocesi, è stato
presentato, in forma ufficiale ed
egregiamente restaurato, il famoso
orologio solare del 1890 del sacerdote biancavillese Salvatore Franco,
morto nel 1934, carico di meriti
anche nel campo scientifico e matematico. Passato alla storia come prete-inventore, giunto alla scoperta
della ciclicità e alla meccanizzazione
dei calcoli.
Alla sobria ed insolita cerimonia,
presieduta dall’Arcivescovo Mons.
Salvatore Gristina, hanno partecipato, fra gli altri esponenti della curia
arcivescovile e del mondo scientifico catanese, il vicario generale
mons. Agatino Caruso, il direttore e
il vicedirettore dell’ufficio diocesano per i beni culturali, don Carmelo
Signorelli e dott. Grazia Spampinato, il delegato arcivescovile per la
cattedrale mons. Barbaro Scionti, il
prof. sac. Luigi Minio, presidente
emerito dell’Ispasa e autore della
L
monografia “Il calendario perpetuo, omaggio a
Salvatore Franco” edito
allo scopo di rilanciare
la figura e l’opera dell’inventore, il dott. Luigi
Prestinenza, giornalista
e studioso di astronomia
già presidente del gruppo astrofili catanesi
“Guido Ruggeri”, il
prof. Giuseppe Sperlinga, vice presidente dell’associazione “Stelle e
Ambienti”, ecc..
Il geom. Trobia ha illustrato in modo esauriente ai presenti il funzionamento della
meridiana restaurata, dopo alcuni
decenni di totale inutilizzazione per
le varie mutilazioni subite a causa di
numerose vicissitudini, dalla ditta
Giovanni Galvagna di Aci Sant’Antonio, su progetto di Trobia, mentre
la ricostruzione degli stili è stata
curata da Antonino Allegra. È stata
preziosa la collaborazione del sac.
prof. Alberto Cintio,
uno dei più noti gnomonisti italiani. L’orologio, regolato sul
Meridiano di Palermo, contiene moltissimi riferimenti sia
alla geografia astronomica, alla gnomonica e a tante altre
materie che riguardano la meccanica celeste. Il quadrante, il
riattivato “Horologium solarium catanensium, adiunctis
horarum lineis ad
medium panormitanum tempus”, è
stato ricollocato nel suo probabile
sito originario, che sembra a suo
tempo sia stato scelto in omaggio al
beato cardinale Dusmet, per ripren-
Belpasso: Migliaia di pellegrini per rendere omaggio alla Regina della Pace
ono giunti in migliaia,
venerdì 11 maggio, da
ogni parte della Sicilia al Santuario
della Madonna della Roccia di Belpasso per rendere omaggio a Maria
con canti e preghiere. Segno di una
devozione che non accenna a diminuire dall’inizio del fenomeno, e continua a richiamare sul luogo a tutte le
ore fedeli e pellegrini da luoghi anche
lontani in particolari ricorrenze. “Ad
accogliere questa folla
delle grandi occasioni, il
rettore del Santuario, P.
Giuseppe Longo, con la
collaborazione di un efficiente gruppo di volontari. “A 26 anni di distanza
dall’evento che diede inizio alla devozione mariana in questo luogo e alla
elevazione del Santuario
Cuore Immacolato di
Maria, meta incessante di
visite e preghiere alla
Madre del Signore, siamo qui riuniti
per fare memoria di quel particolare
momento con l’Eucaristia, centro e
culmine della nostra fede”. P. Longo,
poco prima della celebrazione eucari-
S
Un’oasi dello spirito tra la lava
stica ha così salutato le migliaia di
pellegrini giunti sul posto da tutte le
province siciliane, a testimonianza di
quel lontano 11 maggio, quando la
Vergine fece sentire la sua materna
presenza per la prima volta alla roccia
di Belpasso, dove perfino il paesaggio rude trasmette un particolare mes-
saggio che è un invito alla pace, alla
conversione, alla preghiera e alla
penitenza. Numerosi i pullman,
(almeno quaranta) arrivati sul luogo
per tutta la mattinata con un carico
umano di ogni età e condizione, alla
ricerca di un punto di riferimento
spirituale, e di conforto per i tanti
mali dello spirito e del corpo. Attorno al simulacro della Vergine ricolmo di fiori, tanta preghiera silenziosa, e visibilmente accorata in qualche caso, fa comprendere quanto sia
forte il sentimento di fede e
devozione verso la Madre di
Dio, venerata in questo luogo come Regina della Pace.
Ci sono pure tanti ammalati,
alcuni sulla sedia a rotelle, e
numerosi sacerdoti che confessano lunghe file di fedeli,
mentre vari gruppi arrivano
in pellegrinaggio, percorrendo un tratto di strada a piedi.
Il clima decisamente primaverile rende la sosta gradevole attorno al Santuario
dove per tutta la mattinata i fedeli si
avvicendano, disponendosi poi man
mano attorno all’altare preparato
sottostante al Tempietto con il Simulacro della Madonna.Alle 10 ha ini-
promessi e facendo propria l’esigenza
di una classe politica competente, rinnovata idealmente e culturalmente.
zio la preghiera comunitaria, che si
conclude poco prima della Celebrazione eucaristica, presieduta dall’Abate emerito Benedetto Chianetta del
Monastero dei benedettini di Nicolosi, concelebrata dal rettore del Santuario e da vari esponenti del clero
locale e diocesano. Intensa e sentita
l’omelia dell’Abate. Nel ringraziare
il Signore per lo speciale incontro,
ha sottolineato che “attorno all’Eucarestia facciamo memoria dell’evento in questo luogo di preghiera con la
liturgia in onore di S. Maria della
Resurrezione. La Madonna ha seguito Gesù nel suo cammino e con la sua
grazia e la sua intercessione è sempre
in mezzo a noi”. L’Arcivescovo
Mons. Salvatore Gristina, giunto sul
luogo, dopo un affettuoso saluto ai
pellegrini, ha affidato al Cuore
Immacolato di Maria preghiere per la
pace, per la salute, ed in particolare si
è detto vicino ai tanti fratelli che
vivono gravi situazioni di disagio a
causa della crisi economica. “Chiediamo alla Madonna che si aprano
vie di speranza per il futuro, soprattutto dei giovani, e offriamo il nostro
sostegno anche con gesti di solidarietà, perché vengano scongiurati i gesti
disperati che la nostra cronaca registra in questi ultimi tempi”.
A.B.
Maria Calvagno
Presso il Laboratorio della Politica incontro su “Contributo dei cristiani al governo della Città”
Per una politica senza ambiguità
a sera di sabato 5 maggio presso il Laboratorio
della Politica, a Catania in via G. A.
Costanzo 8, il sacerdote gesuita padre
Gianni Notari, docente di Sociologia
Politica presso la facoltà teologica di
Sicilia, parroco e superiore della resi-
L
dere a distanza di 120 anni dalla sua
geniale costruzione la sua naturale
funzione di misuratore del tempo.
Alla conclusione dell’inaugurazione
l’Arcivescovo ha rivolto delle
espressioni augurali e di compiacimento per l’opera realizzata, a perpetua dimostrazione del sano rapporto tra fede e scienza, rifacendosi a
due versetti biblici tratti dai Libri
delle Cronache e riportati in latino
sulla lastra di marmo, svelati dal
restauro: “Dies nostri quasi umbra
super terram et nulla est mora <1°
Paralip.XXIX.15> <Si vis tempus
viae ferreae heic horae Panormi
adiunge min. 6’ 28’’> “Come
un’ombra sono i giorni nostri sulla
terra e non c’è speranza di ritardarla
o fermarla. 1° libro dei Paralipomeni, paragrafo 29, versetto 15” – “Se
vuoi il tempo delle ferrovie corrispondente al tempo di Palermo
aggiungi 6’ 28’’”. Mons. Gristina,
pertanto, ha esaltato l’onnipotenza
del Creatore e l’importanza fondante
(segue a pagina 8)
denza della Compagnia di Gesù al
SS. Crocifisso dei miracoli, ha trattato il tema: “Il contributo dei cristiani
al governo della città”. L’incontro si è
articolato in una breve panoramica
sulla conoscenza del territorio e degli
strumenti a disposizione, per delineare alcuni spunti concreti di azione di
miglioramento. Se l’obiettivo è dare
priorità alla qualità della vita civile, è
da ciascun cittadino che deve partire
la determinazione di un impegno
individuale, radicale e senza compromessi. Il cambiamento può essere
governato da cittadini che fanno scelte radicali e che agiscono in modo
coerente, seguendo la propria
coscienza. Il relatore ha lanciato un
accorato appello affinché tutti i cittadini di buona volontà lavorino in
sinergia per un rinnovamento delle
istituzioni a livello regionale e locale.
Occorre a tal fine recuperare la tensione ideale e mettere al centro un’etica del bene comune, per una nuova
cultura politica capace di recuperare
la fiducia delle istituzioni. Al centro
del dibattito il bene comune, un
richiamo concreto ai comportamenti
individuali, un processo necessario
ora che le istituzioni, già lese e distorte, hanno perso la loro credibilità e si
assiste a un susseguirsi di scandali
politici che non possono essere più
tollerati. L’ambiguità alla quale si
continua ad assistere va eliminata per
lasciare spazio alla trasparenza, alla
partecipazione politica, a un cambiamento che parta dal basso con impegno e responsabilità, per creare sinergie, in dialogo per un obiettivo comune per la città, senza accettare com-
7
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Prospettive - 20 maggio 2012
DIOCESI
Informadiocesi
Dall’Agenda dell’Arcivescovo
Notizie in breve dal 21 al 27 maggio
Lunedì 21-Venerdì 25
• Roma. Prende parte ai lavori della 64° Assemblea
Generale della Conferenza Episcopale Italiana.
Sabato 26
• Ore 9.30 Catania, parrocchia SS. Annunziata al Carmine: Visita pastorale
• Ore 17.00 Catania, parrocchia SS. Annunziata al
Carmine: Visita pastorale.
Domenica 27
• Ore 9.30 Catania, parrocchia SS. Annunziata al Carmine: Visita pastorale.
• Ore 18.00 Viagrande: prende parte alla Pentecoste
dei Giovani e celebra la S. Messa.
®
Turno dell’esposizione
della SS. Eucaristia
a Catania
Istituto Diocesano Sostentamento Clero
La data ultima per ritirare dall’Economato dell’Arcidiocesi il mod. P 01e consegnarlo all’Ufficio
dell’IDISC è il 18 maggio p.v.
Pertanto i Sacerdoti che non avessero ancora
provveduto sono invitati ad espletare tale necessario impegno entro e non oltre la data sopra
indicata.
MAGGIO 2012
21-23
Sacro Cuore alla Bambina
24-26
S. Maria del Carmelo
a S. Giorgio
28-30
S. Maria della Mercede
Mons. Vincenzo Algeri
Presidente I.D.S.C.
31
S. Maria di Gesù
Progetto “Pari e Diverso” alla parrocchia Beata Vergine Maria SS. Assunta al Tondicello della Plaia
Ossigeno per le donne
povere e disabili
a parrocchia Beata Vergine Maria SS. Assunta
al Tondicello della Plaia- Catania, si
è offerta come unico punto di riferimento per la città di Catania per la
realizzazione del progetto PARI E
DIVERSO. La Chiesa non perde
occasione per offrire solidarietà al
momento giusto e al posto giusto per
aiutare i bisognosi.
Il progetto, finanziato dalla Regione
Siciliana, del quale è direttore il dott.
Salvatore Lo Bianco e responsabile
la dirigente Servizi Sociali dott.ssa
Maria Angela Angemi, ha l’obiettivo
di fornire gli strumenti culturali in
grado di favorire l’utente svantaggiato per l’ingresso nel mondo del
lavoro; è un percorso integrato tra
formazione e lavoro per donne disoccupate e disabili. Hanno aderito al
progetto 8 comuni etnei, Mascalucia
ente capofila, Catania, Pedara, San
Giovanni La Punta, Sant’Agata Li
Battiati, Tremestieri Etneo, San Pietro Clarenza, Motta Sant’Anastasia.
Mediante tale progetto, ormai in fase
avanzata, sono stati selezionati i più
poveri tra i poveri, i quali partecipano ai percorsi di formazione professionale per una durata di 200 ore. Al
termine per i 170 soggetti selezionati è prevista l’esperienza lavorativa:
un tirocinio formativo di 300 ore
all’interno di aziende ed imprese
aderenti al progetto.
Il parroco della Parrocchia, don Salvatore Cammilleri, ha deciso così di
dare ossigeno alle donne povere e
disoccupate, mettendo al servizio
della comunità il patrimonio parrocchiale, (due classi per 18 alunne ciascuna) lasciando un segno di solida-
(continua da pag. 7)
IL TEMPO...
ex sede del seminario estivo, sulla
scia dei suoi predecessori, per onorare la memoria di padre Franco.
Costui mai nulla chiese, fu amato e
benvoluto dal cardinale Giuseppe
Benedetto Dusmet e dal suo vescovo
ausiliare mons. Antonino Caff, che
ne finanziava le opere. Anche il cardinale Giuseppe Francica Nava lo
stimava e ne finanziò nel 1900 il
viaggio a Parigi per l’assegnazione
della medaglia d’oro.
L
della Pasqua di Risurrezione, la cui
data, molto importante nella storia
della calendariologia ecclesiastica, è
stata affidata dalla Chiesa al calcolo
della prima domenica dopo il 1° plenilunio successivo all’equinozio di
primavera.
Il nostro Arcivescovo Mons. Gristina, entusiasta di quanto è avvenuto,
desidera che si continui nell’opera
intrapresa, restaurando le altre meridiane che si trovano a Villa Angela,
rietà sociale nella storia della parrocchia.
L’attenzione del parroco è stata rivolta ai poveri ed emarginati. In particolare è molto vicino agli ultimi,
soprattutto ai carcerati e disabili, e si
impegna per la promozione della
donna, per la legalità e per la difesa
della fede cattolica in un clima pieno
di drammatiche condizioni sociali.
Carmelo Santangelo
Al Palazzo Parisio di La Valletta un seminario dal tema “Messaggeri di isole: Malta-Sicilia”
alta- Un seminario di
studi dal tema “Messageri di isole, Malta e Sicilia” è stato
organizzato dal Console Onorario di
Malta a Catania, Chiara Calì, nonché
moderatrice dell’ evento e dall’Associazione culturale L’Elefantino con la
partecipazione e il patrocinio del Ministro degli affari esteri di Malta,
On.Tonio Borg.
Interessante l’intervento del primo
relatore, il prof. Enri Frendo, dell’Università di Malta, sui rapporti tra Malta
e l’Italia e sulla connessione siciliana
durante il periodo britannico. La vulcanica Stefania Bonifacio, presidente
M
Blanc
La cultura ponte tra due isole
ascolto, nel presentare la
narrativa per la scuola “Sant’Agata taumaturga vista da
una ragazzina” (Ediz. a cura
L’Elefantino 2012) ha disquisito sulle virtù taumaturgiche di San Paolo, apprezzate nel suo soggiorno forzato per tre mesi a Malta, e
Sant’Agata la quale continua
a proporsi come modello per
l’umanità ferita dal secolarPalazzo Parisio
ismo imperante tra il 4 e il 5
febbraio di ogni anno.
dell’Associazione L’Elefantino, ha <<Non c’è ancora una catalogazione
relazionato sui magnifici siciliani che delle virtù taumaturgiche post dies
hanno operato anche a Malta: nel flo- natalis della vergine martire catanese
rilegio di personaggi animati dalla che ha soggiornato a Malta durante la
giornalista siciliana, erede spirituale persecuzione di Quinziano -ha
dello storico Santi Correnti, il botanico dichiarato Consolo-. Tutto quello che
gesuita di Piazza Armerina, Padre Fil- si può dire è che l’arrivo di San Paolo
ippo Arena, che operò nell’isola facen- in Sicilia ha dato impulso alla diffudo sperimentazioni sull’impolli- sione del cristianesimo in Sicilia suscinazione dei fiori, dimostrando la legge tando ispirando modelli di santità
sull’ereditarietà dei caratteri che poi come sant’Agata>>.
sarebbe stata sviluppata da Mendel.
La prof.ssa Agata Motta ha presentato
Nel terzo intervento, l’insegnante di il suo saggio-storico online “In viaggio
religione di Catania, il prof.Angelo con Federico II di Svevia” ed ha
Consolo, in un clima di silenzioso sostenuto che sull’esempio dello Stu-
8
por Mundi “bisogna fare senza attendere”.
Sublime l’intervento del prof. Joseph
Brincat, dell’Ateneo di Malta, perché
ha mostrato a mo’ di confronto, l’influenza geniale della lingua siciliana
sulla lingua maltese, nel passato e nel
presente.
Un intervento sistematico sulle radici
monosillabiche del sanscrito nella lingua siciliana e maltese e le varie contaminazioni è quello che sostiene l’insegnante di liceo ad Acireale, la
prof.ssa Adelaide Durante. La dott.ssa
Giusi Belluomo di Catania ha spiegato
la logica di mercato per indicare la
necessità di scambio di merci nel
Mediterraneo. In epilogo la relazione
del Prof. Carmel Cassar,dell’Università di Malta, ha destato curiosità.
“Il pane quotidiano” proviene dal
Canada, ma sarebbe opportuno
ritornare alla dipendenza di Malta sul
grano siciliano nella nostra era.
L’on.Tonio Borg con un discorso conclusivo ha dato termine a seminario di
studi.
Il siciliano
Prospettive - 20 maggio 2012
DIOCESI
Istituto San Francesco di Sales: 120° di fondazione
Generazioni di giovani educati
con professionalità
a mattina di giovedì 10
maggio, per i centoventi anni della fondazione dell’istituto
S. Francesco di Sales di via Cifali e
nel giorno esatto in cui la benemerita opera salesiana della città fu inaugurata dal beato cardinale Giuseppe
Benedetto Dusmet, nell’auditorium
Don Bosco della gloriosa casa di
Cibali, che ospita, oltre alle scuole
elementari, media e liceo classico e
scientifico, anche l’ispettoria “S.
Paolo” dei Salesiani di Sicilia, il
direttore don Pippo Ruta, il giornalista dott. Salvo La Rosa, il presidente
e il vicepresidente dell’Unione exallievi intitolata al compianto prof.
don Giuseppe Martines, gli avvocati
Armando Finocchiaro ed Enzo Martines, hanno presentato in una conferenza stampa il programma e le iniziative per i festeggiamenti del 120°
anniversario.
Il sindaco avv. Raffaele Stancanelli,
ex allievo del ginnasio-liceo Don
Bosco, visibilmente commosso, ha
dato testimonianza della quinquen-
L
nale presenza in collegio che ha
lasciato nella sua vita un’impronta
indelebile. La Rosa, anch’egli ex
allievo, ha ricordato alcune delle
prestigiose figure della lunga schiera
di indimenticabili educatori-docenti
scomparsi, quali don Antonino Amico, don Vittorino Lo Giudice, don
Gaetano Migliazzo e gli illustri professori salesiani presenti, tra i quali i
presidi don Paolo Cicala e don Salvatore Muratore nonché gli emeriti
don Salvatore Fronte, don Giuseppe
Vitali, don Gino D’Amico, don
Antonino Munafò, ecc.
I festeggiamenti veri e propri sono
iniziati domenica 13, nel cortile dell’istituto, con il saluto dell’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina e
con la concelebrazione della s. Mes-
Eucaristica presieduta dal Rev.mo
Mons. Carmelo Smedila, Assistente
interdiocesano della Compagnia di
S. Orsola di Catania. Nel pomeriggio, alla presenza di S. E. Mons. Salvatore Gristina Arcivescovo di Catania, è stata tenuta dal prof. Mons.
Gaetano Zito, Preside dell’Istituto
teologico San Paolo, una conferenza
sul tema “I 100 anni della Compagnia di S. Orsola, Istituto
Secolare di S. Angela Merici, in
Sicilia”. Infine, Vespri solenni e
canto del Te Deum di ringraziamento presieduti dall’Arcivescovo, con la partecipazione del
Seminario Arcivescovile di
Catania, e animati dalla Cappella Musicale del Duomo diretta
dal M.° Mons. Nunzio Schilirò.
Sono state giornate ricche di
appuntamenti affiancate da una
mostra fotografica itinerante
allestita dalle Orsoline in occasione di questo anniversario per
ripercorrere anche visivamente
una storia fatta di sensibilità
religiosa, cultura, zelo apostolico e soprattutto di amore e donazione. S. Angela, nei Ricordi,
rivolgendosi alle sue Figlie, dice:
“Fate, movetevi, credete, sforzatevi,
sperate, gridate a lui col vostro cuore, e senza dubbio vedrete cose mirabili, rivolgendo tutto a lode e gloria
della sua maestà e al bene delle anime”. È in queste parole il senso ultimo della bella festa che le Orsoline
hanno preparato e proposto al popolo etneo: conoscere una grande santa
per imitarla, rivolgendo tutto a lode e
gloria del Signore che concede sempre largamente doni di grazia alle
sue creature.
sa presieduta dall’ispettore don
Gianni Mazzali con don Ruta e i
sacerdoti confratelli della comunità
salesiana, educante ed oratoriana, e
animata dal gruppo musicale Sales
Sound System” dell’oratorio e dal
coro “Mamma Margherita” della
Scuola Media, con la partecipazione
del sindaco, del presidente del consiglio comunale avv. Marco Consoli e
del presidente della Provincia on.
Giuseppe Castiglione.
Accanto all’altare campeggiava un
ritratto con una reliquia del Beato Cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet
che volle i Salesiani a Catania.
Dopo il tradizionale panino, la grande Famiglia salesiana, in festoso corteo, si è recata nella piazzetta San
Giovanni Bosco antistante all’istituto, ristrutturata per l’occasione dal
Comune con aiuole formate da decine di piantine donate dal vivaista
dott. Alfio Sciacca, per un omaggio
floreale al monumento del venerato
fondatore, padre e maestro della gioventù. L’emozione era palpabile nei
volti di molti. Per tutti è stato significativo il breve discorso del primo
cittadino che dopo 49 anni dal suo
ingresso come interno si è ritrovato
ad onorare Don Bosco pubblicamente, unendosi all’allegria dei ragazzi e
al canto corale dell’inno “Giù dai
colli” suonato dalla banda musicale
dell’istituto femminile Don Bosco al
Canalicchio, affidato alle suore
Figlie di Maria Ausiliatrice formatesi alla scuola della Beata Maddalena
Morano.
Nella tarda mattinata si è tenuto un
convengo su “L’incidenza educativa
del S. Francesco di Sales in Sicilia”,
presentato dall’avv. Finocchiaro e
con la partecipazione del vicario episcopale per la cultura e professore di
storia della Chiesa mons. Gaetano
Zito, del direttore emerito del S.
Francesco di Sales don Paolo Caltabiano, del presidente onorario dell’Unione locale dott. Emanuele Minneci, con le conclusioni di don Ruta.
Nel primo pomeriggio sono seguiti
gli interventi di un gruppo di studio
composto da specialisti e ricercatori
che hanno sviluppato gli aspetti storici, strutturali e organizzativi, educativi e formativi dell’istituto: don
Ruta, don Giuseppe Buccellato, don
Cicala, don Paolo Fichera, don Giuseppe Raimondo, ing. Giovanni
Costanza, sig. Aldo Cultrera, avv.
Finocchiaro, dott. Carmelo Florio,
prof. Antonino Landro, prof. Marco
Pappalardo, prof. Fiorenzo Petralia,
prof. Angela Saraniti.
Maria Pia Zappalà orsolina
Antonino Blandini
Una reliquia di S. Angela Merici in visita nella Diocesi di Catania
i è conclusa da pochi
giorni la peregrinatio di
una insigne reliquia di S. Angela
Merici nella nostra terra di Sicilia.
Per la prima volta la Santa bresciana,
fondatrice della Compagnia di S.
Orsola, ha messo piede in questa bella isola visitando cattedrali e parrocchie di numerose Diocesi. L’evento è
stato promosso e realizzato dalle
Orsoline per festeggiare i 100 anni
della loro presenza nelle varie realtà
ecclesiali siciliane.
La Diocesi di Catania ha accolto S.
Angela nei giorni 25, 26 e 27 Aprile
e sono stati giorni di grazia vissuti
nella preghiera, nell’ascolto della
Parola di Dio e nella manifestazione
di una gioia sincera nei confronti del
carisma mericiano. Una folla attenta
e commossa ha preso parte alle tante
iniziative che le Figlie di S. Angela
hanno programmato con l’intento di
far conoscere un messaggio quanto
mai attuale e confortante per una
società che, come sappiamo, ha perso e continua a smarrire i valori e gli
ideali più genuini.
La prima tappa di questo viaggio di
S. Angela nella nostra Diocesi è stata la parrocchia di cui la stessa santa
è titolare, a Misterbianco. Nel pomeriggio di mercoledì 25 Aprile, il preziosissimo Reliquiario contenente la
prodigiosa “costola”della Santa è
stato consegnato dalla Direttrice della Compagnia di S. Orsola di Catania, Anna Zappalà, al parroco don
Salvatore Reina. Un gran numero di
fedeli attendeva l’arrivo della Reliquia in una piazzetta addobbata a
festa non lontana dalla parrocchia.
Tra canti, applausi e preghiere, S.
Angela ha fatto ingresso nella sua
chiesa, dove alla presenza di autorità
civili e religiose, è stato recitato il
Rosario meditato seguito dalla Concelebrazione Eucaristica presieduta
dal Rev.mo don Franco Luvarà,
Vicario Foraneo. La riflessione di
don Franco offerta nell’omelia ha
tenuto desto l’interesse dei presenti
con i suoi splendidi richiami all’im-
S
Una spiritualità sempre giovane
RIGENERATA DALLA COSTOLA
portanza della vita consacrata e ha
sicuramente incoraggiato le tante
Orsoline accorse qui per salutare la
loro Fondatrice a perseverare in quel
progetto di amore che le vede protagoniste a servizio di una spiritualità
sempre giovane e incisiva. Nel contesto della S. Messa si è svolto il rito
di ammissione alla Compagnia di S.
Orsola di un gruppo di nuovi
Fedeli Associati: un momento che ha fortemente coinvolto i partecipanti anche da
un punto di vista emotivo.
Da tempo le Orsoline hanno
istituito all’interno della
Compagnia il ramo dei
cosiddetti Associati: famiglie o singoli membri di
famiglia che si impegnano a
vivere il carisma meridiano
nel loro specifico stato di
vita. Il risultato è quanto mai
positivo se si pensa che a
distanza di alcuni anni si è
consolidata una realtà di laici impegnati che portano gli
insegnamenti di S. Angela
ovunque, sforzandosi di dare
una vera testimonianza di
vita evangelica.
La Reliquia della Santa è rimasta tra
i devoti di Misterbianco fino a tutta
la mattinata del giorno dopo, visitata
da piccoli e grandi, desiderosi di
affidare a lei, (ad Angela), i propri
sogni e le proprie speranze.
Giovedì 26 Aprile, intorno alle ore
17.00, la Reliquia di S. Angela ha
raggiunto S. Giovanni La Punta dove
ha sostato per un momento di preghiera comunitaria nella cappella
dell’Istituto delle Orsoline ossia nel
luogo dove riposa la Ven. Lucia
Mangano, stella tra le più splendenti
dell’universo mericiano. Subito
dopo una processione raccolta e
composta, alla quale hanno partecipato le autorità cittadine, le confraternite e le associazioni ecclesiali
locali, le Orsoline, i sacerdoti e una
folla numerosissima di fedeli, ha
accompagnato la Reliquia in Chiesa
Madre. Qui la Santa è stata accolta
con grande entusiasmo. La solenne
Concelebrazione Eucaristica è stata
presieduta dal parroco, don Orazio
Greco, che nel corso della sua omelia ha saputo individuare e sottolineare i tratti salienti di un carisma
ancora carico di freschezza e novità.
I festeggiamenti di S. Giovanni La
Punta si sono conclusi con l’Oratorio
sacro “Una scala per il Paradiso” del
coro e orchestra S. Teresa di Gesù
Bambino.
S. Angela ha trascorso l’ultimo giorno della sua visita alla nostra Diocesi, il 27 Aprile, nella Basilica Cattedrale di Catania. Di mattina ha avuto
luogo una solenne Concelebrazione
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Prospettive - 20 maggio 2012
DIOCESI
Riflessioni sul Vangelo
GESÙ ESORTA
A RIMANERE NEL SUO AMORE
ASCENSIONE DEL SIGNORE / B RIMANETE NEL MIO AMORE - At 1,1-11; Sal 46/47, 2-3.6-9; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20
Rimanere nel suo amore significa: continuità, sintonia, stessa lunghezza d’onda, vivere
per lo stesso scopo, dare senso all’essere stati
chiamati e scelti. La garanzia per sapere se si
rimane nel suo amore è l’osservanza dei suoi
comandamenti, che poi consistono nell’ama-
re Dio ed il prossimo. E non solo in questo:
egli ci ha elevati al rango di amici, non siamo
servi, infatti ci ha messo al corrente di quello
che il Padre gli ha comunicato. Il servo invece non sa quello che fa il suo padrone. Tra
noi e lui c’è massima comunicazione possibile; non vi sono segreti, vi è la più grande
comunione perché fa conoscere tutto ciò che
il Padre gli comunica. La comunione con lui
è anche comunione col Padre. Lui ci ha scelti
perché possiamo portare frutto, non certo un
frutto effimero, ma duraturo. La nostra presenza deve avere una consistenza ed un significato. Questi sono condizionati soltanto dal
fatto che ci si ami e si resti in questo amore.
L’amore viene da Dio ed è lo strumento per
conoscerlo. Restare nel suo amore significa
quindi essere in Dio, nella sua conoscenza,
vivere insieme a Lui. Questo amore non è
esclusivo per pochi eletti, ma per tutti gli
uomini. Pietro per primo si rende conto che
Dio non fa preferenze di persone. Il suo Spirito infatti scende anche nei non circoncisi.
Ciò suscita stupore nei circoncisi. Si apre la
grande strada dell’amore di Dio per tutti gli
uomini. Si apre il grande campo di lavoro per
i seguaci di Cristo: essi Hanno un immenso
campo di lavoro. Ogni uomo che esiste nel-
l’universo è il confine dell’amore: se vi sono
uomini in tutto l’universo bisogna raggiungerli perché si amino e il regno di Dio, cioè il
suo amore, sia presente. Non c’è spazio per lo
sconforto, per la solitudine, per l’isolamento
o la mancanza di lavoro. Dobbiamo essere
consapevoli che l’amore che abbiamo ricevuto è gratuito e gratuitamente dobbiamo darlo.
Anzi Gesù è stato mandato come vittima di
espiazione. Il nostro amore è quindi un atto
sacrificale per la salvezza di tutti: da qui si
può dedurre che amare è sacrificarsi.
Leone Calambrogio
San Paolo in briciole
Forti, virili e rispettosi 1 Cor 16, 5-23
Paolo rispetto ad una sua probabile visita a
Corinto fa sapere che avrebbe attraversato
soltanto la Macedonia, mentre invece desidera fermarsi a Corinto per stare con loro e
non vederli soltanto di passaggio. Li prega
di preparare il luogo dove avrebbe dovuto
alloggiare perché certamente avrebbe passato l’inverno con loro. Raccomanda loro, che
se dovesse arrivare Timoteo non lo facciano
sentire a disagio, infatti anche lui lavora
come Paolo per l’opera del Signore. Nessu-
no gli deve mancare di rispetto, al contrario
bisogna congedarlo in pace perché ritorni da
lui che lo aspetta con i fratelli.
Apollo invece non vuole assolutamente venire da loro a Corinto con i fratelli, almeno per
ora. Verrebbe qualora ne avesse l’occasione
Nelle raccomandazioni finali, li esorta a stare
saldi nella fede, a comportarsi in modo virile
e ad essere forti. E a che tutto fra loro si faccia nella carità. Raccomanda di essere sottomessi alla famiglia di Stefanàs “Furono i pri-
mi credenti dell’Acaia e hanno dedicato se
stessi a servizio dei santi”. Siate anche sottomessi a loro e a quanti collaborano e si affaticano con loro”.
Si rallegra della visita di Stefanàs, di Fortunato e di Acaico i quali hanno supplito alla
loro assenza, hanno allietato il suo spirito e
allieteranno anche il loro: “Apprezzate persone come queste”.
L.C.
Il Sacerdote sa che quando il peso della croce si fa più difficile, quella è l’ora più preziosa
«Io sono con voi tutti i giorni»
Dare la vita
Il Sacerdote attinge continuamente
dalla parola di Dio. E così la sua
consacrazione sacerdotale viene
continuamente rinnovata.
Gesù dice: «Io sono il buon pastore»,
a cui subito segue la prima caratteristica fondamentale: «Il buon pastore
dà la propria vita per le pecore».
È il centro e il culmine della rivelazione di Dio come pastore del suo
popolo.
Il centro e il culmine è Gesù. che
muore sulla croce e risorge dal
sepolcro il terzo giorno.
Risorge con tutta la sua umanità. E in
questo modo coinvolge noi, ogni
uomo, nel suo passaggio dalla morte:
«Il buon pastore dà la propria vita
per le pecore» .
Gesù insiste su questa caratteristica
essenziale del vero pastore, che è Lui
stesso: quella del «dare la propria
vita».
Lo ripete tre volte, e alla fine conclude dicendo: «Per questo il Padre
mi ama: perché io do la mia vita, per
poi riprenderla di nuovo. Nessuno
me la toglie: io la do da me stesso.
Ho il potere di darla e il potere di
riprenderla di nuovo. Questo è il
comando che ho ricevuto dal Padre
mio».
Umiltà e amore
La figura biblica del re-pastore, che
comprende principalmente il compito di reggere il popolo di Dio, di
tenerlo unito e guidarlo, tutta questa
funzione regale si realizza pienamente in Gesù Cristo nella dimensione sacrificale, nell’offerta della
vita. Si realizza, in una parola, nel
mistero della Croce, cioè nel
supremo atto di umiltà e di amore
oblativo.
Il Sacerdote vuole essere sempre più
strettamente unito a Cristo sommo
sacerdote, che come vittima pura si è
offerto al Padre per noi, consacrando
noi stessi a Dio insieme con lui per la
salvezza di tutti gli uomini. Il sacerdote viene inserito in un modo singolare nel mistero del Sacrificio di
Cristo, con una unione personale a
Lui, per prolungare la sua missione
di salvezza. Una unione che chiede
di diventare “sempre più stretta” per
la generosa corrispondenza del
sacerdote stesso.
Il Sacerdote prega perché il Signore
Gesù Cristo, che il Padre ha consacrato in Spirito Santo e potenza, lo
custodisca per la santificazione del
suo popolo e per l’offerta del sacrificio.
Nell’Ordinazione alla consegna del
pane e del vino, il Sacerdote riceve
le offerte del popolo santo per il
sacrificio eucaristico. Ed è invitato a
rendersi conto di ciò che fa, imitare
ciò che celebra, conformare la sua
vita al mistero della croce di Cristo
Signore.
Per il sacerdote, celebrare ogni giorno la Santa Messa non significa svolgere una funzione rituale, ma compiere una missione che coinvolge
interamente e profondamente l’esistenza, in comunione con Cristo
risorto che, nella sua Chiesa, continua ad attuare il Sacrificio della
redenzione.
Questa dimensione è inseparabile da
quella pastorale e ne
costituisce il nucleo di
verità e di forza salvifica, da cui dipende
l’efficacia di ogni attività.
Eucarestia
La stessa predicazione, le opere, i gesti di
vario genere che la
Chiesa compie con le
sue molteplici iniziative, perderebbero la
loro fecondità di salvezza se venisse meno
la celebrazione del
Sacrificio di Cristo.
Il Sacerdote è chiamato a vivere in se stesso
ciò che ha sperimentato Gesù in prima persona, cioè a darsi pienamente alla predicazione e alla guarigione
dell’uomo da ogni
male del corpo e dello
spirito. E poi, alla fine,
riassumere tutto nel gesto supremo
del «dare la vita» per gli uomini,
gesto che trova la sua espressione
sacramentale nell’Eucaristia, memoriale perpetuo della Pasqua di Gesù.
La Parola di Dio illumina tutta la vita
del Sacerdote.
E quando il peso della croce si fa più
pesante, sa che quella è l’ora più preziosa, per lui e per le persone a lui
affidate. Il Sacerdote rinnova con
fede e con amore il suo sì, con l’aiuto di Dio, e così coopera con Cristo,
Sommo Sacerdote e Buon Pastore, a
10
pascere le sue pecorelle, magari
quella sola che si era smarrita, ma
per la quale si fa grande festa in Cielo!
Il Sacerdote ringrazia il Signore per
questo dono, segno dell’ amore fedele e provvidente di Dio per la Chiesa! Attraverso l’Ordinazione il
Sacerdote è conformato a Gesù Cristo Sacerdote e Pastore. E prega
anche perché tutti i giovani siano
attenti alla voce di Dio che interiormente parla al loro cuore e li chiama
a distaccarsi da tutto per servire Lui.
Il Signore chiama sempre,
ma tante volte noi non
ascoltiamo. Siamo distratti da molte cose, da altre
voci più superficiali. E
poi a volte abbiamo paura
di ascoltare la voce del
Signore, perché pensiamo
che possa toglierci la
nostra libertà.
In realtà, ognuno di noi è
frutto dell’amore: certamente, l’amore dei genitori, ma, più profondamente, dell’amore di Dio.
Nel momento in cui mi
rendo conto di questo, la
mia vita cambia: diventa
una risposta a questo
amore, più grande di ogni
altro, e così si realizza
pienamente la mia libertà.
Il Sacerdote non è differente dagli altri, ma è stato toccato profondamente
dalla bellezza dell’amore
di Dio. Non ha potuto fare
a meno di rispondere con
tutta la sua vita. Come il Sacerdote
ha incontrato l’amore di Dio? L’ha
incontrato in Gesù Cristo: nel suo
Vangelo, nell’Eucaristia e nella
comunità della Chiesa. Nella Chiesa
si scopre che la vita di ogni uomo è
una storia d’amore. Ogni comunità
locale è chiamata ad essere come un
giardino irrigato in cui possono germogliare e maturare tutti i semi di
vocazione che Dio sparge in abbondanza.
Padre Angelico Savarino
Prospettive - 20 maggio 2012
omnibus
In scena musiche e première che si ispirano alle vicende e alle opere di grandi artisti di ieri e oggi
Un dialogo fatto di voci, musica e pianoforte
n scena musica e première che si ispirano alle
vicende e opere di grandi artisti di
ieri e di oggi. Un dialogo fitto fa rivivere i classici della new wave addolciti negli arrangiamenti in divenire
per pianoforte, costruiti sul più classico, ma sempre efficace, dei luoghi
comuni: l’incontro tra generazioni,
con musiche trascinanti che spingono storie d’amore e di ribellione tra
ruoli della bourgeoise isterica, opere
di grandi autori che andranno per il
mondo cult affascinando il pubblico
contemporaneo. È stato un successo
il concerto in forma semiscenica di
Palazzo Zuppello, “l’opera in Italia
dalla seconda metà dell’800 ai primi
venti anni del 900” organizzato dall’associazione
culturale
“I.S.D.A.M.S.” del b.ne E. D’Astorga in collaborazione con “Sicilia
Opera Academy” e la regia di Alberto Paloscia, direttore artistico da
oltre vent’anni del Teatro Goldoni di
Livorno, musicologo e ricercatore,
scopritore di voci, lega il suo nome a
doppio filo alla riscoperta del
Mascagni minore, insieme al M°
Sergio Licursi prestigiosa figura del
Teatro Italiano, drammaturgo e regista, che ha firmato spettacoli, teatrali, lirici e cinematografici di fama. Il
sipario si apre, e la pièce scava nel
profondo in un ensemble che omaggia Verdi e Mascagni riportando l’intensità del sentimento (di quell’epoca) la pienezza di vita che può derivare solo dall’adesione incondizionata ad un ideale, a una causa. Si
tratta di un fenomeno nuovo nella
storia della cultura europea, forse “la
massima trasformazione della
I
coscienza occidentale, quanto meno
del nostro tempo” (Berlin). Nuova
immagine dell’universo un periodo
in cui l’arte, come sosteneva Schelling “apre quasi il santuario, dove
arde come in una fiamma quello che
nella natura e nella storia è separato”. La musica attraverso il melodramma riempie le sillabe secche per
diventare ciò che vogliamo e salvare il nostro Io risucchiato dalla
modernità, o imbozzolato in
un’ovatta e crediamo alla speranza e al prodigio tra Leopardi e
Baudelaire, tra realtà esterne e
illusione dove l’unico valore è la
bellezza dell’arte. Nel concerto,
organizzato dal baritono Giovanni Di Mare, si sono esibiti il
tenore Stefan Mullan (Scozzese), il soprano Azuza Dodo
(Giapponese), il mezzosoprano
Giulia Kunyavskaya (Russa) il
tenore Dario Adamo (Siciliano),
il baritono Salvatore Terrazzino (Agrigentino). Pianisti
accompagnatori William Grosso e Alberto Maniaci. La master
class è la sintesi del lavoro finale del laboratorio teatrale: sintesi
della storia del teatro, interpretazione vocale, arte scenica e postura;
dove gli allievi approfondiscono il
legame tra musica e scena, svoltosi
grazie all’associazione culturale
Sicilia Opera Academy, con sede a
Catania Presidente W. Grosso “Nell’ottobre del 2011, “Sicilia Opera
Academy” è stata invitata alla Carnige Hall di New York, riservata ai
cantanti cinesi di tutto il mondo e
l’associazione ha consegnato una
borsa di studio per frequentare i pro-
pri master classes”, coadiuvato dal
soprano M. Prizzon e G. Di Mare.
Obiettivo scoprire e valorizzare le
nuove leve del canto lirico e metterli
in contatto con il mondo del lavoro,
invitando Direttori artistici di Enti
lirici, Agenti lirici, tra cui Stefania
Gamba. Sergej Licursi esplora le
magie antropologiche dell’arte sce-
ISOLDE ha dato il via, molto prima
di Freud, alla riflessione sull’intimo
legame esistente tra il principio vitalistico di EROS e la sua anima speculare, TANATOS, che nel novecento avrà, soprattutto, in Georges
Batailles uno degli interpreti e indagatori più sottili e raffinati”. Il maestro Alberto Paloscia evidenzia “Il
nica rilevando “Wagner, il grande
mago, l’alchemico della poesia in
forma di musica. L’intellettuale che
sconvolse, affascinò (e il termine
CHARME ha conservato molto più
del suo omologo italiano “fascino”
la radice di magia e fascinazione,
appunto) un Baudelaire già affermato con l’ouverture del TANNHAUSER, espressione di quel concetto di
arte totale che informerà di sé la settima arte, ossia il cinema. Wagner,
che soprattutto con TRISTAN UND
nostro lavoro ha spaziato dall’approfondimento musicale, drammaturgico e interpretativo, dal melodramma
verista - che ha avuto proprio nel
capolavoro ‘siciliano’ di Mascagni,
CAVALLERIA RUSTICANA, il suo
inizio e il suo manifesto - e le sue
‘radici’ storiche: l’ultimo Verdi (Don
Carlo, Otello), Wagner e i titoli più
concretamente ‘pre-veristi’ quali
Traviata di Verdi e Carmen di Bizet,
autentiche anticipazioni di quel realismo psicologico e di quella sangui-
gna concretezza teatrale che saranno
proprie dei capolavori di Mascagni,
Puccini, Leoncavallo, Giordano,
Cilèa. È stato bellissimo lavorare
con giovani cantanti sull’analisi del
testo, sulla chiarezza del fraseggio,
sul rapporto tra parola, musica e
gesto, e di aiutarli non solo a fare
musica, ma anche e soprattutto a fare
teatro, e quindi di farli riflettere che con il teatro musicale
verista nasce una nuova tipologia di artista lirico: il cantante attore. Ovvero di quell’interprete moderno che nel secolo scorso ha avuto i suoi punti
di riferimento in artisti quali
Caruso, Chaliapine, la Callas,
la Olivero, la Kabaivanska,
Del Monaco, Domingo”. Fra i
docenti anche il regista Renato Bonajiuto, impegnato con
Luca Verdone nell’allestimento scenico “Le nozze di Figaro” inizia a 15 anni la sua attività lavorativa come assistente
di Beppe De Tomasi, lo vediamo con L. Pavarotti collaborando, nonostante la sua giovane età, in prestigiosi teatri
europei internazionali: sottolinea
“Le nozze di Figaro sono ideate
come una matrioska con più stanze
una dentro l’altra finché scompaiono, fino a diventare giardino, con
ruderi riferimento alla Sicilia grecoromana; adattando le scene alle esigenze vocali dei cantanti. Verdone
punta sul personaggio portando la
tradizione alla modernità, adattando
e non stravolgendo”.
Artemisia
Tre esperti britannici consigliano cosa dire o non dire ad un colloquio di lavoro
gni
tanto,
periodicamente, esce sempre qualche nuovo decalogo per aspiranti
lavoratori nel caso dovessero trovarsi ad affrontare un
colloquio di lavoro. Questa
volta ci hanno pensato tre
esperti britannici: Corinne
Mills, managing director di
Personal Career Management, Richard Nott, direttore
del portale CWJobs.co.uk, e
Nik Pratap di Hays Senior
Finance. I tre luminari nell’ambito delle risorse umane
sono stati chiamati a rispondere dal quotidiano inglese
‘The Guardian’, su cosa è opportuno
dire e non dire di fronte a un potenziale nuovo datore di lavoro. Perché
c’è il rischio di perderlo per sempre
quel posto; se si sbaglia una parola o
si pronuncia qualche frase di troppo,
tutto è compromesso. La prima fase
è la più comune: “Scusate il ritardo”. La puntualità è basilare e sicuramente chi dovrebbe assumerci non
vedrà di buon occhio un ritardatario.
E di solito è buona regola presentarsi con largo anticipo a un colloquio.
La seconda frase è più diretta:
“Quante sono le ferie annuali e
O
Il decalogo per aspiranti lavoratori
quanti giorni di malattia sono concessi?”. In questo caso non è conveniente andare subito al sodo. L’intervistatore penserà: ancora devi
cominciare e già pretendi di andare
in vacanza in anticipo? Insomma
proiettarsi in là con le date non serve. Terza frase. “Prendo solo questa
chiamata”. Nel caso squilli il cellulare, una delle cose più odiate dai
cacciatori di teste, no dite mai questa
frase. In questo caso si tratterebbe di
una figuraccia che supera ogni limite di pazienza e bon ton. Quarta frase. Nel caso domandassero: “Dove ti
vedi tra cinque anni?”. In
questo caso non è conveniente
rispondere in maniera ossequiale dicendo: “A lavorare
presso di voi.” Anche se fosse
una risposta sincera, dall’altra
parte potrebbe essere interpretata come un tentativo ruffiano
di convincere chi abbiamo
davanti, considerando che non
si conoscono a fondo il nuovo
lavoro e l’ambiente lavorativo.
Quinta frase. “Il mio precedente datore di lavoro mi ha
distrutto”.
Mai parlare male di altre collaborazioni, dei passati datori di lavoro
ecc. Perché “parlare male di un precedente datore di lavoro -dice Pratap- non solo non è professionale,
ma induce anche a riflettere sul tuo
personaggio”. In più se poi il nuovo
datore di lavoro dovesse chiamare il
vecchio per confermare o smentire le
nostre referenze, sarebbe un guaio. E
che guaio! Sesta frase. “Fate racchette da tennis? Pensavo che facevate mazze da cricket”. Uno degli
errori più comuni è quello di essere
11
poco documentati sull’azienda cui è
stato inviato il Cv. “Dire che hai
guardato solo il loro sito web è solo
marginalmente migliore perché i
datori di lavoro si aspettano molto di
più”, spiega Mills. Settima frase.
Mai imprecare. “Maledizione”.
Durante il colloquio sono bandite
espressioni di questo genere. Non è
segno di educazione e di stile.
Potrebbe capitare che l’intervistatore
si lasci andare a parolacce o a espressioni molto forti.
In ogni caso bisogna mantenere un
atteggiamento professionale. Ottava
frase. “Ero molto bravo con i Firewall dei checkpoint”. Bisogna evitare di parlare in maniera molto tecnica e settoriale, specie delle esperienze passate. In questo caso parlare
troppo produce l’effetto contrario, e
potrebbe essere percepito come
qualcosa di negativo dall’intervistatore. Sempre meglio scegliere il profilo basso che voli pindarici che non
portano da nessuna parte. Nona frase. “Devo proprio indossare quella
divisa?” Mai criticare la divisa che è
l’elemento distintivo di un’azienda,
il valore aggiunto che permettere di
distinguersi dal mercato concorrenziale. Soprattutto perché magari chi
ci sta facendo il colloquio, la avrà
indossata prima di finire dietro una
scrivania.
Ultima frase è quella decisiva. Se si
domanda: “Qual è la cosa migliore
che si aspetta da questo ruolo?” mai
rispondere, consiglia infine Nott,
con una di queste cose: “La busta
paga, i benefit, la pausa pranzo, i
miei collaboratori o le vacanze”.
Visti i tempi che corrono, di certo,
non saranno queste frasi ad allontanarci dai potenziali nuovi datori di
lavoro. In questo possiamo dormire
sonni tranquilli, ma nel caso un giorno arrivasse qualche chiamata
“importante”, sapremo come comportarci.
Conservare i consigli per tirarli fuori
dal cilindro al momento opportuno.
Senza dimenticare di essere puntuali
e parlare male del vecchio ambiente
di lavoro, anche se il vostro cuore
vorrebbe farlo.
Filippo Cannizzo
Prospettive - 20 maggio 2012
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