N° 20 Domenica 20
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N° 20 Domenica 20
A PAGINA 3 Catania - anno XXVIII - n. 20 - 20 maggio 2012 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 settimanale regionale di attualità IL LINGUAGGIO NELL’ARTE contemporanea “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” Il Papa ad Arezzo accolto da migliaia di persone In Italia occorre un rinnovamento SPIRITUALE ED ETICO D urante la vista pastorale ad Arezzo il Santo Padre ha esortato l’Italia a reagire alla tentazione dello scoraggiamento e a riprendere la via del rinnovamento spirituale ed etico. Benedetto XVI ha incoraggiato i cristiani “a contrapporre l’impegno e l’amore per la responsabilità”, come antidoto “alla sfiducia verso l’impegno politico e nel sociale”. La linfa delle radici cristiane dovrà portare all’Italia nuova energia per superare la crisi e riprendere un cammino di sviluppo e di progresso. I valori evangelici ha detto il Papa continuino a fecondare le coscienze e la storia quotidiana di voi tutti”. L’impegno civico, a cui tutti i cristiani sono chiamati per dare testimonianza ai valori delle fede, sollecita i fedeli laici ad agire con coerenza dentro la città dell’uomo, con la volontà di servire al di là dell’interesse privato e delle visioni di parte. “Oggi - ha infatti rimarcato il Pontefice - vi è particolare bisogno che il servizio della Chiesa al mondo si esprima attraverso le opere”. Essere “operai” nella vigna del Signore, mirabile intuizione di Luigi Gedda, fondatore nel 1942 della “Società Operaia “che indirizza il focus della sua spiritualità nel “fiat” del Getsemani implica di compiere la volontà di Dio operando nel mondo da testimoni operosi del vangelo “secondo i bisogni dell’ora che volge. “Tocca ai cristiani, quindi, “contribuire alla nascita di una nuova etica pubblica” mirante a quel bene comune che “conta di più del bene del singolo”, come ha testimoniato il neo-beato Giuseppe Toniolo. Essere “fermento nella società” e quindi: cristiani presenti, intraprendenti e coerenti, è l’auspicio del Papa che rimodula l’ABC del cristiano nell’impegno sociale e che si traduce nell’Amore e nell’Attenzione al Bene Comune che sovrasta gli interessi personali e o di partito e raggiunge il cuore della gente, la “civitas” destinataria e protagonista della democrazia partecipativa. Un invito particolare è stato rivolto dal Santo Padre ai giovani, i quali, “animati dalla carità evangelica che chiede di non rinchiudersi in se stessi, ma di farsi carico degli altri”, vengono ancora una volta sollecitati ad impeGiuseppe Adernò (segue a pagina 2) Afghanistan: passato e futuro. In 10 anni di guerra cosa è cambiato? Donne senza futuro i poteva solo intuire che fosse di donna quella informe figura solitaria, integralmente coperta da capo a piedi da una tunica scura, ritratta in una cespugliosa strada sterrata mentre nel suo andare conduceva per mano un bambino - attorno nessun altro vivente. Era una donna col burka, una sola fessura chiusa da un retina all’altezza degli occhi, una donna afghana fissata con quell’unica altra anima innocente in quel paesaggio incorniciato dalle alte vette di montagne sorte dalla terra quasi per imprigionare quelle vite in quella dimensione di immutabile solitudine che l’immagine destava. Immagini simili furono per anni il simbolo che si imprimeva, irrompendo a forza, in ogni dire e in ogni pensiero sull’intervento dell’occidente in Afghanistan e che superava in fondo ogni riflessione su ogni altro motivo. Giusto o meno che fosse politicamente, esatti o meno che fossero i rapporti spionistici sulle implicazioni dei talebani dominanti in Afghanistan con il terrorismo internazionale islamico nemico dell’occidente, quell’immagine simbolo spingeva il pensiero alla necessità di dovere intervenire comunque contro quella umiliazione arrecata alla donna, al di là di ogni esasperazione femminista, in quanto parte del genere umano, perché il burka che nell’islam è il segno del verso di quella sura che dice alle credenti di esser caste e di non mostrare gli ornamenti ad altri che S ai loro mariti e ai padri o ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne, nella estremizzazione afghana andava oltre e diveniva un marchio di privazione della dignità nella società, un annullamento della libertà umana, uno stato di inferiorità nelle relazioni civili, familiari ed anche religiose, un immiserimento spirituale della donna e quindi di tutto quello scorcio di umanità afghana. C’era poi anche quel bambino da sottrarre ad una cultura intollerabile per l’occidente. Non si poteva tollerare che venisse ammaestrato ad una vita violenta fatta di vendette ed mortali esecuzioni private di pene inflitte senza misericordia, ad una concezione delle spose come suppellettili per il piacere, delle figlie come merce da vendere. Sono trascorsi più di dieci anni, dieci anni di guerra, di bombardamenti, di eccidi di colpevoli trucidati senza regole e di innocenti massacrati a volte per errore a volte, doloroso a dirsi, anche solo per quel malefico piacere di uccidere che artiglia l’anima negli uomini risucchiati dalla spirale della guerra, ma alla fine, cominciava a sembrare che tutto volgesse per il meglio. Gli estremisti talebani erano al bando, braccati, costretti a rintanarsi nelle caverne, elezioni più o meno libere, come più o meno libere possono essere le elezioni del- le democrazie che muovono i primi passi, hanno dato un governo centrale al popolo afghano e, finalmente, anche una costituzione che proclama uguaglianza, libertà e dignità per tutti, anche per le donne, sono comparse le prime emittenti radio e televisive locali, inesistenti sotto il regime talebano. C’è però una falla in quella costituzione definita di stampo occidentale. C’è un articolo tre il quale impone che non può essere approvata alcuna legge che si ponga in contrasto con i principi islamici e a interpretare i principi islamici sono il più delle volte gli ulema più oltranzisti, una sorta di sacerdoti dell’islam riteAlice Vaccaro (segue a pagina 2) IX CONVEGNO ISLAMICO “MUSULMANI D’ITALIA” a pagina 5 OROLOGIO SOLARE RESTAURATO in ARCIVESCOVADO a pagina 7 RELIQUIA DI S. ANGELA MERICI A CATANIA a pagina 9 Prospettive - 20 maggio 2012 sommario al n. 20 PRIMO PIANO Indietro nel tempo intervistando Antonino Paternò Castello __________3 Concorso nazionale dei capolavori di meccanica e di elettrico-elettronica ____5 INFORMADIOCESI Notizie in breve___________8 Avviso dell’IDSC _________8 DIOCESI Belpasso: Migliaia di pellegrini per rendere omaggio alla Regina della Pace _______________7 Istituto San Francesco di Sales: 120° di fondazione ________9 In scena musiche e première che si ispirano alle vicende e alle opere di grandi artisti di ieri e oggi ____________11 I commercialisti italiani a Catania sulla riforma delle professioni Tagliare la spesa pubblica per abbassare le tasse un momento difficile per il Paese: la crisi non è stata affrontata in maniera adeguata. In termini reali, al netto degli interessi passivi, la spesa pubblica è cresciuta, tra il 2000 e il 2011, di 124 miliardi e oggi ha raggiunto quota 725 miliardi; crescita e sviluppo ci saranno quando l’aumento si ridurrà almeno della metà di questa cifra: solo questo consentirà di alleggerire il peso delle tasse, su chi lavora, sui giovani e su chi li assume», ha affermato il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Claudio Siciliotti, a Catania in occasione della due-giorni di confronto che ha accolto al Teatro Metropolitan oltre 700 professionisti provenienti da tutta Italia. L’importante assise si è aperta con i saluti istituzionali del sindaco di Catania Raffaele Stan- Il decalogo per aspiranti lavoratori _______________11 (continua da pag. 1) IN ITALIA... Direzione amministrazione e redazione: via San Giuseppe al Duomo 2/4, 95124 Catania Redazione e amministrazione: tel. 095 2500220 fax 095 8992039 www.prospettiveonline.it E-mail: [email protected] [email protected] [email protected] Editrice ARCA s.r.l. via San Giuseppe al Duomo 2/4, 95124 Catania Iscritta al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) n. 7858 Direttore responsabile Giuseppe Longo Progetto grafico: Patrizia Di Blasi - SRI spa. Impaginazione e grafica: Vera Cannavò Abbonamenti: ordinario Euro 40,00 ridotto (scuole, associazioni, confraternite, etc.) Euro 30,00 versamento su c/c postale n. 12442935 intestato a: ARCA s.r.l. via San Giuseppe al Duomo 2/4 95124 Catania Pubblicità: a mod. (1 colonna x 41mm). Commerciali Euro 27,11 a mod. Redazionali Euro 1,55 a mm Annunci immobiliari e R.P.Q. 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Professioni liberalizzate e funzioni sussidiarie per lo Stato è stato l’argomento della tavola rotonda introdotta da Gian Paolo Prandstraller dell’Università di Bologna e moderata dal giornalista del Corriere della Sera Isidoro Trovato: il vicepresidente del Consiglio nazionale Francesco Distefano ha avvertito «non privare gli Ordini degli strumenti per svolgere la tutela delle fede pubblica. Riforma sì, a condizione che si rispettino i giusti presupposti per creare un corretto clima di convivenza»; il vicepresidente dell’Odcec di Catania Roberto Cunsolo si è soffermato sulla necessità di rivedere alcuni punti «La riduzione del tirocinio a 18 mesi crea anche un problema di incompatibilità con i revisori legali, la cui normativa prevede ancora un tirocinio di 36 mesi. Quanto alla pubblicità, si faccia, purché i commercialisti si presentino sul mercato con una forma dimensione comunitaria. Il Governo con le sue leggi e disposizioni di riduzione di spese, tagli e contrazione di personale, recupero degli sprechi, riorganizzazione dei servizi, segue una direttiva di marcia nell’ottica del bene futuro, ancora in effetti, tanto lontano e poco visibile. La società risponde con la paura, la preoccupazione, il blocco delle iniziative per timore di incontrare altri pericoli e rischi e qualcuno anche con drammatici suicidi. La politica della formica e del salvadanaio, da tenere nascosto e ben custodito con i risparmi, segnano di fatto un fermo all’economia di svi- luppo e come una nube nera coprono di grigio il cielo della nostra Italia. “Guardare il presente con gli occhi del passato e progettare il futuro alla luce del Vangelo”, monito e slogan di Luigi Gedda per la Gioventù anno Duemila (Gi.A.D) risuona sempre attuale e urgente in questa seconda decade del terzo millennio. Se è vero che la cultura salverà il mondo, è ancor vero che soggetto e centro della cultura è l’uomo, che come ha ricordato il Papa è “immagine di Dio” ed ha proseguito dicendo: Se siamo realmente immagine di Dio, siamo anche capaci di andare avanti e di superare i problemi del «È gnarsi, a superare le paure, a vincere la sfiducia verso l’impegno politico. “Abbiate il coraggio di osare!” ha esclamato il Papa alle nuove generazioni; “siate pronti a dare nuovo sapore all’intera società civile, con il sale dell’onestà e dell’altruismo disinteressato”. È questa la “sfida” che il momento presente chiede a tutti e a ciascuno. L’onestà e l’altruismo costituiscono l’epifania della fede, radicata nei valori e nella carità, che declina le espressioni del servizio e della (continua da pag. 1) DONNE SENZA... nuti, più dei nostri sacerdoti, detentori e interpreti della saggezza, largamente introdotti nella Corte Suprema di Giustizia che somiglia approssimativamente alla nostra Corte Costituzionale. A loro è rimesso di valutare se una legge sia o meno conforme alla costituzione afghana le cui norme espressive di libertà e dignità vengono lette alla luce di quei principi ispirati da un integralismo estremista ripudiato persino dal più vasto islam moderato. Così, ed è notizia di questi giorni, avviene che a tutte le conduttrici e presentatrici televisive è stato imposto di apparire in tv col viso coperto dal velo per “rispettare i valori dell’islam”. Non è più il burqua integrale della donna di quel ritratto di dieci anni fa, è solo il velo ma rimane l’imposizione. Di seguito a questa, altre nuove direttive, nuove per modo di dire, dal consiglio degli ulema si riversano da un paio di mesi a questa parte sull’Afghanistan: ritorna il divieto per le donne di prendere mezzi pubblici se non accompagnate da un parente maschio, ritorna la separazione dei generi nei bazar, nelle piazze e in tutti gli altri luoghi pubblici, ambienti di lavoro e università comprese. Non sono solo consigli o direttive “pastorali”, ma veri e propri editti pubblicamente ed espressamente approvati dal governo afghano. Si scopre una ripresa dei suicidi di donne senza alternative che non intendono più esser vendute come “spose” a chiunque perché il sistema non è affatto cambiato non solo sostanzialmente ma neanche formalmente, specie in vaste aree che le nuove istituzioni non riescono ancora a raggiungere, o che, non è da escludere, non intendono raggiungere. Il sospetto, forte, è che i nuovi valori etici e sociali che si intendeva impiantare in quel mondo lontano, siano stati compromessi, in maniera pianificata, mercificati e barattati nei giochi degli equilibri dei poteri perché i talebani, forse più di quanti credevamo che fossero, se non hanno vinto la guerra non l’hanno neanche persa. Il dubbio è se il baratto vi sia stato solo tra afghani o se di esso siano responsabili, per interessi o vili omissioni, anche molti di quelli che si sono avventati su quell’ Afghanistan sbandierando la democrazia. Le vittime più inermi del baratto sono quella donna col burqua e il bambino di quell’immagine iniziale. Forse quel bambino un giorno lapiderà una donna, forse quell’anonima donna col burka è già stata lapidata in un qualche posto, in Afghanistan. ® 2 che rispetti il codice etico e deontologico»; ha preso parte alla discussione la senatrice Anna Finocchiaro, favorevole a funzioni sussidiarie per lo Stato assolte dai professionisti «mettere in mani professionali le funzioni pubbliche ammoderna e crea competitività. Le professioni sono parte importante della classe dirigente italiana». A chiusura del convegno il presidente Siciliotti ha ribadito: «Lo Stato deve appoggiarsi ai professionisti; l’unico modo per affrontare questo momento di empasse è affidarsi alle nostre competenze tecniche. La riforma va attuata, non discussa o modificata: a dieci mesi da quando sono stati fissati i principi con i quali riformare le professioni alle parole devono seguire i fatti. Ordini, come quello etneo guidato da Margherita Poselli, possono e devono fare la loro parte, con il supporto e la giusta valorizzazione da parte della compagine pubblica». Poselli ha espresso preoccupazione per l’avvicinarsi della data del 13 agosto, fissata dal governo per l’emanazione dei decreti attuativi della riforma perché sono molte le questioni incerte e aperte. Carlo Majorana Gravina presente e di aprire cammini al nuovo futuro”. “Nonostante il brutto tempo il nostro cuore è pieno di luce e di gioia” ha detto il Papa salutando la diocesi di Arezzo Cortona San Sepolcro, alla quale ha inviato il seguente messaggio di esortazione che accogliamo e riproponiamo: “Non basta dichiararsi cristiani per essere cristiani, e neppure cercare di compiere le opere del bene; occorre conformarsi a Gesù, con un lento, progressivo impegno di trasformazione del proprio essere e portare l’amore di Dio all’uomo del nostro tempo, spesso chiuso nell’individualismo”. ® Filo diretto con Ecco come mettersi in contatto con noi: • Inviare un’email all’indirizzo [email protected] • Telefonare o mandare un fax al numero 095 8992039 Per il numero che sarà in edicola e in parrocchia il 3 giugno 2012, vi preghiamo di inviare i vostri contributi entro venerdì 25 maggio 2012. Grazie! UFFICIO MARKETING Vicino alle tue esigenze Vincenzo Montensanto 095. 2504311 348.1400832 - [email protected] Dal lunedì al venerdì dalle 15:00 alle 18:00 ABBONAMENTI - PUBBLICITÀ COMMERCIALI - SPECIALI PARROCCHIALI Prospettive - 20 maggio 2012 L’altro volto della Sicilia: le nuove realtà di arte contemporanea Il linguaggio delle istanze dell’uomo ’arte può essere definita come l’espressione intellettuale di un singolo individuo, ma anche come quel bisogno di comunicazione che è presente nella realtà di ogni tempo. Attraverso i secoli l’arte si è fatta portavoce delle istanze e dei bisogni più profondi dell’uomo, elaborando ed utilizzando un linguaggio specifico, adoperato dagli artisti per emulare un determinato stile o per proporre un’innovazione rispetto ai loro predecessori. Il nostro territorio custodisce tesori artistici di grande rilievo, monumenti che testimoniano diversi modi di concepire e fare arte, che nel corso della storia si sono susseguiti fino ai nostri giorni. La tradizione artistica sicuramente ha contribuito a delineare una precisa immagine della Sicilia. L’isola da sempre è stata avvolta da un’aura mitica, ‘costruita’ dai viaggiatori stranieri e dalle annotazioni dei loro diari di viaggio, ma soprattutto nel tempo è divenuta sempre più una meta turistica per la presenza di importantissimi monumenti, riconducibili alla classicità ed al periodo barocco. Ma negli ultimi tempi sono emerse delle realtà diverse che hanno svelato il volto inedito dell’isola, ovvero la Sicilia dell’arte contemporanea. Questi impulsi, da intendere come una vera e propria linfa vitale, hanno L dato vita a nuovi progetti di carattere artistico - culturale ed iniziative, che non si limitano solo a celebrare l’arte del glorioso passato, ma che puntano i riflettori sulla nuova arte. Basta allargare lo sguardo a 360° sulla realtà artistica del nostro territorio, per accorgersi che la Sicilia ha il pregio di configurarsi come un ricco, vasto e fertile terreno per la realizzazione di progetti culturali e per la sperimentazione artistica nell’ambito del contemporaneo. Il linguaggio dell’arte contemporanea desta una certa curiosità ed un elevato interesse soprattutto in un pubblico più giovane, registrando una certa difficoltà di accesso per un pubblico più vasto. Sicuramente tutto ciò può essere ricondotto all’educazione del gusto: l’arte contemporanea per essere compresa necessita di chiavi di lettura rintracciabili nella quotidianità, che solo una spiccata sensi- Emanuele Diliberto Palermo d'Africa- 2004 acrilico su tela bilità ed una mente in possesso di determinati strumenti possono cogliere. Per approfondire l’argomento abbiamo rivolto alcune domande alla dott.ssa Daniela Vasta, docente di storia dell’arte contemporanea presso l’università di Catania. Dal punto di vista artistico, la Sicilia che tipo di situazione sta attraversando? “Rispetto a dieci anni fa, possiamo affermare che la Sicilia sta vivendo una stagione felice per quanto riguarda l’arte contemporanea. Alcune realtà, nate recentemente sul territorio, stanno iniziando a proporre un profilo diverso della Sicilia, non più legata solamente alla tradizione classica e barocca: l’isola è vista come un luogo fertile anche per le sperimentazioni nell’ambito dell’arte contemporanea”. Le diverse realtà siciliane di arte contemporanea non sono ancora oggi molto conosciute: pochi turisti e/o studiosi vengono in Sicilia per ‘percorrere’ degli itinerari contemporanei. In che modo si può migliorare la fruizione di queste realtà? Che cosa possiamo auspicare per il futuro? “Sarebbe auspicabile una maggiore attenzione da parte degli attori istituzionali, ciò si può tradurre in una partecipazione attiva e concreta ai costi e ai bisogni di queste realtà. È necessaria una certa coordinazione ed una giusta distribuzione delle risorse: l’attore istituzionale dovrebbe fornire un riconoscimento ed un sostegno. Naturalmente sarebbe auspicabile un coordinamento tra queste realtà, in modo tale che si possa creare davvero un itinerario del contemporaneo in Sicilia. Si dovrebbe creare una sorta di network, che possa mettere in rete queste realtà e segnalare al visitatore, allo studioso, allo specialista che si può avere in Sicilia anche una finestra sulle arti visive contemporanee, sulle esperienze dell’arte contemporanea”. Molto spesso il linguaggio dell’arte contemporanea è ritenuto dal pubblico più vasto poco comprensibile. Perché molti non riescono ad accedere facilmente a questo linguag- gio? In che modo il pubblico può essere agevolato nella comprensione? “I linguaggi dell’arte contemporanea sono quelli del nostro tempo, quindi non sono così lontani da noi come lo possono essere quelli delle epoche passate. In qualche modo noi possediamo già le chiavi di lettura per questi linguaggi, specialmente quelli dei nostri decenni: ci sono infinite contaminazioni tra il linguaggio figurativo e quello pubblicitario, quello del fumetto, quello televisivo. Anche se il pubblico è già preparato in un certo senso, è molto importante il ruolo che assumono i dipartimenti di didattica, che devono guidare il visitatore e aiutarlo nella comprensione dell’opera d’arte. I dipartimenti di didattica dei musei e delle fondazioni devono trovare delle formule sempre nuove per avvicinare il pubblico all’arte contemporanea, partendo dalla consapevolezza che i suoi linguaggi possono a volte risultare meno accessibili e più ostici al pubblico più vasto. Ma spesso questi linguaggi sono anche più intuitivi e più facili da trasmettere: si sono registrate delle esperienze interessanti con il pubblico infantile, che possiede un’elevata capacità di avvicinarsi in maniera intuitiva e spontanea ai linguaggi del contemporaneo”. Antonella Agata Di Gregorio l’intervista Indietro nel tempo intervistando Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano Con eloquente diplomazia eroporto di CataniaInsieme a venti persone tra componenti dell’Associazione Culturale “L’Elefantino” di cui sono presidente e simpatizzanti della stessa, sto per partire per Malta. Mentre attendo l’imbarco all’aerostazione, si avvicina un distinto signore sui sessant’anni, il quale mi mostra un plico costituito da fogli lievemente ingialliti dove campeggia la scritta a caratteri ingranditi e secondo il bello stile tipografico dei primi del novecento: “Pace di Losanna, fine della guerra in Libia, 27 settembre 1911”. Meravigliata, mi chiedo cosa significhi quel gesto e perché questo sconosciuto mi porge tali storici documenti, quando questi con affabile atteggiamento e chinando lievemente il capo in segno di saluto, così si esprime: <<Anch’io sono stato ministro degli Affari esteri a Londra e a Parigi, il mio nome è Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano. Sono nato a Catania il 10 dicembre del 1852 e a ventisette anni ero già sindaco della città. Alla mia vigorosa personalità s’ispirò Federico De Roberto nel creare il protagonista de “I Vicerè”. Nell’ottobre del 1882 venni eletto deputato, ma non A essendo ancora giunto al trentesimo anno d’età, come prescriveva la legge, la mia nomina venne annullata, per essere poi attivata nel dicembre dello stesso anno e mantenuta in carica per la durata di ventisette anni: infatti fino al 1904 ho rappresentato il I Collegio di Catania alla Camera. Dal 1905 fino alla mia dipartita da questo mondo, vale a dire fino al 1913, sono stato ministro degli Esteri, ambasciatore a Londra e a Parigi>>. Nella missione che stavo per intraprendere, avrei incontrato un diplomatico a Malta, quindi infervorata per questo straordinario incontro, chiesi al mio illustre interlocutore di tracciarmi il quadro ideale. E così l’illustre aggiunse: <<Venni definito uomo di notevole cultura, di vivace spirito e di profonda umanità, uomo di lettere e di Stato, studioso e mondano, dall’eloquio sottile e arguto. Nel 1883 feci approvare una legge che comprendeva l’assicurazione obbligatoria contro le malattie, per gli infortuni sul lavoro e per l’invalidità e la vecchiaia, oltre che speciali provvedimenti che tutelassero i fanciulli e le donne. Spesse volte mi sono trovato in situazioni delicate, per non dire difficili e solo grazie al mio spiccato sen- so dell’humour sono riuscito a cavarmela con successo. Una volta per esempio mi trovavo al Circolo dei nobili a Londra, dove venni osservato con curiosità e diffidenza, tale che una gentildonna con atteggiamento malizioso mi chiese. “È vero che voi siciliani portate sempre il coltello addosso? E io risposi immediatamente: Verissimo! Ma questa sera, capirà, l’ho lasciato a casa! A un nostro ambasciatore che nei suoi discorsi aveva fatto fiasco più di una volta, e che drammaticamente affermava che ormai a lui non restava altro che o darsi ammalato o spararsi, io osservai in maniera asciutta: la seconda soluzione è certamente la migliore!>> Avevo di fronte a me un vero genio della politica diplomatica che con atteggiamento colloquiale mi trasmetteva sicurezza e intuizione. Chinai lo sguardo e mi ricordai del plico che l’illustre mi aveva consegnato e ne chiesi spiegazione: Ho svolto il ruolo di ago della bilancia in un momento storico critico per l’Italia che rischiava di decadere al rango spregevole di nazione balcanica. Feci costituire pertanto la Triplice Intesa, facendo dell’Italia il perno attorno a cui ruotavano gli organismi 3 politici internazionali, un contrappeso in sostanza alla Triplice Alleanza, agli Imperi centrali. Il successo della guerra in Libia, ottenuto il 18 ottobre del 1912, e conclusosi con la pace di Losanna, assicurò all’Italia, non solo il possesso della Tripolitania, della Cirenaica e delle isole del Dodecanneso, ma una migliore posizione in chiave internazionale. Se non fossimo andati noi in Africa, ci sarebbero andati i tedeschi e noi saremmo rimasti prigionieri nel nostro mare. Cara Stefania, io adesso dovrò andare via, poiché questo mondo non mi appartiene più, ma tieni a mente questo affettuoso consiglio: considera ogni questione che ti si pone, ogni vicenda in tutte le sue sfaccettature, prima di prendere una soluzione e ascolta le opinioni degli altri. Fai sempre un’esposizione chiara e felice di ogni tua idea o progetto e metti amore ed entusiasmo in quello che fai. Non ti curare delle meschinità, dell’invidie di corridoio, i bassi sentimenti ci sono sempre sta- ti. Man mano che raggiungerai alti traguardi, troverai sempre chi ti ostacolerà. Ricorda quello che disse Virgilio a Dante a proposito degli ignavi: “Non ti curar di loro ma guarda e passa”.>>. Detto questo, mi fece un cenno del capo in segno di saluto e poi svanì. Mentre lo ascoltavo, piangevo, perché sapevo che non avrei più rivisto una persona di così eccellente animo. Riconoscevo che avevo bisogno dei suoi suggerimenti, della sua saggezza, della sua vena umoristica. Sono arrivata a Malta e con grande commozione nel mio seminario sul tema “I magnifici siciliani nella storia che hanno contribuito al progresso europeo” tenuto al Palazzo del Ministero degli Affari esteri, non ho potuto fare a meno di parlare di lui, Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano, che nei rapporti diplomatici può essere considerato il maestro di tutti gli ambasciatori. Stefania Bonifacio Prospettive - 20 maggio 2012 4 Prospettive - 20 maggio 2012 PRIMOPIANO A Catania, IX convegno islamico sui cambiamenti politici nel mondo arabo-musulmano “Cambiare SE STESSI per cambiare la comunità” ’anelito di libertà che viene dai Paesi nordafricani è un segno di richiesta di una nuova politica. Il IX convegno islamico “Musulmani d’Italia: cambiare se stessi per cambiare la comunità”, un’opportunità per affrontare le problematiche della primavera araba, i suoi effetti e il ruolo in Europa, ha visto convergere a Catania quasi 1500 partecipanti da ogni parte del Paese. Il benvenuto è stato dato dal Presidente della Provincia Regionale, G. Castiglione, il Sindaco, R. Stancanelli. Un messaggio di saluto è stato inviato dal Vescovo Mons. Salvatore Gristina, rappresentato dal prof. Piero Quinci, segretario Ufficio diocesano per l’Ecumenismo e il dialogo Interreligioso. Necessita un negoziato per la transizione che comporti il superamento della dittatura, ma anche un dialogo, un compromesso tra le diverse componenti etniche e religiose della società islamica, per evitare che dall’oppressione si passi ad una anarchica disgregazione e diffusa guerra civile. Durante la giornata, si apre una riflessione sulla possibilità di interazione tra i cambiamenti politici nel mondo arabo-musulmano: come agire sulla loro integrazione e formazione per essere massa solidale coesa in Italia e nel Mediterraneo. Ad aprire i lavori presso la Sala Eventi del Complesso Fieristico “Le Ciminiere”, l’ex Ministro dell’Interno italiano Enzo Bianco, “Mutamenti epocali nelle tecnologie e nelle dislocazioni delle persone, questo ci interroga e ci sfida nei problemi col prossimo governo. La primavera araba ha acceso molte speranze, oggi c’è qualcosa che mette in pericolo il sentimento di quella stagione, che andava anche nel nostro interesse: avere un dialogo con i nostri vicini di casa”. Sono intervenute autorità e personalità provenienti da tutti paesi dell’area musulmana, tra cui Aziz Rabbah, Ministro dei trasporti del Marocco, “Il governo di coalizione nel Marocco continuerà a dare progresso al Paese. Sono in atto tanti rapporti tra Sicilia e Marocco, tra privati e società, da incoraggiare, mantenere, aumentare. La comunità marocchina in Italia è molto grande, quasi un terzo della comunità straniera in Italia”; Aboulkheir Breigheche, membro del direttivo delle comunità islamiche in Europa, “Le guide spirituali islamiche hanno un compito importante anche nel percorso di cittadinanza delle comunità islamiche in Italia e per la saldezza del Paese. La sede principale della scuola per imam è a Bruxelles: siamo partiti vent’anni fa per dialogare con le istituzioni dell’Europa”; Mohammed Nour Dachan, Presidente Onorario della Comunità Islamica di Sicilia, sottolinea i problemi inerenti all’area palestinese Abdelfattah Mourou, sapiente religioso tunisino, servono “trasformazioni con principi sani per la stabilità. Le nostre rivoluzioni dobbiamo verificarle e studiarle è finito il periodo della grande conoscenza ha preso il posto il periodo dell’ignoranza, L mentre la tecnologia è andata sempre avanti, il 40% del popolo è analfabeta. Bisogna creare una generazione nuova, non del portatile ma orgogliosa e fiera di essere musulmana, un punto importante è “l’unicità” della comunità, i nostri obiettivi debbono essere unici”; Hamza Roberto Piccardo, editore, scrittore, membro della direzione U.C.O.I.I. “In questo momento la nostra comunità attraversa una fase cruciale di stabilizzazione, in condizioni difficili, a causa della crisi economica e dell’instabili- tà del quadro politico, ciononostante la speranza che ne usciremo rafforzati e migliori”, On. Abdelkader Samari, membro del Parlamento algerino e arabo, indica gli strumenti di cambiamento nella società e nella famiglia e le grandi sfide generazionali che si dovranno affrontare per migliorare. “La primavera araba è un evento normale dopo anni di dittatura, nata dal popolo che si è ribellato contro l’ingiustizia e la discriminazione. Negli anni ’50 e ’60 i Paesi arabi hanno avuto l’autodeter- Necessita un negoziato tra le diverse componenti etniche e religiose della società islamica, per evitare che dall’oppressione si passi ad una anarchica disgregazione e diffusa guerra civile minazione, il popolo arabo oggi sta cercando di scegliere il sistema politico da darsi, ma anche il sistema morale e civile che organizzi il Paese, è positivo che il popolo si è liberato della paura. Oggi c’è un dialogo nuovo tra partiti e società civile, esiste il pericolo di arrivare a una situazione di confusione e non di legalità e che la gente dimentichi la situazione che l’ha portata a ribellarsi. In conclusione l’imam della Regione Sicilia Kheit Abdelhafid, coordinatore dell’evento, dichiara “Il tema del convegno richiama la frase di Tolstoij “tutti vogliono cambiare il mondo, ma non se stessi”. Ci vuole lavoro e impegno per un’interazione e una convivenza positiva e civile. Per noi è significativa la presenza della Autorità italiane: a noi danno forza, appoggio”. Hanno dato il loro contributo ai lavori: C. Pennisi, Assessore alle politiche sociali del Comune di Catania, M. T. Consoli, Responsabile LAPOSS della Facoltà di Scienze Politiche di Catania e F. Santocono, docente diritto sanitario. Sono emerse problematiche per affrontare i conflitti irrisolti, da quello antico che riguarda il Sahara Occidentale - che richiede il pieno riconoscimento dei diritti del popolo saharawi nel quadro di un accordo tra il Marocco, la Mauritania e l’Algeria, necessario anche per la distensione e la cooperazione nel Maghreb arabo. L’emarginazione della questione palestinese è un rischio: questo conflitto irrisolto può assumere ancora di più un valore centrale, anche simbolico, nel rapporto fra Occidente e mondo islamico. Lella Battiato Concorso nazionale dei capolavori di meccanica e di elettrico-elettronica Preparazione professionale selettiva ttima affermazione dei ragazzi del Cnos-Fap di Barriera nel concorso nazionale dei Capolavori dei settori professionali meccanico ed elettrico-elettronico svoltosi in questi giorni nell’Opera salesiana S. Cuore di via del Bosco e conclusosi con una cerimonia finale di premiazione e di attestazione al palazzo della Cultura tenutasi la mattina di venerdì 11 maggio e condotta dal giornalista Piero Maenza con l’intervento del sindaco Raffaele Stancanelli e del presidente del consiglio comunale Marco Consoli, con la partecipazione dell’ispettore dei Salesiani don Gianni Mazzali, dell’assessore regionale P.I. e Lavoro Mario Centorrino, del presidente Rotary e tesoriere Confindustria Catania Franco Pitanza, del direttore regionale Inail Giovanni Asaro, di alcuni rappresentanti delle aziende partner del mondo imprenditoriale Filippo Prosperi per De Lorenzo, Gianfranco Mereu per Schneider Eletric e di Alberto Caputo per Heindenhain. Sono intervenuti i massimi esponenti della Formazione professionale affidata ai Salesiani d’Italia: don Basilio Agnello della federazione Cnos-Fap, Luigi Coffele, segretario settore meccanico, Francesco Zamboni, segretario settore elettronico, don Luigi Sansone per il Cnos Sicilia. Dallo straordinario incontro tra il mondo della formazione e del lavoro e della politica si è levato forte il grido d’allarme suscitato dal gravissimo stato di crisi in cui si trovano i O centri salesiani di Formazione Professionale in Sicilia che negli ultimi anni attendono il mese di gennaio per avviare l’attività didattica e anche 10 mesi per poter pagare lo stipendio dei docenti-formatoriistruttori, molti dei quali, sacerdoti salesiani e laici qualificati, presenti alla manifestazione ospitata dal Comune. Continua ad essere molto preoccupante il ritardo di tutte le procedure a causa di insormontabili ostacoli burocratici, nonostante la certezza della disponibilità dei finanziamenti, la maggior parte prelevabili dal fondo sociale della Comunità europea. Grande entusiasmo da parte dei 60 ragazzi dei percorsi formativi triennali e provenienti da ogni parte d’Italia, che a parere unanime della commissione giudicatrice hanno dimostrato eccellente preparazione di rilevante qualità tecnica di apprendistato, serio impegno nel- 5 l’applicazione, attitudine al lavoro tecnico di laboratorio, accertata competenza nonostante le grandi difficoltà di gestione del settore da parte degli enti preposti. Le prove e le esercitazioni di questi giorni si sono svolte nel migliore dei modi in un ambiente sereno e rassicurante come quello dei Salesiani di Don Bosco votati per volontà del loro santo fondatore a preparare i ragazzi a un’arte pratica o a un mestiere manuale con la loro formazione lavorativa, professionale e culturale, sulla scia del metodo preventivo. L’evento si è articolato in 3 itinerari paralleli: il concorso ha impegnato gli allievi delle 2 aree tecnologiche per una trentina di ore in una serie di prove teoriche e pratiche sulle quali sono stati valutati e classificati da una commissione tecnica costituita da imprese partner. Al concorso hanno partecipato imprese partner del progetto nazionale CNOS-FAP che coinvolge il territorio inteso come mondo universitario, scolastico, imprenditoriale e istituzionale. Durante il concorso è stato effettuato un aggiornamento dei formatori dell’ente CNOS-FAP sulle nuove tecnologie del Computer numerical central e dell’automazione industriale curato dalle imprese partner. I Salesiani impegnati nella formazione professionale da 6 anni promuovono tale concorso a favore dei giovani che frequentano i percorsi formativi triennali, per stimolarli e sostenerli nell’acquisizione delle competenze professionali e di cittadinanza. L’Italia in questo momento di dilagante inoccupazione e disoccupazione ha bisogno di bravi lavoratori qualificati richiesti dalle imprese che guardano con molto interesse al mondo salesiano della formazione professionale e dell’avviamento al lavoro, garanzia di preparazione, sinonimo di serietà, educazione, istruzione, addestramento, con discrete possibilità occupazionali. I premi in euro assegnati sono stati 6 per tutti e due i settori: il 1° di euro 350; il 2° di euro 250; il 3° di 150. La valutazione conclusiva ha dato buoni risultati: il 1° allievo classificato nel settore meccanico Giovanni Castiglione di Barriera; il 2° Patrick Vachey di Vigliano Biellese, il 3° Nicolò Pedini di Perugia. Per il settore elettrico-elettronico 1° Serhiy Krayevskyy (Ucraina), 2° Davide Rossi di Cuneo, 3° Gabriele La Marca di Barriera. ® Prospettive - 20 maggio 2012 6 Prospettive - 20 maggio 2012 Orologio solare restaurato in Arcivescovado Il tempo: un gioco di ombre a Chiesa di Catania ha onorato nel modo migliore la memoria di un suo illustre e dimenticato figlio, autore di quadranti solari che meritano di essere recuperati e riportati agli antichi splendori per essere ammirati e rivalutati da quanti hanno a cuore questi strumenti che silenziosamente insegnano tanto e per ricordare ancor di più un sacerdote, un uomo, che seppe illustrare le comunità ecclesiale e civile del suo tempo con questi “piccoli grandi strumenti” che costruiva con passione senza mai scordarsi, ricordandolo con le citazioni sugli orologi solari, di essere un uomo di Dio. Questo è il messaggio scaturito nel corso dell’inaugurazione di un orologio solare tornato a funzionare all’aperto nel cortile dell’Arcivescovado, con la regia di un appassionato studioso della materia, il geom. Michele Trobia, autore di una pubblicazione edita per l’occasione a cura dell’Ufficio diocesano per i beni culturali. Poco dopo il mezzogiorno dell’ora “legale”, nella corte del palazzo arcivescovile e sulla parete meridionale della curia dell’arcidiocesi, è stato presentato, in forma ufficiale ed egregiamente restaurato, il famoso orologio solare del 1890 del sacerdote biancavillese Salvatore Franco, morto nel 1934, carico di meriti anche nel campo scientifico e matematico. Passato alla storia come prete-inventore, giunto alla scoperta della ciclicità e alla meccanizzazione dei calcoli. Alla sobria ed insolita cerimonia, presieduta dall’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina, hanno partecipato, fra gli altri esponenti della curia arcivescovile e del mondo scientifico catanese, il vicario generale mons. Agatino Caruso, il direttore e il vicedirettore dell’ufficio diocesano per i beni culturali, don Carmelo Signorelli e dott. Grazia Spampinato, il delegato arcivescovile per la cattedrale mons. Barbaro Scionti, il prof. sac. Luigi Minio, presidente emerito dell’Ispasa e autore della L monografia “Il calendario perpetuo, omaggio a Salvatore Franco” edito allo scopo di rilanciare la figura e l’opera dell’inventore, il dott. Luigi Prestinenza, giornalista e studioso di astronomia già presidente del gruppo astrofili catanesi “Guido Ruggeri”, il prof. Giuseppe Sperlinga, vice presidente dell’associazione “Stelle e Ambienti”, ecc.. Il geom. Trobia ha illustrato in modo esauriente ai presenti il funzionamento della meridiana restaurata, dopo alcuni decenni di totale inutilizzazione per le varie mutilazioni subite a causa di numerose vicissitudini, dalla ditta Giovanni Galvagna di Aci Sant’Antonio, su progetto di Trobia, mentre la ricostruzione degli stili è stata curata da Antonino Allegra. È stata preziosa la collaborazione del sac. prof. Alberto Cintio, uno dei più noti gnomonisti italiani. L’orologio, regolato sul Meridiano di Palermo, contiene moltissimi riferimenti sia alla geografia astronomica, alla gnomonica e a tante altre materie che riguardano la meccanica celeste. Il quadrante, il riattivato “Horologium solarium catanensium, adiunctis horarum lineis ad medium panormitanum tempus”, è stato ricollocato nel suo probabile sito originario, che sembra a suo tempo sia stato scelto in omaggio al beato cardinale Dusmet, per ripren- Belpasso: Migliaia di pellegrini per rendere omaggio alla Regina della Pace ono giunti in migliaia, venerdì 11 maggio, da ogni parte della Sicilia al Santuario della Madonna della Roccia di Belpasso per rendere omaggio a Maria con canti e preghiere. Segno di una devozione che non accenna a diminuire dall’inizio del fenomeno, e continua a richiamare sul luogo a tutte le ore fedeli e pellegrini da luoghi anche lontani in particolari ricorrenze. “Ad accogliere questa folla delle grandi occasioni, il rettore del Santuario, P. Giuseppe Longo, con la collaborazione di un efficiente gruppo di volontari. “A 26 anni di distanza dall’evento che diede inizio alla devozione mariana in questo luogo e alla elevazione del Santuario Cuore Immacolato di Maria, meta incessante di visite e preghiere alla Madre del Signore, siamo qui riuniti per fare memoria di quel particolare momento con l’Eucaristia, centro e culmine della nostra fede”. P. Longo, poco prima della celebrazione eucari- S Un’oasi dello spirito tra la lava stica ha così salutato le migliaia di pellegrini giunti sul posto da tutte le province siciliane, a testimonianza di quel lontano 11 maggio, quando la Vergine fece sentire la sua materna presenza per la prima volta alla roccia di Belpasso, dove perfino il paesaggio rude trasmette un particolare mes- saggio che è un invito alla pace, alla conversione, alla preghiera e alla penitenza. Numerosi i pullman, (almeno quaranta) arrivati sul luogo per tutta la mattinata con un carico umano di ogni età e condizione, alla ricerca di un punto di riferimento spirituale, e di conforto per i tanti mali dello spirito e del corpo. Attorno al simulacro della Vergine ricolmo di fiori, tanta preghiera silenziosa, e visibilmente accorata in qualche caso, fa comprendere quanto sia forte il sentimento di fede e devozione verso la Madre di Dio, venerata in questo luogo come Regina della Pace. Ci sono pure tanti ammalati, alcuni sulla sedia a rotelle, e numerosi sacerdoti che confessano lunghe file di fedeli, mentre vari gruppi arrivano in pellegrinaggio, percorrendo un tratto di strada a piedi. Il clima decisamente primaverile rende la sosta gradevole attorno al Santuario dove per tutta la mattinata i fedeli si avvicendano, disponendosi poi man mano attorno all’altare preparato sottostante al Tempietto con il Simulacro della Madonna.Alle 10 ha ini- promessi e facendo propria l’esigenza di una classe politica competente, rinnovata idealmente e culturalmente. zio la preghiera comunitaria, che si conclude poco prima della Celebrazione eucaristica, presieduta dall’Abate emerito Benedetto Chianetta del Monastero dei benedettini di Nicolosi, concelebrata dal rettore del Santuario e da vari esponenti del clero locale e diocesano. Intensa e sentita l’omelia dell’Abate. Nel ringraziare il Signore per lo speciale incontro, ha sottolineato che “attorno all’Eucarestia facciamo memoria dell’evento in questo luogo di preghiera con la liturgia in onore di S. Maria della Resurrezione. La Madonna ha seguito Gesù nel suo cammino e con la sua grazia e la sua intercessione è sempre in mezzo a noi”. L’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina, giunto sul luogo, dopo un affettuoso saluto ai pellegrini, ha affidato al Cuore Immacolato di Maria preghiere per la pace, per la salute, ed in particolare si è detto vicino ai tanti fratelli che vivono gravi situazioni di disagio a causa della crisi economica. “Chiediamo alla Madonna che si aprano vie di speranza per il futuro, soprattutto dei giovani, e offriamo il nostro sostegno anche con gesti di solidarietà, perché vengano scongiurati i gesti disperati che la nostra cronaca registra in questi ultimi tempi”. A.B. Maria Calvagno Presso il Laboratorio della Politica incontro su “Contributo dei cristiani al governo della Città” Per una politica senza ambiguità a sera di sabato 5 maggio presso il Laboratorio della Politica, a Catania in via G. A. Costanzo 8, il sacerdote gesuita padre Gianni Notari, docente di Sociologia Politica presso la facoltà teologica di Sicilia, parroco e superiore della resi- L dere a distanza di 120 anni dalla sua geniale costruzione la sua naturale funzione di misuratore del tempo. Alla conclusione dell’inaugurazione l’Arcivescovo ha rivolto delle espressioni augurali e di compiacimento per l’opera realizzata, a perpetua dimostrazione del sano rapporto tra fede e scienza, rifacendosi a due versetti biblici tratti dai Libri delle Cronache e riportati in latino sulla lastra di marmo, svelati dal restauro: “Dies nostri quasi umbra super terram et nulla est mora <1° Paralip.XXIX.15> <Si vis tempus viae ferreae heic horae Panormi adiunge min. 6’ 28’’> “Come un’ombra sono i giorni nostri sulla terra e non c’è speranza di ritardarla o fermarla. 1° libro dei Paralipomeni, paragrafo 29, versetto 15” – “Se vuoi il tempo delle ferrovie corrispondente al tempo di Palermo aggiungi 6’ 28’’”. Mons. Gristina, pertanto, ha esaltato l’onnipotenza del Creatore e l’importanza fondante (segue a pagina 8) denza della Compagnia di Gesù al SS. Crocifisso dei miracoli, ha trattato il tema: “Il contributo dei cristiani al governo della città”. L’incontro si è articolato in una breve panoramica sulla conoscenza del territorio e degli strumenti a disposizione, per delineare alcuni spunti concreti di azione di miglioramento. Se l’obiettivo è dare priorità alla qualità della vita civile, è da ciascun cittadino che deve partire la determinazione di un impegno individuale, radicale e senza compromessi. Il cambiamento può essere governato da cittadini che fanno scelte radicali e che agiscono in modo coerente, seguendo la propria coscienza. Il relatore ha lanciato un accorato appello affinché tutti i cittadini di buona volontà lavorino in sinergia per un rinnovamento delle istituzioni a livello regionale e locale. Occorre a tal fine recuperare la tensione ideale e mettere al centro un’etica del bene comune, per una nuova cultura politica capace di recuperare la fiducia delle istituzioni. Al centro del dibattito il bene comune, un richiamo concreto ai comportamenti individuali, un processo necessario ora che le istituzioni, già lese e distorte, hanno perso la loro credibilità e si assiste a un susseguirsi di scandali politici che non possono essere più tollerati. L’ambiguità alla quale si continua ad assistere va eliminata per lasciare spazio alla trasparenza, alla partecipazione politica, a un cambiamento che parta dal basso con impegno e responsabilità, per creare sinergie, in dialogo per un obiettivo comune per la città, senza accettare com- 7 SAVE srl Via Pulei, 51 - 95030 Mascalucia (CT) Tel. +39 095 741 55 42 Fax +39 095 741 49 17 www.sacesrl.org [email protected] Prospettive - 20 maggio 2012 DIOCESI Informadiocesi Dall’Agenda dell’Arcivescovo Notizie in breve dal 21 al 27 maggio Lunedì 21-Venerdì 25 • Roma. Prende parte ai lavori della 64° Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana. Sabato 26 • Ore 9.30 Catania, parrocchia SS. Annunziata al Carmine: Visita pastorale • Ore 17.00 Catania, parrocchia SS. Annunziata al Carmine: Visita pastorale. Domenica 27 • Ore 9.30 Catania, parrocchia SS. Annunziata al Carmine: Visita pastorale. • Ore 18.00 Viagrande: prende parte alla Pentecoste dei Giovani e celebra la S. Messa. ® Turno dell’esposizione della SS. Eucaristia a Catania Istituto Diocesano Sostentamento Clero La data ultima per ritirare dall’Economato dell’Arcidiocesi il mod. P 01e consegnarlo all’Ufficio dell’IDISC è il 18 maggio p.v. Pertanto i Sacerdoti che non avessero ancora provveduto sono invitati ad espletare tale necessario impegno entro e non oltre la data sopra indicata. MAGGIO 2012 21-23 Sacro Cuore alla Bambina 24-26 S. Maria del Carmelo a S. Giorgio 28-30 S. Maria della Mercede Mons. Vincenzo Algeri Presidente I.D.S.C. 31 S. Maria di Gesù Progetto “Pari e Diverso” alla parrocchia Beata Vergine Maria SS. Assunta al Tondicello della Plaia Ossigeno per le donne povere e disabili a parrocchia Beata Vergine Maria SS. Assunta al Tondicello della Plaia- Catania, si è offerta come unico punto di riferimento per la città di Catania per la realizzazione del progetto PARI E DIVERSO. La Chiesa non perde occasione per offrire solidarietà al momento giusto e al posto giusto per aiutare i bisognosi. Il progetto, finanziato dalla Regione Siciliana, del quale è direttore il dott. Salvatore Lo Bianco e responsabile la dirigente Servizi Sociali dott.ssa Maria Angela Angemi, ha l’obiettivo di fornire gli strumenti culturali in grado di favorire l’utente svantaggiato per l’ingresso nel mondo del lavoro; è un percorso integrato tra formazione e lavoro per donne disoccupate e disabili. Hanno aderito al progetto 8 comuni etnei, Mascalucia ente capofila, Catania, Pedara, San Giovanni La Punta, Sant’Agata Li Battiati, Tremestieri Etneo, San Pietro Clarenza, Motta Sant’Anastasia. Mediante tale progetto, ormai in fase avanzata, sono stati selezionati i più poveri tra i poveri, i quali partecipano ai percorsi di formazione professionale per una durata di 200 ore. Al termine per i 170 soggetti selezionati è prevista l’esperienza lavorativa: un tirocinio formativo di 300 ore all’interno di aziende ed imprese aderenti al progetto. Il parroco della Parrocchia, don Salvatore Cammilleri, ha deciso così di dare ossigeno alle donne povere e disoccupate, mettendo al servizio della comunità il patrimonio parrocchiale, (due classi per 18 alunne ciascuna) lasciando un segno di solida- (continua da pag. 7) IL TEMPO... ex sede del seminario estivo, sulla scia dei suoi predecessori, per onorare la memoria di padre Franco. Costui mai nulla chiese, fu amato e benvoluto dal cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet e dal suo vescovo ausiliare mons. Antonino Caff, che ne finanziava le opere. Anche il cardinale Giuseppe Francica Nava lo stimava e ne finanziò nel 1900 il viaggio a Parigi per l’assegnazione della medaglia d’oro. L della Pasqua di Risurrezione, la cui data, molto importante nella storia della calendariologia ecclesiastica, è stata affidata dalla Chiesa al calcolo della prima domenica dopo il 1° plenilunio successivo all’equinozio di primavera. Il nostro Arcivescovo Mons. Gristina, entusiasta di quanto è avvenuto, desidera che si continui nell’opera intrapresa, restaurando le altre meridiane che si trovano a Villa Angela, rietà sociale nella storia della parrocchia. L’attenzione del parroco è stata rivolta ai poveri ed emarginati. In particolare è molto vicino agli ultimi, soprattutto ai carcerati e disabili, e si impegna per la promozione della donna, per la legalità e per la difesa della fede cattolica in un clima pieno di drammatiche condizioni sociali. Carmelo Santangelo Al Palazzo Parisio di La Valletta un seminario dal tema “Messaggeri di isole: Malta-Sicilia” alta- Un seminario di studi dal tema “Messageri di isole, Malta e Sicilia” è stato organizzato dal Console Onorario di Malta a Catania, Chiara Calì, nonché moderatrice dell’ evento e dall’Associazione culturale L’Elefantino con la partecipazione e il patrocinio del Ministro degli affari esteri di Malta, On.Tonio Borg. Interessante l’intervento del primo relatore, il prof. Enri Frendo, dell’Università di Malta, sui rapporti tra Malta e l’Italia e sulla connessione siciliana durante il periodo britannico. La vulcanica Stefania Bonifacio, presidente M Blanc La cultura ponte tra due isole ascolto, nel presentare la narrativa per la scuola “Sant’Agata taumaturga vista da una ragazzina” (Ediz. a cura L’Elefantino 2012) ha disquisito sulle virtù taumaturgiche di San Paolo, apprezzate nel suo soggiorno forzato per tre mesi a Malta, e Sant’Agata la quale continua a proporsi come modello per l’umanità ferita dal secolarPalazzo Parisio ismo imperante tra il 4 e il 5 febbraio di ogni anno. dell’Associazione L’Elefantino, ha <<Non c’è ancora una catalogazione relazionato sui magnifici siciliani che delle virtù taumaturgiche post dies hanno operato anche a Malta: nel flo- natalis della vergine martire catanese rilegio di personaggi animati dalla che ha soggiornato a Malta durante la giornalista siciliana, erede spirituale persecuzione di Quinziano -ha dello storico Santi Correnti, il botanico dichiarato Consolo-. Tutto quello che gesuita di Piazza Armerina, Padre Fil- si può dire è che l’arrivo di San Paolo ippo Arena, che operò nell’isola facen- in Sicilia ha dato impulso alla diffudo sperimentazioni sull’impolli- sione del cristianesimo in Sicilia suscinazione dei fiori, dimostrando la legge tando ispirando modelli di santità sull’ereditarietà dei caratteri che poi come sant’Agata>>. sarebbe stata sviluppata da Mendel. La prof.ssa Agata Motta ha presentato Nel terzo intervento, l’insegnante di il suo saggio-storico online “In viaggio religione di Catania, il prof.Angelo con Federico II di Svevia” ed ha Consolo, in un clima di silenzioso sostenuto che sull’esempio dello Stu- 8 por Mundi “bisogna fare senza attendere”. Sublime l’intervento del prof. Joseph Brincat, dell’Ateneo di Malta, perché ha mostrato a mo’ di confronto, l’influenza geniale della lingua siciliana sulla lingua maltese, nel passato e nel presente. Un intervento sistematico sulle radici monosillabiche del sanscrito nella lingua siciliana e maltese e le varie contaminazioni è quello che sostiene l’insegnante di liceo ad Acireale, la prof.ssa Adelaide Durante. La dott.ssa Giusi Belluomo di Catania ha spiegato la logica di mercato per indicare la necessità di scambio di merci nel Mediterraneo. In epilogo la relazione del Prof. Carmel Cassar,dell’Università di Malta, ha destato curiosità. “Il pane quotidiano” proviene dal Canada, ma sarebbe opportuno ritornare alla dipendenza di Malta sul grano siciliano nella nostra era. L’on.Tonio Borg con un discorso conclusivo ha dato termine a seminario di studi. Il siciliano Prospettive - 20 maggio 2012 DIOCESI Istituto San Francesco di Sales: 120° di fondazione Generazioni di giovani educati con professionalità a mattina di giovedì 10 maggio, per i centoventi anni della fondazione dell’istituto S. Francesco di Sales di via Cifali e nel giorno esatto in cui la benemerita opera salesiana della città fu inaugurata dal beato cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet, nell’auditorium Don Bosco della gloriosa casa di Cibali, che ospita, oltre alle scuole elementari, media e liceo classico e scientifico, anche l’ispettoria “S. Paolo” dei Salesiani di Sicilia, il direttore don Pippo Ruta, il giornalista dott. Salvo La Rosa, il presidente e il vicepresidente dell’Unione exallievi intitolata al compianto prof. don Giuseppe Martines, gli avvocati Armando Finocchiaro ed Enzo Martines, hanno presentato in una conferenza stampa il programma e le iniziative per i festeggiamenti del 120° anniversario. Il sindaco avv. Raffaele Stancanelli, ex allievo del ginnasio-liceo Don Bosco, visibilmente commosso, ha dato testimonianza della quinquen- L nale presenza in collegio che ha lasciato nella sua vita un’impronta indelebile. La Rosa, anch’egli ex allievo, ha ricordato alcune delle prestigiose figure della lunga schiera di indimenticabili educatori-docenti scomparsi, quali don Antonino Amico, don Vittorino Lo Giudice, don Gaetano Migliazzo e gli illustri professori salesiani presenti, tra i quali i presidi don Paolo Cicala e don Salvatore Muratore nonché gli emeriti don Salvatore Fronte, don Giuseppe Vitali, don Gino D’Amico, don Antonino Munafò, ecc. I festeggiamenti veri e propri sono iniziati domenica 13, nel cortile dell’istituto, con il saluto dell’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina e con la concelebrazione della s. Mes- Eucaristica presieduta dal Rev.mo Mons. Carmelo Smedila, Assistente interdiocesano della Compagnia di S. Orsola di Catania. Nel pomeriggio, alla presenza di S. E. Mons. Salvatore Gristina Arcivescovo di Catania, è stata tenuta dal prof. Mons. Gaetano Zito, Preside dell’Istituto teologico San Paolo, una conferenza sul tema “I 100 anni della Compagnia di S. Orsola, Istituto Secolare di S. Angela Merici, in Sicilia”. Infine, Vespri solenni e canto del Te Deum di ringraziamento presieduti dall’Arcivescovo, con la partecipazione del Seminario Arcivescovile di Catania, e animati dalla Cappella Musicale del Duomo diretta dal M.° Mons. Nunzio Schilirò. Sono state giornate ricche di appuntamenti affiancate da una mostra fotografica itinerante allestita dalle Orsoline in occasione di questo anniversario per ripercorrere anche visivamente una storia fatta di sensibilità religiosa, cultura, zelo apostolico e soprattutto di amore e donazione. S. Angela, nei Ricordi, rivolgendosi alle sue Figlie, dice: “Fate, movetevi, credete, sforzatevi, sperate, gridate a lui col vostro cuore, e senza dubbio vedrete cose mirabili, rivolgendo tutto a lode e gloria della sua maestà e al bene delle anime”. È in queste parole il senso ultimo della bella festa che le Orsoline hanno preparato e proposto al popolo etneo: conoscere una grande santa per imitarla, rivolgendo tutto a lode e gloria del Signore che concede sempre largamente doni di grazia alle sue creature. sa presieduta dall’ispettore don Gianni Mazzali con don Ruta e i sacerdoti confratelli della comunità salesiana, educante ed oratoriana, e animata dal gruppo musicale Sales Sound System” dell’oratorio e dal coro “Mamma Margherita” della Scuola Media, con la partecipazione del sindaco, del presidente del consiglio comunale avv. Marco Consoli e del presidente della Provincia on. Giuseppe Castiglione. Accanto all’altare campeggiava un ritratto con una reliquia del Beato Cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet che volle i Salesiani a Catania. Dopo il tradizionale panino, la grande Famiglia salesiana, in festoso corteo, si è recata nella piazzetta San Giovanni Bosco antistante all’istituto, ristrutturata per l’occasione dal Comune con aiuole formate da decine di piantine donate dal vivaista dott. Alfio Sciacca, per un omaggio floreale al monumento del venerato fondatore, padre e maestro della gioventù. L’emozione era palpabile nei volti di molti. Per tutti è stato significativo il breve discorso del primo cittadino che dopo 49 anni dal suo ingresso come interno si è ritrovato ad onorare Don Bosco pubblicamente, unendosi all’allegria dei ragazzi e al canto corale dell’inno “Giù dai colli” suonato dalla banda musicale dell’istituto femminile Don Bosco al Canalicchio, affidato alle suore Figlie di Maria Ausiliatrice formatesi alla scuola della Beata Maddalena Morano. Nella tarda mattinata si è tenuto un convengo su “L’incidenza educativa del S. Francesco di Sales in Sicilia”, presentato dall’avv. Finocchiaro e con la partecipazione del vicario episcopale per la cultura e professore di storia della Chiesa mons. Gaetano Zito, del direttore emerito del S. Francesco di Sales don Paolo Caltabiano, del presidente onorario dell’Unione locale dott. Emanuele Minneci, con le conclusioni di don Ruta. Nel primo pomeriggio sono seguiti gli interventi di un gruppo di studio composto da specialisti e ricercatori che hanno sviluppato gli aspetti storici, strutturali e organizzativi, educativi e formativi dell’istituto: don Ruta, don Giuseppe Buccellato, don Cicala, don Paolo Fichera, don Giuseppe Raimondo, ing. Giovanni Costanza, sig. Aldo Cultrera, avv. Finocchiaro, dott. Carmelo Florio, prof. Antonino Landro, prof. Marco Pappalardo, prof. Fiorenzo Petralia, prof. Angela Saraniti. Maria Pia Zappalà orsolina Antonino Blandini Una reliquia di S. Angela Merici in visita nella Diocesi di Catania i è conclusa da pochi giorni la peregrinatio di una insigne reliquia di S. Angela Merici nella nostra terra di Sicilia. Per la prima volta la Santa bresciana, fondatrice della Compagnia di S. Orsola, ha messo piede in questa bella isola visitando cattedrali e parrocchie di numerose Diocesi. L’evento è stato promosso e realizzato dalle Orsoline per festeggiare i 100 anni della loro presenza nelle varie realtà ecclesiali siciliane. La Diocesi di Catania ha accolto S. Angela nei giorni 25, 26 e 27 Aprile e sono stati giorni di grazia vissuti nella preghiera, nell’ascolto della Parola di Dio e nella manifestazione di una gioia sincera nei confronti del carisma mericiano. Una folla attenta e commossa ha preso parte alle tante iniziative che le Figlie di S. Angela hanno programmato con l’intento di far conoscere un messaggio quanto mai attuale e confortante per una società che, come sappiamo, ha perso e continua a smarrire i valori e gli ideali più genuini. La prima tappa di questo viaggio di S. Angela nella nostra Diocesi è stata la parrocchia di cui la stessa santa è titolare, a Misterbianco. Nel pomeriggio di mercoledì 25 Aprile, il preziosissimo Reliquiario contenente la prodigiosa “costola”della Santa è stato consegnato dalla Direttrice della Compagnia di S. Orsola di Catania, Anna Zappalà, al parroco don Salvatore Reina. Un gran numero di fedeli attendeva l’arrivo della Reliquia in una piazzetta addobbata a festa non lontana dalla parrocchia. Tra canti, applausi e preghiere, S. Angela ha fatto ingresso nella sua chiesa, dove alla presenza di autorità civili e religiose, è stato recitato il Rosario meditato seguito dalla Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.mo don Franco Luvarà, Vicario Foraneo. La riflessione di don Franco offerta nell’omelia ha tenuto desto l’interesse dei presenti con i suoi splendidi richiami all’im- S Una spiritualità sempre giovane RIGENERATA DALLA COSTOLA portanza della vita consacrata e ha sicuramente incoraggiato le tante Orsoline accorse qui per salutare la loro Fondatrice a perseverare in quel progetto di amore che le vede protagoniste a servizio di una spiritualità sempre giovane e incisiva. Nel contesto della S. Messa si è svolto il rito di ammissione alla Compagnia di S. Orsola di un gruppo di nuovi Fedeli Associati: un momento che ha fortemente coinvolto i partecipanti anche da un punto di vista emotivo. Da tempo le Orsoline hanno istituito all’interno della Compagnia il ramo dei cosiddetti Associati: famiglie o singoli membri di famiglia che si impegnano a vivere il carisma meridiano nel loro specifico stato di vita. Il risultato è quanto mai positivo se si pensa che a distanza di alcuni anni si è consolidata una realtà di laici impegnati che portano gli insegnamenti di S. Angela ovunque, sforzandosi di dare una vera testimonianza di vita evangelica. La Reliquia della Santa è rimasta tra i devoti di Misterbianco fino a tutta la mattinata del giorno dopo, visitata da piccoli e grandi, desiderosi di affidare a lei, (ad Angela), i propri sogni e le proprie speranze. Giovedì 26 Aprile, intorno alle ore 17.00, la Reliquia di S. Angela ha raggiunto S. Giovanni La Punta dove ha sostato per un momento di preghiera comunitaria nella cappella dell’Istituto delle Orsoline ossia nel luogo dove riposa la Ven. Lucia Mangano, stella tra le più splendenti dell’universo mericiano. Subito dopo una processione raccolta e composta, alla quale hanno partecipato le autorità cittadine, le confraternite e le associazioni ecclesiali locali, le Orsoline, i sacerdoti e una folla numerosissima di fedeli, ha accompagnato la Reliquia in Chiesa Madre. Qui la Santa è stata accolta con grande entusiasmo. La solenne Concelebrazione Eucaristica è stata presieduta dal parroco, don Orazio Greco, che nel corso della sua omelia ha saputo individuare e sottolineare i tratti salienti di un carisma ancora carico di freschezza e novità. I festeggiamenti di S. Giovanni La Punta si sono conclusi con l’Oratorio sacro “Una scala per il Paradiso” del coro e orchestra S. Teresa di Gesù Bambino. S. Angela ha trascorso l’ultimo giorno della sua visita alla nostra Diocesi, il 27 Aprile, nella Basilica Cattedrale di Catania. Di mattina ha avuto luogo una solenne Concelebrazione 9 Prospettive - 20 maggio 2012 DIOCESI Riflessioni sul Vangelo GESÙ ESORTA A RIMANERE NEL SUO AMORE ASCENSIONE DEL SIGNORE / B RIMANETE NEL MIO AMORE - At 1,1-11; Sal 46/47, 2-3.6-9; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20 Rimanere nel suo amore significa: continuità, sintonia, stessa lunghezza d’onda, vivere per lo stesso scopo, dare senso all’essere stati chiamati e scelti. La garanzia per sapere se si rimane nel suo amore è l’osservanza dei suoi comandamenti, che poi consistono nell’ama- re Dio ed il prossimo. E non solo in questo: egli ci ha elevati al rango di amici, non siamo servi, infatti ci ha messo al corrente di quello che il Padre gli ha comunicato. Il servo invece non sa quello che fa il suo padrone. Tra noi e lui c’è massima comunicazione possibile; non vi sono segreti, vi è la più grande comunione perché fa conoscere tutto ciò che il Padre gli comunica. La comunione con lui è anche comunione col Padre. Lui ci ha scelti perché possiamo portare frutto, non certo un frutto effimero, ma duraturo. La nostra presenza deve avere una consistenza ed un significato. Questi sono condizionati soltanto dal fatto che ci si ami e si resti in questo amore. L’amore viene da Dio ed è lo strumento per conoscerlo. Restare nel suo amore significa quindi essere in Dio, nella sua conoscenza, vivere insieme a Lui. Questo amore non è esclusivo per pochi eletti, ma per tutti gli uomini. Pietro per primo si rende conto che Dio non fa preferenze di persone. Il suo Spirito infatti scende anche nei non circoncisi. Ciò suscita stupore nei circoncisi. Si apre la grande strada dell’amore di Dio per tutti gli uomini. Si apre il grande campo di lavoro per i seguaci di Cristo: essi Hanno un immenso campo di lavoro. Ogni uomo che esiste nel- l’universo è il confine dell’amore: se vi sono uomini in tutto l’universo bisogna raggiungerli perché si amino e il regno di Dio, cioè il suo amore, sia presente. Non c’è spazio per lo sconforto, per la solitudine, per l’isolamento o la mancanza di lavoro. Dobbiamo essere consapevoli che l’amore che abbiamo ricevuto è gratuito e gratuitamente dobbiamo darlo. Anzi Gesù è stato mandato come vittima di espiazione. Il nostro amore è quindi un atto sacrificale per la salvezza di tutti: da qui si può dedurre che amare è sacrificarsi. Leone Calambrogio San Paolo in briciole Forti, virili e rispettosi 1 Cor 16, 5-23 Paolo rispetto ad una sua probabile visita a Corinto fa sapere che avrebbe attraversato soltanto la Macedonia, mentre invece desidera fermarsi a Corinto per stare con loro e non vederli soltanto di passaggio. Li prega di preparare il luogo dove avrebbe dovuto alloggiare perché certamente avrebbe passato l’inverno con loro. Raccomanda loro, che se dovesse arrivare Timoteo non lo facciano sentire a disagio, infatti anche lui lavora come Paolo per l’opera del Signore. Nessu- no gli deve mancare di rispetto, al contrario bisogna congedarlo in pace perché ritorni da lui che lo aspetta con i fratelli. Apollo invece non vuole assolutamente venire da loro a Corinto con i fratelli, almeno per ora. Verrebbe qualora ne avesse l’occasione Nelle raccomandazioni finali, li esorta a stare saldi nella fede, a comportarsi in modo virile e ad essere forti. E a che tutto fra loro si faccia nella carità. Raccomanda di essere sottomessi alla famiglia di Stefanàs “Furono i pri- mi credenti dell’Acaia e hanno dedicato se stessi a servizio dei santi”. Siate anche sottomessi a loro e a quanti collaborano e si affaticano con loro”. Si rallegra della visita di Stefanàs, di Fortunato e di Acaico i quali hanno supplito alla loro assenza, hanno allietato il suo spirito e allieteranno anche il loro: “Apprezzate persone come queste”. L.C. Il Sacerdote sa che quando il peso della croce si fa più difficile, quella è l’ora più preziosa «Io sono con voi tutti i giorni» Dare la vita Il Sacerdote attinge continuamente dalla parola di Dio. E così la sua consacrazione sacerdotale viene continuamente rinnovata. Gesù dice: «Io sono il buon pastore», a cui subito segue la prima caratteristica fondamentale: «Il buon pastore dà la propria vita per le pecore». È il centro e il culmine della rivelazione di Dio come pastore del suo popolo. Il centro e il culmine è Gesù. che muore sulla croce e risorge dal sepolcro il terzo giorno. Risorge con tutta la sua umanità. E in questo modo coinvolge noi, ogni uomo, nel suo passaggio dalla morte: «Il buon pastore dà la propria vita per le pecore» . Gesù insiste su questa caratteristica essenziale del vero pastore, che è Lui stesso: quella del «dare la propria vita». Lo ripete tre volte, e alla fine conclude dicendo: «Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». Umiltà e amore La figura biblica del re-pastore, che comprende principalmente il compito di reggere il popolo di Dio, di tenerlo unito e guidarlo, tutta questa funzione regale si realizza pienamente in Gesù Cristo nella dimensione sacrificale, nell’offerta della vita. Si realizza, in una parola, nel mistero della Croce, cioè nel supremo atto di umiltà e di amore oblativo. Il Sacerdote vuole essere sempre più strettamente unito a Cristo sommo sacerdote, che come vittima pura si è offerto al Padre per noi, consacrando noi stessi a Dio insieme con lui per la salvezza di tutti gli uomini. Il sacerdote viene inserito in un modo singolare nel mistero del Sacrificio di Cristo, con una unione personale a Lui, per prolungare la sua missione di salvezza. Una unione che chiede di diventare “sempre più stretta” per la generosa corrispondenza del sacerdote stesso. Il Sacerdote prega perché il Signore Gesù Cristo, che il Padre ha consacrato in Spirito Santo e potenza, lo custodisca per la santificazione del suo popolo e per l’offerta del sacrificio. Nell’Ordinazione alla consegna del pane e del vino, il Sacerdote riceve le offerte del popolo santo per il sacrificio eucaristico. Ed è invitato a rendersi conto di ciò che fa, imitare ciò che celebra, conformare la sua vita al mistero della croce di Cristo Signore. Per il sacerdote, celebrare ogni giorno la Santa Messa non significa svolgere una funzione rituale, ma compiere una missione che coinvolge interamente e profondamente l’esistenza, in comunione con Cristo risorto che, nella sua Chiesa, continua ad attuare il Sacrificio della redenzione. Questa dimensione è inseparabile da quella pastorale e ne costituisce il nucleo di verità e di forza salvifica, da cui dipende l’efficacia di ogni attività. Eucarestia La stessa predicazione, le opere, i gesti di vario genere che la Chiesa compie con le sue molteplici iniziative, perderebbero la loro fecondità di salvezza se venisse meno la celebrazione del Sacrificio di Cristo. Il Sacerdote è chiamato a vivere in se stesso ciò che ha sperimentato Gesù in prima persona, cioè a darsi pienamente alla predicazione e alla guarigione dell’uomo da ogni male del corpo e dello spirito. E poi, alla fine, riassumere tutto nel gesto supremo del «dare la vita» per gli uomini, gesto che trova la sua espressione sacramentale nell’Eucaristia, memoriale perpetuo della Pasqua di Gesù. La Parola di Dio illumina tutta la vita del Sacerdote. E quando il peso della croce si fa più pesante, sa che quella è l’ora più preziosa, per lui e per le persone a lui affidate. Il Sacerdote rinnova con fede e con amore il suo sì, con l’aiuto di Dio, e così coopera con Cristo, Sommo Sacerdote e Buon Pastore, a 10 pascere le sue pecorelle, magari quella sola che si era smarrita, ma per la quale si fa grande festa in Cielo! Il Sacerdote ringrazia il Signore per questo dono, segno dell’ amore fedele e provvidente di Dio per la Chiesa! Attraverso l’Ordinazione il Sacerdote è conformato a Gesù Cristo Sacerdote e Pastore. E prega anche perché tutti i giovani siano attenti alla voce di Dio che interiormente parla al loro cuore e li chiama a distaccarsi da tutto per servire Lui. Il Signore chiama sempre, ma tante volte noi non ascoltiamo. Siamo distratti da molte cose, da altre voci più superficiali. E poi a volte abbiamo paura di ascoltare la voce del Signore, perché pensiamo che possa toglierci la nostra libertà. In realtà, ognuno di noi è frutto dell’amore: certamente, l’amore dei genitori, ma, più profondamente, dell’amore di Dio. Nel momento in cui mi rendo conto di questo, la mia vita cambia: diventa una risposta a questo amore, più grande di ogni altro, e così si realizza pienamente la mia libertà. Il Sacerdote non è differente dagli altri, ma è stato toccato profondamente dalla bellezza dell’amore di Dio. Non ha potuto fare a meno di rispondere con tutta la sua vita. Come il Sacerdote ha incontrato l’amore di Dio? L’ha incontrato in Gesù Cristo: nel suo Vangelo, nell’Eucaristia e nella comunità della Chiesa. Nella Chiesa si scopre che la vita di ogni uomo è una storia d’amore. Ogni comunità locale è chiamata ad essere come un giardino irrigato in cui possono germogliare e maturare tutti i semi di vocazione che Dio sparge in abbondanza. Padre Angelico Savarino Prospettive - 20 maggio 2012 omnibus In scena musiche e première che si ispirano alle vicende e alle opere di grandi artisti di ieri e oggi Un dialogo fatto di voci, musica e pianoforte n scena musica e première che si ispirano alle vicende e opere di grandi artisti di ieri e di oggi. Un dialogo fitto fa rivivere i classici della new wave addolciti negli arrangiamenti in divenire per pianoforte, costruiti sul più classico, ma sempre efficace, dei luoghi comuni: l’incontro tra generazioni, con musiche trascinanti che spingono storie d’amore e di ribellione tra ruoli della bourgeoise isterica, opere di grandi autori che andranno per il mondo cult affascinando il pubblico contemporaneo. È stato un successo il concerto in forma semiscenica di Palazzo Zuppello, “l’opera in Italia dalla seconda metà dell’800 ai primi venti anni del 900” organizzato dall’associazione culturale “I.S.D.A.M.S.” del b.ne E. D’Astorga in collaborazione con “Sicilia Opera Academy” e la regia di Alberto Paloscia, direttore artistico da oltre vent’anni del Teatro Goldoni di Livorno, musicologo e ricercatore, scopritore di voci, lega il suo nome a doppio filo alla riscoperta del Mascagni minore, insieme al M° Sergio Licursi prestigiosa figura del Teatro Italiano, drammaturgo e regista, che ha firmato spettacoli, teatrali, lirici e cinematografici di fama. Il sipario si apre, e la pièce scava nel profondo in un ensemble che omaggia Verdi e Mascagni riportando l’intensità del sentimento (di quell’epoca) la pienezza di vita che può derivare solo dall’adesione incondizionata ad un ideale, a una causa. Si tratta di un fenomeno nuovo nella storia della cultura europea, forse “la massima trasformazione della I coscienza occidentale, quanto meno del nostro tempo” (Berlin). Nuova immagine dell’universo un periodo in cui l’arte, come sosteneva Schelling “apre quasi il santuario, dove arde come in una fiamma quello che nella natura e nella storia è separato”. La musica attraverso il melodramma riempie le sillabe secche per diventare ciò che vogliamo e salvare il nostro Io risucchiato dalla modernità, o imbozzolato in un’ovatta e crediamo alla speranza e al prodigio tra Leopardi e Baudelaire, tra realtà esterne e illusione dove l’unico valore è la bellezza dell’arte. Nel concerto, organizzato dal baritono Giovanni Di Mare, si sono esibiti il tenore Stefan Mullan (Scozzese), il soprano Azuza Dodo (Giapponese), il mezzosoprano Giulia Kunyavskaya (Russa) il tenore Dario Adamo (Siciliano), il baritono Salvatore Terrazzino (Agrigentino). Pianisti accompagnatori William Grosso e Alberto Maniaci. La master class è la sintesi del lavoro finale del laboratorio teatrale: sintesi della storia del teatro, interpretazione vocale, arte scenica e postura; dove gli allievi approfondiscono il legame tra musica e scena, svoltosi grazie all’associazione culturale Sicilia Opera Academy, con sede a Catania Presidente W. Grosso “Nell’ottobre del 2011, “Sicilia Opera Academy” è stata invitata alla Carnige Hall di New York, riservata ai cantanti cinesi di tutto il mondo e l’associazione ha consegnato una borsa di studio per frequentare i pro- pri master classes”, coadiuvato dal soprano M. Prizzon e G. Di Mare. Obiettivo scoprire e valorizzare le nuove leve del canto lirico e metterli in contatto con il mondo del lavoro, invitando Direttori artistici di Enti lirici, Agenti lirici, tra cui Stefania Gamba. Sergej Licursi esplora le magie antropologiche dell’arte sce- ISOLDE ha dato il via, molto prima di Freud, alla riflessione sull’intimo legame esistente tra il principio vitalistico di EROS e la sua anima speculare, TANATOS, che nel novecento avrà, soprattutto, in Georges Batailles uno degli interpreti e indagatori più sottili e raffinati”. Il maestro Alberto Paloscia evidenzia “Il nica rilevando “Wagner, il grande mago, l’alchemico della poesia in forma di musica. L’intellettuale che sconvolse, affascinò (e il termine CHARME ha conservato molto più del suo omologo italiano “fascino” la radice di magia e fascinazione, appunto) un Baudelaire già affermato con l’ouverture del TANNHAUSER, espressione di quel concetto di arte totale che informerà di sé la settima arte, ossia il cinema. Wagner, che soprattutto con TRISTAN UND nostro lavoro ha spaziato dall’approfondimento musicale, drammaturgico e interpretativo, dal melodramma verista - che ha avuto proprio nel capolavoro ‘siciliano’ di Mascagni, CAVALLERIA RUSTICANA, il suo inizio e il suo manifesto - e le sue ‘radici’ storiche: l’ultimo Verdi (Don Carlo, Otello), Wagner e i titoli più concretamente ‘pre-veristi’ quali Traviata di Verdi e Carmen di Bizet, autentiche anticipazioni di quel realismo psicologico e di quella sangui- gna concretezza teatrale che saranno proprie dei capolavori di Mascagni, Puccini, Leoncavallo, Giordano, Cilèa. È stato bellissimo lavorare con giovani cantanti sull’analisi del testo, sulla chiarezza del fraseggio, sul rapporto tra parola, musica e gesto, e di aiutarli non solo a fare musica, ma anche e soprattutto a fare teatro, e quindi di farli riflettere che con il teatro musicale verista nasce una nuova tipologia di artista lirico: il cantante attore. Ovvero di quell’interprete moderno che nel secolo scorso ha avuto i suoi punti di riferimento in artisti quali Caruso, Chaliapine, la Callas, la Olivero, la Kabaivanska, Del Monaco, Domingo”. Fra i docenti anche il regista Renato Bonajiuto, impegnato con Luca Verdone nell’allestimento scenico “Le nozze di Figaro” inizia a 15 anni la sua attività lavorativa come assistente di Beppe De Tomasi, lo vediamo con L. Pavarotti collaborando, nonostante la sua giovane età, in prestigiosi teatri europei internazionali: sottolinea “Le nozze di Figaro sono ideate come una matrioska con più stanze una dentro l’altra finché scompaiono, fino a diventare giardino, con ruderi riferimento alla Sicilia grecoromana; adattando le scene alle esigenze vocali dei cantanti. Verdone punta sul personaggio portando la tradizione alla modernità, adattando e non stravolgendo”. Artemisia Tre esperti britannici consigliano cosa dire o non dire ad un colloquio di lavoro gni tanto, periodicamente, esce sempre qualche nuovo decalogo per aspiranti lavoratori nel caso dovessero trovarsi ad affrontare un colloquio di lavoro. Questa volta ci hanno pensato tre esperti britannici: Corinne Mills, managing director di Personal Career Management, Richard Nott, direttore del portale CWJobs.co.uk, e Nik Pratap di Hays Senior Finance. I tre luminari nell’ambito delle risorse umane sono stati chiamati a rispondere dal quotidiano inglese ‘The Guardian’, su cosa è opportuno dire e non dire di fronte a un potenziale nuovo datore di lavoro. Perché c’è il rischio di perderlo per sempre quel posto; se si sbaglia una parola o si pronuncia qualche frase di troppo, tutto è compromesso. La prima fase è la più comune: “Scusate il ritardo”. La puntualità è basilare e sicuramente chi dovrebbe assumerci non vedrà di buon occhio un ritardatario. E di solito è buona regola presentarsi con largo anticipo a un colloquio. La seconda frase è più diretta: “Quante sono le ferie annuali e O Il decalogo per aspiranti lavoratori quanti giorni di malattia sono concessi?”. In questo caso non è conveniente andare subito al sodo. L’intervistatore penserà: ancora devi cominciare e già pretendi di andare in vacanza in anticipo? Insomma proiettarsi in là con le date non serve. Terza frase. “Prendo solo questa chiamata”. Nel caso squilli il cellulare, una delle cose più odiate dai cacciatori di teste, no dite mai questa frase. In questo caso si tratterebbe di una figuraccia che supera ogni limite di pazienza e bon ton. Quarta frase. Nel caso domandassero: “Dove ti vedi tra cinque anni?”. In questo caso non è conveniente rispondere in maniera ossequiale dicendo: “A lavorare presso di voi.” Anche se fosse una risposta sincera, dall’altra parte potrebbe essere interpretata come un tentativo ruffiano di convincere chi abbiamo davanti, considerando che non si conoscono a fondo il nuovo lavoro e l’ambiente lavorativo. Quinta frase. “Il mio precedente datore di lavoro mi ha distrutto”. Mai parlare male di altre collaborazioni, dei passati datori di lavoro ecc. Perché “parlare male di un precedente datore di lavoro -dice Pratap- non solo non è professionale, ma induce anche a riflettere sul tuo personaggio”. In più se poi il nuovo datore di lavoro dovesse chiamare il vecchio per confermare o smentire le nostre referenze, sarebbe un guaio. E che guaio! Sesta frase. “Fate racchette da tennis? Pensavo che facevate mazze da cricket”. Uno degli errori più comuni è quello di essere 11 poco documentati sull’azienda cui è stato inviato il Cv. “Dire che hai guardato solo il loro sito web è solo marginalmente migliore perché i datori di lavoro si aspettano molto di più”, spiega Mills. Settima frase. Mai imprecare. “Maledizione”. Durante il colloquio sono bandite espressioni di questo genere. Non è segno di educazione e di stile. Potrebbe capitare che l’intervistatore si lasci andare a parolacce o a espressioni molto forti. In ogni caso bisogna mantenere un atteggiamento professionale. Ottava frase. “Ero molto bravo con i Firewall dei checkpoint”. Bisogna evitare di parlare in maniera molto tecnica e settoriale, specie delle esperienze passate. In questo caso parlare troppo produce l’effetto contrario, e potrebbe essere percepito come qualcosa di negativo dall’intervistatore. Sempre meglio scegliere il profilo basso che voli pindarici che non portano da nessuna parte. Nona frase. “Devo proprio indossare quella divisa?” Mai criticare la divisa che è l’elemento distintivo di un’azienda, il valore aggiunto che permettere di distinguersi dal mercato concorrenziale. Soprattutto perché magari chi ci sta facendo il colloquio, la avrà indossata prima di finire dietro una scrivania. Ultima frase è quella decisiva. Se si domanda: “Qual è la cosa migliore che si aspetta da questo ruolo?” mai rispondere, consiglia infine Nott, con una di queste cose: “La busta paga, i benefit, la pausa pranzo, i miei collaboratori o le vacanze”. Visti i tempi che corrono, di certo, non saranno queste frasi ad allontanarci dai potenziali nuovi datori di lavoro. In questo possiamo dormire sonni tranquilli, ma nel caso un giorno arrivasse qualche chiamata “importante”, sapremo come comportarci. Conservare i consigli per tirarli fuori dal cilindro al momento opportuno. Senza dimenticare di essere puntuali e parlare male del vecchio ambiente di lavoro, anche se il vostro cuore vorrebbe farlo. Filippo Cannizzo Prospettive - 20 maggio 2012 12