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DIVISIONE MERCATO Quale professione? Risorse Umane e Organizzazione 15 maggio 2012 Chiunque abbia sostenuto un colloquio per stage o abbia partecipato a qualche presentazione aziendale è entrato sicuramente in contatto le risorse umane. Ma cosa fa questa funzione nello specifico (oltre a “grigliare” candidati)? Lo abbiamo chiesto a Daniela Vernizzi di Beiersdorf, a Gianpiero Santoro del Gruppo Lactalis Italia e a Mariagrazia Bizzarri di Vodafone. La funzione è caratterizzata da diverse aree (raggruppate o meno a seconda dell’organizzazione nella singola azienda): selezione, sviluppo, formazione, relazioni sindacali, compensation&benefits. Come spiegato da Mariagrazia Bizzarri, la selezione si preoccupa di fare uno screening dei curricula e nell’avere contatti telefonici o fisici (attraverso colloqui) con i candidati. Bisogna avere un’idea chiara di quali sono i valori che l’azienda vuole diffondere e vedere se il candidato che si sta esaminando possiede o meno caratteristiche compatibili con questi valori. Servono quindi pazienza, intuito e grosse capacità di relazione, specialmente in se la selezione è rivolta a numeri più limitati di persone o se l’azienda conta come asset principale i dipendenti (es. le società di servizi). Daniela Vernizzi ha inoltre aggiunto che, a livello di senior hire, la selezione avviene principalmente tramite headhunter: in azienda si stabilisce il profilo da cercare, si contattano gli headhunter e successivamente si fa uno screening sulla base delle proposte fornite. La formazione si occupa dell’organizzazione dei training plan: analizza i bisogni dei dipendenti e si occupa di erogare e valutare ex-post la formazione. Questa attività richiede buone capacità di coordinamento e negoziazione, specialmente nel contatto dei fornitori dei programmi di formazione. Allo sviluppo invece è delegato il compito di far fruttare le risorse interne all’azienda, facendole crescere con piani di carriera che meglio si adattano alle caratteristiche personali dell’individuo. Tenendo in mente i valori fondanti dell’azienda e le competenze che vengono richieste ai propri dipendenti, si compiono valutazioni periodiche, come le valutazioni del potenziale o di performance e le salary review. Infine, le relazioni sindacali si occupano del rapporto con la controparte sindacale. Spesso ci sono riunioni telefoniche o meeting, le doti di contrattazione quindi risultano fondamentali. Secondo l’esperienza in un gruppo internazionale come quello in cui lavora Gianpiero Santoro, esistono tre ruoli fondamentali: lo specialista, l’HR manager di fabbrica e l’HR manager commerciale. Gli specialisti si occupano di una singola funzione (es. relazioni sindacali o sviluppo & formazione). Gli HR manager di fabbrica invece curano a 360° tutti gli aspetti, ma a livello più locale e spesso si servono dell’aiuto di specialisti. Oltre alle aree di cui sopra, il loro compito prevede anche una parte gestionale, ovvero l’interazione con i dipendenti che fisicamente si recano in ufficio a sollevare questioni, dubbi e problemi riscontrati. La difficoltà del compito sta nel riuscire a stemperare eventuali tensioni rimanendo consapevoli che si rimane rappresentanti in sede dell’azienda. Infine, l’HR manager della parte commerciale si occupa della rete di vendita dislocata su tutto il territorio nazionale e spesso si reca fisicamente nelle vaie unità commerciali. La figura dell’HR manager in ogni caso non sempre è presente in tutte le organizzazioni, come hanno confermato Daniela Vernizzi e Mariagrazia Bizzarri: a volte questa figura è sostituita dall’HR director che si accolla la responsabilità di tutte le funzioni. Gestendo persone (e non numeri o prodotti), spesso ci si trova davanti a richieste diverse da persone con diversi background e compiti in azienda, e la costruzione giorno per giorno di relazioni interne ed esterne permette di avere un ambiente lavorativo molto vario. Il lavoro è stimolante perché si riesce ad entrare in contatto con tutti i livelli, dal top manager all’operaio, ma allo stesso tempo esso richiede grandi DIVISIONE MERCATO capacità relazionali: ci vuole pazienza, ascolto e capacità di dialogo sia con i dipendenti che con i candidati. Oltre alle attitudini personali, si richiede comunque una buona conoscenza della lingua inglese e la formazione in ambito economico-aziendale è apprezzata. Spesso, come testimoniato da Daniela Vernizzi, corsi di formazione mirati (per esempio corsi di intelligenza emotiva), uniti all’immancabile esperienza, aiutano la formazione delle competenze socio e psicologiche per poter svolgere al meglio i compiti assegnati.