SABATO DOMENICA La ragione di Bin Laden missionario
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SABATO DOMENICA La ragione di Bin Laden missionario
29-30 settembre 2007 in anno 151 post Freud natum Lettura di: S. Freud L’avvenire di un’illusione OSF 10 La ragione di Bin Laden missionario Tra le “grandi” dimensioni del mondo e quelle personali, c’è non solo contiguità, ma identità. Facciamo ora un ampio benché rapido giro in cielo prima di atterrare sulla terra da cui non ci siamo mai staccati. La ragione di Bin Laden sta in una formula che ho appena inventato: I=C–P dove I sta per Islam, C per Cristianesimo, P per il pensiero proprio a Cristo pensatore (idea negatissima, dove andremmo a finire?) Bin Laden ha ragione allorché, Urbi et Orbi come il Papa, invita gli occidentali cominciando dagli americani a convertirsi in massa all’Islam (lo aveva già fatto Ahmadinejad): spiritualmente infatti siamo già lì da molto tempo, a un passo dall’Islam, come si dice “fatto trenta facciamo trentuno”. In tempi storiograficamente rintracciabili è vero che C è – P: 1. in fondo l’Islam potrebbe integrare almeno il Paradiso dantesco nel corpus letterario e anche teologico islamico, a condizione di pochi e forse non indispensabili emendamenti; 2. a sua volta Dante era stato anticipato da Anselmo d’Aosta all’inizio del secondo millennio dell’era cristiana, il primo islamico quasi dichiarato di questa: il suo celebre “argomento” recita che Dio è ciò di cui non si può pensare nulla di più “grande”, ossia “Dio è grande” che è l’incipit del Corano, da cui segue tutto del Corano e dell’Islam (e Anselmo ne fa discendere tutti gli attributi divini e ogni altra cosa del cristianesimo) 3. ma in fondo già il Profeta Mohammed (“Maometto”) aveva constatato C – P, e ciò gli è bastato per passare all’equazione C – P = I: l’equazione l’ho scritta io, ma non ne sono geloso e non fatico a prestarla al Profeta, che continuo a considerare il massimo genio religioso dell’umanità, a partire dal constatare sociologicamente che almeno nella sua area geografica (Arabia) il Cristianesimo era già diventato C – P. Cristo invece aveva preso tutt’altra strada: l’aveva fatta finita con la religione e il sacro, mentre con l’ellenismo l’avevano già fatta finita altri ebrei prima di lui e lui con loro. © Opera Omnia di Giacomo B. Contri THINK! di Giacomo B. Contri SABATO DOMENICA In fondo “cristianesimo” dovrebbe significare riscatto (red-enzione) del corpo, cioè tornare nella libera disponibilità di esso come in uno habeas corpus anteriore, per emendazione del pensiero debilitato da una presupposta imputazione non giudicata (“peccato originale”): omnes peccavimus?: chi l’ha detto?, giudicatemi! Dio stesso ha ritenuto un profitto per lui diventare e restare uomo, è questa l’unica buona notizia o “Vangelo”. Dal peccato imputato (non ancora giudicato) risultava un corpo asservito alle condizioni della causalità naturale (bisogno, patologia medica, medicina, dolori del parto) e sociale (lavoro socialmente necessario o servo, “sudore”), e un pensiero assoggettato alla psicopatologia (sintomo, inibizione, angoscia, fissazione, documentati tra le conseguenze della Caduta), incapace di farsi legge del corpo (habeas corpus). Anche Freud ha fatto un ampio giro per il cielo, senza “ucci ucci sento odor di cristianucci”, e senza mai perdere di vista la terra, con la formula (mia): R=C–P dove R sta per Religione, di cui l’Islam è solo la principale interpretazione almeno a livello mondiale, dico “Religione” come Oggetto astratto che ci sovrasta, anche con l’imperativo a pensarne presuppostamene bene; C sta per corpo; P per il pensiero individuale sotto attacco. Cristo essendo “asceso”, almeno narrativamente, con il nostro corpo, ciò significa che non si è mai staccato dalla terra: possiamo dire “Finalmente un atterraggio!” Resta da capire che se un uomo fosse veramente guarito, sarebbe invisibile per i nostri ciechi occhi visionari: infatti a partire dall’indomani dell’ascensione corporea del sullodato, abbiamo ricominciato tutto da capo, tornando a ellenizzare tutto, diventando platonici, ricostituendo il Cielo infernale dell’Oggetto persecutorio. Devo ora trascurare la forza che ha nell’Islam l’idea di istinto sessuale, natura naturalmente maschile (tutti sanno ciò che diciamo con Freud, che non c’è istinto sessuale), con Urì come gentili carrozzerie: se fossi una donna islamica porterei il burqa anche a Londra, almeno coprirei pudicamente non le grazie femminili bensì il mortifero predicato “carrozzeria”. Non è questione di “diritti umani”. Milano, 29-30 settembre 2007 © Opera Omnia di Giacomo B. Contri