Tutti i debiti dello Zio Sam

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Tutti i debiti dello Zio Sam
Identificativo: DO20110710040AAA
Data:
10-07-2011
Testata:
IL SOLE 24 ORE
DOMENICA
Riferimenti:
ECONOMIA E
SOCIETA'
la crisi del credito
Tutti i debiti dello Zio Sam
In «Debtor Nation», lo storico americano Louis Hyman ripercorre la storia dei conti in
rosso delle famiglie statunitensi fino alla stretta di oggi nell'esposizione finanziaria - Fino
allo shock dei subprime il denaro a prestito è stato il motore dei consumi ed ha avuto un
ruolo essenziale nell'evoluzione economica
Giorgio Barba Navaretti
L'estate scorsa i giornali americani contenevano pagine di pubblicità della Bank of America
che promuovevano la parsimonia. La banca non avrebbe più permesso ai propri clienti di
fare pagamenti con le carte di debito se non avessero avuto un ammontare equivalente sul
conto corrente. In sostanza, smetteva di far credito ai consumatori.
Il monito, figlio della crisi dei subprime, segnava un netto stacco rispetto a cinquant'anni di
incoraggiamento morale ed economico al debito. Nel 1971, la Household Finance
Corporation, storica società di credito al consumo, pubblicava un librettino di istruzioni alle
famiglie, Children's spending per spiegare come educare i bambini alle virtù del credito. I
genitori avrebbero dovuto sgridare i figli oculati che volevano mettere i soldini nel
salvadanaio invece di spendere per le cose che desideravano. La virtù, non stava nel
risparmio, ma nell'ottenere un buon merito di credito, nel programmare acquisti e un piano
realistico di rimborso del debito. Questo dovevano insegnare le famiglie americane ai propri
rampolli.
Nella distanza tra queste due opposte interpretazioni della virtù del bilancio casalingo c'è
tutta la storia del debito delle famiglie americane, dal boom del dopoguerra, fino alla tragica
crisi finanziaria degli ultimi anni. Uno strumento finanziario che ha avuto un ruolo
fondamentale nell'evoluzione economica e sociale delle famiglie, in un perverso e confuso
intreccio tra sistemi di valori e strategie di marketing delle società finanziarie. La Debtor
Nation, la nazione di debitori, come si intitola il bel libro del giovane storico della Cornell
University, Louis Hyman.
La storia dei conti in rosso ebbe inizio con il New Deal, quando il governo americano cercò
di stimolare i consumi e la domanda favorendo la diffusione dei mutui e dei prestiti alle
famiglie. Nel dopoguerra il denaro a prestito divenne il motore del boom economico. Gli
americani dei sobborghi uscivano da case comperate con un mutuo su automobili acquistate
a rate per andare a fare shopping con le carte di debito dei supermercati.
La disponibilità di credito favorì una convergenza nei livelli di consumo. Le classi medie
comperavano a debito i beni che i ricchi potevano comperare in contanti. Gli operai delle
fabbriche e gli impiegati guadagnavano meno delle classi professionali, ma vivevano vite
materiali molto simili. Tutto questo era alimentato da una prospettiva di crescita continua
dei redditi, come in effetti avvenne tra il 1945 e il 1970.
L'uguaglianza dei consumi si tradusse però in un'accelerazione della disuguaglianza della
ricchezza. I fiumi di denaro spesi per beni superflui e per gli interessi rallentavano
l'accumulo di patrimonio delle classi meno abbienti. Questo non era un problema fintanto
che i redditi salivano, ma lo divenne quando con la stagflazione dei primi anni Settanta le
classi medie iniziarono a perdere potere d'acquisto. A quel punto il credito tornò a essere
uno strumento di welfare, servì a stabilizzare i consumi e a pagare le spese mediche o
semplicemente a difendere uno status. Ma se poteva sostenere i consumi nel breve periodo,
prima o poi i debiti andavano ripagati. I conti in rosso degli americani a quel punto erano
sostenibili soltanto se il valore dei loro beni capitali continuava a crescere. Questa funzione
impropria del credito come strumento di supporto di consumi che le classi medie non
potevano più permettersi è stata la crepa che con alti e bassi negli anni ha infine portato alla
crisi di tre anni fa.
L'espansione del credito è legata comunque dalla creazione e dallo sviluppo di un nuovo
mercato, dove la remunerazione degli investimenti è diventata sufficiente ad attrarre
immense risorse finanziarie. Un buon esempio è quello della diffusione delle carte di
debito. Queste non nacquero dai businessmen o dalle banche, ma dalla ben più banale
interazione tra le casalinghe e i department stores dei sobborghi. I grandi magazzini
capirono che per supportare i consumi dei loro clienti dovevano fare credito. Ma il conto a
fine mese, stile macellaio sotto casa, non poteva funzionare nell'impersonalità delle migliaia
di rapporti commerciali che intratteneva qualunque business di dimensioni rispettabili.
Vennero allora varate le prime «Charga-Plates», delle specie di carte di debito di metallo,
dove la disponibilità di dollari dipendeva da valutazioni oggettive sulle condizioni
economiche dei clienti, piuttosto che da relazioni personali.
I crediti delle Charga Plates rendevano ai magazzini un interesse, ma avevano lo scopo
finale di alimentare gli acquisti nei negozi. Per questo, la diffusione delle carte di credito e
debito bancarie, fu lenta. Per i grandi stores le carte emesse da altri comportavano un costo
invece di un ricavo (chi emetteva la carta tratteneva una parte dei ricavi), e non potevano
essere utilizzate per fidelizzare i clienti. L'identità credito-negozio si ruppe del tutto negli
anni Ottanta, solo quando i department stores si resero conto di non avere capitali sufficienti
a finanziare la continua espansione dei consumi e strutture adeguate a gestire un'attività di
credito complessa. Ma il meccanismo ultimo che determinò l'esplosione delle carte, come di
tutti gli altri strumenti di credito alle famiglie, fu la possibilità di rivendere i titoli di credito
a terzi. Se l'acquisto di un frullatore a Milwaukee poteva dar luogo a un titolo finanziario
che di mano in mano e impacchettato con un'infinità di altre transazioni arrivava nel
portafoglio di un investitore cinese o filippino, la disponibilità di credito poteva
moltiplicarsi all'infinito. Ma si moltiplicava in violazione del merito di credito, verso usi e
individui che non erano in grado di generare risorse sufficienti a ripagare quanto dovuto.
L'inchiostro rosso è il meccanismo su cui si è fondato il benessere americano del
dopoguerra. Il debito in sé è uno straordinario strumento di sviluppo economico e non deve
essere demonizzato. Gli eccessi e il suo uso improprio hanno causato la crisi.
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
Louis Hyman
Debtor Nation
Princeton University Press
Pag.376