rallegriamoci nel signore
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rallegriamoci nel signore
Incontro Giovani 13 Dicembre 2007. RALLEGRIAMOCI NEL SIGNORE Dio è la gioia dei nostri cuori. La sua presenza in noi vivifica lo stato originale della sua creazione. Dio viene a prendere la nostra natura umana perché noi riprendiamo l’essere della stessa natura divina. Ci prepariamo con la preghiera e la penitenza. Ascoltiamo ora la parola della Scrittura (Giacomo 5, 7-10): “Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d’autunno e le piogge di primavera. Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Prendete, o fratelli, a modello di sopportazione e di pazienza i profeti che parlano nel nome del Signore.” Che si sta avvicinando il Natale, lo si sente, e speriamo che questa attesa o avvento non si limiti alla solita manifestazione di consumi e corsa per regali, che questa volta stonerebbe, e parecchio, avendo gli occhi ed il cuore pieno delle sofferenze e paure che si sono succedute e succedono sulla nostra terra. C'è per fortuna nell'aria una voglia di solidarietà, di condivisione con il dolore, che è testimonianza che l'amore regna ancora tra di noi, e dove c'è amore lì davvero si afferma la presenza operante di Dio. Ovunque c'è un moltiplicarsi di iniziative di bontà verso chi ha bisogno di sentirsela vicina la bontà, come i poveri di tutto il mondo, i sofferenti di ogni tipo. E' come sentire un grido che si alza e chiede non cose, ma amore. Si svela davvero la nostra natura di figli del Padre. Si sveglia il bisogno che Dio si faccia vicino a noi: nasca ovunque e porti la pace agli uomini di buona volontà. E Dio risponde a questo meraviglioso anelito, che auguro a tutti voi che mi leggete, con le parole del profeta Isaia: "Si rallegrino il deserto e la terra arida esulti e fiorisca la steppa...Essi vedranno la gloria del Signore la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: "Coraggio, non temete: ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarci". Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto. Ci sarà una strada appianata e la chiameranno "Via santa. Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo: felicità perenne e il loro capo: gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto" (Is.35,1-10). Leggiamo Matteo (11, 2-11): “Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me». Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te. In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.” Il Vangelo di oggi è il sorprendente incontro di Gesù con Giovanni. L'incontro di chi non solo attendeva il Messia e predicava a tutti la necessità di una degna preparazione, "Preparate le vie del Signore", ma di colui che a suo tempo l'avrebbe indicato alla gente e quindi a tutti noi. Ed è bello davvero quanto Gesù dice di Giovanni: "Chi siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nel palazzo del re. E allora che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Si, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: ecco io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te" (Mt.11,2-11) E in questo tempo che precede il Natale sono tanti i modi ed i segni che sono un preparare la via davanti al Signore. E spero che anche noi siamo tra quanti sanno tracciare la strada verso Cristo. Riflettiamo un poco… Canto …………………………………………… LA ROSA II poeta tedesco Rilke abitò per un certo periodo a Parigi. Per andare all'Università percorreva ogni giorno, in compagnia di una sua amica francese, una strada molto frequentata. Un angolo di questa strada era permanentemente occupato da una mendicante che chiedeva l'elemosina ai passanti. La donna sedeva sempre allo stesso posto, immobile come una statua, con la mano tesa e senza mai alzare gli occhi su chi le dava qualcosa. Rilke non le dava mai nulla. La sua compagna le dava spesso una moneta. Un giorno, la giovane francese, meravigliata, gli domandò: «Ma perché non dai mai nulla a quella poveretta?». Rilke, poiché era un poeta, rispose: « Dovremmo regalare qualcosa al suo cuore, non alle sue mani ». Alcuni giorni dopo, Rilke arrivò con una splendida rosa appena sbocciata, la depose nella mano della mendicante e fece l'atto di andarsene. Allora accadde qualcosa di inatteso: la mendicante alzò gli occhi, guardò il poeta, si sollevò a stento da terra, prese la mano dell'uomo e la baciò. Poi se ne andò stringendo la rosa al petto. Non si vide per una settimana. Otto giorni dopo la mendicante era di nuovo seduta nel solito angolo della strada. Silenziosa e immobile come sempre. «Ma di che cosa avrà vissuto in tutti questi giorni in cui non ha ricevuto nulla?» chiese la giovane francese. Il poeta rispose: «Della rosa!». UN GRIDO NELLA NOTTE In una notte buia e profonda un uomo stava per morire. Era la vigilia di Natale. L'uomo era diretto a casa. Per tutto l’anno aveva lavorato nei boschi, sulle montagne, lontano dal suo paese. Aveva lavorato disperatamente, senza sosta, ma anche così era riuscito a mettere da parte ben poco denaro. Aveva deciso ugualmente di tornare a casa. Ma proprio mentre usciva dalla foresta, era scoppiato uno spaventoso temporale. La casa dell'uomo era ancora lontana chilometri e chilometri. Improvvisamente corse indietro per ripararsi nella foresta dalla grandine che scendeva a chicchi grossi come uova. L'uomo era sotto una quercia quando un fulmine squarciò la pianta. Rami gli caddero addosso. Fuggì via. Perdeva sangue da un braccio e da una gamba. Fuggiva sotto la grandine, coprendosi appena la testa con le mani. Via, via, lontano dalla foresta da cui era sbucato il fulmine. Dopo molto correre, stramazzò ai piedi di un gradone di roccia. La parete si propendeva minacciosa, verticale. Steso al suolo, fradicio di pioggia, battuto dalla grandine e dal freddo, perse ogni speranza. Il gelo che Io attanagliava lo persuase a lasciarsi morire. Si abbandonò quasi con sollievo alla morte. Lo prese il sonno: il conforto, pensò, dell'ultimo istante. Ma improvviso, cristallino, risuonò un belato. Il belato risvegliò l'uomo da quel sonno di morte. Era un grido nella notte. Pareva ora prossimo, ora lontano. Un agnellino preso dalla furia della bufera? L'uomo si scosse. Lui voleva morire, ma l'agnellino? Di nuovo l'agnellino belò. All'uomo morente mancavano le forze e la voglia di vivere. Però l'agnellino aveva bisogno di lui. L'uomo sentì quel belato come un'invocazione. E ritrovò la forza di vincere la stanchezza e la paura. Avrebbe salvato la bestiola e sarebbe tornato a morire: questo pensiero gli dette vigore. Si mise in ascolto. L'agnello riprese a belare. L'uomo fu diretto dal belato. Ogni tanto si fermava. La grandine gli feriva il volto, coprendo la vocina flebile. La riudì. Vicino. Dietro a dei cespugli. Girò in mezzo a degli sterpi. L'agnello non c'era. Però l'udì, come uscisse dal gradone di roccia. Tra la grandine vide un buco nella roccia. Il belato proveniva di là. Barcollò e si gettò dentro la grotta dove l'agnellino giaceva ferito in una pozza d'acqua. Lo sollevò. Lo portò più dentro al cunicolo, all'asciutto. Lo tenne stretto al petto per riscaldarlo e sentì che l'agnello scaldava lui, gli ridava vita. Stettero la notte avvinti dal caldo, in compagnia. Il mattino, un sole morbido entrò nella grotta e svegliò l'uomo e l'agnello. L'uomo accarezzò l'agnello. Sentì la piccola vita vibrare di fame. Anche lui aveva fame. E soprattutto una infinita voglia di vivere. Riflettiamo per qualche tempo Interveniamo con preghiere spontanee Padre nostro Benedizione Giaculatorie per riparare la bestemmia Canto: ………………………………………………………