Modellazione di dettaglio agli elementi finiti di pannelli in muratura
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Modellazione di dettaglio agli elementi finiti di pannelli in muratura
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II SCUOLA POLITECNICA E DELLE SCIENZE DI BASE DIPARTIMENTO DI STRUTTURE PER L’INGEGNERIA E L’ARCHITETTURA TESI DI LAUREA IN INGEGNERIA CIVILE MODELLAZIONE DI DETTAGLIO AGLI ELEMENTI FINITI DI PANNELLI IN MURATURA DI TUFO RELATORI Ch.mo Prof. Ing. Andrea PROTA Ch.mo Prof. Ing. Gian Piero LIGNOLA CANDIDATO Giuliano CIPOLLETTA Matr. 520/1016 CORRELATORE Dott. Ing. Claudio D’AMBRA ANNO ACCADEMICO 2015/2016 A Giovannella, il mio modello, la mia forza. “[..]quell’istante di magia quando siamo come ora insieme, quando siamo io e te insieme. In un attimo che dura per sempre, insieme.” (Lorenzo Cherubini) A Giuliano. “[..] Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che ‘l piè fermo sempre era ‘l più basso.” (Dante Alighieri) RINGRAZIAMENTI RINGRAZIAMENTI Ringrazio innanzitutto i relatori di questa tesi, Prof. Ing. Andrea PROTA e Prof. Ing. Gian Piero LIGNOLA, per l’infinita disponibilità, l’aiuto costante, l’incoraggiamento e la fiducia dimostrami. In particolare, senza le preziose lezioni svolte durante il corso di Tecnica delle Costruzioni 1 con il Prof. LIGNOLA forse oggi non avrei la stessa passione nel cercare di comprendere l’affascinante mondo delle strutture, va a lui un ringraziamento speciale. Ringrazio, inoltre, l’Ing. Claudio D’AMBRA, senza il cui aiuto e sostegno non sarebbe stato possibile condurre tale lavoro. Desidero ringraziare anche i seguenti maestri: Prof. Ing. Mario PASQUINO, Prof. Mariano MODANO, Ing. Paolo PIZZO, Ing. Enrico RICCIARDI, che, con la loro passione e dedizione nel proprio lavoro, hanno saputo trasmettermi le energie e le motivazioni giuste per proseguire i miei studi dopo un lungo periodo di difficoltà. Un ringraziamento speciale va al Dott. Ing. Ugo De Rosa che, insieme al resto del “team” di Scienza delle Costruzioni, ha contribuito in larga misura alla mia rinascita culturale ed emotiva. Lo ringrazio per ogni singolo consiglio e per la sua infinita disponibilità, dimostratami innumerevoli volte. Nonostante la sua prematura scomparsa, ringrazio infinitamente il Prof. Ing. Vincenzo AIELLO, per aver fatto nascere in me il seme della curiosità, della passione e del rispetto, relativamente all’ambito dell’ingegneria civile e non solo. I suoi preziosi insegnamenti li porterò sempre nel cuore. Per le stesse motivazioni, ringrazio il Prof. Ing. Alberto CUCINELLA. Ringrazio tutti i miei zii, le mie zie e i miei cugini. Ringrazio tutti i miei amici, specialmente per il fatto di essermi ancora amici¸ nonostante i miei lunghi periodi di assenza. 5 RINGRAZIAMENTI Ringrazio le mie nonne per tutto l’amore che hanno sempre saputo trasmettermi e grazie al quale posso affrontare la vita. Un ringraziamento speciale va a Mara, il cui amore, che rende il cielo immenso, mi ha insegnato a lottare per tutto quello in cui si crede; se sono arrivato a questo traguardo è anche grazie a tale insegnamento. Lei sarà per sempre parte del mio essere e della mia vita. Ringrazio mio padre, per tutto quello che è riuscito ad insegnarmi nel poco tempo passato insieme, con l’augurio che prima o poi decida di recuperare (è sempre in tempo!). Il ringraziamento più forte va a mia madre, l’instancabile Giovannella. La forza e la voce del suo amore hanno sempre saputo cosa dire, anche quando il resto del mondo ripeteva cose inutili o, peggio, restava in silenzio. Non potendomi dilungare troppo, devo dire che a lei devo tutto e per questo la ringrazio di..tutto. Ringrazio, infine, Giuliano per averci creduto. 6 INDICE INDICE RINGRAZIAMENTI .................................................. 5 INTRODUZIONE ..................................................... 11 1.1. L’obiettivo ........................................................................................ 11 1.2. La muratura ....................................................................................... 12 1.3. Standard di procedura ASTM E 519-02 [2] ..................................... 15 1.4. La Campagna sperimentale condotta................................................ 17 1.5. Materiali Utilizzati ............................................................................ 25 1.5.1. Malta “Mape-antique MC” ......................................................... 25 1.5.2. Mattoni in tufo giallo napoletano ............................................... 29 1.6. Metodo degli elementi finiti ............................................................. 30 1.6.1. Modellazione .............................................................................. 32 1.6.2. Discretizzazione ......................................................................... 32 1.6.3. Caratteristiche degli elementi ..................................................... 33 1.6.4. Scala di rappresentazione ........................................................... 34 1.7. Programma agli elementi finiti DIANA ........................................... 34 1.7.1. Pre/post processore: FX+ for Diana [9] ..................................... 35 CAPITOLO I – MODELLAZIONE F.E.M. ........... 37 Introduzione ............................................................... 37 1.1. Modellazione agli elementi finiti (FEM) .......................................... 38 1.1.1. Ambiente fx+ [9] ........................................................................ 38 1.1.2. Definizione dei materiali ............................................................ 39 7 INDICE 1.1.3. Elemento di analisi ..................................................................... 39 1.1.4. Definizione della mesh ............................................................... 40 1.1.5. Definizione dei vincoli ............................................................... 44 1.1.6. Applicazione del carico .............................................................. 45 1.1.7. Definizione proprietà non lineari dei materiali .......................... 47 1.1.8. Modellazione analisi ................................................................... 50 CAPITOLO II – CALIBRAZIONE DEL MODELLO MATEMATICO ................................... 51 Introduzione ............................................................... 51 1.2. Modellazione agli elementi finiti (fem) ............................................ 51 1.1. Calibrazione ...................................................................................... 54 1.1.1. Calibrazione dei moduli elastici ................................................. 54 1.1.2. Calibrazione soglie di resistenza a trazione e compressione ...... 56 1.1.3. Calibrazione softening, ............................................................... 57 1.1.4. Calibrazione finale, funzione multilinear a compressione sia per la malta che per il mattone ................................................... 62 1.2. Variazione dello spessore dei giunti di malta ................................... 65 1.3. Quadri fessurativi ............................................................................. 68 1.4. Considerazioni .................................................................................. 74 CAPITOLO III – ANALISI DI SENSIBILITA’ ..... 75 Introduzione ............................................................... 75 1.1. Modellazione del comportamento .................................................... 76 1.2. Analisi parametriche ......................................................................... 77 8 INDICE 1.3. Analisi eseguite e risultati................................................................. 78 1.3.1. Risultati complessivi di tutte le analisi ....................................... 79 1.4. Quadri fessurativi – punto di lettura 3 .............................................. 82 1.4.1. Quadri fessurativi spessore 250mm ........................................... 83 1.4.2. Quadri fessurativi spessore 200mm ........................................... 84 1.4.3. Quadri fessurativi spessore 150mm ........................................... 85 1.5. Considerazioni sull’effetto del legame e dello spessore del giunto di malta 86 CAPITOLO IV – CONCLUSIONI .......................... 88 APPENDICE .............................................................. 91 1.6. Risultati Analisi di sensibilità ........................................................... 91 1.6.1. Risultati analisi M-F,F_T-D,D. .................................................. 92 1.6.2. Risultati analisi M-F,F_T-F,F..................................................... 94 1.6.3. Risultati analisi M-D,D_T-D,D. ................................................. 96 1.6.4. Risultati analisi M-D,D_T-F,F. .................................................. 98 1.6.5. Risultati analisi M-Dc,Ft_T-Dc,Ft. .......................................... 100 1.6.6. Risultati analisi spessore 250 mm ............................................ 102 1.6.7. Risultati analisi spessore 225 mm ............................................ 104 1.6.8. Risultati analisi spessore 200 mm ............................................ 106 1.6.9. Risultati analisi spessore 175 mm ............................................ 108 1.6.10. Risultati analisi spessore 150 mm ............................................ 110 1.6.11. Risultati complessivi di tutte le analisi ..................................... 112 1.7. Quadri fessurativi - punto di lettura 1............................................. 115 9 INDICE 1.7.1. Spessore 250mm ....................................................................... 115 1.7.2. Spessore 200mm ....................................................................... 116 1.7.3. Spessore 150mm ....................................................................... 117 1.8. Quadri fessurativi - punto di lettura 2............................................. 118 1.8.1. Spessore 250mm ....................................................................... 118 1.8.2. Spessore 200mm ....................................................................... 119 1.8.3. Spessore 150mm ....................................................................... 120 1.9. Quadri fessurativi - punto di lettura 3............................................. 121 1.9.1. Spessore 250mm ....................................................................... 121 1.9.2. Spessore 200mm ....................................................................... 122 1.9.3. Spessore 150mm ....................................................................... 123 1.10. Considerazioni sulle analisi ............................................................ 124 BIBLIOGRAFIA .......................................................126 10 INTRODUZIONE INTRODUZIONE 1.1. L’OBIETTIVO L’obiettivo del presente lavoro di tesi è la valutazione del comportamento globale a taglio di murature, attraverso prove di compressione diagonale, in funzione delle proprietà meccaniche e dell’interazione tra la malta ed i mattoni che costituiscono la muratura stessa. Tale obiettivo è stato perseguito simulando, mediante l’utilizzo del software di analisi agli elementi finiti TNO DIANA (DIsplacement ANAlyzer) v.9.6 [1], la campagna sperimentale condotta presso i laboratori dell’Università degli studi di Napoli Federico II, precisamente nella sedi di Agnano. Tale campagna sperimentale è stata condotta tra luglio 2014 ed aprile 2015, ed ha riguardato prove di compressione diagonale di pannelli rappresentativi di murature tipiche napoletane, è stata seguita la procedura standardizzata descritta nella ASTM E 519-02 [2]. La campagna sperimentale ha riguardato anche la caratterizzazione meccanica degli elementi caratterizzanti la muratura, in modo da fornire parametri utili alla micro modellazione dei pannelli. La modellazione per mezzo di un programma di calcolo agli elementi finiti, ha avuto la finalità di riprodurre e comprendere l’interazione dei materiali nel composito muratura. Si vuole sottolineare che i lavori di sperimentazione e di modellazione sono stati comparati perlopiù attraverso il confronto dei diagrammi forzaspostamento e τ – γ, nonché attraverso il confronto dei quadri fessurativi. Nei successivi paragrafi verrà inquadrato il problema affrontato, fornendo una panoramica introduttiva su: La muratura come materiale composito; 11 INTRODUZIONE La procedura standardizzata di prova descritta nella ASTM E 519-02 [2]; La campagna sperimentale condotta; I materiali utilizzati, geometria e caratterizzazione delle proprietà meccaniche; Modellazione agli elementi finiti (F.E.M.) 1.2. LA MURATURA Col termine standard “muratura” si indica, nella pratica comune, l’aggregato di malta e mattoni. E’ evidente come, sotto una definizione così generica, rientri una numerosissima varietà di sistemi e tecniche costruttive. La variabilità non risiede unicamente nei tipi di muratura impiegati, ma anche nelle numerosissime morfologie murarie che contraddistinguono i fabbricati storici. Altro aspetto che determina la varietà è l’evoluzione storica delle tecniche costruttive che, dal punto di vista geografico sono state influenzate prevalentemente dalla reperibilità e dalla tipologia degli elementi costituenti. Questa grande variabilità ha, ovviamente, anche notevoli influenze sui parametri meccanici, tali che soltanto con l’esecuzione di prove di laboratorio si possono avere valori relativamente attendibili (anche se, già nel caso di uno stesso fabbricato, è facile notare la coesistenza di materiali molto eterogenei, realizzati a volte in epoche diverse, con stati di conservazione e malte diverse tra loro). Il gran numero di parametri, quali anisotropia, proprietà dei materiali (mattoni e malta), disposizione dal letto dei giunti e qualità di lavorazione, rendono la simulazione delle strutture in muratura estremamente difficile. Inoltre, la muratura presenta distinte proprietà direzionali a causa dei giunti di malta che fungono da piani deboli; la struttura particolare, la forma delle pietre, le proprietà meccaniche dei materiali e la tipologia e modalità di 12 INTRODUZIONE lavorazione influenzano fortemente il comportamento strutturale della muratura come composito. In ogni muratura, i blocchi sono disposti su filari orizzontali, alternati da letti di malta; ciò comporta l’esistenza di giunti principali (orizzontali) e secondari (verticali, tra due elementi contigui). E’ una delle regole del buon costruire che l’orientamento dei letti di malta sia all’incirca perpendicolare al flusso delle tensioni dovuto alle sollecitazioni esterne prevalenti. Nonostante questo ed altri accorgimenti, quale il disporre gli elementi “a spina di pesce” oppure creare geometrie tridimensionali, i giunti costituiscono sempre dei potenziali piani di rottura e la loro presenza, soprattutto per azioni orizzontali, penalizza fortemente la resistenza dell’elemento murario [3] Uno dei materiali largamente impiegati per la realizzazione delle murature è il tufo, roccia composta da lava e terra magmatica. Sebbene sotto tale termine si indica un tipo di roccia derivante da formazioni di origine vulcanica, esso viene spesso utilizzato per indicare rocce diverse accomunate dal fatto di essere leggere, di media durezza e facilmente lavorabili. Il tufo è stato largamente usato come materiale da costruzione in zone ad elevato interesse sismico come l'Italia, la Turchia e Giappone [4]. Gli edifici in muratura portante di tufo, costruiti nel corso degli ultimi due secoli nel bacino del Mediterraneo, rappresentano una parte importante dell’esistente inventario di edifici ed è necessaria la loro conservazione in particolare in aree sismiche. Gli edifici in muratura portante di tufo potrebbero danneggiarsi in maniera irreversibile nel caso di terremoti soprattutto a causa della loro bassa resistenza a trazione e al taglio (Iacobelli 2004 [3]) Negli ultimi decenni diverse ricerche sperimentali sono state effettuate sia per indagare le cause del danno e sia per sviluppare interventi tecnici di miglioramento o adeguamento sismico (Tomaževič 2000 [5]). 13 INTRODUZIONE Il comportamento sismico delle murature è caratterizzato da diverse modalità di rottura in funzione della geometria della parete (rapporto tra larghezza/altezza), qualità dei materiali, azioni di contenimento e lo schema di carico (Tomaževič 2000 [5]). La modalità di rottura tipica è la modalità di fessurazione diagonale, che si manifesta quando le tensioni principali di trazione, sviluppatesi nella parete sotto una combinazione di carichi verticali e orizzontali, supera la resistenza a trazione della parete in muratura e può comportare la rottura sia della malta che dei mattoni (Figura 1). Figura 1. Fessurazione diagonale pannello in muratura Indicativamente, la resistenza a compressione dei singoli mattoni è molto più elevata di quella della malta; il legame costitutivo dei mattoni è di tipo elastofragile mentre quello della malta è fortemente non lineare, con notevoli plasticizzazioni già a bassi valori di tensione. Il comportamento non lineare della muratura nel suo complesso deriva, però, dall’interazione, nei giunti, tra mattoni e malta; in caso di riduzione verticale dei carichi ed utilizzo di malta di qualità scadente, i carichi sismici causano rottura per scorrimento a taglio, dividendo la parete in due parti (scorrimento della parte superiore della parete su uno dei giunti di malta orizzontali); 14 INTRODUZIONE mentre nel caso di una migliore resistenza al taglio, lo schiacciamento delle zone compresse alle estremità del muro si svolge in modo classico (rottura per flessione) [3]. 1.3. STANDARD DI PROCEDURA ASTM E 519-02 [2] Questo metodo di prova è stato sviluppato per misurare con precisione la resistenza a trazione di una muratura soggetta a sforzi. Tale prova si annovera tra i metodi d’indagine distruttiva. La dimensione dei campioni (pannelli) è studiata sia per essere la minima che rappresenta una muratura di dimensioni reali, sia per tener conto delle dimensioni campionabili dalle apparecchiature presenti nella maggior parte dei laboratori. Secondo la procedura, il generico pannello ha forma pressoché quadrata di lato pari circa a 1,2 m e spessore dipendente dalla tipologia di muratura che si vuole studiare. Dopo il confezionamento, i provini non dovranno essere mossi per almeno 7 giorni. Devono essere conservati in condizioni di temperatura (24°C) e umidità (tra il 25 – 75 %) controllate per non meno di 28 giorni. La macchina per l’esecuzione del test deve disporre di sufficiente capacità di carico a compressione: essa è a comando elettrico ed è in grado di applicare il carico in maniera continua. Il pannello è inserito nella macchina in modo che la sua diagonale sia in posizione verticale. Il carico è applicato alla muratura attraverso due scarpe metalliche posizionate in corrispondenza di due spigoli opposti del pannello. Queste sono collegate tra loro attraverso due barre di acciaio, di rigidezza infinita rispetto a quella del pannello da testare, solidarizzate alle scarpe metalliche attraverso quattro cerniere sferiche in grado di assorbire le eventuali deformazioni fuori dal piano dei pannelli durante le prove. 15 INTRODUZIONE Il corretto posizionamento della scarpa di carico all’estremità superiore del pannello è facilitato da un sistema di viti di regolazione distribuite sulle superfici interne della stessa. Figura 2. Provino di muratura con e senza scarpe di carico L’esperienza ha dimostrato che i carichi richiesti per produrre una rottura per trazione diagonale dei campioni risulta spesso più elevata rispetto alla rottura prematura per compressione nei punti di carico. Ciò può essere evitato inserendo tra le piastre e le facce del campione un materiale di ‘cappatura’, ossia gesso lasciato invecchiare per almeno 2 ore prima del test. L'uso di delle piastre con il gesso protegge completamente i provini nei confronti di qualsiasi spaccatura prematura, permettendo loro di rompersi nel modo più ‘classico’, ossia a trazione per spaccatura lungo la diagonale caricata. Inoltre, la fase di disposizione delle scarpe di acciaio deve essere eseguita con particolare accortezza per ridurre al minimo le eccentricità tra la direzione di applicazione del carico e l’asse geometrico verticale dei muretti. Attraverso gli strumenti di lettura degli spostamenti a disposizione del laboratorio, si potranno calcolare sia i valori delle tensioni da taglio (τ) che delle deformazioni da taglio (γ) come segue: 16 INTRODUZIONE 𝜏= 0.707 ∙ 𝑉 𝜏 ; 𝐺= 𝐴𝑛 𝛾 Dove: τ = tensione tangenziale sull’area netta del provino [MPa]; G = modulo di elasticità tangenziale [MPa]; V = carico applicato [N]; An = area netta del provino [mm2], calcolata come: 𝐴𝑛 = ( 𝑤+ℎ )∙ 𝑡∙ 𝑛 2 Dove: w = larghezza del provino [mm]; h = altezza del provino [mm]; t = spessore totale del campione [mm]; n = percentuale dell’area solida espressa in decimi 𝛾= 𝜀𝑣 + 𝜀ℎ 𝑔 Dove: γ = deformazione da taglio [mm/mm]; εv = deformazione in direzione verticale [mm]; εh = deformazione orizzontale [mm]; g = lunghezza verticale dello strumento di misura [mm] 1.4. LA CAMPAGNA SPERIMENTALE CONDOTTA Nella campagna sperimentale, in accordo con lo standard internazionale, sono stati sottoposti a prova dei pannelli aventi dimensioni di base e altezza e spessore variabili. Nello specifico, i pannelli nudi considerati come modello sperimentale per l’elaborazione del presente lavoro di tesi avevano spessore di 25cm con base ed altezza variabili in funzione delle dimensioni variabili dei 17 INTRODUZIONE mattoni costituenti i pannelli, in particolare le basi variavano e tra 115 – 122 cm, mentre le altezze variavano tra 117 – 121 cm. Ciascun pannello è stato realizzato con l’utilizzo di 30 blocchi di tufo giallo napoletano (alcuni dei quali dimensioni nominali di 39 x 11,5 x 25 cm, altri di dimensioni 37 x 11,5 x 25 cm) disposti secondo 10 file parallele (Figura 3). Tutti i pannelli sono stati confezionati con malta pozzolanica denominata “Mape-antique MC” prodotta commercialmente dalla Mapei. La tessitura muraria adottata per il confezionamento dei pannelli è di tipo compatta ad una testa, con giunti di malta grossolanamente regolari (di spessore variabile tra 1,5 – 2,5 cm quelli verticali e 0,2 – 0,7 cm quelli orizzontali) al fine di compensare la non costanza delle dimensioni dei mattoni in tufo. Di seguito sono riportate le sigle e le misure dei pannelli realizzati: Tabella 1. Sigle pannelli modellati con dimensioni e data di prova 18 INTRODUZIONE Figura 3. Esempio di pannello non ancora campionato con misure indicative a) b) Figura 4.Dimensioni dei provini a) P2; b) P3 19 INTRODUZIONE a) b) c) d) e) f) Figura 5.Dimensioni dei provini a) P10; b) P55; c) P61; d) P62; e), f) Posizionamento LVDT 20 INTRODUZIONE Si specifica, inoltre, che i pannelli 2, 3, 10 e 55 sono stati realizzati con i blocchi di tufo di prima fornitura, i pannelli 61 e 62 con quelli di seconda fornitura. Per una modellazione tipologica dei pannelli, si sono scelte dimensioni medie che potessero essere rappresentative di tutti e sei i pannelli di laboratorio. L’accorciamento della diagonale verticale e l'allungamento della diagonale orizzontale sotto carico sono stati misurati con trasduttori di spostamento induttivo (LVDT) posti, rispetto al centro geometrico del pannello, lungo le diagonali per controllare la deformazione su un tratto utile di 400 mm (Figura 5 e Figura 6). La forza è stata applicata con un martinetto idraulico, controllato attraverso una servovalvola e alimentato da una pompa dalla capacità di 500 kN. La strumentazione di prova ha consentito la misurazione del carico applicato e degli spostamenti lungo le quattro diagonali. In dettaglio sono stati acquisiti: 1. La forza di reazione del pannello, determinata rilevando sia la pressione del circuito idraulico di alimentazione dell’attuatore, sia tramite una cella di carico da 500 kN interposta tra la scarpa di carico superiore e la piastra della pressa idraulica. Il confronto delle due misurazioni consente di stimare la deformabilità del sistema di carico; 2. Gli spostamenti misurati su entrambi i lati dei pannelli tramite quattro LVDT (si assume positiva la deformazione di compressione). Considerando la Figura 6, in tale configurazione i trasduttori D e G registreranno le compressioni, quelli E ed F le trazioni. Le analisi degli spostamenti registrati simmetricamente su entrambe le facce dei pannelli testati in laboratorio hanno dimostrato che le distribuzioni di caricospostamento sono molto simili su entrambi i lati, ovvero che i piani di spostamento erano trascurabili. 21 INTRODUZIONE Figura 6. Disposizione LVDT su ambo i lati del pannello Il numero di prove eseguite permette di analizzare il comportamento dei vari tipi di pannelli, al variare delle dimensioni dei mattoni e dei giunti di malta, nonché di avere dei risultati attendibili grazie alla ripetibilità dei dati. I risultati sperimentali ottenuti mostrano che tutti i campioni hanno modelli simili di rottura: in tutti i campioni infatti, una crepa principale, iniziata a metà degli esemplari, si diffonde (sviluppo) verso gli angoli inferiori e superiori e, nella maggior parte dei casi, solo attraverso la malta senza danneggiare le pietre, provocando il collasso. In base a tali risultati si può concludere che tutti i campioni testati hanno un comportamento fragile, ma vale la pena notare che le dimensioni degli elementi hanno un'influenza importante sulla resistenza globale. In Figura 7 si può vedere un esempio di pannello lesionato in seguito alla prova. 22 INTRODUZIONE Figura 7. Pannello lesionato in seguito alla prova Sono stati tracciati grafici forza-spostamento, in cui i valori di spostamento (positivi se di compressione) sono stati calcolati come media dei dati raccolti dai trasduttori in compressione (D, G) e trazione (E, F). TRAZIONE 140 F [kN] 130 COMPRESSIONE 120 110 100 90 P2 - C P3 - C P61 - C P62 - C P10 - C P55 - C P2 - T P3 - T P61 - T P62 - T P10 - T P55 - T 80 70 60 50 40 30 20 10 d [mm] 0 -0,4 -0,35 -0,3 -0,25 -0,2 -0,15 -0,1 -0,05 0 0,05 0,1 0,15 0,2 0,25 Figura 8. Risultati sperimentali carico - spostamento 23 0,3 0,35 0,4 INTRODUZIONE 0,35 t [MPa] 0,30 0,25 0,20 0,15 P2 P3 P61 0,10 P62 P10 0,05 0,00 0,00% P55 g[%] 0,02% 0,04% 0,06% 0,08% 0,10% 0,12% 0,14% 0,16% 0,18% 0,20% Figura 9. Risultati sperimentali nel piano τ – γ Le differenti modalità di rottura dei pannelli, hanno fatto sì che si avessero differenti valori di resistenza e duttilità: solo per il provino P2, il collasso ha coinvolto sia la malta che il mattone e, infatti, rappresenta la prova in cui si ha maggiore resistenza e minore duttilità. Per tutte le altre prove, il meccanismo di rottura ha interessato prevalentemente l’interfaccia malta/mattone e si hanno, rispetto alla prova P2, valori sensibilmente minori di resistenza (tranne la prova P61) e maggiore duttilità. Tali considerazioni sono, di seguito, supportate dalle immagini dei pannelli fessurati a fine prova. 24 INTRODUZIONE a) b) c) d) Figura 10.Quadri fessurativi delle prove sperimentali a) P2; b) P61; c) P3; d) P62 1.5. MATERIALI UTILIZZATI 1.5.1. MALTA “MAPE-ANTIQUE MC” Come accennato, per il confezionamento dei pannelli in muratura e quindi dei giunti di malta, è stata utilizzata una malta pozzolanica denominata “Mapeantique MC” prodotta commercialmente dalla Mapei. Essa costituisce una malta per intonaci deumidificanti macroporosi, resistente ai sali, a base di calce ed Eco-Pozzolana. 25 INTRODUZIONE 1.5.1.1. Composizione: La malta sopra descritta è un premiscelato in polvere per intonaci deumidificanti macroporosi, esente da cemento, composta da calce ed EcoPozzolana, sabbie naturali, speciali additivi e microfibre, a bassissima emissione di sostanze organiche volatili. La malta utilizzata possiede caratteristiche molto simili, in termini di resistenza meccanica, modulo elastico e porosità, a quelle delle malte a base di calce, calce-pozzolana o calce idraulica, impiegate originariamente nelle costruzioni degli edifici. Presenta delle proprietà che rendono il prodotto resistente alle diverse aggressioni chimico-fisiche. 1.5.1.2. Fornitura: La malta è fornita in sacchi speciali con protezione dall’umidità da 25 kg ca. 1.5.1.3. Impiego: La malta viene applicata per il risanamento di murature degradate dalla presenza di umidità di risalita capillare, di edifici esistenti, anche di pregio storico ed artistico. Risanamento di murature degradate dall’azione disgregante causata da concentrazioni saline. Ricostruzioni di intonaci a base di calce, degradati dagli agenti atmosferici e dalle condizioni ambientali, nonché dal passare del tempo. Si elencano alcuni esempi di applicazione: Realizzazione di intonaci deumidificanti macroporosi, all’interno e/o all’esterno, su murature esistenti interessate da umidità di risalita capillare; Realizzazione di intonaci deumidificanti macroporosi, all’interno e/o all’esterno, su murature esistenti in pietra, mattoni, tufo e miste dove sono presenti efflorescenze saline; 26 INTRODUZIONE Realizzazione di intonaci deumidificanti su murature poste in zone lagunari o in prossimità del mare; Realizzazione di nuovi intonaci o ricostruzione di quelli esistenti a base di calce, su murature in pietra, mattoni, tufo e miste; Realizzazione di interventi di “rincocciatura” o di “scuci-cuci” in paramenti murari, dove sono presenti vuoti e/o discontinuità; 1.5.1.4. Lavorazione: La lavorazione della malta è stata eseguita in betoniera a bicchiere. Dopo aver introdotto il minimo quantitativo di acqua pulita (3,5 litri di acqua per ogni sacco da 25 kg) si è aggiunta lentamente e con flusso continuo la polvere. È stato mescolato l’impasto per 3 minuti e verificato che sia ben amalgamato, omogeneo e privo di grumi, avendo cura di staccare dalle superfici della betoniera la polvere non perfettamente dispersa. Eventualmente si è aggiunto altra acqua, fino ad un totale massimo di 4 litri per sacco di prodotto, incluso il quantitativo introdotto inizialmente. Infine si è completato l’impasto della malta mescolando per altri 2-3 minuti, in modo da ottenere un impasto omogeneo, “plastico”. Presso il laboratorio ‘Materiali e Strutture’ dell’Università del Sannio (Bn) sono state realizzate prove di caratterizzazione delle malte utilizzate per la realizzazione dei muretti del campo prova di Agnano. Sono state realizzate prove di flessione su campioni di dimensioni 40 mm x 40 mm x 160 mm con luce tra gli appoggi di 100 mm (UNI EN 196-1 [10]). Le prove di compressione (UNI EN 196-1 [10]) sono state realizzate sulle metà dei provini ottenute dalle prove di flessione. Partendo dalla Tabella 2 a seguire, sono riportati i risultati ottenuti dalle singole prove e la media ed il Coefficiente di Variazione (CoV) dei valori ottenuti delle prove su campioni uguali. Si definisce inoltre il coefficiente r 27 INTRODUZIONE come rapporto tra i valori medi sperimentali delle resistenze a trazione e compressione: r = ft,n / fc,m. Si osserva come il coefficiente r sia molto variabile (tra 0.17-0.30). Tabella 2. Risultati prove di flessione su malta Mapei-mc di prima fornitura Tabella 3. Risultati prove di compressione su malta Mapei-mc di prima fornitura Tabella 4. Risultati prove di flessione su malta Mapei-mc di seconda fornitura Tabella 5. Risultati prove di compressione su malta Mapei-mc di 2° fornitura 28 INTRODUZIONE 1.5.2. MATTONI IN TUFO GIALLO NAPOLETANO Il tufo giallo napoletano è prodotto dall'attività vulcanica dei Campi Flegrei, e si è formato dalla cenere vulcanica di colore biancastro detta "pozzolana", sedimentatasi nel mare e successivamente emersa a séguito di pressioni tettoniche. Per questa ragione il tufo giallo dei Campi Flegrei si trova sempre al di sotto degli strati di pozzolana. Come già precedentemente indicato, sono stati utilizzati 30 mattoni di tufo giallo napoletano per il confezionamento di ciascuno dei pannelli. Alcuni blocchi provenivano da una prima fornitura ed avevano dimensioni nominali di 39x11,5x25 cm; altri, di seconda fornitura, avevano di dimensioni 37x11,5x25 cm. Anche per i blocchi di tufo giallo napoletano, sempre nel laboratorio ‘Materiali e Strutture’ dell’Università del Sannio (Bn), sono state condotte prove di caratterizzazione delle proprietà meccaniche. Sono stati realizzati campioni di dimensioni 40 mm x 40 mm x 160 mm per realizzare le prove di flessione con luce tra gli appoggi di 100 mm e sulle rimanenti metà sono state realizzate le prove di compressione. Sono stati considerati, inoltre, i campioni estratti dai blocchi provenienti dalle due diverse forniture. Nelle Tabelle a seguire sono riportati i risultati ottenuti dalle singole prove e la media ed il Coefficiente di Variazione (CoV) dei valori ottenuti delle prove su campioni uguali. Tabella 6. Risultati prove di flessione sui mattoni in tufo giallo napoletano 29 INTRODUZIONE Tabella 7. Risultati delle prove di compressione sui mattoni in tufo Si osserva che per il tufo giallo la resistenza a trazione varia nell’intervallo 2729% di quella a compressione. Il tufo giallo della prima fornitura risulta leggermente migliore sia in termini di resistenza a compressione (+10%) che di minore dispersione della resistenza a compressione (CoV 5% vs. 12%) di quello della seconda fornitura che si presentava a vista più poroso ed eterogeneo. 1.6. METODO DEGLI ELEMENTI FINITI Il metodo degli elementi finiti F.E.M. (Evgeny Barkanov, Introduction To The Finite Element Method 2001 [6]) è una tecnica numerica che consiste nel suddividere, in parti più semplici, un problema complesso e non risolubile nel suo insieme, effettuare una serie di calcoli locali in ciascuna parte e ricostruire la soluzione di insieme. Il metodo FEM [6] si basa sulla possibilità di risolvere le equazioni differenziali dell’analisi strutturale in modo approssimato, in un dominio ristretto (elemento finito). L’oggetto dell’analisi (campo) è decomposto in elementi connessi tra loro da nodi. Ciascun elemento è caratterizzato da tipologia e materiale, con svariate possibilità a seconda del tipo di analisi. 30 INTRODUZIONE La caratteristica principale di tale metodo è la discretizzazione attraverso la creazione di una griglia (mesh) composta da elementi finiti di forma codificata. Gli elementi utilizzati nelle analisi sono, comunemente, triangoli e quadrilateri per domini bidimensionali, esaedri e tetraedri per domini tridimensionali. Sui nodi sono applicati carichi e vincoli (condizioni al contorno), che possono essere, ad esempio, forze o spostamenti. Nella sua forma originaria, e tuttora più diffusa, il metodo agli elementi finiti viene utilizzato per risolvere problemi poggianti su leggi costitutive di tipo lineare, ma alcune soluzioni più raffinate consentono di esplorare il comportamento dei materiali anche in campo fortemente non lineare, ipotizzando comportamenti di tipo plastico o elasto-plastico. Scelta la tipologia di soluzione (lineare o non lineare), il software crea un sistema di equazioni algebriche dove le incognite sono gli spostamenti dei nodi. Successivamente, gli spostamenti nodali sono utilizzati per ricavare altre variabili di interesse (ad esempio, sforzi e deformazioni). In generale, il metodo si presta molto bene a risolvere equazioni alle derivate parziali quando il dominio ha forma complessa, oppure quando l'accuratezza richiesta alla soluzione non è omogenea sul dominio (ad esempio accuratezza maggiore nelle zone fessurate, per l’analisi dei pannelli in muratura) e quando la soluzione cercata manca di regolarità. In linea generale, ogni software FEM [7] esegue sei passi base: 1. Definizione delle funzioni di forma dell’elemento 2. Definizione dei legami cinematico e costitutivo 3. Creazione delle matrici degli elementi 4. Assemblaggio delle matrici 5. Risoluzione delle equazioni 6. Calcolo degli sforzi e delle deformazioni Benché esso competa in alcuni ambiti limitati con altre strategie numeriche (metodo delle differenze finite), il metodo FEM (E. Barkanov, 2001 [6]) 31 INTRODUZIONE conserva una posizione dominante nel panorama delle tecniche numeriche di approssimazione e rappresenta il kernel di gran parte dei codici di analisi automatici disponibili in commercio. I modelli agli elementi finiti consistono in due fasi principali, modellazione e discretizzazione, che spesso, data la loro complessità, possono indurre all’inserimento di errori che potrebbero comportare inconvergenze nella soluzione finale, quindi è necessario riporre attenzioni particolari durante le fasi di input. 1.6.1. MODELLAZIONE Si passa dal sistema fisico (pannello in muratura testato in laboratorio) ad un modello matematico (pannello modellato), che riproduce solo alcune variabili aggregate di interesse del sistema fisico, "filtrando" le rimanenti. Ad esempio, nel calcolo del momento flettente di una trave non si prendono in considerazione le interazioni a livello molecolare. Il sistema fisico viene suddiviso in sottosistemi (mattone in tufo e malta). Il sottosistema verrà poi suddiviso in elementi finiti ai quali verrà applicato un modello matematico. La scelta di un tipo di elemento equivale ad una scelta implicita del modello matematico che vi è alla base. L'errore che può portare l'utilizzo di un modello deve essere valutato con prove sperimentali (operazione in genere dispendiosa per tempo e risorse). 1.6.2. DISCRETIZZAZIONE In una simulazione per via numerica è necessario passare da un numero infinito di gradi di libertà (condizione propria del "continuum") ad un numero finito (situazione propria della mesh). La discretizzazione, nello spazio o nel tempo, ha lo scopo di ottenere un modello discreto caratterizzato da un numero finito di gradi di libertà. 32 INTRODUZIONE Viene inserito un errore dato dalla discordanza con la soluzione esatta del modello matematico. Questo errore può essere valutato opportunamente se esiste un modello matematico adeguato all'intera struttura (quindi preferibile da utilizzare rispetto all'analisi FEM [6]) ed in assenza di errori numerici di calcolo, ciò può essere considerato vero utilizzando calcolatori elettronici. 1.6.3. CARATTERISTICHE DEGLI ELEMENTI Ogni elemento è caratterizzato da: Dimensione: 1D, 2D, 3D; Nodi: Punti precisi dell'elemento che ne individuano la geometria. Su ogni nodo dell'elemento viene associato il valore di un campo o gradiente che interessa l'intera struttura. Nel caso di elementi meccanici il campo è quello delle reazioni vincolari e degli spostamenti. La definizione della geometria del modello che idealizza la struttura reale viene effettuata piazzando dei nodi sulla struttura in corrispondenza di punti caratteristici; Gradi di libertà: i possibili valori che possono assumere i campi o gradienti nei nodi, due nodi adiacenti hanno gli stessi valori; Forze sui nodi: forze esterne applicate sui nodi o l'effetto delle reazioni vincolari. Esiste una relazione di dualità tra forze e reazioni vincolari. Detto f il vettore di forze esterne su un nodo ed u il vettore di DOF (Degree Of Freedom), si assume linearità tra f ed u: Ku = f Dove K prende il nome di matrice di rigidezza (stiffnes matrix). Questa relazione individua la dualità tra forze esterne e spostamenti. Il prodotto scalare è associato al valore del lavoro compiuto dalle forze esterne; 33 INTRODUZIONE Proprietà costitutive: le proprietà dell'elemento e del suo comportamento, a esempio modulo di Young (E), coefficiente di Poisson (υ), eccetera; Soluzione di un sistema di equazioni, anche non lineari risolte per via numerica dall'elaboratore. 1.6.4. SCALA DI RAPPRESENTAZIONE La modellazione agli elementi finiti può avvalersi di strategie differenti in base alla scala di rappresentazione, basate sulla rappresentazione dei singoli componenti (blocchi e giunti) o del materiale omogeneo (pannello in “muratura”); la scelta della strategia di modellazione avviene a seconda delle caratteristiche morfologiche e dimensionali dell’oggetto di studio, del livello di accuratezza richiesto e dello sforzo computazionale accettabile 1.7. PROGRAMMA AGLI ELEMENTI FINITI DIANA TNO DIANA (DIsplacement ANAlyser) [1] è un software per analisi agli elementi finiti sviluppato e distribuito da TNO DIANA BV e molti altri rivenditori in tutto il mondo. Lo sviluppo del TNO DIANA [1] è iniziato nel 1972 presso il ‘TNO Building and Construction Research Institute’ in Olanda. Nel 2003 è stata fondata l’attuale TNO DIANA BV. Il software è prevalentemente utilizzato da consulenti tecnici, istituti di ricerca prevalentemente dell’ambito dell’ingegneria civile e geotecnica; alcuni esempi sono l’analisi di grandi strutture quali dighe, condizioni di carico indotte da sollecitazioni esterne come incendi, terremoti, esplosioni, modelli complessi in cui la struttura interagisce con terreno / fluido, e altro ancora. 34 INTRODUZIONE All'interno dell’offerta fornita da TNO DIANA [1] sono disponibili una vasta selezione di modelli di materiale, librerie di elementi e procedure di analisi, che consentono un ampio grado di flessibilità. Il software di analisi vero e proprio è il Mesh Editor [8], in cui si importa il modello ottenuto con il pre-processore. 1.7.1. PRE/POST PROCESSORE: FX+ FOR DIANA [9] Sviluppato e personalizzato per completare TNO DIANA [1], il software FX+ for DIANA [9] è basato sullo scopo generale di pre/post processore: Pre-processore – si definisce il modello geometrico, ossia elementi, mesh, nodi, vincoli, e successivamente saranno modellati i materiali con il software MeshEdit [8]; Post-processore – offre una soluzione completa per l’interpretazione dei risultati dell’analisi (visualizzazione delle tensioni, deformazioni, crack, e tutti i risultati richiesti come output dell’analisi nel MeshEdit[8]). In Figura 11 è rappresentato il workflow concettuale. 35 INTRODUZIONE Figura 11. Sequenza concettuale per le analisi con il software DIANA Nei successivi capitoli verranno fornite, dapprima, le specifiche scelte effettuate per la corretta impostazione del modello di analisi e, successivamente, i modelli FEM verranno confrontati con i dati sperimentali (con cui risulteranno essere in buon accordo). 36 CAPITOLO I- MODELLAZIONE FEM CAPITOLO I – MODELLAZIONE F.E.M. INTRODUZIONE Come precedentemente anticipato, è stata condotta una campagna di analisi per simulare il comportamento dei provini in compressione diagonale utilizzando il software di analisi agli elementi finiti TNO DIANA (DIsplacement ANAlyzer) v.9.6 [1]. Le analisi degli spostamenti registrati simmetricamente su entrambe le facce dei pannelli testati in laboratorio hanno dimostrato che le distribuzioni di carico-spostamento sono molto simili su entrambi i lati, ovvero che i piani di spostamento erano trascurabili. Pertanto, in questa trattazione, la modellazione bidimensionale è stata preferita a quella tridimensionale per ridurre il carico computazionale (si considerano soltanto le azioni nel piano medio del pannello, non essendoci azioni fuori piano). La finalità della modellazione è stata la valutazione e calibrazione dei risultati numerici che si possono ottenere con modelli costitutivi disponibili, elaborati per la muratura e per materiali a comportamento fragile. La simulazione del comportamento di strutture reali attraverso il metodo degli elementi finiti è in grado di rappresentare gli aspetti salienti della muratura quali l’ortotropia dovuta all’orientamento dei giunti ed il softening in fase post picco, nei diagrammi forza-spostamento. Tra tutti quelli testati in laboratorio, nel presente lavoro di tesi si è modellato il comportamento di 6 pannelli di muratura di tufo giallo napoletano e di seguito saranno indicate le dimensioni di ciascuno di essi. 37 CAPITOLO I- MODELLAZIONE FEM Nei successivi paragrafi, inoltre, si andranno a specificare tutte le scelte specifiche del modello, effettuate nella definizione di: Materiali; Vincoli; Elementi; Mesh; Legami a trazione e compressione 1.1. MODELLAZIONE AGLI ELEMENTI FINITI (FEM) 1.1.1. AMBIENTE FX+ [9] Dapprima si è impostato l’ambiente di lavoro con gli assi x, y e z orientati come in Figura 12, poi si sono scelte come unità di misura per forze/spostamenti rispettivamente i N ed i mm (Figura 12). Successivamente, si è definita una griglia (con elementi di 5mm) di ausilio alla successiva costruzione degli elementi geometrici. Figura 12. Orientamento degli assi di riferimento, unità di misura e griglia 38 CAPITOLO I- MODELLAZIONE FEM 1.1.2. DEFINIZIONE DEI MATERIALI Sono stati definiti tre materiali diversi, indicando per ciascuno di essi le proprietà costitutive quali modulo di Young (E), modulo di Poisson (υ, uguale per tutti e pari a 0,2) e densità di massa; inoltre, si è indicato un modello costitutivo elastico per tutti i materiali, anche se tale scelta è puramente indicativa giacché la definizione effettiva sarà poi condotta nel MeshEdit [8]: Tuff Brick (E = 2500 N/mm2, Mass Density = 1,5x10-9 N/mm3/g) Mortar (E = 2000 N/mm2, Mass Density = 1,7x10-9 N/mm3/g) Steel (E = 210000 N/mm2, Mass Density = 7,86x10-9 N/mm3/g) In dettaglio, i materiali mattone in tufo e malta sono stati modellati in modo indipendente, senza alcuna interfaccia, ossia in perfetta aderenza, per ridurre il carico computazionale. 1.1.3. ELEMENTO DI ANALISI Si è utilizzato un elemento 2D di plane stress presente nella libreria del software TNO DIANA [1] chiamato CQ16M (Figura 13): elemento piano a 8 nodi per stati di sforzo piano che possiede solo due gradi di libertà per nodo corrispondenti alle traslazioni nel suo piano (rigidezza membranale) e pertanto atto a trasmettere solo gli sforzi lungo il suo piano. Non trasferisce alcuna rigidezza per gli altri gradi di libertà. Tra le specifiche dell’elemento si evince che viene usato per la modellazione di strutture caricate nel loro stesso piano, come nel caso dei pannelli soggetti a compressione diagonale. La dimensione dell’elemento è stata fissata di 5mm. 39 CAPITOLO I- MODELLAZIONE FEM Figura 13. Quadrilateral plane stress element (8 nodes) CQ16M Si è assegnato, inoltre, uno spessore di 250mm agli elementi di malta e mattone, 60mm per l’acciaio (alette scarpe di carico) come indicato in Figura 14. Tali scelte saranno successivamente confermate nella modellazione in MeshEdit [8]. Figura 14. Assegnazione elementi di plane stress CQ16M 1.1.4. DEFINIZIONE DELLA MESH Dopo aver inserito le geometrie dei blocchi di tufo e degli spessori di malta (Figura 15), si è provveduto alla definizione della mesh. Seppur la grandezza degli elementi di plane stress è stata impostata di 5mm, nelle impostazione della mesh si è scelto di generare un nodo medio. 40 CAPITOLO I- MODELLAZIONE FEM Figura 15. Input geometrico di mattoni e giunti, dimensione elementi CQ16M 5mm Al fine di rendere la suddivisione in elementi finiti bidimensionali sufficientemente fitta, per cogliere le variazioni di sforzo o di spostamento nelle regioni importanti ai fini dell'analisi, si è utilizzata il tipo di mesh definito k-Edge Area: le linee di confine che definiscono un dominio nello spazio sono state selezionati (a mano, per ciascun elemento) per la generazione automatica di mesh 2D. Tutti i bordi di un gruppo sono state consecutivamente collegati e selezionati in senso orario o antiorario. Con la generazione del nodo medio, si sono ottenuti: 400 nodi lungo il perimetro di ogni mattone; 960 nodi lungo il perimetro dei giunti orizzontali di malta; 96 nodi lungo il perimetro dei giunti verticali. L’apposizione di tali nodi, seppur superflui per la definizione geometrica del pannello, è stata necessaria per la successiva valutazione di spostamenti e sollecitazioni interne nei punti critici situati nelle zone di compressione e trazione. Inoltre, si devono sempre posizionare dei nodi in corrispondenza di punti in cui sono applicati carichi concentrati e/o punti vincolati, al fine di leggere le reazioni (ed infatti successivamente saranno definite le scarpe di carico/vincolo costruite anch’esse con elementi CQ16M di 5mm con nodo medio). 41 CAPITOLO I- MODELLAZIONE FEM Figura 16. Selezione del perimetro di ciascun elemento per la generazione della mesh In Figura 17 si mostra la generazione completa di due filari successivi del pannello, mentre in Figura 18 si vede l’intero pannello modellato con alcune mesh rinominate per facilitarne l’individuazione nel lavoro successivo. Figura 17. Mesh di due filari successivi del pannello 42 CAPITOLO I- MODELLAZIONE FEM Figura 18. Mesh di tutto il pannello con rinominazione singola mesh Successivamente, sono state definite geometricamente e modellate le scarpe in acciaio, per le quali è stata utilizzato il comando di mesh automatica Planar Area (anche in questo caso si è scelto di generare il nodo medio). Figura 19. Dettaglio mesh scarpa di carico in acciaio In Figura 20 è indicata la mesh totale del pannello con le scarpe, nonché le dimensioni del pannello modellato. Si precisa che lo studio analitico è stato condotto attraverso un pannello modellato con delle dimensioni medie rispetto a quelle di tutti i pannelli sperimentali a cui fa riferimento il presente studio. 43 CAPITOLO I- MODELLAZIONE FEM Il modello matematico è composto da 14931 elementi tra malta e tufo con 45318 nodi. a) b) Figura 20. Modello Matematico a) Mesh finale, b) dimensioni del pannello modellato e della scarpa 1.1.5. DEFINIZIONE DEI VINCOLI Per simulare le condizioni di vincolo sperimentale è stato introdotto un vincolo (boundary condition) definito ‘vincolo incastro di base’ (Figura 21, Figura 22) in basso a destra sulla base della scarpa d’acciaio. 44 CAPITOLO I- MODELLAZIONE FEM Figura 21. Apposizione del vincolo incastro alla scarpa d’acciaio in basso (01) Figura 22. Apposizione del vincolo incastro alla scarpa d’acciaio in basso (02) 1.1.6. APPLICAZIONE DEL CARICO La prova è stata eseguita in controllo di spostamento, imponendo il progressivo avanzamento della scarpa di carico nello spigolo in alto del pannello. 45 CAPITOLO I- MODELLAZIONE FEM In particolare le analisi sono state condotte imponendo uno spostamento massimo di 1 mm, incrementando ogni steps di 0,01 mm. Si è assegnato lo spostamento diagonale al punto di mezzeria del lato inclinato della scarpa superiore, individuato nell’ambiente di lavoro come nodo n° 43694, come in Figura 23 Figura 23. Assegnazione punto di spostamento, nodo n° 43694 Attraverso, poi, la definizione di un link rigido si è riusciti a “spalmare” lo spostamento su tutto il lato inclinato. Figura 24. Creazione del collegamento rigido per la scarpa di carico A questo punto, il pannello è stato importato nel MeshEdit [8] per la modellazione completa dei materiali e delle analisi vere e proprie. 46 CAPITOLO I- MODELLAZIONE FEM Figura 25. Comando per l’importazione del modello in MeshEdit 1.1.7. DEFINIZIONE PROPRIETÀ NON LINEARI DEI MATERIALI Dopo aver definito in modo completo il modello geometrico e la mesh, si è passati alla modellazione dei materiali Tuff Brick, Mortar e Steel, impostati solo con le proprietà lineari Fx+ [9]. 1.1.7.1. Modellazione dei materiali Si è scelta dapprima la classe del materiale (ossia la modalità di interpretazione della risposta del materiale) tra quelle presenti nella libreria del TNO DIANA [1], tra le quali: concrete desing codes, steel desing codes, concrete and masonry, steel, soil and rock, composites, interface elements, ecc. In base alla classe scelta, veniva fornita una lista dei possibili modelli costitutivi (ossia la descrizione matematica del comportamento del materiale) da utilizzare, a seconda del tipo di analisi da condurre. Sia per il tufo che per la malta si è scelta come classe “concrete and masonry” e come modello costitutivo il “Total strain based crack model”; per l’acciaio, invece, si è ovviamente scelta la classe “steel” e come legame “Linear elastic isotropic”. 1.1.7.2. Total strain based crack model Tali modelli descrivono il comportamento a trazione e compressione con un rapporto sforzo-deformazione, questo rende i modelli molto adatti per le 47 CAPITOLO I- MODELLAZIONE FEM analisi agli S.L.U. che sono prevalentemente governate dalla fessurazione o dallo schiacciamento del provino. All'interno del Total strain based crack model, sono possibili diversi approcci. Quello scelto in questa sede è definito “Rotating crack model”. Figura 26. Input Rotating crack model Tale modello segue un approccio basato sull’energia di frattura (Gf) e descrive la tensione in funzione della deformazione. Questo concetto è noto come ipoelasticità, ossia quando la curva sforzi-deformazione dipende dalla velocità di deformazione. In tale approccio, le tensioni sono determinate in funzione delle deformazioni in un sistema di coordinate fissato secondo la direzione della fessurazione, ovvero i rapporti di sollecitazione-deformazione vengono valutati nelle direzioni principali. Per il comportamento a trazione e compressione si sono scelte le funzioni predefinite che meglio lo rappresentassero, in base ai risultati sperimentali, considerando come parametro principale l’energia di frattura. Infatti, precedenti lavori (Lignola 2007 [4] et al.), concentrandosi principalmente sulla variabilità delle proprietà di malta e tufo, hanno mostrato 48 CAPITOLO I- MODELLAZIONE FEM che le prestazioni dei pannelli erano principalmente sensibili alla resistenza di compressione della malta e parzialmente al suo modulo di Young. In questa sede si è, invece, operata una calibrazione (trattata specificamente nel secondo capitolo) considerando l’energia di frattura. In particolare, per il legame in compressione, che in genere è una funzione non lineare tra sollecitazione e deformazione in una direzione, si è scelta la funzione parabolica. Di seguito sono riportati gli andamenti nel piano σ – ε di tali funzioni. a) b) Figura 27. Legami costitutivi utilizzati nella modellazione per malta e mattone: a) Legame di trazione dei due materiali; b) Legame di compressione dei due materiali I legami adottati richiedono l’inserimento di alcuni parametri caratteristici dei materiali utilizzati nella campagna sperimentale. Per quanto concerne Modulo elastico (E), resistenza a compressione (fc) e resistenza a trazione (ft), sono stati utilizzati i valori ottenuti dalle prove di caratterizzazione dei materiali descritte nel capitolo precedente. Resta da definire i valori di energia di frattura sia a compressione che a trazione, nel capitolo successivo verrà mostrato come è stata effettuata la calibrazione di tali valori. 49 CAPITOLO I- MODELLAZIONE FEM 1.1.8. MODELLAZIONE ANALISI La rottura dei pannelli non avviene in campo elastico: dapprima c’è una fase elastica rappresentata dal tratto lineare del diagramma, successivamente si avrà un ramo di softening alla fine del quale avverrà la rottura del campione. Per tener conto di tale comportamento (non linearità del materiale), le analisi effettuate sono state simulate come analisi non lineari attraverso il comando “Structural nonlinear”. Nella modellazione analitica, i carichi sono stati applicati sui provini in modo incrementale aumentando lo spostamento fino al massimo di 1mm. La procedura di spostamento controllato è stata applicata per imporre il carico fino alla rottura, utilizzando la procedura di iterazione di Newton-Raphson. Si specifica che, nelle prove iniziali, gli steps di carico erano pari a 0.01mm, per un totale di 100 steps. Successivamente, per avere dei risultati più dettagliati, il valore di incremento degli steps sarà ridotto a 0.005mm per un totale di 200 steps. 50 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE CAPITOLO II – CALIBRAZIONE DEL MODELLO MATEMATICO INTRODUZIONE 1.2. MODELLAZIONE AGLI ELEMENTI FINITI (FEM) In questo capitolo sarà descritta dettagliatamente la calibrazione effettuata dei parametri meccanici per ottenere, dal modello matematico, realizzato con il software di analisi agli elementi finiti TNO DIANA (DIsplacement ANAlyzer) v.9.6 [1], che simula la prova a compressione diagonale dei pannelli in muratura dei risultati confrontabili con quelli ricavati dalle sperimentazioni di laboratorio. Nel precedente capitolo, nonché nell’introduzione, sono state descritte le procedure seguite per la realizzazione del modello matematico, costituito da due materiali-base (Tuff brick, mortar) e per la modellazione della prova. Completata, quindi, la modellazione, è stata avviata la prima analisi (Figura 28) Figura 28. Avvio prima analisi structural nonlinear in MeshEdit 51 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE Successivamente, conclusa l’analisi (per la quale tutti i 100 steps sono andati a convergenza, Figura 29) si è provveduto ad estrapolare i risultati attraverso il software Fx+ [9] for DIANA [1], utilizzato quindi come post-processore. Figura 29. Termine della prima analisi, convergenza dell’ultimo step Quindi, aperto il modello creato in precedenza, si sono importati i risultati attraverso il comando import result files. Successivamente si è provveduto ad estrapolare i dati di interesse attraverso la creazione di tabelle contenenti (per ciascuno step di carico): Il valore della forza, letto in corrispondenza del nodo n° 43694 in cui si può considerare essere applicata (link rigido); Lo spostamento in direzione X e Z del nodo n° 27920 (chiamato nodo A), corrispondente al punto di lettura dell’apparecchio LVDT G posizionato (nella prova in laboratorio) sulla diagonale di compressione e precisamente nella posizione indicata in Figura 30; Lo spostamento in direzione X e Z del nodo n° 15696 (nodo B); Lo spostamento in direzione X e Z del nodo n° 27949 (nodo C); Lo spostamento in direzione X e Z del nodo n° 14397 (nodo D); 52 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE Nodo n° 27920 NODO A Nodo n° 27949 NODO C Nodo n° 14397 NODO D Nodo n° 15696 NODO B a) NODO n° 43694 LVTD G LVTD F NODO C NODO A NODO D NODO B b) c) Figura 30. Lettura risultati; a) dettaglio punti di lettura; b) inquadramento punti di lettura; c) disposizione LVDT come da sperimentazione Per riuscire ad elaborare grafici forza-spostamento, nonché τ – γ, è stato necessario ottenere lo spostamento relativo tra i nodi corrispondenti ai punti di lettura degli LVDT. Si è, quindi, impostato un file di Microsoft Excel nel quale, riportando le tabelle ottenute in Fx+ [9] con il comando exstract result si riusciva ad ottenere: Spostamenti totali sia in compressione (A – B) che in trazione (D – C); Valori di τ, γ e G, valutati secondo lo standard ASTM E 519-02 [2] come indicato nell’introduzione. 53 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE Di seguito si riportano le formule per ottenere gli spostamenti voluti: ∆𝐴 = (𝑇𝐷𝑡𝑋 − 𝑇𝐷𝑡𝑍) ∙ √2 (analogamente per ∆𝐵) 2 ∆𝐶 = ∆𝐴 − ∆𝐵 ∆𝐶 = (𝑇𝐷𝑡𝑋 + 𝑇𝐷𝑡𝑍) ∙ √2 2 (analogamente per ∆𝐷) ∆𝑇 = ∆𝐷 − ∆𝐶 Con: ∆𝐶 = spostamento totale in compressione ∆𝑇 = spostamento totale in trazione ∆𝐴, ∆𝐵, ∆𝐶, ∆𝐷 = spostamento totale del nodo A, nodo B, nodo C, dono D; TDtX = spostamento del nodo in direzione X; TDtZ = spostamento del nodo in direzione Z; A questo punto, è stato possibile creare i diagrammi forza-spostamento e τ – γ con cui si è potuto effettuare il confronto grafico con i diagrammi ricavati dalle prove sperimentali. 1.1. CALIBRAZIONE Si premette che tutte le successive analisi sono state condotte con steps di carico pari a 0.005mm, fino ad arrivare al valore di spostamento massimo di 1mm (200steps). 1.1.1. CALIBRAZIONE DEI MODULI ELASTICI Si è partiti con la ricerca dei valori dei moduli di elasticità per malta e mattone che consentissero di ottenere diagrammi forza-spostamento aventi la stessa pendenza iniziale (tratto elastico) di quella dei diagrammi derivanti dalle prove sperimentali. Le prove di caratterizzazione dei materiali non hanno fornito valori dei moduli elastici dei due materiali di base, a tal proposito le prime 54 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE analisi sono state condotte utilizzando dei parametri riportati in Lignola [4] et al., in cui sono stati utilizzati materiali con caratteristiche simili. Energia di Energia di frattura frattura in in compressione trazione [N/mm] [N/mm] 3.68 0.012 0.15 8.6 0.012 0.15 E ft fc [MPa] [MPa] [MPa] Tuff brick 4637 1.58 Mortar 12660 1.52 Materiale Tabella 8. Riepilogo dei valori di E, Gf e resistenze utilizzati per la prima analisi I diagrammi ottenuti con tali valori, risultavano totalmente in disaccordo con le prove sperimentali, sia per il ramo elastico sia per il tratto di softening. Pertanto, sono stati fatti variare i moduli elastici di malta e mattone (mantenendo, invece, costanti tutti gli altri valori definiti in fase di modellazione tra cui modulo di Poisson, energia di frattura, resistenze a trazione e compressione) si è riusciti, a calibrare tali valori in modo da intercettare con discreta approssimazione la rigidezza dei diagrammi sperimentali (Figura 31). I valori calibrati sono: Etuff brick = 2500 MPa; Emortar = 2000 MPa. 55 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE TRAZIONE 150 COMPRESSIONE F [kN] 140 130 120 110 100 90 P2 - C P3 - C P61 - C P62 - C P10 - C P55 - C P2 - T P3 - T P61 - T P62 - T P10 - T P55 - T Analitica - C Analitica - T 80 70 60 50 40 30 20 10 d [mm] 0 -0,4 -0,35 -0,3 -0,25 -0,2 -0,15 -0,1 -0,05 0 0,05 0,1 0,15 0,2 0,25 0,3 0,35 0,4 Figura 31. Prima calibrazione effettuata Si evince che per il modulo elastico della malta si è resa necessaria una riduzione drastica, passando addirittura ad un ordine di grandezza inferiore. Migliore, rispetto alla malta, era il valore del modulo elastico del tufo, ridotto “soltanto” a circa la metà (- 46 %) evidentemente le due malte avevano caratteristiche differenti. Come si può notare dalla Figura 31, la curva teorica presenta valori di capacità a compressione e trazione differenti dalle prove sperimentali, i materiali non hanno raggiunto i limiti di resistenza e la prova è ancora in campo elastico, per tale motivi si è passati alla calibrazione degli altri parametri meccanici in modo da far coincidere le soglie di resistenza. 1.1.2. CALIBRAZIONE SOGLIE DI RESISTENZA A TRAZIONE E COMPRESSIONE Sono stati utilizzati i parametri meccanici forniti dalle prove sperimentali, restava da definire i valori delle energie di frattura in compressione e trazione. Tali valori sono: 56 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE Resistenza a trazione per tufo, 0.4 MPa; Resistenza a compressione per tufo, 4.13 MPa; Resistenza a trazione per malta, 0.2 MPa; Resistenza a compressione per malta, 5.5 MPa In prima battuta sono stati utilizzati valori di energia di frattura di letteratura per poi passare alla calibrazione degli stessi per ottenere soglie di resistenza e duttilità simili alle prove sperimentali. Nel seguente diagramma si mostra come le soglie di resistenza siano state correttamente calibrate, ma ancora non si ottiene l’andamento in postelasticità: 140 TRAZIONE COMPRESSIONE F [kN] 130 120 110 100 90 P2 - C P3 - C P61 - C P62 - C P10 - C P55 - C P2 - T P3 - T P61 - T P62 - T P10 - T P55 - T Analitica - C Analitica - T 80 70 60 50 40 30 20 10 d [mm] 0 -0,4 -0,35 -0,3 -0,25 -0,2 -0,15 -0,1 -0,05 0 0,05 0,1 0,15 0,2 0,25 0,3 0,35 0,4 Figura 32. Calibrazione soglie di resistenza a trazione e compressione [ 1.1.3. CALIBRAZIONE SOFTENING, Come anticipato nel capitolo 1, il parametro principale di calibrazione è stata l’energia di frattura (Gf). Finora, tale valore è stato fatto variare solo per ottenere soglie di resistenza simili alle prove sperimentali. Tali valori sono 57 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE stati ora calibrati per ottenere maggiore duttilità dal provino in modo da eguagliare i risultati sperimentali. Sono stati fatti variare i valori di energia a trazione e compressione per entrambi i materiali malta e mattone. Dopo successive analisi, i risultati “migliori” si ottenevano con i valori: Gf a trazione per tufo, 0.001 N/mm; Gf a compressione per tufo, 15 N/mm; Gf a trazione per malta, 0.001 N/mm; Gf a compressione per malta, 15 N/mm. 150 TRAZIONE COMPRESSIONE F [kN] 140 130 120 110 100 90 P2 - C P3 - C P61 - C P62 - C P10 - C P55 - C P2 - T P3 - T P61 - T P62 - T P10 - T P55 - T Analitica - C Analitica - T 80 70 60 50 40 30 20 d [mm] 10 0 -0,4 -0,35 -0,3 -0,25 -0,2 -0,15 -0,1 -0,05 0 0,05 0,1 0,15 0,2 0,25 0,3 0,35 Figura 33 Confronti teorici-sperimentali per i diagrammi forza-spostamento [ 58 0,4 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE 0,35 t [MPa] 0,30 P2 P3 P61 P62 P10 P55 Analitica 0,25 0,20 0,15 0,10 0,05 g[%] 0,00 0,00% 0,02% 0,04% 0,06% 0,08% 0,10% 0,12% 0,14% 0,16% 0,18% 0,20% Figura 34.Confronti teorici-sperimentali per i diagrammi nel piano τ – γ Come si può notare dalla Figura 33 e dalla Figura 34, la curva analitica presenta valori di resistenza e duttilità simili alla prova P2 seppur con valori di duttilità inferiori. Per cercare una maggiore duttilità si è pensato di cambiare il legame in compressione in modo da permettere una maggiore curvatura post picco alla prova. La funzione scelta in sostituzione della precedente è la funzione Multi-linear, il cui andamento è diagrammato nel piano σ – ε: Figura 35. Grafico della funzione Multi-linear con cui si è modellato il comportamento a compressione del materiale mortar. 59 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE Con questa funzione è stato possibile modellare in maniera più precisa il comportamento del materiale a ridosso della zona di passaggio tra fase elastica e plastica: infatti, un diagramma multilineare consente di modellare il rapporto sforzo-deformazione attraverso la definizione non del solo valore dell’energia di frattura, ma attraverso la “costruzione” dell’area sottesa al diagramma. Cioè, mentre prima definivamo solo le dimensioni dell’area sottesa (valore di Gf), con tale funzione era possibile definirne la forma e quindi anche le dimensioni. Ciò è possibile grazie alla definizione di una tabella di punti con cui si “costruisce” la curva. La curva inizia con una pendenza elastico-lineare dall'origine fino al valore di resistenza, per poi seguire un percorso di softening. La discretizzazione in un numero finito di punti del legame è stata effettuata inserendo in Excel una funzione parabolica che riportava i valori di deformazione in funzione di quelli di resistenza assegnati (Figura 36). -0,05 -0,04 -0,03 -0,02 1 ε σ 0 - N/mm2 -0.044 0 -2 -0.033 -3.4375 -3 -0.022 -5.5 -4 -0.011 -5.5 -5 -0.001 -1.10 0 0 0.0001 0.20 -0,01 -1 0 -6 0,01 σ [MPa] ε [-] 0.003 a) 0 b) c) Figura 36. a) Legame multilinear; b) tabella valori risultanti; c) fattori di controllo “punto limite” e “duttilità”. Modificando i valori di “punto limite” e “duttilità”, si ottenevano andamenti diversi della funzione, quindi valori diversi delle colonne “Stress” e “Strain” da andare ad inserire nelle tabelle richieste dal programma per le impostazioni 60 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE del legame multilinear. La taratura è stata effettuata per la prova P2 che presentava valori di resistenza maggiori e duttilità minore rispetto alle altre prove sperimentali. Il lavoro di calibrazione è sinteticamente riportato attraverso i grafici forza-spostamento che si sono ottenuti: 180 TRAZIONE COMPRESSIONE F [kN] 160 140 120 P2 - C P2 - T Mortar 9_01 - C Mortar 9_01 - T Mortar 9_02 - C Mortar 9_02 - T Mortar 9_03 - C Mortar 9_03 - T Mortar 9_04 - C Mortar 9_04 - T Mortar 9_05 - C Mortar 9_05 - T Mortar 9_06 - C Mortar 9_06 - T Mortar 9_07 - C Mortar 9_07 - T 100 80 60 40 20 -0,25 -0,2 -0,15 -0,1 -0,05 0 d [mm] 0 0,05 0,1 0,15 0,2 0,25 Figura 37. Calibrazione dei valori del legame multilineare diagramma forza spostamento. I risultati ottenuti erano certamente migliori rispetto ai precedenti (si era riusciti a diagrammare il ramo post-elastico), ma erano ancora troppo approssimativi rispetto a quello che era l’obiettivo finale che, si ricorda, era riuscire ad estrapolare la dipendenza del comportamento globale a taglio di murature (attraverso lo studio di provini soggetti a compressione diagonale) in funzione delle proprietà meccaniche e dell’interazione tra malta e mattoni. Obiettivo che non poteva prescindere dall’esigenza di avere un andamento dei grafici delle prove analitiche il più possibile simile a quello delle sperimentali. Pertanto, si è scelto di modellare, oltre che il comportamento della malta, anche il legame a compressione del mattone con la funzione multilinear. 61 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE 1.1.4. CALIBRAZIONE FINALE, FUNZIONE MULTILINEAR A COMPRESSIONE SIA PER LA MALTA CHE PER IL MATTONE La modellazione del comportamento a compressione con la funzione multilinear per malta e mattone è stata condotta in maniera del tutto analoga a quanto visto precedentemente, andando quindi a riprodurre una funzione-tipo in Excel (Figura 38) che consentisse di approssimare al meglio l’obiettivo da raggiungere (riuscire a diagrammare il ramo softening). -0,02 -0,015 -0,01 -0,005 1 ε σ 0 [- [N/mm2] -0.018 0 -0.013 -2.58 -2 -0.009 -4.13 -3 -0.004 -4.13 -0.001 -1.65 0 0 0.00016 0.4 0.00427 0 -1 -4 -5 0 0,005 0,01 σ [MPa] ε [-] a) b) c) Figura 38. a) Legame multilinear; b) tabella valori risultanti; c) fattori di controllo “punto limite” e “duttilità”. In questa nuova configurazione si sono ottenuti dei risultati sensibilmente diversi; il lavoro di calibrazione è possibile riassumerlo guardando la Figura 39, in cui sono diagrammati, nel piano forza-spostamento, le differenti curve ottenute ed in cui si nota come, rispetto al miglior risultato ottenuto con la modellazione avente il legame multilinear solo per la malta (nel grafico indicato come “ML mortar 05”), tali risultati approssimino meglio la curva sperimentale. I grafici dell’analisi definita “ML all 9” risultavano essere quelli meglio approssimanti l’andamento di quelli sperimentali del pannello n°2. 62 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE Pertanto si è scelta tale analisi come modello per la successiva fase di lavoro. Ai fini di un migliore inquadramento del successivo lavoro svolto, dettagliato nel paragrafo a seguire, si vanno a riassumere i valori utilizzati per la definizione di tutti i parametri inseriti nel modello per l’analisi “ML all 9”: Tuff brick Et = 2500 MPa; υ = 0.2; Tensile curve : Exponential ft = 0.4 MPa; Gf tt = 0.001 N/mm; Compression curve : Multilinear fc = 4.13 Mpa; Gf tc, tabella ottenuta con duttilità 6.68, punto limite 2.5 Mortar Em = 2000 MPa; υ = 0.2; Tensile curve: Exponential ft = 0.2 MPa; Gf mt = 0.001 N/mm; Compression curve : Multilinear fc = 5.5 Mpa; Gf mc, tabella ottenuta con duttilità 25, punto limite 7 63 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE 160 TRAZIONE COMPRESSIONE 150 F [kN] 140 130 120 P2 - C P2 - T ML mortar (05) - C ML mortar (05) - T ML all2 - C ML all 2 - T ML all 3 - C ML all 3 - T ML all 4 - C ML all 4 - T ML all 5 - C ML all 5 - T ML all 6 - C ML all 6 - T ML all 7 - C ML all 7 - T ML all 8 - C ML all 8 - T ML all 9 - C ML all 9 - T 110 100 90 80 70 60 50 40 30 20 d [mm] 10 0 -0,2 -0,15 -0,1 -0,05 0 0,05 0,1 0,15 0,2 0,25 Figura 39. Calibrazione dei valori del legame multilineare diagramma forza spostamento Da come si è potuto notare, le diverse calibrazioni che fino a questo punto del lavoro si sono susseguite, sono state condotte rispetto al diagramma forzaspostamento ottenuto dalle prove sperimentali del pannello n°2. Gli altri risultati, relativi agli altri pannelli campionati (n° 3, 10, 55, 61, 62) sono stati sinora messi in secondo piano. Ciò è dovuto al fatto che, mentre lo spessore delle scarpe di acciaio è stato modellato e fissato pari a 60mm (Figura 40), le analisi sinora condotte sono state modellate con uno spessore (fisso) del mattone di tufo pari a 250mm e uguale quello del giunto di malta (Figura 40), ma quest’ultima scelta non sarà l’unica ad essere stata fatta. a) b) c) Figura 40. Input spessore dei materiali a) Tuff brick, b) Mortar, c) Stell, nel modello di MeshEdit 64 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE 1.2. VARIAZIONE DELLO SPESSORE DEI GIUNTI DI MALTA Difetti di realizzazione, dovuti al confezionamento a mano dei provini, possono influenzare notevolmente i risultati delle prove sui pannelli sperimentali; inoltre, come già indicato nel cap.1, lo studio analitico è stato condotto attraverso un pannello modellato con delle dimensioni medie rispetto a quelle di tutti i pannelli sperimentali a cui fa riferimento il presente studio. Pertanto, è stato condotto un lavoro di variazione dello spessore dei giunti di malta al fine di: Simulare i difetti di realizzazione, nonché le diverse dimensioni dei pannelli sperimentali; Indagare circa la risposta analitica dei pannelli ed ottenere i relativi quadri fessurativi; Simulare le rotture di interfaccia malta mattone. Riducendo lo spessore, si modella la presenza di difetti di lavorazione, ossia il parziale riempimento del giunto di malta; inoltre, la modellazione vuole tener conto anche della forma del perimetro dei blocchi di tufo che, talvolta, può non essere perfettamente squadrata. Ovviamente, non si escludono combinazioni dei due casi precedenti (forma irregolare del mattone e riempimento parziale del giunto). Tutto ciò, porta alla valutazione di un volume pieno equivalente che, forzatamente, si fa coincidere con un volume fisico di forma irregolare (Figura 41). Tale spessore è modellato simmetricamente rispetto al piano medio, essendo impostata la modellazione plane stress (nessuna azione fuori piano). Partendo dallo spessore di 250mm, diminuendo ad ogni analisi lo spessore dei giunti di 25mm, si è analizzato il comportamento dei pannelli aventi uno spessore minimo di 150mm; ossia, sono state condotte 5 analisi diverse (ciascuna terminata con tutti i 200 steps previsti), con spessori: 250, 225, 200, 175, 150 mm 65 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE In Figura 42 si riportano i diagrammi risultanti dalle analisi: si nota che presentano tutte il medesimo tratto elastico (piano F-d), ma al diminuire dello spessore del giunto di malta la zona di perdita di elasticità (corrispondente con l’apertura della prima fessura) si manifesta con valori sempre minori di forza applicata. Tale comportamento è tipico dei materiali fragili, cosa che ci si aspettava di ottenere da tali risultati che, quindi, si trovano in buon accordo coi dati sperimentali. VOLUME PIENO EQUIVALENTE a) VOLUME PIENO EQUIVALENTE b) VOLUME PIENO EQUIVALENTE c) Figura 41. Variazione dello spessore del giunto di malta per simulare a), b) difetti di lavorazione; c) irregolarità blocchi di tufo 66 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE 160 F [kN] 140 120 100 80 60 40 20 d [mm] 0 -0,4 -0,3 -0,2 P2 - C P55 - C P10 - T ML all_225 - T ML all_150 - C -0,1 P3 - C P2 - T P55 - T ML all_200 - C ML all_150 - T 0 0,1 P61 - C P3 - T ML all_250 - C ML all_200 - T 0,2 P62 - C P61 - T ML all_250 - T ML all_175 - C 0,3 0,4 P10 - C P62 - T ML all_225 - C ML all_175 - T a) 0,35 t [MPa] 0,30 0,25 0,20 P2 P3 P61 P62 P10 P55 ML all_250 ML all_225 ML all_200 ML all_175 ML all_150 0,15 0,10 0,05 g[%] 0,00 0,00% 0,05% 0,10% 0,15% 0,20% 0,25% b) Figura 42. Confronto nel piano a) F-d; b) τ – γ, tra i diagrammi delle prove sperimentali e quelli delle prove analitiche 67 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE 1.3. QUADRI FESSURATIVI Le fratture sono lette in corrispondenza di tre punti precisi di ogni diagramma (corrispondenti, quindi, ad uno steps preciso di carico di ogni analisi). Ad esempio, in Figura 43, si riporta il grafico dei risultati ottenuti dall’analisi con spessore 250mm su cui si segnano i punti di lettura delle fessure da cui risulta che tali punti sono: 1. Punto limite del tratto elastico, corrispondente con l’apertura della prima fessura (punto ben evidente in ciascun diagramma); 2. Punto corrispondente al penultimo step (n° 199); 3. Punto corrispondente all’ultimo step (n° 200) Si riportano, di seguito, i quadri fessurativi delle analisi. 140 F [kN] Punto di lettura 1 120 Pt 3 Pt 2 100 80 60 40 20 0 d [mm] 0 0,05 0,1 0,15 Figura 43.Punti di lettura del quadro fessurativo 68 0,2 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE SPESSORE GIUNTO DI MALTA 250MM a) b) c) d) Figura 44. Quadro fessurativo: a) Provino P2; b) punto 1 (step 192); c) punto 2; d) punto 3 69 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE SPESSORE GIUNTO DI MALTA 225MM a) b) c) d) Figura 45. Quadro fessurativo: a) Provino P61; b) punto 1 (step 194); c) punto 2; d) punto 3 70 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE SPESSORE GIUNTO DI MALTA 200MM a) b) c) d) Figura 46. Quadro fessurativo: a) Provino P3; b) punto 1 (step 158); c) punto 2; d) punto 3 71 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE SPESSORE GIUNTO DI MALTA 175MM a) b) c) d) Figura 47. Quadro fessurativo: a) Provino P62; b) punto 1 (step 139); c) punto 2; d) punto 3 72 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE SPESSORE GIUNTO DI MALTA 150MM a) b) c) d) Figura 48. Quadro fessurativo: a) Provino P62; b) punto 1 (step 121); c) punto 2; d) punto 3 73 CAPITOLO II- CALIBRAZIONE 1.4. CONSIDERAZIONI Dai quadri fessurativi risulta che la malta gioca un ruolo principale nel comportamento globale modellazione effettuata del pannello, il quindi della meccanismo di rottura muratura. Nella dell’interfaccia malta/mattone è stato simulato riducendo lo spessore della malta in modo da ridurre il contributo della malta nel sistema malta/mattone: è una modalità di rottura indotta che cerca di riprodurre il fenomeno sia in termini di resistenza che di duttilità. Si nota infatti, dal confronto delle curve, come man mano che si riduce lo spessore della malta si ha una diminuzione di resistenza sul comportamento globale del pannello ed un incremento di duttilità dell’intero sistema. Come ampiamente descritto nei paragrafi precedenti, la modalità di rottura riscontrata durante la campagna sperimentale è stata caratterizzata principalmente da rotture all’interfaccia malta/mattone; solo il provino P2, avente resistenza maggiore e duttilità minore, ha mostrato una modalità di rottura che ha interessato malta e mattone. Analogamente, anche le prove analitiche con spessore di 250mm sono state le uniche in cui il collasso sia dovuto alla rottura, oltre che della malta, anche del mattone. Già da queste prime considerazioni, si potrebbe ritenere raggiunto l’obiettivo del lavoro di tesi; ciononostante si sono svolte ulteriori analisi di sensibilità, mirate a valutare l’influenza del legame e dello spessore del giunto di malta nel ramo post-picco. 74 CAPITOLO III- ANALISI DI SENSIBILIA’ CAPITOLO III – ANALISI DI SENSIBILITA’ INTRODUZIONE Nel capitolo precedente sono state condotte delle analisi per la valutazione dell’influenza dello spessore del giunto di malta sulla risposta globale della muratura. In questo terzo capitolo, invece, si mostrerà il lavoro svolto sulla parametrizzazione del comportamento della muratura al variare delle leggi costitutive per i due materiali base ed, inoltre, anche al variare dello spessore del giunto. I risultati consentiranno di definire il grado si sensibilità della risposta globale, in particolare sul comportamento post-picco: saranno confrontate le analisi calibrate precedentemente (legame Multilinear a compressione ed Exponential a trazione, al variare dello spessore) con quelle ottenute andando ad “estremizzare” il comportamento dei materiali, ossia definendoli a comportamento talvolta duttile, talvolta fragile. In modo analogo a quanto fatto precedentemente, sarà variato lo spessore t dei giunti di malta a gradini di 25mm; partendo da 250mm, saranno analizzati pannelli aventi giunti di spessore: 250mm, 225mm, 200mm, 175mm, 150mm. Verranno fissati dei legami costitutivi di tipo: Fragile, duttile, ibrido (duttile in compressione e fragile in trazione). Successivamente, saranno specificate le funzioni con cui si sono modellati tali legami e saranno mostrati i risultati delle analisi, sia con i diagrammi nei piani F – d, τ – γ, τ – ε, τ – t, sia in termini di quadri fessurativi. 75 CAPITOLO III- ANALISI DI SENSIBILIA’ 1.1. MODELLAZIONE DEL COMPORTAMENTO La modellazione dei legami di tipo fragile, duttile o ibrido, per i materiali malta e mattone di tufo, è stata effettuata andando a modificare (nelle impostazioni del MeshEdit [8]) le funzioni con cui si erano, precedentemente, indicati i modelli comportamentali da utilizzare a trazione (tensile curve: Exponential) e compressione (compression curve: Multilinear) per i due materiali. Di seguito saranno indicate le funzioni utilizzate per la modellazione di tipo fragile e duttile dei due materiali (la modellazione ibrida risulta dalla combinazione delle due), mostrando i loro andamenti a) b) c) d) Figura 49. Grafici delle funzioni usate per modellare il comportamento di malta e mattone: a) fragile in trazione; b) fragile in compressione; c) duttile in trazione; d) duttile in compressione 76 CAPITOLO III- ANALISI DI SENSIBILIA’ 1.2. ANALISI PARAMETRICHE Con l’obiettivo di valutare la sensibilità sul tratto post-picco, come già anticipato le analisi sono state condotte in modo da “estremizzare” il comportamento dei singoli materiali per valutarne, quindi, l’influenza in termini di risposta globale. Sono state condotte 25 analisi strutturali non lineari, ovviamente ciascuna diversa dalla precedente, facendo variare a rotazione: Spessore dei giunti, ossia 250mm, 225mm, 200mm, 175mm, 150mm; Il comportamento della malta, ossia fragile, duttile, ibrido (duttile in compressione e fragile in trazione); Il comportamento del mattone, ossia fragile, duttile, ibrido (duttile in compressione e fragile in trazione). Le impostazioni di ciascuna analisi, corrispondenti alle diverse combinazioni tra i vari legami e spessori, sono elencate nella Tabella 9. A seguire saranno riportati gli andamenti dei diagrammi (ottenuti dai risultati delle analisi) nei piani: F – d, τ – γ, τ – ε, τ – t. Di seguito, saranno riportati i diagrammi complessivi dei risultati di tutte le analisi ed i quadri fessurativi limitatamente ai punti di lettura 3. Per maggiori dettagli sulle singole analisi, si rimanda al capitolo in appendice in cui sono contenuti i diagrammi dei risultati delle singole analisi divise per legame e per spessore, nonché i relativi quadri fessurativi (tutti punti di lettura). 77 CAPITOLO III- ANALISI DI SENSIBILIA’ 1.3. ANALISI ESEGUITE E RISULTATI Di seguito si riporta una tabella riepilogativa delle impostazioni delle varie analisi. SIGLA Legame Malta Compres. F F M-F,F_T-D,D F F F F F M-F,F_T-F,F F F F D D M-D,D_T-D,D D D D D D M-D,D_T-F,F D D D D D M-Dc,Ft_T-Dc,Ft D D D Trazione F F F F F F F F F F D D D D D D D D D D F F F F F Legame Tufo Compres. D D D D D F F F F F D D D D D F F F F F D D D D D Trazione D D D D D F F F F F D D D D D F F F F F F F F F F Tabella 9.Riepilogo impostazioni analisi 78 Spessore 250 225 200 175 150 250 225 200 175 150 250 225 200 175 150 250 225 200 175 150 250 225 200 175 150 CAPITOLO III- ANALISI DI SENSIBILIA’ 1.3.1. RISULTATI COMPLESSIVI DI TUTTE LE ANALISI 160 TRAZIONE COMPRESSIONE F [kN] 140 120 100 80 60 40 20 d [mm] 0 -0,25 -0,2 -0,15 -0,1 M-F,F_T-D,D_sp 250 - C M-F,F_T-D,D_sp 225 - T M-F,F_T-D,D_sp 175 - C M-F,F_T-D,D_sp 150 - T M-F,F_T-F,F_sp 225 - C M-F,F_T-F,F_sp 200 - T M-F,F_T-F,F_sp 150 - C M-D,D_T-D,D__sp 250 - T M-D,D_T-D,D__sp 200 - C M-D,D_T-D,D_sp 175 - T M-D,D_T-F,F_sp 250 - C M-D,D_T-F,F_sp 225 - T M-D,D_T-F,F_sp 175 - C M-D,D_T-F,F_sp 150 - T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200_T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150_C Calibrate_sp 150 - T Calibrate_sp 200 - C Calibrate_sp 225 - T -0,05 0 0,05 M-F,F_T-D,D_sp 250 - T M-F,F_T-D,D_sp 200 - C M-F,F_T-D,D_sp 175 - T M-F,F_T-F,F_sp 250 - C M-F,F_T-F,F_sp 225 - T M-F,F_T-F,F_sp 175 - C M-F,F_T-F,F_sp 150 - T M-D,D_T-D,D__sp 225 - C M-D,D_T-D,D__sp 200 - T M-D,D_T-D,D_sp 150 - C M-D,D_T-F,F_sp 250 - T M-D,D_T-F,F_sp 200 - C M-D,D_T-F,F_sp 175 - T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp250_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225_T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150_T Calibrate_sp 175 - C Calibrate_sp 200 - T Calibrate_sp 250 - C 0,1 0,15 0,25 M-F,F_T-D,D_sp 225 - C M-F,F_T-D,D_sp 200 - T M-F,F_T-D,D_sp 150 - C M-F,F_T-F,F_sp 250 - T M-F,F_T-F,F_sp 200 - C M-F,F_T-F,F_sp 175 - T M-D,D_T-D,D_sp 250 - C M-D,D_T-D,D__sp 225 - T M-D,D_T-D,D__sp 175 - C M-D,D_T-D,D_sp 150 - T M-D,D_T-F,F_sp 225 - C M-D,D_T-F,F_sp 200 - T M-D,D_T-F,F_sp 150 - C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp250_T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175_T Calibrate_sp 150 - C Calibrate_sp 175 - T Calibrate_sp 225 - C Calibrate_sp 250 - T Figura 50.Risultati di tutte le prove, forza-spostamento. 79 0,2 CAPITOLO III- ANALISI DI SENSIBILIA’ 0,40 TRAZIONE t [MPa] COMPRESSIONE 0,35 0,30 0,25 0,20 0,15 0,10 0,05 e v [%] e h [%] 0,00 -0,0006 -0,0004 -0,0002 M-F,F_T-D,D_sp 250 - eh M-F,F_T-D,D_sp 225 - ev M-F,F_T-D,D_sp 175 - eh M-F,F_T-D,D_sp 150 - ev M-F,F_T-F,F_sp 225 - eh M-F,F_T-F,F_sp 200 - ev M-F,F_T-F,F_sp 150 - eh M-D,D_T-D,D_sp 250 - ev M-D,D_T-D,D_sp 200 - eh M-D,D_T-D,D_sp 175 - ev M-D,D_T-F,F_sp 250 - eh M-D,D_T-F,F_sp 225 - ev M-D,D_T-F,F_sp 175 - eh M-D,D_T-F,F_sp 150 - ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200_ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150_eh Calibrate_sp 150 - ev Calibrate_sp 200 - eh Calibrate_sp 225 - ev 0 0,0002 M-F,F_T-D,D_sp 250 - ev M-F,F_T-D,D_sp 200 - eh M-F,F_T-D,D_sp 175 - ev M-F,F_T-F,F_sp 250 - eh M-F,F_T-F,F_sp 225 - ev M-F,F_T-F,F_sp 175 - eh M-F,F_T-F,F_sp 150 - ev M-D,D_T-D,D_sp 225 - eh M-D,D_T-D,D_sp 200 - ev M-D,D_T-D,D_sp 150 - eh M-D,D_T-F,F_sp 250 - ev M-D,D_T-F,F_sp 200 - eh M-D,D_T-F,F_sp 175 - ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp250_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225_ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150_ev Calibrate_sp 175 - eh Calibrate_sp 200 - ev Calibrate_sp 250 - eh Figura 51.Risultati di tutte le prove, piano τ-ε 80 0,0004 0,0006 M-F,F_T-D,D_sp 225 - eh M-F,F_T-D,D_sp 200 - ev M-F,F_T-D,D_sp 150 - eh M-F,F_T-F,F_sp 250 - ev M-F,F_T-F,F_sp 200 - eh M-F,F_T-F,F_sp 175 - ev M-D,D_T-D,D_sp 250 - eh M-D,D_T-D,D_sp 225 - ev M-D,D_T-D,D_sp 175 - eh M-D,D_T-D,D_sp 150 - ev M-D,D_T-F,F_sp 225 - eh M-D,D_T-F,F_sp 200 - ev M-D,D_T-F,F_sp 150 - eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp250_ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175_ev Calibrate_sp 150 - eh Calibrate_sp 175 - ev Calibrate_sp 225 - eh Calibrate_sp 250 - ev CAPITOLO III- ANALISI DI SENSIBILIA’ 0,38 t [MPa] 0,36 M-F,F_T-D,D_sp 250 M-F,F_T-D,D_sp 225 M-F,F_T-D,D_sp 200 M-F,F_T-D,D_sp 175 M-F,F_T-D,D_sp 150 M-F,F_T-F,F_sp 250 M-F,F_T-F,F_sp 225 M-F,F_T-F,F_sp 200 M-F,F_T-F,F_sp 175 M-F,F_T-F,F_sp 150 M-D,D_T-D,D_sp 250 M-D,D_T-D,D_sp 225 M-D,D_T-D,D_sp 200 M-D,D_T-D,D_sp 175 M-D,D_T-D,D_sp 150 M-D,D_T-F,F_sp 250 M-D,D_T-F,F_sp 225 M-D,D_T-F,F_sp 200 M-D,D_T-F,F_sp 175 M-D,D_T-F,F_sp 150 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_SP 250 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150 Calibrate_sp 150 Calibrate_sp 175 Calibrate_sp 200 Calibrate_sp 225 Calibrate_sp 250 0,34 0,32 0,30 0,28 0,26 0,24 0,22 0,20 0,18 0,16 0,14 0,12 0,10 0,08 0,06 0,04 g[%] 0,02 0,00 0,00% 0,02% 0,04% 0,06% 0,08% 0,10% 0,12% 0,14% a) 0,40 t [MPa] M-F,F_T-D,D 0,35 M-F,F_T-F,F M-D,D_T-D,D 0,30 M-D,D_T-F,F 0,25 M-Dc,Ft_TDc,Ft Calibrate 0,20 t [mm] 0,15 140 150 160 170 180 190 200 210 220 230 240 250 b) Figura 52.Risultati di tutte le prove nei piani a) τ-γ; b) τ-t 81 260 270 280 CAPITOLO III- ANALISI DI SENSIBILIA’ 1.4. QUADRI FESSURATIVI – PUNTO DI LETTURA 3 Si riportano di seguito i confronti tra le analisi eseguiti attraverso i quadri fessurativi (spessori 250mm, 200mm, 150 mm). Come già indicato nel precedente capitolo, le fratture sono prese in corrispondenza di tre punti precisi di ogni diagramma: 4. Punto limite del tratto elastico, corrispondente con l’apertura della prima fessura (punto ben evidente in ciascun diagramma); 5. Punto corrispondente al penultimo step; 6. Punto corrispondente all’ultimo step (spostamento massimo, 1mm) t [MPa] 0,35 PUNTO 1 PUNTO 2 0,30 PUNTO 3 0,25 0,20 0,15 0,10 0,05 g[%] 0,00 0,00% 0,05% 0,10% 0,15% 0,20% Figura 53. Punti di lettura Di seguito, però, saranno mostrati i confronti relativi soltanto ai punti di lettura 3 di tutte le analisi, relative a tutti gli spessori, rinviando all’appendice i confronti relativi ai punti di lettura 1 e 2. Si specifica, inoltre, che le analisi M-D,D_T-D,D non hanno portato alla fessurazione del pannello. 82 CAPITOLO III- ANALISI DI SENSIBILIA’ 1.4.1. QUADRI FESSURATIVI SPESSORE 250MM a) calibrata b) M-F,F_T-D,D c) M-F,F_T-F,F d) M-D,D_T-F,F e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft Figura 54. Quadri fessurativi, punto di lettura 3, spessore 250mm, delle analisi a)calibrata; b)MF,F_T-D,D; c)M-F,F_T-F,F; d)M-D,D_T-F,F; e)M-Dc,Ft_T-Dc,Ft 83 CAPITOLO III- ANALISI DI SENSIBILIA’ 1.4.2. QUADRI FESSURATIVI SPESSORE 200MM a) calibrata b) M-F,F_T-D,D c) M-F,F_T-F,F d) M-D,D_T-F,F e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft Figura 55. Quadri fessurativi, punto di lettura 3, spessore 200mm, delle analisi a)calibrata; b)MF,F_T-D,D; c)M-F,F_T-F,F; d)M-D,D_T-F,F; e)M-Dc,Ft_T-Dc,Ft 84 CAPITOLO III- ANALISI DI SENSIBILIA’ 1.4.3. QUADRI FESSURATIVI SPESSORE 150MM a) calibrata b) M-F,F_T-D,D c) M-F,F_T-F,F d) M-D,D_T-F,F e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft Figura 56. Quadri fessurativi, punto di lettura 3, spessore 150mm, delle analisi a)calibrata; b)MF,F_T-D,D; c)M-F,F_T-F,F; d)M-D,D_T-F,F; e)M-Dc,Ft_T-Dc,Ft 85 CAPITOLO III- ANALISI DI SENSIBILIA’ 1.5. CONSIDERAZIONI SULL’EFFETTO DEL LEGAME E DELLO SPESSORE DEL GIUNTO DI MALTA In questo paragrafo si vuole indagare circa: 1. L’effetto del legame sul comportamento post-picco; 2. L’effetto dello spessore del giunto di malta sul comportamento postpicco. I risultati mostrano che, dal punto di vista del legame costitutivo adottato, il mattone ha un’influenza maggiore rispetto alla malta: essendo l’elemento volumetricamente preponderante, governa il comportamento globale della muratura. Infatti, si può notare come modellando con mattone fragile le resistenze e le duttilità siano molto basse, confrontandole sia con le analisi calibrate, sia con le altre analisi parametriche, ed il collasso del pannello (in entrambe le analisi M-F,F_T-F,F e M-D,D_T-F,F) avvenga per crisi locale del mattone stesso. Tale comportamento è meglio definito attraverso il confronto tra le analisi M-Dc.Ft_T-Dc,Ft vs. M-F,F_T-D,D: si può notare come l’imposizione del legame fragile in trazione per il mattone risulti trascurabile. Infatti, tranne che per le analisi con legame ibrido e spessore del giunto pari a 250mm che si arrestano in campo elastico, le analisi condotte con tutti gli altri spessori i diagrammi, quindi le resistenze e le duttilità, sono pressoché coincidenti cosi come anche i quadri fessurativi. Modellando, invece, con mattone fragile sia le resistenze che le duttilità sono di molto inferiori, sia con malta duttile che con malta fragile. Ovviamente, il discorso si estremizza vedendo i risultati delle analisi M-D,D_T- D,D che ci aiutano a comprendere che il legame imposto per la malta ha comunque una notevole influenza sulla risposta globale. Infatti, le conclusioni che possono trarsi da questi confronti sono che, seppur il legame imposto per la malta giochi un ruolo importante sulla risposta globale quando il mattone è modellato come duttile, ciò non 86 CAPITOLO III- ANALISI DI SENSIBILIA’ toglie che è sempre il mattone che governa maggiormente la risposta, in particolare il legame imposto a compressione. Per quanto riguarda le considerazioni da fare circa l’effetto dello spessore sul comportamento post-picco, si può notare come i risultati delle analisi parametriche confermino quanto già visto dai risultati delle analisi calibrate: il comportamento globale è fortemente dipendente dallo spessore del giunto di malta. Nel capitolo precedente, infatti, si è visto che riducendo lo spessore del giunto di malta per le analisi calibrate le resistenze diminuiscono ed aumentano le duttilità. Ciò è tuttora confermato dalle analisi parametriche. Pertanto, risulta una forte dipendenza dallo spessore del giunto non solo sul comportamento post-picco, ma in realtà sul comportamento globale della muratura. Infatti si può notare come, indipendentemente dal tipo di legame scelto, le resistenze e le duttilità rispettivamente diminuiscono ed aumentano al diminuire dello spessore, seppur in maniera più o meno marcata in relazione al tipo di legame. Con queste considerazioni si può concludere che il confronto tra risultati e quadri fessurativi delle analisi calibrate vs. analisi parametriche, ha consentito di chiarire la risposta post picco: essa è fortemente governata sia dal legame imposto a compressione per il mattone che dallo spessore del giunto di malta. In particolare, la risposta risulta, in alcuni casi, completamente diversa al variare del legame (M-F,F_T-D,D vs. M-D,D_T-F,F); invece, solo per il legame M-D,D_T-F,F, può esserci confronto tra i risultati delle analisi anche al variare dello spessore del giunto di malta. 87 CAPITOLO IV- CONCLUSIONI CAPITOLO IV – CONCLUSIONI Ripercorrendo sinteticamente il lavoro svolto, si è partiti con l’obiettivo di indagare circa il comportamento globale a taglio di murature attraverso prove di compressione diagonale: ci si è concentrati sulle murature realizzate con blocchi di tufo giallo napoletano. Per conseguire tale obiettivo si è andati a modellare, con il software di calcolo agli elementi finiti TNO DIANA (DIsplacement ANAlyzer) v.9.6 [1], la campagna sperimentale su provini di muratura (testati secondo lo standard descritto nella ASTM E 519-02 [2]) condotta presso i laboratori dell’Università degli studi di Napoli Federico II. La modellazione comportava la definizione di diverse caratteristiche per i due materiali: resistenza a trazione e resistenza a compressione, fornite dalle prove sui materiali condotte presso il laboratorio ‘Materiali e Strutture’ dell’Università del Sannio (Bn); le caratteristiche (per entrambi i materiali) quali modulo di elasticità, energia di frattura in compressione ed energia di frattura in trazione, sono state ricercate attraverso un lavoro di calibrazione che ha condotto all’utilizzo della funzione multilinear a compressione. Tale scelta ha consentito di ottenere dei risultati che meglio approssimassero quelli della campagna sperimentale. Successivamente, è stato condotto un lavoro di variazione dello spessore del giunto di malta, per indagare circa le diverse modalità di collasso dei pannelli (rottura dell’interfaccia malta/mattone, rottura combinata di malta e mattone), riconducibili a difetti di realizzazione delle murature. È poi seguito un lavoro di sensibilità nel ramo post-picco, che ha consentito di indagare circa la dipendenza del comportamento globale del pannello, quindi della muratura, relativamente al legame utilizzato e allo spessore del giunto di malta utilizzato. 88 CAPITOLO IV- CONCLUSIONI Dal lavoro svolto si può concludere che il comportamento globale a taglio delle murature è fortemente influenzato, per motivi diversi, sia dalla malta che dal mattone. Posto che il meccanismo di rottura, derivante dagli studi sperimentali, è riconducibile all’interfaccia malta/mattone, la modellazione ha simulato tale meccanismo riducendo lo spessore del giunto di malta. Riducendo il contributo della malta nel sistema globale, si è potuto osservare che al diminuire dello spessore vi era: Progressiva diminuzione delle resistenze; Progressivo aumento delle duttilità. Tali “fenomeni” rispecchiano ampiamente le modalità di rottura dei pannelli sperimentali indagati, anche nel caso del provino P2 avente (rispetto agli altri 5 confrontati) resistenze maggiori, duttilità minori e modalità di collasso singolari: è l’unico provino, infatti, per cui il meccanismo di collasso non comprende solo l’interfaccia malta/mattone ma anche il mattone stesso, come ampiamente descritto nei precedenti capitoli. Quindi, anche in questo caso, si è riusciti a modellare tale comportamento proprio con l’analisi condotta con il giunto di malta di valore massimo (250 mm). Pertanto, l’influenza principale della malta risiede nelle sue “geometrie”, modellate come variazione di spessore e riscontrabili nella realtà come difetti di esecuzione della muratura (parziale riempimento dei giunti), differenti dimensioni per i giunti, non regolarità geometrica per i blocchi di tufo impiegati, ecc. Per quanto riguarda il mattone, si è visto che variando il legame costitutivo da fragile a duttile (passando per il legame calibrato), la risposta globale della muratura è sensibilmente differente. Modellando, infatti, con mattone duttile, si riescono a superare i valori di resistenza e duttilità risultanti dalla calibrazione, rappresentativi dei blocchi realmente utilizzati nel campo prove. Viceversa, sia le resistenze che le duttilità risultano di gran lunga inferiori nel caso di modellazione con mattone fragile. Invece, per la malta questo discorso 89 CAPITOLO IV- CONCLUSIONI non può essere fatto giacché la risposta in funzione del legame è sicuramente più dipendente dal mattone che dalla malta stessa (capitolo 3); resta, però, la forte dipendenza del comportamento al variare dello spessore, anche variando i legami costitutivi di malta e mattone. Pertanto, la risposta globale a taglio delle murature è governata: Dal mattone poiché, essendo l’elemento volumetricamente preponderante, utilizzare un legame o un altro (quindi una tipologia di mattone o un'altra) può fare la differenza; Dalla malta, che, al variare delle dimensioni geometriche, influenza sia i valori di resistenza che di duttilità. 90 APPENDICE APPENDICE 1.6. RISULTATI ANALISI DI SENSIBILITÀ Di seguito sono riportati i grafici e quadri fessurativi di tutte le analisi di sensibilità descritte nel capitolo 3. Si riporta, inoltre, il riepilogo delle impostazioni di tutte le suddette analisi. Legame Malta SIGLA Compres. F F M-F,F_T-D,D F F F F F M-F,F_T-F,F F F F D D M-D,D_T-D,D D D D D D M-D,D_T-F,F D D D D D M-Dc,Ft_T-Dc,Ft D D D Trazione F F F F F F F F F F D D D D D D D D D D F F F F F Legame Tufo Compres. D D D D D F F F F F D D D D D F F F F F D D D D D Trazione D D D D D F F F F F D D D D D F F F F F F F F F F Tabella 10.Riepilogo impostazioni analisi 91 Spessore 250 225 200 175 150 250 225 200 175 150 250 225 200 175 150 250 225 200 175 150 250 225 200 175 150 APPENDICE 1.6.1. RISULTATI ANALISI M-F,F_T-D,D. 160 TRAZIONE COMPRESSIONE F [kN] 140 120 100 80 60 40 20 d [mm] M-F,F_T-D,D_sp 250 - C M-F,F_T-D,D_sp 250 - T M-F,F_T-D,D_sp 225 - C M-F,F_T-D,D_sp 225 - T M-F,F_T-D,D_sp 200 - C M-F,F_T-D,D_sp 200 - T M-F,F_T-D,D_sp 175 - C M-F,F_T-D,D_sp 175 - T M-F,F_T-D,D_sp 150 - C M-F,F_T-D,D_sp 150 - T Calibrate_sp 150 - C Calibrate_sp 150 - T Calibrate_sp 175 - C Calibrate_sp 175 - T Calibrate_sp 200 - C Calibrate_sp 200 - T Calibrate_sp 225 - C Calibrate_sp 225 - T Calibrate_sp 250 - C Calibrate_sp 250 - T 0 -0,25 -0,15 -0,05 0,05 0,15 0,25 0,35 a) 0,40 TRAZIONE t [MPa] COMPRESSIONE 0,35 0,30 0,25 0,20 0,15 0,10 0,05 e h [%] e v [%] 0,00 -0,0006 -0,0004 -0,0002 0 0,0002 0,0004 M-F,F_T-D,D_sp 250 - eh M-F,F_T-D,D_sp 250 - ev M-F,F_T-D,D_sp 225 - eh M-F,F_T-D,D_sp 225 - ev M-F,F_T-D,D_sp 200 - eh M-F,F_T-D,D_sp 200 - ev M-F,F_T-D,D_sp 175 - eh M-F,F_T-D,D_sp 175 - ev M-F,F_T-D,D_sp 150 - eh M-F,F_T-D,D_sp 150 - ev Calibrate_sp 150 - eh Calibrate_sp 150 - ev Calibrate_sp 175 - eh Calibrate_sp 175 - ev Calibrate_sp 200 - eh Calibrate_sp 200 - ev Calibrate_sp 225 - eh Calibrate_sp 225 - ev Calibrate_sp 250 - eh 0,0006 0,0008 b) Figura 57.Risultati prova M-F,F_T-D,D nei piani a) forza-spostamento; b) τ-ε 92 0,001 APPENDICE 0,38 t [MPa] 0,36 0,34 M-F,F_T-D,D_sp 250 M-F,F_T-D,D_sp 225 M-F,F_T-D,D_sp 200 M-F,F_T-D,D_sp 175 M-F,F_T-D,D_sp 150 Calibrate_sp 150 Calibrate_sp 175 Calibrate_sp 200 Calibrate_sp 225 Calibrate_sp 250 0,32 0,30 0,28 0,26 0,24 0,22 0,20 0,18 0,16 0,14 0,12 0,10 0,08 0,06 0,04 g[%] 0,02 0,00 0,00% 0,02% 0,04% 0,06% 0,08% 0,10% 0,12% 0,14% a) 0,40 t [MPa] M-F,F_T-D,D 0,35 Calibrate 0,30 0,25 0,20 t [mm] 0,15 140 150 160 170 180 190 200 210 220 230 240 250 260 b) Figura 58.Risultati prova M-F,F_T-D,D nei piani a) τ-γ; b) τ-t 93 270 280 APPENDICE 1.6.2. RISULTATI ANALISI M-F,F_T-F,F. 160 TRAZIONE F [kN] COMPRESSIONE 140 120 M-F,F_T-F,F_sp 250 - C M-F,F_T-F,F_sp 250 - T M-F,F_T-F,F_sp 225 - C M-F,F_T-F,F_sp 225 - T M-F,F_T-F,F_sp 200 - C M-F,F_T-F,F_sp 200 - T M-F,F_T-F,F_sp 175 - C M-F,F_T-F,F_sp 175 - T M-F,F_T-F,F_sp 150 - C M-F,F_T-F,F_sp 150 - T Calibrate_sp 150 - C Calibrate_sp 150 - T Calibrate_sp 175 - C Calibrate_sp 175 - T Calibrate_sp 200 - C Calibrate_sp 200 - T Calibrate_sp 225 - C Calibrate_sp 225 - T Calibrate_sp 250 - C 100 80 60 40 20 d [mm] 0 -0,25 -0,15 -0,05 0,05 0,15 0,25 0,35 a) 0,35 t [MPa] TRAZIONE COMPRESSIONE 0,30 M-F,F_T-F,F_sp 250 - eh M-F,F_T-F,F_sp 250 - ev M-F,F_T-F,F_sp 225 - eh M-F,F_T-F,F_sp 225 - ev M-F,F_T-F,F_sp 200 - eh M-F,F_T-F,F_sp 200 - ev M-F,F_T-F,F_sp 175 - eh M-F,F_T-F,F_sp 175 - ev M-F,F_T-F,F_sp 150 - eh M-F,F_T-F,F_sp 150 - ev Calibrate_sp 150 - eh Calibrate_sp 150 - ev Calibrate_sp 175 - eh Calibrate_sp 175 - ev Calibrate_sp 200 - eh Calibrate_sp 200 - ev Calibrate_sp 225 - eh Calibrate_sp 225 - ev Calibrate_sp 250 - eh 0,25 0,20 0,15 0,10 0,05 e v [%] e h [%] 0,00 -0,0006 -0,0004 -0,0002 0 0,0002 0,0004 0,0006 0,0008 b) Figura 59.Risultati prova M-F,F_T-F,F nei piani a) forza-spostamento; b) τ-ε 94 0,001 APPENDICE 0,38 t [MPa] 0,36 0,34 0,32 0,30 0,28 0,26 0,24 0,22 0,20 M-F,F_T-F,F_sp 250 0,18 M-F,F_T-F,F_sp 225 0,16 M-F,F_T-F,F_sp 200 0,14 M-F,F_T-F,F_sp 175 M-F,F_T-F,F_sp 150 0,12 Calibrate_sp 150 0,10 Calibrate_sp 175 0,08 Calibrate_sp 200 0,06 Calibrate_sp 225 0,04 Calibrate_sp 250 0,02 g[%] 0,00 0,00% 0,02% 0,04% 0,06% 0,08% 0,10% 0,12% a) 0,33 t [MPa] 0,31 0,29 0,27 0,25 M-F,F_T-F,F 0,23 0,21 Calibrate 0,19 0,17 t [mm] 0,15 140 150 160 170 180 190 200 210 220 230 240 250 260 b) Figura 60.Risultati prova M-F,F_T-F,F nei piani a) τ-γ; b) τ-t 95 270 280 APPENDICE 1.6.3. RISULTATI ANALISI M-D,D_T-D,D. 160 TRAZIONE F [kN] COMPRESSIONE 140 M-D,D_T-D,D_sp 250 - C M-D,D_T-D,D__sp 250 - T M-D,D_T-D,D__sp 225 - C M-D,D_T-D,D__sp 225 - T M-D,D_T-D,D__sp 200 - C M-D,D_T-D,D__sp 200 - T M-D,D_T-D,D__sp 175 - C M-D,D_T-D,D_sp 175 - T M-D,D_T-D,D_sp 150 - C M-D,D_T-D,D_sp 150 - T Calibrate_sp 150 - C Calibrate_sp 150 - T Calibrate_sp 175 - C Calibrate_sp 175 - T Calibrate_sp 200 - C Calibrate_sp 200 - T Calibrate_sp 225 - C Calibrate_sp 225 - T Calibrate_sp 250 - C Calibrate_sp 250 - T 120 100 80 60 40 20 d [mm] 0 -0,25 -0,15 -0,05 0,05 0,15 0,25 0,35 a) 0,40 t [MPa] TRAZIONE COMPRESSIONE 0,35 0,30 M-D,D_T-D,D_sp 250 - eh M-D,D_T-D,D_sp 250 - ev M-D,D_T-D,D_sp 225 - eh M-D,D_T-D,D_sp 225 - ev M-D,D_T-D,D_sp 200 - eh M-D,D_T-D,D_sp 200 - ev M-D,D_T-D,D_sp 175 - eh M-D,D_T-D,D_sp 175 - ev M-D,D_T-D,D_sp 150 - eh M-D,D_T-D,D_sp 150 - ev Calibrate_sp 150 - eh Calibrate_sp 150 - ev Calibrate_sp 175 - eh Calibrate_sp 175 - ev Calibrate_sp 200 - eh Calibrate_sp 200 - ev Calibrate_sp 225 - eh Calibrate_sp 225 - ev 0,25 0,20 0,15 0,10 0,05 e v [%] e h [%] 0,00 -0,0006 -0,0004 -0,0002 0 0,0002 0,0004 0,0006 0,0008 b) Figura 61.Risultati prova M-D,D_T-D,D nei piani a) forza-spostamento; b) τ-ε 96 0,001 APPENDICE 0,38 t [MPa] 0,36 0,34 0,32 0,30 0,28 0,26 0,24 0,22 0,20 M-D,D_T-D,D_sp 250 0,18 M-D,D_T-D,D_sp 225 M-D,D_T-D,D_sp 200 0,16 M-D,D_T-D,D_sp 175 0,14 M-D,D_T-D,D_sp 150 Calibrate_sp 150 0,12 Calibrate_sp 175 0,10 Calibrate_sp 200 0,08 Calibrate_sp 225 Calibrate_sp 250 0,06 0,04 0,02 g[%] 0,00 0,00% 0,02% 0,04% 0,06% 0,08% 0,10% 0,12% a) 0,40 t [MPa] M-D,D_T-D,D 0,35 Calibrate 0,30 0,25 0,20 t [mm] 0,15 140 150 160 170 180 190 200 210 220 230 240 250 260 b) Figura 62.Risultati prova M-D,D_T-D,D nei piani a) τ-γ; b) τ-t 97 270 280 APPENDICE 1.6.4. RISULTATI ANALISI M-D,D_T-F,F. 160 TRAZIONE F [kN] COMPRESSIONE 140 M-D,D_T-F,F_sp 250 - C M-D,D_T-F,F_sp 250 - T M-D,D_T-F,F_sp 225 - C M-D,D_T-F,F_sp 225 - T M-D,D_T-F,F_sp 200 - C M-D,D_T-F,F_sp 200 - T M-D,D_T-F,F_sp 175 - C M-D,D_T-F,F_sp 175 - T M-D,D_T-F,F_sp 150 - C M-D,D_T-F,F_sp 150 - T Calibrate_sp 150 - C Calibrate_sp 150 - T Calibrate_sp 175 - C Calibrate_sp 175 - T Calibrate_sp 200 - C Calibrate_sp 200 - T Calibrate_sp 225 - C Calibrate_sp 225 - T Calibrate_sp 250 - C Calibrate_sp 250 - T 120 100 80 60 40 20 d [mm] 0 -0,25 -0,15 -0,05 0,05 0,15 0,25 a) 0,35 t [MPa] TRAZIONE COMPRESSIONE 0,30 0,25 M-D,D_T-F,F_sp 250 - eh M-D,D_T-F,F_sp 250 - ev M-D,D_T-F,F_sp 225 - eh M-D,D_T-F,F_sp 225 - ev M-D,D_T-F,F_sp 200 - eh M-D,D_T-F,F_sp 200 - ev M-D,D_T-F,F_sp 175 - eh M-D,D_T-F,F_sp 175 - ev M-D,D_T-F,F_sp 150 - eh M-D,D_T-F,F_sp 150 - ev Calibrate_sp 150 - eh Calibrate_sp 150 - ev Calibrate_sp 175 - eh Calibrate_sp 175 - ev Calibrate_sp 200 - eh Calibrate_sp 200 - ev Calibrate_sp 225 - eh Calibrate_sp 225 - ev Calibrate_sp 250 - eh Calibrate_sp 250 - ev 0,20 0,15 0,10 0,05 e h [%] e v [%] 0,00 -0,0006 -0,0004 -0,0002 0 0,0002 0,0004 0,0006 b) Figura 63.Risultati prova M-D,D_T-F,F nei piani a) forza-spostamento; b) τ-ε 98 0,35 APPENDICE 0,38 t [MPa] 0,36 0,34 0,32 0,30 0,28 0,26 0,24 0,22 M-D,D_T-F,F_sp 250 0,20 M-D,D_T-F,F_sp 225 M-D,D_T-F,F_sp 200 0,18 M-D,D_T-F,F_sp 175 0,16 M-D,D_T-F,F_sp 150 Calibrate_sp 150 0,14 Calibrate_sp 175 Calibrate_sp 200 0,12 Calibrate_sp 225 0,10 Calibrate_sp 250 0,08 0,06 0,04 0,02 g[%] 0,00 0,00% 0,02% 0,04% 0,06% 0,08% 0,10% 0,12% a) 0,33 t [MPa] 0,31 0,29 0,27 0,25 M-D,D_T-F,F 0,23 0,21 Calibrate 0,19 0,17 t [mm] 0,15 140 150 160 170 180 190 200 210 220 230 240 250 260 b) Figura 64.Risultati prova M-D,D_T-F,F nei piani a) τ-γ; b) τ-t 99 270 280 APPENDICE 1.6.5. RISULTATI ANALISI M-DC,FT_T-DC,FT. 160 TRAZIONE COMPRESSIONE F [kN] 140 120 100 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp250_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp250_T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225_T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200_T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175_T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150_T Calibrate_sp 150 - C Calibrate_sp 150 - T Calibrate_sp 175 - C Calibrate_sp 175 - T Calibrate_sp 200 - C 80 60 40 20 d [mm] 0 -0,25 -0,15 -0,05 0,05 0,15 0,25 0,35 0,45 a) 0,40 t [MPa] TRAZIONE COMPRESSIONE 0,35 0,30 0,25 0,20 0,15 0,10 0,05 e v [%] e h [%] M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp250_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp250_ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225_ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200_ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175_ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150_ev Calibrate_sp 150 - eh Calibrate_sp 150 - ev Calibrate_sp 175 - eh 0,00 -0,0006 -0,0004 -0,0002 0 0,0002 0,0004 0,0006 0,0008 b) Figura 65.Risultati prova M-Dc,Ft_T-Dc,Ft nei piani a) forza-spostamento; b) τ-ε 100 0,001 APPENDICE 0,38 t [MPa] 0,36 0,34 0,32 0,30 0,28 0,26 0,24 0,22 0,20 0,18 0,16 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_SP 250 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150 Calibrate_sp 150 Calibrate_sp 175 Calibrate_sp 200 Calibrate_sp 225 Calibrate_sp 250 0,14 0,12 0,10 0,08 0,06 0,04 0,02 g[%] 0,00 0,00% 0,02% 0,04% 0,06% 0,08% 0,10% 0,12% a) 0,35 t [MPa] 0,33 0,31 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft 0,29 0,27 Calibrate 0,25 0,23 0,21 0,19 0,17 t [mm] 0,15 140 150 160 170 180 190 200 210 220 230 240 250 260 b) Figura 66.Risultati prova M-Dc,Ft_T-Dc,Ft nei piani a) τ-γ; b) τ-t 101 270 280 APPENDICE 1.6.6. RISULTATI ANALISI SPESSORE 250 MM 160 TRAZIONE F [kN] COMPRESSIONE 140 120 100 80 M-F,F_T-D,D_sp 250 - C M-F,F_T-D,D_sp 250 - T M-F,F_T-F,F_sp 250 - C M-F,F_T-F,F_sp 250 - T M-D,D_T-D,D_sp 250 - C M-D,D_T-D,D__sp 250 - T M-D,D_T-F,F_sp 250 - C M-D,D_T-F,F_sp 250 - T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp250_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp250_T Calibrate_sp 250 - C Calibrate_sp 250 - T 60 40 20 d [mm] 0 -0,15 -0,1 -0,05 0 0,05 0,1 0,15 0,2 a) 0,40 TRAZIONE t [MPa] COMPRESSIONE 0,35 0,30 0,25 0,20 0,15 0,10 0,05 e h [%] e v [%] -0,00035 -0,00025 -0,00015 0,00 -0,00005 0,00005 0,00015 0,00025 M-F,F_T-D,D_sp 250 - eh M-F,F_T-D,D_sp 250 - ev M-F,F_T-F,F_sp 250 - eh M-F,F_T-F,F_sp 250 - ev M-D,D_T-D,D_sp 250 - eh M-D,D_T-D,D_sp 250 - ev M-D,D_T-F,F_sp 250 - eh M-D,D_T-F,F_sp 250 - ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp250_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp250_ev Calibrate_sp 250 - eh Calibrate_sp 250 - ev 0,00035 0,00045 0,00055 b) Figura 67.Risultati di tutte le prove con spessore 250 mm, nei piani a) forza-spostamento; b) τ-ε 102 APPENDICE 0,38 0,36 t [MPa] 0,34 0,32 0,30 0,28 0,26 0,24 0,22 M-F,F_T-D,D_sp 250 M-F,F_T-F,F_sp 250 M-D,D_T-D,D_sp 250 M-D,D_T-F,F_sp 250 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_SP 250 Calibrate_sp 250 0,20 0,18 0,16 0,14 0,12 0,10 0,08 0,06 0,04 0,02 0,00 0,00% g[%] 0,01% 0,02% 0,03% 0,04% 0,05% 0,06% 0,07% Figura 68.Risultati di tutte le prove con spessore 250 mm, nel piano τ-γ. 103 0,08% APPENDICE 1.6.7. RISULTATI ANALISI SPESSORE 225 MM 160 TRAZIONE F [kN] COMPRESSIONE 140 120 100 80 M-F,F_T-D,D_sp 225 - C M-F,F_T-D,D_sp 225 - T M-F,F_T-F,F_sp 225 - C M-F,F_T-F,F_sp 225 - T M-D,D_T-D,D__sp 225 - C M-D,D_T-D,D__sp 225 - T M-D,D_T-F,F_sp 225 - C M-D,D_T-F,F_sp 225 - T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225_T Calibrate_sp 225 - C Calibrate_sp 225 - T 60 40 20 d [mm] 0 -0,2 -0,15 -0,1 -0,05 0 0,05 0,1 0,15 0,2 a) 0,40 t [MPa] TRAZIONE COMPRESSIONE 0,35 0,30 0,25 0,20 0,15 0,10 0,05 e v [%] -0,0005 e h [%] 0,00 -0,0003 -0,0001 0,0001 M-F,F_T-D,D_sp 225 - eh M-F,F_T-D,D_sp 225 - ev M-F,F_T-F,F_sp 225 - eh M-F,F_T-F,F_sp 225 - ev M-D,D_T-D,D_sp 225 - eh M-D,D_T-D,D_sp 225 - ev M-D,D_T-F,F_sp 225 - eh M-D,D_T-F,F_sp 225 - ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225_ev Calibrate_sp 225 - eh Calibrate_sp 225 - ev 0,0003 0,0005 b) Figura 69.Risultati di tutte le prove con spessore 225 mm, nei piani a) forza-spostamento; b) τ-ε 104 APPENDICE 0,38 t [MPa] 0,36 0,34 0,32 0,30 0,28 0,26 0,24 M-F,F_T-D,D_sp 225 0,22 M-F,F_T-F,F_sp 225 0,20 M-D,D_T-D,D_sp 225 0,18 M-D,D_T-F,F_sp 225 Calibrate_sp 225 0,16 Calibrate_sp 250 0,14 0,12 0,10 0,08 0,06 0,04 0,02 g[%] 0,00 0,00% 0,01% 0,02% 0,03% 0,04% 0,05% 0,06% 0,07% 0,08% Figura 70.Risultati di tutte le prove con spessore 225 mm, nel piano τ-γ. 105 0,09% APPENDICE 1.6.8. RISULTATI ANALISI SPESSORE 200 MM 160 TRAZIONE F [kN] COMPRESSIONE 140 120 100 80 M-F,F_T-D,D_sp 200 - C M-F,F_T-D,D_sp 200 - T M-F,F_T-F,F_sp 200 - C M-F,F_T-F,F_sp 200 - T M-D,D_T-D,D__sp 200 - C M-D,D_T-D,D__sp 200 - T M-D,D_T-F,F_sp 200 - C M-D,D_T-F,F_sp 200 - T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200_T Calibrate_sp 200 - C Calibrate_sp 200 - T 60 40 20 d [mm] 0 -0,2 -0,15 -0,1 -0,05 0 0,05 0,1 0,15 0,2 a) 0,40 TRAZIONE t [MPa] COMPRESSIONE 0,35 0,30 0,25 0,20 0,15 0,10 0,05 e v [%] e h [%] M-F,F_T-D,D_sp 200 - eh M-F,F_T-D,D_sp 200 - ev M-F,F_T-F,F_sp 200 - eh M-F,F_T-F,F_sp 200 - ev M-D,D_T-D,D_sp 200 - eh M-D,D_T-D,D_sp 200 - ev M-D,D_T-F,F_sp 200 - eh M-D,D_T-F,F_sp 200 - ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200_ev Calibrate_sp 200 - eh Calibrate_sp 200 - ev 0,00 -0,0005 -0,0003 -0,0001 0,0001 0,0003 0,0005 b) Figura 71.Risultati di tutte le prove con spessore 200 mm, nei piani a) forza-spostamento; b) τ-ε 106 APPENDICE 0,38 0,36 t [MPa] 0,34 0,32 0,30 0,28 0,26 0,24 0,22 0,20 0,18 0,16 0,14 M-F,F_T-D,D_sp 200 M-F,F_T-F,F_sp 200 M-D,D_T-D,D_sp 200 M-D,D_T-F,F_sp 200 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200 Calibrate_sp 200 0,12 0,10 0,08 0,06 0,04 0,02 0,00 0,00% g[%] 0,01% 0,02% 0,03% 0,04% 0,05% 0,06% 0,07% 0,08% 0,09% Figura 72.Risultati di tutte le prove con spessore 200 mm, nel piano τ-γ. 107 0,10% APPENDICE 1.6.9. RISULTATI ANALISI SPESSORE 175 MM 160 TRAZIONE F [kN] COMPRESSIONE 140 120 100 M-F,F_T-D,D_sp 175 - C M-F,F_T-D,D_sp 175 - T M-F,F_T-F,F_sp 175 - C M-F,F_T-F,F_sp 175 - T M-D,D_T-D,D__sp 175 - C M-D,D_T-D,D_sp 175 - T M-D,D_T-F,F_sp 175 - C M-D,D_T-F,F_sp 175 - T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175_T Calibrate_sp 175 - C Calibrate_sp 175 - T 80 60 40 20 d [mm] 0 -0,2 -0,1 0 0,1 0,2 0,3 a) 0,40 TRAZIONE t [MPa] COMPRESSIONE 0,35 0,30 0,25 0,20 M-F,F_T-D,D_sp 175 - eh M-F,F_T-D,D_sp 175 - ev M-F,F_T-F,F_sp 175 - eh M-F,F_T-F,F_sp 175 - ev M-D,D_T-D,D_sp 175 - eh M-D,D_T-D,D_sp 175 - ev M-D,D_T-F,F_sp 175 - eh M-D,D_T-F,F_sp 175 - ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175_ev Calibrate_sp 175 - eh Calibrate_sp 175 - ev 0,15 0,10 0,05 e v [%] -0,0005 e h [%] -0,0003 0,00 -0,0001 0,0001 0,0003 0,0005 0,0007 b) Figura 73.Risultati di tutte le prove con spessore 175 mm, nei piani a) forza-spostamento; b) τ-ε 108 APPENDICE 0,38 0,36 t [MPa] 0,34 0,32 0,30 0,28 0,26 0,24 0,22 0,20 0,18 M-F,F_T-D,D_sp 150 0,16 M-F,F_T-F,F_sp 150 0,14 M-D,D_T-D,D_sp 150 0,12 M-D,D_T-F,F_sp 150 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150 0,10 Calibrate_sp 150 0,08 0,06 0,04 0,02 g[%] 0,00 -0,01% 0,01% 0,03% 0,05% 0,07% 0,09% Figura 74.Risultati di tutte le prove con spessore 175 mm, nel piano τ-γ. 109 0,11% APPENDICE 1.6.10. RISULTATI ANALISI SPESSORE 150 MM 160 COMPRESSIONE F [kN] TRAZIONE 140 120 100 80 M-F,F_T-D,D_sp 150 - C M-F,F_T-D,D_sp 150 - T M-F,F_T-F,F_sp 150 - C M-F,F_T-F,F_sp 150 - T M-D,D_T-D,D_sp 150 - C M-D,D_T-D,D_sp 150 - T M-D,D_T-F,F_sp 150 - C M-D,D_T-F,F_sp 150 - T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150_T Calibrate_sp 150 - C Calibrate_sp 150 - T 60 40 20 d [mm] 0 -0,25 -0,15 -0,05 0,05 0,15 0,25 a) 0,40 t [MPa] TRAZIONE COMPRESSIONE 0,35 0,30 0,25 0,20 M-F,F_T-D,D_sp 150 - eh M-F,F_T-D,D_sp 150 - ev M-F,F_T-F,F_sp 150 - eh M-F,F_T-F,F_sp 150 - ev M-D,D_T-D,D_sp 150 - eh M-D,D_T-D,D_sp 150 - ev M-D,D_T-F,F_sp 150 - eh M-D,D_T-F,F_sp 150 - ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150_ev Calibrate_sp 150 - eh Calibrate_sp 150 - ev 0,15 0,10 0,05 e v [%] -0,0006 -0,0004 e h [%] 0,00 -0,0002 0 0,0002 0,0004 0,0006 0,0008 b) Figura 75.Risultati di tutte le prove con spessore 150 mm, nei piani a) forza-spostamento; b) τ-ε 110 APPENDICE 0,38 0,36 t [MPa] 0,34 0,32 0,30 0,28 0,26 0,24 0,22 0,20 0,18 M-F,F_T-D,D_sp 150 M-F,F_T-F,F_sp 150 0,16 M-D,D_T-D,D_sp 150 0,14 M-D,D_T-F,F_sp 150 0,12 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150 0,10 Calibrate_sp 150 0,08 0,06 0,04 0,02 g[%] 0,00 -0,01% 0,01% 0,03% 0,05% 0,07% 0,09% Figura 76.Risultati di tutte le prove con spessore 150mm, nel piano τ-γ. 111 0,11% APPENDICE 1.6.11. RISULTATI COMPLESSIVI DI TUTTE LE ANALISI 160 TRAZIONE COMPRESSIONE F [kN] 140 120 100 80 60 40 20 d [mm] 0 -0,25 -0,2 -0,15 -0,1 M-F,F_T-D,D_sp 250 - C M-F,F_T-D,D_sp 225 - T M-F,F_T-D,D_sp 175 - C M-F,F_T-D,D_sp 150 - T M-F,F_T-F,F_sp 225 - C M-F,F_T-F,F_sp 200 - T M-F,F_T-F,F_sp 150 - C M-D,D_T-D,D__sp 250 - T M-D,D_T-D,D__sp 200 - C M-D,D_T-D,D_sp 175 - T M-D,D_T-F,F_sp 250 - C M-D,D_T-F,F_sp 225 - T M-D,D_T-F,F_sp 175 - C M-D,D_T-F,F_sp 150 - T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200_T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150_C Calibrate_sp 150 - T Calibrate_sp 200 - C Calibrate_sp 225 - T -0,05 0 0,05 M-F,F_T-D,D_sp 250 - T M-F,F_T-D,D_sp 200 - C M-F,F_T-D,D_sp 175 - T M-F,F_T-F,F_sp 250 - C M-F,F_T-F,F_sp 225 - T M-F,F_T-F,F_sp 175 - C M-F,F_T-F,F_sp 150 - T M-D,D_T-D,D__sp 225 - C M-D,D_T-D,D__sp 200 - T M-D,D_T-D,D_sp 150 - C M-D,D_T-F,F_sp 250 - T M-D,D_T-F,F_sp 200 - C M-D,D_T-F,F_sp 175 - T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp250_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225_T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150_T Calibrate_sp 175 - C Calibrate_sp 200 - T Calibrate_sp 250 - C 0,1 0,15 0,25 M-F,F_T-D,D_sp 225 - C M-F,F_T-D,D_sp 200 - T M-F,F_T-D,D_sp 150 - C M-F,F_T-F,F_sp 250 - T M-F,F_T-F,F_sp 200 - C M-F,F_T-F,F_sp 175 - T M-D,D_T-D,D_sp 250 - C M-D,D_T-D,D__sp 225 - T M-D,D_T-D,D__sp 175 - C M-D,D_T-D,D_sp 150 - T M-D,D_T-F,F_sp 225 - C M-D,D_T-F,F_sp 200 - T M-D,D_T-F,F_sp 150 - C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp250_T M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200_C M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175_T Calibrate_sp 150 - C Calibrate_sp 175 - T Calibrate_sp 225 - C Calibrate_sp 250 - T Figura 77.Risultati di tutte le prove, forza-spostamento. 112 0,2 APPENDICE 0,40 TRAZIONE t [MPa] COMPRESSIONE 0,35 0,30 0,25 0,20 0,15 0,10 0,05 e v [%] e h [%] 0,00 -0,0006 -0,0004 -0,0002 M-F,F_T-D,D_sp 250 - eh M-F,F_T-D,D_sp 225 - ev M-F,F_T-D,D_sp 175 - eh M-F,F_T-D,D_sp 150 - ev M-F,F_T-F,F_sp 225 - eh M-F,F_T-F,F_sp 200 - ev M-F,F_T-F,F_sp 150 - eh M-D,D_T-D,D_sp 250 - ev M-D,D_T-D,D_sp 200 - eh M-D,D_T-D,D_sp 175 - ev M-D,D_T-F,F_sp 250 - eh M-D,D_T-F,F_sp 225 - ev M-D,D_T-F,F_sp 175 - eh M-D,D_T-F,F_sp 150 - ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200_ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150_eh Calibrate_sp 150 - ev Calibrate_sp 200 - eh Calibrate_sp 225 - ev 0 0,0002 M-F,F_T-D,D_sp 250 - ev M-F,F_T-D,D_sp 200 - eh M-F,F_T-D,D_sp 175 - ev M-F,F_T-F,F_sp 250 - eh M-F,F_T-F,F_sp 225 - ev M-F,F_T-F,F_sp 175 - eh M-F,F_T-F,F_sp 150 - ev M-D,D_T-D,D_sp 225 - eh M-D,D_T-D,D_sp 200 - ev M-D,D_T-D,D_sp 150 - eh M-D,D_T-F,F_sp 250 - ev M-D,D_T-F,F_sp 200 - eh M-D,D_T-F,F_sp 175 - ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp250_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225_ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150_ev Calibrate_sp 175 - eh Calibrate_sp 200 - ev Calibrate_sp 250 - eh Figura 78.Risultati di tutte le prove, piano τ-ε 113 0,0004 0,0006 M-F,F_T-D,D_sp 225 - eh M-F,F_T-D,D_sp 200 - ev M-F,F_T-D,D_sp 150 - eh M-F,F_T-F,F_sp 250 - ev M-F,F_T-F,F_sp 200 - eh M-F,F_T-F,F_sp 175 - ev M-D,D_T-D,D_sp 250 - eh M-D,D_T-D,D_sp 225 - ev M-D,D_T-D,D_sp 175 - eh M-D,D_T-D,D_sp 150 - ev M-D,D_T-F,F_sp 225 - eh M-D,D_T-F,F_sp 200 - ev M-D,D_T-F,F_sp 150 - eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp250_ev M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200_eh M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175_ev Calibrate_sp 150 - eh Calibrate_sp 175 - ev Calibrate_sp 225 - eh Calibrate_sp 250 - ev APPENDICE 0,38 t [MPa] 0,36 M-F,F_T-D,D_sp 250 M-F,F_T-D,D_sp 225 M-F,F_T-D,D_sp 200 M-F,F_T-D,D_sp 175 M-F,F_T-D,D_sp 150 M-F,F_T-F,F_sp 250 M-F,F_T-F,F_sp 225 M-F,F_T-F,F_sp 200 M-F,F_T-F,F_sp 175 M-F,F_T-F,F_sp 150 M-D,D_T-D,D_sp 250 M-D,D_T-D,D_sp 225 M-D,D_T-D,D_sp 200 M-D,D_T-D,D_sp 175 M-D,D_T-D,D_sp 150 M-D,D_T-F,F_sp 250 M-D,D_T-F,F_sp 225 M-D,D_T-F,F_sp 200 M-D,D_T-F,F_sp 175 M-D,D_T-F,F_sp 150 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_SP 250 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp225 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp200 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp175 M-Dc,Ft_T-Dc,Ft_sp150 Calibrate_sp 150 Calibrate_sp 175 Calibrate_sp 200 Calibrate_sp 225 Calibrate_sp 250 0,34 0,32 0,30 0,28 0,26 0,24 0,22 0,20 0,18 0,16 0,14 0,12 0,10 0,08 0,06 0,04 g[%] 0,02 0,00 0,00% 0,02% 0,04% 0,06% 0,08% 0,10% 0,12% 0,14% a) 0,40 t [MPa] M-F,F_T-D,D 0,35 M-F,F_T-F,F M-D,D_T-D,D 0,30 M-D,D_T-F,F 0,25 M-Dc,Ft_TDc,Ft Calibrate 0,20 t [mm] 0,15 140 150 160 170 180 190 200 210 220 230 240 250 b) Figura 79.Risultati di tutte le prove nei piani a) τ-γ; b) τ-t 114 260 270 280 APPENDICE 1.7. QUADRI FESSURATIVI - PUNTO DI LETTURA 1 1.7.1. SPESSORE 250MM a) calibrata b) M-F,F_T-D,D c) M-F,F_T-F,F d) M-D,D_T-F,F e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft Figura 80. Quadri fessurativi, punto di lettura 1, spessore 250mm, delle analisi a)calibrata; b)MF,F_T-D,D; c)M-F,F_T-F,F; d)M-D,D_T-F,F; e)M-Dc,Ft_T-Dc,Ft 115 APPENDICE 1.7.2. SPESSORE 200MM a) calibrata b) M-F,F_T-D,D c) M-F,F_T-F,F d) M-D,D_T-F,F e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft Figura 81. Quadri fessurativi, punto di lettura 1, spessore 200mm, delle analisi a) calibrata; b) MF,F_T-D,D; c) M-F,F_T-F,F; d) M-D,D_T-F,F; e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft 116 APPENDICE 1.7.3. SPESSORE 150MM a) calibrata b) M-F,F_T-D,D c) M-F,F_T-F,F d) M-D,D_T-F,F e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft Figura 82. Quadri fessurativi, punto di lettura 1, spessore 150mm, delle analisi a) calibrata; b) MF,F_T-D,D; c) M-F,F_T-F,F; d) M-D,D_T-F,F; e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft 117 APPENDICE 1.8. QUADRI FESSURATIVI - PUNTO DI LETTURA 2 1.8.1. SPESSORE 250MM a) calibrata b) M-F,F_T-D,D c) M-F,F_T-F,F d) M-D,D_T-F,F e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft Figura 83. Quadri fessurativi, punto di lettura 2, spessore 250mm, delle analisi a) calibrata; b) MF,F_T-D,D; c) M-F,F_T-F,F; d) M-D,D_T-F,F; e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft 118 APPENDICE 1.8.2. SPESSORE 200MM a) calibrata b) M-F,F_T-D,D c) M-F,F_T-F,F d) M-D,D_T-F,F e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft Figura 84. Quadri fessurativi, punto di lettura 2, spessore 200mm, delle analisi a) calibrata; b) MF,F_T-D,D; c) M-F,F_T-F,F; d) M-D,D_T-F,F; e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft 119 APPENDICE 1.8.3. SPESSORE 150MM a) calibrata b) M-F,F_T-D,D c) M-F,F_T-F,F d) M-D,D_T-F,F e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft Figura 85. Quadri fessurativi, punto di lettura 2, spessore 150mm, delle analisi a) calibrata; b) MF,F_T-D,D; c) M-F,F_T-F,F; d) M-D,D_T-F,F; e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft 120 APPENDICE 1.9. QUADRI FESSURATIVI - PUNTO DI LETTURA 3 1.9.1. SPESSORE 250MM a) calibrata b) M-F,F_T-D,D c) M-F,F_T-F,F d) M-D,D_T-F,F e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft Figura 86. Quadri fessurativi, punto di lettura 3, spessore 250mm, delle analisi a)calibrata; b)MF,F_T-D,D; c)M-F,F_T-F,F; d)M-D,D_T-F,F; e)M-Dc,Ft_T-Dc,Ft 121 APPENDICE 1.9.2. SPESSORE 200MM a) calibrata b) M-F,F_T-D,D c) M-F,F_T-F,F d) M-D,D_T-F,F e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft Figura 87. Quadri fessurativi, punto di lettura 3, spessore 200mm, delle analisi a)calibrata; b)MF,F_T-D,D; c)M-F,F_T-F,F; d)M-D,D_T-F,F; e)M-Dc,Ft_T-Dc,Ft 122 APPENDICE 1.9.3. SPESSORE 150MM a) calibrata b) M-F,F_T-D,D c) M-F,F_T-F,F d) M-D,D_T-F,F e) M-Dc,Ft_T-Dc,Ft Figura 88. Quadri fessurativi, punto di lettura 3, spessore 150mm, delle analisi a)calibrata; b)MF,F_T-D,D; c)M-F,F_T-F,F; d)M-D,D_T-F,F; e)M-Dc,Ft_T-Dc,Ft 123 APPENDICE 1.10. CONSIDERAZIONI SULLE ANALISI Sia dai diagrammi che dai quadri fessurativi è possibile estrapolare delle considerazioni per ciascuna analisi condotta. 1.10.1.1. M-F,F_T-D,D Per lo spessore 250 mm si può vedere come il mattone non subisca alcun danno, diversamente ad esempio rispetto all’analisi calibrata con spessore 250 mm in cui sono proprio i mattoni a subire i danni maggiori (cosi come per l’analisi della provino sperimentale P2); col diminuire dello spessore del giunto di malta, si vede una progressiva diffusione delle fessure (sempre nell’interfaccia malta/mattone) dal centro verso le diagonali. Tale considerazione è riscontrabile anche nei diagrammi in cui si riduce la resistenza ed aumenta la duttilità. 1.10.1.2. M-F,F_T-F,F Dall’analisi condotta con 250 mm di spessore si evince che la crisi è legata a rottura locale del mattone nella zona delle scarpe di carico e ciò porta ad avere crisi in campo elastico come si evince dal diagramma M-F,F_T-F,F_250 in appendice (tale diagramma non si vede poiché sovrapposto agli altri). Con il diminuire dello spessore si ripresenta il comportamento legato all’influenza della malta, ossia la crisi principale avviene per rottura dei giunti di malta (anche se in queste analisi c’è sempre crisi locale dei mattoni) e le crepe si diffondono dal centro verso le diagonali, sia abbattono le resistenze ed aumenta la duttilità (tanto che le crisi con tutti gli altri spessori avverranno in campo plastico come mostrato nei diagrammi M-F,F_T-F,F_200 e M-F,F_TF,F_150 in appendice). 124 APPENDICE 1.10.1.3. M-D,D_T-F,F Sostanzialmente si nota un andamento analogo a quello del precedente confronto anche se i quadri fessurativi sono del tutto singolari. Stavolta, infatti, la crisi locale del mattone è molto più significativa per tutti gli spessori e, infatti, si nota che le rotture avvengono in campo elastico, ma con una duttilità molto bassa. Tale aspetto ci fa capire che anche mettendo la malta duttile (estremizzazione del comportamento di un materiale fondamentalmente fragile), i meccanismi di rottura sono sempre molto fragili e governati, dal punto di vista del legame, principalmente dal mattone. 1.10.1.4. M-D,D_T-D,D Da queste analisi si evince che era ancora possibile caricare il provino, infatti non solo non si è usciti dal ramo elastico per tutte le analisi al variare dello spessore, ma non si sono registrate alcune fratture. 1.10.1.5. M-Dc,Ft_T-Dc,Ft Per l’analisi con spessore 250mm non si notano fratture significative, segno che l’analisi è stata interrotta troppo “presto”, ossia che con quella taratura di legami il provino avrebbe portato ancora carico, quindi deformarsi ulteriormente e collassare con valori più alti di carico e deformazione. A conferma di tale ipotesi, si può notare dai diagrammi in appendice che tale analisi si è arrestata in campo elastico (il rispettivo diagramma non risulta visibile poiché sovrapposto agli altri). Riducendo lo spessore si nota un comportamento diverso da quello delle analisi calibrate e delle altre: le fratture, diversamente dalle altre analisi, che partivano dal centro e si propagavano verso la diagonale, sono sin da subito diffuse in tutto il pannello ma mantengono lo stesso ordine di grandezza delle rispettive in analisi calibrata, ma con aumento della “quantità” di fessure massime. 125 BIBLIOGRAFIA BIBLIOGRAFIA [1] TNO DIANA Finite Elements Analysis. User’s Manual - Release 9.4.4. Element library, material library, analysis procedures. A.A. Delft, Netherlands: TNO Building and Construction Research, Dep. Of Computational Mechanics; 2011. 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