Bastian Contrario - gianni maroccolo official
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Bastian Contrario - gianni maroccolo official
Bastian Contrario Maggio 2007 ig – di Paolo Zaccagnini Leggendo tra le note che accompagnano questo primo progetto di IG - sta per Ivana Gatti e Gianni Maroccolo, i due componenti del gruppo, e non, come si potrebbe pensare dopo averlo centellinato, per Intensa Gioia _ , si legge che il progetto è un “sentimento creato da idee in movimento” e siccome amo parlare chiaro, mi si accusa sempre d’esser troppo duro e schietto, e i voli pindarici non li ho mai graditi mi limiterò a dire che “Bastian contrario”, primo progetto multimediale degli IG, è lavoro compiuto quanto variegato, riuscito. Ma di estrema difficoltà di fruizione visto che gran parte del pubblico odierno ha la testa ipod-izzata, cioè scevra di qualsivoglia idea o pensiero. Bene ha fatto, però, Maroccolo, al quale tutti gli amanti di buona, intensa, robusta musica devono i migliori Litfiba e C.S.I. , a credere in questa signorina di bellissimo aspetto che il fiato lo mozza a bocca chiusa e, soprattutto, aperta, quando canta i suoi componimenti. Che, sì, le sue canzoni, sono come i componimenti che vergavamo a scuola sui quaderni, scritti intingendo la penna nell’inchiostro dei sogni, i più belli, i più semplici. Originale e ispirata la Gatti dimostra d’esserlo in tutti i brani che compongono questa prima fatica discografica – due, Sotto sotto e Resta, si ritrovano come gradevoli anche in forma remix firmati rispettivamente da Riccardo Tesio e Lorenzo Cherubini però rammenti, sia sempre riconoscente al fin troppo schivo Maroccolo che le ha fornito un tappeto sonoro di rara finezza, una trama che ammalia ed esalta nel continuo passaggio tra ritmo e sussurro, empito e silenzio. Devo confessare che la storia del nastro di uno sconosciuto inviato al produttore che lo ascolta e, novello Pigmalione, fa sbocciare la sconosciuta mandataria del nastro non mi ha mai convinto, ci sono, sì, parecchi casi del genere ma personalmente questo tipo di romanticismo deamicisiano nell’ambiente discografico non ho mai avuto modo di constatarlo quindi è con estremo piacere che stavolta mi devo ricredere e ringraziare la signorina Gatti di esser stata così cocciuta dall’aver rintracciato in quel di Bath, negli studi di registrazione di Peter Gabriel, i Real World Studios, Maroccolo al quale si era accostata solo pochi giorni prima dopo un concerto dei PGR, e avergli spedito una cassetta della quale ora potrete sentire qualche frutto (eh, sì, perché nelle cassette sempre frutti ci trovate, della terra o della fantasia). Devo ringraziarla, la signorina Gatti, perché ha puntato sul mediceo Maroccolo, artista dai multiformi ingegni che il superbo basso ha spesso, troppo per chi scrive, messo da parte per far fruttare altrui carriere. Stavolta è stato più equilibrato, ha dosato al meglio il suo gusto, il suo mestiere, la voce della Gatti è particolare, sa esser acuta e suadente, quindi penso abbia dovuto lavorare più sui dettagli che sulla sostanza. Le note dolenti di “Bastian contrario” - appellativo che orgogliosamente mi porto dietro dall’infanzia, quando facevo i capricci se non potevo andare in spiaggia con i gambaletti invernali e un piccolo cappello d’alpino, tanto per essere differente dalla massa degli abbrustoliti, chissà perchè festanti bagnanti - sono solo quelle legate a come verrà accolto dal pubblico, è difficile gettare perle ai porci e pensare che se ne abbelliscano, certi passaggi vocali e strumentali sono così alti che nelle orecchie di chi si dimena con Christina Aguilera e Shakira non ci entreranno mai. Ma Maroccolo è uomo d’onore, oltre che artista completo, si ricorda le difficoltà e la ritrosia che accolsero i Litfiba – a proposito, bravo ad aver recuperato uno dei compagni d’allora, l’Aiazzi, Antonio, alle tastiere, col quale suonano Luca Bergia, dei Marlene Kuntz, alla batteria, Daniela Savoldi al violoncello oltrechè lui, Gianni, al basso e ai synth – e ancor più quella che reso impervio il primo percorso dei C.S.I. – nell’ambiente giornalistico nazionale si ricorda ancora la presentazione, in Bretagna o Normandia non ricordo bene, dell’album “Ko de mondo” con conseguente epica mangiata di crostacei, stratagemma della loro casa discografica di allora per far sì che si parlasse, una buona volta, di loro – cosicché ha spalle abbastanza larghe per affrontare altri momenti duri che passeranno, assolutamente certo, quando il pubblico più attento e ricettivo, e in Italia c’è, potrà sentire le parole e la voce della sua nuova partner, i minimalisti, a tratti anche sontuosi, vestiti sonori che ha creato per i brani della Gatti. Un lavoro attento e commovente, dedicato, lavorato, pensato, realizzato, sudato con estremo rigore, senza sbavatura d’alcun genere, che fa onore alle misere, come tantissime altre cose d’ altronde, sette note nostrane, le illumina - direbbe Giuseppe Ungaretti, che ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura e non il Grande Fratello per la Coglioneria – d’immenso. Basta scrivere, prestate ascolto a IG, vi si aprirà uno scrigno di impalpabili, preziose, sognanti note e parole: godete, gente, godete. Paolo Zaccagnini