N° del 06/03/2011 - Diocesi di San Miniato

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N° del 06/03/2011 - Diocesi di San Miniato
Diocesi di San Miniato
da La Domenica del 06/03/2011
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San Pietro alle Fonti e San Lorenzo a Nocicchio
Il saluto del vescovo Carlo ai suoi parrocchiani
Un giorno carico di emozione a cui le due parrocchie si erano preparate
di Gabriele Corti
La fitta pioggerellina di domenica mattina, non
ha impedito la festosa accoglienza dei
parrocchiani della Scala che con la filarmonica
«Angiolo del Bravo» e i bambini del catechismo
hanno accolto il nostro vescovo Carlo al suo
arrivo dalla parrocchia di San Lorenzo, dove
aveva salutato i fedeli al termine della Messa
delle 9.30.
Sotto un ombrello,
insieme ai suoi
parrocchiani, il vescovo è salito verso la chiesa
parrocchiale di San Pietro alle Fonti, già piena
di gente, dove è stato accolto con un
grandissimo applauso.
Il canto di inizio, della celebrazione eucaristica,
«Cantate al Signore», eseguito dalla Corale
«San
Genesio»,
ha
accompagnato
la
processione introitale. Quale emozione, per chi
vedeva per la prima volta il nostro don Carlo con la mitra e il pastorale, l’anello che brillava, i lenti gesti
della mano destra mentre benediva i suoi parrocchiani; sorrisi di commozione nascondevano qualche
lacrima; il nostro don Carlo, vescovo, come ormai era nella convinzione di tutti da anni, lo avevamo lì,
davanti, che entrava nella sua chiesa per il saluto alla sua gente di La Scala e San Lorenzo.
La liturgia solenne, come si richiedeva per l’occasione, è stata guidata nel canto della Corale che ha
ripetuto i brani scelti in occasione della Messa di ordinazione episcopale di domenica 13 febbraio nella
chiesa di San Francesco: Cantate la Signore , Kyrie, Gloria, Deus Caritas est, Il Signore è il mio pastore,
Inno a Cristo Signore dei millenni. Tutti brani del maestro Giuseppe Liberto, che per una circostanza
straordinaria era presente alla celebrazione. Doppia emozione per i coristi, e per la giovane Marta Corti
che dirigeva per la prima volta la Corale in quanto il direttore Carlo Fermalvento, per necessità, ha dovuto
accompagnare i canti suonando l’organo.
La celebrazione si è conclusa col saluto del segretario del consiglio pastorale Riccardo Ceccatelli (vedi a
lato) che, ringraziando, ha tracciato sinteticamente il percorso di vita pastorale di don Carlo in mezzo a
noi.
Don Carlo, o meglio il vescovo Carlo, da parte sua ha ringraziato tutti sottolineando che con la parrocchia
della Scala abbiamo realizzato una bella realtà laicale, ringraziando in prima persona Riccardo Ceccatelli e
quanti altri hanno collaborato generosamente e gratuitamente con lui permettendogli di svolgere tante
attività a lui affidate e soccorrere tante necessità.
«Un amico mi confidava – concludeva don Carlo – che il nostro albero ha radici alla Scala, ma è diventato
un albero grande, i suoi rami si sono allargati e hanno “mangiato” persone anche lontane [...]. Respirate
nel respiro di Dio – ha proseguito d.Carlo – seminate in maniera larga, seminate nel Signore e
raccoglierete abbondantemente. La mia gratitudine immensa a tutti voi, un grazie a tutti coloro che si
sono fatti invadere dalla parrocchia, pregiudicando, in senso buono, anche le loro famiglie, il loro tempo
libero, e che si donano continuamente alla Chiesa gratuitamente nel Signore perché giunga a tutti la
parola di Dio».
Un conviviale ritrovo nei locali della canonica, ha visto riuniti i componenti del consiglio pastorale, i
catechisti, e quanti hanno prestato servizio alle parrocchie di La Scala e San Lorenzo a Nocicchio con
alcuni sacerdoti e il nostro vescovo Fausto Tardelli, che ha voluto onorarci della sua presenza in questo
momento particolare.
Dopo il pranzo, nella cappella del Salvatore, un simpatico momento di sintesi e di ringraziamento della
nostra gente, con la proiezione di foto e video come testimonianza del ministero del parroco don Carlo tra
di noi. Un lavoro ben curato che ha necessitato di tanto impegno, tempo e capacità per la sua
realizzazione. Immagini dal suo ingresso alla Scala, fino alla sua ordinazione episcopale. Un don Carlo a
tanti sconosciuto, dal grembiule delle scuole elementari con un bavero già allora a mo’ di collare, ad un
giovane sui venti anni, già elegante ... come sempre. Una registrazione con le parole del Vescovo Ricci,
Mons. Pomponi e Riccardo Ceccatelli, ci portano al suo ingresso alla Scala. Successivamente un
susseguirsi di immagini che lo ritraggono spesso in pose curiose, sottolineate da didascalie appropriate e
simpatiche hanno creato momenti veramente rilassanti e felici. Tante immagini, viaggi con i parrocchiani, i
ritiri con i bambini della prima Comunione, ricorrenze, anniversari, i lavori ed il restauro della nostra
chiesa e l’intero edificio resi adesso più accoglienti e belli. Immagini recenti hanno ritratto don Carlo in
udienza dal Papa dove ha ricevuto in dono la croce episcopale e poi numerose immagini che hanno
illustrato ampiamente l’ordinazione episcopale nella chiesa di San Francesco.
«O state attenti!!!» sono le parole con le quali spesso nelle sue omelie don Carlo, da sapiente
comunicatore, riusciva a recuperare, anche coloro che, per qualche ragione, si fossero distratti, per
esprimere un concetto importante; con questa frase sono iniziate una serie di interviste che hanno
espresso pensieri, riflessioni, e auguri al nuovo vescovo Carlo. S.E. Mons Fausto Tardelli, Mons. Idilio
Lazzeri, don Roberto Pacini, don Francesco Zucchelli, i catechisti, il gruppo Gam, La Corale San Genesio, e
tante persone che hanno desiderato esprimere una riflessione. Al suono di una marcia trionfale con
l’immagine dello stemma episcopale del nuovo vescovo il filmato si conclude con un amen solenne su
immagini dei soffitti affrescati della basilica di San Pietro.
In ringraziamento di tutto, la giornata si è conclusa con la solennità del Vespro.
Il saluto della comunità
Riccardo Ceccatelli, per il Consiglio Pastorale.
Eccellenza
reverendissima,
carissimo don Carlo, mi è stato
chiesto di rivolgerti, al termine di
questa
solenne
celebrazione
eucaristica, a nome di tutti quanti,
un breve indirizzo di saluto, per
esprimere innanzi tutto la gioia e la
gratitudine al Signore delle nostre
comunità parrocchiali per il grande
privilegio che ha concesso anche a
noi nel dono del tuo episcopato.
Come disse il vescovo Fausto
nell’omelia dell’ordinazione, nel tuo
episcopato «è come il fiorire della
chiesa tutta di San Miniato, piccola
e con tante miserie, ma resa
feconda dallo Spirito Santo». Se
questo è vero per tutta quanta la
nostra Chiesa diocesana, lo è allora
a maggior ragione per le nostre due
piccole comunità cristiane di San Pietro alle Fonti e di San Lorenzo a Nocicchio, poste ai piedi della collina
sanminiatese, che questo fiore hanno custodito e coltivato in questi ultimi sedici anni.
Sedici anni sono come un soffio nel respiro di Dio, ma sono comunque tanti nell’arco della breve esistenza
umana. Come è stato ricordato nella lettera inviata a tutte le famiglie delle nostre parrocchie, in questi
anni, 143 bimbi e bimbe hanno ricevuto da te il Battesimo, 239 bambini la prima comunione. Altrettanti
sono stati confermati nel sacramento della Cresima. Sono stati celebrati qui 78 matrimoni e più grande
ancora è il numero delle coppie da te fraternamente preparate a celebrare cristianamente il sacramento
dell’unione coniugale. Infine oltre 250 sono i nostri cari fratelli e sorelle che in questo tempo sono passati
da questo mondo al Padre e da te muniti del conforto sacramentale.
Senza contare il numero delle persone assistite, con grande discrezione, nelle varie necessità, spirituali e
materiali, nel ministero della riconciliazione, nella predicazione e nella direzione spirituale. Ricordi, volti,
emozioni che affollano la mente e il cuore e che rendono faticoso il distacco, anche se necessario ed
imminente.
Senza ovviamente dimenticare poi quanto ci lasci sul piano materiale: i vari restauri eseguiti sono e
resteranno la testimonianza visibile e tangibile del tuo passaggio in queste nostre parrocchie. Un’eredità
materiale che ci racconterà e rammenterà quella spirituale e ministeriale che siamo certi possa produrre a
lungo frutti di conversione sempre più robusti e fecondi a loro volta.
Ecco allora il motivo della nostra immensa gratitudine per il dono del tuo ministero in mezzo a noi,
suggellato ora dal dono dell’episcopato che il Signore ti ha fatto e ci ha fatto. Un dono, quest’ultimo, un
po’ amaro, dobbiamo riconoscerlo, poiché nel momento stesso in cui lo riceviamo, dobbiamo purtroppo
materialmente privarcene.
Ma vogliamo fiduciosamente abbandonarci alla Divina Provvidenza, come ci ha oggi invitato a fare Gesù,
nella bellissima pagina del Vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato, nella certezza che Dio, per dirla col
Manzoni, «non turba mai la gioia de’ suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande» (I
Promessi Sposi, Cap. 8, «Addio ai Monti»).
Infine desideriamo esprimenti un grande augurio per il tuo ministero pastorale nella Diocesi di Massa
Marittima-Piombino, che auspichiamo altrettanto fecondo e ricco di frutti spirituali. Ti assicuriamo la
nostra vicinanza, nella preghiera innanzi tutto, ma anche in ogni altra possibile necessità, nella certezza di
essere sempre e comunque parte della tua grande «famiglia spirituale» che altro non è che la famiglia dei
figli di Dio, secondo le parole del santo vescovo Agostino che ebbe a dire: «per voi sono vescovo, con voi
sono cristiano».
dalla diocesi
A San Miniato Basso, il corso di Formazione liturgico musicale:
Incontro con il maestro Giuseppe Liberto
di Antonio Baroncini
Venerdì 25 e sabato 26 gennaio, la parrocchia
di San Miniato ha ospitato il secondo incontro
del corso di formazione liturgico-musicale,
organizzato dalla Commissione di Musica Sacra
della nostra Diocesi, sotto la direzione
competente e appassionata di don Amedeo
Deri. I temi «Canto e cantori nelle celebrazioni
liturgiche» e «Il canto del Proprio e
dell’Ordinario della Messa. Aspetti storici,
liturgici e celebrativi» sono stati affrontati da
mons. Giuseppe Liberto, noto compositore di
musica per la liturgia e già direttore della
Cappella musicale pontificia «Sistina».
Con rigore ed eloquenza, mons. Liberto è
riuscito a far ben comprendere quanto il canto
e la musica abbiano un ruolo estremamente
significativo nelle celebrazioni liturgiche, un
ruolo che diviene elemento di stupore, di lode e di contemplazione e che permette alla liturgia di poter
meglio esplicare la sua finalità: essere «glorificazione di Dio e santificazione dei fedeli» (Sacrosanctum
Concilium 10). In questo senso «la musica sacra è parte necessaria ed integrante della liturgia» (SC 112).
«Il canto acquista – ha sostenuto il relatore – l’efficacia di un segno visibile dell’esultanza e
dell’implorazione di chi, nella fede, riconosce il mistero di Dio che si rende presente agli uomini nei segni
liturgici e per questo loda con riconoscenza «la misericordia del Padre che è donata nel Figlio per mezzo
dello Spirito Santo».
Aiutare i fedeli ad entrare in questo clima di preghiera, con sobrietà e proprietà, per orientare e favorire
l’apertura al Mistero, è compito primario del canto liturgico, che proprio per questo deve possedere
requisiti teologici ed artistici tali da essere degno del ruolo che svolge in rapporto a ciò che si celebra.
Mons. Liberto ha sottolineato quanto sia importante la scelta dei testi, della musica, dell’autore per ogni
singola celebrazione. «Non si celebra Palestrina, Perosi, Bach o Morzat, ma si sceglie la musica di uno di
questi musicisti perché per quella celebrazione, la musicalità, i toni, i ritmi, le parole dei testi selezionati,
sono i più significativi, eloquenti, trasmissivi, comunicativi».
«Pertanto», ha proseguito il relatore, «non ogni canto e non ogni musica sono adatte alla liturgia e non
ogni brano di musica sacra è adatto ad ogni momento della celebrazione e ad un determinato tempo
liturgico».
Una verifica dell’efficacia di questi concetti noi l’abbiamo avuta nella splendida celebrazione
dell’Ordinazione episcopale di mons. Ciattini, con i canti eseguiti dalla corale «San Genesio» diretta con
autorevolezza dal maestro Carlo Fermalvento.
Proseguendo la sua relazione, mons. Giuseppe Liberto ha analizzato con particolare attenzione le tre fasi
della celebrazione eucaristica, suddividendole nelle loro singole parti, precisando che la liturgia ricorre al
canto e alla musica per tre funzioni essenziali: 1) Il rendimento di grazie: il canto diviene simbolo del
sacrificio spirituale. «Colui che loda esce da se stesso e si proietta con la voce verso Colui al quale rende
grazie»; 2) L’annuncio del Vangelo: il canto e la musica danno forza alla Parola nelle letture bibliche, nei
salmi, negli inni, nelle litanie, per proclamare le meraviglie di Dio.
Tutto questo ne amplifica l’effetto e ne favorisce la memorizzazione, l’assimilazione e la meditazione; 3)
La professione di fede: alla Parola annunciata i credenti riuniti rispondono con la professione di fede,
esprimendo il proprio credo che è quello della Chiesa.
«La celebrazione liturgica», ha concluso mons. Liberto «da un lato assume i diversi significati umani del
canto, dall’altro li prolunga, li completa e ne realizza il senso più profondo di comunione e di festa».
Da parte mia aggiungo una riflessione sul metodo e sul comportamento del relatore: dai gesti, dallo
sguardo, dalla scelta del frasario, traspariva non solo il suo grande spessore di compositore e di maestro,
ma quanto la musica invada il suo proprio io interiore, ritmando, con toni alti e bassi, le parole. «Nelle sue
parole abbiamo visto la sua anima», gli è stato detto.
Attendiamo con interesse il prossimo incontro poiché, per l’importanza degli argomenti, più che semplice
cronista sono divenuto attento alunno.
(Nel prossimo numero della «Domenica», la presentazione del libro di mons. Liberto «Parola fatta canto»)
Sinistra, teologia e libertà
di Francesco Ricciarelli
«Parlando di religione cristiana, continuiamo ad avere come punto di riferimento il Concilio Vaticano
Secondo». È questa una delle dichiarazioni di Sinistra Ecologia e Libertà di San Miniato contenute in un
sorprendente comunicato apparso sulla Nazione del 24 febbraio scorso. L’occasione per questo outing è
venuta dall’ultimo strascico di polemica seguito all’approvazione in Consiglio comunale di San Miniato di
una mozione presentata proprio da Sel e dai Comunisti Uniti. La mozione chiede di sospendere
l’assunzione da parte delle Asl di personale addetto all’assistenza religiosa cattolica negli ospedali. Il
servizio di conforto religioso dovrebbe essere svolto, a parere dei proponenti, da personale volontario e
non retribuito.
La mozione, approvata, ha ottenuto il risultato di provocare un’indignazione bipartisan, sia a destra che a
sinistra. Per ridurre i costi della spesa pubblica e togliere qualche «privilegio» alla Chiesa si andrebbero
infatti a colpire le persone più deboli e sofferenti. Ma siamo sicuri che la priorità nella lotta contro gli
sprechi sia andare a togliere la certezza dell’assistenza spirituale ai malati? O non si tratta piuttosto di un
rigurgito di ideologia anticlericale?
Sel – nel comunicato apparso sulla Nazione – respinge le accuse di anticlericalismo, affermando anzi di
riconoscere la fede cristiana come «fonte di scelte coraggiose ed etiche importanti», visto anche l’«elenco
infinito» di personaggi della Chiesa italiana e mondiale che contribuiscono all’emancipazione degli ultimi e
alla difesa dei diritti degli oppressi. Certo, non è un riconoscimento da poco!
Per svelare i segreti dei cuori era quindi necessario che giungesse in porto un’iniziativa, come quella
contro i cappellani ospedalieri, promossa da Mauro Romanelli, consigliere regionale toscano e membro del
circolo Uaar di Firenze. Per la cronaca, Uaar è un’associazione di atei e agnostici razionalisti che da tempo
cerca di promuovere iniziative dal titolo eloquente, come «Scrocifiggiamo l’Italia» o la «Giornata dello
sbattezzo» e, attraverso i suoi affiliati e simpatizzanti, riempie di insulti e di bestemmie i social network
(il fenomeno è ormai conosciuto come «cyberbullismo ateo»).
Insomma, quella che era partita come un’iniziativa laicista in senso stretto si è trasformata –
miracolosamente – in un riconoscimento dei meriti della Chiesa e delle esigenze spirituali della persona
ammalata. Purché, precisa Sel, si mantenga la distinzione tra quello che è di Cesare e quello che è di Dio.
Detto in soldoni: purché non si spenda un euro del denaro pubblico per garantire a tutti il diritto,
solennemente riconosciuto, all’assistenza spirituale nel tempo della malattia.
A sostegno di questo distinguo, Sel fa riferimento nientemeno che al Concilio Vaticano II e in particolare
alla dichiarazione Dignitatis Humanae interpretata come una svolta epocale, con il riconoscimento da
parte della Chiesa della libertà di coscienza e della «raggiunta maturità morale dell’uomo». Questo
avrebbe reso superfluo, secondo Sel, il ricorso al principio di autorità ai fini di qualsiasi scelta morale, che
può essere detta tale solo se radicata nell’intimità della coscienza.
Probabilmente il testo della dichiarazione conciliare a disposizione di «Sel – San Miniato» presenta alcune
varianti rispetto a quello ufficiale. La Dignitatis Humanae infatti condanna la coercizione che impedisce ai
singoli di professare liberamente la propria fede ma al tempo stesso riconosce alla Chiesa il diritto-dovere
di comunicare a tutti gli uomini la vera religione e il dovere, da parte di tutti gli esseri umani, di cercare la
verità e di aderirvi man mano che la conoscono.
Il Concilio Vaticano II quindi non nega il dovere morale dei singoli e della società nei confronti della verità,
anzi! Anche se la verità non può essere imposta con la forza, tuttavia la verità esiste ed esiste una legge
morale che ogni uomo è tenuto a cercare ed accogliere. Per far questo è necessaria una formazione della
coscienza a cui la Chiesa non può abdicare. Altrimenti la libertà di coscienza finirebbe facilmente per
essere confusa con le convenienze personali o con la cattiva digestione.
È indubbio che un atto morale deve essere libero e radicato nella coscienza della persona, ma questo non
esclude né il principio di autorità né tanto meno il dovere di giustizia, da parte della società civile, di farsi
carico non solo dei bisogni materiali ma anche delle esigenze spirituali dei cittadini.
Ufficio Scuola Diocesano
Emigranti e immigrati nella diocesi di San Miniato
Venerdì 18 febbraio 2011, alle ore 17.30, nei locali della sala
parrocchiale della Collegiata di S. Croce sull’Arno, si è tenuta la
presentazione del testo «Da quando Mario di Capanne andava a far
mattoni a quando è arrivato il mio amico Mohammed».
Alla stesura del libro, avente come sotto-titolo «Emigranti e immigrati
nella Diocesi di San Miniato», realizzato con il contributo della
Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, hanno collaborato un
gruppo di docenti di religione cattolica della nostra diocesi, operanti
nella scuola primaria e secondaria di I grado, coordinati dal prof. Paolo
Morelli, docente di storia della Chiesa presso la Scuola di Formazione
Teologica di San Miniato.
Alla presentazione del testo erano presenti il nostro vescovo, mons.
Fausto Tardelli e il dott. Cesare Angotti, già direttore dell’Ufficio
scolastico regionale per la Toscana.
Il prof. Morelli e alcuni tra i docenti, che hanno collaborato alla stesura
del lavoro, hanno illustrato l’articolazione dello stesso, nel quale sono
stati analizzati vari aspetti: storico, biblico-teologico, documentario e di
testimonianza, tra passato e presente, con possibili aperture all’integrazione per il futuro. L’apparato
statistico consente di avere un quadro esauriente del fenomeno immigratorio, nella sua evoluzione, in tutti
i comuni appartenenti alla nostra diocesi e nei rispettivi istituti comprensivi e direzioni didattiche. Un altro
aspetto particolarmente interessante è l’attenzione alla ricaduta nel contesto scolastico, attraverso la
predisposizione di schede operative per possibili attività all’interno delle classi.
Sono seguiti alcuni interventi, tra cui è da segnalare quello di don Romano Maltinti, direttore della Caritas
diocesana, in merito alle iniziative portate avanti dalla diocesi, come, ad esempio, l’attività del centro di
ospitalità notturna «Le querce di Mamre» a S. Croce sull’Arno.
Il dott. Angotti, pur non occupandosi più, a causa del suo recente pensionamento, dell’Ufficio scolastico
regionale per la Toscana, ha espresso il suo plauso per la pubblicazione, manifestando la sua emozione
per testimonianze come questa, che fanno riaffiorare in lui significativi ricordi sia di carattere personale
che come uomo che ha dedicato la sua vita professionale all’istituzione scolastica. Angotti ha auspicato
che lavori come questo siano condivisi dalle varie scuole della regione Toscana, invitando i redattori ad
estrapolare una sintesi da inserire nel sito dell’Ufficio scolastico regionale.
Il nostro vescovo ha concluso la presentazione ringraziando gli autori del libro per il prezioso servizio che
hanno saputo rendere alla Chiesa di San Miniato, affinché i nostri ragazzi possano aprirsi al rispetto e alla
condivisione nei confronti di coloro che provengono da altre realtà geografiche e sappiano interiorizzare i
valori della solidarietà e della fratellanza verso tutti gli uomini.
Cresime a Marti
Domenica 27 febbraio nella nostra Pieve di Marti il vescovo
Fausto Tardelli ha amministrato il sacramento della Cresima
a sette ragazzi, a cui si è aggiunto un giovane proveniente
dalla parrocchia di Ponte a Egola. I ragazzi che hanno
ricevuto la Confermazione frequentano la classe 3a media:
Tommaso, Lavinia, Giulia, Alessia, Cristobal, Alessandro e
Simone. Accompagnati dai padrini e madrine e da tutta la
comunità parrocchiale, i nostri ragazzi si sono presentati
davanti al Vescovo per rinnovare il dono dello Spirito Santo
che avevano già ricevuto quando, agli inizi della loro vita, i genitori avevano chiesto per loro il Battesimo.
Mons. Tardelli nell’omelia ha sottolineato che essere cristiani significa andare contro corrente, come hanno
fatto i Santi, mettendo al primo posto Gesù e l’amore verso il prossimo. Al termine della celebrazione
Eucaristica il Vescovo ha consegnato a tutti i ragazzi una pergamena a ricordo dell’evento, il segno del
Tau e un vangelo. In sacrestia, ha poi salutato personalmente ognuno di loro chiedendo i progetti per il
futuro ed esortandoli a non dimenticare le proprie radici: anche se le loro strade si separeranno potranno
sempre avere un luogo dove ritrovarsi (la parrocchia) e magari mettere al servizio della comunità i talenti
che il Signore ha dato loro.
Il primo carnevale Acr parrocchiale
di Marco Foggi
Sabato 26 Febbraio si è svolto nella parrocchia di Castelfranco di Sotto il 1° carnevale Acr che ha visto
partecipi tanti piccolissimi e tanti ragazzi dai 6 agli 11 anni. Questo carnevale si è differenziato dagli altri
perché nella piazza erano sparsi tanti messaggi di pace, come «Carica la pace…», realizzati dal gruppo
dopo-Cresima, ragazzi di 12-14 anni che in questo periodo stanno riscoprendo il sapore della pace. Poi, la
caccia al tesoro dove i ragazzi di 6-11 anni si sono divertiti come matti a trovare il tesoro e l’animazione
per i piccolissimi guidata dalle maestre dell’asilo. Il carnevale si è chiuso con i bans dell’Acr, che hanno
fatto ballare e cantare i ragazzi guidati da un inedito Naomo, e con la premiazione della caccia al tesoro e
delle maschere più belle. In qualità di responsabile Acr parrocchiale vorrei ringraziare per la collaborazione
il comune, i giovanissimi, la commissione giovani, alcuni adulti e alcuni catechisti della parrocchia, don
Ernesto e Gianluca e la ex responsabile diocesana Acr Elisa Barani.
Presentato 2° Rapporto sulle povertà nella diocesi
Abbiamo Ascoltato
La presentazione del Vescovo Fausto
Fa certamente star male. Non c’è dubbio. Per il secondo anno la Caritas
diocesana presenta il rapporto sull’attività dei centri d’ascolto disseminati
ormai su quasi tutto il territorio diocesano. Fa star male perchè il dossier ci
mostra quante persone siano nel disagio, vivano con difficoltà per una serie
svariata di motivi e facciano fatica ad andare avanti. Ci si rimane male, anche
perchè siamo ben consapevoli che quanti si rivolgono ai nostri centri di ascolto
sono soltanto una piccola parte di quelli che sono nel bisogno. Si tratta di
un’umanità dolente e pesante che ci angoscia il cuore e che ci fa toccare con
mano la nostra impotenza a risolvere effettivamente i problemi. Questi del
resto sono complicati, economici e sociali insieme, di cultura e di salute, locali
e internazionali, spirituali e materiali a un tempo, spesso molto più grandi di
noi. A volte poi è la persona stessa a farsi del male con le sue proprie mani.
Ecco perchè la pubblicazione del dossier annuale della Caritas, se da una parte
è un invito a tutta la comunità cristiana e alla società civile in genere ad
impegnarsi di più nella solidarietà, a diventare più fraterna, a sradicare le
ingiustizie sociali che causano tanti mali, assumendo stili di vita migliori,
dall’altra si fa preghiera accorata a Dio perchè solo Lui può toccare il cuore degli uomini e convertirli, solo
Lui può donarci la pace e quel mondo nuovo in cui non ci sia più lutto né pianto, né dolore, né angoscia,
né miseria alcuna. » Scarica il testo in PDF
A Capanne si è parlato del testamento biologico
«Vivere.. Morire... Spetta a noi decidere?»
di Elena Abruzzo
Venerdì 25 febbraio, presso il cinema-teatro di Capanne
si è tenuto il seminario «Vivere.. Morire... Spetta a noi
decidere?», promosso dall’associazione Scienza & Vita
riguardante il tema controverso del testamento biologico.
Il cinema, che conta più di 200 posti, era quasi pieno: alla
spicciolata è arrivata molta gente di parrocchia e anche da
fuori.
L’introduzione del giornalista di «Toscana Oggi» Andrea
Bernardini ha messo in evidenza come centinaia di comuni
in Italia abbiano già approvato registri sul testamento
biologico nonostante la legge sul fine vita sia stata appena
abbozzata. Gli accesi dibattiti, nati a partire dal caso di
Eluana Englaro, non hanno avuto comunque il successo
da molti sperato. Ad esempio, nel comune di Pisa, che
conta quasi 90.000 abitanti, sono stati depositati circa 60
testamenti. Con la domanda: «La legge sul fine vita è una conquista di civiltà?» la parola è passata al
dottor Renzo Puccetti, medico specialista in medicina interna, autore di numerosi libri, veramente
preparato e persona molto competente sui temi di bioetica.
Il dottor Puccetti ha illustrato come il testamento biologico prenda le mosse dalla mutata relazione
medico-paziente. La parola paziente, che deriva dal latino patior, significa colui che soffre. Il paziente, non
potendo risolvere da solo il suo problema, individua nel medico colui che può aiutarlo. Il sostantivo
medico, che ha la sua radice nel dal sanscrito madh, significa colui che cura
perché sa. È proprio questo suo «sapere» che il paziente cerca. I ruoli devono rimanere distinti: il
paziente non può fare il medico e viceversa. Tuttavia questa diversità non contraddice la pari dignità di
entrambe le persone. Ogni persona è dotata di dignità incondizionata e inalienabile, riconosciuta non solo
dalla dottrina cristiana, ma anche dal pensiero filosofico. Kant afferma che la persona non può essere mai
utilizzata come un mezzo né da altri né da se stesso, perché in tal modo viene violata la sua dignità.
Il rapporto medico-paziente si incrina quando il medico non è più solo medico, ma è anche ricercatore e il
paziente diventa strumento della sua ricerca. La persona malata perde la sua dignità, diventa caso clinico.
Di fronte a questo tradimento si ha una reazione: l’introduzione del concetto di autodeterminazione (ogni
individuo ha capacità di scelta autonoma e indipendente), lo stravolgimento del concetto di autonomia
(autogoverno libero da interferenze e limitazioni, fino all’autodegradazione), l’incremento del contenzioso
(denunce nei confronti dei medici). In questo contesto nasce il testamento biologico, strumento concepito
per sostenere la capacità di autonomia decisionale di un soggetto in stato di incoscienza.
La dat (dichiarazione anticipata di testamento) richiede un iter ben preciso: 1) il soggetto deve pensare
bene a quali trattamenti vorrebbe in stato di incoscienza; 2) deve trascrivere ciò che ha pensato; 3). una
persona di fiducia attualizzerà al momento dell'apertura del testamento, alle sue condizioni, ciò che ha
scritto; 4). un medico, da lui indicato, leggerà lo scritto; 5) dopo la lettura i sanitari dovranno attuare la
volontà espressa.
Diversi studi, per la maggior parte americani, hanno già individuato una serie di problemi. Spesso il
paziente è disinformato sulle terapie utilizzate negli stati di incoscienza, che variano comunque da caso a
caso. Quindi ciò che scrive può non corrispondere a ciò che realmente vuole. Inoltre non c’è la certezza
che un individuo che scrive il suo testamento biologico oggi possa avere le stesse idee tra alcuni anni.
Qualcosa nella sua vita può cambiare nel frattempo. Il fiduciario infine può essere influenzato da opinioni
personali e il medico può non attuare correttamente ciò che ha letto. Ci sono anzi dati preoccupanti che
mostrano come soggetti che hanno redatto un testamento biologico ricevano con minor frequenza anche
terapie di base. Fa riflettere, a tal proposito, la storia di un uomo che aveva già scritto il suo testamento
biologico e che, ricoverato per un infarto, d’improvviso si sentì male e chiese aiuto. Giunse subito un
medico con un defibrillatore ma, nell’atto di rianimarlo, questi venne prontamente bloccato da infermiere
e capo infermiere, entrambi a conoscenza delle dichiarazioni anticipate del paziente. E l’uomo morì…
Alla relazione del dottor Puccetti è seguito un breve ma acceso dibattito. La serata è stata veramente
degna di esser partecipata perché ha gettato luci su uno «strumento», quello del testamento biologico,
che viene spesso presentato come una soluzione ovvia ma che presenta molti più problemi di quanti ne
risolva.
Nel Sorriso di Valeria
Il progetto «Costa d’Avorio»
L’associazione «Nel sorriso di Valeria» onlus ha come scopo principale l’aiuto
dei bambini bisognosi, sia in Italia che all’estero. La scelta di aiutare i bambini
della Costa d’Avorio deriva da un legame preesistente tra gli amici di Valeria e
alcuni volontari che operano in questo Paese africano. E anche dalla passione
per gli U2 che, nei loro concerti,si fanno portavoce della lotta alla povertà con
la riduzione del debito dei Paesi più poveri. L’iniziativa è rivolta ai 210 villaggi
della zona nord-ovest della Costa d’Avorio, ai confini con la Liberia, situati in
un raggio di 80 km intorno alla cittadina di Zouan-Hounien. La situazione di
instabilità politica in Costa d’Avorio, sull’orlo di una guerra civile, pesa in modo
particolare sui bambini che vedono negati i loro diritti alla salute e all’istruzione.
Il progetto «Costa d’Avorio» prevede l’inserimento, ogni anno, di almeno 20 bambini nella prima classe
della scuola primaria, giungendo così al numero di 100 nei primi 5 anni, garantendo in ugual misura
l’istruzione femminile, troppo trascurata per cultura e tradizione. Ai bambini vengono garantiti, oltre al
materiale scolastico e all’abbigliamento, anche un’alimentazione adeguata e l’assistenza sanitaria di base.
Il costo medio per l’inserimento scolastico del bambino è di circa 150 euro all’anno. L’iniziativa mira a
promuovere le «adozioni scolastiche», che consistono nel sostenere un bambino a scuola per i cinque anni
del ciclo primario.
Per chi vuol partecipare al progetto, occasioni per queste sottoscrizioni potrebbero essere eventi e
ricorrenze liete in ambito familiare come: prime comunioni, matrimoni, anniversari. In questo modo si
aggiungerebbero altri sorrisi in mezzo a noi. I sostenitori potranno ricevere una scheda anagrafica con la
foto del bambino.
Appuntamenti e segnalazioni ...
Sabato 5 Marzo l’ingresso
del Vescovo Carlo a Massa Marittima
MASSA MARITTIMA, 25/2/2011 - Il vescovo Carlo Ciattini è stato scelto dal papa
Benedetto XVI quale successore del vescovo Giovanni Santucci sulla cattedra che fu
dei santi Mamiliano, Regolo e Cerbone. Sabato 5 marzo inizierà il suo ministero
episcopale con una celebrazione ricca di gesti e segni che esprimono il ruolo del
vescovo nella Chiesa locale. Sarà accolto presso il Centro Diocesano di Spiritualità
“San Guido” a Bolgheri da due rappresentanti della nostra Chiesa: monsignor Vicario
Generale, delegato “Ad Omnia”, e dal Presidente del Capitolo e Rettore della
Cattedrale che identificano il governo effettivo della nostra realtà ecclesiale. Via via
che si avvicinerà a Massa Marittima, nello snodarsi della Via Aurelia, attraverserà i
territori delle comunità parrocchiali di Donoratico, San Vincenzo, Venturina e Follonica,
idealmente giunge al centro spirituale della diocesi toccando tutte le comunità
parrocchiali che vivono alla luce del Vangelo. […] » Continua
Indicazioni Logistiche
Quanti arrivano a Massa Marittima con i pullman messi a disposizione dalle parrocchie scenderanno alla
“CURVA DEL VENTO” lì ci sarà una navetta che li porterà alle Fonti per attendere l’arrivo del vescovo
Carlo. […] » Continua
Il Numero Unico in allegato a La Domenica del 6 Marzo
Cristo è tutto per noi
“Cristo è tutto per noi” è il titolo della pubblicazione (di cui in figura anticipiamo la
copertina) edita dalle diocesi di Massa Marittima-Piombino e di San Miniato e che
ripercorre i principali momenti, dal giorno della nomina e fino alla presa di possesso
della sua diocesi, di S.E.R. Mons. Carlo Ciattini, vescovo di Massa MarittimaPiombino.
Si tratta di 48 pagine a colori che raccontano i momenti più significativi dell’elezione e
dell’ordinazione episcopale di un presbitero della diocesi di San Miniato chiamato alla
guida della Chiesa Massetana, insieme a numerose testimonianze. […] » Continua
L’agenda del Vescovo
Sabato 5 marzo – ore 15: Cattedrale di Massa Marittima, inizio del ministero pastorale del Vescovo di
Massa Marittima – Piombino, Mons. Carlo Ciattini.
Domenica 6 marzo – ore 16,30: S. Messa e inaugurazione dei locali della Misericordia a Santo Pietro
Belvedere.
Martedì 8 marzo – ore 18,30: Consiglio per gli affari economici del Seminario.
Mercoledì 9 marzo – ore 9,30: Udienze. Ore 18: In San Domenico, S. Messa con imposizione delle
ceneri, nell’inizio della Quaresima.
Giovedì 10 marzo – ore 9: Comitato per la causa di beatificazione di Mons. Bartoletti. Ore 12,30:
Incontro con il parroco dell’Unità pastorale n. 7, La Rotta-Montecastello.
Venerdì 11 marzo – ore 9,30: Udienze.
Sabato 12 marzo – ore 11: S. Messa a Torre, nella festa patronale di S. Gregorio Magno. Pomeriggio
con i seminaristi. Ore 21,15: A Cigoli, rassegna dei cori parrocchiali.