I Simboli Iniziatici della Massoneria del Marchio

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I Simboli Iniziatici della Massoneria del Marchio
Il simboli iniziatici della massoneria del Marchio
La tradizione della Massoneria del Marchio è la più autentica tradizione “sapienziale” della Massoneria. Come
molti sapranno nei tempi antichi in Loggia venivano trasmessi solo due gradi quello di apprendista e quello di
compagno di mestiere. Il solo maestro presente era il Maestro Venerabile cioè il maestro di tutta la loggia. I
fratelli meritevoli potevano ricevere il grado di maestro del Marchio, che con la sua profonda simbologia
completava il percorso muratorio. Oggi le cose sono cambiate perché per entrare nel Marchio bisogna aver
conseguito il grado di maestro nella massoneria azzurra ma la tradizione del grembiule da compagno rimane per
ricordare l’antico costume; infatti nel grado del Marchio si entra, secondo l’antica tradizione, ancora indossando
il grembiule da compagno, perché nella nostra tradizione solo questo grado conferisce la vera maestria.
Nella costruzione della cattedrale gotica la cui simbologia è strettamente intessuta con la simbologia del Tempio
di Re Salomone, le pietre usate erano sagomate all’esterno del recinto sacro. Ogni scalpellino aveva il compito di
realizzare nella tenera pietra arenaria un solo tipo di concio, le varie parti venivano assemblate successivamente.
C’era chi costruiva una porzione di arco chi costruiva i blocchi delle pareti o dei contrafforti, ognuno costruiva
tante repliche dello stesso modello, ognuno firmava con un glifo il proprio lavoro. Questo costume non era una
novità perché vecchia di almeno venti secoli, ed era già usata dai “Fratelli Arvali” i costruttori dei luoghi sacri
dell’antica Roma che abitualmente mettevano disegni o sigle sui loro manufatti, tanto che spesso degli
imperatori emanarono degli editti per limitare l’abuso.
In realtà il candidato del Marchio non fa altro che raccogliere o copiare una pietra che ha trovato, con tanto di
disegno preesistente, e presentarla come sua, gettando invece il lavoro da lui realizzato. Per questo corre il
rischio di subire la pena degli ladri e degli imbroglioni, quella che gli venga tagliata la mano destra e viene
salvato dai suoi compagni che ne prendono le difese. Viene però ammonito a non appropriarsi della proprietà
altrui e non chiedere un salario che non si è meritato.
Degno di nota è che la Parola di Passo in questo grado oltre ad essere il nome di un luogo cioè l’antico nome del
porto di Jaffa significa in ebraico “bellezza” e “perfezione” e torniamo al secondo grado.
Nella prima parte della cerimonia il candidato presenta il lavoro che viene rigettato perché non corrisponde a
quello richiesto. Il lavoro, altri non è che la chiave di volta del tempio di Re Salomone. La simbologia che qui
viene sottesa è nel Salmo 118:22 “La pietra che i costruttori avevano disprezzata è divenuta la pietra angolare,
questa è opera del Signore e cosa meravigliosa agli occhi nostri”.
La parabola della pietra che viene rigettata dai costruttori che diventa chiave di volta, è ripresa anche nel
Vangelo Mc. 12,1 ma qui gli viene sovrapposta la parabola del padrone della vigna, (quello che mandava i servi
a riscuotere il raccolto dagli affittuari e loro lo bastonavano, finché arrivano ad uccidere il figlio del padrone). La
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critica è rivolta a scribi e sacerdoti che come gli affittuari uccidono il figlio del padrone cioè Gesù. La critica è
rivolta non solo a quelli del tempo ma anche a quelli odierni, ed ai martiri del libero pensiero a tutti coloro che
sono andati dai simbolici “vignaioli” a reclamare ciò che è giusto e sono stati bastonati e uccisi.
La pietra che viene rigettata, viene buttata tra i rifiuti e si spezza. Con la revisione del rituale del 1820 il
particolare della pietra spezzata viene omesso dal rituale. Sono due i concetti che volevamo segnalare: primo la
pietra viene gettata tra i rifiuti; a Gerusalemme i rifiuti venivano messi in un luogo chiamato: “Gaenna o Geenna”
questo luogo per il Vecchio e il Nuovo testamento è diventato il nome dell’inferno, degli inferi. La seconda è che
ha perso la sua integrità e deve essere reintegrata.
In questa parte della cerimonia, la chiave di volta, viene nascosta simbolicamente in un panno nero in attesa della
sua reintegrazione.
La prima simbologia che ci viene in mente è quella greco-egizia del sole che tramontando a occidente percorre
gli inferi durante la notte per essere reintegrato e risorgere a oriente la mattina successiva completamente
rigenerato. Questa componente, escatologicamente molto interessante, non è la principale. E’ invece prioritaria
la tradizione gnostico-rosacrociana. Tra il 1840 e il 1866, quando viene pubblicato il Duncan’s masonic ritual
and monitor of Freemasonry, il rituale precedente viene modificati e la pietra che viene presentata diventa una
copia che il candidato realizza osservando l’originaria pietra di volta.
Il concetto della pietra che viene copiata e che genera degli eventi funesti ricorda un concetto importante della
tradizione gnostica, quello di Sophia. Essa era il principio della conoscenza che per errore crea un riflesso
dell’anima dell’essere umano che l’oscurità della materia avvolge in un corpo materiale. Secondo questa
tradizione nell’uomo abita un anima o un Se individuale che è la parte speculare del Se superiore, in un corpo
creato dall’oscurità. Le due parti divine alla fine del processo di reintegrazione si riuniranno ricostituendo l’unità
primigenia. E’ quello che accade dopo che la pietra ha soggiornato nell’oscurità prima di essere rigenerata.
Nella seconda parte della cerimonia il candidato viene condotto davanti al 1° intendente questi gli appoggia lo
scalpello sul cuore e percuote quest’ultimo con il mazzuolo. Questa parte della cerimonia è fondamentale perché
è l’allegoria di una importantissima cerimonia alchimistica, ed era la fase conclusiva di tutto il percorso
iniziatico. Dobbiamo considerare che il cuore era considerato il tempio dell’anima. Percuotere con lo scalpello e
il mazzuolo la simbolica pietra che chiude il tempio del cuore fino a romperla permettendo all’abbagliante luce
dell’anima di uscire.
Per questo tutte le divinità delle grandi religioni nascono dalla pietra o dalla cavità di una roccia. il dio Mithra
nasce uscendo da una roccia, Krishna nasce da una roccia, Gesù nasce in una grotta scavata nella roccia etc.
Quindi ricapitolando: Il principale compimento del lavoro magico/alchemico consiste nell'apertura del Cuore.
Questa esperienza è comunemente nota come “illuminazione” o “salvezza”. Questa è la via del cuore, è detta il
"Sentiero azzurro" che conduce al nucleo di ogni essere umano, alla conoscenza del Se.
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La cerimonia prosegue e il candidato viene guidato attraverso le porte del Tempio, mentre vengono citati i
versetti del libro dei re che descrivono la consacrazione del tempio di re Salomone, dove lo spirito del signore
sotto forma fuoco e fiamme prende possesso della sua casa.
E’ in questa fase, alla fine della seconda parte della cerimonia, che viene segnalata un’altra funzione del fratello
del Marchio: egli viene incaricato di “fare attenzione con tutto il cuore” all’entrata alla casa del signore e a tutte
le uscite del santuario. Due cose risaltano in questo incarico: la prima è che il fratello del marchio è anche un
custode e un guardiano e il suo incarico una volta istallato in maniera cerimoniale è quello di impedire l’accesso
nel luogo santo a coloro che non hanno i requisiti. L’altra è il richiamo alla modalità: “Con tutto il cuore”, Il
libro dei Re descrive l’ingresso dello spirito del signore nel tempio di Salomone ma non dobbiamo dimenticare
che è anche simbolicamente l’ingresso dello spirito del signore nel tempio del nostro cuore.
Nella terza parte della cerimonia la costruzione del tempio è terminata, manca solo la chiave di volta. La
costernazione è grande perché la chiave non si trova e Hiram Abif neanche. Viene mostrato un disegno agli
ispettori e loro si ricordano della pietra già vista che hanno gettata via. Non portava infatti il marchio di un
operaio del cantiere ma un marchio mai visto prima.
Vengono immediatamente iniziate le ricerche e finalmente la pietra viene ritrovata. E’ qui che il Venerabilissimo
dichiara che quella è una “copia della chiave di volta” di Hiram Abif su cui si fonda questo grado. (frase 337) e
fa riferimento al versetto biblico della manna nascosta e della pietra bianca su cui sarà scritto, per ognuno un
nome nuovo.
Sulla pietra si trova l’acronimo H.T.W.S.S.T.K.S. che è la firma di Hiram che come sapete significa: Hiram di
Tiro, figlio della vedova, inviato al re Salomone.
Un altro concetto fondamentale è la frase che viene indicata come frase ripetuta dai maestri: “solo la celeste ed
indistruttibile luce serena dell’anima da la gioia sincera”. Questo è un vero e proprio mantra, simili a quelli
orientali e in realtà è un altro significato dell’acronimo indicato sopra.
Si fa nuovamente cenno alla luce celesta dell’anima, e ritorna il motivo, della costruzione del tempio interiore
pervaso di luce dell’anima e dello spirito.
Ma, qualcuno potrebbe domandarsi: la pietra o la roccia non significano anche rigidità, indurimento, chiusura? la
risposta è no, perché è da quella roccia che zampilla l’acqua della vita. Quella è l’allegoria della roccia da cui
Mosè, fece sgorgare con un miracolo, l’acqua, e attraverso la quale salvò dalla morte il suo popolo nel deserto.
Quella roccia è anche una sorgente, una fonte; questa deve essere considerata una cosa liquida, l’opposto di una
cosa rigida o indurita. L’immagine che vediamo nella tavola di tracciamento di questo grado è quella di una
sorgente che sgorga dalla pietra e diventa prima un ruscello poi un fiume e che arriva fino ai cedri del libano.
In Alchimia il prodotto finale, la meta da conquistare, è proprio la Pietra. Può sembrare strano a prima vista che
il prodotto finale dell’Opus alchemico sia qualcosa che nell’ordine naturale sia molto in basso: una pietra, la cui
unica qualità è di essere immobile. Una pietra non mangia non beve non dorme se ne sta lì immobile per
l’eternità. Ma nell’alchimia, la pietra - questa cosa generalmente disprezzata - è il simbolo della meta. Per
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capirne il perché è necessario analizzare a fondo il linguaggio dei mistici orientali e di certi mistici cristiani e
dell’alchimia, dove spesso l'essenza dell'uomo viene indicato come una pietra, una pietra provata dalle
vicissitudini dell'esistenza.
dobbiamo lavorare su noi stessi alla ricerca di quei momenti divini di chiarezza in cui si va oltre gli opposti e la
sofferenza. Di solito durano poco, ma se si lavora su sé stessi a lungo e con costanza, la pietra cresce lentamente
e diventa il nucleo sempre più solido delle personalità un nucleo che non partecipa più come una scimmia ai
numeri da circo della vita.
Numerosi sono i simboli presenti nel tempio del Marchio tra questi dobbiamo rilevare:
la leva e la cazzuola e la spada. Questi ultimi sono strumenti che devono attrarre la nostra attenzione. Nella
simbologia massonica la cazzuola, lo strumento per spargere la calce nelle costruzioni, ha un simbolismo che si
basa sulla sua forma triangolare, e quando è sormontata da una croce diventa simbolo trinitario. Il suo profilo
ricorda il fulmine, e il compagno riceve la cazzuola nel quinto viaggio durante la cerimonia. La cazzuola serve a
realizzare l’unità, essa riunisce fonde e unifica. E’ l’emblema dei sentimenti di benevolenza illuminata, di
fraternità universale e di grande tolleranza caratteristiche che distinguono il vero massone. La spada è invece il
simbolo della difesa dei nostri valori. Tradizionalmente coloro che ricostruivano il Tempio di Salomone dopo la
distruzione e la prigionia a Babilonia, avevano la cazzuola in una mano per costruire e la spada nell'altra per
difendersi dalle scorrerie dei nemici, ma essa è anche il simbolo supremo di presa di coscienza.
la spada con le sue due lame ha un doppio significato, distruttore e riparatore, e rappresenta la morte e la vita,
due energie contrapposte e complementari.
Dicevamo all'inizio che in questo grado si entra simbolicamente da compagni muratori, questo per segnalare che
lo spirito del grado di compagno è versato maggiormente verso la levigatura della pietra più che in ogni altro
grado. I muratori del Marchio erano più cavapietre che architetti. La loro natura è nella ricerca della precisione e
nella perfezione della propria opera. Come di solito accade in Massoneria, coesistono due anime e se è vero che
questo è un grado di scalpellini che vogliono levigare la loro pietra perfetta come l’alabastro, è anche vero che
c’è un altro campo dove la precisione e la misura sono tutto: quello dell’alchimia che è presente in tutti i simboli
di questo grado.
Massimo Graziani G.S. del Capitolo San Galgaro n° 74 Or. di Latina
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