La città gotica e barocca Verdi colline e antichi sapori

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La città gotica e barocca Verdi colline e antichi sapori
SOMMARIO
SOMMARIO
La storia e lo sviluppo urbano
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ITINERARIO 1
La città gotica e barocca
• Forte della Rocchetta
• Chiesa di Santa Margherita
• Cappella di Santo Stefano
• Ghetto degli Ebrei
• Chiesa di Santa Maria della Pace
• Chiesa di San Guglielmo
• Palazzo Opesso
• Palazzo Valfré
• Antico Municipio
• Chiesa di San Giorgio
• Cappella di San Michele
• Palazzo Buschetti e Locanda
della Croce Bianca
• Casa dei Bertone
• Palazzo Balbiano di Colcavagno
• Chiesa di San Bernardino
• Chiesa di Sant’Antonio
• Cappella e casa di riposo
Giovanni XXIII
• Palazzo municipale, ex convento
di San Francesco
• Chiesa delle Orfanelle
• Palazzo Tana e Palazzo Brea
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• Collegiata di Santa Maria
della Scala
• Palazzo Albussani
• Arco di piazza
• Chiesa di San Filippo
• La Casa Moncucco
• Ex cotonificio Levi
• Museo del Tessile
• Santuario dell’Annunziata
• Casa del Moncalvo
• Le case dei Villa
• Chiesa di San Domenico
• Chiesa di San Leonardo
• Torri, mura e fortezze
• La città del tessile
• Imbiancheria del Vajro
• Manifattura Fasano
• Cotonificio Tabasso
• Cotonificio Vergnano
• Tintoria Caselli - area Caselli
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Fantasmi a palazzo
Le confraternite a Chieri
La Sindone e la Veronica
Andare per Madonne
Su dij bei muso
I patroni della campagna
Chieri sotterranea
Silvio Vigliaturo
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La Chieri di Don Bosco
Arignano
Marentino
Cinzano
Moncucco Torinese
Moriondo Torinese
Buttigliera d’Asti
Riva presso Chieri
ITINERARIO 3
L’abbazia di Santa Maria di Vezzolano 223
Il Museo Martini di Storia dell’Enologia 234
Armonie d’organo
Le meridiane di Chieri
Gli alberi di Chieri
Gli affreschi di San Domenico
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ITINERARIO 2
Tra cupole e stelle
• Museo etnografico
• Museo di Storia naturale
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Pecetto
Pino Torinese
Superga
Baldissero Torinese
Pavarolo
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Parco Astronomico Infini.To
Basilica di Superga,
Tombe e Appartamenti Reali
La tranvia Sassi-Superga
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ITINERARIO 4
Verdi colline e antichi sapori
Andezeno
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INFORMAZIONI SULLA CITTÀ
Chieri si trova a 305 m s.l.m., 12 km a sudest di Torino (della cui Provincia fa parte),
a 35 da Asti. Conta oltre 33 mila abitanti,
ripartiti su un territorio di circa 54 km2
per la maggior parte pianeggiante e collinare solo per una modesta porzione (al
censimento del 2001 per popolazione era
il 251° degli 8101 Comuni italiani). Due le
frazioni principali: Pessione e Airali.
La geografia
Chieri è in una posizione di cerniera: a
ovest la pianura del Po e poi le valli alpine, a est le colline del Monferrato. Il suo
territorio non è attraversato da corsi
d’acqua rilevanti: il più importante, anche
per ragioni storiche, è il rio Tepice, che
confluisce nel Banna e poi nel Po.
Il clima
Temperatura media annuale 12,6 °C
Media dei mesi di luglio e agosto 23,9 °C
Media del mese di gennaio 0,6 °C
Precipitazioni: media annuale 774 mm.
LA STORIA
Il cotto a Chieri
Nel corso del Quattrocento era usanza
delle famiglie chieresi ornare le proprie
abitazioni con manufatti di argilla cotta,
con una grande varietà di elementi decorativi tipici del territorio: losanghe,
palmette, fioroni, croci e tralci di vite.
Le trasformazioni a cui sono stati sottoposti molti edifici nei secoli successivi
per seguire i nuovi gusti architettonici
hanno purtroppo danneggiato o eliminato del tutto tali ornamenti in cotto.
Solo nell’Ottocento è iniziato un lavoro
di recupero e di rivalutazione nell’ambito di un diffuso interesse per l’arte “medievale”.
La facciata della precettoria di San Leonardo, in via Roma angolo via Vittorio
Emanuele II, presenta un portale con
cordoli e formelle in cotto. Il motivo ricorrente delle formelle è quello della
croce greca e della croce di Malta, alternato a file di mattoni di diversi spessori,
e ai mattoni radiali che circondano la
monofora.
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Al numero civico 64 di via Vittorio Emanuele II si trova la casa dei Villa di
Villastellone, che presenta due interessanti facciate, una su via Vittorio e l’altra
su via San Domenico, con alte cornici
marcapiano, losanghe disposte a croce,
archi intrecciati, formelle a palmetta e
cordoli. Sempre alla famiglia Villa, nel
XV secolo, appartenne la casa al numero civico 75 di via Vittorio Emanuele,
che presenta, sul fronte, tracce di una
ricca decorazione con tralci di vite, fioroni a cinque petali alternati a tortiglioni
e foglie di quercia.
Tra le chiese, oltre al Duomo, quella di
San Domenico è la più rappresentativa
delle quattrocentesche decorazioni in
cotto. Il suo portale presenta corsi di
mattoni sagomati e formelle a palmette
in diverse dimensioni. Anche sul fianco
e sull’abside si trovano cornici e archi
nel medesimo stile.
Resti di cornici ad arco sono visibili,
grazie ad un restauro, sulla casa dei vec-
chi feudatari di Moncucco, in via San
Domenico 8. I resti evidenziano un interessante gioco cromatico dovuto alla
presenza dell’antico intonaco bicromo
bianco-rosso, molto usato nella zona di
Asti e più raro a Chieri.
Sempre da via San Domenico, all’angolo
con piazza Umberto I, sorge un gruppo
di case appartenute alle famiglie Costa e
Raschieri tra il Quattrocento e il Seicento, le cui facciate sono caratterizzate da
numerose cornici e mensoline in cotto.
Poco distante dal Duomo, la casa canonica presenta un’elegante cornice marcapiano e un loggiato.
In via Tana sorge l’omonimo palazzo, restaurato dopo un lungo periodo di parziale abbandono. Oltre alle cornici conservate solo intorno ad una piccola finestra rinascimentale vicino all’ingresso, è
di notevole interesse il loggiato, dove
mattoni sagomati formano il sostegno
degli archi a sesto tondo.
Sul lato meridionale del Municipio, ex
convento francescano, si trova una singolare croce costituita da formelle probabilmente riciclate dal primitivo convento,
durante il suo rifacimento del 1780.
In piazza Mazzini, la facciata restaurata
dell’ex municipio, oggi sede della scuola
Sant’Anna, mostra notevoli finestre gotiche.
Proseguendo per via San Giorgio sia palazzo Valfrè sia palazzo Opesso presentano interessanti decori. Nel primo restano
ancora le arcate, la cornice a losanghe e
dentelli che separa i due piani, e le cornici
concave delle finestre del secondo piano.
Sulla facciata del secondo, ancora in via
di restauro, si distinguono piccole monofore e le cornici più grandi di bifore.
In vicolo San Filippo, al numero civico
3, è situato un alto edificio, di recente intonacato. È palazzo Biglione, che ancora
conserva su diversi livelli, numerose finestre decorate. Da notare le formelle
con fiore a quattro petali, e le croci formate dalle losanghe accostate, tipiche
delle cornici più antiche.
Altri elementi decorativi interessanti si
trovano nel complesso di edifici sede,
nel Settecento, del ghetto ebraico. Di
fronte alla scala che si apre sullo spazio
comune è collocato un curioso ed elaborato capitello, formato da diversi cordo-
li, svasature e decori a fiorami, oggetto
di una recente opera di recupero.
In via Albussano si possono notare diverse case con ornamenti in cotto. Tra i
numeri civici 8 e 15, pur rimaneggiate,
esse conservano ancora cornici a mattoni sfalsati e archetti ad archi acuti, oltre
a finestre con ghiere e cordoli. La casa al
numero 15 presenta anche un marcapiano con ornamenti vegetali. Al numero 3
invece sorge un lungo fabbricato di
stampo rurale, sulla via che conduceva
verso Buttigliera, che offre come esempio alcune finestre, aperte di recente, e
un ingresso ad arco.
Il convento delle Benedettine in vicolo
Albussano, che rappresenta i resti della
seconda cerchia di mura, è caratterizzato dalle tracce di grandi archi, quasi del
tutto scomparsi.
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ITINERARIO 1
La città gotica
e barocca
L’itinerario concerne lo
sviluppo della città che
va dal Medioevo al
Settecento. La prima
parte storica (fino a
fine 1500) si evidenzia
per la fioritura di edifici religiosi e civili in
stile tardo-gotico.
Si incontrano perciò la “chiocciola”
di San Giorgio e la via maestra
(via Vittorio Emanuele II), il Duomo,
le chiese di San Giorgio, San Domenico
e San Leonardo, il Ghetto degli Ebrei,
i palazzi Tana, Valfré e Opesso, ma anche
alcune delle “cento” torri e i resti del primo
e del secondo anello di mura. Parallelamente
l’attenzione del visitatore è richiamata
su monumenti legati alla stagione
artistica del barocco e del neoclassicismo
sei-settecenteschi. Nonostante
le distruzioni dei primi decenni
dell’Ottocento, si incontrano ancora
numerose chiese e palazzi di indubbia
suggestione, a loro volta scrigni
di preziose opere d’arte.
Mentre la parte centrale della città
è comodamente visitabile a piedi,
è previsto a fine capitolo un itinerario
“esterno” che è consigliabile percorrere
in automobile.
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ITINERARIO 1
CAPPELLA DI SAN MICHELE • PALAZZO BUSCHETTI E LOCANDA DELLA CROCE BIANCA
Gesuiti avvenuta nel ’700 si trasferirono nella chiesa di
Sant’Antonio. Da quel momento il loro convento divenne
la residenza del parroco di San Giorgio: il passaggio dei
Francescani è ancora oggi testimoniato da un affresco che
raffigura San Francesco ai piedi della Croce.
Cappella di San Michele
Sotto il presbiterio della chiesa di San Giorgio,
imboccando il passaggio con archi a
destra della facciata, c’è una piccola
cappella intitolata a
San Michele arcangelo. In origine il
vano veniva usato
per sepolture private, ma dopo l’epidemia di peste del
1630 i membri della
Confraternita del
Gesù sopravvissuti
al contagio ottennero di potervi allestire una propria cappella. La
pala dell’altare è attribuita al Moncalvo, e rap-
La cappella di san
Michele.
presenta la Madonna e Gesù Bambino tra i Santi
Giorgio e Michele.
Palazzo Buschetti
Via Garibaldi.
Casa dei Bertone
Via Visca, 4.
Locanda
della Croce Bianca
Vicolo dei Macelli, 3.
Gli edifici sono visitabili
solo dall’esterno.
Per la Locanda della
Croce Bianca si può
però entrare nel piccolo
cortile da cui si accede
ad alcuni studi
professionali.
Tutto l’interno della cappella è decorato, con due cicli di affreschi: quelli dedicati ad angeli e arcangeli, e altri che riguardano la Madonna. Tra le opere di minore importanza, da segnalare anche un Apostolato, ciclo composto da ventiquattro
tondi che rappresentano Cristo, la Madonna, san Giuseppe,
gli Apostoli e gli Evangelisti. Sono opera di Agostino Verani,
artista di secondo piano attivo nel XVIII secolo.
Palazzo Buschetti 10
e Locanda della Croce Bianca
Per tornare in via Vittorio Emanuele II, è d’obbligo percorrere un tratto della “chiocciola”
delle mura medievali, individuata da via San
Giorgio. Superata piazza Gerbido, si scende
per pochi passi in via Garibaldi dove, al n° 35,
si incontra il palazzo Buschetti, conosciuto anche come “il medioevale”. Fu costruito nel XV
secolo, e poi ampliato e restaurato nel XVII
dalla famiglia Ripa di Giaglione, che aggiunse la
cappella, la scala, il portico e la loggia.
Tornati in via San Giorgio, imboccata svoltando a destra in discesa, prima del giardinetto del-
N 45° 0’ 50’’
E 7° 49’ 36’’
La facciata di palazzo
Buschetti detto
“il medioevale”,
e un dettaglio
di una finestra.
Cappella di san Michele,
un dettaglio della volta.
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ITINERARIO 2
La Chieri di don Bosco
Chieri è una meta obbligata, per le migliaia di pellegrini
che ogni anno, da tutte le parti del mondo, visitano
i luoghi legati alla memoria di san Giovanni Bosco,
il fondatore dei Salesiani. Sia che partano dalla basilica
torinese di Maria Ausiliatrice, sia che inizino
il loro cammino dal Colle dei Becchi, a Castelnuovo,
il passaggio e la sosta a Chieri sono inevitabili.
Duomo
Abitazione del sarto Cumino
L Viale di Porta Torinese (ora viale Fiume)
M Albergo del Muletto
N Istituto di Santa Teresa
O Seminario del convento padri Filippini
P Chiesa di San Domenico
A Scuole pubbliche
H
B Casa Marchisio
I
C Abitazione del teologo Maloria
D Falegnameria di Barzochino
E Caffè Pianta
F Ghetto degli Ebrei (libreria Foa)
G Chiesa di Sant’Antonio
(società dell’Allegria)
175
ITINERARIO 2
LA CHIERI DI DON BOSCO
La bottega del falegname
Barzochino, dove
nel periodo 1831-1833
Giovanni Bosco
aveva lavorato.
vole memoria, e questo gli fruttò non solo ammirazione e rispetto, ma anche una grande disponibilità da parte loro ad aiutarlo.
Nel 1833 Giovanni doveva trasferirsi presso
l’abitazione di Giuseppe Pianta, fratello di Lucia, il quale però non aveva ancora ultimato il
locale per ospitarlo. All’inizio dell’anno scolastico 1833-34, dunque, Giovanni venne ospitato dal dirimpettaio, il panettiere Michele Cavallo, che lo fece sistemare in un angolo della
stalla in cambio di qualche lavoretto nella vigna e del governo del giumento. Gli lasciava libero il sabato sera, affinché potesse andare a
confessarsi. Quando Giuseppe Pianta ebbe
terminato i lavori e aperto la bottega di caffè e
liquori in via Palazzo di Città 3 E , attuale casa
Vergnano, offrì a Giovanni il posto di garzone.
In cambio del lavoro
svolto, ebbe un misero
giaciglio nel sottoscala di
fianco al piccolo forno, e
una minestra.
Il caffè Pianta (Casa
Vergnano), in un’antica
immagine. Nella bottega
Giovanni Bosco
aveva ottenuto un posto
di garzone, in cambio
di un pasto e un giaciglio
nel sottoscala
in cui dormire.
Giovanni non riteneva l’ambiente del caffè consono al
suo modo di vivere e di intendere i valori spirituali, ma si
diceva, nelle sue Memorie,
consapevole di essere comunque forte e immune da danni
morali grazie alla propria fede
e alle proprie buone frequentazioni.
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In quel periodo la curiosità di
Giovanni fu attirata dalla piccola comunità di Ebrei che vivevano nel ghetto. Iniziò a frequentare spesso e volentieri la
libreria di Elia Foa F , dove
incontrava alcuni giovani della
comunità.
Ignorando pregiudizi e diffidenza, diventò ripetitore di diversi suoi coetanei del ghetto,
che non avevano la possibilità
di frequentare le scuole pubbliche in quanto israeliti.
Tra i giovani nuovi amici c’era
anche Giacobbe Levi, detto
Giona, un diciottenne brillante, che si distingueva per l’aspetto e per i discorsi importanti, anche religiosi, che affrontava insieme a Giovanni: tanto importanti
al punto che un bel giorno Giona decise di convertirsi, meravigliando l’intera cittadinanza.
Un’altra tappa importante della permanenza
di don Bosco a Chieri fu la fondazione della
“Società dell’allegria” G , che non aveva in
realtà che tre sole semplici regole per i suoi soci: non fare azioni o discorsi
disdicevoli a un buon cristiano, svolgere i propri doveri
religiosi e scolastici e… essere
allegri!
Il gruppetto di giovani si ritrovava nelle festività presso la
chiesa di Sant’Antonio in piazza Cavour, tenuta dai Padri
Gesuiti, per ascoltare il catechismo: sul fianco della chiesa
è visibile oggi una lapide col
medaglione del santo. Durante la settimana la Società dell’allegria si ritrovava invece a
casa di uno dei soci per discutere di argomenti religiosi, in
riunioni aperte a chiunque lo
desiderasse.
Nella chiesa di
Sant’Antonio si riuniva
la “Società dell’allegria”.
Immagine attuale di Casa
Cumino, dove alloggiò
Giovanni Bosco negli
anni 1834-35.
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ITINERARIO 3
Tra cupole e stelle
Dall’Africa al balcone su Torino, dal santuario dei cuori
granata al piccolo paese noto in tutto il mondo per l’artista
che ne ritrasse le colline: uscendo da Chieri
in direzione Pecetto è possibile, nell’arco
della giornata, effettuare un percorso
circolare che porta prima al “paese
delle ciliege” e poi all’Osservatorio
astronomico di Pino Torinese, quindi
alla famosa strada Panoramica che
conduce a Superga, sede dell’omonima
basilica. Si scende poi a Baldissero
e quindi e a Pavarolo,
dimora dell’artista
Casorati.
184
ITINERARIO 3
SUPERGA
Museo di Storia naturale
Il museo di Storia naturale è un raccolta piccola
per dimensioni ma indubbiamente curiosa.
Nacque nel 1939 per scopi didattici, ma poi si è
arricchita nel tempo sia per la passione dei
Fratelli della Sacra Famiglia, che portarono a
Chieri anche reperti provenienti dalle terre di
missione (Africa ed America meridionale), sia
grazie a donazioni. Tra queste la più cospicua fu
quella di Francesco Rubatto, che donò una ricca
collezione ornitologica che dimostra come,
almeno fino al secondo dopoguerra, il territorio
chierese offrisse una notevole biodiversità.
Il museo conta oggi una quindicina di armadioni ben forniti di reperti, e comprende varie
sezioni: uccelli (la più ricca, con 747 esemplari
di cui 137 esotici), pesci (56 esemplari), farfalle,
animali vari nostrani ed esotici (65 mammiferi,
27 rettili, 20 anfibi, 27 scatole di insetti italiani
ed esotici, ecc.), minerali e conchiglie (358 tipi).
Tra gli uccelli catturati nel Chierese, appartenenti alla collezione Rubatto, alcuni meritano una citazione.Vi sono infatti
forme isabelline (a piumaggio giallastro), albine (a piumaggio bianco) o melaniche (a piumaggio nero), cioè anomalie
del colore delle piume, per esempio di passeri o di merli.
Ricca la serie dei rapaci: un’aquila reale ferita a
Mombello nel 1952, e morta in cattività dopo
pochi giorni a causa delle lesioni riportate;
un’aquila anatraia maggiore, catturata nei cieli
della frazione chierese di Madonna della Scala
nel 1944; alcuni falchi pellegrini; un gufo reale
ed altri. Di provenienza esotica, invece, numerosi esemplari di colibrì.
La collezione ornitologica
donata al museo
comprende varie specie:
uccelli, pesci, animali
esotici, oltre a minerali
e conchiglie.
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L’imponente facciata
della basilica con i due
campanili e il particolare
della cupola.
SUPERGA
La basilica di Superga è uno dei simboli di Torino: domina la città e sembra quasi proteggerla
dall’alto della collina. Opera dell’architetto Filippo Juvarra, fu costruita nel XVIII secolo in
esecuzione del voto fatto da Vittorio Amedeo II
durante l’assedio francese a Torino, quello in
cui la città si salvò anche grazie all’eroismo di Pietro Micca. La costruzione durò 14 anni (tra l’altro fu necessario spianare la punta della collina), e fu aperta al pubblico il 1° novembre 1731: ancora oggi è considerata un capolavoro di architettura
barocca, e dal suo sagrato si gode
una vista unica su Torino.
L’ampia facciata è sormontata da
una cupola ardita e affiancata da
due campanili gemelli: il pronao a
otto colonne di marmo di Gassino
introduce nell’interno. La pianta
circolare si prolunga longitudinalmente verso il presbiterio. Il pavimento è decorato con marmo colo-
N 45° 04’ 48’’
E 7° 46’ 02’’
197
ITINERARIO 4
Verdi colline
e antichi sapori
Chiese romaniche e cipolle che assomigliano
a un disco. Castelli, streghe e santuari,
vigneti e muri dipinti.
Tutto a pochi chilometri da Chieri,
in un tour che richiede tutta la giornata
per essere completato nella sua interezza,
ma che è forse meglio gustare a tappe,
nell’arco dell’anno, per gustare pienamente
gli aspetti storici, architettonici,
paesaggistici e religiosi
che il territorio offre,
approfittando anche
delle sagre paesane
che presentano i
prodotti tipici di
queste terre.
207
ITINERARIO 4
ARIGNANO
ARIGNANO
N 45° 02’ 22’’
E 7° 52’ 00’’
La chiesetta romanica
di San Giorgio ubicata
all’interno del cimitero
di Andezeno (particolari).
ancora sorge quella che fu la prima
parrocchiale: la chiesetta romanica di San Giorgio. Il lato più interessante, perché meglio conservato
(e restaurato di recente) è quello
absidale, a forma di semicerchio.
Da segnalare, inoltre, il fatto che
per costruire le pareti della chiesa
si sia usato anche materiale di recupero, compresi laterizi e marmi
provenienti da un adiacente cimitero di origine romana: sulla parete destra, con un po’ di attenzione,
si può scorgere anche un frammento marmoreo con la figura di
un delfino.
In paese, è da non perdere la visita
al Museo delle contadinerie e dei giocattoli
dov’è possibile acquistare i più tipici tra i vini
del territorio: Freisa di Chieri doc, Colline Torinesi doc, il novello Primiera, ecc.
Le due principali sagre, collegate ad altrettanti
prodotti tipici, si svolgono ad ottobre. La seconda domenica va in scena la Sagra del Cardo: il cardo (diritto, non il “gobbo” di Nizza!)
si accompagna a una pantagruelica bagna cauda preparata dai volontari della pro loco. La
domenica successiva va in scena la Sagra della
Cipolla piatlin-a, che è così detta per la forma
appiattita e che è caratterizzata da un sapore
particolarmente dolce. La cipolla viene coltivata insieme al cardo, a file alternate, ma si
raccoglie in estate.
Museo delle contadinerie
e dei giocattoli
Corso Vittorio
Emanuele II, 1
presso azienda
vitivinicola Balbiano
Tel. 011 9434214
Visitabile su prenotazione
210
N 45° 02’ 34’’
E 7° 54’ 17’’
Proseguendo lungo la strada in direzione Castelnuovo don Bosco, si raggiunge dopo pochi
chilometri il comune di Arignano.
L’origine del paese è antichissima e la storia
vuole che, in epoca romana, Giulio Cesare assediasse il nucleo antico del castello e desse a questo il nome di Larignum per la quantità di larici
presenti nella zona.
Probabilmente il nome Arignano deriva dal termine latino.
Altre tracce della presenza del nucleo urbano
sono presenti in un diploma del 981 del re romano Ottone III, che documenta il passaggio
alla Chiesa di Torino dei beni di vari borghi, tra
cui quello di Arignano.
Intorno alla metà dell’anno 1100 il vescovo di
Torino investe al conte di Biandrate il castello
di Chieri ed alcune proprietà circostanti, tra cui
il castello di Arignano; quest’ultimo passa poi
nel 1300 circa sotto il dominio dei principi Savoia-Acaja, fino ai primi del 1400 quando il
complesso viene assorbito dalla famiglia Costa,
per diversi secoli poi unica signoria del borgo.
Della rocca, o castello superiore, costituito da
un basso muro di protezione, un palazzo abitativo e un mastio quadrato, sono oggi visibili una
parte del mastio e di una delle torri quadrate, in
gran parte in rovina.
Visibile all’esterno è la villa (Villa Bianca) costruita dai conti Costa intorno alla metà del 700
Una ripresa dal basso
del castello superiore
(la rocca) di Arignano.
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