i cognomi dei tre cantoni
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i cognomi dei tre cantoni
ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA DI PENANGO (2004) I COGNOMI DEI TRE CANTONI Dell’origine dei cognomi si è già trattato parlando degli stradinom. Cercare di dare loro un’origine e un’etimologia plausibili è impresa complessa almeno quanto quella di voler spiegare i nomi di luogo.1 Si corre il rischio spesso di cadere nel ridicolo, magari volendo “nobilitare” le origini di un individuo oppure cercando di dissimulare il significato originariamente scherzoso se non addirittura volgare di un cognome. Tuttavia studiare, seppure in maniera leggera e senza pretese di dogmatismo, è impresa coinvolgente, che porta a scoperte davvero curiose e degne di attenzione. «Un fatto colpisce chi lavora sui nomi della gente: è l’ampiezza dei rapporti e coinvolgimenti che essi comportano, legandosi nei modi più diversi e affascinanti alle vicende dell’uomo e delle sue comunità. (…) Nell’avvicinarci in maniera specifica ai cognomi, affiora l’intenso ruolo che essi hanno svolto e svolgono nel costituirsi dell’identità individuale e comunitaria: il nome per un verso, il cognome per l’altro ci radicano in una comunità, ci situano nel tempo, in uno spazio, insomma: nella storia. Nomi e cognomi sono un bene culturale che coinvolge ognuno di noi».2 Ritengo quindi interessante provare a passare in rassegna alcuni dei casati presenti a Penango e nelle sue frazioni nei secoli passati e persistenti tuttora. Naturalmente valgono tutte le cautele del caso: a parte evidenti derivazioni (soprannomi, oppure nomi di persona, di luogo, di popoli, di località), qui si propongono ipotesi, non certezze assolute, e sono sempre possibili diverse interpretazioni, purché plausibili. Anche stavolta mi appoggerò alla cortesia e alla competenza del professor Olimpio Musso per decidere i casi più ardui. Talvolta indicherò anche la presenza attuale di un certo cognome in Italia, derivata dallo spoglio degli elenchi telefonici. Il capitolo è illustrato con alcune riproduzioni delle intestazioni ornate presenti in capo alle colonne dei possessori nel primo libro dei trasporti del catasto di Penango, compilato nel 1770 dal misuratore Trosselli (ACP, UA 1679). I cognomi antichi Questo è il tentativo di classificare e spiegare i cognomi presenti nel territorio di Penango (capoluogo, Cioccaro, Santa Maria e Patro) all’epoca dell’istituzione del Comune e persistiti in zona per secoli: essi compaiono nel verbale dell’assemblea dei capi di casa convocata l’8 novembre 1704 e in massima parte sono tuttora portati da penanghesi e moncalvesi. ALLEMANO (varianti: Alemano, Alemanno): era in origine un etnico, derivando dal nome della popolazione degli Alamanni e più in generale di tutte «le stirpi sveve delle Germania meridionale nel loro complesso (il gotico alamans indica appunto “gli uomini [di varie stirpi] nell’insieme”: le stirpi degli Svevi che, dopo aver resistito ai vari imperatori romani da Caracalla in poi, furono parzialmente sottomesse dai Franchi tra il VI e l’VIII secolo, e quindi si resero indipendenti e si insediarono nella Svevia».3 Più in generale, con il termine Alemanni si indicavano popolazioni provenienti dal Nord, quasi mai giunte da noi con intenti pacifici: basti pensare alle famigerate truppe imperiali alemanne che imperversarono nella zona di Moncalvo alla fine del Seicento.4 In Penango a Maniciardo, poi alla Possavina. 1 Cfr. l’introduzione al capitolo Note di toponomastica penanghese. O. LURATI, Perché ci chiamiamo così? Cognomi tra Lombardia, Piemonte e Svizzera italiana, Macchione Editore Fondazione Ticino Nostro, Varese - Lugano, 2000, p. 19. 3 E. DE FELICE, Dizionario dei cognomi italiani, Mondadori, Milano, 1978, p. 50. 4 Il cognome è diffuso anche in Valle Cerrina. Don Luigi Calvo (S. Aurelio di Gabiano, 2003) interpreta il cognome locale ipotizzando un acquartieramento di arimanni (a un tempo bellicosi soldati e pacifici colonizzatori) nei pressi di Gabiano. 2 ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA DI PENANGO (2004) BEVILACQUA: come già detto,1 deriva da un evidente soprannome, con cui si indicava per scherzo un capostipite particolarmente amante del vino o magari, all’opposto, una persona davvero astemia. Stanziati da tempo immemorabile a Cantabellina, dove un certo Stephanus Bevelaqua possedeva beni nel secolo XVI e poi «Battista e fratelli di Bevelacqua» consegnavano «pezza con cassina et sedime» a Santa Maria delle Grazie. BILETTA (var. Billetta, Billeta): probabilmente dal personale femminile Amabile per successive trasformazioni (Amabile > Amabiletta > Biletta). In un atto del 1295 ad Asti compare una Biliota, che potrebbe avere attinenza con la nostra interpretazione.2 Cognome abbastanza raro (104 occorrenze, per l’80% in Piemonte, ma anche 3 in Abruzzo). Presenti almeno dai primi del ‘600 a Cioccaro, in regione Bolla e a Peschiera San Giorgio, l’attuale gruppo delle Case Biletta. BOTTINO, BOTTO: credo che derivino dal personale germanico Botto o dal gallico Butto o Botto (Boto), e dal suo diminutivo.3 Altre ipotesi, poco sostenibili, li fanno provenire da “botte” nel senso di “bottaio” oppure «con allusione a persona di corporatura piccola e grassoccia».4 I Botto giunsero a Penango nel 1850 in persona di Filippo, da Ponzano. BRUNO: indica una caratteristica fisica di persona scura di carnagione o di capelli, oppure si può ritenere derivante dal personale Bruno, già comune nell’Alto Medioevo. Tale nome può provenire a sua volta dal personale germanico Bruno (e anche Brunone) oppure sempre da un soprannome che riprende il latino brunus, appunto nel senso di “scuro”. A Penango erano detti “quelli del Duca” e abitavano alla Possavina. CAVIGLIA: forse da una forma dialettale che indicava la capigliatura, quindi passato a designare una persona dai capelli lunghi e folti, oppure dal dialettale cavia, “caviglia” in senso anatomico o a indicare lo strumento usato in agricoltura. Ritengo anche probabile che possa provenire da un personale romano, ad esempio Cavilius, ipotizzato in relazione al toponimo Cavagliano (Prato), volto al femminile.5 È molto diffuso in Liguria (oltre la metà dei Caviglia italiani), meno in Piemonte (12%). A Penango abitavano alla Scarella. CERRUTI (var. Cerruto, Cerutti): secondo molte interpretazioni avrebbe alla base toponimi formati dalla parola “cerro”, varietà di quercia ad alto fusto distribuita in tutta Italia. «Erano così indicate delle persone presso la cui casa stava un cerro».6 Sono diffusissimi i toponimi tuttora in uso derivanti da questo termine: nella stessa Penango esiste la regione Cerrina. Io preferisco invece pensarlo come derivazione dal personale Baldassarre in forma vezzeggiativa.7 I Cerruti penanghesi abitavano alla Raffera, e un ramo si trasferì a Cantoglio. 1 Cfr. il capitolo Gli stradinom. Le carte dell’archivio capitolare di Asti (Secc. XII-XIII), Deputazione subalpina di storia patria, Torino, 1986, p. 450. 3 G. SERRA, Contributo toponomastico alla teoria della continuità nel Medioevo delle comunità rurali romane e preromane dell’Italia superiore, CISAM, 1991, pp. 85-86. 4 O. LURATI, op. cit., p. 145. 5 Analogamente, dal personale Cavilius si ritiene derivare il toponimo francese Chevilly (cfr. M. GAND, Patay au cours des siecles). 6 Ibid., p. 186. E anche: «La diffusione del cognome è legata al fatto che la pianta era molto importante nel Medioevo, quando se ne ricavava mangime per il bestiame, corteccia per la conceria e legno per i vari lavori artigianale» (A. STRADA - G. SPINI, Cognomi italiani. Origine e significato, De Vecchi, Milano, 2000, p. 57). 7 Cfr. A. BONGIOANNI, Nomi e cognomi. Saggio di ricerche etimologiche e storiche, Bocca, Torino, 1928, p. 37. In una sentenza redatta in Asti nel 1076 compare già il nome di una certa Margarita Ceruta, abitante a Montechiaro (A. MELUCCIO - L. FRANCO, Le carte astigiane del secolo XIV (seconda serie), Quaderno de Il Platano, 1992, p. 565). 2 ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA DI PENANGO (2004) CIMA (var. Cimma): dal toponimo “cima” di evidente significato: si veda in proposito il cognome del celebre pittore Giovanni Battista Cima, detto Cima da Conegliano. Potrebbe comunque anche derivare dal personale Cima, attestato nella Firenze del XIII secolo. CORNACCHIA (var. Cornaglia): oltre a un facile riferimento al volatile1 potrei pensare a una più probabile derivazione dal personale Cornelia, poi corrottosi in Cornacchia. Abitarono e possedettero beni a Cantoglio Braia. CORZINO (var. Correzino, Corzini): dal nome medievale Corso, a sua volta proveniente dal personale Accorso molto comune nell’ultimo Medioevo, «nome augurale e gratulatorio imposto a un figlio molto atteso e desiderato, specialmente dopo la perdita di un figlio precedente, che rappresenta un aiuto e un sostegno affettivo, o anche economico, per i genitori».2 Insediati alla Scarella, in quella parte che prese poi il nome di Cantone dei Corzini, quindi via Corzini. FERRARO (var. Ferraris): dal latino faber, «era il nome (di funzione) che veniva riservato a una figura centrale per il mondo agricolo, quella del ferraro, del fabbro che costruiva oggetti in ferro e, soprattutto, li riparava».3 A Penango esisteva anche in antico il toponimo alla Ferrera. Una famiglia Ferrero da Castelletto Merli si stabilì in Piane nel 1946. FIRATO (var. Firate, dial. Firà): io lo credo derivante dal personale medievale Fiore, a sua volta dal tardo latino Florius, da flos, “fiore”, nel senso di “bello come un fiore”, usato come nome augurale e affettivo «anche sul modello di nomi corrispondenti diffusi dall’epica cavalleresca francese».4 Personali analoghi sono attestati in zona nel secolo XIV5 e tuttora sussistono nelle varie forme Fiorino, Fiorenzo, Fiorella, Flora. Non potrei comunque escludere che sia un cognome formato da fi, “figlio”, e dal personale Rattus, quindi “figlio di Ratto”. Come ipotesi alternativa, da non disprezzare, potrebbe derivare dalla località di Fiaretus, forse vicino a Ozzano, citata in documenti duecenteschi;6 presso Conzano infine esiste una fontana solforosa detta Firata, verosimilmente da “(sol) forata”; infine, in latino medievale (Du Cange) si segnala il termine fira con il significato di “quantità di legno raccolta in un unico posto”, “catasta”. I Firato abitarono nel Settecento a Cantoglio Miroglio.7 FODELLA: dal termine dialettale fodè, “grembiule”, a sua volta dal latino medievale fauda, “grembo”, è un cognome raro: in Italia compare solo 7 volte sugli elenchi telefonici, in Piemonte e Lombardia.8 In Penango a Vanaretto e anche a Patro, regioni Poggio e Celerina. FOLGO (var. Fulgo): dal personale medievale di origine germanica Folco o Fulco. Riflette la radice *fulka-, “popolo in armi, schiera di armati”, che ben si adatta a genti bellicose. Un tempo abitanti a Patro, ora sono estinti e questo cognome non ricorre più sugli elenchi telefonici italiani. 1 Secondo il Dizionario del Sant’Albino, esiste il termine dialettale cornaja che significa «cornacchia d’acqua; uccello simile al corvo, ma alquanto minore». 2 E. DE FELICE, op. cit., p. 43. 3 O. LURATI, op. cit., p. 236. 4 E. DE FELICE, op. cit., p. 125. 5 Cfr. P. DACQUINO (a cura), Carte astigiane del secolo XIV (1300-1308), Cassa di risparmio di Asti, 1983, che riporta documenti in cui compaiono diversi Florius. 6 Cfr. Le carte dell’archivio capitolare di Asti … cit., p. 93: sono citati due personaggi de Fiareto. Anche nel giuramento di fedeltà della Comunità e uomini di Moncalvo al duca di Monferrato prestato nel 1612 sono citati alcuni maggiorenti e possidenti Fiareta e un Firatus. 7 Nel catasto secentesco di Moncalvo compaiono «Francesco e fratelli de Firati» che consegnavano una casa con cascina e sedime a Serralattera, mentre un Giovanni Battista Firate possedeva «al Chiocaro pezza una sedime dietro alle cassine dette de Firà». 8 Nel già citato giuramento del 1612 riportato dal Minoglio compare anche un Ioannes Faudella. Lo assimilerei senz’altro al cognome Faldella. ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA DI PENANGO (2004) MANACORDA (var. Mannacorda, anche Malacorda): lo stemma del vescovo Emiliano riporta un cuore e il motto Cor meum in manu Domini, “il mio cuore nelle mani del Signore”, ma lo credo costruito per l’occasione. Il cognome potrebbe invece derivare da uno di quei personali assegnati di genitori «mossi da intenti scaramantici: padre e madre auguravano il male per ottenere l’opposto, il bene»,1 come Malaspina, Malastaffa, Malaguerra, Malaspada. Quindi Manacorda da Malacorda, cioè “dal cuore cattivo”. In alternativa lo potrei anche pensare correzione in senso più “rispettoso” dell’appellativo dato a un carnefice, dove il riferimento alla corda delle impiccagioni è fin troppo evidente. Il professor Musso però mi ricorda anche che esiste il termine provenzale manicorda, da cui il francese manacorde (sec. XII), con il significato di strumento musicale simile a un clavicembalo. Da Sanico a Penango, dove nel Seicento un Lorenzo Malacordi consegnava varie proprietà terriere. MINOGLIO (var. Minolio): si chiamavano in origine de la Croseta, come dimostra una consegna di beni del ‘500 e poi l’acquisto di una cascina ad Pischeriam registrata nel 1602 a nome di Baptista Crosete sive Minolii. Il cognome successivo credo provenga dal tardo latino minolium, “miscela di frumento”, attestato dal Du Cange, oppure da un personale romano, forse Mintulius.2 MOMBELLARDO: dal nome della località di Montbéliard, cittadina della Borgogna (Francia centroorientale) nei pressi di Besançon; cognome poco diffuso in Italia, con 17 occorrenze, per la maggior parte in Piemonte. Abitarono alla Scarella. MUZIO (var. Muzzio): proviene dalla continuazione medievale del personale latino Mucius o Mutius, oppure anche come derivato del personale Giacomo (Giacomuzzo > Muzzo > Muzio). Abitavano alla Bolla Spinetto. NOSENZO: dal personale Innocenzo nella sua forma dialettale Nosens. Antichi, ma ora scomparsi, in Santa Maria dove possedettero, tra gli altri beni, una cascina poi passata a Camossi, quindi all’avvocato Zocchi, ora proprietà Tabachetti (parte signorile) e Pisano (parte rustica e terreni). ODDONE (var. Odone): dai personali germanici Oddo (Odo) e Otto, con le forme parallele Oddone (Odone) e Ottone, documentate già nell’VIII secolo. Il nome proviene dal suffisso *audha-, “possesso, potere, ricchezza” (cfr. il toponimo Odalengo) e «rivela in Italia una doppia tradizione: longobardica per il tipo Oddo o Odo e Oddone, e tedesca, cioè alamannica o baiuvara, per il tipo Otto e Ottone».3 Antichi in Santa Maria, dove furono tra i fondatori della locale chiesa campestre e abitarono a Spinetto Lunario, poi alle Peschiere. PATELLI (var. Patella, Patelle): lo vedrei derivato dal termine dialettale patela, “colpo dato per ferire”, in senso soprannominale, anche se in latino medievale4 è riportato il termine patella salis che indica il deposito del sale, oppure dal termine italiano antico patella, “padella, bacino”, da cui il piemontese padela; cognome abbastanza diffuso (801 occorrenze, la maggioranza in Lombardia e in Emilia). A Cioccaro in località Cantabellina, ora Case Patelli.5 1 O. LURATI, op. cit., p. 51. La desinenza -oglio deriva dalla desinenza latina -ullius (Carullius > Garoglio, Badullius > Badoglio, Marullius > Maroglio e aggiungerei anche Redullius > Redoglia). Ringrazio il prof. Musso per il suggerimento. 3 E. DE FELICE, op. cit., p. 180. 4 Cfr. CH. FRESNE DU CANGE, Glossarium mediae et infimae latinitatis, Favre, 1883 (8 vv.). 5 Anthoninus de Patellis e i suoi nipoti possedevano beni a Cioccaro nel Cinquecento; ai primi del Seicento Cristoffaro Pattelle consegnava «terra coltiva con vigna, cassina et sedime» a Serralitica. 2 ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA DI PENANGO (2004) PONTE (var. Punti): dovevano in origine abitare presso un ponte, e da ciò il cognome, ma ritengo probabile anche la derivazione dal personale Ponzio (francese: Pons), nome portato anche da un santo martirizzato a Simiez, presso Nizza Marittima, nel III secolo; da questo nome credo si possano fare derivare pure i cognomi Poncino e Ponzelini. In Penango alla Scarella (gruppo Case Ponte) e a Vanaretto. RE: evidentemente da rex, “re”. «Si tratta della trasformazione in cognome di un nome proprio oppure di un soprannome dato al neonato in quanto “re della casa” oppure a chi era stato eletto “re” di una compagnia o di feste popolari e tradizionali (…) Era adatto anche a definire una persona molto brava in un mestiere o in una particolare attività».1 Cognome un tempo molto diffuso a Patro. RIVALE (var. Rivalle, dial. Rivà): è una delle famiglie più antiche di Penango, presente già nei consignamenta del catasto moncalvese nel secolo XVI. Il cognome, come già detto,2 lo credo derivato dall’oronimo riparia, “costa”, oppure da rivus, “ruscello”; potrebbe quindi indicare la caratteristica morfologica della località in cui il capostipite abitava, forse proprio Rivale Ponte Malberto. Si tratta di un casato rarissimo in Italia.3 ROSMINO (var. Arosmino): dal personale medievale Rosminus, usato ancor oggi, seppure raramente, come nome di battesimo nella forma Rosmino/a. Antichi a Patro, dove figurava, tra gli altri, un Ioannes Jacobus Rosminus proprietario nel ‘500 e prima ancora un Antonotus de Aresmino. Tuttora fiorenti. STEFFENINO (var. Stefenino): dal personale Stefano nella sua forma diminutiva. Era portato da alcune famiglie di Santa Maria che abitavano alla Bozzolata; il casato si è estinto in zona nel primo dopoguerra. ZANELLO: si chiamavano in origine de Bove e provenivano dal paese di Odalengo Piccolo. Il catasto antico di Moncalvo registra infatti che nel 1587 Baptista, Zaninus et Ioannes Antonius de Bove Odalengi Parvi dicti Zanelli possedevano una cascina «ad sediminibus» e più avanti il Battista era indicato come «detto Zanello». Il cognome proviene dal personale Zanni o Zanne, derivato da Giovanni; è molto diffuso in Piemonte, Liguria e Veneto. ZEGLIO (var. Zelli, Azelli): forse dal personale Consiglio per successive trasformazioni e abbreviazioni con caduta della sillaba iniziale, come propone il Lurati.4 Oppure anche dal latino agellus, “campicello”, da cui l’Olivieri fa derivare il toponimo Azeglio, e quindi anche probabile cognome derivante da nome di luogo; non escludo però neanche un’attinenza con il personale latino Sellius, di cui si dice a proposito del cognome Monzeglio.5 In Piane e a Pizzo Bolla, dove compare già nel Cinquecento un Anthonius de Zelho e il secolo successivo Francesco Zellio consegnò «terra coltiva con la cassina e sedime» a Serralattera. I cognomi più “nuovi” Altre famiglie si stabilirono a Penango e nelle sue frazioni nei secoli successivi. 1 A. STRADA - G. SPINI, op. cit., p. 124. Cfr. il capitolo Note di toponomastica penanghese laddove si tratta della località Rivale Ponte Malberto. 3 Presenta solo 4 occorrenze desunte dagli elenchi telefonici: 2 in Piemonte, 1 in Lombardia e 1 in Liguria. 4 O. LURATI, op. cit., p. 51. 5 È il cognome portato anche dal regista cinematografico Primo Zeglio, attivo tra gli anni ’40 e gli anni ’60, pioniere del western all’italiana; oltre che di cinema, Zeglio, che era nato a Buronzo (VC) nel 1906 ed è morto nel 1984, si interessò anche di pittura riscuotendo un discreto successo. 2 ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA DI PENANGO (2004) Per evidenti ragioni di spazio, non tutti i cognomi di chi è passato per Penango sono qui riportati e interpretati, bensì quelli tuttora fiorenti in paese e attestati fino al primo ventennio del secolo XX: mi scuso per le lacune, potrebbe essere uno spunto per studi più completi. ACCATINO (var. Accattino): «probabile italianizzazione del nome personale latino Cattinus oppure di Acatius, entrambi presenti in Piemonte dove hanno originato alcuni toponimi, quali Gattico e Gassino».1 Io lo vedrei anche bene come derivante dal personale tardo latino Agathius, maschile di Agatha, tuttora presente nell’italiano Agazio e imparentato con il cognome Cazzulino. Molto diffusi a Camagna e a Calliano, a Penango giunsero da Mombello nel 1848 in persona di Stefano fu Giuseppe, stabilendosi prima in Piane come massaro della Cascina Sala, poi a Santa Maria.2 ACCOMAZZO (var. Acomazzo): dal personale Giacomo per trasformazioni successive (Giacomo > Giacomazzo > Accomazzo). Oriundi di San Desiderio di Calliano, giunsero a Penango alla fine dell’Ottocento in persona dei fratelli Lorenzo e Maggiorino fu Giuseppe, che abitarono prima sulla piazza del Municipio, poi dietro la chiesa. ACCORNERO: il De Felice lo dice «cognome diffuso in Piemonte, in Liguria e in parte della Lombardia, formato dal toponimo Accorneri Superiore e Inferiore (AT)»3 e quindi indica persone originarie di quella zona. Varie famiglie giunsero a Penango: da Ottiglio, Olivola e poi anche da Montemagno. ALLOVIO: dal personale germanico Allo o, meglio, Allowin (riportati entrambi dal Förstemann), da cui probabilmente Allovino, quindi Allovio. Si chiamava proprio Allowin il santo nobile belga vissuto tra VI e VII secolo, che, dopo una giovinezza disordinata, si convertì, divenne monaco con il nome di Bavo, o Bavone, e visse per tre anni da eremita nel cavo di un tronco. È invocato contro gli attacchi di tosse convulsa.4 A Penango nel 1919 alla Cascina Saliceto la famiglia di Felice Allovio e Giuseppina Cerruti con i loro 8 figli: prima di approdare in paese avevano dimorato a Solonghello, Cerrina e Mombello. ANTONIOTTI: dal personale Antonio. Il capostipite degli Antoniotti penanghesi fu Bernardo, nativo di Vesime, nominato messo comunale nel 1724.5 Vari esponenti della famiglia continuarono a lavorare con diverse funzioni al servizio del Comune, fino al geometra Carlo, segretario comunale nel secondo dopoguerra. BAIANO: credo dal personale latino Baius, con riferimento a una proprietà fondiaria (praedium Baianum):6 Ernesto Baiano, nativo di Vignale ma residente a Moncalvo, negli anni ’20 comperò la Cascina Praie, tuttora abitata dai suoi discendenti. BARALIS: forse dal personale germanico Baraldo, per successive modificazioni.1 Famiglia diffusa particolarmente nella zona di Savigliano come l’analogo cognome Barale, due suoi rami ora estinti 1 F. SCARRONE, Conoscere Conzano, Comune di Conzano, s.d. [ma post 1983], p. 116 Il casato era comunque già presente in zona, tanto che il catasto secentesco di Moncalvo riporta consegne fatte da un certo Accatte degli Accatti. 3 E. DE FELICE, op. cit., p. 43. Le due località si trovano in territorio di Viarigi. 4 Il santo, chiamato in latino Adlovinus, in francese Bavon e Alloy, in fiammingo Baaf, è sepolto nella Cattedrale di Gand, gioiello dell’architettura gotica fiamminga. 5 Cfr. il capitolo Fatti di ordinaria amministrazione. 6 Baius, secondo alcune lezioni, sarebbe citato anche da Orazio (Satire, I,4) e attestato dallo Schulze (p. 186); è pure toponimo dell’Italia centrale e meridionale. Baios/Baius era il leggendario nocchiero che avrebbe dato il nome alla località di Baiae, città con porto presso il capo Miseno, a ovest di Napoli. Un certo Baius de Presbitero intervenne come teste in un atto notarile stipulato nel 1178 a Pavia (Codice Diplomatico della Lombardia medievale, pergamene pavesi, San Pietro in Ciel d’Oro, n. 108). 2 ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA DI PENANGO (2004) ebbero patenti di nobiltà, uno a Susa e l’altro nel Nizzardo. Un Giuseppe Baralis giunse da Cicengo a Cioccaro nel 1851 con la moglie Carolina Maroglio, quale erede di parte della Cascina Mazzetta; poi in Piane. BARBERIS: da Moleto, frazione di Ottiglio. Il cognome (dalla forma latina Barberius) deriva dall’attività del barbiere che in passato indicava anche chi praticava salassi e operazioni di piccola chirurgia. In Penango si stabilirono a Barone in persona di Francesco alla metà dell’Ottocento,2 ma il casato era già presente a Patro. BECCARIS (var. Beccaro, Beccari): casato che prende il nome dal mestiere di beccaro (beccaio), cioè macellaio. Giunsero a Penango nel 1854 come comproprietari della Mazzetta in persona di Giuseppe fu Lorenzo da Casorzo, il quale era già stato massaro della Cascina Merli di proprietà Rubini. BERSANO: dal personale tardo latino Bercius passato in diversi toponimi monferrini (varie località Bersano esistono o sono esistite presso Lu, Conzano e Ponzano), oppure anche «dal cognome romano Bruccius».3 Da Ponzano a Cioccaro e a Santa Maria, lavoranti dei Minoglio, poi proprietari. BODDA: dall’antico germanico Bodo, formato sulla radice bod, “messaggero”, che entra nella composizione di molti personali.4 Bodda lo credo analogo al cognome Bodo, piuttosto diffuso nel Vercellese, anche se nella Firenze del 1418 risultava attivo un Puccetto di Puccio Bodda.5 In Penango alla Cascina Rocca in persona di Angelo fu Gioacchino da Cisterna d’Asti nel 1926. BONVICINO (var. Buonvicino): credo che richiami il nome medievale Bonvicino (Bonvesin) con chiaro significato augurale, oppure riferito a un toponimo che ne indica la provenienza.6 Da Moncalvo nel 1820 in persona di Giuseppe, alla Crosetta. BORGNINO: allude al difetto fisico di chi è borgno, “cieco”, o “accecato da un occhio” analogamente al cognome Borgna. A Penango alle Case del Mulino giunse il patriarca Fortunato, nato a Cardona nel 1815: egli «si maritò quattro volte ed ebbe figli da tre mogli».7 Il casato è comunque originario dell’Astigiano, in particolare della zona di Baldichieri. BRIGNOGLIO (var. Brignolio): dal personale latino Brinnius, attestato dallo Schultze.8 È un cognome diffuso nelle due forme praticamente solo in Piemonte. La famiglia è originaria di Calliano, con ramificazioni anche a Moncalvo e a Cioccaro. A Cantoglio verso la metà del secolo XIX i due fratelli Giovanni Antonio e Andrea fu Giovanni, nativi di Calliano. BUONADONNA (var. Bonadonna): formatosi in riferimento, serio o scherzoso, a una donna buona, dotata di grandi qualità morali oppure da un personale medievale di significato analogo (cfr. l’analogo cognome Bonomi, derivato dal personale Bonomo). Giunti a Penango da Ponzano nel 1 Anche il Bongioanni (op. cit., p. 36) accosta questo cognome ai personali Averardo e Berardo. In precedenza altri Barberis erano stati schiavandai alla Bottoria. 3 F. SCARRONE, op. cit., p. 117. 4 E. FÖRSTEMANN, Altdeutsches namenbuch, Hanstein’s Verlag, 1900, I, c. 319 e ss. 5 Archivio dell’Opera di Santa Maria del Fiore, 20 e 28 maggio 1418. 6 Nei pressi di Mondovì esiste Bonvicino, mentre nell’Alessandrino c’è Malvicino, che l’Olivieri spiega come derivante da un cognome. 7 APP, Stato delle anime compilato e annotato da don Garavelli. Una curiosità: si chiamava Borgnino e aveva radici piemontesi anche il celebre attore italoamericano poi noto con il nome di Ernest Borgnine. 8 W. SCHULZE, Zur Geschichte lateinischer Eigennamen, Weidmann, 1904, pp. 367, 439. Lo stesso autore cita il personale Brinniarius, da cui forse il cognome Brignano. 2 ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA DI PENANGO (2004) 1865 come coloni a Rivale Ponte Malberto, poi trasferitisi in Val Cerrina, quindi a Cioccaro, coloni e infine proprietari della Cascina Vecchia. CABIALE: dal dialettale cabial, a sua volta dal latino medievale capitale, nel significato di “bestiame”:1 designava quindi un proprietario di mandrie oppure un lavoratore addetto al bestiame altrui. Da Ottiglio alla Cascina Lunga nel 1864 in persona di Giovanni Battista, con la famiglia e il suocero Camillo Celoria. CANUTI: da una caratteristica fisica del capostipite, che avrà avuto i capelli bianchi,2 oppure dal personale Canuto derivante dal danese knude, “nodo, legame”. Esiste un san Canuto Lavard, canonizzato nel 1169, invocato come protettore dei calvi, e un altro san Canuto (Knud) re di Danimarca morto martire del 1186. A Penango da Castelletto Merli e Moncalvo, in persona di Umberto, erbivendolo, e della sposa penanghese Angiolina Ponte, sulla piazza del Municipio, poi a Rivale. CASSINA: dal termine dialettale, ripreso dal tardo latino capsina, che indica un possedimento piuttosto ampio, con abitazione e dipendenze rustiche. In Penango alla Cascina Chiesa un Giuseppe fu Domenico da Ottiglio con la moglie Teresa Lavagno nel 1881. CAVALLERO: riferimento abbastanza evidente «all’attività di conducente, mercante di cavalli oppure cavaliere».3 In Cioccaro provenienti da Castell’Alfero alla fine del Settecento: nel 1799 Giuseppe fu Domenico divenne particolare, acquistando vari beni e una cascina a Cantabellina da Alfonso Dal Pozzo. CAZZULINO: potrei pensarlo come derivato scherzosamente dal termine dialettale casù, “mestolo”. È però probabile anche un’etimologia toponomastica: da «Casselio, località scomparsa posta tra Conzano e Camagna, da cui Casselinus e Cazzulino»4 oppure dal personale Acasio (Agazio), come pensa il Bongioanni, analogamente al cognome Accatino. Provenienti da Cerrina in persona di Gottardo, alle Case Corzino. CELORIA: dal dialettale sloria, “aratro” (cfr. silot, “scure”) a sua volta dal basso latino accialoria, celoyra, “fatto di acciaio”. Indicava quindi chi gli aratri – strumenti preziosissimi nell’epoca dei grandi dissodamenti medievali – li costruiva oppure sapeva usarli bene. Da Ottiglio in persona di Camillo (n. 1787) con la famiglia del genero Cabiale.5 COPPO: non credo che questo cognome abbia molta attinenza con il tipico manufatto usato per ricoprire i tetti. Lo ritengo derivato dal personale (Ja)cobus, con accento sulla -o,6 per successiva sostituzione della -b con -p. Provenienti da Cellamonte e in genere dalla Valle Ghenza, dove sono tuttora molto diffusi,7 si stabilirono a Santa Maria all’inizio del secolo XIX. 1 «Nome generale di tutte le bestie da corno utili in agricoltura, in un dato podere; ed anche proquojo, ossia mandra o quantità di bestie bovine esistenti in una possessione» (Sant’Albino). 2 Per questa ipotesi propende anche il Bongioanni (op. cit., p. 60), che afferma non essere diffuso in Italia il culto di san Canuto. 3 F. SCARRONE, op. cit., p. 131. 4 Ibid., p. 135. 5 Un ramo di Celoria si trova stanziato nella zona di Chiasso; proveniva da un fuochista delle ferrovie originario di Occimiano, trasferitosi in Svizzera nel 1920: «da lui verranno vari imprenditori, legati in particolare al rifornimento di ghiaccio nei vagoni ferroviari delle derrate deperibili» (O. LURATI, op. cit., p. 184). 6 «A questa radice risale (…) anche il cognome svizzero Kopp» (O. LURATI, op. cit., p. 201). 7 Cellamonte possiede anche una frazione detta appunto Coppi; una borgata chiamata Casa Coppi esiste anche presso Asti. ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA DI PENANGO (2004) CORRADO: dal personale di origine germanica Corrado, formato da *koni-, “audace, ardimentoso”, e *radha-, “consiglio, assemblea”, quindi “audace nel consigliare”, o “audace nell’assemblea”. Nel 1848 giunse in paese il falegname Stefano di Bernardo, da Pontestura, che si sposò al Bricco con Clotilde Manacorda. Altre due famiglie Corrado sono immigrate a Cioccaro negli anni ’50 provenienti da Larino e Guardialfiera (Campobasso). DEMARIA (var. De Maria): dal personale femminile Maria, diffusissimo in tutto il mondo cristiano. Probabilmente erano già a Santa Maria all’epoca dell’istituzione del Comune, ma non ancora nella condizione di particolari. DEMARTINI: cognome derivante dal personale Martino. Originaria di Lu, poi diffusa in tutto il Monferrato, particolarmente a Grazzano. A Penango in persona di Carlo ed Eugenio, sposati con le sorelle Carolina e Maria Aresca, figlie del veterano Antonio (a Maniciardo e al Bricco). Altra famiglia a Cioccaro, proveniente da Grazzano in persona dei fratelli Andrea e Vittoria fu Francesco. FARA: dal longobardo fara, “stirpe, famiglia”, poi “corte, fondo”. Le fare erano le unità famigliari del mondo longobardo, gruppi gentilizi armati «i quali possono per certi aspetti sembrare più squadre militari che familiae, che si insedia secondo i mobili schemi di una expeditio bellica, che si stanzia sulle terre conquistate, vive su di esse, ne sottomette gli abitanti, che dopo decenni conserva l’atteggiamento e le consuetudini di chi non sembra ancora convinto a restare definitivamente».1 I Fara moncalvesi, presenti in origine a San Vincenzo (Castellino), passarono in parte a Patro. FAROTTO: credo dal personale germanico Farawald, composto di fara, “famiglia”, e weald, “potere”, quindi nel senso di “capofamiglia”. A Cioccaro, dove nel 1771 i cugini Carlo Francesco e Giuseppe divennero particolari comperando da Stefano Cerruti «vigna, casa, stalla e sito» a Serralitica. GAGLIARDONE: formato in base al personale medievale Gagliardo con il significato di “valoroso, audace”, oppure anche derivato dal provenzale galhart, a sua volta dal latino gallus, a indicare la provenienza del casato da Oltralpe, dove è frequente il toponimo La Gaillarde.2 A Cioccaro alla fine del Settecento a Serralitica. GIORCELLI: certamente dal personale Giorgio per modificazioni successive. A Penango in persona di Giovanni Battista e della moglie Giovanna Lavagno, di Moncalvo, che nel 1837 erano schiavandai a Saliceto; il figlio Carlo sposò Carlotta Fodella e si stabilì a Rivale; successivamente al Bricco. GROPPO: credo derivi da una voce germanica ricostruita kruppa da cui l’italiano “groppa”, “groppo”. Da questo termine viene il ted. Kropf, “gozzo”.3 Nel 1855 Giuseppe Groppo fu Giacomo da Ottiglio comperò parte del complesso di Barone e vi si stabilì con la moglie Domenica Barberis e i 5 figli. GUASCO: lo penso derivato dal personale di origine germanica Guascus (= originario della Guascogna) molto attestato nel Medioevo. Alla Scarella. 1 A. DI RICALDONE, Liguri, Celti, Romani e Langobardi sul territorio di Crea dal IV sec. a.C. al VII d.C., Santuario di Crea, 1991, p. 77. 2 Cfr. il bel sito <www.jtosti.com/noms>. 3 KLUGE, Etymologisches Wörterbuch der deutschen Sprache, 22.Auflage, 1989, p. 415. ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA DI PENANGO (2004) IMARISIO (var. Marisio): può avere «un nesso con l’antico e scomparso abitato di Vimarisio, in territorio di Ozzano»1 oppure da un personale Emerisius. In effetti il Domenico Imarisio giunto a Cioccaro alla metà del secolo XIX come schiavandaio alla Cascina Mazzetta proveniva da Rosignano e sempre di Rosignano era nativo il Luigi che nello stesso periodo in Piane con la numerosa famiglia.2 LASAGNA: potrebbe derivare da un personale latino del tipo Lascianus o Lasinius volto al femminile, oppure da la-sagna, con il termine dialettale sagna, che indica un luogo paludoso (esiste una località Sagna nei pressi di Saluzzo),3 ovvero ancora dal dialettale sagnè, “salassare”.4 Nel 1833 Francesco Lasagna fu Giuseppe arrivò a Monteceneri da Frassinello come schiavandaio in compagnia della madre, vedova Margherita Villata, e dei figli: Lorenzo nel 1879 diventerà proprietario della Cascina Bosco. LUPARIA: «il cognome richiama un soprannome collegato per qualche attinenza ai lupi, assai frequenti nelle selve monferrine nei secoli scorsi. Un’altra ipotesi lo vorrebbe derivare dal nome personale latino di età imperiale Lupus, affermatosi anche per la diffusione dei personali longobardici e germanici equivalenti».5 Io propendo per la seconda ipotesi. La famiglia arrivò da San Martino di Rosignano, dov’è tuttora assai diffusa, nel 1862 in persona di Vittore, sfortunato acquisitore di parte della Cascina Barone. MAIOCCO: a quanto pare da un’antica voce dialettale majocch che secondo l’Olivieri6 significava “mangione”. Come personale è attestato in Lombardia fin dal secolo XII nelle forme Magliocus7 e Maioccus. Nel 1804 giunse ad abitare alla Scarella Felice Maiocco fu Vincenzo, nativo di Castelletto Merli: a Penango nacquero i suoi figli Vincenzo e Lorenzo. Negli atti di una causa del 1775 compaiono comunque già i nomi di Vincenzo e Giuseppe Maiocco proprietari di terreni lungo il rio Varsesio. MEDA: da Sanico con Pietro fu Antonio alla Cascina Barone, ma già prima in paese come massaro. Il cognome pare provenire dai toponimi lombardi Meda e Mede (anche in Monferrato, presso Lu, c’era la località di Medigliano), come attesta la presenza all’inizio del Seicento di un Franceschino da Mede, proprietario a Moncalvo. MELLANA: qualcuno lo fa derivare «dal monferrino meila per meliga, granoturco»,8 ma secondo me proviene più facilmente dal cognomen latino Mellanus attestato in epigrafi,9 poi nel Medioevo divenuto personale nella forma Mellanus, Mellano;10 Mellana è anche il nome di una frazione di 1 F. SCARRONE, op. cit., p. 127. Una famiglia Marisio composta da Margherita Cavagna, vedova di Giuseppe Marisio, dalla cognata Antonia e dai quattro figli abitava già alla Bolla nel 1844 (cfr. Stato d’anime della parrocchia di Cioccaro 1844-1865, in APC). 3 Cfr. D. OLIVIERI, Dizionario di toponomastica piemontese, Paideia, Brescia, 1965, p. 303. Esistono analoghi toponimi francesi (Sagne, Saigna) con il significato di “palude torbifera”. 4 Cognome diffuso anche in Lombardia, dove è piuttosto celebre lo scultore Giovanni Pietro Lasagna (1558-1617), autore delle cariatidi che ornano il Duomo di Milano. L’archivio dell’Opera di Santa Maria del Fiore riporta l’esistenza di un certo Giovanni di Guido Lasagna, esattore fiorentino ai primi del ‘400. 5 F. SCARRONE, op. cit., p. 115. 6 D. OLIVIERI, Dizionario di toponomastica lombarda, anastatica Lampi di Stampa, 2001, p. 328. 7 Cartula venditionis, 23 gennaio 1174 in Pavia, in Codice Diplomatico della Lombardia medievale, pergamene pavesi, San Pietro in Ciel d’Oro, n. 67. 8 F. SCARRONE, op. cit., p. 115. 9 ILAfr 00447,7 (M. Rubrius Melanus). Almeno un’epigrafe attesta anche il personale Mellus (CIL 08, 01461): Mellanus allora potrebbe anche vedersi come prediale (= possedimento di Mello). 10 Nel 1487 in un atto rogato a Ceva compare il notaio «Mellanus Ambrosius de Bacanis inferioribus» (G. OLIVERO, Storia di Ceva e del suo Marchesato, 1858, cap. IX); nella Asti medievale era piuttosto diffuso il nome proprio 2 ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA DI PENANGO (2004) Boves, nel Cuneese. Cognome diffuso a Calliano e a Casorzo, da dove un Bartolomeo fu Carlo arrivò a Penango alla fine dell’Ottocento con la sposa Luigia Volta e si stabilì alle Case Corzino; poi a Vanaretto. MERLO: dal nome e soprannome Merlo, attestato a Siena nell’VIII secolo e a Genova nel XII,1 «per lo più nei due significati figurati opposti di “sciocco, ingenuo” o di “furbo, scaltro”»;2 secondo altre ipotesi potrebbe anche essere il soprannome dato a una persona rinomata per la sua bravura nel fischiare, proprio come fanno i merli. Credo che sia analogo al cognome Merletto/Marletto. A Cioccaro nel 1913 in persona di Pietro e della moglie Cristina Ravazzotto, provenienti da Ozzano, ma che prima erano stati mezzadri a Moncalvo, Sala e Ottiglio. MICCO (var. Mico, Micho, Micò): il De Felice lo considera forma abbreviativa di Micheli, a sua volta dal personale Michele, ma soprattutto per motivi fonetici potrebbe benissimo provenire dal germanico (meglio, dal gotico) Mikka. Antica famiglia di Castellino, poi anche a Patro, se ne ricorda il notaio Carlo Andrea, segretario comunale a Penango per vent’anni dal 1807 al 1827. MONTI: chiara allusione a una località montuosa, zona di provenienza del capostipite. A Penango in persona di Pietro, nato nel 1842, giunto da Calliano come comproprietario della Cascina Barone. MONZEGLIO (var. Monseglio): pare legato alla località di Monzeglio, in territorio di Taino (Varese), nell’entroterra tra Angera e Sesto Calende.3 Deriverebbe da Mon(te) Sellio, con riferimento al personale romano Sellius attestato in iscrizioni epigrafiche.4 A Santa Maria da Serralunga uno Stefano, il cui padre Antonio Maria nel 1806 risultava abitare a Moncalvo. Diffusi anche a Vignale. NEGRO: da una caratteristica fisica (colore dei capelli, carnagione scura; cfr. il cognome Bruno). Da Castell’Alfero in Patro, alla fine del ‘700 in persona di Giovanni Battista, detto il Savoiard.5 POGLIANO: da un (praedium) Pollianum proprietà del romano Pollius, così come per toponimi che terminano in -ano. Esisteva in antico una gens Pollia, alla quale appartenevano i cittadini della comunità di Vardacate, da taluni identificata con Terruggia, da altri con Casale Monferrato.6 Da Castell’Alfero alla Cascina Caligaris nei primi decenni del secolo XX, in persona di Dionigi con la moglie Ernesta Bagna e i loro tre figli. PROSIO: lo credo derivare, come il cognome Brosio, dal personale Ambrogio (in lat. Ambrosius > Brosius > Prosius).7 È attestato tuttavia anche un personale latino Prosius, con le varianti Prusius e Prausius, citato dallo Schulze. Diffuso a Ottiglio, dove si trova ancora una Cascina Prosio. Era invece nativo di Alfiano Natta quell’Eugenio che nel 1906 sposò la penanghese Ermelinda Caviglia, trasferendosi a vivere in paese. Meylanus (Melanus), mentre in ambito più nordico si può ricordare san Mellano (Mullion, o Melanio) vescovo, nativo del Galles meridionale, morto nel 314. 1 Un certo Merlus Honiche compare in un documento redatto nel 1194 a Varese (Codice Diplomatico della Lombardia medievale, pergamene varesine, San Vittore, n. 134). Un Arrigus Merlus è invece tra i 4300 pisani che nel 1228 giurarono di mantenere l’alleanza con Siena, Pistoia e Poggibonsi (cfr. E. SALVATORI, La popolazione pisana nel Duecento (dal patto di alleanza di Pisa con Siena, Pistoia e Poggibonsi del 1228), GISEM ETS, Pisa, 1994). 2 E. DE FELICE, op. cit., p. 168. 3 Nei pressi di Ispra, poco lontano, esiste tuttora una Cascina Monzeglio. 4 W. SCHULZE, op. cit., p. 224. Il personale Selius si trova anche in Cicerone (Ad familiares, VII, 32) e in Marziale (Epigrammata, II, 14). 5 Cfr. il capitolo Gli stradinom. 6 A proposito della gens Pollia cfr. l’intervento di Olimpio Musso nell’articolo Un nuovo monumento romano inscritto del Monferrato, in Istituto Lombardo, (Rend. Lett.), 102, p. 442, n. 3 (1968). 7 Circa la derivazione di Brosio da Ambrogio, cfr. le opinioni di Bongioanni, De Felice, Strada e Spini nei loro rispettivi lavori. ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA DI PENANGO (2004) QUIRINO: dal personale latino Quirinus, che si identificò con Romolo assunto in cielo e divenuto dio, e anche nome di un santo martire cristiano. Nel 1862 giunse da Casorzo a Penango, regione Cerrina, Francesco Quirino fu Giovanni Antonio, nato a Camagna nel 1788, con i figli Pietro e Antonio, nati entrambi a Rosignano. RABAGLINO (var. Rabaino): a prima vista si direbbe derivato dal dialettale rabaià, “raccogliere, raccattare”, attribuito in senso scherzoso, ma io credo più probabile che provenga sempre in senso soprannominale da un più antico termine del dialetto – forse rabajin – che indicava un “ragazzino, monello”.1 È un cognome raro, diffuso per lo più in Piemonte, che accosto a Rappellino (a Grazzano) e anche a Rabagliati. Da Castellino nel 1830 a Vanaretto, in persona di Francesco. RAITERI: dal nominale Raterius, nella forma Raterii (filius), cioè “figlio di Raterio”,2 oppure anche dal germanico Ritter, “cavaliere”. Giunsero a Santa Maria a cavallo tra Sette e Ottocento, provenienti, pare, da San Salvatore Monferrato. RAZZANO: deriva dall’antica località di Razzano (lat. Ragianum, poi Raçano), in territorio di Alfiano Natta, oppure dal personale romano Ragius in forma prediale.3 Si trovano infatti parecchie occorrenze del cognome nella zona di Tonco e proprio da Alfiano proveniva il Francesco fu Antonio che, sposatosi con Domenica Biletta, prese casa alla Bolla, dove nel 1850 gli nacque il figlio Lorenzo. ROBERTO: provenienti da Montemagno in persona di Antonio, nel 1867, quindi a Santa Maria e alla Bolla. Il cognome deriva chiaramente dal personale germanico Roberto, formato da *hroth-, “fama, gloria”, e *bertha-, “splendente, famoso, illustre”, quindi “persona illustre per la sua fama”, come spiega il De Felice. ROSSO: con le sue varianti è la forma cognominale più diffusa in Italia. Proviene dal personale Rosso, a sua volta dai tardi latini Rubius, Rossius, passati nelle forme altomedievali Russus e Rossus.4 Nacque come soprannome in relazione al colore dei capelli o della barba. Giacomo Rosso e la moglie Giovanna Negro, da Costigliole d’Asti, nel 1920 comperarono in Penango la Cascina Gorzio. SALA (var. Salla): dal longobardo sala, “casa per la residenza padronale”, poi “luogo per la raccolta di derrate”. La sala longobarda «era il possesso terriero della fara, un possesso su cui il gruppo barbarico nel suo isolamento etnico si abituava ad “abitare”».5 Ugualmente, potrebbe indicare la provenienza dal paese di Sala. Non escludo tuttavia che questo cognome possa avere attinenza con il più comune termine “sale”, magari a indicare una persona che abbondava nel salare i cibi. Da Ottiglio nel 1845 si stabilì a Vanaretto la vedova di Francesco Sala, Domenica Zai. 1 Cfr. O. LURATI, op. cit., pp. 391-392, laddove tratta del cognome Rabaglio, che credo senz’altro collegato con il nostro Rabaglino. Il Dizionario di Tommaseo e Bellini riporta il termine «rabacchino» come diminutivo di «rabacchio», “piccolo fanciullo”, «forse suono denotante inquieta vivacità de’ ragazzi». 2 Il personale Raterius compare in una carta del XII secolo (Codice diplomatico bresciano, Carte di San Giovanni de foris, n. 79); nel secolo X Raterio da Liegi era stato vescovo di Verona. 3 Questo nome è attestato ad esempio in un documento del 1199 (Codice Diplomatico della Lombardia medievale, pergamene milanesi, Santo Stafano di Vimercate, n. 117). Da Ragius o Raius deriverebbe il nome del paese di Raiano, presso L’Aquila. 4 Cfr. E. DE FELICE, op. cit., pp. 216-217. 5 A. DI RICALDONE, op. cit., p. 79. ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA DI PENANGO (2004) SIPOLINO (var. Sipollino, Ciapolino): lo credo provenire da un soprannome che indica una persona particolarmente ciarliera (ciapola in dialetto indica la chiacchiera),1 oppure in alternativa ma meno probabile dal sostantivo sigola, “cipolla”. Cognome raro: si segnalano sole 5 occorrenze sugli elenchi telefonici, tutti in Piemonte. Da Moncalvo alla Rollina nel 1853 in persona di Cipriano fu Vincenzo, nato nel 1794, schiavandaio alla Fiammenga con la moglie Francesca Caramellino e i figli.2 VOLTA: forse dal termine omonimo «che in molte città e borgate serviva a indicare il depositonegozio in cui si raccoglievano le merci trasportate dai mercanti nei loro tragitti»,3 luoghi di deposito e di smercio sul percorso delle medievali vie francigene, oppure dal termine toponomastico che indica una svolta (di una strada o di un corso d’acqua), o ancora dall’antico tedesco vulthar, “gloria”, passato in un nome di persona. Provenienti da Sala, nel 1890 un Battista e il figlio Giuseppe comperarono da Stefano Pastore una casa nei pressi del Municipio. 1 «Ciapola = chiacchiera, ciancia, ciarla, frottola, panzana, vescia, favola, fandonia, fola, fanfaluca; e talora chiappola, chiappoleria, inezia, pappolata, bazzecola, ciuffola» (Sant’Albino). 2 Giovanni Battista Ciapolino di Giovanni, diciannovenne, abitante a Moncalvo, nel 1808 sposò Anna Maria Fara, di Patro (ACP, UA 498). 3 O. LURATI, op. cit., p. 500.