Sistema Italia, quanto vale nei mercati in crescita
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Sistema Italia, quanto vale nei mercati in crescita
Dicembre 2013 TESTIMONI Gli ambasciatori INTERNATIONAL AFRICAITALIA Sistema Italia, quanto vale nei mercati in crescita MF International ha chiesto ad alcuni dei rappresentanti dell'Italia nei paesi chiave dell'Africa quali sono i fattori strategici che possono aiutare esportazioni e investimenti diretti di Pier Paolo Albricci ALGERIA Michele Giacomelli Il fattore chiave è la stabilità Domanda. Quale ritiene sia il fattore strategico principale per decidere un investimento diretto in Algeria? Risposta. Il primo, e forse il più rilevante, è l’esistenza di un vasto mercato interno, in forte crescita, che necessita di un’ampia gamma di prodotti, attualmente importati. Poi vengono il basso costo dell’energia, la prossimità geografica, le disponibilità economiche (soprattutto del settore pubblico) per finanziare gli investimenti, una manodopera giovane, dal basso costo e capace di apprendere rapidamente. A cui si aggiunge una perdurante stabilità politica. D. In quali settori il made in Italy ha maggiori chance competitive in questo momento? R. Nel settore delle grandi opere le imprese italiane continuano ad operare con successo in progetti a maggiore complessità tecnica. Ma è nel campo manifatturiero e della Pmi che si aprono importanti opportunità, non solo sul piano strettamente commerciale, ma anche per iniziative di cooperazione industriale. L’Algeria importa quasi tutto e vuole diversificare la sua economia, e i settori che mostrano maggiori tassi di crescita, sono la meccanica strumentale, l’industria agroalimentare, i materiali da costruzione. ANGOLA Giuseppe Mistretta La crescita è a vista d’occhio D. Quale ritiene sia il fattore strategico principale per decidere un investimento diretto in Angola? R. La stabilità politica differenzia il Paese rispetto alla maggior parte del resto dell’Africa. Tale stabilità è alla base 1) Roberto Natali, ambasciatore a Rabat (Marocco) 2) Maurizio Massari, ambasciatore a Il Cairo (Egitto) 3) Stefano A. Dejak, ambasciatore a Kampala (Uganda) 4) Vincenzo Schioppa, ambasciatore a Pretoria (Sud Agrica) 5) Michele Giacomelli, ambasciatore ad Algeri (Algeria), della grande crescita economica, che ha fatto dell’economia angolana, dal 2001 al 2010, quella più dinamica a livello mondiale, con tassi di aumento medio annuo del Pil del 10% circa. Sia per il 2013 che per il 2014 l’incremento del Pil dovrebbe attestarsi su circa il 7%. L’Angola, inoltre, ha in atto un processo di grande rafforzamento delle proprie infrastrutture; è ricco in risorse naturali, fra cui petrolio e gas; intende rilanciare energicamente la propria agricoltura e più in generale diversificare la propria economia, anche attraverso gli investimenti stranieri. La Banca Africana di Sviluppo considera l’Angola fra le 5 economie africane più forti e più promettenti, insieme a Sud Africa, Egitto, Sudan, e Nigeria. D. In quali settori a suo giudizio il made in Italy ha maggiori chance competitive R. L’alimentare, la moda, l’arredamento da interni, l’illuminazione, i materiali da costruzione, l’indotto petrolifero (tubi, valvole, turbine ecc.), i veicoli pesanti e le macchine movimento terra. Nel campo degli investimenti diretti, ancora limitato gli angolani puntano su energie alternative, ambiente e gestione del territorio, riciclo dei rifiuti, l’agricoltura, la pesca e il turismo. 2 1 4 3 EGITTO te. In una prospettiva più lunga, e se la situazione politica si stabilizzerà. l'Egitto gioca le sue carte con l'Italia puntando sulla vicinanza geografica, la presenza di un mercato di oltre 90 milioni di persone, il basso costo della manodopera, il ruolo come hub economico regionale grazie agli accordi di libero scambio con i paesi vicini. Maurizio Massari Opportunità, ma a medio termine D. Nei prossimi 3 anni, ritiene che le opportunità da cogliere in Egitto, pur tenendo conto dell'instabilità politica, saranno maggiori che in passato? R. Il processo di consolidamento interno richiederà a mio avviso almeno ancora un anno, anno e mezzo. Nel breve, quindi, difendiamo soprattutto l'esisten- D. In quali settori, in questa fase, il made in Italy ha buone possibilità competitive rispetto ai concorrenti europei e asiatici? 26 R. L'agro-industria, la logistica, l'energia incluse le rinnovabili, infrastrutture e trasporti. In questi settori l'Italia ha una capacità competitiva consolidata che si sposa in maniera complementare con quelle che sono le priorità dell'Egitto. Il nostro Sistema Paese deve essere oggi paziente, ma pronto a cogliere le opportunità appena il quadro interno si sarà normalizzato. Dicembre 2013 TESTIMONI Gli ambasciatori Per le Pmi la strada è il consorzio mercato con strutture robuste proprie delle aziende di grandi dimensioni, le Pmi italiane possono trarre vantaggio dall’intraprendere progetti di investimento in formati consorziali, facendo valere una logica di offerta a pacchetto. D. Anche le piccole e medie imprese possono puntare a fare investimenti? R. Vi è da tempo un concreto, crescente interesse per l’industria italiana. Per le piccole e medie imprese D. Quali sono le principali difficoltà operative? R. La presenza di una normativa fiscale complessa, una seria e perdurante carenza di valuta estera dovuta in buona misura al drenag- ETIOPIA Renzo A. Rosso AFRICAITALIA MAROCCO Roberto Natali Questa è la porta per l’Africa Occidentale D. Quali ritenete sia il fattore strategico principale per decidere un investimento diretto in Marocco? R. La stabilità costituisce un elemento di vantaggio comparato rispetto alla situazione socio-politica delle altre aree nordafricane. Oltre a questo vanno presi in considerazione il rapido sviluppo delle infrastrutture nei trasporti e nella logistica, lo smantellamento dei dazi doganali con l’Unione europea, una serie di agevolazioni fiscali, la liberalizzazione degli scambi, la politica di privatiz- 6) Giuseppe Mistretta, ambasciatore a Luanda (Angola) 7) Renzo A. Rosso, ambasciatore ad Addis Abeba (Etiopia) 8) Roberto Colaminé, ambasciatore ad Abuja (Nigeria) 5 INTERNATIONAL italiane, l’Etiopia ha un grande potenziale in numerosi settori (agricolo, agro-industriale, tessile, conciario, energetico, turistico), tanto più in questa fase in cui il Governo sta puntando sull’attrazione di investimenti ad alto contenuto tecnologico e di know-how. Nell’impossibilità di affrontare i rischi operativi di questo D. In quali settori a vostro giudizio il Made in Italy ha maggiori possibilità competitive in questo momento? R. Oltre al settore metalmeccanico e metallurgico generico, vale la pena di evidenziare un’importante possibilità di importazione per le strumentazioni di alta tecnologia nei settori aeronautico e medico, il settore del traffico portuale, in particolare la produzione di equipaggiamenti per il controllo del traffico marittimo. SUD AFRICA Vincenzo Schioppa 6 7 to, con molti dell’Africa occidentale i cui mercati sono in crescita e potrebbero certo essere esplorati dagli imprenditori avvalendosi di partners marocchini già operativi in quelle aree. È molto forte la domanda d’Italia I margini per la crescita possono derivare dalla capacità di fare sistema tra le numerose imprese italiane in certe circostanze... gio di risorse a favore degli imponenti investimenti pubblici in atto, una burocrazia statale non sempre consona alle esigenze di una struttura economica dinamica e un sistema finanziario asfittico. Anche la concorrenza con le aziende cinesi, indiane, turche, che sono entrate e continuano a entrare nel mercato locale in grandi numeri e in maniera competitiva sui prezzi, costituisce per le nostre imprese una rilevante barriera all’ingresso, che però può essere affrontata puntando sulla qualità riconosciuta dei prodotti e dei processi produttivi italiani. 8 zazione e il progetto di un sistema nazionale di piattaforme logistiche che si aggiungono al basso costo della manodopera e all’esistenza di zone franche di produzione come la Tanger free zone. Last, but not least, l’accesso a molteplici mercati tramite gli accordi di libero scambio firmati dal Marocco con molti Paesi e, soprattut27 D. Mauritius, che rientra nella sua giurisdizione, sta diventando una piattaforma importante di sviluppo verso l'Africa: quali sono i vantaggi che offre dal punto di vista produttivo e finanziario? R. Mauritius è un esempio di sviluppo economico di successo. Dopo l’indipendenza, ottenuta pacificamente nel 1968, il Paese si è rapidamente trasformato in un sistema diversificato a medio reddito, con crescente importanza dei settori industriale, turistico e finanziario e un forte sviluppo delle esportazioni, soprattutto tessile e trasformazione. L’industria italiana presente Denim des Isles, produttore di jeans e tessuto, che dà lavoro a oltre 2 mila operai, è uno dei casi di successo. I principali ingredienti di questo successo sono la stabilità democratica e la trasparenza del complesso normativo, la coesione sociale e una distribuzione del reddito abbastanza equilibrata. D. Dove punta esattamente? R. La strategia governativa di sviluppo è fondata su una bassa pressione fiscale e una forte determinazione ad attrarre investimenti esteri, con l’obiettivo di sviluppare il settore terziario e fare di Mauritius un centro regionale per i servizi finanziari e l’Ict. E su una classe politica che mi ha colpito per preparazione e lungimiranza. L’efficacia e la trasparenza della gestione economica governativa è testimoniata dalla decisione dell’Ue di accordare a Mauritius finanziamenti in gran parte destinati al budget support, caso assai raro nell’amplissimo panorama dell’assistenza europea. TESTIMONI Gli ambasciatori INTERNATIONAL AFRICAITALIA D: Ma quali sono i vantaggi concreti? R. Il primo fattore di attrazione è la sua appartenenza alla Comunità dei Paesi dell’Africa meridionale (Sadc) che fa dell’isola una piattaforma particolarmente economica per la penetrazione senza dazi nei mercati dell’Africa australe. Inoltre offre una bassa tassazione (con aliquote comprese tra il 10 e il 15% per le imprese straniere), una burocrazia efficiente e trasparente, una forza lavoro abbastanza qualificata, e una ridottissima conflittualità sociale. Infine citerei la presenza di una comunità imprenditoriale di livello, ben conosciuta e apprezzata dalle Autorità. D. Quali sono le opportunità maggiori in Sud Africa per il made in Italy: consumer goods, servizi o soprattutto grandi lavori? R. Questo mercato offre opportunità notevolissime e non adeguatamente sfruttate dalle nostre imprese. All’inizio degli anni 2000 avevamo la quarta/ quinta posizione nell’interscambio, poi siamo scivolati all'11° o 12° posto, non a causa di colossi come la Cina, ma anche di Paesi insospettabili che però hanno avuto più costanza di noi. La perdita di posizioni è un fenomeno tanto meno giustificabile tenuto conto della presenza di una dinamica, ricca e ben integrata comunità italiana (oltre 32 mila passaporti), della fortissima domanda d’Italia e della simpatia di cui l'Italia gode. NIGERIA Roberto Colaminé Qui c’è un modello da copiare D. Quale sono i principali piani di investimenti pubblici e con quali obiettivi a medio termine? R. Il piano di sviluppo Nigeria Vision 20:2020 punta a fare del Paese una delle prime 20 economie mondiali entro il 2020, con un reddito pro capite di circa 4 mila dollari e un Pil di 900 miliardi di dollari. Il piano mira sostanzialmente a potenziare le infrastrutture e a differenziare l’economia per aumentare l’occupazione. La Nigeria ha bisogno di un drastico incremento nella produzione e distribuzione di elettricità: si stima un fabbisogno di almeno 35 mila MW contro una capacità attuale installata di meno di un decimo. Altro settore in crescita è quello dei trasporti. Sono stati rimodernati numerosi aeroporti, tra cui quelli di Abuja e di Lagos. Vi sono progetti per la creazione di veri hub attorno ad essi, caratterizzati da centri commerciali, finanziari e convegni, denominati Aerotropolis. Continuano i finanziamenti per strade e ponti perché la rete stradale è largamente insufficiente, con reti in- Dicembre 2013 Carlo Calenda, viceministro per lo Sviluppo economico PIÙ AIUTI CON EXPORT BANCA D omanda. La crescita eccezionale di alcune economie dell'Africa sub-sahariana sta creando una serie di opportunità per le imprese italiane anche piccole e medie. Che cosa sta facendo il suo ministero per appoggiare la penetrazione del made in Italy in questi paesi, in particolare nell'Africa orientale e australe? Risposta Le risorse per i paesi Brics raddoppiano, con il potenziamento del piano promozionale per il 2014, e Carlo Calenda quelle destinate all’Africa sub-sahariana aumentano di quattro volte, da mezzo milione a 2 milioni di euro. Sono valori ancora ridotti se confrontati con gli sforzi sul mercato Usa o quelli sull’Asia e il Medio Oriente, ma intendiamo rafforzare la nostra presenza per essere in posizione migliore quando le dinamiche del mercato consumer risulteranno in decisa espansione. C’è da dire che l’Africa vale il 5% del nostro export, ma 3/4 di questa quota arrivano dall’ Africa settentrionale. Peraltro, nel resto del continente alcuni paesi possono già considerarsi un mercato prioritario: Angola e Mozambico, per esempio, sono stati inseriti tra i paesi destinatari delle missioni di sistema, quelle che vedono l’Italia coinvolta ai massimi livelli delle istituzioni politiche ed economiche. In Mozambico mi sono già recato in occasione della Fiera internazionale di Maputo a fine agosto e dagli incontri che ho avuto sono emersi una serie di settori prioritari d’intervento, non solo nel campo delle infrastrutture. La prossima missione di sistema avrà luogo in Mozambico e Angola nel prossimo mese di aprile. D. Ritiene che la mancanza di un forte supporto finanziario pubblico, cioè una struttura bancaria di tipo export bank, stia penalizzando la competitività italiana sulle grandi gare in Africa. Se si, come il governo pensa di affrontare questo problema? R. Abbiamo ben presente che, dove il mercato è aperto e globalizzato, quella finanziaria è una delle principali leve competitive. Ancor più importante per il nostro sistema di piccole e medie imprese. Però, su questi aspetti non partiamo da zero. Lo scorso luglio è stato rinnovato l’accordo Export Banca tra Cdp, Sace, Simest e Abi, che potenzia dal punto di vista funzionale e finanziario lo schema precedente. È uno schema che integra competenze diverse e attua una collaborazione pubblico-privato che il recente passaggio di Sace e Simest sotto il controllo di Cdp renderà ancora più efficace. Inoltre, l’impegno di Cdp in Export Banca è aumentato del 50%, passando da 4 a 6 miliardi di euro. C’è poi molto da fare sul piano della comunicazione. All’inizio del prossimo anno partirà un road show che toccherà diverse province italiane, per illustrare alle imprese che ancora non esportano come sia possibile affacciarsi sui mercati esteri, e quale supporto possono fornire organizzazioni come Ice, Sace e Simest. terurbane maltenute e non illuminate e non vi sono ancora tratti definibili come autostrade. Molti investimenti sono infine dedicati all’agricoltura, per favorire la ripresa della produzione locale, aumentare l’occupazione, puntare all’autosufficienza in settori chiave (riso, carni e legname). particolarmente complesse. L’industria automobilistica potrebbe guardare con interesse al piano di rivitalizzazione dell’industria locale che vuole incentivare la creazione di stabilimenti in loco per assemblaggio e produzione. Nel campo agro-alimentare, imprese italiane importanti stanno considerando possibilità di avviare produzioni in loco o di migliorare le vie di distribuzione dei loro prodotti. D. Nel settore dei beni di investimento, quali sono le opportunità per le imprese italiane? R. I margini per la crescita possono derivare dalla capacità di fare sistema tra le numerose imprese in certe circostanze: ad esempio per aumentare il proprio peso specifico quando si tratta di concorrere per l’aggiudicazione di appalti di opere D. E nel settore dei beni di consumo, quali sono le prospettive? R. La presenza di una fascia della popolazione dal reddito molto elevato, alcuni milioni di persone in termini assoluti, è destinata a crescere, considerando lo sviluppo del Pil a oltre il 7% annuo in 28 un Paese di quasi 170 milioni di abitanti. L’Italia è presente nel campo dei beni di alta qualità con prodotti di abbigliamento, di arredo, di complemento per la casa, di cura della persona e dell’industria automobilistica di lusso ma i margini di crescita sono decisamente alti. Vi è molta attenzione da parte di numerosi rivenditori nigeriani di beni di lusso verso il made in Italy e cresce la percezione dei prodotti italiani per la qualità e affidabilità. Nel settore alimentare si assiste a una interessante diffusione della ristorazione italiana e alla crescente presenza di numerosi prodotti nella distribuzione al dettaglio. UGANDA Stefano A. Dejak Il futuro è l’East African Community D. L'istituzione dell'Eac sembra essere uno dei progetti più interessanti in Africa. Quali sono le prospettive di questo progetto e le opportunità per le aziende italiane? R. Il XV vertice dei Capi di Stato della Eac che si terrà a Kampala il 30 novembre rilancerà un’integrazione incentrata sull’attuazione concreta dell’unione doganale e la libera circolazione di persone, merci e capitali e affronterà anche i temi dell’unione monetaria con la creazione d’una moneta informatica comune. Dal 1° gennaio 2014 tre dei cinque della Eac attueranno la libera circolazione delle persone e delle merci, facilitando anche quelle dei capitali, abolendo le barriere non tariffarie interne al Single Customs Territory e riducendo significativamente i costi dell’importazione e trasporto di merci dalla costa verso le regioni interne alla Eac. Le prospettive sono quelle di un mercato che raggiungerà 150 milioni di potenziali consumatori nel 2104, con l’adesione del Sud Sudan, cresciuto a una media del +5% negli ultimi anni. D. La costituzione di un business club e l'unità di scouting affidata a neo laureati che obiettivi hanno? R. Il Business Club Italia ha fatto da perno per l’istituzione della Camera di Commercio Italiana in Africa Orientale: gli imprenditori italiani presenti nei cinque Paesi della Eac, infatti, normalmente si spostano all’interno della regione ove li portano gli affari. Da qui, l’esigenza di dar vita a una struttura che funga da ponte su cui le imprese italiane possano accedere ai mercati di questa regione. La costituzione, lo scorso settembre, della Unità di scouting d’affari per le imprese italiane è un Centro servizi a disposizione delle imprese che non conoscono questi mercati e non dispongono di autonome capacità per arrivarci.