Salon International. La bellezza abita a Londra
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Salon International. La bellezza abita a Londra
Salon International. bellezza abita a Londra La di Marzia Santella In quanti straordinari modi si può esprimere il talento artistico? Creare un’acconciatura, donare ai capelli il colore che evoca l’ispirazione del parrucchiere, quel taglio di capelli che suscita stupore per la perfezione architettonica. Londra richiama ogni anno migliaia di persone da ogni parte del mondo per ammirare eccezionali talenti nel Salon International, svoltosi dal 11 al 13 ottobre l’edizione 2014 vera ispirazione per tutti i parrucchieri. Il momento è ideale perché, immancabile ad ogni autunno, arriva la voglia irrefrenabile di cambiare taglio e colore di capelli ed aprire così, quasi catarticamente, la nuova stagione. Le dita scorrono rapidamente le riviste, lo sguardo indaga scelte di attrici e modelle.. L‘evento richiama ogni anno migliaia di professionisti dei capelli e della bellezza da tutto il mondo focalizzando un tema. “Ispirazione. Innovazione. Conoscenza. Impara Come” il filo conduttore del 2014. Londra, capitale indiscussa del settore, detta regole e trend della stagione e celebra con tutti gli onori i migliori parrucchieri, hairdressers, vere icone dello stile e della moda in tutto il mondo. Qui si sono esibiti: Trevor Sorbie, Andrew Collinge, Nicky Clark, Vidal Sasson, Robin Neale, maestri e artisti assoluti del settore. I capelli rappresentano uno specchio notevole della nostra personalità e stato d’animo e, come noto, i professionisti devono abbinare spesso tecnica, capacità, l’uso dei prodotti ideali per ottenere l’agognata bellezza. Al parrucchiere ci si affida, spesso, con l’intima speranza di uscirne irresistibili. Quando a casa ci si guarda allo specchio, interrogandolo se tagliare o preservarli dalle forbici affilate e rapide del parrucchiere, si pensa raramente all’evoluzione del settore in termini di prodotti, di tecniche e tecnologie impiegate ad oggi per esaltare la bellezza e la salute dei capelli. L’immagine e’ tutto per molti: donne e uomini, oggi più che mai , sembrano alla ricerca della perfetta rappresentazione di se stessi attraverso il look. Indubbiamente i capelli rappresentano una parte importante di ciò che si è. Professionisti giungono a Londra per confrontarsi e per creare, usando anche strumentazioni e prodotti all’avanguardia, stili innovativi estremi o sobri in cui il risultato finale cela con naturalezza tutto quanto appreso e insegnato. Ci sono state gare ed esibizioni dal vivo dei più importanti esponenti e delle prestigiose scuole come Sassoon Academy, Tigi International Youth per citarne alcune, nonché Mahogany, Saco e Patrick Cameron. Tra le loro mani i capelli diventano una materia plastica da modellare per interpretare straordinarie ispirazioni e ogni persona diventa essa stessa una forma d’arte, straordinario, no? Cameron:”Bloccheremo i social network” di Paolo Cappelli Il Primo Ministro David Cameron ha detto apertamente che è arrivato il momento per la popolazione di Londra di riprendersi le strade. Se c’è una cosa sulla quale gli inglesi sono inamovibili, questa è la proprietà privata e il diritto al suo pieno godimento. È per questo che ieri un’intera comunità si è raccolta in quelle stesse strade che sono state teatro di scontri e di morte, morte di tre di coloro che con quelle proteste e quelle violenze non avevano nulla a che fare. Hanroon Jahan, e i due fratelli Shazad Ali e Abdul Musavir, rispettivamente di 21, 30 e 31 anni, sono stati uccisi da un’auto che li ha investiti all’una di notte, mentre cercavano di difendere i rispettivi negozi nel quartiere di Wilson Green a Birmingham. Lo stesso Cameron, che ha inviato alle famiglie le proprie sentite condoglianze, ha definito le morti dei tre giovani un evento “terrificante”. La polizia delle West Midlands ha già arrestato un uomo di 32 anni, le cui generalità non sono ancora note, con l’accusa di omicidio. Quello che sembra essere l’opera di un pirata della strada segue a breve distanza di tempo la morte del ventinovenne Mark Duggan, ucciso nel quartiere di Croydon, a sud di Londra, lo scorso lunedì notte e del cui caso ci siamo già occupati. La polizia ha cercato di riportare alla normalità le città in cui si sono verificati i disordini schierando un numero eccezionale di agenti che, unitamente alle piogge abbattutesi sulla città di Manchester, hanno conseguito l’auspicato effetto deterrente, scoraggiando l’azione di eventuali sciacalli. Il centro commerciale di Arndale ha scelto di chiudere in anticipo, così come molti altri esercizi commerciali, bar e ristoranti. Uno dei negozi della catena Tesco (supermercati, ndr) posto sulla strada più frequentata del centro cittadino, Market Street, ha invece avuto il coraggio di tenere le serrande alzate. Nonostante il reparto mobile della polizia non fosse stato schierato sulle strade, erano invece visibilissime le giacche a vento fosforescenti degli oltre 1000 colleghi dei reparti territoriali, che hanno spazzato il centro in lungo e in largo. Pattuglie appiedate di due o tre poliziotti hanno battuto gli itinerari principali, mentre sono state istituite postazioni fisse nei punti in cui si sono concentrate le violenze nelle ore precedenti. In un suo messaggio a Downing Street, il premier Cameron ha detto che la Gran Bretagna ha mostrato il “suo lato peggiore”, ma anche “quello migliore”, riferendosi in quest’ultimo caso al milione di persone iscritte al gruppo di sostegno alla polizia aperto su Facebook. Cameron ha inoltre confermato che la polizia potrà disporre di tutti gli strumenti necessari e di adeguata copertura giuridica per poter intraprendere qualsiasi azione ritenuta utile a contrastare i disordini. “La polizia – ha proseguito – è già autorizzata all’utilizzo dello sfollagente; stiamo valutando l’utilizzo di cannoni ad acqua in casi di particolare gravità e pensiamo di poterne avere la disponibilità entro 48 ore”. Cameron ha dichiarato che se sarà necessario affronterà il problema dei gruppi criminali che si formano attraverso le reti social. Dal BlackBerry Messenger (Bbm) ai social network veri e propri. “Stiamo lavorando con polizia, intelligence e industria per capire se sia giusto bloccare le comunicazioni attraverso questi siti e servizi. Quando è chiaro che si stanno progettando violenze, disordini e atti di criminalità”. Ma come spesso accade in questi casi, l’efficienza va di pari passo con le risorse a disposizione. Nell’ambito della pianificazione pluriennale, è previsto un taglio agli stanziamenti per il settore esercizio della polizia di circa il 20%. Tuttavia, dopo un colloquio faccia a faccia tra il Sindaco di Londra Ben Johnson e il Primo Ministro, avvenuto nelle ultime ore, sembra possibile ipotizzare un emendamento alla manovra finanziaria, ma è ancora presto per dire se tale emendamento ci sarà e in quale misura. L’eterno addio dei Rolling Stones Di Anna Esposito Rotolano sulla scena mondiale della musica da cinquant’anni, anticonformisti, provocatori, sporchi e cattivi, comparsi epifanici come il gatto Begemot a stravolgere l’era del beat e del politically correct con un po’ di sano e dannato rock dipinto di blues. Anche se i quattro ragazzi di Liverpool l’aria da baronetti se l’erano infilata come un guanto, figli della working class londinese, mentre gli Stones di contro interpretarono l’anima della borghesia più irrequieta, e non solo. Mick Jagger, storico leader del gruppo, teppista rivoluzionario, dionisiaco e irresistibile, disarmante e sfrenato è stato la voce della trasgressione e la ribellione di intere generazioni, eppure anche per gli Stones potrebbe essere giunto il momento di ritirarsi. Mick Jagger e Keith Richards (entrambi 66 anni), Ronnie Wood (63) e Charlie Watts (69) forse giunti al capolinea della loro carriera. «Sanno che l’età avanza inesorabilmente e vogliono superarsi ritirandosi ancora nel pieno della forma con dei concerti indimenticabili, non vogliono imbrogliare i loro fan». Questa la dichiarazione di una fonte vicina allo storico gruppo e la notizia, rimbalzata dalle pagine del Sun ha già girato il mondo in ogni latitudine. Avrebbero deciso per celebrare il loro pare definitivo congedo dal palcoscenico, un lungo addio distillato da concerti indimenticabili in giro per il mondo, con il promoter Live Nation, concedendosi per altri due anni alla bramosia degli irriducibili fan, il 2012 però è previsto l’ultimo inchino e si chiuderà il sipario. Vero è che gli Stones ci hanno abituati negli anni al loro sensazionalismo irridente, dal 1982 al 1990 avevano rinunciato ai live e il primo addio all’Inghilterra lo dissero nel 1971 per protestare contro le salate gabelle del Regno di Sua Maestà. Difficile ora dire se in questo caso si tratti di puro e semplice marketing o di un reale presagio di scioglimento in buon ordine, ciò che è certo è che gli equilibri all’interno del gruppo lasciano intravedere qualche screzio, almeno a giudicare dalle dichiarazioni fatte da Keith Richards venti giorni fa, che intimano Jagger di dare una risistemata ad alcuni passaggi compromettenti della sua autobiografia in uscita, altrimenti il chitarrista della band potrebbe uscire sbattendo dietro di sé la porta. Una biografia d’urto nello stile Stones, ça va sans dire. Ma è stato anche a suon di provocazioni e trasgressioni che i “maledetti del rock” han saputo far fruttare il loro capitale, con all’attivo ben 250 milioni di dischi venduti nel mondo. Sarà pur vero che non si può rotolare per sempre, ma come dice il saggio Jagger “a good thing never ends”. Donne arabe. L’arte forma di libertà. come Di Giuseppe Favilla Per l’uomo, da sempre l’arte è emancipazione e se lo è per lui, ancor più lo è per la donna. L’espressione artistica, con la sua potente forza di immaginazione, riscatta l’uomo dalla sua fisicità terrestre, lo spinge verso orizzonti impalpabili di espressioni, proiettandolo in mondi possibili dove la legittima aspirazione ad una condizione migliore si realizza grazie al gesto di un pennello, al colpo di uno scalpellino o alla frase di un romanzo. Per le donne che vivono in società culturalmente arretrate che le costringe a lasciare inespresse le proprie naturali aspirazioni ad una esistenza migliore, l’arte diventa un rifugio di libertà. Nella impossibilità di imprigionare la fantasia, l’arte diventa un mondo dove tutti finalmente possono entrare per stabilire una linea di comunicazione con gli altri, fuori dai pregiudizi e dalle paure. La donna trova nell’arte la possibilità di creare un altro mondo, un nuovo mondo: il suo mondo. Le donne artiste nel mediterraneo sono moltissime e ogni giorno, anche a costo di rischiare la vita, come avviene in alcuni paesi, lottano per affermare la libertà di essere se stesse come scrittrici, poetesse, pittrici o musiciste. Queste donne portano il nome di Joumana Haddad, libanese che con i suoi articoli su importanti riviste infrange i tabù sessuali delle società arabe; Fatema Mernissi, marocchina, che lotta per l’affermazione degli elementi di trasformazione e cambiamento che vi sono all’interno del mondo musulmano e che offrono nuovi spunti di collaborazione fra le società tradizionali ed il mondo globalizzato; la poetessa tunisina Amel Moussa i cui versi, ben radicati nella tradizione araba, vengono usati come punto di partenza per una ricerca estremamente personale e innovativa. In lei, l’essere donna traspare in ogni momento del suo canto, il corpo di donna, i suoi vestiti, il suo sentire. Ma sono tante altre le donne arabe che lottano per affermare un mondo femminile diverso dagli stereotipi delle “Mille e una notte”. Hilda Hiary, giordana, che si rifugia nelle figure pittoriche “astratte” in una società fortemente ancorata alla tradizione in cui è vietata la riproduzione delle immagini umane. Queste e tante altre donne non vivono a Parigi, Londra o Roma. Al contrario, hanno scelto di vivere e lavorare nel difficile mondo dove sono nate. Hanno scelto di lottare per affermare il principio di essere non solo donne, ma anche artiste. Anzi, è proprio nell’arte che trovano la forza e la libertà di essere se stesse. Per le “donne del mediterraneo”, il Forum Femmes Méditerranée di Marsiglia, membro della rete francese della Fondazione Anna Lindh, propone il 18° concorso internazionale di novelle. Il concorso si rivolge alle donne dei paesi del mediterraneo che non hanno mai viste pubblicate le loro opere. Ecco il Regolamento del concorso che farà un’eccezione per le opere pubblicate a conto d’autore: – I testi devono essere adeguati al tema proposto e completi di un titolo. – Sarà accettato un unico testo per autrice. – La lingua utilizzata sarà a discrezione dell’autore. – I testi dovranno essere inviati in quattro copie e non superare le 10 pagine (tra 12.500 e 20.000 caratteri). Le novelle dovranno pervenire entro il 31 maggio 2010 a: Forum Femmes Méditerranée 74, rue Longue des Capucins 13001 MARSEILLE tel. +33 4 91 91 14 89 | [email protected] | www.femmes-med.org