n. 38 31 OTTOBRE - Settimanale La Vita

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n. 38 31 OTTOBRE - Settimanale La Vita
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LaVita
G I O R N A L E
C A T T O L I C O
T O S C A N O
38
Anno 113
DOMENICA
31 OTTOBRE 2010
e1,10
1,10
e
Un cardinale che si chiama Marx
U
na curiosità, ma fino
a un certo punto. Fra
i 22 nuovi cardinali
nominati di recente
da Benedetto XVI, ce
n’è uno che si chiama
Marx, per l’esattezza
Bernardo Marx. E’ da tempo arcivescovo di Monaco, la diocesi che fu un
giorno dell’attuale Papa, dopo essere
stato per alcuni anni vescovo di Treviri. Nato nel 1953, è il più giovane
del collegio cardinalizio. Si direbbe
un uomo baciato dalla sorte.
Ma le meraviglie non finiscono
qui. Mons. Marx è infatti uno specializzato cultore della dottrina sociale
della chiesa, su cui ha scritto non
pochi apprezzati libri. Fra questi ce
n’è uno, di cui sono in possesso da
quando è uscito in edizione italiana,
intitolato proprio Il capitale, lo stesso titolo del libro più famoso di Carlo
Marx. Evidentemente si tratta di un
tipo a cui non manca una buona dose
di spirito umoristico. Un libro che
comincia esattamente così: “Egregio
Karl Marx, caro omonimo, lei è stato a suo tempo, un ateo convinto e
battagliero avversario della chiesa.
Perciò, ad alcuni marxisti, che si credono suoi eredi legittimi, sembrerà
una sorta di ‘delitto di lesa maestà’
che io, un vescovo cattolico, le scriva
questa lettera. Ma lo faccio lo stesso. Le scrivo perché ultimamente c’è
una domanda che non mi dà pace
alla fine del XX secolo, quando nella
lotta tra i due sistemi ‘l’Occidente capitalista’ ha avuto la meglio sull’‘Est
comunista’, non era troppo presto per
condannare lei e le sue teorie economiche?”
Un buon inizio, non c’è che dire. Il
lettore è così sollecitato e sospinto ad
andare avanti nella lettura, per vedere come andrà a finire. L’inizio del
libro ha quasi il sapore di un romanzo
giallo.
Ora la sorpresa è che l’arcivescovo
di Monaco, che gode evidentemente della stima e della simpatia di un
Pontefice così severo e austero su
temi del genere (chi non ricorda la
sua contrarietà nei riguardi della teologia della liberazione?), ammetta nel
suo scritto, papale papale, che Marx
proprio tutti i torti non li aveva, che
anzi, con l’avvento della globalizzazione, qualche ragione in più se la sta
meritando. Esattamente perché, nel
conflitto capitale-lavoro, il secondo
sta attraversando giorni non proprio
felici, dal momento che i grandi signori dell’economia stanno progressivamente cancellando le conquiste
ottenute nel passato dai lavoratori,
esattamente i minimi contrattuali,
la tutela del lavoro, lo Stato sociale.
A giudizio dell’arcivescovo, le grandi multinazionali stanno superando
ogni limite morale e meritano di essere fustigate e richiamate all’ordine
in nome della verità e della difesa
dell’uomo.
Il lettore sgrana gli occhi, specialmente se cattolico, perché non è
affatto abituato a sentire parole così
chiare e accuse così circostanziate.
E tutto questo viene dalla ricca Germania, anzi dalla Baviera, che figura
da sempre come una delle regioni più
fortunate della grande repubblica
tedesca. Che poi sia un arcivescovo,
ora cardinale, a parlare così non può
che destare meraviglia e stupore. Finirà anche lui nella famosa categoria
dei “cattocomunisti”, che per noi,
come ben sa il lettore che ci segue, è
una delle più diaboliche invenzioni di
coloro che vogliono unicamente difendere egoisticamente i propri privilegi, senza attenzione per coloro che
vivono nella miseria e nella povertà? I
ricchi epuloni di oggi e di sempre.
Il sottotitolo del libro in questione
reca scritto: “Una critica cristiana
alle ragioni del mercato”. Parole capaci di togliere tutti gli interrogativi
che possono assalire la mente almeno
di certi lettori. Si tratta di una critica
cristianamente ispirata alle dottrine
imperanti del neo-liberismo, dimostrando così che non basta essere anticomunisti per essere cristiani.
Il discorso del Marx cristiano è
logico e stringente. Evidentemente
il neo-cardinale è una persona che
conosce bene la storia, l’economia,
il Vangelo e l’insegnamento sociale
della chiesa, che lo attualizza nel
trascorrere dei secoli e dei millenni.
La condanna del neo-liberismo non
All’interno
potrebbe essere più chiara e più documentata: “Tutti questi esempi – si
legge a p. 51- dimostrano la falsità della vulgata liberale che recita:
quando il singolo individuo persegue
il suo proprio vantaggio, indisturbato
da interventi dello Stato, agisce automaticamente per il bene della co-
LA MANO
SEMPRE TESA
Santi e defunti: nessuno
scompare o si dissolve
DOBNER A PAGINA
L’ESPERIENZA
SPIRITUALE
DI DOSSETTI
Il nipote racconta alcune tappe del percorso di un uomo
straordinario, di cui porta il
nome. Queste tappe ci riguardano, perché don Dossetti ha
lavorato sia alla Costituzione
che al Concilio indicando una
mappa che abbiamo il dovere
di seguire
DOSSETTI A PAGINA
munità”. Un principio che, come più
volte hanno affermato anche i Papi
del passato, ha causato tutte le crisi
più nere della nostra recente storia.
Una lezione forte che ci giunge in
tempi difficili. Sarà anche questa una
voce destinata a perdersi nel vuoto?
Giordano Frosini
2
5
ABITARE IL CUORE
Quell’umanità dietro le sbarre
REGGIMENTI A PAGINA 13
IL CILE
DI SEBASTIAN
PINERA
SI CONFRONTA
CON IL SOCIALE
Continuità sul fronte interno,
maggior visibilità sul fronte
internazionale,
le caratteristiche dei primi
mesi del neopresidente
CARUSONE A PAGINA
15
2
«
primo piano
Appartengo
a un altro
secolo»: così
don Giuseppe
si presentava
al clero della dio­cesi di Pordenone,
due anni prima della sua morte, av‑
venuta il 15 dicembre 1996. In quel
discorso ha presentato in modo
sintetico il suo cammino spirituale:
egli ha vissuto un’appartenen­za
appassionata a tutte le vicende
dell’Ita­lia, del mondo e della Chiesa:
ma l’aspet­to più seducente della
sua personalità e anche quello che
ha turbato e ha suscita­to in tanti
incomprensione e talvolta osti­lità,
è stata la capacità di anticipare
il futu­ro, di «guardare lontano»,
come dirà, par­lando nel 1988 al
suo paese natìo, Cavria­go, a pochi
chilometri da Reggio Emilia.
Egli ha vissuto con intensità
appassiona­ta ogni momento della
sua vita. Già nel 1944, nelle note di
un ritiro spirituale, scriveva: “Deb‑
bo pregare e lavorare all’estremo
(nello studio e nell’apostola­to)
per dare il cibo, un po’ di cibo a
un mondo che ne ha così grande
fame».
Ricordo che un giorno mi disse:
«La vec­chiaia è tempo difficile, nel
quale si rischia di soccombere alla
paura, alla tristezza e allo scorag‑
giamento. Bisogna fare da subito,
finché si è giovani, provvista di
energia spirituale, di fede intensa e
di coraggio». Così, egli appartenne
a ogni momento della sua vita,
allo studio, alla Resistenza, alla vita
politica, all’impegno culturale, al
Concilio, al servizio della Chiesa
bolognese, all’incontro con altri
popoli e religioni, alla Terrasanta e
soprattutto alla vita di preghiera
e di carità nella «diaconia di Mon‑
tesole». Ma la stessa intensità di
attenzione e di carità ricevettero
tutte le persone, grandi e piccole,
che lo incontrarono, senza mai av‑
vertire fastidio o fretta.
Certamente egli ha vissuto le
grandi crisi del suo secolo: ma le ha
vissute anticipandole spesso, con
una lungimiranza creativa. L’esem‑
pio più singolare lo diede nel 1952,
quando fondò il Centro di docu‑
mentazione a Bologna, il futuro
Istituto per le scienze religiose.
Egli scelse, come programma per
sé e per il gruppo di studiosi che
aveva raccolto, lo studio dei Concili
ecumenici. Grazie a questo e grazie
alla sua esperienza di canonista e di
costituente, egli fu prezioso consi‑
gliere del cardinal Lercaro e di tan‑
ti altri vescovi durante il Concilio
Vaticano II.
Il tempo attuale
e i nostri limiti
Ma un’altra crisi, che egli sep‑
pe anticipare, è quella che stiamo
vivendo oggi, quando il crollo
dei muri nel ‘89 ha palesato che
il mondo non ha più un centro,
condiviso più o meno da tutti, ma
che è diventato un insieme di pe‑
riferie, con l’aggiunta di contrasti e
di guerre, nei quali la componente
religiosa, sorprendentemente, ha
ripreso importanza, ma contri‑
buendo al conflitto, non alla ricom‑
posizione dell’umanità.
Nel 1968, l’Occidente e la
Chiesa vissero la stagione della
contestazione, della rimessa in
discussione della tradizione: lo
strumento usato fu spesso l’analisi
n. 38
Vita
La
31 OTTOBRE 2010
L’esperienza spirituale
di Giuseppe Dossetti
Giorgio La Pira, Aldo Moro e Giuseppe Dossetti in una foto storica
marxista della storia. Che cos’è
rimasto di quell’armamentario che
anche tanti chierici studiarono con
entusiasmo? Don Giuseppe, dimes‑
sosi da pro‑vicario della diocesi
bolognese, dopo la conclusione
traumatica dell’episcopato del car‑
dinal Lercaro, era tornato nella sua
comunità monastica. Nell’ottobre
moriva sua madre, che era divenuta
la superiora del ramo femminile
della comunità. Nel novembre egli
partì per Bangkok, dove si teneva
un convegno internazionale sul
monachesimo. Al ritorno, si fermò
a lungo in India e poi in Terrasanta
e in Grecia. Nel luglio, tenne una
conferenza al clero di Reggio Emilia,
dove disse tra l’altro: «Sono stato
quattro mesi in Asia percorrendone
una parte notevole [...] con uno
scopo unico [...], quello di verificare
nel diversi ambienti e nelle diverse
religioni lo stato della fede rispetto
alla mutazione sociologica in corso
[...]. Perciò le mie tappe, fonda‑
mentali sono state soprattutto a
contatto dei monasteri buddisti, dei
monasteri indù e di tutto quello
che mi pareva di poter intravvedere
di vivo ancora nella fede dell’Islam.
Non parlo del viaggio [...], dico solo
che mi ha potentemente ricaricato
e mi ha dato, penso, una nuova gio‑
vinezza, una visione di grande pace.
Anzitutto ho visto una prima cosa,
questa ancora sul piano umano, ma
che ha delle ripercussioni sul piano
spirituale potentissime: come sia
piccola l’Europa, quasi inconsisten‑
te, e, come in fondo sia piccolo e
limitato l’intero Occidente e come
grande sia la nostra superbia di oc‑
cidentali. Sono stato potentemente
umiliato, ho patito le più grandi e
più concrete, profonde, spirituali
umiliazioni della mia vita e credo di
aver portato via una messe di espe‑
rienze sul piano dell’umillazione,
nel senso più intimo, più spirituale,
che mi possa con la grazia di Dio
essermi di riserva per tutti i giorni
che il Signore ancora mi concede.
Ho visto così che tutti i nostri
problemi, per i quali noi tanto ci
agitiamo, sono quasi niente; sono
piccoli sotto‑discorsi all’interno di
un discorso estremamente parziale
e limitato, compresi i nostri discorsi
endo‑ecclesiali».
Egli vedeva, dunque, ciò di cui
noi ci siamo resi conto, in ultima
analisi e forse non ancora comple‑
tamente, con l’11settembre 2001.
C’è ancora, in molti, l’ipotesi che il
mondo debba avere un centro, che
il sistema mondiale possa essere
messo sotto controllo: si discu‑
te sul numero da far seguire alla
lettera «G»: G8, G20, G2 ... Pochi
ammettono che la crisi è anzitutto
spirituale, prima che politica ed
economica. Ma, in questo quadro, la
Chiesa è di fronte a straordinarie
sfide e possibilità.
Oltre il Concilio
Il primo passo, però, è ricono‑
scere il cambiamento. Nel già citato
discorso di Pordenone, don Giu‑
seppe diceva: «Il Concilio ha avuto
un limite reale, questo bisogna con‑
fessarlo: ... era stato tutto pensato
ancora in regime di cristianità e
supponendo sostanzialmente anco‑
ra un regime di cristianità».
La conseguenza fu che, mentre
noi vivevamo la contestazione e gli
anni di piom­bo, egli, vivendo pre‑
valentemente nella Terrasanta, al di
qua e al di là del confine spirituale
rappresentato dal fiume Giordano,
approfondiva il tema del rapporto
con le grandi religioni e dunque la
questione di Dio: qual è il Dio dei
Cristiani? Chi è il Dio di Gesù? E
soltanto dopo aver abbozzato una
risposta a queste domande è pos‑
sibile affrontare la domanda sulla
Chiesa e sulla sua forma: “Maturava
in me la convinzione sempre più
acuta che fosse necessario risalire
alle cause più profonde e quindi
a un nuovo pensiero, a un nuovo
modo di vivere il cristianesimo:
nuovo perché sempre quello, sem‑
pre più legato alle sue sorgenti na‑
tive e sempre più coerente con le
sue sorgenti originali». Di qui, una
vita concentrata sulla Parola di Dio
e sull’eucaristia, sulla testimonianza
della preghiera e della carità, nella
forma della presenza sulle grandi
frontiere spirituali del mondo,
come comunità che intercede per
tutti gli uomini. Oltre alla frontiera
della Terrasanta, egli sentiva pro‑
fondamente quella di Montesole. La
diaconia, affidata alla sua comunità
dal cardinal Biffi nei luoghi della
strage nazista del settembre 1944,
significava non solo custodire una
memoria, ma riannodare il dolore
dell’uomo all’eucaristia celebrata
per tutti e proclamare il valore
teologale della pace, come nome
di Dio.
In difesa
della costituzione
Questa concentrazione sull’es‑
senziale non significava un estra‑
niarsi dalla storia degli uomini, ma
assumerla a un livello più pro­fondo.
Ci fu un episodio importante, inau­
gurato con il discorso tenuto a Mi‑
lano il 18 maggio 1994, in occasione
dell’ottavo anniversario della morte
del suo amico fraterno, Giuseppe
Lazzati. Egli rivendicó la validità
della Costituzione italiana, alla quale
aveva dato un così importante con‑
tributo, contro ipotesi di stravolgi‑
mento. A ben vedere, il suo interes‑
se era ancora una volta antropolo‑
gico e religioso: fu frainteso, forse
non sempre in buona fede, come se
in tutti gli anni del silenzio egli aves‑
se tramato nell’ombra e solo allora
avesse gettato la maschera, come
ispiratore dei peggiori «ismi», cat‑
tocomunismo, integralismo. 1 testi
citati in precedenza basterebbero,
per dimostrare quanto sia miope
e interessata questa ricostruzione.
Ma forse neppure coloro che lo
approvarono compresero il vero
senso del suo intervento: «Convie‑
ne ripensare alle cause profonde
della notte, quali già Lazzati le in‑
dicava, agli inizi degli anni Ottanta,
come realtà intrinseche alla nostra
cristianità italiana. Anzitutto, una
porzione troppo scarsa di battez‑
zati consapevoli del loro battesimo
rispetto alla maggioranza inconsa‑
pevole. Ancora, l’insufficienza delle
comunità che dovrebbero formarli,
lo sviamento e la perdita del senso
dei cattolici impegnati in politica
che non possono adempiere il loro
compito proprio di riordinare le
realtà temporali in modo conforme
all’Evangelo per la mancanza di vero
Il nipote racconta
alcune tappe
del percorso
di un uomo
straordinario, di
cui porta il nome.
Queste tappe ci
riguardano, perché
don Dossetti
ha lavorato sia
alla Costituzione
che al Concilio
indicando una
mappa che
abbiamo il dovere
di aggiornare
spirito di disinteresse e soprattut‑
to di una cultura modernamente
adeguata; e quindi un’attribuzione
di plusvalore a una presenza per
se stessa, anziché a una vera ed
efficace opera di mediazione; e
infine l’immaturità del rapporto
laici‑clero, il quale clero non tanto
deve guidare dall’esterno il laicato,
ma proporsi più decisamente il
compito della formazione delle
coscienze non a una soggezione
passiva o a una semplice religiosità,
ma a un cristianesimo profondo e
autentico e quindi a un’alta eticità
privata e pubblica».
La Sindone
Ma quale era per lui questo
«cristianesimo profondo e auten‑
tico»? La riflessione di tutta una
vita, la varietà straordinaria delle
sue esperienze, l’intelligenza di una
mente e un cuore singolarmente
chiaroveggenti ritornavano pur
tuttavia al punto di partenza, a
quello «sguardo», rivolto al Cristo
crocifisso, che la madre sorprese
in lui, diciottenne, in occasione del
pellegrinaggio a Torino, per l’osten‑
sione della Sindone nel 1931: «La
mamma ci disse. Quando ho visto
come la guardava, ho capito che
l’avevo perso. Aveva capito cioè che
egli era stato totalmente preso dal
Signore, in quella contemplazione
di Gesù Dio e uomo, Dio infinito
e uomo sofferente, tutto coperto
di piaghe, morto per azione degli
uomini. In quel momento gli sono
entrati nel cuore l’adorazione e
l’amore totale per quell’Uomo‑Dio
e insieme l’identificazione con lui,
con la sua infinita compassione per
le piaghe dell’umanità».
La riforma della Chiesa, il bene
anche temporale di una comunità,
la speranza di una ricomposizio‑
ne dell’umanità nella pace e nella
giustizia passano per lui attraverso
l’assunzione da parte dei cristiani
della forma Christi, del Cristo cro‑
cifisso e glorioso; glorioso proprio
perché crocifisso.
Giuseppe Dossetti jr.
Vita
La
“
[…] le va‑
rianti del
‘Quinto Van‑
gelo’ sono
i n nu m e re ‑
voli. Per il
fatto che, se
infinita è la fantasia dello
Spirito […], altrettanto innu‑
merevoli sono le espressioni
della santità che lo Spirito
realizza nel ‘frattempo della
storia’, se e quando trova
donne e uomini disponibili a
lasciarsi fare, corrispondendo
generosamente alla Grazia”.
Con queste significative
parole il gesuita padre Pier‑
sandro Vanzan introduce il
ricco volume in cui presenta
profili di preti e vescovi che,
tra Ottocento e Novecento,
hanno vissuto la loro avven‑
tura cristiana in una grande
varietà di carismi e di espe‑
rienze.
Figure di santità, come
esplicita il sottotitolo Preti
e vescovi santi, santità non
necessariamente confermata
dal crisma istituzionale, san‑
tità quanto mai necessaria,
come ricorda il card. Angelo
Comastri nella prefazione del
volume, riecheggiando le pa‑
role consegnate all’inizio del
terzo millennio da Giovanni
Paolo II alla lettera apostolica
Novo millennio ineunte.
Comastri stesso, nell’esor‑
dire con una lunga e bella ci‑
tazione di un Giorgio La Pira
amareggiato per le critiche
ricevute a causa del suo impe‑
31 OTTOBRE 2010
cultura
n. 38
3
In libreria
Operai nella vigna del Signore
gno evangelicamente politico
a favore dei “senza lavoro,
senza casa, senza assistenza”,
propone un elemento rin‑
tracciabile in non poche delle
vicende che il libro di Vanzan
propone. Si tratta della sof‑
ferenza, della difficoltà, degli
ostacoli incontrati, talvolta
l’incomprensione e perfino
la censura subite da parte di
quella stessa Chiesa a cui le
figure qui presentate dichia‑
ravano amore, devozione,
fedeltà profonda.
E’ indubbiamente un me‑
rito dell’ autore l’aver scelto
come oggetto di non pochi
di questi profili esemplari di
santità – apparsi su “Civiltà
Cattolica” a partire dalla
fine degli anni novanta del
Novecento e ora raccolti nel
presente volume –, perso‑
naggi talvolta discussi e solo
successivamente riconosciuti
portatori di un’autentica pro‑
fezia evangelica nella Chiesa e
nella società: è il caso di Anto‑
nio Rosmini, Primo Mazzolari,
Lorenzo Milani, Zeno Saltini,
Maria di Campello.
Accanto a questi, molti
sono i nomi di figure già note
per la vasta incidenza a livello
ecclesiale o sociale e per le
numerose pubblicazioni a
Un volume di Piersandro Vanzan,
con la prefazione del cardinal
Angelo Comastri
di Mariangela Maraviglia
Angelo Comastri
loro dedicate: Luigi Sturzo,
qui ritratto nelle sofferenze
private che scaturivano dal
suo innovativo contributo alla
politica; Charles de Foucauld e
la sua testimonianza apparen‑
temente sconfitta di radicalità
evangelica tra i Tuareg algerini;
Carlo Gnocchi e Luigi Gua‑
nella fattivi soccorritori del
“dolore innocente” degli ulti‑
mi e dei mutilati; Luigi Orione
“ocragialla”
La corrente di Ernest Miller Hemingway
di Franco Benesperi
l
a corrente di Ernest Miller Hemingway (Oak
Park (Illinois), 21 luglio 1899 – Ketchum (Ida‑
ho), 2 luglio 1961).
Questo il titolo del volumetto numero 50
(pagg. 36, euro 4), della collana quadrimestrale
“Ocra gialla”, curata da Fabrizio Zollo per le
Edizioni Via del Vento di Pistoia, che da alcuni
anni propone, agli appassionati bibliofili, testi
inediti e rari del Novecento.
In questa occasione, dell’indimenticabile autore de
Il vecchio e il mare (1952), vengono proposte, inedite in
Italia, due prose giovanili (La corrente e Incroci – Un’antologia), scritte tra il 1919 e il 1921, tra le sue primissime
creazioni letterarie.
Duemila gli esemplari numerati, impressi su carta
vergatina avorio, per i tipi della Stamperia Elle Emme di
Pieve a Nievole (Pistoia).
Due le foto in bianco e nero, a corredo del volumet‑
to, che ritraggono Hemingway nel 1918.
Francesco Cappellini, che ha curato la nota al te‑
sto, evidenzia come in queste prose “il giovane ripesca
nella memoria i personaggi più o meno reali che ha
frequentato ogni estate fin da bambino nella semisel‑
vaggia regione dei Grandi Laghi e modella i suoi ritratti
in uno stile semplice e diretto, secondo le buone regole
apprese al ‘Kansas City Star’ (il giornale dove lavorava
il giovane Hemingway, ndr); il tono è aspro, segnato da
quell’ironia amara che diventerà un altro marchio di fab‑
brica della ditta Hemingway”.
“Arrivano dritte allo stomaco - prosegue Cappellini
- queste scenette di vita rurale, e non tanto per quello
che è scritto, ma per ciò che manca. Il ragazzo sta già
utilizzando quello che rimarrà sempre uno dei suoi ca‑
pisaldi teorici: talvolta, ciò che rimane omesso colpisce
il lettore più che se fosse scritto. Ecco quindi prender
forma questi racconti che racconti non sono, ma piut‑
tosto pennellate decise e concentrate, già espressione
di una tecnica narrativa che ‘per sottrazione’ domina il
magma dell’animo umano. E sarà proprio quel grattar
via con i colpi secchi di una penna nemmeno troppo
affilata la superficie laccata del perbenismo ipocrita di
una società ancora ingessata dalla morale vittoriana,
che per tutta la vita gli attirerà addosso le sferzate di
tanti critici che non gli perdoneranno mai l’abbandono
delle forme del romanzo convenzionale”.
La collana quadrimestrale di prosa “Ocra gialla”
viene distribuita nelle migliori librerie e si può ricevere
anche in abbonamento annuale mentre, per maggiori
informazioni e curiosità sulla piccola ma qualificata
casa editrice pistoiese, è attivo il sito internet all’indi‑
rizzo www.viadelvento.it.
e la sua instancabile attività
spirituale e caritativa con i
poveri e gli ‘allontanati’ dalla
Chiesa; Daniele Comboni e
il suo innovativo intento di
“salvare l’Africa con l’Africa”;
Giacomo Alberione e la sua
geniale intuizione del ruolo
dei mezzi di comunicazione di
massa nella evangelizzazione.
Molti altri personaggi,
meno conosciuti dal grande
pubblico ma non meno signifi‑
cativi, prendono vita in queste
pagine: don Pietro Pappagallo
e altre figure presbiterali ed
episcopali distintesi per la
loro resistenza al fascismo,
e insieme don Francesco
Bonifacio “martire delle foi‑
be”; grandi missionari come
Guglielmo Massaia, troppo
presto dimenticato perché
ingiustamente accusato di
collusione con il colonialismo
fascista; la “filantropia della
fede di Nicola Mazza, all’in‑
terno del cui solco si svilup‑
perà l’amore di Comboni per
l’Africa; le fondazioni di Guido
Maria Conforti, prima fra
tutte la sofferta realizzazione
della congregazione missiona‑
ria saveriana; la carità fattiva e
l’impegno per lo sviluppo della
pietà del popolo di Annibale
Maria di Francia; e l’elenco
non è ancora completo.
Dalla penna di padre
Vanzan escono profili agili e
insieme intensi di figure rievo‑
cate in occasione di anniver‑
sari significativi o per l’uscita
di qualche nuova raccolta di
carteggi o di studi. Il volume
ha così il grande pregio di
presentare o ripresentare
una numerosa schiera di pro‑
tagonisti della vita ecclesiale
moderna e contemporanea
inseriti, anche attraverso il
ricco apparato di note, nella
storia e nelle vicende del
proprio tempo. Ne emer‑
gono differenti aspetti della
testimonianza cristiana nella
società che vive le trasfor‑
mazioni della modernità. Le
contraddizioni sociali origi‑
nate dall’industrializzazione
e dalla secolarizzazione della
cultura; l’incontro con i nuo‑
vi popoli, in particolare in
Africa; il confronto-scontro
con i totalitarismi; le ter‑
ribili guerre mondiali del
Novecento; la nascita della
nuova società democratica
e i suoi nuovi strumenti di
comunicazione e di azione
sociale e politica: di fronte al
sorgere di inedite congiunture
i presenti saggi segnalano un
patrimonio di operosità che si
traduce spesso in intelligente
inventività, imprenditorialità
creativa, e, sovente, in istanza
innovativa della stessa Chiesa,
con proposte e sollecitazioni
che anticipano spesso, come
sottolinea anche Vanzan, i
temi e i dibattiti del Concilio
Vaticano II.
Un prezioso servizio di
conoscenza e di divulgazione,
una carrellata di personaggi
che fanno memoria di un
amore per Dio vissuto nella
compagnia di una umanità
segnata dal dolore o da nuovi
bisogni; che ricordano di
quanto coraggio, iniziativa,
capacità di “servire in piedi”,
per dirla con le parole di don
Primo Mazzolari, necessiti lo
Spirito per incarnarsi nella
storia degli uomini.
Poeti
Contemporanei
L’alba
che nasce
L’alba che nasce
è risposta
al silenzio.
Risposta
che inebria l’esistere,
nonostante il tempo,
nonostante
indimenticati attimi.
E come la notte
si dileguerà
anche l’ombra
che ci nasconde
la speranza.
Roberto Luconi
Il piccolo
cimitero
Sì
lassù
in quel cimitero
come piccolo atollo
che guarda il Grande Monte
lì
stanno
parenti
amici
un popolo che fu
Sono ritornato ancora
ad onorare tutti
ed ho cercato te
Felicina
t’ho ritrovata ne’ ricordi
cugina amata
Il Monte Grande
adombrava quasi
il caro cimitero di campagna
e nel saluto
una lacrima ha bagnato il
cuore
poi
una preghiera
Giovanni Burchietti
4
attualità ecclesiale
N
Sinodo Medio Oriente
on è facile: la
Chiesa catto‑
lica in Medio
Oriente vive
sulla sua pelle,
nella varietà
dei suoi sette
riti, tutte le tensioni, le contraddizio‑
ni, di un’area da sempre ormai alla
ricerca di un assetto stabile, di una
pace duratura, che appare sempre
irraggiungibile. I lavori dell’Assemblea
Speciale per il Medio Oriente del Si‑
nodo dei Vescovi, lo hanno mostrato
al mondo. Ma hanno indicato anche
quattro linee.
Sul piano politico-istituzionale
il Papa, nell’omelia alla conclusione
del lavori, ha dato due indicazioni
importanti.
In primo luogo ha ribadito che la
pace è possibile. Certo è il risultato
di un processo:“La pace, che è dono
di Dio, è anche il risultato degli sforzi
degli uomini di buona volontà, delle
istituzioni nazionali ed internazionali,
in particolare degli Stati più coinvolti
nella ricerca della soluzione dei con‑
flitti”. Il punto non è fare l’inventario
delle responsabilità o delle colpe,
quanto piuttosto impegnarsi concre‑
tamente e prima di tutto pregare. E la
Chiesa cattolica, duramente provata
dall’emigrazione e dalla dispersione
in tutti gli Stati (salvo Israele) sa che
“la pace è anche il miglior rimedio
per evitare l’emigrazione dal Medio
Oriente”.
Il secondo punto è “la promozio‑
ne di un’autentica libertà religiosa e
di coscienza”. Le cose probabilmente
sono peggiorate, negli ultimi anni,
come dimostrano i tanti martiri
cristiani. Eppure è “uno dei diritti
fondamentali della persona umana
che ogni Stato dovrebbe sempre
rispettare”. E’ un passaggio molto
arduo, ma decisivo, in particolare per
la cultura musulmana, “dialogo la cui
urgenza ed utilità è stata ribadita dai
Padri sinodali”.
Siamo così alle altre due indica‑
zioni, che rimandano ai due concetti
presenti nel tema del Sinodo: “La
Chiesa Cattolica in Medio Oriente:
comunione e testimonianza”.
Comunione innanzi tutto,“anche
se ci sono divisioni esteriori”, perché
“la comunione cattolica, cristiana, è
una comunione aperta, dialogale”,
prima di tutto “con i fratelli ortodos‑
si, con le altre Comunità ecclesiali”.
La comunione è fondata sulla verità.
“E questa verità non chiude, non
pone confini, ma apre”. Perciò cru‑
ciale resta il “dialogo franco e aperto
con i fratelli musulmani, con i fratelli
ebrei, tutti insieme responsabili per
il dono della pace”.
Benedetto XVI cita esplicita‑
mente il primo Sinodo, quello voluto
da Paolo VI sull’evangelizzazione,
25 anni fa. E’ la questione nodale,
e non solo per il Medio Oriente,
ma nella prospettiva globale. Il Papa
rilancia l’essenza della “Chiesa come
mistero di comunione che, per sua
natura, è destinato a tutto l’uomo e
a tutti gli uomini. In ogni tempo e in
ogni luogo – anche oggi nel Medio
Oriente – la Chiesa è presente e
opera per accogliere ogni uomo e
offrirgli in Cristo la pienezza della
vita”. Ne risulta il tema del prossimo
Sinodo, che si terrà nel 2012: “Nova
evangelizatio ad christianam fidem
tradendam - La nuova evangelizza‑
zione per la trasmissione della fede
cristiana”.
n. 38
31 OTTOBRE 2010
Vita
La
Sinodo Medio Oriente
Accogliere ogni uomo
Benedetto XVI
al termine del
Sinodo dei vescovi
di Francesco Bonini
l
a presenza cristiana
in Medio Oriente con
particolare riferimento
alle “sfide e attese”, la
comunione ecclesiale
e la testimonianza di
fede, la questione pale‑
stinese – ma anche le
realtà dell’Iraq e del Libano – con
un appello “ai responsabili pubbli‑
ci” e “alla comunità internaziona‑
le”. Su queste tematiche si con‑
centrano i documenti conclusivi
– il “Messaggio al popolo di Dio”
e le 44 “propositiones” – dell’As‑
semblea speciale per il Medio
Oriente del Sinodo dei vescovi,
che è terminata il 24 ottobre
con la celebrazione eucaristica
in San Pietro. I testi sono stati
presentati in Vaticano dal relatore
generale del Sinodo, S.B. Antonios
Naguib (patriarca di Alessandria
dei Copti, in Egitto), che verrà
creato cardinale nel concistoro
del prossimo 20 novembre, dal
segretario speciale monsignor Jo‑
seph Soueif (arcivescovo di Cipro
dei Maroniti) e dal presidente
della Commissione per il Mes‑
saggio, monsignor Cyrille Salim
Bustros (arcivescovo di Newton
dei greco-melkiti, negli Usa).
Conservare le radici. Ricordando,
come recita il Messaggio, che “in
Oriente è nata la prima comunità
cristiana”, il Sinodo è servito a
riaffermare “il senso e la missione
della nostra presenza nei Paesi
del Medio Oriente”, ha dichiara‑
to il patriarca Antonios Naguib,
memori delle “sfide e attese” che
interrogano i cristiani mediorien‑
tali. “Noi siamo parte integrante
delle nostra società”, riporta il
Messaggio, ricordando che “la
nostra missione basata sulla no‑
stra fede e il nostro dovere verso
le nostre patrie ci obbligano a
contribuire alla costruzione dei
nostri Paesi insieme con tutti i
cittadini musulmani, ebrei e cri‑
Guardando al futuro
Presentati il “Messaggio al popolo di Dio” e le “propositiones”
stiani”. Denunciando il fenomeno
dell’emigrazione, rivolgendosi ai
“fedeli nella diaspora” il Messag‑
gio esorta: “Conservate i beni e
le terre che avete in patria; non
affrettatevi ad abbandonarli e a
venderli. Custodite tali proprietà
come un patrimonio per voi e
una porzione di quella patria alla
quale rimanete attaccati e che voi
amate e sostenete”. Alla “terra” è
dedicata anche una “propositio”,
nella quale s’invitano fedeli e co‑
munità ecclesiali a “non cedere
alla tentazione di vendere” le
proprietà immobiliari e si propo‑
ne “la creazione di progetti che si
facciano carico di farle fruttificare
per permettere ai proprietari di
restare dignitosamente nei loro
Paesi”. “Bisogna arrivare a creare
strutture – ha richiamato mons.
ignor Joseph Soueif – che convin‑
cano la gente, e soprattutto i cri‑
stiani, a rimanere, perché la loro
partenza è una perdita per loro e
per gli altri”.
Due Stati per la
Terra Santa
Il Sinodo ha prestato particolare
attenzione alla Terra Santa. “Abbia‑
mo avuto coscienza dell’impatto
del conflitto israelo-palestinese
su tutta la regione, soprattutto
sul popolo palestinese che soffre
le conseguenze dell’occupazione
israeliana”, ricorda il Messaggio
al popolo di Dio invocando “una
pace giusta e definitiva” come
“unico mezzo di salvezza”. Per
conseguirla, un appello “alla comu‑
nità internazionale” affinché adotti
le “misure giuridiche necessarie
per mettere fine all’occupazione
dei differenti territori arabi”. “Il
popolo palestinese – prosegue
il Messaggio – potrà così avere
una patria indipendente e sovra‑
na e vivervi nella dignità e nella
stabilità. Lo Stato d’Israele potrà
godere della pace e della sicu‑
rezza all’interno delle frontiere
internazionalmente riconosciute”.
Con tale richiamo, ha sottolineato
monsignor Cyrille Salim Bustros,
si chiede che “la necessità di avere
due Stati” trovi realizzazione “il
più presto possibile e non resti un
sogno, un’utopia”. “Noi crediamo
che la Parola di Dio è eterna” e
“la stessa Scrittura santa ci uni‑
sce”, con Abramo “nostro padre
comune nella fede, padre degli
ebrei, dei cristiani e dei musulma‑
ni” riporta il Messaggio. Proprio
per questo, ha rimarcato mon‑
signor Bustros, non si possono
usare le Scritture “per giustificare
l’occupazione da parte degli ebrei
delle terre palestinesi”.
Dialogo tra le
Chiese e le
religioni
Il dialogo tra le diverse Chiese
cristiane, come pure tra le dif‑
ferenti Confessioni religiose, è
un’altra delle “sfide” del Sinodo.
“Ciò che Cristo ci domanda – ri‑
porta il Messaggio – è di accet‑
tare la nostra fede e di viverla in
ogni ambito della vita. Ciò che
egli domanda alle nostre Chie‑
se è di rafforzare la comunione
all’interno di ciascuna Chiesa sui
iuris e tra le Chiese cattoliche di
diversa tradizione”, impegnandosi
verso “l’unità di tutti i cristiani”. Il
documento si rivolge alle “Chie‑
se ortodosse” e alle “comunità
evangeliche dei nostri Paesi”,
chiedendo di “portare insieme la
testimonianza di discepoli di Cri‑
sto”, e incoraggia “tutte le istanze
di dialogo ecumenico”. Attenzione
al dialogo interreligioso – con
ebrei e musulmani – si osserva
nel Messaggio come pure nelle
“propositiones”, laddove si precisa
che “i cristiani del Medio Orien‑
te sono chiamati a continuare il
dialogo con i loro concittadini di
altre religioni, dialogo che avvicina
gli spiriti e i cuori” e che porta
“alla purificazione della memoria,
al perdono reciproco del passato
e alla ricerca di un avvenire comu‑
ne migliore”.
Vita
La
giorni che aprono il mese
di novembre hanno un
sapore liturgico speciale:
portano una festa di tutti,
proprio tutti i Santi, e una
celebrazione più mesta di
tutti i defunti.
Gioia e dolore si intersecano
nella vita quotidiana, gioia di essere
giunti a casa per chi ormai vive in
Dio, dolore per chi cammina ancora
nella storia per la lacerazione che
ogni separazione comporta.
Non so quali pensieri si alternino
in chi passi da un momento liturgico
all’altro, di certo diversi nelle sfu‑
mature e nei colori: i santi che più
conosciamo e magari festeggiamo
nell’arco nell’anno, vengono a ritro‑
varsi, gomito a gomito, con i santi
ignoti e sconosciuti. Ma chi sono?
Santi sono tutte quelle persone che,
incontrato il Volto di Dio, a Lui hanno
dato risposta in vita e in morte, rico‑
noscendoLo come il Signore, come
il Padre creatore. Molti avranno var‑
cato la soglia del tempo portando in
sé una luce trasparente e pura, altri
avranno ancora alcune macchie e
zone da illuminare, da rendere pure.
Come questo avvenga, lo crediamo
più che saperlo.
Sappiamo però che un atto di
amore diretto ed esplicito, privo di
egoismo, ci pone in contatto con
l’unico Amore che può perdonare
tutte quelle colpe che, in un modo o
nell’altro, hanno imbrattato il nostro
percorso.
Tutti insieme i Santi formano
quella corona gioiosa e lieta che
tanti dipinti antichi ci indicano, non è
girotondo infantile e, forse puerile, è
l’indicazione di un cerchio, una figura
perfetta, in cui non si trova l’inizio
e in cui non si scorge la fine, segno
che ormai siamo fuori dal tempo,
fuori dal giorno e della notte che si
susseguono e marcano la nostra età
cronologica: la nascita al mondo e la
morte al mondo. Un cerchio in cui
Solennità
dei morti
I
31 OTTOBRE 2010
“
attualità ecclesiale
n. 38
Santi e defunti
La mano
sempre tesa
Nessuno scompare
o si dissolve
di Cristiana Dobner
l’inizio si fonde con la fine perché
non si tratta di un paradosso dell’ar‑
te per stupire. È il nodo centrale
dell’esistenza umana vissuta nella
luce del Vangelo: nessuno scompare
e si dissolve ma, misteriosamente,
si ritrova, mutato ma non cambiato,
rimane se stesso trasfigurato. Inizio e
fine in un fluire che genera il tempo
nello stesso Dio.
Il cerchio diventa la corona in cui
uno si lega all’altro, in un vincolo che
non subisce più contrasti, opposizioni
di idee, vedute diverse. Ciascuno
ormai, contento e trasparente, vede
Signore amante della vita”
Il libro della Sapienza,
il più recente del primo
testamento, risale alla
meta del 1° secolo a.C.
L’autore, un giudeo di
Alessandria d’Egitto, cerca di inculturare la fede
di Israele assimilando quanto è possibile della
cultura greca. Il brano odierno appartiene ad
una sezione maggiore in cui l’autore mette in
risalto la bontà e misericordia di Dio nei confronti degli Egiziani. In 11,16-21 sostiene che
nell’episodio delle dieci piaghe, con cui è stato
colpito l’Egitto, Dio ha agito “con misura, calcolo e peso, mentre avrebbe potuto castigarlo e
annientarlo esemplarmente”. I versetti seguenti,
che compongono la lettura odierna, mostrano il
perché di questo agire di Dio. Infatti: 1. Dio, creatore onnipotente, conosce la fragilità delle sue
creature sa che esse, davanti a Lui, sono “come
polvere sulla bilancia” e “stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra”, perciò il potere del
creatore si manifesta nella compassione e nel
perdono. 2. Inoltre Dio è “amante della vita”.
Questa è una delle più belle definizioni di Dio.
In quanto amico della vita il suo “spirito incorruttibile è in tutte le cose” di modo che in ogni
creatura è presente un po’ della divinità che
l’ha creata. L’amante della vita ha cura sempre della vita della sua creatura ma in modo
particolare ne ha cura quando questa vita
languisce come accade nel peccatore: “chiudi
gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il
loro pentimento”. 3. Se Dio riprende e castiga
il peccatore lo fa per un motivo di amore: “Tu
correggi poco a poco quelli che sbagliano e li
l’altro contento e trasparente a sua
volta, con tutti i suoi doni portati a
fioritura.
Considerati gli avvenimenti di
ogni giorno che bucano lo schermo
televisivo o i nostri giornali, sembra
con questa ottica di vita - che però
è la testimonianza di tutti quelli che
seguono il Signore Gesù - di voler
proiettare i problemi altrove, di di‑
stoglierli dallo sguardo, quasi di esor‑
cizzarli e di volerli risolvere facendo
quadrare il cerchio, ma non è così.
Si tratta di ben altro, perché è in
gioco l’unica esistenza che ciascuno
di noi sperimenta, una volta sola,
come una sola è la nascita e una sola
la giovinezza.Altro che si può definire
guardare lo scorrere del tempo e
della storia come dono incommen‑
surabile ed eterno ed ogni persona
come pellegrina, che muove i suoi
passi su di un sentiero di cui non si
conosce lo snodarsi concreto ma di
cui ben chiara è la meta.
Ed è proprio lo sguardo della
fede di chi ha afferrato la mano di
Dio che la sfiora, la ha riconosciuta
e la stringe, lasciandosi guidare. Sibili
il vento o imperversi la bufera, quella
La Parola e le parole
XXXI Domenica Tempo ordinario-Anno C
Sap. 11,22,12,2; Lc. 19,1-10
ammonisci ricordando loro in che cosa hanno
peccato, perché, messa da parte ogni malizia,
credano in te, Signore”. Questo è il messaggio
che l’autore del libro della Sapienza rivolge ai
suoi connazionali. Il Dio della vita e del perdono non vuole la distruzione degli Egiziani
ma desidera che vivano rinunciando ad essere
oppressori e sfruttatori.
“Ecco Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri”
Gerico è per gli evangelisti sinottici uno snodo
decisivo nel cammino di Gesù verso Gerusalemme. In Gerico Marco fa compiere a Gesù
l’ultimo prodigio la cura miracolosa del cieco
mendico. Mentre i discepoli non comprendono
gli annunci della passione e seguono Gesù sulla
strada per salire a Gerusalemme “sgomenti… e
impauriti” (Mc. 10,32), il cieco, che alla chiamata di Gesù, balzando in piedi, ha gettato via
il mantello sua unica ricchezza, riacquistata
la vista segue Gesù lungo la strada divenendo
così modello del discepolo che intraprende dietro al Maestro il cammino della croce e della
risurrezione. Anche Matteo segue lo schema
di Marco modificandolo solo per il fatto di
introdurre due ciechi guariti dal Signore. L’evangelista Luca aggiunge alla guarigione del cieco
un fatto nuovo: l’episodio dell’incontro di Gesù
con Zaccheo. Per comprendere la portata della
conversione del capo dei pubblicani bisogna
tener presente l’insegnamento di Gesù a riguardo delle ricchezze come risulta dal Vangelo
di Luca. In 12,13ss., dopo il rifiuto di dirimere
una lite di eredità, Gesù racconta la parabola
del ricco possidente preoccupato a costruire
magazzini più ampi per collocarvi gli abbondanti raccolti. Al termine della parabola Gesù
chiamo “stolto” quel ricco a cui, in quella stessa
notte, sarà richiesta la vita e conclude: “Così è
di chi accumula tesori per sé e non arricchisce
presso Dio”. Propone quindi: “Vendete ciò che
possedete e datelo in elemosina; fatevi borse
che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli”.
In 18,18-27, al notabile che vuole sapere cosa
deve fare per ereditare la vita eterna, Gesù,
dopo aver indicato la necessità di osservare
i comandamenti, aggiunge: “Una cosa sola ti
manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo
ai poveri e avrai un tesoro nei cieli e vieni.
Seguimi!”. Quando il ricco, triste, non accetta
l’invito di Gesù, il Signore commenta: “Quanto
è difficile entrare nel regno di Dio. È più facile
infatti per un cammello passare per la cruna
di un ago che per un ricco entrare nel regno
di Dio”. Zaccheo è il cammello che passa per
la cruna dell’ago “perché ciò che è impossibile
agli uomini (distribuire le proprie ricchezze ai
poveri) è possibile a Dio” che agisce per mezzo
di suo Figlio. Zaccheo infatti ha una notevole
5
mano rimane sempre tesa, sempre
disposta a lasciarsi afferrare.
Si può allora varcare la soglia del
cimitero, ovvero del Campo santo,
con una consapevolezza indistrut‑
tibile: se a tomba sussegue tomba, a
lapide lapide e tutto parla di morte,
di assenza e di separazione, se la
mancanza della vita si fa acuta e le
persone care non sono vicine, si apre
però la certezza di quella catena che
si va formando nel grande giardino, il
Paradiso, che ci attende.
Si svuota il nostro vivere e sem‑
bra di essere soli, i sopravvissuti, con
il destino segnato e con l’ora che si
avvicina, invece siamo circondati da
quella corona festosa che si intrec‑
cia nelle nostre vicende e non ci
abbandona mai. Si apre lo squarcio
della comunione dei santi, di quella
impercettibile dimensione che si
rende presente dentro di noi come
sostegno, incitamento, dolcezza e che
agisce per noi spianando le nostre
difficoltà e sorreggendoci quando
stiamo per soccombere.
Credo che ciascuno possa ri‑
portare alla memoria momenti o
frangenti in cui i santi ci sono venuti
in soccorso oppure in cui coloro che
non vivono più con noi ma sono i vi‑
venti, una volta chiamati in soccorso,
ci hanno strabiliato.
Quantomeno nelle energie rin‑
novate per poter sorridere e conso‑
lare, dimenticandoci di noi stessi per
servire gli altri. Da quella lieta corona
promana un’energia che trapassa le
ore e i minuti ed insegna i canti di
lode, di supplica, di intercessione.
Noi siamo ancora pietre da
scolpire per poter diventare le pietre
della Gerusalemme che gode della
Luce dell’Agnello e riversa i suoi
raggi proprio in quel luogo che, ad
uno sguardo disattento, parla solo di
estinzione mentre è grande apertura:
tramontare alla vita per albeggiare
nel giorno eterno.
posizione sociale in quanto capo dei pubblicani;
ha un ragguardevole condizione economica
perché è un ricco; ha raggiunto questo livello
di benessere estorcendo i suoi subalterni che a
loro volta hanno spremuto il popolo con tributi
onerosi. Ma ora Zaccheo è in crisi, “cerca” di
“vedere” Gesù; non teme di apparire ridicolo
correndo e arrampicandosi su di un albero.Tenta di tutto pur di mettersi in contatto con Gesù.
Altrettanto fa il Signore: egli sente che “deve”
fermarsi nella casa del pubblicano, lo deve fare
“subito” con estrema urgenza, in un “oggi” che
ha valore di tempo di grazia e di salvezza; lo fa
sfidando l’incomprensione e la mormorazione
della folla: “E’ entrato in casa di un peccatore!”.
La conclusione di questo incontro “pieno di
gioia” è l’umanamente impossibile salvezza del
ricco. “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che
possiedo ai poveri e, se ho rubato, restituisco
quattro volte tanto”.Vale la pena mettere in
risalto che Zaccheo riesce ad incontrare Gesù
superando l’ostacolo della folla che glielo impediva a causa della sua piccola statura. Da parte sua Gesù sfida i pregiudizi della moltitudine
entrando nella casa di un peccatore impuro
che avrebbe dovuto entrare. È un monito per
chi nella comunità di Luca e nella chiesa oggi
ha timore di aprire le porte a peccatori, peccatrici, persone malfamate e anche a quanti
si professano nemici della religione e della
fede cristiana. La salvezza dev’essere offerta
generosamente e delicatamente a tutti. In ogni
casa, in ogni crocicchio, su ogni ramo di albero
ci può essere un Zaccheo che cerca di vedere
e incontrare colui “che è venuto a cercare e
salvare ciò che era perduto”.
Enzo Benesperi
6
Purgatorio
senza limite
di pena
Cronaca e riflessioni su una notte al
Pronto Soccorso di Pistoia
La prima sensazione è di essere
stata miracolata. Sono stata inve‑
stita sulle strisce, non sono morta,
mani generose di volontari della
Misericordia mi hanno impacchet‑
tato e condotto al Pronto Soccor‑
so, mi sembra di non essere troppo
rotta. Non ho avuto paura ma
improvviso mi assale un tremore
incontrollabile, da battere i denti.
Vengo posta nel corridoio-conteni‑
tore di corpi del Pronto Soccorso
dell’ospedale pistoiese. Accanto,
decine di persone che si lamentano,
con voci diverse e differenti modu‑
lazioni di gemiti, sospiri, mugolii.
Labilità del confine tra la vita e
la morte, preziosità di ogni mo‑
mento che ci è regalato nel teatro
quotidiano del mondo, valore e
senso della propria umana vicenda.
La prima ora passa così, pensieri
che scavano le poche essenziali
esperienze: gli affetti, gli impegni, la
scommessa della fede.
Mi è stato imposto di non permet‑
termi il più piccolo movimento
con la testa, del resto impedito da
uno stretto collare che proibisce
qualsiasi spostamento che non sia
quello, minimo, richiesto dalla re‑
spirazione.
Obbediente attendo. Capisco i
tempi lunghi, stanno arrivando i
“codici rossi”, persone meno fortu‑
nate di me hanno la precedenza nei
controlli e nell’attenzione di tutti.
Tornano i volontari della Miseri‑
cordia: “Ancora qui, non le hanno
fatto nulla?”. Torneranno, i miei
soccorritori, tre o quattro volte
nella notte, mi faranno, gentili e
dispiaciuti, ripetutamente la stessa
domanda.
Non c’è trascuratezza evidente nel
personale in sevizio: infermieri e
inservienti rispondono assolvendo
alle richieste ‘possibili’. Sì a un dia‑
logo con il marito che da ore sta‑
ziona fuori dal corridoio; un’ attesa
di ‘solo’ mezz’ora per poter avere
lo strumento adeguato alla risolu‑
zione di un’impellenza fisiologica.
Come tutti i presenti non gravi
ottengo occhiate cortesi, oppure
distratte, in un caso calde attenzio‑
ni, segno di un’umanità coltivata, di
una professione ancora amata
Ma su tutto domina incontrastato
un condiviso sentimento di impo‑
tente ignoranza: nessuno sa dare
una indicazione, tentare una previ‑
sione, azzardare una ipotesi sull’im‑
mediato futuro di ognuno. “Sono
qui dalle 17, quindi da sei ore, po‑
trei sapere quando sarò visitato?”;
“Io sono qui da otto…”, “Io da
sette…” La risposta è sempre la
stessa: “Purtroppo non sappiamo
niente…Purtroppo non possiamo
prevedere niente… Purtroppo do‑
vete avere pazienza”.
Ma i dottori ci sono? Dove sono?
Chi sono le tante figure che passa‑
no e si susseguono nel corridoio?
Non lo sappiamo, buio totale, è
possibile essere chiamati dopo cin‑
que minuti come dopo otto ore.
Qualcuno afferma che si tratta di
una giornata particolare, ma la voce
umana e amica riconosce che ‘quel‑
la’ particolarità è divenuta ormai
n. 38
31 OTTOBRE 2010
lettere in redazione
quotidianità, che ‘quella’ situazione
si ripropone ogni giorno riprodu‑
cendo una condizione di ordinaria
disumanità. Dieci, venti, trenta sof‑
ferenti giornalmente parcheggiati
per ore nell’attesa di chi, non si sa
quando (se?), arriverà: atmosfere
letterarie kafkiane e beckettiane
rivissute in un assurdo banalmente
‘normale’.
Chiedo anch’io, più volte, con gen‑
tilezza: faccio presente che ho la
testa bloccata da una, due, tre ore,
la vista costantemente offesa dall’il‑
luminazione abbagliante del soffitto
(vengo gentilmente spostata ma i
lumi sono ravvicinati e implacabi‑
li), che la mia condizione eguaglia
certe raffinate torture o la sorte
dei carcerati con la luce perpetua‑
mente accesa l’intera notte. Sguardi
silenziosi, comprensivi o annoiati,
ugualmente inefficaci.
Finalmente, dopo quasi quattro ore,
né le variazioni sul senso della vita
né le memorie letterarie giungono
in soccorso. Mi metto delibera‑
tamente a gridare che non ce la
faccio più, che non è giusto essere
trattati così, subire una tale tortura
senza neppure poterne prevedere
la fine, urlo perfino che mi dro‑
ghino con un calmante se ancora
per ore dovrò attendere immobile.
Dopo cinque minuti vengo traspor‑
tata di fronte al medico (dottoressa
giovane e carina): un rapido sguar‑
do, due domande e mi viene tolto il
collare, posso finalmente muovere
la testa.Vengo portata via, solo su
mia richiesta vengo a sapere a quali
analisi si ritiene opportuno sotto‑
pormi e per quali motivazioni. E’
mezzanotte, il peggio è passato: per
le analisi e le dimissioni dovrò at‑
tendere soltanto altre tre ore.
In tutto sei ore e tre quarti, quasi
sette ore: scoprirò più tardi che
sono stata fortunata, per molti
l’attesa si è protratta per un tem‑
po assai più lungo. La situazione
è senz’altro specchio dei disagi
e delle disfunzioni che vive oggi
il nostro paese. Amici medici mi
suggeriscono che negli ultimi anni
si sta facendo un uso improprio del
Pronto Soccorso da parte di una
platea eccessiva di utenti.
L’impressione condivisa da chi
malauguratamente debba utilizzare
quel servizio è di trovarsi di fronte
a gravi e complessive carenze, sia
nella quantità di personale, sia nella
qualità dell’ intervento: carenze che
si traducono nell’allungarsi illimitato
dei tempi di attesa, nel parcheggio
sfibrante di persone sofferenti in un
‘non luogo’ inospitale, nella oscurità
inaccessibile di risposte rispetto al
proprio immediato futuro.
Persa la dignità di persone pensanti
e con diritto minimo all’informazio‑
ne su quanto le concerne, ridotti a
oggetti da riparare, “cose lasciate
in un angolo” e momentaneamente
“dimenticate”, si vive una condizio‑
ne di moderno terreno purgatorio
senza indicazione di limite di pena.
Tutti protestiamo in privato, nessu‑
no più alza la voce pubblicamente
perché tanto “non c’è niente da
fare”. Ulteriore amaro esempio di
una distanza tra il cittadino e le isti‑
tuzioni che cresce esponenzialmen‑
te, che a sua volta alimenta sfiducia
e disimpegno, in una spirale maligna
che mina sempre di più il nostro
vivere insieme, la nostra possibilità
di costruire una società buona e
ospitale.
Mariangela Maraviglia
Quel suicidio
dimenticato
I nostri fratelli rinchiusi nel carcere di
Pistoia
A
distanza di pochissimi giorni
sembra sia stato già dimenticato il
suicidio di un ragazzo di 35 anni nel
carcere di Pistoia. Ho partecipato,
domenica mattina, alla messa in suo
suffragio celebrata nella cappella
dell’Istituto. Piena come non mai,
con la presenza anche di quanti
non condividono un percorso di
fede. Ho provato a scorrere i volti
dei presenti riconoscendo quel
giovane (ormai schizzato) beccato
con 5/6 grammi di eroina, l’algerino
che deve espiare 10 mesi perchè
ha perso il lavoro ed è divenuto
clandestino, il tossico alla sua en‑
nesima ricaduta, quel ragioniere
finito “dentro” per truffa di qualche
milione di lire; quel malato, quasi
terminale, sieropositivo, che aspetta
di essere trasferito altrove e tanti
altri segnati da storie di emargina‑
zione ed ora accumunati da una
vicenda comune: essere ristretti in
un carcere. Stare in carcere significa
lasciare passare le giornate; anzi
devi imparare a non farti troppe
domande né tantomeno cercare
risposte perchè letteralmente ogni
approfondimento che cerchi di fare
incontra il vuoto senza senso.
Che ragione c’è di fare soltanto
due ore di “aria” al giorno? Che
senso ha quel rito di aprire e chiu‑
dere le celle 4/5 volte al giorno?
Perchè non c’è nessuna attività che
permetta una crescita una matu‑
razione o anche solo far sì che il
tempo passi? Perchè non c’è modo
di fare un lavoro anche se poco
retribuito? Perchè abitare in tre in
una cella di circa 8 mq? Perchè dor‑
mire a oltre 2 metri e 20 di altezza?
E poi ….. non hai soldi, ti mancano
le sigarette, il caffè, il maglione, la
tuta; devi farti un amico che abbia
qualche soldo per poter minima‑
mente sopravvivere. Cosa significa
parlare di diritti quando per essere
ricevuto da un superiore devi fare
una domandina che per poter esse‑
re visionata ed approvata c’è biso‑
gno quantomeno di una settimana
(se non va prima perduta)? Oppure
quando vorresti parlare con la fami‑
glia ma nessuno di loro può venirti
a trovare perchè quanto a soldi ne
hanno meno di te?
Stare in carcere produce solo que‑
sto effetto: mortificarti e umiliarti
in quelle che sono le aspettative, le
aspirazioni naturali di ogni uomo;
inizia un processo malefico di de‑
pressione, di vuoto, di negatività.
Se vuoi evitarlo l’ unica difesa è
non pensare, allontanare ogni ri‑
flessione seria facendola affogare in
uno sproloquio di parole vuote, di
atteggiamenti di facciata, di storie
inventate. Abbiamo costruito un
mondo nel quale non esistono più
criteri certi di riferimento, paragoni
confrontabili, prospettive per il do‑
mani, ognuno se la canta e se beve
come gli pare, le assurdità e i con‑
trosensi sono all’ordine del gior‑
no.
Eppure questa mattina durante
la celebrazione c’era un silenzio se‑
rio, pieno di significati. In un conte‑
sto privo di senso acquistano signi‑
ficato piccole cose, preziose perchè
nascono dal cuore:un pacchetto di
sigarette regalato, un paio di scarpe
che cambiano piede, una spalla sulla
quale sfogare un pianto, un raccon‑
to inventato per farti ridere un po’
e non farti pensare continuamente
a tua moglie e ai tuoi figli, un indi‑
rizzo per riaccendere la speranza
di una possilbilità lavorativa, un
volontario che ti mette 10 € per
comprare un pacchetto di sigarette.
Queste “stupide cose” ti dicono
che sei ancora qualcuno; che puoi
costruire una relazione positiva;
che c’è una dimensione che nessu‑
no potrà mai toglierti e che abita
in fondo al tuo cuore; puoi dire di
sentirti ancora una volta un uomo
con tutta la sua dignità e fisiono‑
mia. Così anche quella assemblea
ha manifestato a se stessa una
grande ricchezza: ha riunito tante
mortificazioni, tante umiliazioni,
tante assurdità in un abbraccio di
comprensione, di consolazione di
solidarietà. Questa assemblea ha
dimostrato che è possibile combat‑
tere contro queste morti assurde
anzi è la testimonianza che dietro,
purtroppo, un tentativo riuscito di
suicidio
ci sono 10/100/1000 ten‑
tativi che sono stati stroncati dalle
premure dall’interessamento e dalle
cure che ogni detenuto prodiga nei
confronti del proprio fratello. Allora
vedo questa umanità nuova che
nasce dalle ceneri del carcere e che
afferma che non c’è niente che pos‑
sa imprigionare la dignità profonda
dell’uomo anzi lo spirito di vita che
Dio ha immesso nell’uomo esso
stesso si incaricherà di sconfiggere
tutte le morti. Anche quella di S. L. .
Sauro Gori
Il ruolo
dell’Azione
cattolica
all’interno
della chiesa
L’azione cattolica è sempre
stata alle dirette dipendenze della
gerarchia ecclesiastica, per testi‑
moniare gli ideali civili e cristiani,
partecipando alle sorti della società
nel suo insieme, sul piano religioso,
sociale, sindacale e politico; quindi
un vero e proprio unicum. Poi c’è
stato il concilio Vaticano II con la
fioritura di numerosi movimenti ed
associazioni per l’apostolato (molte
sul piano esclusivo e contemplativo
ecclesiale) per cui - se si eccettua
il centro-sud - l’Ac oggi ha segnato
il passo. Se ci domandiamo quale
Vita
La
ruolo di convivenza dobbiamo ave‑
re con gli altri movimenti fratelli,
la risposta è ovvia; quello collabo‑
rativo e non conflittuale! Comun‑
que sia, il ruolo rimane inalterato
perché. a differenza delle altre
realtà, l’Ac riveste ancora il ruolo
testimoniale nel rapporto chiesamondo e di animazione delle realtà
sociali quali lavoro, famiglia, scuola,
cultura, politica, sindacato, tempo
libero e mass-media, mentre gli
altri movimenti sono in parte avulsi
da questi impegni socio-esistenziali.
Oggi, nell’era post-industriale, ve‑
diamo e accertiamo una latitanza
partecipativa e una lontananza
nell’assolvere questi compiti socioeconomici-politici: oserei dire
che manca lo spirito interpreta‑
tivo etico-morale (supplemento
d’anima) o meglio dire un vero
discernimento critico-progettualeprofetico sull’evoluzione delle
realtà sociali, ma anche sui destini
della nazione e sui vari condottieri
politici che si alternano nel tempo.
Questa omertà di fondo causa il
mancato rinnovamento genera‑
zionale con tutte le conseguenze
negative. Ed allora gli eccellentissi‑
mi pastori delle chiese cattoliche
locali e particolari devono capire
l’importanza dell’Ac parrocchiale,
rimotivandola e rivitalizzandola
con nuove persone e strumenti
specifici. Oggi il lavoro è tanto e
impegnativo e abbiamo necessità
di dare risposte positive, non dele‑
gando ai vari politici di turno, che
a volta fanno dei danni irreparabili.
Oggi in Italia e nel mondo globale
ci sono molti problemi seri da
risolvere: la crisi economica e del
lavoro, la questione delle nuove
energie alternative, l’inquinamento
dell’aria e dell’acqua, la crisi morale
della famiglia, omicidi, il testamen‑
to biologico, la manipolazione
genetica, l’aborto terapeutico, la
pillola abortiva, ecc. Per veicolare
il messaggio cristiano nel mondo
sono necessarie attività non solo
spirituali, ma anche profane come
il teatro amatoriale, il cineforum,
lo sport attivo, il tempo libero, la
musica, il canto sacro e profano,
l’uso dei mass-media come la rete
internet; insomma un’educazione
integrale soprattutto verso le
nuove generazioni che favorisca lo
spirito critico e innovativo e l’ac‑
quisizione di uno spirito altruistico.
Occorre sviluppare il bene comune
con lo studio della dottrina sociale
della chiesa e documenti essenziali
del concilio Vaticano II, lettura di
riviste e giornali cattolici o meno,
la rivisitazione e studio della storia
locale e dei suoi personaggi più
significativi, per meglio operare nel
presente, non avendo paura del
mondo, ma lottando per la giustizia
e la verità nella pace reciproca e
nella inclusione sociale. In poche
parole, occorre essere testimoni
credibili e non fasulli, o peggio
omologati ai vizi e costumi degene‑
ri attuali; essere alternativi andando
contro corrente: “Il mondo vi dice,
ma io vi dico”.
Mauro Manetti
Pistoia
Sette
N.
38
31 OTTOBRE 2010
I
l progetto, svolto dall’As‑
sociazione San Martino
de Porres e dalla Caritas
diocesana, (iniziato il 2
febbraio e conclusosi
il 15 ottobre) grazie al
finanziamento del Ban‑
do 2009 della Fondazione Cassa di
Risparmio di Pistoia, è stato un’ot‑
tima esperienza per le dieci donne,
quattro italiane e sei immigrate, che
vi hanno partecipato.
Dopo una selezione iniziale tra
più di quaranta richiedenti (segnalate
anche dai Servizi Sociali del Comune)
le protagoniste del percorso for‑
mativo, di età compresa fra venti e
quaranta anni, pur con provenienze
e storie molto diverse, avevano in
comune una condizione di disagio
sociale, specialmente causato dalla
oggettiva difficoltà ad inserirsi nella
realtà produttiva.
Dai tempi della scuola, che per
alcune erano ormai abbastanza
remoti, esse non avevano più avuto
opportunità di accrescere il loro
bagaglio culturale: impegni familiari
e difficoltà di varia natura avevano
loro impedito di poter orientarsi
e trovare collocazione nel mondo
del lavoro.
Le finalità che il progetto si pone‑
va erano, infatti, rivolte ad individuare
modalità personalizzate e consape‑
voli di integrazione; creare concrete
opportunità di sostegno umano,
i
n primo luogo un’infor‑
mazione per i nostri affe‑
zionati lettori: il prestito
è aperto secondo il con‑
sueto orario (martedì
ore 10-12; venerdì ore
16-18 ). Chi vorrà fruire
del servizio, troverà un ambiente
improntato alla cordialità e avrà a
disposizione anche le opere lettera‑
rie più recenti, come i premi Strega
e Campiello 2010. In questo periodo
noi volontari di biblioteca stiamo
lavorando alacremente a preparare
le iniziative per i prossimi mesi. Sarà
bene ricordare sinteticamente quello
che è stato fatto lo scorso anno e
sottolineare come la risposta del
pubblico alle nostre iniziative sia
stata assai positiva. Tre sono stati gli
Incontri Olivetani: una Lectura Dantis
di Vasco Gaiffi, una conferenza di
Giovanni Capecchi sulla letteratura
della prima guerra mondiale e una
conferenza di Andrea Vaccaro sulla
figura di Cristo nella filosofia e nella
letteratura contemporanee. Molto
successo ha riscosso l’attività di
reading da noi organizzata in collabo‑
razione con il Gad “Città di Pistoia”
diretto da Franco Checchi; tale inizia‑
tiva è stata rivolta agli studenti della
scuola media e ha avuto per oggetto
i grandi testi della letteratura italiana.
Sempre dalla collaborazione con
il Gad, sono nate due interessanti
Associazione San Martino de’ Porres
“Formarsi per crescere”
Progetto di educazione alla cittadinanza
attiva e inserimento lavorativo
culturale e sociale, che, in contesti di
rispetto reciproco e collaborazione,
potessero valorizzare e/o recuperare
le eventuali competenze pregresse e
ricostruire efficacemente il bagaglio
di autonomia personale di ciascuna
partecipante.
Per rendere stimolante l’attività
prevista era necessario poter favo‑
rire la partecipazione delle corsiste,
anche mediante un sostegno socioattitudinale, costantemente monito‑
rato e condiviso, nonché attraverso
misure di sostegno al reddito, che le
aiutassero nelle necessità quotidiane.
Attraverso varie occasioni di
confronto e scambio, anche inter‑
culturale, si è, inoltre, cercato di raf‑
forzare le competenze comunicative
e dotare tutte le partecipanti dei
requisiti espressivi, scritti ed orali,
in corretta lingua italiana, così da
fornire loro gli strumenti conoscitivi
ed operativi per inserirsi attivamente
nei percorsi di cittadinanza attiva.
Ciascuna corsista ha conseguito,
inoltre, l’attestazione Haccp (rila‑
sciato dall’Agenzia formativa Sophia
di Pistoia) particolarmente richiesto
nei vari settori della ristorazione;
tutte, inoltre, hanno raggiunto un
buon livello di conoscenza e uso del
computer.
Le competenze generali dove‑
vano fornire alle corsiste anche op‑
portuni ragguagli sulla cultura civica
(a partire dalla Costituzione italiana),
sulla legislazione del lavoro, sui diritti
e sui doveri del lavoratore, sulle
caratteristiche del locale mondo del
lavoro e sui percorsi di pari opportu‑
nità e di antidiscriminazione sociale.
Rafforzato, dunque, le loro com‑
petenze personali, le corsiste hanno
potuto orientarsi verso i settori lavo‑
rativi più confacenti alle loro caratte‑
ristiche e, accompagnate dal sostegno
di operatori tutor, sono riuscite ad
inserirsi più consapevolmente nel
contesto socio – lavorativo attuale.
Le finalità del corso “Formarsi per
Crescere” sono state ampiamente
raggiunte, soprattutto attraverso i
tre mesi di stages che otto corsiste
hanno svolto pienamente e con in‑
teressante soddisfazione personale;
solo due, non riuscendo a conciliare
gli impegni familiari con le oppor‑
tunità di lavoro che sono state loro
offerte, non hanno completato il
percorso di stages.
Le otto donne che hanno con‑
cluso gli stages hanno avuto il gran‑
de successo di essere state molto
apprezzate e valorizzate nei vari
luoghi di lavoro: quattro di loro sono
già state assunte con interessanti
contratti di lavoro stabile; le altre
sono in lista per prossime – sicureassunzioni.
Punto di forza di tutto il progetto
è stata, sicuramente, l’attivazione di
una rete di sapiente collaborazione
cui l’Associazione San Martino ha
potuto rivolgersi, incontrando sen‑
sibilità e competenza.
La Caritas diocesana ha forte‑
mente sostenuto le attività del pro‑
getto, grazie al contributo di numero‑
si volontari; la Cna e la Confcommer‑
cio si sono puntualmente impegnati
nel favorire rapporti e relazioni con
le ditte, in cui le donne hanno svolto
i periodi di stage; l’Associazione San
Martino ha generosamente profuso
tutte le sue potenzialità.
Fondamentale e indispensabile è
stato il finanziamento ricevuto dalla
Fondazione Cassa di Risparmio di
Pistoia e Pescia, senza il quale non
sarebbe stato possibile erogare alle
corsiste quel sostegno al reddito che,
seppur minimo, ha reso possibile la
loro piena partecipazione alle varie
attività e agli stages…
A tutti coloro che hanno reso
possibile la realizzazione del pro‑
getto “Formarsi per Crescere” il
ringraziamento più sincero da parte
delle partecipanti e di tutti i volon‑
tari dell’Associazione San Martino
de Porres.
Paola Bellandi
Biblioteca di Monteoliveto
progetti di lavoro
iniziative teatrali che hanno visto
una larga partecipazione di pubbli‑
co: in primo luogo la presentazione
della pièce “Genio ribelle” di Franco
Checchi, un lavoro sulla vita e l’opera
di Federico Garcia Lorca; successiva‑
mente la Via Crucis di Henri Ghéon,
proposta in occasione della Pasqua.
Per quanto concerne l’attività
organizzativa del 2010-2011, essa
inizierà il 16 ottobre prossimo, alle
ore 18, con la rappresentazione
dell’atto unico “Pagine strappate” di
Aldo Cirri, che verrà messo in scena
dal Gad “Città di Pistoia” con la regia
di Paolo Nesi. Si tratta di un testo
teatrale che ha per tema il mondo
dell’Alzheimer. Un problema molto
grave, in merito al quale è bene
tenere presenti alcuni dati: i malati
di Alzheimer sono attualmente in
Italia 700.000, ogni anno si contano
nel nostro paese 80.000 nuovi casi,
statisticamente ogni dieci minuti una
persona perde la memoria (dati uffi‑
ciali dell’Aima, Associazione italiana
malattia di alzheimer). Risulta eviden‑
te che il problema non è eludibile da
parte di nessuno. In questo articolo
non prendiamo in esame i contenuti
Questo articolo è comparso sul numero
più recente del notiziario del Centro
Monteoliveto, ma desideriamo estenderne
la lettura a quanti non avessero avuto
occasione di vederlo
in quella pubblicazione
di Piera Petracchi
di “Pagine strappate”, perché su
quest’opera si scrive diffusamente, a
firma del Presidente Matocci, in altra
parte di questo notiziario. Vogliamo
tuttavia indicare la motivazione che è
alla base della scelta di questo testo.
Esso è stato scelto perché fornisce
ai parenti dei malati di Alzheimer una
speranza: la speranza che l’amore,
vincendo difficoltà apparentemente
insuperabili, possa esplorare nuovi
codici di comunicazione con il ma‑
lato. Non è casuale che nella pièce
il motivo dominante della comuni‑
cazione, che riesce a coinvolgere
anche il medico riottoso, sia la musica
sublime che Beethoven, essendo
sordo, non poté udire se non con la
sensibilità del cuore.
Nei mesi prossimi è nostra inten‑
zione riprendere l’attività di reading,
rivolgendola, come in passato, agli
studenti, perché ci sembra bello che
il luogo di incontro degli anziani sia
frequentato anche dai giovani.
E’ bene ricordare che il 2011
sarà l’anno delle celebrazioni per
il centocinquantesimo anniversario
dell’Unità d’Italia. Noi non manche‑
remo di sottolinearlo, organizzando
almeno un paio di incontri che sa‑
ranno tenuti da qualificati specialisti
su aspetti importanti ed interessanti
del nostro Risorgimento.
Anticipiamo anche che l’attività
teatrale, programmata nell’ambito
della ormai collaudata collaborazione
con il Gad “Città di Pistoia”, presen‑
terà almeno altri due eventi, uno
dei quali improntato alla spiritualità
religiosa, “L’interrogatorio a Maria”
di Testori, che sarà rappresentato in
occasione della Pasqua.
Questa è in sintesi la program‑
mazione di lavoro per i prossimi mesi,
ma è appena il caso di aggiungere
che altre iniziative potranno essere
esperite, qualora se ne determini la
possibilità e l’opportunità.
In conclusione, possiamo solo
aggiungere che la motivazione che
sta alla base del nostro volontariato
in biblioteca è quella di conferire al
Centro Monteoliveto, già noto in
città per i servizi che offre, un’im‑
magine nuova, di tipo culturale, che
serva a migliorarne la conoscenza e
ad aumentarne la frequentazione da
parte dei cittadini pistoiesi.
8
comunità ecclesiale
n. 38
31 OTTOBRE 2010
Ufficio scuola
Vita
La
I vescovi toscani scrivono agli insegnanti di religione
i
Vescovi italiani hanno
scelto di assumere l’edu‑
cazione quale tema por‑
tante per i prossimi dieci
anni. In questa prospettiva
il nostro pensiero va a voi,
che per mandato avete il
compito di far conoscere alle nuove
generazioni il nostro patrimonio
religioso, storico e culturale, e
soprattutto l’affascinante figura di
Gesù, vero modello dell’umanità che
vive nell’amore. Leggiamo all’art 9 del
testo di revisione del Concordato
del 18 febbraio 1984:“La Repubblica
Italiana, riconoscendo il valore della
cultura religiosa e tenendo conto
che i principi del cattolicesimo
fanno parte del patrimonio storico
del popolo italiano, continuerà ad
assicurare, nel quadro delle finalità
della scuola, l’insegnamento della
religione cattolica nelle scuole pub‑
bliche”. Nel continuo scorrere degli
eventi abbiamo bisogno di principi
saldi e chiari cui fare riferimento, e la
perdita della memoria storica di una
nazione equivale alla scomparsa del
patrimonio genetico in un organismo.
In base a queste considerazioni
noi Vescovi della Toscana sentiamo
la responsabilità sia del patrimonio
culturale che ci è affidato, sia della
formazione alla vita delle nuove
generazioni. Per questo ci rivolgiamo
a voi in spirito di fraterna collabora‑
zione.Vi esprimiamo gratitudine per
il servizio da voi svolto, e vi siamo
vicini con il nostro sostegno ed il
nostro incoraggiamento.
Il Santo Padre nella lettera al
clero di Roma del 21 gennaio 2008
dice:“Educare non è mai stato facile,
e oggi sembra diventare sempre più
difficile. Lo sanno bene I genitori, gli
insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro
che hanno dirette responsabilità
educative. Si parla perciò di una gran‑
de emergenza educativa, confermata
dagli insuccessi a cui troppo spesso
vanno incontro i nostri sforzi per
formare persone solide, capaci di
collaborare con gli altri e di dare un
senso alla propria vita”.
Siamo però convinti che le diffi‑
coltà sono uno stimolo per una ricer‑
ca più approfondita e per un maggio‑
re impegno da parte di tutti. L’attività
educativa non è compito esclusivo di
qualcuno. Se tutta la comunità civile
è impegnata nella trasmissione dei
valori, anche la comunità cristiana
ha la consapevolezza dell’alto valore
dell’insegnare e dell’educare. Questa
educazione si fa per mezzo delle
persone, perché sono le persone
che fanno la storia, non il caso, e
neppure le leggi, per quanto siano
ben fatte. Certo, le persone fanno la
storia secondo le idee che hanno ed
i principi che professano. Chi coltiva
idee di morte, produce solo morte e
catastrofismo. Chi è innamorato della
vita, vive sereno per sé ed incoraggia
gli altri ad avere fiducia.
Proprio per questo ci sta a cuore
l’attività degli insegnanti di religione
cattolica, perché la missione della
Chiesa, da sempre impegnata nel
mondo dell’educazione, passa anche
attraverso la figura dell’insegnante.
Egli rappresenta un aspetto indispen‑
sabile per la riuscita del progetto
educativo, perché non basta l’offerta
di una proposta culturale originale e
specifica, ma è necessaria la testimo‑
nianza di coloro che operano nella
scuola stessa.
Oggi più che in passato gli in‑
segnanti sono chiamati a proporsi
come persone di riferimento per le
giovani generazioni che crescono in
un contesto socio‑culturale sempre
più frammentario e disorientante.
Ci permettiamo pertanto di
elencare alcune caratteristiche pro‑
prie dell’insegnante della religione
cattolica:
1: l’insegnante entra nella scuola
per insegnare la religione cattolica su
mandato del vescovo, quindi a nome
della Chiesa, e per nomina dell’auto‑
L’accompagnamento di monsignor Bianchi
rità statale. Assume questo compito
come una missione educativa della
quale e responsabile di fronte alla
Chiesa ed alla società.
2. Compito dell’insegnante è di
far conoscere, secondo le finalità
della scuola, la bellezza dell’esperien‑
za cristiana partendo dalla persona
stessa di Gesù.
3. L’incarico non solo è un ser‑
vizio svolto a nome della Chiesa,
ma è anche una collaborazione con
la Chiesa locale, la quale sente la
responsabilità educativa e la mette
in pratica per mezzo delle persone
con le risorse di cui dispone.
4. Educare è un lavoro comples‑
so e delicato, che non può essere
lasciato all’improvvisazione o affidato
alla buona volontà. L’insegnamento è
passione educativa, a cui non devono
mancare una seria formazione per‑
sonale e competenza professionale.
5. La formazione personale e la
competenza professionale hanno
bisogno di costante e periodico ag‑
giornamento, per le sperimentazioni,
per le iniziative di studio e di ricerca,
per l’apertura alle innovazioni.
6. Il compito educativo, oltre che
una vocazione, si manifesta come
un’arte sapienziale che si acquisisce
nel tempo e attraverso un’esperienza
accompagnata e maturata con l’aiuto
di altri maestri. Nessun testo
e nessuna teoria, per
quanto utili e illuminanti, potranno
sostituire questo apprendistato sul
campo.
7. Alla competenza ed alla pro‑
fessionalità devono collegarsi l’equi‑
librio personale ed una testimonianza
di vita cristianamente vissuta. L’inse‑
gnante educa e forma gli alunni non
solo con la sua sapienza, ma anche
con il suo stile di vita.
8. L’educatore attua la sua azione
anzitutto attraverso l’autorevolezza
della sua persona. L’autorevolezza
rende credibile l’esercizio dell’auto‑
rità. Essa è frutto di esperienza e di
competenza, ma si acquista soprat‑
tutto con la coerenza della vita e con
il coinvolgimento personale.
9. Infine l’insegnamento della
religione non deve svolgersi in forma
isolata e settoriale. Sarà compito
dell’insegnante cercare la collabora‑
zione con il corpo docente e abituare
gli alunni al confronto con le altre
discipline e culture.
Confidiamo che questa nostra
esortazione sia accolta come segno
di vicinanza e sostegno al personale
docente, e di attenzione al problema
educativo. Su di voi e sulla vostra
attività così impegnativa invochiamo
la benedizione del Signore e l’inter‑
cessione della Vergine Santissima.
I Vescovi della
Regione Toscana
Dai segni di Cana ai segni del nostro tempo
i
Incontri di spiritualità guidati dal vicario
diocesano don Paolo Palazzi
l’inserimento dell’amore di coppia
in un contesto di privatizzazione
dell’amore e di soppressione del ca‑
rattere istituzionale del matrimonio,
che deve essere interpretato nella
prospettiva ideologica e culturale
del pensiero post-moderno. L’ele‑
mento dirompente, a mio avviso, si
manifesta in una crisi della verità e
di carenza di concetti profondi quali
la sacralità della vita, l’indifferenza
verso il senso ultimo della vita, che
unitamente all’instabilità del posto
di lavoro, al processo di denatalità in
atto, in una società legata prevalen‑
temente alla ricerca del progresso
scientifico e tecnologico, ha portato
come conseguenza ad una graduale
destrutturazione di tipo culturale
e psicologico della famiglia fondata
sul matrimonio. A questo proposito,
vorrei accennare, ad una diffusione di
una certa ideologia di gender, per cui
l’essere uomo o donna, non sarebbe
fondamentalmente determinato dal
sesso ma dal contesto culturale e dal
ruolo svolto da una persona nella
società. Nell’antropologia individuali‑
sta del neo-liberismo radicale, questa
ideologia ha trovato un ambiente
favorevole che giustifica qualsiasi tipo
di unione.
Ora, la domanda di fondo che
interpella il credente è di cercare
una risposta alla crisi della fede in
atto, che evidenzia in questa nostra
società la presenza della “prima
generazione incredula” per citare
il libro, di don Armando Matteo
(presidente della Fuci). La tendenza
del mondo giovanile è “belonging
without believing” ossia apparte‑
nenza senza credenza, vale a dire un
riconoscimento di un legame con la
Movimento per la vita
Nominato
il nuovo
presidente
Tommaso Braccesi è il nuovo
presidente del Movimento per la
vita (MPV). Lo ha deciso il con‑
siglio direttivo dopo la morte di
Umberto Maria Reali che aveva
guidato con passione e compe‑
tenza l’associazione che, a Pistoia,
si occupa di aiutare le donne in
difficoltà davanti a una gravidanza.
Centro famiglia S. Anna
n seguito all’esegesi, in‑
teressante ed illuminata,
esplicata dal vicario dioce‑
sano don Paolo Palazzi sul
brano evangelico (Il primo
segno a Cana, Gv.2,1-12),
si è ritenuto di aprire
un dialogo con le persone presenti
all’incontro sulle problematiche
dell’istituzione matrimoniale evidenti
nella società odierna. Credo sia
importante interrogarsi sui motivi
profondi che nella società contem‑
poranea sono all’origine della crisi
dell’istituzione matrimoniale, sia nella
dimensione religiosa che in quella
civile. Uno dei fenomeni che interpel‑
lano la nostra coscienza di comunità
cristiana è il numero crescente delle
unioni di fatto, delle separazioni, dei
divorzi, delle cosiddette famiglie
allargate, che manifesta l’aspetto
della precarietà di tale vincolo in
antitesi con la stabilità del vincolo
matrimoniale. Alla base di questo
disagio, ascrivibile ad un complesso
di cause, di ordine culturale, econo‑
mico, sociologico, e psicologico, vi è
Accompagno la lettera dei Vescovi
toscani agli insegnanti di Religione Cattolica con queste poche righe.
Desidero esprimervi la gratitudine
della Chiesa pistoiese e mia per il servizio che, con passione e competenza,
svolgete nella scuola, a servizio della formazione e della crescita della persona.
Vorrei sottolineare il vostro legame
con la nostra chiesa, di cui non solo
siete parte ma che vi invia e vi affida
questo compito di grande delicatezza
e responsabilità.
Vi chiedo perciò di rinsaldare ed approfondire il rapporto di appartenenza
e partecipazione alla vita della nostra
Comunità, che può diventare sorgente
di motivazioni e di forza nel vostro
quotidiano servizio.
Tra voi e la nostra Chiesa, con i suoi
organismi ed uffici, si deve costruire una
stabile circolarità di comunicazione e di
partecipazione che dilata le risorse e le
capacità del servizio per tutti.
Profitto di questa circostanza per
ringraziare l’Ufficio per l’insegnamento
della Religione Cattolica dell’impegno,
della competenza e della dedizione di
cui dà prova e per augurare a ciascuno
di voi un buon anno scolastico insieme
ai ragazzi ed ai giovani per cui vi
spendete.
Con stima e gratitudine
Mansueto Bianchi,
vescovo di Pistoia
tradizione cristiana assunta come
fattore di identità culturale.
Una parte delle persone del
nostro tempo non è più attratta dal
vangelo perché ha imparato a vivere
nell’indifferenza, senza Dio e senza
chiesa, un fenomeno che denota
alla base un’emergenza educativa ed
un’ignoranza profonda del messaggio
biblico. L’unica risposta valida rimane
un progetto educativo-formativo
per riscoprire le radici della nostra
fede in Dio per convertire la propria
libertà al comandamento dell’amore,
alla donazione reciproca proposti
dalla parola divina.
Il brano di Giovanni citato (Gv.
2,1-12), ci apre alla speranza nel
nostro futuro, a prendere coscienza
della dimensione escatologica della
nostra esistenza, della bellezza della
realtà matrimoniale, in cui il “Vino
mistico”, il Sangue divino di Cristo
effuso per la nostra salvezza attuale
ed eterna, entra nella storia degli
uomini e nella vita degli sposi per so‑
stenerli e guidarli nel loro cammino.
Maria Luisa Crepaldi
Le suore
della diocesi
ricordano
mons.
Scatizzi
Le suore della diocesi ricor‑
deranno il vescovo Scatizzi nel
loro prossimo incontro che si
terrà domenica 7 novembre 2010
presso le suore Mantellate. Nien‑
te di più consono farlo nell’otta‑
vario in cui si celebra la solennità
di tutti i santi e la commemora‑
zione dei fedeli defunti.
Alle 15,30 ci sarà un momento di
adorazione silenziosa e alle 16 la
celebrazione eucaristica presie‑
duta da don Luca Carlesi, vicario
per la vita consacrata.
Il 5 dicembre prossimo, presso
le suore domenicane, monsignor
Bianchi terrà per le stesse una
Lectio divina improntata al tempo
dell’avvento.
Vita
La
d
al 3 aprile 2010
(Venerdì San‑
to) alla par‑
rocchia della
Vergine esiste
il Gruppo della
Divina Miseri‑
cordia. Coloro che hanno aderito
all’iniziativa –ormai sono quasi
200– si riconoscono in un vincolo
di fraternità e di preghiera che ha
momenti giornalieri e personali e,
poi, incontri mensili e comunitari.
Queste due modalità si ispirano alla
devozione alla Divina misericordia
come ci è stata tramandata dalla mi‑
stica polacca suor Faustina Kowalska,
proclamata santa il 30 aprile 2000 da
Giovanni Paolo II, che così sintetizza
l’essenza della misericordia divina
“Dio è amore, la misericordia è la
sua azione”.
Sono raccomandati 3 momenti
31 OTTOBRE 2010
Gruppo della Divina Misericordia della Vergine
Momenti di preghiera
personali di preghiera: al mattino
(per noi e per le nostre famiglie); alle
15 è la preghiera dell’ora della Mi‑
sericordia; alla sera (per gli aderenti
al gruppo della Divina Misericordia)
Per le preghiere sono disponibili
alcuni lezionari che potranno essere
ritirati presso gli addetti. Non è in‑
dispensabile attenersi ai lezionari, né
al rispetto degli orari: è importante
tuttavia che i momenti di preghiera
siano 3 al giorno in modo che si re‑
alizzi una vera comunità di preghiera
e di fraternità.
E’ previsto che gli aderenti al
gruppo partecipino, alla preghiera
comunitaria che si terrà presso la
Corali pistoiesi in trasferta
Un’occasione
da non perdere
è
stata proprio una
occasione da non
perdere l’evento
al quale due corali
pistoiesi hanno
preso parte gio‑
vedì 7 ottobre
scorso nella Basilica di San Giorgio
in Velabro a Roma.
Ma andiamo con ordine. A set‑
tembre è stata richiesta la presenza
del Coro “San Pietro” della parroc‑
chia di Candeglia alla celebrazione
per la traslazione della salma del
cardinal Alfons Maria Stickler dal
Cimitero dei Salesiani alla Basilica
di San Giorgio al Velabro in Roma.
L’evento, organizzato dall’Ordo
Templi Hierosolymitani equites tem‑
plares, ha voluto rendere omaggio
alle volontà del cardinale Stickler che
per vari anni è stato titolare della
Basilica di San Giorgio in Verabro
quale cardinale bibliotecario di S.R.E.
Per rispondere nel migliore dei
modi all’invito, i componenti della
corale parrocchiale di Candeglia si
sono subito mobilitati ed è nata la
collaborazione con il “Coro interna‑
zionale pistoiese”, compagine vocale
diretta da Augustine Iroatulam.
L’impegno delle corali “fuse” nel
“Coro Internazionale San Pietro –
Pistoia” (34 componenti) ha dato
ottimi frutti; la partecipazione assi‑
dua alle “prove forzate”, il riuscire a
fondere le proprie voci in una unica
voce, l’attenzione posta alle indica‑
zioni di interpretazione dei brani da
eseguire da parte del Direttori delle
due corali Augustine Iroatulam e
comunità ecclesiale
n. 38
Gabriele Arcangeli, hanno fatto sì che
l’esecuzione sia stata di ottimo livello.
Il coro internazionale San Pietro
ha eseguito canti gregoriani, compo‑
sizioni religiose e brani di composito‑
ri contemporanei (monsignor Marco
Frisina e don Siro Butelli) appropriati
alla celebrazione stessa; all’organo.
Si sono alternati nell’accompagna‑
mento Angelo Corioni e Salvatore
Balli (organista della cattedrale di
Messina).
L’evento si è concluso con
un’agape durante la quale il gran
maestro templare Enzo Mattani ha
rivolto parole di ringraziamento
alle personalità intervenute e ha
conferito l’onorificenza di cavaliere
templare onorario ai direttori del
coro internazionale San Pietro –
Pistoia, ad un componente la corale
che ha collaborato in modo enco‑
miabile all’organizzazione logistica
della “trasferta” unitamente a Angela
Vinci – nominata “dama templare”; è
stata conferita inoltre l’onorificenza
di cavaliere precettore onorario al
parroco di Candeglia –don Leonardo
Giacomelli– il quale ha permesso il
realizzarsi e il partecipare a questa
importante manifestazione metten‑
do a disposizione la Chiesa dove la
Corale ha effettuato le “prove”.
Un ringraziamento particolare
va alla Circoscrizione 2 del Comune
di Pistoia, alla Banca di Credito Co‑
operativo di Masiano e alle aziende
pistoiesi Omniamed srl e Cesp sas
che con i loro contributi hanno
permesso la copertura delle spese
sostenute.
Chiesa della Vergine ogni 1° Venerdì
del mese.
La preghiera comunitaria è così
articolata: celebrazione della Santa
Messa; recita della coroncina della
Misericordia; adorazione eucaristica.
Il rito inizia alle ore 18 e ha una
durata di circa 1ora e ¼. Per consen‑
tire la partecipazione anche a coloro
che, soprattutto per ragioni di lavoro,
non hanno la disponibilità del tardo
pomeriggio il rito viene ripetuto,
dopo cena con inizio alle 21,15.
Anche il lezionario della Coron‑
cina, può essere ritirato presso gli
addetti del gruppo richiedendolo
per telefono o il 1° venerdi del mese
prima e dopo la S. Messa.
La Coroncina della Misericordia
è la preghiera che rappresenta, in
certo senso, l’identità degli aderenti
alla Divina Misericordia. Le testimo‑
nianze e la tradizione concordano
che sia stata dettata da Gesù a suor
Faustina Kowalska a Vilnius (oggi
capitale della Lituana ma che allora
faceva parte della Polonia - Voivodato
di Wilno), nell’anno 1935 (Cfr. Diario
687, 848, 1541,1731). E’ prevista
la recita comune ma è consigliata
anche – secondo necessità e dispo‑
nibilità personale – a ciascuno che
appartiene al Gruppo: sono molti
coloro che conoscono la Coroncina
Apostolato della preghiera Toscana
Il Sacro cuore
di Gesù
s
i è svolto a Siena, nel‑
la Cripta della Basili‑
ca di San Domenico,
il Convegno annuale
dell’Apostolato del‑
la preghiera per la
Regione Toscana. Un
ringraziamento a tutti gli organiz‑
zatori del gruppo Adp di Siena e
ai numerosi intervenuti dalle varie
diocesi. Come sempre un ringrazia‑
mento particolare ai vescovi, sempre
presenti al consueto appuntamento.
Quest’anno è stato monsignor An‑
tonio Buoncristiani a concelebrare
la Messa. “La preghiera, ha detto
l’arcivescovo nella sua omelia, è un
atteggiamento d’amore che ci condu‑
ce a Dio e il vertice di questo Amore
è ia Croce”.
Al mattino, dopo la recita delle
Lodi, si è tenuta la Conferenza dei
direttore nazionali Adp, Padre Tom‑
maso Guadagno, sul tema “Costruite
voi stessi, sopra la vostra santissima
fede”. Padre Tommaso ha esortato a
“restare ancorati alla propria fede,
in un mondo di false dottrine e cat‑
tivi esempi. La Chiesa oggi è poco
conosciuta nella sua vera identità.
Ecco che occorre lasciar trasparire
la luce di Cristo, la luce gentile dì Dio.
Convertirsi al peccato attraverso
lo spirito con la cura del Cuore.
Un cuore che batte al ritmo dei
sentimenti più profondi ma anche
sede dell’intelligenza spirituale. Solo
Dio conosce il cuore dell’uomo. Un
Dio in cui dobbiamo aver fiducia e
ritrovare sempre la forza di amare,
nonostante tutto. Se non l’abbiamo,
dobbiamo chiedere a Dio di ritrovare
la gioia dello Spirito, perché Lui ce
la donerà”.
Stefania Tempesti
9
della Misericordia, di tutte le età, e
la praticano volentieri perché pur
nella sua brevità è un momento di
grande intensità, di raccoglimento e
di riflessione religiosa.
All’interno del gruppo della Di‑
vina Misericordia si svolgono alcune
attività per sviluppare ed estendere
la devozione alla Divina Misericordia
e per meglio conoscerla, se così si
può dire. Si è formato finora un
piccolo gruppo che va il giovedì
all’Ospedale di Pistoia per parlare
con gli ammalati e parlargli della
Divina Misericordia. Il Gruppo aiuta
con qualche offerta i bisognosi, ha
offerto alla Chiesa della Vergine la
coppia del Quadro di Gesù Mise‑
ricordioso e le tovaglie degli altari
laterali.
INFO: don Tommaso 338.23.57.193
Quale città?
L’iniziativa “Quale città” è or‑
ganizzata da: Cittadinanza attiva,
Centro Culturale “Sbarra”, Asso‑
ciazione Progetto Tizzana Onlus,
Rete Radiè Resch. Aderiscono:
Circolo Acli di Montemagno, Cir‑
colo Mcl di Santonuovo, Azione
Cattolica di Quarrata, insieme
per discutere su alcuni aspetti che
riguardano la vita della Comunità
civile. Gli incontri saranno condotti
in modo seminariale; ad una breve
introduzione seguirà un ampio
dibattito; si svolgeranno presso “La
civetta” a Quarrata il venerdì alle
21,15. In preparazione è possibile
compiere un approfondimento sul
testo: “Progetto Camaldoli - Idee
per la Città futura” Studium.
5 novembre: Il lavoro al centro
dell’economia. Orientamenti nelle
gestioni produttive e finanziarie
per il benessere e lo sviluppo della
società.
19 novembre: Ambiente: re‑
sponsabilità verso il futuro. Gli stili
di vita insieme alle scoperte scien‑
tifiche e tecnologiche richiedono
una sensibilità etica.
3 dicembre: Per una democrazia
partecipata. Protagonisti e non
spettatori nel “governo locale” me‑
diante le forme previste da Statuto
e Regolamento.
Info:
[email protected].
28° corso di formazione Avo
Dal 28 ottobre al 23 novembre 2010
presso il centro Monteoliveto, via Bindi, 16 Pistoia
q
uesto corso si
rivolge sia a co‑
loro che già sono
volontari poiché
è sempre utile
ravvivare lo spiri‑
to di solidarietà e
l’entusiasmo del
servizio, sia e soprattutto a coloro
che sentono il bisogno o sempli‑
cemente desiderano accostarsi al
prossimo in un rapporto non tanto
di aiuto o di “pietismo” quanto di
partecipazione ed ascolto.
Tutti possono partecipare al corso
che è completamente gratuito.
La frequenza non comporta alcun
impegno anche se noi speriamo che
vi faccia considerare un’eventuale
adesione all’Avo, perché abbiamo
tanto bisogno di volontari. Per diven‑
tare volontari non occorre una pro‑
fessionalità specifica, né tanto tempo
a disposizione. Bastano due ore alla
settimana e un po’ di buona volontà.
È una questione di civiltà e rispetto. È
una cosa che ci riguarda tutti da vici‑
no, anche noi “sani” perché come tali,
siamo dei potenziali malati e prima o
poi tutti possiamo trovarci di fronte
al mistero del dolore.
Chi fosse interessato, può presentar‑
si direttamente al Centro Monteoli‑
veto alle 16.
28 ottobre: Presentazione dell’Avo
e decalogo, relatore Daniela Simiona‑
to, presidente Avo
4 novembre: Donazione, comuni‑
cazione, opposizione, relatore Eufra‑
sio Girardi, coordinatore donazione
trapianti Asl 3
9 novembre: Informazione di
base sull’anestesia, relatore Leandro
Barontini, direttore facente funzioni
Uo anestesia e rianimazione Asl 3
11 novembre: Comportamento
del volontario in reparto, Stefania
Venturi, caposala medicina I
16 novembre: Il mito del figlio
perfetto, relatore Marco Tamburini,
presidente associazione medici
cattolici
18 novembre: Il malato oncolo‑
gico, relatore Anna Rita Bargiacchi,
infermiera reparto oncologico
23 novembre: La parabola del
buon samaritano, relatore padre Na‑
tale Caccamo, cappellano dell’ospe‑
dale.
INFO: tel. 0573.352434 349.5737951, lunedì e mercoledì
dalle 16 alle 18 - [email protected].
10 comunità e territorio
«
Abbiamo pensa‑
to ad un parco
che sia anche un
simbolo per la
città». Così l’ar‑
chitetto Pietro Basilio Giorgieri,
capogruppo del raggruppamento
temporaneo di professionisti che
ha redatto il progetto vincitore del
concorso di idee indetto dal Co‑
mune per la realizzazione del parco
che dovrà sorgere attorno al nuovo
ospedale, al campo di volo, ha spie‑
gato le caratteristiche del progetto,
che se verrà realizzato avrà un costo
di 8 milioni di euro.
«Vorremmo che diventasse l’ele‑
mento di comunicazione di Pistoia
–ha aggiunto- per le sue tradizioni
che sono il vivaismo e il verde orna‑
mentale». Al suo interno ci saranno
ristoranti, bar, un centro benessere e
persino un lago. Il progetto vincitore
del concorso di idee bandito dal
n. 38
Urbanistica
Un parco
da otto milioni di euro
Sorgerà al campo di volo attorno al nuovo
ospedale su un’area di 37 ettari.
Al suo interno bar, ristoranti,
campi di calcio e persino un lago
Comune di Pistoia (al quale andrà
un premio di 25mila euro) è stato
presentato a Palazzo di Giano, nel
corso di una conferenza, dalla giunta
comunale al completo.
«A me piace molto il pensiero
di un verde di qualità – ha detto il
sindaco Renzo Berti –, che oggi è
molto sentito nella sensibilità della
popolazione, che possa diventare un
punto di ritrovo, di aggregazione, che
aiuti a sostenere questa evoluzione
culturale di un ospedale che non è
più il luogo dell’abbandono, ma diven‑
ta il luogo dell’attenzione».
L’area individuata per la realiz‑
Vita
La
31 OTTOBRE 2010
zazione del nuovo parco si estende
per circa 37 ettari tra il torrente
Ombrone e i margini occidentale
e meridionale dell’area urbana di
Pistoia: una sorta di cintura verde
della città che, nelle intenzioni dei
progettisti, rivestirebbe il ruolo di
cerniera tra la sfera urbana e quella
dell’agricoltura specializzata che
caratterizza il territorio.
I vincitori che hanno collaborato
a vario titolo con l’architetto Gior‑
gieri alla stesura del progetto sono
Gabriele Giacobazzi, Carlo Anzillotti,
Paolo Canosi, Cristina Benedettini,
Duilio Leonio, Alfredo Paci, Fran‑
cesco Alberti, Antonella Fantozzi,
Sabrina Borgianni, Tommaso Casani,
Alessia Bochiccio e Leonardo Stefani.
Il secondo premio di 15mila euro è
stato vinto dallo Studio Associato
Mmass Project (Milano) degli Archi‑
tetti Michelangelo Lassini e Mauro
Montagna, mentre il terzo premio
di 10mila euro, è stato assegnato
al raggruppamento temporaneo
formato dall’architetto Francesco
Bartolozzi (Capogruppo) con studio
a New York, insieme agli agronomi
Alessandro Trevisonno e Valeria
Santoro. Tra i 37 progetti esaminati
ne sono stati ammessi 28 di cui quelli
classificati dal quarto all’ottavo posto
(con due ex equo), hanno ricevuto
una menzione speciale.
Energie rinnovabili
Un corso
di alta
formazione
Lo ha promosso a Pistoia Toscana
Energia.Vi partecipano 40 giovani
provenienti anche da fuori regione
U
i
l Consiglio della Camera di
commercio ha approvato a
maggioranza il programma
pluriennale (2011-2015)
delle attività dell’ente. Due
le direzioni nelle quali il
documento si concentra: la
crescita della ricchezza del sistema
economico locale e il miglioramento
della competitività del territorio
pistoiese. Il programma parte dalla
considerazione che il sistema eco‑
nomico pistoiese risulta ancora
caratterizzato da una situazione
di profonda crisi, nell’ambito della
quale stentano a manifestarsi i deboli
segnali di ripresa. Per raggiungere
gli obiettivi programmati sono state
individuate cinque linee strategiche:
valorizzazione economica del terri‑
torio, attraverso una logica sistema‑
s
i è concluso nel segno
del successo, dopo
760 ore di formazione
delle quali 560 di stage
in imprese pistoiesi
ed estere, il corso di
formazione “Interim”, relativo alla
internazionalizzazione di imprese
florovivaistiche. Il corso - gestito
da Iripa, insieme a Cedit, Giunti-Os,
Consorzio Platform, Impresa Verde
srl - è stato finanziato dall’ammini‑
strazione provinciale ed ha visto la
collaborazione di numerose imprese
florovivaistiche del territorio. Otto
laureati in discipline diverse hanno
portato a termine questo impegnati‑
vo percorso articolato su tematiche,
Camera di commercio
Approvato il programma
pluriennale
Crescita del sistema economico locale
e miglioramento della competitività
delle imprese sono le linee guida
tica che coinvolga il maggior numero
di settori possibili; sostegno alla com‑
petitività delle imprese, favorendo il
processo di internazionalizzazione
del tessuto economico e il trasfe‑
rimento tecnologico; politica per il
credito, attraverso un programma di
azioni integrate a sostegno dell’ac‑
cesso al credito; semplificazione
amministrativa e e-government, che
imprima una spinta al processo di
“alleggerimento” della burocrazia e
generi valore per il sistema economi‑
co; trasparenza e tutela del mercato,
che stimoli lo sviluppo di un mercato
in cui si rispettino le regole di equi‑
librio, di trasparenza, di correttezza
e di certezza. Il documento individua
Formazione
Imprese
florovivaistiche
Otto giovani laureati pronti ad aiutare
le aziende pistoiesi a vincere la sfida
della globalizzazione
quali strategie di comunicazione e
marketing, analisi di mercato, attività
promozionali e gestione dei rapporti
con i clienti locali ed esteri, che co‑
stituiscono spesso importanti punti
di criticità per le imprese del setto‑
re. Specie in questa fase di difficile
congiuntura, dove la globalizzazione
accentua la competizione fra impre‑
se, è importante investire in figure
anche gli obiettivi strategici di ampio
respiro, che sono la valorizzazione di
Pistoia provincia del verde e la valo‑
rizzazione delle tipicità del territorio.
Il programma prevede anche la rior‑
ganizzazione delle attività dell’ente
in termini di relazioni con gli attori
locali e l’ottimizzazione dei processi
interni. In sostanza l’ente camerale
punta a riappropriarsi del ruolo di
guida delle politiche economiche del
territorio, ma anche al contenimento
dei costi del funzionamento interno,
oltre al reperimento di risorse finan‑
ziarie esterne.
giovani e con alta professionalità che
possano essere di aiuto alle imprese
chiamate ad impegnarsi con maggio‑
re incisività su queste aree. Gli otto
corsisti hanno anche brillantemente
superato la nuova tipologia di esa‑
me definita dalla Regione Toscana e
che prevede la certificazione delle
competenze acquisite. Nella sede di
Coldiretti Pistoia (via dell’Annona
191) si è svolta la manifestazione
conclusiva dell’iniziativa con la con‑
segna degli attestati finali, alla presen‑
za, tra gli altri, della presidente della
Provincia di Pistoia Federica Fratoni,
dell’assessore Paolo Magnanensi e
del dirigente della formazione pro‑
fessionale Mauro Gori.
n corso di alta formazione
sulle energie rinnovabili e le op‑
portunità di risparmio energetico.
Lo ha promosso Toscana Energia,
insieme ad Eni e alla Fondazione
Cesifin della Cassa di Risparmio
di Firenze, che hanno scelto Pi‑
stoia come sede per le lezioni.Vi
prendono parte 40 giovani (under
40) provenienti da tutta la To‑
scana e anche da altre regioni. Il
corso si tiene all’interno del polo
universitario pistoiese dal fino al
20 novembre.
Pistoia non è stata scelta a caso,
dato che in città ha sede
«È un’opportunità per la città
– spiega l’assessore comunale
allo sviluppo economico Barbara
Lucchesi - L’auspicio è che sia
una prima sperimentazione e
che l’esperienza possa ripetersi,
considerando l’attualità del tema
e le potenzialità di Pistoia per una
valorizzazione delle fonti rinno‑
vabili».
«L’interesse suscitato – dice il
presidente Becattini - è andato
oltre le nostre aspettative, avendo
ricevuto 150 contatti e un totale
di 100 iscritti, tra i quali sono sta‑
ti selezionati i partecipanti».
Presenti di relatori di spicco, tra
cui Giuseppe Sammarco (Eni),
Alessandro Lanza (amministrato‑
re delegato Eni Corporate Uni‑
versity), Ennio Carnevale (diret‑
tore dipartimento di energetica
università di Firenze), Alessandro
Clerici (presidente onorario
World Energy Council), Giovanni
Battista Zorzoli (presidente In‑
ternational Solar Energy Society),
Romano Giglioli (università di
Pisa), Giulio Sapelli (Fondazione
Eni Enrico Mattei), Alberto Me‑
omartini (università Bocconi),
Giuseppe Mascambruno (diret‑
tore de La Nazione), Antonella
Mansi (presidente Confindustria
Toscana), Anna Rita Bramerini (as‑
sessore regionale all’ambiente), e
Alfredo De Girolamo (presidente
Cispel Confservizi Toscana).
Pagina a cura di
Patrizio
Ceccarelli
Vita
La
M arco Niccolai è il
nuovo segretario provinciale
del Partito Democratico: 28
anni, di Pescia, città nella qua‑
le è consigliere comunale e
segretario comunale uscente
del partito, è dipendente a
termine della Regione To‑
scana. Alle spalle già un’espe‑
rienza al vertice provinciale
del movimento dei Giovani
Democratici e ulivista fin dalla
prima ora. Nelle votazioni dei
circoli ha ottenuto complessi‑
vamente il 57% dei consensi,
sostenuto da un ampio schie‑
ramento che andava dalla
parte di Area Democratica
facente riferimento ai consi‑
glieri regionali Caterina Bini e
Gianfranco Venturi ed al vice
sindaco di Pistoia Mario Tuci,
ad importanti esponenti della
ex mozione Bersani come Sa‑
muele Bertinelli, Andrea Paci
e Daniela Belliti.
Niccolai rappresenta dun‑
que un cambio generazionale
al vertice del PD pistoiese,
anche se il neo segretario,
nonostante la giovane età,
si è già contraddistinto fino
31 OTTOBRE 2010
comunità e territorio
n. 38
Rinnovati i vertici del partito
adesso per capacità di sintesi
politica e spirito di condivi‑
sione, presentandosi in que‑
sto appuntamento elettorale
come il candidato espressione
di esperienze politiche diver‑
se confluenti per l’appunto
nel PD.
La sua sfidante, Simona
Laing, 38 anni, dipendente
dell’ospedale pediatrico Mayer
di Firenze, attuale presidente
di FarCom a Pistoia e tra i
primi promotori dei Comi‑
tati dell’Ulivo del 1996, ha
comunque dimostrato un
significativo peso politico, con
il restante 43% dei consensi,
sostenuta, tra gli altri, dal vice
presidente del Senato Vannino
Chiti e dagli onorevoli Lido
Scarpetti e Renzo Innocenti.
Laing si è detta contenta dei
risultati ottenuti e disponibile
a lavorare con Niccolai per
la crescita del PD; tra le sue
proposte, i coordinamenti
dei sindaci democratici e dei
saperi, vale a dire dei talenti
specifici di ognuno a favore
dell’elaborazione dei program‑
mi del partito. Un congresso
che inizialmente doveva essere
unitario ha poi visto la discesa
in campo di due candidati,
rendendo l’evento congres‑
suale più salutare riguardo alla
definizione della linea politica
e dell’identità del Partito De‑
mocratico a Pistoia.
Non sono mancati anche
momenti di discussione accesa
durante la campagna eletto‑
rale, come la contestazione a
Simona Laing per aver portato
un suo saluto ad un’iniziativa
del PD. Molto combattuto
anche il congresso dell’Unione
comunale di Pistoia, seppur
svoltosi nella stima reciproca
tra i candidati Pier Paolo Bruni
e Valentino Durante: confer‑
mato il segretario uscente
Bruni, con il 53% dei consensi.
Operaio qualificato del‑
lo stabilimento pistoiese di
Ansaldo Breda, una militanza
politica di lungo corso benché
relativamente giovane, si è ca‑
ratterizzato nel suo percorso
per la ricerca dell’unità del
partito e nell’impegno di ren‑
dere centrale nella politica il
tema del lavoro. Il suo avversa‑
rio, Durante, giovane avvocato
di Pistoia e volto nuovo della
politica, ha dimostrato nel
dibattito un’incisiva dialettica,
proponendo ad esempio nuo‑
ve forme di partecipazione ad
iniziare dall’utilizzo dei mezzi
di comunicazione di massa.Ad
urne chiuse, Bruni ha dichia‑
rato: «La sfida con Valentino
Durante è stata intensa e
appassionata. A poche ore
dalla mia elezione alla guida
del PD comunale sento forte
la responsabilità di non accon‑
tentarmi del 53% dei consensi
ricevuti, ma di voler mettere
Gemellaggio con Mallemort
s
n
egli anni
’70, du‑
rante un
viaggio
per visi‑
t a re g l i
emigrati appenninici in Sviz‑
zera, l’allora presidente della
Comunità montana, Gino
Filippini, coniò una simpatica
definizione, per quell’uni‑
co Ente in cui assemblare i
Comuni montani: mettendo
in simbiosi i nomi di San
Marcello, Cutigliano, Piteglio
e Abetone chiamò quell’Ente
“di San Cutiglione”. La battuta
ebbe un notevole successo,
ma vari campanilismi che
erano al tempo ancora ben
radicati prevalsero. Adesso,
invece, i corposi ‘tagli’ che la
legge finanziaria del ministro
Tremonti arrecherà a Re‑
gioni, Comunità Montane e
Comuni –nonché ai servizi
che essi erogano: basti citare
i trasporti scolastici- inducono
a correre ai ripari. Ecco, quindi,
Marco Niccolai
Svolta nel Pd a Pistoia
Agliana
arà inaugurata
mercoledì 8 di‑
cembre la nuo‑
va sede della
Misericordia
di Agliana. In
occasione della tradizionale
festa sociale della Arcicon‑
fraternita si svolgerà, quindi,
l’attesa inaugurazione dei
nuovi locali che accoglieran‑
no l’associazione attiva sul
territorio aglianese dal 1908.
La posa della prima pietra
dei lavori è avvenuta proprio
nell’anno del Centenario della
Misericordia, vale a dire il 21
settembre 2008. I tempi di
realizzazione della struttura
sono stati pienamente ri‑
spettati per la soddisfazione
11
dei committenti e, nel corso
delle prossime settimane, gli
addetti della Confraternita
provvederanno ad effettuare il
trasloco da via Amendola alla
nuova sede. I locali posti lungo
alla Sp1 all’altezza dell’incro‑
cio tra via Matteotti e via
Parini, rappresentano un fiore
all’occhiello per il Comune
di Agliana e offrono un am‑
biente senz’altro adeguato e
accogliente per lo svolgimento
delle importanti funzioni so‑
ciali della nostra associazione”.
Alla Misericordia c’è fermen‑
to anche per organizzare al
meglio la giornata dedicata
all’inaugurazione che vedrà la
partecipazione di numerose
autorità a partire dal vescovo
di Pistoia, Monsignor Mansue‑
to Bianchi, proseguendo con
il sindaco di Agliana, Eleanna
Ciampolini e con la presidente
della Provincia di Pistoia, Fede‑
rica Fratoni. E’ da ricordare
che la struttura è compo‑
sta da tre piani oltre che da
un seminterrato che servirà
come garage per dieci ambu‑
lanze. Al piano terra, dove è
ubicato l’ingresso principale
della sede, trovano spazio la
reception, un bar, uffici ope‑
rativi, una sala multifunzionale
con oltre 100 posti a sedere,
che servirà anche come punto
di aggregazione dei volontari
dell’associazione (circa 150 in
totale), con attigua ampia cuci‑
na. Previste anche tre cappelle
del commiato, con i reparti
necessari per lo svolgimen‑
to della funzione. Sempre al
piano terra saranno disposte,
in un apposito spazio, due
ambulanze per gli interventi
di emergenza. Al primo piano
trovano spazio vari uffici di ge‑
stione dell’associazione, quello
per la presidenza e della sala
del consiglio che servirà anche
come biblioteca. Secondo
piano che vede la presenza di
una hall di ingresso, di una bella
sala conferenze con 150 posti
a sedere, di altre stanze utili
come uffici e come camere da
letto per i volontari e di ben 7
aule che saranno sicuramente
adibite a studi medici.
Marco Benesperi
il massimo impegno affinché
anche gran parte di coloro
che hanno votato Valentino si
sentano a casa propria nel PD
pistoiese».
I punti di contatto tra le
proposte dei candidati sono
risultati vari, vincitori e vinti
hanno dichiarato di essere a
disposizione anche dell’altra
parte. Cosa accadrà, ‘lo sco‑
priremo solo vivendo’….
Leonardo Soldati
Gli appuntamenti
di novembre 2010
Numerosi come sempre gli appuntamenti nel mese di
novembre in quanto a manifestazioni, mostre, incontri e
concerti in città. Innanzitutto segnaliamo dal 1 al 21 presso
le Sale Affrescate del Palazzo Comunale la mostra di Raffa‑
elle Gori con “La profondità della superficie”. Per quanto
riguarda gli appuntamenti culturali segnaliamo il 5 presso la
Biblioteca Forteguerriana la Conferenza con la presentazio‑
ne de “Il libro del Sozomeno” , il 19 con “Le pievi medievali
bolognesi” il 21 alle ore 9,30 al Palazzo dei Vescovi con la
Premiazione dei vincitori del Premio Internazionale di nar‑
rativa e poesia “G. La Pira” alle 15,30 presso la Cattedrale
con il conferimento dei premi per la Pace, Cultura e Solida‑
rietà 2010.
Numerosi anche gli appuntamenti teatrali; il 5, 6 e 7 al
Manzoni andrà in scena lo spettacolo Medea con Pamela
Villoresi, il 12 sempre al Manzoni per la stagione sinfonica
2010/2011 l’orchestra Pistoiese Promusica presenterà la
Camerata Strumentale “Città di Prato”, si prosegue il 25
con lo spettacolo Terra padre con Neri Marcorè mentre il
26 e 27 novembre ci sarà lo spettacolo La casa di Ramallah
con Girogio Albertazzi. Da non perdere la mostra di Jochen
Meyder dal 6 al 18 al Museo Marino Marini in Corso Fedi e
la Cerimonia per la Festa dell’Unità Nazionale e Giornata
delle Forze Armate prevista per il 4 alle ore 10,30 in Piazza
San Francesco.
Non mancheranno infine i consueti appuntamenti mensili
con il mercato Antiquario il 13 e 14, Free Market domenica
14, il Mercatino in Galleria il 16 e La Zucca Barucca in pro‑
gramma domenica 28.
Edoardo Baroncelli
Montagna pistoiese
Un comune unico?
che l’altra sera la proposta di
costituire un unico Comune
montano è stata formalizzata,
durante un’assemblea del
Circolo Pd di San Marcello,
da Frediano Frediani, coordi‑
natore comunale del partito.
La proposta di Frediani ha
trovato concordi praticamen‑
te tutti i partecipanti all’assise.
Compresi il sindaco di San
Marcello –Carla Strufaldi- e
gli ex sindaci di Piteglio e
Cutigliano –Valerio Sichi e
Graziano Nesti, adesso capi‑
gruppo di minoranza nei due
Enti- nonché Marco Niccolai,
segretario provinciale del
partito. La realizzazione di
un unico Comune montano
–magari comprendente anche
alcune frazioni appenniniche
del Comune di Pistoia, come
Pracchia e Orsigna- varrebbe
a tale Ente l’attribuzione dei
compiti che la legge conferisce
alla Comunità Montana. E gli
conferirebbe, nell’interlo‑
quire con Provincia e Regio‑
ne, un ‘potere contrattuale’
notevole, conformando un
territorio che sarebbe quasi
il 60% di quello provinciale
e una popolazione residente
di oltre 13mila persone. Che
‘San Cutiglione’ –o come
si chiamerà il Comune uni‑
co montano- possa divenire
presto una realtà? E’ assai
probabile, anche se sarebbe
stato forse meglio non atten‑
dere le costrizioni della legge
finanziaria, per fare una scelta
politico-istituzionale che molti
stavano perorando da tempo.
Adesso –come sottolineavano
alcuni partecipanti all’assise
dell’altra sera- occorrerà di‑
battere questa proposta con la
gente. Riesumando, insomma,
una dinamica socio-culturale
che sul territorio latita da
tempo. E che si chiama politica.
Sempre sul Comune unico si
è detto concorde il primo
cittadino di Piteglio –Clau‑
dio Gaggini- mentre quello
dell’Abetone –Giampiero
Danti- preferisce intanto par‑
lare di ‘unione dei Comuni’ per
la gestione associata di certi
servizi. Il primo cittadino di
Sambuca –Marcello Melani- si
dichiara anch’egli favorevole a
unire i servizi, ma preservando
l’identità di ciascun Comune. E
Carluccio Ceccarelli, il sindaco
di Cutigliano, che fu tra i primi
a ipotizzare l’istituzione di un
Comune a livello comprenso‑
riale, non rinnega certo la sua
idea. Anche se ritiene vada
perseguita “con la opportuna
progressione”.
Alessandro Tonarelli
PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE
Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633
- [email protected] - [email protected]
SEDE PISTOIA
Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected]
FILIALI
CHIAZZANO
Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected]
PISTOIA
Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected]
MONTALE
Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected]
MONTEMURLO
Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected]
SPAZZAVENTO
Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected]
LA COLONNA
Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected]
PRATO
Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected]
S. AGOSTINO
Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected]
CAMPI BISENZIO
Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - [email protected]
BOTTEGONE
Via Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected]
12
n. 38
Dall’agenzia
Corsi
obbligatori per
l’autotrasporto
e l’edilizia
Sono aperte le iscrizioni
a quattro nuovi corsi per
l’accesso alla professione:
tre dei corsi riguardano l’au‑
totrasporto e uno l’attività
di montaggio e smontaggio
ponteggi.
In particolare, ce ne sono
due relativi all’Accesso alla
professione di autotraspor‑
tatore conto terzi: il primo,
della durata di 150 ore, è
obbligatorio per coloro che
non sono in possesso di
diploma di scuola superiore
al fine di ottenere l’idoneità
per sostenere l’esame di
capacità professionale; il
secondo (della durata di 80
ore) è invece facoltativo e
riguarda titolari, soci, colla‑
boratori familiari, ammini‑
stratori unici, legati da rap‑
porto di lavoro subordinato,
che possono provare di aver
maturato un’esperienza di
almeno 5 anni alla direzione
dell’attività nell’interesse
di una o più imprese rego‑
larmente iscritte all’Albo
dell’autotrasporto.
Il terzo corso relativo al
settore autotrasporto è
obbligatorio per chi vuole
conseguire il patentino Adr
per il trasporto di merci
pericolose (24 ore in orario
serale).
Vita
La
31 OTTOBRE 2010
formativa
Cesat
Corsi di qualifica
e di aggiornamento per le imprese
L’agenzia formativa Cesat di Confartigianato ha programmato
una serie di corsi dedicati agli imprenditori
Infine, il corso per i ponteggi,
della durata di 28 ore fra te‑
oria e pratica, è obbligatorio
per tutti coloro che svolgo‑
no attività di montaggio e
smontaggio di ponteggi.
Corsi gratuiti
per
l’aggiornamento
imprenditoriale
l Controllo di gestione
- Contabilità analitica e indu‑
striale; centri di responsabili‑
tà economica; classificazione
dei costi; conto economico
a margine di contribuzione;
analisi dei costi, dei volumi e
dei ricavi; analisi per indici
Businessplan e strategie di
crescita - I prodotti, il merca‑
to ed i competitors, il piano
di marketing, piani di produ‑
zione, piano finanziario
l Analisi strategica
- Un corso per guidare il
cambiamento organizzativo e
definire le strategie
l Forme giuridiche
dell’impresa: responsabi‑
lità degli amministratori
l Gestione delle risorse umane - Aspetti
metodologici e comporta‑
mentali per il coinvolgimento
e la responsabilizzazione dei
collaboratori per garantire il
raggiungimento dei risultati
l Qualità e sicurezza
secondo il nuovo testo unico - Qualità per la
gestione d’impresa; Modelli
organizzativi per la qualità:
ISO 9000 e EFQM; Il miglio‑
ramento dell’efficienza azien‑
dale; la sicurezza secondo il
nuovo testo unico
l Le relazioni con il
mercato: alla ricerca di
una profittevole competitività - Attrattività del
mercato e posizionamento,
miglioramento della compe‑
titività, strumenti operativi
l Legislazione e contrattualistica verso
mercato Cee ed extra
Cee
l Marketing e gestione
delle vendite
l Nuovi mercati ed
internazionalizzazione
- Conoscenza normative di
altri paesi, opportunità na‑
zionali, europee, e mondiali,
concorrenza, consulenze,
relazioni con nuovi interlocu‑
tori di mercato
l Tecniche di comunicazione – Comunicazione;
relazione con il cliente;
principi della comunicazio‑
ne riferiti alla clientela dei
prodotti-servizi
l Public speaking – Un
corso per imparare a parlare
in pubblico
l Dizione e teatro
d’impresa - Esercizi fi‑
nalizzati al potenziamento
del volume della voce; con‑
sapevolezza e studio, ai fini
della correzione, di eventuali
difetti fonetici e/o ortoepia‑
tici; miglioramento generale
della voce; interpretazione in
lettura e mnemonica di testi
scelti (opzionale)
l Coaching strategico
aziendale - Gli obiettivi
di un percorso di Coaching
Strategico devono essere
personalizzati in base alle esi‑
genze dell’azienda. Un Coach
con competenze strategiche
di Marketing, Comunicazione
e Formazione affianca il re‑
sponsabile o il team azienda‑
le per esaminare la situazione
attuale, definire gli obiettivi,
elaborare e applicare un pia‑
no di azione
l Web coaching - Stru‑
menti pratici per gestire la
presenza aziendale su Inter‑
net e promuovere la propria
attività, avvalendosi anche dei
Social Network. Impostare
un piano personalizzato di
promozione sul web per la
propria impresa con la con‑
sulenza di un esperto.
l Informatica - Utilizza‑
re gli strumenti informatici
a supporto della crescita
dell’impresa (word, excel,
internet, posta elettronica,
access, data base)
l Lingue straniere - Lin‑
gue straniere per il business
delle imprese
Per informazioni e
iscrizioni: Cesat tel.
0573-937.823 – 865 - 804
- [email protected] [email protected] [email protected].
sport pistoiese
Calcio Uisp
Le Querci, Breschi per
continuare a vincere
v
incere e gioca‑
re bene: sono
questi i due
imperativi de Le
Querci, società
di Eccellenza
Uisp che nel proprio albo d’oro
può annoverare un Campionato
italiano 2007/8, una Coppa To‑
scana 2008/9, una Coppa di Lega
regionale 2007/8, un secondo po‑
sto nella Coppa di Lega nazionale
2007/8 e due titoli provinciali
(2007/8 e 2009/10). La squadra,
che ha iniziato il campionato con il piede giusto, portandosi a casa i 3 punti con continuità e
dando, seppur a tratti, spettacolo, è stata profondamente rinnovata. Lo stesso dicasi dell’or‑
ganigramma societario e dello staff tecnico. Prima di svelarli, d’obbligo ricordare che negli
ultimi tre anni Le Querci ha disputato altrettante finali del Campionato provinciale (negli ul‑
timi dieci, ben sette), ma anche per quest’annata ha ricominciato con notevoli stimoli, pronta
a ripetersi ai massimi livelli. Nel nuovo team dirigenziale, il presidente sarà Leonardo Baldi,
coadiuvato dai vice presidenti Valentino Durante e Fausto Baccini (quest’ultimo avrà anche la
mansione di accompagnatore), dall’addetto stampa Martino Baldi, dai consiglieri Mauro Lan‑
ducci, Franco Amatucci e Angelo Nesti. Dell’équipe tecnica faranno parte l’allenatore Marco
Morandi, quello dei portieri Moreno Poli e il massaggiatore Francesco Tonarelli. Comporran‑
no la rosa-giocatori i portieri Daniel Quilici e Alberto Bastogi, nuovi, trascorsi nell’Arezzo e
nella Pistoiese; i difensori Simone Venturi, alle spalle tornei con Pistoiese e Spal, Luca Barbini,
ex Pistoiese e Pisa, nuovi, Daniele Taschini, ex Aglianese, Fabio Ciatti, Giacomo Angelini, Lo‑
renzo Cappellini, Leonardo Baldi e David Zerbino, tutti confermati; i centrocampisti Andrea
Baldi, Fabrizio Boccaccini (ex Avellino e Pistoiese), Alberto Nardi (già di Pistoiese, Chievo,
Carrarese), Filippo Breschi, ex capitano la scorsa stagione della Pistoiese, Filippo Pizzuto (ex
Rondinella), riconfermati, Gregorio Bessi, Luca Pacitto (ex Aosta e Bolzano), Emanuele Gale‑
otti, Matteo Capecchi (ex Aglianese) e Stefano Pistolozzi; gli attaccanti Matteo Sarti, Emanue‑
le Bartoli e Jonathan Ginanni, nuovi, Alessio Frati (ex Pisa, Avellino e Ascoli), Daniele Salvini
(un passato nel Prato) e Damiano Guidi, confermati.
Gianluca Barni
contropiede di Enzo Cabella
l
a Pistoiese ha ripreso il suo
cammino vittorioso. Dopo le
ultime due giornate amare in cui
ha guadagnato solo un punto, la
squadra è tornata al successo e
mantenuto la vetta della classi‑
fica insieme al Pisa, che ha vinto
anch’essa unitamente alla Pro Livorno e
al Pietrasanta. Il campionato sta entrando
nella sua fase centrale e si fa sempre più
incerto. Molti, primo tra tutti il presidente
della Pistoiese, Orazio Ferrari, pensavano
che la squadra di Agostiniani dovesse fare
una corsa solitaria, visti i roboanti suc‑
cessi inanellati nelle prime sei giornate.
Il presidente aveva addirittura ipotizzato
che a fine gennaio il campionato avrebbe
potuto già emettere il suo verdetto, con la
Pistoiese naturalmente promossa in serie
D. Previsioni azzardate che sono state ben
presto smentite. La Pistoiese, nessuno lo
mette in dubbio, è una buona squadra,
forse potenzialmente vale la categoria su‑
periore, ma da qui a dire che avrebbe am‑
mazzato, con largo anticipo, il campionato
ce ne passa. Alla prova del campo, ci sono
altre squadre che insidiano il primato e
che si stanno dimostrando rivali agguerri‑
tissime, prima tra tutte Pisa, che comanda
la classifica insieme alla Pistoiese, e poi
Pro Livorno e Pietrasanta, che seguono la
coppia di testa rispettivamente a due e tre
punti di distanza. Una lotta, quindi, senza
esclusione di colpi. Per vincerla bisognerà
avere qualità tecniche, agonistiche e mo‑
rali (leggi carattere e spirito di sacrificio).
Il Palazzo non ha certo aiutato la società
arancione. Forse memore dei tafferugli
scoppiati al termine della partita di playoff
col Mosciano, nonostante il presidente
Ferrari avesse chiesto che la squadra fosse
inserita nel girone B, lo stesso della stagio‑
ne passata, l’ha invece collocata nel girone
A che comprende squadre forti e ambi‑
ziose come Pisa, Pro Livorno, Pietrasanta,
Castelfiorentino e Massese. Pertanto, e i
risultati delle prime nove giornate lo di‑
mostrano, sarà molto più difficile vincere.
Un primo ‘assaggio’ delle forze in campo
tra le due capoliste si avrà il 7 novembre,
quando il Pisa arriverà allo stadio Melani.
Uno scontro al vertice di cui già si parla
da tempo.
Il Pistoia Basket, battezzato Tuscany, è
stato ridimensionato bruscamente, scon‑
fitto prima dal Barcellona in casa e poi a
Udine dalla Snaidero. Non si può chiamare
in causa la sfortuna, la squadra siciliana e
quella friulana si sono dimostrate più forti.
La Tuscany è carente in attacco, difende
bene ma fatica a trovare soluzioni offen‑
sive che possono far male. Forte non sta
tenendo fede né al suo nome né al suo
passato. Fucka, sempre ammirevole, ha
imboccato il viale del tramonto,Varnado
manca di continuità, Porzingis, Filloy, Toppo
e Berti difficilmente sono capaci di inver‑
tire la rotta di una partita. Se e quando vi
riescono, è un’eccezione. E non si può non
rilevare che il roster della Tuscany è for‑
mato solo dai sette giocatori menzionati,
gli altri sono giovani inesperti, che non
giocano mai.
Vita
La
“
Aiutare i detenuti
e le loro famiglie,
cercando di sen‑
sibilizzare l’opi‑
nione pubblica sul
significato della
pena, sui problemi
del carcere e dell’emarginazione”. Su
questi obiettivi è nata, nel 1968, l’as‑
sociazione d’ispirazione cristiana “La
Fraternità”, che ancora oggi opera,
principalmente nel carcere veronese
di Montorio, “per il sostegno dei
detenuti e per il loro reinserimento
nella società”.
Sulle orme del
frate che “non
obbedisce mai”
“Ho scoperto il carcere leg‑
gendo per caso ‘Famiglia Cristiana’:
era il 1963 e vi trovai la notizia di
un giovane ventenne condannato
all’ergastolo. Al tempo ero anch’io
ventenne: la notizia mi colpì e con‑
tribuì alla mia scelta di diventare
frate”. Così fra Beppe Prioli, fonda‑
tore dell’associazione, racconta la
sua esperienza all’interno del sito
www.lafraternita.it.“Nel 1968 alcuni
g
iovani, tra i
20 e i 40 anni,
in prevalenza
uomini senza
famiglia al
seguito, pro‑
venienti da Est
Europa, Africa,
Cina e America latina. Sono i mi‑
granti vittime di tratta e sfrutta‑
mento a scopo lavorativo in Italia
secondo il monitoraggio presen‑
tato al convegno “Se è vero che
non si vuole il lavoro nero… la
tratta e il grave sfruttamento sui
luoghi di lavoro”, organizzato il 18
ottobre a Torino dallo sportello
giuridico Inti dell’associazione
Gruppo Abele in collaborazione
con Associazione per gli studi
giuridici sull’immigrazione (Asgi)
e Caritas Italiana.
31 OTTOBRE 2010
dall’Italia
n. 38
Quell’umanità
dietro le sbarre
reclusi di Porto Azzurro mi hanno
consigliato di cercare volontari che
mi potessero aiutare nel mio ope‑
rato. Nasce così l’associazione ‘La
Fraternità’. Mi sono presto accorto
che da soli non si può andare avanti
nel ‘pianeta carcere’; bisogna essere
aiutati e sostenuti, l’unione fa la forza
e si riesce così ad essere più incisivi
sia all’interno, con l’ascolto e l’aiuto
pratico, sia all’esterno per portare
avanti una complicata ma inevitabile
sensibilizzazione sui temi della giusti‑
zia e del carcere. Mi è subito saltata
agli occhi la necessità di accompa‑
gnare queste persone nella pesante
quotidianità della vita in carcere.
Seguendo i bisogni che emergevano
abbiamo attivato molti progetti e
attività che sono durati nel tempo”.
Oggi fra Beppe, questo frate che
“non obbedisce mai” (parole sue), é
membro del Consiglio nazionale del
Una delle antiche opere di misericordia
che va aggiornata al tempo presente
di Andrea Regimenti
Sfruttamento
La vita non si
commercia
Un convegno sulla tutela dei lavoratori
stranieri
Rispettare la vita
“La vita delle persone non si ven‑
de e non si compra, e non può
chiamarsi civile una società in cui
non si producono le condizioni
perché la vita sia rispettata”,
ha affermato don Luigi Ciotti,
presidente del Gruppo Abele,
in apertura del seminario. “Lo
sfruttamento - ha aggiunto - crea
ingiustizia e insicurezza sociale, e
non può esserci vero benessere
per nessuno finché questo poggia
anche sulla riduzione dell’altro a
strumento di vantaggio per fini
economici”. Nel gennaio 2010 la
rivolta di Rosarno ha portato alla
ribalta della cronaca le condizioni
di degrado di molti braccianti
agricoli immigrati nel Sud Italia.
Arrivati con l’intermediazione di
caporali a cui devono una parte
del loro futuro guadagno, oltre
a una cifra iniziale con cui “com‑
prano” un contratto di lavoro
che non verrà mai effettivamente
stipulato, si ritrovano a lavorare
per 10-15 ore al giorno perce‑
pendo un compenso in nero di
20-30 euro per la raccolta di
frutta e verdura. Nessuna misura
di sicurezza, nessuna copertura
assicurativa, vitto scarso e alloggi
sporchi e fatiscenti forniti dallo
stesso datore di lavoro, che in
questo modo punta a guadagnarsi
la “riconoscenza”. Oltre che nel
settore agricolo, più presente al
Sud, lo sfruttamento lavorativo
colpisce anche l’edilizia e la cura
delle persone. “Molte badanti o la‑
voratrici domestiche - ha spiegato
Alessandra D’Angelo dello spor‑
tello giuridico Inti - percepiscono
compensi in linea con i parametri
salariali previsti dai contratti italia‑
ni, ma vengono pagate in nero, re‑
stando così prive del permesso di
soggiorno, e spesso vivono nella
casa presso cui prestano servizio”.
Strumenti giuridici
insufficienti
Invisibili, privi di legami sociali e
tutele sanitarie, i migranti sfruttati
finiscono spesso per essere inter‑
cettati dalle forze dell’ordine ed
espulsi come clandestini, perché
non vi sono strumenti e compe‑
tenze sufficienti per riconoscere
e assistere le vittime della tratta
sul piano lavorativo. “In Italia - ha
riconosciuto Oliviero Forti, re‑
sponsabile dell’Ufficio immigrazio‑
ne di Caritas italiana - esiste un
sistema normativo riconosciuto a
livello internazionale a sostegno
delle vittime di tratta che perse‑
gue gli sfruttatori. Ma le risposte
in quest’ambito si sono indirizzate
quasi esclusivamente verso la
forma più evidente e raggiungibile
dello sfruttamento, quello per fini
sessuali. Per quanto riguarda lo
sfruttamento lavorativo, a fronte
di un dilagare del fenomeno nel
nostro Paese, non sono stati
rivisti e attualizzati gli strumenti
giuridici che avrebbero dovuto
aiutare le vittime”.
Un possibile passo
avanti
L’articolo 18 del Testo unico per
l’immigrazione prevede il rila‑
scio del permesso di soggiorno
per motivi umanitari nel caso
si ravvisino condizioni di grave
sfruttamento e il pericolo di
subire violenza per la vittima o
i suoi familiari. Una norma che
consentirebbe ai lavoratori stra‑
nieri sfruttati di poter ricostruire
un progetto migratorio: eppure,
come ha sottolineato Lorenzo
Trucco dell’Asgi, “sono anco‑
ra pochi i casi di applicazione
dell’articolo 18 per persone vit‑
time di sfruttamento lavorativo,
perché a differenza dei casi di
sfruttamento sessuale, qui è più
difficile dimostrare tramite inda‑
gine la presenza del reato”. In po‑
chi denunciano gli sfruttatori, per
paura e perché non ne ravvisano
l’utilità. “Nel fare la vertenza - ha
sottolineato Marco Paggi (Asgi) il migrante, a cui pure lo Stato ga‑
rantisce la tutela in caso di sfrut‑
tamento lavorativo, teme di poter
essere successivamente espulso
e per questo rinuncia ai propri
diritti e accetta le condizioni di
lavoro dettate dallo sfruttatore”.
“I diritti dei migranti sono sem‑
pre più compromessi - ha aggiun‑
to Ornella Obert (sportello Inti)
- da una normativa in materia
d’immigrazione che li confina nel‑
la clandestinità”. Le associazioni e
gli enti che operano per la tutela
delle persone vittime di tratta e
sfruttamento lavorativo guardano
con fiducia al recepimento della
direttiva europea che introduce
sanzioni nei confronti di datori di
lavoro che impiegano cittadini di
paesi terzi il cui soggiorno è irre‑
golare, aprendo alla regolarizza‑
zione dei lavoratori. “Con questo
strumento - ha sostenuto Paggi
- pensato appositamente per lo
sfruttamento lavorativo e il lavo‑
ro nero, assieme ad una corretta
applicazione delle norme vigenti
in Italia, la tutela dei diritti dei
lavoratori stranieri potrebbe fare
un considerevole passo in avanti”.
13
volontariato nelle carceri.
Oggi più di ieri
La grinta di fra Beppe non è cam‑
biata e la sua carica di umanità riesce
a disarmare anche i più duri, “con la
stessa ingenuità e generosa follia di
san Francesco, che andò incontro al
lupo, belva feroce e temuta da tutti,
riconciliandolo con la città di Gub‑
bio”. Egli “scende nell’abisso delle
coscienze, sfidando la diffidenza delle
istituzioni e molte incomprensioni
per abitare il cuore degli uomini”.
Questa è la grande avventura che
fra Beppe insegue, “arrivando fin
nelle pieghe più nascoste dell’anima,
dove bene e male s’incontrano e si
confondono, dove colpa, punizione
e speranza di salvezza sono così
intrecciate da renderne difficile la
distinzione”. Il cuore dell’uomo “lui
lo cerca dietro le sbarre, dove manca
la libertà fisica e dove anche la libertà
spirituale stenta a sopravvivere, per
condividere l’umanità dei detenuti
basandosi su tre punti cardine: ascol‑
to, orientamento, comunicazione”.
Perché carcere e società “non sono
realtà distinte, ma l’una appartenente
all’altra. Eppure il carcere rimane cul‑
turalmente e fisicamente ai margini
della città, come rimane ai margini
della nostra mente, allontanato dalla
nostra vita. È qualcosa che non ci pia‑
ce e che, intimamente, ci fa soffrire”.
Sia dentro
che fuori
Ecco l’estratto di una lettera
pubblicata sul “Miglio Rosso”, il
giornale dei detenuti promosso da
“La Fraternità”, che Toby Molinaroli,
ex detenuto del carcere di Montorio,
ha inviato ai suoi “ex colleghi”, come
li definisce lui, raccontando il suo
reinserimento nella società e la sua
esperienza al fianco dell’associazione.
“Come ho vissuto il mio primo anno
da libero? Con molte difficoltà, ma
anche con molte soddisfazioni. Al
mio rientro nella società sono stato
accolto con sospetto da chi vedeva in
me l’ex carcerato, ma anche con tan‑
to calore da quelli che mi conosce‑
vano e sapevano che il mio era stato
solo un errore. Devo ringraziare tutti
quelli che mi hanno sostenuto, in
particolar modo fra Beppe, una gran
persona, e tutti i soci della ‘Fraterni‑
tà’. Mi sono reso disponibile a par‑
tecipare all’attività dell’associazione,
per quello che posso fare. Con fra
Beppe sto girando per il Veneto, nelle
parrocchie e nelle comunità che ci
accolgono con tanto calore, per far
conoscere i molti e gravi problemi
che sta vivendo il carcere in questi
momenti. Io mi limito a portare la te‑
stimonianza di ex detenuto, di come
lo sono diventato, di come ho vissuto
questa esperienza e di come ne sto
uscendo. Questo mi aiuta moltissimo
a recuperare il buono che c’è in me
e ad allontanare sempre più la mia
vita sbagliata. Anche per fare questo
sono diventato socio della ‘Frater‑
nità’. Sono stato fortunato anche
con il lavoro, specialmente di questi
tempi che non se ne trova. Dopo
alcuni mesi di attesa, nello scorso
ottobre ho iniziato il tirocinio presso
una Cooperativa sociale e dal primo
febbraio 2010 sono stato assunto.
Il futuro mi appare ora più roseo:
ho un lavoro, una casa e un po’ alla
volta altre soddisfazioni. Mi auguro
che anche tutti voi, una volta fuori,
possiate riuscire a riabilitarvi”.
14 dall’Italia
“
In questa vi ‑
cenda abbiamo
perso un’occa‑
sione preziosa
per tacere tutto
ciò che non ag‑
giungeva nulla
alla notizia, già di per sé tragica”. È il
commento di Isabella Poli, direttore
scientifico del Centro Studi Minori
e Media alla tragica morte di Sarah
Scazzi, la quindicenne di Avetrana
uccisa dallo zio. “Per favore non
parlatemi di diritto di cronaca”,
esordisce l’esperta, secondo la
quale “nella morte tragica di Sara
prevalgono su ogni altro il diritto
di Sarah ad essere rispettata, come
persona e come creatura, e il diritto
alla privacy della sua famiglia, anche
e soprattutto se questa non sembra
esserne pienamente consapevole”.
“Ed invece no”, denuncia Poli: “Tutti
i media o quasi si sono scatenati per
non ‘bucare’ la notizia e per alzare
l’indice di ascolto o delle vendite”.
Di qui l’appello, rivolto a tutti i mezzi
di comunicazione, a “fare un passo
indietro”, perché “non si possono
dare in pasto all’opinione pubblica
particolari così efferati che o pro‑
vocano disgusto, o inquietudine, o
spingono ad episodi di emulazione”.
n. 38
Media e minori
Sarah, due volte
indifesa
Diritto di cronaca, dovere del rispetto, responsabilità educativa
di M. Michela Nicolais
questo caso necessaria. Il problema
è la modalità attraverso cui questa
tragica notizia è stata data. I media
hanno mostrato un’insistenza su
Qual è, nel caso di Sarah, il
limite tra il diritto di cronaca
e il diritto alla riservatezza?
“Il diritto di cronaca consiste
nel dare la notizia della morte, in
a
Pasquale
Giustiniani,
membro della
Commissione
Giustizia e
salvaguardia
del creato della Conferenza epi‑
scopale campana e docente di
Bioetica alla facoltà di giurispru‑
denza della seconda Università
di Napoli, abbiamo chiesto un
parere sull’emergenza rifiuti in
Campania.
Come mai siamo sempre
in una situazione di emergenza con i rifiuti in Campania?
“Ironia delle parole: emergenza,
che dovrebbe indicare stato da
superare il più presto possibile,
anche con mezzi straordinari, di‑
viene, invece, uno stato di emer‑
genza infinita. A cui purtroppo ci
si abitua, soprattutto qui al Sud,
dove l’arte di ‘arrangiarsi’ e di
adattarsi inermi a quanto avviene
‘fuori’ è un atteggiamento atavico.
Non si riesce né a progettare né
a realizzare una serie di provve‑
dimenti ‘mirati’ e risolutivi, che
dovrebbero andare nella direzio‑
ne del cambiamento di ‘cultura’,
invece d’inseguire primariamente
la tecnica (e la politica) di piccoli
interventi riparatori”.
La gente protesta fortemente…
“La gente di Terzigno e dei paesi
ubicati nel Parco nazionale del
Vesuvio è legittimamente dispe‑
rata: le promesse, a volte anche
scritte da parte dei politici e degli
amministratori locali, non sono
mantenute. Anzi la parziale rea‑
lizzazione del piano, con la prima
discarica che diventa simile a un
31 OTTOBRE 2010
alcuni particolari che non aiutano
per la comprensione della notizia,
già sufficientemente chiara e dram‑
matica, facendo appello su aspetti
morbosi, che generano curiosità e
che in persone che non sono suf‑
ficientemente capaci di elaborarle,
provocano conseguenze negative.
Penso in particolare all’insistenza
nel dare la notizia della violenza
subita dalla ragazza subito dopo la
morte, anche nei giorni successivi
alla confessione dello zio. Durante la
veglia funebre, poi, sono stati forniti
dettagliati particolari sulla cisterna
dove è stato ritrovato il corpo di
Sarah, mentre scorrevano le imma‑
gini di innumerevoli primi piani della
madre, dei parenti… Tutte modalità
di dare la notizia, sia da parte delle
tv sia della carta stampata, dettate
dall’esigenza di enfatizzare la dram‑
matica vicenda, tramite la rivelazione
di particolari veri o presunti tali,
per fini non proprio nobili come
l’aumento dello share”.
Stando ai dati relativi alle
ore dedicate dai nostri tg alla
cronaca nera, di gran lunga
Rifiuti in Campania
Come mai?
I motivi dell’emergenza e la reazione
della gente
di Gigliola Alfaro
qualunque sversatoio incontrolla‑
to e che avvelena ambiente e per‑
sone, appare alla gente come una
sorta di premonizione del peggio‑
ramento successivo inevitabile. Di
qui la protesta, le manifestazioni e
l’inserimento dei facinorosi e per‑
fino la guerra tra poveri: povera
gente destinata a breve a essere
abbandonata ai suoi mai risolti
problemi (non appena i riflettori
mediatici si allontaneranno), posta
di fronte a povera gente addetta
all’ordine pubblico, di fronte ad
altra povera gente che guida i
camion della spazzatura e a cui è
stato detto di sversare in un de‑
terminato sito”.
Esiste un problema per la
salute?
“Quello dei rifiuti è uno dei nuovi
affari dell’illegalità diffusa e della
delinquenza organizzata. Alludo
non tanto allo sversamento in
discarica (un luogo alternativo
prima o poi si troverà), ma alla
gestione provinciale della raccolta
e dello smaltimento che è stata
soltanto ‘politica’ e non ha tenuto
presenti le differenti estensioni
ed esigenze dei territori provin‑
ciali (la provincia di Napoli e di
Caserta sono enormi rispetto a
quella di Benevento, ad esempio).
Come ha trovato impreparata la
macchina amministrativa e politica
ordinaria: i dipendenti degli ex
consorzi da assorbire e gestire; le
ecoballe non ecologiche che co‑
stano e che spesso sono ancora
lì; i sottosuoli con rifiuti tossici e
speciali da bonificare. Problemi
enormi, insomma, ma anche affari
per i mal intenzionati. Intanto, la
raccolta differenziata non decolla
in molte parti, in quanto non s’in‑
cide sulle abitudini inveterate tra
la gente e non si attiva un vero e
proprio esercizio virtuoso della
raccolta. Intanto, sono state vane
le promesse gridate all’opinione
pubblica del ‘miracolo’ dell’ince‑
neritore di Acerra, che continua a
non funzionare, mentre mancano
gli altri gangli territoriali che il
piano generale prevedeva. Inoltre,
fondatamente o infondatamente,
le persone si ritrovano, oltre ai
miasmi e al percolato qui e là,
anche le malattie più silenti di
tipo dermatologico, respiratorio
e oncologico… I nervi possono
saltare”.
Qual è il ruolo dei cattolici
di fronte a queste situazioni?
“Gli animatori e coloro che svol‑
gono un servizio ministeriale in
mezzo alla gente non possono
che operare sui tempi mediolunghi e non certamente nelle
continue emergenze. Si tratta di
educare a una cultura del cambia‑
mento degli stili di vita e, insieme,
di valorizzare l’imprenditorialità
creativa e, sul piano tecnico, cer‑
care e realizzare le soluzioni più
avanzate e meno dannose per
la biosfera. Si tratta, inoltre, di
preparare quadri amministrativi e
politici secondo le idealità cristia‑
ne della salvaguardia del creato
e della giustizia. La situazione sta
degenerando e ci può scappare,
Dio non voglia, il morto, come
già ci scappano i feriti dell’una
e dell’altra barricata. Non dob‑
biamo celebrare funerali anche
sulle vittime dei rifiuti nell’inerzia
generale”.
Vita
La
superiori a quelli delle altre
nazioni europee, sembrerebbe che in Italia ci sia una
vera e propria “passione per
il crimine”…
“Io credo che le ore, sicuramente
superiori alla media europea, che i
nostri tg dedicano alla cronaca nera,
più che essere rivelatrici di una ‘pas‑
sione per il crimine’, siano piuttosto
un diversivo per non parlare di altro.
Insistere sulla cronaca nera serve a
far apparire i lati oscuri dell’animo
umano, ma anche a ridurre lo spa‑
zio per parlare di altro: per aiutare,
ad esempio, la formazione critica,
in senso positivo, del lettore o del
telespettatore. La cronaca nera fa
vendere i giornali, fa aumentare gli
indici di ascolto: è più facile fideliz‑
zare il pubblico attraverso la cronaca
nera, più che attraverso dibattiti,
approfondimenti e inchieste su altre
realtà presenti nel nostro Paese. In
questo senso, si tratta di una scelta
‘politica’, intesa nel senso ampio del
termine”.
Quali sono gli effetti di
questo “clima” sul rapporto
tra minori e media?
“Quando parliamo del rapporto
tra minori e media e svolgiamo
ricerche di settore focalizziamo la
nostra attenzione soprattutto sui
rischi che i media e i new media
possono presentare per l’equilibrio
dei nostri bambini. Troppa tv, troppi
videogiochi violenti, troppo internet?
Certamente sì, almeno in alcuni
casi. Ma c’è un rischio a monte che
non consideriamo: i nostri bambini
e i nostri ragazzi cresceranno e si
formeranno nell’habitat massme‑
diale che noi abbiamo contribuito
a creare. La tendenza a preferire la
cronaca nera, e a trattarla nel modo
che abbiamo descritto, di certo
influisce negativamente, non solo
sui minori ma anche su quella parte
della popolazione adulta dotata di
un equilibrio minore, o più precario.
Gli altri Paesi, in questo ambito, si
sono dati un limite oltre il quale
non si può andare. Esistono, anche
in Italia, dei paletti precisi, ci sono
regole e organi di controllo come
l’Autorità per le telecomunicazioni
o il Comitato media e minori, oltre
che naturalmente l’Ordine dei gior‑
nalisti. Le regole, dunque, ci sono, e
gli organismi di controllo lavorano
anche molto, visto le tante violazioni
che vengono accertate: il problema
è farle rispettare”.
Come hanno vissuto i giovani la vicenda di Sarah?
“Sui social network, la vicenda di
Sarah ha registrato migliaia di con‑
tatti: segno della partecipazione dei
giovani a questa tragedia, ma anche
del loro disorientamento, dell’incapa‑
cità di dare una giusta dimensione ad
una vicenda di questo genere”.
Come reagire, allora?
“Il caso di Sarah è certamente
molto grave, ma non deve indurci a
pensare che l’Italia sia un Paese di
orchi: ci sono famiglie sane, dove si
fanno crescere serenamente i bam‑
bini. Per questo c’è bisogno di una
sinergia tra la famiglia, la scuola e tut‑
te le agenzie educative, a partire dal
ricco mondo dell’associazionismo, in
modo da dotare i minori di strumenti
critici per poter rielaborare critica‑
mente vicende di questo genere”.
Vita
La
31 OTTOBRE 2010
dall’estero
n. 38
Il Cile di Sebastian Pinera
si confronta con il sociale
I
l lieto fine a San
Josè, dove i 33 mi‑
natori sono stati
riportati in super‑
ficie dopo oltre
due mesi, ma an‑
che il lavoro pun‑
tuale e costante del governo
dopo il terribile terremoto
del 27 febbraio scorso hanno
portato alla ribalta la nuova
amministrazione cilena, gui‑
data da poco più di sei mesi
da Sebastian Pinera.
Salito alla presidenza a
marzo, Pinera ha ereditato
un Paese colpito da uno
dei più forti sisma che la
storia ricordi, proprio in un
momento i cui si vedevano i
segni di ripresa dopo la crisi
economica internazionale. La
situazione del Paese, prima del
terremoto, era decisamente
positiva: i rapporti delle agen‑
zie internazionali ponevano il
Cile al ventesimo posto nella
graduatoria delle economie
più competitive, al primo tra
i Paesi latino-americani.
Stabilità e crescita erano i
punti forti del Cile, merito di
oltre due decenni di politiche
che puntavano al consolida‑
mento della democrazia e a
una forte crescita economica
(una media del 5 per cento
l’anno negli ultimi vent’anni),
assieme a una prudente poli‑
tica fiscale che ha permesso di
limitare gli effetti della crisi. E,
ancora, sono stati fatti grandi
passi avanti nella lotta contro
la corruzione e a favore di
una maggiore trasparenza
bancaria.
d
a qualche
mese
numerose
capitali europee sono
teatro di
grandi
manifestazioni politiche e
sindacali legate alla crisi economica. Milioni di persone,
stanno chiedendo di distribuire in modo diverso il peso
della crisi. Qualche settimana
fa lavoratori di tutta Europa
si sono concentrati a Bruxelles
paralizzando pacificamente
la città. In Spagna le manifestazioni popolari, hanno
costretto il premier Zapatero
a elaborare una riforma
economica più concertata. In
Grecia le leggi draconiane del
governo, dopo il rischio di default sul debito, continuano a
generare una tensione sociale
simbolicamente rappresentata dal blocco dell’Acropoli
trasmesso in mondovisione.
Le manifestazioni maggiori si
stanno svolgendo in Francia,
dove il governo sta tentando
una riforma delle pensioni che
non incontra il consenso dei
lavoratori.
La manifestazione sindacale
Continuità sul fronte interno,
maggior visibilità sul fronte
internazionale, le caratteristiche
dei primi mesi del neopresidente
di Angela Carusone
Il sisma ha obbligato a un
brusco ridimensionamento:
secondo le stime degli esperti,
i danni alle infrastrutture sono
stati pari a 21 miliardi di dolla‑
ri, devastando l’intero sistema
economico, in particolare il
settore manifatturiero. Inoltre
il Paese, il più economicamen‑
te sviluppato dell’America
latina, è anche tra quelli con
più disuguaglianza tra ricchi
e poveri, senza un sistema
sociale in grado di garantire
protezione e sicurezza ai suoi
cittadini.
A livello di programma
politico, nel suo discorso di in‑
sediamento i presidente cileno
aveva indicato i sette obiettivi
del governo: crescita econo‑
mica, occupazione, educazio‑
ne, salute, sicurezza, riduzione
della povertà, rafforzamento
democratico. Obiettivi che il
governo di Santiago persegue
con convinzione, e già con
qualche risultato: il tasso di
disoccupazione è sceso in un
anno dall’11 all’8,3 per cento.
Qualche segnale è stato dato
anche nella lotta contro la
povertà, con la creazione di
80mila case di emergenza per
gli sfollati che rientravano tra
le fasce più povere della po‑
polazione; e buon esito hanno
avuto, in tema di sicurezza, la
riforma delle forze dell’or‑
dine e i nuovi programmi di
prevenzione e di riabilitazione
per chi delinque.
Ben più complesso – sot‑
tolineano però gli analisti – è
il tema sociale: è in questo
campo che Pinera si trova ad
affrontare i temi più delicati,
a partire dall’educazione e
dalla salute. Negli ultimi anni
– ricordano gli analisti – sono
stati fatti in Cile grandi passi
avanti nel miglioramento delle
infrastrutture e nell’aumento
delle iscrizioni a scuola, ma
non c’è stato alcun migliora‑
mento della qualità, ed è que‑
sta la vera sfida.Anche in tema
di salute sono ancora molti i
problemi, nonostante la spesa
pubblica in questo settore
sia in costante aumento, rad‑
doppiando in percentuale al
prodotto interno lordo negli
ultimi dieci anni.
A livello di politica interna
il programma di Pinera ha
mantenuto in questi primi
mesi una linea di continuità
con il governo precedente,
vedendosi obbligato a dare
la priorità alla ricostruzione
del Paese dopo il sisma di
febbraio. Ma in politica estera
non sembra intenzionato a
mantenere il basso profilo
di Micelle Bachelet, che lo ha
preceduto alla Moneda, e già
traspare l’intenzione di svol‑
gere un ruolo da protagonista
nelle dinamiche regionali e
globali.
La sua forte economia
La crisi in Europa
Proteste senza
frontiere
L’Ue chiamata a trovare soluzioni nuove
di Riccardo Moro
di sabato scorso a Roma si
colloca in questo ampio disagio che sta vivendo l’Europa.
È urgente sviluppare una
riflessione coraggiosa. Quali
prospettive abbiamo in Europa
per costruire un equilibrio
tra occupazione, sostenibilità
economica e ambientale e
mantenimento del benessere?
Viviamo in un contesto internazionale mutato, sia per la
globalizzazione che pur impoverendo gli ultimi coinvolge
nuovi attori, sia per la crisi che
crea vantaggi relativi nei Paesi
emergenti.
L’assenza della politica europea però preoccupa. Se
la tensione tra sindacati e
governi è pesante, non sembra emergere una visione
del futuro che indichi e offra
nuovi ruoli di cittadinanza
economica e politica. L’azione
di Sarkozy pare seguire più
l’attualità che un programma
di governo divenuto vecchio,
con la crisi, pochi mesi dopo la
sua presentazione. In Germania Angela Merkel, dopo aver
ostacolato il consenso europeo
nell’azione di stabilità con
la Grecia, pare ossessionata
dagli appuntamenti elettorali
regionali. L’ultima battuta pronunciata sul fallimento della
multiculturalità e sull’esigenza
che gli stranieri lavorino in
Germania senza pesare sui
servizi del Paese rivela, al di
là del severo giudizio etico e
politico che suscita, quantomeno un’inadeguatezza nella
cura delle comunicazione che
un leader, nazionale se non
europeo, dovrebbe avere. Dappertutto la crisi, come in Italia,
genera difficoltà sia al governo
sia all’opposizione, premiando,
come è avvenuto recentemente in Svezia, in Olanda e in
Belgio, le frange estremiste.
Sono segnali di una crisi
culturale e politica della
quale l’Europa deve trovare
soluzioni nuove, con un passo
che consenta di camminare
insieme a Est e Ovest, evitando il doppio rischio insidioso
di guardare al breve periodo
e alle competizioni tra Paesi.
Nella crisi che stiamo vivendo
i governi tendono a contenere
la spesa pubblica minacciata
dalle misure straordinarie
di sostegno all’economica.
I grandi Paesi della vecchia
Europa quindi litigano con le
forze sociali, mentre Paesi con
minori preoccupazioni finanziarie gareggiano ad attirare
potrebbe renderlo guida di un
forte sistema integrato latino
americano. Ma per far ciò
Pinera dovrà prima garantirsi
l’appoggio interno: il punto
debole del suo governo è
infatti la mancanza di una mag‑
gioranza al Congresso, con il
rischio di lasciare il presidente
senza i mezzi per realizzare il
proprio programma.
Da questa situazione de‑
riva una linea politica che
per alcuni aspetti può sem‑
brare poco definita, con un
atteggiamento conservatore
in campo economico, ma al
tempo stesso quasi populista
nel sociale.
Occupato dall’emergenza
terremoto, Pinera ora punta
sulla continuità.
È difficile capire a qua‑
le risultato porterà questa
politica, anche se le vicende
recenti hanno messo in luce
l’efficienza di Pinera nel ge‑
stire le emergenze. Ma è la
quotidianeità che dovrà esse‑
re affrontata, le liste di attesa
negli ospedali, il gran numero
di emarginati e, non ultima
la questione della comunità
aborigena dei mapuche che
reclama il rispetto delle pro‑
prie tradizioni.
Il Cile ha comunque tutte
le carte in regola per imporsi
come uno dei leader della
regione latino-americana,
alla pari dell’Argentina, suo
principale concorrente per
caratteristiche demografiche
ed economiche, sempre in
bilico tra il rischio di essere
travolto da una crisi sociale.
nuove imprese e occupazione
offrendo consistenti sconti
fiscali, come stanno facendo
alcune nazioni dell’Est Europa. Senza governare queste
tendenze l’Europa si farà
male da sola, indebolendosi
a favore di Paesi emergenti
extraeuropei e senza raggiungere nuovi equilibri interni. Per
evitare queste derive, Paesi
come la Finlandia cercano di
riequilibrare la propria spesa
in favore della scuola e della
ricerca, strumenti leggeri ma
fondamentali per favorire
in futuro occupazione e investimenti. Apparentemente
possono farlo perché non vincolati da un bilancio pubblico
oberato dal peso del debito
come quello italiano. In realtà
possiamo farlo anche noi. Anzi
dobbiamo farlo. È proprio
quando le risorse sono scarse
che occorre cercare il confronto e lanciare nuove sfide, con
progetti politici che facciano
scelte chiare. Accontentarsi di
contenere la spesa riducendo
uniformemente le dotazioni a
tutti i ministeri significa solo
rinunciare a incidere: rinunciare a costruire il futuro nostro
e dei nostri figli.
15
Dal mondo
Nucleare
tedesco
Il nuovo piano energetico tedesco prevede di prolungare
di circa 12 anni la vita delle
17 centrali nucleari del paese: l’ultima centrale dovrebbe
chiudere nel 2036. anziché
nel 2021. e le più vecchie
funzioneranno otto anni in
più rispetto a quanto previsto.
mentre quelle più recenti di
costruzione lavoreranno per
14 anni. Il cancelliere Angela
Merkel ha affermato che così
si garantiranno approvvigionamenti sicuri ed elettricità
rispettosa dell’ambiente. ha
aggiunto che il prolungamento dell’attività delle centrali
nucleari genera disponibilità
finanziarie aggiuntive, utili
per sviluppare le fonti rinnovabili.
Libano
e caschi blu
E’ accaduto che il presidente
libanese Michel Suleiman
abbia per la prima volta accusato in maniera manifesta
e diretta i caschi blu della
missione Onu, dislocati nella
prossimità del confine provvisorio con Israele (Unifil). di
non rappresentare un “deterrente sufficiente” a contenere e a neutralizzare le
continue violazioni confinarie
israeliane, dal momento che
osservano il disposto della
risoluzione Onu 1701 limitatamente alla parte libanese
dei confine. Egli ha dichiarato
che Israele continua ad occupare le fattorie di Shebaa e
la parte libanese del villaggio
di Ghajar. e costantemente
viola la sovranità di Beirut.
Autostrade
in Turchia
E’ stato firmato ad Ankara
il contratto che concede
all’azienda italiana Astaldi di
realizzare e, successivamente,
gestire l’autostrada di 421
chilometri fra Gebze (60 km.
da Istanbul) e lzmir (Smirne.
sulla costa egea della Turchia). L’opera, che costituisce
uno dei più importanti progetti del settore mai posto in
cantiere nella penisola anatolica, prevede un investimento
di 6.5 miliardi di dollari, conta
su 23 miliardi di dollari di
ricavi da gestione, e fissa in
ventidue anni e quattro mesi
la durata della concessione. Il
tempo dei lavori è determinato in circa sette anni. e l’inizio
delle operazioni è fissato nel
2011.
16 musica e spettacolo
i
L’Ugo nazionale
l ragionier Fantozzi
ci perdonerà ma
l’Ugo del nostro
cinema non è lui
ma Tognazzi, cremo‑
nese doc che dalle
recite del dopola‑
voro ferroviario è arrivato
ad essere uno dei quattro
moschettieri della commedia
all’italiana e persino a vincere
il premio di miglior attore al
Festival di Cannes. Accadeva
però con un lavoro di Berto‑
lucci, assai poco comico, come
“La tragedia di un uomo ridi‑
colo”, film piuttosto stanco in
cui Tognazzi -la cosa migliore
da vedere- fa la parte di un
industriale di formaggi cui
rapiscono il figlio. La gavetta
dell’avanspettacolo è stata per
Tognazzi forse ancor più dura
che per i vari Sordi e Man‑
fredi, loro approdati a parti
di sicuro rilievo ben prima di
lui, che dovette aspettare il
1961 prima di dimostrare il
suo talento (semi)drammati‑
co ne “Il federale” di Salce. Il
decennio precedente lo aveva
visto protagonista di decine
di filmetti dimenticabili e di
molti sketch televisivi con
l’inseparabile Vianello, il cui
sodalizio durò finchè un’in‑
transigente censura televisiva
tolse di mezzo l’uno e l’altro
per una scenetta più velenosa
del solito che aveva preso
di mira nientemeno che il
Presidente della Repubblica
Gronchi, ruzzolato da una
sedia ad una prima al Teatro
i
n. 38
telegiornali na‑
zionali che negli
ultimi anni hanno
catturato le più
alte medie di
ascolto sono in
crisi: gli italiani
si fidano sempre meno del
Tg1 e del Tg5. Sono ritenuti
notiziari troppo condizionati
politicamente e per questo
hanno perso progressiva‑
mente la fiducia degli spet‑
tatori. Soltanto il 53% del
pubblico televisivo si fida del
telegiornale di RaiUno, men‑
tre il telegiornale di Canale
5 è apprezzato dal 49%. Ri‑
spetto all’anno scorso, il Tg1
perde 10 punti percentuali e
il Tg5 ne perde 8.
Le altre testate informative
Rai e Mediaset non vivo‑
no sorti migliori, facendo
registrare comunque un
calo, con l’eccezione del
Tg3 (63%) e dei telegiornali
regionali, che mantengono
un consenso molto elevato.
Fanno netta eccezione an‑
che il Tg di La7, i notiziari
di Sky e i tg di Rai News
24, per i quali si registrano
i maggiori incrementi e che
sono ritenuti –a ragione–
più liberi della concorrenza
dai condizionamenti di ca‑
rattere politico.
I dati emergono dall’annuale
A vent’anni dalla scomparsa,
il 27 ottobre 1990
di Francesco Sgarano
Sistina. Il film di Salce è una
di quelle commedie molto
amare dietro la buccia, qua e
là, leggera: il viaggio in sidecar
del fascistello Primo Arcovazzi
insieme all’intellettuale antifa‑
scista è, per traslato, il viaggio
che indubbiamente avevano
dovuto fare gli italiani durante
quei quindici anni che ormai li
separavano dalla conclusione
di un conflitto che, nel nostro
paese, lasciò molti strascichi
desolanti. Da lì in poi la ga‑
loppata verso il successo è
stata ininterrotta, anche se i
suoi personaggi si sono via
via mutati in esseri più cinici
e subdoli da un lato, gaudenti
e sessualmente liberi dall’altro.
L’industriale de “La voglia mat‑
ta”, sempre un Salce d’annata,
racconta i turbamenti da cui
viene investito repentinamen‑
te un uomo di mezz’età che si
trova a contatto con una se‑
dicenne (per l’occasione, una
conturbante Catherine Spaak);
dà voce inoltre -stavolta diret‑
to da Pietrangeli- alle fobie e
alle insicurezze del maschio
italiano ne “Il magnifico cor‑
nuto”, titolo emblematico in
cui Tognazzi sospetta infonda‑
tamente dei tradimenti della
bellissima moglie (una Cardi‑
nale splendida, impegnata an‑
che in uno strip audacissimo
per quei tempi), che invece gli
è fedelissima. Proprio quando
lui crederà di essere ormai al
sicuro allora cadrà nell’atro‑
ce sbaglio. Gli anni ‘60 sono
ricchi di sorprese: non solo il
guitto, a metà tra l’abietto e
il pietoso, di “Io la conoscevo
bene”, film che trasuda tetrag‑
gine e sconsolatezza ad ogni
fotogramma, -con cui omaggia
a suo modo i suoi trascorsi
del varietà wandosirisiano-,
oppure il sarto sordomuto
di “Straziami ma di baci sazia‑
mi”, o ancora “L’immorale”
di Germi, ma anche i due
personaggi orrendi scolpiti
eccezionalmente per Ferreri:
ne “L’ape regina” (“una storia
moderna”, ) è un indefesso
lavoratore che non riesce a
procreare e che viene colto
da una crisi nervosa -un ri‑
tratto atroce dell’istituto ma‑
trimoniale e familiare. Ancor
più ributtante il protagonista,
laido, volgare e repellente de
“La donna scimmia”, in cui
un uomo trasforma, dopo
averla sposata, una donna
piena di peli addosso in un
fenomeno da baraccone per
trarne qualche guadagno. Al
film fu appioppato un finale
consolatorio, ma Ferreri ne
aveva pensato uno di impro‑
ponibile cinismo: la presenta‑
zione dei resti mummificati
della donna ad una fiera, per
Dentro la Tv
Telegiornali? No, grazie
Gli italiani si fidano sempre meno
di Homo Videns
sondaggio su “L’informazione
e gli italiani”, curato dall’Os‑
servatorio Demos-Coop,
che conferma la tendenza
generale di conoscere i fatti
del giorno prevalentemente
attraverso il piccolo scher‑
mo: oltre 8 italiani su 10
guardano quotidianamente
almeno un telegiornale, pre‑
valentemente nella fascia se‑
rale, ormai liberi dagli impe‑
gni della giornata lavorativa.
Ma, in termini qualitativi,
altri sono i programmi che
sembrano soddisfare meglio
il fabbisogno informativo
nazionale. Cresce, infatti, il
consenso verso i programmi
di approfondimento infor‑
mativo e di dibattito politico.
“Ballarò” (RaiTre) di Gio‑
vanni Floris è la trasmissione
ritenuta più affidabile dalla
maggioranza degli italiani,
ma anche “Annozero” (Rai‑
Due) di Michele Santoro e
“Report” di Milena Gabanelli
hanno visto crescere sensi‑
bilmente il gradimento del
pubblico nel corso dell’ulti‑
mo anno. La7 fa registrare
buone prestazioni da “Otto
e mezzo” di Lilli Gruber e da
“L’infedele” di Gad Lerner,
che ottengono un aumento
di 6 punti percentuali dell’in‑
dice di fiducia.
Non tutti, però, possono
cantare vittoria: “Porta a
porta” (RaiUno) di Bruno
Vespa e “Matrix” di Alessio
Vinci (Canale 5) fanno re‑
gistrare un calo di fiducia.
Da qualche tempo, infine, gli
italiani cercano l’informazio‑
ne in trasmissioni che non
sono nate con questo fine
specifico. È il caso di “Che
tempo che fa” (RaiTre) di Fa‑
bio Fazio, “Striscia la notizia”
(Canale 5) di Antonio Ricci e
“Le iene” (Italia 1).
I dati segnalano una cre‑
scente capacità critica degli
spettatori verso le testate
informative troppo marcata‑
mente filogovernative, come
le due delle reti ammiraglie
Rai e Mediaset, oltre alla
tendenza a fidarsi sempre
di più delle trasmissioni che
nascono per proporre in‑
fotainment e che non sono
direttamente riconducibili
all’informazione giornalistica.
Le ragioni delle preferenze
del pubblico sono presto
spiegate. Oltre all’orienta‑
mento politico fin troppo
smaccato di alcuni direttori
di testata, anche la crescente
e continua spettacolarizza‑
zione di qualunque notizia
determina una crescente
disaffezione generale nei
confronti dei tg, pur con le
eccezioni segnalate. Laddove
crescono a dismisura gli
spazi per il gossip, il costume,
la cronaca rosa e le “soft
news” dopo un po’ il pub‑
blico più esigente si stanca e
sceglie altro.
Chissà che questi numeri
possano essere un monito
affinché i responsabili delle
trasmissioni che raccontano
il mondo alla maggior parte
della popolazione italiana
possano cambiare rotta.
Se non per onorare, come
dovrebbero, i doveri del
giornalismo, almeno in os‑
sequio alle indiscutibili leggi
dell’audience…
Vita
La
31 OTTOBRE 2010
lo scherno e il ludibrio dei
passanti. Un grottesco virante
all’assurdo, popolato di mostri,
così come gli episodi fortuna‑
tissimi dell’omonimo film di
Risi, in cui Tognazzi divide la
scena con l’amico di una vita
Vittorio Gassman (celebri
quello allo stadio e quello dei
pugili suonati). Negli anni ‘70
Tognazzi, con cachet ormai
da duecento milioni di lire,
lavora indefessamente per
Loy (“Venga a prendere il caffè
da noi”), ancora per Ferreri
(“L’udienza” e il fortunato ma
sconclusionato “La grande
abbuffata”), e soprattutto per
Monicelli, per cui tratteggia un
marito divorato dalla gelosia
per una moglie di trent’anni
più giovane che se la fa con
un carabiniere (“Romanzo
popolare”) e, soprattutto, il
conte spiantato Lello Mascetti
di “Amici miei”, per cui -come
del resto tutti gli altri, Noiret,
Moschin, Celi e Del Preteavrebbe meritato l’Oscar.
E’ fenomenale ancora ne “Il
vizietto”, film francese dove
però lo spasso reale è il gay di
Michel Serrault, non il suo, più
posato e contenuto -proprio
lui, da sempre donnaiolo incal‑
lito. L’ultimo decennio non lo
ha ripagato degnamente degli
sforzi fatti e del contributo
alto dato al cinema italiano,
nondimeno sprazzi di geniale
recitazione ricordo di averli
visti ne “Il petomane” e nel
secondo seguito (il terzo
è penoso) di “Amici miei”,
ancora una prova di notevole
autoironia. Lascia molti bei
film, quattro figli avuti da tre
donne diverse e un libro di ri‑
cette, testimonianza autentica
della sua passione culinaria.
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