Curare i veterani - Il Verde Editoriale
Transcript
Curare i veterani - Il Verde Editoriale
ESTRATTO DA ARBORICOLTURA ACER TECNICHE D’INTERVENTO SUGLI ALBERI MONUMENTALI E LORO EFFETTI - PARTE I © IL VERDE EDITORIALE MILANO Curare i veterani Testo e foto di Francesco Ferrini, Dipartimento di Produzione Vegetale, Università di Milano L’invecchiamento delle specie arboree presenta una serie di ricadute a livello gestionale che è importante conoscere. Un’analisi dei diversi cambiamenti che avvengono nell’albero è indispensabile per poter intervenire nel modo più corretto Esemplare di Cedrus atlantica; nel riquadro, Quercus pubescens nei Giardini di Villa Petraia, a Firenze. Il processo di senescenza degli alberi è molto complesso. ACER 4/2004 • 42 ESTRATTO DA ARBORICOLTURA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO È Aspetti dell’invecchiamento È abbastanza difficile collocare esattamente l’inizio del periodo di senilità nelle piante arboree dato che i processi che regolano questa fase vitale non sono così chiari come lo sono in animali e piante annuali nei quali l’invecchiamento e la senescenza sono geneticamente regolati (5). Possiamo considerare che esso abbia inizio nel momento in cui sia la crescita vegetativa sia i fenomeni di differenziazione raggiungono la loro massima espressione. La senilità, quindi, può essere definita come la fase vitale che inizia quando l’individuo è all’ultimo stadio della vita adulta ed è caratterizzata da processi erosivi che conducono alla morte. In modo analogo a quanto succede nel passaggio dalla giovinezza alla fase matura (13), probabilmente ci sono numerosi “interruttori”, in serie o in parallelo, di tipo endogeno o esogeno che devono essere attivati perché la fase senescente si manifesti. È evidente che, per lo meno in alcune piante arboree, la quantità assoluta di biomassa diminuisce durante il periodo senile. I cambiamenti che avvengono durante questo periodo sono per la maggior parte endogeni e di natura fisiologica e biochimica, circostanze che rendono la ricerca bibliografica non facile. Inoltre, l’invecchiamento ontogenetico (maturazione) negli alberi ha ricevuto minore attenzione perché, come già detto, gli studi sulle piante arboree diventano più difficili con l’aumentare dell’età e della dimensione dell’albero. Nonostante alcuni interessanti contributi pubblicati su questo argomento, non è facile distinguere tra gli effetti dell’età, della dimensione e dei cambiamenti ambientali connessi e le interazioni tra questi fattori. Comunque, le nuove tecniche (analisi degli isotopi stabili, disponibilità di tecniche e strumenti per lo studio del flusso linfatico) e il migliore equipaggiamento di campo stanno aiutando a 43 • ACER 4/2004 Sopra, Calocedrus decurrens all’interno dei Giardini del Bobolino, a Firenze. rendere gli studi sull’invecchiamento delle piante più fattibili, sebbene si sia ancora lontani da una sua completa conoscenza (5). Per di più non c’è completo accordo riguardo all’utilizzo della parola “invecchiamento” in riferimento alla pianta (12, 21). Come sottolineato da Trippi (29) molti autori riferiscono il termine “invecchiamento” sia alla transizione dalla fase giovanile a quella adulta o senescente, sia al passaggio dallo stato giovanile (vegetativo) a quello riproduttivo (in questo caso il termine “maturazione” è sicuramente più appropriato). Altri dicono che la fase senescente inizia quando l’albero comincia a deteriorarsi come risultato di danni o malattie (10). Parafrasi come “decremento della vitalità” e altre definizioni sono state usate per descriveTABELLA 1 - ETÀ MASSIMA DI ALCUNE SPECIE ARBOREE * Specie Età massima (anni) Pinus aristata Sequoiadendron giganteum Sequoia sempervirens Thuja placata Juniperus communis Pinus cembra Pseudotsuga menziesii Fagus sylvatica Pinus sylvestris Pyrus communis Carya spp. Juglans nigra Fraxinus excelsior 4600 3200 2200 2200 2000 1200 1200 600-900 500 300 300 250 250 * Riadattata da Clark (6) e Noodén e Leopold (21) re l’invecchiamento (4). Infine, secondo altri autori possiamo descrivere tre differenti tipi di invecchiamento nelle piante (12, 6, 10, 11): cronologico, ontogenetico e fisiologico. Invecchiamento cronologico. È il tempo trascorso dalla germinazione o dalla propagazione agamica. L’età massima raggiungibiledipende dalla specie e dalle condizioni ambientali (vedi tabella 1). Invecchiamento ontogenetico. È connesso ai processi che avvengono durante il passaggio della pianta attraverso diverse fasi dello sviluppo (dalla semina alla senescenza). Il processo di invecchiamento ontogenetico, chiamato da alcuni autori (24) maturazione o fase di cambiamento, è controllato dai tessuti meristematici e non è infrequente che diverse parti dell’albero siano a stadi diversi di maturazione e crescita nello stesso momento, per esempio quando giovani succhioni (germogli vigorosi presenti sul fusto e provenienti da gemme avventizie e/o latenti) si originano da tessuti del tronco completamente maturi. Fontanier e Jonkers (12) sostengono che l’invecchiamento ontogenetico sia geneticamente programmato, localizzato nei meristemi, non collegato all’esaurimento delle riserve e difficilmente reversibile. Invecchiamento fisiologico o senescenza. Si riferisce alla condizione dell’intero individuo e descrive lo sviluppo e il deterioramento del sistema-pianta. Rappresenta il lato negativo dell’invecchiamento, in quanto determina perdita di vigore e aumento della suscettibilità alle condizioni avverse. Questi aspetti hanno dato origine a una nuova branca della scienza chiamata fitogerontologia sulla quale, tuttavia, sono presenti pochissimi riferimenti bibliografici. Del Tredici (10) afferma che l’invecchiamento fisiologico riguarda specificatamente la perdita di vigore delle radici o del germoglio, risultante da stress ambientali o danni causati da vento, fuoco, gelo e neve. In genere il processo di invecchiamento fisiologico è controllato dai tessuti differenziati dell’albero ed è influenzato e causato da un aumento della disorganizzazione e da un esaurimento delle riserve, e non è localizzato nei meristemi. Se non è a uno stadio avanzato, può essere reversibile (12). Sintomi della senescenza. I sintomi principali dell’invecchiamento fisiologico sono: decremento di metabolismo, fotosintesi e respirazione; cambiamenti nell’attività enzimatica; riduzione della crescita dei tessuti vegetativi e riproduttivi; modificazioni delle proprietà idrauliche e meccaniche dei tessuti legnosi; aumento della mortalità delle branche; formazione di duramen (parte centrale del fusto costituita da tessuto lignificato morto). Il rallentamento della guarigione delle ferite e i cambiamenti nella resistenza all’invasione da parte di alcuni insetti e patogeni sono altre caratteristiche tipiche della senilità delle piante arboree (vedi tabelle 2 e 3 nella pagina seguente) (18,12). ▼ noto che col progredire dell’età il ritmo di crescita di un albero si modifica notevolmente e che al suo interno avvengono molti cambiamenti fisiologici. Sfortunatamente, mentre l’invecchiamento di cellule e organi (per esempio, le foglie) è stato profondamente studiato, in letteratura sono presenti solo limitate informazioni sull’albero considerato nella sua interezza. Sebbene le piante legnose mostrino modelli di invecchiamento morfologici e fisiologici abbastanza prevedibili, lo studio dei meccanismi di controllo dei cambiamenti è talmente difficile, a causa della grande quantità di biomassa coinvolta e della complessità dei processi implicati, da fare insorgere controversie tra i diversi autori. La comprensione delle dinamiche di crescita e dei meccanismi fisiologici è invece importante sia per studi ecologici (17) sia, nel nostro caso, per conoscere gli effetti a livello fisiologico e biomeccanico di alcune tecniche comunemente applicate nella gestione degli alberi senescenti o monumentali. ESTRATTO DA ACER ARBORICOLTURA © IL VERDE EDITORIALE MILANO ▼ Cambiamenti fisiologici e anatomici La fase dell’invecchiamento è caratterizzata da un rallentamento del metabolismo. Alcuni studi hanno dimostrato che mentre l’area fogliare rimane praticamente costante anche nelle ultime fasi vitali, la sua resa fotosintetica totale declina leggermente, mentre il consumo di sostanza organica durante la respirazione aumenta (ciò è dovuto all’aumento dei tessuti non fotosintetizzanti) così che le foglie non riescono più a provvedere alla richiesta di fotosintati (prodotti della fotosintesi) (18, 9). I risultati ottenuti da una ricerca condotta su conifere hanno dimostrato un comportamento morfologico e fisiologico età-dipendente, un aumento della competizione per i nutrienti tra le varie parti della pianta (20), una diminuzione dell’efficienza fotosintetica che contribuisce al declino della produttività negli alberi vecchi (5, 9). Diversi studi attribuiscono questa diminuzione di efficienza fotosintetica nei vecchi alberi a una riduzione della conduttanza (trasporto della linfa grezza ed elaborata) stomatica che, a sua volta, è causata da una diminuzione della conduttività idraulica nelle vie più lunghe o complesse della pianta. In base a ciò alcuni autori hanno proposto “l’ipotesi della limitazione idraulica” (27) secondo la quale, con l’aumento dell’altezza dell’albero, la crescita e la produttività diminuiscono a causa della limitazione stomatica indotta dall’aumento della tortuosità (per esempio a causa dell’incremento delle connessioni tra le branche), della resistenza nelle principali vie idrauliche e dalla ridotta traslocazione degli elaborati verso le radici (27, 5, 22). L’aumento della resistenza idraulica potrebbe ridurre l’approvvigionamento dell’acqua per il trasporto che, a sua volta, causerebbe una diminuzione della conduttanza stomatica e della fotosintesi (5, 8). Quest’ipotesi è supportata da dati recenti ottenuti su alberi maturi di Quercus robur (26). In aggiunta alla minore conduttività dello xilema negli alberi vecchi, alcuni cambiamenti strutturali nel germoglio e nell’architettura della chioma dovrebbero essere considerati quando si analizza la relazione fra trasporto della linfa grezza e la fotosintesi negli alberi in età avanzata e senescenti (26). Su questa ipotesi esistono, comunque, risultati contrastanti, e sembra che la limitazione idraulica - sebbene possa essere un fattore significante e determinante la riduzione di crescita (2, 1) - non agisca sulla fotosintesi in modo semplicemente meccanico e sembra, d’altra parte, che altri fattori giochino un ruolo chiave nel declino legato all’età in alcune specie (9). Effettivamente, come dimostrato da West e collaboratori (30), i vasi conduttori devono assottigliarsi e, di conseguenza, la resistenza al flusso dei fluidi per vaso è indipendente dalla lunghezza del percorso e dall’altezza dell’albero. Becker e il suo gruppo (3) sostengono che il rapporto fra l’area della foglia e dell’alburno (cellule xilematiche attive disposte alla perife- TABELLA 2 - CONFRONTO DELLE CARATTERISTICHE MORFO-FISIOLOGICHE IN ALBERI MATURI E SENESCENTI * CARATTERISTICA Crescita germogli • Lunghezza • Modello Forma della chioma Apparato fogliare Mantenimento foglie (Sempreverdi) Presenza di germogli epicormici Compartimentalizzazione Formazione di legno da ferita Integrità della corteccia Suscettibilità ai parassiti Comportamento riproduttivo Risposta agli stress Colorazione autunnale ALBERO MATURO ALBERO SENESCENTE Normale per la specie Normale per la specie Normale - diminuzione della dominanza apicale Normale Normale Fortemente ridotta Solo un flusso di crescita Seccume nella parte apicale della chioma e diffuso Ridotto per calibro e densità Basso Generalmente assente Normale per la specie Normale per la specie Elevata Normale per la specie Normale, potrebbe essere ciclico Normale Normale Presente Ridotta Inibita/ridotta Debole Elevata Può produrre stress Ridotta Prematura * Riadattata da Clark e Matheny (7) TABELLA 3 - DIFFERENZE NEL TIPO DI SVILUPPO IN ALBERI GIOVANI, MATURI E SENESCENTI * PARAMETRO ALBERI GIOVANI ALBERI MATURI ALBERI SENESCENTI Dimensioni relative e complessità dell’individuo Produzione annuale netta di carboidrati Rapporto fra tessuti fotosintetici e non fotosintetici Domanda di mantenimento relativa ** Rapporto massa/energia Capacità di rispondere ai cambiamenti ambientali Basse Moderata Alto Bassa 1:100 Alta Alte Alta Basso Alta 1:1 Moderata Alte Bassa Basso Alta 1:0,5 Bassa * Riadattata da Clark e Matheny (7) ** Energia richiesta dall’albero per mantenere la propria struttura ria del tronco), più che la lunghezza dei vasi, possa influenzare la conduttanza dell’intera pianta. Questi autori sostengono inoltre che la struttura delle cellule xilematiche cambi con l’invecchiamento dell’albero, al fine di rendere il legno meno resistente al flusso dell’acqua. Come conseguenza l’area dell’alburno per area fogliare unitaria può aumentare e l’alburno di grossi alberi può immagazzinare e traslocare più acqua, annullando o limitando l’effetto della resistenza idraulica (5, 19). Cause fisiologiche. Secondo Coder (8), diverse sono le cause fisiologiche coinvolte nelle risposte della pianta all’invecchiamento. Egli riporta che il 39% di queste reazioni è dovuto alla lunghezza e alla complessità del sistema conduttore, il 25% alla riduzione della fotosintesi, il 20% alla disponibilità di nutrienti nel suolo, il 10% alla respirazione dell’alburno, il 5% a mutazioni genetiche dannose e l’1% al peggioramento dei meccanismi di difesa. Grulke e Retzlaff (15), sebbene il lavoro sia limitato agli alberi maturi, hanno trovato una diversa allocazione degli elaborati disposti principalmente nelle radici e nel fogliame nelle giovani piante, nei tessuti legnosi in quelle vecchie. Ormoni. Tra gli altri fattori fisiologici è noto che gli ormoni giocano un ruolo dinamico nella regolazione endogena e nel controllo della senescenza (21). Mentre questo concetto è universalmente accettato, ci sono ancora aspetti da chiarire circa i loro effetti sulla fisiologia degli alberi nella fase senescente. In effetti, anche se la ricerca sugli ormoni classici delle piante continua a scoprire interazioni tra questi regolatori e su come queste possono incidere sulla trasduzione dei segnali o sulla biosintesi degli ormoni stessi (12, 25), i risultati sono soprattutto riferiti alle piante erbacee e, come tali, non sempre possono essere direttamente applicati per spiegare alcuni meccanismi fisiologici delle piante arboree. ACER 4/2004 • 44 ESTRATTO DA ARBORICOLTURA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO A sinistra, Calocedrus decurrens nella villa di Poggio a Caiano, vicino a Prato. Anche gli alberi perfettamente sani e indenni rallentano la crescita quando raggiungono un’età avanzata. Questa mancanza di vigore può anche causare un aumento della suscettibilità agli attacchi di insetti e patogeni fungini. Con l’età i germogli diventano più corti e deboli, l’ammontare dei nutrienti assorbiti diventa insufficiente a supportare l’intera chioma, e con il passare del tempo si ha una perdita graduale dei rami posti nella parte più bassa della chioma. Clark (6), riferendosi al lavoro di altri autori, afferma che con l’avanzare dell’età della pianta, decresce l’abilità a rispondere agli stimoli ambientali o aumenta il tempo di risposta, spiegando come mai gli alberi più vecchi in determinate situazioni ambientali sono più sensibili alle sollecitazioni esterne. Kozlowski (18) afferma che la perdita della dominanza apicale di solito accompagna una riduzione 45 • ACER 4/2004 della crescita del germoglio in alberi senescenti. Lo stesso autore, riferendosi a ricerche precedenti su conifere, sostiene che quando le branche invecchiano, l’angolo di inserzione sul tronco aumenta, così che la struttura della chioma si modifica considerevolmente. Questo deve essere tenuto in considerazione nella gestione degli alberi monumentali. Cambiamenti nel legno Negli alberi senescenti o in quelli più vecchi, il legno non ha caratteristiche uniformi lungo tutto il tronco: c’è uno schema definito nel suo sviluppo che riflette i cambiamenti di attività del cambio vascolare e quelli nella differenziazione cellulare durante i diversi periodi della vita di un albero (16). In effetti, diverse e importanti trasformazioni anatomiche che si manifestano durante l’invecchiamento dell’albero influenzano la qualità del legno. Kozlowski (18), riassumendo relazioni di altri autori, afferma ▼ Cambiamenti nella crescita vegetativa che con l’aumentare dell’età la percentuale di legno formatosi durante la stagione avanzata aumenta per un certo numero di anni e il cambiamento è accompagnato da un incremento di peso specifico e durezza. Negli alberi più che maturi, in ogni caso, il peso specifico del legno spesso declina e il legno autunnale prodotto è molto limitato, se non assente. Inoltre, il legno più che maturo può avere un contenuto più alto di lignina e più basso di cellulosa rispetto a quello di un albero giovane. Un altro cambiamento di importanza fondamentale che riguarda le caratteristiche anatomiche e meccaniche del legno è la formazione del duramen. Come noto, il legno degli alberi giovani è interamente composto da alburno che è fisiologicamente attivo (contiene dal 5 al 40% di cellule vive) perché serve come via di traslocazione per acqua e minerali (18). Secondo Shigo (28) i cambiamenti nel legno associati all’invecchiamento sono il risultato di un processo geneticamente controllato e sono principalmente funzionali, perché, dopo un po’ di tempo, il parenchima in ogni zona del legno perde il protoplasto vivente e i vasi e le tracheidi interrompono la funzione conduttiva (16). È opinione comune che, successivamente a questi cambiamenti, l’unica funzione del legno sia quella di supporto e deposito di materiali di scarto, ed è considerato fisiologicamente inattivo, sebbene sia stato ipotizzato che esso possa ancora servire come riserva d’acqua. Quando l’alburno si trasforma in duramen si verificano alcuni cambiamenti fisiologici e anatomici. Questi includono: reazioni metaboliche alterate; variazioni nell’attività enzimatica (aumento dell’attività della perossidasi); impoverimento delle riserve di amido e nutrienti; imbrunimento dello xilema associato alla deposizione di gomme, resine e composti fenolici, tannici, coloranti; cambiamenti nella densità del legno e anatomici quali aumento del collassamento delle pareti nelle gimnosperme, formazione di tillosi (costituite dal protoplasma delle cellule parenchimatiche e dalle diverse sostanze che contenevano quali amido, cristalli, resine, gomme) nelle angiosperme; diminuzione nel contenuto di umidità (16, 18, 14). Queste modifiche possono avere una diretta influenza sulla resistenza del legno alle malattie, dato che il duramen è meno incline agli attacchi da parte di funghi e insetti; ciò pare dovuto al più alto contenuto in sostanze conservanti, sebbene questo concetto sia stato contestato da vecchi e nuovi studi dai quali emerge che nel duramen esiste ossigeno sufficiente per lo sviluppo dei funghi, mentre l’alburno, più umido, non contiene aria sufficiente per poter costituire un ottimale substrato di crescita per i funghi patogeni o agenti di carie (16, 23). Il decadimento del legno interno può essere positivo poiché le cavità sono parte di un processo di riciclo di nutrienti e gli alberi, ESTRATTO DA ACER ARBORICOLTURA © IL VERDE EDITORIALE MILANO ▼ come affermano alcuni autori (23), possono utilizzare i prodotti della carie del legno all’interno del tronco, producendo radici aeree che si dipartono da quelle nel suolo e raggiungono la fonte di nutrimento nel tronco stesso. ■ Bibliografia 1) BARNARD H.R., RYAN M.G., 2003. A test of the hydraulic limitation hypothesis in fast-growing Eucalyptus saligna. Plant, Cell and Environment, 26:1235-1245. 2) BATTAGLIA M., 2001. Stand age effects on productivity in forests: representation in models and influence on net ecosystem exchange. Nee Workshop Proceedings, 18-20 April 2001: 50-57. 3) BECKER P., MEINZER F.C., WULLSCHLEGER S.D., 2000. Hydraulic limitations of tree height: a critique. Functional Ecology, 14: 4-11. 4) BERNATSKY A., 1978. Tree ecology and preservation, Elsevier, Amsterdam. 5) BOND B.J., 2000. Age-related changes in photosynthesis of woody plants. Trends in Plant Science, 5 (8):349-353. 6) CLARK J.R., 1983. Age-related changes in trees. Journal of Arboriculture, 9 (8): 201-205. 7) CLARK J.R, MATHENY N., 1991. Management of mature trees. Journal of Arboriculture, 17 (7): 173-184. 8) CODER K.D., 2002. How trees age: constraints of size, resource control & growth. International Society of Arboriculture, European Chapter Conference, Oslo 18-21 June, 2002. 9) DAY M.E., G REENWOOD M.S.,W HITE A.S., 2001. Age-related changes in foliar morphology and physiology in red spruce and their influence on declining photosynthetic rates and productivity with tree age. Tree Physiology, 21:11951204. 10) DEL TREDICI P., 2000. Aging and rejuvenation in trees. Arnoldia, Winter 19992000: 10-16. 11) FAY N., 2002. Environmental arboriculture, tree ecology and veteran tree management. Arboricultural Journal, 26: 213-238. 12) FONTANIER E.J., JONKERS H., 1976. Juvenility and maturity of plants as influenced by their ontogenetical and physiological aging. Acta Horticulturae, 427: 37-44. 13) GREENWOOD M.S., 1995. Juvenility and maturation in conifers: current concepts. Tree Physiology, 15: 433-438. 14) GJERDRUM P., 2003. Heartwood in relation to age and growth rate in Pinus sylvestris L. in Scandinavia. Forestry, 76 (4): 413-417. 15) G RULKE N.E., RETZLAFF W.A., 2001. Changes in physiological attributes of ponderosa pine from seedling to mature tree. Tree Physiology, 21: 275-286. 16) JANE F.W., 1970. The structure of the wood. Adam & Charles Black, London, II Edition. 17) ISHII H., CLEMENT J.P, SHAW D.C., 2000. Branch growth and crown form in old coastal Douglas-fir. Forest Ecology and Management, 131: 81-91. 18) KOZLOWSKI T.T., 1971. Growth and development of trees. Academic Press, New York and London (Vol. I) . 19) MCDOWELL N., BARNARD H., BOND B.J., HINCKLEY T., HUBBARD R.M., ISHII. H., K ÖSTNER B., M AGNANI F., M ARSHALL J.D., MEINZER F.C., PHILLIPS N., RYAN M.G., WHITEHEAD D., 2002. The relationship between tree height and leaf area: sapwood area ratio. Oecologia, 132: 12-20. 20) MOORBY J., WAREING P.F., 1963. Aging in woody plants. Annals of Botany, 27 (106): 291-307. 21) NOODÉN L.D., LEOPOLD A.C., 1988. Senescence and aging in plants. Academic Press, San Diego (CA). 22)P HILLIPS N., B OND B.J., M C D OWELL N.G., RYAN M.G., 2002. Canopy and hydraulic conductance in young, mature and old Douglas-fir trees. Tree Physiology, 22: 205-211. 23) READ H.J. (Editor), 2000. Veteran trees. A guide to good management. Veteran Trees Initiative. English Nature, Peterborough. 24) RITCHIE G.A., KEELEY J.W., 1994. Maturation in Douglas-fir. I. Changes in stem, branch and foliage characteristics associated with ontogenetic aging. Tree Physiology, 14: 1245-1259. 25) ROSS J., O’NEILL D., 2001. New interactions between classical plant hormones. Trends in Plant Science, 6 (1): 2-4. 26) RUST S., ROLOFF A., 2002. Reduced photosynthesis in old oak (Quercus robur): Sopra, Quercus rubra e, a sinistra, Salix babylonica “Pendula”. In alto, fusto di Fagus sylvatica “Atropunicea”. the impact of crown and hydraulic architecture. Tree Physiology, 22: 597-601. 27) RYAN M.G.,YODER B.J., 1997. Hydraulic limits to tree height and tree growth. Bioscience, 47: 235-242. 28) SHIGO A.L.,1984. Compartmentalization: a conceptual framework for understanding how trees grow and defend themselves. Annual Review of Phytopathology, 22: 189-214. 29) TRIPPI V.S., 1963. Studies on ontogeny and senility in plants. I. Changes of growth vigor during the juvenile and adult phase of ontogeny in Tilia parviflora, and growth in juvenile and adult zobes of Tilia, Ilex aquifolium and Robinia pseudoacacia. Phyton, 20 (2):137-145. 30) WEST G.B., BROWN J.H., ENQUIST B.J., 1999. A general model for the structure and allometry of plant vascular systems. Nature, 400 (12): 664-667. Versione italiana della relazione “Management of monumental trees: review on the effects on physiological balance and tree biomechanics” tenuta al convegno “Trees of history” di Torino del 1° e 2 aprile 2004. Abstract Treating veterans Ageing in trees, still not fully researched for the entire tree, shows a series of management consequences that it is better to know. Before dealing with action techniques and their effects on the physiological and biomechanical balance of monumental trees, some explanations about the language used and an analysis of the various changes (physiological, anatomic, in plant growth and in the features of the wood) that take place during the ageing process. ACER 4/2004 • 46