Integrazione imprenditoriale - Relazione finale

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Integrazione imprenditoriale - Relazione finale
RELAZIONE FINALE
COLOPHON
INTEGRAZIONE IMPRENDITORIALE
Camera di Commercio di Prato
Prato, Ottobre 2016
Coordinamento Editoriale
Silvia Gambi
Autori
Nicola Angelillo
Ambra Collino
Crina Romonti
Sabrina Tortolani
Collaborazione Contenuti
Dario Caserta
Creatività e Layout
Flod.it
® riproduzione riservata
R E L A Z I O N E
F I N A L E
INTRODUZIONE
LUCA
GIUSTI
Presidente
Camera di Commercio di Prato
Integrazione imprenditoriale: in queste due parole si concentra una sfida molto ambiziosa, che Prato
negli ultimi anni ha dovuto raccogliere e cercare di segnare qualche punto. Perché la sfida è ancora in
corso, naturalmente. Viviamo in un territorio dove sono presenti imprenditori di tante etnie diverse e far
comprendere e rispettare le norme non è semplice. Soprattutto non è facile trasmettere il valore positivo
delle norme: per una convivenza civile è necessario rispettare delle regole che ci si danno e che cercano di
tutelare valori fondamentali. Lavoro, salute, ambiente, sicurezza, territorio: sono tutti aspetti che devono
essere tenuti in considerazione nella nostra società. Avvalendoci del lavoro e della professionalità dei
tecnici ASCI, grazie al sostegno della Regione Toscana, abbiamo affiancato al nostro consueto lavoro di
mediazione in lingua cinese anche un lavoro sul campo, fatto andando ad incontrare le aziende nella loro
sede. Abbiamo cercato di aiutarle ad acquisire consapevolezza sulle norme che devono essere rispettate
e anche sulla loro ragione di essere, perché solo con un dialogo costruttivo è possibile immaginare di far
crescere il nostro sistema imprenditoriale, con l’integrazione di tutte le forze in campo. I risultati di questo
lavoro sono contenuti in questo report e ci offrono un quadro complesso, che ha tante facce. Ci sono
imprese che non esistono più, imprese che non aprono la porta, imprese che credono di essere in regola e
imprese che lo sono davvero. E’ a tutte queste situazioni che dobbiamo dare una risposta, con un lavoro
che ci deve vedere impegnati anche nei prossimi anni insieme alle altre forze coinvolte.
Proprio parlando di futuro, abbiamo voluto anche svolgere un focus sulla realtà delle imprese giovanili
cinesi, per capire cosa fanno, quali settori preferiscono, quali esigenze manifestano. Il contatto non è
semplice e il dialogo risulta quindi difficoltoso, ma abbiamo voluto provarci, perché pensiamo che sia
questa la strada. Stabilire connessioni, cercare temi comuni di confronto, far comprendere che sentirsi
parte di un territorio significa anche rispettarne le regole e impegnarsi per la crescita generale. Da questo
lavoro emergono riflessioni interessanti, nuovi spunti per portare avanti un lavoro che dovremo portare
avanti ancora a lungo.
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I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
INTRODUZIONE
VINICIO
BIAGI
Dirigente Area di Coordinamento
“Politiche di solidarietà sociale e integrazione
socio-sanitaria”
La Regione Toscana, con il Progetto integrato per lo sviluppo dell’area pratese, ha iniziato dal 2011
un lavoro coordinato e diffuso per mettere in campo una strategia di integrazione imprenditoriale e
promozione della cultura della legalità presso l’imprenditoria del territorio, anche di matrice etnica.
Dapprima le esperienze pilota realizzate con i progetti ASCI – Agenti per lo Sviluppo di Cultura e Impresa
e FACE – Formazione, Autovalutazione e Consulenza per l’Emersione – Xianmianmao hanno sperimentato
un intervento strutturato, contribuendo a formare risorse professionali con competenze specifiche e
multiculturali capaci di dialogare in modo efficace anche con la comunità imprenditoriale cinese
(i “Tecnici per la Valorizzazione delle Risorse Locali”, specializzati in promozione dello sviluppo locale
all’interno delle aziende, con particolare riferimento alla cultura della legalità) e realizzando dei veri e
propri “check-up” aziendali per l’integrazione imprenditoriale che hanno coinvolto su base volontaria più
di 150 imprese.
Sulla base degli esiti di questa prima sperimentazione, la collaborazione con la Camera di Commercio
di Prato per la realizzazione del progetto “Integrazione imprenditoriale” ha consentito di sviluppare
un approccio innovativo e articolato, alla ricerca di connessioni con l’imprenditoria pratese di origine
straniera, allo scopo di sviluppare e di qualificare la capacità degli imprenditori stessi di essere
protagonisti, di costruire una rete di relazioni efficace sul territorio e di certificare il proprio prodotto .
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R E L A Z I O N E
F I N A L E
IMPRENDITORIA
G I OVA N I L E C I N E S E
A P R AT O
NUOVE FORME DI IMPRESA E
PROSPETTIVE DI SVILUPPO LOCALE
A cura di
AMBRA COLLINO
Introduzione
p/4
#1 Il contesto teorico
p/5
#2 I cinesi a Prato: peculiarità del distretto e dinamiche migratorie
p/7
#3 Case study: le imprese straniere a conduzione giovanile
p/11
# 3.1 Definizione e descrizione del caso studio di riferimento
p/11
# 3.2 Metodologia
p/14
# 3.3 Profilo dei giovani imprenditori stranieri nel distretto pratese
p/16
# 4 Conclusioni e possibili implicazioni di policy locale
p/29
Bibliografia
p/31
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INTRODUZIONE
L
a provincia di Prato è stata indicata come la
provincia italiana con la più alta percentuale
di popolazione immigrata sulla popolazione
residente (pari al 15,4%) ed e’ anche fra le province
italiane con il più alto numero di imprese con un
titolare straniero (Irpet, 2015).
Ciò che riteniamo importante è, quindi, conoscere più
a fondo le dinamiche ed i rapporti esterni ed interni
della comunità imprenditoriale cinese di Prato per
poter tracciare azioni di sviluppo comprendendo
le attuali peculiarità e le opportunità di interazione
future.
Questo report nasce dall’analisi effettuata durante
lo svolgimento del corso per la formazione di
tecnici ASCI, che si è posto l’obiettivo di formare
figure con competenze trasversali in grado di
analizzare il contesto territoriale di riferimento
ponendo l’attenzione su questioni specifiche, non
solo economiche, ma anche culturali, che fossero
in grado di cogliere elementi tecnici e peculiarità
culturali delle singole comunità insediate sul territorio
pratese fornendo alle istituzioni ed agli enti preposti
soluzioni e consigli ad hoc a supporto delle attività di
monitoraggio ed operative sul campo.
Il report è suddiviso in tre parti: in primis, verrà
fornito un quadro teorico di riferimento, che si pone
l’obiettivo di dare al lettore una panoramica generale
che riveda la principale letteratura di riferimento
sull’argomento.
L’obiettivo che si pone questo report, pensato e
realizzato all’interno del ++++++ finanziato dalla
Camera di Commercio di Prato, è quello di analizzare
appunto alcuni elementi nuovi, che sono emersi
durante il percorso di studi: vi è prima di tutto la
consapevolezza di nuove forme di imprenditoria che
hanno, sotto diversi punti di vista, mutato l’assetto
locale delle imprese cinesi e ne hanno differenziato le
attività e gli obiettivi produttivi.
La nostra riflessione è partita dalla presa di coscienza
che sull’argomento si sono avvicendate voci e opinioni
diverse spesso fondate sull’analisi delle attività
della comunità cinese attraverso luoghi comuni.
Questo, secondo noi, è una modalità di analisi
incompleta che non tiene conto dei cambiamenti
interni (dinamiche e flussi migratori, sviluppo di
nuclei famigliari cinesi a Prato e susseguirsi di diverse
generazioni di imprenditori e lavoratori all’interno
dell’enclave) ed esterni(cambiamenti nell’assetto
economico internazionale, decrescita del PIL cinese e
conseguente rallentamento dell’economia interna e
mutamento del mercato del lavoro cinese) che hanno
avuto una certa ripercussione sulla comunità cinese
presente sul territorio pratese.
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Nella seconda parte, invece, si approfondirà la storia
della comunità cinese presente a Prato, delineandone
peculiarità in termini distrettuali e dinamiche
migratorie.
L’ultima parte, che rappresenta il focus del nostro
lavoro, si concentrerà su una precisa categoria
di imprenditori cinesi presenti sul territorio,
rappresentata dai giovani cinesi che hanno deciso di
dirigere aziende ed attività a Prato.
Ci focalizzeremo sulle loro storie e cercheremo di
comprendere quali siano i loro comportamenti nei
confronti del contesto industriale, della società e della
cultura che li circonda.
Loro, secondo noi, rappresentano il presente e il
futuro della comunità cinese, che si evolve, muta e
diventa parte sempre più integrante in un contesto
economico locale nel quale non sono più ammissibili
categorizzazioni, etichettature e differenziazioni
culturali. La globalizzazione ci ha portati
all’interazione continua ed è per questo che pensiamo
che i giovani imprenditori cinesi fungano ponte tra due
comunità che presentano infinite similitudini e punti
di contatto, economici, culturali e sociali.
Speriamo quindi che questo lavoro possa essere da
spunto per trovare nuovi punti di incontro e nuove
forme di dialogo per uno sviluppo futuro armonioso.
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F I N A L E
Il contesto teorico
Il territorio provinciale pratese conta da anni una forte concentrazione di cittadini cinesi: si tratta di una presenza
numerica tra le più alte in Europa che fa si che le relazioni tra la Provincia di Prato e la comunità cinese siano
diventate sempre più forti ed interdipendenti. Nel caso specifico della nostra ricerca, il contesto teorico di
riferimento prende spunto dagli studi più rilevanti sui fenomeni migratori in generale e, nello specifico, di quelli
dalle province costiere cinesi verso l’Italia (Berti, Pedone e Valzania, 2013; Bracci (2009), Ceccagno (2003, 2004,
2009); Colombi, 2002; Marsden e Caserta, 2010). Gli studi sulla materia, iniziati intorno agli anni ’90, si focalizzano
su diversi aspetti relativi a questo fenomeno ed è quindi utile un richiamo ai risultati per comprendere al
meglio motivazioni e specificità del nostro lavoro. Come indicato nello studio di Berti, Pedone e Valzania (2013),
possiamo collocare ai primi anni Novanta l’origine degli studi sulla presenza cinese in Italia, che, seppur ancora
marginale dal punto di vista quantitativo, si manifestava quale un aspetto di assoluta novità: veniva definita
un’immigrazione silenziosa, dalle dimensioni ridotte ma in rapida espansione (erano 520 i residenti cinesi
registrati all’anagrafe di Prato nel 1990 e 210 le imprese cinesi registrate alla Camera di Commercio nel 1992).
Gli studi in materia si diramarono su due macro-aree di ricerca: da un lato economico-industriale (cfr. Becattini,
1997; Colombi, 2002) e dall’altro socio-culturale (cfr. Ceccagno, Omodeo 1995; Tassinari 1994; Ceccagno
2003c) concentrandosi sul peso e sull’evoluzione delle attività commerciali cinesi inserite nel contesto pratese
prendendo in considerazione la cornice sociale di inserimento della comunità.
I primi risultati fecero emergere il peso del fenomeno sull’industria locale pratese sottolineando la loro natura
controterzista e la tendenza all’agglomerazione geografica con conseguenti difficoltà di integrazione sociale.
Questi studi, che rappresentano la base dalla quale si sono poi sviluppati e concentrati gli approfondimenti in
materia, hanno subito diverse interpretazioni talvolta scorrette, che hanno diffuso una certa idea nei confronti
della comunità cinese, cioè etnicamente predisposta all’isolamento culturale ed economico.
Gli anni duemila videro un rapido aumento della comunità sul territorio ed una decisiva trasformazione e
strutturazione del distretto produttivo cinese: le imprese passarono da 1499 nel 2001 a 4840 nel 2010.
Questo portò anche ad un mutamento della natura del distretto dalla sola subfornitura alla produzione di
abbigliamento in conto proprio (dai disegni dei modelli alla vendita) creando una fitta rete distrettuale di
subfornitori cinesi.
Da qui gli studi hanno subito una notevole evoluzione, approfondendo diversi aspetti relativi alla “chiusura” e
l’apparente isolamento del distretto cinese dal contesto circostante, le dinamiche di mobilità sociale interne ed
esterne, il mercato del lavoro ed il lavoro sommerso, l’integrazione delle comunità con un focus specifico sulle
seconde generazioni di migranti e sui giovani cinesi cresciuti a Prato.
Gli studi appaiono estremamente eterogenei e privi, purtroppo, di un filo comune di ricerca, sinonimo di mancata
sistematicità nel processo di studio su un fenomeno del tutto rilevante sia socialmente che economicamente;
a questo, come dicevamo prima, si aggiungono il rafforzamento di stereotipi e di interpretazioni troppo
generaliste/culturaliste, che non tenevano conto di aspetti peculiari della comunità di riferimento.
Analizzando i lavori di Johanson G. Smyth R. French R. (2009), Marsden A. Caserta D. (2010), Berti- Valzania (2010)
e Wu. B. (2010), troviamo spunti interessanti di riflessione mutuati dalla diversità di approccio analitico alla
questione.
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La comunità cinese non è più un blocco monolitico privo di diversità, bensì diventa un “territorio” da analizzare
con la lente di ingrandimento, caratterizzato da un’eterogeneità interna importante.
Sono quindi importanti le novità prodotte dalla maturazione del fenomeno migratorio, dal ruolo delle giovani
generazioni e dai processi di mobilità sociale attivati sul territorio (Berti, Valzania 2010).
Inoltre i cambiamenti globali hanno fatto emergere incontri, interazioni, scambi e collaborazioni tra
lapopolazione cinese e quella autoctona. Innanzitutto di tipo economicoma anche, non meno importanti,
attraverso “silenziosi processi di integrazionesociale” (Marsden 2011). A questo è legato quindi il cambiamento
della ricerca sul fenomeno, che rileva una maggiore consapevolezza dell’interrelazione tra il paese di origine
ed il contesto pratese: le dinamiche locali in Cina e le trasformazioni economico-sociali in atto non sono
slegate da quelle della comunità cinese a Prato e vanno perciò analizzati i forti legami intracomunitari e le reti
transnazionali. Da qui gli studi comparati di analisi del distretto industriale in Cina ed a Prato, i flussi migratori
ed il suo rapporto con il fabbisogno sul mercato del lavoro locale, le differenti chiavi di lettura del fenomeno.
Possiamo quindi ritrovare, come evidenziato da Berti , Valzania e Pedone (2013), diversi filoni di studio della
comunità: aspetti socio-culturali, focus sul sistema scolastico e sulle dinamiche di integrazione (Renzo Rastrelli
e Antonella Ceccagno; antropologia urbana (Massimo Bressan, IRIS); rapporti sull’immigrazione (Fabio Bracci,
ASEL); aspetti sociali ed economici (Monash University); studi sul distretto e sulle attività produttive (Marco
Bellandi, Daniela Toccafondi, Gabi Dei Ottati).
Il punto focale di queste ricerche si concentra sul cambio di rotta del fenomeno migratorio cinese a Prato e la
necessità di una nuova analisi: son diverse le strategie economiche e produttive (non più contoterzismo ma
“pronto moda”) e le aspettative del cittadino cinese sul proprio futuro (diverso sistema valoriale di riferimento e
nuove dinamiche lavorative).
Nonostante l’evoluzione degli studi e la diversità di approcci evidenziati precedentemente, purtroppo la
discontinuità degli studi (spesso collegata strettamente alla visione della politica locale) e la conseguente
diversità di obiettivi ha fatto si che rimanesse diffusa una visione ormai obsoleta della comunità, considerata
come separata da quella locale e nettamente diversa (per composizione e dinamiche comportamentali) dalle
restanti straniere presenti sul territorio.
Il cinese, lavoratore o cittadino che sia, rappresentato come nemico a cui contrapporsi (Bracci, 2012) in un
contesto sociale cittadino difficile in cui si esacerbano razzismo e discriminazione e la comunità cinese diventa,
indistintamente, spesso vittima di attacchi e colpevolizzazioni.
Come osservano Berti e Valzania (2013), la ricerca ha tentato in questi anni di mettere sotto osservazione critica il
cosiddetto “distretto parallelo” (Ceccagno 2006; Rastrelli 2003; Bracci 2008; Bressan 2011; Bracci, Valzania 2012)
e le letture ideologiche di tipo identitario (Bracci 2012). Ciò nonostante, ciò rimane circoscritto alla comunità
scientifica e risulta ancora scarsa la capacità di penetrazione nella discussione pubblica.
[1 ]
Come evidenziato da Marsden (2011: 13): “(..) Caratteristiche proprie dei distretti industriali (quali lo stretto rapporto tra famiglia e impresa
e l’elevata diffusione dell’economia informale) sono rapidamente divenute, nella rappresentazione offerta dagli organi di informazione
e da numerose istituzioni, caratteristiche cinesi, strettamente legate alla chiusura e al rifiuto di integrarsi della popolazione cinese, ed
all’analisi delle complesse interazioni tra italiani e cinesi nello sviluppo delle dinamiche di mercato si è frequentemente sostituito un
approccio culturalista, teso ad esaltare la presunta separatezza e irriducibile alterità degli imprenditori cinesi e delle loro aziende”.
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F I N A L E
I cinesi a Prato: peculiarità del distretto e dinamiche migratorie
Numerosi sono gli studi sul percorso evolutivo del distretto tessile cinese a Prato e riteniamo utile un breve
richiamo ad alcuni aspetti utili alla nostra analisi.
E’ necessaria una visione ampia e macro del fenomeno, come traspare dall’attenta analisi di Valentina Pedone
(Berti, Valzania, Pedone, 2013, pag.59) che, partendo dal termine 出国(chuguo, uscire dal paese) illustra
dinamiche, flussi migratori e peculiarità dei territori di provenienza dei migranti a Prato.
A causa dello sviluppo e delle politica di apertura del paese (cfr. introduzione), si sono distinte diverse fasi
evolutive dei flussi migratori all’estero, che potremmo suddividere come segue:
Fase I:1900-1940
Questi anni, caratterizzati dal primo conflitto mondiale e dalla conseguente fabbisogno di manodopera favorì i
flussi migratori dalla province costiere cinesi (Guangdong, Fujian e Zhejiang) verso la Gran Bretagna (impiegati
soprattutto come marinai e scaricatori). Alla fine del conflitto parte dei migranti si stabilì in Europa creando
successivamente la prima comunità cinese in Italia (Pieke 1998). Fino alla Seconda guerra mondiale comunque
il 90% circa di tutti i cinesi residenti all’estero ancora si trovava nel Sud-Est asiatico, prima e principale meta
migratoria cinese da sempre (Wang 2007).
Fase II: 1940-1980
La fondazione della RPC portò una serie di vincoli restrittivi sul fronte della migrazione all’estero fermando in
parte i flussi migratori verso l’Europa.
Rimasero però liberi i canali migratori da Hong Kong verso la Gran Bretagna e dai paesi del sud-est asiatico (in
fase di decolonizzazione) verso i paesi a cui erano legati (Paesi Bassi, Francia e Portogallo).
Il fenomeno ed il numero risultava ancora circoscritto.
I migranti di questo periodo vengono definiti, come sottolinea Valentina Pedone, 华侨(huaqiao), termine spesso
tradotto con “cinesi d’oltremare”. Questa tipologiadi migranti si è spostata, spinta da specifici push and pull
factors(Hirsch, 2005),in diverse aree del mondo (solo in piccola parte in Europa) ed ha sviluppatosue tradizioni e
suoi tratti culturali.
Fase III: 1978-2008
In seguito alla fine del maoismo ed alla presa di potere da parte di Deng Xiaoping, il paese intraprese un lungo
processo di apertura (open-door policy) che permise alla Cina un rapido (troppo!) sviluppo economico e portò
ad una serie di cambiamenti repentini: la creazione di quattro zone economiche speciali (ZES) sulla costa,
l’implementazione di riforme economiche importanti nelle province del paese e liberalizzazioni economiche che
hanno agevolato massicciamente il fenomeno migratorio interno (dalle aree rurali alla costa) e verso l’estero.
La migrazione internazionale è stata vista, da parte di molti lavoratori cinesi, come un’opportunità di
arricchimento e di miglioramento delle proprie condizioni di vita in alternativa al mercato del lavoro locale.
[2]
Per un approfondimento sul tema, consultare (Pieke F.N. (2001), Recent Trends in Chinese Migration to Europe: Fujianese Migration in
Perpective, in IOM Research Series, 6.– (2012), Immigrant China, in “Modern China”, 38, 40, 41-77.Pieke F.N., Nyíri P., Thunø M., Ceccagno A.
(2004), TransnationalChinese, Stanford, Stanford University Press.
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In particolare, i flussi migratori riguardano le zone di Fujian, Zhejiang e Dongbei (Manciura), sulle quali vanno
fatte alcune precisazioni di tipo culturale/sociale (cfr. 2.2). Questa tipologia di migranti viene spesso definita 新
移民(xinyimin), nuovi migranti, con peculiarità valoriali e culturali diverse rispetto alla precedente generazione
di migranti.
Fase IV: 2008Anche se non corredati da molti studi, il periodo successivo alla crisi finanziaria del 2008 rileva un’inversione di
tendenza nei flussi migratori verso l’Europa e verso l’Italia dei lavoratori migranti cinesi.
Nello specifico del contesto italiano, sembra che molti imprenditori cinesi e lavoratori considerino di gran
lunga più conveniente il rientro in Cina, dati gli alti costi di manodopera, produzione e la diminuzione delle
esportazioni e delle vendite a livello italiano/europeo dovute alla crisi finanziaria.
Parallelamente, si iniziano a riscontrare problemi nell’approvvigionamento della forza lavoro, soprattutto a
causa di una forte diminuzione dei migranti sul territorio e ad un diverso sistema valoriale e di aspettative delle
nuove generazioni di lavoratori cinesi.
Per comprendere al meglio chi sono i cittadini cinesi a Prato, è necessaria una premessa sulle peculiarità
culturali della comunità che, come abbiamo visto, presenta caratteristiche diverse in base al periodo di arrivo in
Italia e, non meno trascurabile, alle zone di provenienza.
I migranti provenienti dal Zhejiang costituiscono almeno l’80% dei cinesi in Italia, mentre gli altri due flussi
(Fujian e Manciuria) ne costituiscono insieme solo il 10% circa (Cologna 2004).
In generale, la provincia dello Zhejiang è caratterizzata da una forte propensione al commercio e da uninnato
spirito imprenditoriale che fonda le sue radici nell’antichità.
La zona del sud-est dello Zhejiang ha vissuto un certo isolamento nel periodo maoista in cui questa
caratteristica (l’imprenditorialità) era naturalmente vista come un segno di insubordinazione alle direttive
centrali. In effetti è soprattutto proprio durante l’epoca maoista che paradossalmente si sono andate
esasperando alcune tendenze, laddove il governo centrale, poco incline appunto ad accettare le numerose
violazioni al divieto di svolgere attività commerciali private, ha limitato molto gli investimenti di denaro pubblico
in questa zona, di fatto alimentando una sorta di spinta all’autogestione (Pedone, 2013).
Nello specifico Wenzhou, ha delle caratteristiche tali da essere divenuta la patria diuno specifico modello di
produzione detto appunto dagli osservatoriinternazionali e dagli stessi politici cinesi il Wenzhou model (温州
模式) (cfr. Bellandi, Biggeri). Questo modello, in parte osteggiato e del tutto marginalizzato durante il maoismo,
è di fatto stato preso come esempio di successo a partire dagli anni ’80 dall’ascesa di Deng Xiaoping, che al
contrario lo supportò investendo e proponendolo come modello anche in altre zone del paese.
Questo comportò una replica dei principi e dei modelli distrettuali Wenzhounesi ed alimento una massiccia
emigrazione verso l’estero proprio a partire dagli anni ’80.
Il profilo di questi migranti risulta interessante proprio in considerazione del contesto di partenza: essi non
fuggivano dalla povertà bensì, spinti dall’innato spirito imprenditoriale, lasciavano la Cina in cerca di maggiore
fortuna e per fare impresa.
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A differenza dei cinesi dello Zhejiang, quelli del Fujian provengono da una zona in cui vi era un alto tasso di
disoccupazione dovuto allo smantellamento delle industrie statali nel periodo post-Mao: la loro condizione
di partenza e le spinte all’emigrazione risultano quindi molto diverse ed è anche questo il motivo per cui
attualmente essi occupino le posizione più basse all’interno dell’enclave cinese, lavorando principalmente come
forza lavoro a basso costo a condizioni molto dure nelle imprese dei Wenzhouesi.
Un’ultima precisazione va fatta nei confronti della comunità meno numerosa presente sul nostro territorio,
ovvero quella proveniente dal Dongbei (la cosiddetta Manciuria).
Secondo le ricerche di Valentina Pedone, questi migranti vengono definiti “migranti di metà carriera”, costituiti
cioè da persone che hanno perso il proprio posto di lavoro a causa di uno smantellamento delle grosse industrie
pesanti presenti nelle province di Jilin, Liaoning ed Heilongjiang.
I migranti uomini trovano spesso lavoro nelle aziende dei Wenzhounesi e le donne, data la buona pronuncia in
cinese standard, spesso vengono impiegate come baby- sitter nelle famiglie cinesi (ma data le poche garanzie
sociali e contrattuali finiscono nei canali della prostituzione).
L’eterogeneità nella composizione dell’enclave di migranti sul territorio pratese è alla base del diverso sviluppo
delle attività produttive e dei settori di riferimento della comunità, nonché delle diverse relazioni che hanno
permesso al distretto di svilupparsi ed evolvere nel tempo. Come analizzato nel rapporto IRPET, le reti sociali ed
economiche nei cluster di imprese cinesi sul territorio pratese presentano peculiarità simili a quelle dei distretti
di provenienza delle comunità cinesi.
Seguendo il cosiddetto modello interattivo tra fattori dal lato dell’offerta (caratteri dei migranti) e fattori dal
lato della domanda (struttura delle opportunità nel contesto di immigrazione, Waldinger, Aldrich, Ward 1990),
il cluster di imprese a conduzione cinese ha subito un’evoluzione importante sul territorio diventando, in pochi
anni, parte fondante e fondamentale del sistema industriale pratese, per le sue caratteristiche ed i volumi di
produzione.
Grazie agli approfondimenti di Marsden (2002), sono stati messi in luce i tanti punti in comune tra il distretto
cinese a Prato e quello di Wenzhou: presenza di micro-imprese a conduzione familiare, importanza delle reti di
relazioni personali per l’ampliamento e la buona resa del distretto e specializzazione settoriale.
Il distretto ha subito una serie di modifiche importanti passando da terzista (offrendo la stiratura o la
“bottonatura” e la cucitura dei capi) Guercini 2002, Iris 1997 a lavorazioni pronto moda (Colombi2002b, pp. 3133).
Oltre agli aspetti prettamente economici, ciò che emergeva da queste ricerche erano i punti in comune con
il distretto locale cinese: lavoro irregolare, forte interconnessione tra le aziende, creazione di un cluster
apparentemente impenetrabile e a circuito chiuso, competitività a livello di costi, produzione just in time ed alto
turnover dei lavoratori (reclutati esclusivamente all’interno della stessa enclave).
“Gli abiti di Prato sono freschi come i frutti di mare di Wenzhou” , dichiara un imprenditore locale, in riferimento
alla portata ed all’importanza chiave del distretto in Italia ed in Europa.
Ciò che emerge da una ricerca a cui ho collaborato nel 2012 durante il dottorato di ricerca con il Prof. Biggeri e
la ricercatrice Zhou Huanhuai, identifica il contesto di riferimento nella provincia dello Zhejiang e ritrova molti
punti in comune tra il modello di sviluppo industriale di questa provincia e la realtà italiana soprattutto in termini
di clusterizzazione del sistema industriale.
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Da un punto di vista economico, le imprese cinesi presenti nella provincia di Prato e di Firenze possono essere
suddivise principalmente in tre macro categorie: alta moda, fornitura per noti marchi italiani di lusso e imprese
famigliari.
Questa differenziazione ci permette di comprendere le peculiarità e le complessità di un cluster che, molto
spesso, viene identificato come realtà monolitica priva di differenze al suo interno.
Le prima due categorie rientrano nel cosiddetto processo di sviluppo virtuoso (high road), in cui i differenti
attori del sistema locale cooperano e competono allo stesso tempo, in ciò stimolando una maggiore efficienza
sistemica, e quindi maggiore innovazione e competitività del sistema produttivo. Un ambiente competitivo non
distruttivo conferisce alle imprese i giusti incentivi a innovare. Un ambiente collaborativo consente alle imprese
di coagulare risorse quando richiesto dalle condizioni di mercato o quando ciò risulti efficiente dal punto di
vista dei costi, nonché di fornire servizi pubblici attraverso l’azione collettiva e l’interazione pubblico-privata
(Bellandi, 2013). L’altra dimensione è quella dello sviluppo umano locale, con le caratteristiche che influiscono
positivamente e più direttamente su tale aspetto, come la salute, l’istruzione, la previdenza sociale, la protezione
dell’ambiente, ecc. Fra le due dimensioni vi sono interdipendenze profonde. Le associazioni di produttori e i
sindacati sono strettamente coinvolti in tale processo, così come le organizzazioni per la formazione e i governi
locali: anzi è dall’azione consapevole di queste associazioni che prendono forza i presupposti per spostare il
sentiero di sviluppo locale verso la high road.
L’ultima categoria, quella delle micro-imprese famigliari, è stato per anni il focus di ricerca di molti studiosi del
sistema industriale pratese, mettendo in luce le peculiarità di questo gruppo, ovvero la dimensione dell’impresa,
la lottizzazione dello spazio e le critiche condizioni lavorative.
Esso rientra nella cosiddetto processo di sviluppo imprenditoriale low road, che ha una dinamicità dipendente
dal mantenimento di investimento di imprese esterne, in cui le imprese locali sono poco specializzate e i rapporti
fra queste sono spesso ridotte alla mera concorrenza per le commesse delle grandi imprese che hanno sedi
nel sistema locale. Il governo locale è scarsamente attivo e vi sono pochi cambiamenti istituzionali, si cerca di
mantenere il costo del lavoro al livello più basso possibile, anche con processi di continua immigrazione da zone
rurali. Nei casi peggiori i lavoratori non dispongono di alcuna forma di protezione sociale.
Sul territorio pratese coesistono e convergono queste due diverse forme di impresa, che inglobano elementi
di high road e di low road: esse continuano ad evolvere, non si fermano ai lavori più dequalificati, incorporano
tecnologia dall’estero, immettono formazione di capitale umano, e sviluppano capacità distrettuali che si
incrociano con quelle delle imprese multinazionali e locali.
Internazionalizzazione ed innovazione sono quindi gli elementi distintivi delle imprese cinesi che hanno deciso
di seguire un modello di sviluppo attento ed oculato, che si pone l’obiettivo di produrre la qualità e di porre
attenzione sui processi e prodotti. Le competenze di questi sistemi produttivi fanno quindi capo a conoscenze
interne ed esterne e si focalizzano sulla rete di relazioni tra imprese e con attori all’interno ed all’esterno del
distretto, nel segno della qualità e dei prodotti e del lavoro, e dell’ibridazione delle conoscenze tecnologiche e
del design, per personalizzare i prodotti alle specificità dei vari mercati nazionali.
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Case study: le imprese straniere a conduzione giovanile
Ogni qualvolta si affronti il tema dell’immigrazione, ci si trova inevitabilmente di fronte a due aspetti: da un lato i
bisogni e la logica funzionale dei paesi di accoglienza, dall’altro il bagaglio esperienziale degli immigrati.
Come sosteneva già nel 1776 Adam Smith “l’uomo è davvero fra tutte le merci la più difficile da importare, poiché
con lui si muove il suo – più o meno ricco-bagaglio esperienziale che incontra la società di importazione”.
Gli immigrati che producono sono gli stessi che, molto spesso, mettono radici nel paese ospitante costruendo
una loro famiglia che sarà presente ed integrata sul territorio (o così dovrebbe essere considerata). Come
sostiene Zanfrini (2007, 35) le tipologie con le quali organizziamo il fenomeno migratorio e lo definiamo più che
riflettere la sua natura obiettiva rispecchiano le aspettative e gli interessi della società di destinazione.
Quest’ultima parte tenterà di concentrarsi sulla globalità del fenomeno migratorio in termini maggiormente
analitici, fornendo in primis una breve rassegna degli studi sulle famiglie di migranti e sulle diversità tra
migranti adulti e giovani, concentrandosi poi sulla comunità cinese presente a Prato. Nonostante la numerosità
di studi sui giovani migranti cinesi a Prato, abbiamo ritenuto opportuno concentrarci su un fenomeno che
tutt’oggi risulta scarsamente studiato, ovvero quello relativo alle imprese a conduzione giovanile presenti sul
territorio pratese. Gli studi sui giovani cinesi sono, infatti, maggiormente concentrati sugli aspetti relativi alla
scolarizzazione, all’integrazione in ambito scolastico, all’analisi socio-culturale del fenomeno, tralasciando
quindi aspetti che, a nostro avviso, risultano di vitale importanza in un contesto industriale globalizzato in cui la
comunità cinese assume un ruolo chiave al suo interno e con l’esterno.
#3.1
Definizione e descrizione del caso studio di riferimento
Molto spesso abbiamo sentito nominare il termine G2, ovvero seconda generazione, in riferimento ai figli
dell’immigrazione nelle società di arrivo.
Questa definizione, spesso abusata, rischia secondo molti studi e anche a nostro avviso, di trasformare il
concetto di seconda generazione in uno stereotipo ingabbiando le infinite traiettorie di vita in schemi soffocanti e
attribuendo sempre un legame con il luogo di nascita dei genitori (Demarie e Molina, 2004).
Bisogna quindi prestare particolare attenzione alle questioni puramente definitorie quando ci si addentra in
un argomento così spinoso e delicato che riguarda e coinvolge una parte consistente dei migranti presenti nel
nostro paese e, anche, sul territorio pratese.
Numerosi sono gli studi che prendono come riferimento questa linea divisoria tra genitori e figli trattando temi
relativi al processo di assimilazione culturale nella società di arrivo (Gordon, 1964), al difficile adattamento alla
società di arrivo ed ai problemi identitari (Castels, Kosack, 1976, 365). Molte teorie di quegli anni rendevano
responsabile solo il migrante del processo di integrazione nelle società di arrivo, senza tener conto del ruolo delle
istituzioni e del governo in questo delicato processo.
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I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
LE SETTE DIMENSIONI DEL
PROCESSO DI ASSIMILAZIONE
E L A B O R AT E D A G O R D O N
C U LT U R A L E
Superficiale adozione del modo di
vita del paese di accoglienza
STRUTTURALE
Inserimento negli organismi della
società di arrivo
CONIUGALE
Matrimoni misti
IDENTIFICAZIONALE
Iniziale identificazione con il paese di
arrivo ed il suo tessuto istituzionale
RECETTIVITÀ
AT T I T U D I N A L E
Cessazione delle rivendicazioni nei
confronti della società di arrivo
(ASSENZA DI PREGIUDIZIO)
RECETTIVITÀ
C O M P O R TA M E N TA L E
(ASSENZA DI DISCRIMINAZIONE)
RECETTIVITÀ CIVICA
(ASSENZA DI CONFLITTO
D I VA LO R I E D I P OT E R E )
Termine delle pratiche
discriminatorie nei confronti degli
immigrati
Inserimento nella vita politica locale
e abbandono di tutte le attività di
tipo etnico
Fonte: Gordon (1964)
In seguito a queste prime teorie lineari, si sono fatte avanti molti altri studiosi che hanno delineato un quadro
del tutto disomogeneo, soprattutto per quanto riguarda i processi di integrazione ed inserimento nella società
dei giovani migranti cosiddetti di “seconda generazione”. Molto spesso risultava del tutto inesatto il processo
di straight line assimilation ed al contrario persistevano fortemente aspetti culturali e tradizionali tipici della
comunità di appartenenza.
Gli studi maggiormente di spicco sull’argomento sono certamente quelli di Colombo (2002) ed Ambrosini (2001)
che si concentrano su analisi dei risultati del processo di assimilazione/integrazione e sulla crisi delle teorie di
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R E L A Z I O N E
F I N A L E
assimilazione elaborate nei decenni precedenti.
Si rileva una mancanza di dispersione di lingua e cultura di origine (fortunatamente!) e la persistenza di un
forte senso di appartenenza alla comunità di origine: i figli non tendono ad un processo di assimilazione lineare
omogeneo bensì vivono sospesi tra “due mondi”, in cui coesistono aspetti della società di appartenenza e del
contesto locale.
I criteri di definizione dei migranti si sono delineate principalmente seguendo tre criteri: il progetto migratorio, la
cittadinanza, il paese di origine.
Questi principi risultano però inappropriati nella definizione del nostro target di riferimento, in quanti i giovani
sono cresciuti o nati in Italia e risultano perciò diversamente inseriti nel contesto locale.
DEFINIZIONE GENERAZIONALE
DEI MINORI STRANIERI
TA B . 2
Età di immigrazione
>18
14-18
6-14
3-6
<3
Generazione
1.0
1.25
1.5
1.75
2.0*
Luogo di nascita
E**
E
E
E
E/I
* appartengono alla generazione 2.0 anche coloro che nascono nel paese di immigrazione dei genitori
**Luogo di nascita: Estero (E), Italia (I)
Fonte: Elaborazione su Rumbaut (1997)
Come indicato nella tabella 2, le variabili discriminanti nel definire l’appartenenza generazionale sono
indicativamente quelle relative al luogo di nascita ed all’ età al momento della migrazione. Chi arriva in Italia da
6 anni in su viene considerato già distante dalle cosiddette seconde generazioni (che comprendono nella tabella
i minori considerati 1.75-2.0), perché portano dal paese dal paese di origine un bagaglio di conoscenze, norme
e sistemi valoriali che li collocano a metà di un percorso tra i genitori (la cosiddetta prima generazione) ed i
connazionali nati in Italia.
Seguono le teorie di assimilazione segmentata di Portes e Rumbaut (2001), che rispecchiano in maniera puntuale
ciò che costituisce il punto di partenza della nostra ricerca: le difficoltà dei fattori di background (familiari e
personali), degli ostacoli esterni (discriminazione, barriere di ingresso sul mercato del lavoro, marginalizzazione
urbana e subculture giovanili) e l’eterogeneità dei percorsi, a volte accidentati, dei singoli individui (tassi di
insuccesso scolastico e dispersione, segregazione e difficoltà a cambiare percorso rispetto ai genitori).
Assumono vitale rilevanza, nel processo di rafforzamento o ritardo al processo di assimilazione, alcuni
aspetti peculiari delle comunità: il ruolo delle reti e del capitale etnico all’interno della società di arrivo,
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I M P R E N D I TO R I A L E
l’ethnic business, il ruolo delle istituzioni nel favorire la lotta al traffico di lavoratori clandestini, le norme di
discriminazione nell’accesso al mercato immobiliare e del lavoro, il ruolo del contesto locale nei confronti della
comunità (percezione, segregazione spaziale e politiche scolastiche).
Nel caso specifico della comunità cinese, gli studi sull’argomento si sono spesso concentrati sugli aspetti
prettamente scolastici (incompetenza in L2, segregazione e marginalizzazione scolastica, socializzazione tra
giovani cinesi e strategie transnazionali nell’educazione dei figli) con approfondimenti sul livello culturale ed il
relativo status occupazionale tra gli insediati in Italia.
Interessante l’analisi delle aspirazioni di alcuni genitori cinesi nei confronti dei loro figli, che perseguono un
livello culturale avanzato ed una tipologia di occupazione diversa per la generazione che li seguirà.
Non abbiamo trovato particolari approfondimenti sull’argomento e speriamo quindi di poter dare il nostro
contributo nel far luce su un fenomeno che risulta sempre più rilevante all’interno della comunità, ovvero la
diversità di collocazione lavorativa dei giovani cinesie la presenza di un tessuto di imprenditoria giovanile
particolarmente interessante per l’evoluzione della comunità cinese sul territorio pratese. Il nostro campione
di riferimento è quello che viene indicato, in tabella 2, 1.75-2.0, in quanto ci riferiamo a giovani imprenditori e
lavoratori nati o cresciuti in Italia.Non ci sembra opportuno riferirci a loro come seconda generazione, in quanto
ci crea una certa distanza dai concittadini pratesi. Preferiamo quindi descriverli come giovani imprenditori,
cittadini pratesi a tutti gli effetti.
#3.2
Metodologia
Oltre ad una prima revisione della letteratura di riferimento, la metodologia delineata nella ricerca ha tenuto
conto di diversi aspetti relativi al campione di riferimento: numerosità e composizione, complessità del
fenomeno analizzato, disponibilità degli individui osservati e possibili problematiche relative alle singole
metodologie a disposizione.
Identificati gli obiettivi conoscitivi del nostro studio, la scelta del materiale empirico è stata orientata alla
costruzione di frame work di analisi che tenesse in considerazione alcune dimensioni di analisi specifiche:
A . Profilo demografico
B . Vita quotidiana e cultura
C . Economia e lavoro
La scelta di queste tre dimensioni ha cercato di sopperire un gap relativo al target di riferimento: nella letteratura
esistente, come già accennato nella precedente revisione degli studi, fa riferimento ad alcuni aspetti relativi
ai giovani cinesi presenti sul territorio pratese: mancano analisi relative al mercato del lavoro ed alle attività
economiche in cui essi sono coinvolti.
Successivamente, sempre riflettendo sugli obiettivi della ricerca e sugli interessi specifici del nostro studio,
abbiamo focalizzato la nostra attenzione su alcuni punti:
[3 ]
Cfr. “The second new generation”(Portes, 1996)
/ 14 /
R E L A Z I O N E
F I N A L E
A . Profilo demografico
› Evoluzione nel tempo
› Caratteristiche socio demografiche
› Processi migratori decisionali
› Integrazione
B . Vita quotidiana
› Situazione abitativa
› Percorso scolastico
› Reti sociali
› Associazionismo
C . Economia e lavoro
› Settori lavorativi
› Ingresso sul mercato italiano
› Peculiarità imprenditoriali
Abbiamo tratto spunto da due precedenti questionari, validati ed utilizzati in tre field research svolte a Wenzhou
(con la ricercatrice Zhou Huanhuai), Jiangsu (in collaborazione con il sindacato JFTU) e Beijing (visiting presso
l’Accademia delle Scienze Sociali) durante il dottorato di ricerca presso l’Università degli Studi di Firenze.
Riguardo le modalitàabbiamo ritenuto fondamentale la creazione di un momento di confronto costruttivo e
proattivo con il campione individuato (secondo le disponibilità) .
Perciò abbiamo seguito il seguente metodo di analisi:
› Individuazione di imprenditori giovani con un’età compresa tra 18 e 45 anni (contattati dai colleghi ASCI
e Progetto Prato)
› Creazione di un momento di confronto e di un focus group con cinque domande di approfondimento,
legate ad alcuni punti focali relativi al questionario:
· Quali sono stati i fattori che vi hanno permesso di avviare una vostra attività e mantenerla nel tempo?
· Quali sono, a livello imprenditoriale, le difficoltà maggiori che incontrate a livello locale?
· Quali possono essere i modi migliori per diminuire questi ostacoli?
· Quali sono le misure da adottare per migliorare il processo di integrazione ed inclusione?
· Cosa vi aspettate a livello locale in termini di politiche e misure ad hoc per le imprese?
Considerata la numerosità degli imprenditori giovani nel distretto e la partecipazione ai focus group, possiamo
quindi considerare il nostro un case study che, seppur con alcune limitazioni di carattere analitico, risulta
importante per un primo approfondimento sull’imprenditoria giovanile cinese.
[4 ]
Cfr. “Processi industriali e parti sociali: una riflessione sulle imprese italiane in Cina (Jiangsu) e sulle imprese cinesi in Italia (Prato)”,
A. Collino, M. Biggeri e L. Murgia, FUP presso (2015) e PhD thesis “Chinese Economic Reforms and Social Change: Effects on Internal
Migrants’ Well-being, A. Collino (2014)
/ 15 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
I momenti di confronto informali ci hanno permesso di raccogliere diverse opinioni sul contesto locale e li
utilizzeremo, nella descrizione dei risultati, aggregati e sintetizzati per macro-aree di analisi da parte degli
imprenditori presentando quindi alcuni punti focali della discussione ed elaborando alcune possibili implicazioni
di policy locale indicate dai giovani imprenditori per migliorare l’assetto locale e lavorativo pratese.
#3.3
Profilo dei giovani imprenditori stranieri nel distretto pratese
ISCRIZIONE DI IMPRESE A CONDUZIONE STRANIERA (2014):
A N D A M E N T O E % S U L T O TA L E D E L L E I M P R E S E
FIGURA 1
Provincia di Prato
Iscrizioni di imprese a conduzione straniera
(% sul totale e andamento dei tassi di iscrizione)
60,0
51,3
52,8
50,8
51,7
46,9
35,0
2014
2013
10,0
2012
25,0
2011
15,0
2010
30,0
2009
20,0
2008
35,0
2007
25,0
Tax ISCR Cinesi
Tax ISCR Straniere
Elaborazione su dati INFOCAMERE (2015)
Tasso di iscrizione (%)
30,0
% su Totale Provincia
/ 16 /
40,0
40,0
2006
Iscrizioni straniere (% sul totale)
45,0
44,3
50,0
44,6
55,0
52,3
52,5
45,0
R E L A Z I O N E
F I N A L E
Il quadro che emerge rispecchia la tendenza di sviluppo delineata nei report riguardante l’imprenditoria straniera
in provincia: oltre il 51% degli avviamenti è da imputarsi a soggetti nati non in Italia, che prediligono come forma
di azienda la ditta individuale (perché maggiormente snella nelle procedure e nella gestione).
Come possiamo però notare nella figura 1, sono ormai lontani i tassi di crescita di un decennio fa e il ritmo di
crescita ha certamente subito un rallentamento negli anni. Nonostante ciò, l’imprenditoria straniera rimane
presente nel sistema industriale pratese. Ciò è confermato dai dati presentati nel rapporto, che evidenziano un
tasso di crescita positivo per tutti i settori le cui aziende sono a conduzione straniera.
Un ruolo preponderante lo assume, ormai da tempo, l’imprenditoria cinese che risulta essere ormai parte
integrante ed integrata del sistema economico locale e presentando alcune peculiarità culturali (cfr. pag.7) ed
economiche che andremo qui di seguito a delineare.
A L C U N I D AT I C H I A V E R E L AT I V I
A L L’ I M P R E N D I T O R I A C I N E S E
(A GIUGNO 2015)
TA B . 3
% sul totale delle imprese straniere
63,9%
Settori di preferenza
(% di nuove iscrizioni in provincia
sul totale iscrizioni del settore)
M A N I F AT T U R I E R O
77%
COMMERCIO 3 9 , 5 %
SERVIZI 9 , 4 %
Fonte: Elaborazione su dati report imprenditoria straniera CCIAA 2015
Ad una prima analisi, appare evidente ed in linea con la letteratura di riferimento del settore, come
l’imprenditoria cinese sia ancora prevalentemente concentrata sul tessile e sul settore manifatturiero anche se, a
partire dal 2014, sembra essersi avviato un processo di diversificazione settoriale per cui le attività di preferenza
risultano essere maggiormente trasversali e dedicate a settori meno tradizionali. E’ il caso infatti delle attività
commerciali, soprattutto grossisti ed intermediari, nonché dei servizi (principalmente assicurazioni, agenzie di
viaggi, strutture ricettive e fornitura di servizi per i cittadini di nazionalità cinese).
Interessante e da monitorare, a mio avviso, lo spostamento delle attività sul settore primario, nelle quali gli
imprenditori di nazionalità cinese stanno iniziando ad interessarsi attraverso l’acquisto di terreni e serre.
In generale, il trend di sviluppo delle imprese cinesi risulta essere sempre positivo ma decrescente se paragonato
agli iniziali tassi di crescita eccezionali: questo fenomeno, secondo alcuni studi, è dovuto allo spostamento
delle attività produttive in altri luoghi (in Italia ed in Europa) e, da non trascurare, ad una conseguenza della
crisi finanziaria del 2008 e dell’aumento dei prezzi degli standard richiesti nelle imprese che hanno avviato un
processo di rientro degli imprenditori in Cina.
/ 17 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
Secondo alcune interviste fatte ad imprenditori del settore, che ho svolto durante audit economico-sociali per
conto di un’agenzia privata nella provincia di Prato e Firenze, l’innalzamento dei costi, la crescente competizione,
la numerosità delle micro-imprese sul territorio, le difficoltà del sistema economico ed l’aumento dei controlli
con conseguente inasprimento delle procedure valutative, hanno fatto si che molte imprese preferissero
chiudere rientrando in Cina o spostandosi in luoghi in cui vi fossero meno problematiche.
Per questo motivo, ci concentreremo sulle imprese attive a Prato e sulle peculiarità di queste ultime.
ANALISI SETTORIALE DELLE IMPRESE A
CONDUZIONE CINESE (A GIUGNO 2015)
TA B . 4
Settore di
riferimento
Imprese
attive cinesi
Totale imprese
straniere
AGRICOLTURA E PESCA
13
31
MANIFATTURIERO
4017
4212
INDUSTRIE TESSILI
353
408
CONFEZIONI
3424
3461
COMMERCIO
919
1979
ALBERGHI E RISTORANTI
180
308
SERVIZI
306
867
TRASPORTI
10
78
CREDITO E ASSICURAZIONI
17
45
ATTIVITÀ INFORMATICHE
101
190
ATTIVITÀ IMMOBILIARI
12
27
SERVIZI PUBBLICI E SOCIALI
82
179
Fonte: Elaborazione su dati report imprenditoria straniera CCIAA 2015
/ 18 /
R E L A Z I O N E
E’ interessante notare come
l’imprenditoria cinese sia
preponderante in tutti i settore se
paragonata al totale delle imprese
straniere presenti.
Un altro dato interessante riguarda
appunto la quota di imprese nel settore
terziario: molti imprenditori hanno
preferito focalizzarsi sulla fornitura
di servizi al cittadino (in questo la
forza della rete e lo spiccato senso
imprenditoriale li ha portati ad intuire
le necessità del cittadino cinesenonché consumatore – ed è sufficiente
una passeggiata in via Pistoiese per
comprendere al meglio il fenomeno).
F I N A L E
Settore
Maschi
Femmine
AGRICOLTURA
9
4
MANIFATTURIERO
2279
1853
COSTRUZIONI
21
7
COMMERCIO
555
443
ALLOGGIO
126
119
SERVIZI
196
176
TOT
3187
2602
E PESCA
E RISTORAZIONE
DISTRIBUZIONE
SETTORIALE
Fonte: Elaborazione su dati report imprenditoria straniera CCIA 2015
IMPRENDITORI
SUDDIVISO PER
SESSO
(GIUGNO 2015)
TA B . 5
Provincia di Prato
Distribuzione dei detentori carica stranieri per fascia di età e sesso
(giugno 2015)
MASCHI
FEMMINE
FIGURA 2
70 anni ed oltre
da 60 a 69 anni
da 50 a 59 anni
ANALISI ETÀ
da 40 a 49 anni
IMPRENDITORI
da 30 a 39 anni
CINESI SUL
T O TA L E
Menoi di 30 anni
2.000
1.500
1.000
500
Cinesi
0
500
Altri stranieri
1.000
1.500
2.000
IMPRENDITORI
STRANIERI
(GIUGNO 2015)
Elab. C.C.I.A.A. Prato sui dati INFOCAMERE (2015)
/ 19 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
Come analizzato dal dott. Caserta,
notiamo come l’imprenditoria femminile
assuma una certa rilevanza in tutti i
settori di riferimento e rispecchia il tipo di
migrazione economica che si è susseguita
negli anni nel contesto pratese. Su un
totale di 5789 imprenditori di nazionalità
cinese, quasi la metà sono donne.
Ancora più interessante risulta essere
la suddivisione per fasce d’età: come
notiamo in figura 2, la distribuzione
dell’età si concentra- sia per i maschi
che per le femmine- su una popolazione
giovane: la media d’età è di 42 anni e quasi
la metà degli imprenditori presenti risulta
avere meno di 49 anni.
Questo dato ci ha incuriositi ed è quindi
per questo che abbiamo deciso di
concentrare la nostra analisi su un target di
riferimento “giovane”, cioè gli imprenditori
sino a 45 anni.
Prima di presentare le considerazioni
relative alle interviste effettuate a Prato, ci
concentreremo sull’analisi dei dati relativi
alle imprese attive straniere a conduzione
giovanile a giugno 2015.
Il dataset è stato creato partendo dai dati
forniti dalla Camera di Commercio di
Prato, incrociando quelli sulle imprese e
sulle persone ottenendo un totale di 5432
imprese straniere presenti sul territorio
nell’anno 2015.
NUMERO DI IMPRESE A
CO N D U Z I O N E G I OVA N I L E ,
PA E S I T I TO L A R I ( 2 0 1 5 )
TA B . 6
Paese titolare
Frequenza
%
ALBANIA
398
7.41
BANGLADESH
25
0.47
BRASILE
16
0.30
SVIZZERA
18
0.34
CINA
3162
57.74
COSTA D’AVORIO
10
0.19
GERMANIA
42
0.78
FRANCIA
12
0.22
MAROCCO
243
4.52
ITALIA
474
8.83
(SOCIETÀ MISTE CON PAESI STRANIERI)
NIGERIA
328
6.11
PAKISTAN
199
3.20
POLONIA
10
0.19
ROMANIA
261
4.86
RUSSIA
10
0.19
SENEGAL
35
0.65
STATI UNITI
11
0.20
Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I paesi con meno di 10 imprese
totali non sono stati inseriti
Come possiamo notare in tabella 6, più della metà delle imprese a conduzione giovanile sono cinesi. Seguono, in
ordine di rilevanza, le imprese italiane (società miste con altri paesi), albanesi, nigeriane, romene, marocchine e
pachistane.
/ 20 /
R E L A Z I O N E
F I N A L E
ANALISI SETTORIALE IMPRESE A CONDUZIONE
G I OVA N I L E , I M P R E S E C I N E S I E S C LU S E ( 2 0 1 5 )
TA B . 7
Codice Ateco
Frequenza
%
13. INDUSTRIE TESSILI
31
1.37
32. ALTRE INDUSTRIE MANIFATTURIERE
6
0.26
41. COSTRUZIONE DI EDIFICI
123
5.42
43. LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI
644
28.36
46. COMMERCIO ALL’INGROSSO
185
8.15
46.42 COMMERCIO DI ABBIGLIAMENTO
31
1.37
47. COMMERCIO AL DETTAGLIO
209
9.20
49. TRASPORTI
24
1.06
56.10 RISTORAZIONE CON SOMMINISTRAZIONE
87
3.84
56.3 BAR
42
1.85
61. TELECOMUNICAZIONI
19
0.84
68. ATTIVITÀ IMMOBILIARI
41
1.80
46
2.03
(PREPARAZIONE, TESSITURA E FINISSAGGIO)
DI CUI
(COMPRAVENDITA, AFFITTO, MEDIAZIONE IMMOBILIARE)
82. ATTIVITÀ DI SUPPORTO
PER LE FUNZIONI DI UFFICIO
Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I settori con meno di 5 imprese totali non sono state inserite.
La tabella 7 ci fornisce una panoramica sui settori maggiormente presenti tra le imprese straniere nel territorio
pratese, aziende cinesi escluse. In ordine di rilevanza, le aziende di costruzioni specializzate (28.36%), commercio
al dettaglio (9.20%), ristorazione e bar (5.69%), costruzione di edifici (5.42%), risultano essere le più diffuse.
Di seguito forniremo una panoramica sui settori di specializzazione per paese.
Abbiamo deciso di focalizzarci sui paesi maggiormente rilevanti numericamente, ovvero: Albania, Nigeria,
Romania, Marocco e Pakistan.
/ 21 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
I M P R E S E A CO N D U Z I O N E G I OVA N I L E , A L B A N I A ( 2 0 1 5 )
TA B . 8
Codice Ateco
Frequenza
%
13. INDUSTRIE TESSILI
8
2.01
41. COSTRUZIONE DI EDIFICI
47
11.81
43. LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI
275
65.32
46. COMMERCIO ALL’INGROSSO
7
1.75
49. TRASPORTI
5
1.26
56.10 RISTORAZIONE CON SOMMINISTRAZIONE
7
1.75
82. ATTIVITÀ DI SUPPORTO
PER LE FUNZIONI DI UFFICIO
6
1.51
(PREPARAZIONE, TESSITURA E FINISSAGGIO)
Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I settori con meno di 5 imprese totali non sono stati inseriti.
La tabella 8 riporta i settori più importanti delle aziende albanesi: sono stati esclusi i settori con meno di cinque
imprese. Al primo posto risultano le aziende di lavori di costruzione specializzati (65.32%), seguono quelle di
costruzione di edifici (11.81%) e le industrie tessili (2.01%).
Anche il Marocco, come notiamo in tabella 9, è presente nel settore lavori di costruzione specializzati (38.26%),
anche se risultano essere importanti anche il commercio, al dettaglio (37.02%) e all’ingrosso (7.81).
I M P R E S E A CO N D U Z I O N E G I OVA N I L E , M A R O C CO ( 2 0 1 5 )
TA B . 9
Codice Ateco
Frequenza
%
41. COSTRUZIONE DI EDIFICI
5
2.06
43. LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI
87
38.26
46. COMMERCIO ALL’INGROSSO
18
7.81
47. COMMERCIO AL DETTAGLIO
92
37.02
82. ATTIVITÀ DI SUPPORTO
PER LE FUNZIONI DI UFFICIO
10
2.88
Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I settori con meno di 5 imprese totali non sono stati inseriti.
/ 22 /
R E L A Z I O N E
F I N A L E
I M P R E S E A C O N D U Z I O N E G I O V A N I L E , I TA L I A
E D A LT R I P A E S I S T R A N I E R I ( 2 0 1 5 )
TA B . 1 0
Codice Ateco
Frequenza
%
13. INDUSTRIE TESSILI
37
7.81
43. LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI
49
10.77
46. COMMERCIO ALL’INGROSSO
41
5.89
47. COMMERCIO AL DETTAGLIO
36
5.95
49. TRASPORTI
7
1.48
56.10 RISTORAZIONE CON SOMMINISTRAZIONE
65
1.75
68. ATTIVITÀ IMMOBILIARI
39
8.22
(PREPARAZIONE, TESSITURA E FINISSAGGIO)
(COMPRAVENDITA, AFFITTO, MEDIAZIONE IMMOBILIARE)
Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I settori con meno di 5 imprese totali non sono stati inseriti.
Nel database delle imprese straniere notiamo la presenza di 474 imprese miste italiane.
I settori di maggiore rilevanza risultano essere la ristorazione (13.71%), i lavori di costruzione specializzati
(10.77%) , le attività immobiliari (8.22%), il commercio all’ingrosso (5.89%) e al dettaglio (5.95%).
I M P R E S E A CO N D U Z I O N E G I OVA N I L E , N I G E R I A ( 2 0 1 5 )
TA B . 1 1
Codice Ateco
Frequenza
%
46. COMMERCIO ALL’INGROSSO
188
57.28
47. COMMERCIO AL DETTAGLIO
113
34.26
82. ATTIVITÀ DI SUPPORTO PER LE FUNZIONI
DI UFFICIO
17
5.17
Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I settori con meno di 5 imprese totali non sono stati inseriti.
/ 23 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
Come notiamo in tabella 11 la Nigeria, a differenza di altri paesi, ha una forte presenza nel settore del commercio,
sia all’ingrosso (57.28%) che al dettaglio (24.26%) ed in minima parte in attività di supporto all’ufficio (5.17%)
Uno dei paesi che sta assumendo un ruolo importante all’interno del contesto industriale pratese è sicuramente
il Pakistan che, come vediamo in tabella 12, risulta essere presente in diversi settori.
Al primo posto troviamo aziende di lavori di costruzione specializzati (27.31%), a seguire il settore della
ristorazione (18.02%) ed il commercio, sia al dettaglio (13.94%) che all’ingrosso (4.06%). Da non trascurare, la
loro presenza nel settore delle telecomunicazioni (9.30%).
I M P R E S E A C O N D U Z I O N E G I O V A N I L E , P A K I S TA N ( 2 0 1 5 )
TA B . 1 2
Codice Ateco
Frequenza
%
43. LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI
47
27.31
46. COMMERCIO ALL’INGROSSO
7
4.06
47. COMMERCIO AL DETTAGLIO
24
13.94
56.10 RISTORAZIONE CON SOMMINISTRAZIONE
31
18.02
61. TELECOMUNICAZIONI
16
9.30
Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I settori con meno di 5 imprese totali non sono stati inseriti.
L’ultimo paese del quale forniamo un’analisi settoriale è la Romania: il 68,97% delle aziende lavora nell’ambito
delle costruzioni specializzate, seguono poi le costruzioni di edifici (11.1%) ed in minima parte il commercio
all’ingrosso (3.43%) e al dettaglio (2.28%).
I M P R E S E A CO N D U Z I O N E G I OVA N I L E , R O M A N I A ( 2 0 1 5 )
TA B . 1 3
Codice Ateco
Frequenza
%
41. COSTRUZIONE DI EDIFICI
29
11.1
43. LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI
180
68.97
46. COMMERCIO ALL’INGROSSO
9
3.43
47. COMMERCIO AL DETTAGLIO
6
2.28
Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I settori con meno di 5 imprese totali non sono stati inseriti.
Le aziende straniere non cinesi presenti nel nostro database sono in tutto 2270. Dato il peso delle aziende cinesi a conduzione
giovanile sul totale delle imprese cinesi (rappresentano il 57.72% del totale), è doverosa una ulteriore analisi settoriale solo
delle aziende cinesi. Oltre ad un approfondimento generale sui settori in cui operano, è interessante un’analisi comparata
rispetto agli altri paesi presenti ed alle aziende cinesi in cui gli imprenditori hanno fasce d’età diverse.
/ 24 /
TA B . 1 4
R E L A Z I O N E
F I N A L E
A N A L I S I S E T T O R I D I AT T I V I T À G I O V A N I I M P R E N D I T O R I C I N E S I ( 2 0 1 5 )
Codice Ateco
Maschi
Femmine
Totale
(3162)
13. INDUSTRIE TESSILI
114
73
187
14. CONFEZIONE DI ARTICOLI DI
ABBIGLIAMENTO E PELLE
984
743
1727
15. FABBRICAZIONE DI ARTICOLI IN PELLE
39
29
68
18. STAMPA, SUPPORTO ALLA STAMPA, GRAFICA
5
6
11
22. FABBRICAZIONE MATERIE PLASTICHE E GOMMA
3
4
7
22. FABBRICAZIONE MATERIE PLASTICHE E GOMMA
3
4
7
25. FABBRICAZIONE PRODOTTI IN METALLO
5
2
7
31. FABBRICAZIONE DI MOBILI
13
5
18
32. ALTRE INDUSTRIE MANIFATTURIERE
4
3
7
43. LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI
7
5
12
46. COMMERCIO ALL’INGROSSO
189
129
318
46.41 COMMERCIO DI TESSUTI
34
17
51
46.42 COMMERCIO DI ABBIGLIAMENTO
108
79
187
47. COMMERCIO AL DETTAGLIO
96
102
198
47.1.4 MINIMARKET ALIMENTARI
13
9
22
47.71 COMMERCIO AL DETTAGLIO
ABBIGLIAMENTO ADULTI
12
23
35
47.82 COMMERCIO AL DETTAGLIO
AMBULANTE DI TESSUTI
18
7
25
56.10 RISTORAZIONE CON SOMMINISTRAZIONE
52
50
102
56.3 BAR
20
32
52
68. ATTIVITÀ IMMOBILIARI
39
38
77
29
22
51
(PREPARAZIONE, TESSITURA E FINISSAGGIO)
(ESCLUSI MACCHINARI)
DI CUI
DI CUI
(COMPRAVENDITA, AFFITTO, MEDIAZIONE IMMOBILIARE)
96. ATTIVITÀ DI SERVIZI ALLA PERSONA
(PARRUCCHIERI, LAVANDERIE…)
Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I settori con meno di 5 imprese totali non sono stati inseriti.
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I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
Come vediamo nella tabella 14, le attività dei giovani imprenditori non si differenziano particolarmente da quelle degli
imprenditori cinesi di fasce d’età più elevate e degli imprenditori di altre nazionalità presenti sul territorio.
I principali settori in cui operano i giovani imprenditori sono (in ordine di rilevanza):
› Confezione di articoli di abbigliamento e pelle
› Commercio all’ingrosso
› Commercio al dettaglio
› Commercio di abbigliamento
› Industrie tessili
› Ristorazione con somministrazione
Rispetto agli altri imprenditori stranieri presenti, i giovani cinesi continuano ad essere maggiormente attivi nei settori
tradizionali (tessile e confezioni), mentre nelle attività di commercio e ristorazione è forte anche la presenza di altri paesi
(Marocco, Nigeria, Pakistan).
Le aziende cinesi risultano escluse dal settore delle costruzioni, in cui gli imprenditori più presenti sono quelli albanesi,
romeni e marocchini.
Notiamo la diffusione di nuove tipologie di lavoro legate alla ristorazione mobile (principalmente fornitura di pasti
direttamente in azienda) e la concentrazione di molte attività legate al commercio al dettaglio (principalmente supermercati,
parrucchieri e vendita di abbigliamento). Da notare, soprattutto per la numerosità di attività avviate sul totale, l’ascesa dei
servizi (parrucchieri, lavanderie, attività di mediazione immobiliare) che ci fanno prevedere un futuro discostamento delle
attività imprenditoriali su settori diversi, meno saturi e maggiormente redditizi.
In seguito ad una prima analisi generale dei dati, abbiamo svolto una serie di interviste informali ed un focus group presso la
CCIAA per approfondire maggiormente gli aspetti legati a valori ed aspirazioni degli imprenditori di riferimento.
A causa di alcune difficoltà in fase di raccolta dati e selezione del campione di riferimento, abbiamo dovuto procedere ad un
cambio di metodologia in corso d’opera, in quanto ci siamo resi conto che la somministrazione del questionario non risultava
essere efficace ai fini della ricerca. Per questo motivo, gli obiettivi del nostro lavoro si sono focalizzati principalmente su
una serie di interviste informali basate sulle linee guida del questionario e sui quesiti individuati durante il focus group, per
riuscire ad individuare alcune implicazioni di policy locale sulla comunità di riferimento.
Riteniamo opportuno sottolineare come l’incontro personale con gli imprenditori e la discussione avviata durante il focus
group abbia fatto emergere dei punti in comune ed un approccio del tutto costruttivo ed aperto da parte degli imprenditori
cinesi.
Tutto ciò destruttura lo stereotipo sulla cosiddetta enclave e pone la comunità in una posizione diversa: ciò che è necessario
è- a mio avviso- la volontà all’avvicinamento ed alla discussione, ed è ciò che la Camera di Commercio si è posta come
obiettivo in tutte le fasi di questa ricerca.
L’età media degli imprenditori coinvolti è di 34,5 anni, provengono rispettivamente dalla provincia di Zhejiang e Fujian e sono
sposati con figli.
Riguardo il loro percorso migratorio ed alcune informazioni relative al contesto di provenienza, la maggior parte di essi in
Cina non era occupato bensì studente e viveva con i propri genitori.
/ 26 /
R E L A Z I O N E
F I N A L E
La motivazione che ha spinto gli intervistati a migrare a
Prato risulta essere (in ordine di importanza):
› il raggiungimento della famiglia a Prato
› la ricerca di migliori opportunità
› l’idea che l’Italia fosse un paese con una buona qualità di vita
e lavoro
In media, gli intervistati sono arrivati in Italia all’età di 18 anni, dopo aver
frequentato 8,5 anni di scuola in Cina (l’obbligo scolastico è di 9 anni). Il profilo
scolastico risulta essere eterogeneo, ma la maggioranza ha un titolo di scuola
media inferiore ed ha studiato la lingua italiana per una media di 3,7 anni.
Sulle modalità di apprendimento della lingua italiana, la maggioranza
degli imprenditori dichiara di aver frequentato scuole private o lezioni di
italiano, mentre la restante parte dichiara di aver fatto un percorso di autoapprendimento della lingua italiana.
La metà degli intervistati conosce anche altre lingue straniere e dichiara,
essendo le aziende da loro gestite a totalità cinese, di parlare in lingua cinese o
dialetto ai propri dipendenti. Una variabile importante riguarda la conoscenza
della propria lingua madre: la totalità degli intervistati parla e scrive
correttamente il cinese mandarino.
Potrebbe sembrare una banalità, ma ciò è indica un certo percorso di studi ed
un certo livello culturale ed il mantenimento della lingua dopo l’arrivo in Italia.
La maggioranza dichiara di avere amici italiani e di avere figli che studiano la
lingua cinese e che abitualmente frequentano amici di nazionalità italiana.
Alla domanda “Attualmente come si definirebbe?”, la metà degli imprenditori
ha risposto di sentirsi cinese, l’altra metà invece cittadino del mondo e di
sentirsi maggiormente vicino ai cittadini italiani che a quelli cinesi di Prato o
emigrati in Europa.
Si dichiarano tutti attualmente molto soddisfatti della propria vita in Italia e
non hanno intenzione di rientrare in Cina perché la famiglia e la vita lavorativa
è e sarà a Prato.
Riassumendo, i dati raccolti per definire il profilo demografico e la storia
migratoria di questi imprenditori, ci da degli spunti interessanti di riflessione.
Essi risultano:
›
con una buona conoscenza della lingua e della cultura italiana
(la totalità degli imprenditori festeggia, oltre alle feste
tradizionali cinesi, anche il Natale e la Pasqua)
› intenzionati a vivere in Italia e portare avanti la propria
attività lavorativa a Prato
A questo proposito abbiamo approfondito gli aspetti maggiormente legati
all’attività di impresa, cercando di comprendere quali possano essere gli
elementi caratterizzanti e di successo
ELEMENTI
PECULIARI
D E L L E AT T I V I T À
DI IMPRESA
(IN ORDINE DI
I M P O R TA N Z A )
VENDITA
PRODOTTI
Rivenditore
Grossista
Consumatore
LOCALIZZAZIONE
ORDINI
Italia
Cina
Internazionale
NAZIONALITÀ
COMMITTENTI/CLIENTI
Italiani
Cinesi
APPROVVIGIONAMENTO
MATERIALI
Direttamente dal
committente
TA B . 1 5
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I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
Gli imprenditori intervistati risultano essere titolari di imprese nel settore tradizionale manifatturiero (che ancora oggi risulta
essere maggioritario) ed i risultati evidenziati sono in linea con la letteratura di riferimento.
Un approfondimento interessante che merita di essere riportato, riguarda le variabili importanti per l’ingresso sul mercato ed
i fattori critici di successo delle imprese.
Gli elementi che hanno facilitato l’ingresso sul mercato italiano sono stati (in ordine di rilevanza):
›
›
la rete di conoscenze personali sul mercato italiano
la conoscenza della lingua e della cultura italiana che ha facilitato la comprensione degli aspetti
legislativi e delle procedure organizzative aziendali
› le collaborazioni strategiche
Per quanto riguarda invece le variabili di successo delle aziende coinvolte, essi risultano:
›
›
›
›
il prezzo vantaggioso dei prodotti
la qualità dei prodotti
il rispetto dei prezzi di consegna
la gestione aziendale ed il know-how
Oltre ad alcuni colloqui informali, abbiamo sperimentato un focus group moderato dalla sottoscritta e dal Dott. Caserta,
in cui abbiamo posto cinque domande come spunto di discussione. Ogni domanda, proiettata e spiegata per facilitare la
comprensione da parte di tutti, è stata successivamente discussa in plenaria. Sono emersi alcuni spunti di discussione
interessanti, che confermano in parte quanto già emerso dai questionari.
Alla domanda relativa ai fattori determinanti l’avvio dell’attività a Prato, gli imprenditori hanno ammesso di essere stati
facilitati dalla rete di conoscenze presente sul territorio, che ha permesso loro un maggiore radicamento a livello locale. Oltre
a questo, l’attenzione posta alla gestione ed alla qualità dei prodotti è risultato essere il secondo fattore determinante di
successo.
Analizzando invece le difficoltà riscontrate, sicuramente il sistema legislativo e la velocità di cambiamento delle normative
rende i processi gestionali aziendali maggiormente complessi e di difficile comprensione. Per questo motivo, gli imprenditori
si avvalgono spesso di commercialisti ed intermediari che possano fornire loro un adeguato supporto. Nonostante ciò,
purtroppo, è capitato che questi imprenditori venissero raggirati da professionisti che si sono approfittati della loro poca
conoscenza delle normative. La difficoltà principale a livello locale è però rappresentata dalla mancanza di sicurezza:
personale, a livello aziendale e locale.
Sono stati riportati svariati episodi di furti all’interno delle aziende e nella zona di via Pistoiese, che testimoniano come la
comunità cinese sia presa di mira per furti e raggiri da parte di altre comunità.
Per questo motivo, la comunità rimane “isolata” ed impaurita: ci hanno spiegato che, attraverso l’utilizzo di Wechat, i
cittadini cinesi segnalano furti e rapine inviando anche le foto ed informazioni riguardo i possibili rapinatori per cercare di
fare maggiore attenzione. La comunità tendenzialmente non denuncia per poca padronanza della lingua italiana e per motivi
legati alla complessità della procedura di denuncia, che risulta così essere un disincentivo per il cittadino cinese.
[5 ]
Applicazione cinese gratuita di messaggistica paragonabile a Whatsapp, ma con maggiori funzionalità.
/ 28 /
R E L A Z I O N E
F I N A L E
Il problema della sicurezza è risultato essere così grave che alcuni imprenditori hanno dichiarato di aver pensato di trasferire
la propria attività altrove. Altri imprenditori di loro conoscenza hanno già effettuato questa operazione.
Le soluzioni proposte per diminuire le problematiche illustrate sono:
›
creazione di una piattaforma integrata tra le aziende che permetta un migliore monitoraggio delle
imprese stesse
› maggiore attenzione alla sicurezza da parte delle istituzioni pubbliche locali, con l’obiettivo di tutelare
il cittadino e le imprese, che sono il motore di sviluppo economico della città
› facilitare la comprensione delle normative vigenti in materia di sicurezza ed azienda, ad esempio
fornendo consulenza in lingua ed aiutando gli imprenditori a comprendere meglio la procedura
gestionale e di avviamento dell’attività
L’ultima domanda che abbiamo deciso di porre esula volutamente dalle tematiche economiche fino a qui affrontate e si è
posta l’obiettivo di chiedere quali fossero le misure da adottare per migliorare il processo di integrazione ed inclusione della
comunità cinese a livello locale.
Abbiamo deciso di porre questa domanda perché, molto spesso, le implicazioni di policy locale non arrivano dagli addetti ai
lavori (in questo caso la comunità cinese stessa) ma da ricercatori ed istituzioni diverse.
E’ stato riscontrato quanto fosse ancora forte e presente lo stereotipo negativo nei confronti della comunità cinese,
considerata come un blocco monolitico privo di diversità culturali e di provenienza interne. Hanno riscontrato come spesso e
volentieri i mezzi di informazione abbiano contribuito a diffondere questa immagine monotematica e stereotipata.
Sicuramente, hanno ammesso gli imprenditori, anche la comunità dovrà impegnarsi a partecipare in maniera più attiva alla
vita sociale e culturale della città, ma è anche vero che i giovani imprenditori (il nostro campione di riferimento) vivono e
lavorano a Prato da anni e di fatto sono pienamente coinvolti a livello locale. L’integrazione la leggiamo anche dai questionari
somministrati, in cui emerge la soddisfazione di vivere in Italia, il sentirsi parte integrante del sistema e cittadini italiani,
attraverso amicizie con gli italiani e l’inclusione dei propri figli nel sistema scolastico italiano e nelle attività extra-scolastiche
a livello locale.
#4
Conclusioni e possibili implicazioni di policy locale
Questa ricerca si è posta l’obiettivo, ambizioso, di analizzare uno specifico sottoinsieme relativo all’imprenditoria
cinese, ovvero quello dei giovani imprenditori con un età compresa tra i 18 e i 45 anni.
Oltre ad una prima revisione della letteratura di riferimento, che ha delineato gli studi in merito facendo
emergere la necessità di un’analisi di tipo diverso, non solo con un focus di tipo sociologico ma anche economico
(vista la rilevanza della comunità in questo senso), abbiamo cercato di analizzare i dati a disposizione per
comprendere quali fossero i settori produttivi di riferimento e se ci fosse un discostamento rispetto alle
generazioni precedenti di imprenditori.
Dopo una prima analisi generale sull’imprenditoria giovanile straniera, ci siamo concentrati su quella
maggiormente presente, cioè quella cinese.
Oltre ad una comparazione con gli altri paesi presenti nel distretto, abbiamo rilevato l’emergere di nuovi settori
meno tradizionali, ovvero l’agricoltura e i servizi alla persona e la forte presenza di giovani imprenditrici donne.
/ 29 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
Abbiamo poi contattato, attraverso l’aiuto di Fynixe dei colleghi di Progetto Prato, alcune aziende presenti nel
database CCIAA chiedendo la disponibilità ad un breve incontro informale ed alla partecipazione ad un focus
group.
Nonostante le problematiche rilevate, siamo riusciti ad estrapolare alcuni risultati facendo emergere aspetti
importanti relativi al profilo demografico ed al contesto di origine di questi giovani imprenditori, delineando
anche alcune variabili relative all’ingresso ed alla permanenza delle loro aziende nel mercato locale.
Il focus group ci ha permesso, in maniera molto serena ed informale, di avviare una discussione costruttiva sulle
tematiche sopra illustrate cercando di trovare, insieme, possibili soluzioni a problematiche tutt’oggi presenti a
livello locale.
La comunità cinese, presente nel distretto pratese da decenni, ha assunto ruoli diversi all’interno del contesto
industriale locale relazionandosi con le altre imprese e con le istituzioni presenti. I giovani imprenditori cinesi
hanno aggiunto un nuovo punto di vista sulla questione, portando opinioni e prospettive diverse di interazione.
In primis, questi imprenditori sono, a differenza della precedente generazione, cresciuti in Italia, parlano la lingua
e comprendono perfettamente la nostra cultura. Spesso e volentieri, essi parlano anche il dialetto ed è emersa,
dalle interviste, la loro preferenza instaurare relazioni commerciali con la parte italiana piuttosto che con quella
cinese.
Questo è dovuto ad un processo di assimilazione che li porta a sentirsi molto più vicini al sistema valoriale ed al
modus operandi italiano: i giovani cinesi si rendono conto delle differenze e delle difficoltà di approccio ad una
cultura, come quella cinese (non in generale, ma quella specifica dell’imprenditore proveniente dallo Zhejiang),
che causa non poche difficoltà relazionali tra le parti.
A livello locale, quindi, i giovani imprenditori potrebbero assumere un ruolo di rilievo nel processo di
integrazione ed inclusione della comunità cinese all’interno del distretto. Essi sono presenti all’interno della
comunità, hanno le competenze linguistiche e sono imprenditori, per cui non verrebbero percepiti come esterni e
non verrebbero trattati con diffidenza.
Nello specifico, essi potrebbero:
›
essere parte attiva nel processo di pianificazione degli interventi di policy locale attinenti la comunità
cinese e straniera in generale;
› fungere da liaison con gli altri imprenditori del distretto per la programmazione di interventi, check-up,
attività di sensibilizzazione ed in generale per veicolare più facilmente eventuali interventi di policy in
cui potrebbero essere direttamente coinvolti;
› farci conoscere più facilmente alcuni aspetti della comunità, attraverso incontri e ricerche congiunte
che si pongano l’obiettivo di favorire l’inclusione e l’integrazione;
Oltre ad alcune implicazioni di tipo comunicativo- istituzionale e relazionale, questo studio ha fatto emergere
alcune problematiche interne della comunità che riguardano principalmente la sicurezza personale e delle
aziende del distretto.
La comunità cinese ha fatto emergere un forte problema relativo alla sicurezza dei cittadini ed imprenditori
cinesi: dagli incontri svolti in azienda sono emersi molti particolari riguardo la modalità in cui si svolgono le
rapine nelle aziende ed ai cittadini nel quartiere cinese.
Questo aspettoè da ritenersi una della delle cause, certamente secondaria ma non sottovalutabile, della
mancata presenza della comunità nel contesto locale. I lavoratori cinesi e parte degli imprenditori (quelli con
un livello di italiano più basso), non si sentono sicuri in città e tendono quindi a vivere solo ed esclusivamente
all’interno del contesto aziendale o familiare ed a relazionarsi solo all’interno della propria rete di conoscenze. La
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R E L A Z I O N E
F I N A L E
mancanza di sicurezza limita certamente le aree di intervento di enti ed istituzioni a livello locale e risulta essere
un problema per l’acquisizione di fiducia da parte degli operatori sociali ed economici.
I giovani imprenditori, durante il focus group, hanno proposto una serie di interventi mirati in più settori:
›
creazione di una piattaforma integrata di aziende che permetta maggiore interazione, monitoraggio e
conoscenza delle imprese presenti sul territorio;
› incremento dei controlli nelle zone a rischio con l’obiettivo di garantire maggiore sicurezza per i
cittadini della città
› programmazione di eventi ed interventi congiunti, che possano portare ad una maggiore dialogo tra le
parti
Siamo consapevoli di quanto il nostro case study non sia assolutamente rappresentativo dell’universo presente
a Prato- non abbiamo nemmeno la pretesa che lo sia- ma speriamo che possa fungere da spunto per ulteriori
approfondimenti e discussioni che si pongano l’obiettivo di favorire l’integrazione imprenditoriale, l’integrazione
e l’incontro tra le comunità.
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/ 33 /
R E L A Z I O N E
F I N A L E
INTEGRAZIONE
IMPRENDITORIALE
RELAZIONE FINALE
A cura di
FINYX SRLS / CRINA ROMONTI / SABRINA TORTOLANI
/ 35 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
I CHECK UP,
UNO STRUMENTO
D I A U T O V A L U TA Z I O N E
I R I S U LTAT I D E L L A V O R O S V O LT O A L L’ I N T E R N O
DELLE AZIENDE CINESI DEL TERRITORIO
E
Entrare nella realtà quotidiana della vita
seguire un percorso verso la regolarizzazione. I
di un’azienda per comprendere a pieno
risultati sono quindi il frutto di un’autodiagnosi.
le problematiche e la complessità delle
Nel corso del Progetto “Integrazione
situazioni vissute: è questo l’approccio usato
Imprenditoriale” il lavoro dei tecnici coinvolti
dal progetto “Integrazione Imprenditoriale” per
ha portato al completamento di 99 check up
entrare concretamente in contatto con la realtà
aziendali corredati di report e discussione-
cinese che opera nel settore delle confezioni sul
illustrazione dello stesso all’imprenditore nel
territorio di Prato. Grazie all’ausilio dei tecnici
corso di una seconda visita in azienda. Delle 99
ASCI, agenti di sviluppo di culture e imprese che
aziende 86 hanno sede nel comune di Prato, 9
hanno competenze trasversali sugli aspetti della
a Montemurlo (frazioni di Bagnolo e Oste), 3 a
gestione aziendale e parlano italiano e cinese,
Carmignano (zona Seano) e una a Campi Bisenzio
siamo riusciti a visitare numerose aziende cinesi
(FI). Alcune di queste hanno fatto richiesta di
del territorio. Queste imprese sono state invitate
sopralluoghi addizionali, follow up che hanno
a sottoporsi a un questionario di auto-diagnosi
rafforzato il rapporto di fiducia tra imprenditori
sul rispetto delle regole all’interno dell’azienda
e tecnici. I risultati, in termini di adempimenti
suddiviso in diversi capitoli: ambiente, sicurezza,
in materia di salute e sicurezza si sono rivelati
fisco, lavoro. Un questionario complesso, al quale
particolarmente apprezzabili. Nei mesi di gennaio
diverse imprese hanno deciso di sottoporsi,
e febbraio 2016 sono state visitate aziende che
mostrando quindi la voglia di collaborare e di
non avevano richiesto un follow up o che si
migliorare. Naturalmente il tecnico ASCI non è
sono mostrate meno interessate al progetto per
un soggetto deputato a fare i controlli e questa
verificare se, dopo il nostro intervento, ci fossero
non era la finalità del progetto. Il progetto
stati dei miglioramenti negli ambiti coperti dallo
“Integrazione Imprenditoriale” è infatti nato
strumento ASCI. Il report racconta i risultati di
per offrire un supporto a quelle aziende cinesi
questo lavoro complessivo, che stimola anche
che vogliono rispettare le regole, per aiutarle a
diversi spunti di riflessione.
/ 36 /
R E L A Z I O N E
F I N A L E
AZIENDE
C O I N V O LT E
TA S S O D I S U C C E S S O N E L L A S O M M I N I S T R A Z I O N E
DEI QUESTIONARI E LE CAUSE DI INSUCCESSO.
CONSIDERAZIONI GENERALI
A
l 14 luglio 2016 il totale aziende
intensificazione controlli da parte dell’ASL,
visitate dai due team è di 199
festività (in molti casi il titolare torna in Cina
unità. Il tasso di successo (aziende
e i dipendenti non possono/vogliono rispondere
intervistate/aziende avvicinate – escluse le 22
al questionario), chiusura.
aziende che si sono sottoposte volontariamente
In primavera – estate 2016 siamo riusciti ad
al check up) è pari al 43,5% (a marzo il dato
intervistare un buon numero di imprenditori
era del 42,9%). La diminuzione del tasso di
anche se il problema relativo ad errori negli
successo (36,4%) da settembre 2015 a gennaio
indirizzi si è rivelato un importante ostacolo
2016 è dovuto ad una serie di fattori tra cui:
nella conduzione del lavoro.
/ 37 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
QUADRO SINTETICO
D E L L E A Z I E N D E I N T E R V I S TAT E .
TA B . 1
Tipologia
n°
di cui contatti privati
PRONTO MODA
22
4
CONFEZIONI
54
6
S TA M P E R I E
6
6
TESSITURE
3
1
STIRERIE
5
0
ACCESSORI
1
1
COMMERCIO TESSILE
1
1
MAGLIFICI
3
1
AT T I V I T À N O N T E S S I L I
4
2
TOT
99
22
Il 31% degli insuccessi è dovuto ad errori
stato negato il sopralluogo in maniera generica
nell’indirizzo (indirizzi non esistenti
(mancanza di tempo, disinteresse, sfiducia sulle
o corrispondenti ad abitazioni private, presenza
nostre intenzioni, effettiva assenza di problemi).
di aziende diverse da quelle segnalate in lista,
In 4 casi, nonostante fossimo stati visti, non ci è
impossibilità di raggiungere l’indirizzo).
stata aperta la porta. In parte ciò è comprensibile
Per il 10% dei casi le aziende, correttamente
dalle numerose truffe di cui gli imprenditori
individuate, erano chiuse. 12 aziende hanno poi
spesso si lamentano e che coinvolgono
rifiutato il sopralluogo in quanto già controllate
consulenti pressanti e che spesso ricorrono
e sanzionate dall’ASL. In 33 casi su 100 ci è
a minacce pur di vendere i propri servizi.
/ 38 /
R E L A Z I O N E
F I N A L E
P O I C H É I L N U M E R O D I I N S U C C E S S I È PA R I A 1 0 0 ,
P E R C E N T UA L I E VA LO R I A S S O LU T I CO I N C I D O N O
non trovato
18%
Indirizzo,
presente
di cui:
altra azienda
7%
presente
abitazione
6%
Azienda
chiusa
1%
10%
sotto
sequestro
100%
Già
controllata
33%
12%
9%
Titolare
assente
non
interessati
4%
non aperto
la porta
/ 39 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
INFORMAZIONI AGGIUNTIVE
In totale 22 aziende si sono rivolte al team, ribaltando, dunque, l’approccio iniziale per cui eravamo noi
a contattare le aziende. Questo testimonia l’affidabilità dell’intervento ed il potenziale benefico per
la messa a norma dell’azienda. In particolare, negli ultimi mesi, siamo entrati in contatto con alcune
stamperie tramite un’ingegnere che è venuta a conoscenza della nostra figura professionale. Alcuni
partecipanti dei precedenti progetti ASCI e FACE, poi, si sono messi in contatto con noi per presentarci
conoscenti che avessero manifestato l’intenzione di ricevere consulenza.
FOLLOW UP
Al di là delle aziende con cui avevamo già contatto al momento del check up, nei mesi di gennaio
e febbraio abbiamo ricontattato aziende intervistate nelle prime settimane dall’avvio del progetto
in maniera da avere un primo riscontro su quello che potesse essere l’impatto, in termini di
miglioramenti osservabili, presso le ditte in cui avevamo completato il ciclo operativo ASCI (check
up più report). L’elenco che segue riporta, per ciascuna, le osservazioni raccolte dai team (sono
evidenziati i miglioramenti riscontrati in nero ed in rosso le criticità permanenti).
AZIENDA
/1
AZIENDA
/2
AZIENDA
/3
26 gennaio
26 gennaio
26 gennaio
L’azienda ha provveduto ad
incaricare un tecnico abilitato
per la verifica della messa a
terra. Il titolare è in attesa che
l’elettricista provveda
a sostituire un differenziale
mal funzionante, dopodiché il
tecnico rilascerà l’attestazione
di verifica e adeguatezza.
Rispetto alla prima visita,
inoltre, i locali sono sembrati
più ordinati.
L’azienda ha provveduto ad
adeguarsi alla maggior parte
di quanto suggerito. Manca
ancora il certificato di agibilità
(non è chiaro se manca la
documentazione ma l’immobile
è a norma o se l’immobile non è
agibile).
L’azienda presenta ancora
numerose problematiche.
L’imprenditore, però, ha
frequentato il corso antincendio
e ha intenzione di iscriversi al
corso per il primo soccorso. Ha
poi detto che presto chiederà
un preventivo per gli altri
documenti che mancano.
/ 40 /
R E L A Z I O N E
AZIENDA
/4
AZIENDA
/5
AZIENDA
F I N A L E
/6
5 febbraio
5 febbraio
5 febbraio
Multato per cattivi odori nel
bagno. Non si è messo in regola
per i costi troppo elevati.
Sta pensando di chiudere e
tornare in Cina.
Hanno incaricato il medico,
fatto le visite e redatto la
dichiarazione di conformità
dell’impianto elettrico. Non
verificata la messa a terra.
Ancora da migliorare la
cartellonistica.
Dicono di aver fatto la
dichiarazione di conformità e
di aver nominato l’RLS. Non
ci hanno però fatto vedere la
documentazione. Dicono che i
vigili del fuoco hanno invitato
tutte le aziende del cortile
a lasciare l’area in quanto
nessuno dei locali possiede
agibilità. Vie di esodo non
sgombre (dice che è impossibile
non accatastare materiale
quando si lavora).
AZIENDA
/7
11 febbraio
Molto più disponibili della
prima volta in cui ci siamo
stati. Dal punto di vista igienico
la situazione è accettabile,
l’ASL ha chiesto di allargare la
porta antipanico e di installare
l’allarme, cosa che hanno fatto.
AZIENDA
/10
AZIENDA
/8
11 febbraio
Hanno avuto i controlli a
Settembre ed è andato tutto
bene. Sui documenti in ogni
caso non avevano grossi
problemi, hanno detto che
il nostro report l’hanno dato
al commercialista. Anche dal
punto di vista igienico andava
tutto bene.
AZIENDA
/11
11 febbraio
11 febbraio
In generale l’ambiente
sembrava molto più pulito
di quando ci siamo state
quest’estate. Il tavolo grande
che c’era all’ingresso è stato
tolto e sostituito da tante
scatole messe una vicino
all’altra su cui si vedevano
tracce di apparecchiatura per il
pranzo; i vari elettrodomestici
per scaldare il cibo non erano
più nella stanza principale .
Ad Agosto hanno avuto i
controlli (multa per la polvere che continua ad esserci). Hanno
però affisso il numero civico
con relativo campanello (prima
non c’era e si doveva entrare
dall’abitazione che era al civico
successivo). Stanno anche
rifacendo il tetto della parte
esterna che collega l’abitazione
all’azienda (che era piuttosto
malridotto e a sospetto
amianto). Sui documenti da fare
non hanno fatto progressi.
AZIENDA
/9
11 febbraio
Controllati dall’ASL ma sanzioni
contenute. Si sono notati
notevoli miglioramenti rispetto
alla prima visita.
AZIENDA
/12
11 febbraio
Report seguito soltanto in
minima parte.
AZIENDA
/13
11 febbraio
Pochi progressi rilevati.
/ 41 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
P R I N C I PA L I
N O N C O N F O R M I TA ’
R I S C O N T R AT E
SEZIONE 1
SICUREZZA E IGIENE
IL PRESENTE DOCUMENTO SI BASA SU QUANTO RISCONTRATO NEL CORSO DEI
CHECK UP EFFETTUATI PRESSO LE AZIENDE CINESI CHE HANNO ACCETTATO
DI PARTECIPARE AL PROGETTO RISPONDENDO AL QUESTIONARIO.
DVR (documento per la valutazione dei rischi)
RIFERIMENTI NOMATIVI: D.LGS 81/2008
ART. 17; SEZIONE II VALUTAZIONE DEI RISCHI;
0 1 . [Art. 17.(Obblighi del datore di lavoro non delegabili) 1. Il datore di lavoro non può delegare le
seguenti attività: a) la valutazione di tutti i rischi con la conseguente elaborazione del documento
previsto dall’articolo 28;(…) – Art. 28. La valutazione di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), (…),
deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori]
02.
Implicazioni operative: Il datore di lavoro valuta i rischi e redige un documento secondo
quanto indicato dal D.Lgs 81/2008. Ciò non esclude la possibilità di avvalersi di consulenti esterni nel
caso in cui il titolare non abbia le competenze per redigere il DVR o semplicemente voglia garanzie
circa una corretta valutazione. In ogni caso, come ricordato dal D.Lgs 81/2008 la valutazione rientra
tra le funzioni non delegabili del datore di lavoro, che, quindi, si assume piena responsabilità del
documento. Segue, poi, l’applicazione di quanto previsto nel DVR.
Una delle sezioni conclusive dell’analisi riguarda il piano di miglioramento, una sintesi, cioè, di tutti gli
aspetti inerenti la sicurezza che nel tempo dovranno essere rivisti in modo tale da ridurre il rischio.
Anche in questo caso è il datore di lavoro il responsabile dell’attuazione del programma di
miglioramento. Il documento deve poi essere aggiornato ogni qualvolta intervengano modifiche
nel processo produttivo, o quando ai lavoratori vengano assegnati nuovi compiti. Il testo deve poter
essere consultato dai lavoratori.
/ 42 /
R E L A Z I O N E
F I N A L E
0 3 . Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”: 62 aziende su 93
sono risultate in regola (6 non sono soggette poiché prive di dipendenti). I problemi che, però,
spesso abbiamo rilevato riguardano la qualità del documento, il più delle volte superficiale e non
corrispondente alla realtà aziendale. In molti casi si tratta di documenti pre-compilati che vengono
venduti a prezzi molto contenuti ma che non aiutano l’imprenditore nell’individuazione dei rischi
connessi all’attività svolta. Il fatto che l’ASL non stia attualmente controllando presenza né qualità del
DVR fa aumentare la propensione a risparmiare acquistando prodotti di scarsa qualità.
Visite mediche
01.
Riferimenti normativi: D.Lgs 81/2008 - Sezione V SORVEGLIANZA SANITARIA
[Art.. 41 - 1. La sorveglianza sanitaria é effettuata dal medico competente:
a. nei casi previsti dalla normativa vigente, dalle indicazioni fornite dalla Commissione consultiva di
cui all’articolo 6;
b. qualora il lavoratore ne faccia richiesta e la stessa sia ritenuta dal medico competente correlata ai
rischi lavorativi.
La sorveglianza sanitaria comprende:
a. visita medica preventiva intesa a constatare l’assenza di controindicazioni al lavoro cui il lavoratore
é destinato al fine di valutare la sua idoneità alla mansione specifica;
b. visita medica periodica per controllare lo stato di salute dei lavoratori ed esprimere il giudizio di
idoneità alla mansione specifica. La periodicità di tali accertamenti, qualora non prevista dalla relativa
normativa, viene stabilita, di norma, in una volta l’anno. Tale periodicità può assumere cadenza
diversa, stabilita dal medico competente in funzione della valutazione del rischio. L’organo di vigilanza,
con provvedimento motivato, può disporre contenuti e periodicità della sorveglianza sanitaria
differenti rispetto a quelli indicati dal medico competente;
c. visita medica su richiesta del lavoratore, qualora sia ritenuta dal medico competente correlata ai
rischi professionali o alle sue condizioni di salute, suscettibili di peggioramento a causa dell’attività
lavorativa svolta, al fine di esprimere il giudizio di idoneità alla mansione specifica;
d. visita medica in occasione del cambio della mansione onde verificare l’idoneità alla mansione
specifica;
e. visita medica alla cessazione del rapporto di lavoro nei casi previsti dalla normativa vigente.(…)
02.
Implicazioni operative: Il datore di lavoro fissa un appuntamento con un medico specializzato
in medicina del lavoro. In base alla natura dei rischi presente in azienda ed evidenziati nel DVR si
decide chi sottoporre a sorveglianza.
0 3 . Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”:
Solo 12 aziende hanno effettuato le visite ai propri dipendenti. Spesso il problema risiede nella scarsa
informazione più che nei costi (contenuti). Molti imprenditori lamentano il fatto di dover sottoporre a
visita dipendenti che, spesso, restano in azienda solo per poche settimane.
/ 43 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
Dichiarazione di conformita’ dell’impianto elettrico
(o Di.Ri)
01.
Riferimenti nomativi: DECRETO DEL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO 22 gennaio
02.
Implicazioni operative: La normativa prevede, in sintesi, i seguenti passaggi:
2008, n. 37 - Regolamento concernente l’attuazione dell’articolo 11-quaterdecies, comma 13, lettera
a) della legge n. 248 del 2005, recante riordino delle disposizioni in materia di attività di installazione
degli impianti all’interno degli edifici.
[Art. 7 - Art. 7. Dichiarazione di conformità
Al termine dei lavori, previa effettuazione delle verifiche previste dalla normativa vigente, comprese
quelle di funzionalità dell’impianto, l’impresa installatrice rilascia al committente la dichiarazione di
conformità degli impianti (…)
Nel caso in cui la dichiarazione di conformità prevista dal presente articolo,(…), non sia stata prodotta
o non sia più reperibile, tale atto è sostituito - per gli impianti eseguiti prima dell’entrata in vigore
del presente decreto - da una dichiarazione di rispondenza, resa da un professionista iscritto all’albo
professionale (…), sotto personale responsabilità, in esito a sopralluogo ed accertamenti (…)
a. Redazione di un progetto di impianto.
b. Realizzazione dei lavori da parte di tecnico qualificato secondo quanto indicato nel progetto
c. Rilascio dichiarazione di conformità.
In caso di impianti vecchi, oppure realizzati da precedenti affittuari senza che siano stati messi a
disposizione del nuovo inquilino progetto e copia della dichiarazione di conformità, secondo quanto
previsto dal D.Lgs 81/2008 è possibile richiedere un sopralluogo da parte di personale qualificato per
il rilascio di Di.Ri., dichiarazione di rispondenza che, appunto, certifica che l’impianto risponde ai
requisiti di sicurezza individuati dalla normativa.
03.
Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”:
Il livello di conformità in questo caso è alto almeno in apparenza (84 su 99). Il problema è spesso
la qualità della certificazione: spesso, per risparmiare, si preferisce incaricare elettricisti cinesi non
abilitati a rilasciare dichiarazione di conformità, salvo poi ricorrere a tecnici per la redazione di una
dichiarazione di rispondenza (molto più economico in questo modo). Capita spesso che gli impianti
presentino errori nella realizzazione. Pur non avendo competenze specifiche in materia di impianti
elettrici, gli impiantisti con i quali ci siamo confrontati negli anni ci hanno spiegato che i problemi
Agibilita’
01.
Riferimenti nomativi: Il “certificato di agibilità”, attestato da un professionista abilitato ai sensi
dell’art. 149 della legge regionale Toscana n. 65/2014, è necessario per utilizzare gli edifici o parti di
essi, sia di nuova costruzione e sia di già esistenti in seguito a lavori di:
a. sostituzione edilizia o di sopraelevazione, totali o parziali;
/ 44 /
R E L A Z I O N E
F I N A L E
b. ristrutturazione edilizia, o di ampliamento, che riguardino parti strutturali degli edifici;
c. restauro e risanamento conservativo o di ristrutturazione edilizia, oppure di ampliamento,
contestuali a mutamento della destinazione d’uso;
d. per ogni altro intervento edilizio che introduca modifiche incidenti sulle condizioni di sicurezza,
igiene, salubrità, risparmio energetico, accessibilità delle unità immobiliari.
02.
Implicazioni operative: Il locatario è tenuto a fornire copia del certificato di agibilità
all’inquilino, a garanzia della conformità dell’immobile alla normativa vigente. In caso di non
conformità è possibile fare richiesta del certificato dopo aver rimosso le non conformità strutturali ed
aver adeguato lo stabile alla normativa.
03.
Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”:
Solo in 39 aziende possiedono l’agibilità (di cui in realtà molte non verificate – mancava copia in
azienda). Spesso rendere agibile uno stabilimento implica spese ingenti che né imprenditore né
proprietario vogliono sostenere. Il problema riguarda in particolar modo le aree di San Paolo – Via
Pistoiese ed in misura ridotta Viaccia – Narnali. Nelle zone citate la maggior parte delle aziende
intervistate (quasi esclusivamente confezioni / contoterzisti) operano alternativamente in locali
con destinazione d’uso non idonea (garage, depositi) oppure in vecchi capannoni industriali mai
sottoposti ad opere di ammodernamento e messa a norma. Le criticità riscontrate con più frequenza
sono: strutture pericolanti (tetti e travi portanti in particolare), assenza di superfici apribili e fonti di
luce naturale. Presenza di muffa, pareti crepate, superfici incrostate, condizioni igieniche pessime
dovute alla non curanza. Diversamente, nella zona del Macrolotto 1 (in cui i sopralluoghi sono stati
effettuati principalmente nella seconda metà del progetto) la problematica riguarda essenzialmente i
frazionamenti. Le aziende cinesi, infatti, sono andate ad occupare lotti precedentemente occupati da
aziende a titolarità italiana, in media più grandi rispetto ai pronto moda orientali. Ciò ha comportato
un frazionamento dei capannoni in locali più piccoli, realizzati, tuttavia, in maniera non conforme,
a dispetto della normativa in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, normativa per la
prevenzione degli incendi, requisiti strutturali come previsto dal regolamento comunale. I casi più
gravi riguardano le uscite di emergenza.
I tre casi più gravi, al termine dei sopralluoghi, sono i seguenti:
a. Uscita di emergenza che conduce in luogo non sicuro (in due casi una delle uscite segnalate da
apposita cartellonistica conduce in cortili recintati, pertanto non abbastanza distanti da potenziali
incendi. In uno dei due casi il recinto è scavalcabile ma conduce in un campo spesso melmoso in caso
di piogge)
b. Uscita di emergenza che conduce in locale cieco: in due casi la segnaletica conduceva ad uscite ora
sigillate (murate) in quanto il frazionamento dell’immobile ha assegnato l’apertura ad un’altra unità
c. Assenza di tunnel di sicurezza: un numero rilevante di strutture è priva di un tunnel, obbligatorio nel
caso in cui le dimensioni dello stabile rendano insufficiente un’unica uscita.
In alcuni casi gli imprenditori privi di certificato di agibilità hanno detto di essere a conoscenza della
non conformità ma di non aver ottenuto spiegazioni dal proprietario dell’immobile. La “destinazione
d’uso” dell’immobile è un concetto sconosciuto ai più.
/ 45 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
Bombole A Gas E Dormitori
01.
Riferimenti nomativi: D.Lgs 81/2008, ALL. IV – Requisiti dei luoghi di lavoro
[I locali forniti dal datore di lavoro ai lavoratori per uso di dormitorio stabile devono possedere i requisiti di
abitabilità prescritti per le case di abitazione della località ed avere l’arredamento necessario rispondente
alle esigenze dell’igiene. Essi devono essere riscaldati nella stagione fredda ed essere forniti di luce
artificiale in quantità sufficiente, di latrine, di acqua per bere e per lavarsi e di cucina, in tutto rispondenti
alle stesse condizioni indicate nel presente decreto per gli impianti analoghi annessi ai locali di lavoro.]
02.
Implicazioni operative: La comunità cinese, nel corso degli ultimi anni, è stata debitamente
e diffusamente informata sul punto, si tratta, quindi, di uno degli aspetti per cui la comunicazione da
parte dei tecnici ASCI risulta più semplice.
03.
Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”: Non sono state trovate
situazioni di grave non conformità, salvo alcune aziende che consentivano ai dipendenti di riposare
(non abbiamo visto però veri e propri dormitori, ma solo qualche materasso e qualche coperta).
Spesso si trovano divani letto non utilizzati per dormire ma che talvolta l’ASL sanziona.
La problematica, tuttavia, non è scomparsa. Anche se i controlli hanno con tutta probabilità
scoraggiato la pratica di creare piccoli loculi da adibire a dormitorio in azienda, molto frequente è
divenuta ora l’abitudine ad affittare appartamenti in cui, poi ospitare i lavoratori in condizione di
igiene comunque sia non accettabili. La questione, quindi, si è di fatto trasferita.
Corso di formazione RSPP (o nomina RSPP esterno)
01.
Riferimenti nomativi: D.Lgs 81/2008 - Sezione III SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
[Art. 31.1 - Salvo quanto previsto dall’articolo 34, il datore di lavoro organizza il servizio di prevenzione
e protezione all’interno della azienda o della unità produttiva, o incarica persone o servizi esterni
costituiti anche pressole associazioni dei datori di lavoro o gli organismi paritetici, secondo le regole di
cui al presente articolo.
Art. 31.5 - Ove il datore di lavoro ricorra a persone o servizi esterni non é per questo esonerato dalla
propria responsabilità in materia.]
02.
Implicazioni operative: I corsi sono difficili da organizzare in quanto gli imprenditori
difficilmente accettano di frequentare 48 ore spendendo cifre attorno ai 500 euro. Nell’esperienza dei
precedenti progetti si è riusciti ad organizzarne alcuni ma soltanto dopo mesi di pianificazione. Di fatto
erano in molti quelli che avrebbero potuto essere sanzionati per essersi messi in regola tardi rispetto a
quanto indicato dalla normativa.
03.
Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”:
I corsi di formazione rappresentano un altro punto di criticità notevole. Il corso per Rspp è quello meno
frequentato per le seguenti ragioni: spesso il titolare come da visura è soltanto un prestanome (che
quindi non è disposto a frequentare un corso di 48 ore); il costo (per corsi fatti bene) è alto (circa 500
/ 46 /
R E L A Z I O N E
F I N A L E
euro); le ore di frequenza sono tante (48 per la maggior parte delle imprese con obbligo di frequenza
generalmente pari ad almeno i due terzi del monte ore complessivo); è possibile acquistare certificati
falsi a costi ridotti e senza dover frequentare. Delle 93 aziende tenute alla frequenza solo 49 risultano
conformi (corso seguito oppure RSPP esterno nominato) ma con il dubbio che in molte non abbiano
realmente frequentato corsi.
RLS/RLST
01.
Riferimenti nomativi: D.Lgs 81/2008 - Sezione VII CONSULTAZIONE E PARTECIPAZIONE DEI
RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI
[Art. 47.1 Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza é istituito a livello territoriale o di comparto,
aziendale e di sito produttivo. L’elezione dei rappresentanti per la sicurezza avviene secondo le
modalità di cui al comma 6.]
02.
Implicazioni operative: A livello pratico le opzioni sono due: la prima è che i dipendenti
procedono ad un’elezione che individui, al loro interno, il RLS. La persona eletta frequenta poi un
corso di durata pari a 32 ore. In alternativa, specialmente le aziende di piccole dimensioni, optano
per l’adesione all’OPTA, in Toscana CPRA che designa un rappresentante per i lavoratori al proprio
interno. L’adesione avviene solitamente tramite commercialista o consulente del lavoro. Il datore di
lavoro corrisponde una quota annua per ciascun dipendente. In questo caso il RLST viene contattato
in merito a valutazione dei rischi, nomina del RSPP e negli altri casi previsti dal D.Lgs 81/2008. Il RLST
generalmente effettua un sopralluogo verificando le condizioni di lavoro in azienda.
03.
Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”: Anche in questo caso
il livello di conformità è basso (32 su 93) con prevalenza di aziende che, su corretta segnalazione di
commercialista o consulente del lavoro, hanno aderito all’OPTA. E’ poi capitato di recente che alcune
aziende avessero effettuato l’adesione all’OPTA senza esserne però a conoscenza. Il RLST non era,
dunque, mai stato interpellato né mai aveva effettuato sopralluoghi in azienda. I pochi imprenditori
che conoscono la figura credono, tuttavia, che la nomina spetti a loro e non ai dipendenti.
Formazione addetti
01.
Riferimenti nomativi: D.Lgs 81/2008 - Sezione IV FORMAZIONE, INFORMAZIONE E
ADDESTRAMENTO
[Art. 37.1 1. Il datore di lavoro assicura che ciascun lavoratore riceva una formazione sufficiente ed
adeguata in materia di salute e sicurezza, anche rispetto alle conoscenze linguistiche, con particolare
riferimento a:
a. concetti di rischio, danno, prevenzione, protezione, organizzazione della prevenzione aziendale, diritti
e doveri dei vari soggetti aziendali, organi di vigilanza, controllo, assistenza;
b. rischi riferiti alle mansioni e ai possibili danni e alle conseguenti misure e procedure di prevenzione e
protezione caratteristici del settore o comparto di appartenenza dell’azienda.]
/ 47 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
02.
Implicazioni operative: Il datore di lavoro si pone quale “soggetto organizzatore”, che,
avvalendosi di un formatore (docente) qualificato secondo quanto indicato nell’Accordo Stato-Regioni
del 21/12/2011 effettua la formazione direttamente in azienda. In alternativa i dipendenti vengono
iscritti a corsi organizzati esternamente presso centri di formazioni abilitati.
03.
Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”: 10 su 93 conformi.
Come per le visite mediche per i datori non è conveniente investire nella formazione di personale che
rimarrà per poche settimane o pochi mesi in azienda. A ciò si aggiungono i costi (circa 150 - 200 euro a
dipendente) oltre alle ore, considerate spesso come “sprecate”. Il fatto che i controlli sulla formazione
siano sporadici scoraggia ulteriormente la messa in regola.
Corsi primo soccorso e antincendio
01.
Riferimenti nomativi: D.Lgs 81/2008
[Art. 37.9 - I lavoratori incaricati dell’attività di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei
luoghi di lavoro in caso di pericolo grave ed immediato, di salvataggio, di primo soccorso e, comunque,
di gestione dell’emergenza devono ricevere un’adeguata e specifica formazione e un aggiornamento
periodico.]
02.
Implicazioni operative: Il datore di lavoro forma un numero adeguato di lavoratori per la
gestione delle emergenze. In linea generale un dipendente ogni cinque lavoratori dovrebbe essere
sufficiente.
03.
Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”:
53 su 92 (Pronto soccorso) e 54 su 92 (Antincendio) (un’azienda non verificata). Sono i corsi più
frequentati (non mancano comunque attestati falsi) da un lato per la brevità (8 ore antincendio e 12
primo soccorso) e i costi (sotto i 200 euro) e dall’altro per l’utilità percepita.
/ 48 /
R E L A Z I O N E
F I N A L E
O S S E RVA Z I O N E
D I R E T TA
CARTELLONISTICA
ESTINTORI
spesso carente (nel riepilogo generale pag. 53,
abbiamo utilizzato la stessa scala di
il valore 0 indica la totale assenza, 2 la totale
classificazione. Gli estintori raramente sono
conformità e 1 la conformità parziale).
assenti (7 casi) ma spesso sono irraggiungibili,
In molti si lamentano del fatto che i prezzi per
o nascosti, o privi di cartello oppure non
singolo cartello sono troppo alti (circa 5 euro
revisionati o sporchi. La revisione di solito
oltre iva). In realtà i dati sono in linea con i prezzi
viene effettuata automaticamente dai tecnici
praticati dai tecnici presso aziende a conduzione
installatori. Ci sono state segnalate, però, alcune
italiana. Un grave problema di fondo è che, da
truffe: alcune società si presentano ogni sei
un lato, gli imprenditori cinesi pretendono che
mesi per riscuotere la quota revisione (circa 10
il consulente si occupi di tutto, affissione dei
euro a estintore), aggiornano i cartellini ma non
cartelli incluso, senza poi però essere disposti a
effettuano alcun tipo di intervento sugli estintori.
corrispondere remunerazione adeguata al tempo
Ciò comporterebbe gravi problemi in caso di
impiegato dal tecnico. In pochi sono disposti
emergenza.
ad acquistare direttamente i cartelli. Lo stesso
vale per la cassetta del pronto soccorso. A ciò
naturalmente si aggiungono errori in fase di
collocamento che, tuttavia, non costituiscono
generalmente un rischio rilevante per la salute
dei lavoratori.
DPI
(DISPOSITIVI
DI PROTEZIONE
INDIVIDUALE)
LUCE E
AERAZIONE
68 conformi su 97 (2 non verificate). I principali
problemi sono la presenza di teli neri oscuranti
o l’utilizzo improprio di garage o depositi
ad uso produttivo. In altri casi, seppur le aperture
consentirebbero un ricambio d’aria adeguato,
le finestre vengono lasciate chiuse durante tutta
la giornata lavorativa. In alcune delle imprese
raramente usati. Quasi nessun lavoratore utilizza
intervistate in estate l’ambiente è apparso
mascherine, guanti anti taglio o scarpe anti
totalmente non idoneo allo svolgimento di
scivolo.
qualsiasi attività lavorativa.
/ 49 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
U S C I TA D I
EMERGENZA
E VIE DI ESODO
C A S S E T TA D E L P R O N T O
SOCCORSO
generalmente presente è però spesso poco fornita
spesso sono segnalate non correttamente
oppure ostruite da materiale e macchinari.
In altri casi, come precedentemente scritto,
queste non sono in numero adeguato in
relazione alla superficie aziendale oppure
non conducono in luogo sicuro.
La difficoltà principale nella messa a norma
è costituita dalla spesa, solitamente alta,
o molto sporca in superficie (rendendo pericoloso
un eventuale intervento). A tutte le aziende abbiamo
spiegato che oltre al possesso della cassetta è
indispensabile che questa venga conservata in
un’area pulita e mantenuta in corrette condizioni
igieniche: i rischi derivanti dall’utilizzo di garze, pinze
o forbici includono contaminazione, infezioni con
conseguenze peggiori rispetto a non curare il ferito.
per mettere in regola unità immobiliari
risultanti da frazionamenti casuali. Anche
in questo caso risulta imprescindibile che
l’azione non sia diretta esclusivamente
alla sensibilizzazione dell’imprenditore,
ma comprenda anche locatari e autorità
competenti a livello locale.
LUCE E
AERAZIONE
P O S TA Z I O N I D I L A V O R O
E SICUREZZA SUI
MACCHINARI
è spesso difficile verificare la presenza dei dispositivi
di sicurezza (serve troppo tempo se le macchine sono
molte). Un problema diffuso nel distretto è senza
dubbio la frequenza con cui i carter di protezione dei
telai vengono rimossi. Ciò è dovuto alla necessità
di poter intervenire con rapidamente nel caso in cui
68 conformi su 97 (2 non verificate). I
la cinghia di trasmissione si inceppi. Trovare carter
principali problemi sono la presenza di
per poter rimettere a norma le macchine è ormai
teli neri oscuranti o l’utilizzo improprio di
diventato pressoché impossibile: le case produttrici
garage o depositi ad uso produttivo. In altri
non ne hanno a disposizione e, dato che la maggior
casi, seppur le aperture consentirebbero
parte delle imprese acquista macchine usate,
un ricambio d’aria adeguato, le finestre
il problema è dilagante.
vengono lasciate chiuse durante tutta la
Generalmente, poi, abbiamo riscontrato postazioni
giornata lavorativa. In alcune delle imprese
non adeguate per la presenza di polvere e materiale
intervistate in estate l’ambiente è apparso
accatastato nei pressi delle macchine, nonché per
totalmente non idoneo allo svolgimento di
l’inadeguatezza delle sedie usate.
qualsiasi attività lavorativa.
/ 50 /
R E L A Z I O N E
RIEPILOGO GENERALE
F I N A L E
TA B . 4
Adempimento
Livello
di Conformità
Non
verificate
DVR
62/93
0
VISITE MEDICHE
12/93
0
DICHIARAZIONE DI
CONFORMITA’/ RISPONDENZA
84/99
0
AGIBILITA’
39/99
0
BOMBOLE
99/99
0
DORMITORI
99/99
VAL. IMPATTO ACUSTICO
ALCUNE SITUAZIONI AMBIGUE
34/72
0
(PER 24 AZIENDE
NON NECESSARIA)
RSPP (CORSO / ESTERNO)
49/93
0
CORSO LAVORATORI
32/93
0
CORSO PRIMO SOCCORSO
53/92
1
CORSO ANTINCENDIO
54/92
1
ESTINTORI
5 6 CO N F.
3 6 PA R Z .
CO N F. /9 9
0
LUCE / AERAZIONE
68/97
2
POSTAZIONI DI LAVORO
43/91
8
PROTEZIONI MACCHINARI
51/75
19
(CONF. / PARZ. CONF.)
CASSETTA PRIMO SOCCORSO
3 9 CO N F. 4 4
PA R Z . CO N F. /9 4
5
USO DPI
1 8 CO N F. / PA R Z .
CO N F. / 7 8
5
TOT
99
22
/ 51 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
FOCUS CHECK UP
P R E S S O S TA M P E R I E
INTRODUZIONE
A
ttraverso un’ingegnere conosciuta
Dato il contesto collaborativo (l’azione è stata
nel corso di un sopralluogo
supportata dall’ingegnere e, in alcuni casi dai
siamo venuti in contatto con
commercialisti) i risultati sono particolarmente
6 stamperie (stampa su T-shirt) che, per
apprezzabili e la situazione è ovunque migliorata
la tipologia di attività svolta presentano
nel tempo. Si tratta oramai di aziende che
rischi aggiuntivi per la salute dei lavoratori
vengono seguite con costanza e che si sono
(rischio chimico) e che sono sottoposte ad
fidelizzate al tipo di intervento da noi proposto.
adempimenti ambientali complessi da gestire.
ADEMPIMENTI ADDIZIONALI:
A.
B.
C.
D.
E.
emissioni in atmosfera
scarichi idrici
smaltimento rifiuti pericolosi
valutazione rischio chimico
eventuali campionamenti
ambientali
F . realizzazione di sistemi di
aspirazione localizzata
/ 52 /
G . attività soggetta a CPI
(certificato prevenzione incendi)
H . utilizzo di DPI specifici
I . gestione ed immagazzinamento
corretto dei prodotti chimici
J . limiti di esposizione professionale ad
alcune sostanze
K . necessità di conservare le schede di
sicurezza dei prodotti chimici
R E L A Z I O N E
F I N A L E
Riscontro nell’ambito del Progetto
“Integrazione Imprenditoriale”
Inizialmente la maggior parte delle aziende presentava condizioni igieniche inaccettabili. Nei mesi
il miglioramento è stato evidente. Da migliorare principalmente la gestione delle sostanze chimiche
che di per sé non comporterebbero gravi danni alla salute umana. Il problema è la maniera piuttosto
“casuale” con cui queste vengono gestite e manipolate. Gli sversamenti, facilmente evitabili sono
frequenti. I DPI non vengono indossati e non tutte hanno correttamente realizzato sistemi di
aspirazione dei vapori e dei fumi. Ci sono, poi, forti dubbi sull’affidabilità delle aziende che operano
per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi.
Miglioramenti riscontrati
Nei mesi abbiamo aiutato le aziende
a migliorare nei seguenti aspetti della
gestione aziendale:
A.
B.
C.
D.
E.
pulizia
adempimenti e pratiche ambientali
redazione documentazione
frequenza corsi di formazione
apertura e costruzione relazioni di
fiducia nei confronti dei tecnici ASCI
Obiettivi di medio periodo
in relazione alle stamperie prese in carico contiamo di completare la formazione obbligatoria e fornire
assistenza in materia di valutazione dei rischi in modo tale da avere un quadro di pressoché totale
conformità entro la fine di ottobre.
/ 53 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
SEZIONE 2
AMBIENTE
V A L U TA Z I O N E D I I M P AT T O A C U S T I C O
/01
Riferimenti nomativi: Delibera di Giunta Regionale n. 857 del 21.10.2013
/02
Implicazioni operative: Le aziende situate all’interno di specifiche aree del territorio
comunale provvedono, all’inizio della propria attività, a misurare l’impatto che l’utilizzo dei
macchinari ha nei confronti dell’ambiente esterno.
/03
Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”: 34 su 72 conformi.
La non conformità deriva dall’ignoranza e dalla poca chiarezza della normativa a
riguardo. Detto ciò va tuttavia segnalato come sia altamente improbabile che aziende
tipo confezione superino i limiti imposti dal regolamento comunale. Nonostante, infatti,
il rumore espresso in dB cresca in maniera più che proporzionale rispetto al numero dei
macchinari, in nessuno dei casi di aziende che si sono rivolte a noi per una consulenza
tecnica i valori limite sono stati superati.
Rari sono invece i casi di imprese soggette ad AIA o AUA.
GESTIONE DEI RIFIUTI
Si tratta di uno degli aspetti più complessi per i tecnici ASCI. Nel corso del progetto è risultato difficile
avere risposte chiare dagli imprenditori anche se l’impressione, salvo rari casi, è quella di una
generalizzata “non-gestione”. In molti casi ci è stato raccontato che persone di cui non siamo riusciti
a comprendere identità né tipo di attività svolta passano ogni tanto a ritirare i rifiuti.
Raramente abbiamo trovato i formulari di carico e scarico e altrettanto raramente abbiamo trovato in
azienda il registro. Qualora l’impresa si fosse munita di registro vidimato abbiamo spesso osservato
che questo non veniva mai compilato.
/ 54 /
R E L A Z I O N E
F I N A L E
SEZIONE 4
F I S C A L I TA ’
Come per la sezione precedente, i dati
raccolti per la sezione 4 – Fiscalità,
sono scarsi e di certo poco attendibili.
Al di là di semplici informazioni circa
la periodicità dei versamenti iva
(trimestrale il più delle volte),
gli imprenditori intervistati non
sono stati capaci di rispondere circa
il pagamento delle voci di imposte
incluse nella lista presente nello
strumento ASCI. In molti casi, infatti,
è il commercialista che si fa carico del
computo e del pagamento, in altri casi
il commercialista stesso comunica
periodicamente quanto versare
all’erario senza però fare distinzione
tra le differenti imposte da pagare.
Problemi riscontrati:
A . INPS: le imprese (e i lavoratori) non vedono
l’utilità di contribuire per poi non ottenere nulla
in cambio (sono in pochi quelli che pianificano di
rimanere in Italia il tempo necessario a poter poi
beneficiare di una pensione)
B . Diritto annuale CCIAA: pochi conoscono la CCIAA
C . IRPEF: nessuno ha risposto alla domanda
consapevole di cosa fosse l’IRPEF
D . INAIL: alcuni si sono detti disponibili ad assicurare
i propri dipendenti per eventuali infortuni, ma
ovviamente non è possibile versare la quota INAIL
senza un regolare contratto di lavoro
E . Ritenute di acconto per prestazioni
occasionali: sconosciute.
/ 55 /
I N T E G R A Z I O N E
I M P R E N D I TO R I A L E
AZIENDE NON TESSILI
BREVE RESOCONTO
Seppure la maggior parte delle aziende avvicinate e intervistate lavori nel settore tessile (pronto moda,
confezioni, stamperie, maglifici), abbiamo avuto l’opportunità di intervistare anche imprese operanti
in settori completamente differenti, in particolare:
/01
Call center / internet point: si tratta di un luogo di ritrovo per ragazzi cinesi che preferiscono riunirsi
per giocare piuttosto che frequentare la scuola. Al di là delle considerazioni riguardanti la sicurezza
(fumo, totale assenza di luce naturale, assenza di parte della documentazione) sarebbe interessante
studiare il fenomeno sociale che si sviluppa nel locale. Si tratta infatti di un’attività che raccoglie
la frustrazione di studenti che frequentano scuole che non riescono a coinvolgerli nel processo
educativo o ragazzi che vedono il proprio futuro in Cina e non reputano indispensabile puntare
sull’istruzione così come ragazzi che non vedono l’ora di iniziare a lavorare.
/02
Agenzia matrimoniale: dal punto di vista della sicurezza c’è poco da segnalare, anche perché non
risultano dipendenti.
/03
Supermercato: intervistato a luglio, si tratta di un supermercato da poco sanzionato per una lunga
serie di non conformità. Sono stati sequestrati 40 kg di carni conservate in sacchi di plastica non
idonei per alimenti e a contatto con prodotti non alimentari. La documentazione relativa alla
gestione alimentare (manuale HACCP) è stata giudicata inadeguata (redatta interamente in italiano,
non comprensibile né al titolare né ai dipendenti, e comunque mai compilata). La vendita di bevande
alcoliche non è mai stata autorizzata. La visura camerale, inoltre, riporta la vendita di prodotti per
la casa quale attività prevalente, con la vendita di alimenti quale attività secondaria. Gli ispettori
hanno riscontrato l’opposto. A ciò si aggiungono le condizioni igieniche precarie nell’area macelleria
e nel bagno. Non sono stati seguiti i corsi di formazione. Abbiamo spiegato come affrontare i punti
contestati ma il titolare si ostina a preferire aziende poco serie che hanno promesso di mettere tutto
in regola con 1500 euro.
/04
Ristorante: la titolare si è mostrata particolarmente sensibile a tutte le tematiche incluse nello
strumento ASCI. Negli anni, però, è spesso entrata in contatto con consulenti poco seri che le hanno
provocato diversi problemi. In particolare ha ricevuto una sanzione per inadeguatezze strutturali ed
è stata “costretta” a seguire corsi non previsti dalla normativa. Il percorso intrapreso, tuttavia, lascia
ben sperare. Un sopralluogo presso il locale cucina non ha comunque fatto emergere problemi seri
nella gestione, manipolazione ed immagazzinamento dei prodotti alimentari. Tutto il personale
mantiene un comportamento igienico-sanitario corretto durante l’attività lavorativa.
/ 56 /
Camera di Commercio di Prato
Via Romito 71 - Prato
Tel.: +39 0547 61261
www.po.camcom.it