L`India contro il genocidio delle bimbe Oggi storico giuramento

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L`India contro il genocidio delle bimbe Oggi storico giuramento
L'India contro il genocidio delle bimbe
Oggi storico giuramento
di Anna Meldolesi
Il 9 agosto del 1942 il Mahatma Gandhi veniva arrestato a Bombay insieme a tutti i dirigenti del
Congresso nazionale. Nel corso della notte avevano approvato la risoluzione Quit India, avviando
l’insurrezione non violenta che avrebbe contribuito a liberare il Paese dall’occupazione dell’Impero
britannico. «Do or die», riuscirci o morire.
A settant’anni di distanza, il 9 agosto del 2012 sarà celebrato da 1,2 miliardi di persone. E per volontà del
ministro per le Donne e per l’infanzia Prem Narain, oggi il«Quit India Day» verrà dedicato per la prima
volta ai più oppressi tra gli oppressi.
Le bambine discriminate e trascurate a morte. Le bambine a cui viene addirittura impedito di nascere,
quando l’ecografia rivela che sono del sesso «sbagliato». Nei sistemi patriarcali rigidi sono i figli maschi
che garantiscono la continuazione della genealogia ed è a loro che spetta la precedenza.
Tutti i funzionari, dai membri del governo centrale agli amministratori locali degli Stati e dei territori
dell’Unione, sono chiamati a scandire questo giuramento:
«Noi impiegati della pubblica amministrazione dell’India ci impegniamo solennemente a fare tutto il
possibile, individualmente e collettivamente, per eliminare la selezione del sesso basata sul genere che
minaccia la nascita e la sopravvivenza delle bambine; e per assicurare che le bambine nascano, siano
amate e accudite e crescano diventando cittadine con pieni diritti di questo Paese».
Per il subcontinente si tratta di una svolta simbolica epocale.
Infatti sono le élite che per prime hanno praticato la selezione del sesso dei figli, dando l’esempio al resto
della popolazione, mentre molti funzionari hanno continuato a chiudere un occhio sull’applicazione della
legge che dal 1994 vieterebbe gli aborti sesso-specifici.
L’India non è un posto per donne? La Costituzione garantisce pari diritti ai due sessi, il Paese può vantare
tra i suoi figli più illustri il Nobel della giustizia sociale Amartya Sen, diversamente da noi hanno già avuto
una donna come primo ministro e come presidente. Eppure il censimento del 2011 ha confermato
che il ricorso alle ecografie per conoscere il sesso fetale, seguito dall’aborto dei feti di sesso
femminile, resta una piaga diffusa.
Ogni anno ci sono centinaia di migliaia di piccole indiane
che, secondo i calcoli statistici, dovrebbero nascere e invece mancano all’appello. Nella fascia infantile
della popolazione, fra zero e sei anni, si contano solo 914 femmine ogni mille maschi. Meno che nel
censimento del 2001, quando il rapporto numerico era di 927 bambine ogni mille bambini.
Il «genocidio di genere» si è rivelato una montagna più impervia dell’Himalaya da scalare.
Dalla risoluzione Quit India all’indipendenza sono passati 5 anni e tutto lascia credere che quest’altra
battaglia — a cui Gandhi avrebbe certamente aderito — sarà ancora più lunga. Ma il giuramento di oggi
serve ad affermare che il cammino è avviato e c’è un altro segnale che alimenta la speranza: la causa
delle bambine «mai nate» inizia finalmente ad andare di moda.
Abbracciata in prime time dalla star di Bollywood Aamir Khan nella puntata di esordio del suo show
televisivo, sarà al centro del prossimo film dei coniugi Devgan, che sono il Brad Pitt e l’Angelina Jolie del
cinema indiano.
Un vecchio proverbio Tamil citato spesso dai demografi recita che
«Allevare una figlia è come annaffiare un fiore nel giardino del vicino».
Tempo sprecato, risorse buttate. Ma l’umanità e il buonsenso dicono che è vero il contrario:
allevare una figlia è come annaffiare il futuro del mondo.
Jai Hind. Lunga vita all’India che saprà tenere alto il testimone spirituale di Gandhi negli anni 2000.
Dopo aver cacciato l’occupante straniero, ha un altro nemico annidato nella sua stessa cultura di cui
liberarsi.
daniela.gianduzzo@segnalavit
albamonti@ricopiavit