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CULTURA
GIORNALE DI BRESCIA SABATO 27 AGOSTO 2011
49
Wodehouse rischiò
davvero il processo
per simpatie naziste
W
«Clic» dal passato
■ Da sinistra, in senso orario: una via
del centro di Sirmione; il porticciolo di
Limone; la casa abitata da Garibaldi a
Desenzano; la partenza in prima classe
sul piroscafo da Desenzano
Il Garda d’inizio ’900 svelato in bianco e nero
In mostra a Riva il reportage fotografico con cui il bolognese Alessandro Oppi
vinse un premio nel 1910, tra paesaggi rustici, vicoli popolari e i primi hotel
«G
iunsi a Desenzano lago (prima
tappa del mio itinerario) accolto
da un violento temporale, ricevimento questo non troppo gradito
per un dilettante di fotografia alle
prime armi. Ammirai estatico lo
spettacolo che mi presentava il lago in burrasca: triste ed affascinante ad un tempo, ed il rapido passaggio al bel tempo che mi permise di
iniziare con lena il mio lavoro». Così il bolognese Alessandro Oppi
scrive nella relazione al Circolo Fotografico Bolognese per spiegare le
immagini sul lago di Garda presentate al premio della rilevante istituzione culturale emiliana.
Il concorso, indetto per la «IX Mostra fotografica annuale» dal 25 dicembre 1910 al 6 gennaio 1911 in
Bologna, richiama numerosi appassionati: il vincitore, con una
«cinquantina di negative» e «l’illustrazione di una determinata Regione, itinerario o corso di fiume»,
riceverà, addirittura, «diploma, medaglia d’oro e L. 100 in oro», come
si legge sulla rivista «La Fotografia
artistica».
Il giovane Oppi (Bologna 27 giugno
1886 - 5 febbraio 1952), perito commerciale e ragioniere, di famiglia
benestante, fotografo «per svago»
decide di utilizzare le ferie dal 5 al
15 agosto 1910, la cosiddetta «licenza estiva» concessagli dalla rinomata ditta import-export di prodotti
coloniali Malmusi & Gentili, per dedicarsi all’«impresa» gardesana.
Far conoscere il «Gran Tour fotografico» benacense dell’abile «dilettante» è lo scopo dell’interessante
ed imperdibile mostra «1910. Alessandro Oppi fotografa il Lago di
Garda», al Museo Alto Garda
(MAG) a Riva del Garda, esposizione che continuerà fino al 30 ottobre (www.comune.rivadelgarda.
tn.it).
Il benemerito nipote del fotografo,
signor Luca Maccaferri, ha concesso per l’esposizione all’istituzione
museale i raffinati 8 album con 202
fotografie dell’avo. L’iniziativa è
stata organizzata con il patrocino
del Comune di Riva del Garda, del
Comune di Arco, del Museo dell’Alto Garda di Riva e della Galleria Civica «G. Segantini» di Arco. L’esposizione e il catalogo sono a cura di
Alberto Prandi, in collaborazione
con Maria Marri Tonelli e Valentina Paciolla.
Il «reportage d’altri tempi» inizia sabato 6 agosto 1910 con Desenzano
(«Prima Classe a bordo del piroscafo»; «Casa abitata da Garibaldi»),
continua con i paesaggi quasi selvaggi della Rocca di Manerba, i lussuosi alberghi di Gardone Riviera,
le limonaie di Toscolano Maderno
e Gargnano. Non mancano la «nuo-
«Ammirai estatico il lago in burrasca:
triste ed affascinante a un tempo»
va» Salò, ricostruita dopo il terremoto del 1901, accanto agli idilliaci
paesaggi di Tignale, Campione,
Tremosine e Limone («Limone,
Porticciolo»), visitati mercoledì 10
agosto 1910.
Dopo l’«asburgica» Riva e il versante veronese, con Lazise, Garda e
Torri, quasi irreali nelle piazze e
nei porti deserti, ben venti stampe
sono dedicate ad una Sirmione intima e segreta, ultima tappa del viag-
giatore domenica 14 agosto. Rari
bambini giocano lungo le strade
del silenzioso centro storico («Via
del centro»), le grotte di Catullo paiono misteriosi antri incantati.
Il personaggio, a malincuore, torna nella città natale e consegna i lavori scelti per il concorso, oltre che
l’intera sequenza «scattata» con il
«perfettissimo
apparecchio»
«Zeiss Minimum-Palmos». L’attesa è tanta, incerto l’esito, i concorrenti agguerriti. Ma la giuria non ha
dubbi: Oppi e il «suo» Lago di Garda vincono. Le fotografie «furono
sottoposte ad ammirazione dei Soci in eleganti quadri» e «la Giuria
(…) assegnò all’Oppi il primo premio di L. 100 e la medaglia d’oro»,
come attestano, festosi, i giornali
d’epoca.
E dopo la vittoria? Non conosciamo altri lavori fotografici pubblici
dell’autore. Ma Alessandro, tenace
lavoratore, è anche entusiasta sportivo: segue come segretario generale dal 1913 agli Anni Quaranta del
Novecento la squadra di calcio del
Bologna. Ma questa è un’altra storia.
Paola Bonfadini
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La guerra di Coccai
25 Aprile 1945
Stanno sicuramente dormendo i militari tedeschi che, stipati sugli automezzi della colonna
motorizzata, viaggiano nella notte da Milano
verso Verona e poi da qui verso il Brennero.
Stanchi e umiliati ritornano da vinti nelle loro
terre dopo aver aspramente combattuto e soggiogato anche con crudeltà i popoli d’Europa.
Nonsonoinallarme,nessunoavrebbeostacolato la ritirata. Nel torpore del dormiveglia pensanoailorocari,aldifficileritornoallavitadomestica,allavoro,allaricostruzione,allapaceeall’inutilità della dura e sanguinosa guerra.
Ricordanoicameratimortie,forse,ancheleviolenze inferte alle popolazioni inermi.
Nella notte stellata di primavera, nel sonno sono passati, in pochi minuti, dall’aspettativa di
una nuova vita, alla morte atroce e violenta.
Questotragicoeventoèavvenutonellanottedel
25 aprile, nel tratto della statale fra la scuola PastorielaSantelladiSant’Eufemia,cherecaancora sulle colonne in pietra le sbrecciature dei colpid’arma.Letruppeinglesiedamericaneavevanosuperatol’Appenninoedilagavanonellapianura padana verso le grandi città.
Il 24 Aprile liberarono Bologna e da Parma puntavano su Milano, da Mantova marciavano verso Brescia. Per evitare l’ultimo inutile massacro
dimilitariecivili,ilcardinalediMilano,attraverso trattative con il comitato di liberazione, i comanditedeschiediservizisegretialleati,concordaronouncorridoiodivialiberaversolaGermaniaperletruppedioccupazionetedesche.Mentrel’autocolonnatedescaviaggianellanottesulla strada verso Verona, una formazione di carri
armatiamericaniSherman,provenientedaGoito, punta su Brescia. Percorrono la statale mantovana per non intercettare i tedeschi in ritirata.
All’altezza di S. Polo, per una errata lettura delle
carte topografiche, dei carri armati si trovano
fuori percorso e da Via Cerca sbucano in Sant’Eufemia all’altezza della caserma magazzino.
Inquestoluogo,evacuatoprecipitosamentedai
militari della Repubblica di Salò, si è insediato
un gruppetto di partigiani che, individuando
nella notte i mezzi militari americani e scambiandoli per tedeschi in fuga, sparano dei colpi
di fucile.
Gli alleati rispondono agli spari, uccidono un
partigiano e, senza rallentare, ripartono verso
Brescia.Giuntiallafinedell’abitatodiSant’Eufemiain statodi massimo allarme,nei pressi della
santelladella Madonna, impattanonella colonnatedescacheprocedelentamenteafarispenti.
Dagli Sherman partono sventagliate di mitragliatricepesanteecolpidicannoneadalzozero.
Inpochiminutituttalacolonnagermanicaèannientata ed avvolta in un serpente di fuoco.
AlmattinodopoiFratidi S.Pietroconuncarretto raccolgono i resti carbonizzati dei militari tedeschi.Al mattino Don Orazio Bresciani,parroco di Sant’Eufemia, benedice le salme e poi, davanti alla santella trapassata dai proiettili, invita
i presenti qui convenuti a pregare la Madonna.
SelabattagliafosseavvenutainViaIndipendenza,sarebbestataunaecatombeanchetragliabitanti. La gente cammina in silenzio fra questi
corpi martoriati.
Recito mentalmente un Requiem.
Tobegia
Giovaneavanguardista,èammiratodatuttiipaesani. È spregiudicato, fuori dalle regole, grandeatleta:lagaradimarciainmontagnaSant’Eufemia-Maddalenaeritorno,lovedesemprevincitore. Contro le sue capacità atletiche nessuno
può competere. Parte militare, come caporale
deglialpini,con letruppechedall’Albaniapuntano sulla Grecia. Scrive da Atene a mio padre
una cartolina che rappresenta il Partenone con
odehouse, lo scrittore
umorista britannico famoso in tutto il mondo
per la serie di libri dedicati a Jeeves il maggiordomo, venne interrogato ripetutamente dall’MI5, i servizi
segreti interni di sua Maestà, perché
considerato un possibile simpatizzante
del Terzo Reich. Il clima di sospetto convinse il celebre autore a trasferirsi negli
Stati Uniti, dove viveva da tempo, e a
non tornare più in patria. Se lo avesse
fatto, sarebbe stato processato. È quanto si apprende da un memorandum dell’MI5 desecretato e reso pubblico ai National Archives di Londra.
Quando nel 1939 scoppiò la seconda
guerra mondiale Wodehouse rimase
nella sua residenza estiva in Francia, invece di ritornare in Inghilterra o rifugiarsi in America. Fu così fatto prigioniero
dai tedeschi nel 1940 e internato un anno, prima in Belgio poi a Tost, nell’attuale Polonia. I nazisti lo liberarono poco
dopo il suo 60.mo compleanno e Wodehouse accettò, come ringraziamento, di scrivere per loro un programma
radiofonico. Sei puntate andarono in
onda da Berlino, mentre 40.000 britannici morivano sotto le bombe naziste e
il Paese non aveva molta voglia di ridere. I suoi libri furono boicottati.
A guerra quasi ultimata l’MI5 andò a
chiedere spiegazioni allo scrittore: il sospetto nasceva dal fatto che Wodehouse pare non riuscisse nemmeno a ricordare il nome dell’ufficiale tedesco incaricato di sorvegliarlo dopo il rilascio:
«Un certo Slack o Black o giù di lì» disse
in un’intervista. «Ovviamente fa riferimento a Werner Plack», si legge nei documenti. Come dire: in Germania non
era certo un sorvegliato speciale.
Messo alle strette, lo scrittore si giustificò: «Pensai che la gente, sentendo il programma, provasse ammirazione perché, nonostante mi trovassi in una situazione difficile, riuscivo a mantenere
il buon umore. Ma devo ammettere che
acconsentii anche per senso di gratitudine». Quando la moglie lo raggiunse
dall’Inghilterra, Wodehouse venne informato di cosa stava accadendo nella
madrepatria. «Capii di aver commesso
un grave errore. E ne sono addolorato:
non era mia intenzione aiutare il nemico», concluse. L’MI5 lasciò libero lo
scrittore, ma un carteggio del 1946 rivela che il suo caso fu riconsiderato, e che
fu avanzata l’ipotesi di processarlo, se
fosse tornato in patria. Cosa che non fece: Wodehouse morì negli Usa nel 1975.
RACCONTI DELL’ESTATE
la scritta: “ciao da Tobegia, meglio vivere un
giorno da leone che 100 anni da pecora”.
Si distingue per altruismo ed eroismo. Al ritorno alla casa del fascio riceve un’onorificenza
motivata per il suo “sprezzo del pericolo”.
RipartesergenteperlaRussia.Sconfitto,rientra
a casa e sempre alla casa del fascio riceve un’altra menzione al suo coraggio ed altruismo.
Chiede durante la cerimonia ai giovani fascisti
chegliconsegnanolamedaglia:“Evoidoveavete combattuto quando io ero in Grecia e poi in
Russia?”Quelliimbarazzatidannovagherisposte. Rifiuta la medaglia e annuncia: “da questo
momento ritenetemi un disertore”. Va in montagna; è coraggioso e spregiudicato, combatte
contro i tedeschi. È irraggiungibile.
CongliamiciGiovannieBeppe,unaserad’estate andiamo verso la Madonna del Carrobbio.
IncontriamoTobegiaconaltriduepartigianiarmati con mitra e bombe a mano alla cintola.
Loriconosciamo,forsepreparanounattentato:
”BuonaseraTobegia.”“Gnàri!Nonditeanessuno,nemmenoaivostrigenitoridiavermivisto”!
È il comandante della 122 Brigata Garibaldi: il
suo nome di battaglia è Tito.
Entra in Sant’Eufemia trionfante e applaudito
vincitore il 25 aprile 1945.
È grande combattente, ma troppe ombre hanno offuscato le sue gesta.
continua
MARCO SERRA TARANTOLA EDITORE pubblica il tuo manoscritto - Brescia, Corso Zanardelli 52 - Tel. 030 49300 - editorextarantola.it