XXXVII CONGRESSO AIAS
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XXXVII CONGRESSO AIAS
AIAS – ASSOCIAZIONE ITALIANA PER L ’ANALISI DELLE SOLLECITAZIONI 42° CONVEGNO NAZIONALE, 11-14 SETTEMBRE 2013, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO AIAS 2013 - 165 PROGETTO E REALIZZAZIONE DI UN VELOMOBILE PER UNA MOBILITÀ URBANA SOSTENIBILE P. Baldissera, C. Delprete, A. Mammino Venzoni Politecnico di Torino - Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale Corso Duca degli Abruzzi 24, 10129 Torino e-mail: [email protected], [email protected], [email protected] Sommario In un contesto di mobilità urbana sempre più critico, lo sviluppo di alternative all’uso individuale dell’automobile è un tema di crescente interesse. Una di queste alternative è rappresentata dai velomobili, mezzi a pedali con tre ruote, seduta reclinata e carenatura esterna. Il Team studentesco Policumbent del Politecnico di Torino ha sviluppato un progetto di velomobile da cui sta nascendo un primo prototipo. In questa sede vengono presentate le considerazioni e le analisi che ne hanno guidato la progettazione. Partendo da considerazioni di ergonomia della pedalata e ripartizione dei carichi si è sviluppato il progetto cercando di rispondere alle esigenze strutturali e di assemblaggio e attraverso l’analisi a elementi finiti si sono verificate la resistenza strutturale statica e a fatica. Nella fase successiva si è finalizzata l’integrazione con i restanti componenti e con la carena, tramite opportuni sistemi di ancoraggio e si è quindi avviata la produzione del veicolo. Abstract In such a critical urban mobility context, the development of alternative individual mobility tools to substitute the automobile is of growing interest. One of these alternatives is represented by velomobiles, human powered vehicles with three wheels, recumbent seat and external fairing. The Policumbent Student Team of Politecnico di Torino developed a velomobile design from which was born a first prototype. Hereafter all the considerations and analyses which leaded to its development are presented. Starting from the ergonomics of pedaling and the loads distribution the design followed the direction towards structural requirements and assemblability. Through finite element analysis structural reliability and fatigue resistance of the model were verified. In the successive steps the reciprocal integration of the components was finalized and the vehicle crafting started. Parole chiave : velomobile, progettazione, human powered vehicle. 1. INTRODUZIONE L’idea di progettare un velomobile nasce dalla constatazione che la situazione Italiana in ambito di mobilità sostenibile è palesemente sotto la media Europea, soprattutto se messa a confronto a paesi come Belgio, Olanda o Germania. Oltre a una forte base di mobilità ciclistica tradizionale, in questi Paesi si stanno infatti sviluppando e sperimentando, con sempre maggiore successo, soluzioni nuove anche per quanto riguarda la tipologia di veicoli a pedali: bici-cargo per le consegne di merci in ambito urbano, family-bikes adatte al trasporto di 2 o 3 bambini e velomobili per l’ampliamento del raggio d’azione della mobilità individuale a pedali. Il velomobile nella sua forma più diffusa è un veicolo a tre ruote, in configurazione “tadpole” (due ruote anteriori e una posteriore), con seduta reclinata e una carenatura avente triplice funzione: miglioramento dell’efficienza aerodinamica, protezione dagli agenti atmosferici e incremento della sicurezza del ciclista in caso di urto. 42° C O N V E G N O NA ZI O N A L E – SA L E RN O , 11-14 SE T T E M BRE 2013 All’interno del Team studentesco Policumbent del Politecnico di Torino, attivo dal 2009, era presente una buona base di conoscenze e metodologie in ambito ciclistico reclinato, che sono state il punto di appoggio per valutare la fattibilità del progetto. Da questi presupposti sono nate le attività riguardanti la progettazione del prototipo, evolute poi nella sua effettiva realizzazione. Il gioco forza è stato adottare metodologie di progettazione ingegneristiche in un ambito che generalmente è affidato all’esperienza pratica più che allo sviluppo tecnico-teorico. Con questo s’intende l’aver adottato tutta quella serie di strumenti che rendono possibile la risoluzione di buona parte dei problemi insiti nella prototipazione già a livello di modellazione virtuale, quali: analisi strutturale con modelli agli elementi finiti (FEM), analisi fluidodinamica computazionale (CFD), valutazione degli ingombri, studio della dinamica del veicolo. La letteratura di riferimento è stata quella propria dell’ambito della progettazione di veicoli a motore [1-3] che fornisce spunti utili, specialmente quando focalizzata su veicoli ibridi e/o leggeri [4, 5], ai quali il velomobile può essere assimilato per struttura e dinamica pur differendo nella fonte primaria di propulsione. Per tenere conto di aspetti più strettamente legati alla propulsione umana, una preziosa fonte di informazioni è stato invece il Bicycling Science [6]. Inoltre, essendo i velomobili sul mercato ancora prodotti con metodi semi-artigianali o comunque pre-industriali e non essendo disponibile una specifica letteratura scientifica in merito, è risultata di grande utilità la partecipazione a eventi sportivi, seminari e fiere, con esposizione e prova di questo tipo di veicoli per “toccare con mano” lo stato dell’arte. Una buona panoramica sull’evoluzione dei velomobili negli ultimi vent’anni, oltre a essere ricostruibile tramite ricerca sul web [7-9], è stata recentemente proposta da van Andel [10]. 2. SVILUPPO DEL PROGETTO 2.1. Definizione delle specifiche di progetto Prima di iniziare l’attività di progettazione vera e propria è stato messo a fuoco lo schema di veicolo a cui si voleva effettivamente puntare e se ne sono elencate le caratteristiche fondamentali, per tenerle a mente durante tutte le successive fasi: la trazione del veicolo sarà prevalentemente umana, con possibilità di assistenza elettrica entro i limiti dettati dalle normative vigenti per le biciclette. Questo connubio estende notevolmente le possibilità e i contesti di applicazione, da un uso per scopi sportivi a un’utenza generica quotidiana; il velomobile sarà la combinazione di un trike, fruibile anche separatamente, a cui addizionare una carenatura in materiale composito. Il primo ha lo scopo di adempire le funzioni meccaniche e dinamiche necessarie al moto, la seconda aggiunge efficienza aerodinamica, protezione verso gli agenti atmosferici e una discreta capacità di carico; il sistema sterzante sarà studiato per essere efficiente, ergonomico e soprattutto intuitivo; è prevista una sospensione per ogni ruota; dovranno essere adottati materiali dal peso ridotto, per non inficiare l’efficienza complessiva; i componenti saranno simulati agli elementi finiti per la validazione strutturale, soprattutto per quanto riguarda quelli più critici: telaio, forcella posteriore, supporti ruote anteriori; è previsto un freno per ogni ruota, per garantire una frenatura omogenea; la trasmissione deve essere adatta a ogni tipo di tragitto: dal traffico in ambiente urbano alle lunghe distanze con pendenze non sempre nulle. È importante quindi dare il giusto peso alla scelta dei rapporti di trasmissione; la seduta dovrà essere comoda e il più possibile regolabile, dato che essa è uno dei principali punti di forza del velomobile; l’ergonomia complessiva del veicolo non dovrà mai essere persa di vista. Partendo da quest’idea di massima si è cercato di impostare fin da subito, dove possibile, opportuni intervalli di riferimento relativi alle dimensioni più importanti che interessano direttamente il comportamento del veicolo. Le principali sono: passo, interasse, raggio di sterzata, inclinazione della seduta e posizione del baricentro. I primi tre parametri sono stati contenuti a valori inferiori alla media di mercato per consentire buone prestazioni del veicolo in centri abitati con viabilità discontinua e/o 42° C O N V E G N O NA ZI O N A L E – SA L E RN O , 11-14 SE T T E M BRE 2013 nel traffico. L’inclinazione della seduta è stata determinata mediando le principali necessità che la riguardano: mantenere basso il profilo del veicolo e garantire buona visibilità e comodità. Il baricentro del veicolo è difficilmente posizionabile a priori in modo esatto poiché dipende fortemente dalla corporatura e dalla posizione del passeggero. Si è quindi cercato di definirne una locazione ipotetica arrivando a un compromesso tra lunghezza del veicolo e stabilità. In Tabella 1 sono riassunte le principali dimensioni del veicolo. Tabella 1: Dimensioni di massima del veicolo. Interasse [mm] 1100 Carreggiata [mm] 750 Altezza da terra [mm] 151 Raggio di sterzata [m] 2.6 Massimo angolo di sterzo [°] 26 Diametro ruote [mm] 525 2.2. Telaio e forcella Il punto di partenza per la progettazione della parte strutturale è consistito in un primo abbozzo del layout del telaio, visibile in Figura 1(a), ancora scarno per quanto riguarda i particolari necessari all’assemblaggio, ma utile come valutazione dell’ingombro necessario a dare al veicolo una coerenza strutturale. Questo è stato disegnato in modo tale da fasciare senza intralciare il passeggero nella posizione di guida scelta come ottimale per il veicolo e tale da soddisfare le dimensioni di interasse e passo. Con lo stesso criterio è stato prodotto un primo abbozzo di forcella posteriore, Figura 1(b). (a) (b) Figura 1: Primo layout del telaio (a) e della forcella (b). Contestualmente alla modellazione e integrazione dei vari componenti nell’assieme, nel telaio sono state introdotte le corrispettive caratteristiche necessarie all’assemblaggio o al corretto funzionamento dei componenti. Nella forcella sono stati integrati i fissaggi necessari a montare i freni, la ruota posteriore, la sospensione e il deragliatore posteriore; sul telaio sono invece connessi tutti i restanti componenti, dal cinematismo dello sterzo alla pedivella. Per il telaio e la forcella si è svolta un’analisi di sollecitazione statica agli elementi finiti, dai risultati della quale si è proceduto a introdurre piccole migliorie per aumentare la rigidezza e la resistenza di tali componenti. Per l’analisi del telaio, partendo dalle prove previste dalle normative vigenti per le biciclette standard (UNI EN 14764 e affini), si è avviata una riflessione sulla loro adattabilità al caso specifico, la cui trattazione approfondita è rimandata a un’altra memoria del presente convegno [11]. Il telaio tubolare è stato discretizzato con elementi shell (QUAD e TRIA del 2° ordine), mentre per la forcella posteriore e alcuni particolari si sono utilizzati elementi solidi (TETRA del 2° ordine). Le saldature sono state riprodotte tramite elementi RBE2 secondo la metodologia suggerita in [12] e il sistema di vincolo e carico è stato approntato utilizzando opportuni elementi RBE2 e RBE3. Sono stati previsti tre casi di carico (A, B e C) secondo quanto schematizzato in Tabella 2 e la simulazione è stata 42° C O N V E G N O NA ZI O N A L E – SA L E RN O , 11-14 SE T T E M BRE 2013 effettuata dapprima con spessore dei tubi di 2 mm (diametro esterno 60 mm), successivamente di 1.5 mm e infine di 1.3 mm, in funzione della disponibilità di tale sezione in lega 7003-T6 con lunghezze sufficienti ai fini del progetto. Il caso C tiene conto del fatto che il peso del ciclista non grava sulle pedivivelle e quindi su di esse si scarica solamente la spinta muscolare e non vi sono carichi di tipo dinamico indotti dalle eventuali sollecitazioni del fondo stradale, che invece si scaricano verticalmente sul fissaggio sedile. Tabella 2: Casi di carico applicati al modello del telaio. Carico pedale e Tiro catena [N] Carico verticale sedile [N] controspinta sedile [N] Caso A (UNI EN 14764) 1100 2290 Caso B (più gravoso) 1100 2290 1800 Caso C (realistico) 250 800 1800 Figura 2: Tensioni calcolate sulla forcella. La forcella è stata simulata considerando vincoli analoghi a quelli di normale funzionamento del veicolo e carichi cautelativamente sovradimensionati rispetto a un’ipotetica condizione limite derivante da una manovra di abuso del veicolo. Si sono considerate le condizioni di frenata brusca, forte sollecitazione sulla sospensione e sterzata improvvisa, applicate sia indipendentemente sia in modo combinato. La condizione più gravosa è risultata essere quella combinata (Figura 2), ma l’unica modifica che si è resa necessaria è stata l’introduzione di un rinforzo orizzontale, visibile in Figura 3(b), per diminuire la flessione laterale dovuta ai momenti che insorgono durante la sterzata. Dopo le prime simulazioni, nel modello del telaio sono stati inseriti i due traversini visibili in Figura 3(a) che ampliano l’interfaccia di connessione tra le sezioni longitudinale e trasversale, alleviando le tensioni sulle saldature della zona centrale. Come evidenziato in Figura 4, il rinforzo, irrisorio in termini di peso, ha prodotto un decremento in tensione di 19 MPa (pari a −13%) nel caso di carico B (più gravoso). Si è inoltre osservato che, al variare delle condizioni di vincolo, p.e. introducendo una cedevolezza su uno degli appoggi anteriori, il modello di telaio rinforzato è in grado di attenuare gli incrementi locali di tensione in corrispondenza della saldatura centrale. I valori finali di tensione ottenuti sul telaio sono ampiamente compatibili con la resistenza statica della lega di Alluminio 7003-T6 prescelta (Rm = 470 MPa) e, nella versione rinforzata, anche con il requisito di sopravvivenza a fatica per un numero di cicli pari a 105 . 42° C O N V E G N O NA ZI O N A L E – SA L E RN O , 11-14 SE T T E M BRE 2013 (a) (b) Figura 3: Rinforzi al telaio (a) e alla forcella (b), evidenziati in verde. (a) (b) Figura 4: Confronto tra telaio in versione originale (a) e rinforzata (b) nel caso di carico B. 2.3. Trasmissione La trasmissione è di fondamentale importanza in questa tipologia di veicoli. L’input energetico introdotto dal passeggero è localizzato nell’anteriore, tramite un classico sistema di pedivelle; la propulsione è invece concentrata soltanto sulla ruota posteriore ed è quindi necessario trasferire la potenza per mezzo di una catena, corredata di opportuni rinvii a guidarne il percorso (Figura 5). Figura 5: Percorso della catena di trasmissione. I rapporti di trasmissione sono stati scelti dopo un’attenta analisi delle condizioni in cui il velomobile potrebbe venire a trovarsi. Sono presenti due corone (52 e 65 denti) all’anteriore e nove pignoni nel posteriore, per un totale di diciotto diversi rapporti di trasmissione; si è evitata la coesistenza di 42° C O N V E G N O NA ZI O N A L E – SA L E RN O , 11-14 SE T T E M BRE 2013 accoppiamenti identici. La capacità totale nominale richiesta al deragliatore posteriore è calcolabile considerando le dentature estreme del pacco pignoni e le due corone: ( ) ( ) Cn = Dc + D p = 65- 52 + 32 -11 = 34 denti, (1) dove D c e D p sono rispettivamente la differenza tra il numero di denti delle due corone e dei due pignoni estremi. La capacità ottenuta con la (1) è compatibile, a livello nominale, soltanto con deragliatori commerciali a gabbia media. Nella pratica, poichè l’ingranamento dei pignoni più piccoli con la corona piccola non è di alcuna utilità, ed è anche controproducente in termini di rendimento, si è scelto di rinunciare alla totalità degli incroci preferendo una gabbia piccola ( C = 30 denti), di minore ingombro e con margini di sicurezza maggiori rispetto al terreno, considerata la ridotta dimensione della ruota. La lunghezza di catena deve quindi essere regolata in modo da poter funzionare al limite del deragliatore nella configurazione 65/32 e quindi il minimo pignone ingranabile con la corona piccola dovrà avere un numero di denti pari a: ( ) n p = Dc + N p - C = 65- 52 + 32 - 30 =15 denti. (2) 10 Sviluppo metrico 9 52 8 65 7 6 5 4 3 2 32 28 24 21 18 16 14 12 11 Pignone posteriore Figura 6: Sviluppo metrico della trasmissione. Nel grafico di Figura 6 si può osservare una possibile cambiata con partenza da fermo, fino al raggiungimento della massima velocità. Lo sviluppo metrico espresso da marce adiacenti segue un incremento il più possibile omogeneo, per evitare al ciclista eccessivi cambiamenti di cadenza. 2.4. Sistema sterzante Il meccanismo di sterzo è azionato per mezzo di due leve poste ai lati del passeggero e accessibili comodamente. Lo spostamento della leva è poi trasmesso alle ruote tramite due coppie di tiranti e un movimento centrale basculante, il tutto connesso tramite snodi sferici di tipo “uniball”. Il cinematismo è visibile in Figura 7; per arrivare a tale geometria è stata svolta una serie di simulazioni cinematiche, con l’obiettivo di ridurre al minimo l’errore di sterzata. Come riferimento si è considerato il quadrilatero ideale di Ackermann e si è progettato il sistema sterzante in modo da minimizzare lo scostamento da tale riferimento. 2.5. Assieme e carena La finalizzazione dell’assieme velomobile ha permesso di verificarne le fasi di montaggio e di controllare accuratamente le possibili interferenze grazie all’utilizzo di un manichino CAD di 42° C O N V E G N O NA ZI O N A L E – SA L E RN O , 11-14 SE T T E M BRE 2013 proporzioni realistiche. In attesa di completare lo sviluppo della carena esterna si è avviata la produzione del trike, che, per come è stato concepito, sarà utilizzabile anche in versione non carenata (Figura 8) previa integrazione di un riparo aerodinamico e di sicurezza all’estremità anteriore. Figura 7: Sistema sterzante. Figura 8: Trike non carenato. (a) (b) Figura 9: velomobile completo in configurazione chiusa (a) e aperta (b). 42° C O N V E G N O NA ZI O N A L E – SA L E RN O , 11-14 SE T T E M BRE 2013 La carena è stata sviluppata a partire da una prima bozza di stile. Tenendo in considerazione la sua efficienza aerodinamica, valutata e migliorata mediante modellazione fluidodinamica in galleria del vento virtuale, la sua compatibilità con il telaio, le sue parti mobili e l’ergonomia del passeggero, sono state prodotte una serie di evoluzioni della carena da cui è stata poi selezionata quella finale, visibile in Figura 9(a). L’accesso al velomobile avviene attraverso un’apertura a scrigno che ne permette un comodo ingresso, come visibile in Figura 9(b). Per quanto riguarda la sicurezza del veicolo sono previsti una serie di rinforzi interni alla carena per garantirne una sufficiente integrità strutturale in caso di ribaltamento. È inoltre prevista la realizzazione di un rollbar che, in caso di ribaltamento del velomobile, eviti il contatto tra la testa del passeggero e il suolo. 3. CONCLUSIONI Partendo dalla necessità di proporre nuove soluzioni per una mobilità a basso impatto ambientale si è deciso di sviluppare un progetto di velomobile, mettendo insieme competenze in ambito autoveicolistico e ciclistico e applicando metodi di progettazione propri dell’ingegneria. Oltre a rivelarsi una piattaforma educativa stimolante e coinvolgente per gli studenti, il progetto ha permesso di affrontare tematiche di ampio spettro, individuare potenziali sviluppi di ricerca e avviare contatti internazionali con atenei che si stanno muovendo in direzione analoga [13]. Al momento della stesura della presente memoria la progettazione del veicolo è conclusa e il velomobile è in fase di realizzazione; si sta infatti procedendo con la saldatura del telaio e della forcella in dima, sono stati acquisiti la maggior parte dei componenti commerciali e si stanno ultimando alcuni dettagli di progetto della carena, così da avviarne la produzione nel settembre 2013. Al termine della realizzazione del velomobile è prevista una fase di collaudo su pista prima dell’utilizzo su strada in un tour italiano di presentazione al pubblico, anche in vista di un futuro possibile sbocco commerciale. BIBLIOGRAFIA [1] G. Genta, Meccanica dell’Autoveicolo, Levrotto & Bella (2000). [2] A. Morelli, Progetto dell’Autoveicolo, Celid (1999). [3] E. Zagatti, R. Zennaro, P. Pasqualetto, L’assetto dell’autoveicolo: sospensioni - pneumatici sterzatura - comportamento dinamico, Levrotto & Bella (1998). [4] A.E. Fuhs, Hybrid vehicles: and the future of personal transportation , CRC Press (2008). [5] P.K. Mallick, Materials, Design and Manufacturing for Lightweight Vehicles, CRC Press (2010). [6] D.G. Wilson, Bicycling Science - 3rd edition, MIT Press (2004). [7] http://www.velomobiles.co.uk [8] http://www.velomobile.it [9] http://www.velomobile.info [10] T. van Andel, “20 years of velomobile developments”, 7th International Velomobile Seminar, Dronten, Netherland (2012). [11] P. Baldissera, C. Delprete, “Applicabilità e adattabilità delle normative ciclistiche alle biciclette reclinate”, 42° Convegno Nazionale AIAS, 11-14 settembre 2013, Salerno, memoria n. 166. [12] A. Callens, A. Bignonnet, “Fatigue design of welded bicycle frames using a multiaxial criterion”, Conference of the International Sports Engineering Association (ISEA), Procedia Engineering, Vol. 34 (2012), pp. 640-645. [13] Erasmus Intensive Programme “Powering the Future with Zero Emission and Human Powered Vehicles”, http://www.ip-zev.gr