sons of tibet - La Gabbianella Onlus

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sons of tibet - La Gabbianella Onlus
SONS OF TIBET
La vicenda di Lhamo Kyab
Il fenomeno delle torce umane
In Tibet il sogno di vedere una patria libera spinge uomini e donne a darsi fuoco in luoghi
pubblici.
Obiettivo: ribellarsi alla legge di Pechino che regna in regioni popolate da tibetani. A
suicidarsi per protesta non sono solo monaci tibetani, ma anche donne e studenti.
È una guerra senza fine quella esplosa nel 1950, dopo la Seconda Guerra Mondiale, che
ancora vede confrontarsi il Tibet con la Cina.
Oggi la protesta è portata avanti dai monaci tibetani, da molti studenti, da nomadi e
pastori, che si oppongono alla volontà della Cina di colonizzare la regione attraverso
un’immigrazione massiccia di coloni han.
Un disegno che sta drammaticamente stravolgendo la vita di un popolo, la sua lingua, la
sua religione, rigidamente controllata dal Partito, in altre parole, l’intera cultura del Tibet.
La protesta si è accentuata negli ultimi anni, dopo che, nel 2008, la rivolta fu repressa con
violenza dai cinesi. Nel 2010, poi, un giovane del Sichuan si diede fuoco fuori dal
monastero di Kirti invocando il ritorno a Lhasa del Dalai Lama, Poco tempo dopo i soldati
di Pechino occuparono il monastero di Kirti, deportando decine di monaci in campi di
rieducazione. Tutto ciò, però, non ha fermato le proteste dei tibetani, anzi le ha accentuate
e c’è, infatti, stato un aumento impressionante del numero di episodi di cui sono state
protagoniste le “torce umane”.
Dal 2008 ad oggi nel Tibet 145 persone, laici, monaci e monache, per lo più giovani, si
sono auto immolati dandosi fuoco dopo essersi cosparsi di cherosene, per protestare
contro l’occupazione da parte della Cina e il genocidio culturale che, dal 1950, il Paese
delle Nevi subisce nella pressoché totale indifferenza del resto del mondo.
INFO SUL FILM
“Sons of Tibet” è il primo cortometraggio che viene realizzato per raccontare il dramma
interiore che ha spinto Lhamo Kyab, un giovane pastore di vent’anni sposato con due
figlie, a diventare il 56° tibetano che si brucia vivo, il 12 ottobre del 2012 nei pressi del
monastero di Bora, prefettura di Xiahe, Gansu.
Il film, appena terminato, è diretto dal giovane regista Pietro Malegori con già al suo attivo
numerosi lavori tra cui “A Glance at Freedom” girato a New York con attori tibetani e
ambientato in Tibet durante i giochi olimpici del 2008 a Pechino. La sceneggiatura è stata
scritta da Elia Adami con cui Pietro Malegori collabora da diversi anni.
Interprete principale è l’attore coreano Yoon C. Joyce ( Actors Studio NY, “Gangs of New
York” “Kundun” “Said” “Ti amo in tutte le lingue del mondo”)
Sul set del film si vedono lavorare insieme attori tibetani e cinesi.
Il film è stato girato negli Abruzzi e in Piemonte.
”Sons of Tibet” è prodotto dalla Associazione Italia-Tibet con il supporto della Tibet
House Foundation di Brescia e la collaborazione della Casa del Tibet di Votigno di
Canossa e della Comunità Tibetana in Italia.
A quarantaquattro anni dal primo film di Liliana Cavani “Milarepa” ( il mistico tibetano
spesso paragonato al nostro San Francesco ) girato interamente a Castelluccio e nei monti
Sibillini, un regista italiano ambienta di nuovo nei nostri incredibili Appennini un film che ci
parla dell’affascinante e ora non più tanto lontano Tetto del Mondo. Il tema è ancora la
spiritualità ma, questa volta, si parla una spiritualità vessata e impossibile da vivere e che
porta il protagonista del film a sacrificare la sua vita per la libertà del suo Paese.
Nel dicembre 2014 a Roma, durante il summit internazionale dei Nobel per la Pace, Pietro
Malegori e Yoon C. Joyce hanno consegnato la prima copia del cortometraggio a Sua
Santità il Dalai Lama.
BIO PIETRO MALEGORI
Pietro Malegori, classe 1987 è un giovane regista italiano. Ha iniziato la sua carriera come
montatore per un’importante casa di produzione milanese. Nel 2010 decide di dedicarsi
interamente alla regia. Il suo background è principalmente pubblicitario, lavorando per
brand come Yamaha,Carrera,Bmw ma è nei cortometraggi che realizza dove trova una
nuova sfida. “Birthday”, film visionario autoprodotto del 2011, riscuote un grande
successo sul web, ottenendo recensioni positive in tutto il mondo. “A glance at Freedom”
film del 2008, dove Pietro Malegori aveva già affrontato la tematica Tibetana, vince il
premio della Critica al Nickelodeon Film Festival di Spoleto.
“Sons of Tibet” è il suo ultimo film, forse la sua opera più completa. Vede la
collaborazione dell’attore Yoon C. Joyce e impegna il regista per un anno intero nella sua
realizzazione.
Attualmente sta lavorando a numerosi progetti, in particolare alla stesura di una nuova
sceneggiatura.
Filmografia
A Glance at Freedom (2008)
Birthday (2011)
Three Seconds (2012)
Sons of Tibet (2015)
BIO YOON C. JOYCE
Nel cinema esordisce a diciott'anni con una parte minore nel flm indipendente americano
So it's better, seguita da alcune brevi apparizioni nella commedia italiana S.P.Q.R. - 2000 e
1⁄2 anni fa di Carlo Vanzina e nel fantascientifco Nirvana di Gabriele Salvatores.
Nel 1996 Martin Scorsese gli affida il ruolo minore di un ufficiale cinese nel flm sul Dalai
Lama Kundun e nel 1997 è uno studente in Un paradiso di bugie di Stefania Casini.
Perfezionatosi al Centro Teatro Attivo di Milano (Piccolo Teatro) e all'Actors Studio di New
York con Susan Strasberg, nel 1998 interpreta Niman, l'inatteso ospite tailandese coprotagonista della pellicola intitolata appunto L'ospite (The Guest o Der Gast al Festival di
Berlino 1999).
Successivamente, le sue fattezze orientali lo fanno prediligere per numerose parti da
caratterista(in genere quelle del mafoso o del criminale cinese) sia a teatro che al cinema,
come nel caso del killer cinese di Arresti domiciliari di Stefano Calvagna e di Liu in Gangs
of New York ancora con Martin Scorsese. Dopo il mafioso orientale in Il ritorno del
Monnezza di Carlo Vanzina, abbandona questo stereotipo nel Pang di Cemento armato
diretto da Marco Martani e nel fiorista Giugizzu di Ti amo in tutte le lingue del mondo
diretto da Leonardo Pieraccioni, per poi ritornarvi con il Chang di Polvere e con il losco Yri,
protagonista negativo di Se chiudi gli occhi, scritto e diretto da Lisa Romano che ottiene il
Grand prix all'Annecy cinéma italien 2008.
Lavora quindi accanto ad Elio Germano sia in Il mattino ha l'oro in bocca diretto da
Francesco Patierno (2008) sia in La nostra vita di Daniele Luchetti (2010); nel 2011 è un
imprenditore cinese in Mozzarella Stories, prodotto da Emir Kusturica e diretto da
Edoardo De Angelis. Gira successivamente una serie dal titolo Respiro diretto da Manuela
Procaccia, in 6 puntate ambientate in un ospedale interpretando un medico del reparto di
oncologia polmonare di Torino, una nuovissima esperienza in un ruolo primario, molto
faticoso ma che gli dara notevoli soddisfazioni.
La sua carriera però prenderà una nuova svolta entrando a far parte nel 2014 del cast di Te
Vatican, la nuova fatica di Ridley Scott, nel ruolo del prete Phong Nguyen. Nello stesso
anno Yoon viene ingaggiato per interpretare il più crudele dei generali militari durante la
guerra del Vietnam, il generale Loan nel film La via di Oriana diretto da Marco Turco, sulla
vita di Oriana Fallaci.
Segue una piccola ma intensa parte nel ruolo di uno Sherpa accanto a Jake Gyllenhaal nel
film Everest girando alcune scene sulle dolomiti Diretto da Baltazar Kurmakur, dopodiché
ottiene un ruolo in una produzione americana per interpretare Marcello Han, uno studente
nella Seul degli anni '80 nel film Seoul Searching diretto da Benson Lee.
ASSOCIAZIONE ITALIA TIBET
L'Associazione Italia-Tibet è un'organizzazione indipendente senza scopo di lucro,
legalmente costituita.
Fondata nel 1988, l'Associazione si propone di sostenere il lavoro del Dalai Lama, massima
autorità religiosa del Tibet, e del suo governo in esilio, affinché al popolo tibetano venga
riconosciuto il diritto all'autodeterminazione e gli siano garantite le fondamentali libertà
civili.
Per promuovere la conoscenza della effettiva realtà tibetana, l'Associazione Italia-Tibet:
• Organizza manifestazioni politiche e culturali per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla
storia e gli sviluppi del problema tibetano
• Mantiene contatti con il mondo politico, con le organizzazioni per i diritti umani e con tutti
i gruppi sensibili a queste tematiche
• Mantiene un proprio sito web (www.italiatibet.org) ed è presente su Facebook con il
gruppo di discussione "Torce umane in Tibet".
L'Associazione Italia-Tibet aiuta inoltre concretamente la comunicatà tibetana in esilio
sostenendo progetti di cooperazione allo sviluppo.