materiali - Comune di Fenegrò
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Comune di Cirimido – Comune di Fenegrò Comune di Limido Comasco – Comune di Lurago Marinone Associazione intercomunale genitori “D.G. Bosco” Associazione Oratorio e Parrocchia di Lurago Marinone imparare a dire LE PAROLE NON DETTE come i genitori possono aiutare i loro figli a proteggersi dall’abuso sessuale martedì 22 maggio2007 dottor Alberto Pellai martedì 29 maggio 2007 dottoressa Valerie Moretti Aula Magna Scuola Media di Fenegrò – ore 20.45 Le parole non dette: prevenire l’abuso sessuale Ci sono argomenti dolorosi e difficili, di cui non vorremmo neppure sentire notizia, ma che non possiamo ignorare, proprio per il bene dei nostri figli e alunni. Come genitori, insegnanti, educatori, abbiamo il compito di domandarci: come possiamo agire positivamente e concretamente per aiutare i nostri bambini e ragazzi a proteggersi dalle varie forme di abuso sessuale? Alberto Pellai e Valerie Moretti, esperti nell’educazione alla prevenzione dell’abuso sessuale, spiegano come non servano la paura, la chiusura, la diffidenza. Ci mostrano, con esempi e suggerimenti pratici, come la conoscenza e il rispetto del proprio corpo, della propria sessualità, del bello dell’amore possano essere strumenti importanti per dare ai nostri piccoli le competenze necessarie per capire e per difendersi, se dovesse mai servire. Ci insegnano come riconoscere i segni che possono indicare un disagio su cui occorre intervenire... E’ importante e utile, per noi e per i nostri figli, non ignorare questo tema imbarazzante, ma attrezzarsi per affrontarlo nel modo più corretto e sereno. L’Associazione intercomunale genitori di Cirimido, Fenegrò e Limido e l’Associazione Oratorio di Lurago Marinone hanno voluto realizzare questi due incontri sul nostro territorio, partendo dal suggerimento di alcuni genitori che avevano assistito ad analoghi seminari realizzati nell’ambito del Progetto Aurora, promosso dall’Assessorato alle politiche educative del Comune di Como nel 2006. Questa idea si è potuta realizzare grazie alla condivisione, disponibilità e contributo dei Comuni di Cirimido, Fenegrò, Limido Comasco e Lurago Marinone, che qui vogliamo ringraziare. Associazione intercomunale genitori don G. Bosco di Cirimido, Fenegrò, Limido Comasco Associazione Oratorio e Parrocchia di Lurago Marinone maggio 2007 INTRODUZIONE “Nessuno ha davvero bisogno di un libro o di un insegnante per capire quali sono i gesti e le cose del sesso. Noi umani siamo stati capaci di riprodurci per millenni senza avere a disposizione alcun libro o educatore sessuale. Non c’è bisogno dell’educazione sessuale per capire come si fa il sesso. C’è invece bisogno dell’educazione sessuale per imparare come proteggere la nostra salute in relazione ai nostri comportamenti sessuali. I nostri bambini hanno bisogno di adulti capaci di promuovere un’educazione sessuale che li sollevi dalle loro paure ed ansie, un’educazione sessuale davvero capace di proteggerli” G.G.Abel e N.Harlow The stop child molestation book, Xlibris Corporation, 2001 Siamo genitori e vogliamo essere una guida e un porto sicuro per la crescita dei nostri figli. Il mondo in cui viviamo non sempre garantisce le migliori condizioni a sostegno del nostro impegno educativo, ma le risorse di una mamma e di un papà sono infinite, come dimostrano gli indiscutibili successi che riportiamo come genitori quando quotidianamente combattiamo contro le “complessità” del mondo moderno. Bambini e bambine sono oggi molto più precoci e moderni di quanto lo fossimo noi alla loro età: hanno competenze che spaziano dall’informatica alle lingue straniere e sono meglio attrezzati a muoversi e vivere in un mondo che si fa ogni giorno più globale e complesso, ma anche più completo nel rispondere alle loro istanze di crescita, alla loro naturale curiosità. Eppure tutt’oggi, quando si parla di educazione alla sessualità dei bambini, la gran parte di noi adulti ancora preferisce battere in ritirata. Sovente ci auguriamo che siano altri a farsene carico, magari gli insegnanti. Del resto, noi genitori, non sapremmo nemmeno da che parte cominciare. Di fronte alla nostra reticenza, alla nostra paura di dire, parlare e comunicare i nostri figli si interrogano e restano sospesi. Per alleggerire il senso di disorientamento che ci coglie in questo ambito, proponiamo incontri e corsi di formazione per genitori sull’educazione sessuale. Se siete adulti cresciuti con la convinzione che la sessualità sia qualcosa da tener nascosta dietro ad una porta chiusa, cercheremo di accompagnarvi vicino a quella porta e proveremo ad aprirla insieme a voi, scegliendo la chiave che meglio si incastra nella serratura che apre proprio la vostra personale porta, aiutandovi a fare chiarezza su qual è il migliore atteggiamento che un adulto deve tenere di fronte ai comportamenti, alle curiosità e alle domande – dirette e indirette – di natura sessuale dei bambini con cui vive e lavora. Se invece avete provato ad aprire da soli quella porta, oppure siete disorientati da quanto il mondo in cui viviamo abbia velocemente aperto la porta della sessualità di fronte agli sguardi spesso smarriti e disorientati dei nostri figli, e pensate di avere bisogno di qualche nuova chiave se non addirittura di una nuova porta alla quale affacciarvi, questo corso vi aiuterà a diventare i migliori custodi delle porte intorno alle quali anche i vostri figli armeggeranno nel corso della loro crescita per scoprire il magnifico mistero della sessualità che rivoluzionerà la loro vita sociale e affettiva, arricchendola di emozioni, sensazioni e molte possibilità di realizzazione di sé. Saprete con certezza come rispondere alla domanda che una bambina ci ha fatto, nell'ambito del nostro lavoro di educatori sessuali a scuola, la domanda forse più importante tra tutte quelle che abbiamo raccolto: Posso fidarmi di voi? dott. Alberto Pellai L’ABUSO SESSUALE: ABC DI UN FENOMENO CHE C’È MA NON SI VEDE dott.ssa Valerie Moretti Parlare di abuso sessuale infantile non è facile ma quando il pubblico a cui ci si rivolge è composto da genitori, il compito diventa ancora più arduo! Essere genitori infatti ci impone non solo di conoscere il fenomeno e così creare quella cultura necessaria perché la soglia di accettabilità sociale non venga mai varcata, ma soprattutto di agire: prevenire l’abuso sessuale è possibile. Questo è il doppio obiettivo dei nostri incontri: creare, tra una utenza così speciale, la cultura educativa che permetta di insegnare serenamente ai nostri figli a riconoscere le emozioni che il loro corpo esprime, ad essere in grado di allontanarsi da situazioni di rischio e ad avere le parole e la forza per raccontarci ciò che è successo. Quello che ci aspetta è un percorso a cui non siamo abituati, nel quale ci viene richiesto di affrontare l’argomento sotto un altro punto di vista, ma proprio per questo potrà rivelarsi un motivo di crescita bellissimo per i nostri figli, ma, a sorpresa, anche per noi. Buon lavoro, di cuore Abuso Sessuale Infantile: Definizione “Qualsiasi interazione con connotazione sessuale tra una persona e un minore, finalizzata alla gratificazione sessuale e/o economica del primo” A. Pellai (2004), Le parole non dette, Franco Angeli Ed. Classificazione dell’abuso sessuale Abuso sessuale che non prevede contatto. Contatti sessuali. Rapporti orogenitali. Rapporti sessuali che prevedono penetrazione. Sfruttamento sessuale. K. Coulborn Faller (1988), Child Sexual Abuse Houndsmills Basingstoke, McMillan Education Ltd, 14-15 Per approfondire questa classificazione eccoVi alcuni esempi: Esempi di abuso sessuale che non prevedono contatto sono l’esibizionismo e le conversazioni sessualmente esplicite alla presenza di un bambino. Toccare degli organi sessuali di un bambino da parte dell’abusante e/o viceversa è un contatto sessuale. Nei rapporti oro-genitali il bambino subisce o è costretto ad agire rapporti orali. Si tratta di rapporti che prevedono la penetrazione, anche con oggetti di piccole dimensioni, o dita. Utilizzare il corpo del bambino anche senza contatti sessuali diretti, per ottenere guadagni economici (es. pornografia infantile, chiamata anche pedopornografia, o prostituzione minorile). Miti e verità sull’abuso sessuale L’abuso è raro; E’ una aggressione violenta; Avviene in un luogo isolato; Riguarda situazioni di emarginazione e povertà; I bambini mentono; L’abusante è un “mostro”; Le bambine sono più a rischio dei bambini; L’abuso non è prevenibile. Le verità: Una Ricerca epidemiologica sull’abuso sessuale svolta dall’Istituto di igiene e medicina preventiva nel 2002 ha evidenziato che in un campione di 2939 studenti maggiorenni delle scuole superiori milanesi: il 3% da bambino è stato costretto a visionare materiale pornografico; l’11,3% è stato toccato in età infantile; il 2,6% è stato obbligato a toccare gli organi genitali di un adulto; infine l’1,4% è stato costretto a masturbare un adulto. Un totale del 15,4% dei ragazzi ha riferito di aver subito almeno 1 episodio di abuso durante l’infanzia; L’abuso sessuale infantile si presenta molto raramente come un’aggressione violenta fisicamente: l’abusante circuisce il bambino con atteggiamenti che gli permettono di avvicinarsi alla vittima, di carpirne la fiducia. Lo “corteggia”. Solitamente l’abuso avviene in un luogo noto al bambino: in un luogo conosciuto infatti il bambino si sente più al sicuro. Il nostro modello educativo porta il bambino a non fidarsi di ciò che non è conosciuto: luoghi e persone! La possibilità di essere una vittima di abuso sessuale non è legata al ceto sociale o economico. E’ estremamente raro che un bambino menta riguardo un abuso subito. Se un bambino costruisce una bugia di questo tipo ci segnala comunque un forte disagio a cui non possiamo rimanere indifferenti. Non è possibile riconoscere l’abusante dal suo aspetto fisico. La prevenzione all’abuso non si basa sul suo riconoscimento, ma sulla capacità di riconoscere situazioni di pericolo, di allontanarsene e di raccontare l’accaduto a persone di fiducia. I dati scientifici confermano che fino all’età prepubere, il numero di maschi e femmine abusati si equivalgono. L’aver partecipato ad un programma di prevenzione all’abuso dimezza la possibilità di essere vittime e in caso di abuso diminuisce nettamente il tempo che intercorre tra l’abuso ed il suo racconto e quindi il numero di episodi di abusi. LA PREVENZIONE DELL’ABUSO IN ETÀ SCOLARE: IL RUOLO DEI GENITORI dott.ssa Valerie Moretti “Cosa posso fare per prevenire l’abuso?” Educazione sessuale. Rafforzare nel bambino il proprio livello di autostima. Imparare ad ascoltare le proprie emozioni, per riconoscere situazioni di agio e di disagio. Sviluppare capacità critiche affinché sia in grado di riconoscerle ed eviti di restarne vittima. Insegnare al bambino l’importanza di richiedere l’aiuto dei genitori o di adulti di cui si fida. In uno studio pubblicato nel 1995 dalla rivista “Child Abuse and Neglect”, Elliot, Browse e Klicoynes hanno chiesto ad un gruppo di 91 abusanti, in carcere con sentenze che variavano dai 9 mesi all’ergastolo, cosa i genitori potessero fare per prevenire l’abuso sessuale. Le risposte si concentravano sull’educazione sessuale. Parlare con i figli delle diverse parti del corpo e di argomenti che coinvolgono la sfera sessuale (“Questa incompetenza l’ho usata a mio vantaggio insegnando io al bambino”). Parlare in famiglia di prevenzione all’abuso sessuale (“È difficile circuire un bambino che sa cosa vuoi fare, dove vuoi arrivare!”) Aumentare la conoscenza del corpo; (“Quando le bambine si trasformano in donne, possono essere curiose della sessualità: ho utilizzato quella curiosità per invischiarle in atti sessuali con me”) . Le ricerche condotte sugli abusanti fanno emergere che quando l’abusante ‘sceglie’ le sue vittime ne valuta una serie di caratteristiche come la passività, la mancanza di confidenza in se stesso e la bassa autostima. Un bambino con queste caratteristiche di solito è meno in grado di un altro di ‘autoproteggersi’ ed è una preda più facile. L’educazione alle emozioni, alla loro espressione permette al bambino di capire ciò che il suo corpo dice: dobbiamo insegnare ai nostri figli che “la pancia parla!” e bisogna darle ascolto quando ci dice che qualcosa non và. Inoltre semplici regole famigliari possono garantire sicurezza e tranquillità, permettendo a ciascuno di sentirsi sereno e a proprio agio. E’ importante che il bambino sappia e possa identificare persone di fiducia a cui potersi rivolgersi, in caso di necessità. Sessualità: linee guida OMS “La sessualità è un bene dell’individuo, che si può vivere anche in coppia, nel rispetto di sé e dell’altro, all’interno di un progetto di vita” Organizzazione Mondiale della Sanità, 1972 Questa definizione ci aiuta a comprendere come la sessualità sia un elemento fondamentale e positivo della persona, e che la sua espressività si deve sempre basare sul rispetto tra le parti: questo è ciò che non avviene nell’abuso sessuale. Regole di Protezione Il mio corpo mi dice si o mi dice no? Un adulto di cui mi fido sa sempre dove sono? Se ho bisogno mi è possibile chiedere aiuto ad un adulto di cui mi fido? Le regole di autoprotezione aiutano i bambini a valutare una situazione di rischio, ad allontanarsene appena possibile e a raccontare ad un adulto di fiducia ciò che è successo: la regola da imparare è “Grido no, scappo via, corro a dirlo a qualcuno”. •Attraverso i messaggi che il corpo gli manda, il bambino può valutare se la situazione nella quale si trova o potrebbe trovarsi, è fonte di disagio: se è così deve cercare subito di opporsi e allontanarsi. •Se Marco è a casa di Mario per giocare e i due decidono di andare insieme da Franco, nessun problema…A patto che Marco e Mario sappiano che dovranno prima avvertire i genitori dello spostamento. Un bambino che si sente protetto e parte di una famiglia dove gli uni si interessano agli altri, sarà un bambino più sicuro. •Quando un bambino si trova per la prima volta in spazi nuovi deve sapere a chi rivolgersi in caso di necessità, ad esempio il banco clienti se si perde al supermercato. . LA SESSUALITÀ: IL COMPORTAMENTO DI BAMBINI E PREADOLESCENTI E LE LORO DOMANDE ATTORNO AL SESSO dott. Alberto Pellai All’inizio …. è tutto scritto sulla pelle E’ il corpo il primo strumento di conoscenza e crescita che un bambino ha a disposizione subito dopo la nascita. E’ nel corpo e attraverso il corpo che avviene la sua iniziale conoscenza del mondo e i processi che la regolano sono puramente e totalmente sensoriali. Il corpo del bambino sente e quasi sempre questo sentire è piacevole e dolce, perché chi si occupa di un neonato cerca di farlo stare bene, circondarlo con coccole e stimoli confortevoli e dolci. In queste primordiali sensazioni corporee giace tutta la base della nostra futura storia affettiva e relazionale. E’ in queste esperienze che costruiamo quella base sicura che ci darà voglia, forza ed energia per esplorare il mondo e cercare il contatto con gli altri, aprirci alle esperienze che la vita ha riservato per noi. E’ da qui che parte anche la nostra vita sentimentale e sessuale, che in queste prime fasi è totalmente centrata sulla sensorialità e potrebbe a buon diritto essere definita sensuale. Da sensazione pulsionale indistinta a strumento di relazione e comunicazione affettiva: è questo il percorso che la sessualità dovrà fare all’interno della vita di ciascun essere umano nei diversi passaggi evolutivi che contraddistinguono il viaggio dalla nascita all’adultità. L’esordio della sessualità avviene su una base totalmente aspecifica, un sentire incondizionato ed indifferenziato che aiuta il neonato a sperimentare sensazioni piacevoli associate al contatto corpo a corpo che vive nella relazione con la madre, contraddistinta da alcuni momenti topici quali quelli della suzione del capezzolo (per i bambini che vengono allattati), del massaggio, delle coccole o del bagnetto. L’organo sessuale per eccellenza del neonato è la sua pelle, è attraverso di essa che il bambino appena nato stabilisce un contatto con tutto ciò che lo circonda e in particolare con le altre persone. La pelle gli trasmette il calore della vicinanza, attraverso la pelle può ascoltare il ritmo del cuore della sua mamma, se viene appoggiato sul corpo nudo della stessa prima di essere addormentato o per essere calmato, quando irritabile o a disagio. La pelle veicola al bambino un “magma” indistinto di emozioni e sensazioni che lo aiutano ad ottenere un imprinting rispetto al mondo in cui si trova catapultato dopo i nove mesi paradisiaci trascorsi a mollo nel tiepido e avvolgente liquido amniotico della placenta materna. Questa ricchezza di stimolazioni o al contrario la loro assenza costituiranno il primo passaporto del bambino all’interno del mondo del piacere o del dolore, in un’esperienza che pur essendo indistinta e aspecifica vive nella corporeità del neonato tutta la sua essenzialità e possibilità di essere conosciuta, ri-conosciuta o, al contrario, mis-conosciuta e dis-conosciuta. Come scrive Ashley Montagu “esiste oramai evidenza di ricerca che dimostra come chi viene cresciuto e toccato dalla propria madre nelle fasi precoci della vita è chiaramente superiore nello sperimentare piacere tattile e sessuale rispetto a coloro che non hanno avuto lo stesso trattamento da piccoli. Effettivamente, occorre essere trattati e toccati in modo adeguato nelle fasi precocissime della propria vita per sviluppare un comportamento sessuale sano e soddisfacente”. (Ashley Montagu Touching. The human significance of the skin, Harper & Row Publishers, New York, 1986) E ancora così racconta ad un adolescente Andreas-Salomé: “Se tu riuscissi a risalire indietro, tanto indietro nella memoria da lasciare affiorare i ricordi dal fondo originario dei primissimi momenti della tua esistenza, apprenderesti forse con stupore che là erano già compiute nella tua carne e stavano già inviluppate come in una trappola tutte le sensazioni che il tuo desiderio più fervido e struggente avrebbe conosciuto in seguito. Difatti che cosa capita al neonato? Esso si trova ancora totalmente unito all’universo, per nulla distinto in quanto individuo isolato, e l’interno della madre in cui egli alberga è ancora una cosa sola con il Tutto, non è contrapposto a nessun esterno. Dopo la nascita, invece, egli comincia a trovarsi in grembo alla madre, attaccato al suo seno; in fondo si trova solo inserito dall’altra parte del medesimo mondo da cui è appena venuto, e solo a poco a poco apprende che in questa diversa condizione tutto è mutato, che egli è ormai un’individualità a se stante, che è diventato una persona diversa dalla madre e che non è altro, infine, che una delle molteplici cose che gli stanno di fronte. L’impulso a superare nuovamente questa distanza lo porta al primo moto di tenerezza. Ma è il corpo a fornirle la sua primissima espressione: l’urgente e intimo bisogno di ritrovare l’unità. E proprio per tale ragione questo bisogno lascerà un’impronta indelebile e primaria nella vita amorosa, si potrebbe quasi dire un muto ricordo d’amore che tutte le nostre membra e i nostri nervi custodiscono fedelmente” (Lou Andreas-Salomè (1913) Considerazioni per un adolescente in Il mio ringraziamento a Frued, Boringhieri, Torino, 1984). Il mondo in bocca Dalla fase dell’essere avvolto, contenuto e “relazionato” attraverso la sua pelle dal mondo delle mani degli adulti e degli altri in genere (fase che connota i primi mesi di vita) il bambino passa poi ad una fase più attiva in cui è lui ad utilizzare in modo ancora inconsapevole la sua bocca, che è la principale zona erogena attivata nei suoi primi mesi di vita. La bocca rimarrà nei primi due anni di vita la principale fonte di soddisfazione, ricerca e ottenimento del piacere e al contempo, esplorazione attiva del mondo e del suo contesto di vita. Il bambino cercherà di conoscere cosa lo circonda proprio portandoselo alla bocca e studiandolo attraverso gli infiniti recettori sensoriali che contraddistinguono il suo mondo orale. Questo periodo è ciò che nell’analisi psicodinamica dello sviluppo infantile proposto da Freud si definisce “fase orale”, fase che precede la seguente detta “fase anale”, che avviene più o meno intorno ai due anni. Si tratta di un periodo dell’infanzia in cui il bambino comincia a gestire il controllo sulla propria muscolatura sfinterica, scoprendo il piacere di essere diventato capace di dominare gli eventi di cui prima era semplicemente in balia. E’ una fase di passaggio e di transizione che lo porta, intorno ai 3 anni, a concentrarsi in modo particolare sui propri organi genitali, passaggio che connota la cosiddetta “fase fallica”, momento dell’infanzia in cui il bambino stringe sempre di più la conoscenza con sé e il suo corpo, esplorando con particolare attenzione i propri organi genitali che diventano oggetto di intensa attività manipolatoria e masturbatoria. L’adulto che vede il bambino che si tocca i genitali deve però considerare che ciò che sta avvenendo non è inseribile nella dimensione del piacere genitale o genitalizzato con cui si connota la sua sessualità, una volta sia entrato in pubertà. Intorno ai tre anni, infatti, il bambino giunge a contatto con un piacere sessuale di natura non orgasmica. Il bambino si tocca per infinite ragioni: per conoscersi, per intrattenersi, per procurarsi un piacere che consiste nel “sentirsi” cioè nel sentire se stesso, come soggetto autonomo capace di abitare con consapevolezza, gioia e soddisfazione il proprio corpo. E’ un passaggio evolutivo molto importante perché il bambino in questa fase comprende di non essere totalmente dipendente dall’accudimento e dall’abilità degli adulti di prendersi cura di lui. E’ in questo stadio che il bambino comincia a pensarsi in modo definito come soggetto a se stante, capace di autonomia vera, di intraprendere avventure, stringere alleanze, scoprire il mondo. E’ grazie a questo momento di autoconsapevolezza ed autodeterminazione che il bambino può ora guardare alla coppia mamma-papà come soggetti separati da lui e intrecciati in una storia che è poi il grande romanzo d’amore della coppia genitoriale. Come è facile intuire, è proprio in questo passaggio che il bambino mette le radici che lo porteranno, intorno ai quattro anni, ad agire tutti i comportamenti che specificamente connotano il cosiddetto “complesso d’Edipo”. E’ un momento della crescita in cui il bambino riesce finalmente a collocare in modo preciso la figura e il ruolo del padre non solo all’interno della relazione tra lui bambino e la sua mamma, ma anche all’interno della relazione amorosa tra i due genitori. Per la prima volta il bambino vede nei suoi genitori qualcos’altro oltre a suo padre e a sua madre: vede un uomo e una donna che si amano e anzi si amavano già prima che lui venisse al mondo, indipendentemente dalla sua presenza e dal suo ruolo. E’ un momento di straordinaria pregnanza emotiva per il bambino e per la sua vita intrapsichica. Bisogna, infatti, ora attrezzarsi per imparare la magica arte della seduzione, rubare la mamma al papà (se si è maschi) o conquistare al contrario l’uomo di casa con tutta una serie di operazioni che pongono le basi della femminilità e dell’identità di genere per l’attuale bambina futura donna. Si sogna di vestirsi con i vestiti della mamma o del papà. Le bambine rubano trucchi e cosmetici, si spolverano il viso di cipria e spennellano rossetti sulle labbra, mentre i maschi fingono di farsi la barba davanti allo specchio, cercano in tutti i modi di spruzzarsi qualche goccia del dopobarba di papà, giocano ad andare al lavoro con la valigetta 24 ore e una cravatta intorno al collo. Intorno ai cinque anni Intorno ai 5 anni tutte queste strategie sono state più o meno provate, la consapevolezza di voler essere figlio e non amante del proprio genitore di sesso opposto si è definitivamente fatta largo nell’apparato psichico del piccolo ometto o della donnina in miniatura. Le basi per la sessualità adulta sono oramai strutturate in impalcatura intrapsichica che fa conoscere in modo chiaro e preciso le differenze tra maschio e femmina e supporta il bambino nei suoi percorsi di gioco ed esplorazione a “far finta” che sono un maschio o una femmina ormai appartenente al mondo dei grandi. Comincia una straordinaria fase fatta di giochi, in cui la figura della mamma e del papà possono essere messe in scena con tutte le loro caratteristiche peculiari, con i loro punti di forza e di debolezza. Si può far finta di essere la mamma e il papà perché si è imparato a pensarli come esseri separati da sé che incarnano, però, nella loro specificità le caratteristiche di tutti i papà e di tutte le mamme del mondo. Si può finalmente stabilire una tregua tra le proprie fantasie inconsce e la propria voglia di essere tutto, maschi e femmine, genitori e figli, così da prepararsi alle nuove sfide che la crescita pone di fronte a sé, non più da giocarsi sul versante intrapsichico e interiore, chiuso all’interno della solida e continua struttura del proprio nucleo famigliare: è giunta l’ora di buttarsi nel mondo, scoprire gli altri, condividere quotidianamente la presenza di decine di altri coetanei, maschi e femmine, con cui scrivere i prossimi capitoli del romanzo della propria vita. E’ giunto finalmente il tempo della scuola elementare. Si entra in un periodo della vita unico e irripetibile. L’intero mondo diventa il laboratorio in cui mettere a punto infiniti esperimenti, prove e controprove che servono a capire e a far capire chi si è, quali sono i propri punti di forza. Gli apprendimenti di questa fase della vita sono incessanti e la programmazione genetica di ciascuno di noi ha stabilito che tale periodo, già così impregnato e trasudante di compiti evolutivi, non debba essere “affaticato” da energie da dedicare ai compiti evolutivi associati alla sessualità. Freud ha parlato di questi anni connotandoli come “fase della latenza”, periodo della vita in cui pulsioni ed energie sessuali non scompaiono, ma restano sospese, in attesa di essere ri-attivate dai cambiamenti biologici e psicologici che demarcheranno l’ingresso in pubertà. Ma davvero i bambini delle scuole elementari sono in fase di latenza e vivono all’interno di un corpo che non mostra e non vive sollecitazioni di natura sessuale? La slatentizzazione sessuale dell’infanzia: si diventa grandi prima e più in fretta Durante la scuola elementare, affermava Freud, i bambini devono assolvere compiti evolutivi troppo impegnativi ed importanti e per questo motivo, tra i 6 e i 10 anni, possono godere dell’unica fase dell’esistenza in cui le pulsioni sessuali rimangono silenti e non danno notizia di sé per un quinquennio che risulta, perciò, unico e irripetibile. Durante la scuola elementare perciò i bambini dovrebbero concentrarsi su compiti di sviluppo ed evolutivi, senza preoccuparsi di dover gestire le “straripanti” energie associate alla sessualità. Se questo principio era valido ai tempi di Freud, e probabilmente per molti decenni, anche in seguito, ora appare assai evidente a tutti gli educatori (siano essi insegnanti della scuola elementare oppure genitori di bambini in questa fascia d’età) che la fase di latenza non esiste più. La mente dei bambini fin dalle età più precoci, infatti, riceve stimoli associati a immagini, parole ed emozioni che colludono con l’area della sessualità. Consideriamo alcune domande che ci hanno posto i bambini all’interno della nostra attività di educazione sessuale nelle scuole: io vorrei sapere se gli uomini, durante l'anno, sono obbligati a mettere il pene nella vagina della donna bisogna spogliarsi per far sesso? Si o no? quando due fanno l’amore, il maschio, quando lo mette dentro, può uscire pipì? ma quando si fa l'amore, l'uomo deve aiutare con le mani a infilare il pene? Forse vi colpiscono queste domande, che sono solo una piccolissima selezione delle molte che hanno esplorato gli aspetti più inconsueti dell’attività sessuale umana. Sono certamente domande, ai nostri occhi, che un bambino di 9 anni difficilmente dovrebbe porsi oppure porre ad un adulto significativo. Eppure è anche di materiali di questo tipo che viene riempita la fantasia e la mente dei nostri figli, durante l’età scolare. Chi “slatentizza” la loro curiosità sessuale e annulla, in tale modo, la fase di latenza, ben descritta da Freud? La risposta è facile: guardatevi intorno. Sfogliate i vostri giornali preferiti, fate zapping con i canali del televisore dopo le 22.30 (ma non solo), osservate gli spot pubblicitari che interrompono i programmi televisivi a qualsiasi ora del giorno. Ora avete la risposta a portata di mano. E’ chiaro che questo materiale così pesantemente connotato sessualmente non scivola sulla e nella mente dei nostri figli senza lasciare traccia. Proprio perché essi sono in una fase della vita in cui stanno esplorando il mondo, prendendone le misure per capirlo, dominarlo e vivere in esso al meglio delle proprie possibilità, tutto il materiale che ha a che fare con la sessualità li interroga, interpella, attiva. In questa fase i bambini avrebbero bisogno di adulti che, dimostrando competenza e capacità, sappiano prendere spunto da tutti gli stimoli in cui viviamo immersi ed offrire loro un’interpretazione realmente adatta al loro bisogno di comprensione, che ne incorpori anche un’analisi critica e una contestualizzazione valoriale. I bambini hanno bisogno di sentirsi dire che il sesso sovraeccitato e pornografico con cui li bombardano i media è ben diverso dal sesso “emotivo e relazionale” che spesso connota le relazioni tra adulti che si vogliono bene. Ma gli adulti, di fronte all’imbarazzo di dover comunicare intorno ad una dimensione che li trova imbarazzati oltre che impreparati, spesso preferiscono tacere. Così i bambini sono costretti a fare da soli. Sollecitati e attivati dalle immagini, si parlano tra di loro, spiano materiale sessuale su riviste, internet o alla televisione (che impropriamente troppo spesso mettiamo nelle loro camere e lasciamo che vengano gestiti in totale autonomia). Ne deriva una enorme confusione che porta bambini con il corpo infantile ad avere fantasie e pensieri di un soggetto molto più grande della loro età biologica. Questa è la slatentizzazione, un processo che interessa i nostri figli in età sempre più precoce e che ormai non ha una corrispondenza soltanto a livello intrapsichico. Molte ricerche, infatti, hanno messo in evidenza che anche sul piano biologico i minori raggiungono la maturazione sessuale ad una età sempre più precoce. Il menarca (la prima mestruazione) e le polluzioni notturne (l’eiaculazione spontanea durante il sonno) intervengono sempre prima nella vita dei nostri figli e molti pediatri associano questi eventi biologici alle sollecitazioni psichiche che colpendo aree specifiche della nostra mente, attraverso interconnessioni neuronali, stimolano e sollecitano la produzione di ormoni sessuali, che è effettivamente definita e regolata da un’area del cervello localizzata nell’asse ipotalamo/ipofisi. In questo modo fantasie e pensieri non solo anticipano i processi biologici, ma spesso li accelerano e così si diventa grandi prima e più in fretta, prima nella testa e poi nel corpo. La tempesta dopo la quiete: l’ingresso in pubertà Se cambia l’età in cui oggigiorno i ragazzi fanno il loro ingresso nella pubertà, non cambiano invece i segni fisici e comportamentali che connotano questa fase fondamentale del ciclo di vita. I genitori ne rimangono stupiti quanto gli stessi figli. Il corpo comincia a modificarsi nelle dimensioni e nelle proporzioni tra i suoi diversi segmenti. Ragazzi e ragazze faticano a prendere coscienza dei propri confini e spesso camminando hanno andature goffe o sbattono contro oggetti e mobili. Questa crescita improvvisa è proprio ciò che va sotto il nome di pubertà ed è il risultato dell’improvviso e massiccio rilascio di sostanze chimiche che il nostro corpo produce e mette in circolo, sostanze che prendono il nome di ormoni. Il corpo cerca di adattarsi in più modi al bombardamento ormonale e più zone dell’organismo hanno la capacità di rispondere agli effetti e alle stimolazioni che essi mediano. La comparsa dei brufoli, le prime tracce di cellulite, la rilevazione di peli in punti specifici del corpo sono tutti segnali che il processo si è innescato e che non esiste più….possibilità di ritorno. I ragazzi spesso rimangono a bocca aperta, proprio come noi adulti che fatichiamo a riconoscere in questi nuovi soggetti, dalle caratteristiche indefinite e mutanti, quei teneri angioletti che erano i nostri figli fino a un mese prima. Ciò che è significativo è che lo stesso soggetto pubere spesso non riesce a pensare in modo concreto ciò che sta avvenendo sul e nel suo corpo. Sta lì sospeso, spesso davanti allo specchio, interrogandosi su cosa sta succedendo, ma il cambiamento fisico è troppo veloce ed improvviso rispetto alla sua capacità di “elaborarlo” su un piano mentale. Diventa così difficile per molti ragazzi e ragazze nella fase iniziale della pubertà dare significato a quello che succede e soprattutto a volte continuare a mantenere e a tenere insieme un’idea coerente e positiva di se stessi. Ma è indubbio che proprio questa fatica fa parte del gioco di diventare grandi che tutti noi, alla stessa età, abbiamo sperimentato. Per tutti è un momento tanto potenzialmente bello quanto impegnativo; si sperimenta la sensazione che i cambiamenti siano fuori da ogni possibile controllo e per questo potenzialmente ansiogeni. I mutamenti sperimentati durante la pubertà sono potenti e provocano grandi risonanze interiori perché non riguardano solo il corpo bensì tutte le emozioni e il modo di pensare del soggetto. Non varia solo il modo di percepirsi del soggetto, perché si modificano anche i suoi modi di pensare alle persone che gli stanno intorno, amici, famiglia e agli ambienti in cui vive. (Il testo di questo paragrafo è stato scritto congiuntamente da Alberto Pellai e Barbara Tamburini.) I ragazzi Il corpo dei ragazzi in genere sperimenta evoluzioni mediamente più brusche rispetto a quello delle coetanee. In genere è considerevole la crescita in altezza e la muscolatura prende forma. Per molti il vigore muscoloso diventa una dimensione da coltivare e mettere in evidenza ma è importante non sforzare eccessivamente una struttura che è ancora fortemente in divenire. La voce si trasforma, i toni si abbassano e si fortificano, e d’improvviso tutti restano colpiti dai suoni che escono da una bocca che fino a qualche minuto prima emetteva parole stridule e acute, le famose voci bianche. Inoltre il viso si fa ruvido e chi non sperimenta questa trasformazione spesso resta deluso e speranzoso in una rapida comparsa della barba che in modi molto diversi prima o poi compare. I peli diventano più spessi e folti in molte altre parti del corpo (gambe, inguine, petto, schiena). I ragazzi ricorrono più raramente a tecniche di depilazione e, in genere, queste sono abbinate a pratiche sportive (ciclismo, culturismo, etc.). Il pene e i testicoli modificano le loro dimensioni, anche se per ciascuno ci sono tempi e trasformazioni diverse. Non ci sono misure standard entro cui incasellare la crescita del pene. Spesso il tema delle dimensioni e dei confronti tra amici mette molto in agitazione e crea fantasmi quali senso di inadeguatezza, paura di essere poco virile. La realtà è ben diversa. Le misure e la conformazione del pene varia da soggetto a soggetto. Le paure sulle dimensioni sono associabili a due fronti di relazioni con gli altri: a) nel vivere le normali esperienze quali condividere lo spogliatoio o sostenere discussioni sul tema. Alcuni avranno dovuto confrontarsi con l’incubo della misurazione. Per animare i tempi della scuola vengono a volte lanciate le sfide più strane tra le quali la fatidica misurazione con il righello. Altre volte, per i ragazzi che iniziano presto a lavorare, si impone il confronto con persone più adulte che magari citano grandi esperienze e fanno delle misure un tema di vanto. E’ bene sapere che ciò che rende il pene funzionale e sano non è la dimensione; inoltre, alcune volte un pene all’apparenza molto piccolo muta la sua estensione durante l’erezione. L’importante è raggiungere un complessivo sviluppo generale. b) nella prefigurazione di come si sarà capaci di vivere un rapporto d’amore (e quindi anche sessuale) con la propria metà. La funzionalità del pene (come si potranno vivere i rapporti sessuali) è molto spesso indipendente dalle dimensioni. Il piacere nelle donne è sollecitato dall’eccitamento del clitoride, raggiungibile nella penetrazione a pochi centimetri. Forse nessuno lo ha mai detto a chi sta crescendo, ma anche chi ha il problema opposto, e quindi un pene di grandi dimensioni, soffre altrettanti disagi se non più consistenti. I ragazzi fanno i conti con l’essere diventati potenzialmente capaci di generare. Diciamo potenzialmente perché c’è una bella differenza tra la dimensione fisica e quella psicologica. Fisicamente questa maturità si traduce nel fatto che il pene, se eccitato (o in molti casi anche senza ragioni scatenanti, per esempio nel sonno), ha erezioni che portano alla eiaculazione (fuoriuscita di sperma). Psicologicamente i tempi sono molto più lunghi. Questa nuova facoltà richiede un lungo percorso di consapevolezza che porterà alla gestione responsabile di questo meraviglioso potenziale. Le ragazze Anche per loro le trasformazioni non sono poche. Le forme si arrotondano, si assottiglia la vita e si allargano i fianchi. Spesso durante la pubertà compaiono cellulite e cuscinetti, celeberrimi nemici della bellezza femminile. Inoltre possono manifestarsi accumuli di grasso localizzati su pancia, fianchi e cosce che impongono una trasformazione nella percezione del proprio schema corporeo. Aumento e perdita di peso e trasformazione della propria sagoma sono fenomeni che si alternano e che necessitano un minimo di cura e consapevolezza. I peli fanno la loro comparsa in diverse zone del corpo e diventano più spessi e vistosi. Ciò in genere attiva nelle ragazze la necessità di cimentarsi in complesse operazioni di depilazione che, una volta iniziate, possono essere difficilmente abbandonate. Gambe, inguine e ascelle, ma anche viso e braccia sono le principali aree interessate da questi fenomeni e su queste aree vengono avviate le più diverse pratiche per l’eliminazione dai peli. Nelle ragazze soggette a una crescita molto vistosa di peluria la depilazione può divenire una necessità sociale. Di fatto però non esiste nessun obbligo a svolgere questa pratica, testimonianza ne è il fatto che in altri stati (es. Germania) le gambe non depilate sono assolutamente la norma. La bellezza legata all’essere completamente lisci e senza peli è un fatto culturale imposto dalle linee di tendenza della moda. Questo non vuole essere un inno al detto “donna baffuta sempre piaciuta” ma rivendica la possibilità per alcune ragazze, magari con peli molto chiari e sottili, di non iniziare pratiche di depilazione. I seni crescono, con caratteristiche molto diverse da persona a persona. Qualche ragazza che sognava forme avvenenti dovrà accontentarsi di seni appena pronunciati mentre altre dovranno fare i conti con dimensioni prorompenti difficili da gestire. Può succedere inizialmente che i due seni abbiano ritmi di sviluppo diversi ma questo non deve assolutamente preoccupare. In poco tempo le dimensioni si ribilanceranno eliminando qualsiasi paura di anormalità. Con la comparsa del seno le ragazze inizieranno a fare uso del reggiseno, esperienza che a volte può essere molto eccitante e far sperimentare la sensazione di essere diventata finalmente donna. L’evento dello sviluppo per eccellenza nella ragazza è la comparsa del ciclo mestruale che in genere arriva tra i 9 e i 16 anni (età solo indicative perché ritardi sono di fatto frequenti). Il ciclo può generare qualche problema legato al senso di stanchezza e ai dolori che in alcuni casi possono interferire con le normali attività quotidiane (scuola, sport, etc.). Comunque si impara a convivere abbastanza presto con questo appuntamento mensile senza particolari disagi. Il ciclo mestruale (che si caratterizza per la perdita di sangue, molto intensa nei primi giorni e progressivamente più limitata) dura dai 3 ai 7 giorni e in questo periodo si devono usare assorbenti esterni o interni. La scelta dell’uno o dell’altro può variare a seconda delle preferenze di ciascuno. L’assorbente interno garantisce un’ottima liberà di movimento e non è assolutamente visibile ma deve essere cambiato molto di sovente (mai lasciarlo per tutta la notte) e qualcuno può trovare molto difficoltoso l’inserimento in vagina (operazione semplice ma che richiede un buon rilassamento della muscolatura). Gli assorbenti esterni (ormai presenti in infiniti formati) sono ancora i più utilizzati perché estremamente facili da applicare anche se a volte possono risultare fastidiosi. Tra un mestruo e l’altro passa un periodo di tempo variabile che va da 3 a 6 settimane. Inizialmente l’intervallo può essere anche molto irregolare ma poi si stabilizza (si dice che il ciclo dura 28 giorni ma non è un tempo valido per tutti). Il mestruo rende le ragazze capaci organicamente di procreare. Questo apre anche per loro ampie riflessioni sul tema della responsabilità nel vivere la nuova condizione di donne. Sia nei ragazzi che nelle ragazze la pelle diventa più grassa e chi sta loro vicino può accorgersi di una variazione negli odori che emana. È importante tenerla pulita e può essere utile usare un deodorante per mantenere sotto controllo l’odore di sudore che in questa fase di crescita spesso aumenta notevolmente. Valorizzarsi nell’apparenza e fortificarsi nel carattere sono percorsi che si sviluppano insieme e soprattutto che non si vivono da soli. L’ambiente con cui quotidianamente ci si confronta incide profondamente sul benessere e sul modo di percepirsi. La famiglia, gli amici, i massmedia e tanti altri ancora, ogni giorno ci riflettono immagini, ci restituiscono sensazioni che contribuiscono a costruire il nostro senso di autostima. Per alcuni a volte sono molte le fonti di insicurezza, pareri svalutanti o superficiali che rendono particolarmente faticoso il continuare a credere nel proprio valore. Se un adolescente si percepisce come dotato di poco valore è bene che sia aiutato a guardarsi intorno e a cercare di capire cosa lo rende incapace di vedere i suoi lati belli. Il corpo di tutti contiene aspetti di immenso valore, alcuni evidentissimi, alcuni che compaiono ad uno sguardo più attento. Ora che abbiamo visto come si evolve la sessualità dei bambini fino all’ingresso in adolescenza siamo pronti per dare risposta…ad ogni loro domanda! L’EDUCAZIONE SESSUALE E IL RUOLO DEI GENITORI: TRA DIFFICOLTÀ E POSSIBILITÀ dott.ssa Valerie Moretti “… Cari genitori, scordatevi che i vostri figli vi parlino di queste cose, il vostro silenzio sulla sessualità ha già chiuso come in una tomba ogni possibile accenno sull’argomento. Quindi sappiate che non vi diranno mai niente, per non perdere la vostra stima, la vostra fiducia, per non sentirsi sporchi, per potervi guardare negli occhi senza avvertire il vostro disagio, la vostra disapprovazione. I bambini non parleranno mai, ma voi genitori di sesso dovete invece parlare e abbastanza precocemente, così come parlate di cibo, di scuola, di corsi di nuoto. Perché se non parlate il sesso diventa un tabù, e volete che un bambino abbia la forza di infrangere un tabù che il vostro silenzio ha elevato spesso come un muro?” U. Galimberti Quante volte vorremmo parlare di corpo con i nostri figli, di emozioni, dei loro cambiamenti…e ancora, quanto è difficile parlare di piacere, fare l’amore o di omosessualità. Parlare di sessualità con i bambini e gli adolescenti significa innanzitutto parlare ad un individuo, con la sua unicità, con le sue differenze, con i suoi tempi. Significa modificare la terminologia per farci comprendere, ma mai mentire sui contenuti. Significa trasformare stimoli esterni in occasioni, così da poter affrontare argomenti difficili con naturalezza. Significa non avere una risposta a tutte le domande, ma scoprirle insieme e condividere l’imbarazzo, perché la sessualità è anche imbarazzo. Nell’educare i nostri figli, la genitalità dovrebbe trasformarsi in sessualità così da spostare la nostra attenzione dagli organi genitali al corpo, visto nella sua globalità. Parlare di sessualità ci impone spesso di rivedere le informazioni che abbiamo ricevuto (o non abbiamo ricevuto!) da bambini e di imparare contenuti nuovi che ci permettano di presentare al bambino la sua storia fantastica ed unica, come lui… solo così tra un sorriso, un po’ di imbarazzo ed una coccola impareremo a spiegare che il rispetto dell’altro passa per un si o per un no, che le prime mestruazioni e polluzioni possono trasformarsi in eventi ricchi di emozioni e che nel fare l’amore, il corpo diventa capace di regalare emozioni meravigliose a due persone che desiderano unirsi. In questo viaggio noi genitori non siamo soli. Numerosi sono i sussidi che ci vengono in aiuto: utilizzate i materiali (testi e videocassette per bambini e per genitori) disponibili presso il Centro di documentazione appena aperto in via Giussani. Spero siano di aiuto anche serate, come queste, che ci permettono di condividere timori, esperienze e di ricordarci che “Essere genitori è passione, avventura ed anche un mestiere. Il più difficile del mondo, ma anche il più bello" (Alberto Pellai, Mamma cos’è l’amore, in corso di pubblicazione 2006) Alberto Pellai Medico, è ricercatore in Sanità Pubblica presso il Dipartimento di Sanità Pubblica, Microbiologia, Virologia dell’Università degli Studi di Milano. Da anni si occupa di tutela della salute maternoinfantile, conducendo ricerche e attività di formazione con docenti e genitori sia in Italia che all’estero. E’ responsabile del più grande progetto di prevenzione primaria dell’abuso sessuale realizzato in Italia, che ha coinvolto migliaia di bambini e famiglie a Milano, Vercelli, Varese e Canton Ticino. Nel 2004 il Ministero della Salute gli ha conferito la medaglia d’argento al merito della sanità pubblica. Ha pubblicato più di 20 volumi, tra cui tre dedicati alla prevenzione dell’abuso sessuale (Le parole non dette. Come insegnanti e genitori possono aiutare i bambini a prevenire l’abuso sessuale, 2004; Un bambino è come un re. Come mamme e papà possono crescere bambini sicuri e prevenire gli abusi sessuali sui minori, 2004; Un'ombra sul cuore. L’abuso sessuale: un’epidemia silenziosa, 2004, tutti editi da Franco Angeli.), due favole per bambini (Stella come te, Natale a ferragosto, pubblicati da Editrice Monti) e un volume rivolto ai papà (Nella pancia del papà. Padre e figlio: una relazione emotiva, 2004, Franco Angeli). Valerie E. Moretti Laureata in Scienze dell’Educazione presso l’Università Cattolica di Milano, ha conseguito il Master in Counseling alla Midwestern State University, USA. Ha lavorato in qualità di Child Sexual Assault Counselor e successivamente come Sexual Assault Program Director per First Step Inc., centro per la cura e prevenzione dell’abuso sessuale e violenza domestica. Ha pianificato e supervisionato l’apertura del centro di counseling per abusi sessuali e Sexual Harassment presso la Midwestern State University, con cui ha inoltre collaborato con numerose docenze. Al rientro in Italia, è cominciata la collaborazione con il Dott. Alberto Pellai, dell’Università Statale di Milano, sul progetto di prevenzione alla pedofilia, Parole non Dette. E’ membro dell’equipe di prevenzione alla pedofilia delle ASL, città di Milano e svolge attività di formazione, supervisione e intervento per numerosi enti pubblici e statali. Dal 2000 è docente presso la University of Maryland, per la quale insegna corsi di Counseling base e avanzati. Questo testo: http://www.comune.fenegro.como.it/materiale_corso.pdf Sito LE PAROLE NON DETTE: http://www.leparolenondette.org/ PROGETTO AURORA (Comune di Como): http://www.comune.como.it/navigation/builder.jsp?_pageid=496,400947&_dad=como&_schema=CO MO&col_ref=2554849;453;us