INFO VIAGGIO Sanlucar de Barrameda è una splendida, antica

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INFO VIAGGIO Sanlucar de Barrameda è una splendida, antica
II "turf " di Sanlucar viene disegnato esclusivamente dalle maree: il
terreno migliore è quello appena scoperto dalle acque, non troppo
soffice, abbastanza elastico e non necessariamente lineare
tari di buoni e veloci cavalli,
accolsero con entusiasmo,
nella prima metà dell'800,
la nuova moda delle corse di
cavalli che stavano diventando popolari nella vicina
Jerez della Frontera.
Questo angolo d'Andalusia,
per ragioni eminentemente
vinicole, era sempre stato
anglofilo, con una comunità
inglese residente per ragioni
commerciali e con gioventù
mercantile spagnola mandata a studiare e fare pratica
commerciale in Inghilterra.
E si sa che, soprattutto a
quell'epoca, là dove c'erano
gli inglesi la passione ippica
ed equestre dilagava.
Se a questo aggiungiamo
che Sanlucar al pari della
settentrionalissima Santander, grazie alle sue sorgenti
termali, era diventata la destinazione di vacanza alla
I galoppi del mattino
si svolgono con grande
nonchalance tra le linee
dei pescatori appostati
pazientemente sulla spiaggia
moda (con tutte le mondanità, che possiamo immaginare) per l'aristocrazia e l'alta
borghesia della Spagna meridionale, moda lanciata dai
duchi di Montpensier Antonio d'Orleans e Maria Luisa
Fernanda di Borbone, comprendiamo il perché della
popolarità delle corse ippiche sul bagnasciuga del
Guadalquivir.
LA DATA STORICA
Con tutte le motivazioni di
cui sopra, il 20 settembre
1845 viene fondata la Sociedad de carreras de caballos
de Sanlucar de Barrameda,
che aveva come scopo «stimolare l'allevamento del cavallo andaluso (inteso come
cavallo nato e cresciuto in
Andalusia) il cui interessante ramo è di riconosciuta
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CAVALLO MAGAZINE (ABRIL 2005)
utilità per l'agricoltura di
questo paese: i cavalli di allora erano definiti arabi, hispano arabi, e "cruzados"
con un cinquanta percento
di sangue inglese.
I notabili firmatari furono
quindici tra cui i De Ambrosy, mercanti di vino discendenti da famiglia genovese originaria di Santa
Margherita e Nervi.
Nonostante oggi la Spagna
non sia certo il paradiso terrestre dell'ippica, le prime
corse tra gentleman furono
celebrate nel 1835 nella tenuta madrilena dell'Alameda de Osuna.
II primo /'ippodromo" madrileno sarà quello della Casa Bianca in cui si celebrerà
la prima "corsa pubblica"
spagnola il 20 aprile 1843.
Nel 1845 apre, sempre a
Madrid, l'ippodromo de Casa de Campo seguito da
quello delle Dehesa de Tablada a Siviglia nel 1868, di
Caulina a Jerez nel 1868,
della Castellana a Madrid
nel 1878 e di Barcellona nel
1886: queste date ci permettono di comprendere l'estrema importanza e la grande
tradizione delle corse di
Sanlucar.
A Cadice e nella vicina località marinara del Puerto de
Santamaria pare che si te-
INFO VIAGGIO
S
anlucar de Barrameda è una splendida, antica
cittadina del sud della Spagna e può essere
anche aldilà delle corse ippiche una bella
destinazione.
L'aeroporto più vicino è quello di Jerez de la
Frontera.
Due buoni indirizzi sono la Posada de Palacio,
Caballeros 11 (tei. 0034.956.365060
www.posadadepalacio.com) in un palazzo dell'
'800, con un magnifico patio, e l'Hotel Tartaneros
(tei. 0034.956.362044) in un bel palazzetto "fin de
siede".
La gastronomia di Sanlucar è leggendaria. A Bajo
de Guia, sulle rive del fiume, si succedono trattorie
che cucinano il freschissimo e gustoso pesce e i
famosi frutti di mare (da preferirsi i piatti cucinati
e le zuppe ai peraltro eccellenti gamberoni alla
griglia, non parte della tradizione marinara e
costosissimi).
Il vino manzanilla, gustato all'aria di Sanlucar, non
ha nulla a che vedere con lo stesso prodotto
gustato anche a trenta chilometri di distanza. Da
non perdere, la visita delle antiche cantine, alcune
delle quali risalenti al '700.
Il club equestre La Arboleda, Camino de la Jara, tei
0034.630.867672, organizza passeggiate sulla
spiaggia e attorno al parco nazionale di Coto de
Donana. Il parco è splendido e selvaggio, con le
sue dune di sabbia e le sue lagune dove pascolano
bradi i cavalli "marismenos" e sito giusto davanti a
Sanlucar. Si raggiunge con delle chiatte che
partono da Bajo de Guia ed è visitabile con
fuoristrada solamente con visite accompagnate.
(Viajes Donana tei. 0034.956.362540 fax 956
368268, Ufficio Municipale di Turismo 0034.956.36
6110, Ufficio del Turismo Spagnolo di Milano,
sempre cortesissimi e volenterosi 02.875211).
nessero corse di cavalli già
dal 1846 e che ebbero a suo
tempo grande importanza,
ma che andarono scomparendo col tempo.
Esistevano poi un ippodromo a San Roque e a La Line de la Concepcion, in
prossimità di Gibilterra,
molto frequentati
dalla
guarnigione e dalla comunità britannica.
IERI E OGGI
Le corse dell'epoca erano a
due cavalli e una banda musicale suonava durante la
corsa. Una gustosa legge di
polizia municipale proibiva
a chi assisteva alle corse «di
portare seco cani, che in
queste feste furono causa in
passato di disgrazie».
Le corse della Sanlucar di
oggi si svolgono nel mese
d'agosto, in due cicli con
data variabile, ovviamente a
causa della variabilità delle
maree che "scoprono" la pista. Le distanze vanno dai
1.400 ai 2.000 metri, con
corse per cavalli dai due anni in su riservate a purosangue e anglo arabi. I premi
andavano, nel 2003, dai
2.500 ai 9.500 euro per i primi classificati e dai 270 ai
950 euro per i quarti classificati
E se tribune più ortodosse
vengono montate all'arrivo,
Il colpo d'occhio è pressoché
surreale: le gabbie che
sfumano in mare, il rigore della
tenuta dei jockey e l'informalità
dei flutti, cavalli e barche...
con tanto di sponsor
con il consueto sfoggio d'eleganza e di cappellini, la
gran parte del pubblico vi
assiste in costume da bagno,
con tanto di pie nic, ombrellone e ghiacciaie portatili,
assiepati e tenuti a bada dalla polizia, giusto il tempo di
lasciar passare i cavalli, prima verso le gabbie sollevando il volo pigro dei gabbiani
e poi, in un vero galoppo da
ippodromi, verso il traguardo in una luce da safari africano.
E, al di là della bellezza del
paesaggio e la curiosità della situazione, sta proprio
nella luce il fascino inimitabile dell'ippodromo sanluqueno, con gli arrivi tra i bagliori rilucenti del sole andaluso sulle acque del fiume
che diventa oceano, o certi
tramonti inusitati capaci
persino di zittire, per un
istante, un pubblico altrimenti alquanto garrulo .
In certe foto di alcuni anni
fa gli spettatori se ne stavano con l'acqua a mezza
gamba ad assistere alla corsa godendosi un invidiabile
refrigerio. Oggi durante la
Tra una corsa, una passeggiata ai mattino e un po' di "idroterapia"
in tutto relax, la vita dei cavalli di Sanlucar scorre tranquilla, come
le acque del Guadalquivir che si fonde nell'Oceano
corsa non è più possibile e
occorre stare dietro le morbide transenne in plastica
arancione, assai più simboliche che protettive, anche se
non manca chi, passati i cavalli, si affretta a gettarsi in
acqua.
Poco prima della corsa passa una vettura a sirene spiegate interrompendo capan-
nelli familiari e interminabili discussioni in un fuggi
fuggi divertito e divertente.
Ennesima peculiarità sanluquena sono i piccoli allibratori, intesi come bambini,
che, dopo aver tracciato sulla sabbia la loro personale
linea di traguardo "montano" il loro botteghino di
scommessa variamente de-
corato dove accettano, e pagano, vere scommesse di
piccolissime somme, con
generoso dono di caramelle
per incoraggiare l'investimento. Esiste persino un
poetico concorso che premia
le decorazioni più simpatiche e fantasiose.
Ma il momento più fascinoso e surreale delle corse di
Sanlucar, momento che nessun viaggiatore ippofilo dovrebbe per nessuna ragione
al mondo mancare, sono le
sgambate mattutine.
Alle prime luci del giorno i
cavalli appaiono alla spicciolata, silenziosi tra i pescatori che scaricano dalle
barche le prede notturne.
Poi un galoppo e per un curioso effetto acustico gli otto zoccoli rimbombano lontani sulla sabbia come una
carica di cavalleria e i cavalli danno sollievo alle stanche giunture tra le lievi onde
salmastre, esibendosi in un
canterino tra canne da pesca
in speranzosa attesa e ampi
pensionati brevilinei che
portano a spasso certi minuscoli irosi cagnolini.
Un consiglio: se vi chiedessero di montare in corsa non
dimenticatevi gli occhiali.
Sabbia bagnata, sassi, conchiglie possono rivelarsi
proiettili micidiali scagliati
dagli zoccoli equini. Sappiate che le conchiglie, gli
"ostiones" duri e taglienti,
possono anche risultare assai
dolorosi per i fettoni, e se
non conoscete la pista, insidiosa con buche improvvise
celate dall'acqua, mettetevi
sulla scia di un fantino esperto. Il terreno migliore è quello umido e compatto appena
scoperto dall'acqua, la traiettoria ideale sarà quindi sinuosa e seguirà il bordo delle acque del
fiume.
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