rivendicato - amnesty :: Rapporto annuale

Transcript

rivendicato - amnesty :: Rapporto annuale
AMNESTY
INTERNATIONAL
SEZIONE ITALIANA
ACQUISTA ONLINE >
13
DUEMILA
AMNESTY INTERNATIONAL RAPPORTO 2013
LA SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI NEL MONDO
ASIA E PACIFICO
PAKISTAN
4_ASIA & PACIFICO_amnesty 2013 09/05/13 14:26 Pagina 348
RAPPORTO 2013
PAKISTAN
REPUBBLICA ISLAMICA
DEL PAKISTAN
Capo di stato: Asif Ali Zardari
Capo del governo: Raja Pervaiz Ashraf
(subentrato a Yousuf Raza Gilani a giugno)
Il tentato omicidio a ottobre da parte dei talebani pakistani di un adolescente attivista
per i diritti umani è un caso emblematico dei gravi rischi affrontati nel paese dai difensori dei diritti umani e dai giornalisti. Le minoranze religiose sono state vittime di persecuzioni e attacchi, con uccisioni mirate da parte di gruppi armati e leader religiosi
che incitavano alla violenza contro di loro. Le forze armate e i gruppi armati hanno continuato a perpetrare violazioni nelle zone tribali e nella provincia del Balucistan, tra cui
sparizioni forzate, rapimenti, tortura e uccisioni illegali. I tribunali sono riusciti a costringere le autorità a portare davanti alle corti un numero esiguo di vittime di sparizioni
forzate ma non hanno provveduto a chiamare in giudizio i responsabili per sottoporli a
un processo equo. A novembre, le autorità militari hanno portato a termine la prima
esecuzione del Pakistan dal 2008. Le aggressioni nei confronti degli operatori sanitari
hanno avuto conseguenze significative nell’accesso ai servizi di assistenza medica nelle
regioni del paese più remote e dilaniate dal conflitto. Il parlamento ha approvato nuove
leggi, rispettivamente a febbraio e marzo, riguardanti la creazione di commissioni nazionali sullo status delle donne e sui diritti umani.
CONTESTO
Il Pakistan ha affrontato diverse crisi politiche dopo che i militari, i tribunali e il governo eletto si sono scontrati riguardo a una serie di tematiche, comprese le inchieste
sulla corruzione. Il 19 giugno, la Corte suprema ha costretto alle dimissioni l’allora
primo ministro Gilani, dopo averlo ritenuto responsabile di oltraggio alla corte, rendendo evidente un aumento del potere della magistratura. Con una decisione storica
pronunciata il 23 settembre, la Corte suprema ha stabilito che, ai sensi della costituzione pakistana, i membri della comunità transgender godono degli stessi diritti degli
altri cittadini. Centinaia di prigionieri sono stati trasferiti tra l’India e il Pakistan, nel
contesto di un più ampio accordo sulle relazioni consolari firmato a maggio, che ha
sancito il miglioramento delle relazioni tra i due paesi. Un numero imprecisato di civili,
compresi minori, sono stati uccisi o sono rimasti feriti nelle zone tribali, a seguito di
“uccisioni mirate” condotte da droni senza pilota statunitensi (cfr. Stati Uniti d’America). A fine anno, le relazioni tra Pakistan e Usa, suo principale alleato estero, erano
migliorate.
348
4_ASIA & PACIFICO_amnesty 2013 09/05/13 14:26 Pagina 349
ASIA E PACIFICO
Il Pakistan a gennaio è divenuto membro biennale del Consiglio di sicurezza delle Nazioni
Unite. Alcuni esperti sui diritti umani hanno visitato il paese per la prima volta dopo 13
anni: la Relatrice speciale sull’indipendenza dei giudici e degli avvocati a maggio, l’Alta
Commissaria per i diritti umani a giugno e il Gruppo di lavoro sulle sparizioni forzate o
involontarie a settembre. La situazione dei diritti umani del Pakistan è stata analizzata
secondo l’Esame periodico universale delle Nazioni Unite a ottobre; gli stati hanno sollevato una serie di problematiche inerenti i diritti umani, come la riforma delle leggi
sulla blasfemia, i progressi verso l’abolizione della pena di morte e la fine delle sparizioni
forzate. Il 12 novembre, il Pakistan è stato eletto per la terza volta al Consiglio per i
diritti umani delle Nazioni Unite.
VIOLAZIONI DA PARTE DELLE FORZE DI SICUREZZA
Le forze di sicurezza hanno continuato ad agire nell’impunità e sono state accusate di
diffuse violazioni dei diritti umani, tra cui arresti arbitrari, sparizioni forzate, tortura, decessi in custodia ed esecuzioni extragiudiziali; le vittime erano attivisti politici, giornalisti
e sospetti membri di gruppi armati. Nelle zone tribali nordoccidentali, le forze armate
hanno sfruttato nuove e vecchie leggi sulla sicurezza come copertura per queste violazioni, sfuggendo così alla competenza dei tribunali.
Dopo che a giugno era emerso un presunto complotto per assassinare l’avvocatessa per i diritti umani
Asma Jahangir, le autorità le hanno fornito una maggiore protezione ma sono state incapaci o riluttanti a
indagare sulla tesi secondo cui autorità militari “ai massimi livelli” avevano autorizzato il complotto.
UCCISIONI ILLEGALI
Da più parti sono state denunciate centinaia di uccisioni illegali, tra cui esecuzioni extragiudiziali e decessi in custodia. Tali uccisioni sono avvenute più comunemente nelle
zone tribali nordoccidentali, nel Balucistan e le province di Sindh.
In diverse occasioni durante l’anno, l’Alta corte di Peshawar ha disposto indagini su oltre 100 cadaveri
rinvenuti, abbandonati a Peshawar, capitale della provincia di Khyber Pakhtunkhwa.
Muzaffar Bhutto, leader di un partito politico etnico sindhi, è stato trovato morto il 22 maggio nel villaggio
di Bukhari, vicino a Hyderabad, nella provincia di Sindh. Era stato rapito 15 mesi prima da uomini in borghese accompagnati dalla polizia. Secondo le notizie ricevute, il suo corpo mostrava segni di tortura e
ferite di proiettile ma nessuno è stato portato davanti alla giustizia per il suo rapimento o la sua uccisione.
SPARIZIONI FORZATE
La Corte suprema ha ottenuto un accesso senza precedenti ad alcune delle vittime di
sparizioni forzate, compresi sette membri sopravvissuti dei cosiddetti “Adiala 11”, a febbraio, e diverse altre del Balucistan durante tutto l’anno. Il presidente della Corte su349
4_ASIA & PACIFICO_amnesty 2013 09/05/13 14:26 Pagina 350
RAPPORTO 2013
prema ha minacciato di disporre l’arresto di personale delle forze di sicurezza per non
aver provveduto a fornire un fondamento legale per gli arresti e le detenzioni attuate in
Balucistan, e l’Alta corte di Pashawar ha continuato a fare pressioni sulle autorità, affinché fornissero dettagli relativi a tutti i soggetti trattenuti in detenzione di sicurezza, nel
nord-ovest del paese. Tuttavia, sono proseguite le segnalazioni di sparizioni forzate in
tutto il Pakistan, specialmente nella provincia del Balucistan e nelle zone tribali nordoccidentali; nessun membro del personale di sicurezza in servizio o in congedo è stato
chiamato in giudizio per il presunto coinvolgimento in queste o in altre violazioni. Il
Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate o involontarie ha effettuato
la sua prima visita in assoluto nel paese a settembre ma le alte autorità competenti,
come il presidente della commissione d’inchiesta sulle sparizioni forzate, i presidenti
della Corte suprema e della maggior parte delle Alte corti, nonché alti rappresentanti
della sicurezza e militari, si sono rifiutate di incontrarne i membri.
Il cadavere del leader del Partito repubblicano del Balucistan, Sangat Sana, è stato trovato abbandonato
alla periferia di Turbat, nel Balucistan, il 13 febbraio. Più di due anni prima, era stato visto mentre veniva
portato via da diversi uomini in borghese a un posto di blocco della polizia, al passo di Bolan, sulla strada
principale tra Quetta e Sindh.
VIOLAZIONI DA PARTE DI GRUPPI ARMATI
I talebani pakistani, Lashkar-e-Jhangvi, l’Esercito di liberazione del Balucistan e altri
gruppi armati hanno preso di mira le forze di sicurezza e i civili, compresi membri di minoranze religiose, operatori umanitari, attivisti e giornalisti. Hanno compiuto attacchi indiscriminati utilizzando ordigni esplosivi rudimentali e attacchi dinamitardi suicidi.
I talebani pakistani hanno annunciato la messa al bando nelle zone tribali degli operatori sanitari fino a
quando gli Usa non avessero messo fine al programma di “uccisioni mirate” in quelle zone. Ad aprile, un
infermiere dell’Icrc è stato ucciso. A dicembre, nell’arco di tre giorni, altri nove operatori sanitari, per lo
più donne che somministravano vaccini antipolio, sono stati uccisi in una serie di attentati coordinati a
Peshawar, Nowshera e Charsadda, nel nord-ovest del paese, e nella città meridionale di Karachi.
Lashkar-e-Jhangvi ha rivendicato la responsabilità dell’uccisione avvenuta con le modalità di un’esecuzione
di almeno 14 persone, durante un attacco a un autobus che trasportava pellegrini musulmani sciiti in
viaggio da Quetta all’Iran, il 28 giugno. Il gruppo si è reso responsabile di almeno otto attacchi in tutto il
Pakistan, costati la vita a 49 persone.
Bashir Ahmed Bilour, esponente di spicco del Partito nazionale Awami, è rimasto ucciso assieme ad altre
otto persone in un attentato suicida dei talebani pakistani a Peshawar, il 22 dicembre, mentre uscivano
da un raduno politico.
350
4_ASIA & PACIFICO_amnesty 2013 09/05/13 14:26 Pagina 351
ASIA E PACIFICO
LIBERTÀ D’ESPRESSIONE
I giornalisti hanno continuato a essere vittime di gravi minacce da parte delle forze di
sicurezza statali, dei gruppi armati d’opposizione e di altri gruppi, in particolare nel Balucistan, nelle province di Sindh e nelle zone tribali nordoccidentali. Almeno otto giornalisti sono stati uccisi durante l’anno. Diversi altri hanno sostenuto di essere stati
minacciati per aver diffuso informazioni sull’esercito, sui partiti politici o sui gruppi armati.
Il giornalista Mukarram Aatif è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco durante le preghiere della sera in una
moschea della città di Charsadda, il 17 gennaio. Si era da poco trasferito nella città dalla sua agenzia
tribale d’origine Mohmand, a causa delle minacce di morte ricevute per i suoi servizi giornalistici sui talebani pakistani, che hanno rivendicato l’uccisione.
Il 19 maggio, il corpo crivellato di proiettili del corrispondente del canale televisivo Express News, Razzaq
Gul, è stato trovato abbandonato alla periferia di Turbat, nel Balucistan. Era stato rapito il giorno prima.
Le autorità non hanno provveduto ad assicurare alla giustizia i responsabili.
Il noto conduttore Hamid Mir è sfuggito a un tentativo di assassinarlo a novembre, perché la bomba sistemata sotto la sua auto non è esplosa. I talebani pakistani hanno rivendicato l’attentato.
Il governo in alcuni casi ha oscurato siti web, tra cui YouTube e Facebook, senza fornire
spiegazioni o a causa di contenuti ritenuti offensivi nei confronti dei sentimenti religiosi.
I tribunali hanno minacciato di avviare procedimenti giudiziari nei confronti di giornalisti
ai sensi di norme relative al reato di oltraggio alla corte, per servizi giornalistici che criticavano la magistratura.
DISCRIMINAZIONE – MINORANZE RELIGIOSE
Ahmadi, indù e cristiani hanno continuato a rischiare di subire violenze e intimidazioni
a causa del loro credo religioso. Sono stati almeno 79 gli attentati contro i musulmani
sciiti, i più colpiti tra tutti i gruppi religiosi presenti nel paese. Gli episodi in cui singoli
individui hanno cercato di invocare leggi sulla blasfemia dalla definizione vaga hanno
coinvolto in modo sproporzionato le minoranze religiose.
Nella regione settentrionale di Gilgit-Baltistan ci sono state violenze settarie senza precedenti. Le autorità
non sono state in alcun modo in grado di assicurare alla giustizia i responsabili di oltre 70 uccisioni avvenute ad aprile, a seguito di scontri tra comunità musulmane sunnite e sciite.
Il 4 luglio, nella città di Channigoth, nella provincia del Punjab, una folla ha linciato un uomo senzatetto,
che si trovava trattenuto in una stazione di polizia e ne ha poi bruciato il corpo, pare perché accusato di
aver bruciato una copia del Corano.
351
4_ASIA & PACIFICO_amnesty 2013 09/05/13 14:26 Pagina 352
RAPPORTO 2013
Il 20 novembre, l’Alta corte di Islamabad ha prosciolto Rimsha Masih, una ragazza cristiana accusata di
blasfemia dalla polizia ad agosto sotto la pressione dell’opinione pubblica, che la accusava di aver bruciato
alcune pagine del Corano. A settembre, il religioso che l’aveva accusata è stato a sua volta incriminato ai
sensi della medesima legge, per aver fabbricato le prove a carico della ragazza. Il rilascio di quest’ultima
rappresenta un raro caso in cui un tribunale ha emesso una rapida sentenza di assoluzione e nel quale
l’accusa di blasfemia è stata pubblicamente criticata in aula.
Le autorità hanno permesso a gruppi religiosi di impedire agli ahmadi di entrare nei luoghi di culto. Il 3
dicembre, nel cimitero di Lahore, sono state profanate le tombe di oltre 100 ahmadi.
Lo stato non ha provveduto a proteggere la comunità sciita di Hazara, nel Balucistan, dagli attacchi di
gruppi armati che durante l’anno hanno provocato la morte di almeno 84 persone, nonostante una pesante
presenza militare nella provincia.
VIOLENZA CONTRO DONNE E RAGAZZE
Donne e ragazze e coloro che erano impegnati in campagne a tutela dei loro diritti hanno
continuato a essere vittime di discriminazione e violenza, sia a livello familiare che pubblico. Gruppi per i diritti umani hanno documentato migliaia di casi di violenza contro
donne e ragazze in tutto il paese, con una maggioranza di casi registrati nella provincia
più popolosa del Punjab. Le violenze includevano omicidi, stupri ed episodi di violenza
domestica. Si tratta con ogni probabilità di una piccola parte di questi episodi, data la
limitata frequenza delle denunce di questi abusi.
A maggio, fonti hanno riferito che leader tribali locali avevano ordinato l’uccisione di quattro donne per
aver cantato e applaudito, secondo le accuse, in compagnia di due uomini durante un matrimonio, nel distretto di Kohistan, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa. A giugno, la Corte suprema ha disposto un’indagine e ha stabilito che le donne erano probabilmente ancora vive e ancora sotto minaccia. Tuttavia, le
indagini della Corte suprema sembrano essere state decisamente viziate.
Il 4 luglio, l’attivista per i diritti umani delle donne Fareeda Afridi è stata uccisa in una sparatoria in auto,
mentre lasciava la sua abitazione di Peshawar, per recarsi a lavorare nell’agenzia tribale di Khyber. Gruppi
della società civile locali hanno affermato che la donna era stata presa di mira per aver promosso i diritti
umani delle donne. Le autorità non hanno provveduto ad assicurare alla giustizia i responsabili.
I talebani pakistani hanno rivendicato il tentativo di assassinare la quindicenne Malala Yousafzai, il 9 ottobre. Hanno giurato di continuare a prenderla di mira per aver promosso l’istruzione per donne e ragazze.
In risposta, il 20 dicembre, il presidente ha promulgato una nuova legge che garantisce l’istruzione gratuita
e obbligatoria ai ragazzi e alle ragazze di età compresa tra i cinque e i 16 anni.
PENA DI MORTE
Nel braccio della morte c’erano più di 8300 persone, alcune delle quali erano lì anche
352
4_ASIA & PACIFICO_amnesty 2013 09/05/13 14:26 Pagina 353
ASIA E PACIFICO
da 20 o 30 anni; 242 sono state condannate a morte durante l’anno. A novembre, le autorità militari hanno messo a morte Muhammad Hussain, per aver ucciso un ufficiale
superiore e altre due persone, nel distretto di Okara, nella provincia del Punjab, dopo
che gli appelli per la clemenza da parte del capo dell’esercito e del presidente erano
stati respinti. Si tratta della prima esecuzione in Pakistan dal 2008. Il governo ha preso
le distanze dalla decisione di procedere con l’esecuzione, in quanto era stata presa dalle
autorità militari, ma alcuni attivisti hanno espresso la preoccupazione che ciò potesse
aprire la strada a una ripresa delle esecuzioni.
A luglio, il governo ha iniziato le consultazioni relative a un progetto di legge su proposta
del parlamento per commutare in ergastolo tutte le condanne a morte.
MISSIONI E RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Delegati di Amnesty International hanno visitato il Pakistan tra febbraio e marzo, tra luglio e agosto e a dicembre. Consulenti di Amnesty International hanno mantenuto una
presenza costante nel paese.
Pakistan: Human rights and justice – the key to lasting security: Amnesty International
submission to the UN Universal Periodic Review (ASA 33/003/2012)
Open Letter: Pakistan must resolve the crisis of enforced disappearances (ASA
33/012/2012)
“The hands of cruelty”: Abuses by Armed Forces and Taliban in Pakistan’s tribal areas
(ASA 33/019/2012)
353