Anno_II_numero_36

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Anno_II_numero_36
Anno 2, n. 36
• Quindicinale gratuito di fatti e di opinioni • Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009
• E-mail: [email protected] • Direttore: Franco Oddo • Vicedirettore: Marina De Michele
edizione online: www.lacivettapress.it
SALVO CARNEVALE
“Invalidità civile
in pieno caos
Diritti negati”
ITALIA NOSTRA
ALTA FORMAZIONE
PAG.11
PAG. 10 (Totis)
“Il Comune
sospenda le
licenze edilizie”
PAG.3 (Festa)
Venerdì 24 Dicembre 2010
L’istruzione
nautica nelle
mani regionali
Aumentano a dismisura nel territorio tutte le patologie alla tiroide. Parlano i medici
“Non c’è più casa senza tumori”
Le neoplasie colpiscono i giovani
“Castobello lasci”
Rametta
Polemica sempre più rovente del dott. Rametta contro il
presidente della Lilt.
A PAG. 15 (De Michele)
PER FRONTEGGIARE I COSTI
Da gennaio la Civetta a 0,70€
In un mese l’equivalente di due caffè
Teatro per bimbi
Sala Randone
Sai8, come d’autunno
sugli alberi le foglie
Da lunedì a giovedì spettacoli teatrali gratuiti per i
bambini siracusani.
A PAG. 10
I rintocchi a morto per SAI8
provengono da più direzioni:
sabato 18 dicembre l’Assemblea dei Sindaci dell’ATO ha
deliberato, con voto unanime di
tutti i 15 componenti presenti,
la risoluzione del contratto di
affidamento “per responsabilità
esclusiva del concessionario”.
PAGG. 8-9 (Rossitto)
Nuova rubrica
Dino Cartia
Inizia da oggi la collaborazione del decano dei giornalisti, Corrado Cartia.
PAG. 13
“Conforama sta licenziando
per vendere la struttura”
Il punteruolo rosso
fa strage di palme
pagina
pagina 66 (De
(De Michele)
Michele)
“Tantissimi tumori alla mammella in donne di tutte le età.
Si suggerisce di effettuare
controlli più continuativi a
partire dai 45 anni, ma le mie
pazienti ne hanno meno di 35
e tre presentano già metastasi
e un interessamento dei linfonodi. Si potrebbe dire lo stesso per il tumore
al colon: bisognerebbe almeno dai 50 anni in su
procedere anche solo all’esame delle feci”.
PAGG. 2-3 (De Michele)
Gugliotta (Filcams-Cgil): “La
nostra preoccupazione, che abbiamo esternato anche a Conforama, è quella che di fatto loro
stanno svuotando il centro di
tutto il personale per poi magari
vendere solo la scatola, la struttura. Ci sono molti segnali che
confermano quanto noi temiamo, basti pensare all’apertura
dello svincolo autostradale che
dalla Siracusa-Catania sbocca
direttamente su Conforama.
Questo svincolo si sarebbe dovuto aprire entro il 2010, adesso l’azienda ci ha riferito che
l’apriranno entro il 2011, ma
noi temiamo che ciò avverrà solamente quando partirà l’outlet
turistico”. Intanto aumenta
il ricorso del terziario agli
ammortizzatori in deroga.
PAG. 5 (Festa)
2
24 Dicembre 2010
L’angiologo e l’endocrinologo: “Non c’è famiglia senza un tumore”, “Patologie tiroidee a dismisura”
Il direttore del Trasfusionale: “Ci fermiamo alla sintomatologia
Per la diagnostica citologica e istologica bisogna rivolgersi altrove”
di MARINA DE MICHELE
Percezioni differenti per uno stesso fenomeno:
da una parte chi preferisce, o ritiene opportuno,
attenersi ai dati scientifici, provati e registrati, e considera la situazione non da emergenza;
dall’altra chi, operando tra la gente, nel contatto
quotidiano e diretto con le tante diverse patologie, avverte con preoccupazione, se non con angoscia, la deriva costante e drammatica.
Secondo i medici di famiglia intervistati - il
dottor Gabriele Pino, specialista in angiologia
medica, e il dottor Mariano Storaci, specialista
in endocrinologia ed angiologia medica - negli
ultimi cinque sei anni le patologie oncologiche
sono decisamente aumentate, e ad allungare il
passo sono soprattutto le neoplasie del sangue.
Mielomi multipli, leucemie, malattie del sistema linfatico prima rare diventano sempre più
frequenti e i tumori sono così diffusi da far dire
al dottor Pino quello che solo con ritrosia e pudore si afferma a piena voce: “Non c’è famiglia
in cui non si registri almeno un caso di tumore”.
L’elenco sembra non dover finire mai: “6 assistiti con linfomi, 2 con leucemie, 5 con tumori
ai polmoni, di cui 3 più gravi, uno anche con
metastasi cerebrali, 1 al pancreas, 3 al colon, 1
con tumore alla parotide e una decina di donne
già operate per tumore al seno, alcuni allo stomaco, all’esofago, alla prostata, casi di linfomi
di hodgkin. Anche l’asbestosi polmonare è un
flagello: ultimamente un caso, complicatosi con
metastasi peritoneale, ha portato al decesso della
paziente”.
“Per non parlare di tutte le patologie alla tiroide,
aumentate decisamente in maniera esponenziale: personalmente ho riscontrato 5 casi di carcinoma follicolare. Eppure nelle nostre zone,
ricche di iodio, non dovremmo sentirne parlare:
forse Cernobyl qualcosa ha lasciato anche qui,
difficile dirlo. E per farsi operare d’urgenza,
intramoenia, a Pisa, bisogna calcolare 13mila
euro. Anche negli anziani si riscontrano malattie
che non dovrebbero presentarsi, che un tempo
sarebbe stato difficile prevedere”, commenta il
dottor Storaci.
“Sì, forse è corretto dire che la percezione di
un aumento delle malattie oncologiche sarebbe
da collegarsi alle diagnosi precoci, agli accertamenti più sistematici cui tutti si sottopongono.
Basta anche un semplice emocromo perché scatti il campanello d’allarme, perché si renda necessario un approfondimento, ma difficilmente
la lettura del fenomeno può fermarsi a questo”,
Il dottor Gabriele Pino, specialista in angiologia
osserva il dottor Pino, e sciorina i suoi dati: “3
pazienti con mieloma multiplo, 1 con piastrinosi,
tantissimi quelli con noduli alla tiroide - anche
se non necessariamente si presenta poi un’evoluzione in senso negativo e oggi si discute se
sia opportuno limitarsi all’assunzione di eutirox
o intervenire in maniera più radicale, ricorrendo all’asportazione degli stessi. Una patologia
certamente sottostimata, comunque. Tantissimi
tumori alla mammella in donne di tutte le età. Si
suggerisce di effettuare controlli più continuativi
a partire dai 45 anni, ma le mie pazienti ne hanno
meno di 35 e tre presentano già metastasi e un
interessamento dei linfonodi. Si potrebbe dire lo
stesso per il tumore al colon: bisognerebbe almeno dai 50 anni in su procedere anche solo all’esame delle feci per riscontrare eventuali tracce di
sangue, ma ogni 5 anni una colonscopia è da ritenersi ormai indispensabile. Purtroppo però, se
le donne sono in genere più disponibili a sottoporvisi, da parte del sesso maschile c’è un vero
e proprio rifiuto. Su 1500 assistiti una trentina di
casi di tumore significa già parlare di un 5% e
non mi sembra un dato trascurabile, anche perché i colleghi massimalisti riferiscono situazioni
non difformi”.
Decine e decine di persone, sofferenti, nel corpo e nell’anima, nell’angoscia per quelle diagnosi che fanno tremare solo ad esser lette, nonostante la fiducia nell’eccezionale progresso
della ricerca e delle cure, vanno a formare quel-
la compagnia di dolenti pellegrini che affronta
ancora oggi i viaggi della speranza.
Ben poco possono offrire le strutture sanitarie
della provincia, soprattutto per quelle neoplasie
del sangue che più delle altre patologie sembrano in vertiginoso aumento in tutte le loro
diversissime manifestazioni: leucemie, linfomi e mieloma multiplo. Il giudizio dei medici
generici sul centro trasfusionale dell’ospedale
Umberto I non è lusinghiero, in particolare da
quando la precedente direzione del nosocomio
del capoluogo, ovviamente per questioni di
budget, ha sospeso il servizio prestato da specialisti in ematologia provenienti da Catania.
Non sembra sufficiente che sia il centro trasfusionale a fare le veci di un vero reparto di
ematologia e si sente la mancanza non solo di
competenze specifiche ma anche di quei laboratori che possano eseguire analisi indispensabili e non particolarmente complesse. “A Siracusa non si fa la tipizzazione linfocitaria, non
si è in grado di eseguire un puntato midollare e
non si fa una lettura al microscopio di sangue
periferico”. Tutto questo nonostante l’impegno
e la competenza di alcuni.
“È vero, la provincia di Siracusa è priva di strutture ematologiche nel senso pieno del significato
della disciplina – conferma il dottor Dario Genovese, direttore del servizio di Medicina trasfusionale Immuno-Ematologia -. I centri specialistici siciliani sono a Catania, Taormina,
Messina, Palermo ma è una problematica che
stiamo affrontando anche noi da qualche anno.
Nelle altre province i compiti della diagnostica
ematologica di primo livello sono tradizionalmente assolti dai servizi trasfusionali e di immunopatologia che hanno al loro interno professionalità con tali competenze. Si tratta di una sorta
di primo front office per i pazienti con qualche
screzio ematologico ma manca la dotazione
strumentale necessaria e utile per una moderna
diagnostica ematologica. Ci fermiamo alla sintomatologia, all’esame diretto del paziente e alle
analisi di laboratorio, all’emocitometrico, con in
più un’osservazione al microscopio di popolazioni ematiche in circolo periferico e centrale.
Per il secondo livello, cioè per la diagnostica citologica e istologica, bisogna rivolgersi ai centri
di cui si è detto. La limitatezza delle strutture
comporta certo delle difficoltà nel dare assistenza a tutti coloro che la richiedono: sia le risorse
umane che i posti letto sono limitati, tuttavia in
“C’è arretratezza nel modus operandi, che non ci fa capire la situazione locale”
Pino: “Dall’alto non arrivano gli input per la raccolta dati”
Franco Tisano: “Rapporto buono con i medici di famiglia”
A giudicare dalle informazioni raccolte la sensazione è soprattutto che ancora ci sia molto da
fare nel sistema di acquisizione dei dati, sebbene
già possa ascriversi come un meritorio successo il
percorso fatto dall’azienda sanitaria locale a partire
dal 1995, anno del registro territoriale delle patologie nella ex usl di Lentini, fino all’aggiornamento
dell’Atlante dell’incidenza dei tumori del 2005.
Diventa necessario, non procrastinabile, per avere
un quadro reale delle condizioni sanitarie della provincia, rendere effettivo quel report annuale della
mortalità e dell’incidenza del cancro che appare,
più che un fatto oggettivo, ancora solo un obiettivo
dei responsabili del registro territoriale. Un ritardo
nell’aggiornamento del registro territoriale rischierebbe di trasformare le percentuali delle patologie
oncologiche al 2005 in un mantra rassicurante, lontano dalla realtà, per nulla veritiero, con solo un valore placebo. Ma non si registra soltanto una sorta
di scollamento delle valutazioni epidemiologiche
tra chi opera nel territorio, nel contatto diretto e
continuato con gli assistiti, e chi elabora i dati o
riveste all’interno delle strutture ospedaliere ruoli
di particolare responsabilità, perché emergono difformità anche nei giudizi espressi sulla qualità del
rapporto centro periferia.
“Credo che forse sia arrivato il momento di far par-
tire dalla base un’iniziativa progettuale per un serio
lavoro di raccolta dati perché è certo che dall’alto
non arrivano gli input necessari – afferma il dottor
Pino. - Sebbene oggi grazie agli strumenti informatici sarebbe più semplice e veloce una compilazione sistemica di schede predisposte allo scopo,
non c’è dubbio che anche questo potrebbe essere
avvertito da molti colleghi come un aggravio di lavoro, difficoltà comunque superabile con forti motivazioni di ordine ideale, e chissà forse anche economico, non so. Attualmente queste informazioni
passano solo tra noi del settore ma non mi sembra
che da altre parti provengano le giuste sollecitazioni. Non voglio addossare particolari responsabilità
a nessuno ma senza dubbio c’è una certa arretratezza nel nostro modo di operare che non aiuta a fornire un quadro oggettivo del profilo epidemiologico
di questa provincia”.
In parte di diverso avviso il dottor Francesco Tisano, dirigente medico del Registro territoriale di
patologia, responsabile dell’unità operativa ReNCaM: “Abbiamo instaurato un rapporto molto buono con i medici di famiglia. Ci supportano sia nella
fase di segnalazione dei casi sia in quella finale,
quando dobbiamo definire i casi incerti. Certo non
è una collaborazione a tappeto, al cento per cento,
ma c’è. Dobbiamo però evidenziare con ramma-
rico che anche dagli addetti ai lavori ci sentiamo
chiedere se esistiamo ancora, come se si pensasse
che il nostro sia un lavoro a termine, a progetto.
Un’idea errata perché è proprio questa la nostra
attività, quotidiana e continuativa nel tempo, ed è
per questo che chiediamo ai medici di famiglia una
costante collaborazione”.
Il dottor Tisano spiega che le principali fonti di informazione per il registro tumori di Siracusa sono
vari archivi, come quello regionale dei ricoveri
ospedalieri, ma che spesso, per fare chiarezza e
individuare la specifica patologia, occorre accedere alle cartelle cliniche dal momento che lo stesso
codice assegnato alle patologie oncologiche è generico e richiede che si approfondisca l’indagine
con il dettaglio istologico. E se per un verso alcuni
medici di famiglia, per migliorare la prestazione
sanitaria, hanno fatto sistema, si sono in alcuni casi
associati per dotare gli studi di un’attrezzatura più
professionale che sia in grado di effettuare ecografie, colonscopie e altri necessari esami, nonchè per
potersi confrontare tra loro – “il futuro della medicina generica è negli studi associati che funzionano
davvero bene da un punto di vista diagnostico” sostiene il dottor Pino -, anche il centro ematologico
prepara un progetto di supporto per studi epidemiologici.
Sicilia si riesce a dare risposte complessivamente adeguate ai pazienti”.
Ma anche sull’aumentato flusso di accessi al
centro trasfusionale si può dare un’interpretazione diversa rispetto a quella di una reale crescita
delle neoplasie ematiche. “Non è facile, dal nostro punto di osservazione, piuttosto limitato, riuscire a dare un’interpretazione certa e univoca
dei dati in nostro possesso, così come è esercizio
molto complesso fare diagnosi: le patologie più
disparate si possono presentare con quadri clinici che fuorviano e per procedere con i necessari
accertamenti diagnostici bisognerebbe avere a
disposizione laboratori in grado di eseguire analisi più specifiche – spiega il dottor Genovese -.
Certo, è un fatto oggettivo che il centro funzioni
ormai a pieno ritmo: negli ultimi anni il numero
degli assistiti è raddoppiato ma questo potrebbe
anche dipendere dall’essere divenuti punto di riferimento per i pazienti che ci vengono trasferiti
da altri centri.
“Ogni giorno le 4 poltrone di terapia sono occupate con 2 turni di 2 ore ciascuno per terapia
trasfusionale e infusionale, quindi all’incirca
trattiamo una trentina di pazienti al mese, e
sempre ogni giorno effettuiamo almeno 4 visite
specialistiche, con tempi di prenotazione all’incirca di un mese e mezzo. Sono 20 visite a settimana, 80 assistiti che vediamo ogni mese, in
un anno sono 1000 soggetti e certo l’allungarsi
delle liste d’attesa, soprattutto per l’afflusso
dalla provincia, spingerebbe a ritenere che ci
sia un aumento effettivo di queste patologie.
Abbiamo visto aumentare tutte le forme di
mielodisplasie, dovute in alcuni casi a un cattivo funzionamento midollare spesso rapportato
all’età, quindi all’innalzarsi dell’età media di
sopravvivenza, anemie resistenti alle terapie,
leucemie mieloidi croniche che grazie a nuove e più efficaci terapie regrediscono ma che
devono essere seguite perché recidive o perché si acutizzano. Però occorre anche dire che
nella stragrande maggioranza dei casi si tratta
di piccoli screzi che si avviano a soluzione e
che i dati di incidenza di queste malattie sono
simili ovunque. Forse bisognerebbe mettere in
conto anche che sempre più spesso si eseguono
analisi a prescindere da un’eventuale sintomatologia e grazie a questi controlli periodici si
individuano parametri patologici in fase precoce senza poter dire però se ci sarà evoluzione
negativa oppure no”.
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24 Dicembre 2010
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“Vogliamo dotarci dell’attrezzatura per la diagnostica citologica e avere ematologi specialisti”
Genovese: “Abbiamo avviato un progetto per un registro provinciale
sulle malattie del sangue in questa provincia migliorando l’assistenza”
di MARINA DE MICHELE
“Non abbiamo un dato epidemiologico sulle malattie del sangue
nella provincia di Siracusa e occorre quindi fare riferimento a
quanto riportato nei registri delle patologie oncologiche.
“Basandoci allora sulle altre esperienze in Italia, il nostro servizio
trasfusionale in collaborazione con l’AIL (associazione italiana
leucemie) ha avviato un progetto che prevede la predisposizione
di un registro provinciale. Abbiamo estrapolato dalle classificazioni internazionali delle malattie tutti i codici delle patologie pertinenti il sangue, ordinate in cartelle che intendiamo informatizzare per avere un quadro complessivo di richiesta per l’assistenza
ematologica. In tal modo sarà più agevole
proporre interventi e individuare quali strutture attivare per incontrare la domanda interna, soprattutto considerando che la maggioranza dei pazienti viene assistita in centri regionali o extraregionali e necessita in loco di una terapia di supporto anche per non
dover sostenere ulteriori costi di trasferimento.
“Vogliamo discriminare prestazioni che si possono attivare qui
per venire loro incontro limitando l’esodo esterno e anche sollevando gli stessi centri di ricovero da prestazioni ambulatoriali che
costituiscono un sovraccarico di lavoro; in tal modo si potranno
anche liberare risorse umane strategiche.
“Intendiamo anche dotarci dell’attrezzatura necessaria alla diagnostica citologica per eseguire tutte le analisi possibili di cui
attualmente non disponiamo ma che non richiederebbero grandi
risorse economiche. L’obiettivo è anche intercettare precocemente segni e sintomi dell’emopoiesi della produzione ematologica
tenendo conto che, con l’invecchiamento progressivo della popolazione, statisticamente tra i 65-75 anni si evidenzia un’impennata nelle curve di incidenza.
“Tutti i dati raccolti dai vari studi concordano su questo trend
e dobbiamo essere pronti con le strutture sanitarie per le nuove
emergenze. D’altra parte il miglioramento delle terapie conduce gran parte di queste malattie a guarigione, diversamente da
qualche tempo fa. L’80% dei linfomi di hodgkin guarisce e, se e
quando questa percentuale si abbassa, è solo perché essi non sono
intercettati precocemente. Si può dire quindi che in questi casi si
sia di fronte a una defaillance del servizio sanitario, a una prova
di scarso rendimento.
“Il progetto sarà sottoposto sia all’ordine che alla federazione dei
medici di medicina generale perché, per raccogliere i dati, abbiamo bisogno soprattutto di chi ha un contatto diretto e quotidiano
con la platea degli assistiti.
“La compilazione e la raccolta di queste schede consentirebbe di
predisporre rapporti periodici da restituire agli operatori sanitari
per uno scambio di informazioni che consentirebbe di comprendere a pieno un fenomeno del quale oggi abbiamo solo una visione parziale.
“L’altro obiettivo del progetto è invece di carattere assistenziale:
avere cioè degli specialisti in ematologia che possano prestare la
propria opera all’interno della nostra struttura per organizzare una
dignitosa assistenza ai pazienti, associando alle terapie specifiche
di contrasto alle malattie anche le cosiddette terapie di supporto,
come trasfusioni e altro.
“Una struttura di accoglienza ambulatoriale di questo tipo potrebbe unire i due trattamenti (quello specifico per malattie ematologiche, quali ad esempio la chemio, e quello trasfusionale) per
limitare gli accessi alle strutture sanitarie e diminuire così le spese
del servizio nazionale e degli stessi pazienti che, in un unico accesso, avrebbero tutto.
“Noi non abbiamo alcuna velleità di sostituire i centri altamente
specializzati ma la chiave di volta è realizzare un sistema integrato con scambio tra centro e realtà satelliti che garantiscano servizi.
Un modo per superare anche la legittima diffidenza del cittadino
siracusano: o a torto o a ragione disprezziamo la nostra realtà e
apprezziamo quello che è fuori, va tutto bene solo quello che è oltre lo stretto, mentre ovunque è la stessa realtà, con luci e ombre.
Sapere che c’è un collegamento tra noi e le strutture che li hanno
in cura, che c’è uno scambio di informazioni, che si seguono protocolli standard condivisi, darebbe loro maggiore serenità.
“Questa dunque è la nostra linea, pur se nelle difficoltà di un piano
di rientro comunque necessario per una nuova fase di riequilibrio
che razionalizzi e non crei marcate differenze tra le diverse realtà
regionali come nazionali, razionalizzando e ottimizzando le risorse economiche così come quelle professionali. Non c’è dubbio
che oggi soffriamo la trasformazione aziendalistica delle strutture
sanitarie che se si può spiegare alla luce dell’obiettivo della maggiore efficienza, determina anche un impegno di tipo burocratico
per il medico, costretto a dedicare più tempo alle carte che al paziente: occorre un equilibrio e tenere sempre presente che ampliare il numero delle prestazioni in capo alle singole professionalità
va a detrimento della qualità. Ci vuole un’equa ripartizione del
personale per evitare strutture ipertrofiche con una produttività
accettabile mentre nei servizi il numero delle prestazioni diventa
così elevato da far perdere di efficienza alle strutture per l’eccessivo carico di lavoro”.
“Quando Beppe Grillo parlava di due malati di pancreas su 10mila tumori, io a Melilli ne avevo tre”
Il reumatologo dottor Santangelo: “Tumori, credo, in crescita
Spesso il certificato di morte indica la causa finale e non la patologia”
Stando a contatto con più di un migliaio di persone, ha riscontrato, nell’ultimo decennio, un aumento delle malattie oncologiche e
in particolare delle neoplasie del sangue nelle tante forme?
“Non ho dati che attestino concretamente un aumento delle malattie
oncologiche: di certo si è accentuata, nell’ultimo decennio, la sensazione che il numero delle patologie tumorali sia stato crescente.
E un’altra certezza sta nel fatto che, negli ultimi dieci anni, si sono
avuti dei picchi di determinate varianti neoplastiche in circoscritti periodi di tempo. Qualche esempio? Si tenga conto che le mie
statistiche personali si basano sui miei 1500 pazienti. Nel 2002,
due pazienti sono stati colpiti dal tumore ai polmoni; nel 2008, tre
hanno avuto un tumore alla testa del pancreas; nel 2010 tre sono
state le leucemie. Non sarebbe corretto, però, da parte mia – sia dal
punto di vista scientifico che dal punto di vista deontologico – fare
deduzioni assolute”.
Secondo la lettura ufficiale dei dati, il trend non è allarmante:
è davvero così?
“Io non ho niente da obiettare ai dati ufficiali, desunti dalle schede
Istat (che certificano la morte del paziente) compilate, nella mag-
gior parte dei casi, da noi medici di famiglia. Per ogni paziente
deceduto abbiamo l’obbligo di specificare la causa iniziale, quella
intermedia e quella terminale; per esempio: tumore ai polmoni la
prima, metastasi la seconda, aggravamento del tumore la terza. In
merito a questa compilazione, però, mi pongo due dubbi. Il primo
relativo a quanti colleghi, al momento di specificare nel certificato
la causa terminale della morte di un malato tumorale, scrivano che
tale causa è stata proprio il tumore. Mi chiedo, poi, se le statistiche vengano effettuate sulle tre cause o solo sull’ultima. Spesso,
infatti, capita di leggere come causa terminale il collasso cardiocircolatorio, sebbene quella iniziale sia il tumore. In questo caso, se
ad essere tenuta in considerazione fosse solo la causa terminale, si
perderebbe allora il dato del tumore (presente nella causa iniziale
e in quella intermedia), importante dal punto di vista statistico, e
si altererebbe il dato reale. La mia, però, ci tengo a sottolinearlo, è
solo un’ipotesi”.
Esistono rapporti tra l’inquinamento dell’aria e le neoplasie del
sangue? È, cioè, possibile che le seconde dipendano dall’elevato
tasso del primo?
“È evidente che esistono delle varianti locali rispetto alle incidenze
tumorali, quelle che si definiscono “patologie del territorio”: nel
2008 Beppe Grillo definiva rarissimo il tumore alla testa del pancreas che in Italia aveva un’incidenza di due malati su 10 mila pazienti tumorali, mentre – come ho già detto – a Melilli, tra i miei
assisiti, contavo ben 3 malati di questo tumore. Io non credo, però,
che le neoplasie – di qualsiasi genere – siano causate solo da fattori
ambientali: penso, piuttosto, che tra i molteplici fattori a concorrere
ci sia anche quello alimentare. Come diceva Feuerbach, l’uomo è
ciò che mangia: e questa frase può essere una metafora della nostra epoca. Tra cibi geneticamente modificati, transgenici, surgelati,
congelati, liofilizzati, precotti, facciamo fatica a sapere quali sostanze mangiamo: io ritengo che il ritorno a un’alimentazione più
genuina, di prodotti locali, potrebbe aiutare ad allontanare il rischio
di ammalarsi; purtroppo non a eliminarlo: ho avuto pazienti che,
pur conducendo una vita sana e atletica, si sono ammalati di tumore
ai polmoni nello stesso periodo. Sarà stato un caso? Non è ancora
possibile rilevare cause precise, purtroppo”.
Alessandra Privitera
L’ex sindaco: “ Ognuno di noi, avendo assorbito negli anni ogni tipo di veleni, è a rischio tumore”
Remo Ternullo: “Molti a Melilli i giovani con neoplasie”
Stando a contatto con migliaia di persone, ha riscontrato,
nell’ultimo decennio, un aumento delle malattie oncologiche e
in particolare delle neoplasie del sangue nelle tante forme?
“Sì: ho contato anche 12 pazienti neoplastici all’anno anche se non
riesco a dare dei numeri precisi”.
Secondo la lettura ufficiale dei dati, il trend non è allarmante:
è davvero così?
“Io non dubito sulla scientificità delle statistiche registrate dal registro dei tumori, però il dato di fatto è questo: vedo i miei e i pazienti
dei miei colleghi sempre più frequentemente colpiti da neoplasie e,
quel che è più sconcertante, tra questi comincia ad essere notevole
il numero dei giovani. Al momento attuale un giovane paziente di
età compresa tra i venti e i trenta anni, ad esempio, è affetto dal
linfoma di Hodgkin, un linfoma maligno che colpisce i linfonodi:
è un tumore relativamente raro, ma la sua incidenza è in aumento e
colpisce le fasce di età considerate più a rischio di malattia: i giovani, appunto, e gli anziani con età superiore a 70 anni”.
Crede che esistano rapporti tra l’inquinamento dell’aria e le
neoplasie del sangue?
“I nostri organismi, oggi, sono il risultato dei sessant’anni di industrializzazione vissuti dal nostro territorio: martoriato (nelle acque,
nell’aria, nelle discariche) con la complicità delle istituzioni non
solo politiche ma – cosa più scandalosa – anche sanitarie. L’organismo umano è, per definizione, portato ad adattarsi alle più disparate
situazioni ambientali, a rivalersi su di esse, a sopravvivere ad esse
ma il nostro è stato corroso da continue e numerose sostanze nocive: per questo alle malattie della prima ora (polmonari, per lo più)
si aggiungono oggi le neoplasie.
“Siamo doppiamente condannati, purtroppo. Perché ognuno di noi,
avendo assorbito negli anni ogni tipo di veleni, è a rischio di tumore
– questo non va nascosto, come non vanno creati falsi allarmismi:
la consapevolezza di vivere in una zona ad alto rischio deve piuttosto sensibilizzarci alla prevenzione”.
Gli screening, allora, andrebbero garantiti a tutte le fasce d’età,
non solo a quelle adulte…
“Sono pienamente d’accordo con lei. Gli screening, però, hanno un
costo elevato che non può sostenere chiunque: lo Stato dovrebbe
garantirlo a tutti, perché è lo Stato che per decenni ha “mangiato”
e ha mangiato bene grazie alle accise pagate dagli impianti che qui
rilasciavano ogni tipo di rifiuto (solido, liquido, gassoso) senza alcun controllo, né alcuna protesta grazie al ricatto occupazionale”.
Qual è la posizione dell’ordine dei medici in merito alla situazione ambientale?
“Noi abbiamo preso delle posizioni serie e severe per il rapporto tra
malattie tumorali e inquinamento. I sedativi sociali, però, sono più
favoriti: chi mette in guardia è additato come sobillatore e invitato
dall’ordine – che segue delle ben precise linee politiche – a tacere.
Resta vergognoso il fatto che, nonostante i dati confortanti, le neoplasie incalzano e in provincia i malati di tumore non possono avere
la garanzia dell’assistenza necessaria: perché non esiste un centro
oncologico, ad esempio”.
Alessandra Privitera
4
24 Dicembre 2010
“A Siracusa su 8000 domande concretizzate solo 2000, si spostano sul 2011 i conti di cassa 2010”
Carnevale (INCA): “Il sistema dell’invalidità civile nel massimo caos”
Convocazioni in ritardo, diritti bloccati, costosi certificati medici...
di STEFANIA FESTA
Che l’anno trascorso non sia stato proprio uno dei migliori viene confermato anche dal direttore provinciale dell’INCA, Salvo Carnevale, che gode di un osservatorio privilegiato essendo il patronato una
sorta di ‘termometro sociale’. L’INCA, il patronato della CGIL, è ‘la
gamba della tutela individuale della CGIL.’ Se le categorie si occupano della gestione contrattuale e dell’organizzazione politica delle
varie diramazioni aziendali, l’INCA opera sostanzialmente sulla tutela
individuale per quanto riguarda le richieste, le informazioni o il far
rivalere i diritti individuali nei confronti dei vari istituti previdenziali
come l’Inps, l’Inail, l’Inpdap e l’Inpsema. Tutto questo – afferma il
direttore provinciale INCA – comporta un notevole impiego di risorse
sul territorio, anche perché noi garantiamo l’apertura in tutte le camere
del lavoro e abbiamo operatori che, oltre all’attività di sportello al pubblico, disbrigano le pratiche con gli istituti previdenziali. Infatti, noi
abbiamo mandato da parte delle persone di rappresentare i loro problemi nei confronti degli enti, quindi solleciti, verifiche, controversie,
azioni legali e ricorsi in opposizione medico-legale. Siamo i cosiddetti
sindacalisti della tutela individuale.”
L’INCA è distribuita sul territorio provinciale con 10 operatori, che
intervengono con circa 15mila pratiche l’anno a cui si aggiungono
altrettante consulenze verbali. Il contatto annuale con 25-30mila persone permette di avere un quadro generale ben delineato del panorama
occupazionale, dei tempi di erogazione delle prestazioni previdenziali
come le pensioni, o delle prestazioni a sostegno del reddito quali la disoccupazione e la mobilità, che quest’anno, ci conferma Salvo Carnevale, hanno raggiunto un picco altissimo pèrché “[…] stiamo vivendo
il momento di massima crisi occupazionale che c’è stata nel territorio
siracusano negli ultimi 20 anni. Tutti gli indicatori che danno l’Inps
schizzare con le ore di cassa integrazione sono indicatori che passano
principalmente dai nostri sportelli.”
Osservatorio privilegiato ed erogatore di servizi, ma non solo. Oltre
alla funzione tecnica che ha tradizionalmente svolto e che continua a
svolgere, Salvo Carnevale vorrebbe associare all’INCA anche iniziative di carattere politico e di informazione, vale a dire mettere in campo,
di concerto con gli istituti previdenziali, delle iniziative informative
sulle pensioni, sulla sicurezza, sulla prevenzione degli infortuni sul
lavoro, sulle malattie professionali, sul pubblico impiego e anche nel
settore marittimo a seguito della diramazione della circolare del ministro Sacconi che ha trasferito all’Inail le competenze dei lavoratori
marittimi per quanto riguarda i benefici amianto. “La prima iniziativa
che metteremo in atto insieme alla FILLEA CGIL – continua il direttore provinciale INCA – sarà una campagna di informazione sugli
infortuni sul lavoro. A partire da gennaio, molto probabilmente, gireremo con un furgone mobile per una ventina di giorni e spiegheremo
ai lavoratori del settore edile quali sono le tutele contro gli incidenti da
lavoro, considerato che proprio nel settore dell’edilizia si verifica un
quinto degli infortuni sul lavoro.”
Iniziativa informativa e divulgativa che sarà seguita da un’azione
molto forte su quello che Carnevale definisce lo scandalo del 2010:
la prestazione di invalidità civile. Ricordiamo che dal 1° gennaio di
quest’anno, infatti, il sistema di questa prestazione assistenziale, spesso l’unica risorsa economica per chi ha un handicap e non ha reddito,
ha subito drastici cambiamenti, come l’assunzione da parte dell’Inps
dell’intero incarico, prima ripartito fra Asl, oggi Asp, commissione
medica, prefettura e l’istituto previdenziale, e la telematizzazione del
sistema. “L’invalidità civile – afferma Salvo carnevale – prima veniva
gestita da quattro enti, e la Sicilia era l’unica regione in Italia dove succedeva questo perché non aveva recepito un dettato costituzionale del
2000. Quattro enti, quattro passaggi e un tempo medio di erogazione
di due anni. Con lo snellimento dei passaggi e la telematizzazione, su
cui si è fatta grande pubblicità, si prospettavano tempi medi di erogazione di 120 giorni. L’Inps mette a disposizione tutto, chiedendo
in prestito all’Asp solo la commissione medica. Ma questo passaggio non è stato indolore. Infatti, non solo si è verificato l’aumento del
prezzo dei certificati medici, ma situazioni ben più incresciose.” Se
prima un certificato medico costava non più di venti euro, adesso il
costo è lievitato fino a 60 euro.
Nel frattempo, a causa delle inadempienze di un sistema burocratico
che, secondo Carnevale, fa acqua da tutte le parti, si sono verificati
mille imprevisti: molte persone hanno ricevuto la convocazione dopo
la data fissata per la convocazione stessa; altri non l’hanno mai ricevuta; c’è chi è stato convocato due volte e chi, a distanza di un anno,
non ha ancora ricevuto il verbale della prima visita ed è quindi impossibilitato ad effettuare la seconda; tante altre, che hanno saputo per via
informale che la prestazione era stata prescritta, non avendo ricevuto
il verbale, non hanno potuto ripresentare la pratica perché ne risultava aperta un’altra. “Questo è uno scandalo – commenta il direttore
provinciale INCA – perché, oltre a danneggiare le persone che hanno
invalidità civile, questo ritardo della trasmissione dei verbali non permette a chi gode della legge 104 per l’assistenza ai familiari portatori
di handicap di poter usufruire dei permessi retribuiti per assistere i
propri cari, e parliamo anche di malati terminali, di malati oncologici. Si sono venute a creare situazioni molto particolari che pesano
fortemente non solo da un punto di vista economico, ma che hanno
ripercussioni anche sull’armonia familiare.”
Si tratta di un problema che non può essere imputato alle singole sedi
Inps, ma al brusco passaggio da un sistema cartaceo in vigore fino al
31 dicembre 2009 ad uno interamente telematico a partire dal 1° gennaio 2010, senza nessuna fase di transizione morbida che avrebbe permesso di risolvere i problemi man mano che si fossero presentati. Le
falle nel sistema – si contano circa 55 aggiornamenti all’inizio dell’anno sulla procedura telematica – e l’assenza di una fase di transizione
hanno creato tutta quella serie di disservizi sopra descritti. “Ma la cosa
più scandalosa di tutte – aggiunge Salvo Carnevale – è che il direttore
nazionale dell’Inps ha dichiarato che grazie a questo sistema sono caduti i privilegi, si sono abbassate le domande di invalidità civile, senza
dire che questo è dovuto al fatto che è diventato impossibile farle.”
Su questo l’INCA nazionale, e quindi tutti i territori a cascata, stanno
predisponendo lettere di diffida e la messa in mora dell’Inps per tutte
quelle situazioni che hanno creato disagi alle persone, e si svolgerà lunedì prossimo la riunione operativa degli operatori INCA provinciali
per procedere in questa direzione a partire da gennaio.
“L’unico interesse che ha l’Inps e il governo – conclude Carnevale
– è quello di spendere di meno per le prestazioni previdenziali. Mi
sono arrivate notizie, anche se non ufficiali e ovviamente nessuno le
dichiarerà mai apertamente, che tutti questi disservizi siano stati creati
ad hoc unicamente per spostare i costi di cassa del 2010 sul conto del
2011. Praticamente, a Siracusa, su 8000 domande presentate ne sono
state concretizzate solo 2000, e neanche tutte positivamente. Se questi dati vengono riproporzionati sul territorio nazionale, si può capire
quale sia stato il risparmio per l’istituto nazionale di previdenza e per
lo stato. Hanno fatto un’operazione di cassa visto che non si potevano
permettere queste spese previdenziali nel 2010, a discapito di migliaia
di persone che ad oggi continuano a richiedere diritti, hanno situazioni
familiari che non permettono neanche l’acquisto dei farmaci, e ancora una volta si deve sottolineare che in Italia il vero ammortizzatore
sociale è la famiglia, perché lo stato non è in condizione di fornire
sostegno, né economico né sociale, alle situazioni di disagio.”
ISTITUTO NAZIONALE CONFEDERALE DI ASSISTENZA
individuale alla consulenza; un punto di riferimento
“ Dallapertutela
milioni di italiani nel nostro Paese e all’estero
”
La forza della tutela individuale assolutamente gratuita che, sfruttando la velocità dei canali internet,
può raggiungere un gran numero di persone che oggi ignorano quelli che, potenzialmente, sono i propri diritti.
Per maggiori informazioni sui servizi erogati dal patronato Inca, sul suo ruolo sociale,
è possibile consultare il sito internet www.inca.it e la pagina facebook “Patronato INCA-CGIL Siracusa”.
24 Dicembre 2010
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“Devono solo appellarsi alla crisi. In Sicilia incremento del 500% rispetto al 2009 (dati inps)”
Gugliotta (Filcams): “Molte aziende del terziario si disfano dei dipendenti
con gli ammortizzatori in deroga e non debbono dimostrare niente”
di STEFANIA FESTA
Un bilancio 2010 estremamente negativo e un 2011 che si presenta ancora più difficile dell’anno ormai agli sgoccioli. Una
situazione non certo felice quella di migliaia di lavoratori che
stanno pagando le conseguenze della crisi, presunta o reale che
sia, e dello scellerato ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga da parte degli imprenditori che stanno facendo man bassa
degli strumenti loro forniti dal governo nazionale su un piatto
d’argento, ‘sbarazzandosi’, spesso senza giustificati motivi, dei
propri dipendenti. “L’unico rimedio – commenta Stefano Gugliotta, segretario provinciale della FILCAMS CGIL di Siracusa
– che il governo ha messo in campo per fronteggiare la crisi è la
legge 9 del 2009 che prevede la possibilità, per quelle aziende
che non hanno il diritto di accedere alla cassa integrazione, di
ricorrere a quella in deroga. Rispetto alla legge 223, che prevede
determinati passaggi obbligatori con le organizzazioni sindacali
per cui l’azienda deve esplicitare e provare con i bilanci quali
siano i motivi che giustificano il ricorso alla cassa integrazione,
la legge 9 prevede semplicemente una comunicazione all’ufficio
del lavoro, che convoca l’azienda e le parti sociali, che possono essere presenti o no, senza dover giustificare o dimostrare
niente.” Tantissime le aziende che hanno chiuso i battenti nella
nostra provincia, indipendentemente dal settore produttivo, ma
tantissime anche quelle che preferiscono, dopo aver sfruttato
fino all’osso il nostro territorio, smontare le tende piuttosto che
ricorrere a politiche aziendali per migliorare l’offerta e la competitività salvaguardando così i livelli occupazionali. Un bilancio negativo che vede coinvolto soprattutto il terziario, settore
economico che oggi occupa sette lavoratori su dieci e che rappresenta l’unica prospettiva lavorativa nella nostra provincia e,
più in generale, in tutta Italia.
Abbiamo cercato di tracciare una sintesi e un bilancio con il
segretario provinciale FILCAMS, Stefano Gugliotta.
Da quando è entrata in vigore la legge 9 del 2009, a Siracusa
si è registrato un aumento del ricorso agli ammortizzatori
sociali in deroga? Se sì, in che misura?
“Dallo scorso febbraio ad oggi siamo praticamente tutti i giorni all’ufficio provinciale del lavoro, che è totalmente invaso da
queste richieste di cassa integrazione in deroga. La facilità con
cui le aziende possono usufruire di questi ammortizzatori sociali
con la scusa della crisi ha portato le imprese, a mio avviso, a
disfarsi dei lavoratori in carico”.
Si tratta comunque di aziende che poi chiudono, dichiarano
fallimento o semplicemente razionalizzano il personale?
“Abbiamo decine di casi: ci sono quelle aziende che approfittano di questa situazione per chiudere dei posti di lavoro, come ha
fatto un’azienda distributrice di prodotti alimentari che adesso
fa servire la provincia di Siracusa da quella limitrofa di Ragusa;
abbiamo le agenzie di viaggio che, sempre per i motivi della
supposta crisi, hanno aperto procedure di licenziamento dei lavoratori; ci sono alberghi, ristoranti, praticamente tutte le realtà
produttive sono state coinvolte in questo ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga. L’aspetto davvero drammatico è che
non devono dimostrare niente, devono solo appellarsi alla crisi”.
Avete dei dati su quanti lavoratori e quante aziende hanno
fatto ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga?
“Più che cifre abbiamo le proiezioni dell’Inps, che ci dicono
che in Sicilia c’è stato un incremento del 500% rispetto all’anno
scorso, anche se poi la stessa Inps fa rilevare che, delle aziende che hanno fatto richiesta di questi ammortizzatori sociali, ne
hanno usufruito effettivamente solo il 70%. Questa è una riprova
del fatto che ci sia un ricorso sfrenato e spesso ingiustificato
agli ammortizzatori sociali in deroga. Se ieri licenziare era più
difficile, si veniva a creare una sorta di guerra sociale, oggi le
aziende sono molto più agevolate”.
Siracusa rappresenta un’eccezione o anche nel resto della
nostra regione si sta verificando questo trend?
“È un problema che investe tutta la regione e un po’ tutta Italia. Nel sud la situazione sta diventando davvero drammatica
perché c’è un impoverimento costante dei posti di lavoro, e le
aziende non si rendono conto che licenziando i loro dipendenti
fanno diminuire la capacità di spesa della popolazione, e i primi
a pagarne le conseguenze sono loro stessi che hanno licenziato”.
“Le associazioni datoriali dovrebbero cacciare gli associati che non rispettano i contratti di lavoro”
“Conforama sta svuotando il centro di tutto il personale
per poi vendere magari solo la scatola, la struttura”
Il terziario è un nutrito settore occupazionale,
dove insiste il maggior numero di contratti precari e atipici. È questo il comparto più colpito o
si tratta di un fenomeno comunque trasversale?
“Il terziario vive il precariato due volte. È precario chi ha il contratto a prestazione, a tempo determinato e tutte le tipologie di contratto che la
legge Biagi ha inaugurato e che rendono precario
il rapporto di lavoro, ma è precario anche chi ha
un contratto a tempo indeterminato se si considera
la volatilità del posto di lavoro. È questo il caso
dei centri commerciali che stanno dilagando senza alcun controllo mentre quelli più vecchi stanno
chiudendo, come Conforama, che adduce come
motivo dei 40 licenziamenti l’apertura dell’outlet
di Melilli, che tra l’altro sembra superata, e quella dell’Ikea a Catania. Si viene a creare una sorta
di circuito economico dove il centro commerciale
apre, sfrutta il territorio e nel momento in cui viene
superato da un altro centro commerciale preferisce
alleggerire il costo del personale invece di arricchire la propria offerta commerciale e rilanciare le
vendite. Nel caso di Conforama noi temiamo che
non ci sia futuro”.
Quindi voi temete la chiusura definitiva?
“Conforama oggi taglia il 30% del personale licenziando i lavoratori e non prendendo assolutamente
in esame le proposte del sindacato di attingere agli
ammortizzatori sociali quali la cassa integrazione
o i contratti di solidarietà. Licenzia semplicemente
mettendo in mobilità. La notizia di questi giorni che
Steinhoff International holdings, il più grande produttore di mobili del mondo con sede in Sudafrica
acquisti Conforama poteva sembrare un’ancora di
speranza per quest’azienda, che invece è rimasta
ferma sulle sue posizioni. Questo è preoccupante,
anche perché voci che arrivano da Roma ci dicono che Steinhoff stia comprando Conforama, che
è francese, per invadere il mercato nordeuropeo”.
Quindi sfrutterebbe il nostro territorio come
trampolino di lancio per una scelta commerciale diversa, diciamo un altro tipo di ‘scalata’?
“Sì, un trampolino per invadere il mercato francese
e anglo-tedesco. Il fatto che Conforama confermi
questi licenziamenti, e quindi l’impoverimento del
centro commerciale, è un chiaro segnale di questa
linea”.
L’outlet, almeno per il momento, non si apre,
Auchan si è insediato ormai da diversi anni,
qual è la concorrenza di cui parla Conforama e
come la giustifica?
“Non la giustificano, hanno semplicemente aperto
una procedura di legge che adesso sta traguardando la fase pubblica al ministero del lavoro. La cosa
che più ci preoccupa in questo caso è la notizia che
il comune di Melilli ha avallato la costruzione di
un grande outlet turistico, su 18 ettari di terreno,
con negozi, alberghi e spazi pubblici, proprio sotto
Melilli di fronte Conforama, che sarà conglobato in
questo outlet attraverso il ponte. La nostra preoccupazione, che abbiamo esternato anche a Conforama, è quella che di fatto loro stanno svuotando il
centro di tutto il personale per poi magari vendere
solo la scatola, la struttura. Ci sono molti segnali
che confermano quanto noi temiamo, basti pensare
all’apertura dello svincolo autostradale che dalla
Siracusa-Catania sbocca direttamente su Conforama. Questo svincolo si sarebbe dovuto aprire entro
il 2010, adesso l’azienda ci ha riferito che l’apriranno entro il 2011, ma noi temiamo che ciò avverrà
solamente quando partirà l’outlet turistico”.
C’è poi chi chiude senza licenziare i propri dipendenti lasciandoli senza stipendio, e senza
ammortizzatori sociali, per mesi…
“Sì, stiamo parlando di Old Market, che da marzo
non paga i dipendenti, che ad agosto ha abbassato
le saracinesche lasciando 13 famiglie senza stipendio, senza ammortizzatori sociali e senza nessuna
speranza per il futuro”.
Ma non è illegale quanto attuato dal signor
Runza, titolare di Old Market?
“Abbiamo portato la questione all’attenzione del
prefetto: se questi non ha ritenuto opportuno trasmettere gli atti alla procura della repubblica, vuol
dire che non ha intravisto alcun tipo di reato. Io ho
sollecitato tramite lettera pubblica le associazioni
datoriali, la Confcommercio e la Confesercenti, a
far proprio quanto sostenuto tempo fa dal presi-
dente di Confindustria, Ivan Lo Bello, che dichiarò
fuori da Confindustria le imprese che pagano il pizzo alla mafia. Allo stesso modo, le associazioni datoriali dovrebbero cacciare fuori i loro associati che
non rispettano i contratti di lavoro. Sulla questione
di Old Market mi sarebbe piaciuto sentire la voce
di Confcommercio e Confesercenti, che purtroppo
non si è mai levata”.
Con l’introduzione del collegato lavoro, il sindacato rischia di avere un ruolo marginale?
“Non sarà marginale il ruolo del sindacato, ma il
diritto del lavoratore di potersi difendere dalle angherie e ingiustizie che subisce sul posto di lavoro.
Il collegato lavoro introduce una serie di norme
così articolate e una serie di scadenze temporali
che danneggiano unicamente il lavoratore rafforzando la posizione del datore di lavoro”.
In sintesi, il 2011 non si prospetta un anno più
facile..
“Si presenta più difficile del 2010 perché l’uso sfrenato degli ammortizzatori in deroga, se da un lato
ha attenuato le ripercussioni sui lavoratori, dall’altro sta accentuando ulteriormente il problema”.
Ma nel 2011 non finiranno questi ammortizzatori in deroga?
“No, perché la legge prevede la deroga anche
per il prossimo anno. È questo l’unico intervento salva-crisi che il governo ha messo in campo,
e quando sentiamo la banca d’Italia denunciare
che i giovani di oggi matureranno come pensione
solo il 47% del loro ultimo stipendio, ci rendiamo
conto che stiamo creando un futuro di assoluta
povertà. Alle politiche del governo si aggiungono poi gli scriteriati contratti territoriali firmati da
Fisascat, Uiltucs e Confcommercio, che innalzano l’apprendistato a 72 mesi, che è il tempo che
occorre per laurearsi, per non avere neanche la
garanzia al 100% di essere successivamente impiegato presso l’azienda a tempo indeterminato.
Se un giovane comincia l’apprendistato a 28 anni,
età massima per accedervi, magari part-time, si
ritrova a 34 anni ancora apprendista, sottopagato,
senza garanzie; continuando a lavorare part-time,
come dovrebbe costruire la sua pensione? Ci rendiamo conto che stiamo costruendo una società di
futuri poveri?”
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24 Dicembre 2010
Tardive le nuove disposizioni e intanto l’insetto sta divorando le piante di Ortigia e si espande
Punteruolo rosso, in provincia le palme morte già centinaia
Il vampiro dilaga a Siracusa e il Comune non sa come fermarlo
di MARINA DE MICHELE
Eccezion fatta per l’Ennese, ancora immune, la provincia di Siracusa è l’ultima in Sicilia ad essere attaccata dal flagello del punteruolo rosso. È iniziato dal territorio di Augusta, probabilmente
perché limitrofo al territorio etneo dove la distruzione delle palme
è già oltremodo estesa, ma, accerchiata quasi da un assedio, data
la presenza del terribile coleottero anche nel ragusano - anche qui
danni già ingenti -, non c’era veramente nessuna speranza che
la nostra provincia riuscisse a rimanere estranea a una delle più
grandi emergenze botaniche della storia.
Segnalazioni di palme del tipo Phoenix canariensis, le più caratterizzanti nel nostro paesaggio, cibo tra i più privilegiati dalle grasse larve del Rhynchophorus ferrugineus, attaccate e ormai con
il tipico aspetto ad ombrello aperto, giungono da tutti i Comuni:
in provincia le palme morte sono già centinaia. Nel capoluogo il
punteruolo non si è fermato neanche di fronte a un luogo sacro
quale potrebbe ritenersi il giardino dell’Arcivescovado: le due
palme, che si stagliano sullo sfondo del cielo, a un passo dalla
chiesa di Santa Lucia alla Badia, nell’indifferenza generale, forse
già segnalate da santa madre chiesa - certamente ligia agli obblighi imposti dalla legge -, mostrano, nell’aspetto dimesso, evidenti
segni di sofferenza. E d’altra parte le larve del punteruolo hanno
già, con sapiente voracità, succhiato la linfa vitale di una delle
palme di Palazzo Bellomo, pronte, una volta divenute adulte, non
oltre 4 mesi, a sfarfallare verso l’altro splendido esemplare, a un
passo, anzi a un battito di alucce, per depositare quelle 300 uova
che renderanno la progenie sempre più feconda. In 4 mesi fanno
fuori tutto: 2-5 giorni perché dalle uova nascano le larve e inizia il
festino. Le neonate scavano gallerie e divorano i tessuti vegetali:
un tumore a tutti gli effetti. All’esterno, date le abitudini rigorosamente endofite, si nota la loro presenza solo quando il danno è fatto e le metastasi sono dappertutto, al punto da lasciare quasi solo
un debolissimo involucro che rischia di crollare improvvisamente
con danni imprevedibili. Solo uno l’aspetto positivo: sembra che
il parassita non abbandoni il suo renitente ospite fino a quando
non ne abbia succhiato ogni goccia vitale.
In Ortigia sono già preda dell’insaziabile vampiro le palme che si
elevano su a sfiorare il Belvedere davanti al Des Etrangérs e anche
nel cortile di un privato, nella zona del mercato, un cascante cespo
di foglie secche rimprovera tacitamente la stoltezza umana. Povero
essere a due zampe che, pur se in posizione eretta, ha già ceduto di
fronte a un insignificante insetto all’apparenza del tutto innocuo.
In attesa che le nidiate sparse un po’ ovunque in città si dirigano
su quella splendida mensa che potrebbe essere viale Santa Panagia o su qualche altro succulento sito, a ottobre si è proceduto alla
decapitazione di tre delle sei palme della corte degli Avolio, in via
del Consiglio Reginale: un intervento decisamente discutibile,
del tutto inosservante dei criteri formalizzati dallo stesso ministero delle Politiche Agricole e Forestali per casi di questo genere,
come ha riferito un nostro articolo redatto da Carlo Gradenigo.
I tecnici del servizio verde pubblico del Comune dell’Igm sono
intervenuti infatti in mattinata e non nelle primissime ore del giorno come si suggerisce essendo stato appurato che le temperature
superiori ai 20°C, così come le giornate di vento, favoriscono la
dispersione degli insetti adulti che invece quasi non riescono a
muoversi se le temperature sono inferiori ai 10°C, tant’è vero che
sono le stagioni più fredde quelle idonee ai vari interventi di bonifica o di prevenzione.
Non si sono neanche visti, nell’area sottostante la proiezione della
chioma della pianta, i teli plastici dello spessore di almeno 40 millimetri che sono prescritti per raccogliere più agevolmente le parti
vegetali tagliate insieme a insetti o larve. Né il taglio è stato effettuato a sezioni, asportando prima le foglie e l’apice vegetativo,
evitandone la caduta libera a terra e di conseguenza l’immediata
dispersione dell’indesiderato ospite. Tutto si è svolto secondo i
tempi e le modalità di una normale potatura, non preoccupandosi
per nulla di effettuare la raccolta “tempestiva” del materiale di
risulta, e neanche a parlarne di imbustare, e quasi sigillare, il tutto
che, proprio al contrario rispetto a come si dovrebbe fare, è stato
caricato così come ammassato su un camioncino aperto dell’IGM.
Altro che adottare quanto disposto: trasporto con camion chiuso, telonato o con opportuni accorgimenti (es. imbustamento) per
non consentire ai curculonidi di distribuirsi sapientemente lungo
la strada verso chissà dove.
Perché anche questo dello smaltimento è un passaggio fondamentale che deve, dovrebbe, rispondere a regole e comportamenti
precisi. La distruzione delle palme infestate deve avvenire infatti
entro 24 ore dall’abbattimento attraverso incenerimento, interramento, triturazione, o con una combinazione di tali metodi, per
ciascuno dei quali il Ministero impone regole chiare e tassative,
così come indicate anche dall’Unione Europea.
Vero è che forse proprio a causa delle tante critiche nei confronti
di questo modo superficiale e dannoso di procedere, il novembre
successivo il sindaco ha, finalmente, emanato una ordinanza che
riporta quanto contenuto nel decreto ministeriale, detta i corretti
comportamenti cui attenersi, ma non dà alcuna seria indicazione
per un’efficace opera di prevenzione, ripiegata com’è in una forma di inerme e fatalistica rassegnazione.
Nulla testimonia la volontà di affrontare un’emergenza che evidentemente non è vissuta come tale e di almeno cercare di arginare il fenomeno salvando il salvabile. L’intera ordinanza, al di là
delle parole di circostanza - quelle tipiche e dovute al capezzale di
un morto o di un moribondo, quelle di attestazione del valore del
morente “le palme rappresentano un bene di elevato valore ambientale, culturale e paesaggistico… un patrimonio cittadino…”
– è la mesta presa d’atto che “ad oggi, contro il parassita, non
esiste alcun rimedio scientificamente efficace e provato, nessuna
misura fitosanitaria”.
Una certo non voluta falsità da parte del primo cittadino che dovrebbe sollecitare i propri esperti del verde - semmai non quelli
che hanno contribuito con le loro proposte allo sperpero di risorse
ingenti, 800mila euro, per una “barriera arborea” del tutto inutile
a limitare l’inquinamento industriale – a documentarsi per vedere
in che modo intervenire efficacemente. Che sia una strada percorribile lo dice ad esempio l’esperienza del marchese di Sangiuliano
di Villasmunda.
Il marchese, proprietario di una tenuta che si fregia di ben 500 palme proprio della specie più attaccata dal punteruolo, la Phoenix
canariensis, quando nel 2008 ha dovuto assistere impotente alla
morte di 32 esemplari centenari, è subito corso ai ripari dotando
ogni palma di tubicini da cui periodicamente si fanno scendere a
livello apicale alcune gocce di un prodotto registrato per la coltivazione biologica, quindi non dannoso per l’uomo.
Bene: l’anno successivo le perdite si sono fermate a 9. Un atteggiamento ben più propositivo rispetto a quello di chi vede l’unica soluzione nel tagliare le palme e nel lasciare che le altre siano infestate.
In Spagna, il primo paese del continente europeo ad essere attaccato dal punteruolo, si interviene, se si è in tempo, anche sulle
palme già malate, eliminando “chirurgicamente” le parti infette
per salvare il centro vitale della pianta, quello capace di rigenerare
nuova vegetazione, e i successi ottenuti non sono rari. Ma proprio
come quando si affronta una malattia, anche quella più tremenda
e angosciante, il cancro, la parola magica è prevenzione. Mentre
si stanno studiando metodi che consentano di rilevare la presenza dell’insetto all’interno delle piante, ciò che i saggi, gli intelligenti, suggeriscono è l’attuazione di un sistematico monitoraggio
del territorio mediante esame visivo delle piante e/o utilizzo di
trappole feromoniche (quelle che sfruttano gli appetiti sessuali
del maschio), la cui collocazione andrebbe programmata con il
servizio fitosanitario. Un trattamento scelto dal comune di Roma.
Dire che il controllo del territorio sarebbe impresa titanica è semplicemente un alibi se si pensa quale rete di “sentinelle dell’ambiente” si potrebbe creare attraverso un’opera di sensibilizzazione tra gli studenti di ogni età e i cittadini. Basterebbe un centro
di raccolta delle segnalazioni che, se anche già è stato istituito,
rimane comunque niente più che un’astratta indicazione. Così
come già si sono sperimentate sostanze non tossiche che non desterebbero nessuna preoccupazione per la salute pubblica. L’orto
botanico di Catania in endoterapia tratta le palme con una sostanza estratta dall’albero del Nim che ancora non è registrata ma
che sta dando ottimi risultati. Insomma, soprattutto per le palme
storiche, per quelle monumentali, e poi con un’azione a cerchi
concentrici via via ad abbracciare tutto il territorio, è possibile
pensare a protocolli sperimentali. Tutto si può fare, tranne lasciare
che Siracusa, la Sicilia tutta, perdano irrimediabilmente uno dei
beni monumentali più caratterizzanti del proprio territorio. E se
il clamore mediatico su questa epidemia non ha la stessa violenta
intensità espressa per lo scempio di Pompei, è unicamente per
la grossolanità di una certa stampa che sa solo inseguire le battaglie iniziate dall’antesignano di turno e non vede parallelismi e
analogie egualmente gravi, danni incalcolabili come per il nostro
patrimonio archeologico così per quello paesaggistico.
Le ditte di smaltimento: “I Comuni non vogliono addossarsi una spesa così alta”
L’ass.Accolla (Augusta): “Abbattute 120 palme
Si teme che l’infezione passi agli alberi da frutta”
Insistono sul territorio provinciale almeno un
paio di cave/discariche gestite da società autorizzate allo smaltimento delle palme abbattute
perché infestate dal punteruolo rosso. Tale smaltimento consiste nel triturare la palma per farne
cippato: questa operazione garantirebbe – sembra che negli anni passati siano stati effettuati
degli esami in tal senso – anche la morte delle
larve del punteruolo rosso che si trovano nel
tronco della palma.
Il costo di questa operazione per ogni fusto,
però, è alquanto oneroso perché, oltre alla frantumazione, essa richiede una serie di analisi
specifiche che – a rigor di logica – dovrebbero
essere a carico di chi vuole smaltire la pianta.
Le società che abbiamo contattato, però, ci confidano che nessuno degli enti pubblici che ha
chiesto di smaltire presso di loro le palme infestate vuole farsi carico di una così onerosa spesa:
da molti, piuttosto, hanno ricevuto la proposta
di accantonare (sinonimo, cioè, di abbandonare)
nelle loro discariche numerosissime piante senza operare alcun trattamento.
È questo il motivo per cui, sebbene autorizzate,
queste società non hanno mai visto arrivare una
palma.
Michele Accolla, assessore all’Ambiente di Augusta.
Quante palme sono state abbattute, finora, a
causa del punteruolo rosso?
“Dovremmo avere abbattuto circa 120 esemplari
Phoenix. Purtroppo, però, lo spettro paventato dagli esperti è che il coleottero attacchi anche altre
specie per passare, poi, agli alberi da frutta. Que-
sto sarebbe uno scenario ancora più inquietante”.
Quante sono in pericolo?
“Sono un centinaio: perché siamo il territorio più
esposto della provincia di Siracusa dal momento
che il focolaio è stato individuato a Catania”.
Come procede il Comune di Augusta per lo
smaltimento delle piante abbattute?
“Le piante vengono triturate in un capannone di
proprietà del Comune di Augusta (nella zona del
cimitero): l’Ispettorato Regionale Agricoltura e
Foreste ci ha fornito il trituratore che riduce in
polvere foglie e tronchi”.
È certo che la triturazione uccida anche le
larve?
“Gli esperti assicurano che questa procedura di
trituramento è, tra tutte, quella che garantisce
maggiore sicurezza di contenimento dell’infe-
stazione: io, però, non sono un agronomo né un
fitopatologo”.
Dopo la triturazione, quali analisi sono effettuate per verificare l’effettiva morte delle
larve?
“Un presidio dell’Ispettorato sovrintende a tutte
le operazioni (dall’abbattimento alla triturazione): presumo, perciò, che il protocollo – raccomandato dagli esperti – preveda anche le analisi
finali”.
Quanto costa al Comune questa operazione?
“L’intera campagna, che si sta concludendo in
questi giorni, sta costando tra i 25 e i 28 mila
euro: si tratta di abbattere palme (quasi tutte di
alto fusto) che costano, l’una, tra i 600 e gli 800
euro per abbattimento e triturazione”.
Alessandra Privitera
24 Dicembre 2010
Quali sono a Siracusa le discariche aurorizzate, dove viene effettuata la triturazione? I costi
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Lo smaltimento illegale delle palme un capitolo tutto da scrivere
Le pesanti sanzioni ai privati non aiutano la collaborazione
di MARINA DE MICHELE
Anche l’approccio nei confronti dei privati, sebbene si tratti di
disposizioni ministeriali, ci sembra alquanto ottuso e rischia di
trasformarsi nel più sicuro alleato del vorace coleottero. Aver previsto che l’unico responsabile dell’abbattimento e della distruzione della palma infestata sia il proprietario, che tutto debba essere
a sue spese, un costo che si aggira tra i 700 e i 1000 euro, che
nel caso di inadempienza, sia per omessa segnalazione al servizio verde pubblico del comune e al servizio fitosanitario regionale che per mancato abbattimento, possa essere comminata una
contravvenzione da 103 a oltre 2000 euro, significa contribuire a
creare sacche di illegalità.
Le case con giardino dei siracusani non sempre infatti sono
espressione di benessere economico: spesso si tratta di case gravate da mutuo o che hanno svuotato portafogli e, soprattutto in
tempi di ristrettezze economiche, non è facile accettare di buon
grado simili costi, semmai sottraendo esigue risorse a spese ritenute prioritarie. Non solo: il fai da te, o il rivolgersi al giardiniere
di fiducia significa non poter esercitare alcun controllo sui luoghi
dove verrà scaricato il materiale di risulta che rischia di rimanere
un serbatoio per larve e insetti. Quali sono, nel territorio siracusano, le discariche autorizzate a ricevere il materiale di risulta?
Dove viene effettuata la triturazione? E a margine: si è veramente
certi che triturare le parti infestate sia sufficiente per eliminare
larve e insetti?
Lo smaltimento illegale delle palme è infatti un capitolo tutto da
scrivere e non riguarda solo l’illecito profitto di alcuni ma anche
l’ulteriore infestazione che ne deriva. In questo senso diventa necessaria una riflessione sui costi e sugli sprechi che già si stanno
facendo solo per ignavia. Sostituire una palma canariensis può
costare anche 10mila euro mentre per intervenire con la profilassi si può orientativamente calcolare il costo di una trentina di
euro per trattamento, e in un anno ne potrebbero servire dai sei
agli otto. Ma maggiori costi sono quelli per smaltire la palma nel
‘bio trituratore’, oltre a quelli per tagliare e trasportare l’albero:
intorno agli 800-1000 euro. Sembra insomma di poter dire che
sia già arrivato il tempo di cambiare rotta e di avviare dal basso
un’opera di sensibilizzazione nei confronti delle amministrazioni
locali affinché avviino una diversa e più proficua collaborazione
con chi sia in grado di affrontare il fenomeno con competenza e
professionalità.
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24 Dicembre 2010
LA NULLITÀ SANCITA AB INITIO DAL CGA PR
L’assemblea ATO “scopre” che la società esibiva come propri i capitali avuti in prestito dalle banche
Deliberata la risoluzione del contratto con Sai 8
per “responsabilità esclusiva del concessionario”
Chiunque entri o esca da Siracusa per
la statale 124 non può fare a meno di
notare lo stazionamento di un gruppo
di lavoratori davanti all’ingresso dei
locali di SAI8 (accanto al cimitero dei
militi inglesi). Il motivo dell’assedioprotesta è spiegato da un eloquente
striscione. La società di gestione del
servizio idrico integrato non paga le
ditte che hanno eseguito opere per suo
conto. Da qui la manifestazione dei
lavoratori dipendenti, che non percepiscono quanto spetta loro di diritto e
che le imprese non sono più in grado
di anticipare. Il consigliere provinciale Giuseppe Bastante ha dichiarato al
riguardo che “non si può chiedere alle
imprese di anticipare sia i lavori sia le
somme, soprattutto in un momento di
forte crisi economica”, aggiungendo
che è per lui inspiegabile il motivo
per cui “la Sai 8 non corrisponda le
somme dovute alle ditte esterne, benché l’Ato Idrico abbia saldato tutte le
somme dovute per stato avanzamento
lavori”.
Il presidio dei lavoratori, che giustamente rivendicano le loro spettanze,
è il segno più evidente della difficoltà
in cui versa l’azienda. E dire che ci
avevano quasi convinto che il privato
sarebbe sinonimo di efficienza, di funzionalità, di perfezione. Se i lavoratori
che dipendono direttamente da SAI8
fossero dipendenti pubblici forse oggi
non sarebbero col cuore in gola, trepidando per le sorti di un’azienda…
troppo vicina al cimitero. E i lavoratori delle altre ditte creditrici potrebbero
essere sicuri di una cosa: la committenza pubblica spesso paga in ritardo
(e questo va certamente evitato), ma
paga sicuramente. SAI8 speriamo che
lo faccia senza portare ancora le cose
per le lunghe.
Quanto al servizio, solo in quel di Pachino si sono levate voci di apprezzamento per i miglioramenti che ci sono
stati. Altrove i cittadini non hanno
notato alcun progresso in termini di
elevazione della qualità del servizio
idrico.
SAI8 con annuncio di sfratto
Ma i rintocchi a morto per SAI8 provengono da più direzioni: sabato 18
dicembre l’Assemblea dei Sindaci dell’ATO ha deliberato, con voto
unanime di tutti i 15 componenti
presenti, la risoluzione del contratto
di affidamento del servizio idrico a
SAI8 “per responsabilità esclusiva del
concessionario”. Per completezza di
informazione aggiungiamo che alla
riunione di sabato non erano presenti i sindaci di Augusta (Carrubba), di
Lentini (Mangiameli), di Carlentini
(Basso), di Pachino (Bonaiuto), di
Floridia (Spadaro) e i due commissari
di Ferla e di Sortino.
Motivo della deliberata risoluzione?
Indovini il lettore! Ma sì, esatto! Proprio quello che si ventilava da tempo e
che il Presidente Bono si è finalmente
preso la briga di verificare, rilevando
nella sua recente inevitabile diffida
che il documento di finanziamento “è
un contratto di anticipazione dei contributi pubblici e non un autonomo
contratto di finanziamento della quota
privata dell’investimento”.
Navigando tra l’archivio del nostro
giornale on line (lacivettapress.it) il
lettore paziente potrà rendersi conto
della perseveranza con cui La Civetta ha richiamato l’attenzione su quel
problema, su quella circostanza da verificare e sulle conseguenze da trarre
da un eventuale riscontro positivo di
quanto motivatamente si sospettava.
Lo avevamo intuito da tempo. Non
bisogna avere il fiuto proverbiale di
un segugio come Gioacchino Genchi
per capire che ci doveva essere stato
qualche sospetto nella mente di chi
aveva, per ben tre volte, ribadito a
pag. 22 del contratto di affidamento
che “il concessionario dovrà produrre
entro 4 mesi dalla firma del contratto i
finanziamenti di start up sopra indicati
immediatamente operativi ed incondizionati (…) Decorso infruttuosamente
tale termine il contratto sarà immediatamente risolto per responsabilità
esclusiva del concessionario. La predetta garanzia (… ) è condizione di efficacia del contratto”. Repetita iuvant!
Sotto si leggeva ancora, per la terza
volta, che “ove una delle garanzie sopra citate venisse a mancare (…) senza sostituzione immediata con altra
identica di altro soggetto finanziatore
(…) il contratto sarà immediatamente
risolto per responsabilità esclusiva del
concessionario”.
Poi in quelle scartoffie si leggeva il
riferimento ad una fidejussione di importo minore, finalizzata ad altri scopi. Poi ci si imbatteva negli allegati.
Che pazienza leggerli, meditarli, intuirne il significato recondito! Poi ancora si trovavano delle lettere di intenti
da parte delle banche, piuttosto che la
fidejussione vera e propria. Caspita!
E perché mancavano altri atti bancari conseguenti a quelle lettere di intenti, vaghe, generiche, fatte apposta
per raggirare qualche amministratore
distratto? E poi quel parere di un autorevole amministrativista, che diceva
e non diceva, che lasciava alla buona
volontà degli amministratori la possibilità di accettare come valida “non
una diversa fidejussione” ma un modo
diverso di onorare l’impegno fidejussorio. Come? Rapportando al triennio, cioè riducendo, l’entità di una
garanzia che si sarebbe dovuta riferire
all’intero periodo di affidamento. Di
quale garanzia? Di quella relativa ai
finanziamenti di start up o di un’altra?
I quattordici milioni di euro relativi
alla garanzia dei finanziamenti di start
up (a completamento della quota privata) ci dovevano essere tutti a distanza di quattro mesi dall’otto febbraio
del 2008, data in cui fu stipulato il
contratto.
C’erano “immediatamente disponibili ed incondizionati” o no? E se non
c’erano, il contratto non era da considerare privo della “condizione di efficacia”? E l’ATO, in quanto autorità
d’ambito, aveva mai rappresentato al
Presidente tale circostanza? L’aveva
prospettata ai Sindaci? Perché dovevamo essere i cittadini ad aprire gli
occhi per scrutare nel buio, rivaleggiando con la civetta, animale notoriamente nittalopo? L’ATO svolgeva
bene i suoi compiti istituzionali o era
troppo condiscendente nei confronti
del contraente inadempiente? Abbiamo sempre avuto l’impressione di
una contiguità tra l’ATO e il concessionario. Essa traspariva anche dalle
dichiarazioni che qualche responsabile dell’ATO rilasciava alla stampa,
all’altra stampa, quella che accetta le
dichiarazioni e le pubblica senza verificare, senza sfruculiare, senza porsi
troppe domande, senza voler vedere
le cose in controluce, in filigrana, in
pieno sole e… anche al buio, alla luce
della coscienza civica interrogata pazientemente nei notturni silenzi.
Avevamo ragione noi a sospettare, a
domandare, a chiedere che si verificasse. Lo ha dimostrato la diffida di
Bono, sorretta dal parere di autorevoli
studiosi di diritto che hanno letto nei
documenti di SAI8 non una garanzia
del finanziamento privato ma una anticipazione (un prestito bancario) del
finanziamento pubblico. Proprio così:
la banca era pronta a versare un anticipo, garantito dalla somma che SAI8
avrebbe intascato come finanziamento
pubblico. Stentavamo a crederlo, ma
era così. Ci sembrava una situazione
clamorosamente irreale, impossibile. Ci chiedevamo se ci fossero gli
estremi di qualche reato, forse di una
tentata truffa o di una vera e propria
truffa, ma certi soloni soffiavano, a
gote gonfie, per spegnere l’incendio
che stava per divampare e per garantire pace e serenità agli affaristi. E allora noi, pronti a martellare come su
un’incudine, continuavamo a ribadire,
a rilanciare gli argomenti già noti e arcinoti ma non sufficientemente presi
in considerazione.
Poi sabato scorso il grande evento, in
qualche modo presagito. Avevamo
intuito che i Sindaci in maggioranza
avrebbero assunto la posizione giusta. Il voto è stato unanime. Ne siamo
compiaciuti e ci congratuliamo anche
col Presidente Bono, verso il quale siamo stati corretti ma fermi nella
pretesa di orientarlo verso la soluzione che ci sembrava giusta. Giornalismo militante, informazione critica,
interesse verso la realtà provinciale
esaminata per problemi e non contemplata superficialmente con gli occhi di
chi vede solo l’effimero o gli eventi
spiccioli di cronaca. Quelli non ci
interessano. Le monachine sprizzate
dai falò e i fuochi d’artificio che durano un attimo li lasciamo ad altri organi
di stampa, che descrivono l’effimero
piuttosto che informare. La Civetta
aspira ad essere fucina di impegno
civico.
La lotta non è conclusa, bisognerà rallentare le procedure per un nuovo affidamento
Il Comitato di iniziativa civica di Floridia per l’acqua pubblica
“Ora il sindaco Spadaro faccia un c/c per le bollette dei cittadini”
Il Comitato di iniziativa civica di Floridia per la difesa dell’acqua
pubblica esprime profonda soddisfazione per gli ultimi sviluppi
della vicenda:
- Delibera dell’Assemblea dei Sindaci dell’ATO, che sabato 18 dicembre ha approvato all’unanimità la risoluzione del contratto di affidamento del servizio idrico a SAI8. Il nostro sindaco
non ha partecipato a tale riunione.
Sentenza del CGA (Consiglio di giustizia amministrativa di Palermo), che ha accolto il ricorso del Comune di Melilli contro l’affidamento della gestione del servizio idrico alla Sai 8. Tale sentenza
rende nulli gli affidamenti dei servizi idrici già compiuti da molti
Comuni della Provincia (tra cui il nostro, che consegnò gli impianti
alla SAI8 già nella primavera del 2009, con un anno di anticipo rispetto alla tempistica prevista) e pone al sicuro gli altri Comuni che,
accortamente, non hanno voluto consegnare gli impianti. Risulta a
questo punto immotivata ogni pressione da parte di organismi regionali, che hanno tentato invano di imporre forzatamente ulteriori
affidamenti.
- Assedio continuo alla sede di SAI8 (accanto al cimitero dei caduti
inglesi) da parte di maestranze di ditte che non sono state pagate
per i lavori effettuati. Sono a rischio 250 posti di lavoro. Evviva
l’efficienza del privato !
Il Comitato chiede ora al Sindaco di Floridia di mettere a disposizione dei cittadini un conto corrente sul quale possano versare gli
importi delle ultime bollette ricevute, in attesa che si chiarisca se
tali somme siano dovute a SAI8 o siano da incamerare da parte del
Comune, dal momento che la sentenza del CGA dichiara nullo dal
suo primo istante il contratto di affidamento del servizio idrico a
SAI8. Dobbiamo ancora versare soldi ad una società che ha illegittimamente gestito il servizio e riscosso il canone? Non sarebbe me-
glio che fosse il Comune ad incassate tali importi, che gli consentiranno di riavviare la gestione pubblica, come vogliono i cittadini?
Saremo grati al nostro sindaco se vorrà accogliere almeno questa
istanza.
Il Comitato ringrazia quanti, di qualsiasi tendenza politica, hanno
sostenuto la battaglia per la ripubblicizzazione e rivendica per tutta
la cittadinanza il merito dei risultati sin qui conseguiti.
Fa presente che la guerra non è però conclusa e che bisognerà rallentare, con tutte le strategie lecite a disposizione, le procedure per
un nuovo affidamento in attesa che il referendum cancelli la criminale e criminogena disposizione dell’art. 23 bis della legge 133/08
unitamente alle norme ad essa collegate e che la Regione approvi la
proposta di legge di iniziativa popolare.
Grazie, cittadini di Floridia. Vi chiediamo di continuare ancora, tutti uniti, in questa comune iniziativa civica.
24 Dicembre 2010
di CONCETTO ROSSITTO
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RECLUDE PER SAI8 OGNI RIVALSA SULL’ATO
L’accettazione della ridotta liquidità per SAI 8 ha di fatto falsato il procedimento di gara
Il CGA dà ragione al sindaco di Melilli: contratto non valido
Adesso i comuni hanno piena legittimazione a riavere le reti
E veniamo all’altro grande fatto relativo alla vicenda in questione.
Il CGA (Consiglio di Giustizia Amministrativa) di Palermo ha accolto il ricorso del Sindaco di Melilli, Giuseppe Sorbello, che ha
da sempre contestato la correttezza della gara. La questione da lui
posta è questa: se il favore di accettare una garanzia di ridotta consistenza è stato concesso, a gara espletata, all’ATI aggiudicataria (poi
definitasi SAI8), non risulta così falsato il procedimento di gara?
Gli altri concorrenti potrebbero essere stati dissuasi dalla competizione a causa dell’ammontare cospicuo della garanzia richiesta, che
poi è stata invece ridotta al concorrente aggiudicatario. I lettori della Civetta ricorderanno che il Sindaco Sorbello aveva già opposto
ricorso al TAR di Catania contro l’affidamento del servizio idrico,
mettendo in dubbio appunto la correttezza della procedura di gara.
Tale primo ricorso aveva avuto esito negativo, ma le motivazioni
della sentenza hanno fornito spunti più precisi per l’ulteriore ricorso al CGA, che ha avuto esito favorevole.
E qui viene il bello. Infatti, se la risoluzione del contratto deliberata
da 14 sindaci e dal Presidente Bono lascia qualche spazio alla controparte, la nullità riconosciuta ab initio dal CGA all’affidamento
preclude, a nostro avviso, ogni possibilità di rivalsa a SAI8. Se
già l’annullamento “per responsabilità esclusiva del concessionario” dovrebbe togliere a SAI8 la possibilità di rivendicare il danno
emergente e, quindi, di chiedere dei risarcimenti (ma non tutti i protagonisti della vicenda sono di quest’avviso), la nullità riconosciuta
al contratto dal CGA sin da prima che venissero affidati gli impianti
al gestore (che non avrebbe dovuto gestire!) pone le cose sotto una
luce diversa: il contratto, non valido ab initio, non può essere applicato in quelle clausole che prevedono per SAI8 la possibilità di gestire gli impianti sino al subentrare della nuova gestione, quale che
essa possa essere, pubblica o privata. In altri termini, i Comuni che
hanno incautamente affidato gli impianti sulla base di un contratto
non valido, dovrebbero immediatamente riassumere la gestione degli stessi, anche per evitare il rischio di incorrere, a nostro avviso,
nel reato di peculato per distrazione di bene pubblico.
In realtà questo rischio si è già materializzato con l’affidamento
incauto o irregolare o supportato da un atto non valido. Ma se fino
alla sentenza del CGA i Sindaci che hanno consegnato gli impianti
idrici possono giustamente invocare la buona fede, dal momento
successivo alla notizia di tale sentenza non hanno più questa attenuante o questa giustificazione. I signori degli Uffici dell’ATO a
cui è stato conferito il mandato di predisporre ogni provvedimento
necessario alla presa d’atto della risoluzione contrattuale e di individuare tutte le possibili modalità per il proseguimento della gestione, faranno bene a tenerne conto. Il contratto prevede che SAI8
continui a svolgere il servizio sino a quando un altro gestore o i
Comuni stessi rilevino gli impianti, ma si tratta di un contratto già
riconosciuto non valido dal CGA. Tale gestione transitoria da parte
di SAI8 sarebbe possibile solo se l’annullamento fosse esclusivamente frutto della motivata delibera dell’Assemblea dei Sindaci,
ma se il contratto stesso è riconosciuto non valido dal primo istante
non ha senso continuare ad applicarne una clausola.
Pertanto, a nostro avviso, avranno ragione da vendere e dimostreranno prudenza ed accortezza i Sindaci che rivendicheranno immediatamente la restituzione degli impianti. Sorbello ha vinto una causa anche per loro! Il contratto non riguardava solo Melilli e SAI8,
ma quest’ultima e tutti i 21 Comuni della Provincia rappresentati in
seno all’ATO idrico. E quel contratto è già nullo, a prescindere dalla
risoluzione opportunamente e motivatamente decisa in Assemblea.
In verità solo la lettura della sentenza potrà precisare tutto ciò. Se
I sindaci che hanno disertato: Carrubba (Augusta), Mangiameli (Lentini), Bonaiuto (Pachino), Basso (Carlentini), Spadaro (Floridia)
invece la sentenza dà ragione al Sindaco Sorbello ma non dichiara essa stessa la nullità del contratto, sarà necessaria un’appendice
civilistica del procedimento, il cui esito è comunque già scontato,
come assicura l’avv. Stefano Rametta, a cui va il nostro ringraziamento per la chiarezza con cui ha saputo illustrare in modo perfettamente esauriente la questione.
Paradossalmente in questo momento i Sindaci che si trovano in una
botte di ferro sono quelli che non hanno consegnato gli impianti
e che sino ad ieri venivano posti sotto pressione con la minaccia
dell’invio di commissari ad acta che operassero il trasferimento
degli impianti e del servizio idrico con poteri di sostituzione dei
primi cittadini. Adesso qualche preoccupazione dovrebbero averla
i Sindaci che hanno affidato il servizio troppo superficialmente e
troppo precipitosamente. Siamo ingenerosi nell’esprimere questi
giudizi? Non potevano sapere? Non avevano poteri paranormali?
Neanche il sindaco di Melilli ne ha, però ha saputo fiutare la scelta
giusta. Neanche i Sindaci di Palazzolo, di Canicattini e di altri Comuni avevano poteri paranormali; eppure hanno saputo resistere,
opporsi, farsi valere con determinazione nella difesa della gestione
pubblica di un bene pubblico e di un pubblico servizio che, a nostro
avviso, neanche una legge può imporre di trasferire obbligatoriamente a privati. Sciaguratissima legge! Mostruoso obbrobrio, frutto
di una demenziale incultura coesa a pulsioni rapaci e predatorie!
Quella legge sarà cancellata dal referendum o l’Italia non sarà più
un paese civile.
A chi si devono pagare le bollette?
Ci sembra già di dover trattare prossimamente di probabili conflitti
tra SAI8 e i Sindaci che ordineranno l’immediata restituzione degli
impianti. Sospettiamo che potrà sorgere (forse non del tutto casualmente) qualche disservizio, poiché qualcuno vorrà ancora attardarsi a dimostrare l’indimostrabile maggiore efficienza della gestione
privata. Qualche teorico della privatizzazione magari cercherà di
incolpare di eventuali disservizi i cittadini dei movimenti, dei comitati e delle associazioni che si battono per la ripubblicizzazione
dei servizi idrici. Se lo faranno, troveranno pane per i loro denti e
i cittadini sapranno giudicare. Naturalmente ci auguriamo che si
tratti solo di sospetti infondati.
A proposito di cittadini… Che dovranno fare gli utenti del servi-
zio gestito da SAI8? Dovranno continuare a pagare le bollette al
gestore che non dovrebbero avere sul groppone, stante la sentenza
che afferma la nullità dell’affidamento? O potranno versare gli importi dovuti al Comune in cui risiedono, in attesa che si chiarisca
se SAI8 possa continuare a pretendere legalmente la riscossione di
un servizio indebitamente svolto? La questione non è di semplice
soluzione, perché SAI8 ha comunque svolto un servizio e i cittadini ne hanno usufruito. Ma il servizio idrico non doveva essere
svolto da SAI8. E quest’ultima potrebbe ora accampare pretese di
risarcimenti, danni emergenti, recupero di investimenti, ecc. Se tutto ciò sia dovuto o meno lo stabiliranno altri. Certo pare difficile
che possa ottenere, insieme, gli introiti tariffari, il recupero delle
somme investite, i finanziamenti ottenuti, ecc. senza per altro pagare i lavori effettuati da ditte varie del territorio. Recentemente un
finanziamento pubblico di quasi due milioni di euro è stato sbloccato, grazie all’intervento di Bono, affinché SAI8 pagasse le ditte
creditrici. Che però aspettano ancora. Che succederà? Si profila uno
scenario di tensioni.
Chissà che i Sindaci non possano chiedere ai cittadini di versare nelle casse comunali gli importi delle bollette in attesa che la
complessa questione sia risolta nel modo più equo. Sarebbe una
lodevole iniziativa! E per i comuni le tariffe d’ambito sarebbero
una manna dal cielo. Il simpaticissimo Sindaco Carlo Scibetta di
Palazzolo, in un recente colloquio con un signore dell’ATO, ha affermato che, se il suo Comune applicasse gli stessi importi tariffari fatturati da SAI8, il servizio sarebbe abbondantemente in attivo
e rimarrebbero soldi per finanziare altri servizi comunali. Bravo,
Sindaco Carlo Scibetta! Concordiamo. Siamo dello stesso avviso.
I cittadini pagheremmo più volentieri le tariffe d’Ambito ai nostri
Comuni e sapremmo di poterci rivolgere al Sindaco da noi eletto
per chiedere conto degli impieghi delle entrate. Ci sarebbe forse più
senso civico, più trasparenza e un accresciuto rapporto di fiducia tra
eletti ed elettori. Ne abbiamo bisogno. Grazie, Carlo.
E un ringraziamento è doveroso rivolgere anche a Giuseppe Sorbello, a Paolo Amenta, a Giuseppe Giansiracusa, a Nello Pisasale e a
tutti gli altri sindaci schierati al fianco dei loro cittadini. Grazie per
quanto avete fatto e per quanto farete per far vincere le ragioni dei
cittadini tutti in occasione del Referendum.
E’ immotivata e da respingere ogni ulteriore pressione sui Comuni per consegnare gli impianti
Il Forum provinciale per l’acqua pubblica: “La decisione
dell’assemblea ATO conferma l’ipotesi da noi sempre sostenuta”
L’ assemblea dei sindaci dell’ATO Idrico di Siracusa ha deliberato all’unanimità di rescindere il contratto di gestione con la SAI 8 (società di gestione
del servizio idrico integrato).
Il Presidente della Provincia, più volte sollecitato
dal Forum Provinciale Acqua Bene Comune, aveva diffidato la SAI 8 a presentare le garanzie bancarie previste dal contratto per gli investimenti di
start up (14 milioni di euro) a garanzia della quota
di cofinanziamento a carico del gestore. Quest’ultimo non ha depositato, entro il mese concesso dalla
diffida, la documentazione richiesta. Di conseguenza l’Assemblea di sabato 19 dicembre ha deliberato la risoluzione del contratto di affidamento
“per responsabilità esclusiva del concessionario”.
L’assemblea dei sindaci sarà riconvocata a breve
per la formale deliberazione degli atti conseguenti.
Inoltre il CGA (Consiglio di giustizia amministrativa), ha accolto il ricorso del Comune di Melilli
contro l’affidamento della gestione del servizio
idrico alla Sai 8. Tale sentenza rende nulli gli affidamenti dei servizi idrici già compiuti da molti
Comuni della Provincia e pone in una botte di ferro gli altri Comuni che, accortamente, non hanno
consegnato gli impianti a SAI8. Risulta a questo
punto immotivata ogni pressione da parte di organismi regionali che hanno tentato di imporre forzatamente ulteriori affidamenti.
Il Forum provinciale esprime soddisfazione per la
decisione dell’Assemblea dei Sindaci, poiché rappresenta una conferma dell’ipotesi sempre sostenuta dal FORUM; ritiene assolutamente immotivato e fermamente da respingere ogni ulteriore atto
di pressione sui Comuni che non hanno consegnato
gli impianti a SAI8, società che non ha mai rispettato gli obblighi contrattuali relativi ad una clausola che era “condizione di validità e di efficacia”
del contratto stesso; sollecita, infine, il Presidente
Bono ed i Sindaci ad avviare le procedure per l’affidamento del servizio idrico ad un consorzio pubblico o ad associazioni di Comuni vicini.
Il coordinamento del Forum Provinciale: Alessandro Acquaviva, Paolo Pantano, Concetto Rossitto,
Luigi Solarino, Jose Sudano.
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24 Dicembre 2010
Ottenuta la qualifica, i diplomati potranno imbarcarsi come allievi ufficiali di coperta o di macchina
Il futuro dell’istruzione nautica nelle mani della Regione
Proposta di un corso di alta formazione da inserire nel Prof
di GIOVANNI TOTIS
Il recente riordino degli istituti tecnici ha, di fatto, abolito gli Isti¬tuti Nautici così come li conoscevamo, si è avuto un ridimensionamento delle
ore di insegnamento anche nelle materie professionalizzanti, il che determinerà, conseguentemente. una riduzione nella capacità della scuola
di rispondere alle esigenze formative richieste
dal mercato del lavoro per i futuri ufficiali della
Marina Mercantile.
La situazione precedente già non era sufficiente,
poichè le prescrizioni internazionali stabilite da
S.T.C.W ‘95 e le censure operate dall’E.M.S.A.
(European Maritime Safety Agency) al governo italiano sulla formazione dei giovani che
desiderano intraprendere la carriera del mare
evidenziavano un deficit formativo che poneva
seri problemi tanto da richiedere la necessità di
una revisione del percorso attuato nell’istitutto
tecnico nautico. Con il riordino, la situazione è
peggiorata poiche la riforma, di fatto, rimanda
alla esclusiva competenza regionale tutto ciò che
è afferente alla formazione professionale.
Ci troviamo, così, in un situazione in cui la scuola non garantirà, sotto l’aspetto della formazione
professionalizzante, una adeguata preparazione
e un adeguato possesso dei titoli richiesti, in particolare, dal settore della Gente di Mare al fine di
garantire l’immediata occupabilità dei diplomati. Ciò pone l’urgente necessità che la Regione
eserciti per intero e con coerenza i suoi poteri nel
settore professionale uscendo dagli sprechi e dal
finanziamento di centinaia di corsi utili solo per
chi li fa, impegnandosi a sostenere quelli funzionali alle necessità del territorio e della politica
economica che essa stessa si è data.
In questa nuova prospettiva, si tratta di creare
percorsi di formazione, anche di livello superiore, che supportino la formazione continua e che
integrino le competenze garantite dall’istruzione tecnica. I corsi professionali ipotizzabili per
l’indirizzo nautico, ma il discorso è estensibile anche ad altri settori, dovrebbero esaltare le
dimensioni applicative e contestualizzate delle
tecnologie, integrando la preparazione acquisita negli istituti tecnici, poiché, ormai, essi sono
chiamati esclusivamente a far acquisire agli
alunni una padronanza dei quadri scientifici di
riferimento e la conoscenza dello sviluppo delle
tecnologie al fine di presidiare alcuni processi
produttivi di carattere generale.
Le attività caratterizzanti questi percorsi ipotizzati dovrebbero essere: lo sviluppo di attività in
stage e, in alternanza, la didattica laboratoriale
con approcci di tipo induttivo e con simulazioni, la realizzazione degli opportuni collegamenti
con il mondo del lavoro, la conoscenza degli elementi fondanti delle tecnologie di settore (materiali, procedure, normative, manuali tecnici e
diagnostici), ciò al fine di garantire competenze
applicative in contesti tecnico-professionali variabili, di interiorizzare le procedure produttive,
tecniche e gestionali, nonché di saper assumere
comportamenti responsabili e proattivi nei confronti dell’ambiente in termini di sicurezza ed
orientare il proprio autosviluppo professionale.
Da un’attenta analisi dei bisogni delle filiere professionali del mare, si evidenzia la necessità di
sostenere una formazione che, per corrispondere
meglio ai fabbisogni formativi del mondo del lavoro marittimo, operi una saggia distribuzione
tra ore di teoria, di laboratorio e di stage, con
articolazioni didattiche capaci di sviluppare processi di apprendimento attivi, centrati sull’esperienza in ambienti di lavoro.
I giovani che usciranno dopo 5 anni da un Istituto Tecnico devono possedere conoscenze teoriche e applicative spendibili in ampi contesti
di studio, professionali e dì lavoro, nonché una
gamma di abilità cognitive necessarie a risolvere
problemi, l’attitudine a sapersi gestire autonomamente in ambiti caratterizzati da innovazioni
continue, assumendo progressivamente anche
responsabilità per la valutazione e il miglioramento dei risultati ottenuti. Da qui, essi devono poter accedere a percorsi di livello terziario
per progetti, in un orientamento alla gestione di
processi in contesti organizzati, attraverso modelli e linguaggi specifici, collegati con il mondo
del lavoro e delle professioni; questo è compito
esclusivo della regione a cui la Costituzione at-
tribuisce ruoli esclusivi e determinati.
In questo quadro è stata formalizzata una proposta all’Assessore alla istruzione e alla formazione professionale della Regione Sicilia per
valutare l’opportunità di istituzionalizzare un
corso di alta formazione da inserire nel piano
regionale dell’offerta formativa di durata 18-24
mesi da gestire all’interno degli istituti nautici
(molti dei quali sono centri di formazione regionale autorizzati e riconosciuti) che implementi
il corso di ordinamento con segmenti formativi
professionalizzanti offrendo agli alunni, orientati a scegliere il lavoro marittimo, l’acquisizione di tutte le certificazioni previste dal codice
della navigazione anche con stage formativi a
bordo caratterizzati come esperienze di alternanza scuola-lavoro, esperienze che consentano il
loro immediato impiego nel settore nel corso del
quale sia completato l’insegnamento delle materie professionali come previsto dalla S.T.C.W.
’95, Codice, tabelle A, B e seguenti e dotare gli
allie¬vi dei 4 corsi obbligatori come previsto
dalla S.T.C.W ed in particolare di corsi radar per
la coperta.
Questo processo, d’altra parte, è quello sostanzialmente seguito nel resto d’Europa, dove
nessun Paese prepara gli ufficiali nel segmento dell’istruzione secondaria, ma in istituti di
alta formazione, con percorsi biennali/triennali.
Come è noto, condizione per sostenere l’esame
di abilitazione pro¬fessionale di accesso alla
car¬riera di ufficiale è aver compiuto 18 anni,
aver seguito un program¬ma di formazione teorica sulla base dei Model Corses dell’IMO e aver
com¬pletato un periodo di imbarco di 12 mesi
(di cui almeno 6 certificati in guardia).
Per quanto riguarda gli Istituti per la Logistica
e i Tra¬sporti, dall’indirizzo marittimo potranno continuare a uscire giovani che possono
imbarcarsi come allievi ufficiali che, però, dovranno completare la formazione teorica con
almeno 1080 ore di lezione (secondo i Model
Courses dell’IMO) in istituzioni formative stabili e verifcabili dall’autorità governativa e
in¬ternazionale e quindi sostenere l’esame presso l’Autorità Marittima.
La regione, quindi, nell’ambito della sua autonomia dovrebbe concordare con l’Autorità Marittima e con lo Stato che gli attuali istituti tecnici
ad indi¬rizzo trasporti e logistica (in Sicilia ce ne
sono 7) siano resi idonei e abilitati a fornire ai discenti almeno il 30% delle nozioni teoriche previste dalle tabelle A e B, S.T.C.W. ’95, nell’ambito
dei programmi di queste scuo¬le e completare la
preparazione in corsi paralleli/aggiuntivi finanziati e sostenuti dalla Regione nell’ambito del PROF
regionale. Alla fine del percorso scola¬stico gli
studenti otterranno, quindi, la maturità secondo
i decreti oggi in vigore e con i corsi regionali potranno imbarcarsi in qualità di allievi ufficiali di
coperta o di macchina.
I corsi professionalizzanti proposti, una volta definiti dalla Regione con il Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti, saranno mirati al
completamento del restante 70% della formazione teorica in moduli parte a scuola e parte
in navigazione in qualità di allievo coperta o
macchina (riconosciuti e certificati) per essere
pronti a sostenere l’esa¬me di certificazione di
abilita¬zione a ufficiale di navigazione oppure
di macchina. E’ essenziale, in questo senso, che
la Regione stipuli con gli armatori, e per essi
con la Confitarma, protocolli di intesa con cui
essi si impegnino a imbarcare appena concluso il modulo teorico, come allievi, coloro che
frequentano questi istituti. Durante il periodo
di navigazione, gli allievi saranno muniti del
previ¬sto libretto dove il comandante della nave
certificherà la loro formazione pratica.
Questo può essere un percorso virtuoso, replicabile in tutti i settori tecnici, per riconvertire
senza aggiunta di nuovi fondi quella che finora è
stata una politica miope e disastrosa nel settore
della formazione professionale
La nostra Regione, che spende risorse economiche ingenti nella formazione professionale,
saprà orientare una parte di queste risorse verso
una politica di sostegno all’iserimento mirato
verso le professioni dei propri giovani cittadini
uscendo dall’improvvisazione e dallo spreco?
“Il teatro che non c’è” per i bambini nel cartellone della V edizione di “Luci a Siracusa”
Da lunedì a giovedì quattro spettacoli gratuiti alla Sala Randone
Pippi Calzelunghe, Hansel e Gretel, Peter Pan e il Principe Ranocchio
Dalla collaborazione tra Ycama Srl e il Piccolo Teatro di Catania nasce “Il teatro che
non c’è”. Lo scopo della rassegna è spiegato
ampiamente dal nome che porta, infatti vuole
essere un’occasione per proporre uno spazio
dedicato ai bambini con la messa in scena di
quattro “classici” del mondo fiabesco.
Si parte lunedì 27 dicembre con le storie della trasgressiva Pippi Calzelunghe di A. Lindgren. Il libro uscito nel 1944 inizialmente fu
considerato sovversivo rispetto alla società
organizzata; trattandosi infatti di una bambina
si pensava che la sua storia fosse portatrice di
ideali femministe. Ma la sua è una trasgressione “gentile” nei confronti delle regole del
mondo degli adulti. Si prosegue martedì 28
con una delle fiabe più famose dei fratelli
Grimm ovvero “Hansel e Gretel”. I temi af-
frontati sono la fame e la disperazione di essere digiuni, ragion per quale i due bambini
vengono abbandonati e il distacco dalla famiglia, che ogni bambino giorno dopo giorno
compie facendo i primi passi verso il sentiero
della vita. Mercoledì 29 sarà la volta del satiretto Peter Pan di J. M. Barrie, dalla drammaturgia di L. M. Ugolini. La fiaba mostra
al mondo degli adulti com’è fatto il cervello
di un bambino. A chiudere la rassegna giovedì 30 sarà Il principe Ranocchio, che torna
ad essere principe grazie all’amore per una
principessa. Le regie degli allestimenti sono
firmate da Gianni Salvo. Il regista celebre per
le rappresentazioni del genere fiabesco crea
un teatro che stupisce, diverte, coinvolge ed
emoziona il pubblico. Salvo dirige un eccellente cast che interpreta in ogni fiaba più di
un personaggio, mostrando le proprie capacità interpretative. Le musiche originali sono di
Pietro Cavalieri e le scene ed i costumi sono
di Oriana Sessa.
La rassegna, che rientra nel cartellone della V
edizione di “Luci A Siracusa”, manifestazione dell’assessorato al turismo della Regione
Sicilia e fortemente voluto anche quest’anno
dal suo ideatore Fabio Granata, vuole avvicinare al mondo meraviglioso delle fiabe ma
soprattutto del teatro i bambini lasciando loro
in eredità l’amore per la cultura e lo spettacolo, con l’augurio che presto ci siano altri spazi
dedicati non solo ai più piccoli ma anche agli
adulti. I quattro spettacoli verranno allestiti
presso la Sala Randone di Siracusa.
L’ingresso sarà gratuito fino ad esaurimento
posti.
24 Dicembre 2010
11
No a ulteriori porti turistici, riqualificazione della Borgata e ridimensionanto degli alberghi
Italia Nostra: “Il Comune sospenda le licenze edilizie rilasciate
e istituisca un vincolo sull’area costiera del Plemmirio”
Fermo documento della prof.ssa Lucia Acerra,
presidente della sezione siracusana di Italia Nostra, rivolto all’amministrazione comunale di
Siracusa, per salvaguardare alcune aree di grande interesse storico e paesaggistico dalle conseguenze nefaste del Prg Bufardeci. Leggiamolo
insieme.
“Fin dalla sua costituzione (luglio 1969) la sezione di Italia Nostra ha sempre difeso, secondo
i suoi fini statutari, il territorio di Siracusa in tutte le sue connotazioni. Si ricorda a tal proposito l’intervento contro il prelievo delle acque del
Ciane con conseguente danno al Papiro e la ferma
opposizione al paventato sventramento di alcune
aree di Ortigia negli anni ’60 con la conseguente
proposta, poi realizzata, della Legge Speciale per
Ortigia i cui benefici sono oggi apprezzati da tutti.
Ciò dimostra che nella progettazione dello sviluppo del territorio la lungimiranza degli obiettivi e l’apporto di quanti conoscono, attraverso
approfonditi studi, la sua storia sono la combinazione vincente.
“Da diversi anni, tuttavia, le amministrazioni
siracusane hanno ignorato quel modello di sviluppo sostenibile sempre più condiviso anche a
livello internazionale in quanto ritenuto l’unico
in grado di garantire in modo armonico sia lo
sviluppo, sia la salvaguardia dell’ambiente inteso come sistema complesso di storia e di natura.
Una dimostrazione evidente di scelte urbanistiche che incidono pesantemente e negativamente
sul territorio è il massiccio edificato lungo viale Epipoli: una miriade di corpi edilizi in totale
contrasto con l’originaria politica di tutela archeologico-paesaggistica di un’area su cui insistono tracce significative delle Mura Dionigiane
e dell’Acquedotto Galermi.
“Tutto questo e molto altro accade in virtù
dell’errata previsione di incremento demografico, ampiamente smentita dai fatti, su cui è stato
impostato il PRG. Inoltre lo sviluppo turistico di
cui tanto si parla in un territorio ricchissimo di
siti archeologici, di aree monumentali e di zone
di pregio naturalistico non si può basare solo ed
esclusivamente su villaggi e porti turistici.
“Italia Nostra non condivide tale impostazione
ritenuta lesiva del paesaggio, valore la cui importanza trova il suo riconoscimento giuridico
nell’art.9 della Carta Costituzionale.
“In particolare l’Associazione evidenzia l’incongruità della pianificazione della portualità
turistica con alcuni vincoli, mai abrogati, quale
il D.A. del 30/09/1988 a tutela dello specchio
acqueo del Porto Grande emanato dall’Assesore
Regionale pro-tempore ai Beni Culturali su proposta dell’arch. Antonio Pavone, all’epoca dirigente della Soprintendenza Archeologica della
Sicilia Orientale, e contesta pertanto l’eventuale
realizzazione di ulteriori porti turistici.
Altri luoghi di pregio archeologico e naturalistico a rischio sono le aree costiere a Sud di Siracusa (Plemmirio, Ognina).
“Per quanto sopra detto Italia Nostra auspica
che l’Amministrazione Comunale, anche tenendo conto del Piano paesaggistico che l’Associazione condivide, al di là delle appartenenze
politiche, voglia scrivere una importante pagina
di storia urbanistica saggia e lungimirante, tenendo presente i seguenti punti: 1) la sospensione delle licenze edilizie già rilasciate, viziate
dall’errata previsione di crescita demografica;
2) l’istituzione di un vincolo sull’area costiera
del Plemmirio e sui pochi tratti di costa ancora
liberi dal cemento; 3) la rinuncia alla realizzazione di ulteriore portualità turistica all’interno
dei due porti della città; 4) il ridimensionamento
dei previsti insediamenti turistico-alberghieri,
peraltro già superati come modelli di sviluppo
per il turismo, ormai sempre più indirizzato verso la fruizione culturale dei luoghi; 5) l’avvio del
recupero edilizio della Borgata con la finalità di
tutelare il centro storico e di evitare ulteriore
consumo del territorio.
“In ordine a tali situazioni, dopo una lunga e
sofferta meditazione, Italia Nostra nella persona
della sua Presidente Nazionale, dott.ssa Ales-
sandra Mottola Molfino, il 7 ottobre u.s. inoltrava una nota all’Unesco sul “caso Siracusa”,
uno degli ultimi tentativi per arginare l’assalto
al territorio ed alle sue mitiche coste, auspicando che l’Amministrazione tutta voglia tenere in
considerazione la volontà di crescita partecipata
espressa dall’aggregazione di tante associazioni scaturita dall’appello di Enzo Maiorca per la
salvaguardia della città, del territorio e della sua
memoria storica”.
“Siracusa è un prodigio dell’ingegno umano, uno scrigno di meraviglie uniche e irripetibili”
Valerio Massimo Manfredi: “La vostra città ha già sofferto abbastanza
Colate di cemento ne deturpano aree paesaggisticamente pregiate”
Bellissima lettera e accorato appello di Valerio
Massimo Manfredi, l’autore de “Il tiranno”, a
sostegno della lotta che ha coinvolto tantissime
associazioni ambientaliste per una revisione del
PRG Bufardeci. Il celebrato romanziere manifesta autentico amore per la nostra città, che definisce “un tesoro di memorie senza pari la cui vicenda riempie i libri di storia in tutto il mondo”.
La lettera è stata letta nel consiglio comunale
di martedì scorso dal sacerdote don Rosario Lo
Bello, uno dei leader del movimento popolare
per le modifiche al Piano. La riproponiamo pari
pari poiché essa costituisce un prezioso monito
a quanti, in nome di utili immediati, rischiano di
sconvolgere con scelte scellerate i nostri “gioielli di inestimabile valore: Plemmirio, Epipoli,
Castello Eurialo, ma consentiteci di aggiungere
anche la Balza Acradina.
“Cari amici e concittadini – scrive il romanziere
-, io sono soltanto un cittadino onorario di Siracusa ma ne sono fiero e ringrazio la vostra amministrazione e l’allora sindaco Bufardeci che
mi fece questo onore. Avrei voluto essere fra voi
in questo momento ma non mi è stato possibile
perché già da tempo ero impegnato con un’altra
situazione pregressa che non potevo rimandare.
“Quello che desidero dirvi non parte da preconcetti politici di alcun tipo ma semplicemente dalla enorme ammirazione e dal grande amore che
ho per la vostra e lasciatemelo dire, la mia città
adottiva.
“Siracusa è un prodigio dell’ingegno umano e
un miracolo della natura, uno scrigno di meraviglie uniche e irripetibili, un tesoro di memorie
senza pari la cui vicenda riempie i libri di storia
in tutto il mondo.
“Il progetto di espansione edilizia che ho avuto
modo di vedere in copia e di discutere in privato
con architetti, archeologi ed economisti costituirebbe uno sfregio insanabile ad un complesso
urbano e naturalistico che non ha pari al mondo.
Questo, credetemi, non è uno sviluppo sostenibile. Guardate i palazzoni di Agrigento che ora
cominciano a screpolare e ad andare in rovina.
Di quale giovamento sono stati per la città cantata da Pindaro? L’hanno solo sfregiata e resa oggetto di aspre polemiche. Forse quando furono
fatti arricchirono qualcuno. Certamente non il
popolo, certamente non la città, certamente non
giovarono al turismo, risorsa fondamentale.
“Il Plemmirion, l’Epipoli, il castello Eurialo
sono gioielli di inestimabile valore e un tesoro
che dà i suoi frutti nel tempo se adeguatamente
valorizzato. La città ha già sofferto abbastanza,
colate di cemento e grumi di brutti condomini
ne deturpano l’aspetto in tanti luoghi e in tante
aree di grande interesse paesaggistico. Dilapidare in questo modo un territorio che è il risultato
della potenza della di una natura generosissima e del genio dei vostri antenati è un tragico
errore di cui dovremo rendere conto ai nostri
figli e nipoti. Qualcuno potrebbe dire che con la
storia e la cultura non si mangia, non ci si copre
e non ci si alloggia. Non è vero. E’ questo il
vero patrimonio. Perchè milioni di persone vanno in Egitto, in Grecia, a Parigi e a Londra, a
Firenze, Roma e Venezia portandovi ricchezza,
sviluppo e ammirazione? Perché sono storia,
perché sono bellezza, perché sono cultura,cioè
la parte più alta e nobile dell’essere umano. Dilapidare questi tesori guardando al guadagno di
un tempo breve e miope è agire come chi svende
gli argenti, i quadri, i tappeti, le sculture di una
imponente dimora ereditata dagli avi. Finirà presto i soldi e non gli resterà più nulla. La bellezza
è un investimento per l’eternità, finchè durerà la
nostra civiltà. Non vogliate essere ricordati per
un insulto e uno sfregio ma per aver conservato,
custodito, valorizzato ciò che è vostro.
“La città vive da oltre venticinque secoli, la città
è grande, la città ha una cattedrale che è un tempio di una dea dimenticata. La città si chiama
Siracusa, ogni suo angolo, ogni riva, ogni fonte, ogni bosco respira con i millenni. Quando
tutto sarà sommerso dal cemento e dall’asfalto
qualcuno verrà a cercarla e non la troverà più.
E’ un incubo che possiamo ancora evitare, senza rinunciare alla modernità, senza rinunciare al
giusto guadagno. A Siracusa si possono ancora
costruire solo pochissime cose degne di essere
ricordate. Il resto è inutile o dannoso o le due
cose assieme”.
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24 Dicembre 2010
DOVE ANDIAMO OGGI
dal 24 al 31 dicembre 2010
a cura di Giuseppe Baldini
Tutti i giorni
Dalle 10,00 alle 13,00
e dalle 17,00 alle 20,00
Siracusa - Galleria d’arte contemporanea
“Quadrifoglio”,
via SS. Coronati n. 13
Mostra personale:
“I luoghi della memoria”
di Gaetano Tranchino,
a cura di Mario Cucé
Fino al 31 dicembre 2010
Dalle 18,00 alle 22,00
Lentini - Ex pescheria,
Via Settembrini
Mostra fotografica:
“Giocolieri di strada di Klizia Marchese
ed Ezio Pattavina”
Fino al 01 gennaio 2011
Dalle 10,00 alle 13,00
e dalle 16,00 alle 20,00 (chiuso il lunedì)
Siracusa - Galleria Montevergini,
via S. Lucia alla Badia n. 1
Mostra personale fotografica:
“La linea inesistente”
di Davide Monteleone
Fino al 05 gennaio 2011
Dalle 17,00 alle 20,00 • Noto
Ex Convento dei Cappuccini,
corso Vittorio Emanuele
Mostra collettiva:
“NO.NA. Notartisti a Natale”
Fino al 08 gennaio 2011
18,30 Siracusa
Teatro dei Pupi,
via della Giudecca n. 17
Opera dei Pupi
Dal 23 al 31 dicembre
(escluso 25 dicembre 2010)
Siracusa - Piazza XXV Luglio
Arte: “Ka’ba reloaded”
Dal 23 al 30 dicembre 2010
24/12/2010
Dalle 10,00 alle 13,00
Augusta Sala Magnani presso Casa Comunale,
piazzale Peppino Impastato
Mostra d’arte:
“Dreams & Puppets”
21,00 – Palazzolo Acreide
Blob Pub, via Maestranza n. 28
DJ Set: “Lorenzo Urciullo + Paolo Mei”
22,00 – Siracusa
Mivida Lounge Bar,
Riva Porto Lachio (Sbarcadero)
DJ Set: “Christmas Night Party”
24,00 – Siracusa
Circolo Arci “La Factory”,
c/da S. Teresa Longarini km 101
DJ Set:
“Nightmare before Christmas”
25/12/2010
Mattina – Rosolini
Centro Storico (Corso Savoia)
Manifestazione:
“Mercatini di Natale”
Dalle 8,00 alle 13,00
Lentini - Piazza Oberdan
(Santa Mara Vecchia)
Manifestazione:
“Mercato contadino”
Dalle 18,00 alle 20,30
Palazzolo Acreide
Castello Medievale
+ Via Tasso n. 15
+ C/da S. Lucia di Mendola
Manifestazioni culturali:
“Presepi Viventi”
Sera – Melilli
Chiesa S. Sebastiano,
piazza S. Sebastiano
Musica Live:
“Concerto Gospel”
21,00 – Palazzolo Acreide
Blob Pub, via Maestranza n. 28
Musica Live:
“Jah Sazzah + Peppe Azzaro”
22,00 – Siracusa
Circolo Arci “La Factory”,
c/da S. Teresa Longarini km 101
DJ Set:
“All DJ’s Factory Christmas Night”
26/12/2010
Mattina – Rosolini
Centro Storico (Corso Savoia)
Manifestazione:
“Mercatini di Natale”
Dalle 18,00 – Melilli
Convento dei Cappuccini
Manifestazione:
“Presepe Vivente”
Sera – Melilli
Chiesa di San Sebastiano,
piazza S. Sebastiano
Concerto di musica
natalizia siciliana:
“Ninnareddi e ciarameddi”
Dalle 18,00 alle 20,30
Palazzolo Acreide
Castello Medievale
+ Via Tasso n. 15
+ C/da S. Lucia di Mendola
Manifestazioni culturali:
“Presepi Viventi”
19,30 – Augusta
La Tela Bianca, Piazza Duomo
Musica Live:
“Instable lounge jazz trio”
20,00 – Palazzolo Acreide
Chiesa di San Sebastiano
Musica Live:
“Gran concerto di Natale”
I festeggiamenti per il nuovo anno saranno piarticolarmente
sentiti, l’augurio di tutti è quello di scongiurare la crisi.
27/12/2010
30/12/2010
21,00 – Siracusa
Galleria Montevergini,
via S. Lucia alla Badia n. 1
Incontro:
“Enemy – percorsi di emersione”
19,30 – Augusta
Chiesa di S. Domenico
Concerto corale polifonico:
“Puer natus est nobis”
del coro “Anthea Odes”
21,00 – Augusta
Sala Magnani
presso Casa Comunale,
piazzale Peppino Impastato
Musica Live:
“Favola Industriale Blues”
Prezzo: € 7,00
21,00 – Siracusa
Galleria Montevergini,
via S. Lucia alla Badia n. 1
Incontro:
“Badate che questa rabbia cresce”
21,30 – Canicattini Bagni
Palazzo Messina Carpinteri,
via XX Settembre
Musica Live:
“Javier Girotto Quartet”
Prezzo: € 10,00
22,00 – Siracusa
Galleria Montevergini,
via S. Lucia alla Badia n. 1
Teatro:
“Anamorfosis”
28/12/2010
21,30 – Siracusa
Galleria Montevergini,
via S. Lucia alla Badia n. 1
Proiezione:
“La casa verde.
Una storia politica
+ The eyes men fix the world”
29/12/2010
Sera – Melilli
Convento dei Cappuccini
Musica Live:
“Concerti di musica da camera”
20,00 – Palazzolo Acreide
Basilica di San Paolo
Manifestazione culturale:
“Cuntu e canti ri Natali”
21,00 – Melilli
Cine-teatro “Città della Notte”,
bivio Villasmundo-Augusta
Musica Live:
“Concerto Lirico Sinfonico per il Natale”
21,30 – Canicattini Bagni
Palazzo Messina Carpinteri
Musica Live:
“Birth of the cool”,
via XX Settembre
Prezzo: € 10,00
22,00 – Siracusa
Galleria Montevergini,
via S. Lucia alla Badia n. 1
Musica Live:
“Metropolis + Supershock”
22,00 – Siracusa
Sherlock Holmes Pub, Cassibile
Musica Live:
“Vince Licciardo”
22,00 – Buccheri
Caffè Ciurcina,
piazza principale
Musica Live:
“Davide Di Rosolini”
31/12/2010
Siracusa - Marea, Ortigia
Musica Live:
“Panorm Band”
Sera – Melilli
Auditorium E. Carta
Concerto di musica classica:
“Gran concerto di fine anno”
Sera – Melilli
Discoteca “Iride”
(Città della Notte),
bivio Augusta-Villasmundo
DJ Set:
“Euforia, Capodanno 2011”
Info: 0931 982411
21,00 – Carlentini
Oneida, via Scavonetti
Musica Live:
“Arte Sonora”
Prezzo: € 48,00
22,00 – Siracusa
Circolo Arci “La Factory”,
c/da S. Teresa Longarini km 101
DJ Set:
“Goodbye fuking 2010
all Dj’s Factory”
22,00 – Siracusa
Circolo Arci “La Factory”,
c/da S. Teresa Longarini km 101
DJ Set: “Ohmkiller crew”
22,00 – Siracusa
Circolo Arci “La Factory”,
c/da S. Teresa Longarini
km 101
DJ Set:
“Almamegretta”
22,00 – Siracusa
Mivida Lounge Bar,
Riva Porto Lachio (Sbarcadero)
DJ Set:
“Last Night Party”
Prezzo: € 25,00 (con prevendita)
oppure € 30,00
22,00 – Noto
Voodoo Doll Rock Club,
c/da Fiumara km 2,5
Musica Live:
“Davide Di Rosolini”
22,30 – Siracusa
Galleria Montevergini,
via S. Lucia alla Badia n. 1
Proiezione:
”Walls and borders”
Dalle 23,00 – Noto
Piazza XVI Maggio
Musica Live:
“Capodanno a Noto
2011 House Music Party”
24 Dicembre 2010
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CRONACHE del TEMPO PERDUTO di CORRADO CARTIA
Siracusa di oggi,
persa è e persa resta.
La città che fu di Archimede , di Eschilo, di Dioniso, dei Gargallo, di Salvatore
Monteforte, zio Titta Bufardeci e Salvatore Chindemi , dei martiri Adorno, di
Elio Vittorini e di Salvatore Quasimodo
(nacque a Modica quando questa era un
comune della provincia di Siracusa), dI
Vitaliano Brancati, pachinese di nascita
ma affezionato frequentatore dei cenacoli
, La Fontanina e Piazza Duomo 1, come il
filosofo netino Corrado Curcio, con Paolo
Rio, Franco Zammit, l’amico di Vittorini,
una città che annovera nel suo ricco archivio storico politici come Eduardo Di
Giovanni, Emanuele Rizzo, Intrigliolo
,Terranova , Nigro, Cultrera, Turi Corallo,
Antonino Piscitello, Sebastiano Di Lorenzo, Dionisio e Marisa Moltisanti, Concetto Lo Bello, questa Siracusa che ha nel
suo patrimonio , purtroppo spesso dimenticato, le indimenticabili lotte per la sua
democrazia popolare che videro , attivi e
vincitori, oltre ai martiri di Piazza Duomo, anche gli animatori di un giornale locale come “Il Tamburo” , trasformatosi in
lista civica, che contribuì - beata stampa
del tempo - alla loro elezione come consiglieri comunali partecipando attivamente
e con successo alla vita politica del tempo: ma c’erano uomini attivi e portatori d’intelligenza e virtù, i Beneventano, i
Nella foto di Concetto Gilè, Cartia e la colomba di PIazza Archimede,all’Antico Caffè CENTRALE
Giaracà, i Bufardeci, i Moscuzza, i Pancali, i Raeli, i Lo Curzio, gli Impellizzeri, i
Greco Cassia, Leone Quella, e perchennò
, la Siracusa dei Futuristi scapigliati - non
quelli del Fini odierno - come il giornali-
Almeno tra i ragazzi, il sesso non è
una discriminante per l’elezione
E’ Irene Radinieri il nuovo baby sindaco di Priolo
Simpatica e affollata cerimonia al Comune
Si è svolta oggi 21/12 la riunione del Baby
Consiglio che ha proceduto alla elezione del
Sindaco dei ragazzi, nella persona di Irene Radinieri, dell’Istituto comprensivo “Danilo Dolci”, che, con 13 voti ha superato Luca Salamone dell’Istuto “A.Manzoni” che comunque è
stato poi nominato Vice Sindaco.
Erano presenti il Sindaco Antonello Rizza,
Orazio Valenti Presidente del Consiglio comunale, Felice Pepe assessore alla P.I. e i dirigenti
degli Istituti comprensivi di Priolo G, oltre alle
famiglie dei ragazzi e tanti consiglieri e assessori comunali.
Ai giovani sono stati consegnati volumi editi
dal Comune, con oggetto la storia e la letteratura priolese.
Di seguito in ordine alfaberico i nomi dei baby
consiglieri, con l’indicazione dell’Istituto a cui
appartengono: Sara Maria Benvenuto, II Istituto Manzoni; Naomi Consiglio, I Istituto Dolci;
Michele D’Aquila, I Istituto; Adriano De Raffele, II Istituto; Ludovica Fanella, II Istituto;
Shirley Mallo, I Istituto; Alessia Maglioli, II
Istituto; Susanna Margagliotti, II Istituto; Maria Chiara Orlando, I Istituto: Enrico Antonio
Pescatore, I Istituto; Irene Radinieri, I Istituto;
Leonardo Rizza, I Istituto; Giovanni Roccasalva, II Istituto; Luca Salamone, II Istituto;
Flavia Salvia, I Istituto; Vera Sinagra, II Istituto; Francesco Scaglione, I Istituto; Giovanni
Tomaselli, I Istituto; Alberto Vinci, I Istituto;
Francesco Vitale, II Istituto.
sta Giuseppe Incastrone, fondatore de “La
Vampa” e de “La Voce di Siracusa” e il
poeta-pittore, Carlo Capodieci, direttore
di Giovinezza che, da generoso botanico,
ripopolò negli anni trenta gli attuali Villi-
ni di Foro Siracusano. Insomma, che dire
della Siracusa di oggi? Io non trrovo altre
parole che quelle già usate, persa è e persa resta, ma sempre pronto a cambiarla.
Nell’attesa, Auguri.
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24 Dicembre 2010
salute e benessere
a cura del dott. Michele Collura
In famiglia sono “terremoti”, a scuola fanno i buffoni, gli insegnanti li considerano “difficili”...
Se il vostro bambino è iperattivo, svogliato, disattento
il problema non sta in lui ma in un disturbo che si chiama ADHD
Dott.ssa Marilena Ferrigno*
Spesso noi mamme ci sentiamo dire: è un bambino che non sta
mai fermo, ha un bisogno irrefrenabile di muoversi, è sempre inquieto, non si ferma mai sullo stesso gioco, ecc... e noi impotenti,
confuse, non facciamo altro che ascoltare queste insegnanti che
riprendono, sgridano e perdono la pazienza, dando punizioni ai
“nostri figli”. Allora ci facciamo continue domande: ma dove ho
sbagliato? è un bimbo diverso? ha dei problemi?, tutte domande
che non fanno vivere un genitore, perché spesso non hanno risposte.
E lui? Lui si sente di non riuscire a fare diversamente: è come se
il suo motorino interno non si fermasse mai a riflettere su quello
che deve fare. Anche con i compagni non va meglio, non accetta
le regole dettate dagli altri e vuole fare sempre a modo suo. Gli
oggetti circostanti gli sembrano molto interessanti ed eccitanti,
lui vorrebbe prenderli tutti insieme per esplorarli, ma dopo aver
giocato un po’ si accorge che quell’eccitazione iniziale è svanita e
cerca qualcos’altro per ritrovare di nuovo quella sensazione.
Con l’ingresso a scuola materna scopriamo un bambino diverso.
Mentre prima lo vedevamo come un bimbo vivace, un biricchino,
il nostro piccolino, giustificandogli tutto, ora non è più così. Più
avanti si andrà negli anni scolastici più la situazione si complicherà... aumentano i compiti e le regole diventano più ferree. i
professori non sopportano i comportamenti infantili e i compiti
incompleti; ti dicono: “eppure non si evidenziano problemi sul
piano intellettivo”, per cui danno interpretazioni in termini di bassa motivazione: “è solo svogliato”, “non è interessato alle cose
che fa”. O diversamente cercano di trovare altre spiegazioni al
comportamento di questo alunno che non riescono a gestire: “E’
colpa dei genitori che non sanno controllarlo”, “ha bisogno di
maggior disciplina”, “ lo fa per attirare l’attenzione”, “si diverte a
disturbare e a prendere tutti in giro”, ecc...
Mamme, quante volte vi siete sentite dire queste cose? Quante
volte avreste voluto far capire a quelle persone che giudicavano
tutto e tutti che il problema spesso non sta nel bambino né nei
genitori, ma in un disturbo che si chiama “ADHD”, (AttentionDeficit/hiperactivity Disorder).
Proviamo a conoscere meglio questo “orco” che invade la vita
dei nostri bambini e non solo. Il Disturbo da Deficit d’Attenzione
ed Iperattività (ADHD) è un disturbo del comportamento caratterizzato da inattenzione, impulsività e iperattività motoria che
rende difficoltoso e in taluni casi impedisce il normale sviluppo
e integrazione sociale dei bambini. Si tratta di un disturbo etereogeneo e complesso, multifattoriale, che nel 70%-80% dei casi
coesiste con un altro disturbo o altri disturbi (fenomeno definito
comorbilità). La coesistenza di più disturbi aggrava la sintomatologia rendendo complessa sia la diagnosi sia la terapia. Quelli più
frequentemente associati sono il disturbo oppositivo - provocatorio (DOP), disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), dislessia,
disgrafia, discalculia eccetera).
Una specifica causa dell’ADHD non è ancora nota. Ci sono tuttavia una serie di fattori che possono contribuire a far conoscere
l’ADHD. Tra questi ci sono fattori genetici e le condizioni sociali e fisiche del soggetto. Secondo alcuni studi, negli ultimi quarant’anni il disturbo si ritiene abbia causa genetica, alcuni studi
sui gemelli hanno evidenziato che l’ADHD ha un alto fattore ereditario (circa il 75% dei casi). Altri fattori sono legati alla morfologia cerebrale, o anche possono essere legati a fattori prenatali e
perinatali o a fattori traumatici.
ADHD è una delle diagnosi più controverse perché sintomi sono
sovrapposti con le normali caratteristiche dei bambini e i comportamenti concettualmente correlati alla personalità di ogni bambino. Il DSM IV (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi
mentali) definisce il Disturbo da deficit d’attenzione/iperattività
(ADHD) come una condizione in cui è presente una persistente
disattenzione e/o iperattività/impulsività.
Quale diagnosi?
Nonostante la diagnosi venga spesso fatta in età scolare, alle volte
è possibile identificare il disturbo anche prima. Durante l’infanzia, i bambini iperattivi sono sempre in movimento, saltellano
avanti e indietro, si arrampicano sui mobili, corrono per la casa ed
hanno difficoltà a concentrarsi in attività di gruppo sedentarie; in
famiglia il bambino viene percepito come un “terremoto”, ma non
solo, hanno una modalità disorganizzata di rapportarsi a bisogni
quali l’alimentazione e il sonno.
Mamme, questi potrebbero essere i primi campanelli d’allarme da
non sottovalutare.
A scuola le insegnanti li considerano alunni difficili da gestire,
alle volte sembra che la loro mente sia altrove e che non siano in
grado di ascoltare quello che si dice, i loro quaderni sono disordinati e sgualciti. Dal gruppo dei coetanei, spesso viene visto come
il buffone di classe o come un bambino litigioso, viene deriso,
altre evitato nonostante egli continui a relazionarsi agli altri attraverso il suo comportamento clownesco.
Quando invece il disturbo si protrae nell’adolescenza e nell’età
adulta, essi avvertono sensazioni di insofferenza e difficoltà a cimentarsi in occupazioni tranquille e statiche.
Disattenzione, Iperattività, Impulsività sono gli elementi chiave
nel comportamento di soggetti colpiti da ADHD.
Per quanto riguarda il versante disattenzione, gli elementi da evidenziare sono: il bambino non riesce a prestare attenzione ai particolari; ha difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle
attività di gioco; non sembra ascoltare quando gli si parla; non
segue le istruzioni e non porta a termine il lavoro assegnato; spesso perde gli strumenti necessari per l’attività che deve svolgere;
si distrae facilmente ed è sbadato. Per quanto riguarda il versante
iperattività: si alza spesso, scorrazza e salta dovunque; parla troppo e sembra sotto pressione; ha un costante bisogno di muoversi. Per quanto riguarda il versante impulsività: egli dà le risposte
prima delle domande; non attende il proprio turno; interrompe gli
altri o è invadente nei loro confronti.
Se un bambino di oltre 7 anni presenta, per almeno 6 mesi prima
dell’ingresso nella scuola elementare, sei dei nove sintomi di una
delle tre aree si potrebbe porre diagnosi di Disturbo di Attenzione/
Iperattività.
Quali interventi?
I metodi per trattare l’ADHD spesso coinvolgono una combinazione di fattori: terapie comportamentali, cambiamenti dello stile
di vita, interventi clinico-psicologici e farmaci, questi ultimi uniti
al focus sui comportamenti sono il metodo più efficace per la cura
nell’ADHD.
Terapie psicologiche includono interventi psico-educativi, terapie
comportamentali, terapie cognitive, psicoterapia familiare e altre.
La terapia familiare è quella che ha dimostrato avere più benefici
in tempi più brevi.
Allora mamme, genitori, oggi siamo in grado di poter affrontare
questo “orco”, provando ad immedesimarci nella personalità di
ognuno di loro immaginando il loro mondo fatto da milioni di stimoli ugualmente interessanti che ci bombardano tutti nello stesso
momento e a cui vogliamo essere contemporaneamente recettivi.
Provate a guardare il loro mondo cosi... tutto sarà più facile.
*Neuropsicomotricista
Fondazione S. Angela Merici Onlus di Siracusa
“Il prezzo da pagare per il Comune un altro mutuo di un milione di euro”
Riccardo De Benedictis: “Nelle scuole siracusane
crollano i soffitti e Vinciullo riesuma via Calatabiano”
La pratica di accensione di mutui, che
magari risolvono adesso un problema
ma appesantiscono il già precario stato
delle finanze comunali, utilizzato negli scorsi anni dall’amministrazione
Bufardeci a piene mani, torna di moda
al Comune di Siracusa dove il neo assessore on. Vinciullo riporta a galla un
progetto del 2007. E il consigliere del
PD Riccardo De Benedictis protesta
vivamente.
“Il Sindaco Visentin – dichiara - comincia a cedere sotto i primi colpi del
commissario Vinciullo.
“Non credo che la scuola di via Calatabiano sia una priorità, ma così non
la pensa l’assessore al ramo il quale,
con buona pace della politica del fare
a cui fedelmente ritiene di ispirarsi il
Sindaco Visentin, risuscita un progetto
fermo dal 2007. Il rischio è che dopo
tanti anni, questo intervento possa rivelarsi anacronistico.
“Poco importa se nel frattempo sono
passati gli anni, e con essi sono peggiorate le pietose condizioni di manutenzione dei plessi scolastici, il fabbisogno delle scuole in ambito urbano
e di quartiere, le esigenze delle famiglie, dei dirigenti scolastici, ecc. Poco
importa se il prezzo da pagare è un
altro mutuo di un milione di euro che
appesantirà ulteriormente il dissestato
bilancio del Comune di Siracusa.
“E poco importa se nel frattempo il
Verga, che pare sia il beneficiario del
nuovo complesso edilizio, non può
aspettare altri 3 anni affinché la scuola venga ultimata, se ci sono scuole
dimenticate, se nelle aule crollano i
soffitti, se non si hanno i soldi per riparare un rubinetto che perde, o peggio, se nessuna scuola è dotata del
certificato di agibilità e di prevenzione incendi.
“Ma di certo, ad una scuola in più non
si dice mai di no, quindi onore e gloria al suo padre biologico”.
24 Dicembre 2010
15
Venne fondata nel 1960, un anno dopo la firma del contratto nazionale di lavoro dell’Edilizia
Vero e proprio convegno nazionale per il Cinquantesimo
dalla nascita dell’Ente Scuola Edile Siracusana
di SALVATORE RICCIARDINI
E’ stato il presidente nazionale del FORMEDIL, Massimo Calzoni, a concludere con il suo intervento i lavori del convegno organizzato dall’Ente Scuola Edile Siracusana nel Cinquantenario
della sua costituzione. Ha dato atto della capacità della Scuola
nel campo della formazione di professionalità qualificate nel settore delle costruzioni ed ha sottolineato positivamente il fatto che
l’Ente siracusano sia riuscito a portare avanti le sue iniziative
formative in partenariato con strutture culturali del valore della
Facoltà di Architettura di Siracusa, facente parte dell’Ateneo di
Catania. Il FORMEDIL è l’organismo che coordina le attività di
tutte le oltre cento scuole edili d’Italia, che cominciarono a nascere dal secondo dopoguerra.
Quella di Siracusa fu la prima ad essere fondata, nel 1960, all’indomani della firma del contratto nazionale di lavoro dell’Edilizia
del 1959.
Questa storia affascinante viene raccontata nel volume che l’Ente
Scuola ha pubblicato in occasione della ricorrenza e nel quale,
oltre all’attività della scuola, si ricorda che Siracusa fu la prima in
Sicilia a creare questa istituzione e che Siracusa conobbe i primi
tentativi di questo tipo ad iniziativa delle amministrazioni comunali del primo decennio del 1900.
I lavori della giornata sono stati aperti dall’indirizzo di saluto
rivolto alle centinaia di presenti dal presidente dell’Ente, Paolo
Pizzo, che nell’organismo rappresenta le imprese edili, seguito da
Paolo Gallo, vicepresidente, che invece rappresenta le organizzazioni sindacali, nella logica della bilateralità che caratterizza la
costituzione, la vita ed il futuro dell’ESES. E’ seguito l’intervento
del direttore Salvatore Strazzulla sui contenuti, sulla finalizzazione e sulle difficoltà che i corsi stessi hanno conosciuto nel corso
degli anni.
Altri interventi di rilievo, nel dibattito coordinato dal giornalista
Salvatore Ricciardini che ha anche contribuito alla redazione del
volume, sono stati svolti dal presidente regionale del Formedil
Carmelo Turco, dal responsabile nazionale del progetto delle 16
ORE Claudio Tombari, dal professor Alini della Facoltà di Architettura, dal presidente provinciale dell’ANCE Domenico Cutrale,
da Saveria Corallo per la Feneal UIL, da Domenico Bellinvia per
la Fillea CGIL, da Enzo Scatà, Direttore della Cassa Edile.
Il momento conclusivo della giornata ha visto la consegna di targhe di riconoscimento ai presidenti e vicepresidenti dell’ESES
passati e attuali, ai direttori e ai dipendenti che si sono succeduti,
ai partners come Sogeas, Comune di Siracusa, Università di Catania, Istituto per Geometri Filippo Iuvara, CASA e CNA. Targhe
anche ad alcuni docenti che da lungo tempo operano nella scuola
edile e ad alcuni allievi dei vari corsi.
Particolarmente commosso il ringraziamento del geometra Seba-
stiano Fichera, antico presidente dell’ESES, e sentito anche quello dell’ex presidente ing. Massimo Riili alla guida dell’Ente per
quasi 10 anni; un altro ex presidente presente il geometra Gioacchino Bartolotta. Tra gli ex vicepresidenti presenti Salvatore
Zappulla, Carmelo Irmino, Domenico Bellinvia, Saveria Corallo,
Natale Motta, Paolo Gallo e Roberto Gionfriddo. Quest’ultimo è
intervenuto, al momento della consegna della targa a lui consegnata, affrontando alcuni problemi relativi al miglior funzionamento della Scuola e respingendo l’idea di un accorpamento di
tutte le strutture bilaterali in un unico ente.
Conti in tasca all’esponente della Lega Tumori, si sfiorano i due milioni di euro
Rametta alza il livello dello scontro: “Castobello si dimetta
da presidente della LILT, non gli si addice e non gli compete”
Ha alzato il livello della polemica e ha formalizzato la richiesta di dimissioni da presidente
della sezione provinciale della Lilt di Siracusa
coinvolgendo il presidente della lilt nazionale,
il presidente del comitato scientifico e quello
del comitato etico, il direttore generale come
quello sanitario dell’Asp 8 e ancora il presidente del registro territoriale tumori.
Il dottor Salvatore Rametta sembra proprio uno
che non le manda a dire e “nel rispetto di questa
professione cui tengo molto” elenca le mancanze e le pecche da lui riscontrate nei comportamenti del dottor Claudio Castobello e nelle
stesse attività della Lilt.
“L’onnipresenza del dottor Castobello e il suo
delirio di onniscienza occupano ormai quasi
tutti i campi della medicina e della biologia
spaziando dalla ginecologia e l’oncologia alla
radiologia, alle analisi cliniche e all’ecografia”.
Solleva dubbi sulla regolarità di esami di laboratorio su prelievi eseguiti presso gli ambulatori Lilt, dopo aver fatto pagare il dovuto, effettuati “dal proprio studio privato che non si sa
come faccia a svolgere questo tipo di attività
per cui occorre specifica autorizzazione per effettuare analisi cliniche rilasciata dal servizio
sanitario regionale” e si chiede se sia corretto
consegnare il relativo risultato “con una firma
generica: il patologo oppure il responsabile”
cui segue la nota “esame eseguito in convenzione gratuita da Majorlab via Tevere 29 che
corrisponde all’indirizzo dello studio privato
del dottor Castobello”.
Chiede ai destinatari delle sue lettere se non sarebbe opportuno che il presidente della Lilt di
Siracusa si dedicasse più seriamente al proprio
lavoro “rilasciando i referti di anatomia patologica in tempi ragionevoli e non dopo mesi
come attualmente avviene, come è contestato
da alcuni che poi vengono bombardati mediaticamente dagli addetti stampa di cui Castobello
dispone. Potrebbe piuttosto dedicare le ore di
attività privata, che si fa regolarmente retribuire in regime libero professionale, a smaltire
l’enorme lavoro del servizio ospedaliero di
anatomia patologica di cui è il responsabile”. E
poi fa i conti: l’indennità mensile di 1300 euro
in più rispetto al regolare stipendio che secondo
quanto risulterebbe dal sito internet dell’Asp,
supera i 100mila euro; le tariffe professionali
fatte pagare agli assistiti dalla Lilt in contrasto
con il tariffario minimo professionale dell’ordine dei medici “ma dovrebbero essere prestazioni gratuite”; le numerosissime convenzioni
stipulate con cospicue elargizioni erogate da
provincia comuni enti istituzioni e associazioni
varie, tutte elencate minuziosamente; riepiloga
il tesseramento dell’anno 2009: 16mila tesseramenti a 20 euro ciascuno pari a 320mila euro, i
25mila accessi a una media forfettaria di 40-45
euro a persona per un totale di un milione, un
milione centoventicinquemila euro; le tante donazioni: ecografo mammografo pulmini. Una
lista interminabile per cui non si può dubitare
che abbia prove provate tanta è la determinazione per porre fine a quello che ritiene un comportamento deontologicamente non corretto.
Alla Lilt nazionale esprime il suo non aver per
nulla condiviso i criteri procedurali e attuativi
“a mezzo ecografia nello screening dei tumori
della mammella nel mese di ottobre, metodo
difforme alle direttive delle linee guida del
ministero della salute e della corretta pratica
medica che rischia di creare disorientamento e
false sicurezze nella popolazione dati i termini
trionfalistici con cui si è parlato della giornata
della campagna “nastro rosa”.
“Ma qual è l’utilità di ricorrere alla lilt quan-
do, pagando il regolare ticket sanitario o spesso
nemmeno quello se si è esenti per patologia o
reddito, si può ugualmente effettuare una seria
prevenzione? Lo sanno gli utenti che hanno la
possibilità di eseguire accertamenti diagnostici
di prevenzione su rilascio di regolare richiesta da parte del medico di medicina generale
per una serie di prestazioni diagnostiche per la
diagnosi precoce dei tumori del collo dell’utero, della mammella, del colon retto, così come
per partecipare alle campagne di screening organizzate dalla regione?” chiede. “Credo che
il collega farebbe bene a dimettersi da questo
incarico prestigioso che non gli si addice e che
non gli compete nell’interesse della popolazione di questa martoriata città”.