Cagliari Pad - Immigrata coraggio: ragazza incinta parla e fa

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Cagliari Pad - Immigrata coraggio: ragazza incinta parla e fa
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Immigrata coraggio: ragazza incinta parla e fa arrestare gli
scafisti. Ecco la testimonianza
18 Aprile 2015 ore 18:15
Autore: Ansa News.
Categoria:
Notizie / Cagliari
URL della pagina:
http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=17390&l=2
Data scaricamento: 17 Marzo 2017 ore 08:08
“Nessuno conosce le condizioni in cui si viaggia. Ho avuto tanta paura, paura di morire insieme alle persone che erano con me, paura per il bambino, per il mio
compagno. Non avevamo niente da mangiare”
Tiene strette tra le mani le lenzuola di quel letto di ospedale in cui è ricoverata da mercoledì, quando è
sbarcata dal mercantile greco Rizopov che l'aveva soccorsa insieme ad altri 81 connazionali. Si copre
le braccia e in parte il volto, mentre sussurra poche, timide parole all'interprete, mentre il suo sguardo
dolce e pieno di paura si perde nella penombra della stanza, come se cercasse un volto familiare per
trovare il coraggio di raccontare la sua storia.
Ma il coraggio quella giovanissima nigeriana, incinta di sette mesi e che chiameremo con un nome di
fantasia, Hope, per proteggerla, lo ha trovato due volte: quando è salita a bordo del gommone per
affrontare il mare e quando, insieme a una connazionale, ha parlato con la Polizia, inchiodando gli
scafisti. "In Nigeria non ho più una madre e un padre, ci sono solo i miei fratelli. Sono partita per
cercare un futuro migliore per me e per il mio bambino - racconta all'ANSA la donna ricoverata in un
ospedale cagliaritano - Pensavo fosse più facile, ma invece non è così: è stato un incubo. Nessuno
conosce le condizioni in cui si viaggia. Ho avuto tanta paura, paura di morire insieme alle persone che
erano con me, paura per il bambino, per il mio compagno. Non avevamo niente da mangiare, solo dei
succhi".
Sono anni che Hope pianifica il viaggio. "Ho messo da parte il denaro che serviva per lasciare la
Nigeria - spiega - ho lasciato la mia casa cinque mesi fa e in auto ho raggiunto Tripoli dove sono
rimasta circa tre mesi. Non è stato facile, non abbiamo trovato lavoro, non c'era da mangiare, ci hanno
ospitato alcuni connazionali". Non dice nulla su come abbiano trovato gli scafisti, troppo il rischio per la
sua vita.
"C'erano tanti altri stranieri in attesa di partire - dice ancora all'ANSA - Abbiamo raggiunto un paesino
sulle coste libiche e la sera dopo siamo saliti sul gommone per affrontare il mare. Il viaggio è stato
durissimo, pensavamo di non farcela poi abbiamo visto la nave che ci ha soccorso".
Gli occhi si illuminano mentre pensa a quel momento.
"Sembrava una festa - confessa Hope - tutti urlavano e cantavano, alzando le braccia al cielo: una
liberazione, ma quanta sofferenza per conquistarla". Pagina 1 di 1