san camillo news - Fondazione Ospedale San Camillo
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SAN CAMILLO NEWS HOUSE ORGAN DELLA FONDAZIONE OSPEDALE SAN CAMILLO - IRCCS PERIODICO DI INFORMAZIONE Iscritto nel registro della stampa presso il Tribunale di Venezia n. 11 in data 07/08/2010 N. 2 - SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE 2011 Direttore responsabile: Lisa De Rossi Stampa: Grafiche Liberalato srl - Mestre VE L’AUGURIO DEL DIRETTORE GENERALE Dott. Francesco Pietrobon Q uesto è stato il mio primo Natale qui al San Camillo. Sono lieto di far parte di questa grande famiglia e di poter augurare serenità e pace ai Camilliani che mi hanno scelto e accolto, ai ricoverati dell’ospedale ed agli ospiti della casa di riposo, a tutti coloro che li assistono e li accompagnano, ai miei collaboratori, a tutto il personale delle due strutture camilliane. Appena arrivato agli Alberoni, visitando la struttura ho avuto un’impressione più che positiva; non posso ora che confermarla ed anzi, conoscendo tutti un po’ più da vicino, la mia fiducia nella crescita si è rinnovata. Sono passati tre mesi dal mio insediamento e ricordo ancora il mio primo discorso a tutti voi, la presentazione ufficiale da Direttore Generale; ma non dimentico l’ultimo, gli impegni presi, la situazione che ho esposto, con le conseguenze che sta patendo il nostro ospedale a causa della difficile situazione nazionale e regionale. Colgo l’occasione per rinnovare la disponibilità mia e dei miei collaboratori per far sì che il prossimo Natale sia più sereno; ma nessuno è un buon capo se lavora da solo, per cui conto su di voi e sul vostro aiuto. Auguro un sereno 2012 a tutti! ● IN RICORDO DI LAMBERTO U lare di medicina, la risposta fu tanto semplice quanto disarmante: “…certo che ne ho piacere. Se fossi da solo non avrei mai affrontato tutto questo ed avrei lasciato che le cose prendessero la loro strada naturale, ma non ci sono solo io. La mia famiglia, voi, le persone con cui lavoro ed i frutti per cui mi sono impegnato una vita. È una questione di “responsabilità”. Questa testimonianza non è l’unica, né certamente la più completa, tuttavia per chi scrive è importante riconoscere come Lamberto abbia aperto le chiuse di dighe che sembravano muri invalicabili, permettendo all’acqua di raggiungere terre che altrimenti sarebbero rimaste aride ancora per lungo tempo. Far maturare i frutti del suo impegno è la responsabilità di chi rimane, con la volontà e la speranza di esserne all’altezza. ● n anno fa, il 3 gennaio 2011 è scomparso il nostro caro amico e maestro dott. Lamberto Piron. In queste poche righe, noi, i suoi più stretti collaboratori, vi raccontiamo cosa ci manca di Lamberto. Vedere oltre la propria persona è certamente la caratteristica indispensabile per essere pionieri e tale istintiva capacità di Lamberto, già riconosciuta durante la sua esperienza di ricercatore presso il laboratorio di Brain and Cognitive Science del MIT di Boston, diretto dal prof. Emilio Bizzi, si stava sempre più affermando nelle Società Scientifiche, sia nazionali che mondiali della riabilitazione neurologica. Oggi tuttavia in chi ha avuto il privilegio di incontrare, conoscere e condividere la quotidianità con un medico, capace ed appassionato, che riconosceva nel bisogno della diversità la scintilla per il miglioramento e la crescita, rimane un vuoto molto complesso da raccontare. Uno dei tanti episodi racconta cosa fosse fare il bene come medico, per Lamberto. Durante l’ultima estate, malgrado le terapie e le conseguenze di queste, i lavori e le discussioni scientifiche del laboratorio si portavano avanti nel salotto a casa di Lamberto, accolti dalla sua famiglia. Spesso la scienza si faceva giustamente da parte e discussioni più personali riempivano il tempo. Chiedendogli se avesse ancora voglia di discutere delle nuove idee che nascevano, dei fatti che succedevano in ospedale, dei progetti in corso e da costruire o par- S. Silvoni, Prof. Emilo Bizzi, A. Turolla, M. Agostini 1 SAN CAMILLO NEWS LE DIFFICOLTÀ DELLA SANITÀ E IL CORAGGIO DEI CAMILLIANI Dott. Mauro Vitacca - Direttore Amministrativo C on molto piacere ho accettato l’invito a scrivere l’editoriale di questo numero di “San Camillo News”, anche se lo faccio con un po’ del pudore tipico del nuovo arrivato che, come prudenza vuole, deve “parlare” poco, osservare molto ed ascoltare di più! Voglio quindi limitarmi a condividere alcuni sentimenti e idee con cui mi accingo ad affrontare questa nuova esperienza lavorativa. Come ottimamente descritto da Ales- sandro Pirola, in un articolo apparso su “Il Sussidiario.net”, di fronte al periodo di crisi che viviamo, sicuramente le strutture religiose non sono immuni dalle difficoltà di tutti, anzi, spesso soffrono di una maggiore incapacità di adattamento alle mutate condizioni sociali, economiche e normative che si impongono con sempre più veemenza. Si pone quindi urgente, e non da oggi, la necessità di ripensare a quale sia il ruolo della sanità di ispirazione religiosa nell’attuale contesto. Per questo sono rimasto favorevolmente colpito dal coraggio e dalla lungimiranza dei padri camilliani di saper re-immaginare la loro funzione di presenza nella società con la creazione di Fondazione Opera San Camillo e, nel nostro contesto veneziano, con la creazione di Fondazione Ospedale San Camillo IRCCS, perseguendo quindi una precisa strategia nella creazione di un forte gruppo di rilevanza nazionale. Sbaglieremmo infatti se considerassimo i processi di cambiamento in corso come qualcosa di estraneo. La particolarità dell’essere anche IRCCS ci permette di avere l’opportunità di essere fattore di sviluppo per il paese e per il Veneto in particolare. Alle istituzioni spetterà il compito di riconoscere e promuovere, con imparzialità, intelligenza e senza pregiudizi, quelle strutture che operano secondo parametri di qualità ed eccellenza; tuttavia nessuno di noi può sentirsi esonerato dal compito di far sì che qualità ed eccellenza non rimangano slogan astratti privi di contenuto, ma che siano invece suffragati da evidenze scientifiche non eludendo il problema dell’appropriatezza in termini di efficacia ed economicità nell’uso delle sempre più scarse risorse a disposizione. ● PARKINSON: 18 MESI DI ATTIVITÀ DELL’AMBULATORIO DEL SAN CAMILLO I n occasione della Giornata Nazionale del Parkinson celebrata il 26 novembre scorso, abbiamo tracciato un bilancio del primo anno e mezzo di attività del nostro ambulatorio specialistico che ha preso in carico oltre 400 persone provenienti anche dalla provincia di Venezia. L’Unità Operativa del San Camillo diretta dal dr. Angelo Antonini, rappresenta un centro di riferimento nel nordest per la malattia. “Ci occupiamo di tutti i problemi riguardanti la malattia sin dalle prime fasi, ma considerata la nostra alta specializzazione, soprat- tutto di terapie per i pazienti complessi spiega Antonini - e della loro valutazione per terapie chirurgiche, infusionali, così come anche di trattamenti riabilitativi mirati seguendo protocolli internazionali. Ci occupiamo anche di malattie del movimento più rare come l’atrofia multisistemica e la paralisi sopranucleare progressiva con protocolli di ricerca molto mirati”. Lo staff è formato da cinque neurologi, quattro neuropsicologi, un dietologo di riferimento, figura importante in quanto l’alimentazione condiziona l’efficacia della terapia. “Nel nostro centro ci occupiamo - prosegue Antonini - di tutte le problematiche legate al Parkinson inclusi i disturbi della memoria e del comportamento, ma anche del recupero delle funzioni vescicali, della deglutizione e del linguaggio. Solo nell’area lagunare oltre 1000 persone sono affette dal Morbo di Parkinson, malattia che colpisce più frequentemente gli over 60”. L’ambulatorio è aperto tutti i lunedì pomeriggio dalle 12 alle 17. Il centro può essere contattato inviando una mail all’indirizzo: [email protected] IL NUOVO REPORT SCIENTIFICO L a produzione scientifica dell’IRCCS cresce di anno in anno, con un Impact Factor attuale di oltre 300 punti e con un aumento altrettanto significativo delle pubblicazioni. Ogni tre anni viene fatto il punto della ricerca svolta e tutta l’attività clinico-scientifica viene pubblicata ogni due anni in un volume, l’ultimo, uscito da un paio di mesi, raccoglie la produzione degli anni 2009-2010 e conta 744 pagine, ben 219 in più rispetto al precedente. In questo report, oltre ad essere presentata la produzione scientifica, con lo sviluppo delle 6 linee di ricerca, sono descritti gli aspetti organizzativi, le strutture generali, il consiglio scientifico internazionale, il comitato etico, i regolamenti, i dipartimenti con i relativi servizi e laboratori, i rendiconti, le collaborazioni, le convenzioni, l’organizzazione dell’attività sanitaria, i progetti formativi, gli eventi scientifici e, nell’ultimo capitolo, il manuale della qualità. ● 2 LA FISIOTERAPIA DEL SAN CAMILLO, 600 PAZIENTI ALL’ANNO I l recupero di centinaia di pazienti, anche con gravi cerebrolesioni, passa spesso attraverso le palestre attrezzate, la tecnologia innovativa della struttura e l’alta professionalità di una quarantina di fisioterapisti. I lunghi e ampi corridoi dell’ospedale, soprattutto al mattino, sono molto “trafficati” di carrozzine e di pazienti che aspettano i fisioterapisti, 33 per i ricoverati, 7 per i non degenti. Personale che li accoglie quotidianamente nelle palestre per cominciare gli esercizi di fisioterapia che consentono, ove ci siano i margini, di recuperare una vita normale, poter camminare di nuovo, usare le mani, le braccia. I numeri. La struttura neuroriabilitativa, guidata dal dott. Francesco Pietrobon, conta una media di 600 ricoveri all’anno. Dal 2005 è riconosciuta IRCCS, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, dal Ministero della Salute. Questo significa, che oltre all’assistenza dei pazienti, per la quale dispone di 100 posti letto, il San Camillo con un gruppo di ricercatori guidati dal Direttore Scientifico, il prof. Leontino Battistin, porta avanti una preminente attività scientifica da più di venticinque anni. La fisioterapia. Il recupero del paziente è nelle mani di figure professionali che interagiscono creando un team multidisciplinare: fisioterapisti, logopedisti, neurologi, neuropsicologi, psicologi, fisiatri. Questa è la squadra che pilota il recupero di un paziente, recupero che passa, a seconda del problema e del danno fisico o cerebrale, attraverso il servizio di riabilitazione motoria, sia per i de- genti che per gli esterni in convenzione. Tutto questo, naturalmente, assieme alla determinazione e alla motivazione del paziente stesso, appare elemento imprescindibile. Le palestre per trattamento neuromotorio sono sei, a queste si aggiungono una sala per la terapia occupazionale, una riservata a trattamenti di gruppo e/o in autonomia con supervisione del fisioterapista. La struttura inoltre dispone di sei ambienti attrezzati e dedicati a metodiche specifiche (realtà virtuale per il recupero dell’arto superiore, due sale con apparecchiature per il controllo della deambulazione, con tapis roulant e gait-trainer, un’ altra sala dedicata al recupero dell’equilibrio con l’ausilio di strumenti tecnologicamente innovativi). “Qui al San Camillo - ci spiega la dr.ssa Simonetta Rossi, coordinatrice dei fisioterapisti - area degenze - riabilitiamo anche 600 pazienti all’anno con gravi cerebrolesioni da trauma cranico, esiti d’interventi cerebrali, vascolari (ad esempio ictus ischemici ed emorragici), ma anche lesioni midollari, malattie degenerative come il Parkinson, la Sclerosi Multipla e la SLA”. Per ogni paziente al momento del ricovero, viene stilato un progetto riabilitativo individuale da parte dell’equipe multidisciplinare. Le palestre per utenti esterni. L’ospedale è dotato al piano terra anche di tre palestre per utenti esterni. Una di queste è dedicata alle terapie fisiche strumentali (laser, ultrasuoni, elettrostimolazioni, magnetoterapia, paraffino-terapia). Le figure professionali. La formazione e la preparazione dei fisioterapisti è di alto livello: universitaria e post-universitaria, con corsi specifici e formazione continua inerente alle metodiche riabilitative. Fuori dalla palestra c’è l’ippoterapia. Il parco della struttura offre la possibilità di fare attività di riabilitazione equestre nel maneggio coperto, con un fisioterapista responsabile che ha conseguito il diploma A.N.I.R.E. (Associazione Nazionale Italiana Riabilitazione Equestre). L’ospedale dispone di quattro cavalli. Durante l’estate c’è la possibilità di fare attività riabilitativa in mare, sfruttando la posizione dell’ospedale che gode di una spiaggia privata. ● CHE COS’È LA TERAPIA OCCUPAZIONALE? Il terapista occupazionale ottimizza le risorse fisiche, quelle ancora risparmiate dalla malattia, insegna a compiere i gesti quotidiani, lavora sull’autonomia, che non significa solo camminare, ma telefonare o mangiare. Il terapista occupazionale è quella figura che aiuta il paziente a raggiungere il massimo grado di autonomia compatibilmente con la gravità della malattia. 3 SAN CAMILLO NEWS SUMMER SCHOOL, AL SAN CAMILLO IL GOTHA DELL’AFASIA D al al 14 al 17 settembre 2011 il nostro ospedale ha ospitato la Summer School concentrata sul trattamento dell’afasia: quattro giorni di alta specializzazione per trattare il disturbo del linguaggio e della comunicazione dovuto a ictus o trauma cranico. Tra gli ottanta partecipanti - relatori e uditori - che si sono dati appuntamento al San Camillo erano presenti i maggiori esperti a livello internazionale: neurologi, psicologi, neuropsicologi, logopedisti e specialisti del linguaggio, provenienti dall’Inghilterra, Stati Uniti, Olanda, Russia, Canada, Finlandia, Grecia, Francia, Svezia, Germania. In “cattedra” sono saliti: W. Huber, J. Crinion, C. Thomson, G. Miceli, A. Basso, C. Luzzatti, F. Denes. Il San Camillo nel corso della Summer School ha presentato due casi clinici. In entrambi sono state evidenziate, dopo l’iniziale valutazione, le proposte riabilitative innovative per curare l’afasia. I due pazienti non sono afasici standard, pertanto risultano essere “interessanti” sia dal punto di vista dello studio che della terapia messa a punto. La macchina organizzativa L’iniziativa della Summer School è stata messa a punto da un’efficiente macchina organizzativa, che ha coinvolto in sinergia la Direzione Scientifica e il Dipartimento di Neuropsicologia dell’IRCCS San Camillo. Un importante contributo è stato dato dal prof. Carlo Semenza dell’Università di Padova, Direttore responsabile dell’evento scientifico. Un programma articolato in lezioni seminariali, che ha riscontrato, in base al questionario di gradimento il 98% di apprezzamento, con la richiesta di riproporre questa “scuola 4 estiva” dove non ci sono stati veri e propri allievi, ma studiosi che hanno messo a disposizione tutte le loro conoscenze in materia di afasia. All’interno del Dipartimento di Neuropsicologia dell’IRCCS è presente un servizio che da anni si occupa dei disturbi afasici e coinvolge sette logopediste che, in collaborazione con altrettanti psicologi, intervengono nella valutazione e nell’utilizzo degli approcci più avanzati per la terapia del disturbo dell’afasia. Attualmente il servizio sta trattando con risultati incoraggianti 30 pazienti di varia gravità e tipologia, di età che va dai 30 ai 70 anni; sono pazienti con problemi di lettura, scrittura calcolo, con importanti ricadute di inserimento sociale. Immaginiamo solo la difficoltà a comunicare quotidianamente con i propri cari. ● A PROPOSITO DI AFASIA... VI RACCONTO DI QUANDO “NON SAPEVO” PARLARE Intervista a Cristina Lionello C ristina ha 37 anni. Due anni fa un aneurisma l’ha tenuta tra la vita e la morte concedendole una possibilità, ma ad un prezzo molto alto: l’afasia, dal greco “senza parole”. Un disturbo del linguaggio conseguente ad una lesione dell’emisfero cerebrale sinistro. Le persone colpite possono avere difficoltà nell’espressione, nel parlare, scrivere, capire, leggere. Cristina prima dell’aneurisma cerebrale faceva la commerciale per un’ azienda, lavorava molto all’estero, Cristina è laureata in lingue e aveva un ruolo in politica. Si è sentita male a Dublino, il coma, poi il trasferimento a Padova e la neuroriabilitazione al San Camillo. Cristina, non voleva entrare nella nostra struttura, due tentativi, poi il ricovero. Chi era Cristina quando è arrivata al San Camillo? Come una persona appena venuta al mondo. Non riuscivo nè a scrivere nè a parlare. Ho dovuto cominciare da zero. Sono entrata al San Camillo il 26 settembre 2009. Ci sono rimasta fino al febbraio 2010. Quale è stata la spinta a continuare, ad insistere per riprenderti la tua vita? Mia mamma che ripeteva: “Cristina ce la farai”, i miei amici, i miei colleghi che facevano i turni per assistermi, l’amministrazione comunale della quale sono con- sigliere, e tutti i medici che non mi mollavano un attimo. Dopo tre settimane di poca convinzione ho cominciato a vedere i primi risultati e allora sono partita. Avevi la consapevolezza di ciò che stavi vivendo? Ho capito che c’era qualcosa che non andava in me. Ho capito che avevo bisogno di riabilitazione. Ho fatto la terapia cominciando dal mio lavoro. Studiavo il catalogo dei miei prodotti. L’equipe era molto esigente, perché lo ero anch’io. Otto ore di terapia al giorno, neurologi, logopedisti, fisioterapisti erano scesi in campo con me. Poi sono passata a tre ore. Ho letto persino la favola di Cappuccetto Rosso. Il mio collega Federico mi portava la valigetta con il campionario dei prodotti per mostrami le novità, un pc e le fatture. Mi esercitavo, leggevo, memorizzavo. Tutto lo staff medico, riconosce in te una grande determinazione, una paziente rara che ha lavorato sodo… Sicuramente sì, mentre cercavo di imparare a leggere, a scrivere e a parlare di nuovo, pensavo anche al mio aspetto fisico, ero ingrassata e tutti giorni correvo nel parco, 15 minuti. Quanta fatica! Che rapporto avevi con l’afasia? Non posso dire che sia stata la mia nemica, ma l’ho guardata in faccia e combattuta con cattiveria. 5 La tua vita fuori dal San Camillo? Sono stata dimessa il 26 febbraio del 2010. Ce l’avevo fatta. L’8 marzo, ho iniziato a lavorare. Quando sono entrata nel mio ufficio, non era cambiato nulla, tutto era come lo avevo lasciato. Il 28 marzo ho partecipato al primo consiglio comunale dopo l’incidente. Sono riconoscente a tutti i medici, non ero solo una paziente per loro. A chi soffre di afasia che cosa ti senti di dire? Di essere fiduciosi, di non mollare. Di stringere i denti, di avere pazienza. Il mio moto era diventato: mi butto, se sbaglio sbaglio! La vita ti sorprende, la mia esperienza è stata senza dubbio drammatica, ma sono qui a raccontarvela con un il sorriso. Un abbraccio a tutto il personale del San Camillo e buon 2012! ● SAN CAMILLO NEWS IL DIPARTIMENTO DI NEURORIABILITAZIONE: INCONTRO CON IL DIRETTORE DR. FRANCESCO PICCIONE - UOC GRAVI CEREBROLESIONI ACQUISITE - UOC MALATTIE CEREBROVASCOLARI - UOC MIELOLESIONI, PATOLOGIE NEURODEGENERATIVE E RARE - UOSD MORBO DI PARKINSON - UOS SCLEROSI MULTIPLA B envenuti nel nostro Dipartimento di Neuroriabilitazione. Anche se un breve “viaggio” in un territorio così complicato come le discipline riabilitative potrà sembrare impervio, vorremmo accompagnarvi con questo speciale attraverso un percorso di condivisione tra ospedale, pazienti e famigliari. Nessuna pretesa di rendere “semplice” quello che semplice non è. Ma una guida per capire quante competenze e quanta passione sono alla base del lavoro quotidiano di tutto il personale. La nostra è una struttura organizzata in modo da permettere modalità comuni di approccio ai pazienti neurologici. È come se si trattasse di una riabilitazione “fatta su misura”, molto individualizzata. Tutto questo grazie a un’attenta valutazione da parte di un’equipe multidisciplinare composta da medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi, logopedisti, terapisti occupazionali, assistenti sociali. Solo in questo modo pensiamo sia possibile garantire al paziente trattamenti riabilitativi personalizzati e specifici, di dimostrata efficacia, in base alle evidenze presenti nella letteratura scientifica. I trattamenti riguardano la deambulazione, i movimenti finalizzati dell’arto superiore, l’equilibrio, la postura, il tono e la forza muscolare, i disturbi cognitivi inerenti il linguaggio, l’attenzione e la memoria. Tutte attività che richiedono l’impiego, oltre che di terapisti, anche di attrezzature computerizzate, che garantiscono la somministrazione mirata di agenti fisici e farmaci. Stiamo parlando, per esempio, di iniezione EMG guidata di tossina botulinica, infusione intratecale di baclofen, stimolazione magnetica transcranica ripetitiva e tante altre terapie. “La nostra caratteristica - spiega il dr. Francesco Piccione, direttore del Dipartimento - è quella di essere molto attenti sia all’assistenza del paziente che all’impiego di innovazioni provenienti dalla ricerca, ed è per questo che siamo strutturati come IRCCS, ovvero come “Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico”, che opera nell’ambito della ricerca traslazionale, ossia della ricerca che ha immediate ricadute assistenziali, in ambito riabilitativo”. Il Dipartimento coordina le attività di tre Unità Complesse: - UOC Gravi Cerebrolesioni Acquisite, che ricovera gli esiti di trauma cranico e anossia cerebrale; - UOC Malattie cerebrovascolari, che riabilita gli esiti di ictus; il reparto comprende anche l’unità semplice dipartimentale per il Morbo di Parkinson. - UOC Mielolesioni e patologie degenerative e rare, che ricovera le patologie del midollo spinale, dei nervi periferici e del muscolo, le atassie eredodegenerative e la SLA; il reparto comprende anche l’Unità Semplice per la Sclerosi Multipla. Alle unità di ricovero si aggiungono due Servizi Dipartimentali: - la Rieducazione neuromotoria comprende la terapia occupazionale e l’ippoterapia; è dotata di diverse attrezzature per la rieducazione del cammino (treadmill con sospensione di carico, gait trainer), per l’equilibrio (pedana posturografica smart Balance Master), per la rieducazione dell’arto superiore (sistema di enhanced feedback in ambiente di realtà virtuale, bracci robotici). - la Riabilitazione neuropsicologica comprende i trattamenti logopedici, cognitivi e comportamentali, non6 ché trattamenti di musicoterapia; in particolare vi operano diverse figure di psicologi che si occupano della riabilitazione dell’attenzione, della memoria e dei disturbi cognitivi in genere, del trattamento della sindrome di adattamento del paziente e sostanzialmente dell’ansia e depressione reattiva alla malattia, del reinserimento del paziente nell’ambito della famiglia e della coppia e quindi anche del trattamento del caregiver. “Altra figura importante per la riuscita del progetto riabilitativo - aggiunge Piccione - è l’assistente sociale, che si occupa di organizzare il ritorno del paziente a casa, l’assistenza domiciliare, l’abbattimento delle barriere architettoniche; grazie a tale figura riusciamo ad organizzare la continuità assistenziale anche dopo la dimissione.” Nell’ambito del Dipartimento il dr. Piccione coordina l’Unità Operativa che si occupa del trattamento delle mielolesioni e delle patologie degenerative e rare. Oltre che per tali malattie, recentemente vengono ricoverati anche i pazienti neuro-oncologici, principalmente per curare gli esiti della chirurgia e radioterapia dei tumori cerebrali. “La mia unità operativa - spiega Piccione - tratta patologie gravi, in cui poco incide il recupero spontaneo, per cui i trattamenti sono diretti soprattutto all’apprendimento di strategie compensatorie atte al raggiungimento dell’autonomia nelle azioni della vita quotidiana. In maniera più specifica si occupa della ripresa della deambulazione e dell’equilibrio nelle paraparesi, dei problemi della deglutizione, dei disturbi dell’articolazione della parola, dei disturbi vescicali e intestinali. Per la valutazione ed il trattamento dell’in- continenza urinaria è aggregato al reparto un servizio di Neurourologia e Urodinamica. Inoltre abbiamo attivato una consulenza con un anestesista che permette una valutazione di pazienti che hanno insufficienza respiratoria e necessitano di una ventilazione meccanica assistita”. All’interno del dipartimento è presente anche un servizio di Neurofisiologia Clinica che effettua EEG, EMG e Potenziali Evocati, nonché una valutazione completa dei disturbi autonomici. Il servizio si occupa dell’applicazione delle nuove metodiche di stimolazione elettrica e magnetica terapeutica (RTMS e TDCS) e della “Brain Computer Interface” che permette la comunicazione alternativa-aumentativa ed il controllo ambientale nei pazienti completamente paralizzati ed incapaci di parlare. Inoltre sta per essere attivato un Laboratorio specifico per le malattie Neuromuscolari che serve a valutare, sia dal punto di vista biochimico che genetico, l’efficacia dell’esercizio fisico, nel recupero della forza e nella riduzione dell’atrofia muscolare. In effetti le attività di ricerca che vengono svolte sono sostanzialmente dirette ad individuare i trattamenti riabilitativi più efficaci per questo tipo di malattie, ed in particolare per la SLA e la Sclerosi Multipla; a tal riguardo c’è una stretta collaborazione con le associazioni dei malati AISLA e AISM. IL PERSONALE E LA FORMAZIONE Lo staff è composto da: - dr. Francesco Piccione, Direttore; - dr.ssa Paola Cudia, dr.ssa Maria Rosaria Stabile, dr. Antonio Merico, neurologi; - dr. Bruno Mistretta, fisiatra; - sig.ra Imola di Santo, caposala. Il personale infermieristico è addestrato ad affrontare i problemi vescicali dei pazienti, la riabilitazione intestinale, l’addestramento all’autonomia della vita quotidiana, delle piaghe da decubito, si occupa inoltre dell’assistenza per i disturbi dell’alimentazione e deglutizione. L’equipe riabilitativa stabile comprende in ogni caso la figura del fisioterapista e del terapista occupazionale, la logopedista che si occupa della valutazione e del trattamento dei disturbi dell’articolazione della parola e della deglutizione, lo psicologo e l’assistente sociale. ● LA NOSTRA VITA CON LA SLA Intervista a Mauro Bisinella e alla moglie Paola (Mauro parla attraverso Paola) auro ha 36 anni. I primi sintomi della malattia sei anni fa, poi la diagnosi: SLA. Mauro si sposta in carrozzina, vive in simbiosi con la moglie Paola. Hanno due bimbi. Prima di ammalarsi, Mauro faceva il magazziniere. È nel salotto della loro casa che insieme abbiamo ripercorso la loro storia negli ultimi sei anni. Il tuo primo pensiero quando ti hanno comunicato la diagnosi? Un percorso incosciente all’inizio, non avevamo compreso la gravità e non pensavamo fosse la Sclerosi Laterale Amiotrofica. L’ottimismo ci aveva depistati. Paola navigando in internet ha capito, è rimasta sconvolta e ha pianto. Poi la scoperta che per me il decorso della malattia era lento. Ogni caso ha la sua storia clinica. Il momento più duro è stato la ricerca di una cura e di una smentita. Una super-zia faceva le ricerche e raccoglieva informazioni sulla malattia. Com’è la tua giornata? Sveglia alle 7.30 se devo fare riabilitazione (due volte alla settimana). Se sono libero, sveglia alle 9, colazione, Paola sorride, “lo aiuto io a mangiare” e poi computer, tv, e, se la giornata è bella mi M piace stare in giardino, amo la natura abbiamo scelto di costruire qui la nostra casa. Andiamo al cinema, al ristorante e vado allo stadio. E ho scoperto Facebook, ritrovando un sacco di amici. Non abbiamo cambiato le nostre abitudini, solo riadattate. I nostri genitori sono presenti al 100% ma è importante per noi sapercela cavare da soli. Hai mai pensato di sottoporti a cure sperimentali? Dopo la diagnosi le provi tutte, anche le diete particolari, ma poi abbiamo scelto la cura tradizionale, una volta all’anno il ricovero al San Camillo. Qui ho trovato tanti amici e la riabilitazione due volte al giorno mi fa davvero bene. Sento la differenza, il beneficio. Due mesi di ricovero hanno giovato non solo al mio corpo ma anche allo spirito di uomo. Ho trovato il mio spazio, è come andare al lavoro. Com’è cambiata la tua vita? I valori che ci sono in questa casa sono tanti e li abbiamo riscoperti. Sostegno, amore e comprensione. Noi siamo tutto questo. E poi abbiamo tre-quattro numeri di telefono che sono la nostra sicurezza: medici, amici. Siamo una famiglia normale con una disabilità importante. La SLA ti fa più rabbia o paura? 7 Mi fa più rabbia e questo significa volerla combattere. Bisogna godere di quello che abbiamo non rimpiangere ciò che potevamo fare. Pensa che ho partecipato all’ultima Maratona di Sant’Antonio! Qualcuno mi spingeva ma non vi dico la mia posizione in classifica… La diagnosi e poi la vita… Nel corso della malattia dopo tre anni dalla diagnosi è nata la seconda bimba. È arrivata così e noi non ce l’aspettavamo. Siamo davvero una famiglia normale, abbiamo un presente normale. Il futuro si vedrà… ci pensiamo, ma abbiamo fede e amore con i nostri momenti di scoramento. Il tuo stato d’animo… Sono sereno e la serenità vale più di un farmaco (in questo periodo non ne sto prendendo) faccio solo riabilitazione. Cosa ti senti di dire a chi è nella tua stessa situazione? Imparare a convivere al più presto con la malattia, con un nuovo corpo. L’ultima domanda la riservo per Paola Paola, che cosa vedi in Mauro? Si commuove e dice: “È la mia metà. Non provo pietà per lui che è ammalato. È mio marito da otto anni e non è cambiato niente”. ● SAN CAMILLO NEWS CONOSCIAMO... Intervista ad Annalisa Bonetto P ronto, San Camillo buongiorno... La voce al telefono è di Annalisa Bonetto, centralinista del San Camillo da 40 anni. È stata assunta il 3 gennaio del ’72 quando ancora il San Camillo aveva tre linee telefoniche, ora sono una cinquantina. Annalisa andrà in pensione a febbraio del prossimo anno, ma nel suo cassetto doviziosamente raccolte restano le testimonianze trascritte... le chiamate più bizzarre. Quando si dice: “Ne ho sentite di tutti i colori”. Ogni giorno con la sue voce affabile risponde a centinaia e centinaia di chiamate, conosce ogni interno, ogni dipendente. Alla domanda: ha scelto questo mestiere? Annalisa risponde: “Non poteva andare diversamente sono figlia di due ospedali. Mio papà Giuseppe nel dopoguerra è stato ricoverato qui e poi è rimasto a lavorare in questo ospedale, faceva il barbiere, ha conosciuto mia mamma all’Istituto Carlo Steeb e così è cominciata la storia della mia famiglia”. Ma oltre al centralino c’è altro… la passione sfrenata per l’informatica, il giardinaggio, coltiva le rose, ha letto ogni cosa di Stephen King e la musica dance. “Quando andrò in pensione - dice Annalisa - avrò il mio bel da fare, coltiverò ogni passione”. Intanto la lasciamo al suo lavoro, l’intervista è nata tra uno squillo e l’altro, solo il tempo di chiederle: qual è la telefonata che vorresti ricevere? Annalisa si illumina come una bambina ed emozionata risponde: “Quella di mio papà”. ● BENVENUTO A... Dott. Dott. Dott.ssa Dott.ssa Dott. Dott. Dott.ssa Francesco Pietrobon Mauro Vitacca Iolanda Attanasio Sara Gambarotto Emanuele Pantone Ciro Berardi Valeria Mai Direttore Generale Direttore Amministrativo Dirigente Amm. della Direzione Scientifica Infermiera Professionale Infermiere Professionale Fisioterapista Fisioterapista SALUTIAMO... Dott. Dott. Dott.ssa Sig. Dott.ssa Dott.ssa Sig.ra Pietro Gonella Loris Costantini Maria Cristina Cavallarin Mariano Trevisan Rossella Scattolin Alessia Boscolo Cremondin Silvia Ruzzon Commissario Straordinario Direttore Amministrativo Dirigente Amm. della Direzione Scientifica Tecnico Radiologo Fisioterapista Infermiera OSS - Operatore Socio Sanitario CONTATTI Fondazione Ospedale San Camillo via Alberoni, 70 - Lido di Venezia • Centralino 041-2207111 • Centro Unico Prenotazioni CUP 041-2207205 • Accettazione Sanitaria e Registrazione Ricoveri 041-2207148 • Ufficio Stampa 041-2207264 ORARI Visite Ospedale IRCCS: tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00 CUP - Centro Unico di Prenotazione: da lunedì a venerdì dalle ore 7.45 alle 14.50 Messe Chiesa San Camillo: feriali alle ore 16.45 - sabato e festivi alle ore 10.00 Bar: aperto tutti i giorni dalle ore 6.45 alle 17.00 www.ospedalesancamillo.net