progetto genesi compl - Biblioteca di Agraria
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Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi PROGETTO PER LA NUOVA BIBLIOTECA CENTRALE DELLA FACOLTÀ DI AGRARIA ANALISI STRUTTURALE E LOGISTICA PRE-UNIFICAZIONE ANALISI POST-UNIFICAZIONE FOLLOW-UP SERVIZI EROGATI Biblioteca della Facoltà di Agraria 1 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi INDICE 1 IL PROGETTO DELLA NUOVA BIBLIOTECA 1.1 1.2 1.3 1.4 1.4.1 1.4.2 1.4.3 1.4.4 LE SPECIFICHE PROGETTUALI METRATURE E NUMERO DI VOLUMI COINVOLTI UTENTI COINVOLTI SERVIZI Orario di apertura: situazione e prospettive Consultazioni, fotocopie e altre attività di base Prestiti : situazione attuale e proiezioni future DD e ILL : situazione attuale e proiezioni future 2 ANALISI STRATEGICA E FUNZIONALE 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 2.7 2.7.1 2.7.2 RUOLO DELLA BIBLIOTECA IN AMBITO UNIVERSITARIO STATUS SOCIO-POLITICO E SEGMENTAZIONE DELL'UTENZA LE TENDENZE STRATEGICHE DI FONDO PROBLEMI LOGISTICI E STRUTTURALI LIMITI STRUTTURALI DELL’EDIFICIO E LORO UTILIZZO RAPPORTO TRA BANCONE E REFERENCE DEFINIZIONE DEI LAYOUT (PLANIMETRIE ) Le ipotesi iniziali Il layout finale 3 ORGANIZZAZIONE MATERIALE BIBLIOGRAFICO 3.1 3.1.1 3.1.2 3.1.3 3.1.4 3.2 3.2.1 3.2.2 3.3 3.4 3.4.1 3.4.2 3.4.3 QUESTIONI GENERALI Suddivisione in collezioni del materiale Situazione degli spazi disponibili a scaffale Situazione degli spazi disponibili a magazzino Situazione del materiale MONOGRAFIE A SCAFFALE APERTO Dati strutturali e numerici di base Dinamiche e selezione materiale PLANIMETRIE SALE A SCAFFALE APERTO E UFFICI Suddivisione per sale Ricollocazione volumi e ridefinizione della distribuzione a scaffale DISTRIBUZIONE VOLUMI PER CLASSI A SCAFFALE APERTO COLLEZIONI SPECIALI E RIVISTE IN CORRIDOIO MATERIALE A MAGAZZINO Dati strutturali e numerici di base Distribuzione delle monografie a compactus Distribuzione delle riviste a compactus 4 GESTIONE DEL MATERIALE BIBLIOGRAFICO 4.1 4.1.1 4.1.2 4.3 4.4 4.4.1 4.4.2 GESTIONE A SCAFFALE DELLE MONOGRAFIE Gestione biblioteconomica del materiale Spazi di accrescimento e gestione fisica GESTIONE A SCAFFALE DELLE RIVISTE GESTIONE MATERIALI A MAGAZZINO Gestione monografie Gestione riviste 5 SERVIZI AL PUBBLICO 5.1 APERTURA, GESTIONE SALE E BANCONE 3.2.3 3.2.4 Biblioteca della Facoltà di Agraria 2 Pag. 5 6 7 8 8 8 9 9 10 11 12 14 15 16 17 17 18 19 19 21 22 23 24 24 25 26-7 28 29 30-31 32 33 33 34 34 37 37 38 39 40 40 40 41 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi 5.1.1 5.1.2 5.1.3 5.2 5.2.1 5.2.2 5.3 5.3.1 5.3.2 5.4 5.4.1 5.5.2 5.5.3 5.5.6 5.6 5.6.1 5.6.2 5.6.3 5.6.4 5.7 5.7.1 5.7.2 5.7.3 Gestione bancone e apertura serale Apertura fino alle 18,00 : situazione attuale Presenze in sala e loro gestione GESTIONE MOVIMENTI MONOGRAFIE A SCAFFALE Gestione dei fuori posto e dei controlli Controlli a scaffale CONSULTAZIONI Consultazione o prestito giornaliero ? Gestione consultazioni PRESTITO I dati di partenza della vecchia biblioteca centrale e le proiezioni future Le dinamiche dei prestiti dopo l'apertura della nuova biblioteca Indici di circolazione Carichi di lavoro DOCUMENT DELIVERY, ILL E REFERENCE Tendenze strategiche ed evoluzione del DD/ILL Reference: standard di Ateneo e tendenze di fondo Reference: situazione attuale ed evoluzione Ricerche in Opac e internet CORSI, RAPPORTI ISTITUZIONALI E NUOVI SERVIZI Premesse metodologiche Analisi attività Divisione Situazione attuale ed evoluzione 6 PROCEDURE DI CAMBIO DELLE 6.1 6.2 6.3 6.4 6.5 6.5.1 6.5.2 6.5.3 6.5.4 6.6 LE IPOTESI PROGETTUALI L'IMPOSTAZIONE FINALE DEL PROGETTO LO SVILUPPO DELLE PROCEDURE GESTIONALI TRATTAMENTO VOLUMI E RICOLLOCAZIONE ATTIVITA' DI RIORDINO BIBLIOGRAFICO 7 ANALISI 7.1 7.1.1 7.1.2 7.1.3 7.1.4 7.1.5 7.1.6 7.1.7 7.2 7.2.1 7.2.2 7.2.3 7.3 7.3.1 VALUTAZIONI GOOD PRACTICE Analisi concettuale sulla griglia di valutazione good practice I dati good practice della biblioteca di Agraria Confronti fra i nostri indici good practice e gli indici nazionali Good practice: analisi, perfomance e prospettive Good practice 2013 Good practice 2016 Good practice 2016 VALUTAZIONI QUANTITATIVE Analisi statistiche "indirette": il modello distributivo CAB Analisi dati inhouse Analisi comparativa dati strutturali e contabili inhouse VALUTAZIONI DEI SERVIZI : IL QUESTIONARIO 2004 Questioni metodologiche COLLOCAZIONI Classificazione dei record Riordino evisione delle classi preesistenti (per volumi a scaffale aperto) Attività di riordino bibliografico Attività di riordino delle registrazioni in SOL ATTIVITA' SUI VOLUMI E VALUTAZIONE Biblioteca della Facoltà di Agraria 3 41 43 42 44 44 45 46 46 47 48 48 50 51 53 54 54 55 56 58 59 59 60 62 63 64 65 67 68 68 69 70 71 72 SERVIZI 73 73 75 76 78 80 82 83 84 84 85 86 88 88 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi 7.2.2 7.3.3 7.3.4 7.3.5 7.3.6 7.4 7.4.1 7.4.2 7.5 7.5.1 7.5.2 7.6 7.6.1 7.6.2 Il questionario Analisi delle non-risposte Analisi della valutazione frequenza/facilità d'uso Orario apertura e analisi finale Conclusioni QUESTIONARIO DELLA DIVISIONE Indicazioni metodologiche Analisi dei nostri risultati QUESTIONARIO DELLA DIVISIONE (2013) Indicazioni metodologiche Analisi dei nostri risultati QUESTIONARIO DELLA DIVISIONE (2016 ??) Indicazioni metodologiche Analisi dei nostri risultati 89 90 91 92 93 94 94 95 97 97 98 101 101 102 8 POLITICHE DI ACQUISTO E SERVIZI AL PUBBLICO 8.1 8.2 8.3 8.4 EFFICACIA DEGLI ACQUISTI E LIVELLO DEI SERVIZI DIMINUZIONE RISORSE, POLITICHE D'ACQUISTO E SERVIZI DINAMICHE DEI FINANZIAMENTI DINAMICHE FUTURE FINANZIAMENTI E SPESE 103 105 106 107 ALLEGATO: A (Analisi preliminare fattibilità 2004) ALLEGATO B (Layout, planimetrie) Nota: sfondo giallo per paragrafi nuovi o sostanzialmente modificati Ver. 1.0 Ver. 1.2 Vers. 2.2 Vers. 2.4 Vers. 2.6 Vers. 2.8 2011 Maggio 2012 Marzo 2013 Giugno 2014 Giugno 2015 23 Dic. 2015 Biblioteca della Facoltà di Agraria Ver. 1.1 Ver. 2.1 Vers. 2.3 Vers. 2.5 Vers. 2.7 Vers. 2.9 4 Marzo 2012 15/10/2012 Marzo 2014 Agosto 2014 Sett. 2015 15 giugno 2016 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 1 1.1 Agg.: 12/07/16 Genesi IL PROGETTO DELLA LE SPECIFICHE NUOVA BIBLIOTECA PROGETTUALI La Facoltà di Agraria fino al 2011 possedeva 11 biblioteche: quella centrale e 10 fondi librari (le biblioteche dipartimentali e di Istituto). Gli accorpamenti degli Istituti nei nuovi Dipartimenti non avevano intaccato questa frammentazione del sistema bibliotecario di Facoltà, in quanto i singoli fondi erano rimasti fisicamente separati. Per ovviare a questo problema e per razionalizzare le risorse, è stato definito un progetto per creare la biblioteca centralizzata di Facoltà. Il progetto prevede la confluenza di tutti i fondi librari di Facoltà all'interno della palazzina A9, precedentemente occupata dalla sezione Tecnologie alimentari del DISTAM. La nuova biblioteca occupa 1000 mq. di spazio, distribuiti su due piani: il seminterrato, riservato al magazzino a compactus, con 2800 metri lineari di scaffalature destinate ad ospitare circa 90.000 volumi; il piano superiore, organizzato a scaffale aperto, con circa 500 metri lineari di scaffalature per ospitare 23.000 volumi, 124 posti lettura attrezzate con prese elettriche e connessione wifi e 12 postazioni PC. Sfruttando la struttura architettonica preesistente, il piano superiore è diviso fra 6 sale con posti lettura e scaffalature alle pareti, una sala computer, uffici per i bibliotecari, un bancone e un atrio con postazioni di ricerca ad accesso libero. L'ingresso porta ad un ampio corridoio centrale che costituisce un punto di snodo, collegando tra loro i locali, e nello stesso tempo serve da estensione delle sale a scaffale aperto (per esporre riviste, testi e opere di consultazione). Il progetto ha avuto una storia lunga e travagliata. La prima analisi di fattibilità è del 2004, ma i locali destinati ad ospitare la nuova biblioteca si sono liberati solo nel 2008, ed è da allora che si è iniziato a definire concretamente il progetto, predisponendo un primo layout della struttura (all. B, fig.4). I lavori sono iniziati nel 2010, con la ristrutturazione del magazzino seminterrato e di una una parte del piano superiore (3 sale e un ufficio), già libera da interferenze. La prima parte della nuova biblioteca è stata aperta al pubblico nel marzo 2012, con varie limitazioni dovute all'incompletezza degli interventi e al fatto di non poterla presidiare adeguatamente. Per un lungo periodo è stato quindi necessario tenere in piedi contemporaneamente due strutture separate, con tutte le complessità del caso. Una simile situazione ha permesso però di testare in spazi ridotti le soluzioni logistiche ipotizzate per la biblioteca nel suo insieme, di cui il presente progetto si occupa. Sempre all'inizio del 2012 è stato definito un primo crono-programma per gli accorpamenti funzionali e la redislocazione dei volumi, partendo dall'ipotesi che la ristrutturazione dei locali si sarebbe completata nel 2013. [2012] [Nota agg. 1/3/13: ritardi nella realizzazione di opere preliminari all'intervento vero e proprio hanno allungato i tempi per il completamento della biblioteca, che si ipotizza ora per l’estate 2014. A oggi sono stati spostati nella nuova biblioteca i volumi di 3 dipartimenti (DISTAM, DIPSA, DISMA); i successivi (DEPAA, Patologia, forse Ingegneria) lo saranno se possibile all'inizio del 2014 ; e infine DIPROVE, Zootecnica e Idraulica tra la primavera e l’estate 2014]. [Nota 1/7/14: il protrarsi dei lavori di ristrutturazione oltre i termini stabiliti hanno allungato i tempi di altri 4/5 mesi, per cui l'apertura della nuova biblioteca si ipotizza ora per novembre/dicembre 2014. Per compensare i ritardi e mantenere gli equilibri progettuali già definiti è stato quindi anticipato lo spostamento nella nuova biblioteca di parte dei materiali bibliografici da accorpare] [Nota finale marzo 2015: la nuova biblioteca ha aperto il 15 gennaio 2015, anche se alcuni interventi di adeguamento delle attrezzature sono tuttora in corso. Così come sono ancora in corso le operazioni di risistemazione e ricatalogazione del patrimonio bibliografico accorpato] Biblioteca della Facoltà di Agraria 5 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 1.2 Genesi Agg.: 12/07/16 METRATURE E NUMERO DI VOLUMI COINVOLTI L'analisi di fattibilità del 2004 aveva rivelato che le statistiche relative ai fondi librari della Facoltà erano inaffidabili a causa di errori statistici accumulati nel tempo, per i volumi ormai irreperibili e per la mancata registrazione di prese in carico o di scarichi inventariali. Nel caso delle monografie, precedenti operazioni di riordino del patrimonio hanno dimostrato che questi fattori dovrebbero diminuire il numero reale di volumi. Per queste opere il dato più attendibile è rappresentato quindi dai volumi catalogati, aumentati del 5% circa (in quanto alcune opere non sono catalogate). Molto più complessa la valutazione sul numero di annate di periodici: in effetti la prima attività nell’ambito del riordino del materiale bibliografico è consistita nella ricognizione del posseduto, per definire con precisione volumi e metrature. In ogni caso, una valutazione realistica porta a ritenere che le monografie presenti in Facoltà siano 64.000, le annate (=volumi) di riviste circa 44.000, per un totale di ca. 108.000. Le nuove acquisizioni oscillano attorno ai 600 volumi l'anno, mentre sono 150 le riviste attive (in entrambi i casi con un trend in costante diminuzione, a causa delle difficoltà finanziarie e del passaggio di molte riviste all'e-only), il che porta a stimare l’aumento medio a meno di 700 volumi l’anno, che proiettati sull’arco di dieci anni danno circa 7.000 volumi. Totale dei volumi coinvolti nel progetto (nell'arco di 10 anni) : circa 115.000 volumi. E’ evidente che il modo più rapido ed efficiente di soddisfare le richieste dell’utenza è lo scaffale aperto: quanti più volumi verranno messi a magazzino, quanto più si alzerà la percentuale di richieste gestite dai bibliotecari, con spreco di risorse e aumento dei tempi di attesa per gli utenti. È ipotizzabile che una percentuale del 5% di richieste da evadere accedendo al magazzino sia accettabile. Tra il 5 e il 10% entriamo in un’area grigia. Oltre il 15% il progetto diventerebbe critico. Ma è altrettanto evidente che, se per soddisfare il 90% delle richieste occorresse mettere 10.000 volumi a scaffale aperto, per passare dal 90 al 95% ne servirebbero altrettanti (legge di Bourne). Il tentativo di ridurre il livello di accesso al magazzino chiuso al di sotto di una certa percentuale produrrebbe un'espansione esponenziale degli spazi occupati da scaffali aperti: è quindi importante trovare un equilibrio basato sul tipo di utilizzo che si prevede/desidera per la biblioteca. La dimensione dei locali pone in ogni caso precisi limiti strutturali: a scaffale aperto si possono sistemare non più di 22/23.000 volumi. Per questo sarà indispensabile individuare i volumi più utilizzati, che dovrebbero coincidere con i più recenti. Ovviamente la situazione potrà essere diversa da area disciplinare ad area disciplinare e richiederà una accurata analisi e una continua opera di affinamento ed aggiornamento anche dopo le scelte preliminari. Tenendo conto che le riviste attive – come detto sopra - sono 150 (in costante diminuzione)1 e che sono per lo più disponibili in formato elettronico, si può ritenere accettabile mettere a scaffale non più gli ultimi 10/15 anni di tutte le riviste attive, ma solo le poche riviste cartacee di una certa importanza, per circa 1.000 volumi. Per le monografie, mettendo a scaffale aperto quelle posteriori al 1990 e tenendo conto del fatto che un numero considerevole di volumi (almeno 3000) vengono dislocati per lunghi periodi di tempo negli studi dei docenti con una prestito vincolato, si arriva a circa 16.000 monografie, il 25% del totale. Dato che le scaffalature aperte possono contenerne 22.000/23.000, restano margini per l'accrescimento delle collezioni per i prossimi 10 anni senza dover spostare volumi a magazzino. Più problematica è invece la situazione del magazzino: confrontando i metri di scaffalature disponibili con quelli necessari per ospitare tutti i volumi della facoltà manca spazio per circa 10/15.000 volumi. Questa valutazione andrà però rivista dopo che saranno definiti gli esemplari di rivista multipli e i materiali obsoleti da scartare. [2011 – rivisto a marzo 2013] 1 rispetto alle 800 del 2005 e alle 400 ancora attive nel 2010 Biblioteca della Facoltà di Agraria 6 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 1.3 Genesi Agg.: 12/07/16 UTENTI COINVOLTI Nel definire il bacino di utenti va fatta una distinzione tra utenti reali e potenziali: quelli reali sono gli utenti che interagiscono con la biblioteca usufruendo almeno di uno dei servizi offerti 2; quelli potenziali sono tutte le persone che potrebbero prima o poi usufruirne, anche se a volte non sono neppure consapevoli del fatto che la biblioteca può offrire loro dei servizi. Alcuni di queste persone probabilmente non sono neppure interessate ad utilizzare una biblioteca e in molti casi più che di utenti potenziali potremmo parlare di utenti ipotetici. La possibilità che utenti potenziali decidano realmente di accedere ai servizi della biblioteca è influenzata da fattori complessi. In prima battuta dovrebbe dipendere – quasi in modo lineare - dalla probabilità di trovare in biblioteca ciò che serve: quindi dall’”adeguatezza” del materiale bibliografico posseduto rispetto alle esigenze di studio e di ricerca degli utenti stessi. In seconda battuta la probabilità che un utente potenziale diventi reale può essere aumentata da quel che potremmo definire "attrattività" della biblioteca, vale a dire dalla qualità dei servizi offerti: facilità delle procedure, mancanza di code, ambienti accoglienti, durata dei prestiti, disponibilità dei bibliotecari etc. Come si può intuire sono fattori in cui i dati oggettivi si mischiano con aspetti psicologici e percettivi, per loro natura elusivi e sfuggenti. La biblioteca di Agraria si inserisce all'interno di un tipico contesto universitario, che può essere visto come dei cerchi concentrici, formati da bacini utenti (reali e potenziali) progressivamente più ampi, con un coinvolgimento nell'erogazione dei servizi progressivamente minore3. Il primo bacino comprende gli utenti che vedono nella biblioteca il proprio riferimento diretto, vale a dire gli studenti e i docenti della Facoltà. Per gli studenti, il bacino potenziale coincide con gli iscritti alla Facoltà (4000); il numero degli utenti reali è presumibilmente di 1000/1500. I docenti sono 160, anche se pochi di loro utilizzano la biblioteca fisicamente. Il secondo, più ampio, è formato da studenti e docenti di tutto l'Ateneo, a cui è consentito l’accesso ai servizi della biblioteca alle stesse condizioni degli studenti e docenti della Facoltà. Gli utenti potenziali sono tutti gli studenti e i docenti dell'Ateneo (80.000 e 3500 rispettivamente); quelli reali erano stimabili qualche anno fa nel 5/6 % degli utenti primari, quindi all’incirca 2/300 utenti ogni anno. Per questi utenti il reale utilizzo dei servizi della biblioteca di Agraria dipende da quanto i materiali bibliografici da noi posseduti siano utili per le loro esigenze di studio e di ricerca: al momento la maggiore sovrapposizione c’è con le discipline biologiche e biomediche, oltre che con chimica ed economia per quanto attiene l’economia agraria. Il terzo bacino è formato da studenti e docenti di Bicocca/Insubria, parificati ai nostri utenti in base a convenzioni di reciprocità (stimabili in 100 utenti l’anno). Il quarto è formato dagli esterni (studenti e docenti di Università non convenzionate, utenti non universitari, in tutto poche decine l'anno), utenti marginali in quanto ricorrono solo a servizi “superficiali” (consultazione e fotocopie) e non al prestito. Il terzo e il quarto bacino non sono quindi strategici rispetto alle nostre scelte. [2011] 2 si potrebbe modificare la definizione in “utenti che interagiscono in maniera significativa con la biblioteca”, nel senso che ricorrono almeno al prestito, perché altre interazioni (l’uso della sala di lettura e delle fotocopie) sono poco significative e difficili da registrare. 3 in cui quindi diminuisce progressivamente la probabilità di essere realmente coinvolti nell'erogazione dei servizi abbassando la percentuale di utenti reali sul totale degli utenti potenziali Biblioteca della Facoltà di Agraria 7 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Genesi 1.4 1.4.1 Agg.: 12/07/16 SERVIZI Orario di apertura: situazione e prospettive Nella vecchia biblioteca al bancone dovevano essere presenti quasi sempre due bibliotecari: una sola persona poteva sostenere l'apertura esclusivamente nei periodi di bassa affluenza. L'apertura al pubblico richiedeva quindi 1,5 FTE (2 / 2,5 FTE ma nei momenti di punta). Nella nuova biblioteca i carichi di lavoro per l'apertura sono aumenteranno sensibilmente a causa dei seguenti fattori: - gli spazi da controllare aumenteranno e le sale lettura faranno parte integrante della biblioteca (quindi dovranno essere controllate con maggiore intensità) - per prelevare i volumi a magazzino i bibliotecari dovranno abbandonare i locali della biblioteca, mentre oggi il magazzino è parte integrante della biblioteca e il prelievo più semplice - la nuova biblioteca avrà 120.000 volumi al posto di 40.000, moltiplicando i servizi erogati Per contro esistono dei fattori in grado di limitare l'aumento dei carichi di lavoro: - il numero di utenti che graveranno sul bancone sarà simile a quelli attuali: la biblioteca esistente serve già il 90% degli studenti - lo stesso vale per il numero di prestiti gestiti dal bancone Altri fattori, come il fatto che i bibliotecari dovranno ricollocare i volumi consultati dagli utenti, avranno effetti difficili da valutare. I maggiori carichi di lavoro deriveranno quindi per lo più dalla maggiore complessità strutturale della biblioteca e dall’aumento dei servizi a causa delle maggiori risorse disponibili. L'apertura al pubblico della nuova biblioteca dovrebbe richiedere come minimo 2 FTE (3 nei momenti di punta, in base al livello dell'accoglienza garantita). [2011 – marzo 2013] 1.4.2 Consultazioni, fotocopie e altre attività di base Al momento le consultazioni registrate sono poche centinaia l'anno. Coprono essenzialmente tre tipologie di materiale: - opere di consultazione (dizionari, enciclopedie, atlanti, manuali) - fascicoli o annate di riviste - le prime copie dei libri di testo (non prestabili per un mese ma solo per il fine settimana) Nel corso degli anni le consultazioni hanno subito una fortissima diminuzione: da 10.000 nel 1998 a 5000 nel 2005, a 900 nel 2010. Negli ultimi anni la diminuzione si è ridotta, sintomo che si sta arrivando a uno "zoccolo duro" al di sotto del quale sarà difficile scendere. Questa diminuzione nasce dal forte incremento del prestito mensile di libri di testo. La maggior parte delle richieste riguardano infatti i libri testo, che, se non prestabili, saranno presi in consultazione e fotocopiati. Le consultazioni nascono quindi dalla necessità di fotocopiare libri di testo e viceversa: aumentando i volumi prestabili si riduce la necessità prenderli in consultazione per fotocopiarli. Il confronto delle curve relative ai prestiti e alle consultazioni rende evidente questo principio, confermato dal crollo delle fotocopie, passate da 100.000 l’anno a meno di 5.000. D'altra parte, non a caso, le biblioteche in cui l'incidenza delle fotocopie è elevata sono le stesse in cui è minore l'incidenza dei prestiti: la biblioteca di Lettere, pur avendo un numero di utenti 6 o 7 volte superiore alla nostra, eroga un milione di fotocopie l'anno (rispetto alle nostre 5000) contro 4000 prestiti (rispetto ai nostri 8000 ! ). [2011 – rivisto a marzo 2013] Biblioteca della Facoltà di Agraria 8 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 1.4.3 Genesi Agg.: 12/07/16 Prestiti : situazione attuale e proiezioni future Al momento è difficile prevedere l'evoluzione dei prestiti della futura biblioteca. Da un punto di vista quantitativo è evidente che saranno ben maggiori della somma dei prestiti delle biblioteche accorpate, se non altro perché molte non prestano (o lo fanno senza registrare i prestiti). Per quanto riguarda l'equilibrio produttivo, l'attuale biblioteca centrale è sbilanciata a favore della didattica (con prevalenza dei prestiti dei volumi di testo), mentre nei fondi librari il 90% dei prestiti riguardano volumi per la ricerca. Dopo l’accorpamento il profilo produttivo della nuova biblioteca dovrebbe essere più equilibrato. I prestiti della biblioteca centrale nel 2011 sono stati 4900, di cui 3500 mensili, 700 a docenti e 700 giornalieri; nel 2012 5660, di cui 4000 mensili, 380 proroghe, 460 a docenti e 830 giornalieri; nel 2013 6300, di cui 4600 mensili, 670 proroghe, 380 ai docenti e 650 giornalieri. È presumibile che i prestiti di volumi di testo dell'attuale biblioteca centrale siano il 90% dell'intera movimentazione potenziale relativa ai libri testo (i fondi librari ne possiedono poche copie): con le attuali strategie i prestiti di testi arriveranno al massimo a 6000/7000 l'anno. I prestiti di normali volumi generano 5/600 movimenti su 18.000 monografie; si può ipotizzare che un patrimonio di 60.000 monografie potrebbe generare 1500 prestiti (ipotizzando un aumento più che lineare). Gli unici dubbi riguardano i prestiti relativi ai volumi per la ricerca: quelli registrati dalla biblioteca centrale sono infatti una parte trascurabile dei movimenti potenziali di facoltà. Si deve quindi partire da un'analisi basata sulle movimentazioni a livello dipartimentale. Quelle del DISTAM sono ca. 900 su 8500 volumi posseduti, al DIPSA 250 su 2600 volumi: si deve presumere quindi che in una biblioteca dipartimentale il 10% dei volumi siano in prestito presso i docenti. Se il dato fosse proiettato sui volumi provenienti dai dipartimenti (35.000), si otterrebbero circa 3500 prestiti annui ai docenti4. L’esatta quantità dipenderà comunque dal tipo di accordi presi con i docenti coinvolti. In totale potremmo quindi avere più di 11.000 prestiti annui (3500 dalla ricerca, 7000 per i testi, e 1000 altri prestiti): comunque un ottimo risultato, paragonabile alle biblioteche umanistiche o ai prestiti previsti dalla futura biblioteca unificata di scienze (8500). L’unica biblioteca ad avere flussi nettamente maggiori sarebbe Scienze politiche con 25.000 prestiti annui (ma con 100.000 monografie5 contro le nostre 65.000 e 8000 utenti contro i nostri 3500). [2011 – marzo 2013] 1.4.4 Servizi di 2. livello : DD/ILL e reference La biblioteca centrale erogava ca. 400 DD/ILL, il Distam 700. Le due biblioteche coprivano metà del bacino utenti e delle risorse totali, quindi la loro somma dovrebbe coincidere sostanzialmente con il profilo produttivo finale della nuova biblioteca unificata e questo potrebbe far ipotizzare che questa possa erogare circa 1500/2000 DD/ILL. I DD erano spesso resi inefficaci dalla dispersione dei materiali bibliografici in Facoltà: spesso si rinunciava ad un DD perché il fascicolo era irrecuperabile. L'accorpamento dei fondi librari, oltre a mettere a disposizione un bacino di risorse supplementari, le renderà accessibili, migliorando l'efficacia e l'efficienza del servizio. Un punto cruciale nell’analisi è data da come il nostro patrimonio di periodici è segnalato all'esterno: più i nostri dati sono aggiornati e più DD generano: sarà quindi fondamentale riuscire ad aggiornare il più velocemente possibile ACNP. Per il reference, la futura evoluzione dei servizi verrà affronta a parte [2011 – marzo 2013] 4 5 calcolando un prestito l'anno; se i prestiti ai docenti durassero 2 mesi, rinnovati sei volte, le cifre si gonfierebbero in modo anomalo oltretutto meno obsoleti e usati pervasivamente da utenti che in biblioteca fanno ricerca (come in tutte le umanistiche) Biblioteca della Facoltà di Agraria 9 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 2 ANALISI 2.1 IL Agg.: 12/07/16 Genesi RUOLO STRATEGICA E DI FUNZIONALE UNA BIBLIOTECA UNIVERSITARIO IN AMBITO Una biblioteca è una delle poche strutture universitarie in grado di perseguire autonomamente progetti e attività strategiche, al cui interno sono rappresentate tutte le strutture della Facoltà comunque venga ridefinita - e tutti i componenti dell'Università (docenti, ricercatori, studenti, personale non docente). Da un certo punto di vista la biblioteca potrebbe quindi essere vista come una "zona neutra" all'interno della Facoltà, in grado di assumere un ruolo di centro servizi per i vari Dipartimenti e una vetrina con cui la Facoltà si può presentare all'esterno. La nuova organizzazione dell’Università finisce per sottoporla a una parziale destrutturazione, in quanto da una parte appiattisce e semplifica la gerarchia organizzativa (eliminando le Facoltà), ma dall'altra, così facendo, obbliga a moltiplicare le sovrapposizioni tra Dipartimenti per attivare i corsi di laurea: quindi aumenta le aggregazioni e le collaborazioni tra docenti di diverse strutture. Inoltre, la sempre maggiore integrazione dei servizi, la crescente sovrapposizione disciplinare e il nuovo modo con cui studenti e docenti interagiscono, rende molto meno definiti i legami di “appartenenza” strutturale (cioè definire a quale struttura facciano riferimento gli utenti). Per questo occorrerebbe passare progressivamente da un paradigma strutturale (chi “appartiene” - o fa riferimento - a cosa) ad uno funzionale-sociale: gli utenti vanno analizzati e gestiti più per la funzione svolta che per l’appartenenza a una struttura. Anche il rapporto tra utenti propri ed utenti “esterni”6, fino a poco tempo fa essenziale in quanto definiva chi aveva diritto a certi servizi, andrebbe ripensato in ottica funzionale. In altre parole è possibile che gli utenti si rivolgano ad una biblioteca non perché “propria”, ma semplicemente perché offre risorse più adeguate alle proprie esigenze. Questo potrebbe, in teoria, aprire la strada ad una limitata forma di “concorrenza” fra biblioteche (almeno in aree disciplinari contigue e in un ambito territoriale omogeneo: biblioteche troppo distanti fisicamente o disciplinarmente, difficilmente possono entrare in concorrenza). Ovviamente, le biblioteche dipartimentali godranno ancora a lungo di legami basati sull’appartenenza: i Dipartimenti, sia pur rimodulati 7, resteranno la struttura base dell’Università, e le loro biblioteche continueranno ad essere viste da docenti e studenti come le “proprie” biblioteche. Più complessa la situazione delle biblioteche di Facoltà, in cui i fattori in gioco sono contraddittori: da una parte il rapporto con i docenti è meno istituzionale e diretto, ma dall’altra servire più Dipartimenti rende indispensabile proprio saper gestire i rapporti istituzionali con tali strutture. Il fatto che la biblioteca non faccia parte fisicamente e funzionalmente di un Dipartimento rende più labile il rapporto con i docenti, ma può darle maggiore libertà d’azione. Certo, i bibliotecari non potranno più a lungo rinserrarsi nella biblioteca come in una fortezza assediata: in un certo senso la biblioteca dovrà espandersi dentro l'università e oltre, e se gli utenti non vengono da lei, dovrà essere la biblioteca ad andare a cercarseli. [marzo. 2012] 6 7 Intendendo con ciò esterni alla struttura di riferimento della biblioteca (Dipartimento o Facoltà che siano) Certo, se più dipartimenti, ognuno con la sua biblioteca, si unissero, qualche problema legato ai nuovi equilibri potrebbe crearsi Biblioteca della Facoltà di Agraria 10 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 2.2 STATUS Genesi Agg.: 12/07/16 SOCIO-POLITICO E SEGMENTAZIONE DELL'UTENZA In una biblioteca universitaria i rapporti con le diverse tipologie di utenti (studenti, dottorandi, docenti) vanno necessariamente diversificati, sia da un punto di vista regolamentare che funzionale. I diversi utenti non solo hanno diverse esigenze, ma soprattutto un modo diverso di rapportarsi con una biblioteca; e la maggior parte delle differenze nascono dal diverso modo che i vari gruppi di utenti hanno di interagire a livello sociale e "politico" - in senso lato - con l'Università. In Italia l'università è essenzialmente strutturata attorno ai docenti, che di fatto ne costituiscono una sorta di "azionisti di riferimento", dotati di diritti prevalenti; gli studenti vengono invece visti come semplici fruitori temporanei dei servizi, portatori quindi solo di più generici interessi legittimi 8; lo stesso vale per le altre categorie (tipo il personale non docente) che godono di minori "diritti", come gli azionisti non privilegiati di una SpA, che pur possedendo una quota societaria non votano. Il rapporto che le varie tipologie di utenti hanno con la biblioteca è poi modellato dalle diverse finalità perseguite: per gli studenti l'obiettivo primario (la laurea) è specifico, circoscritto nel tempo e nell'impegno richiesto; per il docente il miglioramento del proprio status scientifico è perseguito per tutta la durata del rapporto con l'università; per un dottorando la situazione è intermedia: l'obiettivo è specifico, ma è anche il primo passo per l'inserimento all'interno del corpo docente. Queste diverse finalità incidono sulle esigenze, facendo emergere importanti differenze negli atteggiamenti e nel modo di rapportarsi con le biblioteche. Gli studenti spesso hanno con la biblioteca un rapporto impersonale, di limitato coinvolgimento, focalizzato su esigenze circoscritte: molti di loro vengono in biblioteca solo per ottenere quel che gli serve al momento (di solito testi per gli esami), senza con ciò attivare un vero e proprio rapporto individuale e personalizzato con la biblioteca. Nello stesso tempo, di solito il rapporto tra utente e biblioteca è essenzialmente individualistico: salvo che in rari casi-limite (tipo il "passaggio" di volumi tra amici), l'utente viene da solo in biblioteca e da solo vi si rapporta. Questo porta, specie nei primi anni, ad usufruire dei servizi della biblioteca in modo altalenante ed erratico, privilegiando i servizi più semplici. Potremmo definire questo rapporto "a bassa intensità", nel senso che molti studenti possono restare per mesi senza frequentare la biblioteca, o frequentarla usando sostanzialmente sempre gli stessi semplici servizi di base (consultazione, prestito, fotocopie e poco altro). In mezzo a questa massa di studenti poco coinvolti, una piccola percentuale (specie gli iscritti alle specialistiche) può sviluppare un rapporto più continuo e sofisticato con i servizi bibliotecari. Dato che alcuni di loro potrebbero fare carriera come dottorandi o ricercatori, il laureando ben servito può in futuro diventare un docente con un buon rapporto con la biblioteca. Per quanto riguarda gli studenti il problema principale quindi è di valutare quanto investire sui pochi utenti motivati, ma più impegnativi, e quanto sui molti poco coinvolti, privilegiando una biblioteca di massa con servizi limitati e semplificati. Al contrario con i docenti il rapporto spesso più che con singolo docente è con una un intero gruppo di ricerca (ad es. per l'acquisto di un volume), ma per sua natura è più specifico e complesso: richiede un approccio più personale (se non un "rispetto" del loro status socio-politico) e servizi più sofisticati, che richiedono di solito ripetuti contatti, come DD e acquisti. Con i docenti il problema quindi consiste nel creare una prassi accettabile, che riesca a mediare tra la necessità di evitare rapporti eccessivamente "burocratici" e quella di seguire regole precise per evitare di farsene sopraffare. [marzo. 2012] 8 spesso neppure come "clienti", dotati quindi di precisi diritti "contrattuali" Biblioteca della Facoltà di Agraria 11 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 2.3 Agg.: 12/07/16 Genesi LE TENDENZE STRATEGICHE DI FONDO Per quanto riguarda la posizione delle biblioteche all’interno del sistema bibliotecario d’Ateneo, esiste di fatto un irrisolto contrasto fra le linee-guida perseguite da anni da parte della Divisione Biblioteche, volte a creare un sistema bibliografico integrato di cui le biblioteche sono semplici articolazioni territoriali, e la situazione reale delle singole biblioteche: di fatto c'è un sotterraneo ma evidente - contrasto fra gli interessi della Divisione stessa e quelli delle singole biblioteche). Il portale, ad esempio, parte dall'idea implicita che le biblioteche - dal punto di vista degli utenti – siano sezioni di un'unica entità. Nella stessa direzione opera il progressivo aumento delle risorse online "indifferenziate". Anche molti strumenti di ricerca sembrano dare a volte agli utenti l'impressione ingannevole di poter prescindere dalle particolarità e dai limiti strutturali delle singole biblioteche. Nonostante tutto, però, nel bene e nel male le biblioteche mantengono differenze strutturali per quanto riguarda gli spazi, le attrezzature e il patrimonio posseduto; senza parlare delle differenze "culturali" e gestionali, dovute a prassi consolidate, alle diverse esigenze degli utenti o alla diversa organizzazione interna. Queste differenze portano a erogare servizi in maniera assai differenziata, sia da un punto di vista quantitativo che per quanto riguarda la qualità e il tipo di approccio, creando precisi limiti intrinseci alla completa integrazione in un sistema “virtuale”9. Il secondo punto critico è che fingere che le biblioteche siano solo sezioni di un sistema virtuale fa trascurare gli aspetti pratici, “fisici” dell'erogazione dei servizi: nonostante tutto le biblioteche sono – e resteranno a lungo - posti in cui studiare potendo disporre di risorse bibliografiche, ambienti accoglienti, bibliotecari professionali e amichevoli. Focalizzare oltre misura l'attenzione sulla "biblioteca digitale" rischia di distogliere l'attenzione da questi aspetti sociali e “fisici” che non possono essere facilmente trascurati, e che rimarranno cruciali ancora per molto tempo. Certo la situazione sta cambiando e occorre tenerne conto: per le biblioteche le prospettive sono infatti segnate da tendenze di fondo difficilmente eludibili: - crescente disintermediazione, con utenti sempre più autonomi (o che si credono tali) - diminuzione dei fondi, e quindi degli abbonamenti e delle monografie acquisite - centralizzazione delle politiche bibliotecarie e dell’offerta servizi (portale, Metalib, SFX etc.) Gli effetti di queste tendenze sono già evidenti: ormai l'80% delle riviste è in formato digitale, e il numero delle riviste cartacee è in continua diminuzione; non dissimile è la situazione per le nuove acquisizioni di monografie, destinate a ridursi sempre più. Nell’insieme questi trend sono destinati a produrre un costante, lento “svuotamento” delle biblioteche, modificando profondamente il profilo dell’offerta al pubblico: con meno volumi a disposizione e utenti che possono sempre più accedere direttamente, senza intermediazioni, alle risorse dal proprio PC, la biblioteca finirà per trovarsi al bivio tra un progressivo rattrappimento o il passaggio ad un approccio più complesso nei confronti degli utenti, trasformandosi in un centro servizi per "facilitare" l'accesso alle risorse non ottenibili direttamente dall'utente (con DD/ILL) o a servizi sofisticati e personalizzati (come il reference). È probabile quindi che in futuro le biblioteche dovranno cercare un difficile equilibrio tra riduzione delle risorse e necessità di mantenere un’offerta adeguata, tra convivenza con la crescente virtualizzazione e necessità di mantenere un approccio “fisico” con gli utenti, tra centralizzazione e mantenimento di un’identità legata al proprio “territorio” [universitario]. 9 rendendo oltretutto complessa l'analisi dei dati, visto che le statistiche confrontano attività fra loro oggettivamente diverse. Biblioteca della Facoltà di Agraria 12 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Genesi Agg.: 12/07/16 Il cambiamento in atto è evidente anche ad Agraria, e ha già inciso profondamente sui parametri di questo progetto: anche da noi l'80% delle riviste è ormai in formato digitale, e quelle cartacee sono in continua diminuzione; non dissimile è la situazione per le monografie, il cui numero e la cui importanza - specie per quanto riguarda la ricerca – sono destinate a ridursi sempre più. L'analisi di fattibilità del 2004 calcolava di dover ospitare a scaffale aperto gli ultimi anni di 1000 riviste (quelle attive all'epoca in Facoltà), per una occupazione di circa 400 metri lineari di scaffali; oggi le riviste attive sono 150 e per contenerne gli ultimi anni basterebbero 60 metri (al punto che si è deciso di esporne ben poche a scaffale aperto - per le valutazioni in merito vedi il par. 3.1.1). Anche le nuove accessioni di monografie sono passate da 1000 l'anno a 600. La minore necessità di spazi di accrescimento ha quindi permesso di diminuire il numero complessivo degli scaffali, senza incidere più di tanto sugli equilibri strutturali del progetto, e contemporaneamente aumentare i posti lettura e migliorare la vivibilità degli ambienti. Nello stesso tempo è stato possibile aumentare le monografie esposte, passate da 12.000 a 15.000, incrementando così la loro scansione temporale (dal 1995 al 1990). Gli stessi trend hanno inciso anche sulle infrastrutture. Ad esempio, come detto prima, le fotocopie sono ormai diventate marginali e di ciò va tenuto conto per strutturare il servizio fotocopie. Quanto ai computer al pubblico, l’ipotesi di avere molti posti lettura tradizionali e una sala PC separata è stata scartata a favore di postazioni "ibride", con prese elettriche e connessioni Wi-fi. Oggi come oggi potrebbe perfino essere rimessa in discussione l'idea di avere una sala PC "tradizionale" inhouse (ad esempio sostituendola con una sala di accoglienza o comunque con uno spazio ibrido). Esistono comunque una serie di problemi a cui dovrà essere trovata una soluzione per assicurare un equilibrio tra esigenze contrastanti, in particolare tra un approccio più tradizionale e “fisico” (legato all'uso degli spazi di lettura e dei volumi e al contatto diretto tra utente e bibliotecario), e un approccio più "virtuale", volto a garantire l’accesso alle risorse digitali. [marzo 2012] Biblioteca della Facoltà di Agraria 13 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 2.4 Agg.: 12/07/16 Genesi PROBLEMI LOGISTICI E STRUTTURALI È evidente che, dal punto di vista dell'utente, l'organizzazione logistica migliore è quella che minimizza gli spostamenti (e quindi le perdite di tempo) per poter usufruire delle varie risorse e dei servizi. Ad esempio, se i volumi attinenti alle singole discipline fossero posizionati in salette dedicate, è più probabile che gli utenti in cerca di materiali bibliografici possano espletare la loro ricerca senza doversi spostare in altre sale. Allo stesso modo, sarebbe auspicabile che postazioni di accesso al catalogo e fotocopiatrici fossero vicini ai volumi, o - in alternativa - presenti ovunque (se fossero lontani, per cercare un volume e fotocopiarlo l'utente sarebbe costretto a percorrere inutilmente diecine di metri). Spesso però i limiti creati dalle strutture architettoniche e dalle rigidità organizzative rendono inapplicabili simili soluzioni. Inoltre queste soluzioni potrebbe entrare in conflitto con la necessità di evitare sovrapposizioni tra i diversi flussi di utenti, creati da differenti esigenze: se volumi molto richiesti e fotocopiatrici fossero vicini, la coda che si potrebbe creare per le fotocopie finirebbe per interferire con gli utenti che consultano gli scaffali. Tenendo conto della necessità di trovare un equilibrio fra opposte esigenze, la biblioteca ideale probabilmente dovrebbe essere strutturata in modo che, partendo da un accesso centrale, gli utenti possano arrivare con il minimo percorso a uno qualunque dei servizi o delle risorse di cui abbiano bisogno; oppure avere sale e postazioni di accesso ai servizi che si affaccino su una zona centrale "neutra", che operi come spazio di transito e interscambio. In secondo luogo, la struttura della biblioteca e l'organizzazione dei servizi dovrebbero minimizzare la possibilità che si creino code o anomali addensamenti di utenti: le postazioni per l'erogazione dei servizi devono essere in grado di assorbire flussi di utenti in maniera flessibile. Non ci dovrebbero essere "colli di bottiglia", né a livello fisico (ad esempio spazi limitati davanti a postazioni potenzialmente molto utilizzate) né a livello organizzativo (ad esempio un solo terminale per il prestito che, una volta saturato da accessi anormalmente elevati, non potrà che produrre code). Un ragionamento simile vale dal punto di vista del bibliotecario. Anch'egli - per vari motivi - può doversi spostare da un punto di erogazione servizi all'altro: se questi fossero mal strutturati o distribuiti, la sua attività si complicherebbe. I bibliotecari devono poi "controllare il territorio": il che da una parte implica che siano il più possibile presenti in ogni punto dalla biblioteca per offrire assistenza agli utenti, dall'altra che siano in grado di controllare il comportamento degli utenti. Anche da questo punto di vista è quindi essenziale che la biblioteca sia strutturata per ottimizzare le distanze, trovando un equilibrio tra diverse esigenze: i punti di erogazione dei servizi vanno concentrati, ma non al punto da creare code; dividere l'accesso ai servizi in più punti è utile per controllare meglio il territorio, ma rischierebbe di complicare la vita a utenti e bibliotecari se la disseminazione fosse eccessiva. Punti di erogazione multipli sarebbero sostenibili solo se i servizi offerti fossero ben differenziati per tipologia, per impedire che gli utenti siano confusi da un'offerta troppo frammentata e che i flussi di accesso si sovrappongano in maniera caotica. Anche dal punto di vista dei bibliotecari, quindi, la biblioteca ideale dovrebbe avere un punto di accesso centrale, in modo da controllare gli spostamenti degli utenti tra una sala e l'altra, mentre i servizi di massa (più semplici e ad alto afflusso, come prestito e fotocopie) dovrebbero essere separati da quelli più specializzati, ma con ridotti flussi di utenti (tipo DD e ILL). [marzo 2011] Biblioteca della Facoltà di Agraria 14 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 2.5 I Agg.: 12/07/16 Genesi LIMITI STRUTTURALI DELL'EDIFICIO LORO UTILIZZO E IL I locali destinati alla futura biblioteca sono delimitati da murature portanti che non possono essere eliminate. L’idea di fondo è quindi stata di trasformare questi limiti in opportunità, usando le stanze per creare ambienti relativamente piccoli ma più vivibili dei soliti enormi saloni open space. Questa ipotesi presentava però alcune incognite, che è stato necessario sciogliere preventivamente: la prima era se creare ambienti “ibridi” (che comprendessero sia tavoli di lettura che scaffali), o se dividere posti lettura e scaffalature usando sale diverse. La seconda soluzione non era priva di vantaggi: il traffico di chi cerca dei volumi sarebbe stato segregato dallo spazio occupato da chi ha bisogno di tranquillità per studiare; in teoria, inoltre, avrebbe potuto ottimizzare l’utilizzo degli spazi creando economie di scala. Ma le dimensioni delle sale, indipendentemente dalla presenza o meno di scaffalature, non consentivano più di un certo numero di scaffalature o di tavoli (pena l’invivibilità); al contrario, l’uso “ibrido” calcolando bene il numero di scaffalature - avrebbe consentito un migliore uso degli spazi, consentendo di creare inoltre (suddividendo i volumi per materia ) sale “tematiche”, in cui gli studenti avrebbero potuto trovare i volumi di loro interesse e i tavoli a cui leggerli senza muoversi, annullando gli svantaggi legati alla compresenza negli stessi spazi di persone in cerca di volumi e altre intente a leggere. La prima soluzione ha quindi prevalso naturaliter la seconda era se mantenere l’ingresso posizionato nella parte laterale dell’edificio o se crearne uno ad hoc in posizione centrale. Anche qui la scelta è stata ovvia, in quanto l’ingresso laterale era troppo sacrificato e con notevoli problemi di sicurezza. L’ingresso centrale, con un ampio atrio affiancato dal bancone per accogliere gli utenti, superva tali limiti, creando nel contempo una situazione ben più attraente e gradevole per il primo approccio di un utente alla biblioteca. la terza riguardava il corridoio centrale, largo più di 3 metri: se usato solo come passaggio si sarebbe sprecato uno spazio notevole. Si è quindi pensato di trasformarlo in una ulteriore sala per esporvi i volumi più utilizzati (riviste, volumi di testo etc.), in modo da assorbire la maggior parte del traffico degli utenti, togliendo pressione alle sale. [marzo 2011] Restano da definire comunque altre questioni, in particolare occorrerà: a) trovare il giusto equilibrio tra numero di volumi ed utenti (cioè tra lo spazio dedicato alla lettura, che dovrebbe assicurare un certo comfort e quello occupato dagli scaffali) b) assicurare flessibilità strutturale e organizzativa per poter per affrontare nuove esigenze che sorgessero in seguito al cambiamento nei bisogni degli utenti o all’evoluzione a lungo termine delle biblioteche Biblioteca della Facoltà di Agraria 15 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 2.6 Agg.: 12/07/16 Genesi RAPPORTO TRA BANCONE E REFERENCE Diventa quindi cruciale l'organizzazione logistica e la strutturazione fisica dei locali di accoglienza per il pubblico, tra cui il bancone e i locali adibiti al reference (ricerche assistite) . Il bancone è dedicato ai servizi di base (prestiti, consultazioni, informazione bibliografica) e alle altre attività di supporto per l’utenza (assistenza nelle ricerche internet, fotocopie etc.); i suoi addetti dovrebbero interagire sia con gli utenti appena entrati in biblioteca (non ancora passati attraverso l'antitaccheggio), sia con gli utenti all'interno. Perciò il bancone deve essere rivolto sia verso l'atrio che verso l'interno della biblioteca, come un recettore cellulare in grado di comunicare sia con l'ambiente extracellulare che con il citoplasma. Una simile struttura consente a pochi bibliotecari di controllare a vista l'entrata e l'uscita degli utenti e di occuparsi - da postazioni diverse - di diverse tipologie di richieste, ottimizzando l'utilizzo del personale. Va tuttavia tenuto presente che rendere troppo "centrale" il bancone potrebbe far gravitare eccessivamente gli utenti su quest'area, rischiando di creare code: le postazioni devono quindi essere in numero sufficiente e posizionate in modo da poter assorbire in maniera equilibrata flussi assai variabili di utenti sia esterni che interni. Un bancone rivolto sia all'interno che all'esterno sarà sottoposto a richieste diversificate, che richiederanno competenze professionali estese: l'esperienza dimostra infatti che quando l'utente chiede un'informazione non è facilmente prevedibile se sia banale o se invece si riveli complessa al punto da richiedere una sessione di reference. In alcuni casi, quando il personale al bancone non possiede le competenze necessarie, o se richieste troppo complesse rischiano di creare code, occorre re-indirizzare gli utenti verso altre postazioni. La migliore soluzione consiste nel posizionare il locale per il reference vicino al bancone, in modo che possano comunicare tra di loro. Questa scelta permetterebbe di passare facilmente l'utente da un servizio all'altro; in alternativa, di richiamare temporaneamente un bibliotecario esperto al bancone, per risolvere un problema troppo complesso per il personale di prima accoglienza. L'area dedicata al reference garantirebbe inoltre personale supplementare per sostenere eventuali afflussi anomali di utenti (o momentanee carenze di personale al bancone). Un'altra soluzione logistica è di concentrare in un punto relativamente vicino al bancone l'accesso ai volumi di testo per ottimizzare il processo di erogazione dei prestiti: infatti il punto di prestito potrebbe semplicemente essere un'area del bancone, segregata ma comunque facente parte dei locali di accoglienza, in modo da consentire ai bibliotecari di sovrapporsi sui turni e darsi supporto reciproco. L'ideale sarebbe di esporli in corridoio, attorno al punto di servizio interno del bancone. In tal modo, il corridoio finirebbe per diventare un’estensione delle sale a scaffale aperto, ma adibito ad esporre materiale differente, trasformandosi in sorta di ulteriore sala tematica. Nei locali reference potrebbero poi essere sistemati alcuni metri di scaffalatura adibiti a materiale di consultazione o fondi speciali (biblioteconomia, informatica) [marzo 2011] Biblioteca della Facoltà di Agraria 16 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 2.7 2.7.1 DEFINIZIONE Genesi Agg.: 12/07/16 DEI LAYOUT (PLANIMETRIE ) Le ipotesi iniziali Come detto nel primo capitolo, la storia del progetto è stata lunga e complessa; lo stesso si può dire per quanto riguarda la definizione del layout (la planimetria) dell'edificio da ristrutturare. Le prime versioni risalgono addirittura al 2003 (cfr. allegato B, immagine numero 1 e 2) ed erano state realizzate dalla biblioteca con una elaborazione in-house, utilizzando per la realizzazione delle planimetrie in AutoCAD uno studente di architettura allora in servizio come obiettore di coscienza. Sulla base di questi primi layout stata quindi elaborata l'analisi preliminare di fattibilità (cfr. allegato A), successivamente allegata alla proposta di creazione della nuova biblioteca centralizzata di Agraria, inviata agli organi centrali di Ateneo a firma dell'allora preside della Facoltà, prof. Cocucci, dell'allora responsabile scientifico della Biblioteca di Agraria, prof. Schiraldi, e del direttore della Biblioteca (ed estensore di questo progetto). L'analisi di fattibilità conteneva infatti delle rudimentali planimetrie in Word, che ricalcavano - sia pure in versione "degradata" – quelle realizzate in AutoCAD. Le ipotesi progettuali iniziali contenute nell'analisi di fattibilità (cfr allegato A – varie immagini), erano molto simili alla prima ipotesi in AutoCad e si basavano su queste premesse: - ingresso posizionato al centro della palazzina - bancone "a recettore", rivolto cioè sia verso l'atrio che verso l'interno della biblioteca - sale contenenti sia tavoli lettura che scaffalature Il primo layout fornito dalla Divisione edilizia (cfr. allegato B, immagine n. 5) le seguiva con una certa fedeltà. In ognuna delle 5 sale più grandi erano previsti 16 posti lettura tradizionali, con tavoli non cablati a 4 posti, e nelle due piccole 8 posti, per un totale di 96 posti lettura. L'entrata, protetta con tornelli, era distinta dall'uscita, protetta con antitaccheggi e il bancone a L era di dimensioni relativamente ridotte. Non era prevista una sala per PC e gli uffici erano tre, tutti relativamente piccoli e situati in tre punti diversi dell'edificio, in grado di ospitare non più di 7 persone (2 nel locale reference dietro il bancone, 5 nei due uffici a destra, separati dal corridoio). Le richieste di avere posti lettura cablati elettricamente per garantire l'accesso alla rete tramite wi-fi, di mettere a disposizione degli utenti un locale PC hard-wired, di eliminare i tornelli per creare un'unica entrata/uscita e di aumentare lo spazio per uffici hanno poi portato, attraverso ipotesi intermedie, a una seconda versione (cfr. all. B, imm. n. 6). I posti lettura, non più organizzati ad “isole” a 4 posti ma in file contrapposte da 5+5, salivano a 20 per sala. Per far spazio alla sala PC le sale scendevano a 5, ma, nonostante ciò, grazie all'ottimizzazione degli spazi, i posti lettura salivano a 110 (20 nelle 5 sale grandi e 10 nell'unica piccola rimasta), più 12 posti PC. Due degli uffici venivano affiancati, mantenendo una capienza totale negli uffici di 7 postazioni. L'entrata con tornelli spariva 10, permettendo di allungare il bancone per tutta la larghezza dell'atrio, creando un secondo bancone "interno", rivolto verso il corridoio, per gli utenti ammessi in biblioteca (tornando con ciò quasi totalmente all'idea originaria del 2004). 10 in base a una analisi logistica e funzionale: i tornelli sono infatti utili solo se servono effettivamente a filtrare gli accessi, ad esempio escludendo gli utenti esterni (ipotesi esclusa a priori da questo progetto) ; peraltro, l'effettività del filtro dipende dall'utilizzo integrato di badge e apparati di identificazione in rete, il che implica un notevole sforzo, con costi di implementazione e gestionali non indifferenti. I rapporti costi-ricavi non sostenevano quindi in nessun caso l'ipotesi dei tornelli. Biblioteca della Facoltà di Agraria 17 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 2.7.2 Genesi Agg.: 12/07/16 Il layout finale Tra il 2010 e il 2011, la necessità di prevedere postazioni lavoro fisse per almeno 10 persone, e un'analisi più puntuale della necessità di spazi per il back-office, ha suggerito di ampliare ulteriormente gli uffici. Per contro, l'aggiornamento dell'analisi sul numero di volumi coinvolti nel progetto e sui trend ipotizzabili, ha evidenziato una sensibile diminuzione nel numero di scaffali necessari. Infine sono state ridefinite le dimensioni dei tavoli lettura e ottimizzato il bancone, creando uno spazio interno, separato dall'atrio con una parete, adibito a postazioni di lavoro fisse. Questo ha portato alla versione definitivo (cfr. allegato B, immagine numero 7). I posti lettura in alcune sale sono saliti a 24, e quindi i posti lettura totali sono ulteriormente saliti a 124 (20 in due sale, 24 in tre e 12 nell'unica sala piccola rimasta), più i 12 posti PC. Veniva eliminata una saletta interna adibita inizialmente ad esposizione volumi, per farla diventare un terzo ufficio per 2 posti, mentre i due uffici affiancati (formalmente adibiti ad ospitare 4 postazioni, ma con spazi insufficienti per uffici back-office) sono stati unificati, creando un ampio spazio back-office con 3 postazioni; infine, lo spazio interno creato al bancone è stato organizzato per ospitare altre 2 postazioni fisse. In tal modo la capienza totale negli uffici è salita a 10 postazioni fisse (3 per il back-office, 3 al reference, 2 nel nuovo ufficio e 2 nel retro-bancone), mantenendo 4 postazioni al pubblico. Va notato, per quanto riguarda i dati macro-analitici, che i posti lettura, a causa dell'ottimizzazione degli spazi e della ridefinizione nella dimensione dei tavoli, salgono da 96 a 124, con in più i 12 posti PC; le scaffalature scendono da 120 a 90 metri (da 600 a 450 metri lineari di ripiani), ma contestualmente al netto ridimensionamento nella quantità di volumi da esporre a scaffale aperto: infatti, mentre nel 2004 si prevedevano tra le 1000 e le 1200 nuove acquisizioni l'anno, più 800 riviste attive, per un aumento medio di 2000 volumi l’anno, oggi realisticamente le nuove acquisizioni si fermano a 600 volumi l'anno e le riviste a 150, per un totale di 700 volumi l’anno. Il bancone definito nell'ultima versione del progetto dovrebbe inoltre superare molte delle criticità emerse nelle precedenti versioni. In particolare si sottolineano i seguenti punti: il passaggio previsto tra l'interno del bancone e l'atrio, per consentire gli interventi del personale verso gli utenti è stato eliminato per assicurare maggior spazio alle postazioni ed assicurare una maggiore sicurezza per gli operatori il passaggio con il retrostante ufficio reference non è più posizionato in basso (nel layout vicino alla parete esterna) e quindi lontano dalle postazioni al pubblico, ma in alto, accanto ad esse, consentendo una comunicazione più semplice e rapida tra i due locali il nuovo bancone "esterno" è semicircolare, ad angolo, e più spostato verso il centro della sala rispetto alle precedenti versioni11; garantisce i necessari spazi di movimento per le due persone che vi lavoreranno, e contemporaneamente le allontana dalla postazione di lavoro al bancone bancone "interno" (rivolto verso il corridoio), evitando possibili interferenze è stata creata una paretina che separa l'atrio dalla parte a sud del bancone, consentendo di ricavarvi uno spazio più chiuso, in cui possono essere ospitate due postazioni fisse per i bibliotecari che lavoreranno al bancone: su questi PC gli addetti potranno fare ricerche ed operazioni gestionali senza essere disturbati dal flusso degli utenti, ma restando a disposizione per offrire supporto a chiu si sta occupando delle vere e proprie postazioni al pubblico. le postazioni per ricerche ad accesso libero sono state spostate dalla parete dell'atrio a destra dell'ingresso alla parte in basso del layout, più vicine alle postazioni al pubblico, facilitando l'assistenza degli utenti da parte dei bibliotecari 11 nella precedente versione il bancone era diritto ed allineato con l'intervallo tra le finestre, ad angolo con il banco "interno": le postazioni verso l'atrio confliggevano con quella verso il corridoio, con operatori costretti ad operare in spazi ristretti Biblioteca della Facoltà di Agraria 18 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 3 ORGANIZZAZIONE DEL MATERIALE BIBLIOGRAFICO 3.1 3.1.1 Agg.: 12/07/16 Genesi QUESTIONI GENERALI Suddivisione in collezioni del materiale bibliografico Il progetto della nuova biblioteca prevede la confluenza di fondi librari assai diversi tra di loro per tipologia e organizzazione del materiale posseduto (per lo più collocato a magazzino, mentre la nuova biblioteca è a scaffale aperto): limitarsi ad assemblare i fondi stessi senza riorganizzarli creerebbe quindi una situazione ingovernabile. Di conseguenza si è stabilito che alle monografie posteriori al 1990, destinate a scaffale aperto, saranno attribuite nuove collocazioni basate sulla CDD; i volumi saranno distribuiti tra le sale, in modo da ottenere una distribuzione disciplinare il più possibile omogenea. I volumi anteriori al 1990 manterranno invece le vecchie collocazioni e saranno depositati a magazzino. Dato che le monografie destinate a magazzino non cambieranno collocazione, sarà proprio questo elemento invariante a poterle identificare rapidamente come tali sia dai bibliotecari che dagli utenti12. Alcuni tipi di volumi, il cui utilizzo e le condizioni di prestabilità sono diverse rispetto alle altre, come volumi di testo e opere di consultazione, saranno esposte in corridoio come collezioni, identificate da sigle nella sezione di collocazione, precedute sempre dal prefisso "AGR." (pur usando la stessa struttura di collocazione). Per le collane occorrerà individuare le poche che finiranno a scaffale aperto e che, a volte, dovranno essere riorganizzate, dato che i volumi che le compongono possono essere dispersi in mezzo alle altre monografie. L'ideale è che assumano una numerazione progressiva all'interno di un nuovo settore. Le collane che restano a magazzino manterranno le vecchie collocazioni, per ottenere la stessa, evidente, differenziazione fra materiale a scaffale aperto e a magazzino delle monografie. [marzo 2011] Per quanto riguarda le riviste, vanno fatte delle considerazioni molto più complesse. Come detto nel par. 2.1, quando questo progetto è stato inizialmente definito, si prevedeva di mettere a scaffale aperto le ultime 10 annate delle riviste attive (all'epoca ca. 1000, per un'occupazione di 400 metri lineari di scaffali), ordinate alfabeticamente; le annate precedenti sarebbero andate a magazzino, assieme alle riviste chiuse. Già allora però era evidente che il magazzino non sarebbe stato sufficiente per ospitare tutto il materiale storico: le riviste marginali od obsolete (con basso livello di consultazione) sarebbero quindi state posizionate in spazi diversi, se non dislocate in un magazzino separato, o sarebbero rimaste nei Dipartimenti di afferenza. Sarebbe stato quindi fondamentale differenziare in maniera evidente attraverso la collocazione quelle marginali localizzate altrove da quelle posizionate nella nuova biblioteca, come in effetti è stato fatto 13 per i primi due fondi bibliografici traslocati (Entomologia e DISMA): per le loro riviste sistemate nella nuova biblioteca sono state create nuove collocazioni, mentre quelle dislocate altrove mantengono le vecchie collocazioni. Su tutto aleggiava poi la questione – assai intricata - di come gestire la protezione con tag RFID . 12 i volumi a scaffale aperto vengono prelevati dall'utente senza intermediazione, quelli a magazzino vanno chiesti al bancone (e non è detto che vengono forniti immediatamente) 13 attività complessa, dato che per ricollocare gli esemplari occorre prima controllare e correggere le notizie bibliografiche Biblioteca della Facoltà di Agraria 19 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Genesi Agg.: 12/07/16 Nel frattempo la situazione è talmente cambiata da obbligare a rivedere interamente l'analisi: - il numero di riviste attive si è ridotto enormemente: se nel 2011 erano 250 (= 100 metri di ripiani), oggi sono 150 (=60 metri), e continuano a diminuire di 10/15 l'anno, non solo a causa delle chiusure per ragioni contabili, ma anche a causa dei passaggi all'e-only e delle continue cessazioni di pubblicazioni. Non è quindi facile valutare quanto convenga esporre a scaffale riviste destinate in breve a interrompersi, per una ragione o per l'altra - il trasferimento delle riviste dei primi 3 Dipartimenti, in parte a scaffale aperto, in parte nel nuovo magazzino centralizzato e in parte depositate nel vecchio compactus (senza dimenticare che alcune sono rimaste in Dipartimento o continuano ad esservi inviate) ha reso evidente l'estrema difficoltà nell'individuare a colpo d'occhio dove recuperare un certo fascicolo: se la rivista non è ben conosciuta dal bibliotecario e non ci sono precise indicazioni su dove sono gli ultimi fascicoli (e quali siano questi ultimi) come si può capire se sono in Dipartimento, a scaffale, a magazzino nella nuova biblioteca o a magazzino nella vecchia ? Senza contare poi il caso – ulteriormente deviante rispetto alla norma - dei fascicoli mancanti e di quelli a rilegare … - il fatto che la stragrande maggioranza delle riviste cartacee abbia la versione on-line rende assai dubbi i vantaggi di esporle al pubblico: se è la versione elettronica ad assicurare consultazione e DD, perché mettere a scaffale la versione cartacea, con tutte le complessità del caso ? Il fatto poi che si sia scelto di attivare per quanto possibile l'accesso elettronico per tutti gli abbonamenti ha ulteriormente ridotto l'entità del problema - negli ultimi anni anche la necessità di dislocare in Dipartimento alcune riviste o le ultime annate di alcune riviste per le esigenze della ricerca si è considerevolmente ridotta: di nuovo, se è la versione elettronica ad assicurare la consultabilità, perché inviarle in Dipartimento ? - infine, last but not least, sarà difficile trovare localizzazioni alternative per le riviste marginali, che andranno comunque sistemate nella nuova biblioteca o scartate, obbligando a rivedere tutta la logica del vecchio progetto Tenendo conto delle complicazioni relative alla gestione dei fascicoli (vedi par. 4.1.2), si potrebbe pensare che la soluzione migliore sia di mettere tutte le riviste a magazzino fino all'ultimo fascicolo. Ma una scelta simile appare troppo radicale: una biblioteca senza riviste esposte sembrerebbe incompleta e anomala; non sarebbe poi semplice trovare altro materiale da mettere in corridoio al loro posto, mentre – al contrario – la scelta aumenterebbe l'occupazione a magazzino (la più critica per la scarsità di spazi). Inoltre, mettere a magazzino le riviste cartacee sarebbe controproducente, dato che costringerebbe a scendere in magazzino ad ogni richiesta di consultazione o DD. La soluzione migliore è quindi quella di ridurre al minimo le riviste a scaffale aperto, limitandole a quelle cartacee. Tra tutte gli standing-order sono i migliori candidati per evidenti ragioni: - sono solo cartacee e destinate a restare tali per molto, quindi tipico materiale da scaffale aperto - sono già rilegati e hanno un inventario per volume - si può mettere senza problemi a scaffale aperto l'intera consistenza A questi vanno aggiunti gli ultimi anni delle riviste di consultazione pura (National geography, Informatore agrario) e delle riviste di pregio (Nature, Science etc.), gestendo al meglio i fascicoli con tag multipli. Si possono ipotizzare 10 o 11 standing-order, una diecina di riviste di consultazione generale e 5 o 6 riviste come Nature: totale ca. 20 riviste per altrettanti metri (compresa l'esposizione dei fascicoli). Tutto il resto andrà a magazzino. Quanto alle riviste marginali già dislocate nel compactus della vecchia biblioteca o inizialmente ivi destinate, occorrerà necessariamente eliminarle, redislocarle o aggiungerle alle altre destinate al magazzino della nuova biblioteca. [marzo 2014] Biblioteca della Facoltà di Agraria 20 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 3.1.2 Agg.: 12/07/16 Genesi La situazione degli spazi disponibili a scaffale aperto La sistemazione definitiva del materiale bibliografico, ovviamente, non potrà che avvenire alla fine dei lavori di ristrutturazione dei locali adibiti all’esposizione dei volumi a scaffale aperto. Nel frattempo vari fattori potranno modificare - a volte in maniera rilevante – i parametri su cui sui basa l’organizzazione del materiale a scaffale e la sua distribuzione tra le varie sale. In particolare : - numero scaffali: nei layouts le scaffalature esistenti e quelle da acquisire/traslocare sono indicate con precisione, sia nel numero che nelle dimensioni (100 nelle sale, 24 in corridoio) 14. Di conseguenza, si dovrebbero poter derivare con esattezza i metri totali disponibili. Quando le scaffalature verranno posizionate, potrebbero però rivelarsi impedimenti non evidenti nelle planimetrie (prese sporgenti dalle pareti, punti critici vicino ai passaggi e all'antitaccheggio etc.) che potrebbero ridurne il numero. Allo stesso risultato potranno condurre piccoli errori di calcolo sul dimensionamento delle pareti (le planimetrie non incorporano gli effetti degli interventi edili, come l'allargamento o il restringimento dei passaggi, il riposizionamento delle porte etc.). Il dato potrà quindi variare in meno. Fatto ben più rilevante, esistono dubbi sulla distribuzione delle scaffalature tra le varie collezioni. In particolare, sarà complesso suddividere esattamente il numero di scaffalature posizionate in corridoio tra le riviste, i testi e le opere di consultazione, dato che non sappiamo con precisione quante riviste attive resteranno, quanti metri occuperanno e quante opere di consultazione saranno recuperate da altri fondi librari o destinate all'ufficio reference. Le incertezze sull'esatto numero di scaffali dedicati alle singole collezioni sugli scaffali posizionati in corridoio sono quindi notevoli. - n.. ripiani a scaffale: è stato valutato in media a 5 ma è probabile che nella realtà possa variare del 5 % in più a seconda del tipo di collezione presa in esame. Ad esempio, è probabile che per monografie in cui prevalgano paperbacks si potrebbe avere una media del 5,5 o più. Il dato potrà quindi variare leggermente in più, sovrapponendosi al punto precedente. - n. volumi per metro: è stato valutato a 35 per le monografie e 25 per le riviste, ma è probabile che possano esserci variazioni a seconda del tipo di collezione. Ad esempio, per le riviste si potrebbe scendere a 20, ma dipende da quali riviste sopravvivranno 15; lo stesso vale per le consultazioni (quelle che occupano più spazio sono le tradizionali enciclopedie, in via di sparizione). Il dato potrà quindi variare sensibilmente, sovrapponendosi alle incertezze statistiche e rendere difficile definire con esattezza per ogni collezione (testi, consultazioni etc.) il numero di volumi ospitati dalle scaffalature assegnate. - n. volumi coinvolti: qui l’incertezza dipende sia dalle statistiche (poco attendibili e che dovranno essere ricontrollate), sia dalla quantità di volumi in “prestito” presso i docenti che potrà diminuire o aumentare notevolmente la quantità di volumi realmente collocati a scaffale - trend di acquisti: generalmente in calo ma è difficile valutare di quanto, perché dipende dalle disponibilità residue che resteranno alla biblioteca per comperare monografie. Inoltre la complessa struttura della CDD rende impossibile predire eventuali concentrazioni degli acquisti in una particolare sotto-classe [marzo 2011] 14 quelle metalliche (usate nelle sale e in parte del corridoio) sono da 100 o da 80 cm. Quelle in legno, usate in corridoio da 92/72 cm. la variabilità nelle riviste è alta: ci sono riviste in cui un anno occupa 1 metro, altre in cui occupa 10 cm. Su piccoli numeri (100 o 200 riviste), basta che poche riviste molto "estese" in termini di centimetri occupati cessino, per abbassare enormemente la media 15 Biblioteca della Facoltà di Agraria 21 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 3.1.3 Genesi Agg.: 12/07/16 La situazione degli spazi disponibili a magazzino I compactus della nuova biblioteca sono due, più o meno con la stessa capienza (1100 metri lineari di scaffali), mentre i metri occupati dalle riviste (nonostante le riviste immagazzinate nel compactus della vecchia biblioteca), sono di gran lunga superiori ai metri lineari occupati dalle monografie destinate a magazzino: per le monografie si arriva a 900/1000 metri, per le riviste a oltre 1300 metri. Si è scelto di dedicare il vecchio compactus alle monografie e il nuovo alle riviste, in parte perché il nuovo compactus è più largo e permette facili spostamenti delle riviste (il vecchio più stretto va bene per le monografie che non richiedono grosse operazioni di ricollocazione), in parte perché nel vicino corridoio sarà possibile collocare altri 3/400 metri lineari di riviste. Gli spazi a compactus sono i più critici anche per ragioni storiche: rispetto ai metri lineari inizialmente definiti dal progetto del 2008, la capienza del nuovo compactus è stata sensibilmente ridotta dai limiti strutturali imposti dal seminterrato (le volte bombate, la necessità di lasciar libere zone del seminterrato dedicate a passaggi tecnici etc.) e dal dimensionamento del meccanismo di movimento dei carrelli. Inoltre, una parte dei locali del seminterrato inizialmente attribuiti alla biblioteca sono stati assegnati all'Analisi sensoriale, riducendo di qualche centinaia di metri lineari la capienza totale. Per contro, è stato possibile attrezzare il corridoio e le pareti accanto al nuovo compactus con scaffali ed armadi, aumentando di alcune centinaia di metri la capienza totale del magazzino; e lo stesso potrà essere fatto con due altri locali, di cui uno inizialmente destinato ad ospitare un ufficio, aumentando la metratura totale di altre svariate centinaia di metri. Infine, le possibilità che uno di tali locali dovesse ospitare l'impianto antincendio (diminuendo la metratura di alcune centinaia di metri) è stata recentemente esclusa. Nel seminterrato attualmente sono posizionati: - 13 armadi da 1,80 metri: 4 nella saletta A, 5 nel corridoio e altri 4 accanto al compactus. - 10 scaffalature alte da 7/8 ripiani - sarà inoltre possibile posizionare qua e là almeno altri 10/12 metri di scaffali normali a 5/6 ripiani : ma si potrebbe, usando la saletta B e ottimizzando gli spazi, arrivare a 25 Se ognuno degli armadi fosse attrezzato con 5 ripiani e la maggior parte potesse essere occupata in doppia fila, ogni armadio potrebbe ospitare fino a 18 metri di riviste; se attrezzata con 4 ripiani singoli arriverebbe al massimo a 7 metri: la variabilità è dunque altissima, in quanto nella ipotesi massima si arriverebbe a 250 metri lineari, in quella minima 100. Gli scaffali alti ottimizzati potrebbero contenere 75 metri lineari e se ne fossero piazzati altri 25 normali ottimizzati se ne aggiungerebbero altri 130 (60 per 12 scaffali non ottimizzati). Nell'insieme, la variabilità fra l'ipotesi massima (250 metri lineari + 75 + 130 = 455) e la minima (100 + 75 + 60 = 235) resta elevatissima, portando al raddoppio – o al dimezzamento, se si guarda all'inverso - dei metri lineari ottenibili. Tutto dipende dal livello di ottimizzazione degli spazi, che dipende strettamente dalla scelta dei volumi da posizionare, dall'uso definito e da piccole microdecisioni strutturali, in grado di sommare i loro effetti. Infine, nella saletta antichi al momento sono presenti 10 scaffali normali, per un totale di ca. 55 metri lineari (gli spazi a scaffale sono ottimizzati perché gli antichi sono sistemati a formato) che garantiscono spazio per ca. 2800 volumi. Ma potrebbero essere sistemate almeno altre 4 scaffalature in mezzo (al limite anche 6), creando spazi per almeno altri 1500 volumi, quindi anche per alcune riviste antiche. [apr. 2014 ] Biblioteca della Facoltà di Agraria 22 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 3.1.4 Genesi Agg.: 12/07/16 La situazione del materiale bibliografico Anche la quantità di materiale da traslocare e da sistemare a scaffale nella nuova biblioteca, nonostante sia stata stimata al meglio, potrà subire delle variazioni, a volte anche sensibili. Per quanto riguarda le monografie, il numero dei volumi coinvolti nell'accorpamento (dato che le statistiche e le registrazioni inventariali sono estremamente imprecise) deriva essenzialmente dal numero di inventari utilizzati per le catalogazioni. Occorre però ricordare che la maggior parte delle catalogazioni sono state fatte senza avere in mano i volumi, assegnando quindi in SOL inventari fittizi. Una certa quantità di errori è quindi inevitabile. Esistono alcuni fattori in grado di sottostimare il reale numero di volumi coinvolti : il fatto che alcuni volumi possono non essere stati catalogati il fatto che alcune opere in più volumi siano state catalogate in maniera semplificata, attribuendo all'opera un solo inventario, quando i volumi sono magari 8 o 9 (va tuttavia tenuto conto che ad Agraria le opere in più volumi sono relativamente scarse.) Altri fattori possono invece sovrastimare il numero di volumi. Alcune opere, infatti, sembrano apparentemente possedute in più copie, con diversi inventari, ma uguale collocazione: l'anomalia potrebbe essere dovuta a errori di collocazione – e in alcuni casi sicuramente è così - ma se i volumi sono diecine e si concentrano in alcuni settori, gli inventari sono fittizi e si concentrano attorno a una sequenza, si può ragionevolmente concludere che siano stati erroneamente catalogati due volte da diversi operatori. Naturalmente, finché non sarà stato completato il controllo negli studi dei docenti, la possibilità che le altre copie esistano, per quanto scarsa, non può essere del tutto esclusa. Esistono infine dei fattori attivi in grado di diminuire sensibilmente il numero di volumi coinvolti: molti volumi sono doppi o tripli e potrebbero quindi essere disinventariati. Naturalmente disinventariarli ha un costo, quindi l'eliminazione delle copie multiple va valutata in termini di costi/ricavi: può avere senso per opere in più volumi perché consente di risparmiare molti centimetri; appare controproducente se riguarda fascicoli od opuscoli. anche molte opere obsolete possono essere disinventariate, sempre valutando il rapporto costi/ricavi. Va notato che opere di inizio secolo potrebbero essere considerate storiche e quindi da salvaguardare, mentre appaiono più sacrificabili opere degli anni 60 e 70/80. per le vecchie edizioni dei volumi di testo (cioè un'edizione indietro di 3 o 4 rispetto a quella corrente) il vantaggio nel disinventariarle non dipende solo dal risparmio di spazio, ma anche dall'eliminare opere che potrebbero confondere l'utente che ricorre a vecchie edizioni solo perché disponibili (senza considerare la loro obsolescenza) Tra tutte le opere su cui si può fare lo scarto le migliori sono le vecchie enciclopedie doppie o obsolete, i dizionari, i vecchi volumi di testo e in generale le opere di consultazione. Per quanto riguarda le riviste, non è stata fatta una valutazione del numero dei volumi coinvolti (in mancanza di registrazioni corrette i parametri da prendere in considerazione presentano troppo variabili), ma registrati i centimetri occupati da ogni rivista. Anche qui, benchè il lavoro sia stato accurato, esistono vari fattori in grado di modificare i dati di partenza. Qui però il problema maggiore nasce dal fatto che – a prescindere da qualunque errore sistematico – le metrature di riviste da collocare a magazzini eccedono di parecchie centinaia di metri gli spazi disponibili: quindi quelle in eccesso (tendenzialmente le più obsolete e marginali) o le si tengono nel vecchio compactus (se resterà disponibile) o si trovano altri spazi in Facoltà o si disinventariano. Per prudenza occorre anticipare la disinventariazione, privilegiando sempre un'analisi costi/ricavi: meglio eliminare poche grandi riviste e alcune recenti e marginali. [sett. 2013] Biblioteca della Facoltà di Agraria 23 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 3.2 3.2.1 Agg.: 12/07/16 Genesi MONOGRAFIE A SCAFFALE APERTO Dati strutturali e numerici di base La struttura delle collocazioni generiche a scaffale aperto è basata su: - sezione (10 cars.) : dato che lo scaffale generico sarà la collezione "di base" [nel senso che sono le altre collezioni ad essere definite per differenza] la sezione sarà solo "AGR. " e basta - collocazione (20 cars.) : conterrà le materie disciplinari definite in base alla CDD - specificazione (12 cars.) : conterrà il codice identificativo dell'opera composto dal codice autorititoli [i primi 3 car. del cognome + il primo del nome o i primi 3 car. della prima parola significativa del titolo + il primo della seconda], anno preceduto da parentesi tonda [per gestire edizioni e diverse opere stesso autore all’interno dello stesso settore Dewey] ed eventualmente BS,TR etc. per indicare copie multiple ; - sequenza (20) : conterrà il numero dei volumi di un’opera, preceduto da slash per separare i caratteri in orizzontale Qui sotto le statistiche sulla quantità di metri lineari disponibili sala per sala e la distribuzione tendenziale dei volumi in base alla CDD (a sinistra scaffali e metrature, a destra i volumi a scaffale divisi per CDD – sia quelli finora classificati che le proiezioni – e le altre collezioni. Le celle con sfondo giallo rappresentano le ipotesi più realistiche) Biblioteca della Facoltà di Agraria 24 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 3.2.2 Agg.: 12/07/16 Genesi Dinamiche di espansione delle collezioni e selezione del materiale Come si può vedere dalla tabella precedente, si ipotizzava che sulle scaffalature posizionate nelle sale ci fosse posto per 16.400 volumi a 35 vol. al metro o 17.400 per 37 vol. al metro 16: quindi 12.000/13.000 vol. con spazi di accrescimento per 8/10 anni. Va detto che il maggiore accrescimento sarebbe avvenuto tra i volumi di testo, posizionati in corridoio, dove gli spazi di accrescimento sono maggiori (per i testi 14 metri di scaffalature contro le attuali 9)17. Inizialmente i volumi destinati a scaffale aperto partivano dal 1991 e venivano stimati in 13.200 (di cui 4.200 BC, 2.000 Distam e 400 Entomologia); considerando che i volumi in prestito vincolato ai docenti dovrebbero essere tra il 10% e il 15%, i volumi realmente destinati a scaffale scendono a 11.000. Si è quindi deciso di aggiungervi i volumi del 199018 (circa 1000), arrivando a 14.200 volumi teorici e 12.000 reali. Dato che 200 dei volumi del 1990 non erano classificati, recuperarli ha creato un sensibile aggravio di lavoro per la loro riclassificazione. Naturalmente, più si va indietro con gli anni, più aumentano i volumi da classificare, minore è l'utilità dei volumi e quindi il rapporto costi-ricavi degrada rapidamente. Perciò – e per garantire che gli anni a scaffale siano definiti da un decennio – ci si è fermati al 1990. Nulla toglie che in seguito si possano spostare a scaffale anche volumi degli anni 80' per materie in cui l'obsolescenza è più lenta [marzo 2014] A luglio 2014 i volumi teoricamente assegnati a scaffale aperto erano nominalmente 9500 (4600 per B1, 2100 per B5 , 420 per B8, 415 per C1 e 1950 per B0); i volumi effettivamente ricollocati erano 7500 (3990 per B1, 1180 per B5, 220 per B8, 260 per C1 e 1850 per B2) a causa dei volumi prestati ai docenti (280 volumi di B1, 530 di B5, 120 di B8, 30 di C1 e 10 di B2) e di quelli “dispersi” (20 volumi B1, 330 B5, 50 B8, 50 C1 e 330 B2), per 1900/2000 volumi fuori posto (il 20% dei “nominali”). Restavano da recuperare 2300 volumi per B0, 2100 per Q1 e 300 per C2, per 4.700 volumi teorici (su cui bisognava supporre la stessa percentuale di volumi assenti), il 35% circa dei 14.200 volumi teorici complessivi e degli 11.200 volumi reali, contro una capienza degli scaffali aperti stimata in 17.000 volumi (94 m. di scaffali per 5 ripiani, per 36 vol. al metro). Il rapporto tra capienza e volumi teorici da assegnare a scaffale era quindi di circa l'80%, di conseguenza per ogni metro si sarebbero dovuti lasciare 20 cm. liberi come spazio di fuga; degli 80 cm. teoricamente occupati se fossero stati recuperati tutti i volumi, quelli effettivamente occupati sarebbero stati 45 cm., mentre 20 dovevano restare a disposizione per gli ultimi fondi da recuperare e circa 15 cm. (il 20%) restare liberi per i volumi “dispersi”, . Si è poi ipotizzato che nelle sale A e B andassero le classi CDD 1 e 3, nella sala C la 5 e la 610, nella D le classi da 620 a 635, nella E le classi 636-7 e nella F le seguenti: i metri lineari nelle sale A e B erano appena sufficienti per la classe 3, leggermente sovradimensionati per la classe 5 / sala C (ca. 2 scaffali in eccesso) e leggermente maggiori per la 6 / sala D (uno scaffale in più). La percentuale di volumi classificati rispetto al totale contiene però una dissimmetria di fondo: il 90% è la media fra il 96% di B1/B5/B8 etc., il 90% del Diprove e il 70% di Ingegneria: dato che questi ultimi fondi contengono soprattutto opere di biologia vegetale, scienze agrarie e ingegneria, il fatto che la loro classificazione sia scarsa implica una sistematica sottovalutazione statistica delle classi 5 e 6 (in cui però esistono maggiori margini di espansione a scaffale). [sett. 2014] 16 dato che non sono compresi i volumi più spessi, come enciclopedie, annate di riviste e manuali, collocati in corridoio Le nuove accessioni sono ca. 6/700 l'anno, ma se si escludono i volumi di testo, a scaffale saranno al più 200/300 vol. 18 ottenendo anche di togliere pressione al magazzino, in cui gli spazi erano più estremamente limitati (par. 3.4.3) 17 Biblioteca della Facoltà di Agraria 25 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria PIANO RIALZATO UFFIC I SALA B (7) 1500 vols SALA C (6) 3200 vols (20 posti) (20 posti) ( <testi + cons. + coll.) SCAL E E SALA A (1) 2000 vols (24 posti) BAGNI Verde = uffici biblioteca Agg.: 12/07/16 Progetto per la nuova biblioteca centralizzata di Agraria FR ON T OF FI Azzurro = corridoio (scaffale aperto/sale lettura + uffici ) UF F. SALA D (5) UFFICI 3600 vols RI V. USC ITA SIC UR EZZ A (24 posti) CORRIDOIO PIANO RIALZATO ( riviste) BAGNI ATRIO ED INGRESSO SALA F (2) SALA E (3) 3000 vols 600 vols (12 posti) (24 posti) Giallo = locali per il pubblico Pagina 26 di 112 Grigio = atrio SAL A PC Rosa = sala PC Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Progetto per la nuova biblioteca centralizzata di Agraria PIANO SEMINTERRATO (compactus + locali vari ) UFFIC I ANALISI SENSORIALE COMPACTUS (esistente) SCALE E BAGNI CORRIDOIO PIANO SEMINTERRATO SCAL E COMPACTUS (da creare) E SCAF FALI ANALISI SENSORI ALE BAGNI CAVEDI Verde = uffici della biblioteca Grigio = compactus Azzurro = corridoio Giallo = sale a scaffali Rosa = locali dell’attuale Analisi sensoriale (non utilizzate dalla biblioteca) Pagina 27 di 112 Biblioteca Facoltà di Agraria 3.2.3 Agg.: 12/07/16 Genesi Suddivisione per sale N.B.: sulla planimetria le sale sono individuate da numeri, in ordine antiorario da sinistra sull'asse orizzontale (vale a dire dall'ingresso laterale) e la n. 4 non esiste, in quanto successivamente dedicata ad uffici. Qui le sale sono distinte da lettere, in ordine orario, sempre partendo da sinistra sull'asse orizzontale. Per ogni scaffale si calcolano 5 ripiani da un metro, e per ogni metro mediamente 35 volumi. SALA A (1) La sala avrà da 15 a 16 metri di scaffalature, per 75/80 metri di ripiani e un numero di volumi tra i 2650 e i 2800. I posti lettura saranno 24. Nella sala vanno le prime 2 classi CDD (300 volumi) e parte dei volumi della classe 3 (economia e diritto - in totale 3400 volumi) per circa 2100 volumi SALA B (7) La sala avrà 10/12 metri di scaffalature, per 50/60 metri lineari, per ospitare tra i 1500 e i 1800 volumi. I posti lettura sono 20. Nella sala andrà il resto della classe 3, circa 1300 volumi SALA C (6) Nella sala saranno sistemati 22 metri di scaffalature, per 110 metri lineari di ripiani e un numero di volumi che arriverebbe a circa 3900. I posti lettura saranno 20. Nella sala vanno la classe 5 (scienze, circa 2600) e le classi 600-610 (ca. 800 volumi), per un totale di ca. 3400 SALA D (5) La sala avrà circa 22 metri di scaffalature per 110 metri di ripiani e circa 3900 volumi. I posti lettura sono 24. Nella sala andrebbero le classi 620-635 (ca. 3600 volumi in totale). SALA E (3) La sala avrà 4 metri di scaffalature per 20 metri di ripiani e 650 volumi. I posti lettura sono 24. Nella sala andrebbero le classi 636-637 (ca. 550 volumi in totale). SALA F (2) La sala avrà circa 18 metri di scaffalature, per 90 metri di ripiani e un numero di volumi attorno ai 3100. I posti lettura saranno 12. Nella sala vanno le classi 640-690 (alimentazione e tecnologia alimentare), circa 2200 volumi, più i volumi delle classi 7-9 (circa 500), per un totale di ca. 2700. Dato che i volumi saranno ricollocati in vari passaggi, le porzioni di volumi man mano riclassificati – per evitare di spostarli e ri-spostarli in continuazione - vanno posizionati nella posizione a scaffale più vicina a quella definitiva: per questo si è partiti dalla distribuzione statistica per classi dei volumi attualmente classificati, la si è moltiplicata per 1.1 (visto che i volumi classificati erano al momento il 90% del totale) per simularne la distribuzione finale; poi è stato applicato un fattore moltiplicativo (1.2) per farla corrispondere con il numero reale di metri lineari disponibili: così si visualizza approssimativamente scaffale per scaffale quali classi li occuperanno, incorporando in ogni classe il 20% di spazi di fuga. Questa strategia permetterà di definire la posizione delle classi più simile a quella definitiva, salvo la necessità di piccoli aggiustamenti on the fly. [gen. 2014] Biblioteca della Facoltà di Agraria 28 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 3.2.4 Agg.: 12/07/16 Genesi Ricollocazione volumi e ridefinizione della distribuzione a scaffale Una prima simulazione sulla distribuzione delle classi a scaffale fatta a gennaio 2014 si basava sulle stime allora disponibili per i volumi classificati e gli scaffali disponibili (che in base alle planimetrie avrebbe dovuto sfiorare i 100 metri). A giugno, dopo l'arrivo degli scaffali (e la scelta di eliminarne alcuni per assicurare una migliore vivibilità agli ambienti), la quantità di metri è stata rivista al ribasso; per contro si è deciso di mantenere 6 metri di scaffalature nella sala A, aumentando sensibilmente lo spazio per le prime classi. Alla fine i metri di scaffali nelle sale tematiche si è stabilizzato a 94. Viste le altezze medie dei volumi si è poi confermata l'ipotesi di scaffali a 5 ripiani. Si è così arrivati alla prima simulazione realistica sulla distribuzione dei volumi a scaffale, usata come griglia di collimazione per posizionare i volumi di B5, B8, C1 e quelli del Depaa (recuperati a giugno). Si è capito inoltre di poter ottenere una forte coincidenza tra sale e classi: le sale A e B avrebbe infatti potuto ospitare le classi 1-3, la C la classe 5 e la 610 (medicina), la D le classi 620-635 (ingegneria e scienze agrarie), la E le 636-7 (zootecnia) e la F le altre (nutrizione e tecnologie alimentari). A luglio, durante il posizionamento dei volumi recuperati dalla Biblioteca centrale, la distribuzione delle classi è stata confermata, salvo minime modifiche alle sotto-classi (ad es. riducendo leggermente la 333 e aumentando la 338). Nel frattempo la percentuale di volumi classificati ha raggiunto il 95%, permettendo di confermare le precedenti proiezioni sui volumi assegnati alle varie classi e sotto-classi, persino nel leggero drive supplementare a suo tempo ipotizzato per le classi più presenti nei fondi librari non ancora trasferiti (333, 620, 631 e 700). Inoltre, le classi che in ipotesi apparivano più “sacrificate” (333 e 338), hanno rivelato un'occupazione di spazi inferiore al previsto, probabilmente a causa del numero medio di volumi per metro per quelle classi (ben maggiore dei 35 vol. a metro preso come standard). Si può quindi ritenere che la distribuzione delle classi a scaffale sia ormai molto vicina all'optimum, e con un tasso di errore massimo di meno dell'1%, del tutto accettabile. [agosto 2014] Durante successivi recuperi di materiali dai fondi da accorpare (a giugno 2015 i volumi di Ingegneria, Difca e Zootecnia) in teoria si sarebbero dovuti recuperare a scaffale 2300 volumi per B0, 200 per Q3 e 300 per C2, per un totale di 2.800 volumi nominali. In realtà, tra scarti, volumi marginali o non classificati, per B0 sono stati messi a scaffale 1400 volumi e per Q3/C2 300, per 1.700 volumi effettivi (a cui bisogna aggiungerne altri 200 non catalogati). Quindi i volumi realmente presenti a scaffale erano a quel punto saliti a ca. 9.230, a fronte di 10.250 volumi nominalmente ricollocati a scaffale aperto (i mancanti erano 237 in prestito vincolato ai docenti e 783 fuori posto o smarriti). Ci sono poi i volumi ancora da ricollocare a scaffale aperto, perchè in prestito vincolato o smarriti prima di essere ricollocati per un totale di 2115 vol. da recuperare a scaffale aperto (414 per B1, 814 per B5, 131 per B8, 112 per C1, 37 per B2, 349 per B0, 199 per Q1 e 35 per C2). Restavano da recuperare nominalmente 900 volumi per Agronom., 900 per Colt. e 460 per Idr.Agr., per altri 2260 volumi teorici, il cui trattamento è in corso, e su cui si deve ipotizzare la stessa percentuale di volumi smarriti o – più presumibilmente – dispersi senza registrazione negli studi dei docenti, facendo presumere che i volumi effettivamente recuperati a scaffale siano circa 1.300) ; in più abbiamo ancora 200/300 volumi da catalogare ex-novo. Si può quindi ipotizzare che alla fine i volumi realmente recuperati a scaffale saranno circa 10.800, mentre i volumi teorici da assegnare a scaffale (compresi volumi regolarmente registrati in prestito ai docenti, volumi smarriti e quelli dispersi negli studi dei docenti senza registrazione) complessivamente dovrebbero poter essere stimati a 14.800, confermando sostanzialmente le precedenti proiezioni. [nov. 2015] Biblioteca della Facoltà di Agraria 29 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi DISTRIBUZIONE PROBABILISTICA CLASSI A SCAFFALE SU PROIEZIONI STATISTICHE (agg. 15 agosto 2014) Biblioteca della Facoltà di Agraria 30 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Biblioteca della Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi 31 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 3.3 Agg.: 12/07/16 Genesi COLLEZIONI SPECIALI E RIVISTE IN CORRIDOIO Il corridoio diverrà l’estensione delle sale a scaffali aperti, e vi saranno sistemati i volumi di testo, gli ultimi 10 anni delle riviste cartacee attive, le collane e gli standing order e una parte dei volumi di consultazione. In base al progetto iniziale doveva ospitare 32 metri di scaffali, una dozzina di metallo da 1 m. e 25 misti da 0.90. In realtà gli spazi rimasti liberi dopo la ristrutturazione, tenendo conto dei margini di rispetto per l'antitaccheggio, ne potranno ospitare 25 misti da 0,90, due misti da 0,70 per un totale di ca. 24 metri lineari, più 5 metri al massimo di scaffalature metalliche, per un totale complessivo di ca. 29 metri lineari. I volumi di testo occupano al momento 9 metri di scaffalature per 1500 volumi, ma dato che sono i materiali a maggiore incremento occorre riservare loro almeno 13 metri. I volumi di consultazione occupano 7 metri per 1000 volumi, più un metro per quelli provenienti da altri fondi librari ; ma almeno 3/4 metri, quelli relativi ad opere di biblioteconomia e reference potrebbero andare nell'ufficio reference o in Direzione, quindi in corridoio ne andranno non più di 5 metri. Le collane occuperanno 3 metri e gli standing order 6. Totale 26/7 metri. Le riviste cartacee (non standing order) potranno occupare i restanti 2/3 metri: in pratica potremmo tenere a scaffale gli ultimi 10 anni di 12/15 riviste. Dato che per riempire ognuno dei lati servono 13/14 metri di scaffali, quelli metallici non possono occupare da soli un lato: quindi vanno sistemati ad un'estremità del corridoio, riservandoli per particolari tipologie di materiali. I volumi di testo andrebbero esposti al meglio, quindi davanti all'ingresso, e accanto alla postazione prestito, non ad una estremità poco visibile; inoltre, visto il numero ridotto, non possono essere ospitati dalle poche scaffalature metalliche. I volumi di consultazione invece dovrebbero trovarsi accanto all'ufficio reference. Quindi i 5 o 6 scaffali metallici vanno all'estremità di sinistra del corridoio, accanto al reference, per ospitare le opere di consultazione e le collane. Gli scaffali di legno di fronte all'ingresso e attorno al banco prestito potrebbero contenere i testi, e quelle in fondo a destra riviste e standing order. La struttura delle collocazioni per opere di consultazione a scaffale aperto è basata su: - sezione (10 cars.) : la sezione sarà "AGR.CONS. " - collocazione (20 cars.) : conterrà le materie disciplinari definite in base alla CDD - specificazione (12 cars.) : codice autori-titoli, anno preceduto da tonda + BS,TR etc. ; - sequenza (20) : numero dei volumi all’interno di un’opera, preceduto da slash La struttura delle collocazioni per i volumi di testo è basata su: - sezione (10 cars.) : la sezione sarà "AGR.TES. " - collocazione (20 cars.) : conterrà le materie disciplinari definite in base alla CDD - specificazione (12 cars.) : codice autori-titoli, anno preceduto da tonda + BS,TR etc. ; - sequenza (20) : numero dei volumi all’interno di un’opera, preceduto da slash La struttura delle collane e degli standing order a scaffale aperto è basata su: - sezione (10 cars.) : la sezione sarà "AGR.COLL. " - collocazione (20 cars.) : conterrà il numero progressivo della collana (su un unico schedone !) - specificazione (12 cars.) : numero di sequenza dell'opera all'interno della collana - sequenza (20) : numero dei volumi all’interno di un’opera, preceduto da slash La struttura delle collocazioni di pregio è basata su: - sezione (10 cars.) : la sezione sarà "AGR.ANT. " - collocazione (20 cars.) : settore [1 per libri pre-800, 2 per l’Ottocento, 3 varie] e formato - specificazione (12 cars.) : numero di sequenza dell'opera all'interno del settore - sequenza (20) : conterrà il numero dei volumi dell’opera, preceduto da slash [maggio 2014] Biblioteca della Facoltà di Agraria 32 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 3.4 3.4.1 Agg.: 12/07/16 Genesi MATERIALE A MAGAZZINO Dati strutturali e numerici di base Qui sotto le statistiche sui metri lineari disponibili a magazzino e i volumi per tipologia e collezioni. Le celle con sfondo giallo rappresentano le ipotesi più realistiche) Ogni filotto da 3,60 metri del nuovo compactus può ospitare ca. 24 metri lineari (25 con 7 ripiani, 22 con 6 ripiani), nel vecchio compactus da 4 metri ca. 25/26 metri lineari (28 con 7 ripiani, 24 con 6 ripiani). Nel vecchio compactus (riservato alle monografie), possono essere ospitati tra i 52.000 e i 47.000 volumi (a 40/45 vol. a metro, dato che nel magazzino monografie mancano le opere di consultazione e i manuali, vale a dire i volumi più ingombranti, mentre sono frequenti fascicoli e miscellanee). In ogni caso, ipotizzando che il compactus possa contenere ca. 50.000 volumi, si può vedere (nella parte destra) che la migliore ipotesi sui volumi coinvolti, una volta detratti i volumi antichi (“a” - ca. 3000) e quelli a scaffale post-1989, è di ca. 50.000 volumi [la somma di “collane a magazzino” e della riga “Mon -s/a” alla colonna con sfondo giallo]. Questo significa che dovrebbe poter ospitare tutte le monografie, compattate senza spazi di fuga (ma per l'analisi vedi il paragrafo seguente). In realtà le incertezze statistiche portano a ritenere che lo spazio necessario possa variare sensibilmente. D'altra parte le disinventariazioni stanno recuperando sempre più spazio e ancor più ne potranno recuperare in seguito; inoltre l'analisi su alcuni fondi librari porta a ritenere che per tali materiali la “densità” per metro lineare possa arrivare fino a 50/55 volumi, elevando notevolmente la capienza del compactus. Quindi le monografie potranno essere interamente contenute nel vecchio compactus, anzi lasciando margini.Più problematico lo spazio per le riviste: di fronte a 1500 metri lineari disponibili, tra compactus e scaffali sparsi, i metri di riviste – tra principali e marginali sono almeno 1800. Ma sono in corso operazioni di scarto, che potrebbero recuperare centinaia di metri. [maggio 2014] Biblioteca della Facoltà di Agraria 33 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 3.4.2 Agg.: 12/07/16 Genesi Distribuzione delle monografie a compactus Le monografie a magazzino mantengono le vecchie collocazioni (che si considerano chiuse, tranne che per disiventariazioni e rientri di volumi in prestito o declassificati da scaffale aperto) e vanno in un compactus a 2 blocchi, il primo con 17 e il secondo con 25 elementi monofilari (“filotti”). Le monografie B8, B4 e C1 hanno occupato 6 filotti nel primo blocco, per 170 metri lineari. Il resto del primo blocco ospitava le monografie ex-DISTAM, che sono state compattate, disinventariando materiali doppi od obsoleti, in modo da lasciare liberi circa 5 filotti nel primo blocco. A giugno 2014 sono stati trasferite le monografie del DEPAA (circa 7300). L'ipotesi iniziale era che dovessero occupare circa 200 metri lineari, pari a 7 filotti (a 35 vol. al metro); dopo il trasloco sono risultati occupati poco meno di 6 filotti per 155 metri lineari. La minore occupazione dovrebbe dipendere dal numero di volumi al metro (45/50), ben superiore all'ipotesi iniziale (35 vol. al metro). B1, con 13.000 monografie da magazzino, avrebbe dovuto occupare tra i 15 filotti (370 metri lineari) e 12 filotti (280 metri) a seconda dei ripiani e dei volumi al metro; in realtà hanno occupato 240 metri per circa 9,5 filotti. Per Ingegneria (6000 volumi) si ipotizzavano da 4 filotti/130 metri lineari a 3 filotti/150 metri; per Zootecnia da 1,5 a 1. In realtà Ingegneria ha occupato 4 filotti e Zootecnia uno, lasciando liberi 9 filotti. Restavano da sistemare solo le monografie di COLT, Agronomia e Idraulica (ca. 9000 volumi da magazzino), per cui sarebbero serviti circa 7 filotti, quindi lo spazio c'era, anzi restavano liberi 2 filotti per le riviste. A marzo 2015 altri compattamenti tra le monografie del DEPAA e di B1 (ottimizzando gli spazi, scartando vecchie consultazioni e spostando opere marginali negli armadi posizionati nelle salette) hanno portato a liberare due filotti supplementari, in grado di ospitare le monografie di Colt. (55 metri, da 2,2 a 2,4 filotti). Sistemando meglio Zootecnia e Ingegneria si sono recuperati altri 10/15 metri lineari, quindi alla fine i filotti liberi sono saliti a 9,4, che avrebbero dovuto ormai ospitare solo le monografie di AGRON e IDR (per un'occupazione da 3,5 a 4 filotti). Per le riviste degli ultimi fondi librari sarebbero quindi restati liberi da 6 a 5,5 filotti (mentre ne sarebbero serviti da 6 a 6,5), quindi sarebbero mancate poche diecine di metri al massimo per tutti i volumi da trasferire. Alla fine le monografie di COLT (estremamente disordinate) sono state tutte inserite nei due filotti liberati dopo B1, e quelle AGRON + IDR, hanno occupato solo 3,8 filotti. [ott. 2015] 3.4.3 Distribuzione delle riviste a compactus Le riviste della facoltà spesso sono possedute in più copie. Nella nuova biblioteca confluirà solo una copia, quella con più annate o meno lacunosa; a parità di annate vale questo ordine di preferenza : 1) Biblioteca di Agraria 2) DISTAM 3) DEPAA / Entomologia / Ingegneria / Idraulica 4) DIPROVE / DISMA / Zootecnia / Patologia ) Le operazioni da fare sui periodici sono : controllare gli esemplari: annate, lacune, centimetri occupati e di aumento annuo valutare le riviste da spostare nella nuova biblioteca e le copie da scegliere ed eliminare ricontrollare le riviste e individuarne la posizione a scaffale dopo il trasloco per creare le nuove collocazioni verificare la catalogazione delle riviste: se l'esemplare non è catalogato, va catalogato, se la catalogazione è errata va corretta Biblioteca della Facoltà di Agraria 34 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Dato che molti fondi sono disorganizzati le riviste saranno riorganizzate attribuendo loro nuove collocazioni (“AGR.”+settore+”PER.”+numero di catena) in base alla posizione creatasi durante il trasloco. La ricollocazione garantisce una maggiore razionalizzazione delle collezioni; inoltre le nuove collocazioni permettono di identificare rapidamente le riviste già traslocate rispetto alle altre. In se e per sé cambiare la collocazione in SOL è il minore dei problemi, dato che in ogni caso si dovrà intervenire sui record per aggiornare consistenze e descrizioni; un elemento da valutare è invece se le riviste hanno le vecchie collocazione segnate sui fascicoli o sulle fascette: cambiando le collocazioni occorre cambiare anche fascette e collocazioni scritte sui fascicoli. In casi come il DISTAM, in cui le riviste da scartare sono poche, si potrebbe mantenere la vecchia collocazione. Le collocazioni delle riviste selezionate vanno cambiate in SOL prima possibile, per poterle rintracciare non appena traslocate. Il riordino catalografico (in particolare dei legami) ha priorità minore, in quanto può essere completata in seguito; certo, l’ideale sarebbe comunque di approfittare del progetto per farlo subito, ma intervenire sulle catalogazioni ha un impatto enormemente maggiore sui carichi di lavoro: è indispensabile solo se serve per la risistemazione degli esemplari. In ACNP i dati presenti sono quasi tutti errati o obsoleti, quindi piuttosto che accorpare tutti gli esemplari nella biblioteca centrale (MI101) per poi correggerli o cancellarli, è meglio mantenere in ACNP solo gli esemplari più controllati (quelli della biblioteca centrale, del Distam e di Entomologia), e cancellare tutti quelli delle altre biblioteche per ricaricare ex-novo solo i titoli realmente recuperati, inserendo i dati già aggiornati. Un problema è quale collocazione attribuire alle riviste marginali e dove sistemarle: l'ipotesi è di lasciare le vecchie collocazioni e sistemarle nelle scaffalature in corridoio e nelle salette interne. Nel caso si vogliano inserire a compactus delle riviste inizialmente scartate si potrebbero individuare gli spazi disponibili e selezionare le riviste da inserire in base alla compatibilità tra metri liberi e metri occupati dalle singole riviste da aggiungere. Alcune annotazioni : 1) se si cambiano le collocazioni di tutte le riviste a compactus, le riviste marginali messe negli armadi in corridoio sarebbero facilmente distinguibili perché manterrebbero la vecchia collocazione. Se si tenessero le vecchie collocazioni va trovata un'altra soluzione. 2) per Entomologia, Patologia e DISMA, le riviste a compactus hanno preso nuove collocazioni con numerazione continua: per inserirvi all'interno altre riviste occorre riutilizzare dei numeri di catena sostituendovi riviste che abbiano pari capienza; oppure si inseriranno riviste in fondo, aggiungendo numeri di catena. Le possibili riviste da eliminare sono gli standing orders (da spostare al piano terra) e gli abstracts (da disinventariare). 3) Per il DISTAM, oltre ad eliminare standing orders e abstracts, si possono selezionare alcune riviste marginali da mettere negli armadi. Idem per gli altri fondi [marzo 2014] Sono scartate riviste obsolete o con livello di consultazione estremamente ridotto (se non nullo): - bollettini tecnici o di associazioni e simili (specie se obsoleti, ad es. riviste agricole locali) - pubblicazioni di università o enti di ricerca stranieri di marginale interesse (specie se irregolari - bollettini legislativi e repertori legislativi obsoleti (comprese la Gazzetta Ufficiale) Tendenzialmente verranno eliminate anche riviste di cui si possiedono solo due/tre annate Gli esemplari da scartare vanno disinventariati ed eliminati dall'OPAC; in alcuni casi occorrerà recuperare da questi esemplari annate o fascicoli in grado di completare l'unico esemplare scelto. Come detto, la situazione delle riviste a magazzino fin dall'inizio era problematica: per ospitare tutte le riviste inizialmente selezionate mancavano 400/500 metri lineari (20 filotti di compactus su 80!). Per diminuire i metri di riviste da magazzino ed aumentare le scaffalature le ipotesi possibili erano: - aumentare gli scarti, riducendo le marginali al minimo, e disinventariare gli abstracts. - spostare le riviste più antiche nella saletta antichi e gli standing orders a scaffale aperto - aggiungere quante più scaffalature è possibile (ad es. una o due nella saletta A e B, negli interstizi del nuovo compactus, altre in corridoio) - razionalizzare l'uso degli armadi, posizionandovi riviste marginali od obsolete in doppia fila Biblioteca della Facoltà di Agraria 35 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Nessuna soluzione da sola era risolutiva, ma tutte insieme potevano ridurre il problema a livelli trattabili. Il maggiore guadagno era possibile solo negli scarti: una più rigorosa definizione delle riviste da salvare e l'eliminazione di riviste possedute da altre biblioteche dell'Ateneo o di Milano, ha permesso di recuperare 200 metri lineari. Lo stesso scarto è stato fatto retroattivamente sui fondi già trasferiti: non essendo pensabile far slittare centinaia di metri di riviste, i buchi creati dagli scarti sono stati riempiti con riviste con le stesse metrature delle riviste eliminate. [maggio 2014] Le riviste di B8, B4 e C1, trasferite nel 2013, hanno finito per occupare 17 su 19 filotti del primo blocco di compactus per 440 metri lineari, contro previsioni per 430 metri totali (400 metri + 30 di accrescimento). La minima difformità è spiegabile con il trasferimento di riviste non censite o recuperati tra quelle inizialmente classificate come marginali o da scartare. Le riviste di B5 (Distam), redislocate nel 2014, hanno occupato due filotti nel primo blocco e 13 nel secondo, per 380 metri lineari, contro previsioni di circa 330 metri, quindi ben minori, perché molte riviste marginali sono state alla fine inserite tra le principali per mantenere una migliore coerenza interna (evitando di ricollocare i titoli): in ogni caso togliere le marginali non avrebbe fatto recuperare molti metri. A giugno 2014, per le riviste di B1 (inizialmente stimate a 240 metri di principali e 270 di marginali, per un totale di 510) si è arrivati alla stessa soluzione, con una scelta netta tra riviste da scartare e da salvare, riducendo il più possibile il totale: si è così scesi a 340 metri lineari circa, occupando tutti i filotti restanti, e lasciando ben poche riviste “marginali” da piazzare (50 metri)]. A inizio 2015 accanto al compactus sono stati piazzati 16 metri di scaffali per 95 metri lineari, che unite alle 14 già presenti in corridoio (per 105 metri lineari), hanno permesso a giugno di ospitare le riviste recuperate da DIPROVE (Q3), Ingegneria (B0) e da Zootecnia (C2). Inoltre, posizionando nelle salette alcuni armadioni, è stato fatto spazio per ospitare altre scaffalature in corridoio. Restavano ormai solo le riviste di Coltivazione (Q2, 85 metri), di Agronomia (Q1, 40 metri) e di Idraulica (B9, 35 metri), per cui servivano 160 metri lineari, pari a 5,7 / 6,6 filotti, a seconda del numero di ripiani posizionabili, mentre all'epoca erano disponibili [par. 3.4.2] da 5,5 a 6 filotti. La situazione era quindi in bilico, dato che mancavano poche diecine di metri. Per questo negli spazi in corridoio svuotati dagli armadioni sono stati posizionati altri scaffali per ca. 60 metri lineari e sono state effettuate altre risistemazioni delle monografie, rendendo disponibili a compactus 9,4 filotti, mentre le ultime proiezioni davano le monografie AGRON + IDR a 3,8/4 filotti, le riviste COLT a 80 metri (2,8/3 filotti), quelle IDR a 35 metri (1,2/1,3) e quelle AGRON a 40 metri (1,4/1,6): in totale da 9,2 a 9,9 filotti, in media 9,4. Anche la situazione delle riviste marginali è stata ottimizzata. Quelle di Q3 sono nella saletta A, in armadi da 5 ripiani e volumi in doppia file. Gli stessi armadi ospitano le marginali di B5, e sopra quelle di C1 e le non catalogate di B4. Nella saletta server i 4 armadi da 1,80 in doppia fila ospitano le marginali di B4. Due armadi sono stati spostati nell'ante-corridoio e un terzo tra i compactus. Nell'ante-corridoio sono collocati gli abstracts B8 e C1 ; in quello tra i compactus le marginali B5 (liberando uno dei 4 armadi in sala A, in cui posizionare le restanti marginali di B1 dal vecchio compactus). In uno dei due nell'ante-corridoio sono collocate le consultazioni marginali, razionalizzando gli spazi. Ad ottobre le monografie AGRON/IDR hanno occupato 3,8 filotti, le riviste di COLT, IDR e AGRON 5,6 filotti. Quindi a compactus c'è stato tutto. Sono state poi trasferite nei nuovi scaffali anche le marginali B8 e (dalla vecchia biblioteca) quelle B4 e B1. [ott. 2015] A giugno 2016 restano ormai da sistemare solo le riviste del Depaa (B2). In corridoio sono liberi 5 scaffali (30 metri lineari compreso il ripiano superiore), e un altro può essere liberato sistemando meglio le riviste marginali di Entomologia (B8). Una più rigorosa selezione delle riviste DEPAA (con eliminazione di riviste possedute da altre biblioteche) ha ridotto i metri lineari da spostare a 30, pari a 5 scaffali, e a 30 metri le riviste da lasciare in Dipartimento, quindi lo spazio c'è. La situazione delle riviste marginali è stata ulteriormente ottimizzata, riorganizzando Q3 e B5, in modo che gli armadioni possano ospitare altre riviste storiche o marginali di B8/B1. Qua e là nel compactus nuovo esistono poi spazi per aggiungervi altre riviste marginali. [giugno. 2016] Biblioteca della Facoltà di Agraria 36 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 4 4.1 4.1.1 Agg.: 12/07/16 Genesi GESTIONE MATERIALE BIBLIOGRAFICO GESTIONE A SCAFFALE DELLE MONOGRAFIE Gestione monografie a scaffale aperto Il progetto, come detto in precedenza, prevede che le monografie posteriori al 1990 vadano a scaffale aperto: saranno suddivise in collezioni (scaffale generico, volumi di testo, opere di consultazione), con collocazione basata sulla CDD e protette da tag RFID; quelle anteriori al 1990 manterranno le vecchie collocazioni e saranno depositate nel compactus senza tag (in quanto il magazzino non sarà accessibile agli utenti e quindi i volumi saranno di per sé protetti). Con questa impostazione strutturale il passaggio di un volume da una sezione all’altra implica la sua ricollocazione e - se servisse - il passaggio a un diverso tipo di circolazione. Ad esempio un volume di testo sostituito da edizioni più recenti potrà passare prima dal settore "TESTI" allo scaffale generico, e poi - una volta diventato obsoleto - a magazzino: la prestabilità non cambierà nel passaggio da un settore all'altro19. Al contrario, un volume di consultazione sostituito da edizioni più recenti, "declassificato" a scaffale generico, da non prestabile diverrà prestabile. Il fatto che i volumi saranno organizzati in base alla CDD da una parte faciliterà lo "scorrimento" delle scaffalature da parte degli utenti, in quanto saranno distribuiti in base a logiche disciplinari scientifiche, dalla materia più generica alle più specifiche; dall'altra, il fatto che le collocazioni basate sulla CDD possono essere molto lunghe e complesse (basate su numeri privi di un'immediata evidenza semantica) aumenterà significativamente la complessità nella ricollocazione dei volumi e la possibilità di errori. Sarà quindi inevitabile impedire agli utenti di ricollocare a scaffale i volumi presi in consultazione, riservando il compito ai bibliotecari. Nella gestione del materiale bibliografico della futura biblioteca sarà cruciale l'incidenza del prelievo di volumi dal magazzino sul totale delle transazioni: più si dovrà abbandonare il bancone per effettuarlo, più aumenteranno i carichi di lavoro. Sarà quindi necessario prevedere ogni tanto un’analisi delle richieste, per individuare volumi a magazzino particolarmente consultati, da riposizionare a scaffale aperto. Non ha invece senso l'apposizione di "fantasmi" al posto dei volumi prestati, in quanto aumenta i carichi di lavoro senza vantaggi: se l'utente non trova un volume a scaffale non se ne accorge neppure, se lo cerca in Opac, vedrà subito se è prestato o è disponibile. Si ipotizza che il 15% dei volumi (circa 2000) saranno costantemente in prestito presso i docenti, come prestiti "notturni" (per differenziarne il trattamento e - soprattutto - permettere di distinguerli dai normali prestiti) e saranno segnalati in "precisazione di inventario" come "DISLOCATI PRESSO DIPARTIMENTO xxxx": un messaggio in grado di dare all'utente e al bibliotecario l'immediata consapevolezza che il volume non si trova fisicamente in biblioteca e che quindi la sua disponibilità va gestita in maniera particolare. 19 tranne che per le prime copie dei volumi di testo (di solito non prestabili se fanno parte integrante della sezione "TESTI", ma che diverrebbero prestabili passando agli scaffali generici) Biblioteca della Facoltà di Agraria 37 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Neanche per i volumi prestati ai docenti ha senso l'apposizione di "fantasmi", dato che questi prestiti non hanno scadenze: i volumi sono esclusi dalla normale disponibilità mentre mettere "fantasmi" fa presupporre invece che vi rientrino. Al momento è prematuro affrontare la questione dei controlli a scaffale basati sui tag RFID e pistole. Già adesso possiamo però evidenziare alcune questioni: - l'elevata percentuale di volumi in prestito e presso i docenti fa sì che controlli a scaffale basati su pistole e RFID abbiano senso solo se il software è in grado di individuare i volumi prestati, differenziandoli da quelli mancanti o fuori posto. In altre parole, il software deve poter integrare il dato dei prestiti nel database bibliografico: il che è tutto da verificare. - il controllo basato su pistole e RFID non funziona in assenza di tag RFID, il che – dato che questo progetto prevede la non apposizione di tag per i volumi a magazzino - taglia fuori tutto il magazzino (con un numero di volumi che arriva a ben l'80% del totale) - il controllo a scaffale basato su pistole e RFID si limita a segnalare acusticamente il fatto che un volume sia fuori sequenza (si trova dove non dovrebbe o non si trova dove deve essere). L'analisi del perché e la risoluzione del problema spetta comunque all'intervento manuale dell'operatore (con tutte le complessità del caso). Quindi il controllo basato su pistole e RFID riduce, non annulla i carichi di lavoro degli operatori - i costi dell'apparato non sono trascurabili (7/8.000 euro) e quindi vanno accuratamente valutati in base ai vantaggi che potrebbe realisticamente garantire, con tutta evidenza alquanto limitati dalle questioni poste dai punti precedenti [marzo 2011] 4.1.2 Spazi di accrescimento e gestione fisica La dinamica di accrescimento dei vari settori e di gestione degli spazi di accrescimento non è facilmente prevedibile, in quanto dipende da fattori casuali (il ritmo con cui escono le nuove edizioni, l'interesse per una certa materia etc.). Altri fattori sono meno casuali, in quanto la biblioteca può intervenire sulle politiche di acquisto e indirizzare l'accrescimento/aggiornamento delle collezioni per migliorare la qualità dei servizi o per massimizzare la quantità dei servizi erogati. A causa della limitatezza delle risorse, queste esigenze sono spesso in contrapposizione: i libri di alto profilo scientifico sono costosi e non sempre "generano" molti prestiti, finendo per avere un basso indice di efficacia della spesa; d'altra parte, volumi di interesse generico (come manuali od opere di divulgazione), ben più economici, possono sì produrre più prestiti, ma centrare gli acquisti su opere simili finirebbe per ridurre il profilo qualitativo dell'offerta. Va quindi trovato un equilibrio complessivo tra queste esigenze contrastanti. Occorre poi considerare che la CDD non coincide esattamente con le suddivisioni disciplinari della Facoltà, su cui si basano le politiche di acquisto: opere di "zootecnia" potrebbero andare nella classe 3 (economia e diritto [applicato all'allevamento]), nella 636 (zootecnia vera e propria) o nella 660 (tecnologie alimentari). Quindi l’accrescimento dei singoli settori di collocazione avverrà in modo intrinsecamente casuale: l’unico vantaggio è che – essendo la CDD molto analitica – le suddivisioni a scaffale saranno molte e quindi la distribuzione dell’accrescimento finemente ridistribuito. Inoltre, gli scaffali sono settati sul totale delle monografie post-1990, ma il 10/15% dei volumi saranno costantemente in prestito ai docenti, il che aumenta del 10% gli spazi di accrescimento. Questi andranno comunque distribuiti in maniera diffusa tra gli scaffali, in modo da poter aggiustare la distribuzione dei volumi e rendere stabile la situazione a medio-lungo termine. [marzo 2012] Biblioteca della Facoltà di Agraria 38 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 4.2 Agg.: 12/07/16 Genesi GESTIONE A SCAFFALE DELLE RIVISTE Le ultime annate delle riviste aperte destinate a scaffale aperto saranno esposte protette da tag. Il fatto che siano (in parte) a scaffale aperto potrebbe essere segnalato in OPAC (“A scaffale dal … ”). I volumi delle collane a scaffale aperto e degli standing order saranno anch'esse taggate, eventualmente riorganizzate con una numerazione progressiva all'interno di un nuovo settore. Una questione critica per le riviste a scaffale aperto sarà la gestione delle rilegature. Ovviamente tutti i materiali esposti al pubblico (siano essi riviste rilegate o fascicoli sciolti) vanno protetti da tag RFID. Rilegare un'annata costa ca. 13 euro, mentre un tag costa ca. 0,30 euro; per contro, la gestione di un'annata rilegata è di gran lunga più semplice rispetto ai fascicoli sciolti: occupa meno spazio ed è univocamente individuata da un inventario (mentre 12 fascicoli sciolti andrebbero sistemati in appositi espositori e dovrebbero avere 12 tag con lo stesso inventario). Nel valutare il rapporto costi/benefici tra rilegatura e tag, occorre considerare la grandezza dei fascicoli: più sono spessi, più riescono a reggersi da soli senza danneggiarsi, ed è probabile che l'annata richieda una rilegatura a volumi multipli (rendendo necessario apporre più tag RFID con lo stesso inventario); inoltre, più sono spessi - e quindi con più articoli - più è probabile che all'utente serva un solo fascicolo per volta, quindi tenerli sciolti può dare un vantaggio in fase di gestione. Se una rivista fosse composta da 12 grossi fascicoli, il costo per rilegarli (30/40 euro) non sarebbe giustificabile di fronte agli scarsi vantaggi, mentre il costo per gestirli “sciolti" con tag sarebbe minimo (3/4 euro). In una rivista con 52 fascicoli, in cui due o tre annate potrebbero essere rilegate in un solo volume, il rapporto costi/ricavi è invertito: a fronte di un costo per rilegare l'annata di 4/5 euro (con grandi vantaggi per la salvaguardia dei fascicoli), c'è un costo di 15 euro per taggare i fascicoli (col rischio di danneggiarli e non gestirne correttamente la movimentazione 20). Certo, i 52 fascicoli vanno gestiti in un modo o nell'altro fino alla rilegatura, che può tardare due o tre anni. Vanno poi considerate le lacune, che rendono complessa la gestione delle rilegature. Per le riviste, nella futura biblioteca la registrazione delle transazioni in SOL - siano consultazioni o prestiti giornalieri - avrà senso solo per gestire l'uscita dalla biblioteca dell'annata, anche se il problema è reso marginale dall'aumento delle riviste elettroniche. Parlare astrattamente di riviste è infatti fuorviante, perché sotto tale definizione si accorpano tre categorie di oggetti: - la gestione delle riviste con equivalente elettronico non è problematica: la biblioteca diventerà il deposito storico della copia cartacea e una vetrina in cui gli utenti potranno ancora sfogliare fisicamente i fascicoli. Queste riviste potranno essere posizionate in magazzino senza creare problemi agli utenti e – ovviamente – non sarà necessario dislocarle presso un Dipartimento - le riviste prive di equivalente elettronico ma di prestigio dovrebbero andare a scaffale aperto. Si tratta per lo più di standing orders. Se i docenti fossero disincentivati alla loro consultazione in biblioteca, senza arrivare all'ipotesi di lasciare le riviste presso i dipartimenti (soluzione limite), si potrebbero trovare soluzioni non penalizzanti per la biblioteca: a) consentire la prestabilità delle singole annate, specie per gli standing order b) per gli ultimi fascicoli: creare un periodo di "interregno" tra il ricevimento/registrazione e la rilegatura, in cui il fascicolo venga messo a disposizione del docenti (ipotesi pericolosa perché i fascicoli potrebbero perdersi e rendedere difficoltosa la rilegatura) c) per tutti i fascicoli: effettuare un DD interno, sotto forma di fotocopia tramite posta interna - per le riviste di pura consultazione a scaffale aperto, non esistono problemi con i docenti e l'unico problema gestionale riguarda l'apposizione dei tag RFID [marzo 2012] 20 la consultazione di 2 fascicoli della stessa rivista (su 52 non è da escludere) non è gestibile in SOL. Dato che l'inventario è legato all'anno, se si presta un solo fascicolo, in SOL appare prestata l'intera annata (il fatto che riguardi un solo "pezzo" va messo in nota). Biblioteca della Facoltà di Agraria 39 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 4.3 4.3.1 Agg.: 12/07/16 Genesi GESTIONE MATERIALI A MAGAZZINO Gestione riviste a magazzino Parlare astrattamente di riviste è fuorviante, perché sotto tale definizione si accorpano riviste e-only, riviste cartacee con versione elettronica, quelle cartacee senza formato elettronico ma di prestigio (categoria ormai ridottissima) e quelle solo cartacee di minore interesse (tipo National geography). - la gestione delle riviste cartacee con accesso elettronico non è un problema: la biblioteca diventerà il deposito della copia cartacea su cui si basa l'abbonamento elettronico e una vetrina in cui gli utenti potranno sfogliare fisicamente i fascicoli. Queste riviste potranno essere spostate in biblioteca centrale (e finire in magazzino) senza creare problemi. - trasferire in biblioteca riviste specialistiche prive di accesso elettronico può creare dei problemi in quanto i docenti potrebbero essere disincentivati alla loro consultazione se per farlo dovessero raggiungere la biblioteca. Lasciare queste riviste presso i dipartimenti è una soluzione limite; altre soluzioni non penalizzanti per la biblioteca e per i docenti: consentire la prestabilità - per periodi limitati – degli ultimi fascicoli o annate creare un periodo di "interregno" tra il ricevimento e l'inventariazione, in cui il fascicolo venga messo a disposizione del docente (ipotesi possibile solo per rivista specialistiche) fare una sorta di DD interno, trasmettendo copia dell'articolo desiderato per posta interna - per le riviste meno significative non esistono - ovviamente - problemi [marzo 2012] 4.3.2 Gestione monografie e altri materiali a magazzino Le monografie a magazzino non saranno ricollocate, per poterle identificarle rapidamente come tali dalla collocazione, e saranno sistemate senza spazi di fuga, considerando le collezioni chiuse. Dato che spesso i volumi provenienti dai vecchi fondi librari non hanno l'inventario registrato sul volume (o non corrisponde con quello inserito in SOL, che detta legge in fase di prestito), per consentire di identificare subito e in maniera univoca l'inventario se il volume deve essere prestato21, tenteremo di apporre all'interno dei volumi una fascetta con serie e inventario. Per i volumi a magazzino non sono possibili controlli automatizzati, non avendo tag [marzo 2012] 21 Invece di dover cercare il volume in OPAC, identificare l'inventario e inserirlo a mano nel modulo gestione prestiti di SOL. Biblioteca della Facoltà di Agraria 40 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5 5.1 5.1.1 Agg.: 12/07/16 Genesi SERVIZI AL PUBBLICO APERTURA, GESTIONE SALE E BANCONE Gestione bancone e apertura Da febbraio 2014 a ottobre 2014 due biblioteche UNIMI, BGLF e Veterinaria, sono state scelte per sperimentare l'apertura serale fino alle 23,30 (alle 18,00 sabato e domenica). L'apertura è stata garantita da studenti 150 ore, personale di una cooperativa e vigilantes. È stata evidenziata una certa frequentazione delle due biblioteche il sabato e la domenica (fino al 30/40% dei posti), specie nelle prime settimane, con un successivo calo. La sera la frequentazione è stata minore, specie dopo le 19,00 e particolarmente a Veterinaria; anche in questo caso la frequenza si è ridotta dopo le prime settimane, arrivando a percentuali marginali (30 utenti a Città studi su 140 posti, il 15%). In sé e per sé il progetto non è stato un fallimento, ma neanche un successo. Entrambe le strutture hanno poi evidenziato un bassissimo livello di accesso ai servizi (prestito) e di uso dei volumi: le biblioteche sono state usate di fatto solo come sale studio. Il declino dei numeri dopo il primo momento di curiosità indica poi che le reali esigenze di apertura serale sono state sopravvalutate: d'altra parte, dopo le 17,00 la fine delle lezioni e il progressivo svuotamento delle strutture didattiche fa sì che le biblioteche aperte finiscono per essere cattedrali nel deserto. È interessante notare che precedenti esperienze relative alla nostra sala lettura quando chiudeva alle 19,00 avevano dimostrato che dopo le 18,00 gli utenti si contavano sulle dita di una mano. Che effetto possa avere tale sperimentazione su come verrà posto il problema del prolungamento dell'orario di apertura per tutte le biblioteche non è chiaro; ma la richiesta per un'apertura oltre le 18,00 rende molto più complesse – se non impossibili - turnazioni e cambiamenti volontari di orario incentivati, e rende quasi indispensabile assumere turnisti o ricorrere a cooperative. Nella nuova biblioteca il bancone (essendo rivolto sia verso l'atrio che verso l'interno della biblioteca) finisce per far convergere su di sé tutte le richieste degli utenti, generiche o specializzate che siano. Per questo diventa cruciale l'organizzazione dei turni di servizio. È ormai chiaro che al bancone bastano due persone (dato che nel 95% dei casi il volume viene recuperato direttamente dagli utenti e il ricorso al magazzino è minimo), e una terza crea solo confusione: a causa della complessità delle operazioni da fare (controllo ritardi, prenotazioni, gestione dei tag e dei pad), risulta infatti difficile trovare attività da svolgere al bancone per coprire i tempi morti senza creare problemi. Quindi chi resta a disposizione per sanare momentanee carenze di personale al bancone, o per scendere a magazzino, deve restare nell'ufficio reference. È invece più critico – come prevedibile – il “controllo” del territorio: oltre ai casi di volumi presi e rimessi fuori posto dagli utenti, l'uso delle sale inizia a mostrare una eccessiva “confidenza” (uso di cellulari, oggetti abbandonati etc.) che va controllata. Per mantenere il presidio al bancone servono 2 bibliotecari la mattina e il pomeriggio, più i turni di mezzogiorno, il che significa che ogni giorno vengono coinvolte 6/7 persone; tenendo conto delle sostituzioni in caso di assenza, per coprire i normali turni in pratica sono coinvolti tutti. Nella definizione dei turni occorre poi tener conto della necessità di distribuire in maniera equilibrata i prestiti, che sono la principale attività legata al bancone, tenendo conto che alcune persone sono già “coperte” - in percentuali diverse - dallo svolgimento di attività di back-office. [marzo 2015] Biblioteca della Facoltà di Agraria 41 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.1.2 Agg.: 12/07/16 Genesi Apertura fino alle 18,00 : situazione attuale Le precedenti discussioni ed analisi sono state spazzate via ad inizio 2016 dal fatto che uno dei nostri bibliotecari ha deciso di cambiare orario, rendendo possibile l'apertura 9,00-18,00. Va detto che nel corso del 2015 si era assistito ad un intensificarsi della pressione a volte estemporanea, degli studenti (in particolare dei gruppi rappresentati in Facoltà) per ottenere un allungamento dell'orario di apertura della biblioteca, prima con interventi presso i consigli di Dipartimento, poi con una lettera indirizzata al Direttore generale e alla responsabile della Divisione. Ad essa a inizio dicembre è stato risposto che l'estensione dell'orario proposta avrebbe richiesto una turnazione, con la contestuale adesione volontaria da parte di alcuni bibliotecari ad un cambiamento nel loro orario lavorativo, adesione che al momento non c'era; lo sblocco della situazione veniva quindi rimandato a futuri interventi dell'Amministrazione. Neanche tre mesi dopo l'adesione volontaria c'era; tenendo conto che un altro bibliotecario aveva già un orario fino alle 17,30 il posticipo dell'orario di chiusura era inevitabile, anche se con l'avvertenza: “L'allargamento dell'orario è legato al momento a scelte individuali, ma l'esperienza potrebbe in seguito essere consolidata nell'ambito di una più complessiva rivisitazione dell'apertura di servizi di Ateneo”. Il tutto ha comunque richiesto l'attivazione di un contratto 150 ore e una riorganizzazione dei turni non priva di conseguenze su vari aspetti dei servizi tra cui il reference (cfr infra par. 5.6.3) Già dopo 2 mesi di sperimentazione si possono trarre alcune conclusioni, sia pur provvisorie. Le presenze alle 17,30 oscillano tra il 20% e il 30%, vale a dire tra 25 e 40 posti occupati su 124, leggermente inferiori rispetto a quelle (delle 16,30) dei mesi precedenti, che oscillavano tra il 30 e il 35%, ma non così ridotte come ci si poteva aspettare, indizio che l'apertura prolungata ha un richiamo non trascurabile. Un ulteriore indizio in tal senso è che in alcuni giorni le presenze alle 17,30 sono uguali, se non perfino superiori, rispetto a quelle alle 13,30. Anche se sono dati difficilmente confrontabili, durante i primi due mesi della sperimentazione dell'apertura serale a Veterinaria (dopo di che, come detto sopra, c'è stato un declino dei numeri) alle 17,30 la percentuale di presenza era il 33,5%, alle 19,30 il 23%, con un successivo calo fino al 9% alle 23,30. I prestiti attivati tra le 17,00 e le 18,00 sono 61 su 760 totali (8%) ad aprile, e 67 su 886 (7,5%) a maggio22 : dato che le ore di apertura sono 9, se i prestiti fossero distribuiti omogeneamente nel corso della giornata ne avremmo in media l'11% l'ora, quindi il 7% non è trascurabile: è probabile che a quell'ora la biblioteca sia usata anche per le sue risorse e non solo come sala studio. Anche se i dati sono ancor meno confrontabili, durante tutti i 6 mesi di sperimentazione dell'apertura a Veterinaria (presumibilmente dalle 18,00 alle 23,00) i prestiti erano stati solo 62. Per una completa valutazione della questione occorre poi aggiungere che l'Amministrazione al momento non sembra voler affrontare la questione dell'allargamento degli orari dei servizi mediante incentivazioni; peraltro, dato che al momento noi copriamo questa esigenza con scelte volontarie, non saremmo coinvolti da tale incentivazione. Va poi rimarcato che in Facoltà si sta assistendo ad una progressiva chiusura degli spazi di studio precedentemente offerti agli studenti, per cui la biblioteca può essere diventata una valvola di sfogo per richieste improprie. Inoltre, la Biblioteca di Agraria sembra andare in controtendenza rispetto al resto delle biblioteche: mentre noi aumentiamo l'orario di apertura fino alle 18,00, quelle che prima facevano lo stesso, a causa di rinunce o trasferimenti del personale che prima assicurava i turni serali, una dopo l'altra stanno tornando a chiudere alle 17,00/17,30, sintomo della sostanziale fragilità di soluzioni basate sulla disponibilità individuale. Ma tant'è .… 22 Meno rilevante il fatto che le consultazioni siano 63 su 249, il 25%, perché le consultazioni prodotte da volumi trovati fuori posto o sui tavoli vengono registrare a fine giornata Biblioteca della Facoltà di Agraria 42 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.1.3 Agg.: 12/07/16 Genesi Presenze in sala La nuova biblioteca è talmente diversa dalla vecchia che la dinamiche di utilizzo vanno rianalizzate da zero: ciò che cambia non è solo come sono utilizzati i materiali bibliografici, ma anche il modo con cui gli utenti interagiscono con gli spazi fisici ed – entro certi limiti – il modo stesso in cui la biblioteca viene vissuta a livello sociale. Probabilmente è cambiato lo stesso rapporto degli utenti con i bibliotecari. Va aggiunto che la segnaletica è ancora in via di definizione: dato che non è stata completata la ricollocazione dei volumi, la segnaletica a scaffale è inevitabilmente provvisoria e anche l'iconografia dei cartelloni andrebbe rivista per migliorarne l'impatto visivo. Il fatto poi che le collocazioni si basino sulla CDD rende indispensabile riflettere su quali informazioni vadano comunicate agli utenti. Fatta salva la necessità di abituarli a scorrere gli scaffali usando un codice numerico particolare come la CDD, la precisione biblioteconomica nelle definizioni potrebbe essere sacrificata a favore di un'informazione più vicina all'esperienza empirica. Come prima passo per analizzare le dinamiche di uso della nuova biblioteca, da marzo abbiamo iniziato a registrare le presenze nelle sale 4 volte al giorno (alle 9,30; alle 11,30 ; alle 13,30 ; e alle 16,30.) I dati hanno mostrato un elevato livello di utilizzo della biblioteca: - a marzo, ad esempio, le presenze medie alle 9,30 erano il 36% (circa 45 presenti su 124 posti), alle 11,30 il 69% (85 presenti), alle 13,30 il 44% (55 presenti), e alle 16,30 il 36% (45 presenti) ; - a maggio, alle 9,30 erano al 40%, alle 11,30 al 69%, alle 13,30 al 39% e alle 16,30 al 30% ; - a ottobre le presenze alle 9,30 erano il 36%, alle 11,30 il 68%, alle 13,30 il 38%, alle 16,30 il 37%. Simili dati possono portare ad alcune conclusioni (sia pur preliminari) : 1) la percentuale di occupazione massima – prevedibilmente in corrispondenza delle 11,30 - non supera il 70%, indicando una frequentazione elevata ma lontana dalla saturazione, indizio che la biblioteca sembra ben dimensionata. Va notato che nel 2014/15 gli iscritti alla Facoltà erano 4227; quest'anno, con l'accesso programmato sono scesi a 3800. È probabile che, raggiunto il picco massimo di iscritti, gli iscritti scenderanno progressivamente a poco più di 3000. Quindi la biblioteca sperimenta adesso il massimo livello ipotizzabile di affollamento 2) occorre notare che alle 11,30 in alcuni giorni l'occupazione ha superato l'80% (cioè tra 100 e 110 posti occupati su 124), arrivando in 2 giorni a 121 e 123 posti occupati, equivalenti alla saturazione. Questi picchi non sembrano avere ragioni particolari, dato che sono distribuiti stocasticamente. Si nota invece che – prevedibilmente - il venerdì l'afflusso è minore. 3) i livelli minimi di occupazione (alle 9,30 e alle 16,30) superano comunque il 35%, con una escursione tutto sommato limitata tra massimo e minimo, indizio di una certa stabilità nell'utilizzo della biblioteca nel corso della giornata. Constatazione prevedibile, in base a precedenti osservazioni nella vecchia biblioteca, ma comunque significativa. 4) non appaiono difformità nell'uso delle sale, indipendentemente dai materiali bibliografici esposti, indizio che sono usate soprattutto per lo studio (di materiali propri o della biblioteca) più che per ricerche tematiche. La sala A, senza prese elettriche ai tavoli è meno usata, presumibilmente perché evitata da chi usa i PC, altro indizio significativo. Una recente analisi comparativa sul livello di occupazione dei posti lettura nelle biblioteche di Ateneo, registrato però 2 volte al giorno, mostra che il nostro livello di occupazione (44%) è vicino alla media (40%): escluse le poche eccezioni fuori scala [Informatica, Scienze Terra, Lingue], il livello più alto - come prevedibile - è nelle umanistiche, più frequentate in quanto usate dagli utenti come laboratori didattici e di ricerca (tra il 69% [BGLF] e il 40% [Filosofia]); poco inferiore per le scientifiche (dal 59% [Biologica] al 36% [Chimica]); inferiore per le biomediche (tra il 20% e il 34% ). Il nostro livello si pone al secondo posto tra le scientifiche. [nov. 2015] Biblioteca della Facoltà di Agraria 43 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.2 5.2.1 Agg.: 12/07/16 Genesi CONTROLLO SALE E COLLEZIONI Gestione volumi fuori posto e controlli a scaffale Astrattamente parlando, il tasso di errore accettabile in una attività al pubblico, per evitare significative riduzioni dell'efficienza, dovrebbe essere inferiore al 2/3% (anche se l'ideale sarebbe che scendesse sotto l' 1%). In una biblioteca a scaffale aperto è inevitabile che una parte dei volumi finiscano fuori posto per distrazione o per errore. Dato che la nuova biblioteca di Agraria è aperta da pochi mesi, e i nostri utenti non sono ancora abituati a restituire al bancone o lasciare sui carrelli i volumi presi in consultazione, i loro tentativi di rimetterli a posto, oltre che impedire la corretta la registrazione dei movimenti, non possono che aumentare sensibilmente la percentuale di volumi fuori posto. A maggio, tre mesi dopo l'apertura, un primo controllo degli scaffali ha individuato 650 volumi fuori posto su 9230, il 7% circa. In teoria questa percentuale avrebbe dovuto indicare quanti volumi sono stati messi fuori posto dagli utenti in 3 mesi (e in tal caso si tratterebbe di una percentuale da bollino rosso); in realtà, dato che era la prima ricognizione dopo la ristrutturazione, segnala semplicemente l'insieme degli errori commessi in fase di ricollocazione dei volumi sia dai bibliotecari che dagli utenti. E non c'è dubbio che la maggior parte degli errori siano stati prodotti da noi bibliotecari. Va notato infatti che nei tre mesi di apertura i volumi a scaffale consultati dagli utenti possono al massimo essere stati poche centinaia, dato che gli utenti non potevano aver avuto il tempo per apprezzare ed utilizzare appieno l'offerta bibliografica a scaffale. Per contro, tutti i 9200 volumi sono stati ricollocati, e quindi sono stati riposizionati a scaffale uno per uno dai bibliotecari o dagli studenti 150 ore partendo da zero: visto la scarsa conoscenza della CDD da parte degli operatori è inevitabile ipotizzare che il tasso di errore possa essersi collocato nella fascia alta dei margini di oscillazione (quindi verso il 5%). Inoltre, per una serie di ragioni (tra cui quella di semplificare la gestione biblioteconomica dei volumi mantenendo allineata l'attribuzione delle classi e delle collocazioni), noi abbiamo scelto di utilizzare la CDD "full monty" e non la Dewey ridotta (o, peggio, la "full" personalizzata o adattata ad hoc, come a volte si fa …), il che però ha complicato non poco la gestione a scaffale: basta pensare che con CDD analitiche la collocazione non sarà praticamente mai visibile nella sua interezza sulla costa dei libri. Infine, last but not least, la ricollocazione dei volumi è stata fatta in fretta, con la biblioteca già parzialmente aperta e questo non può non aver ulteriormente aumentato il livello medio di errore. A queste condizioni un tasso di errore del 6/7% deve essere considerato realisticamente inevitabile. Incrociando gli indizi possiamo quindi dedurne che la stragrande maggioranza dei volumi fuori posto sia stato in realtà prodotto da attività endogene di risistemazione a scaffale da parte dei bibliotecari e non dall'attività esogena di consultazione dei volumi da parte di utenti poco educati all'uso di materiali bibliografici a scaffale aperto. La mia valutazione è che non più del 5 % dei volumi trovati fuori posto a maggio siano da attribuire ad attività di consultazione avvenute durante i primi tre mesi, vale a dire circa 10/15 al mese 23. [nov. 2015] 23 Per questo si è inizialmente deciso di inserire in SOL come consultazioni - oltre ai volumi riportati al bancone dagli utenti dopo la consultazione – solo il 5% dei volumi trovati fuori posto a maggio (cfr par. 4.2.3) Biblioteca della Facoltà di Agraria 44 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.2.2 Agg.: 12/07/16 Genesi Ricognizioni a scaffale A luglio la situazione era la seguente: ai 10.250 volumi destinati a scaffale aperto che dovevano essere recuperati dai fondi librari fino ad allora interessati dai traslochi (esclusi quindi solo Agronomia, Coltivazioni e Idraulica), andavano sottratti 783 volumi già dichiarati smarriti in fase di ricollocazione perché mai rintracciati nei controlli post-trasloco (il 7,6% del totale) e 237 in prestito vincolato presso i docenti: quindi a scaffale erano stati effettivamente piazzati 9230 volumi. Ad agosto, approfittando dello scarso utilizzo della biblioteca, è stata effettuata una ricognizione dei volumi a scaffale usando listati in cui erano segnalati sia i volumi in prestito vincolato ai docenti, sia quelli precedentemente dichiarati “dispersi” (di fatto volumi mai ricollocati perché non trovati tra quelli recuperati presso i Dipartimenti durante i traslochi, senza mai essere stati registrati come prestiti). Quindi i listati fornivano una situazione precisa di quali volumi dovevano essere presenti a scaffale; se poi un volume non veniva trovato a scaffale, senza che dal listato apparissero delle “giustificazioni”, si controllava se non fossero in prestito (mensile) ad un utente. Viste le modalità del controllo, i volumi non trovati in un settore perché fuori posto sarebbero stati inevitabilmente ritrovati in seguito in un altro settore e viceversa; quindi il controllo doveva necessariamente segnalare solo i volumi ulteriormente non trovati a scaffale (“spariti” dagli scaffali dopo l'apertura della biblioteca ?), o quelli ritrovati, benché precedentemente indicati come smarriti. La realtà si è rivelata tuttavia molto più complessa da analizzare. I controlli di agosto hanno infatti individuato la “sparizione” a scaffale di altri 118 volumi (l' 1,27% sui volumi presenti) ma anche l'inopinata “riapparizione” di 24 volumi precedentemente dichiarati smarriti. In entrambi i casi il dato appariva di difficile spiegazione: anche se l'antitaccheggio può avere delle falle, tenuto conto del poco tempo passato dall'apertura della biblioteca e del fatto che molti dei volumi “spariti” erano poco appetibili, era difficile pensare che i volumi fossero stati asportati (né potevano essere fuori posto, dato che il controllo era stato pervasivo); quanto a quelli riapparsi, o erano stati erroneamente dati per dispersi e quindi la loro “riapparizione” era solo la correzione di un errore, o erano effettivamente rientrati in biblioteca dopo la sua apertura, senza però che il rientro fosse stato poi correttamente gestito a livello amministrativo. Si è quindi deciso di ricontrollare questi volumi, scoprendo che queste sparizioni/riapparizioni spesso non erano altro che errori fatti proprio durante il controllo di agosto. Mentre i 24 riapparsi effettivamente erano a scaffale (dimostrando che in qualche momento delle precedenti attività progettuali c'era stato un errore), dei 118 volumi “spariti”, 50 sono stati trovati dove erano sempre stati, al loro posto – o leggermente fuori posto - a scaffale; altri 40 sono stati rintracciati a magazzino, dove erano tornati a seguito di revisione degli scaffali (ma senza che l'operazione venisse correttamente gestita, dato che la loro collocazione on-line non coincideva con le fascette, ancora con collocazioni da magazzino), oppure non s'erano mai mossi da lì (e anche in questo caso erano erroneamente segnalati a scaffale aperto). Esistono dubbi anche anche sugli ultimi volumi spariti (fuori posto o mal registrati), in altre parole le cosiddette “sparizioni” sono in realtà per lo più semplici errori gestionali in fase di ricollocazione, oppure errori durante i controlli. Come già detto, gli errori non possono essere azzerati, ma solo ridotti: e 114 errori (24 + 90) sono in effetti l' 1,2% su 9230, una percentuale trascurabile. Il problema è che questi errori sono solo i falsi positivi/negativi individuati dopo aver “controllato i controlli”, e solo grazie a strumenti informatici sofisticati in grado di confrontare nel tempo la situazione a scaffale dei volumi, permettendo di individuare quelli il cui status ad agosto contrastava con il precedente, in assenza di spiegazioni attendibili. Il che garantisce un metodo (e uno strumento) di controllo efficace, ma assai complesso da gestire: di fatto i controlli a scaffale non possono che essere fatti a partire da listati, quindi con una vera e propria ricognizione patrimoniale, con tutte le complessità del caso [nov. 2015] Biblioteca della Facoltà di Agraria 45 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.3 5.3.1 Agg.: 12/07/16 Genesi CONSULTAZIONI Consultazione o prestito giornaliero ? In una biblioteca a scaffale aperto le consultazioni in loco dovrebbero essere gestite direttamente dagli utenti, prelevando i volumi dagli scaffali e portandoseli al posto di lettura. Per prassi, l'utente è invitato a non rimettere a posto i volumi (per evitare errori) e a lasciarli sui carrelli o consegnarli ai bibliotecari, che lo ricollocheranno. Registrare le consultazioni a scaffale aperto è un lavoro in più, dato che il personale dovrebbe intercettare i volumi in maniera estemporanea prima di rimetterli a posto, e non produce servizi aggiuntivi, né miglioramenti qualitativi di quelli esistenti. L'unica ragione per registrare in SOL le consultazioni in loco è legata alla gestione di monografie e riviste provenienti dal magazzino, quindi non taggate: anche se devono essere solo fotocopiate, per proteggerle dall'asportazione o si trattiene la carta di identità agli utenti (con tutti i problemi connessi) o si registrano in SOL le consultazioni. Diversa è la questione se ammettere che alcune opere non prestabili (le prime copie dei volumi di testo e le riviste) possano uscire dalla biblioteca come prestiti giornalieri: il trattamento sarebbe comunque conforme alla prassi (se il libro esce è un prestito), e usare la tipologia “consultazione” per registrarli differenzia a livello statistico questi movimenti dai normali prestiti. Certo, nel caso delle prime copie dei libri di testo (prestabili solo in giornata o per il fine settimana) potrebbe essere valutata l’ipotesi di renderle prestabili per un mese. Al momento su 1900 volumi di testo, i volumi prestabili in giornata/fine settimana sono 420 (il 22%). I prestiti fine settimana sono talmente pochi che non si nota nessuna variazione statistica tra la media dei volumi prestati il venerdì rispetto agli altri giorni (anzi, il venerdì la media scende perché in generale scende l'affluenza in biblioteca). Sui prestiti giornalieri, analisi svolte in passato mostrano che quelli generati dai volumi di testo sono il 70%, la metà circa prodotte da 30/40 volumi “best-borrowed” (=> 3 consultazioni annue - le opere più richieste arrivano a circa 15 prestiti giornalieri annui) e le rimanenti da qualche decina di volumi consultati una o due volte l’anno. Comunque le si consideri, queste statistiche fanno nascere parecchie perplessità, dato che i prestiti giornalieri richiedono controlli più stringenti rispetto ad un prestito mensile, in cui esistono giorni di elasticità per organizzare i controlli: il rapporto costo/ricavi è quindi molto meno positivo di un normale prestito. Se poi un testo viene preso una o due volte l’anno, il suo apporto appare talmente marginale che farlo diventare prestabile non toglierebbe nulla al servizio di consultazione. Certo, rendere prestabili per un mese le prime copie dei libri di testo rischia di impedire consultazioni “fisiologiche” (quelle per controllare velocemente dei dati, che non sostituiscono un prestito mancato). Inoltre, un tale passaggio non può che far diminuire il numero delle transazioni: un volume prestabile in giornata/ fine settimana può generare molti prestiti giornalieri e un massimo di 50 di fine-settimana ogni anno; trasformato in volume prestabile per un mese ne può generare 12. Proiettato su centinaia di volumi un tale passaggio può produrre una certa riduzione nel numero dei prestiti. In effetti, mentre tra il 2001 e il 2003 c'è stato un incremento dei prestiti, tra il 2004 e il 2007, pur in presenza di un aumento degli iscritti alla Facoltà (come detto, c'è una correlazione tra utenti e prestiti erogati), i prestiti sono rimasti stabili, perché proprio in quegli anni la biblioteca aveva reso prestabili per un mese le seconde copie dei volumi di testo, fino ad allora prestabili solo per il fine settimana; anche se contestualmente la biblioteca aveva iniziato ad acquisire ulteriori copie dei volumi di testo, cambiare la prestabilità a 200 volumi ha bloccato per 4 anni l'incremento quantitativo dei prestiti24. Per le riviste il problema della scelta tra consultazione in loco e uscita dalla biblioteca invece è reso ormai marginale dalla crescente percentuale di riviste e-only. [set. 2011] 24 oltre a produrre una forte diminuzione delle consultazioni (tra il 2004 e il 2006 c'è stato un tracollo da 4160 a 2300) Biblioteca della Facoltà di Agraria 46 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.3.2 Agg.: 12/07/16 Genesi Gestione consultazioni Da maggio 2015 la Div. biblioteche fa registrare le consultazioni in loco (una settimana al mese), in modo da poterne valutare il numero annuo. La difficoltà di intercettare simili movimenti in una biblioteca a scaffale aperto sono evidenti: fin dall'inizio è stato chiaro che lo sforzo di registrarli ha senso solo se è un'occasione per instaurare prassi di consultazione corrette da parte degli utenti. Inizialmente si è quindi deciso di registrare le consultazioni in loco tutti i giorni, non solo durante le settimane canoniche, e in SOL. Inoltre, sempre inizialmente, avevamo considerato consultazioni il 5% dei volumi trovati fuori posto (valutandoli come potenzialmente prodotti da prelevamenti di volumi da scaffale non conclusi correttamente) al pari dei volumi riportati al bancone dagli utenti: pur con tutti i limiti metodologici, questo mix rappresentava realisticamente la dinamica delle consultazioni in base dei dati allora disponibili. Va ricordato che noi usiamo le consultazioni SOL per registrare i prestiti giornalieri (con uscita dalla biblioteca) di opere non prestabili: per gestire le consultazioni in loco usiamo un utente fittizio ("CONSULTAZIONE AGRARIA"). I volumi prelevati a magazzino – non essendo protetti dai tag antitaccheggio - continueranno ad essere registrati come prestito giornaliero attribuito ad uno specifico utente o su moduli cartacei (trattenendo la carta di identità) per gli esterni. Se le settimane di statistiche passate alla Divisione fossero state un campione statisticamente significativo avrebbero portato a una stima di 2200 consultazioni annue SOL, a cui aggiungere quelle manuali (circa 200), arrivando a 2600 consultazioni in loco l'anno. Resta il fatto che, inserire in SOL i volumi trovati fuori posto solo durante le settimane di test ha parzialmente falsato i dati, creando una ulteriore dissimmetria tra quelli forniti alla Divisione e quelli registrati in SOL. La complessità dei controlli a scaffale rende poi difficile ipotizzare di poterli fare con continuità: nella migliore delle ipotesi potranno essere fatti una o due volte l'anno, il che, però, rende irrimediabilmente incoerenti tutte le statistiche basate su di esse. [agosto 2015] Per questo a partire da settembre si è deciso di standardizzare la gestione delle consultazioni in loco: tutte, anche quelle degli esterni, sono registrate in SOL e la registrazione dei volumi non correttamente restituiti dagli utenti avviene solo per quelli trovati palesemente fuori posto in giornata. Con questa nuova gestione le consultazioni registrate in SOL arrivano a 1.51125, di cui 1337 consultazioni in loco (registrate all'utente “CONSULTAZIONE AGRARIA”) e 174 prestiti giornalieri (registrati al singolo utente e con uscita dei volumi dalla biblioteca). Per questi ultimi i risultati sono alquanto inferiori rispetto alle previsioni (erano stimati a 300), mentre le consultazioni in loco, essendo registrate per la prima volta, non erano state oggetto di previsioni. Il calo anomalo dei prestiti giornalieri può tuttavia far presumere che le consultazioni in loco ne stiano assorbendo almeno un 40/50% (pur tenendo conto che operano su materiali diversi, dato che le consultazioni in loco riguardano anche volumi prestabili, i prestiti giornalieri solo volumi non prestabili). Le consultazioni in loco l'anno prossimo – il primo completo e con dati relativi a tutti i giorni potrebbero arrivare a 3000: non poche, ma pur sempre marginali rispetto ai prestiti mensili, ormai in ascesa verso quota 10.000. In ogni caso, dato che stiamo ancora ricollocando i fondi librari recuperati, le dinamiche di consultazione di tali materiali sono poco prevedibili. [nov. 2015] 25 di cui 154 (10,2%) derivano da materiali dislocati a magazzino Biblioteca della Facoltà di Agraria 47 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.5 Agg.: 12/07/16 Genesi PRESTITO VOLUMI Per i prestiti, la quantità delle transazioni dovrebbe dipendere essenzialmente da due parametri: numero utenti e volumi a disposizione. In passato è infatti risultato chiaro che la curva dei prestiti era sovrapponibile a quella degli iscritti alla Facoltà, segnalando una correlazione lineare tra i due fattori; quanto al patrimonio, c’è ovviamente una correlazione tra numero dei volumi e prestiti. Una biblioteca non può intervenire sulla dimensione del proprio bacino di utenti, dato che questo dipende da fattori fuori dal suo controllo: dinamiche demografiche, politiche in materia di istruzione, la specificità della Facoltà di cui fa parte etc.). In definitiva, gli utenti sono quelli che sono e vanno considerati come una variabile indipendente. Quanto al numero di volumi, dipende per lo più da fattori storici pregressi, ed è quindi anch'esso una variabile indipendente, in lento aumento (se non sostanzialmente stabile) a causa della ridotta dinamica delle nuove acquisizioni. La dinamica dei prestiti può poi essere influenzata - aumentando o diminuendo questa probabilità media - da come gli utenti usano i servizi della biblioteca: l'assiduità con cui la frequentano, il livello di informazione sulle risorse e sui servizi, i diversi approcci didattici, sono tutti fattori che possono incrementare il tasso di utilizzo della biblioteca, e quindi avere un effetto moltiplicatore sulle transazioni. Si tratta però di fattori difficili da valutare, in cui dati oggettivi si mischiano ad aspetti psicologici e percettivi per loro natura elusivi. Ben più importante è il diverso modo in cui le biblioteche delle varie aree disciplinari sono utilizzate dagli utenti: è probabile che gli studenti delle umanistiche usino maggiormente la biblioteca come laboratorio didattico e di ricerca, quindi utilizzino in maniera maggiore i volumi rispetto alle biblioteche scientifiche o biomediche (in cui parte dell'attività didattica viene svolta nei laboratori o negli stage). [marzo 2015] A parte ciò, quel che può far aumentare la probabilità che un volume venga chiesto in prestito, è il fatto che una biblioteca riesca a centrare la propria politica di acquisti sulle esigenze dei propri utenti. Da due o tre anni, da quando cioè sono stati collocati in un fondo a parte), grazie alle statistiche sappiamo che i volumi di testo contribuiscono all'incirca al 65% dei prestiti mensili : ad esempio nel 2014 su 5100 prestiti mensili 3530 sono riferibili ai soli volumi di testo (69%), nel 2015 su circa 8150 prestiti mensili 5280 sono riferibili ai testi (64%). Si tratta di una percentuale elevata, ma minore di quella attesa (in assenza di precise statistiche si ipotizzava che fosse del 75%/80%, se non superiore). Va detto tuttavia che noi, senza averli potuto definire formalmente “di testo” perché non adottati come tali nei nostri corsi, possediamo volumi che sono considerati di testo in altre Facoltà: quindi nelle statistiche le movimentazioni relative a tali volumi non appaiono formalmente tra quelle assegnate ai prestiti dei volumi di testo, perché non riferibili esplicitamente al nostro fondo di volumi di testo; ma di fatto – in un modo o nell'altro - sarebbero prestiti relativi alla didattica, e quindi andrebbero probabilmente aggiunti ai prestiti ufficialmente attribuibili ai volumi di testo. Il problema è che non possiamo quantificarli. È probabile quindi che in una biblioteca universitaria il grosso delle richieste si concentri sui volumi di testo, ma abbiano un ruolo notevole anche le monografie tematiche: quindi l'adeguatezza del patrimonio alle esigenze dei propri utenti coincide in buona parte con la quantità dei volumi di testo acquisiti, ma in parte consistente con il costante aggiornamento. Completamente diversa è l’analisi sui prestiti per la ricerca: qui la dinamica dipende da come è impostata la policy sui rapporti con la docenza. I prestiti vincolati generano per definizione un prestito l’anno, assicurando uno zoccolo duro sul totale dei prestiti, una sorta di massa inerziale da non sottovalutare. [dic. 2015] Biblioteca della Facoltà di Agraria 48 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.3.1 Agg.: 12/07/16 Genesi Dati di partenza della vecchia biblioteca centrale e proiezioni future I prestiti della sola biblioteca centrale nel 2010 sono stati 3474, di cui 3075 mensili e 399 di volumi prestati in modo vincolato ai docenti; nel 2011 4919, di cui 3435 mensili + 198 proroghe, 688 ai docenti, più 598 prestiti giornalieri (registrati come consultazioni per differenziarli dagli altri prestiti, ma con uscita del libro dalla biblioteca); nel 2012 5666, di cui 3990 prestiti mensili + 386 proroghe, 461 a docenti e 829 giornalieri; nel 2013 6297, di cui 4604 mensili + 666 proroghe, 380 ai docenti e 684 giornalieri. I prestiti dell'intera Facoltà nel 2010 sono stati 4692, di cui 3257 mensili e circa 1400 ai docenti; nel 2011 6095, di cui 4625 mensili + 198 proroghe, 688 ai docenti, più 598 prestiti giornalieri (con uscita del libro dalla biblioteca); nel 2012 7092, di cui 4229 prestiti mensili + 415 proroghe, 1577 prestiti ai docenti e 871 giornalieri; nel 2013 7678 prestiti, di cui 4754 mensili + 684 proroghe, 1543 ai docenti e 684 giornalieri. Va notato che nel 2012 le statistiche delle ex-biblioteche decentrate apparivano incoerenti, quindi sono stati riviste: i prestiti del Distam sono stati stimati a 1096 (858 a docenti – depurati dai “falsi positivi” – 200 a studenti, 12 proroghe e 26 giornalieri), quelli di Entomologia a 330 (258 a docenti, 39 a studenti, 17 proroghe e 16 giornalieri). Nel 2014 le statistiche hanno incorporato i fondi librari assorbiti, arrivando a 8506 prestiti, di cui 5107 mensili + 1023 proroghe, 1647 ai docenti e 549 giornalieri; era tuttavia possibile – sia pur con qualche approssimazione - individuare l' “apporto” dei volumi provenienti dalla vecchia biblioteca centrale: 6812 prestiti, di cui 4992 mensili + 900 proroghe, 400 ai docenti e 520 giornalieri. L’analisi sulle dinamiche interne è complessa, tuttavia alcuni elementi possono essere rimarcati: 1) i prestiti giornalieri (relativi alla sola biblioteca centrale) sono in costante diminuzione; le proroghe hanno avuto invece un notevole aumento, anche rispetto agli altri movimenti 2) i prestiti mensili (per studenti o altri utenti) della sola biblioteca centrale fino al 2014 sono aumentati tra il 15% e il 10% l'anno, sintomo di una dinamica ormai assestata. La curva di incremento dei prestiti relativi all'intera Facoltà si sovrappone quasi perfettamente a quella della biblioteca centrale: fatto non sorprendente, visto che il 95% di tali prestiti deriva dalle vecchie collezioni della ex-biblioteca centrale. 3) la curva dei prestiti ai docenti è in leggera flessione, ma i dati contengono un certo grado di incoerenza, dato che questo tipo di prestito è stato gestito dalle biblioteche di Dipartimento con modalità alquanto discutibili (al punto è stato necessario normalizzare i dati ex-post). 4) i prestiti globali (mensili + ricerca + proroghe + giornalieri) hanno avuto una dinamica simile a quella dei soli prestiti mensili. Ma a questo livello di aggregazione si nota una costante diminuzione del trend di crescita, presumibilmente a causa dell'effetto anticiclico della diminuzione dei prestiti giornalieri e della staticità dei prestiti per la ricerca Se correliamo i prestiti con gli iscritti alla Facoltà, fino al 2006 le due curve si sovrappongono, indicando che il numero di prestiti dipendeva linearmente dagli iscritti. Tra il 2007 e il 2010 le due curve divaricano, e quella dei prestiti mostra una inclinazione sensibilmente maggiore, indice di una dinamica accelerata rispetto al trend relativamente stabile degli iscritti. Dal 2011 la curva dei prestiti si impenna, e aumenta enormemente il differenziale con la curva degli iscritti, indizio del fatto che la dinamica dei prestiti non è più correlata linearmente a quella degli iscritti, ma vi aggiunge un overdrive positivo. Probabilmente le nostre politiche di acquisto, centrate sui volumi di testo, e le nuove modalità di prestito (proroghe e richieste on-line), hanno innescato una dinamica autonoma rispetto a quella degli iscritti. Aggiungere all'analisi i fondi librari accorpati non dovrebbe cambiare sostanzialmente le conclusioni, dato che i loro volumi non incidono molto sui normali prestiti; ben maggiore potrebbe essere l'incidenza dell'accorpamento dei fondi sui prestiti per la ricerca; ma per questi movimenti la dinamica è per lo più basata sulla policy dei rapporti con la docenza. [nov. 2014] Biblioteca della Facoltà di Agraria 49 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.5.2 Agg.: 12/07/16 Genesi Le dinamiche dei prestiti dopo l'apertura della nuova biblioteca Tenendo conto dell'analisi fatta nel precedente paragrafo, a gennaio 2015, dopo aver elaborato le statistiche 2014, erano state fatte anche le previsioni tendenziali per il 2015, ipotizzando un aumento del 10% circa, in linea con il trend di aumento medio. La nuova biblioteca è stata aperta a metà gennaio, e già a marzo i dati relativi ai primi tre mesi si rivelavano migliori del previsto, con aumenti rispetto ai corrispondenti mesi del 2014 superiori al 50%, e poi assestati attorno al 60%, al punto da costringere ad elaborare un secondo grafico con i tendenziali corretti. Un tale exploit assume un valore ancora maggiore se lo si correla con la curva degli iscritti alla Facoltà (quasi piatta rispetto al 2013-4) e con il fatto che i volumi recuperati durante l'accorpamento sono stati messi a disposizione degli utenti con molta lentezza a causa delle complesse operazioni di riordino. L'ulteriore impennata della curva dei prestiti rispetto al normale trend degli anni precedenti non può quindi che essere stata determinata dall'apertura della nuova struttura in sé e per sé, grazie alla maggiore accessibilità acquisita dal materiale esposto a scaffale aperto. Anche da questo punto di vista quindi, il progetto della nuova biblioteca sembra essersi dimostrato azzeccato e sta dando i frutti sperati. [sett. 2015] Le statistiche finali 2015 sono di 11.526 prestiti, di cui 8157 mensili + 1591 proroghe, 1604 prestiti ai docenti e 174 giornalieri, più 1337 consultazioni in loco registrate in SOL. Non è più possibile individuare in maniera affidabile l' “apporto” dei volumi provenienti dalla vecchia biblioteca, mentre sappiamo che volumi di testo generano 5280 prestiti (il 64% del totale). I prestiti derivati da materiale dislocato a magazzino sono stati 155 (1,8% del totale), mentre nell'analisi progettuale [cfr par. 1.2] si era stabilito che idealmente tali movimenti (più complessi da gestire di quelli a scaffale aperto) non dovevano essere più del 5% : quindi anche da questo punto di vista il progetto funziona. La valutazione dell'aumento dei prestiti è complessa, dato che a dicembre 2014 e gennaio 2015 la biblioteca è stata aperta due settimane in meno (per i lavori in vista dell'apertura). Inoltre, visto che la dinamica della nuova biblioteca è sconosciuta, e serve un'analisi sul trend, si è preferito monitorare gli aumenti dei prestiti mensili (esclusi i prestiti ai docenti, che – come si è detto – hanno una dinamica a parte) mese per mese: tra febbraio 2014 e 2015 c'è stato un incremento del 62% (da 394 a 640), a marzo del 72% (da 488 a 839), ad aprile dell'80% (da 383 a 690), a maggio del 38% (da 556 a 768), a giugno del 53% (da 463 a 710), a luglio del 55% (da 350 a 543), ad agosto del 300% (da 27 a 82), a settembre del 78% (da 402 a 714), ad ottobre del 38% (da 791 a 1095), a novembre del 60% (da 510 a 814). Aumento annuo (supponendo che le anomalie 2014/15 si compensino): 59% (da 5107 a 8157). Come si vede, dopo una piccola “esplosione” post apertura tra febbraio e aprile (creata probabilmente dalla novità della biblioteca) l'aumento in media si è ormai assestato al 60%. Difficile capire se si possa incrementare: molti margini di miglioramento sono legati a come verranno impostati i servizi a livello d'Ateneo. [dic. 2015] Anche nel 2016 appare evidente un trend in aumento, sia pure con dinamiche minori rispetto al big bang del 2015. Escluso gennaio 2016 (834 prestiti, ma inconfrontabile con gennaio 2015 - vedi la nota sopra), tra febbraio 2015 e 2016 c'è stato un incremento del 17% (da 640 a 750), a marzo del 7,8% (da 839 a 905), ad aprile del 10% (da 690 a 759), a maggio del 15,4% (da 768 a 886)), a giugno inalterato (da 768 a 768). Aumento annuo: 12% ca. (da 8157 a 9300). [maggio 2016] Biblioteca della Facoltà di Agraria 50 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.5.4 Agg.: 12/07/16 Genesi Indici di circolazione Una recente indagine effettuata dalla Divisione biblioteche sulla percentuale di volumi prestabili e sull'indice di circolazione nelle biblioteche di Ateneo ha fornito interessanti elementi di valutazione. Va detto però che i dati risalgono al 2013, quindi per quanto riguarda la biblioteca di Agraria l'analisi non è solo datata (limitandosi a dare un fermo-immagine del passato), ma – soprattutto fuorviante: nel 2013 le biblioteche esistenti erano due, i fondi recuperati e messi a disposizione due o tre su 11 e le dinamiche dei prestiti erano ancora quelle della sola vecchia biblioteca (e - molto parzialmente - dell'ex-Distam e dell'ex-Entomologia), mentre adesso la biblioteca è una sola, i fondi sono tutti recuperati e la percentuale dei volumi prestabili sta rapidamente salendo. Va poi detto che usare come indice il rapporto prestiti/volumi prestabili non è del tutto conforme agli standard, che si basano di solito sul rapporto tra prestiti e volumi totali o su quello tra prestiti e volumi dopo una certa data. Di fatto introduce una variabile in più, dato che l'indice non verrebbe variato solo dall'aumento o dalla diminuzione dei prestiti (al numeratore), ma anche se cambiassero - per scelte politiche o ragioni biblioteconomiche - le percentuali di volumi prestabili (al denominatore); mentre, se il denominatore fosse il numero totale dei volumi posseduti, sarebbe per lo più in lentissimo aumento (a causa del numero spesso esiguo di nuove accessioni, contrastate peraltro dalle disinventariazioni), se non quasi invariante. In ogni caso, quello per data viene di solito usato per escludere gli effetti distorsivi creati in alcune biblioteche di conservazione da una elevata percentuale di volumi obsoleti (quindi poco utilizzati), rispetto a biblioteche più recenti, che dispongono mediamente di volumi più “appetibili”; e quello per volumi prestabili in parte potrebbe servire proprio ad escludere i materiali di conservazione e a ridurre questi effetti distorsivi. Ridurre, non eliminare, perché i volumi esclusi dal prestito non sono sempre e solo i più vecchi (anzi, a volte potrebbe essere l'opposto). L'indagine ha anche mostrato le solite differenze tra biblioteche, indizio evidente che all'interno del nostro sistema bibliotecario convivono diverse tipologie di biblioteche (in prima approssimazione coincidenti con le aree disciplinari), tra di loro strutturalmente e funzionalmente divaricanti: - sulla percentuale di volumi non prestabili le umanistiche si dividono in due: c'è chi supera il 50% [BGLF, Arte – 82% ! - e SAFM], chi oscilla tra il 50% e il 15%. L'indice di circolazione oscilla tra un minimo del 6% a BGLF e un massimo del 20% a Filosofia. - le scientifiche hanno una percentuale di volumi non prestabili molto variabile: a volte di circa il 50% [Agraria, Biologica, Chimica], altre volte minore delle umanistiche (10%/25%) [Fisica, Informatica, Matematica, Terra]. L'indice di circolazione è altrettanto variabile. - le biomediche hanno una percentuale di volumi non prestabili variabile: dal 77% a Medicina al 30% al S. Paolo. L'indice varia anche di più (tra il 3% di Farmacologia e il 116 [!] di Vialba). Il caso delle umanistiche e delle biomediche mostra con chiarezza che non c'è un rapporto diretto tra elevato tasso di prestabilità e indice di circolazione: a BGLF l'indice di circolazione (6%) è basso e si potrebbe pensare che lo sia proprio a causa dell'abnorme numero di volumi non prestabili (62%), ma è basso anche a Lingue (7%) nonostante un basso livello di volumi non prestabili (30%), mentre è – relativamente – alto a SAFM (18%) nonostante l'alta percentuale di volumi non prestabili (56%). A Vialba l'indice è alto (116%) e a Veterinaria basso (14%) anche se la percentuale di volumi non prestabili è simile (46% e 48%). A Farmacologia (3%) è bassissimo e la è anche la percentuale di volumi non prestabili (36%), a Medicina i volumi non prestabili sono il 77% ma è alto anche l'indice di circolazione (77%). Se c'è una logica, va individuata biblioteca per biblioteca, nella diversità delle collezioni, nel rapporto con gli utenti, nel modo con cui sono erogati i servizi, probabilmente anche nella storia di ogni biblioteca. Biblioteca della Facoltà di Agraria 51 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Il fatto che il livello medio dell'indice di circolazione sia tutto sommato basso anche se è alta la percentuale di volumi prestabili ha una evidente – e banale – spiegazione matematica: dato che l'indice si basa sul rapporto tra volumi prestabili e prestiti, se il denominatore aumenta perché aumenta la percentuale di volumi prestabili, l'indice non può che diminuire a meno che il denominatore non venga aumentato proporzionalmente. Ma questo dovrebbe avvenire operando su fattori non presenti nell'equazione (il numero di utenti e la probabilità che un volume venga preso in prestito). Il numero degli utenti – come detto prima - è una variabile indipendente; per aumentare la prestabilità media va aumentata l'utilità dei volumi in rapporto alle esigenze degli utenti, il che, in una biblioteca universitaria in cui il grosso dei prestiti nasce dai volumi di testo, non e' semplice. Inoltre, nella probabilità media che un volume venga chiesto interviene il suo interesse scientifico, che coincide con il fatto che sia di recente pubblicazione: quindi entra in gioco l'aggiornamento dei materiali bibliografici, con tutti i problemi che comporta: costi, concorrenza creata dal maggior aggiornamento delle ricerche pubblicate su riviste etc. Tutti questi fattori sono all'opera nel caso di Agraria: l'indice di circolazione del 20% (nel 2013, prima dell'unificazione) nasce dal rapporto tra 6.000 prestiti e 30.000 volumi prestabili esistenti allora nell'insieme della Facoltà; dopo l'unificazione i volumi prestabili saliranno a 50.000, e per mantenere lo stesso indice serviranno più di 10.000 prestiti. Vero è che i prestiti si stanno in effetti avvicinando a quel limite, grazie soprattutto ai prestiti dei volumi di testo, dato che il nostro patrimonio di volumi di testo negli ultimi anni ha avuto un fortissimo incremento. L'analisi sul rapporto tra dinamica dei prestiti ad Agraria e livello di aggiornamento scientifico è più complessa. Più i volumi sono obsoleti, meno probabile è che vengano chiesti in prestito; oltre gli anni 80/90 l'interesse degli utenti dovrebbe quindi degradare rapidamente (salvo che per poche discipline a minor tasso di obsolescenza come entomologia, patologia vegetale e biologia delle piante) arrivando in breve ad un interesse marginale, per poi a ridursi ulteriormente - con una curva asintotica – fino ad azzerarsi. La struttura patrimoniale della nostra biblioteca in base alla vetustà dei volumi ha una forma a clessidra: per anni è stata sostanzialmente una biblioteca di conservazione, quindi possiede molti volumi storici, se non obsoleti (che tendenzialmente non producono prestiti); c’è però stato un notevole incremento di acquisti dal 2000 in poi, garantendo un numero elevato di volumi recenti (in grado di produrre un numero significativo di prestiti). Al momento poi non è facile valutare quanto possa incidere sull'attrattività media del materiale bibliografico posseduto dalla nostra biblioteca l'aggiunta al patrimonio dei volumi recuperati dai fondi librari accorpati: molti sono obsoleti, ma altri possono senza dubbio rivelarsi interessanti. Tuttavia l'equilibrio finale non è facilmente prevedibile, se non si dispongono di serie storiche sufficientemente estese nel passato, in grado di correlare i prestiti con la distribuzione per disciplina e per anno di pubblicazione dei volumi. E le nostre statistiche di circolazione, che comunque risalgono a pochi anni fa, sono inesorabilmente limitate e poco significative, perché quello dei fondi accorpati è materiale per lo più mai prima messo a disposizione degli utenti e di cui quindi non possiamo conoscere le dinamiche di uso. Inoltre, noi stiamo agendo attivamente su entrambe le grandezze su cui si basa l'indice di circolazione: da una parte stiamo disinventariando una tale quantità di volumi da ridurre sensibilmente il denominatore; dall'altra, stiamo anche catalogando centinaia di volumi recenti mai trattati prima, producendo sì un lieve aumento del denominatore, ma anche creando le condizioni per un aumento dei prestiti, e quindi contribuendo ad incrementare ulteriormente il numeratore. Ma il fattore più importante che sta agendo con forza sul numeratore, ovviamente, è l'aumento più che lineare dei prestiti generato dall'apertura della nuova struttura. Ad Agraria, quindi, non solo i parametri in gioco stanno continuamente e profondamente cambiando (senza che sia facile capirne l'effetto cumulato), ma stiamo anche intervenendo attivamente per modificarli, introducendo effetti di retroazione nel sistema, e quindi aumentandone il livello di non-linearità e rendendolo sempre meno predicibile (anche se - occorre ricordarlo - i sistemi non-lineari sono deterministici). [dic. 2015] Biblioteca della Facoltà di Agraria 52 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.5.5 Agg.: 12/07/16 Genesi Carichi di lavoro relativi ai prestiti Il numero dei prestiti previsti nella futura biblioteca centralizzata (10.000) è al limite massimo dei carichi di lavoro gestibili da un FTE, in base alle piante organiche 2009. È possibile che nella nuova biblioteca si possa ottenere una maggiore efficienza legata all'uso di RFID, alla migliore struttura dei locali e dell'organizzazione del lavoro, ma si tratterebbe comunque di un effetto marginale. Per contro, la gestione delle prenotazioni, richieste e proroghe on-line è ben più complessa della semplice gestione del prestito in loco: i nostri utenti non capiscono la differenza tra richieste e prenotazioni e tendono a confondersi; alcuni di loro possono chiedere/prenotare più copie dello stesso volume aumentando la confusione e rendendo complessa la gestione delle richieste; il sovrapporsi di prenotazioni sullo stesso volume rende necessaria una notevole attenzione al bancone. Tutto questo non può che aumentare notevolmente i carichi di lavoro: di fatto le recenti discussioni sulle piante organiche parte dall'ipotesi che i nuovi carichi di lavoro siano di 6.000 prestiti per FTE. Di conseguenza la gestione dei prestiti produce un carico di lavoro di circa 1,5 FTE, il che significa che - a causa dei turni e delle assenze - per mantenere un'organizzazione del lavoro razionale al bancone i carichi di lavoro saranno mediamente coperti da almeno 5/6 persone. Un numero di prestiti vicino ai 10.000 potrebbe far ipotizzare l'utilizzo di self-check per automatizzare completamente le procedure di prestito. Questa ipotesi deve però essere valutata mediante con un’analisi costi/ricavi: l'apparecchiatura dovrebbe costare attorno ai 20.000 euro (più la quota di manutenzione annuale), mentre appare incerto il reale vantaggio ottenibile facendo “a meno” di una persona: è vero che un FTE costa circa 30.000 euro 26, ma questo è un costo che non grava direttamente sulla struttura, quanto piuttosto sul bilancio generale dell'Ateneo (che quindi non può essere inserito tout court in una valutazione costi/ricavi effettuata a livello della singola struttura). Il personale recuperato poi non potrebbe essere facilmente riutilizzato, visto che un presidio al bancone va comunque tenuto. Quindi l'ipotesi appare poco praticabile. Va poi tenuto conto del fatto che non tutti i prestiti possono essere automatizzati: le migliaia di prestiti ai docenti sono erogati in regime di back-office (quindi non saranno mai trattati dal selfcheck); anche i prestiti legati a prenotazioni e rinnovi difficilmente potranno essere automatizzati. Quindi il rapporto costi/ricavi va fatto calcolando il "risparmio" della mano d'opera relativa a poco più di un terzo dei prestiti totali, con un evidente decadimento del dato di base. [set. 2011] [set. 2012] È difficile che la nostra biblioteca possa attrarre utenti esterni anche stringendo accordi con categorie professionali (agronomi, esperti di tecnologie alimentari etc.): per attrarle occorrerebbe garantire loro l'utilizzo delle risorse ad accesso limitato come banche-dati e riviste e-only, il che è impossibile a causa dei contratti in essere, vincolati ad uso non commerciale: per giustificare l'uso di risorse vincolate ad utenti esterni occorre farsi pagare, ma questo impedirebbe nella maggior parte dei casi di utilizzarle proprio per utenti esterni (una sorta di "comma 22") . 26 astrattamente l'investimento in un self-check verrebbe assorbito in due anni, consentendo guadagni dal terzo anno in poi Biblioteca della Facoltà di Agraria 53 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.6 5.6.1 Agg.: 12/07/16 Genesi DD/ILL, REFERENCE E RICERCHE IN RETE Tendenze strategiche ed evoluzione del DD Come detto nella seconda parte di questo progetto, le prospettive sono segnate da tendenze di fondo difficilmente eludibili: disintermediazione, diminuzione degli acquisti, crescente centralizzazione delle politiche bibliotecarie e dell’offerta dei servizi. Sono tutti fattori destinati ad avere effetti profondi sui DD/ILL. Ad esempio, il prevalere dell’e-only a livello nazionale (big deal, CARE) e la contestuale diminuzione dei cartacei dovrebbe far diminuire i DD: le strutture di ricerca italiane finiranno per avere tutte a disposizione più o meno le stesse risorse big deal, mentre quelle di proprietà “riservata” delle biblioteche (cartacei e on-line) diventeranno sempre più marginali. Gli effetti sono comunque complessi da analizzare perché intrinsecamente contraddittori: dato che il DD è sia attivo che passivo, eliminare riviste cartacee diminuisce le richieste dall'esterno ma fa aumentare quelle verso l'esterno (per sostituire gli articoli non più disponibili). Anzi, se le riviste da chiudere fossero fra quelle meno soggette a richieste dall'esterno ma più scaricate internamente, tali chiusure selettive potrebbero perfino far aumentare il numero di DD. Ancora più complesso da valutare è l'impatto su DD/ILL dei nuovi strumenti di ricerca (ad esempio SFX): da una parte la semplicità d'uso potrebbe incrementare i DD per il fatto di poter seguire l'impulso del momento e di non dover venire fisicamente in biblioteca per effettuare la richiesta; dall'altra, una volta che l'utente scoprisse di non poter scaricare l’articolo e basta, che ci vorranno giorni per ottenerlo e dovrà comunque recarsi in biblioteca, potrebbe essere spinto a desistere e ripiegare su risorse più facili da ottenere con un click (rinunciando a risorse più adeguate). Una simile situazione è destinata a portare a richieste inutili o incoerenti (DD per documenti fisicamente posseduti dall'Ateneo o per articoli in cinese da parte di chi il cinese non lo sa), ripensamenti (a pagamento ? ah, no, allora no). SFX et similia in un certo senso "ingannano" gli utenti sulla facilità nel poter recuperare un documento, obbligando i bibliotecari ad un lavoro di screening per individuare le richieste valide in mezzo a quelle incoerenti. Di fronte a queste tendenze contrastanti appare difficile prevedere se i DD ad Agraria diminuiranno o aumentaranno: probabilmente potranno aumentare solo se si riuscirà a catalogare le nostre risorse in ACNP e ad avere un rapporto più integrato con i nostri utenti [mag 2012] Nel 2013 i DD delle 3 biblioteche allora attive erano 846, nel 2014 il dato è apparentemente salito a 1102 (+ 30%), nel 2015 sceso a 758 (- 31%), mentre il tendenziale 2016 è di 550 DD. Sembrerebbe che prima ci sia stato un forte aumento e poi un'altrettanto rapida discesa. In realtà una parte di questo andamento anomalo dipende da errori di rilevazione avvenuti nel 2014: buona parte dei DD del Distam sono stati registrato 2 volte, una in NILDE e una nel nostro gestionale e poi sommate nelle statistiche. Togliendo 250 DD dal 2014, la curva assume un andamento più regolare e più corretto; ma la curva rettificata segnala comunque una diminuzione dei DD, ancor più accentuata nel 2016. Non disponendo dei dati relativi al trend durante gli ultimi anni relativamente alle altre biblioteche, non è possibile capire se la nostra tendenza segue l'andamento generale o manifesta una dinamica particolarmente negativa. Di certo alcuni fattori evidenziati in precedenti analisi (il peso crescente dell'e-only, un livello in generale più basso delle ricerche bibliografiche svolte dagli studenti) stanno continuando ad agire in senso negativo. Non è chiaro quanto l'immissione in ACNP dei periodici recuperati dall'accorpamento potrà aiutare ad invertire il trend. [mag 2016] Biblioteca della Facoltà di Agraria 54 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.6.2 Agg.: 12/07/16 Genesi Reference: standard di Ateneo e tendenze di fondo Le nostre sessioni di ricerca possono essere definite reference solo se vi si applicano i parametri tipici di una biblioteca scientifica, inferiori rispetto agli standard delle umanistiche (interazione per ca. un'ora, con prenotazione, e il bibliotecario che effettua la ricerca con l'utente accanto). Nelle scientifiche il fatto che la ricerca spesso coinvolga una sola banca-dati e l'utente abbia già un'idea su cosa cercare rende l'interazione più semplice: il bibliotecario può impostare la ricerca e limitarsi ad intervenire solo se richiesto, senza restare accanto all'utente. La differenza nel modo di erogare il reference tra aree disciplinari era implicito perfino nella definizione delle PO: per le umanistiche il rapporto transazioni/FTE era di 1000 reference pro-capite (1 ora per reference) e di 2000 per le scientifiche (mezz'ora); in GP per le scientifiche 30 minuti per reference, 1 ora per le umanistiche. Gli effetti sul reference delle tendenze di fondo di cui si è più volte parlato sono ancora più impredicibili e sottili. In generale, strumenti complessi o di non immediata comprensione, vista la scarsa preparazione dell'utente medio, rischiano di generare una sorta di iper-disintermediazione: l'utente frustrato non solo non verrà più in biblioteca, ma potrebbe perfino evitare di utilizzare gli strumenti bibliografici “professionali” per il più semplice Google (con tutti i pro e contro che ciò comporta). D'altra parte, il fatto che per l'utente diventi sempre più complicato capire perché il recupero diretto (=con un solo click) di una fonte non sia riuscito, potrebbe riaprire uno spazio per la tipica funzione di supporto del bibliotecario: se i problemi sono legati a errate impostazioni nelle strategie di ricerca o a problemi contrattuali, quel che serve è una conoscenza complessiva dei problemi di ricerca/recupero di fonti, che è appunto la specializzazione di un bibliotecario. Resta comunque il dubbio che il mancato ricorso al reference – assieme alla scarsa richiesta di corsi - dipenda da fattori più profondi: i reference dovrebbero nascere in fase di stesura della tesi, e in facoltà come la nostra spesso le tesi sono impostate dal docente all’interno del proprio percorso di ricerca (il che potrebbe implicare che le bibliografie siano già in parte predeterminate). È anche possibile che la nuova didattica abbia abbassato il livello di complessità delle tesi, rendendo meno importante l'accuratezza dei riferimenti bibliografici. In tal caso non sarebbe semplice contrastare queste tendenze di fondo. Un ultimo aspetto, più banale, potrebbe essere la scarsa consapevolezza da parte dei nostri utenti dell'esistenza di servizi come il reference o il DD. Biblioteca della Facoltà di Agraria 55 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Che si tratti di un effetto della disintermediazione, di un abbassamento del livello delle ricerche o di mancanza di informazione, restano alcune questioni di non semplice soluzione: innanzitutto occorrere rendere consapevoli gli utenti che non trovare quel che si cerca spesso non dipende dal fatto che non c'è nulla da trovare, ma da errori nella strategia di ricerca e/o recupero. Spesso gli utenti non si rendono neppure conto di non aver trovato [tutto] quel che cercavano: questo perché la stessa definizione "ottenere quel che si cerca" è di per sé ambigua: per prima cosa presuppone una definizione univoca di "ottenere": cercare volumi su un argomento e trovarne due significa aver "ottenuto [quel che si cercava]" (= "una risposta soddisfacente") o no ? Sì, se i volumi disponibili erano due, no se erano 10. Quindi, il giudizio dell'utente su quanto ha ottenuto è irrimediabilmente falsato dal livello delle sue conoscenze: ma se un utente sta cercando qualcosa, di solito, è proprio perché non sa (e vuol sapere). Anche il termine "ciò che si cerca" è tutt'altro che univoco: una delle domande che più facilmente mandano in crisi un utente è "cosa vuoi realmente ? "; spesso è spiazzato e proseguendo con l' "intervista" capisce che la sua domanda è mal posta o non specifica bene ciò che sta cercando. Ad esempio, se si cerca un volume su un argomento, ma l'argomento per la sua specificità non può che essere trattato in un articolo di rivista, la ricerca sarà falsata dall'inizio, perché confonde lo scopo (trovare notizie sull'argomento) con l'oggetto (il medium in cui trovarle). in secondo luogo occorre far arrivare all'utente l'informazione che il bibliotecario ha le competenze per migliorare l'efficienza nella ricerca/recupero delle informazioni: questa consapevolezza non è affatto di per sé evidente, e quindi non è detto che emerga naturaliter. Più la ricerca delle informazioni in rete diventa apparentemente semplice ed automatica, più questa consapevolezza si può perdere: se gli strumenti "fanno tutto da soli" e sono gli stessi per tutti, perché un bibliotecario dovrebbe possedere una marcia in più nell'utilizzarli ? La risposta a una simile domanda non è affatto banale, perché presuppone una dimensione nascosta nel mondo dell'IT ("ci sono altri strumenti" ; "l'uso di questi strumenti non è così banale come si pensa" ; "qualunque ricerca, anche banale, dipende da sottili impostazioni concettuali che ai più possono sfuggire"). Una delle ragioni per cui non è detto che si sappia che i bibliotecari possono padroneggiare questa dimensione nascosta è che spesso loro stessi non la padroneggiano; e fanno quindi a volte gli stessi errori del normale utente … Un’analisi a parte richiedono i discovery tool. METALIB era uno strumento di ricerca così complesso e con tali limiti da essere giudicato inadatto a fare da piattaforma base per le ricerche bibliografiche (persino per le meta-ricerche, cioè le ricerche su più basi-dati). Con Explora la situazione è destinata inevitabilmente a cambiare. Mentre METALIB lancia ricerche multiple e poi assembla a forza i dati, Explora crea indici recuperando i dati off-line dalle varie banche dati e poi li organizza creando un unico database su cui lanciare le ricerche: la logica è molto più simile a quella di Google; di conseguenza l'efficacia del ranking – anche se non paragonabile a quella di Google appare per la prima volta potenzialmente utile per gli utenti. Potenzialmente, perché di fatto il suo motore e il suo metodo di ranking continuano a presentare dei limiti ben evidenti. Resta poi intatto il problema tipico delle meta-ricerche: anche le ricerche dei discovery tool sono per loro natura meno raffinate e più rudimentali delle ricerche lanciate all'interno di una vera bancadati: dato che le banche-dati hanno qualità e strutture dei dati differenziate, per funzionare i discovery tool devono necessariamente "appiattirsi" su standard elementari. A questo punto, perché non usare Google, anch'esso abbastanza rozzo, ma che almeno può sfruttare una potenza di calcolo ben maggiore e un ranking ben più raffinato rispetto a strumenti "proprietari" come Explora ? Infine, lo stesso portale, con la sua grafica sempre uguale, rende difficile distinguere tra biblioteche che non sono affatto omogenee, né lo saranno mai per ragioni strutturali (non hanno le stesse risorse e non offrono gli stessi servizi) e rischia quindi di creare un “effetto marmellata”, con gli utenti che confondono le biblioteche tra di loro. [maggio 2012 – marzo 2015] Biblioteca della Facoltà di Agraria 56 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.6.3 Agg.: 12/07/16 Genesi Reference: situazione attuale ed evoluzione Per anni i nostri reference sono stati definiti in base all'accesso ai PC interni (con identificazione tramite registrazione): anche se tali accessi non producevano sempre sessioni di ricerca, si dava per scontato che c'erano altrettanti reference non registrati perché nati come richieste di informazioni bibliografiche al bancone: quindi alla fine i due fattori dovevano compensarsi. Questa scelta – assieme al fatto che le biblioteche coordinate davano statistiche alquanto creative - ha portato però a dati statistici gonfiati (ad es. 1500 reference nel 2011). Negli anni successivi si è cercato di stimare il servizio in maniera più realistica, arrivando a registrare le sessioni di ricerca che impegnano il bibliotecario in maniera significativa - almeno 30 minuti, con ricerche che coinvolgano banchedati. In ogni caso va detto che i nostri utenti hanno spesso un rapporto limitato ed utilitaristico con le ricerche bibliografiche: cercano qualcosa di specifico e rapidamente. Complicargli la vita con appuntamenti o complesse strategie più che altro li farebbe perdere come utenti. I primi dati “veri”, sia pur basati su stime, sono quelli del 2014 (210 reference); i primi in parte basati su registrazioni quelli 2015 (114 reference, di cui 40 stimati). Già il confronto tra i due anni ha fatto squillare un campanello d'allarme, dato che – al di là della difformità metodologica segnala una notevole diminuzione. Le previsioni 2016 portano a non più di 80 [?], con una ulteriore diminuzione, questa volta metodologicamente valida, del 30%. Nell'insieme si tratta di un vero e proprio tracollo, che porta il reference a livelli talmente bassi da rendere difficile l'analisi, e da mettere persino in dubbio se il reference oggi esista in Biblioteca come servizio funzionante. I numeri sono talmente bassi da creare problemi perfino a livello puramente statistico. Dato che in GP una attività viene registrata fino al 5% (75 ore-uomo a tempo pieno e 38 per part-time al 50%), e dato che un reference vale un'ora, se i reference venissero attribuiti tutti a un full-time, l'operatore finirebbe per effettuare reference di due ore, il che potrebbe far sorgere dei dubbi. Anche se i reference fossero attribuiti a part-time 50%, nel caso scendessero sotto i 70, la produttività su questo servizio finirebbe comunque per apparire anormalmente bassa. Una ulteriore difficoltà è stata creata dal passaggio all'orario 12-18,00 di una delle 3 persone che si occupava di reference: tale persona (part-time al 66%) deve a questo punto necessariamente coprire tutti i giorni il turno pomeridiano al bancone, e al suo fianco deve stare un'altra delle persone dedicate al reference (parttime al 50%). Quindi ormai solo una delle persone prima dedicate al reference resta libera da turni al bancone al pomeriggio (ed è a tempo pieno). I termini della questione sono i seguenti: chi copre i turni al bancone non dovrebbe occuparsi del reference: o lo passa ad altri o deve essere sostituito per brevi periodi e senza preavviso (le sostituzioni più complesse) i reference nascono però perlopiù dal bancone: dato che i nostri utenti hanno un approccio molto superficiale e opportunistico con il reference, le richieste vanno intercettate subito, senza forzare l'utente ma “accompagnandolo” in maniera intelligente verso chi se ne può occupare dato che i nostri reference stanno scendendo sotto la soglia di significatività statistica, diventa difficile inserirli nelle statistiche senza creare anomalie a livello produttivo (sia a livello collettivo che individuale). E assegnare il reference al personale part-time, anche se risolverebbe in parte i problemi di produttività, sarebbe la scelta più complessa da sostenere. In generale, al di sotto dei 100 reference annui appare bizzarra l'idea di distribuirli tra più persone inoltre meno sono i reference più diventa difficile accumulare esperienza e mantenersi aggiornati. Va poi notato che il reference dovrebbe essere strettamente legato ai corsi: chi fa i corsi deve usare i reference per impostarli, e chi fa reference è logico che faccia corsi (e partecipi ai gruppi di lavoro della Divisione). se volessimo aumentare il numero dei reference sarebbe necessario pubblicizzare a fondo una tale proposta, usando al meglio i pochi contatti con i docenti: impensabile farlo senza avere una solida struttura reference alle spalle [mag 2016] Biblioteca della Facoltà di Agraria 57 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.6.4 Agg.: 12/07/16 Genesi Ricerche in Opac e in internet - gestione PC al pubblico Per quanto riguarda l'accesso alla rete saranno messe a disposizione quattro possibilità: postazioni dedicate alle ricerche sul catalogo (nell'atrio), accessibili a chiunque, anche esterno all’Università, da cui non sarà possibile inviare mail, scaricare file, usare USB, lanciare stampe ricerche sul proprio PC tramite WI-FI (direttamente ai tavoli) previo log-in su EDUROAM [in futuro] ricerche su PC messi a disposizione dalla biblioteca (nella sala computer), riservate a utenti della Facoltà, consentendo stampe a pagamento ricerche assistite da bibliotecari (nell'ufficio reference), per ricerche lunghe e complesse con l'assistenza del personale, con scarico di files, stampe, consultazione CD-Rom in rete interna Anche per quanto riguarda la ricerca in rete è indispensabile - ma nient'affatto semplice - valutare quale impatto avrà la disintermediazione. Questa problematica è rappresentata con grande evidenza dall'evoluzione sussultoria e incerta che ha avuto negli ultimi 10 anni la ricerca in rete in biblioteca. Inizialmente il servizio permetteva anche di inviare e ricevere e-mail, nonché di fare ricerche per uso personale. Successivamente, a causa dei problemi creati dallo scaricamento di virus e files potenzialmente nocivi e del fatto che e-mail e ricerche personali stavano sottraendo risorse alle vere e proprie ricerche bibliografiche, sono stati messi dei limiti più rigorosi all'utilizzo di questi PC. Il risultato è stato contraddittorio: da una parte è stato eliminato un traffico che assorbiva inutilmente le risorse bibliotecarie; ma dall'altra la sala PC si è desertificata, e la biblioteca ha di fatto rinunciato ad ospitare una categoria di utenti forse meno interessata alla biblioteca in sé e per sè, ma che comunque potevano essere "agganciati" per allargare il bacino di utenti a cui offrire servizi bibliotecari più tradizionali. Benché da un punto di vista biblioteconomico questa operazione abbia avuto un sostanziale successo, resta la sensazione di fondo che la biblioteca non sia stata in grado di venire incontro ai bisogni dei propri utenti, qualunque essi siano, invece di limitarsi ad offrire ciò che si pensa aprioristicamente sia utile. L'arrivo del WI-FI ha cambiato nuovamente le carte in tavola: la biblioteca è stata la prima struttura in facoltà ad offrire il servizio, col risultato che una parte non trascurabile dei nostri utenti ha iniziato a usare la sala lettura non per leggere libri, ma per usare i portatili. Tuttavia la sala era separata dalla biblioteca vera e propria, quindi il WI-FI non ha realmente modificato l'uso che gli utenti fanno della biblioteca in sé e per sé, né ha inciso più di tanto sull'organizzazione dei servizi al pubblico. Se anche l'utilizzo dei portatili in sala lettura avesse ridotto le richieste di ricerche bibliografiche mediate dai bibliotecari, si è trattato di un effetto assai sottile, sostanzialmente indistinguibile dal più generale trend legato alla disintermediazione. Ben maggiori – e non facilmente predicibili – sono gli effetti dell'estensione dell'accesso WI-FI a tutte le postazioni all'interno della nuova biblioteca. In generale è evidente che agli spazi fisici della biblioteca, organizzati e vissuti in un certo modo, finiranno per sovrapporsi le immagini fantasmatiche di spazi virtuali ben più estesi di quelli della biblioteca, basati su logiche diverse e – forse – più appealing. Per non parlare delle complessità create dalla scelta di avere una vera e propria sala PC cablata: l'impegno richiesto non sarà trascurabile, ma - di nuovo - sarebbe controproducente escludere dalla biblioteca queste esigenze, perché rischierebbe di allontanare una parte di utenti. Questa analisi esemplifica il bivio davanti a cui si trova la biblioteca: offrire ai propri utenti servizi tradizionali, definiti dai bibliotecari; o seguire l'onda, modificando se è il caso i propri servizi per seguire le esigenze degli utenti così come sono, intercettandole sul campo. È chiaro che la seconda ipotesi è più problematica, in quanto rischia di "spersonalizzare" la biblioteca, limitando quella che è da sempre la sua specializzazione, il trattamento del libro; ma da un certo punto di vista è l'unica che potrebbe mantenere la biblioteca al centro degli interessi degli studenti. [maggio 2012] Biblioteca della Facoltà di Agraria 58 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.7 Agg.: 12/07/16 Genesi CORSI E RAPPORTI ISTITUZIONALI La creazione di mega-dipartimenti ha parzialmente destrutturato i rapporti istituzionali e rese più complesse le interazioni tra biblioteca e strutture di riferimento: in passato per comunicare un'informazione con un Istituto la biblioteca doveva mettersi in contatto con una ventina di docenti, afferenti alle stesse aree disciplinari; adesso effettuare la stessa operazione su un Dipartimento significa dover contattare 60 o 70 docenti, affiliati a varie aree disciplinari e di ricerca, quindi assai meno omogenei di prima. È evidente che in un simile contesto i normali canali comunicativi (e-mail al direttore della struttura, in modo che venga girata a tutti i docenti) sono poco proponibili. C’è poi da tener conto che – sia a causa della dipartimentalizzazione che per la naturale evoluzione della ricerca – sta aumentando l’interdisciplinarietà: individuare precisi filoni di ricerca ed assegnarli univocamente ad un gruppo ben individuato potrebbe quindi risultare difficile. Di questo va tenuto conto qualora si volesse attuare una sorta di profilatura dell’utenza, per segmentare e specializzare i canali informativi (ad esempio, per elenchi di nuove acquisizioni, proposte di acquisto o altri servizi mirati). Contemporaneamente, l’accorpamento delle exbiblioteche di Dipartimento cambia sensibilmente l’approccio psicologico e relazionale del corpo docente con la biblioteca. Se prima chi aveva bisogno di “servizi bibliotecari” (in senso lato, da un DD all’acquisto di volumi) si limitava a fare pochi passi in Dipartimento, entrare nella stanza dedicata alla biblioteca e rivolgersi a personale che faceva parte della loro stessa struttura, adesso deve rivolgersi ad una struttura esterna, fisicamente lontana e per certi versi psicologicamente vista come estranea. Anche se non emerge esplicitamente, i docenti che in passato non hanno mai avuto contatti regolari con la biblioteca centrale (la maggioranza) potrebbero avere un certo impaccio nel rivolgersi a una struttura di cui non fanno parte e con cui non hanno rapporti personali consolidati. Va però detto che molti ricercatori e dottorandi, quando le biblioteche erano dipartimentali, potevano accedere alle risorse (in particolare l'acquisto di volumi) solo in maniera subordinata, dopo aver ricevuto l'assenso del responsabile del proprio gruppo di ricerca. Adesso, la possibilità di rivolgersi direttamente, senza “intermediari”, ad una struttura neutra come la biblioteca (che non decide seguendo logiche politiche o gerarchiche), potrebbe rendere loro più facile rapportarsi alla biblioteca come struttura di servizio. [2012 – marzo 2013] 5.7.1 Corsi e didattica : premesse metodologiche L'attivazione di corsi rivolti agli studenti è una priorità della biblioteca, ma l'esperienza ha mostrato che non è così semplice farlo. Il problema principale è che per uno studente la partecipazione ad un corso ha senso solo se distribuisce crediti e quindi normalmente i corsi vanno svolti all'interno delle lezioni tenute dai docenti. Le soluzioni possibili sono quindi poche: si può cercare un rapporto più stretto con la docenza, contattando il singolo docente; si può differenziare l'offerta di corsi, per venire maggiormente incontro alle richieste delle varie tipologie di utenti; se non è possibile attivare dei veri e propri corsi, provare a fornire assistenza agli utenti in altro modo (con opuscoli, assistenza personalizzata, servizi interattivi). Vanno poi analizzati il legame tra la difficoltà a proporre corsi e lo scarso accesso al reference e il fatto che formazione utenti e information literacy – assieme al rapporto dei docenti con le biblioteche – sono probabilmente i punti su cui opera con maggior forza la disintermediazione. Formazione utenti, interazione coi docenti e reference sono fortemente interconnessi e formano i vertici di una sorta di Triangolo delle Bermuda biblioteconomico. Biblioteca della Facoltà di Agraria 59 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Più in generale va notato che i corsi possono essere non più di 5 tipologie: corsi di alfabetizzazione bibliografica (servizi della biblioteca, scelta degli strumenti, Opac, accenni alle b.dati) organizzati da noi e centrati sull'erogazione dei servizi, ivi compreso l'Opac corsi on demand (scelta strumenti, Opac, strategie di ricerca, b.dati) organizzati dai docenti e centrati sulla ricerca bibliografica nelle banche-dati, e solo marginalmente su Opac e servizi corsi della Divisione, con slide standard, strumenti per registrare utenti e somministrare questionari, di alfabetizzazione (“Vieni in biblioteca !” basic), o sulla ricerca in Opac e b.dati (“Vieni in biblioteca” enhanced), o su singole b.dati (WoS, Pubmed) o su strumenti citazionali (WoS, Scopus, Mendeley etc.). Se i nostri corsi venissero istituzionalizzati vi rientrerebbero corsi strutturati concordati con la Facoltà, inseriti nella didattica. Se attuati ricadrebbero probabilmente tra i corsi della Divisione e la Facoltà li vorrebbe presumibilmente centrati sulla ricerca nelle banche-dati e sulla bibliografia ed erogati prevalentemente a dottorandi/laureandi corsi on-line (Ariel ? O Prezi ?) sviluppati da noi o dal gruppo di lavoro della Divisione, con o senza l'intervento del CTU. Si tratta di una semplice ipotesi di lavoro Si ipotizzano poi altri corsi: per dottorandi (da inserire a cura della Divisione tra le offerte formative sussidiarie di Ateneo), con erogazioni crediti, possibili solo unendo parecchi corsi e di difficile attuazione perfino per le aree più attive sul fronte dei corsi ; e l'idea di fare corsi personalizzati (una sorta di reference collettivo) a tesisti usando la futura aula informatizzata. [marzo 2016] 5.7.2 Meta-Analisi delle attività della Divisione (relazioni Chiara Pagani) Dal 24/2 all’8/6/2015 ci sono stati 30 corsi con 309 iscritti, di cui presentatisi in 217 (il 70%); 7 corsi sono andati deserti (Storia, Musica, Umanistiche, Georef, Geoscience, Cinahl, Inspec). Dal 26/10 al 18/12 31 corsi con 374 iscritti e 222 presentatisi (il 60%); 7 corsi sono stati annullati (Storia, Arte, Lingue, Filosofia, Cab, Ricerca sociale,Inspec), Inspec e Storia per la 2. volta. La partecipazione è raddoppiata rispetto ai due anni precedenti e i principali utenti sono gli studenti, seguiti dai dottorandi e dal personale tecnico amministrativo/di biblioteca. Presenti 2013-2015 divisi per area disciplinare 300 200 100 0 78 68 143 128 127 220 5 area biomedica area scientifica 2013 2014 7 74 area umanistica 2015 Dall'11/2 al 14/7/2016 i corsi sono 35 con ca. 440 iscritti e 280 presentatisi (il 66%); 7 corsi annullati (Storia, Arte, Filosofia, Musica, Inspec, Mathsinet, Georef), tutti per la 2. volta, Inspec e Storia per la 3. volta (!). Nel 1. semestre 2015 nell'Area biomedica e scientifica il numero di corsi non è aumentato, quindi la maggiore partecipazione si è re-distribuita su corsi già esistenti: l’aumento dei partecipanti nasce probabilmente dalle nuove modalità comunicative. Nell'area umanistica c'è un incremento maggiore (55 partecipanti – 34 studenti e 12 PTA o bibliotecari - 9 su Mendely, 46 sui corsi specifici): esistono quindi utenti non raggiunti da “Vieni in biblioteca!” che necessitano di questo tipo di corsi ?. La partecipazione di bibliotecari a Mendeley si esaurirà; invece il coinvolgimento dei coordinatori delle Scuole di dottorato ha garantito 15 iscritti a “Ricerca citazionale in WoS/Scopus”: l'esperienza va ripetuta. Biblioteca della Facoltà di Agraria 60 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Nel secondo semestre le aree biomedica e scientifica hanno mantenuto il trend in aumento, l’Area umanistica è scesa (forse per la compresenza di laboratori con crediti o di iniziative organizzate coi docenti a Lingue e Storia ?). Probabilmente anche l’impostazione del calendario unico, nel quale comparivano diciture quali Vieni in biblioteca: Filosofia e Banche dati per la ricerca filosofica, ha reso poco chiara la comunicazione. Nel 2016 l’Area umanistica è salita e scesa la scientifica Rispetto agli anni precedenti, i corsi sono stati allargati ai laureandi (anche se la mail inviata – essendo una sola relativa a più corsi – impedisce avvisi mirati prima del singolo corso e crea confusione), uniformate slide e linee guida, e modificato il form d’iscrizione (il campo note è diventato “proponi un argomento sul quale fare delle ricerche durante il corso”, in modo da usare questi suggerimenti per costruire gli esempi usati durante i corsi). Dai questionari 2. semestre (191 su 222 partecipanti), l’e-mail (129) e il docente (45) sono gli strumenti più efficaci per conoscere l’esistenza dei corsi. Solo 4 persone hanno cercato le informazioni sul sito (il che crea dubbi, visto l’impegno profuso nella gestione delle pagine web). Le spiegazioni sono chiare (135 Ottimo, 41 Discreto e 15 Sufficiente). Gli utenti sono soddisfatti dei corsi (119 Ottimo e 16 Discreto). Risultati simili sono stati rilevati nel 2016. Il calendario è stato unificato, i corsi meglio definiti e ripartiti, considerando “Vieni in biblioteca!” e i corsi sulle b.dati entrambi parte dell’offerta di biblioteca; sono poi state fatte comunicazioni mirate tramite Unimia, Unimi e SBA [sintesi relazioni Pagani]. Meta-analisi: i 47 corsi del 2015 hanno avuto 440 partecipanti e, nonostante un aumento del 50% rispetto al 2014, si tratta pur sempre di 9 iscritti in media; gli annullamenti (14 su 61) sono stati il 23%; i 25 del 2016 hanno 11 iscritti in media, e il 20% di annullamenti (con alto tasso di recidiva). Dai corsi on demand qualche indicazione la si può già trarre: gli iscritti sono di solito 20 o più, ma lì dentro c'è di tutto, da semplici presentazioni dei servizi della biblioteca (4, di un'ora), a corsi di 1 ora e mezza o 2 sulle risorse bibliografiche, a corsi di 3 o 4 ore con crediti, a laboratori di 10/15 ore. L'analisi su “Vieni in biblioteca!” se venisse fatta sarebbe poco utile perché riguarda solo le umanistiche; inoltre la differenziazione tra “Vieni in biblioteca!” 1 e 2 fa sì che nello stesso calderone finiscano tipi di corsi diversi, quelli di alfabetizzazione (quasi unici, a meno che dei corsi on demand lo siano), e specifici, sovrapposti ai corsi b.dati di Ateneo e a quelli on demand. Tra le umanistiche l'offerta (tra corsi d'Ateneo, “Vieni in biblioteca!” e corsi on demand) è elevata, ma ci sono indizi che le tre tipologie competano tra di loro e creino confusione tra gli utenti (cfr infra). Le criticità si concentrano a Scienze: i corsi di Scienza della Terra, Matematica e Fisica sono stati sempre annullati), e non sono stati fatti corsi a Chimica, Informatica e Biologia. Potrebbe sembrare che i potenziali utenti siano stati “risucchiati” dall'offerta di corsi WoS e Scopus, ma non è così perchè nello stesso periodo tali corsi non sono stati attivati. Né sembra che si siano sovrapposti con i corsi on demand, perché Sc. Terra, Chimica e Informatica non ne hanno fatti, Biologia uno e Matematica solo presentazioni dei servizi. Non sono partiti i corsi di alfabetizzazione. Va poi detto che il gruppo di lavoro sull'indirizzamento degli utenti (di cui fa parte l'estensore di questo progetto), è arrivato a conclusioni contraddittorie: dopo aver escluso di occuparsi di information literacy (su indicazione della Divisione), prima ha ipotizzato di creare “pillole” informative interattive, poi – per chiarire i propri obbiettivi – ha fatto un test per individuare le criticità della ricerca in Opac, finendo per evidenziare difficoltà soprattutto nella scelta dello strumento bibliografico adatto ai propri bisogni e nell'individuazione delle strategie di ricerca: tutte questioni che non riguardano help interattivi o il miglioramento degli strumenti di ricerca, ma appunto quella information literacy esclusa a priori. [marzo 2016] Biblioteca della Facoltà di Agraria 61 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 5.7.3 Agg.: 12/07/16 Genesi Situazione attuale e prospettive Durante l'accorpamento delle biblioteche le difficoltà e l'impegno richiesto hanno reso difficile erogare corsi. Nel 2014 non ci sono stati, nel 2015 ce n'è stato 1 (2 ore, per 60 utenti) tra un trasloco e l'altro, nel 2016 3 (2 per triennali e 1 per magistrali), ognuno di circa 2 ore e 20 partecipanti, erogati dall'estensore dell'analisi in situazioni ben poco controllate. Pur essendo state interessanti e aver fornito parecchie informazioni, sono state esperienze alquanto problematiche. Le due svolte in aule prive di PC sono state fatte sul PC del docente, costringendo ad operare su un terreno assai insidioso; d'altra parte, usare i nostri PC avrebbe implicato dover risolvere noi tutti i problemi di connessione e compatibilità (non tutte le prese sono attive, connettere il PC alla VGA non è intuitivo etc.). Dove sono state erogate in aule con PC e schermo, sono sorti problemi tecnici e di lentezza di connessione che hanno creato criticità (alcune, insidiose, in WoS). L'ambiente è in ogni caso da “domare” (lo schermo può non essere visibile da chi lavora al PC, il sistema operativo può non essere esattamente il nostro, possono esserci problemi di compatibilità di slide e PDF etc.). In fase di analisi va preliminarmente notato che corsi e reference dovrebbero essere collegati. Poi : delle tre persone che si dovrebbero occupare del reference (e quindi dei corsi) uno ha rinunciato e l'altra non conosce le banche-dati. Il terzo non è chiaro cosa possa fare. Va notato che chi fa i corsi dovrà prima o poi partecipare ai gruppi di lavoro della Divisione, da cui non possiamo estraniarci. Ma, anche se i gruppi hanno idee confuse, vi partecipa gente che fa corsi da anni e sa di che parla, quindi chiunque ci vada deve essere preparato e in grado di interagire i corsi di alfabetizzazione, non distribuendo crediti, non sono appetibili ; e infatti, specie tra le scientifiche, non hanno mai avuto successo (“Vieni in biblioteca !” è un caso a parte: gli utenti usano la biblioteca come laboratorio e sono comunque in numero ben maggiore dei nostri). Inoltre tali corsi non sono molto considerati dai nostri docenti, che se fosse per loro, non li proporrebbero. Al momento sono un'esigenza esclusivamente interna i corsi basic vanno comunque organizzati da noi, trovando aule, pubblicizzandoli, gestendo iscrizioni e problemi tecnici ed informatici. La prima volta possono essere fatti in house, ma – come detto sopra - se venissero istituzionalizzati dovrebbero rientrare negli standard della Divisione (rigidi). I nostri corsi istituzionalizzati si confronterebbero con un'offerta consolidata, basata su anni di esperienza, e richiederebbe un salto qualitativo non indifferente. In base all'esperienza, i corsi on demand possono essere svolti in aule con PC e proiettori (e non è detto che ci sia assistenza per i problemi tecnici) o senza (e allora occorre avere un nostro PC ma non è detto che questo elimini tutti i problemi tecnici, anzi …). Chi fa i corsi deve essere preparato ad affrontare questi problemi tecnici ed avere sempre un piano B, oppure i corsi vanno fatti in due (che sembra essere la norma nelle altre aree disciplinari). Se si consolidano serviranno due o tre persone in grado di occuparsene (le altre biblioteche si muovono per lo più così) e, a seconda delle richieste, potrebbe essere necessario coprire vari d.base bibliografici e strumenti (Mendeley, ricerca citazionale in WoS o Scopus): quindi senza avere un mini-gruppo di lavoro i problemi da affrontare potrebbero non essere semplici i corsi on demand al 90% riguarderanno la ricerca in b.dati e solo marginalmente Opac e servizi della biblioteca. I docenti poi non hanno le idee chiare su cosa sia una ricerca in b.dati e come spiegarla a studenti con livelli diversificati di esperienza in merito. Di solito vengono “offerti” slot di due ore, che sono la durata peggiore possibile per un corso: con un'ora occorre limitarsi a servizi + scelta strumenti + Opac, oppure strategie + Wos. Tre ore permette di fare un po' tutto passabilmente bene. Due ore sulle b.dati sono poche: o si parla bene solo di WoS, o i tempi diventano stretti per infilarci scelta degli strumenti + Opac. Diventa quindi essenziale decidere il “taglio” da dare, avere i tempi giusti (e qui un co-pilota serve !) ed essere flessibili. [marzo 2016] Biblioteca della Facoltà di Agraria 62 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 6 6.1 Agg.: 12/07/16 Genesi PROCEDURE DI CAMBIO DELLE COLLOCAZIONI LE IPOTESI PROGETTUALI La scelta di attribuire collocazioni basate sulla CDD alle monografie a scaffale aperto e il numero elevato dei volumi coinvolti ha obbligato fin dall’inizio a cercare soluzioni innovative. Il problema cruciale consisteva nel decidere se separare l'attribuzione di una classe dalla ricollocazione del volume o mantenerle unificate. C’è infatti una notevole differenza qualitativa e temporale tra le due operazioni. La classificazione è un’operazione - entro certi limiti – virtuale: non muta la realtà fisica dei volumi e può essere quindi reversibile; inoltre è un'operazione complessa, e l'ideale è che inizi prima possibile, in modo da distribuire nel tempo gli sforzi richiesti. Al contrario, dato che la collocazione on-line deve coincidere con quella fisica, la modificazione delle collocazioni sul gestionale deve essere contestuale alla ricollocazione (e viceversa): è il sigillo finale del processo e quindi va eseguita nel più breve tempo possibile, appena prima dell'apertura della nuova biblioteca, per evitare di creare una situazione disturbante mentre vecchie e nuove collocazioni coesistono. Integrare in maniera vincolante le due operazioni, come prevede l'approccio tradizionale (in cui volumi sono prelevati e classificati, la nuova collocazione registrata nel record bibliografico e apposta sul volume che viene ricollocato a scaffale), avrebbe reso molto lento il processo, perché avrebbero fatto prevalere i tempi lunghi richiesti dalla classificazione; quindi avrebbe allungato a dismisura il periodo durante i quali il sistema bibliotecario di Facoltà sarebbe stato sconvolto dalle operazioni di riorganizzazione. Inoltre, avrebbe obbligato ad adattare l’intero processo alle esigenze professionali più elevate: se la classificazione è parte integrante del trattamento, gli operatori che se ne occupano devono necessariamente essere catalogatori esperti; in alternativa, il trattamento può essere svolto da due persone, una più professionalizzata per la classificazione e una meno esperta per il trattamento fisico dei volumi: ma allora va creato uno stretto collegamento funzionale tra di loro, con tutti i problemi organizzativi e logistici che ne derivano. Ci si è quindi orientati verso l'ipotesi alternativa: separare funzionalmente le due operazioni. Le classi sarebbero state attribuite ben prima che la nuova biblioteca fosse pronta, distribuendo nel tempo l’attività e rendendola più sostenibile con le sole forze interne (senza dover ricorrere all'outsourcing, come sarebbe stato necessario se il processo fosse stato concentrato nel tempo); in seguito sarebbero state usate per derivare le nuove collocazioni, in modo da velocizzare il più possibile il trattamento fisico dei volumi e minimizzare i tempi dell’operazione più perturbante. Il passo successivo era capire quale fosse il metodo migliore. L'ipotesi di registrare le classi su fogli Excel o tabulati è apparsa subito ingestibile in un progetto così complesso e che riguardava migliaia di volumi. Inoltre non avrebbe permesso di velocizzare più di tanto la ricollocazione. Anche l’ipotesi di registrare le classi in SBN aveva gravi controindicazioni: dato che SOL non permette di attribuire automaticamente27 la collocazione partendo dalla classe, si sarebbe dovuto modificare un record per volta, mentre contestualmente il volume andava ricollocato. Modificare le collocazioni una per una è un'operazione che sconvolge l'organizzazione della biblioteca, creando un'onda di perturbazione che si propaga lungo le collezioni, con volumi che cambiano collocazione uno dopo l'altro in maniera caotica. Non erano poi da trascurare gli aspetti pratici: l’operatore avrebbe dovuto, in sequenza, lavorare su un terminale per cambiare le collocazione, usare una stampante per le fascette e un pad per programmare il tag antitaccheggio. Se più operatori avessero dovuto lavorare in contemporanea, ognuno di essi avrebbe dovuto avere a disposizione questi apparati, con costi elevati e notevoli complicazioni logistiche. 27 col termine "automatico" si intende qui una procedura in grado di agire su molti record contemporaneamente Biblioteca della Facoltà di Agraria 63 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 6.2 L’IMPOSTAZIONE Agg.: 12/07/16 Genesi FINALE DEL PROGETTO Ci si è quindi concentrati su una terza ipotesi: usare un database ad hoc e modificare automaticamente le collocazioni, usando procedure batch: le classi sarebbero state inserite nel database, degli algoritmi avrebbero poi generato le nuove collocazioni, che sarebbero state esportate in un file per essere importate automaticamente in SOL. Infine è stata valutata la possibilità, usando lo stesso file, di stampare cumulativamente fascette e di pre-programmare i tag RFID28 dell'antitaccheggio. Alla fine del processo, contestualmente alla modifica automatica delle loro collocazioni in SOL, i volumi sarebbero stati prelevati sequenzialmente dagli scaffali, gli sarebbero state applicate le fascette già pronte (invece di stamparle una per una) e i tag già inizializzati. Rese semplici e standardizzate, queste attività finali avrebbero potuto essere eseguite velocemente da personale avventizio, riducendo al minimo i costi. Inoltre, invece di passare settimane, se non mesi, a modificare le collocazioni un record per volta, prolungando nel tempo la situazione disturbante per i bibliotecari e per gli utenti, le modifiche on-line sarebbero avvenute da una notte all’altra; anche la rifascettatura sarebbe stata velocizzata, e avrebbe potuto essere eseguita nel giro di pochi giorni – o poche settimane al massimo - per migliaia di volumi. Durante l'analisi sono stati evidenziati una serie di vincoli tecnico-strutturali di fondo: perché la scelta fosse efficiente i volumi non andavano "catalogati" due volte: quindi i dati andavano estratti dal software usato per catalogarli (Sebina) e importati nel database. E l'unica ipotesi stabile e professionale era di usare gli scaricamenti in formato unimarc il database doveva essere aggiornato; quindi occorreva sviluppare procedure ed applicativi di uploading, utilizzando i record Sebina scaricati in formato unimarc. le procedure dovevano consentire a molte persone di lavorare contemporaneamente sull’archivio; inoltre dovevano essere sufficientemente flessibili e modulari per potersi adattare alle varie esigenze che il progetto avrebbe prevedibilmente generato Di fatto questo significava creare un database in cui dovevano essere presenti sia i dati bibliografici che quelli inventariali e sviluppare un vero e proprio motore di ricerca definendo l'intera "filiera" produttiva (dal sistema operativo agli applicativi gestionali e all'interfaccia utente). Gli elevati investimenti iniziali richiesti da un sistema IT così complesso sarebbero stati giustificabili solo se avessero portato ad aumentare notevolmente l'efficacia e l'efficienza di tutte le attività da svolgere. I vari processi produttivi sono stati quindi re-ingegnerizzati per sviluppare delle economie di scala. Dato che le classi sarebbero state recuperate separatamente, è diventato essenziale definire il metodo più efficiente per attribuire la CDD tramite ricerche bibliografiche in rete, senza dover recuperare fisicamente i volumi. Sono quindi stati effettuati una serie di test e di analisi preliminari per individuare i database bibliografici in grado di garantire la maggior probabilità di poter recuperare classificazioni di buona qualità, escludendo i database meno "produttivi". Non senza problemi, perché è stato subito evidente che gli Opac che garantivano i migliori risultati (la LoC, la BL e OCLC) coprivano quasi solo le opere in inglese, mentre per i volumi italiani avremmo dovuto ricorrere a una serie di cataloghi molto più frammentati, con una bassa percentuale di opere classificate con la CDD, e di qualità non sempre adeguata. Ad ogni modo l'analisi ha dimostrato che comunque la quantità di opere che si sarebbero potute classificare derivando le classi dai cataloghi non era trascurabile, garantendo anche per questa attività una certa efficienza di base. La speranza, ovviamente, era che nei tempi medio-lunghi del progetto la situazione potesse poi migliorare. 28 le etichette magnetiche con chip programmabile usate per gestire il prestito automatizzato e l'antitaccheggio Biblioteca della Facoltà di Agraria 64 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 6.3 Agg.: 12/07/16 Genesi LO SVILUPPO DELLE PROCEDURE GESTIONALI Innanzitutto, per valutare la fattibilità del gestionale interno, sono stati testati alcuni moduli base per il caricamento dati e il trattamento dei record. Lo sviluppo non è stato comunque semplice, perché ha richiesto una complessa valutazione in termini di costi/ricavi strettamente legata all'analisi delle procedure di up- e down-loading: da una parte infatti non era semplice capire quale livello di complessità sarebbe servito per ottenere dei buoni risultati finali e far fronte ad eventuali ulteriori esigenze che si fossero presentate in futuro; dall'altra, ogni aumento di complessità – visto che si trattava di implementare un'intera filiera produttiva – avrebbe comportato un aumento più che proporzionale dei costi di sviluppo. Ad esempio, avendo scelto di recuperare i dati da Sebina, e dovendo assicurare un costante aggiornamento, l'unico metodo sufficientemente preciso e sicuro era usare il formato MARC; per caricare i dati in MATRIX avremmo però dovuto sviluppare un convertitore in-house, con tutti i problemi del caso. Una ulteriore complicazione nasceva dal fatto che gli aggiornamenti non dovevano essere solo additivi (cioè aggiungere nuovi record al dbase) ma sostitutivi, sia pur con precisi vincoli per mantenere l'integrità referenziale del dbase e garantire l'invarianza dei dati gestionali interni: occorreva quindi individuare con assoluta precisione quali dati aggiornare ogni volta che cambiano in Sebina, e quali tutelare (come le classi aggiunte solo in MATRIX o i campi per la gestione dei controlli a livello di inventario e la generazione delle nuove collocazioni). Inoltre MARC mette a disposizione una notevole quantità di dati di elevata qualità e con una “grana” molto fine; il che ha imposto da subito la necessità da scegliere se recuperare solo i pochi dati bibliografici e gestionali che ci servivano, creando una struttura relazionale minimale, o se recuperare tutti i dati in un ben più complesso formato MARC-like e con una struttura relazionale completa. La seconda ipotesi era estremamente complessa da implementare, ma il rischio della seconda era di rendersi conto solo in corso d'opera di aver bisogno di dati non recuperati, o non recuperati con la finezza di definizione necessaria. Cosa che è puntualmente avvenuta pochi mesi dopo l'inizio della sperimentazione, quando ci si è resi conto che per valutare il tipo di trattamento a cui sottoporre i volumi ed evitare di dover tornare in continuazione a Sebina per effettuare una analisi bibliografica record per record, servivano tutti i dati descrittivi e di legame; così l'intero archivio è stato completamente ricaricato, usando quasi tutte le potenzialità offerte dal formato MARC (peraltro di fatto molto sottoutilizzato per le normali catalogazione). Questioni molto simili si sono poste per lo sviluppo delle procedure gestionali: dopo i primi mesi in cui erano stati messi a punto solo delle limitate procedure di browsing, ci si è resi conto che servivano programmi di interrogazione del database più elaborati. È stato quindi sviluppato un vero e proprio OPAC, con possibilità di ricerche per parole chiave o attraverso canali di ricerca più specializzati, e varie possibilità di filtro. Naturalmente, un simile sviluppo non sarebbe stato possibile se non avessimo inizialmente scelto di mettere a punto un database sofisticato e con una struttura relazionale completa. Quanto poi alle procedure di controllo dei record e di creazione, una volta sviluppato un OPAC sufficientemente flessibile in grado di garantire un costante controllo dei dati, è stato possibile semplificarle creando tanti piccoli programmi di parsing e algoritmi per la generazione di codici, in grado di produrre risultati complessi mediante passaggi successivi relativamente semplici. Dopo un iniziale ripensamento per renderlo più consistente e "scalabile" (vale a dire adattabile ad eventuali nuove esigenze che si fossero create in seguito), alla fine del 2005 il sistema ha dimostrato di poter funzionare in maniera affidabile. Dal 2006 lo si è quindi usato per classificare i primi volumi [poco dopo, visto il buon esito di questo primo progetto, è stato sviluppato un database simile per gestire il riordino delle riviste]. Biblioteca della Facoltà di Agraria 65 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi In secondo luogo è stata fatta una analisi di fattibilità dell'ipotesi di modificare automaticamente le collocazioni in SOL con apposite procedure batch, tramite l’up-loading di un file appositamente creato.L'analisi ha dato rapidamente risultati positivi, in quanto la software-house che ha prodotto SOL ha quasi subito confermato che le procedure di importazione erano fattibili. I vantaggi, rispetto alla necessità di dover programmare i tag a mano, uno per uno sono evidenti: un notevole risparmio di tempo e la notevole semplificazione delle procedure. Si è poi passati ad effettuare dei test per valutare la fattibilità dell’ipotesi di comperare tag RFID pre-programmati usando lo stesso file generato per l'importazione automatica delle collocazioni. Anche in questo caso l'analisi di fattibilità è stata positiva, in quanto una delle ditte contattate ha quasi subito confermato che poteva fornire i tag in base alle specifiche proposte. Infine, i test da noi effettuati per le stampe cumulative di fascette su strisce a modulo continuo hanno dimostrato quanto questo metodo fosse ben più efficiente rispetto alla stampa delle fascette una per una. L’interfaccia di ricerca : L’interfaccia di scorrimento (browsing) dei record in base alla classe attribuita (virtualmente) : Biblioteca della Facoltà di Agraria 66 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 6.4 Agg.: 12/07/16 Genesi TRATTAMENTO VOLUMI E RICOLLOCAZIONE Utilizzando il database (“MATRIX”) e i programmi interni (“Whirlwind”) sono state attribuite ed inserite le classificazioni a quasi 14.000 monografie. La ricollocazione dei volumi ha reso però evidenti una serie di problemi. La procedura di ricollocazione automatica è infatti particolarmente complessa, perché richiede il mantenimento dell'allineamento tra SOL e MATRIX tramite ripetuti passaggi di dati in formato MARC, nonché una serie di elaborazioni algoritmiche assai complesse (parsing, creazioni di indici multipli, estrazioni di codici multi-parametrici etc.). Ognuno di queste elaborazioni ha un ineliminabile grado di criticità; il fatto poi che le transazioni debbano essere rigorosamente sequenziali, in un ambiente in continua modificazione, con la possibilità che uno qualunque dei parametri di elaborazione cambi tra un passaggio e l'altro, non può che aumentare la complessità del processo nel suo insieme. Il trattamento dei volumi destinati a scaffale aperto richiede il controllo dei volumi mancanti, l'apposizione di RFID, la generazione automatica delle nuove collocazioni a partire dai dati bibliografici e il cambiamento delle collocazioni in SOL, la rifascettatura con stampe cumulative delle etichette. Le prime due operazioni possono precedere le altre, sia pure di poco, e l'ideale è che siano contestuali: una volta trovato e marcato come tale nel dbase, il volume è RFIDato. Viene comunque segnalato se il volume è presso un docente (o si presume che lo sia) o se sono presenti altre anomalie. La logica è ovviamente che solo volumi trovati possono essere RFIDati e trattati in SOL cambiandogli le collocazioni, dato che sarebbe assurdo cambiargliele se poi volumi restassero per mesi dispersi con le vecchie collocazioni sulle fascette, in attesa di essere recuperati dai docenti. La generazione algoritmica delle collocazioni è effettuata solo per i volumi che possiedono tutti i dati bibliografici per la creazione delle nuove collocazioni (in particolare la classe). Le procedure sono additive, non sostitutive, quindi non rigenerano codici su record già trattati, per evitare di cancellare le correzioni manuali. Questo implica che se cambiano radicalmente i dati bibliografici o le classi o i dati di copia i record vanno corretti a mano. Quindi per evitare disallineamenti le collocazioni vanno rigenerate appena prima del passaggio dei dati in SOL, e preventivamente controllate in ogni loro elemento (sezione, collocazione, specificazione, sequenza), ordinandoli se è il caso con l'indice più adeguato, ed individuando i problemi creati nei codici autore/titolo dalle opere in più volumi e dai caratteri non plain vanilla ASCII. I dati controllati vengono esportati in un file che viene poi passato a SOL per il cambiamento batch delle collocazioni e viene poi usato anche per la stampa cumulativa delle fascette. [maggio 2014] A complicare ulteriormente le cose c'è stato, nel 2012, il passaggio alla nuova versione di Sebina On Line, in cui i dati bibliografici erano codificati in Unicode e non più in ISO8051, il che ha reso necessario ricaricare ex-novo il nostro archivio. A partire da luglio 2014 i volumi trattati hanno poi raggiunto una percentuale talmente elevata (il 65%) da rendere marginale – e quindi estremamente critico - il trattamento algoritmico delle nuove accessioni: ogni mese, al momento dell'aggiornamento di MATRIX, per caricarvi le nuove collocazioni occorrerebbe trattare poche decine di nuovi acquisti o di volumi da ricollocare ad hoc (recuperati o classificati dopo il ricollocamento “principale” del fondo di appartenenza): i rischi insiti in tale procedure, giustificabili per migliaia di volumi, sono eccessivi per pochi record. Quindi si è deciso che i nuovi volumi catalogati dopo giugno 2014 sarebbero stati ricollocati manualmente contestualmente con l'attribuzione della CDD. Quanto ai volumi da ricollocare ad hoc perché “rimasti indietro” rispetto al resto del loro fondo di appartenenza, quelli classificati dopo potranno essere aggiunti alle successive ricollocazioni degli ultimi fondi librari (tenendoli da parte) oppure trattati manualmente; quelli recuperati dai docenti possono essere fascettati, rfidati e trattandoli a mano uno per uno. [agosto 2014] Biblioteca della Facoltà di Agraria 67 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 6.5 6.5.1 Agg.: 12/07/16 Genesi ATTIVITÀ DI RIORDINO BIBLIOGRAFICO Classificazione dei volumi a scaffale aperto Per la biblioteca di Agraria si è innanzitutto deciso di usare la classificazione CDD e non la LoC (o altre) perché era la più diffusa e la sua adozione avrebbe aumentato la probabilità di recuperare le classi da cataloghi on-line. Per velocizzare il progetto, infatti, era essenziale limitare al massimo la necessità di classificare le opere con il volume in mano e usare quanto più possibile la possibilità di derivare le classi da registrazioni bibliografiche presenti in rete. La seconda questione è stato se usare la CDD "full monty", la Dewey ridotta o addirittura una versione full ma ”personalizzata” (tagliandola o semplificandola per adattarla a presunte esigenze locali, come a volte si fa). Alla fine, sia per semplificare la gestione biblioteconomica dei volumi mantenendo allineata l'attribuzione delle classi e le collocazioni, sia perché tutte le possibili opzioni per “semplificare” la CDD erano arzigogoli ben poco professionali, abbiamo scelto la CDD pura. Decisione gravida di conseguenze, che ha complicato non poco la gestione delle classi e delle collocazioni, e che complicherà in futuro la gestione a scaffale delle collezioni. Infine abbiamo dovuto scegliere quale edizione usare. All'epoca era appena uscita la 22. edizione, anche se non era ancora stata tradotta in italiano. Usare la 22. significava dover lavorare per mesi, se non anni, prevalentemente sui pochi cataloghi anglosassoni; oppure “aggiornare” ogni volta le classificazioni della 21. (col rischio di dover tornare all'analisi libro-in-mano); o rassegnarsi a far convivere in archivio classi di diverse edizioni. Ma usare la 21. sapendo già che di lì a poco sarebbe diventata obsoleta avrebbe significato partire col freno a mano innestato. Alla fine, tenendo conto che già allora si poteva prevedere che la ricollocazione dei volumi – a causa delle complicazioni in cui si era da subito imbattuto il progetto - non sarebbe avvenuta prima di 5 o 6 anni, si è scelta la 22., ma ammettendo comunque la possibilità di recuperare classi dell'edizione precedente (aggiungendo a MATRIX campi per differenziare le classi per edizione e provenienza). In ogni caso, più si va indietro negli anni, più aumentano i record a cui sono state attribuite classi in base a versioni valide all’epoca della pubblicazione del volume, ma ormai obsolete. E neppure la Library o OCLC hanno mai potuto – o voluto – aggiornare le vecchie classificazioni presenti in archivio, quindi la convivenza di classi di edizioni diverse è quasi inevitabile. Resta il fatto che registrando in MATRIX l'edizione, ci lasciamo aperta la possibilità in futuro di tornare sui record con classi obsolete per riclassificarli (cfr par. seguente). Una delle prime attività progettuali in ogni caso è stata individuare i cataloghi on-line in grado di fornire una accettabile percentuale di record contenenti classificazioni CDD di buona qualità, utilizzando i principali meta-opac (Karlsruhe e Azalai) per selezionarli. Ad usare la CDD con un adeguato livello di accuratezza sono la Library of Congress e la British Library (oltre a OCLC), in cui non sempre i volumi italiani sono classificati. Quanto agli Opac italiani, dato che la percentuale di opere classificate con la CDD è relativamente bassa, e i nostri volumi sono così specializzati da essere a volte posseduti solo da noi, la probabilità di recuperare classi CDD utili non sono elevate. Inoltre, le biblioteche italiane sono spesso di dimensioni ridotte, con specializzazioni tali da far sospettare che la CDD venga “interpretata” per adattarla al profilo asimmetrico che le biblioteche hanno da un punto di vista disciplinare (mentre noi non ne abbiamo bisogno, dato che copriamo un ampio spettro disciplinare); il fatto che raramente gli Opac italiani segnalino l'edizione CDD, rende ancora più difficile valutarne la accettabilità. Biblioteca della Facoltà di Agraria 68 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 6.5.2 Agg.: 12/07/16 Genesi Revisione delle classi preesistenti (per volumi a scaffale aperto) Con “revisione” si intende l'individuazione delle classi più obsolete presenti in archivio, il loro controllo e l'eventuale correzione. Si tratta di un’attività utile per aumentare la qualità delle registrazioni bibliografiche e la correttezza delle collocazioni a scaffale, ma a bassa priorità, dato che la collocazione dei volumi è garantita comunque anche con classi di bassa qualità (o addirittura errate). La sua fattibilità va quindi attentamente valutata in base alle forze disponibili. La qualità delle classi dipende soprattutto dal loro aggiornamento rispetto all’ultima edizione e dalla competenza professionale di chi la attribuisce. Da un’edizione all’altra – oltre a piccoli aggiornamenti e aggiustamenti – interi gruppi di classi vengono totalmente ristrutturati: dopo due o tre edizioni vecchie e nuove classi non hanno più alcuna attinenza, almeno in alcune aree disciplinari; in particolare per le scienze della natura, i cambiamenti tra la 19. e la 21. edizione sono stati tali che classi anteriori alla 21. sono fuorvianti. Quanto al livello professionale della biblioteca che attribuisce la classe, la qualità migliore è garantita dalla LoC, da OCLC e dalla BL, che vanno quindi considerati i database di riferimento, anche perché segnalano sempre l’edizione di riferimento. Quelle attribuite da biblioteche italiane spesso non sono aggiornate29 - pochissime usano la 22. - e non hanno quasi mai l’indicazione di edizione; inoltre le classi attribuite da piccole biblioteche sono da valutare con prudenza; va però detto che i primi controlli a campione fatti su volumi posteriori agli anni '90 hanno rivelato una qualità mediamente accettabile. Per quanto riguarda la revisione delle classificazioni, se la qualità della classe fosse alta e si trattasse solo di controllare la sua coerenza (ad es. verificando che una certa classe attribuita in base a precedenti edizioni della Dewey sia mantenuta con lo stesso significato nella 22. edizione) la revisione sarebbe abbastanza semplice: basterebbe analizzare il manuale, senza prelevare il volume. Se invece si avesse la certezza che la classe è errata o obsoleta, il volume va recuperato e riclassificato ex-novo, un’operazione ben più complessa. La necessità di fare queste complesse valutazioni, naturalmente, aumenta a dismisura l’incertezza sulla quantità di record/volumi da trattare e sui carichi di lavoro relativi. Va detto, ovviamente, che il problema si pone solo per i volumi destinati a scaffale e realmente trovati (escludendo quindi volumi smarriti o “dispersi” perché presumibilmente dislocati presso gli studi dei docenti). Al momento nel nostro database su un totale di circa 10.400 volumi destinati a scaffale aperto con classi attribuite abbiamo le seguenti indicazioni operative: le classi della 19. ed. (per fortuna solo 35, lo 0.3%) vanno ridate ex-novo col libro in mano le classi 20. ed. (720, il 6.8%) andrebbero velocemente riviste col volume in mano le classi LOC, OCLC e BL della 21. ed. sono di buona qualità e basta controllare velocemente che la classe sia ancora valida nella 22. ed. le classi ATTRIBUITE da noi sono della 22. /23. ed. e sono considerate validate, al pari di quelle LOC, Canada e BL della 22./23. ed. È improbabile si possa iniziare la revisione delle classi prima del completamento dei lavori più urgenti di riordino dei materiali bibliografici, vale a dire prima dell'estate 2016. [2012 – dic. 2015] 29 la ragione è evidente: una biblioteca che inizi a classificare usando una certa edizione, e voglia passare alla successiva, se ha usato le classi per collocare i volumi si troverebbe di fronte ad un dilemma: se decide di "aggiornare" le classi, i volumi classificati con quelle obsolete dovrebbe essere ricollocati, obbligando a riposizionare a scaffale grandi quantità di volumi; se non le aggiorna, in biblioteca finiranno per convivere volumi con collocazioni basate su classi concettualmente diverse (se non incompatibili). Si può capire perché spesso le biblioteche per mantenere una coerenza interna continuino ad usare classi di edizioni ormai obsolete Biblioteca della Facoltà di Agraria 69 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 6.5.3 Agg.: 12/07/16 Genesi Attività di riordino bibliografico e catalogazione volumi non trattati Le attività di controllo a cui dovrebbero essere sottoposti i volumi sono complesse e vanno integrate all’interno di un unico flusso operativo, evitando di dover re-intervenire più volte sullo stesso volume; se si usa un database per gestirle, tuttavia, è relativamente indifferente quale dei controlli viene fatto prima e quale dopo: l'importante è che le informazioni vengano integrate nel database. Il controllo dovrà necessariamente essere svolto sia a scaffale, passando i volumi uno per uno, sia facendo rientrare i volumi dislocati per qualsiasi ragione presso gli studi dei docenti. Questi controlli non vanno concentrati all'ultimo momento, per evitare di creare un eccessivo accumulo di lavori immediatamente prima di attivare la nuova biblioteca. Per contro, se dopo la conclusione dei controlli i volumi venissero prelevati o spostati senza segnalarlo, le registrazioni in nostro possesso finirebbero per diventare obsolete. Quindi i controlli non vanno anticipati troppo, soprattutto nelle strutture decentrate in cui non è possibile assicurare un adeguato controllo della movimentazione dei volumi. È evidente che tra queste esigenze contrastanti, se non conflittuali, andrà trovato un delicato equilibrio, analizzando la situazione di ogni fondo librario caso per caso. Le monografie da sistemare a scaffale aperto sono state individuate selezionando i volumi posteriori al 1990. L'uso di MATRIX ha permesso di fare ripetuti controlli usando listati on-line e cambiare rapidamente lo status dei volumi, per spostare a magazzino volumi posteriori al 1990 ma ritenuti marginali o inadatti allo scaffale aperto e viceversa, per volumi anteriori ma giudicati validi. Sono stati poi individuati ed estrapolati dai vari fondi librari particolari tipologie di volumi che nella nuova biblioteca sono separati dalle monografie generiche: in particolare volumi di testo, opere di consultazione, collane, materiali particolari. Nel caso dei volumi di testo l'attribuzione è stata definita da tempo selezionando i volumi segnalati dai docenti come sussidi didattici. Le ulteriori copie possedute dai singoli dipartimenti di un'opera definita di testo saranno automaticamente aggiunte alle altre. Per le opere di consultazione varrà sostanzialmente la stessa strategia. In più, potranno essere definiti come opere di consultazione singoli volumi che i docenti e i bibliotecari dei dipartimenti identificheranno come tali. È prevedibile che in ogni fondo librario sia presente una certa percentuale di volumi non catalogati (o addirittura non inventariati). La necessità di catalogarli sorgerà quindi in modo casuale durante i controlli, perciò è difficile quantificarne l'entità: realisticamente i volumi da catalogare dovrebbero essere circa il 5%, quindi nell'ordine delle centinaia (un migliaio al massimo). I volumi da catalogare - per definizione - non sono mai stati trattati in precedenza da un bibliotecario. Quindi potremmo dover trattare libri privi di inventario o di collocazione, oppure con inventari e collocazioni errate; al limite potremmo trovarci di fronte a veri e propri "fantasmi", senza inventario né collocazione, da recuperare letteralmente come “doni” (o scartare se fossero obsoleti, ovviamente). Infine, se il volume da catalogare è posteriore al 1990 e va a scaffale aperto, occorre classificarlo. Più che limitarsi semplicemente a catalogarlo, gli operatori potrebbero quindi essere innanzitutto costretti a decidere come trattare il singolo volume in base a "protocolli d'ingaggio" molto specifici e analitici. Inoltre questa attività sarà inestricabilmente incapsulata all'interno dei processi di controllo dei volumi - sia a scaffale che presso gli studi dei docenti. Queste due caratteristiche rendono necessario che del trattamento catalografico si occupino solo persone con un grado di competenza e di autonomia professionale. I volumi anteriori al 1900 dovranno essere controllati, gli si dovrà cambiare collocazione e dovranno essere rifascettati. Questa attività è complessa e quindi destinata a generare carichi di lavoro non trascurabili, in parte per la delicatezza nel trattare simili opere, in parte perché in passato molte opere sono state catalogate con procedure “semplificate”, e richiedono interventi correttivi. Biblioteca della Facoltà di Agraria 70 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Ad esempio, dato che sulla scheda cartacea era segnalato solo il primo inventario, in passato spesso dell’opera è stato catalogato solo il primo volume o addirittura è stata catalogata e inventariata solo la monografia superiore (assegnando una collocazione cumulativa). Quindi anche se ad un esame grossolano l’opera può apparire catalogata, in realtà spesso la catalogazione va rifatta o completata, inserendo i titoli mancanti e legandoli agli inventari corretti. Va poi considerato che, trattandosi di opere inventariate decenni fa, la revisione richiede la capacità di analizzare registrazioni inventariali fatte seguendo metodi ormai desueti. È quindi evidente che il trattamento – sia catalografico che amministrativo – di volumi del genere richiede elevate competenze professionali. Naturalmente, se i titoli fossero anteriori al 1830 andrebbero catalogati e trattati tra gli antichi (in senso catalografico) e occorrerebbe trovare operatori in grado di farlo. 6.5.4 Attività di riordino delle registrazioni in SOL Un aspetto da tenere in considerazione riguarda i rapporti tra il nostro database e SOL. In generale, sarebbe auspicabile che le classi venissero inserite anche in SOL per migliorare la qualità del catalogo; ma, mentre le collocazioni possono essere caricate in automatico, le classi devono essere caricate a mano, con una procedura ben più lunga e complesso di quanto non lo sia nel nostro programma. Alla fine, dato che per noi era prioritario cambiare le collocazioni, si è deciso che immettere le classi recuperate in MATRIX anche in SBN non era fondamentale. La futura biblioteca centralizzata in SBN si è agglutinata attorno alla preesistente Biblioteca di Agraria (B1): in altre parole B1 ha assorbito man mano le altre biblioteche recependone le serie inventariali e le notizie bibliografiche collegate. Questo ha significato che da SOL sono spariti i codici di biblioteca (ad es. B1, Q1 etc.) che prima differenziavano tra di loro i vari fondi da accorpare, al pari delle collocazioni (“B.C. AGR.”, “COLT. ARB.” “AGRONOM.” etc.). Una volta che le collocazioni vengono cambiate per unificarle nell'unica sezione a scaffale aperto “AGR.”, in SOL l'unico elemento che può segnalare da dove provengono i volumi resta la serie inventariale. La serie non è però un elemento univoco per individuare l'appartenenza di un volume ad un ex-fondo librario accorpato, in quanto dopo le dipartimentalizzazioni e la conseguente unificazione del trattamento amministrativo dei materiali bibliografici, la stessa serie può essere stata attribuita a più fondi catalograficamente distinti; per contro molti fondi, essendo a loro volta nati dalla fusione di più biblioteche ancora più piccole, utilizzavano in SOL più serie inventariali. Come non bastasse, dato che accanto alla serie principale (attiva) e a quelle pregresse (relative ai vecchi Istituti confluiti nei Dipartimenti e chiuse), tutte diverse e univoche, esistevano serie inventariali “di recupero” (usate per trattare volumi non non inventariati) definite univocamente solo all'interno della singola biblioteca e quindi tutte con lo stesso codice (“Z1”), è stato necessario rinominare queste serie, definendo una tabella univoca arbitraria per la futura biblioteca centralizzata. Questa risistemazione ha ovviamente avuto effetti su qualunque attività effettuata a qualunque titolo sugli inventari, dai trattamenti effettuati in SOL per cambiare in automatico le collocazioni, alla pre-programmazione dei tag RFID. Alla fine in SOL non esistono più codificazioni in grado di individuare con certezza e in maniera univoca da quale fondo librario provenga un volume. Per questo, prima che da SOL sparissero i codici univoci relativi alle vecchie biblioteche da accorpare, abbiamo salvato questo dato all'interno del nostro database, e l'abbiamo reso immodificabile, in modo da avere almeno un dato univoco invariante. Allo stesso modo in MATRIX sono state immagazzinate le vecchie collocazioni e una serie di dati amministrativi interni destinati a perdersi all'interno di SOL. Biblioteca della Facoltà di Agraria 71 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 6.6 Agg.: 12/07/16 Genesi ATTIVITÀ SUI VOLUMI La ri-fascettatura dei volumi ovviamente era indispensabile solo per i volumi da destinare a scaffale aperto. Dato però che molti volumi provenienti dai fondi librari non hanno l’inventario registrato sul volume o l’inventario sul volume non coincide con quello registrato in SOL, se uno dei volumi a magazzino venisse chiesto, per prestarlo occorrerebbe recuperare l'inventario da registrare nel gestionale con una ricerca a catalogo. La registrazione dei prestiti sarebbe semplificata se all'interno dei volumi da magazzino si applicassero delle etichette con inventari e collocazioni. La logica di stampa e di applicazione sarebbe la stessa definita per le fascette esterne. Per quanto riguarda i tag RFID invece, sarebbe antieconomico applicarli anche ai volumi a magazzino, che non richiedono controlli antitaccheggio e sono interessati solo marginalmente da operazioni di prestito. Per i tag, l’ipotesi iniziale era di passare un file contenente inventari e collocazioni alla ditta e farli pre-programmare da loro, facendo “scrivere” nel chip gli inventari (gli unici dati ad essere gestiti dai lettori), mentre sulla faccia esterna sarebbero stati stampati in chiaro sia inventario che la vecchia collocazione, in modo da semplificare i controlli e assegnare ogni tag al relativo volume senza dover aprire il volume e in modo univoco (come detto l’inventario spesso manca, mentre la collocazione – necessariamente – c’è sempre sulla fascetta esterna). Per semplificare l'applicazione, sia i tag che le fascette erano ordinati in base alle vecchie collocazioni, in modo che la loro sequenza sulle strisce gommati fosse la stessa dei volumi prelevati dallo scaffale durante il processo di ricollocazione: quindi l'operatore le avrebbe potute applicare in un’unica operazione. Un ulteriore vantaggio di questo metodo è che se un volume non viene trovato a scaffale (perché in prestito o fuori posto), il relativo tag e la fascetta resterebbero sulle strisce gommate come segnale del suo mancato recupero. Se il volume rientra basta recuperare il tag e la fascetta dalle strisce, mentre i tag e le fascette residuali segnaleranno i volumi smarriti o dispersi. Sfortunatamente, dopo i primi test su circa 2000 volumi a cui sono stati applicati dei tag preprogrammati (e che hanno dimostrato l’indubbia efficienza del processo così strutturato), la ditta ha segnalato l’impossibilità di continuare a fornire tag pretrattati, in quanto a livello industriale queste attività venivano ormai fatte solo per quantità superiori ai 50.000 pezzi. In alternativa si è deciso quindi di far stampare sulla faccia visibile, oltre all’inventario in chiaro, anche la sua versione con codice a barre e quindi programmare i tag facendo leggere il codice da un lettore in grado di registrarlo nel chip. Si trattava di una programmazione semi-automatica, che ha ridotto sensibilmente l’efficienza del processo, garantendo comunque un vantaggio rispetto all’ipotesi di programmare gli RFID manualmente, digitando il dato tag per tag. Va notato che mentre le fascette con le nuove collocazioni – ovviamente – non possono che essere applicate ai volumi solo dopo che siano state cambiate le collocazioni in SOL e appena prima di ricollocarli a scaffale (altrimenti si creerebbe una divaricazione tra dati on-line e posizione fisica dei volumi), i tag contengono solo i dati inventariali - per loro natura invarianti - e quindi possono essere applicati sui volumi ben prima della loro ricollocazione restando inattivi (o, addirittura, essere usati per l'antitaccheggio e i prestiti ben prima della ricollocazione automatica in SOL, “puntando” prima alle vecchie collocazioni e poi, dopo il change-over, alle nuove), a condizione che i dati inventariali siano nell’esatto formato che assumeranno dopo l'unificazione delle biblioteche in SOL. In fase di inizializzazione dei tag è stato quindi necessario tener conto del problema relativo al riordino delle serie inventariali (cfr par. 6.5.3). Biblioteca della Facoltà di Agraria 72 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 7 Agg.: 12/07/16 Genesi ANALISI E VALUTAZIONE SERVIZI Al momento non è chiaro quanto e come vengano valutati i livelli quantitativi dei servizi. Ancor più vaga è la loro valutazione qualitativa. I pochi elementi certi al momento sono i seguenti: solo poche transazioni (tipicamente i prestiti) sono interamente automatizzate, standardizzate e registrate, in modo da essere confrontabili e controllabili. i dati statistici vengono raccolti da anni, ma sono più volte cambiate sia le modalità di rilevazione che le definizioni degli "oggetti" analizzati (ad esempio la definizione dei DD è cambiata nel tempo), al punto che le statistiche sono difficilmente confrontabili nel tempo tra le biblioteche ci sono forti disomogeneità strutturali, che portano non solo a diversi livelli quantitativi dei servizi, ma anche e soprattutto ad erogare i servizi in maniera così diversa che le statistiche a volte finiscono per confrontare attività fra di loro oggettivamente diverse i dati statistici (se è per questo anche le valutazioni qualitative) sono sempre stati sottoposti a forti interferenze di natura ideologica: in altre parole sono state spesso reinterpretati per mantenere lo status quo o per indirizzarli verso conclusioni predefinte o definite ad hoc. 7.1 7.1.1 VALUTAZIONI GOOD PRACTICE Analisi concettuale sulla griglia di valutazione good practice L'analisi dei servizi deve necessariamente tener conto dei dati good practice, che pure ha altri obbiettivi (l'analisi efficienza/efficacia della spesa). GP è un progetto intra-ateneo, che confronta i costi medi per operazione tra le università che vi partecipano, rapportando il carico di lavoro per ogni attività (definito in frazioni di FTE) con il numero di operazioni svolte. GP presenta tuttavia una serie di debolezze metodologiche, tali da inficiarne la capacità di analizzare le biblioteche. Innanzitutto, GP non computa tra i costi le spese di investimento/funzionamento, limitandosi alle spese per il personale. Anche se tale limitazione ha le sue ragioni (valuta l'efficacia/efficienza dei soli processi produttivi in termini di carichi di lavoro, dando per scontato che sia più standardizzabile e confrontabile), esclude dall'analisi una parte rilevante dell'attività produttiva. Una biblioteca non opera su un mercato 30, ma ciò non toglie che vi si possano applicare metodiche di analisi simili a quelle utilizzabili per un'impresa in senso lato. Non potendo definire un breakeven (dato che non produce merci) si possono definire dei costi-standard ottimali e poi confrontare gli scostamenti da essi. È quello che – astrattamente – cerca di fare GP, ma se a questa analisi si tolgono le spese di investimento e di funzionamento, il risultato appare monco. Ad esempio, se volessimo realmente valutare l'efficacia della spesa nel suo insieme, dovremmo valutare quanti prestiti / DD generano 1000 € di spesa, comprendendo in essa i costi dei beni + i costi di trattamento + quelli di funzionamento/conservazione: solo il secondo fattore viene valutato da Good practice, mentre il terzo lo è solo per la parte riguardante la spesa di manodopera (non per quanto attiene le spese per rilegature o tag RFID). 30 Anche se le università (specie in Lombardia) sono di fatto in competizione fra di loro per attrarre i potenziali utenti di un bacino condiviso; e lo stesso potrebbe valere per le biblioteche Biblioteca della Facoltà di Agraria 73 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Ora, dato che la spesa per il personale incide per circa il 60% (7 ml. di euro contro i 6 ml. di spese per investimenti/funzionamento), è come se l'efficacia del 40% della spesa non venisse valutata, per una decisione aprioristica ed arbitraria. In ogni caso, aggiungere le spese di investimento all'analisi, darebbe ulteriori elementi di valutazione: l'analisi costi / ricavi resta essenziale per le decisioni di spesa, e in tale ottica è essenziale sapere quanto “rende” una certa spesa (e quanto su di essa incidano i costi di investimento, quelli di funzionamento e quelli del personale). Ma, come detto, Good practice non si occupa di questo tipo di valutazioni. Naturalmente ci sono buone ragioni per cui non si voglia spingere in tale direzione, ad esempio il fatto che il costo medio dei volumi e delle riviste varia moltissimo da area disciplinare ad area disciplinare, e quindi inserire tali costi in una griglia valutativa produrrebbe evidenti distorsioni. Peraltro, le distorsioni – come vedremo – esistono anche limitando l'analisi alle spese per personale. GP divide poi le attività in filoni non sempre paragonabili con quanto avviene in una biblioteca: - nella realtà catalogazione e attività amministrativa sono integrate, al punto da non essere distinguibili: acquisizione, inventariazione, catalogazione e gestione fatture non sono che momenti di un unico flusso di attività. In good practice catalogazione e amministrazione sono attività distinte, mentre la parte contabile è assorbita da quella amministrativa. - in good practice DD e ILL sono distinti, mentre di solito sono svolti unitariamente - limitare la gestione dei computer a quelli al pubblico implica escludere dalla valutazione una percentuale tra il 30 e il 60% delle attività informatiche. Tuttavia, solo alcune di queste attività sono “misurate” da parametri quantitativi, quindi solo per alcune è possibile definire degli indici produttivi: per altre la valutazione non è possibile (e si tratta di attività che potrebbero coprire più della metà dell'attività complessiva in una biblioteca). In più, cosa evita che le biblioteche privilegino artatamente proprio le attività non valutabili ? Non è chiaro se questa scelta sia stata imposta per distorcere la griglia valutativa in modo da “magnificare” i risultati di alcune università (le più semplici e centralizzate) a discapito di altre. Va notato che GP non è un progetto MIUR, ma è gestito dal Politecnico di Milano, che potrebbe avere una sorta di conflitto di interesse nel definire la griglia poi usata per auto-valutarsi. Un ulteriore problema di GP è che si basa sulla quantificazione della percentuale di tempo dedicato ad una attività. Nel 90% dei casi le persone svolgono più attività nel corso della stessa giornata (è improbabile che il singolo svolga una certa attività per due giorni e per tre un'altra): quindi per definire la percentuale FTE "dedicata" ad un'attività va fatta una auto-valutazione innanzitutto del singolo sulla percentuale che lui stima dedicare a quella attività e poi della struttura sulla somma di tali auto-valutazioni (eventualmente riviste). In generale, tutto si basa su valutazioni soggettive, con scarso supporto di precise registrazioni sui reali carichi di lavoro giornalieri. È quindi probabile che ì dati GP contengano un errore statistico sistematico, che stimo di circa 0,1 FTE per la valutazione fatta sul singolo individuo, e di 0,2/0,3 FTE per una valutazione cumulativa. Occorre notare che questi errori statistici verrebbero inesorabilmente amplificati esponenzialmente nell'analisi di attività marginali: un errore di +/- lo 0,1 FTE su un'attività che complessivamente impegna 2 FTE inciderebbe per un ventesimo del totale (il 5%), un margine di errore tutto sommato accettabile; lo stesso errore su un'attività da 0,5 FTE inciderebbe per un quinto del totale (il 20%), il che renderebbe di fatto parzialmente inattendibile quest'ultimo dato. Se si analizzano le diverse biblioteche, si può notare che solo quelle con più di 10 FTE arrivano ad impegnare più di un FTE in buona parte dei filoni di attività, e quindi mantenere il tasso di errore statistico entro livelli accettabili; in quelle con 4 o 5 FTE le attività si fermeranno a frazioni di FTE, quindi incorporeranno inesorabilmente elevati livelli di possibili errori statistici. E di questo va tenuto conto in fase di analisi dei dati (per Agraria sui filoni di attività meno consistenti). Biblioteca della Facoltà di Agraria 74 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi C'è un altro fattore da rimarcare: good practice è necessariamente un "gioco a sommatoria zero". In altre parole, sia per il singolo addetto che per la biblioteca nel suo complesso la somma di tutte le attività deve dare 1 (=100%). Dato che gli indici di efficacia/efficienza di good practice si basano sul rapporto tra FTE impegnati e parametri produttivi (=numero di operazioni compiute, un dato che si suppone fisso, poiché l'attività registrata è quella che è), in teoria - a parità di operazioni svolte più si abbassa la frazione di FTE impegnata in quella attività, più gli indici migliorano. Ma, ovviamente, abbassare la copertura in FTE di quell'attività impone di alzare quella per un'altra attività "concorrente", per arrivare appunto al 100% dei FTE impegnati. Se una biblioteca - per errore di valutazione o per dolo - riducesse il carico FTE di una attività, otterrebbe un risultato artatamente migliore nell'indice correlato, ma peggiorerebbe negli altri. Dato che la "valutazione" di una biblioteca dovrebbe derivare dalla somma - o meglio dalla media - di tutti gli indici di efficacia/efficienza di tutti i filoni di attività, gli eventuali errori statistici in più in alcuni filoni di attività verrebbero probabilmente compensati da simmetrici errori in meno di alti. L'inevitabile conclusione è che l'unico modo per aumentare gli indici di efficacia/efficienza (in assoluto o in rapporto alle altre biblioteche) consiste nell'aumentare in generale le operazioni svolte per il maggior numero possibile di filoni di attività, cioè elevare complessivamente i parametri produttivi totali della biblioteca. Dato che - a causa della riduzione delle risorse - alcuni parametri produttivi (il numero di volumi acquisiti/catalogati, il numero delle riviste gestite, la quantità di fondi gestiti) non potranno che diminuire, tutto si gioca sulla capacità di aumentare - in un modo o nell'altro - i prestiti, i DD/ILL e i reference. Un'operazione non facile, ovviamente, dato che i prestiti dovrebbero derivare linearmente dal numero di volumi posseduti/acquisiti e anche i DD/ILL non possono che dipendere (sia pure in modo non lineare) dai volumi e dalle riviste possedute. L'unico, possibile escamotage (e quindi l'unica grossa incertezza sull'attendibilità dei dati) consiste nell'elevare artificiosamente il carico in FTE delle "altre attività", che non sono correlate a precise attività registrate e quindi a specifici parametri o statistiche produttive: questo (a causa del fattore "sommatoria zero"), porterebbe a ridurre il peso di tutte le attività di "base" e quindi sopravvalutarne gli indici di efficienza. In parte lo stesso problema nasce per filoni di "attività" non correlabili con un preciso numero di operazioni o comunque un dato quantitativo: ad es. la gestione sale può solo essere correlata a parametri molto generici (quali il numero di ore di apertura, il n. di metri quadri, il numero di utenti), senza poter valutare altri fattori essenziali, come il numero di sale e/o piani, se la biblioteca è o non è a scaffale aperto, il tipo di organizzazione dei servizi e delle collezioni etc. [marzo 2012 – riv. Dic. 2013] 7.1.2 I dati good practice della biblioteca di Agraria Andando più nello specifico i nostri dati sono i seguenti : - catalogazione: ai 350 volumi acquisiti dalla biblioteca centrale corrisponde un carico di lavoro di 0,4 FTE, mentre i rimanenti 300 volumi acquisiti dal resto della facoltà corrispondono a 0,35 FTE, per un totale di 0,75 FTE. Da questo punto di vista i carichi di lavoro sono realistici: in pianta organica un FTE dovrebbe catalogare 2000 volumi (senza soggetti, quindi 1000 catalogati e soggettati); se alla catalogazione (0,3 FTE) aggiungiamo i lavori amministrativi (ca. 0,2 FTE), si arriva a 0,5 FTE per catalogare/soggettare/inventariare i volumi della biblioteca centrale e 0,4 per il resto della facoltà, per un totale di 1 FTE, coerente con good practice. Biblioteca della Facoltà di Agraria 75 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi - gestione riviste: per le 70 riviste della biblioteca centrale ìn good practice si calcola un carico di lavoro di 0,2 FTE, le 480 riviste del resto della facoltà corrispondono a 0,9 FTE, per un totale di 1,1 FTE per ca. 550 riviste. Anche questi carichi di lavoro sono realistici e omogenei - amministrazione: ai 350 volumi + 70 riviste + 100.000 euro di budget della biblioteca centrale corrispondono 0,3 FTE, mentre i rimanenti 300 volumi + 300 riviste + 150.000 euro della facoltà corrispondono 0,6 FTE (con un 20/30 % in più, considerando il fatto che il lavoro contabile per i dipartimenti va valutato diversamente). Anche questi carichi di lavoro sono formalmente realistici e omogenei [ma vedi le considerazioni iniziali sul poco realismo della griglia di valutazione su catalogazione/attività amministrativa]. - Prestito: dato che la maggior parte delle biblioteche di facoltà non presta, sono considerate solo la biblioteca centrale e quella del Distam. Nella prima 4000 prestiti corrispondono a 0,75 FTE, al DISTAM 1100 prestiti corrispondono a 0,3 FTE; in totale 1 FTE per 5000 prestiti. Dato che nella futura biblioteca si ipotizzano 10.000 prestiti (di cui metà prestiti ai docenti), si arriverebbe a 2 FTE totali. Il dato non è coerente con i carichi di lavoro definiti dalle piante organiche (1 FTE per 10.000 prestiti). È probabile che i carichi di lavoro più realistici per 10.000 prestiti siano di ca. 1,4/1,5 FTE. - di scarsa utilità è l'indicatore sulla gestione delle sale: qui conta soprattutto, ovviamente, com'è strutturata la biblioteca (a scaffale aperto o meno, con una o più sale, su uno o più piani etc.), nonché il numero di utenti e il livello di servizi erogati. Da questo punto di vista è molto complesso comparare le diverse biblioteche. Infine, l'attuale situazione non è proiettabile sulla futura biblioteca, che sarà completamente diversa - come struttura e dimensioni - dalle attuali. [marzo 2012] 7.1.3 Confronti tra i nostri indici good practice e gli indici nazionali Come detto l'Università di Milano ha aderito a good practice per la prima volta nel 2011. Di conseguenza l'analisi richiede una certa prudenza: la griglia di valutazione è diversa da quelle a cui eravamo abituati (derivate dalla griglia GIM), il che potrebbe amplificare gli errori sistematici; come detto prima, anche la metodica di rilevazione (basata sull'auto-analisi) potrebbe produrre un elevato tasso di errore. Di fatto si stima che i dati 2011 (riferiti al 2010) servano più che altro per definire meglio la rilevazione e che si possa arrivare ad un'analisi definitiva non prima del 2013. Un aspetto cruciale da rimarcare è che la prima analisi dei dati presenta comparandoli con quelli nazionali presenta una fondamentale asimmetria: i nostri indici si basano solo su biblioteche d'area (più grandi e meglio organizzate delle altre, quindi più "efficienti" della media), mentre quelli good practice italiani si riferiscono a tutte le tipologie di biblioteche, più o meno efficienti. In altre parole, con questo taglio scelto, i nostri indici potrebbero essere stati "magnificati" (enhanced) e quindi resi artatamente migliori rispetto alle basi di confronto. Paragonando gli indici di Milano alla media good practice italiana, si nota che il costo per operazione è inferiore (quindi astrattamente migliore) alla media nazionale per le attività di front office (prestiti, DD/ILL, reference etc.) e superiore (= peggiore) rispetto alla media nazionale per le attività di back office (catalogazione e trattamento riviste). Noi sappiamo però che in passato, per quanto riguarda le attività di front office, il confronto effettuato nel 2006 con i dati GIM segnalava che eravamo sensibilmente inferiori agli standard italiani: in particolare eravamo carenti per il rapporto prestiti/volumi e prestiti/utenti, cioè per gli indici di circolazione. Biblioteca della Facoltà di Agraria 76 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi In altre parole erogavamo pochi servizi rispetto al posseduto e agli utenti serviti (sul DD/ILL la situazione era diversa perché eravamo forti fornitori di servizi, e GIM valuta il rapporto posseduto/erogato). In generale questo è stato interpretato come un effetto dell'elevata percentuale del nostro posseduto escluso dal prestito, specie nei fondi librari ma anche nelle biblioteche d'area, e del fatto che sul materiale prestabile spesso incidono dei limiti alla fruibilità destinati ad allontanare i potenziali utenti del servizio. Non sembra che nel frattempo la situazione sia mutata, di conseguenza, il buon risultato di good practice potrebbe avere quattro diverse interpretazioni: - come effetto di un basso livello qualitativo dell'offerta: i servizi costerebbero mediamente poco perché sono di basso livello; e lo sono proprio perché il personale adibito è mediamente poco. Quindi, lungi dall'essere un dato positivo, segnalerebbe una criticità - come effetto di un anomalo confronto dei dati: se i nostri indici si riferiscono a strutture più votate all'erogazione dei servizi al pubblico rispetto alla media delle biblioteche su cui si basano gli indici nazionali (quindi mediamente più efficienti), il buon risultato di good practice potrebbe essere un semplice artefatto interpretativo basato su un confronto falsato in partenza. - come effetto di una anomala auto-valutazione: le nostre biblioteche possono sopravvalutare i carichi di lavoro per le attività di back-office (e sottovalutare quelli front office), portando quindi a ridurre erroneamente i costi del front office e amplificare quelli back-office [cfr. par. 3.1.1] - i dati sono corretti e segnalano che il nostro focus è più centrato sulle attività back-office che su quelle front-office (ma che l'impegno non porta sempre ad una elevata efficienza, anzi). Sul cattivo risultato in ambito catalogazione/trattamento riviste, si potrebbe pensare ad un effetto residuale della nota tendenza - prevalente in passato - a centrare eccessivamente l'attività delle biblioteche nella catalogazione, dando per scontato che sia una sorta di variabile indipendente (senza cioè preoccuparsi più di tanto della sua efficienza). Va però detto che per la catalogazione delle monografie è presumibile 31 che i carichi di lavoro dipendano per un terzo dalle attività amministrative sull’ordine (rapporti con docenti, fornitori, DURC etc.), per un terzo dalla catalogazione vera e propria e per un terzo dalla soggettazione/indicizzazione. Quindi per una corretta valutazione dei costi occorrerebbe sapere - biblioteca per biblioteca - quale è la percentuale degli acquisti (il trattamento dei doni è più semplice, quindi meno costoso) e dei volumi soggettati sul totale dei volumi trattati (la classificazione/soggettazione aumenta del 30% i tempi di trattamento e quindi i costi). Non è un caso se in questo ambito la variabilità degli indici sia massima. Per Agraria, i doni sono in percentuale irrisoria e tutti i volumi sono classificati: quindi i carichi di lavoro sono al massimo (il che non vale per altre biblioteche). Per quanto riguarda i prestiti esiste una debole correlazione tra grandezza di una biblioteca e maggiori costi, e una tra numero di prestiti e minori costi [in altre parole la grandezza della biblioteca tende a ridurne l'efficienza, il maggior numero di transazioni ad aumentarla]; per catalogazione, DD, trattamento contabile e reference c'è una simile correlazione tra numero di volumi trattati, numero di DD, numero di reference, quantità di fondi gestiti e minori costi (su cui però la grandezza di una biblioteca non sembra incidere). C'è una correlazione - debole - tra grandezza di una biblioteca e numero di operazioni e maggiori costi per quanto riguarda l'ILL, e una tra grandezza di una biblioteca (e una più debole sul numero di ore di apertura) e maggiori costi per quanto riguarda la gestione sale [qui sia la grandezza della biblioteca che il numero di operazioni/ore di apertura sembra ridurre l'efficienza !]. È interessante notare che le economie di scala sembrano valere solo per il numero delle operazioni, non per la grandezza della biblioteca. L'ILL è deviante (esiste una dis-economia di scala) ma i numeri sono così piccoli da contenere probabilmente elevati errori statistici. Ancor più interessante la lieve, ma significativa, dis-economia segnalata in rapporto alle ore di apertura … [marzo 2012] 31 presumibile in quanto è complesso disaccorpare e valutare separatamente attività inserite in un unico processo da good practice Biblioteca della Facoltà di Agraria 77 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi 7.1.4 Good practice: analisi, performance e prospettive per il futuro Il "giudizio" finale porta Agraria ad ottenere un buon risultato (7. posto su 20). Non si può però non rimarcare qui il fatto che il termine "giudizio" associato ad una "classifica" di merito, lasci trapelare apertamente la logica valutativa finale perseguita dalla Divisione, che è di tipo gerarchico-tecnocratica. Va infatti notato che in sé e per sé l'analisi good practice può solo portare a individuare lo scostamento del costo unitario di un'attività da una media: da questo punto di vista può dare indicazioni di (relativa) inefficienza se il dato è superiore, ma è più ambigua se il dato è inferiore: che dire della qualità dell'attività ? Più analiticamente si arriva alle seguenti conclusioni: - catalogazione: percentuale sul totale delle attività 10% (le biblioteche tra l'1 e il 40% - media prob. 15%), poco minore; costo 39 € a volume (media 53 - mediana 43), poco migliore - riviste: percentuale sul totale delle attività 5,5% (biblioteche tra l'1 e il 15% - media 6/7%), poco minore; costo 101 € per rivista (media 135 - mediana 97), quindi in linea - prestiti: percentuale sul totale 19% (biblioteche tra l'1 e il 30% - media prob. 10%), ben maggiore; costo 7 € per operazione (contro la media di 6,7 - mediana 6), quindi in linea [!] - reference: percentuale sul totale 8% (biblioteche tra l'1 e il 20% - media prob. 5%), maggiore ; costo 31 € per operazione (contro la media di 72 - mediana 35), quindi migliore [!] - DD: percentuale sul totale 5% (biblioteche tra l'1 e il 20% - media prob. 5%), in linea; costo 30 € per operazione (contro la media di 44 - mediana 13), quindi in linea - ILL : troppa variabilità, dati troppo marginali per avere dati validi - Gestione amministrativa: percentuale sul totale 10% (biblioteche tra 5 e 20% - media prob. 9/10%), in linea; costo 0.10 € per euro [!] (contro la media di 0,10), quindi in linea - Gestione sale: percentuale sul totale 13% (biblioteche tra 6 e 30% - media prob. 12%), in linea; costo 10 € per ora (contro la media di 10), quindi in linea - Altro: percentuale sul totale 26% (biblioteche tra l'1 e il 20% - media 10%), ben maggiore. Non essendoci dati produttivi correlati non c'è un costo unitario Conclusioni e questioni in sospeso : c) Nei costi non sono compresi quelli degli studenti 150 ore, alti in alcune biblioteche (per lo più umanistiche - per noi è basso) e quello del personale non strutturato (considerevole per le biomediche, che usufruiscono di personale ospedaliero i cui costi non sono compresi in good practice). Se questi costi fossero inseriti nell'analisi, porterebbero ad un peggioramento degli indici per le biblioteche umanistiche e biomediche, migliorando la nostra "classifica" d) La percentuale sul totale delle attività è in linea con la media di Ateneo per tutte le attività, tranne che per catalogazione e trattamento riviste (leggermente inferiore), per reference (superiore) e per i prestiti (nettamente superiore): sembra quindi che noi tendiamo ad assegnare - almeno a livello di auto-valutazione - ai servizi al pubblico un peso maggiore di quanto non facciano le altre biblioteche, e un peso minore per le attività di back office. Non è chiaro se questo indichi una realtà oggettiva (un maggior investimento in ore-lavoro sulle attività front office da parte nostra rispetto agli altri) o una semplice distorsione percettiva (abbiamo solo la sensazione di investirvi di più, gli altri la sensazione opposta). Biblioteca della Facoltà di Agraria 78 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi e) In ogni caso l'eventuale super-investimento da parte nostra nelle attività front office non va a discapito della loro efficienza, perché nel caso del prestito e del reference un carico di lavoro mediamente maggiore (quindi, in un certo senso "peggiore" della media) porta a costi medi inferiori (= migliori): la spiegazione - ovviamente - può essere data solo dal rapporto fra costi e numero di prestiti/reference, cioè dal fatto che i nostri prestiti/reference sono più di quelli di altre biblioteche, a parità di lavoro attribuito [cfr supra: correlazione n. operazioni/efficienza] f) Per la catalogazione, si rimanda a quanto detto sopra: per una corretta valutazione dei costi occorre sapere la percentuale degli acquisti e dei volumi soggettati/classificati sul totale. Le nostre percentuali sono vicine al 100%, quindi i carichi di lavoro sono al massimo; lo stesso non vale per molte altre biblioteche. g) Nel caso di "altro", non correlato a parametri o statistiche produttive (cfr. par. 3.1.1), l'elevato livello di questa pseudo-attività ad Agraria porterebbe - a causa del fattore "sommatoria zero" - a ridurre il peso di tutte le altre attività e quindi ad incrementarne gli indici di efficienza. Va detto che per noi queste altre attività sono le attività progettuali, che sono assolutamente giustificabili e si protrarranno per anni (almeno fino al 2015), garantendoci una "copertura" non trascurabile. A più lungo termine occorre valutare l'impatto Indicazioni finali: - nel 2012 entrerà nella fase finale l'accorpamento delle biblioteche di Agraria: quindi tra il 2012 e il 2013 la biblioteca di Agraria cambierà struttura, personale ed equilibri produttivi. L'indeterminatezza su quali saranno nei prossimi anni i suoi parametri produttivi potrebbe confondere le valutazioni. Anche l'elevata incidenza di "altre attività" garantirà una rendita di posizione, incrementando tutti gli altri indici produttivi basati su parametri misurabili. In prospettiva la diminuzione di "altre attività" quindi andrà progressivamente assorbita - per good practice l'efficienza/efficacia è insensibile alla grandezza in addetti di una biblioteca (anzi, a volte è diminuita), mentre è incrementata dal numero di operazioni/prestazioni eseguite. Quindi l'unica, vera, indicazione operativa resta quella - ahimè ovvia - di aumentare i servizi erogati a parità di risorse. È possibile che i dati good practice possano essere utilizzati come griglia di collimazione per la messa a punto dei nuovi equilibri - nella futura biblioteca occorrerà mantenere gli stessi rapporti tra FTE e parametri produttivi. Dato che il nostro personale raddoppierà, il numero di reference difficilmente aumenterà e il numero di volumi catalogati e di riviste a lungo termine non potrà che diminuire, per mantenere gli attuali rapporti produttivi occorre più che raddoppiare prestiti e DD. Peraltro i trend di diminuzione di alcuni servizi sono destinati a colpire tutte le biblioteche, anzi, la nostra potrebbe esserne meno colpita. [marzo 2012] Biblioteca della Facoltà di Agraria 79 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 7.1.5 Agg.: 12/07/16 Genesi Good practice 2013 (dati 2012) : analisi e confronto con GP 2011 Per Good practice 2013 appare evidente che i dati presentano anomalie così elevate da renderli inutilizzabili per i confronti, a meno di scegliere solo alcuni indici (arbitrariamente definiti come più significativi e/o affidabili) o di retro-interpretare i dati utilizzando informazioni diverse dalla pura analisi statistica e altri metodi euristici. Inoltre la griglia 2013 ha ulteriormente diminuito le attività misurabili e quindi utilizzabili per creare indici, rispetto a quelle non misurabili. Ad esempio i prestiti, facilmente misurabili essendo un'attività fortemente standardizzata, e la “gestione sale“ (che pure potrebbe – sia pur imperfettamente - essere “misurata” con le ore di apertura o i metri quadri aperti al pubblico o il numero di utenti) sono stati assorbiti nel ben più generico filone di attività “Accoglienza, prestito utenti, presidio e gestione della sala”, creando una specie di mostro amorfo e multi-sfaccettato, impossibile da quantificare con un solo indicatore di produttività: e infatti si sostiene che per questo filone non sia stato trovato un driver (cioè un indicatore quantitativo) univoco ed affidabile. Ma questa scelta arbitraria impedisce di valutare e confrontare una attività fondamentale, che potrebbe assorbire anche un quarto o un quinto del carico complessivo di lavoro di una biblioteca. Good practice 2013 utilizza quindi una griglia di valutazione talmente diversa e impoverita rispetto all'edizione 2011 da rendere insidioso il confronto tra le diverse realtà e impedire l'analisi del trend degli indici produttivi tra il 2010 e il 2012. La nuova edizione, esplicitamente usata per valutare l' ”efficienza”, enfatizza poi una delle debolezze di fondo di GP, il fatto di valutare solo la spesa per il personale, non per investimenti. Più analiticamente, le maggiori anomalie e dissimetrie sono ben evidenti : - la spesa per catalogare (che pure è un'attività totalmente standardizzata 32) passa senza ragione tra le università da 81 a 7 €, entrambi dati assurdi, anche se per lo più i dati oscillano tra 12 e 30€ con 26€ di media; tra le nostre biblioteche addirittura passa da 193 a 5 € [!] con 12€ di media. È probabile che il dato realistico possa situarsi a 15 € per catalogazione semplice e 30 € per catalogazione+indicizzazione. Controllando i dati grezzi ci si rende conto che l'anomalia di Farmacia (193) deve dipendere da un grossolano errore di auto-valutazione dei carichi di lavoro, mentre i dati devianti di BGLF e Scienza della Terra dipendono dal fatto che entrambe hanno dichiarato un numero di accessioni decuplo rispetto al normale [cfr par.3.2.4]: evidentemente hanno inserito qui (e non in “progetti”) un'attività straordinaria di recupero del pregresso: indipendentemente se sia o meno formalmente corretta, questa scelta ha prodotto una notevole distorsione dell'indice perchè ha enormemente aumentato il numeratore. Ma anche nei dati di Chimica c'è qualcosa che non va. Il dato di Agraria – ammesso che serva – è superiore alla media (sia pure distorta dalle anomalie di cui sopra) ma è realistico in base ad un esame euristico extra-GP e coerente, ad esempio, con la media italiana. - la spesa per abbonamenti (altra attività molto standardizzata) oscilla parecchio tra le diverse università, ma presenta dati assurdi tra le nostre biblioteche (da 379 a 8 € con 70 € di media). È probabile che il dato realistico sia la media, a cui noi di Agraria siamo vicini. - Sul reference i dati, oltre che oscillare in maniera incomprensibile, sono incompleti. Analizzando euristicamente i dati intra-Ateneo, è probabile che le biblioteche con dati migliori (cioè – ricordiamolo – costi minori) definiscano reference il quick reference, che implica 10/15 minuti/uomo, e quindi è inconfrontabile col reference su appuntamento da un'ora (che probabilmente computano le biblioteche con indici peggiori). Qui l'anomalia dipende con ogni probabilità da una incoerenza di fondo nella definizione dell' “oggetto” misurato. 32 salvo che il costo può raddoppiare se si indicizza (particolare che non a caso non viene mai specificato !) Biblioteca della Facoltà di Agraria 80 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Ad esempio, se nel 2011 gli indici di Milano relativi alle attività di back office (catalogazione e trattamento riviste) erano superiori (= peggiori) rispetto alla media nazionale, oggi sono inferiori (= migliori), a volte in maniera notevole, come nel caso della catalogazione monografie. Peccato che questo indice risulti, come spiegato sopra, profondamente inquinato da dati che vanno al di là della normale attività. D'altra parte, in mancanza di radicali riordini nell'organizzazione produttiva (che non risultano attuati), cosa potrebbe spiegare una tale drastica ricollocazione rispetto alle medie italiane, se non una semplice rivalutazione della percezione che le nostre biblioteche hanno del peso relativo di tali attività – in termini di carichi di lavoro assorbiti. Quanto alle attività di front office (prestiti, DD/ILL, reference etc.) restano – pare - associate a un costo inferiore (quindi astrattamente migliore) rispetto alla media good practice italiana. Ma, a parte che pare33 continui a mantenere una certa validità l'analisi fatta a suo tempo nel par. 3.1.3, non può sfuggire il fatto che il principale parametro relativo alla movimentazione dei volumi (il numero di prestiti) sia completamente sparito dagli schermi del radar. Quanto alle altre attività, sono spesso marginali e quindi inesorabilmente portate ad amplificare le piccole fluttuazioni stocastiche (ILL) oppure tanto poco standardizzate da creare fluttuazioni anomale fra i dati (reference, ). Non sembra un caso che nella versione 2013 per i dati intra-Ateneo non vengano esplicitamente definite delle medie interne alla Statale, come se implicitamente non le si ritenesse adeguate per effettuare confronti tra le biblioteche. Sensazione rafforzata dal fatto che stavolta, a differenza del 2011, non sia stata definita una “classifica” tra le nostre biblioteche : un'altra implicita ammissione che con dati così sconclusionati non avrebbe senso ? O la sensazione che ormai non si ragiona più sul “rango” della singola biblioteca in confronto alle altre, ma del “rango” e della valutazione del SBA nel suo complesso all'interno del nostro Ateneo ? Per tali ragioni non appare al momento utile proseguire in una analisi particolareggiata. [marzo 2014] 33 da alcuni commenti fatti durante la presentazione dei dati GP 2013, pare che i nostri prestiti siano aumentati del 40% (da 100.000 a 140.000) dal 2010, ma restando notevolmente inferiori alla media italiana. Biblioteca della Facoltà di Agraria 81 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 7.1.6 Agg.: 12/07/16 Genesi Good practice 2015 (dati 2014) : analisi L'ultima versione di GP si basa su dati 2014 e – come le precedenti – lascia ampi margini a dubbi e incertezze sulle metodologie di analisi. Resta il fatto che, pur con questi limiti, è voluta dalla Divisione; quindi, in un modo o nell'altro, verrà utilizzata per valutare le biblioteche o prendere decisioni: quindi occorre tenerne conto. Va detto - ironicamente, visti i precedenti commenti - che Agraria è risultata la migliore e quindi, si suppone la meglio diretta: come si dice, a caval donato … Per capire la contraddittorietà dello strumento occorre ricordare che GP valuta 10/11 attività, individuando la percentuale di tempo che ogni dipendente dedica alle varie attività; poi trasforma la percentuale FTE dell'attività sull'intera biblioteca in ore-uomo (su 1500 ore-uomo annue, il 10% vale 150 ore) e calcola il costo dell'attività in base al costo contrattuale dei dipendenti; infine mette in rapporto il costo di ogni attività con i dati produttivi, per individuare il costo unitario di ogni attività (quindi la sua “efficacia”). Ma non tutte le attività sono correlate a dati quantitativi e quindi valutabili in termini di costi unitari: ad es. le attività progettuali non lo sono. In questo GP il front-office (che comprende tutte le attività al pubblico, tra cui prestiti, sorveglianza sale, risistemazione volumi, assistenza utenti etc.) invece è stato collegato ad un solo parametro, il numero dei posti lettura. Il che è una palese assurdità, per varie ragioni : - il numero di posti è un dato immodificabile, spesso prodotto dal caso o da accidenti storici: quindi ha un legame vago – se non nullo - con l'efficienza o la qualità dell'organizzazione. Al contrario altri parametri, come ad es. il numero dei prestiti, sono dinamici, possono essere modificati con adeguati investimenti, e quindi sono variabili ben più dipendenti dalla “qualità” dei servizi erogati. - i posti di lettura producono carichi di lavoro solo se occupati: avere 100 posti sempre vuoti non è lo stesso che averne 100 occupati mediamente all'80% ! E altre analisi hanno messo in evidenza che il tasso di occupazione delle sale lettura varia molto da biblioteca a biblioteca - in ogni caso la sorveglianza della sale è una frazione ridotta del lavoro al pubblico, mentre sono ben maggiori i carichi di lavoro per registrare i prestiti o risistemare i volumi: quindi il numero dei prestiti, il numero di volumi presenti o i metri lineari di scaffali sarebbero parametri più adeguati per valutare realisticamente i carichi di lavoro al pubblico. Su tutto aleggia poi la possibilità che le percentuali di FTE associate alle attività siano state – se non inventate – definite in maniera approssimativa da parte di molte biblioteche; anche i dati numerici associati a molti parametri (ad es. il numero di acquisizioni) suscitano forti dubbi. L'analisi GP potrebbe cambiare se venissero usati i dati 2015, ma cambierebbero in misura ben più sostanziale se venissero modificati i parametri (in particolare sul front-office). Per definire i nostri dati GP 2015 ad Agraria è stata sostanzialmente effettuato un'operazione di reverse engineering, partendo dai dati produttivi per “derivarne” carichi di lavoro e percentuali FTE. Di fatto siamo partiti dalle statistiche relative alle attività di back-office, e (usando i parametri individuati a suo tempo dalla Divisione biblioteche per le piante organiche) sono state calcolate le ore attribuibile ad ogni attività, poi suddivise tra i singoli con limitati aggiustamenti per far tornare i conti sia a livello individuale che a livello di biblioteca ; poi sono state attribuite percentuali stimate, ma realistiche, per l'attività progettuale; infine le percentuali residuali sono state attribuite al front-office e divise tra i bibliotecari in base ai turni assegnati al bancone. Alla fine le percentuali al front-office sono state trasformate in ore-uomo per valutare quanto fossero realistiche le attribuzioni. Questo controllo incrociato ha dimostrato che le percentuali attribuite ad ogni bibliotecario per il front-office, pur definite come valori residuali, erano realistiche e rappresentative delle ore trascorse al pubblico in una o l'altra delle operazioni finite nel confuso minestrone che ha formato il driver del front-office. Biblioteca della Facoltà di Agraria 82 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 7.1.7 Agg.: 12/07/16 Genesi Good practice 2015 (dati 2014) : conclusioni GP ha dato alla nostra biblioteca il miglior punteggio, mostrando inoltre che nella maggior parte delle attività di back-office ci posizioniamo ai vertici (indizio del fatto che la definizione dei nostri indici basata sul reverse engineering ha funzionato), mentre nel front-office siamo finiti ultimi. Ma la “graduatoria” si basa sulla media tra tutte le attività e quindi essere relativamente “efficienti” in 8/9 attività di back-office ha finito per coprire la défaillance nell'unica macro-area del front-office. Le indicazioni suggerite dai risultati GP 2015 sarebbero di aumentare leggermente le percentuali delle attività di back-office e ridurre quelle del front-office. Ma occorre anche tener conto del fatto che le attività di back-office stanno diminuendo sensibilmente, il che non lascia molti margini all'aumento delle loro percentuali in termini di ore-uomo; e il fatto che il costo delle attività di front-office sia più del doppio della media fa sì che per essere significativa la diminuzione dovrebbe essere rilevante, del 15/20% almeno, il che però finirebbe per distorcere la nostra realtà: sostanzialmente il peso medio del back-office sta calando e per converso quello del del front-office dovrebbe aumentare, non certo diminuire. In ogni caso il modo in cui è stato definita l'attività di front-office è stato penalizzante per noi: Agraria ha un numero di posti relativamente basso rispetto ad altre biblioteche, mentre dovrebbero essere più alti altri parametri. Noi abbiamo solo 124 posti occupati al 44% per 4000 utenti (e 12.000 prestiti), contro i 210 occupati al 54% per 2000 utenti ad Antichistica (e 10.000 prestiti) o i 190 posti occupati al 19% per 3200 utenti alla Malliani (e 6/7.000 prestiti), gli 80 posti occupati al 36% per 1000 utenti a Chimica (e 2000 prestiti), e i 100 posti occupati al 17% per 600 utenti a Scienza della terra (con 3.000 prestiti). [marzo 2016] Biblioteca della Facoltà di Agraria 83 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 7.2 7.2.1 Agg.: 12/07/16 Genesi VALUTAZIONI QUANTITATIVE Analisi statistiche "indirette" : il modello distributivo CAB I dati statistici raccolti dalla Divisione sono stati utilizzati in passato dalla CAB solo per definire il finanziamento delle biblioteche, mediante il cosiddetto “modello Forti”, un modello econometrico che prendeva in esame una dozzina circa di parametri, alcuni relativi alla “grandezza” assoluta della biblioteca (n. utenti, n. volumi), altri legati a fattori dimensionali “dinamici” o di trend (volumi acquisiti all’anno, riviste attive, spesa, costo medio delle riviste), altri infine correlati ai livelli di servizi offerti (orario di apertura, prestiti, DD/ILL). Solo questi ultimi potevano misurare la “qualità” dei servizi al pubblico o l’efficienza/efficacia; e solo indirettamente, vale a dire correlandoli con i fattori dimensionali per creare misure standard (ad es. prestiti/utente, prestiti/volumi, o il rapporto DD/riviste). Ma questo non è mai stato fatto. Tutti i parametri confluivano semplicemente nel modello per determinare i finanziamenti. La prima considerazione da fare è che le biblioteche sostanzialmente si dividevano in due categorie: da una parte quelle che erogavano molti prestiti ma pochi DD, dall'altra quelle con molti DD e pochi prestiti. Questa divaricazione dipendeva probabilmente dal tipo di materiale posseduto e dalle specificità delle rispettive utenze. Per essere forti erogatori di DD occorre possedere molte riviste; ma questo - a causa dell'elevato prezzo medio degli abbonamenti e dei costi crescenti, con bilanci in rapida diminuzione - riduce necessariamente i fondi disponibili per acquisire monografie, il tipo di materiale che genera i prestiti. Tant'è che molte biblioteche fortemente centrate sugli abbonamenti sono ormai arrivate a comperare poche diecine di volumi l'anno, e il trend è tale da far presagire di arrivare in breve al totale azzeramento dell'aggiornamento delle collezioni monografiche. Questo è il tipico profilo delle biblioteche biomediche/scientifiche, in particolare quelle dipartimentali (in cui il peso della didattica è inferiore e in cui l'acquisto di volumi per la ricerca sta diminuendo perché ormai la ricerca si fa solo sugli articoli di riviste). Viceversa, se una biblioteca ha un alto livello di prestiti necessariamente è perché possiede - e compera ogni anno - molti volumi, il che impone di avere una spesa ridotta per abbonamenti (o è reso possibile da questa spesa ridotta: è difficile capire cosa sia la causa e cosa l’effetto) e quindi un basso livello di DD. Questo è il tipico profilo delle biblioteche umanistiche, in cui le monografie hanno un'importanza fondamentale sia per la ricerca che per la didattica e livelli elevati di prestiti. È interessante notare che nel "modello Forti" alcuni parametri (DD, riviste, costo medio degli abbonamenti) favorivano le biblioteche dipartimentali scientifiche forti nel DD; altri (acquisizioni, prestiti) favorivano invece le umanistiche, che - avendo meno abbonamenti costosi - potevano comprare più volumi e quindi erogare più prestiti. I parametri erano quindi spesso in equilibrio dinamico. Agraria si trovava in posizione intermedia (“neutra” ) fra le due tipologie di biblioteche e questo la portava probabilmente a sfruttare meglio i parametri, in quanto le sue attività erano distribuite in maniera più equilibrata (un po’ come se occupasse un punto lagrangiano nello spazio matematico del modello, che le permetteva di sfruttare al meglio le spinte inerziali). Le discussioni sui parametri per i finanziamenti avevano evidenziato profonde disomogeneità nei parametri funzionali e nelle modalità di erogazione dei servizi tra le varie biblioteche: indizi della presenza di dissimmetrie strutturali di fondo. Alla fine è passata l'idea che le differenze esistessero soprattutto tra le tre aree principali (biomedica, umanistica, scientifica), anche se in realtà si notava che buona parte delle disomogeneità erano intra-disciplinari, cioè tra biblioteche della stessa area (apparentemente simili per utenza e tipologie di materiali posseduti). Biblioteca della Facoltà di Agraria 84 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi È plausibile infatti che le differenze tra biblioteche dipendano da fattori strutturali più profondi - e più sottili da definire - rispetto al semplice appartenere ad un'area disciplinare o a una tipologia (come biblioteca dipartimentale o di Facoltà). Occorrerebbe analizzare fattori quali la “qualità” dei materiali o dei servizi, ma anche aspetti legati alla storia della singola biblioteca, le passate politiche di acquisto, i rapporti con i docenti etc. A questa analisi andrebbe poi applicato un approccio "riduzionistico", cercando delle leggi in grado di spiegare e rendere coerenti elementi apparentemente irriducibili: in altre parole l'apparente complessità del sistema potrebbe venir spiegata come assemblaggio di pochi elementi "basici". [dic. 2011] 7.2.2 Analisi dei dati inhouse Nella tabella [vedi pag. 76] sono stati individuati, biblioteca per biblioteca, il numero utenti, il numero volumi posseduti e il numero dei prestiti effettuati; i dati sono stati poi correlati per individuare degli indici, in particolare prestiti/utenti (cioè il numero di prestiti attivati in media da un utente34) e numero volumi/prestiti. Dato che le diverse aree disciplinari utilizzano in maniera diversa i materiali bibliografici, sono state fatte le medie degli indici per le diverse aree disciplinari. Va detto però che esistono grossi limiti a questa analisi. In primo luogo il numero di utenti è definibile con esattezza solo per le facoltà; per le biblioteche dipartimentali i dati sono presunti, a causa delle sovrapposizioni disciplinari: si assume che i loro utenti siano gli studenti iscritti ai corsi di laurea strettamente afferenti. Per quanto riguarda il numero dei volumi, il problema è che di solito i prestiti si concentrano su quelli recenti: una biblioteca con una elevata percentuale di volumi antichi o obsoleti sarebbe quindi svantaggiata rispetto a una biblioteca con molti volumi recenti. Per normalizzare i dati si possono individuare i "volumi utili" [per il prestito], vale a dire le monografie posteriori a una data critica, diversa per le varie aree disciplinari (in ipotesi il 1990 per l'area biomedica e scientifica, il 1980 per scienze politiche, lettere e giurisprudenza e il 1970 per antichistica). Inoltre, la maggior parte dei prestiti riguarda i volumi di testo; quindi la dinamica dei prestiti deriva in modo significativo dal numero di copie dei volumi di testo possedute. Non è però possibile sapere quanti volumi di testo possieda una biblioteca e in che percentuale sul totale, quindi questo fattore non è valutabile. Ma la maggiore incertezza statistica nasce proprio dal parametro principale, il numero dei prestiti. La definizione di "prestito" ingloba infatti movimenti di durata assai diversa, in parte per la differenza tra il prestito agli studenti (un mese) e ai docenti (due mesi), in parte per l'esistenza di prestiti di diversa durata (fine settimana, notturno, rinnovo), in parte per la diversa gestione dei prestiti tra le varie biblioteche. Nonostante il lavoro del gruppo sull'armonizzazione, è probabile che le biblioteche raccolgano le statistiche sui prestiti in maniera disomogenea. Ammesso che sia rispettata l'indicazione di escludere dalle statistiche le consultazioni, includendo solo i "veri" prestiti (tra cui però prestiti di fine settimana e rinnovi), restano margini di ambiguità 35. È evidente che un prestito di fine settimana, della durata di 3 giorni, non è paragonabile qualitativamente ad un prestito di un mese, ma un volume in un anno può generare 12 prestiti mensili, e 50 di fine settimana. Se una biblioteca avesse una elevata percentuale di libri prestabili solo per il fine settimana, con lo stesso numero di volumi produrrebbe una quantità dei prestiti 5 volte maggiore rispetto a una biblioteca in cui prevalessero volumi prestabili per un mese. 34 ovviamente, solo una limitata percentuale degli utenti accede al prestito, quindi la media avviene tra i pochi forti utenti (che utilizzano le biblioteche in maniera intensiva e quindi attivano ogni anno di decine di prestiti) e i molti utenti deboli 35 cfr analisi e note del par. 4.3.1 relativo al prestito Biblioteca della Facoltà di Agraria 85 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Il numero dei prestiti per utente è di 6,6 per le biblioteche umanistiche, 4,8 per quelle scientifiche e 0,7 per le biomediche, indizio del diverso utilizzo delle biblioteche da parte dei loro utenti, dato che l'indice aumenta di 5/7 volte passando dalle biomediche alle scientifiche/umanistiche. È evidente che per le umanistiche (ma anche, sorprendentemente, per le scientifiche) il prestito è ben più importante che nell'area biomedica. Ancora più sorprendente è l'estrema variabilità degli indici tra le singole biblioteche all'interno di ogni area. (variabilità intra-disciplinare), non minore della variabilità tra aree (variabilità interdisciplinare). Ad esempio, nelle umanistiche Lettere e Giurisprudenza hanno un indice di 0,2/0,1 anomalo in senso negativo (inferiore a quello delle biomediche !), Antichistica un indice anomalo in senso positivo (14, il doppio della media): la prima anomalia è spiegabile dal fatto che i volumi più recenti e appetibili per gli utenti, posizionati in Crociera, sono esclusi dal prestito; più difficile la spiegazione dell'anomalia della seconda, a meno di non pensare a un errore nella definizione degli utenti. Nelle scientifiche resta qualche dubbio su un così alto parametro medio, vista l'estrema variabilità intra-disciplinare (che oscilla tra 0,2 e 10 !) e il notevole divario con il nostro parametro (1,7). Matematica e Scienza della Terra hanno ad esempio indici di 7 e 10, più del doppio rispetto alla media e più di tre volte rispetto alle altre biblioteche: l'anomalia è inspiegabile, a meno che nelle due biblioteche il prestito abbia un ruolo ben più importante dello standard scientifico (e più simile alla media delle umanistiche). In effetti Matematica sostiene che i propri utenti usino la biblioteca come laboratorio didattico e di ricerca, come le umanistiche. Tra le biomediche Farmacologia e S. Paolo hanno indici di 0,2/0,1 ben minori della media (0,7) ; Vialba ha 2,2 (il triplo della media) forse perché le sue statistiche inglobano i volumi di testo del CIDIS. Per quanto riguarda invece i prestiti in rapporto ai volumi posseduti, la variabilità è minore: si passa da un indice di 20 (vale a dire che in un anno ci vogliono 20 volumi per generare un prestito) per le umanistiche, a 15 per le biomediche (-25%), a un indice di 8 per le scientifiche (-70%). È un indizio che il numero di prestiti dipende in primo luogo dalle differenze disciplinari, in secondo luogo dal numero degli utenti e solo in ultima istanza dal numero di volumi posseduto. Il numero dei DD+ILL per utente è di 0,4 per le biblioteche umanistiche, 0,9/1 per le scientifiche e biomediche; ma è anomalo l'indice di Antichistica (1,5, che alza l'intera media - peraltro 2 biblioteche sono a 0), mentre tra le scientifiche c'è una forte variabilità. Passando dalle umanistiche alle scientifiche/biomediche l'importanza del DD/LL raddoppia. Notare che il nostro indice è 0,1, addirittura minore delle umanistiche, sottolineando la nostra debolezza in merito. Una variabilità ben maggiore si nota per l'indice che correla i DD alle riviste possedute (i DD derivano al 95% dalle riviste): si passa da 0,8 (vale a dire che ogni rivista "genera" meno di un DD nell'arco di un anno) per le umanistiche, a un indice di 13 per le scientifiche e 43 per le biomediche. Quindi l'indice aumenta di 20 volte (!) passando dalle umanistiche alle scientifiche e di altre 3 volte passando alle biomediche. È evidente che le umanistiche non solo hanno un livello basso di utilizzo delle loro riviste per i DD, ma che esiste un livello d'uso significativamente diverso tra le scientifiche e le biomediche. Il nostro livello, di nuovo, è più simile alle umanistiche (ca. 3,0). Sul reference appare inutile fare un'analisi accurata: le differenze nel modo di concepire il reference in ambito umanistico e scientifico/biomedico sono tali da impedire comparazioni. Grossolanamente si può notare che le umanistiche generano un reference ogni 20 utenti, le biomediche uno ogni 6 utenti (se si esclude l'assoluta anomalia del S.Paolo che quasi non fa reference, altrimenti ci si ferma a uno ogni 27), e con le scientifiche si sale a uno ogni 3 utenti (!). È evidente che si tratta di un servizio al pubblico simile solo nel nome, ma che in realtà si riferisce a realtà del tutto differenti. Qui Agraria è abbastanza in linea con gli standard delle scientifiche. [dic. 2011] Naturalmente l'assenza di dati posteriori al 2011 inficia profondamente la validità dell'analisi: infatti è da quell'anno che i bilanci delle biblioteche sono calati del 20%, innescando presumibilmente una fase di de-scaling anche per quanto riguarda i servizi erogati Biblioteca della Facoltà di Agraria 86 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 7.2.3 Agg.: 12/07/16 Genesi Analisi comparativa dei dati strutturali e contabili (inhouse) Un dato importante per l'analisi a livello contabile è il peso delle riviste, e in particolare degli eonly. La spesa per riviste è infatti più rigida delle altre, in quanto sconta vincoli contrattuali di varia natura: per gli e-only è fissata per 3/5 anni da contratti inter-Ateneo, mentre per le riviste non e-only ha dei limiti di dismissibilità a livello di gara periodici (di solito il 30%); inoltre risparmiare sulla spesa per riviste implica dismetterne un certo numero, perdendole per sempre come risorse, mentre se una monografia non è acquisita oggi lo si potrà fare in seguito. Si può notare che le biblioteche umanistiche spendono solo il 10% del loro bilancio per gli e-only, mentre le biomediche arrivano al 45% (con notevole variabilità intra-disciplinare) e le scientifiche al 65%: a Chimica e Farmacologia la percentuale arriva addirittura all'80% (!). Ad Agraria la percentuale è del 40%, alta ma sopportabile. È infatti evidente che livelli superiori al 50% riducono a meno della metà i fondi realmente disponibili per tutte le altre spese, limitando fortemente la libertà decisionale delle biblioteche; se poi si tiene conto dei vincoli nella restante spesa per riviste cartacee, ne consegue che i fondi disponibili per acquisire monografie sfiorano l'azzeramento. Si può notare che, simmetricamente, la percentuale dello speso per monografie sul totale passa dal 40% delle umanistiche al 6% delle biomediche e al 4% delle scientifiche, ulteriore dimostrazione della netta differenza strutturale dei bilanci tra le diverse aree disciplinari (pur non sottovalutando le differenze intra-disciplinari, visto che all'interno di tali dati medi si nascondono variazioni notevoli). In questo ambito Agraria appare particolarmente deviante: arriva infatti al 20% su totale, un dato più simile alle biblioteche umanistiche che a quelle scientifiche e biomediche. Va precisato che i dati analizzati si riferiscono al 2010, l'ultimo anno a finanziamenti inalterati. È solo dal 2011 che i dati inglobano tagli del 20% nei fondi; quindi è solo da quell'anno che possono essere valutate le nuove dinamiche di spesa. Ad Agraria la spesa per riviste, sia cartacee che e-only, è rimasta stabile nonostante le dismissioni (da 69.000 € nel 2010 a 68.000 nel 2011 e 68.500 nel 201236), quella per funzionamento è leggermente scesa (da 12.000 a 11.000 nel 2011/2) e quella per attrezzature salita (da 2.800 nel 2010 a 2.500 nel 2011, a 5.000 nel 2012): vista la diminuzione dei fondi, ne è derivata una notevole diminuzione nello speso per monografie (19.000 nel 2010, 12.100 nel 2011 e 10.800 nel 2012). Non è chiaro cosa stia capitando alle altre biblioteche (elemento cruciale in un'analisi comparata), in quanto i dati post-2010 non sono disponibili [dic. 2012] La comparazione dei dati contabili e delle statistiche relative ai servizi riguardanti il 2012 è resa complessa dal fatto che i drivers di GP siano stati ridotti o sono molto grossolani: ad es. mancano i prestiti; se poi non si distinguono gli acquisti dai doni, e non viene esplicitata la spesa per monografie, non è possibile, ovviamente, valutare l'efficacia della spesa per monografie. Ma se si guardano con attenzione i trend 2010-12 delle accessioni nel loro insieme (confrontando il dato 2012 con la somma dei di acquisti+doni del 2010), risulta evidente – al di là di anomalie statistiche riguardanti Biologica (+270%) e Biologica (+97%) - una generale diminuzione delle accessioni. Sui pochi dati standardizzabili su cui fare confronti, permangono forti asimmetrie inter-disciplinari. Ma gli indici DD per utente delle umanistiche sono dieci volte inferiori a quelle delle scientifiche e biomediche (il nostro supera le umanistiche, a causa dell'accorpamento delle biblioteche). Più omogeneo il trend, che presenta una generale (a volte forte, superando il -20%) diminuzione dei DD e degli ILL. Per Agraria vale la nota precedente. Il peso dell'e-only sul totale risulta quasi inalterato rispetto al 2010 (anzi è diminuito, per un concomitante aumento dello speso), e così la differenza tra umanistiche (il 10% del bilancio), le biomediche (45%) e le scientifiche (65%). Ad Agraria la percentuale è del 40%. Per il resto, poco può essere detto in base a dati così poveri e incoerenti 36 l'esatta valutazione è complessa perché ogni anno all'impegnato per abbonamenti si aggiunge lo speso in competenza Biblioteca della Facoltà di Agraria 87 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 7.3 7.3.1 Agg.: 12/07/16 Genesi VALUTAZIONI SERVIZI: IL QUESTIONARIO 2004 Questioni metodologiche Il progetto del nostro questionario del 2004 era nato dal sommarsi di pressioni esterne ed esigenze nate all’interno della biblioteca. Da una parte, l'interazione con gli utenti aveva reso evidente la loro scarsa conoscenza dei servizi della biblioteca, dall’altra era cresciuta la necessità di individuare i punti critici nell'erogazione dei servizi al pubblico, per arrivare a scelte strategiche più meditate. L'esperienza acquisita durante l'attività di assistenza al pubblico aveva poi dimostrato quanto era difficile capire ciò di cui hanno bisogno gli utenti solo interagendo con loro: la conoscenza ottenuta resta inesorabilmente di tipo episodico o "aneddottico", di limitata validità statistica; finiva poi per essere eccessivamente filtrata dalla nostra sensibilità e quindi dai nostri preconcetti. A questi dati si è associata la consapevolezza che i destini della Biblioteca dovevano sempre più giocarsi sulla capacità di pubblicizzare le proprie attività in Facoltà: “Publish or perish”. In quest'ottica i questionari potevano anche servire per pubblicizzare servizi poco conosciuti. Un problema che si è posto all'inizio dell'analisi è stato di definire cosa volevamo testare, se qualità "oggettive" o la percezione che gli utenti avevano dei nostri servizi, pur consapevoli che i due aspetti non possono essere facilmente distinti. Tuttavia resta il fatto che un conto è chiedere cosa pensa l'utente sulla "luminosità" di una sala o se i posti lettura "sono sufficienti"; un altro chiedergli se "è soddisfatto" di un certo servizio: la soddisfazione infatti è talmente dipendente dalle convinzioni personali e dal livello delle conoscenze di un utente, che tentare di determinarla in assoluto sarebbe fuorviante. Domande del genere andrebbero inserite all'interno di una griglia di altre domande volte a testare la reale conoscenza e consapevolezza di ciò che un servizio può offrire in rapporto a ciò che l'utente vuole realmente ottenere. Ma qui entriamo nel campo della divaricazione fra le aspettative - implicite ed esplicite - che gli utenti hanno e l'effettivo grado di uso dei servizi stessi. Alla fine si è deciso che sarebbe stato utile separare il più possibile gli aspetti “oggettivi" relativi all'utilizzo dei vari servizi dagli aspetti percettivi veri e propri. Di conseguenza le domande relative ai singoli servizi erano focalizzate sulla conoscenza che ne hanno gli utenti e sulla frequenza con cui vengono utilizzati; l'unica domanda sulla "qualità percepita" riguardava la facilità d'uso, ritenendo quest'ultima un dato meno sensibile al livello di conoscenza dei servizi da parte degli utenti. Quanto alle domande sulla professionalità e sulla competenza del personale, sono mirate e non si occupano, se non indirettamente, delle aspettative degli utenti. Anche le altre domande erano il più possibile legate a qualità "oggettive": ad esempio chiedevano se i libri di testo fossero aggiornati e sufficienti, se la sala lettura sia luminosa o con posti sufficienti etc. L'idea era di testare la valutazione percepita in un successivo questionario, che dovrebbe contestualmente definire il rapporto tra aspettative che gli utenti possono avere nei confronti della biblioteca - consapevoli o meno, implicite od esplicite - e reali conoscenze degli strumenti offerti e del modo con cui si utilizzano concretamente i vari servizi. Dato che è apparso subito evidente che le aspettative e i bisogni degli studenti nei confronti della Biblioteca erano diversi da quelli dei docenti e dei ricercatori, il questionario è stato indirizzato specificamente verso gli studenti. Biblioteca della Facoltà di Agraria 88 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 7.3.2 Agg.: 12/07/16 Genesi Il questionario Dopo una serie di stesure preliminari, si era deciso di dividere le domande in tre gruppi: quelle volte a determinare la conoscenza e l’utilizzo dei servizi da parte degli utenti; quelle per determinare come gli utenti giudicano il modo con cui sono erogati i servizi quelle rivolte all'analisi degli aspetti più "fisici" e "materiali" della biblioteca (ad esempio luminosità, climatizzazione e numero dei posti disponibili in sala lettura) Per ogni servizio erano state definite tre domande: sulla conoscenza o meno del servizio; se l'utente lo conosceva gli veniva poi chiesto di definire la frequenza di utilizzo, e di esprimere un giudizio sulla sua facilità d'uso (su una scala Likert a 5). 3) Sai che esiste un catalogo on-line per avere informazioni sulla disponibilità di testi e riviste? SI NO DA 10 A 30 PIU' DI 30 Se sì, con che frequenza annuale lo utilizzi? MAI DA 1 A 5 DA 5 A 10 Secondo te è facile utilizzare questo catalogo on-line ? PER NIENTE POCO ABBASTANZA DISCRETAMENTE MOLTO Alle risposte si era deciso di assegnare i valori -2, -1, 0, +1 e +2 invece che 1,2,3,4,5 o altri. Questo per una serie di ragioni, tra cui il fatto che in questa scala la mediana è rappresentata dallo 0 (che è maggiormente "neutro"), e che con questa scala le cifre negative esprimono con immediatezza visiva la prevalenza di giudizi/frequenze "negative" (in senso lato) e viceversa per quelli positivi. Le non-risposte, immesse in Excel come blank, non incidevano sulla media, anche se era evidente una dissimmetria tra la seconda e la terza sotto-domanda: dopo aver dato una risposta negativa a: "Conosce il servizio xxx ? ", l'utente non può che evitare di rispondere alla domanda sulla facilità d'uso (in quanto sarebbe illogico giudicare qualcosa che non si conosce e quindi questa non-risposta non potrà essere pesata nella media), mentre alla non-risposta sull'uso delservizio potrebbe anche essere assegnato un valore -2, in quanto in fondo indica un non-uso del servizio (equivale a "Mai"). Alla fine però si è deciso di non pesare le non risposte, e invece di valutarle a parte. Nel questionario era inserita una domanda per chiedere all'utente se frequentava altre biblioteche, in modo da avere indicazioni in merito alla sua conoscenza delle biblioteche in generale; ma la domanda è stata di scarsa utilità, dato che in Facoltà esistevano altre biblioteche che gli utenti frequentavano, ma che - a parte il Distam - erano fondi librari (quindi imparagonabili con la nostra): così formulata, la domanda non permetteva di differenziare il tipo di biblioteca frequentata. Per quanto attiene all'ordine di grandezza del campione, dato che il bacino di utenti reali era di ca. 800/ 900 e il bacino potenziale di 3000, si è ritenuto che 200 questionari rappresentassero un campione sufficientemente significativo della popolazione globale (il 20% degli utenti reali). La distribuzione del questionario era associata alla distribuzione della guida dello studente (in particolare per il primo e secondo anno), consentendo così di raggiungere un certo numero di studenti appena immatricolati, che di solito non frequentano ancora la biblioteca. Il questionario è stato distribuito a due riprese, a novembre e febbraio, perché gli iscritti al primo anno a novembre hanno con ogni probabilità una conoscenza troppo limitata della biblioteca e quindi a novembre si sarebbe corso il rischio di ottenere da parte loro risposte inconsistenti per mancanza di esperienza. Purtroppo il fatto che stesse cambiando lo standard didattico (dai 5 anni al 3+2) ma che perfino a febbraio non fossero ancora stati attivati i primi corsi biennali ha fatto sì che pochissimi utenti si siano assegnati al 4. Anno (ossia al primo della specialistica). Quindi nell'analisi è mancato un intero anno cardine tra i primi e l'ultimo, quello della laurea finale. Biblioteca della Facoltà di Agraria 89 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 7.3.3 Agg.: 12/07/16 Genesi Analisi delle non risposte Dato che la domanda sulla conoscenza di un servizio era preliminare, l'utente, se non lo conosceva, doveva saltare le altre. Conclusioni: 4) utilizzo della biblioteca: non prevedeva domande sulla conoscenza dei servizi, ma la percentuale di non risposte è alta (40%) e non varia tra gli anni di corso; solo al quinto c'è un calo significativo, scendendo al 13%. Non è chiaro cosa significhi il rifiuto di rispondere alla domanda “Frequenti regolarmente la biblioteca ?“ (con il significato di “regolarmente” spiegato su una scala a 5: “mai”, “da 1 a 5 volte l’anno”, “da 5 a 10 volte”, “da 10 a 30 ”, “più di 30”). È possibile che alcuni studenti si trovino in difficoltà nel definire il significato di “frequentare” ? In tal caso la domanda sarebbe mal formulata: probabilmente sarebbe stato meglio chiedere “Vai in biblioteca - se sì quante volte ?” e solo dopo chiedere per fare cosa. Il dato nettamente migliore del quinto anno (il quarto, come detto, è assente) indica che al momento della laurea qualcosa cambia nel modo di rapportarsi con la biblioteca 5) Home page: più del 40% degli utenti non risponde. È evidente che la hp della biblioteca ai loro occhi appare marginale (nonostante l’impegno profuso). Tuttavia si può notare che le non-risposte relative alla sotto-domanda b (la facilità d'uso) sono sensibilmente superiori alle non-risposte alla sotto-domanda a (frequenza d'uso), indicando che un certo numero di utenti non se la sente o non vuole dare un giudizio sulla hp pur avendola usata: possono essere utenti marginali, che l'hanno usata talmente poco da non riuscire a dare un giudizio. La percentuale di non risposte non varia tra gli anni: solo al quinto c'è un miglioramento. 6) OPAC: la percentuale di non conoscenza è estremamente elevata, soprattutto se si considera che dovrebbe essere indispensabile per rintracciare i volumi. Anche per questa domanda la percentuale delle non-risposte relative alla sotto-domanda b sono del 10/15% superiori alle non-risposte relative alla sotto-domanda a, indicando nuovamente una certa difficoltà (o non volontà) nel dare un giudizio sull’OPAC. Infine, la percentuale di non risposte non varia particolarmente per i primi anni: solo col quinto c'è un sensibile miglioramento. 7) Prestito: la conoscenza del prestito aumenta nel corso degli anni, ma risulta molto ben conosciuto fin dal primo; al quinto lo conoscono tutti. Ma la percentuale di chi non vuole (o può) dare una risposta sulla facilità d’uso è ben maggiore di chi non risponde alla domanda sulla frequenza d'uso: segno che per gli utenti è difficile valutare la “qualità” del servizio ? 8) Banche dati, DD/ILL e reference: questi servizi specializzati invece sono poco conosciuti, anche dagli iscritti al quinto anno, che pure dovrebbero usarli in maniera preferenziale. 9) fotocopie: il servizio risulta ben conosciuto salvo che il primo anno. Ma la percentuale di non-risposte sulla facilità d’uso sale di tre volte rispetto a quelle sulla frequenza di uso. 10) valutazione servizi (qualità del personale, adeguatezza del patrimonio, qualità della sala lettura): non prevedeva domande sulla conoscenza dei servizi, ma la bassa percentuale di non risposte dimostra una elevata consapevolezza delle questioni testate, il che probabilmente deriva da un utilizzo significativo della biblioteca, e da significative interazioni con i bibliotecari Una questione aperta è il contrasto tra l'alto livello di conoscenza dei servizi di base (prestito e fotocopie) e il basso livello di utilizzo della biblioteca dichiarato nelle risposte alla prima domanda. È spiegabile con una differenza “semantica” ? la prima domanda infatti valuta l’utilizzo in senso lato della biblioteca; quelle su prestiti e fotocopie il livello di utilizzo di specifici servizi. L'apparente contraddizione può dipendere dal fatto che gli utenti segnalano di conoscere - e usare la biblioteca per il prestito e le fotocopie dei volumi, ma di non usarla per studiare: il divario tra le non-risposte alla prima e alla quarta domanda potrebbe indicare la percentuale di utenti che usano la biblioteca solo per i suoi libri. Le domande andrebbero quindi definite meglio. Biblioteca della Facoltà di Agraria 90 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 7.3.4 Agg.: 12/07/16 Genesi Analisi della valutazione frequenza/facilità d'uso e accoglienza L’utilizzo dei servizi di "base" (prestito e fotocopie) è accettabile; anche il giudizio sulla loro facilità d'uso appare sostanzialmente positivo. Risultano invece poco utilizzati alcuni servizi (come la home page della biblioteca e il catalogo on-line) che andrebbero visti come servizi "base", specie il catalogo. Quelli che li utilizzano ne danno comunque un giudizio tendenzialmente positivo. Molto poco utilizzati sono i servizi più "sofisticati" (utilizzo delle banche dati, DD/ILL e reference). Anche in questo caso i pochi che li utilizzano ne danno un giudizio positivo. Lo scarso utilizzo di questi servizi va messo in correlazione con l'elevata percentuale di utenti che non li conoscono. Anzi, se le non-risposte fossero valutate –2 per quanto riguarda la frequenza di utilizzo, la media finirebbe per abbassarsi ulteriormente. Si tratta di un risultato abbastanza atteso, ma che comunque è importante avere definito dal punto di vista statistico. In generale l'utilizzo appare più "negativo" del giudizio (o, se vogliamo, il giudizio degli utilizzatori dei servizi, tanti o pochi che siano, tendenzialmente è positivo): questo vale sempre, ma con punte particolarmente rilevanti per quanto riguarda l'utilizzo delle banche dati e soprattutto per l’utilizzo del DD e del reference. Le risposte sono invece più che positive per quanto riguarda i giudizi che vengono dati sul comportamento e sulla professionalità del personale; un po' meno positive per quanto riguarda il numero e l'aggiornamento dei libri testo. La sala lettura è apprezzata per quanto riguarda tutti gli elementi testati dalle domande, a parte il giudizio negativo (o quantomeno non positivo) per quanto riguarda il numero dei posti disponibili. Nel livello di utilizzo dei singoli servizi non ci sono differenze da un anno all'altro, salvo che per : utilizzo della biblioteca: c'è una costante crescita col passare degli anni di corso pagine Web, OPAC, prestito e – parzialmente - utilizzo delle banche dati: gli utenti del quinto anno utilizzano questi servizi molto più degli altri anni di corso. La variabilità tra gli altri anni di corso è invece minima Anche il giudizio che viene dato è sensibilmente migliore da parte degli utenti del quinto anno, particolarmente sull'utilizzo dell’OPAC e soprattutto per quanto riguarda il prestito.[La mediana segnala tuttavia che il giudizio degli utenti del quinto anno è più positivo per OPAC e prestito]. Per converso, appare problematica la mancanza di differenze significative tra il primo e il quinto anno di corso per quanto riguarda l'utilizzo del DD e del reference, a dimostrazione del fatto che questi servizi non vengono utilizzati neppure da quelli che ne avrebbero bisogno. Il fatto che i giudizi sulla facilità di utilizzo di questi servizi siano positivi, nasconde in realtà una qualche "opacità": infatti la media dei giudizi sulla facilità d'uso non varia sostanzialmente tra i primi tre anni di corso e il quinto anno. Dato che sono servizi sofisticati, ci si aspetterebbe che i giudizi sulla facilità d'uso debbano variare con l'aumentare dell'esperienza e della conoscenza del servizio stesso. La facilità d'uso per quanto riguarda le banche dati rivela invece una media leggermente inferiore rispetto ai due precedenti servizi: sembra indicare che le banche dati sono considerate più "difficili" da usare rispetto ad altre risorse on-line. Questo potrebbe indicare una carenza di supporto da parte nostra o comunque indicare la necessità di aumentare il supporto alle ricerche. Nel generale apprezzamento della sala lettura (tranne il giudizio negativo sui posti disponibili) esistono tuttavia differenze significative tra i vari anni di corso: in particolare la silenziosità della sala (e la climatizzazione) sono giudicate negativamente dagli utenti del quinto anno. È possibile che questa differenza riveli un diverso modo di utilizzare la sala lettura: gli studenti dei primi anni potrebbero vedere nella sala di lettura un luogo di socializzazione, in cui studiare assieme, mentre per uno del quinto la necessità di studiare da solo rende molto più importante il silenzio. Il giudizio più negativo per quanto riguarda la climatizzazione può dipendere, molto banalmente, dal fatto che dopo cinque anni lo studente medio abbia usato di più la sala e quindi ne conosca meglio i difetti. Biblioteca della Facoltà di Agraria 91 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 7.3.5 Agg.: 12/07/16 Genesi Orario di apertura e analisi finale L'orario di apertura è da molti punti di vista il principale parametro su cui si basano gli utenti per una valutazione generale della qualità di una biblioteca. È anche, ovviamente, uno dei parametri più delicati da gestire, in quanto spesso dipende da fattori esterni (innanzitutto la carenza di personale). L'importanza che poteva avere - specie per il futuro - la valutazione dell’orario da parte degli utenti ha portato ad aggiungere una domanda che chiedeva di scegliere l'orario [di chiusura] desiderato. Per questa domanda abbiamo definito una scala a cinque items: 17,00 - 17,30 – 18,00 – 18,30 – 19,00, assegnandovi valori numerici da uno a cinque, per poter definire una media. Occorre tener conto che all'epoca mentre la biblioteca con tutti i suoi servizi chiudeva alle 17,00, la sala lettura rimaneva aperta fino alle 19,00, come sala studio priva di servizi. Tenuto conto di tutti questi elementi, la risposta alla domanda è stata di notevole interesse. Innanzitutto la media delle risposte è 3,22 (il 3 equivale a un orario di chiusura alle 18,00 e il 4 a un orario di chiusura alle 18,30). In altre parole mediamente gli utenti auspicano un orario di chiusura di poco superiore alle 18,00. Se lo si correla con il risultato della domanda relativa all’attuale orario di chiusura (come detto sopra, sostanzialmente positivo – o comunque, non negativo), si arriva alla conclusione che per i nostri utenti sarebbe auspicabile una maggiore apertura della biblioteca, ma senza esagerazioni. Altrettanto interessanti, anche se di difficile analisi, sono le differenze tra gli studenti dei vari anni di corso. L'analisi disaggregata mostra inoltre che la media diminuisce con l'aumentare dell'anno di iscrizione; o meglio, che la media dei primi tre anni è superiore rispetto al quinto. Infatti, per il primo anno la media è di 3,35, per il secondo è di 3,24, per il terzo 3,30 e per il quinto "solo" di 2,63. In altre parole, mentre gli immatricolati al primo anno (e, sia pure a livelli leggermente inferiori, gli iscritti ai due anni successivi) chiedono che l'orario di apertura venga spostato a dopo le 18,00, gli iscritti al quinto sembrano accontentarsi di un orario di chiusura inferiore rispetto alle 18,00. Non è chiaro quale significato attribuire a questo dato: di nuovo, ci troviamo di fronte al problema che questionario era strutturato per definire i comportamenti in se è per sé, non le ragioni dei comportamenti. Tuttavia sembra evidente che gli studenti dell'ultimo anno tendono ad utilizzare la biblioteca in maniera sostanzialmente diversa rispetto agli iscritti ai primi anni. Una ipotesi è che gli utenti dei primi anni utilizzano la biblioteca più che altro come uno spazio di studio e lettura: sono quindi molto attenti all'orario di apertura, perché è un elemento che va ad incidere fortemente proprio su questo uso della biblioteca. Gli utenti degli ultimi anni tendono invece a privilegiare gli aspetti più qualitativi dalla biblioteca: sono più interessati (anche se li conoscono poco !) ai servizi "specializzati", attribuiscono maggior importanza alla qualità degli ambienti fisici offerti dalla biblioteca (silenziosità e comfort). È probabile che l'orario di apertura non incida più di tanto su questi aspetti. È possibile, inoltre, che per studenti di questo tipo, più che la consultazione dei volumi servano i prestiti, il reference, il DD : tutti servizi poco dipendenti dalla quantità di ore di apertura, in quanto non richiedono presenza costante in biblioteca, possono essere fatti su appuntamento, e - più in generale – anche se vengono “erogati” in biblioteca, i loro esiti (o, se vogliamo, gli "oggetti" che producono) possono essere usufruiti anche fuori dalla biblioteca. Biblioteca della Facoltà di Agraria 92 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 7.3.6 Agg.: 12/07/16 Genesi Conclusioni L’immagine che esce dal questionario è sostanzialmente quella di una biblioteca forte nei servizi di base, ma debole nell'erogazione di quelli più sofisticati. È la conferma a indicazioni che venivano già dal monitoraggio dei servizi al pubblico. Tuttavia l’osservazione diretta non permetteva di stabilire se questo dipendesse da carenza di informazione (e quindi dal fatto che gli utenti non sapessero di poter usufruire di tali servizi) o dal fatto che i servizi non fossero particolarmente richiesti in assoluto (ad esempio a causa delle particolarità della didattica in una facoltà scientifica o a causa della nuova didattica triennale). Il questionario non ha sciolto tutti i dubbi, ma ha sicuramente dimostrato che tra i nostri utenti prevale di gran lunga la carenza di informazioni sull’esistenza stessa di tali servizi. L’incrocio delle risposte relative all’utilizzo della biblioteca, all’utilizzo/conoscenza dei servizi di base e all’utilizzo/conoscenza della sala lettura, mostra inoltre un elevato livello di variabilità – e , a volte, di apparente incoerenza. A nostro giudizio questo dipende dal fatto che con ogni probabilità la biblioteca è utilizzata da diverse tipologie di utenti, che vivono in maniera diversa la biblioteca. Il questionario, per come era impostato, non era in grado di evidenziare né queste diverse modalità d’uso, né le varie tipologie di utenti (a parte, naturalmente, la suddivisione per anni di corso). Se ne dovrà tenere conto per altri questionari. Vanno poi poste in evidenza alcune questioni concettuali e metodologiche lasciate irrisolte : 5) In alcuni casi le risposte incongrue possono dipendere dalla formulazione non perfettamente calibrata delle domande. Ad esempio, chiedere "sapete che è possibile prendere in prestito per un mese alcuni testi ? ”, unita alla successiva “Quante volte vai in biblioteca per consultare o prendere in prestito un testo” – col senno di poi - era destinata a generare ambiguità : non spiega esplicitamente se ci si riferisce a tutti i volumi o solo ai volumi di testo (per noi la distinzione è chiara, ma per gli utenti ?). È tuttavia probabile che per la maggior parte degli utenti i “volumi” della biblioteca coincidano con i “libri di testo” e quindi le loro risposte siano in realtà coerenti. Certo domande simili non permettono di capire con precisione il tipo di uso che fanno gli utenti del patrimonio complessivo della biblioteca. se nella formulazione generale la domanda sembra riferirsi solo al prestito mensile dei volumi, la successiva sotto-domanda sulla frequenza di utilizzo parla invece di consultazione e prestito, generando una inevitabile confusione. 6) è possibile capire quanto i giudizi a proposito di un certo servizio dipendano da una valutazione realistica e quanto invece da scarsa conoscenza dei meccanismi di utilizzo, da fraintendimenti o da pregiudizi ? l'OPAC viene valutato in maniera positiva, per quanto riguarda la semplicità e facilità d'uso, peccato che, se sottoponessimo degli utenti a una prova di ricerca, probabilmente scopriremo che non sono in grado di farla correttamente. 7) DD e reference: è evidentemente che non sono conosciuti. Andrebbe quindi aumentata la loro pubblicizzazione. Ma resta il fatto che non è semplice capire solo su questa base lo scarso utilizzo di questi servizi 8) per i libri di testo il questionario dice con estrema chiarezza che sono molto importanti per gli utenti; e che la loro carenza (o meglio il numero ridotto di copie dello stesso libro di testo, e l'aggiornamento nel suo insieme dei libri di testo presenti in biblioteca) viene ritenuto un elemento fondamentale da una notevole percentuale degli utenti. In questo caso possiamo essere ragionevolmente sicuri che il questionario conferma quella che è una reale esigenza degli utenti Biblioteca della Facoltà di Agraria 93 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 7.4 7.4.1 Agg.: 12/07/16 Genesi IL QUESTIONARIO DELLA DIVISIONE (2009) Indicazioni metodologiche Gli obiettivi del questionario dalla Divisione erano chiari fin dall'inizio: valutare e giudicare le biblioteche. Il questionario è stato infatti presentato con la formula "Date un voto alla vostra biblioteca"; l'analisi finale valutava i risultati delle biblioteche usando come metro il voto medio: se il voto era superiore il risultato era positivo, se inferiore negativo; e infine, le analisi dei bibliotecari hanno finito per incentrarsi sul confronto tra i propri "voti" e i "voti" delle altre biblioteche. In questo tipo di analisi prevale l'idea che attraverso l'analisi matematica si possa di per sé creare una griglia di valutazione per definire le biblioteche "buone" o "cattive". Questo produce un indebito scivolamento da un'analisi sulla percezione della qualità dei servizi a un giudizio di valore, che invece esige una discussione preliminare su cosa stiamo giudicando e come. Una simile impostazione non può che far prevalere l'aspetto valutativo su quello conoscitivo (vale a dire avere indicazioni precise su quali siano i rapporti reali tra utenti biblioteca, quali i punti di crisi e perché). Un primo problema metodologico è invece rappresentato dal fatto che il campione doveva rappresentare adeguatamente la popolazione complessiva degli utenti. Ma il metodo scelto per distribuire il questionario (on-line, con segnalazione via e-mail) ha introdotto una distorsione nel campione, dato che tendenzialmente hanno risposto solo gli utenti che leggono la posta e usano il web, non necessariamente rappresentativa dell'insieme degli utenti delle biblioteche: una parte degli utenti (quelli che usano di meno gli strumenti digitali e che potrebbero avere una percezione della biblioteca alquanto diversa da quelli che hanno risposto) finisce esclusa a priori dal questionario. Il secondo nasce dal fatto che il questionario è stato sottoposto sia a studenti che a docenti, benchè le aspettative e i bisogni degli studenti siano molto diversi da quelli dei docenti e dei ricercatori. Infatti l'analisi dei dati ha evidenziato gli studenti usano la biblioteca come luogo fisico, per leggere e consultare volumi, fotocopiare o prendere in prestito libri, mentre i docenti la utilizzano come un centro servizi, per attività per lo più svolte tramite e-mail o per telefono. In tal caso finiremmo per trovarci di fronte a risposte apparentemente confrontabili, ma in realtà sottilmente incoerenti: l'utilizzo fisico della biblioteca da parte dei docenti è praticamente nullo, quindi se un docente valuta la sala lettura, quale valore assegnare al suo giudizio se non la usa ? o il suo è un giudizio di pura "partecipazione" al questionario, oppure di fatto sta implicitamente rispondendo a un'altra domanda: "Ritiene adeguata la sala lettura per gli studenti ?" (mentre il questionario dovrebbe riguardare le proprie percezioni): in entrambi i casi la valutazione non si basa su reali esperienze. Il terzo problema nasce dal fatto che il modo di erogare un servizio può essere talmente diverso da biblioteca a biblioteca da far sì che lo stesso servizio finisca per riferirsi ad "oggetti" diversissimi tra di loro: se una biblioteca dispone di pochi libri di testo, spesso non prestabili o prestabili solo per 15 giorni, mentre un'altra ne ha molti prestabili per un mese, i servizi offerti dalle due biblioteche formalmente sono gli stessi ("prestito volumi di testo") ma di fatto non sono comparabili. Gli utenti sanno di queste differenze ? Se non sperimentano lo stesso servizio in più biblioteche non se ne accorgeranno neppure. È evidente che se si chiede agli utenti di valutare servizi così differenti senza che siano consapevoli di queste differenze, le loro risposte pur apparentemente confrontabili in realtà saranno sottilmente incoerenti. Più in generale, durante un'analisi comparativa tra realtà diverse, senza una valutazione preliminare sulla coerenza degli "oggetti" da valutare e di come diverse tipologie di utenti le valutano, si finirà per scoprire che la disomogeneità e l'incoerenza si è trasferita dentro i risultati: il problema, gettato fuori dalla porta, rientra dalla finestra. [2010] Biblioteca della Facoltà di Agraria 94 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 7.4.2 Agg.: 12/07/16 Genesi Analisi dei nostri risultati nel questionario della Divisione a) la valutazione della biblioteca come spazio fisico - numero di posti, silenziosità, pulizia, comfort - era sufficiente, anche se non ottimale (3,1/3,8/3,5/3,4) e appariva accettabile, tenendo conto che Agraria è situata in una struttura edilizia poco adatta ad ospitare una biblioteca moderna. La segnaletica veniva individuata come fattore critico (2,6); occorre però notare che depliant e cartelli non mancano in biblioteca, solo che raramente vengono lette dagli utenti. b) PC: la valutazione è negativa, sia per il numero che l'adeguatezza tecnologica (in linea con le altre biblioteche). Resta però difficile trovarne una spiegazione attendibile. Agraria disponeva allora di due PC per ricerche opac nell'atrio e altri due per ricerche su banche dati nell'apposita saletta. Tutte e quattro le postazioni erano poco usate, senza code di attesa. I PC non sono di ultima generazione, ma adeguati allle ricerche svolte. Il fatto che il netto giudizio sulla inadeguatezza delle attrezzature informatiche colpisca tutte le biblioteche fa sospettare che gli studenti stiano in realtà valutando non l'adeguatezza dei PC per ricerche bibliografiche, quanto l'inadeguatezza di PC per navigare in rete, chattare, scrivere tesi etc. (attività svolte istituzionalmente dalle aule informatizzate). Un indizio a supporto di questa spiegazione viene dal fatto che a volte gli studenti chiedono di usare i PC per la tesi, e sono perplessi quando li rimandiamo alle aule informatizzate; un altro dal fatto che la biblioteca meglio valutata (Veterinaria) ha al suo interno una sala PC per tesi e altre attività didattiche. Se l'ipotesi fosse corretta, non sarebbe però semplice venire incontro a una simile esigenza senza stravolgere la normale offerta di servizi della biblioteca. [cfr par. 4.4.4 per l'analisi sulla nuova sala PC ] c) Altrettanti dubbi hanno suscitato i giudizi negativi al nostro servizio fotocopie [condivisi con molte altre biblioteche]. Agraria disponeva di una sola fotocopiatrice, però sottoutilizzata e senza code. Inoltre, mentre il costo delle fotocopie nelle altre biblioteche era di 0.05 €, noi all'epoca le vendevamo a 0,04 €, un prezzo inferiore del 20%. Inoltre, la nostra era una delle poche biblioteche che permetteva agli utenti di portare fuori dalla biblioteca tutti i volumi (sia prestabili che per sola consultazione), rendendo meno critica la fotocopiatura sul posto del materiale. Leggermente più critica era - ed è - la manutenzione: avendo una sola macchina, è evidente che se questa si guasta è l'intero servizio bloccarsi. In ogni caso per i nostri utenti non era tanto critica la funzionalità della macchina (3.0) quanto nell’insieme il numero delle macchine e il costo (2,6/2,7). Un tale giudizio resta poco spiegabile, a meno di non pensare ad aspettative non pienamente realistiche da parte degli studenti, quale ad esempio poter disporre all’interno della biblioteca di un vero e proprio servizio di copisteria a prezzi politici. d) Interessante appariva il giudizio – di sufficienza risicata (3,1) – sull’orario di apertura, da sempre punto dolente nel rapporto tra biblioteche ed utenti (il giudizio medio di Ateneo è 2,9). All'epoca la carenza d’organico aveva costretto la nostra biblioteca a ridurre gli orari e a chiudere durante la pausa di mezzogiorno. Anche la sala lettura, tenuta aperta dagli studenti 150 ore, da poco chiudeva un'ora prima. Nonostante questo peggioramento, la valutazione era meno critica di quanto ci si poteva attendere: addirittura migliore di quella di biblioteche che sembrano avere orari di apertura maggiori (il condizionale è d’obbligo, data la difficoltà ad individuare esattamente quali e quanti servizi restino aperti e a che condizioni). L’orario di apertura per gli utenti appare solo uno dei tanti aspetti della qualità dei servizi. e) I giudizi sulla qualità dei bibliotecari addetti al pubblico [a cui aggiungo il giudizio sul reference, in quanto ha a che fare con il rapporto personale con i bibliotecari] risultavano molto positivi, anche confrontati con quelli di altre biblioteche con più personale. Può essere il caso di rilevare che abbiamo un’organizzazione del lavoro in cui ogni persona è coinvolta nei servizi al pubblico: perfino il reference, che spesso nelle altre biblioteche viene svolto da poche persone specializzate, da noi viene svolto da tutti, a seconda delle necessità. Questa scelta, pur rendendo più complessa l’organizzazione del lavoro e l’aggiornamento professionale, con ogni probabilità Biblioteca della Facoltà di Agraria 95 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi contribuisce a facilitare un rapporto positivo con i nostri utenti. Inoltre crea maggiore flessibilità nell’erogazione dei servizi, una aspetto che probabilmente gli studenti apprezzano. f) non è chiaro invece cosa intendevano gli studenti con il termine "ricchezza del patrimonio" (pure ben valutato: 3,4), tenendo conto che la nostra biblioteca è a scaffale chiuso, in cui gli utenti non possono vedere direttamente i volumi sugli scaffali. Di solito per uno studente, specie dei primi tre anni, quello che fa stato sono i volumi di testo. Sarebbe stato preferibile chiedere direttamente se i libri di testo posseduti erano adeguati come numero e aggiornamento. Parimenti non è chiaro come valutare le risposte sul livello di conservazione del patrimonio: stanno giudicando come sono rilegati o la loro vetustà ? Quanto al reperimento del materiale (3,6), va tenuto conto che, essendo a scaffale chiuso, quando un utente chiede un volume è il bibliotecario a doverlo andare a prendere, mentre in una biblioteca scaffale aperto l'utente può direttamente prelevarlo dallo scaffale. Dato che gli utenti della biblioteca di Agraria hanno a che fare con una procedura più lenta e farragginosa, probabilmente non completamente trasparente ai loro occhi, un tale risultato appare tutto sommato accettabile; specie se lo si confronta con risultati a volte ancor più deludenti da parte di biblioteche a scaffale aperto, che invece dovrebbero raccogliere risultati assai più lusinghieri; il che porta a chiedersi: perché ? quali ragioni rendono in molte biblioteche il servizio a scaffale aperto deludente per gli utenti ? g) I giudizi sui prestiti erano a malapena sufficienti sia per la durata che per il numero di volumi prestabili, che per la semplicità delle procedure (3,1/3,2/3,6). La durata (un mese), il numero massimo di volumi che si possono prendere in prestito (3) e le procedure adottate da Agraria sono quelle standard di Ateneo. Più in generale noi eroghiamo un numero considerevole di prestiti annui (3000 ca.) e possediamo un apprezzabile patrimonio di volumi di testo prestabili. È probabile che la valutazione del servizio da parte dei nostri studenti rifletta il fatto che ormai si sono abituati all'attuale livello qualitativo dei prestiti e lo danno per scontato: in filigrana credo di potervi perfino leggere la richiesta di un servizio di prestito trimestrale sui volumi di testo, simile a quello erogato dall'ISU. Per quanto irrealistiche, queste aspettative potrebbero essere molto sentite: di conseguenza non possono essere facilmente trascurate. Noi stiamo progressivamente aumentando la quantità di volumi di testo prestabili per un mese e i risultati del questionario spingono a proseguire in questa direzione. Non si può tuttavia disconoscere il fatto che non sarà mai possibile garantire il prestito a ogni utente: di conseguenza occorrerà anche far capire agli studenti i limiti oggettivi del servizio, magari incrementando i momenti di educazione all’uso della biblioteca. h) Anche i risultati sul DD apparivano difficili da capire: la bassa qualità (2,9) dei giudizi degli studenti, che ricorrono raramente al servizio, sconta probabilmente una scarsa conoscenza iniziale dei limiti intrinseci del servizio (può risultare difficile spiegare che frequentemente i tempi di recupero dei documenti non possono essere garantiti da noi, in quanto dipendono dalla biblioteca erogante). A contrasto va notato che i giudizi sul DD di chi lo usa in maniera più “professionale” (docenti e ricercatori) erano ben più positivi. Era incomprensibile il giudizio molto negativo sul costo (2,7): ad Agraria non facevamo pagare nulla per il servizio, salvo il recupero delle spese se il documento può essere ottenuto solo a pagamento da altre biblioteche o da apposite agenzie. Di nuovo, anche qui i giudizi degli utilizzatori professionali – molto positivi - divergevano fortemente da quelli degli studenti. i) I risultati sul sito Web si riferivano alle vecchie pagine, sostituite da poco, ma comunque non si discostavano molto da quelli medi. Restano dei dubbi sulla reale importanza che le nostre pagine hanno per gli utenti. Sarebbe stato probabilmente utile chiedere loro qual è il punto di accesso prioritario per l’utilizzo delle risorse bibliografiche: se cioè partono dal Portale, dalle pagine della singola biblioteca o da altre pagine istituzionali. [2010] Biblioteca della Facoltà di Agraria 96 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 7.5 7.5.1 Agg.: 12/07/16 Genesi IL QUESTIONARIO DELLA DIVISIONE (2013) Indicazioni metodologiche Il questionario del 2013 è arrivato probabilmente nel momento meno adatto per valutare adeguatamente la biblioteca di Agraria: dalla primavera del 2012 infatti è stata aperta la prima parte della futura biblioteca centralizzata, mantenendo però aperta la vecchia struttura. La biblioteca al momento è dunque formata da due sezioni fisicamente separate, ma entrambe pienamente attive. La prima parte della futura struttura è però incompleta, con l'accoglienza utenti posizionata in un punto provvisorio, priva di volumi di testo e con disponibilità di materiali bibliografici limitata a poche aree disciplinari. Questa situazione comporta una profonda distorsione nel tipo di servizi erogati, facendo prevalere DD e reference e riducendo al minimo l'erogazione dei servizi di base: questo – assieme alla presenza di connessioni Wi-fi - ha finito per trasformarla in una sorta di sala studio. Come se non bastasse, la nuova sezione confina con quello che è di fatto un cantiere, più volte interessato da interventi di manutenzione da parte di varie ditte, e quindi è soggetta a continue interferenze. Infine, ultimo ma non meno importante limite, la provvisorietà della situazione obbliga a far usare agli studenti dei bagni di fortuna, con tutte le conseguenze del caso. La vecchia struttura, d'altra parte, continua a soffrire di tutti i limiti che hanno spinto per creare la nuova biblioteca centralizzata: spazi angusti, eccessiva separazione fra utenti e bibliotecari, etc. Questi fattori sono amplificati dal fatto che la presenza dei volumi di testo fa sì che vengano erogati soprattutto servizi di base (prestito, fotocopie), con una massiccia presenza di utenti attivi. Le due strutture si presentano quindi come le metà di una mela, specularmente contrapposte, destinate a generare una distribuzione più omogenea dei servizi solo con la loro fusione, a completamento del progetto. Dato che luminosità, comfort, quantità dei volumi offerti, silenziosità e servizi offerti sono assai diversi tra le due strutture, gli utenti finiscono probabilmente per sperimentare una sorta di sdoppiamento percettivo: in una situazione simile, quando valutano i servizi, quale delle due sezioni valutano ? O le valutano entrambe ? Ma in tal caso, qual'è il peso attribuito all'una o all'altra ? Dalle critiche allegate al questionario appare infatti chiaro che spesso gli utenti si lamentano di problemi (scarsa silenziosità dovuta alla mancata separazione tra bibliotecari e utenti [!]), legati inestricabilmente alla situazione logistica transitoria della nuova sezione, come appunto il fatto che l'accoglienza utenti non sia dove dovrebbe essere ... Anche molte lamentele sugli orari appaiono ambigue perchè non è chiaro cosa giudichino gli utenti: la chiusura alle 16,00 della sola nuova struttura, quella alle 18,00 della vecchia o entrambe ? In molti casi l'esplicita indicazione dell'orario incriminato indica che il giudizio negativo riguarda la nuova sezione, con la sua organizzazione provvisoria. In altri casi il dubbio di quale struttura stiano parlando permane. Inoltre, il fatto che per accedere ai materiali bibliografici un utente debba essere reindirizzato da una sezione all'altra non può che peggiorare la percezione della qualità (in senso lato) dei servizi. In generale, quindi, è oggi difficile capire cosa giudichino realmente gli utenti di Agraria e su che basi. Rispetto al questionario del 2009 il problema di aver usato le stesse domande sia con i docenti che con gli studenti, è stato di minor impatto, dato che l'analisi è stata differenziata e si è concentrata di fatto sugli studenti. Parimenti, è stata meno distorsiva la scelta di distribuirlo on-line: l'utilizzo dei servizi on-line è ormai diffuso e di conseguenza questo tipo di somministrazione del questionario probabilmente raggiunge anche utenti più tradizionali (che potrebbero avere una percezione della biblioteca alquanto diversa dagli utenti più esperti nell'uso di internet). Biblioteca della Facoltà di Agraria 97 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Ma occorre considerare che la nostra facoltà ha dato solo risposte on-line, mentre in altre biblioteche i questionari cartacei rappresentano una percentuale non trascurabile, con la possibilità che abbiano raggiunto un maggior numero di utenti “tradizionali”. Alcuni ritengono che i questionari cartacei – a causa di un probabile effetto di captatio benevolentiae indotto dal fatto di compilare il questionario su richiesta dei bibliotecari e davanti ad essi - abbiano permesso di raccogliere giudizi mediante più positivi di quelli on-line (che invece probabilmente selezionano in eccesso soprattutto gli scontenti). Ma l'analisi dei dati non conferma l'ipotesi: la biblioteca meglio valutata (Malliani) ha in effetti una percentuale di questionari cartacei del 40% (80 su 200) e in parte lo stesso effetto vale per Filosofia (42 su 140, circa il 27%), ma al contrario Arte e Lingue, che pure hanno alte percentuali di questionari cartacei (30 % e più) hanno avuto giudizi negativi. È invece estremamente probabile che, a causa del tempo richiesto per compilarlo, il questionario finisca per auto-selezionare le persone che vi rispondono, privilegiando chi è particolarmente motivato a dare un giudizio sulla propria biblioteca: dato che di solito le motivazioni negative riguardanti un giudizio sono più forti di quelle positive, è inevitabile che nelle risposte – a parte una piccola percentuale ben disposta verso le biblioteche - prevalgano nettamente le posizioni critiche. Un indizio che questo ragionamento (peraltro ben conosciuto in letteratura) sia corretto è dato dall'elevata percentuale di utenti che, oltre a dare un giudizio, hanno immesso esplicite critiche riguardanti uno o più aspetti specifici delle biblioteche frequentate nel campo “note”. 7.5.2 Analisi dei nostri risultati nel questionario della Divisione La Divisione ha scelto una scala Likert a 5 items da 0 a 4 37;, ma il punto “neutro” mediano (dato dal 2) appare intrinsecamente ambiguo da un punto di vista valutativo, dato che nel questionario la sua definizione era “parzialmente soddisfatto”, un sintagma che ha chiaramente un'accezione blandamente positiva e non semanticamente neutra come “nè soddisfatto né insoddisfatto”. Da parte mia, considerando 0 e 1 giudizi chiaramente negativi, 3 e 4 chiaramente positivi, tenderei a valutare “positivi” solo punteggi superiori a 2,5 e “in area critica” quelli tra 2 e 2,49, in modo da eliminare l'ambiguità. Solo secondariamente la valutazione sarà fatta comparando il risultato della nostra biblioteca con i risultati delle altre biblioteche (in particolare con la media). Risultati: 2) Orario di apertura: il giudizio su di noi (2,33 – leggermente superiore alla media 2,26 - ma occorre anche notare che il voto medio di Ateneo sulle ore di apertura è il peggiore fra tutti i fattori valutati), seguendo la griglia valutativa definita sopra, appare superiore al punto neutro, ma in area critica, o se vogliamo di sufficienza risicata. Qui diventa cruciale capire se i nostri utenti stiano valutando la chiusura alle 16,00 della nuova sezione o alle 18,00 della vecchia. A livello comparativo sarebbe utile controllare se c'è una correlazione tra ampiezza degli orari e giudizio: i voti migliori in effetti sono stati dati a biblioteche aperte 50 ore (SP, Lettere e Veterinaria), ma non è chiaro se i peggiori sono dati a chi apre di meno. Certo non nel nostro caso, visto che gli orari di apertura sono relativamente bassi … 3) valutazione della biblioteca come spazio fisico: con una griglia valutativa in cui la “sufficienza” è a 2,5 e non a 2, appaiono critiche la pulizia (2,52 – inferiore alla media di Ateneo 2,87, blandamente “positiva”) e il comfort/luminosità (2,55, inferiore alla media 2,75): nel caso della pulizia, qualche ragione gli utenti ce l'hanno. 37 va notato che la scala è diversa da quella del questionario del 2007, che invece aveva una scala da 1 a 5 (!) Biblioteca della Facoltà di Agraria 98 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Per quanto riguarda comfort/luminosità, dato che le nostre due strutture sono diverse proprio su questi aspetti, occorrerebbe capire se i nostri utenti stiano valutando la vecchia o la nuova sezione. Stesso problema per la silenziosità, che appare al limite (2,55 - appena inferiore alla media 2,62) ; va segnalato che alcuni utenti si lamentano della rumorosità … dei bibliotecari: un evidente riferimento al fatto che nella nuova struttura – a causa della situazione logistica interlocutoria – le conversazioni di lavoro avvengono a diretto contatto con le sale studio. Alquanto critica appare la segnaletica (2,14 – sensibilmente inferiore alla media 2,54) e la disponibilità di posti a sedere (2,26, uguale alla media 2,27 - ma tale voto è il peggiore fra tutti i fattori valutati assieme alle ore di apertura). Difficile capire le ragioni di un tale giudizio sui posti, dato che con l'apertura della nuova sezione sono aumentati del 50% e che in entrambe le strutture quasi mai c'è una saturazione dei posti. La criticità della segnaletica è invece pienamente giustificata (anche se di non semplice soluzione finchè entrambe le strutture si trovano in una situazione interlocutoria (vedi punto 3). 4) la valutazione dei bibliotecari, sempre con la “sufficienza” a 2,5 e non a 2, appare al limite sia per il numero (2,56 - inferiore alla media 2,82), blandamente positiva per la disponibilità e cortesia (2,63 - inferiore alla media 2,79) e per la competenza (2,60 - media 2,82). Difficile capire da cosa dipendano questi giudizi inferiori alla media, specie se li si paragona ai precedenti giudizi del 2007 e del 2004, tutti piuttosto positivi sia in assoluto che in rapporto alle medie di allora (ca. 3,80 contro un 3,35 in media su scala Likert da 1 a 5). A questi voti va aggiunto – per apparentamento, in quanto attiene al rapporto diretto bibliotecario-utente – il giudizio sul reference (2,08 - molto inferiore alla media 2,80 ed estremamente critico). Sulla percezione della competenza (non necessariamente la competenza in sé e per sé) può influire la risistemazione del materiale bibliografico della Facoltà e la sua ricollocazione nella nuova struttura: dato che la nuova struttura è pronta solo parzialmente, e che i trattamenti sono complessi, il change-over deve necessariamente avvenire a blocchi mentre la due strutture restano normalmente aperte. Questa scelta evita agli utenti lunghe chiusure o la non disponibilità di migliaia di volumi per mesi, ma crea altri problemi: se le ricollocazioni riguardano centinaia di volumi per volta spesso non è semplice sapere dove è un volume. Le operazioni di risistemazione fanno poi “emergere” situazioni anomale (volumi dispersi o collocati erroneamente) che nelle biblioteche di Dipartimento – che non prestavano, né erogavano altri servizi - passavano sotto silenzio o avevano comunque scarso impatto. Una volta che i volumi sono passati sotto il controllo della biblioteca centrale, queste anomalie di colpo appaiono su normali movimentazioni che seguono normali standard e impattano quindi con maggiore evidenza sulla percezione che gli utenti hanno del servizio: il bibliotecario può a volte essere in difficoltà a dare risposte apparentemente semplici (sì, il volume c'è, lo puoi avere) perchè incontra difficoltà oggettive; ma certo questo non è semplice da far capire ad un utente, che potrebbe semplicemente percepire inadeguatezza nel rispondere, se non vera e propria scortesia. Un altro fattore critico – messo in evidenza da critiche esplicite – è quello della “durezza” nel punire ritardi nella riconsegna dei volumi prestati (15 giorni di sospensione per ogni giorno di ritardo, contro un rapporto 1 a 1 in altre biblioteche). È possibile che chi abbia risposto al questionario abbia pensato a questo nel giudicare i bibliotecari. Va in ogni caso notato che – a parte uno zoccolo duro di bibliotecari già presenti nel 2004/7 e ben rodati – più di metà dell'attuale personale arriva da strutture bibliotecarie che non erogavano servizi o li erogavano in maniera assai diversa rispetto agli standard richiesti da una biblioteca d'area: la loro riqualificazione è tuttora in corso e può a volte far apparire come poco reattive o incerte alcuni bibliotecari. Biblioteca della Facoltà di Agraria 99 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Il problema è reso più complesso dal fatto che in entrambe le strutture al bancone si rivolgono sia richieste banali sia richieste che esigono competenze tecnico-professionali specialistiche, mentre – proprio a causa di questa estesa riqualificazione professionale in corso – i veri specialisti sono pochi e spesso anch'essi devono riadattarsi a situazioni ed esigenze molto più complesse di quelle vissute finora nelle loro vecchie strutture. D'altra parte, la necessità di tenere aperte due strutture con il personale che servirebbe per una, impedisce di organizzare in maniera ottimale la riqualificazione professionale di cui sopra (ad esempio affiancando sempre una persona esperta a quelle in addestramento) e obbliga spesso a cercare di tenere aperto e basta, senza poter lavorare sulla qualità. 5) Di difficile valutazione i voti su ricchezza del patrimonio (2,43 - inferiore alla media 2,77), stato di conservazione (2,51 - inferiore alla media 2,83) e facilità di reperimento (2,49 inferiore alla media 2,61). Per il primo valore, dato che per la maggior parte degli utenti il patrimonio dovrebbe sostanzialmente coincidere con la quantità di volumi di testo disponibili, e dato che noi abbiamo la più grande e numerosa collezione di testi di tutto l'Ateneo, di certo molto maggiore di altre biblioteche, non è chiaro capire da cosa dipenda questo giudizio inferiore alla media: a meno che – di nuovo – una significativa frazione di chi ha risposto al questionario non sia un frequentatore abituale della nuova sezione, che (come detto sopra) a causa della situazione transitoria in cui si trova non ha al momento volumi esposti a scaffale e non dispone di volumi di testo, dislocati tutti nella vecchia sezione. In tal caso però il giudizio sarebbe basato su un fraintendimento figlio dello sdoppiamento percettivo e prospettico creato dalla presenza di due sezioni con servizi così differenziati. Il voto leggermente critico sullo stato di conservazione potrebbe dipendere dal fatto che i volumi di testo, a causa dell'utilizzo intensivo, si rovinano in fretta. Sulla facilità di reperimento, dato che in entrambe le sezioni i materiali sono a magazzino e vanno procurati dai bibliotecari, non è chiaro da cosa dipenda il giudizio. 6) Di valutazione altrettanto difficile sono i voti contrastanti percentuale di volumi prestabili (2,42 - inferiore alla media 2,51), numero di volumi che è possibile prendere contemporaneamente in prestito (2,97 - pari alla media), durata del prestito (2,95 - appena inferiore alla media 3,05, la migliore) e semplicità del prestito (2,77 - appena inferiore alla media 2,82). Per il primo valore, a differenza di altre biblioteche noi ammettiamo il prestito mensile anche per collane e volumi di testo: quindi ci si aspetterebbe giudizi molto positivi, più delle altre biblioteche, non inferiori. Di nuovo, il giudizio è inspiegabile, a meno di ammettere un totale fraintendimento percettivo. Inspiegabili peraltro anche i due successivi giudizi più “positivi” : numero di volumi prestabili, durata e modalità di richiesta sono gli stessi per tutte le biblioteche scientifiche ed umanistiche 7) idem per i voti inferiori alla media su costo DD/ILL (è gratuito !), su qualità e costo delle fotocopie (gli stessi ovunque !), sul numero macchine (ne avevamo una, ma senza code). Biblioteca della Facoltà di Agraria 100 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi I FUTURI QUESTIONARI (2012 ?) Biblioteca della Facoltà di Agraria 101 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi I FUTURI QUESTIONARI (2012 ?) Biblioteca della Facoltà di Agraria 102 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 8 8.1 Agg.: 12/07/16 Genesi POLITICHE D'ACQUISTO E SERVIZI AL PUBBLICO EFFICACIA DELLE POLITICHE DI ACQUISTO Come detto a proposito dell'adeguatezza dei materiali bibliografici il fattore cruciale è la probabilità che un volume possa rivelarsi utile per gli utenti: in altre parole il numero di prestiti (o DD) che mediamente - un volume può generare. Inoltre, dato che le risorse finanziarie sono limitate, il ragionamento va correlato con il costo medio del volume (o della rivista): individuando il numero medio di prestiti o DD per unità di spesa si otterrebbe una sorta di "indice di efficacia", che indicherebbe i prestiti (o frazioni di prestito) prodotti da ogni 1000 € di spesa. Al momento i prestiti sono circa 10.000 su 65.000 monografie, quindi il numero di prestiti medio per volume è circa di 0,6; ma, come al solito, dietro a questa media si nasconde una enorme variabilità. È evidente che a produrre prestiti sono tendenzialmente le opere più recenti, ma sulla probabilità che un volume venga prestato incide anche la tipologia dei volumi. In teoria i volumi di testo dovrebbero essere quelli che generano il maggior numero di prestiti, ma costano probabilmente più della media; inoltre, più copie dello stesso volume si possiedono, più la probabilità che la copia N-essima venga prestata si abbassa: se la prima in media venisse prestata 10 volte l'anno, la seconda lo sarebbe per 6/7 volte, la terza 4/5 e così via a degradare, fino a raggiungere un "limite di futilità", in cui l'ennesima copia avrebbe una così bassa probabilità di essere richiesta da generare solo minime frazioni di prestito ogni anno. A questo punto, converrebbe probabilmente usare quei soldi per comprare altro. Dove si situi questo punto non è facilmente prevedibile: in generale la "produttività" (in prestiti) di una serie di volumi può essere individuata solo con un'analisi ex-post. Di fatto 1850 volumi di testo generano 5280 prestiti (il 64% del totale), quindi ogni volume di testo in media produrrebbe quasi 3 prestiti per volume (2,8, per l'esattezza). Considerato che le prime copie dei volumi di testo (417) non sono prestabili, se si considerano i soli 1433 volumi di testo prestabili, generano mediamente 3,68 prestiti per volume. Molto più complesso valutare il rapporto costo per volume/prestiti, dato che non è semplice calcolare il costo medio di tutti i volumi di testo comprati anni fa e il cui costo va quindi attualizzato. Nel 2013 il prezzo di acquisto (dato che si vuole valutare il costo, non il valore patrimoniale) dei 228 volumi di testo acquisiti è stato di 8.301 euro (il 30,6% della spesa totale per monografie di 27.075 euro) e il costo medio di 36,4 euro; nel 2014 il costo dei 259 volumi di testo acquisiti è stato di 11.356 euro (il 22,7% della spesa per monografie di 46.949 euro) e il costo medio di 43,8 euro; nel 2015 i 216 volumi di testo sono costati 7.901 euro (il 22,4% della spesa per monografie di 35.212 euro), a 36,6 euro di media38. Se il costo medio globale dei volumi di testo fosse effettivamente attorno ai 40 euro, per quanto riguarda i volumi di testo il “costo” in termini di efficacia della spesa sarebbe di circa 12 euro per prestito l'anno. Ovviamente per avere un'analisi corretta e completa sarebbe necessario controllare i tempi di ammortamento dell'investimento (valutando i prestiti generati da una spesa nel tempo) e aggiungere ai costi di acquisto quelli di trattamento (aggiungendo ad ogni volume i 36 euro di costo medio da Good practice). Ma una simile analisi al momento è troppo sofisticata da fare. [set. 2012 – riv. dic. 2015] 38 Per confronto il costo medio dei volumi complessivi era di di 55,5€ (38.850 € / 699) nel 2014 e di 49€ (30.676 € / 625) nel 2015 Biblioteca della Facoltà di Agraria 103 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Ancora più complessa appare la valutazione dell'efficacia delle opere di interesse generale (opere divulgative, manuali non di testo etc.): il loro utilizzo è legato a fattori casuali, creando una forte variabilità da volume a volume sulla "produttività" in prestiti. Del tutto impossibile poi effettuare un'analisi sul rapporto costo per volume/prestiti, non solo perché i volumi non di testo sono spesso stati “ereditati” da precedenti strutture senza che sia possibile definirne un costo o c'è una tale percentuale di volumi obsoleti (per cui non è possibile definire il costo in maniera attendibile e il cui il tasso di prestito è tendenzialmente 0) da inquinare irrimediabilmente ogni statistica. Quanto ai volumi per la ricerca, essendo comperati su indicazione dei docenti ed essendo prestati in modo da produrre un prestito l'anno, generano una curva di efficacia piatta pari a 1 (=un prestito l'anno): a confronto, qualunque volume che produca 3 prestiti l'anno è ben più produttivo; ma la probabilità che un normale volume effettivamente produca prestiti varia moltissimo, e spesso è 0 [=nessun prestito], mentre nel caso dei volumi per la ricerca si ha la certezza che generino un prestito l'anno. Nel 2013 il costo dei 47 volumi acquisiti è stato di 3.530 euro (il 13% della spesa totale per monografie) e il costo medio di 75 euro; nel 2014 44 volumi acquisiti a 3.980 euro (l' 8,6% della spesa per monografie) e un costo medio di 90 euro; nel 2015 31 volumi per 3.250 euro (il 9,2%), a 105 euro di media. Il costo medio è superiore a quello dei normali volumi (55 nel 2014 e 49 nel 2015) e ancor di più rispetto ai volumi di testo, con un progressivo aumento da monitorare, anche se resta basso rispetto ai normali volumi per la ricerca (spesso oltre i 200 €), quindi assicura una certa efficienza/efficacia della spesa, anche se al costo medio di 100 euro si arriverebbe ad un "indice di efficacia" annuo di 100/1= 100 euro [per "generare" un prestito], 8 volte inferiore a quello di un volume di testo, 36/3 = 12 euro [per un prestito]). Da questo punto di vista i volumi per la ricerca possono garantire un livello di "produttività" medio migliore di quello dei volumi generici, ma non comparabile con quello dei volumi di testo (a patto di non acquisirne un eccessivo numero di copie). Sono quindi utili per garantire una sorta di zoccolo duro nei prestiti, a condizione che non siano maggioritari sul totale degli acquisti: se superassero il 30/40% presumibilmente finirebbero per interferire con l'acquisto dei ben più "produttivi" volumi di testo. Ma, come si è visto sopra, è anche vero l'inverso: esagerando nell'acquisto dei volumi di testo, si finirebbe per ridurre la curva di produttività di una parte dei volumi di testo al di sotto di un prestito per volume (che è quello garantito dai volumi per la ricerca); a questo punto i volumi per la ricerca diventerebbero nuovamente competitivi. L'unico, vero vantaggio strutturale, di cui potrà usufruire la futura biblioteca centralizzata di Agraria, è che la maggior parte dei volumi per la ricerca che costituiranno il suo patrimonio dopo l'accorpamento sono già stati acquisiti in passato dai Dipartimenti: quindi, mentre i loro "vantaggi" (cioè i prestiti) saranno necessariamente a favore della biblioteca centrale, i loro costi non saranno certo imputabili a suo carico. In pratica, il 95% dei volumi per la ricerca produrranno prestiti per la biblioteca a costo 0 per la biblioteca. Quindi l'analisi costi/ricavi vale solo per il 5% residuale dei volumi, quelli che la biblioteca dovrà acquisire da adesso in poi. Per quanto riguarda l'efficacia della spesa per le monografie, l'equilibrio è quindi dinamico e assai complesso. Si può tuttavia valutare che le percentuali in grado di assicurare complessivamente la miglior efficacia degli acquisti, sul piano puramente numerico, potrebbe essere un 50% di acquisti di volumi di testo, un 30% di acquisti di volumi per la ricerca e un residuo 20% di altri volumi. In termini di miglior rapporto costi/ricavi il rapporto è sostanzialmente impredicibile: se il costo medio dei volumi per la ricerca fosse il doppio di quelli di testo le percentuali potrebbe arrivare al 60% di volumi di testo, 20% di volumi per la ricerca e un residuo 20% di altri volumi. [set. 2012] Quindi l'unica indicazione operativa è che il migliore investimento è quello di puntare sui volumi di testo, monitorando in continuazione il loro uso, mantenendo comunque un adeguato livello di acquisti di volumi per la ricerca e usare i margini di bilancio residuale per comperare volumi di interesse più generale. [set. 2012 – riv. dic. 2015] Biblioteca della Facoltà di Agraria 104 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 8.2 Agg.: 12/07/16 Genesi DIMINUZIONE DELLE RISORSE, POLITICHE DI ACQUISTO E SERVIZI AL PUBBLICO La diminuzione delle risorse non è uguale per tutti e ancora più differenziato è il livello di libertà decisionale su dove concentrare i propri acquisti. Esistono però dei principi di fondo: ogni spesa incide tendenzialmente su servizi diversi: quella nell’acquisto di volumi (specie di testo) penalizza i prestiti – e, in parte, gli ILL; quella delle riviste sui DD le varie spese competono tra di loro: mantenere un buon numero di riviste attive può comportare una diminuzione degli acquisti di monografie o di PC (e viceversa) per ogni spesa i “ricavi” (cioè i servizi prodotti dall’oggetto acquisito) sono aleatori: potrebbero prodursi oppure no. L’approccio non può che essere probabilistico e statistico. Le principali differenze riguardano ovviamente i due principali filoni di spesa : per monografie e per abbonamenti - una monografia acquisita produce sempre un aumento dei prestiti, anche se questo aumento è analizzabile solo con un approccio statistico ex-post, in modo da poter modificare nel tempo le politiche di acquisto. In ogni caso la spesa finisce lì, mentre gli effetti incrementali sui prestiti proseguono, pur con un progressivo calo con il passare del tempo. La diminuzione degli acquisti, ovviamente, produrrà un effetto inverso: il minore aggiornamento renderà via via meno "appetibile" il patrimonio bibliografico, producendo quindi una lenta ma irreversibile diminuzione dei prestiti. Una volta innescato, questo processo non è facilmente contrastabile, se non concentrando gli acquisti sui volumi che - statisticamente - possano produrre più prestiti (ad esempio i volumi di testo) e ridurre gli acquisti di volumi più costosi o meno utilizzati. In ogni caso una serie di esigenze "politiche" (il rapporto con i Dipartimenti, le politiche di acquisto centralizzate) tendono sempre più ad erodere questi margini di libertà decisionale. - mantenere attiva una rivista comporta invece una spesa continua e più che aumentare i DD si limita a mantenerli. Va tuttavia notato che il DD è sia attivo che passivo: dal punto di vista del numero delle transazioni, eliminare una rivista azzera le richieste che provengono dall'esterno (DD attivi) ma fa aumentare le richieste di articoli verso l'esterno (DD passivi per sostituire gli articoli non più disponibili). A livello d’Ateneo il rapporto è 3:1, quindi dovrebbe prevalere di gran lunga la diminuzione degli attivi sull’aumento dei passivi; ma ad Agraria il rapporto è circa di 1:1, quindi i due effetti potrebbero in media annullarsi e l'eliminazione di una rivista dovrebbe mantenere inalterati i DD. Anzi, se le riviste da chiudere venissero scelte fra quelle meno soggette a richieste dall'esterno (DD attivi) ma più scaricate internamente (e quindi la cui chiusura sarebbe destinata a far aumentare le richieste di DD), con queste chiusure selettive si potrebbe perfino aumentare il numero di DD. Ben diverso è il discorso sul piano economico: se una rivista costasse 2000 euro e venisse scaricata 100 volte l'anno, sostituire gli scaricamenti con DD (a un costo medio di 10 euro) farebbe risparmiare 1000 euro. Inoltre, dei 100 scaricamenti, una parte è costituita da "falsi scaricamenti", cioè semplici visualizzazioni per vedere di cosa tratta l'articolo: nel momento in cui si dovesse chiedere esplicitamente un DD, con la possibilità di doverne pagare i costi, questi falsi scaricamenti sparirebbero senza trasformarsi in DD. Infine, una parte degli scaricamenti di riviste interdisciplinari viene fatta da utenti di altre facoltà; quindi la loro sostituzione con DD sarebbe a carico di altre biblioteche: eliminando riviste molto usate da altre facoltà, si otterrebbe il massimo dell'efficacia: dei 100 scaricamenti eliminati dalla cessazione dell'abbonamento, Agraria ne avrebbe in carico non più di 50/60 e il risparmio salirebbe a 1400 euro (su 2000), quindi il gioco vale la candela, a patto che non aumenti eccessivamente i carichi di lavoro. [set. 2012] Biblioteca della Facoltà di Agraria 105 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 8.3 Agg.: 12/07/16 Genesi DINAMICHE DEI FINANZIAMENTI La nuova biblioteca unificata ha un budget di 162.000 euro, più qualche migliaio di euro l'anno da rimborsi vari, e i principali flussi di spesa sono : spese per abbonamenti (divise tra spese per e-only e spese per cartacei) spese per acquisti di monografie spese per acquisti di attrezzature spese per il funzionamento (telefono, servizi, materiale di consumo) - periodici: nel 2012 (pre-unificazione) le spese erano state di 37.500 euro per e-only di ateneo + 29.500 euro per i cartacei = 67.000 euro su 92.000 totali (pari al 73 %); nel 2013 37.696 euro per e-only + 28.141 per i cartacei BC + ca. 38.786 per gli abbonamenti accorpati + 5.050 euro per e-only di biblioteca = 109.673 euro su 162.000 totali (67,7 %) ; nel 2014 37.917 per eonly + 68.700 per abbonamenti cartacei + 5.760 per e-only di biblioteca = 112.377 euro su 162.000 (69,3 %) ; nel 2015 38.360 per e-only + 70.000 per i cartacei + 13.022 per e-only di biblioteca = 121.382 euro (74,9 %) ; nel 2016 39.307 per e-only + 70.000 per i cartacei + 17.500 euro per e-only di biblioteca = 126.807 euro su 162.000 (78,3 %). Si nota che c'è stata una diminuzione nella percentuale di spesa tra il 2012 (anno in cui sono computate solo le spese della biblioteca) e il 2013, anno dell'accorpamento: la diminuzione dipende dal fatto che la spesa accorpata di 38.000 euro è solo il 54% dei 70.000 euro di finanziamenti supplementari ottenuti39, quindi sommata alle spese per riviste della vecchia biblioteca, ha inizialmente abbassato la percentuale complessiva. Dopo il 2013 la spesa totale (e ancor più la sua percentuale sul totale) ha ripreso a crescere costantemente e se il trend non venisse bloccato finirebbe per comprimere inesorabilmente le altre spese. Sarebbe quindi auspicabile mantenere gli abbonamenti sotto il 75%, tagliando eventualmente alcune riviste marginali. - spese funzionamento: nel 2012 sono state di 11.000 euro su 92.000, pari al 12%; nel 2013 15.000 euro su 162.000 (9% ma 10.000 euro senza e-only, pari al 6,2%) ; nel 2014 26.344 euro su 162.000 (16,2% ma 20.584 euro senza e-only, pari al 12,7%) ; nel 2015 23.378 (14,4% senza contare le spese sul 7/14, ma 10.356 euro senza e-only, pari al 6,4%); nel 2016 22.734 (14,0% + le spese sul 7/14, ma 4.874 euro senza e-only, pari al 3,0%). Le spese per funzionamento, che oscillavano tra il 9 e il 12%, si sono impennate attorno al 16% nel 2014 per le spese per il progetto di accorpamento (traslochi, RFID, fascette) e poi per l'aumento degli eonly (ma senza di essi oscillano attorno al 7%). Potrebbero salire a 28/30.000 euro nel 2017 (17,2% ma 10.000 senza e-only) per l'aumento degli e-only, e le rilegature straordinarie. - spese monografie: nel 2012 sono state di 10.928 euro su 92.000, pari all'11,8%; nel 2013 27.075 euro su 162.000 (pari al 16,7%) ; nel 2014 46.949 su 162.000 (30%) ; nel 2015 35.212 (21,7%). A parte l'anomalia del 2014, quando è stato necessario spendere una quantità notevole di residui (raddoppiando le spese e quindi la percentuale rispetto al normale livello del 15%), la spesa per monografie è passata dall'11/12% fino al 2012 ad una percentuale tra il 16 e il 20%. E tale livello andrebbe mantenuto, perché per garantire una spesa per monografie di 30.000 euro l'anno per i 3 anni della prossima gara, la percentuale andrebbe appunto tenuta attorno al 18%. - spese hw e mobili: nel 2012 sono state di 3.834 euro su 92.000, pari al 4,2%; nel 2013 3.163 euro su 162.000 (1,9%) ; nel 2014 17.867 euro su 162.000 (11%) ; nel 2015 10.380 euro su 162.000 (6,4%). Anche nel caso delle spese per Hw e mobili nel 2014 c'è stato un aumento anomalo della percentuale dal 2/4% all'11%, avendo concentrato in quell'anno le spese supplementari per il progetto, ma normalmente andrebbero al 4% [set. 2012] Totali normalizzati : 75% + 8 % + 18% + 4% = 105% mantenibile solo usando i residui ! 39 a causa di forti dismissioni pre-accorpamento da parte dei Dipartimenti, che hanno ridotto la spesa rispetto al previsto (50.000€) Biblioteca della Facoltà di Agraria 106 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 8.4 Agg.: 12/07/16 Genesi DINAMICHE FUTURE FINANZIAMENTI E SPESE Al momento (giugno 2016), risultano impegnati 1280 euro per acquisto monografie e inventariate 16 (!) monografie. In più abbiamo 120 monografie in dono e 55 del pregresso: totale ca. 200 monografie in 4 mesi. Tenendo conto che ragionevolmente non potremo effettuare ordini per volumi stranieri prima della metà di giugno e quelli italiani prima di agosto/settembre, risulta evidente che sarà complicato impegnare più di 20.000 euro prima della chiusura dei conti; quanto al numero di volumi inventariati (anche se qui rischiamo di fare previsioni con la stessa attendibilità di un aruspice che analizza le viscere di un piccione) non dovrebbero superare i 200. Sui livelli produttivi, nel 2015 abbiamo impegnato 35.212 euro per 626 monografie inventariate; in più sono state inventariate 195 monografie in dono e 421 come pregresso: totale 1243. Se proiettiamo i dati 2016 su 12 mesi arriveremmo a meno di 650 volumi, di cui 200 in acquisto, 300 in dono e 150 pregresso: il pregresso non deve superare i 150 perché andrebbe estrapolato dalle nuove acquisizioni e meno è meglio è; i doni sarà difficile che superino i 300 per mancanza di materiali. Sui saldi contabili, avendo al momento 54.000 euro, a cui si aggiungerebbero i 4.000 residui 2015 recuperati, abbiamo 59.000 euro. Se ne spendessimo 20.000 per le monografie e 5.000 per i PC, resteremmo con 35.000 euro di avanzi da spostare nel 2017. Il problema è che non siamo sicuri di poterli recuperare, visti i possibili cambiamenti nella gestione contabile. Quindi sarà necessario prevedere due scenari (con e senza residui) per creare una griglia di collimazione. Il più problematico, ovviamente è quello senza residui: la spesa per riviste e-only d'Ateneo sarà di ca. 40.000 euro; quelli realistici per le riviste cartacee 72.000 e per le e-only di biblioteca 20.000, per un totale di 92.000 euro (in gara vanno inseriti i dati-base depurati da Iva e spese, e per prudenza sono stati dichiarati 86.000 euro di spesa prevista); le spese di funzionamento (escluse riviste e-only) non potranno essere molto meno di 10.000 euro; quelle per monografie per contratto non devono essere meno di 30.000 euro. Le spese minime realisticamente dovrebbero quindi essere di 172.000 euro (40.000 + 92.000 + 10.000 + 30.000), quindi 10.000 euro più dello stanziamento senza residui (162.000). Un modo per recuperarne sarebbe di sfruttare il fatto che i 30.000 euro da assicurare sulle monografie vanno da giugno a maggio per gli stranieri, forse da luglio o settembre a luglio/settembre per gli italiani: quindi se si arrivasse a spendere 20.000 euro nel 2016, nella prima metà del 2017 potremmo spenderne solo 10.000 e nella seconda 15.000 per un totale di 25.000 nel 2017 (quindi 5.000 in meno della previsione standard) ; se si spendessero 25.000 euro nel 2016, nella prima metà del 2017 potremmo spenderne 5.000 e nella seconda 15.000 per un totale di 20.000 nel 2017 (quindi 10.000 in meno della previsione). La seconda possibilità è di chiudere a settembre alcune riviste (Nature, Science etc.) recuperando ca. 5.000 euro sulla spesa prevista di riviste. La terza è di ridurre a 5.000/6.000 euro le spese di funzionamento. Il problema è che solo l'ultima ipotesi può essere attuata nel 2017: le altre prevedono interventi preventivi nel 2016. Quello con residui: le spese potrebbero salire a 182.000 euro (40.000 + 92.000 + 15.000 + 35.000), quindi 15.000 euro in meno rispetto allo stanziamento con residui (162.000 + 35.000 = 197.000). Ma questo sarebbe possibile solo espandendo al massimo l'acquisto di monografie ed aumentando le spese per rilegature e manutenzione. In alternativa si potrebbe ipotizzare di lasciare le spese di funzionamento sotto i 12.000 euro e quelle per monografie a 30.000, ma spendere almeno 7.000 euro per e-books. Gli e-books non potranno – ovviamente – essere acquisiti prima di aver stanziato una adeguata quantità di fondi sul capitolo 7/4, il che però dovrebbe avvenire prima della riattribuzione dei residui. Biblioteca della Facoltà di Agraria 107 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Z Agg.: 12/07/16 Genesi APPENDICE ESPERIENZA SUI CORSI DELLA DIVISIONE Z.1 Attività del gruppo di lavoro Nel 2014 la Divisione biblioteche ha creato tre gruppi di lavoro, su Information literacy, comunicazione [delle attività] delle biblioteche e rafforzamento dell'offerta di corsi strutturati. Quello sull'Information literacy, (di cui faceva parte40 l'autore di questo progetto) si è lentamente perso per strada con una serie di involute circonvoluzioni, dopo aver scoperto di non doversi affatto occupare di Information literacy (!), perché ritenuto un obbiettivo troppo ambizioso per le scarse forze disponibili. Si è quindi passati all'idea di creare piccoli moduli on-line su specifici problemi di ricerca - definiti “pillole” informative - in grado di essere assemblati per strutturare un percorso formativo coerente e se necessario essere ri-assemblati per crearne altri (ad esempio tutorial su come selezionare gli strumenti più adatti in base alle proprie esigenze di ricerche, su come interrogare l'opac, su cosa sono le risorse elettroniche e come vi si accede etc.). L'idea in sé non era priva di interesse [perciò non escludo a priori di poterla riprendere all'interno di questo progetto], ma si è rivelata inconcludente: le “pillole” informative avevano senso solo se inserite in una strategia informativa (esclusa a priori dalla scelta di non occuparsi di Information literacy): il classico caso del serpente che si morde la coda ... A parte ciò, oltre alla necessità di interagire con altre strutture, come il CTU, per le competenze tecniche richieste, è diventato evidente che per assistere gli utenti su specifici problemi occorreva preliminarmente identificare quali problemi effettivamente incontravano. Non avendo su questo punto informazioni attendibili si è deciso di fare dei test, sottoponendo un campione di studenti e docenti a prove sul campo e alla compilazione di un questionario. Di nuovo, da un certo punto di vista l'idea in sé era ancor più interessante degli scopi stessi del gruppo [e quindi andrebbe ripresa], ma è stata utilizzata in maniera limitante, solo per per capire come rimodulare gli obbiettivi del gruppo di lavoro. I test sono stati svolti su una trentina di utenti delle tre macro-aree disciplinari, suddivisi per le diverse tipologie (4 studenti, 2 ricercatori, 2 dottorandi, 2 docenti), usando una serie di domande per definire il livello di conoscenza delle biblioteche e poi effettuare delle ricerche standardizzate. In realtà i test sono stati eseguiti in maniera leggermente diversa da operatore ad operatore: in alcuni casi ci si è limitati a dare una valutazione basata su una grossolana scala Likert, in altri sono stati segnalati nelle note alcune stranezze o incoerenze nelle strategie di ricerca adottate dagli utenti, in altri (come nel caso dell'estensore di di questo progetto) sono state tenuti dei dei veri e propri “diari” per tracciare le strategie – a volte involute, altre volte semplicemente bizzarre – seguite dagli utenti. Con numeri così ridotti poi è evidente che questo più che un test statisticamente rappresentativo degli atteggiamenti realmente prevalenti nei nostri utenti, tende ad avere un taglio episodico e ad essere una semplice raccolta di situazioni variamente significative. Inoltre, col senno di poi il test/questionario era probabilmente sbilanciato concettualmente, come se si volessero contemporaneamente valutare atteggiamenti, percezioni e skills, con un'incertezza di fondo sull'obbiettivo finale. In particolare la prima domanda (Da dove parti per fare ricerche relative a un libro o a una rivista?), applicata al contesto, era ambigua: essendo un test sull'Opac, gli si sarebbe dovuto chiedere se sapevano arrivarci, o posizionarli lì e far partire il test, non da dove partire (termine assai vago) per fare ricerche sui libri (definizione altrettanto vaga e foriera di equivoci). 40 o fa parte? lo status ontologico di tale gruppo – se vivo, morto o in animazione sospesa - non è affatto chiaro Biblioteca della Facoltà di Agraria 108 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Così com'era avrebbe avuto più senso se fosse stata la prima domanda di un set inteso a definire il livello di consapevolezza degli utenti sull'insieme dell'offerta di servizi bibliografici on-line e – più in generale – sugli atteggiamenti con cui gli utenti affrontano il problema di recuperare informazioni; ma in tal caso sarebbero servite domande sulla conoscenza del sistema bibliotecario, sulla competenza informatica, sulle esigenze etc. (ancora il problema dell'Information literacy …). È significativo che l'informazione più preziosa nasca dal non detto o dall'ambiguità delle “risposte”: quando richiesti di “fare una ricerca”, gli utenti si sono indirizzati in ordine sparso su motori di ricerca, navigazione in Unimi o su siti esterni, e solo in 15 casi su 25 (!) hanno raggiunto l'Opac, con la conseguenza che “… gli utenti più in difficoltà cerchino di partire da strumenti a loro familiari, anche se non idonei (google, unimia, biblioteca digitale) ...41”. Il fatto poi che quasi tutti – nonostante performance scarse e l'evidente disagio – abbiano trovato facili le prove, è rimasta una nota a piè pagina. La relazione non ha riscontato grossi problemi nella ricerca e prenotazione/richiesta di volumi: gli utenti, pur con strategie di ricerca diverse, per lo più sembrano trovare un volume al primo tentativo e non si sarebbero riscontrati problemi nella procedura di autenticazione all’area personale e di richiesta di prestito (tranne che per una annotazione “… L’area personale per alcuni non è immediatamente visibile, ma … su questo punto verranno prese le contromisure del caso” ), tanto che le prove sono state generalmente giudicate facili [tutte conclusioni su cui avrei parecchi dubbi]. Più problematica è risultata la ricerca di un articolo [in un test centrato sull'Opac !]: la richiesta, decontestualizzata e per certi aspetti fuorviante, ha creato – come intuibile - parecchi problemi. Gli utenti (compresi quelli evoluti !) hanno per lo più cercato il titolo dell'articolo, non la rivista, ma una volta arrivati a cercare la rivista, “… la ricerca del titolo del periodico invece dell’articolo contenuto apparentemente non presenta particolare difficoltà, anche se solo 2 utenti su 8 dichiarano che è facile reperire l’articolo di una rivista” [?], con l'aggiunta tuttavia che “È difficoltoso il recupero dell’annata a causa della mancata comprensione delle consistenze … Il dato non sembra avere una correlazione significativa con la frequenza di utilizzo del catalogo, nè si riscontrano differenze tra utenti “avanzati” e no, e tra i diversi ambiti disciplinari … Alcuni comportamenti (come la consapevolezza della distinzione articolo/rivista) sembrano più correlati con la frequenza abituale o sporadica/nulla di utilizzo del catalogo”. Inoltre “La ricerca dell’elettronico dal catalogo è particolarmente problematica per la poca visibilità del bottone “Trovami” e la mancata conoscenza della sua funzione. Il link “Archivio risorse elettroniche” risulta confusivo”. Infine gli utenti sono stati fuorviati da “Pubblicato da”, confuso col posseduto. La conclusione, particolarmente significativa, era: “Buona parte degli utenti è abituata a fare la ricerca dell’elettronico a partire dalla Biblioteca digitale, quindi la ricerca tramite Explora potrebbe risolvere la questione, insieme al fatto che anche gli utenti inesperti troveranno il risultato partendo dal titolo dell’articolo e non da quello della rivista. Questo non significa che gli utenti conosceranno la differenza tra una ricerca per titolo della rivista e una per titolo dell’articolo [sott. mia]. Semplicemente lo strumento non richiede che chi fa la ricerca conosca la differenza. La ricerca dell’annata cartacea a catalogo è particolarmente difficoltosa. Gli utenti sono fuorviati dalla dicitura “Pubblicato da” e non conoscono le consistenze. Si propone di valutare, insieme a tutti i soggetti coinvolti (GdL Opac e Biblioteca digitale) l’utilità e la posizione di un tutorial che, partendo dalle citazioni, spieghi all’utente: la differenza tra un libro e un articolo, una citazione e un full-text… dove/come cercare il cartaceo di un periodico dove/come cercare l’elettronico, cos’è la consistenza delle riviste “ 41 Cit. dalla relazione finale Pagani (sottolineature mie) Biblioteca della Facoltà di Agraria 109 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Agg.: 12/07/16 Genesi Infine, sulle “strategie” seguite dagli utenti per arrivare a fare delle ricerche: “… Per quanto infine riguarda la prima domanda, inserita proprio per cominciare ad avere un’idea sul comportamento degli utenti davanti a una ricerca bibliografica di base (trovare un libro o un articolo), essa conferma quanto già discusso tra noi: gli utenti (come tutti) si creano accessi all’informazione legati alla loro esperienza e ripetono percorsi che hanno ottenuto esito “positivo”. La positività si definisce come risoluzione di un problema contingente e non come una risposta in assoluto valida. Ciò nonostante un risultato “positivo” porta alla ripetizione di percorsi noti. Questo conferma che gli utenti non hanno una visione complessiva (certo non completa) dell’offerta disponibile, spesso nemmeno limitando l’ambito alle risorse dello SBA. A ciò si aggiunga, per noi, che possiamo fidelizzare gli utenti solo se dimostriamo loro l’efficacia e la “positività” degli strumenti proposti in casi per loro significativi e risolutivi di problemi contingenti. Si torna quindi alla necessità fondamentale di calare le nostre iniziative nel momento in cui un bisogno sorge e di articolarlo con esempi che risuonano negli allievi. Potrebbe quindi essere utile valutare la creazione di un punto di partenza per le ricerche che aiuti gli utenti ad orientarsi nella molteplicità delle risorse offerte, dallo Sba e dalla rete. Un tutorial? Una pagina web dedicata? Dove potremmo inserirlo? Si potrebbe cominciare a valutare la necessità di fornire agli utenti maggiori informazioni sul contenuto e la finalità degli strumenti offerti (Catalogo, Biblioteca digitale / Explora) consentendo loro di scegliere cosa interrogare a partire da cosa stanno cercando ...”. In generale, la relazione finale è arrivata a conclusioni contraddittorie rispetto all'impostazione iniziale: di fronte all'iniziale obbiettivo di individuare solo le criticità nella ricerca in Opac, ha in realtà individuato difficoltà soprattutto nella scelta dello strumento bibliografico più adatto ai propri bisogni e nell'individuazione delle opportune strategie di ricerca: tutte questioni che non riguardano tanto help interattivi o il miglioramento degli strumenti di ricerca, ma l'orientamento e l'information literacy, cioè esattamente i problemi che il gruppo di lavoro – a causa delle impostazioni sopravvenute in corso d'opera - aveva (avrebbe ?) dovuto escludere a priori. Non è chiaro quanto questa conclusione possa essere recepita a livello di Divisione, e neppure se questo sia auspicabile (in quanto richiederebbe di arrivare ad una chiarezza strategica che al momento manca. Di certo gli esiti del lavoro hanno portato il gruppo a un doppio e repentino uturn: se fossimo un'auto saremmo da tempo capottati in fondo a una scarpata. In controluce appare poi la questione strategica centrale, se convenga investire sulla didattica o su help on-line centrati sull'indirizzamento degli utenti verso gli strumenti più adatti alle loro esigenze, o investire tutto sulla semplificazione dei percorsi di ricerca puntando tutto su Summon/Explora (che – astrattamente – potrebbe risolvere molte delle criticità riscontrate). All'epoca Explora era agli inizi e poco conosciuto, ma non è un caso che di lì a poco sarebbe stato creato un gruppo – l'ennesimo ! - per capire cosa abbiamo tra le mani, le sue criticità e le sue potenzialità. Altrettanto interessante – diciamo così - lo sviluppo delle attività degli altri due gruppi: alla fine ci si è concentrati sulla necessità di ristrutturare le pagine web che rendevano visibile agli utenti l'offerta formativa della Divisione e sull'ampliamento dell'offerta formativa aumentando il numero dei corsi offerti e ampliando il bacino di utenti cambiando le modalità di pubblicizzazione di tali iniziative. L'analisi in merito è rimandata ai paragrafi appositi. Basta qui sottolineare che – incidentalmente – in fase di analisi della didattica è stato notato che il notevole impegno profuso per rifare le pagine web della Divisione dedicate ai corsi ha prodotto scarsissimi risultati: pochissimi utenti si sono informati sui corsi partendo da lì. Non per la prima volta (una simile conclusione la si potrebbe trarre probabilmente se si analizzassero i dati d'uso di tutte le pagine web di biblioteca) si è dovuto concludere che la montagna di lavoro iconografico e contenutistico ha partorito il classico topolino. Biblioteca della Facoltà di Agraria 110 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria Z.2 Agg.: 12/07/16 Genesi Analisi delle iniziative della Divisione A febbraio 2016 è stata posta in discussione la possibilità di sviluppare moduli didattici per competenze trasversali delle scuole di dottorato con distribuzione di crediti. È stato preparato un elenco dei corsi “targetizzato” per loro, da sottoporre alla commissione didattica (12 febbraio 2016): i dottorandi devono seguire “iniziative” legate alle competenze trasversali per un totale di 18 crediti. I nostri incontri, almeno come sono articolati ora, non danno luogo a crediti; se l’offerta piacesse, creando percorsi ad hoc fino alle ore minime per l’attribuzione dei crediti, dovremmo verificare la fattibilità perché i carichi di lavoro aumenterebbero. L’offerta per l’area umanistica (16 ore) potrebbe essere la seguente: servizi delle biblioteche e panoramica delle risorse (1 ora), valutazione siti e uso di Google per l’area (2/3 ore), uso Mendely (3 ore), banche dati specifiche (4 ore), esercitazioni sulle banche dati (2 ore + 2 ore) + forum follow-up per seguire le domande dei partecipanti; se l’iniziativa dà luogo a crediti, occorre un test finale (1 ora); per l’area scientifica (20 ore): idem con in più la ricerca citazionale in WoS e Scopus (4 ore) ; l’area biomedica non sarà in grado di sostenere il carico di lavoro: Bernardini col prossimo semestre lascerà (?) i corsi, Garlaschelli andrà in pensione. Veterinaria eroga già corsi per i propri dottorandi. Se funziona sarà necessario formare un paio di bibliotecari su Mendeley e un paio su Wos e Scopus. Potrebbe essere interessante distribuire un PRE-TEST anonimo per verificare le competenze. Il TEST-FINALE potrebbe articolarsi in un lavoro di gruppo per il reperimento di bibliografia (e testo pieno) su un argomento in accordo coi bibliotecari, con presentazione delle strategie di ricerca e dei risultati ottenuti. Per la valutazione si può distribuire un TEST in parte con risposte a scelta multipla, in parte con risposte aperte. I corsi richiederanno la frequenza obbligatoria? Come andrà gestita? (foglio firme, recuperi…). I corsi andranno organizzati in aule informatizzate per consentire lo svolgimento delle esercitazioni. Il lavoro sull’Opac sta riprendendo e una persona del GdL partecipa per portare avanti insieme eventuali punti in comune e far presente i risultati del questionario sull’usabilità dell’Opac, chiedendo di partire dalle criticità emerse. Inoltre la “sospensione” in cui versa il discovery, che non è mai stato davvero lanciato (manca una campagna pubblicitaria, non ha una sua home page, è incompleto, non ha ancora la lista delle risorse accessibili) rende impossibile agire al sottogruppo dedicato alle iniziative in versione digitale (che siano tutorial, corsi o altro). Z.3 Meta - analisi delle iniziative della Divisione Alcune indicazioni preliminari: l'analisi sui corsi, pur presentando statistiche separate per le tre aree disciplinari, sembra partire dall'assunto implicito che fondamentalmente non ci siano differenze concettuali e metodologiche nel modo con cui gli utenti delle diverse aree si rapportano alle risorse bibliografiche e ai problemi relativi alla ricerca bibliografica. In realtà, mentre nelle facoltà scientifiche e biomediche la ricerca di docenti e ricercatori si svolge per lo più nei laboratori e in tale ambito le risorse bibliotecarie hanno un ruolo residuale (in fase di scrittura degli articoli), in quelle umanistiche le biblioteche sono dei veri e propri “laboratori” di ricerca. Anche nella didattica il ruolo delle risorse bibliografiche è in parte diverso tra le varie aree. È quindi inevitabile che l'assistenza alla ricerca bibliografica abbia un peso e – forse – anche un'impostazione diversa. La differenza quantitativa trapela qua e là da alcuni indizi: ad esempio la dinamica di partecipazione ai corsi della Divisione dell'area umanistica è nettamente divaricante (minore) [ma vedi il terzo punto di questa parte dell'analisi] ; Biblioteca della Facoltà di Agraria 111 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016 Biblioteca Facoltà di Agraria 42 Agg.: 12/07/16 Genesi più sottili potrebbero essere gli effetti della diversità dell'offerta di risorse bibliografiche: nell'area scientifica e biomedica di solito ogni ambito disciplinare ha una o due banche dati primarie (WoS, Scopus, Pubmed, Embase, Scifinder) spesso multidisciplinari e di grandi dimensioni, a cui si aggiungono poche altre b.dati più specifiche. In area umanistica le b.dati sono molto più frammentate e specializzate. È inevitabile che questa differenza incida sul modo stesso di impostare una strategia di ricerca e sullo stesso approccio alla ricerca bibliografica. un altro problema nasce dal fatto che finora l'analisi fatta riguarda solo i corsi sulle banche dati erogati all'interno dell'offerta formativa della Divisione, non i “Vieni in biblioteca!” né i corsi on demand42, come se si avesse a che fare con tipologie ben differenziate e che si rivolgono a bacini di utenti separati. In realtà alcune versioni di “Vieni in biblioteca!” si sovrappongono ai corsi sulle banche dati e lo stesso vale per buona parte dei corsi on demand. Se il bacino di utenti è lo stesso, le varie tipologie di offerta potrebbero interferire fra di loro fino a competere: non a caso la relazione sulle b.dati 2015 afferma : “... l’Area umanistica è scesa (forse per la compresenza di laboratori con crediti o di iniziative organizzate in accordo coi docenti a Lingue e Storia ?) ...”. Le varie offerte si annullano o si rafforzano ? i corsi andrebbero differenziati per obbiettivi (alfabetizzazione centrata sui servizi, ricerche su specifiche b.dati, strategie di ricerca e selezione strumenti, valutazione ricerca etc.), target (triennali, magistrali, laureandi, dottorandi) o metodologia (corsi singoli, cicli di corsi, laboratori). Se si analizzano insieme le varie offerte (corsi b.dati della Divisione, “Vieni in biblioteca!”, corsi on demand) appare evidente che gli stessi obbiettivi, target e metodiche appaiono ovunque. Di nuovo, le offerte si annullano o si rafforzano ? Un corso di alfabetizzazione può “innescare” la richiesta di un corso più avanzato ? Improbabile all'interno dello stesso target. Un'analisi sui corsi, per essere consistente, dovrebbe quindi essere fatta area per area (in quanto – come detto – le dinamiche e le esigenze potrebbero essere diverse), differenziata per obbiettivi, target e metodiche. Il problema è che, essendo in generale i numeri piuttosto bassi, disaccorparli finirebbe per creare dei subset talmente piccoli da essere fortemente influenzati da piccole fluttuazioni stocastiche, al punto da rendere aleatoria l'analisi: quando in un anno i corsi sono mediamente 4 e gli utenti 40 o 50, un solo corso in più o in meno chiesto (o non chiesto) da un docente comporterebbe variazioni del 20% in più o in meno. In una situazione del genere le fluttuazioni stocastiche potrebbero superare il normale trend dovuto alle dinamiche strutturali del sistema (e quindi coprirle con un fortissimo rumore di fondo). D'altra parte, analizzando tutti i corsi nel loro insieme forse garantirebbe una maggiore coerenza e significatività statistica, ma – come detto sopra – al costo di rendere l'analisi vaga e troppo generica. In definitiva da analisi sulle dinamiche dei corsi (sia a livello di Ateneo che di aree disciplinari) è poco probabile possano arrivare indicazioni strategiche utili per noi. Anche se si stanno raccogliendo i dati sui corsi on demand Biblioteca della Facoltà di Agraria 112 Vers. 2.9 - agg. 15/06/2016