l` eruzione che di st pus

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l` eruzione che di st pus
L' E R U Z I O N E
CHE
DI S T P U S
i
Ebbe inizio nel pomeriggio del 2 novembre 1928 protraendo la sua attività
fino al giorno 20 dello stesso mese e può essere definita del tipo "laterale".
Servizio a etìra di:
DINO VASTA
L'eruzione avvenuta sull'Etna nel periodo che va dal 2 al 20 di novembre dell'anno 1928, pur essendo stata relativamente debole, presenta una elevata entità di danni arrecati di gran lunga superiori a quelli di altre eruzioni di più prolungata
durata e maggior quantitativo di lave effuse.
Indubbiamente, il più pesante bilancio di questo catastrofico evento lo ebbero a subire i mascalesi, ai quali, nei giorni
dei festeggiamenti di San Lorenzo, toccò assistere impotenti, al crollo del campanile della chiesa principale, sotto la
spinta irrefrenabile di quel fiume di lava che, una volta incanalatosi nel "torrente Pietrafucile", seguendone fedelmente il
corso, tutto travolse e tutto distrusse dell'antico centro, urbano, cgn-la sola eccezione del "quartiere di S.Antonino".
Nulla poterono i fiduciosi tentativi delle processioni con i simulacri e le reliquie del santo protettore, portati a spalla dai
fedeli.
Purtroppo, forze interne della "montagna" dentro e rilievo topografico fuori, in un paio di giorni ebbero ragione del
vecchio paese che fu sommerso assieme al proprio cimitero, a tante antichità di indubbio valore e soprattutto a tanti
ricordi, ancora incisivamente scolpiti nella memoria dei nostri concittadini meno giovani.
Tornando all'origine del fenomeno, la sopracitata manifestazione eruttiva può essere definita una eruzione "laterale",
durante la quale è avvenuto uno squarcio nel fianco del vulcano, in seguito ad una ascensione, nel condotto principale, di
"magma", che ha raggiunto quote relativamente alte, fin quasi all'affioramento.
Il settore interessato in detta eruzione è stato quello nord orientale, su cui si può intravedere una grossolana direzione
preferenziale, con successiva propagazione a valle della squarciatura nel fianco del vulcano evidenziata, d'altronde, dalla
presenza di bocche effusive a quote sempre decrescenti, come infatti si è potuto constatare, a partire dai 2.600 metri nella
"Valle del Leone" fino a giungere ai 1.150 metri alla "Naca".
La popolazione porta in processione la statua del Patrono, San Leonardo, fin nei pressi della colata lavica, nel tentativo -risultato
vano- che un miracolo la fermasse.
R US S E
M A S C A L I
V E C C H I O
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Le linee tratteggiate evidenziano il percorso della lava che ha distrutto Mascali Vecchio.
Una delle cause che può aver influito, forse in maniera determinante, sull'evento parossismo, è stato il crollo del
conetto subterminale di Nord-Est, avvenuto ai primi di febbraio, dovuto alla corrosione da parte di esalazioni acide del
vulcano, favorito probabilmente, dalle precipitazioni eccezionalmente abbondanti dei mesi precedenti. A tale crollo segui
un periodo di apparente assoluta tranquillità, col fondo del cratere dì Nord-Est ostruito dal materiale crollato, fino al 31
luglio dello stesso anno, data corrispondente alla riattivazione della bocca di Nord-Est, con formazione dì un pittoresco
"pino vulcanico".
Quanto sopra descritto è da considerare solo la "prefazione" della susseguente eruzione in quantocchè, a causa
dell'ostruzione del camino vulcanico, i gas impediti di uscire liberamente, premendo possentemente sulle pareti interne del
condotto, cercarono dì aprirsi un varco sul lato meno resistente e sfortunatamente per "Mascali Vecchio", riuscendoci
perfettamente.
Frattanto, dal punto di vista sismico, le prime due registrazioni di terremoti collegati al processo che ci riguarda,
avvennero nei giorni 20 e 21 febbraio, cioè con un ritardo di ben tredici giorni.
Tale ritardo rappresenta, infatti, l'intervallo di tempo occorso alla massa magmatica per immagazzinare il maggior
accumulo di energie, indispensabili per realizzare una nuova lacerazione.
Tutto sembra quadrare, fin nei minimi particolari.
Successivamente, dallo sgombero del condotto, conseguente al pino vulcanico, fino al 2 novembre, salvo una lieve
accentuazione dell'attività alla bocca di Nord-Est per quasi tutto agosto ed una scossa debole ed isolata con epicentro
Giarre-Mangano, vi fu calma sismica e moderata attività di entrambi i crateri.
L'eruzione ebbe inizio nel pomeriggio del giorno 2 novembre, come già anticipato, protraendq la sua attività fino af
giorno 20 dello stesso mese. Tale attività può essere schematizzata secondo le tre fasi principali che corrispondono alla
formazione di diverse bocche effusive a quote sempre più decrescenti e ovviamente disposte lungo la direzione della
squarciatura sotterranea.
La prima fase di attività esplosiva-effusiva avvenne nella bassa "Valle del Leone" e fu preceduta, accompagnata e
seguita da intensa agitazione sismica, con andamento decrescente fino alla completa estinzione nella tarda serata.
Succesivamente, alle prime ore de! giorno seguente, ebbe, invece, inizio lo sgorgo lavico in corrispondenza di una nuova
squarciatura, sviluppatasi sul prolungamento della prima, in località "Serra delle Concazze", a quota 2.100, alquanto più
bassa, rispetto ai 2.600 m. precedenti.
Nelle prime ore del giorno successivo ancora, if 4 novembre, fu avvertita una sensibile scossa, tanto forte da fratturare la
colata del giorno precedente che già si era irrigidita, evidenziando ancora la direzione assunta dalla squarciatura ormai
ben determinata, senza più ulteriori possibilità di deviazioni successive; quella che poteva ancora variare, decrescendo
ulteriormente, era ed è stata puntualmente la quota dato che in serata, verso le ore 21, venne osservata una fiammata,
biancastra che gradatamente aumentava, nella regione "Naca", dando così inizio alla terza ed ultima fase che ebbe come,
momento cruciale la quasi totale distruzione della vecchia Mascali, mentre risparmiò la "frazione di Carrabba", nelle cui
prossimità si arrestò il giorno 16, dopo aver sommerso la strada ferrata con il relativo ponte ferroviario a più arcate e la
stessa stazione ferroviaria che trovavasì ove c'è lo scalo merci, in località denominata appunto "stazione vecchia".
(1 - continua)