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N° 04 - Aprile 2011 - ANNO 9
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UNA VITA CONTROMANO
La condizione precaria, a differenza della condizione operaia, non è stata ancora scritta. Non ha
voce. Milioni di solitudini non fanno una coscienza di classe, non formano un linguaggio comune,
non fanno sindacato. Ma accade che un Sindacato
come la Cgil si impegni a dare identità politica ai
precari.
Da una conversazione con Mohammed El Hassani,
Segretario territoriale Cgil da Ottobre 2010, emerge un indicibile malessere economico e forse - aggiungo - soprattuto esistenziale, riassumibili in
quella veridica formula: MANCANZA DI FUTURO,
che a dirla meglio e a capirla meglio è un ben fosco
riassunto dello stato delle cose. Quello che si prospetta è un avvenire nero.
“A mio figlio dico: mettiti a studiare perchè il tuo lavoro probabilmente non è in questo Paese”
Siamo vuoti a perdere?
Stanno precarizzando la precarietà. E’ matematica,
non è un pessimismo. Le spiego. Basta prendere la sua
generazione, i nostri 30enni. Nella loro vecchiaia non
avranno reddito e quindi non avranno capacità di spesa; non avranno pensioni (sarà quella sociale o poco
più). Per garantire loro la pensione minima, lo Stato
sarà costretto a spendere e, con il debito che ha, l’Italia
fa bancarotta. Questa è matematica.
Sto preparando una ricerca. Ho preso in esame i neo
30enni di Senigallia e sono andato a vedere quanti
anni di contributi hanno: mediamente hanno meno
di 5 anni. Se questo andamento lo proiettassimo a distanza, se il trend dovesse rimanere invariato, questi
nostri giovani arriveranno a 60/65 anni con al massimo 20/25 anni di contributi. Questo significa per loro:
pensione minima, 510 euro al mese. La legge mi dice
che se io lavoro 20 anni e arrivo all’età pensionabile, mi
calcolano la pensione sui 20 anni che ho versato. Se,
per ipotesi, risultasse una pensione di 400 euro mensile, l’Inps mi deve per legge integrare 110 euro per
farmi raggiungere la soglia minima. Quando i giovani
cominceranno a capirlo, inizieranno a non versare più
i contributi. Con venti anni di contributi si arriva a 60
anni se donna e a 65 anni se uomo con una pensione di
600 euro. Versare ulteriori 7/8 anni di contributi o non
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versarli affatto diventa ininfluente ai fini pensionistici,
ma pesa sul bilancio annuale delle loro vite instabili. Per
lo Stato significa: Bancarotta. Un’affermazione del presidente nazionale Inps: se i giovani dovessero entrare nel
nostro sito e fare una proiezione futura (operazione ora
non più disponibile), ci sarà una rivoluzione.
...il terreno sotto i nostri piedi si fa sempre più inconsistente. Precarietà: forse non si è ragionato
abbastanza su questa parola...nessuno vorrebbe una vita precaria, un lavoro precario,una casa
precaria, un futuro precario. Per questo si cercano
pietosi eufemismi come cococò, cocopro...ancora?
Tutto questo si sente, e molto, anche nel nostro territorio.
Con una particolarità: la nostra è una zona evocata al
turismo. Sto notando un ricorso massiccio al “Contratto a chiamata” e all’assunzione attraverso il “Voucher”.
Queste due tipologie di modalità d’ingresso nel mondo
nel lavoro stanno mettendo, ahimè, in crisi anche le statistiche, i numeri sui quali noi ragioniamo.
Il Contratto a chiamata: supponiamo che io, titolare d’Azienda, stipuli un contratto - anche a due/ tre anni - ma
che mi permette di chiamare il lavoratore solo quando
necessario, scelgo io nei limiti del bisogno. Questa persona nelle statistiche risulta occupata, ma nella realtà? Soprattutto il servizio stagionale,estivo è prevalentemente
concordato su questa forma di assunzione. In aggiunta
c’è il voucher che più o meno ha le stesse caratteristiche.
La terza tipologia che sta aumentando sempre più è il
contratto/tirocinio, lo stage formativo. Non percepiscono salario, ma di fatto lavorano e producono reddito.
Questi risulta disoccupato, anche se in realtà è occupato.
Contraddizioni in termini. Può durare da 3 a 6 mesi, spesso co 8 ore giornaliere e spesso si parla di alti profili, di
figure specializzate (sulla sua scrivania una pila di carte, tutti contratti/tirocinio avviati nella sola Senigallia
n.d.r)
Questo ha un riflesso sul significato delle statistiche. Ci
sono elementi turbativi e siccome le statistiche nascono
per fotografare una situazione e consegnarla a chi deve
poi prendere una decisione...se i dati sono alterati.
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I N F O R M A Z I O N E
C U LT U R A
A N N U N C I
Anno 9_numero 04_Aprile 2011
Alzheimer: un bilancio sull’attuale stato dei servizi
e una previsione sulle prospettive di fronte a una
malattia senile a fortissimo impatto sociale e sanitario
pag.3
Direttore responsabile
SENIGALLIA
Letizia Stortini
La Cgil si impegna a dare identità ai precari.
Da una conversazione con Mohammed El Hassani,
nuovo Segretario territoriale del Sindacato, emerge un indicibile malessere economico
pag.4
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Chiusura del servizio di Guardia Medica: la ricostruzione degli ultimi mesi, dalla “verità dei verbali”,
all’estate ardente e rissosa, alle tavole rotonde con i
sindacati, alla sospensione degli ultimi giorni.
pag.7
OSTRA VETERE
Redazione
Fra i personaggi dimenticati dalla storia, il Conte
Nicolò di Buscareto. Aveva posto il centro del proprio dominio sul colle di Buscareto al confine del
territorio di Montenovo (od. Ostra Vetere) verso
Montalboddo (od. Ostra)
pag.8 e 9
Leonardo Badioli
Maria Antonia Martines
Silvana Pareschi
Andrea Storoni
Antonello Pace
Duilio Marchetti
Hanno collaborato a questo numero:
Flavio e Gabriela Solazzi
Dean Hajredini
Giuseppe Saccinto
Pietro Motisi
Alice Mazzarini
Tamara Colombaroni
Lucio Giovannelli
Il sindaco dei nostri desideri si è fatto finalmente rivedere, in Piazza Roma, nei giorni in cui tutta la città eccetto Paradisi festeggiava un anno
dal suo insediamento. Nell’occasione aveva già
rilasciato un’intervista, beata lei, a Sabrina Marinelli del Corriere Adriatico: “La mia è un’esperienza straordinaria. Sono felice, Senigallia ha
conquistato la ribalta internazionale.”
Veramente da un anno a questa parte il Mauri non manca di essere presente sulla stampa;
anzi, sta tutt’e jorn ‘n coppa a o giurnal, come
dice l’amico René, napoletano, che incontro
qualche volta al bar. Ma capisco Maria Teresa e
le altre giornaliste: come si fa a restare indifferenti a una tale apparenza, che anche da Jesi riescono a seguirlo dovunque si trovi, a Senigallia,
a Sharm, a Cortina…
Anch’io sono felice: non so dire perché, ma non
importa quando lo sa lui.
Così sono felice perché questa città è veramente di tutti. Pensate: 25 assemblee sul territorio,
ascoltando le aspettative di ciascuno. Io ci sono
andata (non più di due volte: mi so contenere!),
sono stata a sentire però non ho detto nessuna
aspettativa: a tal punto mi piace quando lui viene lì e ascolta le aspettative di tutti, che le mie
le ho già realizzate. Immagino per tanti sia così!
Sono felice perché in fotografia il Mauri è venuto da urlo sullo sfondo azzurrocielo dei Giardini
Catalani: profilo scolpito, ciuffo ravviato, sguardo alto e lungimirante che spinge oltre la via in
direzione del’Albergo Bice. C’ero anch’io sullo
sfondo, semicoperta dai bancali di laterizi da
mettere in posa, però non mi si vede.
Sono felice perché in questo frattempo Senigallia “ha conosciuto una stagione di protagonismo con il grande spot che va in tutte le tv
europee”. D’accordo: non c’è scritto nello spot
che quello è il Foro Annonario e che sta a Senigallia, ma almeno non hanno detto che è Cesenatico, come era successo la volta delle scene
girate sul pontile della Rotonda. E poi il fatto
di oscurare il nome stimola la curiosità: tanto è
vero che proprio a Cesenatico qualche giorno
fa l’amico Hartmut mi chiedeva, col giornale
aperto sulla pubblicità e il dito indice puntato
oltre la BMW: “Tofe cvesto? Ach so, Zenicallia!
Io conosco: città di borgomastro Mancialarti!”
E già che c’era ha voluto sapere
quando può visitare il famoso
nuovo casello per il quale ha sentito che in tanti provano un vero
entusiasmo, e se vengono organizzate visite guidate per singoli
e comitive.
Sono felice perché in questo
periodo è stata allargata l’area
pedonale includendovi anche
OSTRA
Giovanni D’Eboli
Anna Foschi
Il Sindaco dei nostri desideri
SENIGALLIA
ARCEVIA
Alla scoperta di Castiglioni, uno dei nove castelli di
Arcevia
pag.10
BACHECA /Scadenze CONCORSI PUBBLICI
pag.12
SPETTACOLI
SPORT
RUBRICHE
Freschi di stampa
Come allevare un animale
L’arte di ascoltare
Visioni Hi-Tech
Lorella Campolucci
Nadia Mariotti
Alessandro Casavola
Virginio Villani
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Iscrizione al registro del Tribunale di Ancona
al numero 22 del 3 novembre 2003
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GLI ANZIANI SONO DA ROTTAMARE?
La società in cui viviamo, le classi amministrative e di governo, anziché applicare la carta
Europea dei diritti e delle responsabilità delle
persone anziane bisognose di cure ed assistenza a lungo termine, sono convinte che gli anziani siano da rottamare. Di conseguenza, questi
signori ritengono che i nonni consumano le
ricchezze disponibili sottraendole ai giovani.
In realtà i nonni sono un aiuto prezioso per la
mamma che lavora e ottimi compagni di gioco
per i nipotini.
Inoltre, quanti pensionati svolgono attività
nelle organizzazioni di volontariato? Sono una
risorsa vera e propria che equivale all’1,2% del
PIL e che, oltretutto, genera ulteriore ricchezza.
Molte donne, in alcuni casi, solo grazie all’apporto dei familiari più anziani possono dedicarsi al lavoro esterno, alla famiglia e concorrere
quindi alla produzione del reddito nazionale.
A p r i l e
I nonni sono d’aiuto agli asili nido, alle scuole
materne, alle elementari e prestano assistenza
ai non autosufficienti. L’impegno degli anziani
si manifesta soprattutto nelle attività di volontariato dove, su un totale di 13 milioni di Italiani impegnati, prestano ogni quattro settimane
150 milioni di ore di lavoro gratuito.
In un Paese come il nostro che lamenta un
basso tasso di natalità la presenza dei nonni è
fondamentale: ai giorni nostri se non ci fossero, una buona parte delle coppie non potrebbe
mettere al mondo figli, o si fermerebbe ad uno.
Il discorso vale per tutte quelle famiglie, e sono
sempre di più, in cui la mamma lavora.
Anche le classiche quattro chiacchiere via cavo
sono utili per chi chiama che sa che dall’altra
parte non ci sono assistenti sociali, ma anziani come loro, disponibili all’ascolto per venire
meno alle loro solitudini.
Piazza Saffi. E’ pur vero che c’è gente livorosa
che se ne lamenta. Ingrati, ché dovreste ringraziarlo per avere svuotato il centro storico
di tutta la marmaglia che intasava i negozi, si
provava ogni cosa e non comprava niente! Tutta gente che si merita i grandi magazzini, non
certo gli eleganti negozi di Corso 2 Giugno! E
quale grande vantaggio economico per i commercianti, che possono finalmente fare a meno
di pagare una commessa!
Giustamente il Corriere Adriatico la chiama “la
rivoluzione di Piazza Saffi pedonalizzata”! Ma
lo dicono a me? Capisco perfettamente il senso
della svolta; però io, guarda un po’, sono preoccupata! E’ da un anno che lo vedo la mattina, il
sindaco dei nostri desideri, scendere dall’auto
che lo porta da Marzocca e percorrere il corso
molleggiando sopra i suoi piedoni. Riusciva a
compiere il percorso in meno di un’ora dopo
avere baciato tutte le guance e stretto tutte
le mani che il Corso può offrire; è pur vero che
adesso si saranno un tantino raffreddati; tuttavia il punto è che se allarghiamo il centro pedonale a dismisura quanto ci metterà il Mauri
per arrivare in Comune? Gli basterà il tempo?
Per esempio se dovesse cercare un parcheggio
e poi camminare dalla chiesa del Portone?
Sento dire che i programmi comunali prevedono pulmini a chiamata che vengono a prenderci
direttamente a casa, in modo da lasciare la città
interamente pedonale. Eh sì che sono preoccupata! E se chiamano tutte? Ci sarebbero corrieri
apposta? Speriamo di no: mi troverei nel caso a
rimpiangere i tempi in cui sono stata felice, io,
sola tra tante (sola entre muchas, come dice l’amica Milagro) arrancando sui miei tredici centimetri per tenere dietro al primo ispiratore dei
miei desideri.
Anna Foschi
IL COMMENTO
Succede durante tutto l’anno, ma le chiamate
giungono soprattutto d’estate, poiché la sensazione di solitudine in quel periodo è la più
lunga dell’anno.
Le statistiche ci dicono che sono circa 10 milioni che rimangono a casa nei mesi estivi e fra
questi ci sono tanti non autosufficienti e malati.
La solitudine è la peggiore nemica della persona anziana. Ecco, quel dialogo via cavo crea
amicizia, prima di tutto. Pur nella consapevolezza delle difficoltà che si devono affrontare
per iniziare un percorso che ci conduca fuori
dalla attuale crisi economica, a mio modesto
avviso, si potevano affrontare questi problemi
con dignità, con risorse necessarie per avviare
le difficoltà degli anziani e delle famiglie. Questi diritti non sono pienamente rispettati oggi,
ma è nostra ambizione che lo diventino.
Duilio Marchetti
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senigallia
L’A L Z H E I M E R O LT R E I L G R A N A I O
Da una conversazione con Fabrizio Volpini,
medico e assessore alla Sanità del Comune di
Senigallia, un bilancio sull’attuale stato dei
servizi e una previsione sulle prospettive di
fronte a una malattia senile a fortissimo
impatto sociale e sanitario
Leggendo l’intervista al Sindaco cui si fa cenno
in altra parte dell’ECO [articolo di Anna Foschi,
n.d.r.], tra le cose che dice realizzate, variamente
interpretabili in chiave politica, ne spicca una che
sembra fondere le divisioni di parte in un interesse comunemente condiviso: l’avere “accresciuto
l’impegno per costruire un rapporto sempre più
stretto tra il sociale e il sanitario”.
Fabrizio Volpini, medico e assessore comunale
con delega alla sanità, acconsente con convinzione.
Eh, sì, abbiamo fatto tanto. Ossia: abbiamo fatto
quello che era giusto, e quello che le circostanze ci
hanno consentito di fare.
Cioè?
Un certo numero di attività extra-ospedaliere di
sostegno ai malati di Alzheimer e alle loro famiglie
era stato avviato nel 2003 per iniziativa dell’allora
assessore dottoressa Pina Massi. La collaborazione
tra Comune, ASUR 4 e Opera Pia (e qui vedo l’unire di
cui parla il Sindaco nell’intervista) aveva permesso
di realizzare “il Granaio”, centro diurno che si prende
cura dei malati di Alzheimer ancora parzialmente autosufficienti; noi l’abbiamo confermato e nel
2006 ampliato da 15 a 20 posti disponibili per chi fa
domanda. Nel 2010 poi, grazie alla volontà messa
in atto e all’esperienza maturata, abbiamo ottenuto l’accreditamento presso la Regione nell’ambito
dell’ASUR 4, cosa che dal punto di vista pratico consiste nel fatto che la Regione contribuisce per il 50%
delle spese. Così sono venuti fuori il Caffè Alzheimer
per l’incontro e l’intrattenimento di care-givers e familiari, e i corsi per imparare a parlare con i malati.
Inoltre, con l’accreditamento nell’azienda sanitaria
regionale, il servizio è fruibile non solo dai senigalliesi, ma automaticamente da tutte le persone che
risiedono nel territorio dell’ASUR 4.
Sì, in qualità di familiare utente posso dire che
questo servizio è una manna dal cielo, e un vero
sollievo perché ha un malato di Alzheimer in
casa. “Un miracolo”, dice Paola Tonini Bossi ricostruendo il percorso evolutivo di questa struttura e precisando che non sempre i miracoli cadono dal cielo: “A volte i miracoli si costruiscono”.
Compiuto il percorso, però, e pervenuto alla soglia della non autosufficienza, il malato si trova
senza più assistenza…
Eh sì. Adesso si tratta di fare qualcosa in campo
sociosanitario per l’Alzheimer grave: a partire dal
momento in cui il malato deve lasciare il centro
diurno perché non è più autosufficiente. Qualcosa
veramente stiamo già facendo: parlo di quell’attività sperimentale che consiste nella visita domiciliare
ai dimessi dal Granaio che è una specie di follow-up
che abbiamo potuto realizzare con contributo della
CARISJ.
A questo punto però si pongono si pongono due alternative:
•la domiciliarità, che è anche un vanto
dell’amministrazione sanitaria locale; ma i malati
di Alzheimer sono pazienti complessi, e richiedono
l’impegno di forti carichi assistenziali; e qui veramente non si tratta di semplice sorveglianza, ma
di vere e proprie cure, di interventi parasanitari che
difficilmente si possono prestare su tutto l’arco delle
24 ore;
•le residenze protette. Quella specifica per
l’Alzheimer ha nome “Nuclei Alzheimer”; che sottende un carico assistenziale comunque notevole, ma
qui più concentrato. Per noi sarebbe la continuazione della filiera nella fase che segue il centro diurno.
E in base a quale criterio, attraverso quali mezzi
e per quali finalità è preferibile l’una o l’altra?
Io penso che la politica debba leggere il bisogno e
dare risposte di aiuto, di conforto. Le famiglie sono
in estrema difficoltà. Tutte. Al momento attuale il
malato anziano non autosufficiente è ospitato nelle
case protette, la Casa Protetta per Anziani ex-IRAB e
la casa di riposo dell’Opera Pia. In entrambe ci sono
una quarantina di posti convenzionati per i quali
il Servizio Sanitario Regionale riconosce un tot: 33
euro giornalieri. A costoro viene offerta un’assistenza qualificata ma non specifica, per quanto la gran
parte dei ricoverati sia affetta in realtà da malattia
di Alzheimer. L’accoglienza presso queste strutture
ha rette di 1500 euro al mese, sia per gli autosufficienti che per i non autosufficienti; in caso di impossibilita da parte dell’utente di far fronte alla spesa
interviene l’integrazione del comune, che valuta le
effettive attraverso l’esame dell’IRPEF e col metodo
dell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica
Equivalente), che è quello comunemente usato per
definire la situazione economica di una famiglia.
E in quanto alla realizzazione di un possibile
“Nucleo Alzheimer?”
Non esiste attualmente nessun “Nucleo Alzheimer”
autorizzato ed accreditato, per il quale, come detto,
servirebbe un impegno maggiore in termini di carico assistenziale e di costi corrispondenti. Giace però
presso la Regione una richiesta da parte dell’Opera
Pia per attivarne uno, e noi del Comune la appoggiamo: primo perché loro hanno maturato un’esperienza e una capacità professionale consistente,
secondo perché il Nucleo rappresenterebbe, come
detto, un approdo per le persone che non possono
più frequentare il centro diurno del Granaio, che si
trova, appunto, in un’ala del complesso dell’Opera
Pia.
Leonardo Badioli
Ca ffè A l zh ei mer
Caffè Alzheimer, ProgettoSolidarietà in collaborazione con Anteas - Senigallia promuovono “Incontri al Caffè 2011”. Momenti ricreativi da vivere
insieme per i malati e i loro familiari: un pomeriggio da trascorrere in compagnia. Tutti gli incontri
sono alle 17 nella sede del Caffè Alzheimer in via
Piave, 106 a Senigallia. La partecipazione è gratuita. Per info: 071.65.91.66 - 335.120.91.87
Gli appuntamenti 2011/2012: 27 aprile, 11 e 25
maggio, 8 e 22
giugno, 6 e 27
luglio, 14 e 28
settembre, 12 e
26 ottobre, 9 e
23
novembre,
14 dicembre, 18
gennaio, 1 e 15
febbraio.
l’Associazione “alzheimer senza paura” e il “Caffè
Alzheimer” promuovono un Corso di formazione per operatori e volontari che lavorano con i
malati di Alzheimer. “Gruppo abc” un metodo
per riuscire a parlare e comunicare con il malato
per migliorare la relazione ed il suo benessere.
Responsaile didattico: Giuseppina Massi, Neurologo. Gli incontri si svolgeranno alle ore 18 nei seguenti giorni: 26 aprile - 10 maggio - 24 maggio -
7 giugno - 21 giugno - 7 luglio. Il corso è gratuito.
Sede:Caffè Alzheimer, Senigallia. Per informazioni ed iscrizioni: 071.65.91.66 - 335.120.91.87
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“LA FLESSIBILITA’ LEGALIZZA IL LAVORO NERO”
SEGUE dalla prima
E’ un caso grottesco di instabilità e di indeterminatezza, ma tornare alla certezza di un
posto di lavoro fisso è un’utopia
Noi come CGIL (le altre confederazioni hanno una
opinione diversa) sosteniamo che è stata l’apertura del mercato del lavoro a forme di flessibilità
così spinte a creare questa situazione. Il contratto
a chiamata o il vaucher o il tirocinio è per noi la
LEGALIZZAZIONE PERMANENTE del lavoro nero,
già insito nel meccanismo. Esempio: il datore di
lavoro mi fa un contratto a un anno o due (ho
visto contratti a chiamata a tempo indeterminato!) e mi mette in busta paga, a fine mese, le due
giornate effettive in cui ho lavorato. Chi può vivere così? E’ chiaro che io prendo il resto in nero
(senza contributi, senza le paghe contrattuali…).
Inoltre ad aggravare la situazione c’è che è stato
tolto agli organi ispettivi il controllo. Prima, se
andava un ispettore del lavoro e trovava un lavoratore non assunto, sanzionava. Oggi, con il contratto a chiamata, il giorno di lavoro svolto risulta
a fine mese. L’ispettore ha così un’arma spuntata.
L’unica possibilità che ha è parlare col lavoratore
e chiedergli se lavora tutti i giorni o meno…chiaramente questi non lo ammetterà. Non solo per
paura, anche per convenienza. Non paga le tasse
e non ha in cambio i contributi previdenziali della Pensione, ma - attenzione - mantiene tutte le
agevolazioni previste legate al reddito. Forse casa
popolare, esenzione dal ticket, annullata la retta
della mensa dei figli…Assolutamente non voglio
dire che sono i lavoratori che hanno creato questa
situazione. Vorrei solo mettere in evidenza la legalizzazione di un sistema ingiusto: si può premiare
colui che non ha diritto e si esclude chi effettivamente ne ha.
Esiste una tipologia di contratto equa per il
lavoro temporaneo, per chi sta per iniziare la
stagione turistica?
In Italia certe soluzioni ci sono. In Agricoltura, ad
esempio. Funziona da anni. Supponiamo che io
sia il lavoratore. Posso essere assunto dal 1 gen-
prare casa perché le banche me lo considerano un
contratto a tempo determinato.
Mohammed El Hassan con grande disponibilità
e professionalità ha continuato a conversare
con noi sopra altri grandi temi. Immigrazione,
patrimoniale sulle ricchezze, drenaggio fiscale,
Inflazioone, differenziale. Riproporremo sull’argomento un altro servizio.
Letizia Stortini
Le notti all’ospedale
naio al 31 dicembre. Tutte le giornate di lavoro l’azienda mi paga il corrispettivo, sulla base di una
tabella salariale concordata a livello nazionale.
Le giornate che io non lavoro (causa maltempo
ecc..) vengono accantonate e all’inizio dell’anno
successivo posso fare domanda all’Inps affinchè
mi venga riconosciuta la disoccupazione sui buchi che ho lasciato nell’anno precedente. Ecco: la
coniugazione del reddito dell’impresa e il reddito
che deriva dall’ammortizzatore sociale. Così dignitosamete riesco ad andare avanti.
Se una donna va in maternità all’inizio dell’anno
successivo, ancora prima che abbia il contratto
di assunzione, se viene dal settore agricolo l’Inps
le paga la maternità. (In tutti gli altri settori se disoccupata e va in maternità non le spetta nulla).
Stessa modalità per la malattia.
L’ ammortizzatore sociale, in questo caso, è confacente alla flessibilità offerta all’azienda. Se svolgo 156 giornate di lavoro l’anno, l’Inps mi mette i
contributi previdenziali a coprire tutto l’anno e ho
così interesse a denunciare tutto . Ma ha un difetto: l’accesso al credito. Nel caso in cui dovessi com-
L’assistenza integrativa notturna all’ospedale è una
necessità alla quale di solito ci troviamo di fronte
all’improvviso, quando un nostro prossimo si ammala e viene ricoverato. Non che l’ospedale non fornisca assistenza adeguata ai nostri cari, ma sentiamo
che può essere importante che qualcuno sia loro
vicino e tempestivamente ne segnali al personale il
disagio, le richieste, le necessità.
Anche l’Ospedale implicitamente lo ammette, perché raccoglie le iscrizioni di quelli che si offrono e
le presenta agli utenti perché se ne possano servire. Così noi scorriamo con gli occhi l’elenco, dove
ci sono singole persone e cooperative, ciascuna di
esse con a fianco il numero di telefono; e lo facciamo
pensando che le persone in elenco siano quelle che
l’Ospedale garantisce e in un certo senso è vero che
li garantisce.
E’ pur vero che chi si propone per fare le notti deve
presentare alla Direzione Sanitaria un’assicurazione
di responsabilità civile, il certificato di sana e robusta costituzione fisica, la partita IVA e, se è straniero,
il permesso di soggiorno; e soltanto a queste condizioni la Direzione Sanitaria lo iscrive nell’elenco.
Queste modalità stanno scritte sul regolamento,
dove è precisato anche che il rapporto che si stabilisce tra chi offre e chi chiede l’assistenza integrativa
non riguarda in nessun modo l’azienda sanitaria, la
quale si limita ad eseguire controlli per prevenire
eventuali cattivi comportamenti e violazioni delle
norme stabilite.
Ognuno sa però che non basta scrivere un regolamento perché le sue norme vengano rispettate. Per
esempio, può accadere che, nell’atto di stabilire il
prezzo del servizio, ci sentiamo chiedere un compenso particolarmente basso: bene per l’utente, for-
se, ma sta’ sicuro che poi non ti fatturano. La qual cosa
evidentemente non può avvenire all’interno di un’azienda pubblica. E poi: può succedere – anzi, è successo più di una volta – che la persona che viene non sia
quella che abbiamo contattato, ma un’altra, perché gli
assistenti si scambiano il lavoro: “Vammi tu che stasera
ho da fare” e cose simili. E’ successo addirittura che le
persone “sostitute” non avessero nemmeno il permesso
di soggiorno.
Diverso sembrerebbe essere il caso delle cooperative:
le quali pagano l’IVA al 4% ma chi la scarica lo fa al 19%,
dunque in modo conveniente. Le cooperative poi organizzano un servizio professionale e non, come avviene
alcune volte per i singoli, gente che non ha altro da
fare. Il comportamento delle persone che dipendono
da una cooperativa è ben diverso da quello di tanti singoli prestatori di assistenza, per il semplice fatto che chi
organizza il lavoro ha tutto l’interesse a che i suoi soci
non ne danneggino l’immagine professionale.
Forse sarebbe conveniente per la stessa amministrazione ospitante, l’azienda sanitaria, che le assistenti e
lo stesso servizio assistenziale fossero garantiti da una
cooperativa anziché dallo stesso soggetto che la presta. Non per nulla in molte città del nord Italia l’autorità
sanità sanitaria stabilisce convenzioni con i soggetti organizzati per l’assistenza integrativa. Impossibile - dicono qua - perché in teoria l’ospedale garantisce tutto ciò
che è necessario e non possiamo convenzionare una
cosa che non serve.
Potranno giudicare gli utenti se il servizio serve o no.
Perché loro meglio di ogni altro possono sapere quanto a volte il dover essere si scosti dall’essere, e come la
realtà sia spesso diversa dalle intenzioni dichiarate.
Silvana Pareschi
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VIVERE IN POSITIVO
L’Associazione VIP
Claun Ciofega è
nata nel 2004,
l’unica fino all’apertura a dicembre di Jesi, nella
Regione Marche.
E’ riuscita in pochi anni a creare
una cosa grandiosa e “leggera”,
roba che puoi
tenere solo con
la fantasia e con
tanta passione.
Toccando il cuore dell’esperienza
artistica, la loro
fragilità è diventata la loro for“Il mondo è malato: per guarirlo ci vuole una rivoluzione. A partire dalle idee” za e ogni clown
(o claun come
(Patch Adams)
n e l l ’e t i m o l o g i a
precisa dell’assoTutti i clown si servono di una maschera per
svelare la verità. Anche con se stessi, non si fin- ciazione) è la dimostrazione di come l’arte può
ge più, si è più consapevoli di ciò che si è, per- dare, trasmettere vitalità e infondere coraggio.
ciò più forti. Perché in ogni vita ce n’è almeno Sulla scia di Hunter “Patch” Adams, il medico
un’altra e quell’altra è quella scoperta, la parte statunitense che cura con la terapia del sorriso,
anche i nostri fanno opera di volontariato, non
migliore.
“Una volta che sei diventato clown, lo rimani per solo nelle piazze, tra la gente in festa, ma entrasempre” mi dice BennyBolla. La sua è stata una no negli ospedali. Entrano con i loro sorrisi nei
vera e propria trasformazione di vita. La sua più Reparti di Ortopedia, di Pediatria, di Medicina,
autentica personalità esplode e travolge tutti di Lungodegenza nell’ospedale di Senigallia e
quando mette il naso rosso e indossa il cami- nei reparti di Ematologia e di Pediatria negli
ce bianco da lei dipinto con tanti colori, come ospedali di Pesaro. Da quando ci sono loro e la
loro continua meraviglia negli occhi, l’assunun’opera d’arte.
I colori, tanti, un tripudio, ogni clown sceglie un zione di antidolorifici si è ridotta del 30% (dati
suo nome d’arte e si agghinda come vuole. Il ufficiali).
camice ha le maniche a righe, la destra gialla, La clownterapia non fa miracoli, ma fa in modo
la sinistra verde; cappelli, fiocchi, occhiali dalle che i malati, bambini e anziani si lascino contaforme più strambe, calzini fantasia, uno diverso minare – anche solo per poco – da quelle bolle
dall’altro: non c’è particolare che sfugge all’in- di luce, da quelle ilarità espresse in chiave circense. Si lasciano consolare e accogliere da chi,
cantesimo.
In tutta Italia sono 4000 i clown riuniti nelle con l’umorismo e un atteggiamento buffo, ti fa
Associazioni V.I.P (Vivere in Positivo), nella sola dimenticare le lacrime strappandoti un sorriso.
Per arrivare negli ospedali i clown si formano su
Senigallia 125 iscritti.
dei corsi specializzati, c’è uno studio dietro la
fantasiosa improvvisazione delle loro gag.
Nel circo di virù, in prima linea c’è l’impegno costante di chi sceglie di spendere molto del suo
tempo nel Volontariato. Nessuno di loro percepisce denaro, non ci sono mai offerte di soldi.
L’associazione ha un Conto Corrente che a fine
anno deve rimanere a zero, tanto ricevono, tanto lo devono trasformare in iniziative benefiche.
Alcuni di loro non mancano di svolgere la loro
opera in Paesi stranieri, martoriati dalla Guerra,
dalla fame. Organizzano Missioni di pace all’estero.
Una sola giornata all’anno è dedicata alla Raccolta fondi. Domenica 8 Maggio, una giornata
all’insegna del sorriso per conoscere e sostenere la Clownterapia a Senigallia (www.giornatadelnasorosso.it). Tutti i volontari si riuniscono
al Foro Annonario con giochi, spettacoli,
laboratori
cui
possono
partecipare tutti,
grandi e piccoli. Un giorno di allegria, di festa. A
ritmo serrato “entrano in pista” i clown con tutta
la loro dirompente mimica. Impossibile uscire,
alla fine, ne sono sicura, senza sentire una profonda ammirazione.
Letizia Stortini
IBAN: IT90S0605521372000000019934
intestato a ONLUS VIVIAMO IN POSITIVOVIP CLAUN CIOFEGA Senigallia
3383537560 (MITHRILL)
L’Italia abbandona la cultura, Senigallia se ne cura
In un paese dove l’importanza data alla cultura
è ai minimi storici, dove il ministro dell’Economia dice che “con la cultura non si mangia”, dove
Pompei cade a pezzi e il Colosseo non se la passa
poi tanto meglio e dove il Ministro della Cultura
riceve tale nomina solo per il fatto di poeticare
su chi gli ha concesso la nomina, Senigallia, ancora una volta, va controcorrente. In un ordine
del giorno della seduta del Consiglio comunale
di Marzo, infatti, l’adesione all’Istituto Alcide Cervi ha visto l’unanimità dei voti dei presenti. Alla
nascita dell’Istituto, furono cinque i soci fondatori
(Provincia di Reggio Emilia, Comune di Gattatico,
Comune di Campegine, Anpi e Confederazione
italiana agricoltori) e con il passare degli anni si
aggiunsero altri soci ordinari e oggi sono arrivati a 142, Senigallia compresa. I soci fondatori e
quelli ordinari sono tenuti al versamento di un
contributo annuo (868 € per Senigallia) e conseguentemente si ha il diritto di partecipare alle
attività dell’Istituto, di usufruire dei servizi e di accedere ai materiali conservati.
L’Istituto Cervi si costituiva il 24 aprile del 1972,
circa due anni dopo la morte dello stesso Alcide
Cervi, a Reggio Emilia con la finalità di promuo-
vere attività scientifiche e culturali nelle materie inerenti la resistenza, l’agricoltura, il mondo
rurale, l’alimentazione e l’ambiente. Dedicato a
papà Cervi, figura emblematica del dopoguerra
italiano e testimone altissimo della Resistenza.
All’interno del museo si custodiscono le memorie dei sette fratelli Cervi e del loro sacrificio nella lotta all’antifascismo. I fratelli, negli anni della
Seconda Guerra Mondiale, formarono insieme
al padre la cosiddetta “Banda Cervi” che compiva continue azioni di guerriglia contri i fascisti
e i tedeschi. Dopo l’uccisione del segretario del
Partito Fascista Repubblicano di Bagnolo in Piano, la casa dei Cervi venne circondata e i sette
furono portati nel carcere di Reggio Emilia laddove il mattino del 28 dicembre 1943 vennero
uccisi. Papà Cervi, poco conta e poco ha contato per i vari Governi di centrodestra che si sono
succeduti in questi ultimi anni. Diversa è invece
l’attenzione del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che proprio il 7 Gennaio di quest’anno ha
visitato l’Istituto. Almeno una parte delle istituzioni è attenta a questi temi.
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Corinaldo
C E N T R O S T O R I C O. . . Q U A L E F U T U R O ?
Con l’inaugurazione del nuovo Centro Commerciale “La Nevola”, avvenuta alcune settimane fa, si è
portato a termine il progetto di riqualificazione urbanistica della zona ex Cantina Sociale, dove sono
sorti un supermercato, alcuni esercizi commerciali,
2 studi medici ed uno sportello della BCC.
Quest’opera ambiziosa, se da un lato permetterà
a Corinaldo una riorganizzazione del proprio tessuto economico, cercando di attrarre nuove risorse
dai comuni limitrofi, dall’altra fa sorgere legittimi
interrogativi in coloro che abitano il Centro Storico
ed esercitano un’attività commerciale all’interno, o
in prossimità, della cinta muraria.
Lo spostamento e l’incremento di molte attività
dove si è già da tempo sviluppata la più importante zona industriale del paese, dove è stato realizzato l’ asilo nido e dove, soprattutto, sarà, quanto
prima, attivato un nuovo sportello bancario non
potranno non avere conseguente piuttosto pesanti per la sopravvivenza del Centro Storico.
Da sempre, un’adeguata riqualificazione del Cen-
tro Storico, è stata considerata una fondamentale
priorità da questa e dalle precedenti Amministrazioni; all’atto pratico, però, alle promesse non sono
mai seguiti fatti concreti e quanto, da tutti promesso, non è mai stato realizzato.
L’attuale situazione è particolarmente complessa,
poiché oltre alle poche attività commerciali in esso
rimaste, che non sono in grado, da sole, di stimolare una circolazione di persone tale da renderlo vivo
ed “appetibile”, dall’altra, una scarsa progettualità a lungo termine e la mancanza di attrattiva su
possibili nuovi residenti, ne stanno decretando un
progressivo e difficilmente arrestabile abbandono,
così come confermato dal fatto che sono sempre
meno quelli che decidono di stabilirsi in Centro,
vuoi per il prezzo delle case, vuoi perché si preferisce una zona meno suggestiva, ma servita da maggiori comodità.
Per questo, pur non ignorando le difficoltà oggettive connesse alle particolari caratteristiche del
luogo, si rende necessaria ed urgente una politica
fatta di stimoli ed incentivi, più incisiva di quanto
finora attuata, dimostrando, con i fatti, che la sopravvivenza del Centro Storico è una vera priorità
per l’Amministrazione Comunale.
Finora ci si è limitati a studi e suggerimenti, seppur
qualificati, che nulla hanno portato di concreto in
questa direzione. Non è più tempo di interventi “a
richiesta” e “particolari”, ma occorre un progetto a
lungo termine, senza il quale non è possibile la risoluzione dei problemi, che impediscono l’ auspicabile e necessaria crescita del Centro Storico.
Potrebbero risultare inutili o superflui, infatti, gli
interventi di abbellimento, attualmente in corso
di realizzazione, senza creare concrete opportunità di sviluppo e sostegno alle attività, condizione
indispensabile per sperare in un incremento delle
residenzialità.
Dicevamo che la riqualificazione del Centro Storico
è stato argomento centrale del programma elettorale di questa Amministrazione, tant’è che, per
realizzare tale progetto, era stata preannunciata
e più volte assicurata, da Sindaco ed Assessori, il
qualificato intervento del famoso architetto Renzo
Piano, che noi tutti stiamo ancora aspettando. Ma
a complicare le cose è di questi giorni la notizia
delle dimissioni (quanto spontanee?) dell’Assessore all’Urbanistica, che si era preso tanto a cuore, almeno a parole, il progetto in questione, assicurando interventi mirati e definitivi, che sono rimasti,
purtroppo solo sulla carta.
Speriamo, invece, che il nuovo assessore si faccia
carico di questa impellente e non rimandabile priorità e sia in grado, al di là dei periodici proclami, di
attuare tutte quelle iniziative che blocchino il tanto
temuto scivolamento a valle del cuore pulsante di
Corinaldo, evitando che questo gioiello dell’architettura medioevale diventi solo una bella passeggiata per turisti frettolosi.
“Corinaldo, storia di una terra marchigiana”, opera imponente di quattro volumi, 2240 pagine, cinque anni di
lavoro, presentata al teatro comunale ‘C.Goldoni’. Un’opera che racchiude il cuore di Corinaldo, un progetto
coordinato dal professore Fabio Ciceroni grazie al contributo della Banca di Credito Cooperativo di Corinaldo che,
nell’anno del centenario dalla sua fondazione ha voluto
sostenere un’iniziativa così importante. Gli onori di casa
li ha fatti il primo cittadino Livio Scattolini, complimentandosi per l’opera prestigiosa, ricordando l’importanza
del rapporto tra Bcc- Amministrazione e territorio. La
parola è passata al Presidente della BCC, Felice Saccinto
che ha ringraziato tutti i presenti (tra i quali il presidente
della BCC Marche Bruno Fiorelli) e in particolare il Direttore Banca d’Italia Filiale di Ancona Cosimo Centrone, il
Presidente Nazionale Federcasse Alessandro Azzi (“ E’
giusto evidenziare il ruolo e l’importanza della BCC a livello nazionale, per la vicinanza e il sostegno alle piccole
imprese: circa 400 in tutt’ Italia e molte di esse hanno
già compiuto cento anni!” ). In rappresentanza della Provincia l’assessore Marcello Mariani: “Esprimo il mio profondo apprezzamento per l’opera; la storia non può essere
oggetto di strumentalizzazione politica come è avvenuto
in quest’ultimi giorni” (i libri di testo sono finiti nel mi-
rino del Pdl che li ha accusati di essere una fabbrica di
pensiero partigiano e anche fazioso, spesso superficiale,
ndr). Non potevano mancare i saluti della Regione e del
suo presidente Spacca, portati dall’assessore Fabio Badiali. Spazio al Vescovo, monsignor Orlandoni: “Le Casse
Rurali sono fondate su valori cristiani della solidarietà, valori insiti nel DNA delle BCC da sempre”. La presentazione
generale dell’opera è toccata al suo ideatore, Fabio Ciceroni, uno dei protagonisti della mattinata: “Grazie alla
BCC ho potuto realizzare un lavoro straordinario, tenuto
nel cassetto per tanti anni. Grazie all’impegno e alla disponibilità delle risorse ho dato vita a una grande opera”.
Visibilmente soddisfatto ha poi concluso: “Perché tutto
questo? Per conoscerci e riconoscerci, per non dimenticare
le nostre origini. Ringrazio i miei collaboratori e dedico
l’opera a Renzo Paci, storico e ricercatore oltre che amico, scomparso poco dopo aver dato la sua disponibilità
alla collaborazione ( in sala la moglie, ndr)”. Si è passati
poi alla presentazione dei quattro volumi da parte dei
singoli autori: Virgilio Villani per ‘Età Medievale’, Carlo
Vernelli per ‘ Età Moderna’, Marco Severini per ‘Età Contemporanea’ e Fabio Ciceroni per ‘Territorio, cultura, vita
cittadina’. L’ opera è acquistabile, su prenotazione presso
gli sportelli della BCC di Corinaldo e delle sue filiali.
Giovedì 14 aprile il teatro ‘C.Goldoni’, pieno in ogni ordine di posto, ha presentato in anteprima nazionale il
film Maria Goretti-Un raggio di luce di Adrio Testaguzza.
“In quel teatro, da bambino, ormai cinquant’anni fa ho
visto il mio primo film ‘ Cielo sulla palude’. Questa cosa mi
emoziona”, ricordava qualche giorno fa il regista, definito da Tonino Guerra ‘ poeta dell’immagine’; e proprio
per ritornare con la mente a cinquant’anni fa, in sala,
tra i presenti Ines Orsini, la prima attrice che ha dato
volto a S. Maria Goretti proprio nel film ricordato da
Testaguzza.
Un parterre ricco di personalità e amici tra i quali un
orgoglioso sindaco Scattolini ha fatto gli onori di casa.
Il primo cittadino si è complimentato per il film (commissionato al regista dal Comune stesso) e spiegando
che questo lavoro sarà il veicolo per diffondere un messaggio di fede e amore tra giovani, così come servirà
per rilanciare Corinaldo a livello mondiale (3000 copie
prodotte in doppia lingua,italiano e inglese, ndr) soprattutto dal punto di vista del turismo. La parola è poi
passata al Vescovo: “ Ringrazio l’Amministrazione e il regista per quest’iniziativa encomiabile. É di fondamentale
importanza, oggi più che mai diffondere il messaggio e
la testimonianza di S. M.Goretti, in un momento in cui
sembra perdersi il significato di certi valori”. Prima della
proiezione del film un emozionato Testaguzza ha spie-
gato brevemente il lavoro svolto, ringraziando quanti
hanno permesso la realizzazione del progetto. Il film
(della durata di 43 minuti) racconta la storia del mondo
contadino degli anni ‘30 prendendo spunto, appunto
dalla storia della Santa. Siamo nell’anno 1934, mamma
Assunta e Alessandro Serenelli sono seduti davanti al
camino e ripercorrono la vita di Maria Goretti. Andando
avanti scorrono le immagini del matrimonio di Assunta,
il lavoro nei campi, la nascita di ‘Marietta’, la vita nella
zona corinaldese della Pregiagna, la prima tentazione
di Alessandro Serenelli verso Maria. Il momento della
violenza viene fatto solo intendere. Tra un momento
di vita e un altro le testimonianze di tre personaggi illustri: il Cardinale Tonini che esalta, avendolo vissuto, il
mondo rurale dell’epoca, il Cardinale Comastri che parla
del messaggio del perdono e lo storico Giordano Bruno
Guerri che alcuni anni fa aveva messo in discussione la
santità di Maria Goretti e qui spiega i suoi perché. Scorrono, tra una scena e l’altra immagini d’epoca risalenti
agli anni ‘20-’30, immagini in bianco e nero e a colori,
anche immagini originali della Santificazione. Colpiscono le voci originali di mamma Assunta, mentre racconta
del proprio matrimonio e di Alessandro Serenelli che
narra l’incontro a Pagliano con la famiglia Goretti. Gli
ultimi tre minuti finali sono dedicati a Corinaldo.
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Ostra
“Non tutti possono far bene tutto”
Titoli come: “Ostra: chiusura del servizio di
guardia medica, protesta indetta dal Comune”.
L’annuncio di soppressione del servizio da parte
del direttore della Zt4. Gli interventi di Bugaro
e Zinni. Tutte cose che cercheremo di analizzare
partendo dai piedi della storia, gli ultimi risvolti,
fino a dove arriviamo, perchè non ne verremmo
a capo. La ricostruzione degli ultimi mesi, dalla
“verità dei verbali”, all’estate ardente e rissosa,
alle tavole rotonde con i sindacati, alla sospensione degli ultimi giorni. Nel frattempo si sono
avvicendate figure di sostenitori. Se ne sono
perse alcune e se ne sono aggiunte altre.
Si chiama Pesaresi, Franco Pesaresi il perno della
Sanità della zona 4, ovvero la valle del Misa, da
Arcevia a Senigallia. Al momento del suo insediamento, insieme ad altri 12 direttori la Regione
Marche comunicava:
Le nomine effettuate dalla Giunta [...] si muovono
all’insegna del cambiamento, reso necessario dalla
manovra finanziaria del Governo, dai tagli alla sanità, dalle esigenze di una riorganizzazione gestionale
dei servizi sanitari e dalle innovazioni che la riforma
sanitaria regionale determinerà attraverso la programmazione per area vasta.
Una cosa iniziate ad appuntarvela: AREA VASTA.
Ricordatevelo, perchè presto torneremo a parlarne. L’altra cosa sottolineata nel comunicato della
Regione riguarda i tagli, circa 80 milioni per le Marche. La situazione, tanto per avere un’idea, a livello
nazionale prevede tagli per 1.504,5 milioni. A ciò
che era stato stabilito dalla manovra d’estate (L.
122/2010), pari a 1.018 milioni, si somma il mancato finanziamento di 486,5 milioni (ne vengono
stanziati 347,5 per i primi cinque mesi del 2011 su
834 milioni previsti per l’intero anno). Indubbiamente un bel problema per chi gestisce la Sanità
nelle Regioni. A fronte di una diminuzione delle risorse anche sociali la Regione Marche, attraverso il
lavoro della V commissione, ha elaborato il “Piano
socio-sanitario 2011-2013”. Il primo via libera c’è
stato giovedì 7 aprile. Questo per assorbire i tagli
più consistenti che riguardano il sociale. Sempre
giovedì 7 si è svolta, anche, la richiestissima Conferenza dei Sindaci, ovvero l’organo consultivo
formato dai sindaci della vallata. In questa sede,
ovviamente si doveva parlare anche del “problema” guardia medica di Ostra.
Flashback. Facciamo ritorno ai giorni dell’insediamento. Il 7 giugno 2010 è stata convocata la
Conferenza dei sindaci per esprimersi sul lavoro di
Bevilacqua (direttore di zona dell’ultimo triennio)
e per esprimere un parere sulla nomina del prossimo direttore. In questa occasione “la conferenza
prende atto con soddisfazione che si è conseguito
il riequilibrio del budget assegnato alla Zona Territoriale n 4, calibrato ora sui livelli di assistenza
che la programmazione sanitaria prevede e non
sulla spesa storica come avvenuto in precedenza”.
I conti sono in ordine e i sindaci vorrebbero la riconferma di Bevilaqua. Il 13 luglio la Conferenza
dei sindaci accoglie la nomina di Pesaresi. Di poco
posteriore, - è il 2 agosto - esce il primo di una
lunga serie di articoli incentrati sui buchi nel budget della zt 4, che fino a qualche riga fa avevamo
lasciato in ordine. Titola così il Corriere Adriatico:
Ostra e Ostra Vetere capofila della protesta - Fuori
il responsabile -.
Si inizia subito a formulare ipotesi. “Nell’occhio del
ciclone l’Ingegnere Bevilacqua. In merito alle responsabilità del buco il direttore Pesaresi avrebbe
tirato in ballo il suo predecessore. Parte dei soldi
mancanti, almeno 600.000 euro, sarebbero infatti serviti a correggere gli errori di progettazione,
tra ascensori stretti e testate del letto senza bocchette per l’ossigeno. Bevilacqua aveva negato
che ci fossero. Oltre 2 milioni di euro sarebbero
stati spesi per il personale, senza aver proceduto
a stabilizzare i precari e nominare i quattro primari
mancanti.” Il giorno successivo il testo di un altro
articolo del Corriere riporta cifre diverse: “Dai Comuni di Ostra ed Ostra Vetere parte la difesa della
Zona territoriale 4 dai tagli. Non dalla sforbiciata
prevista dalla manovra correttiva della Finanziaria,
che avrà i primi effetti solo nel 2011, bensì dai tagli imposti dalla Regione per ripianare un buco di
bilancio che sfiora i 7 milioni di euro. Per la precisione 6.900.000 euro.” E parte il valzer del moscerino, nuvolette di numeri che cambiano, aumentano, diminuiscono, cambiano nome... Si parla già
di dimissioni, ed è già nato il matrimonio politico
tra Ostra ed Ostra Vetere, “per amarla, onorarla e
rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in
povertà finchè morte non vi separi ?” Per separarli, i due sindaci, è bastato molto meno. La Sacra
Rota riconoscerà come non valido questo sposalizio, che non arriva neanche alla fine dell’anno
2010. Breve ma intensa la relazione che ha fatto
partorire ai due una quarantina di comunicati al
veleno. I sindaci Bello e Olivetti sulla sanità locale:
atto incomprensibile; Ostra Vetere: Bello e Olivetti
incontrano i cittadini e tornano a chiedere la ‘testa’
di Pesaresi; Bello e Olivetti all’attacco: esposto alla
Procura per il caso-sanità; Per Bello e Olivetti sulla
sanità solo bugie ... finchè ad ottobre c’è l’incontro
della pacificazione. Pesaresi ha già chiarito che
non esiste alcun buco, ma ce ne potrebbe essere
uno se la spesa continua a correre con la velocità
con cui è partito il triennio 2010, e quei 6.900.000
euro sventolati durante l’estate rovente sarebbero
il discostamento tendenziale. Ovvero, se continuiamo così alla fine dell’anno abbiamo quella spesa
in più rispetto al budget che per questa zona ammonta a 156 milioni.
Come dicevamo la situazione si refrigera (almeno
per qualche giorno) quando il pompiere Pesaresi
fa una visita ad Ostra e stando al comunicato del
sindaco Olivetti: “durante l’incontro il dott. Pesaresi ha ribadito, come era stato da me richiesto nelle
sedi istituzionali, che nessuno di questi servizi, di
cui gode attualmente la popolazione ostrense, sul
territorio comunale, verrà in alcun modo ridotto,
ed anzi mi è stata preannunciata la disponibilità
di integrare l’offerta specialistica nel poliambulatorio, con altre professionalità sanitarie.”
Non sono ancora trascorsi sei mesi dall’insediamento di Pesaresi. A Natale si mangia il panettone,
durante l’epifania un po’ di carbone e nel frattempo germoglia un ricordo targato 1998.
Il documento che ne esce testualmente recita: in
considerazione della nuova organizzazione del
sistema di emergenza sanitaria, le sedi di servizio dell’attività di continuità assistenziale sono
rideterminate secondo parametri rispondenti alle
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reali necessità del territorio e comunque facendo
in modo che ogni sede assista almeno 20.000 abitanti. Nel documento Pesaresi sostiene che questa
operazione permette un recupero di risorse su
base annua pari a circa 143.868 euro, che saranno stornate al Pronto Soccorso dell’Ospedale, con
l’intento di aprire uno specifico ambulatorio che
dovrebbe ridurre i tempi di attesa al Pronto Soccorso per i codici bianchi e verdi, cioè quelli con
più bassa priorità.
Questo nuovo servizio al Pronto Soccorso, non
c’entra nulla con la guardia medica, poichè sarà
aperto tutti i giorni dalle 8,00 alle 20,00 e tutte
le notti dei prefestivi e del periodo estivo. Bello,
il sindaco di Ostra Vetere, a questo punto si defila
dalla bagarre, per lui nessun taglio, ma subentrano altri elementi pronti a cavalcare politicamente
la questione. Il Pdl si mobilita nelle figure di Zinni e Bugaro, si mobilita Latini di Api e pure Fli. Di
fatto la situazione di disagio per la cittadinanza
di Ostra, soprattutto della popolazione anziana
vale neanche lo 0’1% del budget della zona. Ma
Pesaresi, forse memore dell’estate travagliata va
avanti. La battaglia si fa seria e lo strumento popolare più diretto per manifestare il proprio dissenso
è la raccolta di firme che viene messa in piedi dal
Consiglio Comunale tutto, che vede congiunti per
lo scopo tutte le forze in campo, amministrazione
e opposizione. Torniamo al 7 aprile. Ostra ha già
presentato all’assessore Regionale alla Sanità Mezzolani la raccolta di firme, circa 2.600, e si è fatto
carico di approfondire la questione allo scopo di
coniugare le esigenze di razionalizzazione alle
esigenze degli ostrensi. Ma, c’è sempre un ma,
Pesaresi continua, anche in occasione dell’ultima
Conferenza dei sindaci ad andare dritto per la sua
strada, attendendo di applicare la sua riorganizzazione.
Che risultato devono attendersi i cittadini di
Ostra a questo punto?
Pesaresi prevarrà su Mezzolani?
Il piano puntuale di una zona vincerà sull’area
vasta?
Adesso devo per forza provare a spiegare cosa è
quest’area vasta. L’obiettivo generale è quello di
concentrare gli interventi sanitari ad alto livello
di specializzazione. L’ASUR adegua l’organizzazione interna al principio di separazione tra le
funzioni di indirizzo, assegnando alle strutture
di rete la funzione di filtro rispetto all’ospedale
di Torrette, dove saranno mantenuti solamente i
servizi ad altissima specializzazione come serve,
ad esempio, per i trapianti.
Quindi “non tutti possono fare bene tutto” è il
principio base dell’area vasta, modalità di riorganizzazione ed erogazione dei servizi già studiate ed adottate in altre regioni nelle quali danno
buoni frutti in termini di efficienza e di rispondenza ai bisogni del territorio (un esempio quello dell’Emilia Romagna). Risulta quindi opportuno creare sinergie tra i vari presidi sanitari (dagli
ambulatori, alle cliniche, alle strutture più grandi) in modo da coordinare ed integrare nel modo
più efficiente possibile le prestazioni di ognuno.
La guardia medica in questo stretto rapporto
centro-periferia (“Hub and spoke” concetto organizzativo) che ruolo deve avere?
Che ruolo ad Ostra? Le altre zone hanno una
struttura simile alla nostra? Presto, speriamo di
riuscire a sciogliere tutti questi dubbi.
Andrea Storoni
AS OSTRENSE C A LCIO
Con la gara di sabato 9 aprile a Pesaro contro
la Rotellistica Adriatica, giunge al termine la
stagione agonistica dell’AS Ostrense calcio a
5, che in questo secondo anno di C2 ha vissuto fasi alterne pregiudicando, soprattutto nei
mesi di gennaio e febbraio, la possibilità di
accesso agli spareggi per la promozione nel
massimo campionato regionale, quello di C1.
Il rendimento altalenante di cui si parlava
sopra, si può ben riscontrare nelle ultime
5 gare dove i ragazzi di Mr. Diego Petrolati
hanno raccolto 10 punti su 15 disponibile
grazie al pareggio non senza difficoltà in
casa contro il Leopardi Falconara e alle vittorie contro le ultime della classe Collemarino e
Folgore Montecchio, e allo strepitoso successo casalingo contro la capolista Buldog Lucrezia, che ha rimandato la festa promozione al team del presidente Diotallevi di ben
due settimane. Purtroppo ad inframmezzare
questi preziosi successi è arrivata l’inaspettata sconfitta nel derby contro l’Olimpia Ostra
Vetere, che alla luce degli ultimi risultati del
2 0 1 1 _ w w w . e c o m a r c h e n e w s . c o m
Pietralacroce ’73 (3 sconfitte e due pari), assapora di occasione persa per agguantare il
treno playoff, visto che gli anconetani , tirando il freno a mano, avevano concesso una rimonta oramai insperata. Ma veniamo al lato
positivo di questo finale di stagione, caratterizzato dalla corsa, di ben due atleti ostrensi
dalle innate doti tecniche, verso il titolo di
capocannoniere del girone A: Danilo Petrolati, in testa alla classifica con 38 reti e Daniele
Ugolini, quarto a quota 33 centri. È vero che
il titolo è puramente platonico e soprattutto
non è assoluto per tutti i 3 gironi di serie C2
regionale, visto che nel girone C Achille Angelini del Ripatransone comanda dall’alto dei
suoi 71 centri, ma se Danilo Petrolati riuscirà
a mantenere il suo primato nei prossimi 60
minuti, il popolo rossoblu potrà rallegrarsi di
questa piccola soddisfazione che si erge ad
ulteriore testimonianza del grande potenziale del quale la squadra di Ostra possiede per
le stagioni future.
Paolo Pacenti
7
e...dintorni
L A STORIA DI NICOLO ’ DI BISACCIONE
Montenovo (od. Ostra Vetere)
Fra i tanti personaggi dimenticati della
storia (mentre altri di minore rilievo sono
gratificati spesso di una notorietà che non
meritano) vi è sicuramente anche il conte
Nicolò di Buscareto, vissuto fra il 1320 e il
1370 circa.
Proveniva da una antica stirpe di origine
feudale della valle del Misa, che agli inizi
del ‘200 aveva posto il centro del proprio
dominio sul colle di Buscareto al confine del
territorio di Montenovo (od. Ostra Vetere)
verso Montalboddo (od. Ostra), edificandovi una residenza fortificata (castrum). A
questa famiglia solo il comune di Belvedere
Ostrense ha intitolato uno spazio urbano a
testimonianza di quasi due secoli della sua
storia, e cioè dalla fine del sec. XII ai primi
del ‘400, quando ebbe fine il vicariato dei
Buscareto sul castello. Eppure Belvedere
non fu il solo comune a veder intrecciata la
propria vicenda storica con l’uno o l’altro
esponente di questa famiglia. In compenso, anche se non disinteressatamente, ci ha
pensato una nota casa vinicola della valle
Misa a perpetuare la memoria dei Conti di
Buscareto nella denominazione della propria ragione sociale.
Non resta allora che auspicare che questo
omaggio indiretto possa servire a suscitare
in qualcuno la curiosità di saperne di più e
che chi ha utilizzato questa denominazione a fini commerciali senta il dovere di far
conoscere questa storia, se non altro per
pagare un debito morale nei confronti di un
protagonista che non può più vantare diritti d’autore.
Intanto, avendo io dedicato all’argomento una
pubblicazione quasi un ventennio fa, mi piace
qui ricordare quello che è stato sicuramente
il più noto dei suoi esponenti: Nicolò figlio di
Bisaccione, detto più comunemente Nicolò di
Buscareto, un personaggio di notevole statura umana, militare e politico e protagonista
indiscusso per circa un ventennio fra il 1340 e
il 1360 della storia dei comuni della valle del
Misa.
Nicolò approda alla vita politica nel 1332 come
podestà di Montenovo (Ostra Vetere), allorché
la sua famiglia era tornata in buoni rapporti con
la Chiesa dopo la lunga militanza del nonno e
zio dalla parte ghibellina. Nicolò è l’interprete
della riappacificazione, suggellata dall’alleanza con i Malatesti e con la lega guelfa. Il suo
obbiettivo però non è diverso da quello degli
altri signori che militano sull’opposto versante:
crearsi una signoria personale, anche a rischio
di entrare in collisione con il governo ecclesiastico. Secondo il Biondo nel 1342, al pari di altri
signori nelle rispettive città, sarebbe stato creato dall’imperatore Ludovico il Bavaro vicario
imperiale di Jesi. La notizia non trova riscontri documentari, ma è sicuro che la sua ascesa
politica ha inizio proprio quell’anno, quando
unisce alla podesteria di Montenovo quella di
Serra de’ Conti, che conserva poi per vari anni,
trasformandole ambedue in signorie personali.
Nell’intento di allargare il suo orizzonte politico nel 1347 aderisce all’ampia alleanza che fa
capo a Malatesta Malatesti, partecipando con
altri signori di parte guelfa alla conquista di
Osimo. Nella valle del Misa si affacciano però
anche le ambizioni di Alberghetto Chiavelli di
Fabriano, una potente famiglia ghibellina che
controlla la podesteria di Rocca Contrada (Arcevia) e mira ad espandersi verso valle. Il primo
obbiettivo di Alberghetto è Serra de’ Conti persa un decennio prima, e proprio nell’ottobre
1347, profittando dell’assenza di Nicolò, assale
e occupa di sorpresa il castello. L’avvenimento sembra segnare una battuta d’arresto per il
8
Montalboddo (od.Ostra)
Buscareto, delle cui vicende non si sa più nulla
fino al 1352, quando, probabilmente con l’appoggio della guelfa Perugia riesce a recuperare
Serra de’ Conti e a sottrarre al Chiavelli anche
Rocca Contrada.
A questo punto né Nicolò, né Alberghetto, né
tutti gli altri signori agiscono più isolatamente,
costretti come sono a muoversi in un contesto
di alleanze le cui fila sono tirate altrove e che
vedono contrapposti i Visconti di Milano e i
loro aderenti ghibellini da una parte e le città
comunali tradizionalmente guelfe di Firenze,
Siena e Perugia dall’altra. Il confronto assume
il carattere di guerra aperta nel 1350, quando
dopo l’acquisto di Bologna, l’arcivescovo Giovanni Visconti signore di Milano comincia a
minacciare sempre più da vicino la repubblica
fiorentina. Firenze reagisce cercando l’alleanza
di Siena, Arezzo, Perugia e città di Castello e i
loro collegati, mentre il Visconti si assicura l’appoggio delle casate feudali dell’Appennino tosco – romagnolo, dei Montefeltro e di una numerosissima serie di altri comuni e signori fra
Romagna, Umbria e Marche. I Malatesti evitano
di essere coinvolti direttamente nel conflitto,
preoccupati soprattutto e solo di espandere il
loro domi-nio nella Marca, ma molti dei loro
aderenti si schierano apertamente con Perugia.
Il quadro della situazione è reso con molta
chiarezza dai capitoli della pacificazione che
a Sarzana (vicino La Spezia) nel marzo 1353
segna la fine delle ostilità. Dalla parte dei Visconti troviamo quasi tutti gli esponenti della
nobiltà legata alla tradizione ghibellina: i Chiavelli di Fabriano, i Simonetti di Jesi con Serra
S. Quirico, Gentile di Mogliano con Fermo, gli
Ottoni di Matelica e il conte Nolfo di Montefeltro. Dalla parte di Firenze e Perugia troviamo
le signorie tradizionalmente vicine ai Malatesti
e quindi di fede guelfa, i Varano di Camerino
con i loro castelli, Smeduccio di S. Severino, i
Mulucci di Macerata, gli Atti di Sassoferrato, i
Baligani di Jesi, i Cima di Cingoli e infine Nicolò
di Buscareto con Serra de’ Conti, Montenovo,
Rocca Contrada e Corinaldo.
La signoria che Nicolò aveva su questi comuni aveva un carattere pacifico, essendo stata
ottenuta sicuramente con un ampio consenso
interno, come testimonia il permanere dei castelli sotto l’obbedienza della Chiesa. La presa
di potere era avvenuta attraverso l’assunzione
della podesteria a tempo indeterminato, in genere con il consenso del ceto dirigente, al fine
di sedare i contrasti interni e garantire la difesa
del castello dalle minacce esterne.
Ma l’anarchia politica che regnava da un cinquantennio nelle terre della Chiesa per l’esilio
della curia papale in Avignone era destinata a
cessare con l’arrivo in Italia del cardinale Egidio Albornoz, che intraprendeva una decisa e
vittoriosa azione di restaurazione del governo
ecclesiastico. Fra il dicembre 1354 e il gennaio 1355 molti signori marchigiani, vista la mal
parata, ritengono conveniente recarsi presso il
legato papale in Umbria per fare atto di obbedienza e fedeltà, mentre il legato invia alla volta della Marca il proprio luogotenente Blasco
de Belvisio, che punta direttamente su Recanati, liberandola dalla dominazione malatestiana.
Pacificata tutta la Marca meridionale, anche
l’Albornoz entra nella regione e la sua avanzata
spinge alla sottomissione anche gli altri signori marchigiani, fra cui Nicolò di Buscareto, che
incontra il legato nel mese di marzo a Tolentino, mettendosi a sua disposizione e unendosi
all’esercito della Chiesa. Attorno Recanati gli
ecclesiastici si trovano a fronteggiare per la
prima volta le milizie di Galeotto Malatesti e
un cronista romano riferisce un episodio che
aiuta a lumeggiare la forte per-sonalità del
Buscareto. Il Malatesti, che aveva con sé anche
A p r i l e
S i g n o r e, p o l i t i c o e
Gentile da Mogliano,
venuto meno alla
promessa di pacificazione fatta al Legato,
tentò di tergiversare
per prendere tempo
e dissuadere l’Albornoz dallo scontro
diretto.
“Trovaose
alhora – riferisce il
cronista – co lo Legato uno genti-lotto de
la Marca, Nicola de
Buscareto avea nome.
Questo Nicola de Buscareto essenno presente a queste ammasciate disse: Signiore
lo Legato, eh non conosciete la rottura de
li Malatesti! Non te ne
accuori ne le paravole
soje Missore Galeotto è rotto, sperduto
? Non te ne può contrariare. Noà havemo
vento. Legato infesta
e non finare de turvare li Malatesta de Rimino, che Galeotto jà
ene convento. Lo core
li manca. Quesso me
dimustra lo suo favellare. Per le paravole
de Missore Nicola de
Buscareto lo legato fò
acceso de persequitare li Malatesta”.
In pratica il Buscareto esorta il legato a
non farsi ingannare
dall’atteggiamento
del Malatesti e ad attaccarlo senza timore. E
così l’esercito della Chiesa, che aveva ricevuto
rinforzi anche dall’imperatore Carlo IV, assalì
Galeotto alla fine di aprile a Paterno di Ancona,
dove le milizie riminesi si erano fortificate, e le
sconfisse dopo uno scontro durissimo. Ricorda
ancora il cronista anconitano Oddo di Biagio
che tra li altri fo quel strenuo et in facto d’arme experto homo Nicolò Buscareto. Il ruolo
avuto da Buscareto in questi episodi, riferito
da cronisti che non avevano certamente interessi encomiastici nei suoi confronti, delinea la
figura di un personaggio ormai piuttosto noto
nella regione e anche fuori, deciso e dotato di
coraggio fisico, esperto nelle armi non meno
di quanto lo fosse nella politica, in grado di riscuotere la fiducia dell’Albornoz, dal quale ai
primi di aprile era riuscito ad ottenere condizioni abbastanza favorevoli per la sua signoria.
Fra giugno e luglio a Gubbio il Legato concludeva la pace con i Malatesti, riconoscendo loro
i diritti di signoria su Rimini, Pesaro, Fano e Fossombrone, come pure quelli di una serie di altri signori minori loro alleati, e rinviando ad un
secondo tempo le questioni ancora in sospeso
e da definire con altri signori e perso-naggi di
parte guelfa, fra cui Nicolò da Buscareto.
Agli inizi di settembre tutti i comuni che avevano parteggiato per il Buscareto e ne avevano favorito la signoria, Belvedere, Montenovo,
Serra de’ Conti, Rocca Contrada e Corinaldo,
prestavano giuramento di fedeltà alla Chiesa,
riconoscendo le proprie colpe e specialmente
quella di aver favorito Nicolò da Buscareto ed
averlo nominato protectorem, defensorem, gubernatorem et rectorem, il che conferma come
l’ascesa al potere del signore fosse avvenuta
con il consenso e la conferma dei gruppi dirigenti locali. Nicolò, Il 19 settembre ratificava
i patti concordati in forma privata e ufficiosa
con il Legato nel mese di aprile, dopo il giuramento di fedeltà del precedente 24 marzo a Tolentino. Il documento si articolava in nove punti e il suo contenuto riflette il contesto politico
del marzo precedente, allorché la situazione
marchigiana era ancora incerta e la riconquista era appena agli inizi e quindi il Legato si
trovava nella necessità di dover essere largo di
promesse con i nuovi alleati.
Il documento conteneva in pratica l’assoluzione generale dei delitti politici commessi fino
alla venuta del Legato e il mantenimento dei
privilegi e benefici acquisiti presso le comunità, ma non il riconoscimento della signoria,
cui Nicolò era costretto a rinunciare, pur conservando una certa influenza sui comuni già
soggetti, soprattutto su Rocca Contrada. Così
in tutti i comuni facenti parte della sua signoria
vennero inviati podestà designati dalla curia
provinciale e il Buscareto poté conservare solo
il feudo di famiglia.
A questo punto in Nicolò l’orgoglio nobiliare e
il timore di perdere ogni peso politico prevalsero sulla prudenza dimostrata fino ad allora
e non gli permisero di cogliere appieno l’evolversi della situazione storica; si lasciò così
coinvolgere in un nuovo quanto sfortu-nato
tentativo di ribellione, trascinando con sé anche Montenovo e Corinaldo, su cui aveva mantenuto evidentemente un più stretto controllo
politico.
L’avvenimento che offri l’occasione per la ribellione di Corinaldo e di altre località della Marca fu il tentativo di Bernabò Visconti nel 1360
di riprendere Bologna, dopo che il suo vicario
Giovanni Visconti d’Oleggio l’aveva ceduta al
card. Albornoz in cambio del vicariato di Fermo e della carica di rettore della Marca. Fallite
le trattative diplomatiche, in marzo le milizie
viscontee posero l’assedio alla città, mentre il
signore milanese, profittando delle insofferen-
2 0 1 1 _ w w w . e c o m a r c h e n e w s . c o m
CONTE DI BUSC ARETO
ca p i t a n o d ’a r m e
ze diffuse nella Marca nei confronti del legato,
anche a causa delle pesanti imposizioni fiscali
rese necessarie dal perdurare delle operazioni
di guerra, tentò di suscitare una sollevazione
generale nella provincia, prendendone le fila
e promettendo sostegno militare. La ribellione
coinvolse Jesi, Fano, Ascoli Piceno e altri comuni e trascinò con sé anche i comuni di Corinaldo e Montenovo e il castello di Buscareto.
Il responsabile del coinvolgimento dei tre castelli fu chiaramente il conte Nicolò, come
testimonia la partecipazione alla vicenda del
feudo di Buscareto. Stranamente però le fonti
documentarie non lo menzionano mai espressamente, forse perché impegnato su altri fronti
al servizio del Visconti; fanno però riferimento
al figlio Giovanni. Questo il breve cenno che
fa alla vicenda il cronachista fiorentino Matteo Villani: “…. essendo l’oste (cioè l’esercito) di
M. Bernabò (Visconti) a Bologna, de continovo
faceva trattati in Romagna e nella Marca; et gli
paesani per le disordinate gravezze che il Legato
faceva loro si rammaricavano forte; onde a coloro che erano disposti a malfare ne cresceva la
baldanza, e perciò a petizione di quelli di Buscareto, aspettando forze da M. Bernabò secondo
le promesse, ribellarono un giorno all’uscita di
luglio.
Particolarmente drammatico fu l’assedio di
Corinaldo, difeso da Giovanni figlio di Nicolò, e contro il quale il Legato manda Galeotto
Malatesti, comandante di tutte le milizie della
Chiesa, e il suo nipote Blasco di Belvisio rettore di Bologna. L’assedio a Corinaldo si protrae
per diversi giorni e la battaglia decisiva è combattuta nella notte fra il 17 e il 18 agosto. Tra
la terza e la quarta ora di notte i soldati della Chiesa, che pongono l’assedio a Corinaldo,
danno l’assalto alle mura del castello con le
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hanno con loro. Il castello è invaso e percorso dai soldati papali. Secondo i documenti del
tempo, che offrono però un’immagine esagerata e amplificata dell’evento, centinaia di persone sono passate a fil di spada e la ribellione è
soffocata con l’esterminio dei traditori e ribelli.
Con la resa e l’occupazione del castello vengono imprigionate circa centosettanta persone
destinate a misera fine. Dopo di che Corinaldo
con le sue mura, con gli steccati di legno e le
armature che la circondano è data alle fiamme
e quasi completamente distrutta, mentre l’esercito si porta all’assedio di Montenovo, che
avrà un destino meno drammatico.
Le fonti non riferiscono delle conseguenze che
la vicenda ebbe sulle sorti dei Buscareto, che
scompaiono dalla regione per due decenni.
Giovanni, l’unico che probabilmente partecipò
alla difesa di Corinaldo, riuscì a salvarsi e qualche mese dopo fu messo al bando. La stessa
sorte subì il padre Nicolò e tutta la famiglia,
che fu privata di tutti i beni. Il bando prevedeva il confinamento di Nicolò in qualche luogo
che non consociamo, all’interno o fuori della
provincia, e a garanzia del rispetto dell’obbligo
di residenza il conte offrì come fideiussori alcuni nobili ghibellini, fra cui Petrello figlio dell’altro grande ribelle Gentile di Mogliano, anche
lui perseguitato dall’Albornoz fino alla fine dei
suoi giorni.
Il Buscareto però ad un certo punto non rispettò gli impegni assunti e abbandonò il confino,
che oltretutto gli impediva di esercitare il mestiere delle armi, la principale fonte di reddito per i nobili. Le conseguenze di questo suo
gesto ricaddero anche sui nobili che avevano
prestato fideiussione e particolarmente su
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Corinaldo
della sua età e della povertà, chiedeva di essere liberato insieme agli eredi dagli obblighi
economici della fideiussione.
Frattanto il Buscareto finì al servizio del comune di Perugia, che nel 1367 lo nominò capitano
o commissario delle sue milizie sotto il comando del tedesco Enrico Paier. Anche in questo
caso il nobile marchigiano mostrò la temerarietà e il coraggio che gli erano propri e in occasione della sconfitta che subirono i Perugini
nel marzo di quell’anno al Ponte di S. Giovanni
per opera di Giovanni Acuto le cronache narrano che … niuno trasse la spada dal fodero, fuori
che il capitano Nicolò di Boscareto, li quali furono buoni uomini, e vi morì un nepote del detto
Nicolò…. Tuttavia il Buscareto fu fatto prigioniero insieme al capitano generale e a Bulgaro
da Marsciano e condotto a Pisa dalla compagnia inglese, dove fu riscattato dai Perugini, i
quali lo confermarono nell’ufficio e nel 1368 lo
nominarono capitano generale.
Nel maggio 1369 le truppe papali assalirono
Città di Castello, ma …non osarono affrontarsi
con le truppe di Nicolò Buscareto. Ricomparvero
nel seguente mese le insegne papali con quattromila cavalli e molti fanti al ponte S. Giovanni, di
cui assalirono e distrussero i molini e, ricacciati
di là dal ponte da Boscareto, andarono a compiere la ruina di Colle Strada…. Il Buscareto
continuò a partecipare a varie azioni di guerra
Serra de’ Conti
fino al mese di agosto, quando risulta che venne sostituito come capitano generale da Giovanni Acuto passato al soldo di Perugia. Probabilmente in questo periodo, non sappiamo
come, fu catturato dagli uomini della Chiesa
e il 1 gennaio 1370 papa Urbano V scriveva al
rettore del Ducato di aver ordinato a Trincia dei
Trinci vicario di Foligno di non rilasciare dalle
carceri senza speciale licenza il nobile Nicolò
di Buscareto domicello senigalliese e crudele
nemico della Chiesa (nobilem virum Nicolaum
de Buscareto, domicellum senogaliensis diocesi,
hostem sevum dicte Ecclesiae). Nei mesi successivi venne trasferito nella rocca di S. Cataldo
di Ancona, dove finì i suoi giorni, come narra
il cronachista anconitano Oddo di Biagio: …
Et in fondo era una pregione terribile deputata
per li segnori et altri gran maestri et rebelli. Ne
la quale più anni stette legato Nicolò da Buscaretto….
Veniva meno così quello che era stato per un
quarantennio il personaggio politico e militare
di maggior spicco del Senigalliese, la cui statura va sicuramente oltre gli stretti confini locali,
come testimoniano l’attenzione che gli dedicano i cronachisti del tempo e la stessa persecuzione di cui fu oggetto da parte della Chiesa.
Virginio VILLANI
Ostra Vetere
RIFIUTI: incentivi o disincentivi?
Lo scorso mese di febbraio, a seguito dell’inaugurazione a Pongelli di Ostra Vetere del nuovo Centro
Ambiente “La Locomotiva”, attrezzato per la raccolta
differenziata di carta, legno, plastica, pile e batterie
usate, rifiuti ingombranti, ecc. ci dicevamo soddisfatti per la creazione di questo servizio. Facevamo però
notare quanto fosse utile continuare comunque con
l’educazione e soprattutto con la sensibilizzazione
dei cittadini a praticare la differenziata non solo con
la semplice comunicazione, ma anche con varie forme
di incentivi, da tradursi in vantaggi economici concreti
(ad es. riduzioni delle imposte sui rifiuti) per coloro che
si servono del nuovo Centro Ambiente. Meccanismi di
stimolo a praticare fattivamente la differenziata, simili
a quelli che spettano a chi pratica il compostaggio domestico e già attivati in altre realtà locali. A tal proposito, il nostro gruppo consiliare aveva già presentato nel
mese di Novembre dello scorso anno una mozione al
Consiglio Comunale, mozione con la quale invitavamo
a potenziare l’informazione e a “prevedere un sistema
di quantificazione dei rifiuti spontaneamente conferiti
presso il centro ambiente da ogni cittadino affinché
ciò potesse tramutarsi in uno sconto sulla tassa o in un
parziale risarcimento”.
Con l’inizio del 2011 è stato avviato il servizio “porta
a porta” integrale nell’area urbana di Ostra Vetere e
ciò, di fatto, ha reso il centro ambiente l’unico punto
di conferimento dei rifiuti differenziabili per i residenti
nella cosiddetta “area vasta”, ossia quella esterna all’area urbana. Successivamente, all’attivazione del servizio “porta a porta”, l’Amministrazione Comunale ha istituito un sistema di incentivi economici per i residenti
dell’area vasta, basato sul numero dei conferimenti
delle frazioni differenziate (carta, plastica, vetro, ecc.)
presso il nuovo Centro Ambiente .
Non è difficile capire come questo meccanismo sia
del tutto inadeguato ai fini del raggiungimento degli
obiettivi fissati dalla normativa europea e nazionale, in
quanto a ben vedere pecca in due questioni sostanziali che potrebbero addirittura generare l’effetto di disincentivare una buona raccolta differenziata da parte dei
cittadini di Ostra Vetere. La prima è che non premia il
reale “merito” del cittadino a fare la differenziata: prendiamo ad esempio due cittadini, uno poco attento che
differenzia e conferisce i rifiuti al Centro Ambiente solo
per la metà di quanti ne produce ed uno che invece
li differenzia e li conferisce correttamente tutti. Se si
recassero al Centro Ambiente lo stesso numero di vol-
2 0 1 1 _ w w w . e c o m a r c h e n e w s . c o m
te sarebbero considerati dall’Amministrazione alla
stessa maniera e riceverebbero lo stesso incentivo. È
lampante come questo sistema non sia un equo. La
soluzione? Basterebbe basare l’incentivo non sul numero di conferimenti ma sul peso dei rifiuti conferiti.
La seconda questione è che l’entità degli incentivi fa
sì che questi non siano affatto convenienti per gran
parte dei cittadini residenti nell’area vasta, proprio
coloro ai quali sarebbe rivolto il provvedimento.
Non serve essere esperti di economia per capirlo,
basta avere un po’ di dimestichezza nell’utilizzo di
Internet. Dal sito dell’ACI (Automobile Club d’Italia)
emerge come il costo che si paga per percorrere un
chilometro di strada con un’utilitaria media si aggiri intorno ai 20 o 25 centesimi di euro e che quindi,
considerando l’ipotesi di usufruire 40 volte del Centro Ambiente, l’incentivo ricevuto di 25 euro farebbe
realmente risparmiare qualcosa solo a coloro che
si risiedono a meno di 1,5 km dal Centro Ambiente
stesso! In maniera altrettanto semplice basta utilizzare un qualsiasi stradario disponibile in rete per verificare che l’area vasta del Comune di Ostra Vetere si
estende per distanze ben superiori e che, in pratica,
sono pochi coloro che troverebbero beneficio nel
praticare la differenziata con questo sistema. Anche
in questo caso, basare l’incentivo non sul numero di
conferimenti ma sul peso dei rifiuti conferiti potrebbe essere la soluzione: chi non si trova ad abitare in
prossimità del Centro Ambiente potrebbe usufruirne
meno frequentemente ma con la garanzia di non
vedersi ridotto l’incentivo, che comunque andrebbe
adeguato perché, francamente, quello previsto dagli
amministratori appare irrisorio.
Questo accade in un Comune in cui la tassa rifiuti è la
più alta tra i Comuni limitrofi, pur facendo parte tutti
dello stesso Consorzio. Non soddisfatti dell’aumento
esagerato applicato già nel 2005, gli Amministratori,
nel 2010, hanno applicato un ulteriore aumento della Tassa Rifiuti del 20% (e non era partita la raccolta
“porta a porta”!). Tale aumento era del tutto ingiustificato, visto che le somme in entrata superavano di
gran lunga le uscite, ed era utile solo a far quadrare
il bilancio. Per poter rimanere nell’ambito dei limiti
imposti dalla legge, gli Amministratori hanno caricato sui costi dei rifiuti altre spese e di queste hanno
fornito giustificazioni banali e poco credibili.
L.Campolucci, S. Conti, M.Manoni, F.Monni,
A.Tarsi, gruppo consiliare “Impegno e Trasparenza per
Ostra Vetere”
9
e...dintorni
Arcevia
IL TEMPO SI E’ FERMATO A C ASTIGLION I
Slow, piano, rallenta, ripensa la tua vita.
La lentezza è moderna, e quella di Castiglioni
di Arcevia, si raggiunge molto velocemente. 30
Km dal mare, da Senigallia.
Lasci la macchina fuori dalle mura e giungi,
camminando, ai piedi del castello. Intanto hai
fatto ingresso dalla vecchia porta medievale (ci
sono ancora i cardini) e, guardandoti attorno,
sembra che il tempo da lì si sia fermato.
Scopriamo che originariamente il castello aveva un solo ingresso mediante una rampa in muratura sul lato nord, oggi notevolmente modificato, mentre la porta sul lato sud venne aperta
più tardi fra ‘700 e ‘800 per favorire l’accesso dei
carri (fonte: V.Villani)
Qui, circa dieci anni fa, è iniziata la restaurazione
di tutto il borgo, dove vivono stabili circa 40 persone. Circa 360 abitanti stanno fuori dalle mura,
si sono costruiti dimore intorno all’Arcadia. Nel
silenzio, tra il verde, le montagne.
Chi ha deciso di rimanere, l’ha fatto per amore.
Chi ha deciso di andarsene, ogni tanto torna per
risentirne gli odori.
Non arriva la linea Adsl - ma arriverà ci dicono perchè i Castiglionesi, barricati lassù, vogliono comunque farsi toccare dalla modernità.
Tutte le abitazioni sono state restaurate con grande cura, nulla invade sull’altro, nessuna anomalia,
tutto in linea, dal colore antico della pietra arenaria. La conservazione di tutti gli elementi architettonici identificativi, la demolizione di ogni super-
ma nei tempi più antichi ha goduto a
lungo di una relativa autonomia, come
del resto anche gli altri castelli, avendo
facoltà di eleggersi una propria magistratura denominata I Quattro e un
proprio Consiglio con competenze di
carattere economico, mentre le competenze in materia giudiziaria spettavano
al comune capoluogo. Questa autonomia è sopravvissuta, anche se via via
fetazione, alterazione, sovrapposizione.
C’è il sapore dell’antico in questo borgo dalla luce
abbagliante, uno dei nove castelli di Rocca Contrada (odierna Arcevia).
Dal punto di vista istituzionale Castiglioni è stato
sempre sotto la giurisdizione di Rocca Contrada,
simo della sua esplosione floreale.
Un’altra umanità per difendere una civiltà
del vivere che in molte città non trova più
appigli per esistere, che sparisce, offuscata dalla nostra corsa quotidiana.
Merita una visita la chiesa parrocchiale di
S. Agata con una pala di Ercole Ramazzani
sempre più limitatamente, fino al’Unità d’Italia “La Madonna del Rosario”ed un crocifisso ligneo
(fonte:V.Villani)
del sec. XV.
E’ lo specchio lucente di quell’Italia minore dove
le tradizioni sono vive. Ogni Primavera il borgo
Letizia Stortini con la preziosa collaborazione
viene ingentilito da cascate di fiori, per prepararsi di Nadia Mariotti
al giorno del Corpus Domini, il 26 giugno, al mas-
Un’antica consuetudine senigalliese
Cosa si mangia il giorno di Pasqua?
Il pancotto
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da ingresso, tinello con cucina a vista, due ampie
camere, bagno e ripostiglio. Balcone con accesso
a piccolo giardino di proprietà al piano terra.
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di proprietà con posto auto. Composto da ingresso
nel soggiorno, cucina, due camere e due bagni.
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terra in palazzina di nuova costruzione composto
da soggiorno con angolo cottura, camera,
cameretta e bagno. Ampio garage al piano
interrato e due balconi. Ottime rifiniture.
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terra con ingresso indipendente composto da
soggiorno con angolo cottura, camera matrimoniale,
cameretta e bagno. Scoperto esclusivo e garage
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da soggiorno con angolo cottura, due camere
e bagno. Posto auto e garage. Ottimo capitolato.
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10
A p r i l e
Lo so che qualcuno potrebbe fare un brutta faccia
accostandosi a una tavola pasquale sulla quale trovasse ad aspettarlo, già pronta nel piatto, qualche
fetta di pane raffermo; ma aspettate un momento
prima di esprimervi con sufficienza: a nessuno piaceva mangiar male, nemmeno una volta, e figuratevi se ai tempi di nonni e bisnonni la Pasqua non
veniva onorata a dovere!
Per rassicurarvi sull’autenticità di questa tradizione
ho chiesto a Mara Marinelli una conferma e, se se ne
ricorda, la ricetta. La conferma c’è, ed è una delle più
probanti: spesse volte la Mara ha fatto il pancotto il
giorno di Pasqua, e può darsi che anche quest’anno
lo farà. Sua madre Maria Giraldi invece non aveva
sgarrato neanche una volta, e così aveva fatto nonna Colombina: Colomba Giraldi che, sposata Marchetti e assimilata alla stirpe fagiulina, attendeva
alla cucina della Trattoria da Fagiulìn, sull’inizio di
Marina Vecchia, intorno agli anni venti.
La ricetta dunque è questa:
ingredienti: spezzatino di Agnello, 7-8 etti per quattro persone possono bastare; mezzo chilo di carne da
brodo - muscolo, copertina grassoemagro – sedano,
carota, una decina di pomodorini, prezzemolo, qualche cipolla, erbe profumate timo (serpillo) e maggiorana, due barattoli di pelati, parmigiano e pane raffermo.
preparazione: hai da pià na fila d’ pan secch (casalingo, no com quell ch’ c’è adè, l’gér l’gér ch’ par ch’è
fatt sal gess) e hai da fa tutt’ fett fin’ fin’. Quant’ hann
da ess? Quant’ c’ n’ stann drenta ‘l piatt d’ugnun.
Metti su ‘l brod - ch quest’ ‘l sann fa tutti – ‘l tieni malì
‘n par d’ora, (ch na volta nun c’era la pentula a pr’siòn);
quant sta p’r bulì, butti giù l’ fett’ d’ pan e c’ l’ tieni ‘n
par d’ minuti - perché ‘l pan s’ha da coc’ ma no tropp
si no co magni la pappina di fioi? – e po l’ tiri su e l’ metti
nt’l piatt e lora aspett’no malì senza fa gnent.
Adè ciai da fa un batutìn sa na cipolla taiata fina fina e
un bel tantinin d s’rpill e magiurana, ‘l metti nt’na padella a sfrittulà n’t l’oi - na volta c’ m’tev’n ‘l lard, na volta – e
butti giù l’ sp’zatìn, ‘l fai rusulì ben ben da tutt do l’ part’,
e quant è bell’e cott butti giù i pum’dori p’lati, ‘l sal, ‘l pep
e ‘l fai tirà pianin pianin.
Quant ‘l sugh è pront, levi l’ sp’zatìn e ‘l metti da na part
sa ‘n po’ d’l sugh sua, ch quell va magnat’ p’r s’cond. ‘L
sugh ch’ c’iarman’ ‘l metti n’t’n pasìn – un colino, com s’
dic’ adè – e c’ fai pasà ‘l brod. Fai scaldà ben e po, quant
tutti enn a sed ch’ già ciann la cuchiara ‘nt’ l’ man, arimpi ‘l piatt sal brod e ‘l sugh insiem sopra l’ fett’ d’l pan, e c’
gratti ‘n bel tantìn d’ parmigian.
Questo è un modo semplice e tradizionale di preparare il pancotto di Pasqua; ci sono anche altri modi
di farlo, più complicati e con diversi ingredienti, per
esempio l’uovo; una volta la Mara l’aveva fatto in
quell’altro modo, però non era il preferito e non l’ha
fatto più.
Se qualcuno dei lettori pensasse di farlo sarebbe buona cosa: e apprezzerà forse nello stesso momento la
festività e la parsimonia; perché l’agnello in umido
è sempre un piatto consistente, tanto più insieme al
brodo di carne, ma il principio di servirsene due volte,
come primo e come secondo, è di quelli che la nostra
tradizione ha sempre chiesto in ogni preparazione:
non si butta via niente.
Con questo Mara Marinelli cuoca doc senigalliese, l’estensore dell’articolo Leonardo Badioli, Letizia Stortini
e l’intera redazione dell’ECO augurano a tutti i suoi
lettori una buona Pasqua.
2 0 1 1 _ w w w . e c o m a r c h e n e w s . c o m
cultura
I L PAT R I O T T I S M O I N T E S TA
Ern a n i , i l R i sorg i men to e i capp elli
Tra le circolari di polizia inviate da Pesaro anche
al Governatore di Senigallia figura la N° 852, del
15 marzo 1851.
Essa proviene dal Pro-Legato Monsignor Giuseppe Milesi Pironi Ferretti, che si limita a firmare
usando solo il primo dei tre cognomi. Appena
ordinato sacerdote, egli aveva iniziato una carriera di fedele ed affidabile servitore dello Stato
Pontificio, in qualità di Governatore di Ascoli, e
successivamente di Civitavecchia e Macerata. Dal
1847 fu Pro-Legato in Urbino fino al 1854. Passò poi a Forlì e dopo due anni, creato Cardinale,
venne nominato Ministro del Commercio, Belle
Arti, Lavori Pubblici e Agricoltura. Uomo, quindi,
dalle spalle forti e dal polso deciso, a giudicare
dagli incarichi affidatigli. È quello che si deduce
anche dalla frase conclusiva della circolare:
“Interesso la Signoria Vostra Illustrissima a dare
le più pronte disposizioni per il pieno relativo
effetto nella parte che la riguarda”. Segue una
frase di congedo.
Un personaggio di tale gravità si sta occupando
di moda e mode per vietare l’uso di certi cappelli?
La frase iniziale della circolare è molto chiara:
“Si è osservato che in onta di reiterate avvertenze e divieti intorno l’uso di cappelli di color
bianco con nastri ed orlatura nera, o verde o
rossa nonché di altri così detti all’Ernani, e che
in qualunque modo per la forma e per il colore
escono dall’ordinario, sieguono tuttavia ad usarne taluni non senza ammirazione dei buoni.”
È facilmente intuibile la reprimenda per i copricapo che grazie ai nastri divenivano una
propagandistica esibizione di adesione e sostegno alla causa dell’indipendenza d’Italia. Meno
ovvia è l’identificazione dei cappelli “così detti
all’Ernani.” Ernani è una creazione letteraria di
Victor Hugo, un eroico bandito (che in realtà è
un nobile spagnolo), il quale combatte l’ingiustizia e la tirannide. Il soggetto piacque a Verdi
che lo volle per la sua opera omonima, la cui prima rappresentazione fu a Venezia il 9 marzo del
1844. Il costumista aveva ideato per il bandito un
cappello dalle larghe tese, di cui una era ripiegata verso l’alto, adornato da una grossa piuma.
Anche l’Ernani entrò con altre opere di Verdi a
fare quasi da sottofondo ai moti risorgimentali.
Ad accendere gli animi fu soprattutto il coro del
terzo atto, trascinante con versi quali: “ Si ridesti il
Leon di Castiglia / e d’Iberia ogni monte, ogni lito
/ eco formi al tremendo ruggito” , “Sorga alfine
radiante di gloria / sorga un giorno a brillare su
noi. / Sarà Iberia feconda d’eroi, / dal servaggio
redenta sarà.”. Fu facile negli animi ardenti dei
D’estate, la vostra pubblicità...
patrioti identificare il Leon di Castiglia con il Leone di Venezia e pensare che il nome Iberia potesse significare Italia. Questo coro divenne ben
presto popolare, come pure il cappello di Ernani
, indossato non molto cripticamente quale segno
distintivo politico.
Oggetto di interdizione per la sua valenza politica nel periodo risorgimentale fu anche il “cappello alla calabrese” (cupola alta e tese rialzate e un
cordone per aggiustarlo sotto il mento o portarlo
al braccio), simbolo dei moti calabresi del 1844
ed anche segno di riconoscimento tra”i cospiratori”.
La circolare del Pro-Legato in Urbino Milesi così
si completa:
“Egli è perciò che, onde torre di ogni uso così
disconvenienti fogge di cappelli, resta disposto
che accuratamente si vegli tanto dalla forza dei
Gendarmi, come degli Impiegati Politici, perché
niuno più si permetta l’uso degli indicati cappelli
sotto pena dell’arresto in caso dell’inobbedienza, per quelle ulteriori misure che a norma delle
circostanze e qualità personali saranno reputate
opportune.
Uguale divieto resta disposto per il tricolore rivo-
luzionario, che si è del pari veduto marcatamente negli abiti di alcune donne o nei loro cappelli,
scialli, fiori od altro ornamento, le quali saranno
poste in seria avvertenza, non senza la sovraesposta comminatoria medesima in caso di inosservanza delle enunciate prescrizioni.”. C’è da dire
che il burocratese nei secoli non cambia, quanto
a scioltezza e correttezza degli enunciati.
L’immagine che proponiamo al centro di queste
note è quella della Principessa Cristina Trivulzio
di Belgioioso, musa e pasionaria del nostro Risorgimento, come appare in un ritratto conservato
presso l’Istituto Mazziniano di Genova. Imbracciato un fucile, la sacca con la polvere da sparo a
tracolla, posa sotto un ramo al quale è appesa la
bandiera tricolore. Inoltre indossa una sciarpa tricolore ed il cappello piumato all’Ernani. Abbigliamento che avrebbe fatto venire le convulsioni al
Pro-Legato d’Urbino se si fosse imbattuto in lei.
Probabilmente non sarebbe nemmeno riuscito
a notare la rassicurante iscrizione che figura sul
muro alla destra della rivoluzionaria: Viva Pio
Nono.
deve andare dove vanno tutti...
Flavio e Gabriela Solazzi
Sera d’aprile
profumo di lillà
dolci pensieri
Tamara Colombaroni,
Tutto è neve
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AL MARE!!!
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2 0 1 1 _ w w w . e c o m a r c h e n e w s . c o m
11
b a c h e c a
03_lavoro cerco/offro
CONCORSI - Regione Marche:
Ricercatore presso consiglio nazionale delle ricerche
- istituto di scienze marine u.o.s. di Ancona (scad.
21 aprile 2011) Avviso del bando relativo alla selezione
pubblica, per una borsa di studio per laureati. (Bando
n. BS-01-2011/ISMAR-AN [leggi concorso n. 25830];
Ente: Consiglio Nazionale Delle Ricerche - Istituto Di
Scienze Marine U.o.s. Di Ancona. Posti disponibili:
1-Occupazione.Titolo di studio: scienze matematiche
fisiche naturali
Medico presso azienda ospedaliera «ospedali riuniti
marche nord» di Pesaro (scad. 26 aprile 2011) Avviso
per il conferimento di un incarico a titolo di supplenza
di direttore medico di struttura complessa - disciplina
radioterapia (area medica e delle specialita’ mediche)
[leggi concorso n. 25899]; Ente: Azienda Ospedaliera
«ospedali Riuniti Marche Nord» Di Pesaro-Posti
disponibili: 1- Occupazione:medico. Titolo di studio:
medicina e chirurgia
CONCORSI - Tutta Italia:
Medico, veterinario, segretario presso istituto
superiore di sanita’ (scad. 5 maggio 2011) Concorsi
pubblici, per titoli ed esami, per l’assunzione, a tempo
indeterminato, di personale con il profilo di collaboratore
tecnico enti di ricerca in prova - VI livello professionale
[leggi concorso n. 25994]; Ente: Istituto Superiore Di
Sanita’- Posti disponibili: 35- Occupazione:medico
veterinario segretario - Regione: Lazio- Provincia:
Roma - Titolo di studio: medicina e chirurgia medicina
veterinaria scienze matematiche fisiche naturali.
Atleta presso ministero dell’interno (scad. 5 maggio
2011) Concorso pubblico, per titoli, per l’assunzione di
trentasette atleti da assegnare ai gruppi sportivi della
Polizia di Stato - Fiamme Oro, che saranno inquadrati
nel ruolo degli agenti ed assistenti della Polizia di Stato
[leggi concorso n. 25995]; Ente: Ministero Dell’internoPosti disponibili: 37- Occupazione:atleta - Regione:
Lazio- Provincia: Roma -Titolo di studio: Per qualsiasi
diploma.
Segretario di legazione presso ministero degli
affari esteri (scad. 4 maggio 2011) Concorso, per titoli
ed esami, a ventinove posti di Segretario di Legazione
in prova[leggi concorso n. 25882]; Ente: Ministero Degli
Affari Esteri- Posti disponibili: 29- Occupazione:segretario
di legazione - Regione: Lazio- Provincia: Roma - Titolo di
studio: economia giurisprudenza scienze politiche altre
lauree.
Laureato presso istituto italiano di cultura a Parigi
(scad. 5 maggio 2011) Avviso di selezione, per titoli,
per il reclutamento di tre laureati in lettere o lingue
e lettere straniere [leggi concorso n. 26018]; Ente:
Istituto Italiano Di Cultura A Parigi- Posti disponibili: 3Occupazione:laureato - Regione: Lazio- Provincia: Roma
- Titolo di studio: lingue e letterature straniere
Allievi carabinieri presso comando generale
dell’arma (scad. 26 aprile 2011) per il reclutamento
di 1548 allievi carabinieri effettivi, riservato, ai sensi
dell’articolo 2199 del decreto legislativo 15 marzo
2010, n. 66, ai volontari delle Forze armate in ferma
prefissata di un anno o quadriennale ovvero in
rafferma annuale, in servizio o in congedo. Regione:
Tutta Italia-Provincia: Tutte le provincie-Titolo di
studio: Per qualsiasi diploma.
Infermiere presso azienda sanitaria locale n. 2
di lanciano - Vasto – Chieti (scad. 5 maggio 2011)
Avviso di mobilita’ regionale ed interregionale, per
titoli e colloquio, per la copertura di quaranta posti
di collaboratore professionale sanitario - infermiere
[leggi concorso n. 26046]; Ente: Azienda Sanitaria
Locale N. 2 Di Lanciano - Vasto - Chieti. Regione: Tutta
Italia- Provincia: Tutte le provincie. Titolo di studio:
infermiere.
Allievo finanziere presso comando generale della
guardia di finanza (scad. 28 aprile 2011) Concorso,
per titoli ed esami, per il reclutamento di 1.250 allievi
finanzieri, riservato ai volontari delle Forze armate in
ferma prefissata di un anno (VFP1) o quadriennale
(VFP4) ovvero in rafferma annuale (VFP1T), in servizio
o in congedo - Anno 2011. [leggi concorso n. 25914];
Ente: Comando Generale Della Guardia Di FinanzaPosti disponibili: 1250-Occupazione:allievo finanziere
- Regione: Lazio-Provincia: Roma -Titolo di studio: Per
qualsiasi diploma
Ufficiali piloti presso ministero della difesa
direzione generale per il personale militare
Avviso relativo alla pubblicazione del concorso, per titoli,
per il transito di quaranta ufficiali piloti di complemento
nel ruolo speciale dei Corpi della Marina militare (di cui
trentadue nel Corpo di stato maggiore e otto nel Corpo
delle capitanerie di porto). Titolo di studio: istituto
12
tecnico aereonautico -Scadenza: 28/04/2011
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Autorizzata
Gruppo
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ampliamento proprio organico SELEZIONA n^8
ambosessi. Si ofrre fisso mensile - inquadramento
a norma di legge - Colloquio riservato con
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Secondo tempo
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“STASERA CHE SI FA?” - breve rubrica della Valle del Misa
La rubrica, la sola che cerca di creare un cortocircuito emozionale gettando spruzzate di Misa
sulle circonvoluzioni del tuo cervello, è tornata.
Il piatto langue, siamo a fine stagione e vorrei
tanto che il cavallo torni a correre presto, magari nelle piazze, tra la gente che lo affianca e
magari senza cavaliere. Ma l’età è forse immatura per prendere coscienza. Cara Italia, tu ne
hai la necessità, lo so, forse non ne senti ancora
il bisogno, ma io sì. Spero che tu diventi presto donna, perchè ho bisogno di un abbraccio.
Ostra. Gli ultimi appuntamenti della stagione
sono vari. Si passa dall’opera buffa “il campanello dello spazio” di sabato 30 aprile a “Niente
sesso: siamo inglesi” di sabato 14 maggio. In
mezzo, la presentazione del volume “Sospetti e
sospiri”, non in teatro, ma presso il palazzo Luzi,
domenica 8 maggio alle 17. Corinaldo.
Anche al Goldoni di Corinaldo pochi appuntamenti, siamo in chiusura. Da segnalare “Euterpe”, spettacolo di musica e danza dai sapori
orientali, africani, amerindi. Percussioni e danze
che vanno in scena sabato 16 aprile alle 21.30.
Per la stagione amatoriale, invece dobbiamo
indicarvi “Certe notti... alba chiara” che sarà
rappresentato sabato 14 maggio sempre alle
21.30. Questo spettacolo propone un parallelo
tra Ligabue e Vasco, mescolando poesia, prosa
e canzoni.
Senigallia. La scena si chiude sul proscenio
della Fenice e si apre sulla Rotonda a mare per
ospitare la Filarmonica marchigiana per “Voci
e strumenti dal Barocco”. Domenica 17 aprile
alle 17. Non sono ancora diventato un punto
di riferimento che devo già salutarvi. L’aria s’è
scaldata e i teatri chiudono. Lettera di commiato. Cari lettori di ogni ordine e grado, statali e
paritari della valle del Misa, mi congedo da voi,
per mancanza di attività da proporvi. Ho più
volte raccomandato ai vostri cervelli di curare
le relazioni personali e di intendere il tempo
libero come un momento educativo, tenendo
conto che l’uomo di oggi, il giovane e l’adulto,
è condizionato da individualismo, da relativismo e dalla mancanza di punti di riferimento,
capaci di orientare la vita individuale e sociale
verso la rivoluzione, ma ho fallito. Non un segno
mi ha fatto capire di essere stato incisivo. L’educazione, allora, secondo me, richiede un’alleanza forte, l’impegno mio e l’entusiasmo vostro
per comprendere quale scelta valga davvero
la pena di intraprendere. Allora non vi saluto
più! Ho una missione e la porterò avanti anche
quest’estate. Ad Maiora! e baci.
Andrea Storoni
CALCIO UISP: tutto può succedere, anche l’impensabile
Torna la Coppa di Lega, la competizione più antica e di conseguenza più affascinante del mondo
(sarebbe la definizione più giusta della FA Cup, ma
fa lo stesso... tanto, mica ci leggono in Inghilterra!).
Siamo ai quarti di finale, con in programma alcuni
match davvero interessanti. Nella parte alta del tabellone, quella tecnicamente più valida, ci sarà lo
scontro tra la rinata Capanna e i campioni dell’Acli
Casine. I ragazzi di Mister Giacinti, dopo un avvio
agghiacciante, sembrano in netta ripresa, soprattutto dopo l’infortunio capitato ad Antonello Pace
(nessun caso di omonimia... sono proprio io!) e te-
forma di tutto il cucuzzaro! Passando nella parte
bassa, viene spontaneo lasciarsi andare ad un sincero applauso per chi ha sorteggiato il tabellone.
Senza voler offendere nessuno, ma guardando gli
accoppiamenti è difficile tirare in ballo fattori quali fortuna e casualità (a fine stagione tutti parlano
di complotti e cospirazioni... e perché noi no?!): si
parte con Borgo Molino – Amatori Marzocca e si finisce con Real Vallone – Real Suasa. A meno di cataclismi o del pallone in vena di scherzi, l’armata
di Ruscetti dovrebbe avere la strada spianata per
la finale delle Saline (vuoi mettere con Wembley?!)
per tentare un clamoroso trouble (e non triplete,
n.d.r.): campionato, Torneo Regionale e Coppa di
Lega appunto. Ma si sa, il calcio è beffardo come
una giornata d’Aprile e ingiusto come il Senato
italiano, e tutto può succedere, anche l’impensabile. Come nella FA Cup, d’altronde.
Nella pagina facebook “L’ECO dello Sport” trovate
i tabellini del turno preliminare e degli ottavi di
finale, la programmazione dei quarti di finale e il
tabellone per esteso.
Antonello Pace
nendo sempre fisso un occhio al campionato,
provano a continuare la loro avventura in coppa, ma non sarà certamente facile. L’Acli Casine
è vero che arriva a questa gara con le pile un
po’ scariche e la testa rivolta al Torneo Regionale, ma è pur sempre una compagine di tutto
rispetto, la migliore a nostro avviso dal punto
di vista della qualità di gioco. Ad occhio e croce, il quarto di finale più interessante. Sempre
nella parte alta si sfideranno la vera sorpresa
della stagione in corso, l’Atletico Ripe e il Cicli
Cingolani/Filetto, una delle formazioni più in
G a m e O ve r !
Il Real Vallone fa suo lo scontro diretto contro
la neopromossa terribile Atletico Ripe e con 12
punti di vantaggio (nonostante una gara in più
rispetto ai ripesi) mettono le mani su quel titolo
che manca ormai da quasi una decade… più o
meno, lo stesso arco di tempo senza democrazia in Italia! Ok, mai vendere la pelle dell’orso
prima di averlo accoppato dice il saggio (sicuramente di nazionalità cinese, visto l’amore che
hanno per gli animali e soprattutto per gli affari), ma è anche vero che solo un suicidio sportivo può invertire la classifica attauale. Il matchclou, giocato nell’avveniristica struttura delle
Saline, è stato in equilibrio fino alla rete del
solito Matteo Renzi, che nella ripresa ha deciso con una zampata delle sue la partita e, come
detto, molto probabilmente il campionato, che
ha recuperato un assoluto protagonista, l’Acli
Casine. Dopo un momento sfortunato, i campioni in carica, ancora in lotta per il Regionale
(assieme al sempre presente Real Vallone) e la
Coppa di Lega, sono tornati al successo contro
il pericolante Atletico Pianelli: un pirotecnico 3 a
2 deciso nei minuti finali dall’immenso Antonio
Marabese, autore anche del provvisorio 1 a 1.
Si ferma invece per il momento la corsa di una
delle compagini più in forma del torneo, il Cicli Cingolani/Acli Filetto, battuto a sorpresa dal
Cybaria: alla rete di Andrea Morsucci hanno fatto seguito le due marcature di Vincenzo Carlucci e Federico Fabbrini, per un 2 a 1 che sa di salvezza anticipata e forse qualcos’altro (il Nobel
per la pace? Ah no, quello lo daranno all’isola di
Lampedusa!!!) per la squadra allenata da Marco
Panzone. In fondo, sconfitte pesanti per Castel Colonna (1 a 0 contro il Borgo Molino, rete
di Giovanni Patonico) e Sant’Angelo (3 a 2 a
Roncitelli, con gol allo scadere di Michele Bigelli). Pareggio ricco di segnature invece tra
la Capanna e il Borgo Ribeca alla “Bombonera”: dopo il vantaggio ospite di Nicola Curzi
e la successiva espulsione del portiere bianco-blu Simone Bocconi, i ragazzi di Romano
Giacinti riescono nella ripresa a capovolgere
il risultato grazie alla doppietta del “golden
boy” Lorenzo Simoncini, ma quando sembrava
tutto deciso ecco arrivare la punizione beffa di
Marco Moschini per il definitivo 2 a 2.
Andando nella Liga (la serie B assomiglia sempre di più al campionato spagnolo, con l’unica
differenza che qui ci sono 3 squadre dominatrici e non 2), continua la marcia trionfale dell’Amatori Marzocca, Atletico Senigallia e Real Suasa, rispettivamente vincitori contro Cavalletti
Arredamenti, Beretti Marmi e Valcesano. Nota di
merito al San Silvestro di Luciano Olivetti, quarti
in classifica e dunque primo fra gli umani, che
ha avuto la meglio nella sfida contro l’Amatori
Arcevia grazie alla doppietta di Patrick Abritta.
Morale alle stelle dunque, in vista del derbyssimo della prossima settimana contro il Marzocca.
Capitolo arbitri.Non c’è che dire, è proprio un
periodo d’oro per i fischietti nostrani, che continuano ad imperversare sui campi della Uisp con
la loro imbarazzante silhouette, l’immancabile
arroganza e la solita incompetenza per tutto ciò
che riguarda il regolamento. Ovvio, non stiamo
E’ nato L’ECO DELLO SPORT
E’ nato cosi, in un uggioso pomeriggio delle idi di
Marzo. Ma che cos’è l’Eco dello Sport?
Di cosa si occupa questo bambino in fasce che si
affaccia timidamente nel mondo dell’informazione senigalliese?
Banalmente, potremmo dirvi che si tratta di una
finestra aperta verso piccoli mondi poco noti.
In direzione di attività locali che non hanno spazio, godono di poco risalto e forse, o proprio per
questo motivo, non riscuotono l’interesse che
meriterebbero. L’Eco dello Sport è una voce che
vuole farsi sentire, una voce che si propone di parlare di voi. Delle vostre passioni che non vengo-
A p r i l e
no ascoltate dal pubblico di massa. Ma per farlo
abbiamo anche bisogno di voi, abbiamo bisogno
della vostra collaborazione per essere ascoltati
e per farci ascoltare. Per esempio, quanti di voi
sanno che a Senigallia esiste una squadra di badminton? Quello sport che è anche una disciplina
olimpica?Anche perché pochi, davvero, immaginerebbero che esiste una squadra nella propria
città. Ma è uno sport e tanto basta per dargli voce.
Tanto basta affinché benefici del nostro rispetto.
Cosi come il curling, l’affascinante sport che consiste di far scivolare una teiera su di una lastra di
ghiaccio, praticato a pochi chilometri da casa no-
parlando di tutti i direttori di gara a disposizione in Via Tevere, ma della maggior parte si. La
cosiddetta crème de la créme, e visto che siamo in tema, vi diamo un assaggio, un piccolo
particolare per farvi comprendere meglio la situazione in generale: sabato 26 Marzo, campo
Vallone, Sant’Angelo contro Passo Ripe. Viene
espulso il guardalinee del Passo Ripe e nonostante c’è chi in campo ha provato a far notare
l’anomalia, la gara è proseguita ugualmente,
lasciando il posto vacante. Triplice fischio, 2 a
0 per il Sant’Angelo e… gara da ripetere per
evidente errore tecnico, commesso poi proprio
sotto gli occhi del designatore arbitrale, Carlo
Fuligna, che l’ha prontamente ravvisato. Inutile
dire la soddisfazione della squadra allenata da
Michele Pierandi! Abbiamo raccontato questo
episodio (il più eclatante tra tanti) perché ogni
tanto è giusto ricordare che questi signori, che
vanno in giro a dire che senza di loro non ci sarebbe il campionato o che sono quel che un calciatore amatoriale merita di avere come arbitro,
sono gli unici che vengono pagati!!!! Grazie.
l’Arcimatto
stra e pure ad altissimi livelli.
Si può fare, si può dar voce a tutto questo.
A chiunque abbia qualcosa da dire, a livello cittadino e non, basta che voglia esprimersi.
E’ nato con tanti buoni propositi il piccolo.
Senza far rumore. E vuole crescere, spera e conta
di riuscire a farlo. Insieme a voi.
E’ nata una nuova idea, discussa, verificata e realizzata con una velocità srupefacente e potrebbe
essere il trampolino di lancio per altri progetti
legati al mondo dello sport.
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a cura
dell’Avv.
Elena DISCEPOLI
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E
C
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di
AnnaMaria Appicciafuoco
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L’AFFIDO CONDIVISO
Nell’ottica di tutelare al meglio l’interesse del minore, la riforma della legge in materia di separazione
personale dei genitori sancisce il principio della
bigenitorialità nei confronti dei figli minori, ossia
della corresponsabilità di entrambi per quanto
concerne la cura, l’educazione e l’istruzione della
prole, anche dopo la separazione.
In sostanza, quello che si afferma è il diritto del figlio ad un rapporto completo e stabile non con uno
ma con entrambi i genitori, e ciò anche laddove la
famiglia attraversi una fase patologica, con conseguente disgregazione del legame sentimentale e,
talvolta, anche giuridico tra i genitori conviventi.
In precedenza era previsto un affidamento di tipo
monogenitoriale, per cui il minore restava affidato
al solo genitore considerato più idoneo a favorirne
il pieno sviluppo della personalità, dotandolo di
potestà esclusiva circa l’educazione, l’istruzione e
la cura; ciò senza escludere l’apporto e la presenza
del genitore non affidatario, che manteneva la potestà congiunta in ordine alle scelte più importanti
e alle questioni di straordinaria amministrazione.
C’è stata una rinnovazione in cui il legislatore ha
previsto, invece, come regola il principio dell’affidamento condiviso, mentre, come eccezione, da
motivare adeguatamente, quello esclusivo ad uno
dei genitori.
Oggi non scompare l’affidamento del figlio ad un
solo genitore, ma viene relegato all’ipotesi, residuale, in cui l’interesse del minore potrebbe risultare pregiudicato da un affidamento condiviso.
Posto che l’affidamento condiviso può essere pregiudizievole per il minore sia dall’origine o sia per
il verificarsi di fatti successivi al provvedimento di
affidamento, è previsto, altresì, che ciascuno dei
genitori possa, in qualsiasi momento, chiedere l’affidamento esclusivo.
I provvedimenti relativi alla prole devono essere
adottati con esclusivo riferimento all’interesse morale e materiale di essa.
Si afferma che non solo esiste il diritto di entrambi
i genitori di avere rapporti con i propri figli, in caso
di separazione, ma un tale diritto viene garantito
anche ai figli.
Il minore ha diritto ad avere rapporti equilibrati e
continuativi con entrambi i genitori e si sancisce
l’obbligo del giudice di procedere all’audizione del
minore, onde valutare il reale interesse dello stesso.
In tema di casa coniugale, se prima il giudice era
solito disporre l’utilizzo dell’abitazione in favore
del coniuge cui venivano affidati i figli minori, oggi
si fa esclusivo riferimento all’interesse di questi ultimi.
A T U PER T U. . .
co n l a Psi co l o g a
a cura della dott.ssa
Maria Pia AUGUSTI
Le coppie gemellari sono costituite da persone che
condividono il patrimonio genetico: le apparenze e
molte caratteristiche psicologiche. Gemelli omozigoti e
dizigotici; i primi hanno il patrimonio genetico identico
mentre nel secondo lo è al 50% come nei fratelli non
gemelli che possono somigliarsi molto oppure poco. Recenti studi confermano che fin dall’inizio dell’età scolare
i gemelli possono avere un ritardo linguistico rispetto ai
singoli nati che tuttavia scompare durante l’età scolare.
Usano fra loro un linguaggio “segreto” (criptofasia) non
comprensibile dagli altri. La stretta vicinanza dei gemelli
può portarli a una chiusura rispetto al mondo esterno
e un’incapacità di comunicare con gli altri interlocutori. I gemelli tra di loro tendono ad aiutare e sostenere il
A p r i l e
Quando le stagioni erano
verdi per un raggio di sole
Nokia la nuova serie T - Il noto marchio
finlandese ha una new entry nel mondo
della telefonia: il nuovo smartphone X7,
uno dal design moderno e dalle specifiche
tecniche molto interessanti. La serie comprende il modello T7-00 il primo Windows
Phone, il X7-00 serie music e l’E6-00 serie
buiseness. Dotato del supporto per le reti
HSPA (velocità massima in download di
10,2 Mbps, velocità massima in upload di
2 Mbps), Wi-fi e per le connettività Bluetooth, è provvisto di uno schermo OLED da 4 pollici e risoluzione di 360 x 640 pixel. La fotocamera integrata è una
8 Megapixel provvista di dual LED flash, zoom digitale,
geotagging e funzionalità per il vidorecording, anche in
HD a 720p. Il prezzo di vendita secondo quanto dichiarato dalla casa produttrice sul canale Conversations, è di
380 euro, tasse escluse.
LG Optimus Dual - Finalmente anche in Italia è giunto
il nuovo LG Optimus Dual (in Usa lo chiamano Optimus
2x), lo smartphone della casa produttrice sud coreana
con processore dual core e sistema operativo Android.
Un terminale con un design in linea con tutti i touchscreen presenti sul mercato. Viene venduto ad un prezzo di
499 euro.Tra le specifiche tecniche segnaliamo che è un
quadribanda GSM compatibile con le reti HSDPA (10,2
Mbps) e HSUPA (5,76 Mbps) dove non manca il supporto
per le reti Wi-fi e per le connettività Bluetooth, GPS/AGPS, USB, DLNA e HDMI. Il display touchscreen capacitivo è un 4 pollici con una risoluzione di 800 x 480 pixel,
ad oltre 16 milioni di colori. La fotocamera integrata è 8
Megapixel completa di LED flash, autofocus, zoom digitale, geotagging, smile detection, stabilizzatore d’immagine e funzionalità per il videorecording, anche in HD
a 1080p e c’è anche una camera secondaria anteriore da
1,3 Megapixel, per le videotelefonate e le videochat. Il
processore è un NVIDIA Tegra 2 a 1 GHz con architettura
dual core, il sistema operativo è Android 2.2 Froyo, aggiornabile alla release 2.3 Gingerbread.
Netbook Hercules eCAFE’ - Da questo mese i nuovi a
partire da 199-249 euro. Sono due gli ultimi netbook 10
pollici della linea eCAFÉ e presentano rinnovate piattaforme hardware, sistemi operativi e design. Lo Slim HD
e EX HD sono uno il più sottile e l’altro il più longevo
netbook della categoria. Il design è insolito con lo schermo e tutta la cornice che si possono chiudere all’interno
del telaio. Le dimensioni sono 300x171x21 mm, il peso
880 o 1100 grammi e lo schermo 1024×600 pixel. Possono gestire video HD 720p. Il sistema operativo è un
Linux dotato di
una suite da ufficio
compatibile con
Office e poi c’è un
lettore multimediale in grado di
leggere
formati
MKV, DivX, Xvid,
MPEG-2 e H.264.
(M.A.Martines)
partner e hanno difficoltà a differenziare il proprio stato
mentale da quello del gemello. Nell’adolescenza possono avere il problema di definire se stessi per avere un
futuro personale e differenziato per scegliere chi e come
si vuole diventare. Avendo una particolare intimità psicologica con la tendenza alla reciproca “dipendenza” hanno
difficoltà a differenziarsi sia dalle figure genitoriali sia da
co-gemello. La simbiosi affettiva crea difficoltà di separazione ma anche conflittualità e ambivalenza. Tanto più
forte è la dipendenza tanto più difficile la separazioneindividuazione reciproca che viene vissuta con ansia,
Paura e spesso somatizzazioni. Per comunicare al meglio
con loro è bene evitare espressioni come: “Voi due” inoltre
si devono instaurare brevi conversazioni a turno con un
gemello solo. Anche i complimenti e gli apprezzamenti
possono provocare conflittualità è bene quindi rapportarsi separatamente con ognuno di loro evitando di parlare
loro come se fossero un “UNICUM”.
AnnaMaria Appicciafuoco,
in questo suo esordio con
il racconto autobiografico
“Quando le stagioni erano
verdi per un raggio di sole” realizzato con la grazia
speciale di chi ama il proprio luogo nativo e con
una semplice naturalezza che traspaiono già dalle
prime pagine, riesce a far riaffiorare visibilmente
tanti ricordi di gioventù legati a significativi
eventi della comunità teramana e a toccanti
episodi familiari, rielaborandoli con la saggezza
che deriva dalle esperienze vissute durante la sua
attività d’insegnante in diverse province italiane. Li
spolvera appena dalla patina del tempo (anni 40
- dopoguerra - anni 50-60) e ce li restituisce come
nuovi, freschi, quasi intatti perché indelebili nel suo
vissuto. Quando descrive l’alternarsi delle stagioni,
i particolari legami affettivi all’interno della famiglia
e nella cerchia dei parenti e dei compagni di scuola
e di gioco, le figure caratteristiche degli artigiani
di una volta ed i loro mestieri ormai scomparsi,
soprattutto i sacrifici economici nonché l’arguzia
ed il buon senso dei genitori nel mantenere
dignitosamente una famiglia numerosa e far
proseguire negli studi i 4 figli, prova a mostrare
il lato romantico e la positività della vita che poi
dopo la laurea l’ha allontanata per un po’ negli
anni 70 dall’amato Abruzzo. L’autrice sente forte
l’appartenenza alle proprie radici, si mette in gioco
come fiera teramana, come donna ed insegnante
di lungo corso appassionata delle problematiche
sociali e sempre vicina agli studenti, per cui questo
suo racconto vuole essere un atto d’omaggio sia
alla propria città sia alle giovani generazioni.
Direi, in particolare, che si tratta di un racconto
gradevole per l’impianto discorsivo ed interessante
nel contenuto in tutti i suoi capitoli, che vive
di valori etici, di cuore e di solidarietà umana e
grazie alla nostalgia del bel tempo passato punta
a sollecitare, specialmente credo nei giovani lettori,
istanze di civile speranza nel futuro prossimo.
Mi preme dire sinceramente che la lettura del
testo è stata per me coinvolgente fin dalle prime
pagine per i temi trattati e davvero emozionante ed
interessata perché mi ha riportato indietro agli anni
della fanciullezza, quando l’Italia nei centri rurali
e nelle città del piccolo e medio ceto borghese
si stava riprendendo con coraggio e slancio ma
faticosamente dalle ferite e distruzioni della guerra
per inserirsi prepotentemente nel novero delle
grandi nazioni industriali europee. L’autrice, “Anna
Foco” come affettuosamente la chiamava papà
da piccola, nutre uno spiccato interesse per la
poesia, ricordando ancora con emozione lo studio
a memoria di alcune poesie, tanto è vero che il
filo conduttore del racconto autobiografico è “Il
fanciullino” del Pascoli che rimane in ognuno di
noi, come affermano nella prefazione le curatrici,
le figlie Carla e Simona Sancricca. AnnaM., che si
rivela fin dal primo approccio socievole, poliedrica,
tenace e determinata, coltiva anche, per quanto
detto prima, una notevole vena poetica che si può
apprezzare nelle due liriche inserite nel racconto:
“La calura estiva” dedicata al Gran Sasso “il gigante
buono” e “I bucaneve” dedicata alla madre, la figura
più determinante per la formazione dell’autrice.
Esse rendono al meglio i sentimenti più intimi di
AnnaM. La scrittura fa parte del suo immaginario: le
piace raccontare luoghi, personaggi e mondi. Una
passione, ritengo, scoperta presto e coltivata fin da
ragazza, grazie alle letture costanti durante gli studi
scolastici. Il suo racconto autobiografico raffigura
quindi un viaggio nell’anima dell’Abruzzo, che
vuol essere un omaggio alla bellezza ed al fascino
della sua regione, dando vita, materia e colori
alle sue rimembranze, dolci pensieri popolati da
personaggi semplici ma ricchi di valori e di simboli
universali, espressione del candore di una terra e di
una stagione fatte di emozioni, di radici comuni e di
tradizioni antiche.
Vincenzo Prediletto
2 0 1 1 _ w w w . e c o m a r c h e n e w s . c o m
r u b r i c h e
LA MODA
Come allevare un animale
a cura
a cura
Alessandra BUSCHI,
di
counselor
M.Antonia MARTINES
Per contatti:
di
[email protected]
M.Elisabetta GALLI
ONDE DEL TEMPO
di
Mauro MARCELLINI
disegno di Jiro Taniguchi
BTB
Biblioteca di Testi Brevi
“La natura ama celarsi” Eraclito
La nuova raccolta poetica di Mauro Marcellini costituisce per il lettore attento ed affinato sul piano
ermeneutico un invito ad ulteriori approfondimenti
interpretativi. Le voci della Natura, colte con vivida freschezza dal poeta, sono simboli di una realtà profonda, che non può essere data in aridi ed
asettici concetti, ma che va vissuta intensamente,
sentita interiormente. Risalta con forza il tema della
temporalità, come sembra indicare lo stesso titolo
del testo. Le Onde del Tempo richiamano il fluire,
il “tutto scorre di eraclitea memoria”. Non a caso è
l’elemento “acqua”, il mare ad essere protagonista
di versi molto suggestivi. Il poeta nel mare cerca la
propria anima. Gli abissi marini sono oscuri al pari
delle profondità dello spirito umano, in una ricerca difficile, problematica, che è però la cifra della
dignità di essere Uomo. Tutta la Natura è in consonanza con l’interiorità del poeta. “I confini dell’anima, sosteneva Eraclito, andando, non riusciresti
a trovarli, neppure percorrendo ogni strada: così
profonda ragione essa ha”. La poesia di Mauro ci
restituisce questo legame sottile ed armonico fra
l’Uomo e l’Universo, in una concezione spiritualmente immanentistica, che con delicatezza ci è
suggerita da tanti e svariati elementi naturali, quali
la pioggia, il vento, i granelli di sabbia, il gelo e i bucaneve, l’arcobaleno e la rosa. Non poteva mancare
l’amore per la natia Senigallia, con le sue colline
che abbracciano la marina, il profumo dell’estate
e le querce secolari. Senigallia non a caso città di
mare, ma soprattutto simbolo del mare e della sua
immensa ricchezza culturale. E poi la visione poetica si estende dalla nostra spiaggia ai boulevards di
Parigi, all’arte e alla pittura europea, ai cieli e alle
musiche d’Irlanda. “il cuore del poeta sa” che dopo
l’ultima poesia ci saranno altre emozioni, lungo un
cammino esistenziale che non ha mai fine, come i
“Viaggi Infiniti”.
Giulio Moraca
CANE: I PARASSITI INTESTINALI
UN NUOVO
ROMANTICISMO:
è questa la moda
primavera / estate
2011 che si esprime
attraverso
fantasie
floreali e botaniche,
colori vivaci, tessuti leggeri, pizzi e stampe.
Il rigore dell’asimmetrico rende raffinata la moda
che propone abiti monospalla, bluse e camicie,
gonne cortissime e shorts da usare sopra mini
leggins, un ritorno allo stile anni’60 e ’70.
Leggera e drappeggiata nella creazione di abiti
femminili e bon ton o nella sua versione più classica
è la tela jeans che anche quest’anno si riconferma
nell’abbigliamento femminile.
Nelle sfilate in questa stagione il colore
predominante è il blu, colore moderno dal fascino
antico, chic e sofisticato da abbinare ad altri colori
e accessori.
Giorgio Armani per questa primavera propone una
collezione ispirata ai Tuareg , incentrata sul colore
blu per rendere lo stile dei suoi capi raffinato ed
elegante.
Varie tonalità di blu sono anche le creazioni dello
stilista Yves Saint Laurent, tuniche di chiffon con
scollo all’americana, trench doppiopetto stretti in
vita dall’aria folk.
Il bluette è la tonalità che sceglie anche P. Dundas
per la collezione di Emilio Pucci dettagli tratti dal
mondo indiano per dare vigore ai modelli ispirati
alle atmosfere da hippy di lusso anni’70.
Stile etnico e femminile nella collezione di Cavalli,
che presenta abiti sensuali, aderenti a volte
succiniti in tessuti leggeri e morbidi con stampe
pitone e coccodrillo. Presenti anche pelli e frange
in camoscio leggero, fettucce di cuoio, patchwork di
pelli di rettile accostate a ricami e brillanti paillettes
per capi che mostrano trasparenze e nude look.
Per la moda maschile invece gli stilisti prevedono
uno stile tutto “corto”: bermuda, shorts e
pantaloncini corti, indossati anche di sera e nelle
occasioni più formali.
Blu, grigio, celeste e bianco sono i colori per la moda
maschile di Giorgio Armani, pantaloni con le pinces,
gillet in pelle, camicie con bottoni al colletto.
Per uno stile più trasgressivo lo stilista propone
magliette traforate, trench stampe pitone e
bermuda. Anche l’eccentrico John Richmond trova
sobrietà con completi grigi, i bianchi damascati,
i gilet a pelle ma accostati con sciarpe di seta sul
collo. Un abbinamento nuovo sono i cardigan dai
disegni rinascimentali sopra t-shirt indossati con
jeans strappati aderenti.
Anche per gli accessori la nuova stagione prevede
fioriture diffuse e coloratissime: borse, cerchietti,
spille e oggetti dall’animo vintage ma allo stesso
tempo di grandissima attualità.
Lo sapevate che tre giardini su quattro sono a
rischio parassiti intestinali?
Questo è un problema comune che può modificare
il benessere del nostro cane ad ogni età e fase della
sua vita. Per esporsi al rischio di contagio, il cane
deve stare in contatto di un ambiente contaminato.
I parassiti, che di solito non si vedono, sono come
i sintomi che se presenti sono comunemente
la diarrea e il vomito (anche con la presenza di
sangue), alito maleodorante, gonfiore del ventre,
aumento dell’appetito seguito da dimagrimento,
disidratazione, anemia, e se le condizioni generali
peggiorano si può arrivare alla morte. I parassiti
intestinali si dividono in: protozoi, nematodi (i
vermi tondi) e cestodi (i vermi piatti). I protozoi
sono organismi unicellulari, formati da una sola
cellula e microscopici e ne fanno parte i coccidi,
la giarda e il toxoplasma condii. I primi causano la
Coccidiosi, molto contagiosa e presente nelle zone
a clima caldo-umido.
La seconda che può colpire anche l’uomo è
provocata dai vermi tondi: ascaridi, ancilostomi,
tricocefali e ossiuri. I primi sono vermi lunghi e
sottili che vivono a livello intestinale e solitamente
i cuccioli nascono già infestati perché trasmessi
dalla madre. I secondi più minuti hanno un piccolo
uncino per aderire alle pareti dell’intestino e anche
questi passano ai cuccioli. Gli ultimi sono minuscoli,
filiformi e presenti nelle regioni calde o temperate.
Il toxoplasma è un protozoo che ha una fase extraintestinale e un’intestinale che interessa solo il
gatto, anche se infesta pure il cane.
Per quanto riguarda i cestodi si tratta di tenie,
parassiti che allo stadio “larvale” stanno in un ospite
e in quello “adulto” in un ospite di altra specie detto
“definitivo”.
Le tenie del cane sono il dypilydium caninum e
l’echinococco. Il primo è la tenia cucumarina, presa
dalle pulci che si manifesta con la comparsa di
piccoli grani attorno all’ano che danno un grande
prurito: il classico strofinare le natiche per terra.
Attenzione, anche questa può essere trasmessa
all’uomo. Il secondo, l’echinococco, passa la fase
larvale negli erbivori e raramente nell’uomo. La
regola ci dice che la cosa migliore da fare prima
di ogni altra è di impedire al cane di leccare o
mangiare quello che può trovare per terra, in
particolare le feci di altri animali e non dargli cibi
crudi. Solitamente è consigliabile portare il nostro
cane dal veterinario per i dovuti controlli e/o come
sempre accorgerci noi verificando che non ci siano
vermi nelle feci o se accade, nel vomito. Gli animali
adulti andrebbero trattati ogni 6 mesi.
MACELLERIA
Mauro Marcellini è nato e risiede a Senigallia. Laureato in Scienze Biologiche, insegna Matematica e Scienze presso la Scuola “G.Marchetti” di Senigallia.
Per questa stessa casa editrice ha pubblicato le raccolte di poesie “Primule fucsia” (2007), “La Giostra”
(2008), “Viaggi Infiniti” (2009) e “Sotto un solo cielo”
(2010).
La sua ultima pubblicazione verrà presentata in anteprima all’interno della Rassegna “Sognalibro” organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di
Senigallia il giorno 11 maggio alle ore 17.30 presso la
Sala Conferenze della Biblioteca Antonelliana.
A p r i l e
L’ARTE DI ASCOLTARE
Catamarca Carni
Alimentari - Salumeria - Arrosti Pronti
Carne di Vitello - Maiale - Agnello - Pollame
Specialità in taglio:
Asado Argentino
da
da lunedì
lunedì aa sabato:
sabato: 8:00
16:30--20:00
20:00
8:00--13:00
13:00 16:30
Via Lago di Garda,12 Borgo Ribeca - Senigallia
Cell. 329 9376865/392 0960511
2 0 1 1 _ w w w . e c o m a r c h e n e w s . c o m
Basta un piccolo esperimento: quando una persona vi sta raccontando qualcosa, provate ad
ascoltarla senza mai interromperla fintanto non
ha finito di parlare. Meglio ancora: prima uno
parla per una decina di minuti e l’altro ascolta,
quindi invertite i ruoli e chi prima ascoltava parla, mentre l’altro ascolta.
Una cosa da nulla? Invece non lo è. “Scoprirete
che è una delle cose più difficili che abbiate mai
tentato di fare”, diceva Carl Rogers, lo psicologo
statunitense che nel secolo scorso ha delineato
un nuovo tipo di aiuto alla persona, il counseling, il cui obiettivo non è quello di risolvere un
problema, quanto quello di aiutare la persona a
utilizzare le proprie risorse per migliorarsi e poter far fronte da sola ai propri problemi.
Tornando al nostro esperimento: quando una
persona ci sta parlando, qual è la nostra reazione? Ci può capitare di interromperla, di intervenire, far domande, dar giudizi, addirittura
intromettersi, magari portando una propria
esperienza e lasciando la persona che abbiamo
di fronte “non ascoltata”.
E come ci sentiamo noi, nella parte di chi vorrebbe essere ascoltato?
Perché ci è così difficile ascoltare? Quanto questo nostro “non saper ascoltare” ci ostacola nella
relazione con gli altri?
L’ascolto è determinante nella relazione: non è
soltanto percepire suoni e stimoli uditivi. Ascoltare è porre vera attenzione a ciò che la persona sta comunicando sia con le parole sia con le
emozioni. È permettere all’altro di esprimersi,
metterlo nella condizione di sentirsi rispettato
esattamente per ciò che sta dicendo e non per
ciò che noi presupponiamo voglia dire o non
dire.
Quando ascoltiamo tendiamo a prendere il sopravvento su ciò che effettivamente l’altro sta
dicendo, e se anche non lo facciamo a parole,
propendiamo a farlo dentro di noi, portando
noi in primo piano e rapportando ciò che l’altro
dice al nostro giudizio e alla nostra personale
esperienza.
Mentre ascoltiamo, alla nostra mente si affacciano domande, risposte, immagini appartenenti
a noi e non alla persona che sta parlando. Ci è
difficile non intervenire dando un giudizio, non
resistiamo a dare “solo un piccolo consiglio”,
ipotizziamo, presupponiamo, indaghiamo con i
perché, ci auto-incarichiamo di andargli in soccorso quando forse quella persona ha soltanto
bisogno di sentirsi ascoltata, senza tener conto
che un consiglio che crediamo buono per noi
non lo è necessariamente per l’altro.
No, saper ascoltare non è così semplice. È un’arte che, come ogni arte, può essere appresa.
Qualcuno ha una specie di talento naturale nel
metterla in pratica, altri hanno bisogno di imparare a utilizzare gli strumenti necessari. Saper
ascoltare invita la persona a parlare, ad aprirsi, a
permettersi di entrare in contatto con se stessa
e con noi, sostenuta dalla fiducia del nostro atteggiamento non giudicante, sentendosi accettata e stimolata. Saper ascoltare è già di per sé
un’abilità d’aiuto.
Ogni volta che ascoltiamo trasmettiamo dei
messaggi. A chi non è mai capitato di rendersi conto che l’altro non ci sta ascoltando da
una sua furtiva occhiata all’orologio o dal suo
sguardo che vaga per la stanza? Educarsi all’arte dell’ascolto significa innanzitutto rivolgere
l’attenzione a noi stessi, osservarsi, ascoltare ciò
che ci suscitano le situazioni che viviamo, quali
emozioni ne emergono.
Se vi va, quindi, provate a fare il piccolo esperimento dell’inizio, mettendovi sia nei panni di
chi ascolta sia in quelli di chi viene ascoltato.
Poi, concedetevi un po’ di tempo e restate in
ascolto di quello che accade dentro di voi.
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