“Popolo e Carabinieri”

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“Popolo e Carabinieri”
“Popolo e Carabinieri”
Cari Amici Carabinieri, Poliziotti e Militari, di ogni ordine e grado, in servizio e in
Cari Amici Carabinieri, Poliziotti e Militari, di ogni ordine e grado, in servizio e in congedo,
congedo,
Cari Cittadini che credete nei nostri stessi valori, dell’onestà e delle purezza dei sentimenti
Cari Cittadini che credete nei nostri stessi valori, dell’onestà e delle purezza dei
e della forza delle proprie idee,
sentimenti e della forza delle proprie idee,
con oggi iniziamo una nuova rubrica intitolata “I Carabinieri e il Popon una immagine molto
con oggi iniziamo una nuova rubrica intitolata “Il Popolo e i Carabinieri”, con una
significativa: “I Militari dell’Arma, a simbolo di tutti i Cittadini/Lavoratori in divisa, che marciano insieme
immagine molto significativa: “I Militari dell’Arma, a simbolo di tutti i Cittadini/Lavoratori in
al Popolo del Quinto Stato, per reclamare quei diritti che spettano ad un cittadino di una Repubblica
divisa, marciano insieme al Popolo del Quinto Stato, per reclamare quei diritti che spettano ad un
democratica. Sopra la testa dei Carabinieri e del Popolo un cerchio che rappresentè èaè rappresentato
cittadino di una Repubblica democratica. Fra il Popolo e i Carabinieri è raffigurato un cerchio che
l’Europa, che è diventato un filo spinato”.
rappresenta l’Europa, che è diventato un filo spinato.
In questa rubrica faremo riflessioni sui grandi sistemi e sui sentimenti che muovono gli animi dei
I Carabinieri sostengono il Popolo non con le armi, ma con la loro immagine di onestà,
giusti e degli onesti, che sono non solo coloro che non rubano denaro, ma anche i non ladri di verità!
lealtà e fedeltà alla Collettività e ai valori imperituri della Nazione”.
In questa rubrica faremo riflessioni sui grandi sistemi e sui sentimenti che
muovono gli animi dei giusti e degli onesti, che sono non solo coloro che non rubano denaro, ma
anche coloro che non sono ladri di verità!
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Capitolo VI
Salviamo la nostra fede!
Cari Mediterranei,
da almeno trecento anni, dal tempo dei lumi, stiamo assistendo, alla demolizione della Chiesa e
della figura di Cristo.
Da quando negli ultimi 40 anni si sta procedendo, in modo sistematico e scientifico, a smantellare
Cristo e la sua fede, l’artista, che è in me , si è ribellato.
Ho detto adesso “BASTA”.
Cristo non si tocca, anche nella sua espressione più vera, quella del Crocifisso, che deve essere
lasciato in ogni luogo simbolo della nostra identità religiosa.
Noi, in piena osservanza del principio di Cristo di amare il prossimo, addirittura i nostri nemici, e di
accogliere l’ospite, perché in costui c’è Gesù, rispettiamo i fedeli di altre religioni, che consideriamo nostri
fratelli.
Ma non possiamo permettere che venga dileggiato Gesù Cristo, il fondatore della nostra religione,
con mille artifici e ragionamenti contorti.
L’artista, che è in me, ha, in questo contesto di difendere ad oltranza Cristo:
- musicato l’intero “Vangelo di Matteo”;
- composto l’opera “Maria di Magdala”, in cui è detto in modo chiaro e netto che un testimone
ha visto Cristo, risorto, uscire dalla tomba;
- scritto il libro “Dov’è il Corpo di Cristo”, per tappare la bocca a speculatori, che negli ultimi anni
hanno redatto addirittura romanzi solo per fare denaro.
Il mio intento è quello di
a) accrescere la fede dei Cristiani;
b) confutare le teorie, che sono sorte sbrigativamente, sulla vita, morte e resurrezione di Cristo.
Si sono inventate le più strampalate ipotesi e diverse persone, che non sanno discernere chi parla
con lingua biforcuta da coloro che fanno coscienziose indagini per scoprire verità sulla vita del Maestro, che
sono ben accette, hanno abboccato all’amo.
Con le mie opere, tendo ad aprire gli occhi ai veri fedeli per renderli partecipi e sicuri nelle loro
convinzioni religiose.
I mistificatori si sono inventati:
- un viaggio di Cristo in Oriente, da quando aveva 12 anni sino ai 29, con il nome di Santo Issa, per
giustificare il silenzio assoluto dei vangeli canonici su questo periodo della vita di Gesù;
- la condanna politica, non religiosa del Maestro;
- la morte apparente di Cristo, che, quindi, non è risorto;
- il ritorno di Cristo in Oriente, per tema di ulteriori persecuzioni dopo la resurrezione, con il nome di
Yuz Asaf in Kashmir, dove morì e fu sepolto nel Mohalla Khanyar sulla riva di un lago, nel luogo noto
come Rauza Bal;
- il matrimonio di Cristo con Maria Maddalena, dalla quale Gesù avrebbe avuto almeno un figlio, che
avrebbe dato origine alla famiglia reale dei Merovingi;
- il matrimonio di Gesù con una donna, di nome Marjan, datagli in moglie dal Raja del Kashmir
Shalewahin. Questa donna diede diversi figli a Gesù. Ed oggi c’è un uomo che si dichiara diretto
discendente di Gesù Cristo. Il suo nome è Sahibzada Basharat Saleem;
- il tema della reincarnazione, che Gesù avrebbe in modo velato indicato ai suoi discepoli.
Per confutare queste teorie, ho proceduto in modo rigoroso, sia sul piano culturale, che artistico.
Dapprima ho ricercato l’identità del giovane, che l’evangelista Marco indica all’interno del sepolcro,
all’arrivo delle tre donne, la domenica della resurrezione.
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Quindi ho ricostruito la vita del soldato romano, Lucio Birrio Prisco, originario di Verona, partendo
dalla stele funeraria, che ho trovato nella caserma dei Carabinieri di Tor di Quinto a Roma, che è vissuto
nella prima metà del I secolo dopo Cristo.
Quindi ho proceduto alle interpretazioni delle lettere di Lucio Birrio Prisco, che sono state trovate in
una chiesa protocristiana di Verona, scritte alla madre dalla Palestina, luogo dove lui ha svolto il suo servizio
militare.
Esibirò queste lettere dopo che sarà proiettata a Lacugnano (PG) l’8^ parte del Vangelo di Matteo il
14 settembre alle ore 21,00.
Vi prego di accorrere numerosi perché dal 14 settembre dall’Umbria, terra di San Francesco
d’Assisi, che più di ogni altro ha saputo interpretare ed attuare il pensiero di Cristo, partirà il messaggio
della rinascita del Cristianesimo da parte del Popolo di Dio, che è il vero messaggero di Cristo, come ha
detto Papa Francesco.
Ritorniamo a vivere, con fede, gioia e serenità
Antonio Pappalardo
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