31° festival di Annecy. Dall`astrazione poetica al realismo sociale

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31° festival di Annecy. Dall`astrazione poetica al realismo sociale
31° festival di Annecy. Dall’astrazione poetica
al realismo sociale
31° Festival Internazionale del Film d’Animazione. Report sulle produzioni
più interessanti dell’edizione 2016 del festival di Annecy.
Camminando tra gli stand del MIFA (Marché International du Film d’Animation del festival di
Annecy) dove le società cinematografiche e televisive di tutto il mondo vengono a presentare le loro
produzioni recenti, i cartoni animati manga e 3D sembrano dominare incontestati il mercato attuale.
Eppure, il festival si apre con due “proiezioni-evento” (screening event) che escono completamente
dai binari predefiniti dal mercato: Belladonna of Sadness e The RedTurtle.
Belladonna of Sadness (1973) del giapponese Eiichi Yamamoto, è l’ultimo di una trilogia di film
erotici intitolata Animerama. Recentemente restaurato, il film è un’avventura grafica che trasporta
lo spettatore in un universo incongruo, dove la liberazione sessuale femminile degli anni ’70 è
incarnata da una tragica eroina medioevale. Purezza e amore si mescolano a demoni e soprusi. La
bellezza dell’eroina e gli a-plat floreali dalle rimembranze klimtiane si alternano a colori e disegni
psichedelici, tipici della cultura underground dell’epoca. I disegni su cellulosa creano trasparenze e
sovrapposizioni. Violenza e piacere si trasformano in motivi geometrici, e il disegno – a tratti
raffinato in pura astrazione.
Selezionato al festival di Cannes, The Red Turtle (2016) racconta la vita di un uomo naufragato su
un’isola deserta. Sebbene impregnato dello stile grafico del famoso studio giapponese Ghibli (che ne
è in effetti coproduttore), il film lascia emergere la mano del creatore, l’olandese Micheal Dudok De
Wit. I paesaggi marini si riducono a linee d’orizzonte, mentre i personaggi si muovono all’interno di
ampie vedute naturali dominate dal colore.
Sempre nel solco del film d’autore, ecco le produzioni che si sono distinte rispetto ai film che
possiamo considerare più innovativi ma vicini al mainstream.
Anch’esso ambientato in una spiaggia deserta, Louise (2016) è la storia di un’anziana signora
davanti alle intemperie e alla solitudine di una piccola stazione balneare in inverno. Realizzato da
Jean-François Languionie, uno dei rappresentanti storici dell’animazione francese, lo scenario si
popola dei sogni e ricordi della sua anziana eroina. Immagini mentali rese magistralmente grazie ai
paesaggi vuoti, quasi metafisici, del suo autore a cui il festival dedica un’intera retrospettiva.
Questo stile sintetico raggiunge il suo apice con un altro film in competizione al festiva di Annecy,
La Jeune Fille sans mains di Sébastian Laudenbach. Qui il disegno diventa schizzo e allo
spettatore resta il compito di riempire i vuoti lasciati dalle silhouette appena abbozzate.
All’opposto di questa tendenza che sembra annunciare il ritorno verso uno stile pittorico, dominato
da un’immagine poetica che rivendica la mano dell’autore, si oppone una tendenza che potremmo
definire di realismo sociale. Film il cui disegno sembra l’estrapolazione di un’immagine fotografica e
l’animazione la captazione di un movimento reale. E il cui contenuto ha una vocazione sociale.
Il coreano San-Ho Yeon con Seoul Station, (2016) propone un film di zombie, dove l’horror si
mescola alla denuncia sociale. Una giovane ragazza è prigioniera in una stazione metropolitana
popolata di zombie, mentre il suo compagno e suo padre cercano disperatamente di salvarla. Ma il
“padre” si rivela essere il ruffiano da cui la giovane prostituta era scappata…
Dall’estetica simile, anche se privo di colore, Manang Biring (2016) del filippino Carl Joseph Papa,
racconta la storia di un’anziana venditrice ambulante di saponi, ormai allo stadio terminale di un
tumore ai polmoni. Mescolando amicizia e fratture familiari, il film è uno spaccato di vita quotidiana
di una società in piena evoluzione, dove, al fianco del traffico cittadino, delle discoteche, dello
spaccio di anfetamine persiste la casa senza elettricità dell’anziana eroina.
25 April (2016) della neozelandese Leanne Pooley, è un film documentario basato sui diari di guerra
di sei soldati. Il film ripercorre la storia dell’invasione neozelandese a Gallipoli, in Turchia, durante
la I Guerra Mondiale. Un’ operazione militare tragica la cui data è ad oggi il giorno nazionale di
commemorazione dei caduti di guerra. Dalla vocazione didattica, la scelta di trattare il tema
documentario e sociale attraverso un film d’animazione testimonia della varietà di cui gode oggi il
cinema d’animazione d’autore il quale, al di fuori dei grandi circuiti di produzione e distribuzione, è
capace di spaziare dall’astrazione poetica al realismo sociale.
Giada Connestari
Il festival di Annecy si è svolto dal 13 al 18 luglio.
Festival international du film d’animation d’Annecy
Focus sull’edizione 2015 del festival di Annecy