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Editoriale
www.ilperiodico.it
Eur Torrino News Pubblicazione mensile
ANNO VI n° 4 aprile 2008
Editrice: Service & Business 2001
Direttore Editoriale: Sergio Di Mambro
Direttore responsabile: Riccardo Alfonso
Redazione: Via degli Eroi di Rodi, 214
Tel. 06.5083731
Grafica: Fabio Zaccaria
Eva Tarantino
Stampa: Ripoli snc
Hanno collaborato:
Marta Cecchini, Francesca Colaiocco,
Paola D’Angelo, Fabio Zaccaria, Barbara
Frascà, Michele Torella, Alessia Niccolucci.
Per la pubblicità su “Eur Torrino News”
telefonare al numero: 06.5083731
oppure al 380.3965716
La direzione si riserva il diritto di valutare
i testi pervenuti.
Il materiale non verrà restituito.
Finito di stampare nel mese di:
aprile 2008
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Il telaio di Elena: antiche donne di oggi
Cinema: Interview
Open space: The Gimp - Grafica professionale Open - Source
Acqua, farina e…
Musica: Tiromancino - L’anima romantica del Rock
Cinema: Questa notte è ancora nostra/Juno
Bau & Miao: la rubrica degli animali
Bacheca annunci
Condiglio Regionale informa
Su e giù per il Lazio: Civita di Bagnoregio
Planet Flower: Le Orchidee
Il Salvagente
Cinema: 27 volte in bianco
Planet Cinema: le anteprime di maggio
Oroscopo
La storia dell’EUR, VIII Puntata
Romalive e IFO informano
Municipio XII informa
Romalive al Vinitaly
La Regione informa
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Editoriale: cosa succederà?
] a cura di Sergio Di Mambro [
Quest’anno, il 2008, è iniziato a tinte fosche e
con molte domande senza risposte. La gente è
preoccupata, spesso confusa e persa nel labirinto di una vita sempre più ritmata dal caos
che tutt’intorno si avverte. Pensate al petrolio
che continua la sua corsa verso i 200 dollari al
barile, i costi dell’energia che continuano ad
aumentare, i prodotti di prima necessità sempre più costosi, un’economia virtuale ( la borsa
e i vari artifizi finanziari) al posto di un’economia reale, e ancora nessuno ci dice quali strategie mettere in campo per un’emergenza planetaria. Una crisi politica, economico-finanziaria, strutturale e soprattutto umana. L’uomo
è solo, confuso, annichilito e depredato di ogni
sicurezza. Errori su errori di una classe politica
vecchia e priva di idee e ideali, persa nel pantano delle connivenze affaristico-mafiose e con
un modello di paese “tombale”. Dietro paroloni
inutili nascondono il loro gretto uso del potere
per conservare poltrone, posizioni, aziende
senza sapere dove si sta andando. Pur di mantenere i loro poveri e vuoti privilegi sono disposti ad “uccidere il pianeta” e i propri simili.
Mai ho sentito politici di destra o di sinistra
occuparsi di ricerca, di nuove fonti energetiche, di un’economia con nuove regole, di agricoltura, di turismo, ecc… No, li ho sentiti parlare di piano regolatore regalando migliaia di
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ettari di terreno ai costruttori, senza preoccuparsi della vita dei cittadini, li ho sentiti parlare di nucleare come se fosse la soluzione al problema petrolio. Fanno ridere, nemmeno gli Usa
credono al nucleare. Sanno che l’uranio su questo pianeta ha giacimenti limitati? Le scorie
dove le portiamo? Nelle loro case? C’è una via
d’uscita, e questa passa dal nostro grado di
consapevolezza, dal volerci impegnare seriamente nella nostra vita senza delegare a chi è
ormai cadavere putrefatto (parlo di questa politica). La nostra salvezza e quella di questo
pianeta passa attraverso un cambiamento epocale, e precisamente: oggi il mondo non può
più essere governato dai politici, ma dalla ricerca, unico strumento assieme a persone illuminate come lo era Papa Giovanni Paolo II, per
reinvertire una rotta, quella attuale, senza speranza.
Il telaio di Elena:
Antiche donne di oggi
Notre-Dame ha detto di no al massacro degli angeli del Tibet: Parigi vale più di un'Olimpiade, oltre
che di una messa.
La vita e la sua difesa devono essere al centro di
tutte le politiche e di tutte le scelte: sia che la vita
sia un bene in arrivo, sia che sia nel presente, negli
occhi di una donna dinnanzi a un bivio, sia che sia
rugosa e si avvii al suo termine, cercando il diritto
di un lieto fine.
Alle base di una politica al femminile, che sia fatta
in una cucina o altrove, ci deve essere lo sguardo di
una donna. Non di una donna qualunque, non di un
essere nato casualmente di sesso femminile, ma di
una giardiniera della vita, di una nutrice che senta
della poesia nella scelta, ne colga la filosofia, l'amore della conoscenza della vita.
Filomena non capisce la guerra: accetta la legge
degli uomini, ma lei non capisce cosa significhi morire se non quando, come un albero o una pianta
del suo orto, la fine naturale o un'altrettanto naturale catastrofe non la recida o la spenga. Filomena
sa solo che i suoi figli vanno a morire, se qualcuno
non li proteggerà, e il resto non conta.
La vita va protetta ad ogni costo, la vita di tutti.
Il potere della ragione, per quanto affascinante nel
suo narcisismo, non tutela le nostre vite, le esistenze dei nostri figli e ci si dimentica che il potere della madre è più forte di quella del padre, di
fronte alla vita, come maggiore è la sua responsabilità.
Si sentono frasi vendute per femminili, come "Io
sono una donna non convenzionale", o "Io sono
una donna semplice" o "libera" e così via. Ma quale donna, dicendolo, volge un occhio anche alla
sua pancia? A quella calamita che ti trattiene a terra, vicino ad essa e ai suoi cicli naturali, fonte di vi-
ta fisica e psichica, ricchezza del cuore per le donne e per chi attorno a loro ruota?
Chi di noi si ricorda del senso della vita quando decide chi sposarsi, quando vota, quando sceglie, insomma, qualunque via che comporti una responsabilità non solo verso se stessa, ma anche verso
qualcun altro?
Filomena amava "combinar matrimoni" per tutelare la vita, di chi amava e di chi sarebbe venuto dopo di loro.
Alcune bambine piangono quando divegono donne: capiscono, pur senza saperlo in coscienza, che
da quel giorno devono lasciare l'innocenza per
] a cura di Alessia Niccolucci [
prendersi una responsabilità che non è più solo
della propria persona.
L'era presente ci soccorre con la scienza e la conoscenza: ma la coscienza è un dovere tutto tuo,
donna.
Il silenzio è d'oro, purché non sia vigliaccheria o
ipocrisia: un tempo forse, le donne non potevano
parlare. Oggi, credo, debbano.
A volte c'è molta più saggezza nel centrino di una
nonna che nelle tesi di laurea e nei bilanci economici di una giovane donna, poiché nei primi si legge, intessuta nella trama, l'arte della pazienza.
Filomena
Donne che parlavano con gli alberi
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Interview
] di Paola D’Angelo [
Un film di Steve Buscemi con Steve Buscemi e
Sienna Miller. Prodotto da Columbia Pictures e
Ironwork Production. Distribuito in Italia da Fandango distribuzione. Colore. Nelle sale cinematografiche dall’11 aprile.
Pierre: Cosa rende un uomo affascinante?
Katya: Una cicatrice!
Pierre: Perché?
Katya: Perché una donna ne ha quasi sempre
una!
Interview ha una storia che prescinde dalla sua
trama poiché è la riproposizione dell’omonimo
film di Theo van Gogh, regista olandese assassinato il 2 novembre del 2004 da un fondamentalista islamico, reazione causata dal ritratto dell’Islam che Van Gogh aveva reso nel suo cortometraggio Submission:Part 1.
“Triple Theo” è il nome della trilogia di cui Inter-
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view fa parte, un progetto nato in omaggio a Van
Gogh, il cui desiderio era di riambientare i suoi
film negli Stati Uniti.
I produttori Bruce Weiss e Gijs van de Wastelaken
hanno deciso di realizzare il sogno di Theo dando
vita ad una trilogia il cui tema principale è il conflitto tra uomo e donna.
Oltre a Steve Buscemi altri due registi sono stati
chiamati per la realizzazione di questo progetto,
e sono: Stanley Tucci, regista di 06, la storia di
un incontro anonimo su una linea telefonica, e
Bob Balaban, regista di Blind Date, film che racconta la vicenda di due persone accomunate dalla tragica esperienza della morte di un figlio.
Steve Buscemi ha accettato, oltre che di dirigere
ed interpretare il film, anche di riscriverne la sceneggiatura per poterlo riambientare nella sua
New York.
Interview racconta la storia di Pierre Peders (Steve Buscemi), un giornalista autodistruttivo dal
duro passato, e Katya (Sienna Miller), un’attrice
di soap apparentemente frivola e superficiale.
Si ritroveranno, entrambi controvoglia, a dover
fare un’intervista che, con il passare delle ore, costringerà i due a frantumare i propri ruoli, dando
vita a un’intimità non consueta alla situazione.
Si alterneranno momenti di estrema dolcezza e
sensualità, a momenti di violenza verbale e fisica
che porteranno i protagonisti a confessarsi l’incoffessabile.
La loro diventerà una partita a scacchi in cui lo
scacco matto sarà ad opera del giocatore più furbo e senza scrupoli. Entrambi metteranno in scena una rappresentazione teatrale dove Pierre interpreta un uomo calmo, comprensivo e anche
un po’ insicuro, mentre Katya darà prova delle
sue doti di attrice.
Un dialogo sulla menzogna in cui, fino alla fine,
non si scoprirà chi dei due racconta la verità (se
realmente ne esiste una).
2001 si è recato nella sua ex caserma per prestare servizio come volontario. Lavorò a ground zero
dodici ore al giorno per una settimana cercando i
sopravvissuti e i corpi delle vittime tra le macerie, e per tutto il tempo evitò le telecamere scegliendo di agire in modo anonimo come qualsiasi
pompiere.
Ti incolla allo schermo, man mano che la narrazione prende vita cresce il desiderio di giungere
alla fine della storia per potere scoprire fino a
che punto i personaggi sono disposti a spingersi
per ottenere ciò che desiderano, che sia un’intervista, sesso, o una semplice chiacchierata tra
due persone in realtà molto simili.
Nonostante i dialoghi si svolgano quasi esclusivamente tra i due protagonisti, la visione non risulta noiosa e ridondante poiché si alterna tra
scene di forte enfasi e scene divertenti. Il risultato finale è uno staordinario racconto disfunzionale tra due persone uniche.
È semplice cadere nella trappola di facili paragoni con l’originale, ma una cosa bisogna dirla: Buscemi, in accordo con i due produttori, ha deciso
di utilizzare la stessa tecnica di ripresa di Van
Gogh, il sistema delle tre camere digitali. Una
camera si concentra sul protagonista maschile,
una sulla protagonista femminile e la terza camera “master” cattura entrambi gli attori.
È un linguaggio cinematografico innovativo che
crea sul set un’atmosfera unica, ma soprattutto
permette di girare in tempi molto brevi e di fornire moltissime inquadrature, oltre ovviamente a
girare con un budget non troppo alto e ad avere a
disposizione moltissimo materiale da utilizzare
per il montaggio.
Lo stesso Buscemi sostiene che quello delle tre
camere simultanee è un sistema che ha permesso, sia al regista che alla Miller, di improvvisare
tranquillamente avendo la consapevolezza che
nessun aspetto della recitazione sarebbe andato
perduto, dando inoltre al film uno stile simile a
quello teatrale.
Iene di Quentin Tarantino, per il quale ha vinto
l’IFP Spirit Awards. Da allora, è diventato l’attore
preferito di molti rinomati registi come Tim Burton, i fratelli Coen e John Carpenter.
Oltre al suo talento come attore, Buscemi ha dimostrato di essere un bravissimo scrittore e regista. Il suo primo lungometraggio è Mosche da
Bar, presentato al Festival di Cannes nel 1996. Il
secondo film, Animal Factory, racconta la vicenda
di un giovane finito in prigione con una sentenza ingiusta che lo porterà a trasformarsi nel prodotto dell’ambiente in cui è stato catapultato.
Nella sua vita ha preso parte alla realizzazione
di molti film, ma ciò che lo rende un personaggio
unico è sicuramente la sua precedente esperienza
nei vigili del fuoco di New York tra il 1980 e il
1984. Durante gli attentati dell’11 settembre
Attore-regista, Buscemi ha costruito la sua carriera grazie all’interpretazione di straordinari personaggi unici e indimenticabili.
Lo abbiamo visto in moltissimi film, ma forse il
personaggio che è rimasto nell’immaginario comune è quello di Mr. Pink nello straordinario Le
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Aspettando il Banco delle
Giovani Marmotte
] di Eugenio Benetazzo [
Con il termine inglese bank runs si identifica una
richiesta contemporanea e massiva di rimborso
dei depositi presenti presso un determinato istituto di credito. Le scene che abbiamo visto l’estate scorsa innanzi alle filiali della Banca Northern Rock rappresentano un tipico esempio di
bank runs ovvero, traducendo letteralmente, una
corsa alla banca per prelevare il contante ivi depositato. L’attuale congiuntura che stanno vivendo i mercati finanziari del pianeta (innanzi
alla peggiore crisi economica dal dopoguerra ad
oggi, secondo Alan Greenspan) sollevano non
poche considerazioni e perplessità in merito ai
sistemi di tutela dei depositi attualmente in essere per contrastare e gestire gli effetti di una
crisi strutturale dell’intero sistema creditizio.
Consideriamo a riguardo che alcune delle più
grandi banche del mondo (ed in teoria anche le
più solide e sicure) sono state recentemente in
prossimità di un default finanziario, prospettiva
impensabile fino a cinque anni fa.
Tralasciando l’analisi macroeconomica già trattata in altre occasioni (www.eugeniobenetazzo.com/recensioni.html) ritengo interessante
soffermarmi sui modi e tempi messi in essere dal
nostro paese nell’eventualità che si verifichi un
caso Northern Rock anche in Italia. A riguardo
infatti il nostro paese prevede per legge la presenza di un organismo di garanzia che possa contribuire al mantenimento della stabilità finanziaria evitando appunto comportamenti di bank running, il nome di questo organismo viene riportato solitamente sull’intestazione di ogni estratto
di conto bancario: a proteggere i depositi dei risparmiatori e correntisti italiani ci pensa il cosidetto FITD ovvero il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Il nome in sé dovrebbe già rassicurare chi sta leggendo. In teoria dovrebbe essere così. Ma siamo certi che anche una sua estrema
applicazione pratica non consenta il salvataggio
di quanto depositato?
Cominciamo con una buona notizia. L’unica, purtroppo, a mio giudizio. L’Italia detiene l’assicurazione con l’importo maggiore (103.000 euro) all’interno dell’Unione Europea a copertura dei depositi presenti presso i suoi istituti di credito.
Altri paesi europei sono molto meno virtuosi di
noi, in Francia, per esempio, la copertura è di
70.000 euro, in Germania di 20.000 euro e nel
Regno Unito circa 45.000 euro. Per una volta
tanto l’Italia eccelle sugli altri.
Quello che dovremmo conoscere non è tanto il
massimale assicurato dall’organismo di garanzia
(che non ha fatto altro che recepire una direttiva
comunitaria la quale imponeva un minimo di garanzia di almeno 20.000 euro), ma le modalità di
intervento del fondo di garanzia per far fronte
alla stabilità e solidità del sistema bancario italiano. Tanto per iniziare, sappiate che questo
fondo non è un contenitore di liquidità e risorse
finanziarie o meglio ancora non è una cassaforte
che detiene oro, euro, immobili e preziosi, come nell’immaginario collettivo si pensa tutt’oggi.
Niente di tutto questo. Nella fattispecie infatti il
Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi è un
consorzio obbligatorio di diritto privato a cui
aderiscono le circa 300 banche presenti nel territorio italiano (tranne le banche di credito coope-
rativo che hanno a loro volta un proprio fondo di
tutela dei depositi).
Un eventuale intervento di questo fondo a copertura di un default finanziario di un istituto di
credito italiano si configura pertanto come un
intervento congiunto in comune partecipazione
da parte di tutte le altre banche che aderiscono
al fondo attraverso l’immissione di liquidità e/o
fondi nel sistema o nella banca sventurata ormai in crisi o insolvenza manifesta. In buona sostanza questo fondo è privo di risorse proprie. Il
fondo, che dovrebbe chiamarsi consorzio e non
fondo a mio modesto parere, si preoccupa
di coordinare, a livello di tesoreria, gli accantonamenti contributivi di cui ogni banca deve rispondere in base al volume dei suoi depositi e ad
uno specifico livello di rischio. Questo tipo di
approccio presuppone una lentezza di intervento
nell’effettuare eventuali rimborsi nel caso del fal-
limento di un soggetto bancario, a causa della
necessità di raccogliere i conferimenti da parte
delle varie controparti bancarie, sottolineando
invece una preoccupante inefficacia in caso di
crisi strutturale dell’intero sistema bancario.
Questa considerazione infatti permette di intuire
come agisce il fondo a livello pratico: se una banca fallisce, tutte le altre intervengono per sorreggerla attraverso il ricorso a fondi propri appositamente accantonati (o almeno che dovrebbero
essere stati prudentemente accantonati). Mentre nel caso di una crisi strutturale del sistema
(quella menzionata da Alan Greenspan), quindi
per esempio due grandi gruppi bancari che si trovassero in situazioni analoghe a quelle della Northern Rock, il fondo risulterebbe sostanzialmente incapace di intervenire. Questa incapacità deriverebbe da uno stato di insolvenza che colpirebbe con effetto domino una moltitudine significativa di banche aderenti al fondo incapaci a loro volta di sostenere le prime in default.
In questa eventualità solamente un intervento
pubblico potrebbe essere in grado di salvare l’intero sistema bancario. Per l’ennesima volta compare lo spettro del prestatore di ultima istanza
che attualmente in Italia ed in Europa non è ancora molto ben identificato ovvero il soggetto
che per ultimo dovrebbe essere in grado di mettere una pezza finale al buco che si è venuto a
formare. A riguardo allora ognuno di voi tragga le
dovute considerazioni sulla base di quanto proposto recentemente in occasione del meeting
Ecofin svoltosi in Slovenia, all’interno del quale i
banchieri centrali dell’Unione Europea hanno
proposto un memorandum of understanding dal
quale si evince la totale assenza di interventi con
denaro pubblico a sostegno dell’azionariato di
banche in eventuali difficoltà. Pertanto consiglio a tutti di aprire il prima possibile un conto di
deposito presso il Banco delle Giovani Marmotte
in quanto grazie alle fideiussioni di Zio Paperone
potremmo contare su una banca solida ed in grado di resistere anche ai take over ostili da parte di
Rockerduck: grazie alle competenze di Qui, Quo e
Qua, finalmente saremo in grado di costruire un
innovativo ed inattacabile sistema bancario.
www.eugeniobenetazzo.com/tour.html
www.youtube.com/eugeniobenetazzo
Open Space: finestra sul mondo del Software libero
The Gimp - Grafica professionale Open Source
] di Fabio Zaccaria [
Questo mese ci occupiamo di un settore che annovera moltissimi appassionati tra gli utenti di
Personal Computer: la grafica.
GIMP è uno “strumento multipiattaforma per l'elaborazione di immagini fotografiche”. La prima
versione è stata scritta da Peter Mattis e Spencer
Kimball, e di recente molti altri sviluppatori hanno contributo al suo sviluppo, e migliaia di persone hanno fornito supporto e collaudi. Le versioni di GIMP sono attualmente gestite da Sven
Neumann, Mitch Natterer e molte altre persone
nel gruppo del GIMP-Team. Il nome sta per GNU
Image Manipulation Program, si tratta infatti, in
senso generico, di un programma di manipolazione delle immagini che può essere utilizzato
quale strumento di elaborazione, creazione o fotoritocco. Uno dei vantaggi di GIMP è la sua libera disponibilità per molti sistemi operativi.
Molte distribuzioni GNU/Linux lo includono come
applicazione standard, inclusa nel pacchetto di
software di partenza. Si tratta di un programma
disponibile anche per altri sistemi operativi come
Microsoft Windows o Apple Mac OS X. È un'applicazione di Software Libero coperta dalla licenza
General Public License (GPL), licenza, quest’ultima, che garantisce agli utenti la libertà di accesso e di modifica del codice sorgente del programma a cui è applicata.
Se volessimo immaginare, come abbiamo fatto in
passato per OpenOffice e NeoOffice, una sorta di
omologo nel mondo del software non libero, dovremmo sicuramente volgere lo sguardo ad Adobe
Photoshop. Al pari del blasonato software appena citato, autentico standard del settore, GIMP
mette a disposizione una serie di strumenti organizzati sullo schermo con il classico metodo delle “palette”, che potremmo definire “riquadri tematici” contenenti strumenti o informazioni
omogenee per funzionalità. Avremo così una palette dedicata ai vari strumenti (selezione, taglio, pennello, ecc…), una dedicata ai livelli dell’immagine, una dedicata alle informazioni sul
colore, e così via. Al pari di Photoshop, anche le
palette di GIMP possono essere posizionate sullo
schermo a piacimento dell’utente.
Molti designer professionisti hanno riconosciuto
in questo software uno strumento potente, funzionale e affidabile, per nulla “amatoriale”,
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orientato maggiormente verso le esigenze di chi
lavora con immagini per il web, o comunque non
con immagini destinate alla stampa in quadricromia, che necessita di una modalità colore detta CMYK (Cyan-Magenta-Yellow-blacK) che GIMP
attualmente non è in grado di gestire.
Al pari di altre applicazioni professionali GIMP
può estendere le proprie funzionalità grazie a dei
plug-in, in pratica dei “sotto-programi” realizzati anche da terze parti che aggiungono funzionalità al software di base. La galleria di filtri a disposizione dell’utente è ricchissima, e non ha
nulla da invidiare ad altre applicazioni professionali, consentendo di effettuare elaborazioni senza assolutamente limitare la creatività. Sarà coì
possibile in un attimo trasformare una fotografia
in un disegno a pastello, un acquarello, o un mosaico, con pochi clic del mouse, un po’ di fantasia
e voglia di sperimentare la miriade di parametri
che ogni plug-in mette a disposizione.
La cosa sorprendente, ancora una volta, è l’uti-
lizzo delle risorse hardware. Elaborazioni anche
molto complesse sono alla portata di CPU anche
di non ultima generazione, laddove le principali
applicazioni del settore professionale sembrano
invece assecondare la folle corsa verso componenti hardware sempre più costose e veloci. Ennesima dimostrazione, nel caso in cui ce ne fosse
ancora bisogno, della lezione proveniente dal
mondo Open-Source.
GIMP è giunto ormai alla versione 2.4 e, come
sempre, molissime sono state le varie migliorie
apportate con quest’ultimo aggiornamento. Volendone ricordare solo alcune: migliorato l’aspetto del pannello strumenti; completa riscrittura
degli strumenti di selezione; nuovo strumento di
selezione immagini in primo piano; nuovo strumento di allineamento degli oggetti; importazione dei tracciati di ritaglio in TIFF; miglioramento
della modalità a schermo pieno; pieno supporto
ai profili di colore; vari miglioramenti di velocità
nelle funzioni composite e nel disegno dei gradienti.
Un’ultima raccomandazione per tutti coloro i quali non hanno mai avuto il coraggio di tentare sperimantazioni con GIMP perché abituati alla posizione degli strumenti di Adobe Photoshop: esiste
una versione del software denominata GIMPshop,
pensata appositamente per andare incontro alle
esigenze di questi utenti: in pratica la disposizione delle palette è ricalcata su quella del celebre programma Adobe. Si tratta in fondo di un
piccolo controsenso, dal momento che GIMP non
è assolutamente una sorta di “photoshop dei poveri”, e deve proseguire nello sviluppo di una propria identità, ma di fronte a nuovi utenti che si affacciano nel mondo del software open-source siamo ben lieti di chiudere un occhio.
Acqua, farina e...
Frico con patate - Bunet
] a cura di Valeria De Rentiis [
Q
uesto mese salutiamo l'inverno, a dire
il vero molto poco freddo, per dare il
benvenuto alla primavera con due
ricette tipiche del nord Italia. Potrete
far finta di averle riportate dalla settimana
bianca! Iniziate con il "Frico" piatto tipico del
Friuli e concludete con il "Bunet" dolce tipico
del Piemonte. E buon appetito!
to, girando spesso le patate. Girate il tortino
con l'aiuto di un coperchio e aumentate il
calore della fiamma. Quando sarà dorato da
entrambe le parti capovolgete il frico su un
piatto da portata e servite ben caldo accom-
pagnato da polenta. Intanto preparate il formaggio a fettine. Quando le patate sono praticamente cucinate aggiungete il formaggio e
coprite per 20 minuti cuocendo a fuoco lento.
FRICO CON PATATE
BUNET
ingredienti:
• 1 kg patate
• 1 cipolla
• 1/2 kg formaggio latteria (tipo montasio)
• olio, sale, pepe q.b.
Sbucciate le patate e tagliatele a fettine
spesse meno di mezzo centimetro. Fate
intanto soffriggere la cipolla in una casseruola ben unta d'olio, facendo attenzione a
non alzare troppo la fiamma. Quando la cipolla è imbiondita buttate le patate e aumentate il calore della fiamma per pochi minuti.
Salate, pepate e fate andare a fuoco modera-
ingredienti:
• 280 gr. di zucchero
• 6 uova
• 5 amaretti
• 6 cucchiai di rum
• 1 lt. di latte intero
• scorza grattugiata di 1/2 limone
• 20 g. di cacao amaro
Sbriciolate gli amaretti in una terrina;
aggiungete la scorza di limone e mescolate.
Rompete le uova e separate i tuorli dagli
albumi. Battete i tuorli con la frusta, insieme
a 200 gr. di zucchero, fino ad ottenere un
composto chiaro e spumoso, quindi unite gli
amaretti, il cacao e la scorza di limone. Montate a neve ferma gli albumi e incorporateli
alla crema mescolando delicatamente dal
basso verso l'alto; bagnate con il rum e il
latte bollito e raffreddato. Mettete lo zucchero rimasto in una piccola casseruola, unite
1/2 cucchiaio di acqua e, ruotando il recipiente su fuoco basso, fate caramellare lo
zucchero. Distribuite il caramello, che dovrà
essere color nocciola, in modo uniforme in
uno stampo da budino con foro centrale. Versare la preparazione, cuocere a bagnomaria in
forno a 200/220°C per 40-50 minuti, facendo
attenzione che l'acqua sobbolla appena.
Estraete lo stampo, lasciatelo raffreddare e
mettetelo in frigorifero per qualche ora. Sformate il bunet su un piatto per dolci.
] a cura di Francesca Colaiocco [
Li abbiamo potuti ascoltare sul palco dell’Ariston,
in occasione della 58esima edizione del Festival
della canzone italiana, dove hanno presentato
“Il rubacuori”, brano-denuncia che affronta il delicato tema del lavoro precario e dei licenziamenti di massa, e che ha costretto la band di Federico Zampaglione a presentarsi da indipendente a causa di alcuni contrasti con la storica casa
discografica, la Emi. Realizzato con un progetto
autonomo è anche il doppio album live dal titolo
“Il suono dei chilometri”, pubblicato poche settimane fa e prodotto dall’etichetta di Zampaglione
Deriva Production, distribuzione Edel Italia.
Guidati da Federico Zampaglione, voce e chitarra
della band, i Tiromancino nascono a Roma nel
1989 realizzando, negli anni successivi, quattro
album di stampo sperimentale: “Tiromancino”,
“Insisto”, “Alone Alieno” e “Rosa Spinto”. La loro formazione subisce diverse modifiche nel corso del tempo, come l’entrata di Francesco Zampaglione nel ‘93, chitarrista e fratello di Federico,
e della bassista Laura Arzilli nel ‘94. Le esibizioni
nei club di tutta Italia gli permettono di conquistare l’affetto di un ristretto gruppo di appassionati, finché nel 2000 pubblicano l’album che segna la loro affermazione nel panorama rock italiano e il ritorno dopo un periodo difficile: “La
descrizione di un attimo”, premiato con disco di
platino. Lo stesso anno partecipano al Festival di
Sanremo con “Strade”, brano realizzato in collaborazione con Riccardo Sinigallia, che gli fa conquistare il secondo posto della categoria giovani
ed è un tormentone in tutte le radio ed emittenti televisive musicali. Dopo il primo lavoro uffi-
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ciale, Federico Zampaglione e compagni si dedicano alle esibizioni dal vivo, accumulando esperienze anche all’estero, prima come gruppo spalla al tour spagnolo e portoghese dei Morcheeba e
poi con la partecipazione al Brand:New Tour del
2001, organizzato da MTV. Anno d’oro, quest’ultimo, per i Tiromancino, che con il singolo “Due
destini” firmano la colonna sonora del film “Le
fate ignoranti”, con Stefano Accorsi e Margherita
Buy. Successivamente ottengono la nomination
come “Best Italian Act” agli MTV Europe Music
Awards, il premio come “Miglior Gruppo” agli Italian Music Awards e al PIM e numerosi riconoscimenti presso il Festival di San Marino, il Festival
delle Etichette Indipendenti e i Tribe Awards. Per
la seconda volta partecipano a un progetto cinematografico, collaborando insieme a Lucio Dalla per la realizzazione della colonna sonora di
“Paz!”, omaggio al disegnatore e fumettista Andrea Pazienza, con il brano “Com’è profondo il
mare”. Ma proprio quando sembra andare tutto
per il meglio, la formazione dei Tiromancino è
scossa da alcuni dissensi tra il leader Federico
Zampaglione e Riccardo Sinigallia, che abbandona il gruppo insieme a Laura Arzilli e a Francesco
Zampaglione. Federico prosegue da solo nel suo
progetto, accompagnato da alcuni musicisti tra
cui Piero Monterisi (batteria) e Andrea Pesce (tastiere e piano), collaboratori di lunga data, e l’esperto di elettronica Luigi Pulcinelli. Nel 2002
esce “In continuo movimento”, anticipato dallo
struggente singolo “Per me è importante” e dal
rispettivo videoclip, “Miglior Video di Animazione” ai Digital Awards di Bologna. La band ottiene
la seconda nomination come “Best Italian Act”
agli MTV Europe Music Awards e la vittoria, oltre a
ben quattro nomination, come “Miglior Testo”
agli Italian Music Awards. Dopo un periodo di
pausa esce, nell’ottobre del 2004, l’album “Illusioni parallele”, prodotto da Zampaglione, Pesce
e Pulcinelli con la collaborazione di Lorenzo
Amurri: il disco è ricco di sonorità elettroniche
ottenute con strumenti caratteristici degli anni
Settanta come il Moog e il piano Rhodes, mentre
il brano “Verso Nord” vede la partecipazione di
Nicole Pellicani, new entry vocale del gruppo. Allo stesso disco collaborano anche Manuel Agnelli e il padre di Federico Zampaglione, professore
di storia e filosofia che contribuisce alla stesura
dei testi. Nel 2005, in attesa dell’uscita del primo
“best of” (che comprende anche tre brani inediti
e il ri-arrangiamento di “Amore Amaro” e “Conchiglia”), i Tiromancino attraversano l’Italia con
l’“Illusioni Parallele Tour”, insieme al chitarrista
Santi Pulvirenti e al bassista Emanuele Brignola.
L’anno successivo, l’eclettico Federico Zampaglione dedica anima e corpo alla realizzazione
del suo primo lavoro come regista: il risultato è
“Nero Bifamiliare”, un noir ambientato nella Capitale e accompagnato ovviamente da brani dei
Tiromancino che, insieme a nove inediti, decretano il successo del penultimo album “L’alba di
domani”, lanciato dal singolo omonimo.
“Il suono dei chilometri”, primo disco live del
gruppo romano comprende, oltre al brano presentato a Sanremo e all’inedito “Quasi 40”, ben
22 successi registrati durante l’ultimo tour, tra
cui le bellissime “Amore impossibile”, “La descrizione di un attimo”, “L’alba di domani”, “Due destini” e “Per me è importante”.
Booklet
tre album per approfondire...
] di Fabio Zaccaria [
Nick Cave - Dig!!! Lazarus Dig!!!
Se ne dica pure qualunque cosa (venduto, imborghesito, opportunista...) ma Mr. Cave attraversa senza dubbio uno dei periodi di maggiore
prolificità della sua carriera. In circa un anno ha
dato alle stampe ben tre lavori: quello relativo
al progetto Grinderman, la colonna sonora The
assasination of Jesse James, e quello di cui vorremmo parlarvi, Dig!!! Lazarus Dig!!! Inziamo subito dicendo che il disco non rappresenta una
delle vette assolute della sua discografia. La
chitarra torna ad occupare prepotentemente un
ruolo centrale nelle composizioni, che non perdono parte dell’aggressività e ruvidezza derivante in linea diretta dall’esperienza con i Grinderman. Lazzaro è metafora della storia personale
dell’autore australiano, “risorto” in una veste meno “cattiva” (non per questo meno aggressiva) e
ormai votato ad una considerazione del lavoro di
songwriting scevra da eccessi giovanili, basata su
un metodico lavoro in ufficio con tanto di orario
prestabilito. Non c’è appagamento né stanchezza
nell’azione dell’artista, che in molti dei brani declama col suo classico piglio da cantastorie invasato un fiume di parole grandinanti su tappeti distorti di chitarre e organi, in un’atmosfera
“bluesy” quanto mai acida e corrosa. Con trent’an-
ni di carriera alle spalle non è semplice evitare di
ripetersi, e in certi momenti sembra davvero di
assistere a una reinterpretazione di qualche brano
pescato da dischi precedenti, però è proprio arduo
prendersela con un individuo che a cinquant’anni suonati riesce a sfornare brani del calibro di
Hold on to yourself o Night of the Lotus Eaters, cui
fanno da contraltare le non eccelse Today’s Lesson o la title track, davvero poca cosa in confronto a Midnight Man, comunque uno dei brani più
orecchiabili del disco. Alquanto ingeneroso sarebbe non far menzione della incredibile macchina sonora rappresentata dai Bad Seeds, che pur orfani dell’ottimo Blixa Bargeld si confermano quale
uno dei più straordinari motori che la musica contemporanea possa annoverare tra le sue file, guidati da un signore sempre più stempiato, baffuto e non più agile come ai bei tempi, animato da
una curiosità ancora invidiabile, tradita da uno
sguardo che sa ancora inquietare.
ogni modo, tanto per esser chiari, Ghostwriters è
l’ultimo capitolo della felice saga dei napoletani 24 Grana, guidati da un sempre più “leader”
Francesco Di Bella. L’evoluzione verso sonorità
più ipnotiche e avvolgenti sembra ormai definitivamente compiuta, e pur lasciandosi alle spalle certe giovanili irruenze il quartetto non taglia
i ponti con le proprie origini: riuscendo come
sempre a coniugare trame musicali di altissimo
valore con l’idioma partenopeo (in sette brani su
nove). Nove storie in bilico fra dramma e spensieratezza, raccontate con parole affilate che si
muovono nell’ambito di una canzone d’autore
contaminata da sonorità “internazionali”. Aleggia un velato rancore per ciò che è oggi Napoli:
uno splendido gioiello finito in mani sbagliate,
dove storie di straordinaria umanità si incrociano a quelle di vite spezzate da una gustizia che
tale non è, o da una fortuna impegnata a guardare altrove. C’è sempre più consapevolezza e
convinzione nella stralunata e sognante oratoria
del vocalist, accompagnato egregiamente da
Giuseppe Fontanella, Armando Cotugno e Renato Minale. Il disco è stato registrato a Roma, in
un’atmosfera di collaborazione aperta a vari amici
e personaggi. La produzione è affidata a Daniele
Sinigallia, con suo fratello Riccardo a dare un
contributo vocale nella dolce Avere una vita davanti, assieme a quello di Filippo Gatti in Le Verità e a quello di Marina Rei in Smania ‘e cagnà.
È evidente che in quest’occasione si è deciso di
privilegiare forme espressive più cantautoriali,
decisamente meno rock, abbassando il volume
degli amplificatori per favorire il gioco sulle sfumature. Da segnalare che sul sito www.lacanzonetta.it è acquistabile una versione disco con
allegato il libro Ghostnovels, in cui l’art designer
Roberto Amoroso traduce, con la collaborazione
del Di Bella, i testi delle canzoni in immagini a
fumetti.
momento giusto, da altri ritenuto, non a torto
secondo chi scrive, un tassello fondamentale del
sound dei Beatles. Quel suo modo di suonare la
batteria così “melodico”, magari non pirotecnico ma sempre puntuale e “giusto” è stato sempre un marchio di fabbrica poi imitato da infiniti epigoni nella storia del Pop inglese. Oggi Starr
è un mansueto signore di Sessantotto anni con
la mania del “Peace and Love”, parola, quest’ultima, che fa capolino praticamente in tutte le
composizioni di questo Liverpool 8. Album composto da brani definiti dallo stesso autore sunshine rock, realizzati con la collaborazione di
Dave Stewart degli Eurythmics. Un atto d’amore
per la propria città in cui la nostalgia è vissuta
come sentimento positivo, senza imbarazzi, tanto
da attingere spudoratamente alle sonorità del
celebre quartetto di cui Starkey entrò a far parte
rimpiazzando il belloccio Pete Best. Come non
riconoscere in certi intrecci dei cori, in certe
schitarrate psichedeliche, in arrangiamenti tanto
british pop, la storia di cui quest’uomo è testimone? Sarà la simpatia che sempre è riuscito a
sprizzare, o quell’aria da cane bastonato che non
perde comunque il sorriso, sarà quella specie di
convinta ingenuità che sembra sempre animarlo… Fatto sta che pur denso di episodi che non
hanno nell’originalità il loro punto forte, il disco
scorre che è una bellezza: ammalia grazie alla
claudicante voce (più volte ritoccata elettronicamente, si sente) del Nostro che trascina l’ascoltatore nella sua camera di nostalgici ricordi
senza mai diventare patetico. Un’operazione del
tutto onesta, nel panorama britanico sempre all’isterica ricerca dei “nuovi Beatles”, quella di Starkey è anche una lezione di signorilità, dimostrando come sia possibile cullarsi nella nostalgia di un passato che non tornerà, senza necessariamente trasformarlo in un’ossessione. Guarda avanti, il vecchio Ringo. Peace&Love.
24 Grana - Ghostwriters
Cartina di tornasole, circa la considerazione che
certa musica italiana ha negli spazi offerti dai
media televisivi, è stata l’eccezionale affermazione dell’onnipresente Vincenzo Mollica, relativa ad una band di nome Ghostwriters… che aveva realizzato un album dal titolo 24 Grana! Ad
Ringo Starr - Liverpool 8
Liverpool è stata nominata capitale della cultura europea per il 2008, una sorta di riscatto
morale, secondo uno dei batteristi più importanti della storia del pop, al secolo Richard Starkey. Da alcuni considerato l’uomo più fortunato
degli anni Sessanta, trovatosi al posto giusto nel
24 eur:torrino:news
Questa notte è ancora nostra
Un film di Genovese e Miniero, con: Nicolas Vaporidis, Valentina Iuzumì, Massimiliano Bruno,
Ilaria Spada con la partecipazione straordinaria
di Maurizio Mattioli ed eccezionalmente Franco
Califano, musiche di Daniele Silvestri e Maurizio
Filardo, una coproduzione Italian International
Film e Tha Walt Disney Company Italia, distribuzione Buena Vista International, durata 98 min.
Dal cast è già chiara la trama del film: una storia
d’amore semi-adolescenziale contornata da vari
personaggi divertenti, che aiutano i due protagonisti Massimo (Nicolas Vaporidis) e Jing (Valentina Izumì) a conoscersi ed innamorarsi fra
equivoci e chiarimenti.
Un film che spopolerà tra i fan di “Notte prima
degli esami”, infatti gli sceneggiatori sono gli
stessi e anche la trama non cambia granché.
In più, rispetto agli altri della serie, ha il pregio
di essere una commedia sull’integrazione razziale e lo scontro fra culture, precisamente italiana e
cinese.
Le note divertenti sono Massimiliano Bruno nel
ruolo di Andrea, amico di Massimo con cui condivide il sogno di sfondare nel mondo del rock e il
Juno
Un film di Jason Reitman, con: Ellen Page, Michael Cera, Jennifer Garner, Jason Bateman, Allison Janney, J.K. Simmons, Olivia Thirlby, una
produzione Mandate Pictures/ MR. Mudd, distribuzione twenty Century Fox, durata 91 min.
Juno MacGuff (Ellen Page), un’adolescente americana piuttosto atipica, forte e schietta, ascolta
26 eur:torrino:news
] di Paola De Angelis [
lavoro da becchino, e insieme richiamano ai due
personaggi dei “Blues Brothers”, Franco Califano
che interpreta Franco Cicchilitti, manager discografico a cui piacciono le belle donne e, infine,
Maurizio Mattioli nel ruolo del padre rassegnato
ma comprensivo di Massimo.
Le musiche sono di Daniele Silvestri che per l’occasione ha composto alcuni nuovi brani come “Il
mondo stretto in una mano”, aggiunti a pezzi del
suo repertorio tra cui la bellissima “Occhi da
orientale”. Silvestri è come sempre in grado di
affrontare le situazioni più disparate e produrre
qualcosa di divertente e orecchiabile.
È una coproduzione con la Walt Disney che ha
deciso di sposare il marchio Italia ed esportarlo
all’estero, speriamo sia il film giusto.
] di Paola De Angelis [
musica punk e non partecipa alla tradizionale vita studentesca, si trova ad affrontare una gravidanza non desiderata.
Un pomeriggio Juno decide di fare sesso con
Bleeker (Michael Cera), un compagno di scuola
da sempre innamorato di lei e che non è esattamente un campione di virilità, quell’unica volta
cambierà per sempre la vita dei due. Con un bimbo in arrivo e soli quindici anni capisce che l’unica soluzione è dare il bambino in adozione e,
con l’aiuto della sua migliore amica Leah (Olivia
Thirlby), trovano dei genitori perfetti, Mark e Vanessa (J.K. Simmons e Jennifer Garner), una benestante coppia che vive nei quartieri alti.
Juno può contare sull’appoggio del padre e della
matrigna, che condividono la sua decisione e la
aiutano ad affrontare la gravidanza nel modo più
sereno possibile.
È un personaggio diverso da tutte le ragazzine
che abbiamo visto sugli schermi perciò probabilmente è un film indirizzato ai genitori, la visione
adolescenziale è trattata come un periodo difficile la cui presenza genitoriale è fondamentale,
ma spesso si è gia adulti con un quasi completo
controllo di se stessi.
È una commedia divertente, con una serie di elementi di contorno come la musica, gli abiti della
protagonista, i personaggi secondari, ma soprattutto i dialoghi che trasformano una tematica
quasi drammatica in una esperienza frizzante e
rendono la visione piacevole e leggera.
Una curiosità: la pellicola ha trionfato alla festa
del cinema di Roma aggiudicandosi il premio come miglior film e, inoltre, ha vinto il premio
Oscar come miglior sceneggiatura scritta da Diablo Cody, una ex spogliarellista.
Bau & Miao:
la Rubrica
degli Animali
Galline ovaiole: una vita in prigione
] a cura di Marta Cecchini [
Perché allora preferire le uova in gabbia rispetto
ad un uovo sano e nutriente come quello che proviene da altri allevamenti?
Qui non si parla solo di animalismo o di senso di
civiltà, ma della salute dell’uomo. Infatti, le uova
che provengono dalle galline in gabbia, sono uova malsane, viste le condizioni innaturali in cui
sono costrette a vivere le galline, durante la loro
breve esistenza.
Cari animalisti, la Direttiva Europea del 1999, che
ha introdotto finalmente il bando delle gabbie di
batteria convenzionali dal 1° gennaio 2012, è in
pericolo: l’industria avicola fa pressione per prorogare quella data.
FIRMA ANCHE TU LA PETIZIONE a favore della
Direttiva, per il benessere degli animali, per il rispetto verso ogni forma di essere vivente e per la
sicurezza alimentare.
http://www.infolav.org/lenostrecampagne/alleva
menti/petizionegallineovaiole/
LAV allo 06.4461325
OCCHIO ALL’ETICHETTA: NON SCEGLIERE LE UOVA
ALLEVATE IN GABBIA!
Come si può chiamare “vita” quella delle galline
ovaiole allevate in gabbia in uno spazio poco inferiore a quello di un foglio A4, dove non potranno
mai distendere le proprie ali e beccare sul terreno?
Non vi sembra paradossale continuare a parlare
di civiltà e di democrazia in Italia quando si continua a ridurre in schiavitù gli animali, senza garantire loro i bisogni primari?
APRIAMO GLI OCCHI, ogni anno milioni di galline vivono così:
- Esposte alla luce artificiale per molte ore, al fine
di alterare il loro naturale ciclo giorno-notte, evitando la riduzione del bioritmo dell’animale, con
un conseguente aumento della produzione da parte degli stessi.
- Chiuse in una gabbia sopra un pavimento in rete
metallica che provoca loro gravi lesioni e deformazioni ai piedi e alle unghie, le quali crescono a dismisura fino a ritorcersi e spezzarsi con gravi conseguenze sanitarie. Diverso sarebbe se le galline
vivessero all’aperto dove, nella ricerca del foraggio, le unghie tendono a consumarsi naturalmente.
- Colpite da una anomala fragilità delle ossa, con
fratture costanti e diffuse forme di osteoporosi.
Private dei loro bisogni elementari, come muoversi, razzolare, covare e pulirsi il piumaggio, le
galline vivono in un perenne senso di frustrazione, fino ad assumere atteggiamenti aggressivi nei
confronti delle altre “compagne di cella”. Non man-
cano, infatti, i fenomeni di cannibalismo, ragione
per cui le galline vengono sottoposte ad un altro
brutale trattamento: la mutilazione del becco.
Le uova sono etichettate secondo il metodo di allevamento, per indicare al consumatore in quali
condizioni di vita sono state tenute le galline che
hanno prodotto le uova.
ALLEVAMENTO BIOLOGICO - IDENTIFICATO CON IL CODICE 0
Le galline possono razzolare liberamente all’interno e all’esterno di capannoni, su un
terreno ricoperto da vegetazione e coltivato con metodo biologico. Le galline sono alimentate con cibi biologici, integrati al massimo con un 20% di mangimi convenzionali.
ALLEVAMENTO ALL’APERTO - IDENTIFICATO CON IL CODICE 1
Le galline possono razzolare all’aperto per alcune ore al giorno in un ambiente esterno protetto dal contatto con altri animali. Le uova in questo tipo di allevamento possono essere deposte sul terreno o nei nidi. La densità all’esterno di questo allevamento
è di 1 gallina ogni 4 m2.
ALLEVAMENTO A TERRA - IDENTIFICATO CON IL CODICE 2
Le galline vengono allevate in capannoni all’interno dei quali possono muoversi liberamente ma non hanno accesso all’esterno. Le uova sono deposte sul terreno o sui
nidi. La densità di questo allevamento è di 4 galline per 1 m2.
ALLEVAMENTO IN GABBIA - IDENTIFICATO CON IL CODICE 3
Le galline sono rinchiuse in gabbie disposte in file da 4 a 6, all’interno di capannoni
chiusi, con ventilazione forzata e luce artificiale. La densità di questi animali è di circa
16 - 18 galline per metro quadrato. Le uova sono deposte su un nastro trasportatore
che automaticamente le raccoglie.
Bacheca Annunci
La solita storia: una cagna
randagia ha partorito in prossimità di una stazione di servizio, a Capua (Ce), 8 meravigliosi, splendidi cuccioli di non
più di un mese e che non possono essere più “ospitati” dal
gestore. Cercano una famiglia perché vagheranno presto per la strada.
Loredana 335 6576182
Splendido cucciolone
incrocio p. tedesco
giovanissimo, di neanche un
anno, è stato trovato
vagante sulla Via
Braccianese in balia delle
macchine che lo sfioravano.
Ha pochissimo tempo per
trovare una famiglia che lo
ami per tutta la vita.
Massimo 347 0816563 069942186
Daniela al 347.3911127 mailto:[email protected]
Gattina di 5 mesi, grigio perla, cerca casa. È stata abbandonata in un parco di Roma,
l’abbiamo curata e sterilizzata. Ora è pronta per una
nuova famiglia. È dolcissima, fa in continuazione le
fusa. Chi la vuole adottare?
È ancora una cuccioletta!
SCILLA 333-6396022
È un cagnolino sfortunato,
adottato da poco, rischia di rientrare in canile! Non ha nessuna colpa se non quella di soffrire
di incontinenza. Questo dolce
schnautzer nano, dolcissimo e
socievole, subirà un forte trauma se non dovesse ritrovare al più
presto una nuova famiglia. È comunque autosufficiente.
MATRICOLA 1606-06 CANILE MURATELLA Adozione 349/3686973
Olaf: incrocio lupoide di circa
due anni, è in canile da quando aveva solo pochi mesi e sta
continuando a crescere senza
conoscere il calore umano e
senza avere la possibilità di
correre libero. Vive in un box
chiuso…ma continua a sperare! Equilibrato e socievole con
tutti. Affettuoso, vivace e tenero.
Nina 339.7755954 Raffaella 347.5879364
Cuccioli: C'e qualcuno di speciale per un amico speciale? Trovati
6 cuccioli (5 femmine e un maschio) taglia Media, tipo Lupetto,
di circa 60 giorni. STEFANIA
3478924579
Potete conoscerli di persona tutti i sabati al canile di Roma Muratella dalle 10 in poi dove vengono
portati regolarmente per l'adozione.
Ricoverati in clinica d’urgenza, servono
aiuti per curarli.
[email protected]
Jitka 328 6171490
con bonifico bancario:
Associazione Canili Lazio Onlus
c/c 2701430
Banca di Roma, agenzia 090
Abi: 3002
Cab: 3390
Cin: W
Per adozioni: 349 3686973
Apertura al pubblico,
lunedì-sabato 10.00/14.00
con versamento postale:
Associazione Canili Lazio Onlus
c/c 77251890
Poste Italiane, Agenzia Roma Prati
Abi: 7601
Cab: 03200
Cin: U
PIETRO: Allegro, adora giocare
con l'acqua e con la palla,
come tutti i pastori tedeschi. Ha
molto bisogno di un padrone
come punto di riferimento.
FOLCO: È un meraviglioso
pastore tedesco a pelo lungo,
ormai quasi cieco. Sta invecchiando in canile e non ha mai
conosciuto il calore di una famiglia. È chiuso in una gabbia da
più di 10 anni! Aiutateci a trovargli una degna pensione.
GIOCONDO: È davvero un
tenero cane, molto bello e dal
pelo soffice e sempre pulito. È
un cane equilibrato e socievole,
non tira al guinzaglio ed è facilmente gestibile.
BETTY: È una giovane cagnolina, taglia medio/piccola. È dolcissima quando cerca coccole e
massaggi, sdraiandosi a pancia
in su. Sempre gioiosa, è uno
spettacolo vedere come sta letteralmente "appiccicata" a
qualsiasi persona le si avvicini.
ALBA: Maremmana adulta,
buonissima, non tira al guinzaglio e non mostra nessun problema con gli altri cani, maschi
o femmine che siano. Socievole
e tranquilla, è adatta ad ogni
situazione.
BRANDO: Bel derivato di
pastore tedesco, biondo. Cane
gestibile ed affidabile, pieno di
vita ma anche educato. La sua
mole è proporzionale alla delicatezza dei suoi movimenti.
ARGO: Inizialmente confuso
per un derivato chow chow,
appartiene in realtà alla razza
Eurasier, pregiatissima in Italia.
Esistono solo pochi esemplari,
generalmente posseduti da
amatori. La lingua blu è una
sua caratteristica. Ha un carattere forte e quindi è indicato ad
esperti della razza.
SORRISO: È un cane adulto,
estremamente affettuoso con
l'essere umano, allegro e solare, ma anche ubbidiente e
misurato.
ARAMIS: È un cane giovane di
taglia medio grande, con uno
sguardo molto intenso. Molto
buono, avrebbe bisogno di trovare una persona che gli dia
l'affetto che merita...Fatti rapire
dal suo sguardo!
INVIACI SEGNALAZIONI, SMARRIMENTI O ANNUNCI PER ADOZIONI A
[email protected]
E NOI PROVVEDEREMO AD INSERIRLI NELLA BACHECA ANNUNCI DEL PROSSIMO NUMERO.
CONSIGLIO REGIONALE INFORMA
] a cura della Redazione [
Clikkiamo il futuro: confronto tra giovani e istituzioni
Presso una scuola di Roma, la scuola media Ulderico Sacchetto, gli studenti hanno incontrato le
Istituzioni: il Presidente del Consiglio della regione Lazio, On. Guido Milana e la Polizia di Stato, nello specifico la Polizia Postale. Un incontro
importante per i giovani della scuola media per
capire meglio internet, la cosiddetta rete, e saperla padroneggiare evitando rischi e pericoli. Di
seguito riportiamo alcuni stralci di tale incontro. Nella prima parte è stato il presidente del
consiglio regionale a rispondere alle domande dei
giovani. La sua premessa è stata: “Cari giovani
sono contento di essere qui con voi, perché come
vedete è proprio vero, la politica è cambiata e si
avvicina sempre di più ai cittadini cercando di
eliminare quel gap di comunicazione e vicinanza.
A prescindere dai qualunquisti oggi chi fa politica seriamente e con passione non può prescindere dalla disponibilità verso gli elettori e dalla
partecipazione, soprattutto ascoltando. Oggi io
sono venuto a trovarvi per ascoltarvi. Vorrei aggiungere che la regione ha un rapporto forte con
i giovani, infatti esiste il Forum a loro dedicato.
Spesso le scolaresche visitano il consiglio regionale, e invito anche voi a visitarci. Un’altra nostra iniziativa è la carta giovani, tale strumento
permette di avere benefici diretti come sconti su
spettacoli teatrali, cinema, ma anche un luogo
virtuale di partecipazione dei ragazzi”.
Uno dei ragazzi della scuola pone la seguente domanda al Presidente del consiglio Milana:
“Presidente come intendono le istituzioni diffondere questo nuovo modo di comunicare che è internet ?”
Risposta del presidente del consiglio Milana:
“Internet poteva creare una grossa spaccatura,
molto più profonda tra paesi ricchi e poveri, ma
non è stato così. Grazie alla rete sta avvenendo il
contrario e il Nord del mondo si sta avvicinando
al Sud, quindi una straordinaria risorsa per l’umanità di comunicare in tempo reale, ma anche e
soprattutto per il lavoro. Un operario in Perù può
lavorare allo stesso progetto con un operaio italiano e un indiano. Tutto ciò grazie a internet.
Internet permette di comunicare, scambiare opinioni e avere amici a distanze infinite e soprattutto farlo in tempo reale. Internet, la rete: un
mezzo potente e utilissimo, colonna portante del
prossimo futuro, ma che dalla stessa parola rete
presuppone buchi, falle, dove possono annidarsi
pericoli e individui senza scrupoli. Tale strumento si può utilizzare per il bene ma anche per il
On. Guido Milana
male, quindi bisogna essere bravi nel padroneggiare la rete per fini importanti ma sapendo riconoscerne i pericoli.
Ascoltando i consigli delle Istituzioni come la
Polizia di Stato e mettendole in pratica i rischi
vengono minimizzati”.
Mozzarella – De Lillo (FI): Istituire marchio mozzarella di bufala nel Lazio
Stefano De Lillo, consigliere di Forza Italia alla
Regione Lazio, ha dichiarato:
On. Stefano De Lillo
“L’incapacità del centrosinistra di governare lo
smaltimento dei rifiuti e la crisi della Campania
sta mettendo ingiustamente in crisi allevatori di
bufale e produttori di mozzarella del Lazio: dobbiamo impedirlo, perché il latte di bufala della
nostra regione è sano. Il problema è che i consumatori italiani ed esteri non lo sanno perché il
prodotto non è conosciuto come locale dato che
non esiste un marchio che identifichi la mozzarella di bufala del Lazio. Eppure la mozzarella di
bufala è prodotta nella nostra Regione da tempi
immemorabili, quando mandrie di bufale venivano allevate nelle paludi pontine e nella valle del-
l'Amaseno, ed è quindi un prodotto autoctono,
autonomo e soprattutto tipico che però non è distinto da quello della Campania. Per questo bisogna al più presto identificare non uno ma due
fattori di produzione della mozzarella, e cioè area
di produzione del latte e area di trasformazione
in mozzarella, bisogna poi certificare filiera produttiva e controlli ed infine racchiudere il tutto
in un ‘pacchetto’, il marchio, che è l'unica garanzia efficace per il mercato, Ma fin da subito è indispensabile che la Giunta si impegni con la massima efficacia a spiegare ai consumatori che il
prodotto del Lazio è diverso da quello della Campania, e che la Regione è impegnata a tutelarlo”.
New York Times – De Lillo (FI): Degrado Appia Antica
merito del centrosinistra
Stefano De Lillo, consigliere di Forza Italia alla
Regione Lazio, ha dichiarato:
“Dopo quella per i rifiuti e per le mozzarelle in
Campania, il Pd e tutto il centrosinistra dovranno
rendere conto agli Italiani e ai Romani della figuraccia internazionale procurata dal degrado del
patrimonio archeologico romano descritto con
realismo dall’articolo del New York Times sul Parco dell'Appia Antica. È singolare che il Parco sia
ancora dotato di così scarso personale e manutenzione dopo che il duo "piddino" Rutelli-Veltroni si è alternato alle poltrone di Sindaco di
30 eur:torrino:news
Roma e di Ministro per i Beni Culturali. Ed è bizzarro che in una città come Roma il centrosinistra
che amministra la città da quindici anni non abbia pensato di fronteggiare le invasioni di immigrati clandestini che si accampano nei parchi dotando le Forze dell'Ordine di procedure e normative che consentano lo sgombero degli accampamenti già nella fase di formazione. Prendiamo atto che l'attenzione di Rutelli e Veltroni si è fissata in questi anni sui film ed ha dimenticato le
cronache ed i documentari sulla realtà di Roma,
prendiamo atto che lo sguardo dei due esponenti del Pd si è concentrato su Cinecittà e non è
arrivato neanche al confinante Parco dell'Appia
Antica, ignorando perfino le continue denunce
di Forza Italia e dell'opposizione, in particolare in
IX Municipio ed in Campidoglio. Per Roma e l'Italia questo ha significato l'ennesima figuraccia,
stavolta per l'incapacità di conservazione di un
patrimonio archeologico e paesaggistico che tutto il mondo ci invidia: una figuraccia che purtroppo non può essere smentita visto l'effettivo e
documentato degrado del Parco, e che è dovuta
all'incapacità amministrativa che appare ormai
connaturata al centrosinistra e al Pd e che i romani e gli italiani non meritano”.
Presentata la Gazzetta Amministrativa dei Comuni e delle Province
Una sorta di Gazzetta ufficiale offrirà assistenza, informazione e formazione agli enti locali
È stata presentata oggi a Roma, nella sede del
Tar del Lazio, la Gazzetta Amministrativa dei
Comuni e delle Province d’Italia - Sezione Regione Lazio. Realizzata da Anci Lazio con Upi,
Uncem e Consiglio regionale del Lazio, essa racchiude norme regionali, ma anche sentenze di
Tar, Consiglio di Stato e Corte dei Conti. Una
sorta di Gazzetta Ufficiale regionale, un Trimestrale di informazione e formazione giuridica dei
Comuni e delle Province d’Italia in grado di dare
assistenza e fornire formazione e informazione
agli amministratori degli enti locali del Lazio.
“La Gazzetta Amministrativa - ha commentato il
presidente del Consiglio regionale del Lazio, Guido
Milana, nel corso della cerimonia di presentazione - è uno strumento figlio di genialità e passione. È geniale perché è qualcosa che poteva essere pensato prima, nasce in un momento di riposizionamento dei poteri, ma è anche figlia della
passione di persone che hanno lavorato per questo,
per la battaglia di protagonismo degli enti locali”.
“Agli enti locali - prosegue - forniamo uno strumento che aiuterà l’intero sistema a ‘soccombere’ un po' meno. Sarà luogo privilegiato di confronto tra enti locali e regioni. I problemi vanno
risolti là dove sorgono e la Gazzetta può essere
strumento per fare tutto questo, giacché i cittadini hanno adesso un luogo per consultare documenti e atti utili alla realtà socio-economica della
Regione”.
Per Milana, il trimestrale costituisce uno strumento utile anche “a chi si avvicina - ha detto alle professioni legate al diritto e anche a chi
vuole costruire una carriera politica. È uno strumento nel quale i cittadini trovano un supplente
alle vecchie scuole di partito. È un punto di consultazione e un luogo privilegiato di incontro e
confronto con le istituzioni locali ed accompagnerà la nuova stagione di trasferimento delle
funzioni agli enti locali, contribuendo ad evitare
il neocentralismo regionale”.
“Con questo strumento di supporto - ha aggiunto il presidente del Tar del Lazio Pasquale De Lise
- vogliamo offrire un contributo utile e un quadro completo della nostra giurisprudenza alle
amministrazioni locali. Il Tar del Lazio deve essere aperto alle amministrazioni”.
“L’obiettivo prioritario della rivista – ha dichiarato l’avvocato Enrico Michetti, direttore del trimestrale - è quello di promuovere, nel pieno
rispetto dei ruoli, una efficace collaborazione tra
le autonomie locali, l’associazionismo a queste
collegato, la magistratura amministrativa e contabile e gli altri organi del comparto degli enti
locali. La pubblicazione è rivolta specificamente
ad amministratori e dirigenti degli enti locali e
viene redatta da un comitato scientifico composto da docenti universitari, magistrati, avvocati
amministrativisti, dirigenti e segretari comunali
che mettono a disposizione competenza ed espe-
rienza acquisite sul campo, per fornire servizi più
efficienti”.
“Servirà a dirimere i dubbi sulle controversie di
interesse degli enti locali - ha concluso il presidente di Anci Lazio Francesco Chiucchiurlotto. Si
tratta di un progetto condiviso da tutte le rappresentanze dell'associazionismo e ha l’ambizione di mettere insieme, assistenza, formazione e
informazione, soprattutto ai piccoli Comuni, lontani e disagiati e con poche risorse sotto il profilo umano ed economico”.
Sanità, con l’odontoambulanza la prevenzione arriva nelle case dei
cittadini più deboli e svantaggiati
Dai volontari della Simo e i medici dell’ospedale George Eastman oltre 40 visite ad Olevano Romano
L’odontoambulanza dell’ospedale George Eastman è giunta ad Olevano Romano. L’iniziativa,
patrocinata dall’assessore alle politiche sociali
Maurizio Bonuglia e dalla Presidenza del Consiglio regionale del Lazio, ha portato in piazza
Laudenzi l’ Unità Operativa Odontostomatologia
Domiciliare Regionale per una giornata di prevenzione delle malattie della bocca. Nell’arco
della giornata i volontari della Simo (Società
Italiana Maxillo Odontostomatologica), che
lavorano in stretta sintonia con i medici dell’ospedale Eastman, hanno effettuato oltre 40 visite con diagnosi di lesioni precancerose per 5
diversi pazienti. Le visite mediche sono state
precedute da una conferenza tenuta dal professor Mauro Orefici e dal dottor Francesco Cianfriglia, della Simo, che hanno spiegato in modo
concreto i punti salienti della corretta prevenzione attraverso visite autoguidate per prevenire le malattie tumorali della bocca.
“La prevenzione – spiega il professor Orefici,
presidente della Simo – ha una forte valenza
anche sotto il profilo dell’economia. Il progetto
di odontoiatria domiciliare, infatti, oltre a vantare il primato nella prevenzione delle malattie
della bocca ha il primato del risparmio della
spesa sanitaria”.
“In questo momento – aggiunge il presidente
del Consiglio regionale Guido Milana – in cui si
è costretti a convivere con il duro piano di rientro della spesa sanitaria, iniziative di questo
genere sono fondamentali perché, laddove mancano strutture pubbliche odontoiatriche, non è
più il cittadino che va in ospedale ma l’ospedale che arriva nella casa del cittadino”.
Particolare soddisfazione per l’arrivo dell’odontoambulanza è stata espressa dal sindaco di Olevano Guglielmina Ranaldi e dall’assessore Bonuglia il quale spiega: “si tratta del quarto appuntamento di prevenzione dopo quelli sulle malattie dermatologiche dei giovani, sulle malattie
cardiache e sul tumore al seno. Contestualmente all’odontoambulanza dell’ospedale Eastman si
è tenuta ad Olevano anche “Cuore di donna”, la
giornata di prevenzione per malattie del cuore
nelle donne”.
Un tema, quello della prevenzione, che vede il
comune di Olevano particolarmente impegnato
anche per il futuro. “Vogliamo evitare – sottolinea Bonuglia – che sia una giornata fine a sé
stessa, occorre dare continuità. È per questo che
con i volontari della Simo abbiamo concordato
che l’odontoambulanza tornerà in paese con
cadenza periodica per effettuare visite nelle
scuole, nella casa famiglia, nel centro anziani e
nelle case delle famiglie appartenenti ai ceti più
deboli e savantaggiati”.
eur:torrino:news 31
Su e giù per
il Lazio:
Civita di Bagnoregio
…la città che muore
] a cura di Marta Cecchini [
«L'antico borgo è condannato. Pochi anni ancora, forse dieci, forse venti, forse pochi mesi, e poi la fine è sicura...
Che resista ancora, appollaiato sul tufo, circondato da tutte le parti solo d'aria, come un uccello sulla punta più alta
e inaridita di un paesaggio morto...che resista ancora, sbranato dai terremoti, corroso dalle acque,...
è più miracolo che cosa vera, più leggenda che realtà.
L’
Da visitare:
• Porta S. Maria, particolare per due
bassorilievi che rappresentano la rivolta popolare contro la famiglia di
Orvieto dei Monaldeschi e che mostrano la figura del leone con la testa
di un uomo tra gli artigli.
• La pittoresca Piazza San Donato,
con una pavimentazione a breccia
mista a terriccio, che ti catapulta indietro di almeno quattrocento anni.
• La romanica Chiesa di S. Donato
(il Duomo), dove sono custoditi all’interno un Crocefisso ligneo del
‘400, dalle proprietà miracolose, appartenente alla scuola di Donatello, e
un affresco della scuola del Perugino.
• La Grotta di San Bonaventura, scavata nel tufo, che è un’antica tomba
a camera etrusca, posta a balcone su
Civita, a strapiombo sulla valle. A
questo luogo è legata la leggenda
che narra la guarigione miracolosa di
Bonaventura, ancora adolescente,
per intercessione di San Francesco,
invocato dalla madre. Commossa dal
miracolo, la madre di Bonaventura,
promise al Santo, la vita del proprio
figlio al servizio completo di Dio: e
così fu.
• Il Palazzo Vescovile, un mulino del
'500 e la casa di San Bonaventura.
• I palazzi rinascimentali dei Colesanti, dei Bocca e il palazzo Mazzocchi caratteristici per le case basse
con balconcini e scalette esterne
dette “profferli”, tipiche dell’architettura viterbese del Medioevo.
Prodotti tipici:
Tipica del luogo, la lavorazione della
carne suina: prosciutto, salsiccia, capocolli e lombetti, pancetta arrotolata con spezie e aromi, porchetta. Il
piatto tipico: le fettuccine con il sugo
di interiora di pollo.
atmosfera surreale di Civita di Bagnoregio vi trascinerà in un’epoca lontana, dove il caos cittadino e il rumore assordante delle macchine non turbano la profonda quiete di un singolare paesaggio dalle calde e fredde sfumature. Nata su un terreno instabile, Civita sta lentamente scomparendo tra i colori tetri dei calanchi argillosi e quelli dorati del tufo. Di tutto questo splendore ne resterà solo un miraggio: il processo erosivo in corso è inarrestabile e spietato, come lo sono i due torrenti che scorrono nelle valli circostanti e la forza degli agenti atmosferici che
finiranno per cancellare la sua immagine. Situata su uno sperone di roccia a 443 metri s.l.m., è collegata al resto del
mondo da un angusto ponte di cemento di 300 metri: l’unico contatto con l’esterno. Alle origini, fortezza inespugnabile, Civita è oggi segnata dalla tragedia del primo terremoto del 1695 che ha creato ingenti danni alle abitazioni e alla struttura del borgo. Il susseguirsi di altre frane e terremoti negli anni successivi, hanno costretto la maggioranza della popolazione a lasciare la città, oggi abitata solamente da qualche nucleo familiare. Benvenuti nella città fantasma.
Feste religiose e popolari
Nel mese di Agosto, a Civita, si tiene la rassegna di teatro, danza e musica, Civit'arte, dove gli attori e il pubblico diventano protagonisti assoluti sopra il palcoscenico, allestito nella piazza principale. Fa parte ormai da
anni della tradizione di Civita, il Palio della Tonna, che si
svolge nel borgo due volte all’anno, la prima domenica di
giugno e la seconda domenica di settembre: la corsa dei
somari con fantino, in onore del somaro considerato, all’epoca del paganesimo, un animale intelligente. Verso la
metà di Ottobre, si offrono le caldarroste ai turisti di
passaggio, in occasione della Festa della castagna. Diverse sono anche le festività religiose: nel periodo natalizio fino alla Befana, il suggestivo Presepe Vivente, con
oltre 50 figuranti in costume per rappresentare le vicende di Maria e Giuseppe, tra effetti scenografici straordinari; la Processione del Venerdì Santo e la Sacra rappresentazione della Passione di Cristo.
Il borgo
Visite nel Borgo
Il panorama più suggestivo è offerto dal cosiddetto “Belvedere di Peppone”, un terrazzino appartenente alla casa medievale di un abitante che durante la visita del posto troverà, sicuramente, il modo di contattarvi per ricevere in cambio la meritata piccola offerta. Vi attende
uno spettacolo senza paragoni sulla Valle dei calanchi
che, al tramonto, si colora di tonalità particolari.
Attenzione alle escursioni azzardate tra i calanchi, che
sono oggi molto pericolosi, visti i sentieri impraticabili.
Informatevi presso le associazioni escursionistiche della
zona e presso la Pro-loco di Bagnoregio al numero
0761/780833 per partecipare alle visite guidate sul posto.
Veduta di Civita di Bagnoregio
I calanchi
Il terreno della valle forma delle vere e proprie sculture
naturali, delle esili “lame di argilla” che si ergono verso il
cielo. Queste altissime guglie di tufo e argilla, svettanti,
testimoniano una storia geologica antichissima che ha
inizio all’era del Pleistocene inferiore. Parliamo di circa
1.700.000 anni fa, quando si sarebbe formata, secondo
studi geologici, la base argillo-sabbiosa di origine marina: il primo deposito che rappresenta la base dove sorge
Civita. In seguito all’attività vulcanica dei Monti Vulsini
(880.000 anni fa), il materiale lavico e tufaceo si è depositato formando, con il passare degli anni, alti speroni di roccia.
Leone di Porta Santa Maria
32 eur:torrino:news
Planet Flowers
Le Orchidee
Il nome “orchidea” compare per la prima volta in
un trattato di botanica farmaceutica scritto da
Teofrasto, filosofo dell’antica Grecia (VI – V sec.
a.C). Nella descrizione si parla di alcune piante
con la caratteristica di avere, alla base delle radici, due tubercoli rotondeggianti. Il filosofo decise
di battezzare la pianta con il nome "Orchis", in
greco “testicoli”, per la palese somiglianza con i
testicoli dell’uomo. Da qui, il nome Orchidea che
nel linguaggio dei fiori è il simbolo della sensualità e dell’eleganza.
L’orchidea fa parte della specie zoogama, vale a
dire che dipende esclusivamente dagli insetti (o
da altri animali) per l'impollinazione. I variopinti
fiori di orchidea possono assumere, in virtù del
loro polimorfismo, innumerevoli forme. Hanno una
tipica struttura alata, con un perigonio di tre sepali superiori e tre petali inferiori; uno di questi,
detto labello, si differenzia per formato dagli altri
in modo da attirare gli insetti impollinatori. Le
dimensioni e il colore del labello, unitamente alla
forma dello sperone cavo in cui si prolunga la sua
base, mutano a seconda delle diverse specie.
La pianta delle orchidee può essere posizionata
all’interno dell’abitazione, vicino ad una fonte luminosa, all’ombra, sempre al riparo dai raggi del
sole, ed esponendola ad una giusta ventilazione.
Durante il periodo invernale, tenerla dietro i vetri
della finestra, al riparo dal freddo o per chi ha la
34 eur:torrino:news
possibilità, in serra. Ricordate di collocare il vaso
sopra un vassoio con ghiaia o argilla espansa inumidita, evitando che l’acqua venga a contatto con
il fondo del vaso. Nella scelta del vaso, consigliamo la plastica, per evitare una eccessiva concentrazione dei sali fertilizzanti.
Dopo la fioritura delle orchidee, la pianta va tenuta a riposo per 1 o 2 mesi, bagnandola senza l’uso
di fertilizzanti.
Generalmente si annaffiano al mattino e frequentemente, con l’acqua a temperatura ambiente, tenuta a riposo per almeno 24 ore. Per il terriccio si
usa come base il bark (corteccia di Duglas, una
conifera senza resina) miscelata a torba, sabbia
perlite o polistirolo espanso. Si possono utilizzare
i concimi, purché siano specifici per la pianta con
titoli dichiarati e con microelementi.
Per la cura delle orchidee, ricordatevi di togliere
dalla pianta i fiori appassiti, evitando che l’acqua
e gli antiparassitari possano macchiare i fiori. Se
poi la cocciniglia dovesse attaccare la pianta, usate il cotton fioc imbevuto d’alcool denaturato per
rimuovere il parassita.
Dal 24 al 27 Aprile, a Monteporzio Catone, si terrà
la manifestazione floreale “Orchidee in centro”,
una vasta esposizione di orchidee provenienti da
tutto il mondo che sarà l’ospite d’eccellenza nelle
vecchie cantine della città. Grandi le possibilità
anche per gli acquirenti che vogliono approfittare
dell’iniziativa per fare acquisti floreali nella piazza principale, tra le appetitose degustazioni locali eno-gastronomiche, offerte per l’occasione.
] a cura di Marta Cecchini [
TORRINO SPORTING CENTER:
Paradiso dello sport e del relax
L PARADISO SPORTIVO DI 20.000 MQ a pochi passi dall'Eur, cen-
I
tro di riferimento per tutti coloro che desiderano dedicare del
tempo prezioso alla propria salute fisica e mentale, migliorando la
qualità di vita. Un lungo passato alle spalle di benessere e passione per
lo sport, che risale al lontano 1988 con il calcio a 5, guadagnandosi la
fama del mitico Torrino Sporting Club vincitore di 2 campionati di serie
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interamente climatizzato, è attualmente dotato di 5 palestre, di 5 campi
in terra rossa con scuola SAT per bambini e adulti seguiti da maestri
della Federazione Tennis, un campo di pallavolo e tre di calcio a 5.
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di riferimento delle famiglie della zona per i ragazzi dai 4 ai 14 anni.
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Il Salvagente
Giornalino a cura dei ragazzi
di ogni ordine e grado scolastico
riceviamo e pubblichiamo:
Villa Malta o Villa delle Rose
] di Claudia Conti [
La villa, romanticamente definita delle Rose, è
quasi nascosta dal verde e dal muro di recinzione
tra Via Sistina e Via Francesco Crispi. Il suo carattere intimo e l’essere inserita nel cuore della
città, presso Trinità dei Monti e vicina a Villa
Borghese, l’ha resa assai godibile e apprezzata
dai numerosi ospiti stranieri che l’hanno abitata.
Il primo ospite, alla fine del settecento, fu Goethe, che vi soggiornò per motivi sentimentali: la
sua amica Angelica Kauffmann abitava infatti a
Via Sistina. La tradizione vuole che una delle due
palme poste nel giardino siano nate da Phoenix
dattilifere donate da Goethe ad un amico poco
prima che partisse da Roma nel 1788. Alla fine
del XVIII secolo la Villa fu luogo di riunione di
artisti tedeschi dimoranti a Roma, cioè il circolo
artistico tedesco, attivo fino alla prima guerra
mondiale. Fra le celebrità di Villa Malta ricordiamo l’ultimo re romantico Luigi I di Baviera, che
pare si trovasse così bene a Roma e nella villa da
esclamare: “Qui io amo, qui sento e credo, qui
l’uomo vive in piena beatitudine”. Da una deliziosa veduta di Villa Malta appare in lontananza,
incorniciato dal verde e dai pini, il complesso del
Quirinale. La villa sorse dove esisteva un palazzetto con viridario di proprietà Orsini e nell’area
degli Horti Luculliani sul Pincio; nelle piante appare come “Giardino del Pino” (per un altissimo
pino esistente) o “Giardino di Malta” (perché fu
dimora di un rappresentante dell’Ordine di Malta
a Roma). Dal 1581 il palazzo di proprietà degli
Orsini, passò a vari proprietari. I confinanti Frati Minimi della Santissima Trinità dei Monti ottennero il diritto di prelazione sulla proprietà e
l’acquisirono: all’epoca la villa era composta da
vari edifici, civili e rustici, ed era divisa in più orti. Risale al tempo dei Minimi la costruzione del
semplice Casino a un piano con torre belvedere
quadrangolare che si staglia, tuttora, su via Francesco Crispi. Dal 1611 in poi la villa passò a vari
affittuari e subaffittuari che la resero famosa. Fra
questi la regina Maria Casimira di Polonia che,
desiderando di acquistarla e avendo avuto un rifiuto da parte dei Minimi, fece costruire il famoso cavalcavia lungo Via Sistina (Arco della Regina) per poter raggiungere il giardino di Villa Malta dal Palazzo Zuccari dove abitava. Nel 1818 lo
scultore svedese Bystrom migliorò la villa e i suoi
giardini, facendo fare un accesso da Via Sistina
mediante una strada “a cordonata”, nei giardini
fu creato il motivo di un labirinto di verde. Nel
1827 Bystrom cedette i suoi diritti sulla Villa a
Luigi di Baviera. Villa Malta, che era stata centro
di vita artistica e intellettuale, soprattutto della
colonia tedesca a Roma, cominciò ad essere meno accessibile, e frequentata soltanto quando il
re era presente a Roma. La proprietà reale fu venduta nel 1878 ad un principe russo che trasformò
completamente l’antica semplice villetta con ampliamenti. Scomparve la torre, il grande salone fu
decorato da un ricco soffitto e da un camino di
marmo che il conte acquistò dagli Altemps, un
pezzo di valore che non si era mai visto in una
casa di campagna. I giardini furono adornati di
rose, di qui il nome di Villa delle Rose. Dopo l’ultima guerra cattolica”. I Gesuiti trasformarono il
salone in cappella, lasciando la decorazione del
pavimento e delle pareti, mentre il camino fu trasferito nella sede della Snia Viscosa, in Via Sicilia
162, dove fu adibito a fontana.
Influenze psicologiche nell'uso del colore
] di Edoardo Petroni [
I colori influiscono molto sulla psiche umana,
ancor di più nei luoghi dove passiamo molte ore
della nostra giornata. L'uso del colore dovrebbe
essere diverso a seconda della sua influenza sulla psiche.
La prima grande suddivisione dei colori è quella
tra caldi e freddi.
Ai caldi appartengono il giallo, il rosso e l'arancione, oltre a tutte le gamme intermedie di rosa,
aranciati ecc. Sono colori attivi, positivi, vicini.
Sono detti colori salienti perché sembrano uscire
dalla superficie, e sono associati all'azione, alla
sonorità e al moto continuo.
I colori freddi (azzurro, blu, indaco e viola) sono
calmi, passivi, negativi, lontani, spingono alla
meditazione. Poiché sembrano sprofondare nella
superficie sono detti rientranti. Anche la percezione della durata del tempo cambia: il rosso "al-
38 eur:torrino:news
lunga" il tempo, l'azzurro lo "diminuisce". Così anche le dimensioni sembrano variare: il rosso "ingrossa" gli oggetti, l'azzurro li "rimpicciolisce".
Presi singolarmente, i colori comunicano sensazioni molto diverse.
Verde
Il verde, che dovrebbe essere un colore né caldo
né freddo, per sua natura appartiene un po' di
più alla seconda categoria, forse perché richiama
alla mente l'acqua, la sensazione dell'umidità.
Una quantità eccessiva di verde nell'arredamento
può rendere l'ambiente troppo stagnante, perché
è un colore che possiede un'energia molto densa,
pesante. Il verde oliva incupisce l'ambiente, va
quindi usato con molta moderazione. Il nero non
deve mai essere accostato al verde, ne risulta
un'atmosfera di tensione.
Rosso
Il rosso è molto eccitante e, se impiegato su larghe superfici, è meglio limitarlo alle sue sfumature più chiare: rosa corallo, salmone, pesca. Dà la
sensazione di stabilità perché si stende uniformemente sulla superficie, e attenuato dà origine a
moltissime modulazioni perché molto duttile. Il
porpora deve essere usato quando è necessario suscitare un senso di fermezza ma non di irritazione.
Viola
Il viola, se luminoso, facilita la meditazione e l'ispirazione, può essere quindi impiegato nei luoghi adatti, ma non su grandissime superfici: studi di artisti, filosofi, luoghi di culto. Leonardo
da Vinci affermò: "Il potere di meditazione può
essere sino a dieci volte maggiore sotto l'azione
di luce violetta attraverso i vetri colorati di una
chiesa silenziosa" (Amber 1983).
Arancione
L'arancione è meno eccitante del rosso, meno
violento, ma su grandi superfici è sempre meglio
usarlo nelle sue tonalità più chiare.
Violetto
Il violetto è utile per sedare e dominare stati violenti di follia improvvisa: modera anche l'irritabilità e gli eccessi d'ira della persona sana.
Giallo
Il giallo è stimolante ma non eccitante e per questo colore vale la stessa regola: meglio chiaro
sulle grandi superfici. Il centro sembra più carico
mentre nei contorni appare più chiaro, perché è
irradiante.
Bianco
Il bianco è austero, monotono e freddo, enfatizza i
volumi e le forme, mettendo in risalto gli errori e le
banalità costruttive; può essere usato su grandi
superfici solo se accostato a molti altri colori e forme. Bisogna tener presente che la tinteggiatura
bianca, molto utilizzata, si trasforma visivamente
in toni grigi se non è illuminata direttamente.
Azzurro
L'azzurro rilassa, ma in tonalità scure è deprimente, va quindi accostato ad altri colori che lo
scaldino. Il turchese funge da sedativo per i soggetti mentalmente iperattivi.
Grigio
Il grigio è un colore che indica prudenza, è freddo, neutro e monotono. È utile solo come supporto ad altri colori: accostato a un colore, assume la sfumatura del suo complementare, quindi si
ravviva.
Beige
I beige, in genere tanto amato dagli arredatori, si
sporcano facilmente trasformandosi in spiacevoli grigi terrei.
Marrone
Il marrone rappresenta solidità e sicurezza, concretezza e costanza, ma se troppo scuro è pesante, quindi da usare con moderazione. Anche nella
scelta dei legni è meglio indirizzarsi verso tonalità calde, rosse o bionde.
Nero
Il nero su grandi superfici è deprimente, ma su
piccole quantità rafforza i colori vicini.
Andrea Palladio. Un artista da ricordare
] di Claudia Conti [
Andrea di Pietro della Gondola, detto Andrea Palladio nacque a Padova nel 1508 e morì a Maser
(TV) nel 1580. Figlio di un mugnaio, si trasferì
giovanissimo a Vicenza lavorando come lapicida
nella bottega di Giovanni da Pedemuro. Il letterato Giangiorgio Trissino gli affidò la costruzione
della propria villa a Cricoli e lo introdusse nei
circoli culturali veneti con il nome di Palladio.
Alla sua formazione contribuirono le opere di G.
Falconetto, Sammicheli, Sansovino, Giulio Romano. I viaggi compiuti con Trissino a Roma gli
permisero di studiare a fondo i monumenti antichi e di conoscere la produzione dei grandi architetti attivi a Roma nel ‘500. Nel 1549 il Consiglio dei Cento di Vicenza gli affidò la ricostruzione del Palazzo della Ragione, la Basilica che
venne completata nel 1614. Morto il Trissino,
nel 1550 Palladio si accostò al dotto prelato veneziano Daniele Barbaro, per il quale eseguì le
illustrazioni di una rivista di architettura e compilò il volume “L’antichità di Roma” che ebbe
molto successo. Gli vennero affidate numerose
commissioni e nel 1570, fu nominato alla prestigiosa carica di Proto della Serenissima (architetto capo della Repubblica veneta), subentrando a Jacopo Sansovino, pubblicando, nello stesso anno, “I quattro libri dell’architettura”, nei
quali prende in esame i fondamenti teorici, gli
edifici privati, la costruzione della città e i templi. Palladio reinterpreta i monumenti antichi in
un linguaggio architettonico nuovo sia a Vicenza, che nelle ville dell’entroterra veneto dove il
patriziato veneziano consolida il proprio patrimonio con la rendita fondiaria. Nascono così varie ville fra cui Villa Almerico-Capra detta La Rotonda vicino a Vicenza: la pianta è quadrata con
ripartizione simmetrica degli ambienti, raggruppati intorno ad un salone circolare ricoperto da
una cupola. In ognuna delle quattro facciate si
trova un classico pronao con colonne ioniche
timpano e dentelli. È pensata come luogo di intrattenimento, su modello romano, non come
centro produttivo come altre ville palladiane. La
cupola centrale (11 metri di luce), che nel progetto di Palladio doveva essere emisferica, fu
realizzata postuma su modello differente, rievocando le linee di quella del Pantheon romano.
Oltre che nelle campagne e nella città di Vicenza
di cui rinnovò il volto monumentale, Palladio fu
attivo anche a Venezia, dove realizzò le grandi
chiese di S. Giorgio Maggiore e del Redentore. La
sua ultima impresa fu il teatro olimpico iniziato
per l’accademia Olimpica e terminato dopo la sua
morte da Vincenzo Scamozzi. Qui l’architettura
ed i motivi del teatro classico romano, storicamente all’aperto, vengono portati all’interno di
uno spazio chiuso ma al contempo aperto dalle
profonde prospettive al di là dei grandi portali,
in un concetto modernissimo di dinamismo spaziale.
eur:torrino:news 39
La battaglia di Stalingrado
] di Jacopo Scudero [
Con questa battaglia, nella seconda guerra mondiale, gli Ebrei o altri sopravvissuti all’ira nazista si
rallegrarono e ebbero uno spicchio di speranza in
più. Insomma con questa battaglia si decisero le
sorti della seconda guerra mondiale. All’inizio della battaglia (12 luglio 1942) le forze in campo sono così schierate sui due fronti contrapposti:
ARMATA ROSSA
WEHRMACHT
divisioni
12
14
Soldati e ufficiali
160.000
270.000
Cannoni e mortai
2.200
3.000
Carri armati
400
500
Aerei da combattimento
454
1.200
La 52^ armata sovietica, che difenderà eroicamente Stalingrado, il 23 agosto '42 è isolata dal grosso
delle forze sovietiche. All’inizio di settembre è decimata e con pochissime armi: conta infatti 54.000
uomini e 110 carri armati contro i 100.000 tedeschi con 500 carri. La preparazione della controffensiva sovietica del 19 novembre richiede un trasferimento colossale di uomini e di mezzi. In soli
venti giorni attraversano il Volga più di 111.000
uomini, 427 carri armati e 556 pezzi di artiglieria
pesante, 14 mila veicoli e circa sette tonnellate di
munizioni. Al momento della controffensiva si affrontano 1.103.000 uomini per l’Armata Rossa e
1.011.500 da parte tedesca, e i sovietici hanno oltre 1.400 carri armati contro i 675 tedeschi Secondo le stime degli storici sovietici, la Germania e i
suoi alleati perdono, fra il 19 novembre 1942 e il 2
febbraio 1943, più di 800.000 uomini. Complessivamente l’operazione messa in atto dai tedeschi
per conquistare la città costa, tra morti, feriti e
dispersi, circa un milione e mezzo di uomini, un
quarto dell’insieme delle forze schierate sul fronte
orientale. I morti tra le file dell’Armata rossa sono
oltre 478.000.
1941
22 giugno
La Germania invade l’Unione sovietica
3 luglio
Discorso di Stalin: "guerra di popolo" contro l’invasore
8 settembre
Comincia l’assedio di Leningrado
30 settembre
Offensiva contro Mosca
5 dicembre
Inizio della controffensiva sovietica a Mosca
7 dicembre
Il Giappone attacca la base americana di Pearl Harbour
1942
13 febbraio
Militarizzazione della popolazione civile sovietica
5 aprile
Direttiva n. 41 di Hitler: "Conquistare il Caucaso e
Stalingrado"
40 eur:torrino:news
11 giugno
Accordo sovietico-americano di aiuto reciproco
28 giugno
Inizio dell’offensiva tedesca verso il Caucaso
25 luglio
I tedeschi penetrano nel Caucaso
12 agosto
Incontro di Churchill e Stalin a Mosca
19 agosto
Paulus ordina l’attacco a Stalingrado
24 agosto
Stalin ordina di tenere Stalingrado ad ogni costo
2 settembre
Hitler ordina di annientare la popolazione maschile di Stalingrado
10 settembre
La città è accerchiata
13 settembre
Assalto a Stalingrado
14 ottobre
Nuovo attacco tedesco
4 novembre
Sconfitta italo-tedesca a El Alamein (Africa del
Nord)
8 novembre
Sbarco angloamericano in Africa
11 novembre
Ultimo assalto tedesco a Stalingrado
19 novembre
Inizio della controffensiva sovietica
23 novembre
Accerchiamento della VI Armata tedesca
12 dicembre
Tentativo di sfondamento di Manstein (“tempesta
d’inverno”)
23 dicembre
L’operazione "Tempesta d’inverno" fallisce. Hitler
ordina alla VI Armata di tenere Stalingrado
1943
8 gennaio
Ultimatum sovietico a Paulus
17 gennaio
Secondo ultimatum sovietico
18 gennaio
L’Armata Rossa rompe l’assedio a Leningrado
24 gennaio
A Casablanca, Roosevelt e Churchill si impegnano a
chiedere la resa incondizionata dell’Asse
26 gennaio
L’Armata Rossa entra a Stalingrado
31 gennaio
Resa di Paulus
2 febbraio
Fine della resistenza tedesca nel settore settentrionale della città
3 febbraio
La radio tedesca annuncia la fine dei combattimenti a Stalingrado
Dopo questi duri scontri l’Europa venne finalmente
liberata grazie anche agli aiuti degli alleati che
comprendevano gli eserciti USA, Gran Bretagna,
U.R.S.S., e all’ aiuto della Resistenza Partigiana.
Le orchidee. Comunichiamo con i fiori
] di Valeria Mazzoli [
Le piante appartenenti alla famiglia delle Orchidacee sono chiamate orchidee.
Sono i fiori che più di tutti comunicano bellezza e
sensualità, hanno una tipica struttura alata, con un
perigonio di tre sepali superiori e tre petali inferiori; uno di questi, detto labello, si differenzia per
formato dagli altri in modo da attirare gli insetti
impollinatori. Le dimensioni e il colore del labello,
unitamente alla forma dello sperone cavo in cui si
prolunga la sua base, mutano a seconda delle diverse specie. Ogni fiore possiede organi maschili
(androceo) e femminili (gineceo), riuniti in un solo corpo colonnare detto ginostemio, talvolta prolungato in un rostello carnoso. Il polline è agglutinato in masse a clava, che si attaccano mediante la
base gelatinosa (retinacolo) alla testa degli insetti pronubi, permettendo così l'impollinazione dei
fiori successivamente visitati.
Quasi tutti i fiori di orchidea al momento dello sviluppo compiono una torsione di 180° (resupinazione), così che il petalo posteriore diviene inferiore e il sepalo anteriore diviene superiore. I sepali e i petali laterali sono quasi sempre uguali tra di
loro, mentre il petalo centrale (il labello) è sempre
diverso e può assumere svariate forme; nello stesso
tempo può o meno contenere nettare.
L'evento della resupinazione non si manifesta in
tutti generi di orchidacee: in alcuni è mancante
del tutto oppure si verifica a 360°, e perciò in maniera totale.
Gli stami sono generalmente:
3 nella sottofamiglia Apostasioideae (Sud-Est Asiatico)
2 nella sottofamiglia Cypripedioideae
1 centrale nella sottofamiglia Orchidoideae.
Altra caratteristica biologica importante è la necessità, per completare il ciclo biologico di alcune
orchidee, della presenza di una micorriza endotro-
fica che collabori in simbiosi per lo sviluppo del
loro seme, il quale al momento della dispersione è
privo di albume e con embrione appena abbozzato.
Inoltre, a differenza della quasi totalità di fiori l'orchidea necessita di una sola fase di impollinazione
da parte dell'agente fecondatore.
Per far fiorire un’orchidea la cosa più importante è
la luce, le concimazioni devono essere poche ma
importanti,la moltiplicazione delle orchidee avvengono per talea, semi o bulbi.
La torre di Babele a confronto con i grattacieli moderni
] di Mario Poeta [
La torre di Babele (detta anche torre di mattoni) è
stata costruita a Sennaar (in Mesopotamia). Secondo la Bibbia questa torre leggendaria fu innalzata dagli uomini con l’ intenzione di arrivare al
cielo, dunque a Dio. La torre era simbolo di unità
degli uomini: gli uni con gli altri e tutti insieme
con Dio. La costruzione fu interrotta perché con la
diffusione di diverse lingue ci fu scompiglio fra la
gente: non si capivano tra di loro e incolparono
Dio di questo fatto, di non voler essere raggiunto.
Dal punto di vista archeologico la torre di Babele si
fa corrispondere alla gigantesca ziqqurat iniziata
dal sovrano babilonese Nabucodonosor I (XII secolo a.C.). L’ opera rimase incompiuta fino a Nabucodonosor II (VII secolo a.C.). Questa “ziqqurat” Etemenanki, così chiamata, era in onore del Dio Mar-
duk, era alta 30 cubiti( circa 15,30 o 22,90 m). È
stata visitata da Erodoto(storico scrittore greco),
che, nonostante le distruzioni causate dal re persiano Serse I, la descrive imponente come un tempo. Per la sua mole fu scelta dagli Ebrei come simbolo dell’ arroganza umana.
A confronto con i grattacieli, la Torre aveva un valore religioso mentre i grattacieli servono solo come uffici e a scopo architettonico. I grattacieli sono edifici altissimi di architettura urbana del XX
secolo. Grazie a questi edifici si sviluppo
l’ ascensore che divenne sempre più grande. Si inizio a costruire a Chicago negli anni Ottanta, del
XIX secolo, dopo il grande incendio che distrusse la
città. I grattacieli sono generalmente retti da solide intelaiature d’ acciaio, alle quali vengono solette destinate a sopportare carichi non grandi. Questa tecnica si usa per palazzi oltre i 600 metri.
Manhattan è uno dei luoghi con più grattacieli del
mondo, tutti diversi come il Chrysler Building in
stile Art Decò. La posizione arretrata e la altezza
più contenuta degli altri edifici del quartiere newyorkese si deve alle leggi introdotte nel 1916 per
evitare che nelle zone di nuova costruzione non
penetrasse più la luce del sole. Gli architetti europei attratti da questi palazzi si trasferirono in America. A Chicago, lo studio Skidmore, Owings and
Merill progettò il Jonh Hancock Center(1970) e la
Sears Tower(1974), che con i suoi 443 metri fu l’e-
dificio più alto del mondo per oltre vent’anni. Nel
1974 l’ architetto Yamasaki Minoru firmò, insieme
con Emery Roth and Sons, le famose Twin Towers(
Torri Gemelle) del World Trade Center a New York,
ma che vennero distrutti nel corso di un attentato
catastrofico l’11 settembre del 2001. La Millenium
Tower di Tokio a partire dal 1989 da Norman Foster,sarà, una volta terminata, un edificio di 170
piani alto circa 800 metri; al suo interno ci saranno
oltre a uffici, alberghi, centri commerciali e appartamenti privati. Benché vengano sempre considerati criticamente per il loro forte impatto ambientale, i grattacieli diventano sovente simboli di orgoglio nazionale. La corsa alla costruzione più alta
ora coinvolge, oltre alle metropoli statunitensi ed
europee, anche quelle asiatiche. L’edificio più alto
del mondo è a Tapei (Taiwan): il Tapei Finacial Center alto 509 metri. Seguono le Petronas Tower di
Kuala Lumpur, in Malaysia, progettate da César Pelli, che raggiungono i 451,9 metri.
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] di Barbara Frascà [
(27 Dresses); Regia: Anne Fletcher; sceneggiatura: Aline Brosh Mckenna; fotografia: Peter James,
A.C.S., A.S.C.; montaggio: Priscilla Nedd Friendly,
A.C.E.; interpreti: Katherine Heigl (Jane), James
Marsden (Kevin), Malin Akerman (Tess), Judy
Greer (Casey), Edwars Burns (George); genere: romantico, commedia; produzione: Spyglass Entertainment; distribuzione: 20th Century Fox Italia;
origine: USA; durata: 107’
ta, la porteranno a
mettersi in discussione e in un crescendo di emozioni contrastanti, riprenderà in mano
la sua vita dando
finalmente importanza ai suoi desideri più nascosti.
La pellicola è contraddistinta
da
tutti i luoghi comuni del genere. Si rifugia difatti nei più stereotipati cliché della commedia romantica: dalla protagonista buona e dedita agli
altri all’amore non corrisposto, dall’uomo cinico e
inizialmente insopportabile all’happy end finale.
Nonostante i continui deja vu, i personaggi sono
comunque ben tratteggiati e la Heigl (vincitrice
di un Emmy per “Grey’s Anatomy”) è a mio avviso
meravigliosa sia quando interpreta le parti più
comiche che quando mostra tutta la sensibilità
del suo personaggio. Conosce perfettamente i
tempi della comicità dimostrando una forte immedesimazione nel suo personaggio. James Marsden intepreta in maniera credibile il giornalista
ambizioso Kevin che si occupa controvoglia di
una rubrica domenicale sui “Matrimoni” la quale,
nonostante il suo profondo cinismo sull’istituzione stessa del matrimonio, è scritta molto bene.
Sebbene sia ambientato prevalentemente a New
York City, gran parte di “27 VOLTE IN BIANCO è
stato girato nel Rhode Island. Tra le principali
location scelte scelte a Rhode Island ci sono due
famose ville di Newport, un ristorante di East
Greenwich, una spiaggia di Charleston, la città di
Providence, un bar per subacquei a Pawtucket.
La colonna sonora tiene il passo a dei dialoghi
spumeggianti, dando loro maggior vitalità. Dietro il sorriso disimpegnato è celata la forza di
questo film, adatto ad un pubblico con poche
pretese.
27 VOLTE IN BIANCO, nelle sale dal 21 marzo, è
una commedia romantica dal ritmo agile che tratta con ironia la vita piuttosto sui generis di Jane,
una ragazza fin troppo altruista che per ben 27
volte riveste il ruolo di damigella d’onore ai matrimoni di parenti, amici e conoscenti. Diretto
da Anne Fletcher (alla sua seconda regia dopo
Step up), scritto dalla sceneggiatrice Aline Brosh
Mckenna (autrice de Il diavolo veste Prada), il
film ha come protagonista una brava e divertente Katherine Heigl (la dottoressa Isabel Izzie di
Grey’s Anatomy o Alison di Molto incinta).
Destinata ad un ruolo marginale nelle cerimonie,
Jane sogna di diventare un giorno la protagonista. L’incontro con il cinico Kevin e la volontà
della sorella Tess (tallone di Achille di Jane) di
sposare l’uomo di cui è segretamente innamora-
eur:torrino:news 43
E’ tempo
di camb iamenti
] a cura di Barbara Frascà [
Il degrado della qualità dei rapporti umani evidenziato dal deterioramento del rapporto tra l’adolescente e la famiglia e tra l’adolescente e le
agenzie di socializzazione ostacolano lo sviluppo
dei giovani, il loro inserimento armonioso nella
società e l’acquisizione delle norme culturali di
convivenza. L’eccessiva competitività, la sopraffazione, il desiderio di potere, l’importanza dell’apparire più che dell’essere, l’affievolirsi del
senso della legalità, l’alterazione delle norme sociali e morali, il venir meno della meritocrazia, la
mancanza di prospettive future si ripercuotono
negativamente sui giovani, creando così individualità fragili, insicure e disorientate.
Bisogna prendere in considerazione la vita affettiva, psicologica, familiare, scolare del bambino e
dell’adolescente. Occorre sviluppare il dialogo e
l’ascolto tra le generazioni e recuperare spazi dove i ragazzi possano dar sfogo ai loro impeti creativi e di svago.
La società in cui viviamo, così individualistica,
contraddittoria e piena di tensioni, pone l’accento sul profitto, sull’efficienza, insomma su ambiti meramente materiali, riservando poca attenzione alla qualità delle relazioni umane. Queste,
sempre meno disinteressate, sembrano cedere il
passo a relazioni opportunistiche. A farne le spese sono sicuramente i giovani, i quali rappresentano il futuro motore della società, la speranza
del domani, e non possono quindi essere in alcun
44 eur:torrino:news
modo trascurati. La scuola e le altre agenzie educative hanno sicuramente un ruolo non indifferente in quanto devono fornire loro dei modelli di
comportamento idonei per orientarsi nel mondo
di oggi.
La famiglia ricopre quindi oggi più che mai un
ruolo da non sottovalutare. Poco importa la tipologia familiare, in quanto quello che sembra costituire un elemento imprescindibile è esclusivamente la capacità di dare amore ai propri figli.
Essere genitori significa stargli vicino passo dopo
passo, è insegnargli l’intelligenza emotiva, è farli crescere nel pieno rispetto di se stessi e della
loro personalità, è donargli quegli strumenti
fondamentali che gli serviranno per districarsi
al meglio nel quotidiano, è dargli fiducia e sostegno. Probabilmente solo così potranno nascere esseri umani dotati di spiccato senso critico,
generosi e capaci di dire di no a certe brutture. E
fin quando esisteranno adulti che insegano ai
propri figli le scorciatoie decostruttive, fin quando esisteranno adulti incapaci di risolvere le loro
frustrazioni senza riversarle in famiglia, fin quando la gioventù non sarà al centro delle politiche
locali, fin quando non si colmerà il divario tra le
istituzioni e il paese reale, la ruota continuerà a
girare nel segno sbagliato. È tempo di arrestarla,
per farle cambiare direzione e finalmente aprire
nuovi orizzonti di libertà.
PLANET CINEMA
Appuntamento al cinema:
le anteprime di maggio
] di Francesca Colaiocco [
Un amore di testimone (dal 9 maggio al cinema)
Questa commedia di Paul Weiland può essere considerata la versione maschile de “Il matrimonio del mio migliore amico”, film portato al successo da Julia Roberts, Cameron Diaz e Rupert Everett. Nel racconto di Weiland, Tom (Patrick
Dempsey) e Hannah (Michelle Monaghan) sono amici di lunga data e tra loro non c’è mai stato alcun legame sentimentale, anche perché le loro aspirazioni sono completamente diverse: Tom è uno “sciupafemmine” che colleziona avventure senza alcuna voglia di impegnarsi, mentre Hannah è una sognatrice che crede nel principe azzurro e nel matrimonio. Quando finalmente Hannah confida all’amico Tom di aver trovato l’uomo dei suoi sogni e gli chiede di farle da testimone al matrimonio, il ragazzo si rende conto di essere innamorato di lei. Quale stratagemma userà Tom per rivelare
ad Hannah i propri sentimenti e impedire il matrimonio? Con Michelle Monaghan, Patrick Dempsey, Kevin McKidd,
Sydney Pollack, Kelly Carlson, Busy Philipps, Kathleen Quinlan, Sarah Wright e Kadeem Hardison.
Certamente, forse (dal 16 maggio al cinema)
Will Hayes (Ryan Reynolds, già protagonista di “Smokin’ Aces” e “The Amityville horror”) è un giovane consulente politico in procinto di divorziare dalla moglie. Fulcro di questo racconto diretto da Adam Brook è il dialogo tra Will e la figlia undicenne: la bambina (interpretata da Abigail Breslin) non riesce a comprendere le motivazioni che hanno portato i genitori alla separazione, così il padre comincia a raccontarle le esperienze sentimentali e non della sua vita, dall’arrivo a New York in occasione delle primarie democratiche del ’91 passando per gli amori abbandonati e le passioni finite male. Un racconto moderno di amore, amicizia e vita ambientato nella città di Manhattan, teatro di molte commedie romantiche americane. La fotografia è di Florian Ballhaus. Con Elizabeth Banks, Isla Fisher, Kevin Kline, Kevin Corrigan, Rachel Weisz, Ryan Reynolds, Derek Luke, Abigail Breslin, Annie Parisse e Alexie Gilmore.
Oltre il fuoco (dal 16 maggio al cinema)
Film drammatico di Susanne Brier (candidata all’Oscar per il precedente “Dopo il matrimonio” come miglior film straniero) sul coraggio di affrontare i periodi bui della propria esistenza e ricominciare a sperare grazie alla forza del sostegno reciproco. Audrey Burke (Halle Berry) ha perso tragicamente il marito ed è rimasta sola insieme ai due figli. Le
loro giornate scorrono molto tristemente, fino a quando la donna non decide di ospitare in casa Jerry (Benicio Del Toro), migliore amico del marito e avvocato con alle spalle una dipendenza dalla droga, del quale Audrey ha sempre diffidato. Comincia così il rapporto tra due estranei, accomunati dall’affetto per una persona scomparsa: “Things we lost in
the fire”, titolo originale della pellicola, non è solamente l’elenco degli oggetti persi nell’incendio ma la lotta di un uomo e una donna che cercano di affrontare il presente con vicendevole forza d’animo, regalando ai due bambini l’affetto di una figura paterna. La sceneggiatura è di Sam Mendes.
Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo (dal 23 maggio al cinema)
Indiana Jones era scomparso dal grande schermo nel 1989, anno della sua ultima avventura. Ma l’attesa del pubblico è
stata premiata: il regista Steven Spielberg è tornato alla ribalta con un film d’azione incentrato sul tema del soprannaturale. Scritto da David Koepp e prodotto da George Lucas, l’ultimo capitolo della saga è caratterizzato dalla presenza di
Shia LaBeouf, eroe dei “Transformers” nel ruolo del figlio di Indiana Jones, e da Cate Blanchett che interpreta la donna
del protagonista, oltre al veterano Harrison Ford. Mistero sulla presenza nel cast di Sean Connery, che per il momento
non è ancora esclusa. E visto lo scarso successo degli eredi delle imprese di Indiana Jones (vedi “La Mummia” e “Il mistero dei Templari”), non resta che attendere ancora per poco l’avventura diretta dal grande Spielberg. Nel cast anche
Ray Winstone, Karen Allen, John Hurt, Jim Broadbent, Alan Dale e Joel Stoffer.
The Hitcher (dal 30 maggio al cinema)
Remake dell’omonimo film dell’‘86 realizzato da Robert Harmon e interpretato tra gli altri da Jennifer Jason Leigh, “The
Hitcher” racconta il viaggio di una coppia di collegiali (Grace Andrews e Jim Halsey) a bordo di un’automobile degli anni Settanta, in occasione delle vacanze primaverili. Durante il tragitto, l’incontro con un uomo in cerca di un passaggio
finirà per trasformare la vacanza in un vero e proprio incubo, dal quale i ragazzi cercheranno in ogni modo di fuggire. Un
thriller firmato, questa volta, dal regista Dave Meyers e da Michael Bay, produttore di film di enorme successo come “Armageddon” e “Pearl Harbor”. Uscito lo scorso gennaio nelle sale cinematografiche americane, il film è stato apprezzato
e allo stesso tempo additato come “road movie adolescenziale” condito da scene di violenza. Nel cast anche la giovane Sophia Bush, protagonista del telefilm americano di successo “One Tree Hill”. Con Sean Bean, Zachary Knighton, Neal
McDonough, Kyle Davis, Travis Schuldt, Jeffrey Hutchinson e Yara Martinez.
Sex and the City: The Movie (dal 30 maggio al cinema)
Ritorno in grande stile per le quattro fantastiche amiche newyorchesi, questa volta in versione cinematografica: la bionda Carrie (Sarah Jessica Parker), la spregiudicata Samantha (Kim Cattrall), la timida Charlotte (Kristin Davis) e la rossa
Miranda (Cynthia Nixon) sono ancora una volta alle prese con i problemi quotidiani, così come le abbiamo lasciate. A
quattro anni dall’ultima puntata trasmessa dalla rete americana HBO, la serie televisiva più amata dal pubblico femminile approda al cinema nell’usuale veste di commedia romantica, per regalare una degna conclusione alle vicende delle
quattro donne in carriera accomunate dalla passione per la moda e da un problematico rapporto con gli uomini e il sesso. Il lungometraggio realizzato da Michael Patrick King darà finalmente risposta agli interrogativi rimasti in sospeso:
Carrie e Big finiranno per sposarsi? Samantha continuerà ad essere felice con un solo uomo? Charlotte coronerà il sogno
di diventare mamma? Miranda e Steve resteranno insieme per sempre?
46 eur:torrino:news
l’Oroscopo
Buon Compleanno Toro!
Il Toro occupa lo spazio dello Zodiaco compreso
tra il grado 30 e il grado 59. È attraversato dal
Sole tra il 21 Aprile e il 20 Maggio di ogni anno.
Generalmente, le persone nate sotto questo segno sono caratterizzate da un utile senso pratico.
Una delle cose che sta a loro più a cuore è la conquista del benessere materiale per se stesse e per
i loro cari. Amano le cose belle della vita: l’arte,
la musica, i cibi gustosi, ma sono anche capaci di
lavorare sodo e di sacrificarsi per i propri familiari. Con un’azione lenta, ma tenace, perseverante
e costruttiva, finiscono quasi sempre per assicurarsi un’ottima posizione economica. Sul piano
professionale e delle ambizioni sociali, i nati Toro non sono degli arrivisti e non hanno un’eccessiva fretta di conquistare la meta. Si accertano,
prima di compiere qualsiasi passo, che il terreno
sotto i loro piedi, sia veramente solido. I Toro lavorano volentieri solo se si lasciano liberi di organizzarsi i propri impegni e se si rispettano le
loro abitudini. Sopportano molto bene le contrarietà della vita quotidiana, in virtù di una tolleranza e di una pazienza che non troviamo in altri
nativi zodiacali; possono, peraltro, avere delle
rabbiose reazioni esplosive quando qualcuno tenta di strumentalizzare la loro indulgenza. Sono
leggermente possessivi sia verso le persone, che
verso gli oggetti di loro proprietà. Nei rapporti
umani, in genere, dimostrano di essere costanti e
fedeli. A volte, i nati Toro, si compiacciono eccessivamente nella critica verso il prossimo. Un
cenno a parte merita la donna del Toro per la dedizione con cui alleva i figli, per la cura che ha
dell’ambiente domestico e per il suo carattere
gradevole e spontaneo. Manifesta, inoltre, buon
gusto nel proprio abbigliamento e nell’arredamento della sua casa.
Cosignificante del Toro è la seconda casa, che si
riferisce ai beni materiali e a tutto ciò che riguarda il guadagno: non si tratta soltanto del de-
] a cura di Shanty [
naro acquisito con il proprio lavoro o di quello
che si spende, ma anche della mentalità con cui
si considerano le questioni economiche, gli oggetti che si hanno o si desiderano e il tenore di
vita in cui si è nati.
Previsioni astrologiche per il mese di maggio
ARIETE
Dal 3 Maggio, con l’ingresso favorevole di Mercurio dai Gemelli, la
vita quotidiana risulterà favorita soprattutto nel campo del lavoro, specie se al
momento vi mancano le comodità che la tecnologia avanzata potrà facilmente offrirvi. Attenti a non pagare prezzi eccessivi.
LEONE
Marte è dal 10 nel vostro segno
dandovi maggiore autorevolezza,
sia con gli amici che con la famiglia.
L’importante è essere disponibile alle novità:
puntate con sicurezza in alto, farete centro!
SAGITTARIO
L’ottimismo e il buon senso, di cui
siete dotati, vi aiuteranno a risolvere quasi tutti i problemi. Se invece siete incerti, significa che non avete ancora
sufficienti elementi di giudizio, ma li scoverete proprio dove non vi sareste mai aspettati.
TORO
Cedendo alle stuzzicanti sollecitazioni di Venere nel vostro
segno, lasciatevi pure andare che
si tratti d’amore, di sesso o di acquisti di
lusso. Evitate però gli eccessi.
VERGINE
Il rigore di Saturno nel vostro segno
vi esorta a riflettere con spregiudicatezza su ciò che non và. Nelle questioni di cuore fidatevi del vostro intuito e senza troppe chiacchiere muovetevi nella direzione che sentite più vostra. Le questioni di lavoro possono attendere, si risolveranno naturalmente.
CAPRICORNO
Contate pure su Giove che facilita i
rapporti d’amore e quelli di lavoro.
Se poi riuscirete a gestire con eleganza un rapporto difficile, non sono esclusi
positivi sviluppi, non facili per ora da prevedere. Farete un decisivo passo in avanti.
GEMELLI
Mercurio nel vostro segno vi fa risolvere un problema che vi sta a
cuore. Un progetto che non avete ancora messo a segno potrebbe subire qualche
mutamento a causa di positive novità. Nel lavoro la cautela è opportuna.
BILANCIA
Usate tutta la vostra diplomazia per riuscire in un progetto coraggioso. Mercurio dal segno dei Gemelli e Nettuno
dall’Acquario, vi sollecitano a fare chiarezza in una
situazione che vi sta a cuore: capirete così qual è la
direzione da prendere scoprendo, probabilmente,
che sarà diversa da quella che pensavate.
ACQUARIO
Marte all’opposizione dal 10/5 vi
invita ad evitare gli eccessi, specialmente quelli verbali che potrebbero prima o poi ritorcersi contro di voi. Difendete però strenuamente i vostri princìpi,
non è il caso di cedere.
CANCRO
Marte vi lascia dal 10/5 e gli altri
pianeti vi consigliano di riflettere
con spregiudicatezza su ciò che non
va’. Se si tratta d’amore, sforzatevi di guardare
a fondo nel rapporto che state vivendo, anche
a costo di pagare il prezzo. Sappiate gestire
una situazione in evoluzione.
SCORPIONE
Il favore dei pianeti dal Capricorno
vi esortano ad osare sia nel lavoro
che negli affari. Impegnatevi perché avrete la soddisfazione di cogliere nel segno. Nel lavoro, sforzatevi di essere più elastici.
PESCI
Umiltà e pazienza sono le vostre
giuste armi per fare chiarezza in
una situazione che vi sta a cuore;
per venirne a capo non esitate a chiedere aiuto a qualcuno che ne sa più di voi. Fidatevi del
vostro intuito.
DELTAHEAD
a two-man-one-man-band…
] a cura di Michele Torella [
Una sera mi raccontarono di due
tizi arrivati a Roma in auto da
Stoccolma, percorrendo oltre 2500
km, con varie tappe in Germania,
Polonia, Austria. Due musicisti, si
diceva, che avevano però montato
sul palco del locale nel quale si sarebbero esibiti una strumentazione che colpiva per il suo effetto di
scena. A vedere quanta roba era
poggiata su quelle vecchie assi di
legno avrei potuto dire che avrebbero suonato in dieci, e invece sarebbero stati soltanto in due gli
artisti ad esibirsi in quel locale di
S.Lorenzo: David Tallroth e Benjamin Quigley. I due si conoscono da
anni, provenienti da generi musicali differenti e nel 2003 decidono
di avviare un progetto insieme: i
Deltahead, qualcosa a metà fra il
country, il blues, il garage e il
punk. L’incontro sul palco con loro
è sconvolgente. La prima cosa che
colpisce sono i pantomimici travestimenti che scelgono per presentarsi al pubblico. I loro abiti e il
loro trucco conferiscono un’immagine a metà fra il clown e il lirico
teatrale, figure burlesche degne
quasi del visionario cinematografico britannico griffato Kubrick. Fino al momento in cui comincia l’esecuzione dei brani si intuisce poco l’utilità e le possibilità d’uso
della marea di strumenti presenti
sul palco. Poi è un susseguirsi di
sonorità acide, distorte e ripetitive. Due grancasse e due charleston, contrabbasso distorto e chi-
52 eur:torrino:news
tarra elettrica, questi i principali strumenti utilizzati all’interno dei loro brani. Il duo ha il blues
nel sangue, ma prova a fare di tutto per nasconderlo, utilizzando un sound che a tratti risulta
eccessivo per il medio ascoltatore. Le poche pause che i loro brani veloci e ritmati consentono
prevedono l’utilizzo di bottleneck e washboard
che accompagnano le voci stridule e quasi continuamente distorte e in alcuni brani compare l’armonica a bocca. Le liriche costituiscono invece
un capitolo a parte nella produzione della band.
Difficilmente ascoltando un brano dal vivo si riesce a cogliere il senso di tutte le parole, leggendo i testi si capisce anche la ragione. In realtà i brani non contengono quasi mai più di un
paio di frasi, che vengono ripetute in maniera
spasmodica per tutta la durata delle variazioni
cromatiche costruite sui riff che ti costringono ad
assimilarne la melodia. Una sorta di minimalismo che caratterizza anche le soluzioni armoniche, ma che al livello dei testi raggiungono un risultato estremo. C’è un oggetto misterioso che
caratterizza le loro esecuzioni e che troneggia
giusto al centro del palco, posto a metà fra i due
artisti. Loro lo chiamano ASET, che dovrebbe essere l’acronimo per Analogue Sound Expander
Trunk, un’apparecchiatura costituita da un box
alto quasi due metri, con due corni tipici di un
grammofono montati sulla parte anteriore. Sicuramente un espediente utilizzato per nascondere
i processori attraverso i quali passano i propri
strumenti e le proprie voci, ma anche un forte richiamo ad uno strumento antico inventato circa
un secolo fa da Luigi Russolo, ovvero la “macchina intonarumori” (strumento formato da generatori di suoni acustici che permettevano di
controllare la dinamica, il volume, la lunghezza
d’onda di diversi tipi di suono, cui probabilmente è dedicato il brano “This piece of machinery”).
Non è un caso che il compositore e pittore italia-
no sia uno degli ispiratori della loro musica, come del resto Eric Satie, Alan Lomax ed Elvis Presley. Il loro brano di punta, quello maggiormente
noto al pubblico, che utilizzano per aprire i loro
concerti è “My mama was too lazy to pray”, una
sorta di inno slide blues dalle sonorità fortemente garage, considerato dai due artisti svedesi come la chiave per conquistare i propri spettatori
ed introdurli all’interno del proprio mondo visionario. Un richiamo forte al Delta blues americano
di Charlie Patton caratterizza brani come “Love
me, follow me” (con un ritornello veloce e ritmato scandito da un massiccio e trascinante uso
di handclap). Chissà quanti modelli si possono
ancora individuare ascoltando questo gruppo, riuscendo a risalire fino a Fritz Lang o John Cage, il
risultato finale è quello però di un genere di nicchia che va decisamente capito prima che ascoltato, pena la totale incomprensione.
Stambecco in mostra al Museo di Zoologia
La curiosa avventura del signore delle rocce
] a cura della Redazione [
Lo Stambecco
La curiosa avventura del Signore delle Rocce
Dove Museo Civico di Zoologia
Via Ulisse Aldrovandi 18 – 00197 Roma
Apertura al pubblico
Fino al 1° giugno 2008
Orari Dal martedì alla domenica ore 9.00 - 19.00
la biglietteria chiude alle ore 18.00
lunedì chiuso
In cooperazione tra Italia e Svizzera sarà possibile conoscere i modi di vita ed ammirare
rari esemplari di questo straordinario animale.
Roma, aprile 2008
Una storia senza confini quella dello stambecco,
che approda presso il Museo Civico di Zoologia di
Roma per essere raccontata in una emozionante
mostra “Lo Stambecco. La curiosa avventura del
Signore delle rocce”. Un’esposizione, su progetto
del Museo di Zoologia dell’Università di Zurigo e
del Museo della Natura dei Grigioni, che nasce
dalla collaborazione tra l’Ambasciata Svizzera in
Italia e il Comune di Roma.
La mostra, visitabile fino al 1° giugno, è stata allestita in occasione del rilascio nella primavera
del 2006 di una cinquantina di esemplari di
stambecco sulle Alpi italiane. Questa operazione
riveste un elevato valore simbolico, in quanto va
a recuperare un piccolo “incidente di percorso”
nei rapporti fra Italia e Svizzera. Infatti agli inizi del ‘900 le Autorità della Confederazione Svizzera, visto il rapido declino delle popolazioni di
stambecco sul fronte alpino del loro Paese, sottrassero, con l’aiuto di bracconieri, alcuni esemplari che vivevano nella Riserva di Casa Savoia
per reintrodurli sulle loro montagne.
La mostra, oltre a trattare la biologia di questa affascinante specie della fauna italiana, esalta dunque l’importanza della cooperazione fra i due paesi europei, che nella catena delle Alpi trovano oggi un elemento di unione ed un ambiente comune
da proteggere, anziché una mera linea di confine.
In occasione della mostra il Museo Civico di Zoologia esporrà eccezionalmente al suo pubblico
preziosi esemplari risalenti agli anni ’20, dono di
Vittorio Emanuele III. Pannelli, giochi interattivi,
rari reperti zoologici arricchiscono la mostra, illustrando i più recenti studi degli scienziati svizzeri ed italiani sulle popolazioni dello stambecco
alpino. La storia “senza confini” dello stambecco
non finisce comunque tra le pareti del Museo. L’esposizione è infatti accompagnata da una serie
di eventi interessanti, dalle attività didattiche, a
giochi interattivi, proiezioni di filmati ed incontri
con esperti di livello internazionale, spaziando
dall’arte alla mitologia, alla scienza, attraverso le
tradizioni e le credenze popolari che vedono protagonista lo Stambecco.
Una sorpresa per gli studenti: tutti quelli che interverranno alle attività didattiche correlate alla
mostra potranno partecipare ad un concorso in
cui verranno messi in palio due viaggi in Svizzera.
Biglietteria Intero € 6,00. Ridotto € 3,50. Gratuito fino ai 18 anni e oltre i 65. Gratuito per le
categorie previste dalla tariffazione vigente
Promossa da: Ambasciata Svizzera in Italia e Museo Civico di Zoologia - Assessorato alle Politiche
Culturali del Comune di Roma, Dipartimento Cultura
In collaborazione con Museo di Zoologia dell’Università di Zurigo, Museo della Natura del Cantone dei Grigioni
Cura della mostra Gloria Svampa
Organizzazione e Servizi Museali
Cooperativa Myosotis; Zètema Progetto Cultura
Con il contributo di Istituto Svizzero di Roma;
Cisalpino; Svizzera Turismo
Con il contributo tecnico del Museo di Zoologia
dell’Università di Zurigo; Museo della Natura del
Cantone dei Grigioni
Info Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 - 22.30)
www.museodizoologia.it; www.zetema.it
Attività didattiche: Cooperativa Myosotis – tel.
06 32609200
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La storia dell’EUR
dalle origini ad oggi
] a cura di Elisa D’Alto [
VIII Puntata:
I parchi e i giardini
Il pregio forse più riconosciuto al quartiere dell'Eur è quello di avere molte aree verdi da offrire ai
suoi abitanti. Già ai tempi dell'elaborazione del
piano dell'E42 erano stati pensati molti parchi e
giardini. Alcuni furono effettivamente realizzati,
altri, come molti edifici di questo progetto, rimasero solo sulla carta. Tra questi ultimi rientrano la
bellissima mostra del giardino italiano (che consisteva in una ricostruzione ideale del giardino italiano rinascimentale), il grande parco delle attrazioni, il parco silvano e la mostra dell'agricoltura.
Molti impianti vennero realizzati solo dopo la
guerra da Raffaele De Vico che si trovò a lavorare
in condizioni difficoltose per completare i giardini
recuperando le piante già acquistate. Nacquero così alcuni dei momenti più significativi del verde
pubblico di Roma, come i due piccoli giardini degli
Ulivi, che si trovano alle spalle del palazzo dello
Sport, e lo stesso parco centrale. Gli spazi verdi
che oggi conosciamo sono il frutto di una lunga
elaborazione che coinvolse importanti architetti
60 eur:torrino:news
4
in una vicenda progettuale tutt'altro che semplice
e lineare. Il piano originale del 1937, realizzato
con il contributo decisivo di Pagano, Rossi e Vietti, mostrava anche per la sistemazione degli spazi
verdi tendenze "moderniste" espresse dal grande
lago centrale, al quale era stata data forma romanticamente irregolare. Ma il progetto non era
stato evidentemente gradito da Piacentini, tanto
che questo, nel giro di un anno, riuscì ad allontanare il gruppo dei tre architetti e a far approvare
una modifica (in realtà una vera e propria trasformazione) per la quale il lago irregolare spariva e al
suo posto era previsto un bacino di forma regolare,
quello che poi fu realizzato e che noi tutti oggi conosciamo come il "laghetto" dell'Eur. Nel frattempo era già al lavoro il gruppo di progettisti chiamati a far parte dell'ufficio giardini, e così nel
1939, Maria Teresa Parpagliolo, Guido Roda e Alfio
Susini avevano tracciato i progetti di quasi tutte le
aree verdi previste dal piano. Dalle loro matite però ricompariva la tendenza alle linee serpentine e
alle composizioni irregolari. Piacentini volle allora che la soprintendenza per i progetti e le realizzazioni dei giardini fosse affidata a Raffaele De
Vico, dal 1923 uomo di fiducia e progettista di tutte le realizzazioni di verde pubblico a Roma. De Vico venne scelto per regolare in modo definitivo la
questione dei giardini e per mediare le diverse
componenti che agitavano il problema della progettazione. L'aspetto odierno di parchi e giardini
dell'Eur rispecchia tutta la vicenda progettuale che
li ha generati: carattere geometrico e carattere irregolare si fondono armonicamente, facendo sì che
l'Eur sia oggi il quartiere romano con maggior indice di verde. Il parco più noto è sicuramente il
parco centrale.
Questa zona subì ben tre varianti di progetto nell'arco di pochi anni. Del '37 è il primo progetto
con il lago irregolare. Nel '38, dopo l'intervento di
Piacentini, si ridisegnò il bacino, di foggia più
classica, e si aggiunse il palazzo dell'Acqua e della
Luce, e una cascata semplice. Un'ulteriore variante arrivò nel '40, dettata molto probabilmente da
ragioni di una più stretta economia in relazione al
progredire della guerra, e voluta anch'essa da Piacentini. Questa seconda variante al progetto originale prevedeva un'ara celebrativa al posto del
palazzo dell'Acqua e della Luce, e una cascata semplice. Ma anche questa seconda variante non venne mai realizzata a causa del blocco dei lavori del
1943, dovuto alla guerra. Il lavori vennero ripresi
da De Vico nel dopoguerra, e il parco venne portato a termine nel 1962, rispettando l'ultima variante del progetto che prevedeva un palazzo dello
Sport, realizzato da Piacentini e Nervi, e il giardino della cascata.
eur:torrino:news 61
Romalive e IFO informano:
La ricerca al servizio dei pazienti
] a cura di Marta Cecchini [
nostro organismo. In seguito a dei particolari
processi, come ad esposizioni ambientali, si
generano delle alterazioni che fanno impazzire
ed alterare questi geni, contribuendo alla generazione del fenotipo trasformato di una cellula
tumorale, con tutte le caratteristiche della cellula tumorale. È un processo che impiega un
lungo arco di tempo. Per il tumore della mammella, per esempio, è stato calcolato che questo processo può anche impiegare 20 anni. Non
si tratta, come molti pensano, di un processo
repentino e a cui il nostro organismo assiste in
maniera indifesa. Al contrario, il nostro organismo cerca di rispondere al processo di trasformazione della cellula, cercando di bloccarlo.
Trascorso questo ventennio, quando ormai il
processo ha raggiunto la sua completezza, si
arriva alla vera e propria formazione del tumore
che cerchiamo di sconfiggere.
Prof.ssa Paola Muti
Romalive torna assieme all’IFO (Istituti Fisioterapici Ospitalieri) per parlare del male del secolo, il cancro, attraverso un ciclo di trasmissioni
su Gold Tv in diretta il mercoledì sera dalle ore
22.45 per portare l’informazione scientifica direttamente nelle case dei cittadini. Uno spazio
dedicato ad argomenti quali ricerca e prevenzione, assieme ad alcuni ricercatori dell’IRE.
In questo numero riportiamo la prima parte dell’intervista alla Prof.ssa Paola Muti, Direttore
scientifico dell’IRE (Istituto Nazionale Tumori
Regina Elena).
Intervista alla Prof.ssa Paola Muti.
Come mai dalla cellula si è passati al cancro?
Il cancro è una patologia dei paesi sviluppati a
cultura occidentale, esposti a diversi tipi di aggressioni oncogeniche ambientali. Questa patologia esiste anche nei paesi sottosviluppati,
ma è secondaria rispetto alle patologie infettive.
scuole, quindi molto parcellizzata. Negli ultimi
25 anni di storia, la ricerca è uscita dagli ambiti istituzionali locali per diffondersi e coagularsi intorno a situazioni multicentriche, dove i
ricercatori tendono a collaborare insieme su
diverse ipotesi.
Esiste, oggi, una maggiore integrazione, non
solo nell’ambito di specifiche specialità, ma
anche tra i diversi aspetti della ricerca, la biologia con la medicina, la medicina con la fisica.
È il grande sviluppo tecnologico che ci ha permesso di lavorare ad un livello di cooperazione
maggiore.
Presente alla trasmissione d’apertura “Dalla cellula al cancro”, il Dott. Giovanni Blandino, Coordinatore per la Ricerca dell’IRE.
Perché nei nostri paesi si passa dalla cellula
normale a quella cancerogena?
Perché si accumulano nel tempo esposizioni croniche a questi agenti, in parte ambientali e
molto spesso endogeni, appartenenti al nostro
stesso organismo, e che si producono come
risposta ad una forma di adattamento all’ambiente. È come se il cancro rappresentasse un
effetto collaterale del vivere una situazione
particolarmente privilegiata, ricca di benessere,
di cibo e di mezzi di comunicazione.
Dott. Blandino, cos’è la cellula tumorale?
La cellula tumorale origina da una cellula normale, in cui si accumulano una serie di alterazioni. Per cui una cellula che normalmente svolge delle funzioni fisiologiche nel nostro organismo, a causa di una serie di alterazioni genetiche, impazzisce fino a non svolgere più le funzioni normali. La cellula tumorale è capace di
proliferare in maniera incontrollata. È una cellula che non risponde più al controllo del nostro
organismo ed è in grado di metastatizzare,
ovvero di riprodursi a distanza rispetto all’organo originario in cui questo tumore cresce e si
sviluppa.
Parliamo di ricerca sul cancro: dal passato al
presente, cosa è cambiato?
Questo cambiamento non vale solo per la ricerca sul cancro, ma per la ricerca in genere, visto
che segue gli stessi orientamenti. La ricerca del
passato era focalizzata e legata alle diverse
Come mai si creano le alterazioni geniche?
Le alterazioni geniche sono delle alterazioni a
carico dei geni che normalmente presiedono
alle funzioni fisiologiche della cellula. In condizioni normali, le funzioni di questi geni sono
necessarie alla vita della nostra cellula e del
64 eur:torrino:news
Come si può curare il tumore?
Visto che il tumore è la risultante di una serie
di alterazioni geniche che interessano aspetti
diversi di una cellula normale, non dobbiamo
immaginare che trovando un'unica molecola, un
farmaco specifico, si può risolvere il problema
cancro, indipendentemente se si tratti di un
tumore del colon, dello stomaco, del polmone,
ecc. Ci troviamo di fronte ad un nemico abbastanza complesso, peculiare nella sua perversione, perché realizza la sua estrinsecazione nei
distretti dell’organismo, in maniera molto
diversa. Oggi abbiamo due armi fondamentali
per sconfiggere il cancro. Una è la prevenzione,
ovvero agire nel corso di quel ventennio di
incubazione del processo tumorale, intervenendo nel corso di queste tappe, cercando di bloccarne l’evoluzione: è il grande obiettivo della
prevenzione primaria e secondaria che ha già
dato risultati positivi, come per il tumore alla
mammella. La seconda arma a disposizione è
quella di trasferire nel tempo più rapido le
informazioni che i ricercatori di base riescono
ad ottenere con le sperimentazioni, al letto del
paziente. Lavorando giornalmente con le colture cellulari e con gli animali, riusciamo ad
entrare nelle cellule tumorali e ad identificare i
meccanismi di alterazione, i bersagli molecolari che possiamo colpire attraverso l’uso di farmaci specifici. C’è una differenza notevole tra le
colture cellulari e i tumori dei pazienti. Abbreviando al massimo i tempi di trasferimento
delle informazioni dai laboratori alla cura del
paziente, ci avvicineremo senz’altro alla vittoria
nei confronti del cancro.
Questa vittoria potrebbe essere la sconfitta
definitiva del cancro o la convivenza. In che
modo la tecnologia può aiutare i ricercatori
a trovare una via d’uscita?
Il problema del tumore non è solo un problema
dei medici o degli oncologi. Essendo una patologia multifattoriale ha bisogno della collaborazione di diverse competenze. La tecnologia, per
esempio, ci ha permesso di creare strumentazioni alla base delle radiografie molecolari, per
poter analizzare il DNA delle cellule tumorali e
stabilire le alterazioni responsabili dell’insorgenza di quel tumore. Per razionalizzare i risultati di queste analisi tecnologiche complesse, è
necessaria la competenza dei nostri bioinformatici e dei matematici: un supporto fondamentale
nell’approccio che stiamo portando avanti, per
sconfiggere il tumore. Dalla complementarità
delle diverse competenze può nascere un processo sinergico che ci permetterà di giungere a
soluzioni definitive.
Quindi, la matematica, l’informatica, la biologia e
le varie branche che compongono la scienza devono essere messe in campo per trovare assieme una
risposta al problema, magari anche cercando altre
strade?
Più che cercare altre strade, direi, bisognerebbe
approfondire quelle che abbiamo già percorso in
maniera riduttiva, proprio perché, anni fa, non
si valutavano approcci più integrati e complessi
in relazione alla complessità e alla pericolosità
della patologia.
Questa è la speranza?
Più che una speranza, siamo vicini ad una realtà. Per alcune patologie tumorali, sono stati
fatti grandi passi avanti, con risultati molto
positivi. Mi riferisco ad alcune patologie tumorali con le quali, oggi, si può convivere ed uscirne molto bene, con ampie percentuali di so-
Dott. Giovanni Blandino
pravvivenza. Per altre patologie tumorali, invece,
siamo moto indietro e dobbiamo lavorarci sopra,
per raggiungere gli stessi risultati positivi.
L’intervista è stata realizzata durante la trasmissione Romalive, in onda su Gold Tv.
Riduzione della mortalità per tumore,
lo rivela la Relazione sullo stato sanitario del Paese
La salute degli italiani presenta molti aspetti
soddisfacenti, come testimonia innanzitutto
l’aspettativa di vita che ci pone ai primi posti
nel mondo. È quanto rileva la Relazione sullo
Stato Sanitario del Paese relativa agli anni
2005-2006, inviata nei giorni scorsi ai presidenti di Camera e Senato dal Ministro della
Salute Livia Turco, come previsto dal Decreto
Legislativo 229 del 1999, per fornire un’informazione al Parlamento e al Paese sullo stato di
salute degli italiani e sulle politiche sanitarie.
Come sottolineato nel documento, si può ben
sperare per l’andamento epidemiologico di alcune patologie in particolare, se si considera la
risposta del Paese ad iniziative di prevenzione,
che cominciano a dare i loro frutti. Ad esempio,
si osserva una diminuzione costante del fumo
di tabacco (noto fattore di rischio per molte
patologie di tipo respiratorio, cardiovascolare e
oncologico), una riduzione progressiva della
mortalità per tumore (merito delle campagne di
screening e delle diagnosi fatte più precocemente, che permettono interventi terapeutici
più efficaci).
Tuttavia, vi sono ancora aree che possono essere migliorate: le malattie respiratorie croniche
sono tuttora un problema diffuso, il consumo di
alcool rimane piuttosto elevato, soprattutto
nelle fasce di età più giovani, il diabete e l’obesità hanno una diffusione preoccupante, specialmente per le possibili complicazioni future.
Un quadro complesso e articolato che presenta
- come si legge nella relazione - molti motivi di
ottimismo ma che indica anche la necessità di
interventi che il Ministero della Salute ha in
parte già intrapreso alla luce del programma di
governo della sanità del Ministro Livia Turco.
Un New Deal della Salute, a quanto stabilito dal
Patto per la Salute tra Governo e Regioni siglato nel settembre 2006, che si compone di un
accordo non solo normativo e programmatico
ma anche di certezza finanziaria, e che ha portato ad offrire più risorse, più servizi, più efficienza e a combattere gli sprechi.
Per quanto riguarda la prevenzione, si ricorda il
programma Guadagnare salute, rendere facili le
scelte salutari, voluto dal Ministro Livia Turco e
approvato dal Governo con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 maggio
2007, in accordo con le Regioni e Province
autonome, che rappresenta il primo atto di
coordinamento delle azioni e delle campagne di
comunicazione tra tutti i livelli istituzionali, il
mondo della scuola, dei produttori e dei consumatori per la prevenzione delle malattie croniche, per esempio i tumori, il diabete, le malattie respiratorie e cardiovascolari, attraverso l’adozione di stili di vita corretti: una alimentazione sana, niente fumo, meno alcool, più movimento.
eur:torrino:news 65
EMANUS
Centro ricostruzione unghie
Emanus è il Centro ricostruzione unghie creato
su misura delle proprie clienti. In un’atmosfera
calda, allegra e amicale, le sorelle Stefania, Emanuela ed Eleonora realizzano veri e propri gioielli sulle dita delle clienti.
Emanuela, titolare insieme alle sorelle del Centro
Ricostruzione unghie, ce ne parla:
Come nasce quest’idea?
Quest’idea nasce dalla volontà di sviluppare e
realizzare qualcosa di nuovo e di originale insieme alle mie sorelle; qualcosa dedicato alla bellezza delle donne. La cura del corpo che le donne
hanno mi ha dato lo spunto per creare un’attività
del genere: si dice che le mani delle donne siano
importanti e noi abbiamo colto l’occasione. Anche perché si dice che il mondo è nelle mani delle donne!
Cosa offrite?
In questo Centro prima di tutto offriamo la professionalità, con personale qualificato. Questo è
un punto d’incontro: la cliente si rilassa, s’instaura un clima amichevole, il caffè al momento
giusto, l’aperitivo, fanno sì che si crei un‘atmosfera gradevole. Cerchiamo d’instaurare un
rapporto confidenziale con la cliente cosicché
per due ore non pensi al lavoro, ai problemi. Si ride, si scherza, magari guardando un dvd, ascoltando buona musica. È quello di cui hanno
bisogno spesso le donne. Si parla dei propri sogni, delle proprie aspettative. Questa è la caratteristica fondamentale del Centro.
Per quanto riguarda l’estetica ci sono vari trattamenti dedicati alla cura dei piedi e delle mani.
Non trattiamo soltanto la ricostruzione in gel ma
anche manicure e pedicure estetico.
re qualcosina. I corsi sono ripartiti in 4 mezze
giornate, in genere la domenica o a seconda della necessità della cliente, e vengono tenuti presso il Centro. Vanno sempre molto bene anche perché offriamo un tirocinio succesivo. La persona
che partecipa al corso viene seguita e ogni mese
viene effettuato un controllo per testare il livello d’apprendimento. Questo è un lavoro in cui solo con l’esperienza si riesce a diventare bravi: occorre manualità.
Organizzate anche dei corsi?
Sì, organizziamo anche corsi professionali. Abbiamo voluto ampliare questo discorso perché è
un campo in cui ci sono opportunità per tutti,
soprattutto per le giovani studentesse che vogliono entrare nel mondo del lavoro e guadagna-
EMANUS ESTETICA
provate il piacere del benessere profondo.
…Un anno e mezzo fa abbiamo aperto il centro
unghie Emanus, un mondo dove il fascino del
bello, il gusto per l’eleganza e la fantastica professionalità delle tre sorelle: Emanuela, Stafania e Eleonora crea un’atmosfera magica.
Ora Emanus si fa in due. Dal 13 Marzo, giorno
dell’inaugurazione, è operativo il nuovo centro
estetico che aggiunge, oltre alla bellezza, un
tocco di charme e benessere.
Il centro si trova in via Leonardo Umile 58 e
troverete ad attendervi uno staff assolutamente professionale. Professionisti specializzati per
il trucco, estetica occidentale, stetica ayurvedica, terapisti specializzati, medico nutrizionista
che si avvale di nuove ecnologie. Una realtà
innovativa al servizio del cliente e delle sue
esigenze.
Il cliente è al centro del fare e del pensare di
Emanus. Ascoltato, coccolato, con un unico
obiettivo: personalizzare completamente qualsiasi tipo di trattamento estetico. Un esempio?
Nel fare la ceretta utilizziamo il giusto materiale
che si adatta alla pelle
del cliente, inoltre vengono adottate essenze
con il marchio di qualità
Emanus! La ricerca del
bello estetico associato
all’armonia interiore è il
nostro obiettivo. Conoscere il cliente, distrarlo,
portarlo fuori dalla routine quotidiana e coinvolgerlo nel benessere
profondo. Emanus omaggia la propria clientela
dal 23 aprile al 23 maggio con uno straordinario check up e scrub.
Municipio XII informa
] a cura del Presidente del Consiglio del Municipio Roma XII Augusto Culasso [
L’agro Ostiense con le capanne
L’Agro Ostiense si presentava come un immenso
stagno paludoso che si estendeva intorno alla foce del Tevere, punteggiato dalle capanne dei contadini.
Tutti erano al servizio del mercante di campagna
che forniva ai lavoratori dell’Agro alloggio in case, capanne o grotte nella più assoluta promiscuità. Le capanne erano isolate o raggruppate in
villaggi, abitate per nove mesi all’anno, il tempo
in cui i lavoratori si trattenevano sui campi.
Le capanne, che somigliavano a quelle preistori-
che, avevano una forma circolare con il tetto a
punta acuta ed erano di legno, granoturco e paglia. L’ingresso era un buco attraverso il quale si
doveva entrare curvi, ma che aveva lo scopo di
proteggere questi poveracci dalle intemperie e
dal freddo… In pochi metri quadrati vivevano
anche 20-25 persone mentre nelle capanne più
grandi, rettangolari, alloggiavano fino a 150 persone. Al centro si trovava il focolare senza sfogo
per il fumo ed il pavimento era la terra. Il focolare, ancora preistorico era una pietra posta al cen-
tro alla quale si dava fuoco… Qui, quando la pietra era infuocata, o nel caldaio, si cucinava la focaccia di granoturco. Qualche volta si cucinava
anche la carne di bestie trovate morte o disseppellite alla bisogna.
I lavoratori meno fortunati alloggiavano in grotte umide, che tutt’ora a centinaia costellano la
campagna romana. In ognuna di esse abitavano
una quarantina di persone.
Nelle paludi i villaggi di campagna si chiamavano
lestre. Attorno ai villaggi lungo l’Ostiense fiorivano una serie di piccole industrie: lo sfruttamento del bosco con la raccolta delle ghiande,
qualche volta usate per la panificazione, la fabbricazione del carbone, ma soprattutto per l’allevamento dei porci, dei cavalli e degli ovini. Molti vendevano i loro porodotti in città. C’erano i
ranocchiari, i raccoglitori di violette, i giuncaroli, i cercatori di lumache e di more, ma anche i
mignattari, cioè i raccoglitori di sanguisughe…
Era tutto un sottobosco di lavoratori che in un
modo o nell’altro mandavano avanti le loro famiglie. Questi lavoratori dell’agro si spostano da
una tenuta all’altra formando una carovana pittoresca di uomini e di donne, con le loro povere
cose sotto il braccio. Le donne recavano i lattanti in un canestro sulla testa, mentre i più piccoli
seguivano la processione sgambettando attaccati alla gonna della madre. La carovana procedeva
tra canti di stornelli, frizzi, lazzi, bestemmie o
parolacce con le quali si intrecciavano le risate
argentine degli innamorati. I lavoratori possedevano un solo vestito per tutte le stagioni. Questa
era la dura e triste vita del latifondo.
di riappropriarsi attraverso la riscoperta dei luoghi della storia e della memoria dei tanti Quartieri dei nostri Municipi, del loro habitat naturale, sociale e urbano. Su tale “senso“ si può far le-
va per migliorare i nostri quartieri, liberandoli
dal degrado e dall’abbandono, riscoprendo così il
piacere dello stare insieme per costruire la vera
qualità urbana.
Sicurezza
Dobbiamo dire che a Roma il tema della sicurezza
risulta essere percepito dai cittadini come un
problema reale. Occorre quindi dare delle risposte
con adeguate politiche di contrasto dei fenomeni di criminalità e di devianza. Servono politiche
attive di prevenzione che, agendo sulla morfologia dei legami sociali, accrescano la fiducia e infondano maggior sicurezza nel cittadino.
Si tratta di attivare interventi di stabilità culturale verso la “sicurezza percepita” attraverso politiche di cablaggio sociale che favoriscano la
messa in rete delle insicurezze individuali in un
quadro di rete sociale di comunità allargata o di
vicinato che potrebbero aiutare la persona sola,
fragile, diversa o povera a non sentirsi esclusa
dalla Comunità dei cittadini.
Tante iniziative attivate dal Comune di Roma come le Notti Bianche, le Domeniche ai Fori o le
Domeniche Ecologiche, hanno in fondo questo
scopo “ rifondativo “ per una città impegnata a
contrastare il mugugno, l’ insicurezza, la paura,
la defezione e la disaffezione al fine di accrescere e far diventare egemone il senso civico e la
partecipazione ai processi decisionali della città.
Sto personalmente lavorando sul concetto di
identità locale che è a mio parere un elemento
strutturale necessario per accrescere il senso di
appartenenza che, oltre a dare un tono alla nostra esistenza quotidiana, consente ai cittadini
70 eur:torrino:news
Aprite al transito delle auto civili la città militare
Sono anni che i cittadini residenti nei quartieri
limitrofi alla Città Militare sono costretti a subire
spesso file estenuanti per raggiungere le proprie
abitazioni, le scuole i servizi o gli uffici.
Infatti, nonostante l’espansione verso il mare
della città di Roma che soprattutto nel quadrante Ovest porterà all’edificazione di molti nuovi
insediamenti edilizi, non c’è nessun segnale di
“comprensione” verso i tanti cittadini, costretti
ad aggirare la Città Militare per potersi spostare.
Chi abita alle Cecchignola, sull’Ardeatina, a Castel di Leva, a Fonte Meravigliosa o lungo la Laurentina (oltre 70.000 abitanti), è fortemente penalizzato da una realtà che un tempo periferica,
si trova oggi inserita nella città consolidata costituendo di fatto una vera e propria barriera architettonica.
Credo che si debba fare qualcosa per risolvere
questo problema più volte segnalato dai nostri
concittadini del Municipio.
Un suggerimento mi permetto di darlo: aprire al
transito delle auto civili, via dell’Esercito, oppure in alternativa aprire via dei Genieri.
Decentramento
Dopo la lunga stagione del decentramento che
ha spostato poteri e competenze dal centro alla
periferia, assistiamo ora ad un “irrigidimento“
dell’amministrazione centrale nei confronti del
decentramento municipale incapace di assolvere
appieno all’ “onda d’urto” prodotta dalla Società
reale nelle sue varie articolazioni.
A mio parere non sempre ciò risulta privo di plausibili motivazioni, in quanto oggi, l’amministrazione municipale, sia nella accezione squisitamente amministrativa che in quella politica esercente il ruolo di organo di prossimità, non risulta
ancora in grado a far fronte adeguatamente a
quel fiume in piena rappresentato dalle innumerevoli domande espresse dalle varie nuove forme
di partecipazione popolare. Oggi possiamo dire
che la società della conoscenza, diventa sempre
più una società della consapevolezza a cui la politica non sempre è in grado di fornire adeguate
risposte, accompagnandone i processi. I quartieri romani un tempo borgate capaci di esprimere
domande a bisogni essenziali (acqua, strade, luce e fogne), si stanno trasformando in centralità
di servizi e di reti cablate, in cui i bisogni sono
sempre più complessi e sofisticati. La sala del
Consiglio municipale, un tempo luogo
di scelte e di decisioni solitarie, è un
pullulare di iniziative promosse delle
innumerevoli associazioni dei bisogni
e organizzazioni
degli interessi, che
producono istanze,
domande, proposte ai
quali la sgangherata organizzazione municipale, espressione di un rapsodico decentramen-
to amministrativo non può far fronte spesso
neanche sul piano formale. È un discorso complesso che attiene agli istituti del decentramento!
Poesia: Se potessi
Se potessi cogliere quel fiore
nel recinto irto di bottiglie
se potessi osservare il suo colore
per poterlo confrontare con il mio
Se potessi mirarlo da vicino
per poter risaltare le sue forme
il profumo che sento da lontano
quando il vento soffia da quel verso
Se potessi abbattere quel muro
su cui prono affaccio la mia testa
con il corpo dall’altra del recinto
ed il cuore sospeso su quel fiore
Augusto Culasso
eur:torrino:news 71
Una mamma per amica: da “Rosa e Celeste” a “I vanitosi”
Da oltre dieci anni è presente nella zona
del Torrino un negozio
amico dei bimbi, colorato,
pieno di abiti meravigliosi che allietano il loro
viso e i mille momenti di innocenti che crescono.
È un luogo particolare, rilassante, familiare, pieno di vitalità. La signora Anna Maria Berna l’ha
messo su con tanti sacrifici, tanto amore, e il
piacere di essere utili alla comunità.
Signora Anna Maria, cosa l’ha spinta ad iniziare tale avventura?
Oltre 10 anni fa ho deciso di iniziare un’avventura meravigliosa nel settore dell’abbigliamento. La
moda, la passione per gli abiti, il contatto con la
gente, sono state le spinte decisive. Certo, ho affrontato molti sacrifici e ho dovuto adeguarmi
anche ai continui cambiamenti che sono avvenuti nella zona dell’Eur, e in particolare del Torrino. Cambiamenti che continuano anche oggi.
Come ha gestito l’attività e in che modo ha
contattato la clientela?
Inizialmente la clientela è arrivata soprattutto
tramite il passaparola, facendo pubblicità mirate
su riviste di quartiere, volantini, e qualche cartellone pubblicitario. Una volta che la clientela
entra nel negozio bisogna capirla e personalizzare il servizio. La passione per le pubbliche relazioni mi ha aiutata, e tramite l’ascolto, interpretando i gusti e quindi, come dicevo, personalizzando il servizio, siamo riusciti nella fidelizzazione del cliente, che ritorna spinto dalla qualità
dell’offerta.
Quali sono stati i punti di forza nell’interfaccia prodotto-cliente?
Ho puntato sul rapporto qualità/prezzo. Ho puntato su prodotti all’avanguardia ad un prezzo accessibile per bimbi 0/16, ma a volte anche degli
adulti si sono rivolti a noi.
Perché da “Rosa e Celeste” ha cambiato nome
e oggi si chiama “I Vanitosi”?
Mia figlia Valentina da bambina veniva con me al
negozio, e nel tempo gli ho trasmesso la passione
per il bello, il gusto, la moda e l’attenzione ai
particolari. Crescendo e notando la sua voglia di
mettersi in gioco, ho deciso di cedergli il negozio, e lei, interpretando i segni dei tempi che
cambiano, ha deciso di cambiare nome, infatti
oggi l’attività si chiama “I Vanitosi”.
Valentina, come mai ha cambiato nome al negozio?
Ho cambiato il nome perché è bello vedere i bimbi felici anche nel modo di vestire e io ho
un figlio di tre anni. Sono subentrata,
più che ad una mamma, ad un’amica
che continua a starmi vicino e senza interferire
mi aiuta nelle piccole e grandi cose. Da bambina,
vedendo mia madre al lavoro, ho imparato quanto è importante ascoltare il cliente, consigliarlo
con delicatezza senza mai essere frettolosi nel
farlo scegliere. Far scegliere al cliente ciò che desidera è il modo per fidelizzarlo. Il cliente che
desidera sogna, e la realizzazione di un sogno è
un attimo di felicità. Mamma è stata una maestra
e un’amica, e grazie a lei ho imparato ad amare e
ad avere passione per questo mondo meraviglioso: quello degli abiti e della moda.
Questo è il mondo di “Rosa e Celeste” prima, e de
“I Vanitosi” ora.
Un’ultima informazione per tutti Voi: il negozio
per bambini “I Vanitosi” si trova al Torrino, in via
Siviglia 20 (angolo via della Grande Muraglia).
RomaLive al Vinitaly
Il Vinitaly è l’evento mondiale nel settore vitivinicolo, ogni anno a Verona i produttori, le cantine, presentano i loro vini. Un momento importante contraddistinto da conferenze, confronti, premiazioni e qualche polemica. Quest’anno la parte del leone spetta alla regione Lazio con una innumerevole serie
di premiazioni ai vini della regione. Grazie all’Assessore Daniela Valentini, i vini del Lazio competono con i mostri sacri nazionali e mondiali spesso vincendo la sfida. Si è contraddistinta tra le altre la Cantina Cerveteri con due premiazioni. A seguire alcuni momenti del Vinitaly e dei protagonisti presenti.
Il presidente della
Cantina Cerveteri Romolo Conti e Riccardo
Cotarella, enologo di
assoluta fama mondiale, brindano al grande
successo della Cantina
Cerveteri al Vinitaly.
Riccardo Cotarella è
anche consulente della Cantina Cerveteri,
nel passato l’ha diretta e ne è stato anche
l’enologo.
Romolo
Conti, attuale presidente della Cantina,
ha portato la Cantina
alla svolta con un marketing decisivo ed una continua costante innovazione nel processo tecnico, pur nel
rispetto della tradizione. L’ultima grande innovazione è stata l’apertura del Caerevetus Club, un wine bar nel cuore della cantina.
Romolo Conti e Riccardo Cotarella si scambiano opinioni
sul Vinitaly e sulle sfide che attendono il mondo vitivinicolo. La competizione interna ed internazionale, la tecnologia come costante riferimento per rimanere al passo con
i tempi nel rispetto delle radici e del territorio
Altro momento esaltante con il Commissario
straordinario dell’ARSIAL dottor Fabio Massimo Pallottini e il presidente della Cantina
Cerveteri. L’arsial ne ha
ben donde di brindare
vista la grande affermazione dei vini della regione Lazio e il raggiungimento della vetta.
L’euforia per la grande affermazione dei vino e la gioia dei
due grandi protagonisti e registi di tale affermazione. Il
Presidente Conti ringrazia tutti i soci della cantina. Grazie
a loro è stato possibile scalare vette impensabili nel panorama nazionale.
Riccardo Cotarella enologo di fama mondiale
parla delle nuove sfide
che attendono le produzioni nostrane, le
opportunità ma anche
le difficoltà dei mercati, come utilizzare un
marketing efficace e
come competere in un
rapporto giusto qualità/prezzo.
Il commissario Pallottini gusta e si interessa ai vini delle Cantine che hanno scalato le vette enologiche al vinitaly.
Romolo Conti, presidente della Cantina Cerveteri, parla
del Vinitaly e della presenza dei soci della cantina.
Fabio Massimo Pallottini commissario straordinario ARSIAL ai microfoni di Roma Live confessa la sua soddisfazione per come la regione Lazio è cresciuta.
Un altro dei soci della cantina presenti al Vinitaly parla ai
microfoni di Roma live della manifestazione.
Uno dei soci della Cantina Cerveteri al Vinitaly esprime la
sua soddisfazione ai microfoni di Roma Live.
In esposizione i vini della cantina Cerveteri al Vinitaly
La grande protagonista della rimonta dei vini della regione Lazio fino al raggiungimento della vetta, stiamo parlano dell’Assessore della regione Lazio Daniela Valentini.
Grazie al suo assessorato all’agricoltura, al costante dialogo con i produttori, ad un nuovo modo di intendere il
mercato e la promozione, ha permesso ai vini della regione Lazio di uscire da ruolo di cenerentola per diventare attori protagonisti ai vertici.
CÆRE
VETUS
Club
La Regione informa
] a cura della Redazione [
Nieri e De Angelis: «Dalla Giunta Marrazzo 18 Milioni di Euro
per la Videocon di Anangni»
«È un provvedimento strategico a favore di una
delle aziende più importanti della nostra regione,
un impegno finanziario forte da parte della Giunta regionale per sostenere il rilancio industriale
della Videocon di Anagni, favorire investimenti
in ricerca e innovazione e salvaguardare lavoro
ed occupazione».
È il commento di Luigi Nieri e Francesco De Angelis – assessori rispettivamente al Bilancio, Programmazione economico-finanziaria e partecipazione ed alla piccola e media impresa, commercio
e artigianato –alla delibera approvata oggi dalla
Giunta regionale, che autorizza il cofinanziamento regionale al contratto di programma per la
Videocon di Anagni, stipulato il 25 luglio 2007,
stanziando 18 milioni e 299mila euro quale con-
tributo per le attività di ricerca e sviluppo dell’azienda.
«Si tratta di un intervento di straordinaria importanza – ha dichiarato De Angelis – che fa seguito ad una serie di azioni concrete a favore del
rilancio di Videocon e per la tutela dei livelli occupazionali. La Giunta Marrazzo ha dimostrato
nei fatti di saper mantenere appieno gli impegni
assunti a sostegno dell’azienda di Anagni, un impegno totale e deciso perché siamo convinti che
restituire slancio alla Videocon significa rafforzare la competitività dell’azienda sui mercati ed
al contempo sostenere l’indotto delle PMI operanti nell’area». «Si tratta di un atto di estrema
responsabilità da parte della Regione, ha aggiunto l’Assessore Nieri, soprattutto se pensia-
mo alla carenza di risorse attualmente a disposizione dell’Amministrazione. In particolare il cofinanziamento regionale è stabilito nella misura
del 30% del contributo massimo concedibile per
le attività di ricerca e sviluppo». «Il sostegno regionale al piano di rilancio di Videocolor, ha concluso De Angelis, si inserisce in un ampio progetto rivolto alla provincia di Frosinone, teso a
favorire linee di collaborazione pubblico-privata, a rafforzare il programma di industrializzazione delle aree produttive, attivando tutti gli strumenti destinati a potenziare le infrastrutture ed i
servizi per migliorare la competitività delle
aziende e determinare le condizioni perché il territorio possa attrarre investimenti e salvaguardare l’occupazione».
De Angelis su Videocon: una buona notizia per l’impresa e gli occupati
«La conclusione positiva dello studio tecnico da
parte del Ministero sulla validità del progetto di
ristrutturazione di Videocon è una buona notizia
per l’azienda e soprattutto per i lavoratori».
È il commento dell’Assessore alla piccola e media
impresa, commercio e artigianato Francesco De
Angelis agli esiti dell’istruttoria tecnica condotta
dal prof. Nicosia.
«Il lavoro di sinergia avviato sin dal 2005 da Ministero e Regione sta dando buoni frutti, prosegue l’Assessore. Siamo fiduciosi che il supporto
pubblico alle progettualità dell’azienda sul fronte
dei programmi di ricerca e sviluppo potrà restituire slancio competitivo a Videocon. Con la decisione di oggi, il Ministero avvierà le valutazioni per l’impegno delle risorse a favore dell’azien-
De Angelis: Dalla Regione un milione di Euro
per lo sviluppo dei consorzi industriali
«La Giunta regionale del Lazio ha finanziato, nell’ambito del piano di riparto del “Fondo unico regionale per le attività produttive”, la legge regionale 13 del 1997 (“Consorzi per le aree ed i nuclei
di sviluppo industriale”), stanziando un milione
di euro a sostegno dei cinque consorzi industriali
presenti ed operanti nel Lazio».
Lo rende noto l’Assessore alla piccola e media impresa, commercio e artigianato Francesco De Angelis, commentando la delibera approvata su sua
proposta nell’ultima seduta della Giunta regionale.
«Si tratta di un importante sostegno all’attività
dei consorzi industriali, spiega De Angelis, realtà
territoriali strategiche per la crescita dell’economia e dell’imprenditoria. Le risorse regionali andranno a sostenere i progetti di qualificazione e di
sviluppo promossi dagli enti, la programmazione
76 eur:torrino:news
della loro attività, favorendo gli investimenti pubblici e privati nei territori produttivi, programmi di
marketing e l’ingresso di nuove imprese nelle aree
di pertinenza di ciascun consorzio industriale».Il
provvedimento regionale interessa i seguenti enti
consortili:
– Consorzio industriale di Frosinone
– Cosilam (Consorzio industriale per lo sviluppo
del Lazio meridionale)
– Consorzio industriale Roma-Latina
– Consorzio per il nucleo industrial
di Rieti-Cittaducale.
– Consorzio industriale Sud Pontino
da. E si tratta di risorse consistenti: oltre ai 136
milioni di euro di investimento privato, infatti, il
Ministero ha stanziato 36 milioni ed altri 18 milioni la Regione Lazio, con la delibera di Giunta
approvata sabato scorso».
«Oggi dunque, conclude De Angelis, è possibile
guardare al futuro con più fiducia. E lo dico pensando soprattutto ai lavoratori. La Regione continuerà ad impegnarsi al fine di garantire il mantenimento del sito produttivo, il riassorbimento
graduale dei cassaintegrati e la salvaguardia dei
livelli occupazionali».
Nella foto: On. Francesco De Angelis,
Assessore alle PMI della Regione Lazio
Bufala: Valentini, nessuna traccia di diossina in allevamenti
“Non c’è traccia di diossina nei nostri animali.
Tutti i controlli fatti dall’Istituto Zooprofilattico
negli ultimi due anni sono risultati negativi e attestano la salubrità del territorio laziale”. Ha
esordito così l’assessore regionale Daniela Valentini al Tavolo con i produttori, le associazioni di
categoria, sindaci e rappresentanti istituzionali
di alcuni dei 39 comuni laziali dove si allevano le
bufale. “Proprio per tutelare il nostro prodotto
che, ribadisco, è esente da alcuna contaminazione – ha proseguito la Valentini – credo sia necessaria la creazione di un marchio di qualità che
permetta di distinguere il latte prodotto sul nostro territorio da quello proveniente da altre regioni o, addirittura, Paesi dell’Est. Il marchio garantirà sia la qualità dei nostri prodotti che la loro tracciabilità”.
Sono 800 gli allevamenti di bufala e 50 mila i capi presenti sul territorio regionale. Di questi 20
mila si trovano nella provincia di Frosinone che,
insieme a Latina, produce la quasi totalità dei
400-500 mila quintali di latte del Lazio, pari al
20% della produzione nazionale.
“È importante tutelare la salubrità di questo prodotto di eccellenza – ha proseguito la Valentini –
evitando che la crisi che purtroppo sta coinvolgendo il settore lattiero-caseario possa travolgere anche il latte di bufala. Il marchio permetterà
di garantire anche la mozzarella campana prodotta con il latte laziale”. Il 90% del latte regionale, infatti, viene esportato in Campania, regione dove si produce l’80% del prodotto nazionale.
Nella foto: On. Daniela Valentini, Assessore
allʼArgricoltura della Regione Lazio
Valentini: Un marchio tutelerà il latte Made in Lazio
È nato il marchio di qualità del latte Made in Lazio. Sarà il logo raffigurante il Colosseo, il simbolo di Roma più conosciuto al mondo, a garantire la qualità di tutti i tipi di latte prodotti nella
regione. E sarà proprio il Colosseo a ospitare mercoledì 2 aprile a partire dalle 12:30, la giornata
dei prodotti caseari laziali durante la quale il logo di qualità verrà presentato.
Durante l’incontro di questa mattina con le organizzazioni di categoria e della cooperazione, i caseifici e gli allevatori, Daniela Valentini, assessore regionale all’Agricoltura, ha dichiarato che il
marchio di qualità: “sarà un modo per ribadire la
sicurezza del nostro latte, visto che i controlli effettuati negli ultimi due anni hanno dimostrato
l’assenza di diossina e altri contaminanti nella
produzione laziale e gli allevamenti sono completamente indenni da brucellosi, tubercolosi e leucosi. Contemporaneamente al marchio avvieremo
una forte operazione di marketing e degli accordi
con la grande distribuzione e i mercati rionali per
la commercializzazione del nostro latte”.
Il marchio di qualità aiuterà infatti anche la vendita di prodotti erroneamante penalizzati da una
crisi che sta colpendo la vicina Campania e permetterà la riconoscibilità del prodotto laziale.
“Chiederemo inoltre ai ministeri della Salute e
dell’Agricoltura la convocazione di un tavolo nazionale per affrontare l’emergenza – ha proseguito la Valentini – dove esporremo le problematiche del Lazio, discusse durante l’incontro odierno”. Si tratta soprattutto di risolvere la questione
del latte in esubero anche attraverso indennizzi
economici e la dichiarazione dello stato di crisi di
mercato.
Valentini: Polo e marchio di qualità per rilancio bufalino
“Un polo lattiero-caseario e un marchio di qualità con un disciplinare sul latte e la mozzarella di
bufala per controllare l’eccellenza del prodotto e
la tracciabilità degli animali”, è questo il progetto dell’assessore regionale all’agricoltura, Daniela Valentini, per rilanciare lo sviluppo del comparto bufalino e fronteggiare la crisi che sta attraversando la Campania e rischia di travolgere
anche il Lazio.
Il progetto verrà discusso al Tavolo di filiera lattiero-caseario convocato per il prossimo 27 marzo.
“L’allarme provocato dai rifiuti campani – prosegue la Valentini – sta infatti disorientando i con-
sumatori provocando delle conseguenze sulla
commercializzazione della mozzarella di bufala;
un prodotto sano e di qualità che da sempre appartiene alla tradizione gastronomica del nostro
territorio. Per questo motivo – ha concluso l’assessore – vogliamo impiantare una strategia di rilancio capace di salvaguardare un settore strategico, sia per la tutela dell’ambiente sia dei posti
di lavoro, e dare risposte concrete anche alla crisi che ha colpito due presidi territoriali di fondamentale importanza come la Pettinicchio e la Cisternino”.
Valentini: Risultati controlli presto pubblicati su sito Regione Lazio
“Saranno pubblicati sui siti degli assessorati all’Agricoltura e alla Sanità del Lazio tutti i risultati delle analisi e dei controlli effettuati negli ultimi anni dal sistema veterinario della Regione
Lazio negli allevamenti e nei caseifici del nostro
territorio”. Questo è quanto deciso da Daniela Valentini, assessore all’Agricoltura della Regione di
concerto con Augusto Battaglia, assessore alla
Sanità. “In questo modo vogliamo fornire garanzie concrete sulla salubrità, sulla qualità e sulla
totale sicurezza alimentare delle mozzarelle di
bufala prodotte dai caseifici laziali, le quali, come ho già ribadito ieri al tavolo di filiera, sono
garantite e assolutamente prive di diossina e di
qualsiasi altro contaminante chimico”.
eur:torrino:news 77
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