girometa
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buono a sapersi L LA `GIROMETA' DEL SACRO MONTE DI VARESE e nuove generazioni non conoscono, o conoscono poco, le tradizioni della terra nella quale vivono. EÁ giusto quindi ricordarle, come fecero nel passato sia Leopoldo Giampaolo, nella ``Rivista della SocietaÁ Storica Varesina'' (fascicoli del luglio 1971 e dell'aprile 1977), sia Giuseppe Meazza in ``Lombardia Nord-Ovest'' (settembre-ottobre 1978). Io ricorreroÁ ai loro articoli, integrandoli con le mie conoscenze dirette, perche eÁ opportuno e giusto riparlare delle nostre tradizioni a distanza di qualche decennio da questi scritti. Le versioni esistenti sull'origine della `Girometta' (Girometa in dialetto) sono molteplici e richiamano diverse situazioni. Una prima versione, che riguarda il solo vocabolo, puoÁ essere fatta risalire a una canzone in voga a Oropa nel XVII secolo dal titolo La Girometa. Si era diffusa perche era un motivo che richiamava la montagna e la Madonna Nera dei Santuari di Oropa e del Sacro Monte sopra Velate (o sopra Varese). I santuari del Sacro Monte varesino e del Sacro Monte di Oropa sono infatti legati dal loro simbolo piuÁ importante: la Madonna Nera. Sant'Ambrogio, a ringraziamento della vittoria da lui riportata sugli ariani proprio sul Sacro Monte sopra Velate, portoÁ lassuÁ una Madonna Nera di san Luca. E cosõÁ fece sant'Eusebio che, a Oropa, edificoÁ un sacello dove collocoÁ una Madonna Nera attribuita anch'essa a san Luca (`attribuite' secondo tradizione all'evangelista, ma certamente non scolpite da lui). Sul Sacro Monte di Varese due donne, Caterina e Giuliana (poi beate), fondarono sul finire del XV secolo il monastero delle Romite ambrosiane. Le Vie del Rosario di Oropa e di Varese furono costruite su invito di san Carlo Borromeo, in applicazione delle disposizioni del Concilio di Trento, e costituirono complessi importanti di quella catena di Sacri Monti che snodandosi lungo l'arco prealpino, tra Piemonte e Lombardia ± da Crea a MontaÁ, da Varallo a Oropa, da Orta ad Arona, da Domodossola a Locarno, da Varese a Ossuccio ±, era destinata a fronteggiare con la forza della fede il protestantesimo LOMBARDIA NORD-OVEST Anche il Sacro Monte di Varese, baluardo di fede e complesso artistico tra i piuÁ importanti nel sistema dei Sacri Monti alpini lombardi e piemontesi, fu testimone nella sua storia secolare di due piccole ma sentite tradizioni popolari. L'una, dolciaria, quella dei mostazzitt, ovvero semplicissimi biscotti speziati; l'altra, piuÁ particolare e tipica dei pellegrinaggi a questo luogo, delle `Giromete', sorta di pupazzetti-ricordo in pasta di pane azzimo, che nelle fattezze e decorazioni conservavano testimonianza della dominazione francese. Piero Colombo 75 3/2003 La Girometa nell'illustrazione di Giuseppe Talamoni per la copertina del ``Calandari do ra Famiglia Bosina par or 1957''. in `soldi', venivano distribuite ai pellegrini per ricambiarli delle offerte fatte (grano, vino, olio): di diverse misure, se ne calcolavano 20-25 per soldo. Esse erano prodotte per conto del Santuario da un ofelaro (pasticcere) che era anche depositario della ricetta di caratteristici dolci: i mostazzitt. Questi erano biscotti un po' particolari ± la cui prima ricetta risale al XVI secolo ±, che venivano acquistati dai pellegrini come ricordo del pellegrinaggio al Sacro Monte e facevano felici i piccoli di casa. Insieme alla canzone La Girometa, molto diffusa nel Seicento, erano diventati il simbolo profano dei pellegrinaggi ai Santuari di Oropa e del Sacro Monte sopra Velate. Dal Settecento in poi le brazadelle furono sostituite con pani di diverse misure. Naturalmente piuÁ il tempo passava, piuÁ diminuivano i pellegrinaggi votivi essendo, oltre tutto, cessato lo scopo piuÁ importante: finanziare la costruzione degli edifici religiosi e delle strade per accedervi. Si era ormai alla fine del XVIII secolo. Nel 1798 i riflessi della Rivoluzione francese giunsero anche al Sacro Monte di Varese e le tradizioni si interruppero. Soppresso il monastero, furono asportati e distrutti i documenti conservati in esso e nel Santuario, da dove furono rubate anche le corone d'oro della Vergine e del Bambino. La soppressione duroÁ circa ventiquattro anni. Nel frattempo peroÁ, con il ritorno degli austriaci in Lombardia, ripresero le processioni al Sacro Monte e rinacque la tradizione delle onoranze trasformate in un ricordo del pellegrinaggio, consistenti nei mostazzitt e in un pupazzetto dalle sembianze di un soldato napoleonico. Non si sa se per approvazione o disapprovazione, per rispetto o dispetto, un artigiano ofelaro creoÁ infatti con del pane azzimo un pupazzetto con le sembianze di un soldato dell'epoca, decorandolo con pezzetti di specchio e piume colorate e (quelli di misure piuÁ grandi) anche con immagini della Madonna Nera. Una tradizione orale fa risalire il nome Girometa alla sua forma, che riprodurrebbe la sagoma dei soldati francesi. Nel nostro caso quelli agli ordini di Gerolamo Bonaparte, dal quale derivano dilagante dal Nord verso il Sud dell'Europa, spesso evocando nelle forme i luoghi della Passione di GesuÁ Cristo. La costruzione di queste opere aveva impegnato a lungo le popolazioni interessate, soprattutto nel corso del XVII secolo, e rilevanti erano stati i fondi e i finanziamenti che in esse si profusero. La religiositaÁ degli uomini di quel tempo li spingeva a pellegrinare da un santuario all'altro, favorendo il reciproco scambio di costumi e abitudini. I pellegrini organizzavano processioni e portavano ai santuari importanti offerte consistenti in vino, formaggelle, olio d'oliva (l'ulivo era normalmente coltivato attorno ai nostri laghi), ceri con inserite monete e somme in denaro contante, e il nostro Santuario ricambiava le offerte con delle onoranze consistenti in brazadelle o in vino. Le brazadelle erano focaccine cotte sulla brace che, valutate 3/2003 76 LOMBARDIA NORD-OVEST Pin Girometta, la maschera bosina disegnata da Giuseppe Talamoni e pubblicata nel ``Calandari'' per il 1957. LA GIROMETA (Pasta al sale ) Ingredienti: In uguale quantitaÁ: farina di grano tenero tipo 00 e sale da cucina non igroscopico ridotto molto fine acqua a temperatura ambiente 1 cucchiaio di olio alimentare. Preparazione Mescolare gli ingredienti in una capace terrina, quindi aggiungere l'acqua e l'olio. Impastare energicamente fino a ottenere una massa omogenea ed elastica. PiuÁ l'impasto eÁ lavorato, migliore eÁ il risultato, lasciare quindi riposare per alcuni minuti. Con la quantitaÁ necessaria, fare due rotolini digradanti alle estremitaÁ, serviranno per le braccia e le gambe. Con un mattarello stendere la quantitaÁ di pasta necessaria per realizzare il cappello. Foggiare la Girometa con i due rotolini, applicare il cappello a tricorno con infilata la piuma colorata in precedenza. Infornare e cuocere a 200ë circa. Applicare le strisce di carta colorate per le bandoliere. I MOSTAZZITT Ingredienti per sei porzioni: 400 grammi di farina bianca 00 150 grammi di zucchero acqua necessaria per l'impasto cannella e noce moscata (in quantitaÁ determinata dal gusto personale). Preparazione Mescolare gli ingredienti con l'acqua e impastare il tutto fino a giusta consistenza. Stendere la pasta con un matterello e tagliarla a rombi allungati. Cuocere in forno a 160ë-180ë. In origine erano dolcificati con il mosto d'uva che nell'impasto sostituiva lo zucchero e l'acqua. offerte destinate alla costruzione del Santuario, si intrapresero nuove iniziative che divennero tradizione. Arti del corpo umano (braccia, gambe, mani, piedi ecc.) modellati con la cera, si acquistavano nel luogo autorizzato e venivano offerti alla Madonna Nera, depositandoli di fianco all'altare, si impetrava cosõÁ la guarigione del malanno che aveva colpito la parte del corpo offerta simbolicamente. Naturalmente queste riproduzioni ritornavano poi al punto di il dialettale girolamitt riferito ai soldati settecenteschi e, per corruzione, giromitt e quindi Girometa che, tra l'altro, richiamava la denominazione della canzone di Oropa. EÁ comunque certo che la Girometa, presumibilmente derivata dall'antica brazadella, prima ricordata, distribuita dal Santuario ai pellegrini che avevano portato offerte, aveva perso importanza con il trascorrere del tempo. Finita l'epoca dei pellegrinaggi votivi e delle LOMBARDIA NORD-OVEST 77 3/2003 localitaÁ Prima Cappella in occasioni di particolare rilievo, al momento del commiato dalla sua clientela, donava una `Girometta', che veniva realizzata artigianalmente dalla titolare di una bancarella. EÁ noto che la Famiglia Bosina ne ha fatto un simbolo, una onorificenza, con la quale premia e onora, annualmente, alcuni benemeriti cittadini di Varese. Oggi, sia la Girometa sia i mostazzit sono irreperibili. Per entrambi propongo due ricette, l'una, per la Girometa, a base di farina e acqua (secondo la preparazione originale, qui adattata a una versione realizzabile oggi); l'altra, per i mostazzitt, seguendo la ricetta tradizionale. vendita e si puoÁ ritenere che anche il pupazzetto di pane azzimo facesse questi `giri' e da qui, secondo un'altra interpretazione, l'appellativo Girometa. Con il tempo, qualunque sia l'origine del nome, la Girometa assunse l'immagine che noi conosciamo: di dimensioni limitate, con una bella piuma colorata infilata nel cappello e le buffetterie di carta colorate applicate sul petto. Era esposta sulle bancarelle poste ai lati del Viale delle Cappelle e i pellegrini che l'acquistavano la facevano benedire portandola a casa a ricordo della gita-pellegrinaggio al Santuario del Sacro Monte di Varese. Anche la societaÁ che gestiva un albergo in BIBLIOGRAFIA Del Frate Costantino, S. Maria del Monte sopra Varese, Chiavari, Tip. Civicchioni, 1933. 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