Strategie posturali nel pattinaggio di figura

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Strategie posturali nel pattinaggio di figura
Sport&Medicina, Settembre – Ottobre 2001
Strategie posturali nel pattinaggio di figura
Dario Riva* Mirco Botta°
Paola Trevisson*
Roberto Minoletti*
Nicolò Venturin*
*Centro Ricerche
Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie
Università di Torino
° Federazione Italiana Sport Ghiaccio
Danza su ghiaccio e pattinaggio artistico: strategie posturali statiche e dinamiche e
differenti modelli di allenamento
Se consideriamo il significato odierno del Pattinaggio di Figura, inteso come espressione
spettacolare ed artistica della capacità di rendere facile e “bello da vedere” un gesto tecnico
difficile e fisicamente gravoso, risulta curioso pensare che esso ha origine in Olanda come mezzo
di trasporto per superare le interminabili distese di ghiaccio nel periodo invernale. Le tappe
storiche che hanno condotto alla più moderna interpretazione di questa disciplina, hanno inizio nel
1860 dalla felice intuizione di un ballerino statunitense che ebbe l’idea di sposare l’armonia del
balletto classico con la magia dello scivolamento sul ghiaccio. E’ stata introdotta poi la base
tecnica rappresentata dalle “figure obbligatorie”: vera e propria scuola del Pattinaggio artistico,
specialità acrobatica e atletica. Nella Danza invece, la prestanza fisica è totalmente al servizio
della grazia e dell’eleganza (figura 1).
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Figura 1: Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio (Italia). Danza su ghiaccio: Campioni del Mondo 2001, medaglia
d’argento 2000.
Negli anni ‘90 assistiamo ad una svolta importante nel pattinaggio artistico con l’eliminazione
delle “figure obbligatorie” dal programma delle competizioni. Una scelta dettata principalmente
dalla necessità di incrementare la componente acrobatica e spettacolare del pattinaggio. Le figure
obbligatorie, non a caso definite “di scuola”, rappresentano ancora oggi un importante esercizio di
equilibrio, eseguito in appoggio monopodalico on ice, che consente di affinare i sistemi di
controllo posturale. Il loro ridotto impiego, unito all’aumento delle richieste atletiche, ha creato in
modo sempre più evidente la necessità di inserire esercitazioni specifiche off ice in grado di
mantenere ai massimi livelli una raffinata capacità di controllo del movimento e al tempo stesso di
esaltare la componente atletica.
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Figura 2: Maurizio Margaglio durante un esercizio di stabilità posturale on ice con Delos Vertical Controller (DVC)
applicato in regione sternale.
Differenti strategie posturali
Uno studio condotto da Riva et al. e presentato come dati preliminari al 3° International Congress
on Medicine and Science of Figure Skating svoltosi a Vancouver (Canada) nel mese di marzo
2001, ha indagato la presenza di differenti strategie posturali nel pattinaggio artistico e nella danza
su ghiaccio, due distinte specialità del pattinaggio di figura. Gli Autori hanno verificato se le due
discipline influenzano in modo diverso la capacità di gestione del disequilibrio ed il controllo
posturale statico e dinamico, considerati fattori rilevanti nelle prestazioni del pattinaggio di figura.
Sulla base di questi studi sono stati realizzati protocolli di allenamento differenziati e specifici.
Hanno partecipato allo studio 46 atleti, 31 di livello internazionale (17 pattinatori di artistico, 14
danzatori), di età compresa tra i 13 ed i 28 anni e 15 giovani pattinatori italiani di età compresa tra i
10 e i 17 anni.
Per la valutazione è stato impiegato il Delos Postural System®, uno strumento in grado di
analizzare le differenti strategie posturali, composto da una tavola basculante elettronica con feedback visivo (DEB), da una struttura metallica di sostegno per evitare le cadute dotata di sensore
infrarosso (DPA) e da un dispositivo elettronico per la lettura del controllo posturale (DVC), tutti
connessi a un computer.
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Posturometria Statica e Dinamica
I risultati di questa ricerca consentono, per la prima volta nel pattinaggio di figura, una
misurazione precisa delle capacità di controllo posturale statico e dinamico, in appoggio
monopodalico, su pattinatori di medio-alto livello praticanti il pattinaggio artistico e la danza su
ghiaccio. Essi forniscono oggettivi elementi di giudizio su aspetti considerati fondamentali, ma di
difficile valutazione, quali quelli legati alla “qualità del pattinaggio”. Infatti, i migliori risultati
ottenuti dai danzatori nei test di posturometria dinamica sono confermati dal miglior livello di
pattinaggio che esprimono mediamente rispetto ai pattinatori di artistico. Le differenze registrate
indicano che, mentre i pattinatori di artistico privilegiano una strategia di tipo vestibolare, quelli
della danza ricorrono ad una strategia di tipo archeopropriocettivo-visiva (figura 3).
Il dato viene confermato dai risultati ottenuti nei test di posturometria statica in appoggio
monopodalico: nel test ad “occhi chiusi”, non potendo avvalersi dell’ausilio della vista e dovendo
pertanto ricorrere necessariamente ad una strategia vestibolare, la loro capacità di gestione del
disequilibrio si riduce vistosamente (figura 4).
Figura 3: posturometria dinamica (DVC). Gradi medi di scostamento dall’asse medio.
Figura 4: posturometria statica-occhi chiusi. Tempo senza aiuto. I risultati mostrano differenze statisticamente
significative tra danzatori e pattinatori di artistico di livello internazionale che raggiungono prestazioni migliori. Infatti,
per gestire il maggior numero di difficoltà tecniche, i pattinatori di artistico sono più allenati all’uso del sistema
vestibolare di emergenza. In questo test eseguito ad occhi chiusi (dove il coinvolgimento del sistema vestibolare è
molto importante), la loro prestazione risulta migliore rispetto ai danzatori che invece sviluppano maggiormente
strategie propriocettivo-visive indispensabili per pattinare in coppia.
Questo differente comportamento si spiega considerando la diversa tipologia delle discipline e
quindi il diverso tipo di situazioni che gli atleti devono ripetutamente gestire in allenamento e in
gara. Nel pattinaggio artistico, infatti, il numero di situazioni limite di disequilibrio che l’atleta
affronta senza l’ausilio della vista, è maggiore (si pensi ad esempio alle pirolette e ai salti,
nell’esecuzione dei quali il rischio di caduta è altissimo e condiziona pesantemente la riuscita del
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programma). Nella danza invece la caduta è un evento più raro e quindi l’esecuzione viene
misurata esclusivamente in termini di qualità di pattinaggio e compostezza (figura 5).
Figura 5: Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio, campioni del mondo 2001, in un passaggio acrobatico.
Pertanto, mentre ai danzatori viene insegnato a non sacrificare mai il controllo della verticalità del
tronco, condizione indispensabile per pattinare in coppia in posizione chiusa, i pattinatori di
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artistico vengono educati a non cadere per alcun motivo e per non farlo sono disposti ad ogni
contorsionismo.
Proposte di lavoro
I dati emersi dal presente studio confermano la necessità di incrementare, con esercizi specifici, il
numero delle esperienze strettamente legate alle capacità di controllo raffinato del movimento,
fondamentali per la qualità del gesto tecnico e il livello della prestazione.
Nel caso specifico, per esprimere un pattinaggio ad alti livelli, diventa fondamentale per i
pattinatori dell’artistico affinare strategie propriocettivo-visive da affiancare a quelle vestibolari,
che già sviluppano spontaneamente in quanto connaturate con le caratteristiche della specialità. I
danzatori, invece, per limitare le cadute ed affrontare meglio le difficoltà tecniche in cui non è
possibile avvalersi dell’ausilio della vista (come per esempio nei twizles), necessitano di
esercitazioni per migliorare la capacità di utilizzo del sistema vestibolare (figura 6).
Vengono proposti due differenti categorie di esercitazioni a carattere prevalente propriocettivovisivo o vestibolare.
Figura 6: strategie posturali. Nel più volte campione del mondo di pattinaggio artistico, Alexey Yagudin, entrambe le
strategie sono di altissimo livello.
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Esercizi archeopropriocettivo-visivi
Si richiede un controllo posturale raffinato nel mantenimento della verticale del corpo (figura 7) o
nell’esecuzione di figure specifiche del pattinaggio (figura 8).
Figura 7: A) Esercizi archeopropriocettivo-visivi di controllo raffinato della verticale con e senza compenso degli arti
superiori. L’atleta interagisce con il feed-back visivo del monitor (non visualizzato in figura). B) Giochi di feed-back.
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Figura 8: esercizi archeopropriocettivo visivi di controllo raffinato della postura eseguendo differenti figure di
pattinaggio. Si richiede di mantenere una postura specifica riducendo al minimo gli scostamenti dalla posizione di
riferimento. L’atleta gestisce simultaneamente il feed-back della tavola DEB e quello posturale del DVC.
Esercizi vestibolari
Si richiede l’esecuzione di compiti dinamici:
•
in appoggio monopodalico su DEB viene assegnato al soggetto, attraverso il monitor, il
compito di gestire ampie e rapide traslazioni-inclinazioni della tavola, sottoponendo il
capo a forti accelerazioni come conseguenza indiretta (figura 9);
•
in appoggio monopodalico su DEB il soggetto riproduce con il tronco il percorso
assegnato sul monitor e lo confronta istante per istante con il feed-back visivo fornito
dal DVC (figura 10).
Poiché il miglioramento della qualità dei pattinatori passa necessariamente attraverso l’utilizzo di
strategie di gestione dell’equilibrio e della postura sempre più efficaci, l’uso di uno strumento
come Delos Postural System® , sia per il monitoraggio sia per l’allenamento, consente di
accorciare enormemente i tempi di apprendimento e di sostituire lunghe esercitazioni “su
ghiaccio” con brevi esercizi off ice. Infatti, training specifici di tipo propriocettivo con feed-back
visivo consentono, da soli o integrati in un circuito, di portare al massimo l’efficienza dei sistemi
di controllo sottocorticale, dal cui livello di funzionalità dipendono anche mantenimento e
sviluppo del trofismo muscolare.
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Figura 9: le coppie di bandiere rappresentano le “porte” entro cui il soggetto deve guidare i movimenti di DEB. Il feedback (giallo) rappresenta i cambiamenti di posizione di DEB. La traccia del DVC viene registrata in background e
consentirà di valutare il controllo posturale a fine prova.
Figura 10: il feed-back (blu) rappresenta i cambiamenti di posizione del tronco rilevati istante per istante dal DVC. La
linea rossa rappresenta le posizioni che il tronco deve assumere (compito assegnato). La traccia di DEB viene
registrata in background.
Conclusioni
Le esercitazioni proposte introducono per la prima volta la possibilità di stimolare off ice in modo
massimale, differenziato e quantificabile i sistemi (propriocettivo, visivo e vestibolare) coinvolti
nel controllo del movimento e delle posture specifiche, senza interferire con i gesti tecnici.
Nonostante il livello di attivazione massimale di tali sistemi, il carico organico e lo stress
strutturale a cui è sottoposto l’atleta è minimo, consentendo di lavorare in completa sicurezza. Non
meno importante è infine il fatto che l’efficacia di questo tipo di allenamento si ottiene con poche
decine di minuti di lavoro alla settimana e che ulteriori miglioramenti si ottengono non con
l’aumento del tempo di lavoro, ma variando e complicando i giochi di feed-back.
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