RASSEGNA STAMPA - Castelmonte Onlus
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RASSEGNA STAMPA - Castelmonte Onlus
RASSEGNA STAMPA Speciale Unindustria Treviso Assemblea annuale del 10 ottobre 2015 UNINDUSTRIA TREVISO CAMBIARE IMPRESE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ALLEATI PER COMPETERE Intervento della Presidente Maria Cristina Piovesana Treviso, 10 ottobre 2015 SALUTO E DICHIARAZIONE DI APERTURA DELL’ASSEMBLEA PUBBLICA 2 Autorità, Signore e Signori, Colleghe e Colleghi, porgo a ciascuno di voi il più caloroso benvenuto all’Assemblea Generale di Unindustria Treviso. Le immagini che abbiamo appena visto sono un omaggio alla bellezza, all’arte, alla creatività, all’Expo e ai nostri settant’anni d’impegno associativo. Ancora una volta condividiamo l’organizzazione di questo grande incontro con Veneto Banca, che saluto e ringrazio. Anche le banche, come le imprese, le associazioni e le persone, sono impegnate nell’affrontare la “grande trasformazione” che sta cambiando il mondo. Una sfida che ci vede uniti da un preciso obiettivo: continuare a operare per la crescita economica e civile del nostro territorio e della sua comunità. Dichiaro aperti i lavori della settantesima Assemblea Generale di Unindustria Treviso e invito il Presidente di Veneto Banca, Francesco Favotto, a rivolgere il suo saluto. 3 INTERVENTO 4 Signor Presidente del Consiglio, Autorità, Relatori, Signore e Signori, Colleghe e Colleghi, vi ringrazio innanzitutto per aver accettato l'invito degli industriali trevigiani. La vostra presenza testimonia più di ogni parola la sensibilità e l'attenzione nei confronti della nostra Associazione e soprattutto dei temi e della tensione ideale che caratterizzano questo incontro. Gli oltre duemila imprenditori che sono qui riuniti per la loro Assemblea rappresentano una realtà produttiva che connette imprese di ogni dimensione; da lavoro a oltre centomila collaboratori; produce ricchezza e gettito fiscale; consuma beni e servizi; alimenta il sistema del credito; interagisce con la Pubblica Amministrazione e, grazie a tutto ciò, contribuisce a creare coesione sociale e democrazia. Con il nostro impegno in giro per il mondo abbiamo contribuito a far sì che anche qui trovino conferma quei segnali di ripresa che riaccendono finalmente le speranze, nonostante un mercato interno che fatica ancora a riprendersi. L’energia innovativa che anima Unindustria Treviso e i suoi imprenditori nasce da un impegno associativo, finanziato solo dal volontario contributo e dal gratuito impegno personale, sul quale si fonda quella 5 indipendenza che rappresenta il nostro bene più prezioso. Signor Presidente del Consiglio è a nome di questa imprenditoria, della sua Associazione e della nostra intraprendente comunità che le porgo un caloroso benvenuto. Come è stato ricordato nel corso dei lavori, il tema sul quale oggi abbiamo dibattuto è nato da un confronto al quale nei mesi scorsi hanno partecipato centinaia e centinaia di imprenditori trevigiani. Uomini e donne che nonostante le molte “emergenze” quotidiane, hanno scelto di dedicare la loro attenzione a una questione che ritengono cruciale per il futuro delle proprie aziende e della propria comunità. Gente consapevole che la “grande trasformazione” che stiamo vivendo ha già cambiato il modo di pensare, di vivere e di lavorare. Un nuovo scenario caratterizzato da due elementi. Il primo è la globalizzazione che enfatizza, tanto in positivo, quanto in negativo, le differenze di costo, di capacità e di cultura tra i diversi paesi. Il secondo è la facilità di connessione che collega in rete persone, imprese, istituzioni, macchine e territori. 6 Siamo ormai fermamente convinti che per affrontare tutto ciò siano inutili le piazze dell’antipolitica – frequentate dai professionisti della protesta – e le velleità di chi vuole muoversi in ordine sparso. La complessità non può essere affrontata attraverso interventi isolati e improvvisati, ma richiede azioni di sistema. Sono andate certamente in questa direzione le riforme relative al lavoro, come il Jobs Act, le decontribuzioni per i nuovi assunti – che chiediamo vengano prorogate - e l’eliminazione dell’Irap sul costo del lavoro. Allo stesso modo abbiamo apprezzato la riforma della Pubblica Amministrazione già richiamata nel corso dei lavori. Attendiamo ora gli annunciati interventi fiscali necessari non solo per riallineare le nostre imprese ai competitori internazionali, ma anche per aumentare il reddito dei nostri collaboratori. Tuttavia, se da una parte le riforme sono importanti, dall’altra per “cambiare verso all’Italia” è indispensabile che le forze migliori del Paese superino una storia fatta di corporativismi e conflitti per trovare, invece, le ragioni superiori di obiettivi condivisi. 7 Oggi, possiamo affermare che pezzi consistenti della società e dell’economia del nostro Paese hanno già imboccato la strada giusta. Esiste infatti un impercettibile filo rosso che lega tra loro la rinascita dell’automotive italiano, il successo di EXPO 2015 o, ancora, la crescita costante dell’export manifatturiero e agroalimentare. Sta ora alla buona politica assecondare e sostenere questa vitalità e questa intraprendenza. Io credo che non ci siano alternative: lo Stato e la società civile devono iniziare finalmente a collaborare. Ciò significa che i cittadini, le imprese, i sindacati, le banche e la Pubblica Amministrazione devono riprendere a produrre valore, insieme. È indispensabile sperimentare nuovi approcci e nuove soluzioni che, tra le altre cose, presuppongono la condivisione degli obiettivi così come dei rischi. La relazione tra capitale e lavoro – per limitarci a un solo esempio – non può più essere fondata solo sulla distribuzione del reddito generato dall’azienda. Oggi, le imprese e il lavoro devono, prima di tutto, trovare l’accordo su come contribuire attivamente alla produzione di quel reddito. 8 Potrà apparire banale, ma per distribuire ricchezza è prima di tutto indispensabile crearla. Va certamente in questa direzione il nuovo modello di contrattazione aziendale ideato e condiviso proprio qui a Treviso tra Unindustria Treviso e le Organizzazioni sindacali. Una sperimentazione, nata dal basso, che conferma la propensione al rinnovamento di questo territorio e la capacità di affrontare sulla base delle proprie “buone” ragioni anche il dissenso interno. Mi fa piacere dare atto di questo coraggio anche ai Sindacati provinciali. Se oggi si parla di un “modello di contrattazione trevigiano” è perché, insieme, abbiamo avuto il coraggio di andare per la nostra strada anche quando le rispettive organizzazioni giudicavano questa esperienza un’eresia rispetto le regole. Ci auguriamo ora di riscontrare, da parte dei Sindacati nazionali, un’analoga volontà di rinnovamento nella trattativa per la definizione degli assetti contrattuali. Ma non c’è solo il lavoro, anche le nostre relazioni con il sistema del credito e il mondo della scuola si sono sviluppate, infatti, seguendo una forte e consapevole volontà di cambiamento. 9 Tutto ciò attribuisce un nuovo ruolo e nuove responsabilità alla rappresentanza degli interessi. Se guardiamo l’Italia dei mille distretti, dei centomila capannoni e dei milioni di lavoratori dell’industria ben comprendiamo quanto sia indispensabile un soggetto capace di ricondurre a sintesi e unità le esigenze delle singole imprese, le domande collettive e la volontà politica. Comporre gli interessi divergenti e costruire una società maggiormente imprenditoriale sono la “grande missione” che, come sistemi di rappresentanza, dobbiamo assumere, partendo soprattutto dai territori. Mi riferisco a un forte impegno locale che appartiene alla storia della nostra Associazione. Un’esperienza che trova conferma anche in una questione delicata e d’attualità come l’accoglienza dei profughi. La nostra Associazione – caso probabilmente unico in Italia – ha affrontato e condiviso con le Istituzioni del territorio anche questa emergenza, ospitando più di cinquanta “richiedenti asilo” all’interno di immobili di sua proprietà. Un impegno, doveroso e discreto, col quale abbiamo dimostrato che una realtà di grandi, piccole e medie 10 imprese può – attraverso la propria Associazione – contribuire attivamente, anche in questo modo, al bene comune. Così è stato anche per la costruzione di asili aziendali; per le abitazioni destinate ai lavoratori immigrati; per la solidarietà nei casi di calamità naturali come quelle recenti di Refrontolo o della riviera del Brenta. Siamo sostenuti dall’idea che solo una società capace di superare le differenze, le vecchie contrapposizioni e i pregiudizi è in grado di realizzare un gioco a somma positiva tra lavoro e capitale; scuola e industria; banche e imprese; aziende e Pubblica Amministrazione. Questa – ne siamo convinti – è la strada maestra per creare valore e portare il Paese fuori dalle secche nelle quali da anni è incagliato. Signor Presidente del Consiglio, il messaggio che oggi gli industriali trevigiani le consegnano è l’urgenza di liberare le energie di un Paese nel quale – come spesso lei ha ricordato – lo Stato è il sovrano, talvolta assoluto, e il cittadino e le imprese dei sudditi. Siamo assolutamente d’accordo con lei! 11 La nostra determinazione a ricercare un dialogo con la Pubblica Amministrazione locale nasce dal convincimento che il rispetto dello Stato verso le imprese e delle imprese verso lo Stato sia una questione vitale per il futuro del Paese. Naturalmente siamo consapevoli che il miglioramento del rapporto tra imprese e Pubblica Amministrazione richiede capacità, risorse e competenze che vanno oltre i limiti di un’Associazione territoriale come la nostra. È indubbio, infatti, che questo obiettivo coinvolge innanzitutto il ruolo e le responsabilità del Governo, del Parlamento e, per quanto ci riguarda, di Confindustria. Ma questo non può diventare un alibi per delegare ad altri anche le soluzioni e i rimedi che sono alla nostra portata nell’ambito locale; proprio là dove si scarica tutta la complessità normativa e burocratica. Dunque, partendo dal basso, siamo pronti a collaborare per costruire una diversa e più moderna relazione tra le imprese e lo Stato. Una proposta di dialogo il cui obiettivo è contribuire attivamente alla definizione di un vero e proprio “nuovo contratto sociale". Mi riferisco a un “contratto” nel quale a un sempre maggior impegno per la legalità da parte delle 12 aziende, corrisponda un approccio sempre più efficiente e rispettoso verso le imprese da parte di chi rappresenta lo Stato. Se da una parte lo Stato non potrà mai essere giusto in presenza di imprese che non lo rispettano, dall’altra l’impresa non può essere giusta in presenza di uno Stato ingiusto. Siamo pronti a discutere e a condividere il perimetro e i contenuti di questa iniziativa, così come si fa in ogni accordo. Ma le risultanti dei nostri numerosi incontri di zona e le Tesi che abbiamo approvato nel giugno scorso, confermano, in maniera inequivocabile, la volontà di andare in questa direzione e di superare quella contrapposizione pregiudiziale che ha sin qui segnato il rapporto tra lo Stato e le imprese. Tutto ciò a partire da un profondo cambiamento culturale che deve coinvolgere tanto gli imprenditori e le imprese quanto la Pubblica Amministrazione. Gli industriali trevigiani sono pronti a misurarsi con questa sfida, così come la parte migliore e più efficiente della Pubblica Amministrazione. Esiste, infatti, anche uno Stato che – come hanno ben evidenziato le testimonianze di oggi – è impegnato nella costruzione di una moderna burocrazia pronta ad 13 affrontare la propria missione con spirito di servizio e non come esercizio di potere. È per questo che il cambiamento deve partire dai comportamenti di ciascuna parte prima ancora che dalle regole che ne disciplinano la relazione. Deve partire dai modi della relazione prima ancora che dai contenuti. Nasce da queste considerazioni la proposta che oggi – sostenuta dal consapevole e unanime mandato di tutti i Colleghi – rivolgo alla Pubblica Amministrazione in tutte le sue articolazioni. Una proposta che, se accolta, si comporrà di momenti di reciproca conoscenza, di formazione e informazione congiunta, di analisi comune delle problematiche che quotidianamente emergeranno da questa relazione, nel pieno rispetto delle reciproche prerogative e funzioni. Un punto fondamentale, quest’ultimo, che conferma comunque anche la nostra irrinunciabile natura di sindacato d'impresa. Siamo e intendiamo rimanere un’Associazione capace di esprimere forti e visibili azioni di tutela e denuncia ogni volta che se ne dovesse ravvisare la necessità. 14 Ma intendiamo anche mettere a disposizione degli uomini e delle donne della Pubblica Amministrazione le informazioni utili per meglio comprendere il contesto competitivo e gestionale all’interno del quale operano le nostre imprese. Tutto ciò per radicare, anche nella Pubblica Amministrazione, una moderna cultura d’impresa, orientata alla prevenzione e alla collaborazione e non solo – come spesso accade oggi – alla sola sanzione. Lungo questo cammino dobbiamo aspettarci anche errori, frustrazioni e contrasti. E tuttavia, ci deve sostenere la consapevolezza che le economie più competitive e le imprese più forti, sono quelle che si sviluppano nei territori in cui è più alto il tasso di legalità e più moderna ed efficiente l’organizzazione dello Stato. Signor Presidente del Consiglio, Autorità, Relatori, Signore e Signori, Colleghe e Colleghi, il successo dell’offerta di collaborazione che gli industriali trevigiani rivolgono oggi alle articolazioni locali dello Stato dipende da due elementi. Il primo è rappresentato dall’intensità e dalla qualità delle relazioni che, insieme, sapremo costruire e dei progetti che riusciremo ad avviare. 15 Il secondo dipenderà dai tempi di attuazione della riorganizzazione dello Stato. La recente riforma della Pubblica Amministrazione rappresenta in tal senso – voglio ribadirlo – un segnale importante. Ora confidiamo che i provvedimenti attuativi siano coerenti con le premesse e finalmente introducano le tanto attese semplificazioni, indispensabili a rendere più competitive le nostre imprese e più trasparente il sistema Paese. In tale prospettiva dobbiamo però guardarci dalla illusione di poter modificare modi di pensare e d’agire solo attraverso nuove norme. Senza una volontà condivisa, senza un impegno corale e senza un rinnovamento culturale nessuna riforma potrà mai trasformare l’Italia. È ora che gli attori amministrativi, economici e sociali, inizino a considerarsi l’un l’altro come parte di una stessa comunità e artefici di uno stesso destino. Solo superando i conflitti e le diffidenze del passato potremo dare a noi stessi e ai nostri giovani la fiducia verso il futuro. Noi siamo pronti a farlo, per contribuire così alla rinascita del nostro straordinario Paese. 16 MIB MONITOR IMPRESA&BUROCRAZIA I RAPPORTI FRA AZIENDE, BUROCRAZIA E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Daniele Marini UNIVERSITÀ di Padova Direttore Scientifico CMR ricerca-azione MIB: sondaggio (343 interviste) riunioni zonali (5 incontri: 600 imprenditori) consiglio direttivo assemblea privata (550 imprenditori) metamorfosi STRUTTURALI Innovazioni tecnologiche Assetti geo-economici Nuova RAZIONALITÀ, nuove strategie ordinamenti istituzionali burocrazia: peso quota di tempo mensile dedicata alle pratiche della pubblica amministrazione Fonte: Community Media Research - Unindustria Treviso, marzo 2015 (n. casi: 343) burocrazia: lentezza indice di evoluzione della pubblica amministrazione 40,0 38,3 38,2 Stabile Migliorata 30,0 23,5 20,0 10,0 0,0 Peggiorata Fonte: Community Media Research - Unindustria Treviso, marzo 2015 (n. casi: 343) burocrazia: OPACITÀ problematiche - frammentazione normativa - DIVERSITÀ fra enti e territori - scarsa trasparenza conseguenze - contraddizioni normative e ipertrofia burocratica - discrezionalitÀ dei funzionari - difficoltÀ a individuare le responsabilitÀ Fonte: Community Media Research - Unindustria Treviso imprese: autocritica questioni aperte - scollamento con la pubblica amministrazione - coscienza della legalitÀ come leva competitiva - pre-giudizio negativo il grado di soddisfazione verso alcune p.a. VOTi oltre 6 88,4 CCIAA 85,0 NAS Vigili del Fuoco INAIL Provincia ARPAV Ispettorato del Lavoro ASL Agenzia delle Dogane Agenzia delle Entrate Corpo Forestale dello Stato INPS SPISAL Regione Comune Equitalia SUAP 80,8 76,5 71,7 71,0 70,5 70,1 69,9 68,0 67,4 66,6 64,6 64,0 63,6 60,0 54,7 0,0 25,0 Fonte: Community Media Research - Unindustria Treviso, marzo 2015 (n. casi: 343) 50,0 75,0 100,0 imprese: autocritica questioni aperte - scollamento con la pubblica amministrazione - coscienza della legalitÀ come leva competitiva - pre-giudizio negativo gli aspetti di soddisfazione verso la p.a. Voti oltre 6 Cortesia e DISPONIBILITÀ del personale 72,8 Competenza del personale 63,3 orari di apertura al pubblico 59,4 DISPONIBILITÀ di informazioni esaustive 53,0 Informazioni sul sito internet 48,8 Tempi di attesa agli sportelli 42,7 Tempi di attesa per il servizio richiesto 41,1 Diffusione dell’uso dell’autocertificazione 39,4 Organizzazione dei singoli uffici 39,1 Informazioni al telefono 38,0 27,6 SemplicitÀ e chiarezza delle procedure 19,5 QuantitÀ di documenti richiesti 0,0 Fonte: Community Media Research - Unindustria Treviso, marzo 2015 (n. casi: 343) 25,0 50,0 75,0 100,0 nuova RAZIONALITÀ: costruire un dialogo imprese e pubblica amministrazione: rappresentanza trasparente critica l’associazione rappresenta le istanze delle imprese collaborazione rispetto dei ruoli, rispetto delle regole tesi / rappresentanza trasparente L’AZIONE DI RAPPRESENTANZA ASSOCIATIVA, NEI CONFRONTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, deve ESSERE IMPRONTATA ALLA MASSIMA TRASPARENZA, PRATICANDO ALLO STESSO TEMPO E IN MANIERA DIALETTICA, LA PIÙ MOTIVATA VOLONTÀ DI COLLABORAZIONE ACCOMPAGNATA DAL DIRITTO DI ESERCITARE LA GIUSTA E COSTRUTTIVA CRITICA Fonte: Com Community mmu mun m u iity ittty y Media Research - Unindustr Unindustria sttr sstr tria r Treviso imprese e pubblica amministrazione: nuova CONSAPEVOLEZZA (buona) burocrazia necessaria per un corretto funzionamento della SOCIETÀ e dei mercati (diverso) stato alimenta lo sviluppo; vicino alle imprese tesi / nuova consapevolezza Le imprese trevigiane sono CONSAPEVOLI CHE È INDISPENSABILE CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE DI UN MODERNO ED EFFICIENTE SISTEMA PUBBLICO COME FATTORE STRATEGICO PER LA CRESCITA ECONOMICA E SOCIALE DEL PAESE E, DUNQUE, PER LA COMPETITIVITÀ Fonte: Com Community mmu mun m u iity ittty y Media Research - Unindustr Unindustria sttr sstr tria r Treviso imprese e pubblica amministrazione: nuova coscienza civica legalitÀ rispetto delle regole quale fattore di competitivitÀ pubblica amministrazione infrastruttura dello sviluppo tesi / nuova coscienza civica Le imprese trevigiane devono farsi portatrici di una rinnovata consapevolezza civile, sociale ed economica, che riconosce nel rispetto delle regole il proprio valore fondativo e lo strumento per dare maggiore COMPETITIVITÀ AL territorio Fonte: Com Community mmu mun m u iity ittty y Media Research - Unindustr Unindustria sttr sstr tria r Treviso imprese e pubblica amministrazione: nistrazione voglia di dialogo confronto stabilire una RECIPROCITÀ di rapporti e una pari DIGNITÀ tesi / voglia di dialogo la pubblica amministrazione deve aprirsi a una nuova cultura fondata sulla collaborazione e sul “servizio” nei confronti delle imprese, delle quali deve riconoscere il valore sociale. condividere obiettivi e MODALITÀ di relazione deve diventare l’elemento fondativo del rapporto fra imprese e pubblica amministrazione linguaggio comune creare una cultura d’impresa nella pubblica amministrazione; PROGETTUALITÀ congiunte tesi / voglia di dialogo gli strumenti indispensabili per favorire un costante e crescente dialogo collaborativo tra imprese e pubblica amministrazione possono essere ricondotti a: 1) organizzazione di tavoli congiunti finalizzati alla definizione di procedure condivise, di semplificazioni e di miglioramenti del “servizio” pubblico; 2) sviluppo di momenti conoscitivi e formativi congiunti; 3) PRIORITÀ della prevenzione Fonte: Community Media Research - Unindustria Treviso so nuove strategie: alleati per competere MIB MONITOR IMPRESA&BUROCRAZIA ALLEATI PER COMPETERE I RAPPORTI FRA AZIENDE, BUROCRAZIA E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Daniele Marini UNIVERSITÀ di Padova Direttore Scientifico CMR a cura di Carlo Cinelli e Federico De Rosa Remi, tagliando con gli industriali veneti 500 di Clavari no. Legante fa gli onori di casa a Vienna. Maglione in Spencer Stuart Un bagno di folla, anzi di industriali, a ridosso della presentazione della manovra, evidentemente Matteo Renzi deve aver e in tasca buone carte. Sarà anche che l'ampia vittoria di Luca Zaia ha reso chiaro al Pd che il Veneto è una terra che necessita maggiore attenzione. Insomma ce ne sono di motivi per i quali il premier ha accettato l'invito della presidente di Unindustria Treviso, Maria Cristina Piovesana, e sabato chiuderà l'assemblea annuale dell'associazione che, con tre- mila persone, è la più partecipata d'Italia. Il tema dell'assise, al Parco del Lago Le Bandie, è conciliante, ma adatto a sollecitare gli istinti della platea veneta: « Imprese e Pubblica Amministrazione alleate per competere». Prima del presidente del Consiglio parleranno Daniele Marini, Dominick Salvatore , Alberto Baban e Tito Boeri. Appuntamento a Venezia lunedì sera per 500 ospiti, convocati dallo «stato maggiore» di Aon Italia a Palazzo Gran- . Carlo Clavarino, Enrico Boglione e Federico Casini hanno riservato una serata speciale ai partecipanti del Ferma, la kermesse biennale degli operatori assicurativi, broker e risk manager delle grandi multinazionali. Un gala evening che si snoderà tra la mostra di Martial Raysse, uno dei più grandi esponenti del nouveau réalisme, e la magia dello spettacolo Vertical Stage presentato per la prima volta a Venezia. Altro giro altro cocktail. Da ieri Vienna è invasa da migliaia di avvocati arrivati da tutto il mondo per l'incontro annuale dell'International Bar Association. E Legance è riuscito a ritagliarsi un bello spazio. Bruno Bartocci, Cecilia Carrara, Monica Col ombera, Alberto Maggi, Giovanni Nardulli, Gian Paolo Tagariello, Filippo Troisi e Piero Venturini accoglieranno mercoledì sera al Grand Hotel Wien i colleghi di 337 studi, attratti da quello che è ormai diventato un infallibile richiamo: il cibo italiano, o meglio a taste of Italy, come recita l'invito. Di cibo, non per la pancia ma per la mente, si parlerà anche a Milano giovedì e venerdì. La città dell'Expo è stata scelta da David Gallagher per il summit annuale dell'Icco, l'or- II premier Matteo Renzi. A sinistra: Carlo Clavarino (Aon) e l'avvocato Cecilia Carrara ganizzazione internazionale che riunisce le associazioni di relazioni pubbliche di 31 Paesi. Tra i 250 delegati ci sarà anche lo stato maggiore di Assorel, l'associazione che dal 1980 rappresenta il mondo delle relazioni pubbliche in Italia e che, da buona padrona di casa, ha fatto del suo meglio per la riuscita del summit Food for thought: a Pr perspective. Nuovi arrivi nella sede romana di Spencer Stuart Italia, il gruppo guidato da Carlo Corsi. La società leader nell'executive search ha appena arruolato Roberto Maglione, già responsabile delle risorse umane di Finmeccanica e Sky Italia. Con un passato ricco di incarichi, da Olivetti a Telecom. RIPRODUZIONE RISERVATA L'assemblea Sul tavolo i rapporti tra burocrazia, enti ispettivi e aziende. Il premier sarà anche a Verona Unindustria: patto con lo Stato Renzi domani a Treviso, la proposta delle imprese: «Alleati per cambiare» TREVISO Una nuova stagione di relazioni tra due mondi, quello del «fare privato» e quel del «fare pubblico». A proporla è Unindustria che nel corso dell'assemblea annuale della categoria domani a Treviso, chiederà a Matteo Renzi un patto tra le imprese e Pubblica Amministrazione, che da sempre si guardano tra accuse reciproche di immobilismo burocratico e deregulation liberista. «Alleati per cambiare» è il segnale che gli industriali vogliono dare al premier che domani sarà anche a Verona al teatro Ristori per il tour nazionale «Cento teatri». a pagina 2 2 PD PRIMO PIANO GJ territorio e i l lavoro Unindustria chiede a Renzi un nuovo patto «Pubblico e privato alleatí per cambiare» Domani il premier a Treviso, sul tavolo i rapporti tra burocrazia, enti ispettivi e imprenditori TREVISO Un patto tra le imprese e la pubblica amministrazione. Un patto per sbloccare il Veneto, inaugurando una nuova stagione di relazioni tra due mondi, quello del «fare privato» e quel del «fare pubblico», che da sempre si guardano di sottecchi, tra accuse reciproche di immobilismo burocratico e deregulation liberista. È questo quel che gli industriali di Treviso proporranno domani dal palco della loro assemblea annuale al parco del lago Le Bandie a Lovadina di Spresiano. E certo l'interlocutore è quello giusto, il massimo cui potevano aspirare: il premier Matteo Renzi. Annunciato, inserito in scaletta con l'intervento di chiusura dei lavori, a ieri il presidente del Consiglio veniva dato per «presente sicuro» anche nelle stanze del Pd veneto e romano. Il titolo della convention confindustriale, d'altronde, pare studiato apposta per fargli piacere: «Cambiare». Non è forse la mission che il leader dem dice di essersi dato da quando è salito a Palazzo Chigi? Sembra che Renzi sia inten- zionato a fare una sosta anche a Verona, nella primissima mattinata, così da recuperare dopo aver saltato a piè pari, a metà settembre, l'appuntamento alla Coca Cola per i 40 anni dello stabilimento, quello in Comune per un saluto al sindaco Flavio Tosi (che comunque ha poi visto qualche giorno dopo nella capitale) e quello al teatro Ristori per il tour «Cento teatri». «Ho un debito con la città» disse salendo la scaletta dell'aereo che l'ha portato alla finale degli US Open di tennis, in cui si sono giocate il titolo Roberta Vinci e Flavia Pennetta. Un debito che vorrebbe saldare domani. Il suo arrivo a Verona è previsto per le 9.30, proprio al teatro Ristori, dove riprenderà il filo interrotto dei «Cento teatri» spiegando quanto è stato fatto fino ad ora dall'esecutivo, specie sul delicato terreno delle riforme, e delineando gli obiettivi per il futuro. Poi, probabilmente, incontrerà Tosi ma, come avvertono dal Pd, con Renzi è sempre meglio usare il condizionale: l'agenda viene modificata di ora in ora e a sfogliare gli archi- vi di scopre che anche l'anno scorso la sua presenza all'assise di Unindustria Treviso venne data per certa, salvo poi saltare all'ultimo per «indifferibili impegni a Parigi». Come l'anno scorso, anche questa volta il programma non contempla invece un intervento sul palco del governatore Luca Zaia, protagonista solo qualche giorno fa dell'assemblea degli industriali vicentini. Una scelta che si fa notare, visto che Treviso è la terra in cui è nato il governatore, la culla del leghismo di rito zaiano. Il presidente della Regione, che pure si è sentito con la presidente di Unindustria Treviso Maria Cristina Piovesana, a ieri ancora non aveva confermato la sua presenza. «Agenda fittissima» spiegano da Palazzo Balbi ma va ricordato che pure in occasione dell'assemblea 2014 si registrò un piccolo incidente diplomatico, con l'allora presidente Alessandro Vardanega a sostenere con forza il progetto di dar vita all'area metropolitana PaTreVe e Zaia a replicare gelido, prima di lasciare la sala: «E un carrozzone pensato da Roma secondo la strategia del divide et impera. Ho l'impressione che Vardanega non abbia letto la legge». Ad ogni modo, tornando al tema della convention, che vedrà anche la presentazione di una ricerca di Daniele Marini (Community Media Research), un intervento sulla legalità e lo sviluppo economico di Dominick Salvatore (Fordham University New York e Shangai Finance University) ed un confronto tra Alberto Baban (presi- dente Piccola Industria), Mario Barbuto (capo del Dipartimento dell'organizzazione Giudiziaria del ministero della Giustizia), Tito Boeri (presidente Inps) e Stefano Paleari (rettore Università di Bergamo), questo muoverà da una constatazione, ossia il bisogno di «cambiare». Il contributo che gli industriali intendono dare, nell'attesa della rivoluzione s-burocratica da sempre invocata, va nella direzione di una rinnovata collaborazione con la pubblica amministrazione, ispirata alla fiducia e al rispetto. Un nuovo «contratto sociale», per dirla con Rousseau, che superando le diffidenze si possa poi declinare nella vita di ogni giorno, dalle visite del Fisco a quelle dello Spisal, dai timbri allo sportello alle pratiche in tribunale. Solo così, sostiene Unindustria Treviso, sarà possibile garantire la piena affermazione della legalità e costruire una società davvero competitiva e solidale. «Dovremo cambiare alcune prassi, ma anche un diffuso e consolidato modo di pensare». E questa rischia d'essere l'impresa titanica, più del taglio della coda sull'uscio dell'Ufficio complicazioni affari semplici. © RIPRODUZIONE RISERVATA I Domani Li viisiita II premier farà tappa anche a Verona, prima al Teatro Ristori e poi da Tosi L'assemblea di Unindustria Treviso che si tiene domani a Spresiano (inizio ore 10) e dedicata al tema: «Cambiare» e alla necessita di chiudere il braccio di ferro tra imprese e pubblica amministrazio ne. Oltre all'intervento di Renzi è prevista la presentazione di una ricerca di Daniele Marini (Community Media Research), un intervento sulla legalità, le regole e lo sviluppo economico di Dominick Salvatore (Fordham University New York e Shangai Finance University) ed un confronto tra Alberto Baban (presidente Piccola Industria), Mario Barbuto (capo del Dipartimento dell'Organizzaz ione Giudiziaria del ministero), Tito Boeri (presidente INPS) e Stefano Paleari (rettore Università di Bergamo) 1111 palco Previste relazioni di docenti e studiosi e una ricerca sui rapporti pubblico privato A Treviso Renzi nel marzo 2014 durante la sua prima visita in Veneto da premier 2 PD PRIMO PIANO I fronti aperti Ispezioni, certificati, tempi di attesa L'agenda degli industriali a Renzi Il premier all'assemblea di Treviso. Piovesana lancia il patto con la Pa: «Basta liti, collaboriamo» TREVISO Se a suonare il campanello è il Fisco, o peggio la Guardia di finanza, il batticuore è a mille. E pure con l'Inps e l'Agenzia delle dogane non c'è da stare tanto tranquilli. Se invece dallo spioncino si scorge l'Inaü o qualche funzionario del Comune, della Provincia o della Regione, allora la pressione si abbassa perché quasi sempre l'inghippo si risolve in giornata. Non c'è di che preoccuparsi. Ecco, l'obiettivo a cui tende il «contratto sociale» che gli industriali di Treviso vorrebbero stringere con la pubblica amministrazione parte da questa idea, articolata in una curiosa ricerca messa a punto da Community Media Research per Unindustria: tra imprese e burocrazia servirebbe un po' più di relax. «L'Italia è un Paese straordinario? Si, ma dirlo non basta - spiega la presidente Maria Cristina Piovesana, che questa mattina, alle Bandie di Spresiano, accoglierà sul palco dell'assemblea dell'associazione il premier Matteo Renzi, dopo che questi avrà incontrato Flavio Tosi a Verona -. Ormai è chiaro a tutti che nel mercato globale la singola impresa, da sola, non può farcela. E necessario che sia inserita in un sistema competitivo e di questo sistema la pubblica amministrazione è un elemento chiave. I Paesi in cui si lavora meglio sono quelli in cui i lacci sono ridotti al minimo». Il «laboratorio» Treviso, che già fu avanguardia sul terreno delle relazioni sindacali, prova allora a ribaltare i piani: basta col tiro al burosauro, passatempo prediletto d'ogni consesso confindustriale, ma mano tesa, nel tentativo di addomesticarlo e chissà, magari pure cavalcarlo. Oggi un imprenditore perde il 12% del suo tempo tra le pratiche impilate sulla scrivania (percentuale che sale al 19% se l'azienda è strutturata), una volta su tre deve aspettare tra i 6o e i go giorni per essere pagato dal Pubblico (ma nel ahi dei casi si superano i 1 mesi) e nonostante la situazione non sia poi così peggiorata (per il 38% degli intervistati la Pa è «stabile», per altrettanti è addirittura «migliorata»), resta la convinzione che sia impossibile capire chi decide cosa, quali norme vadano applicate, quali procedure seguite, quali e quanti documenti presentati, su che base i funzionari dicano sì e dicano no. È come se questi due mondi, impresa e Pa, parlassero due lingue diverse. Pur dialogando ogni giorno. Certo stando alla ricerca di Community non va tutto malissimo: il giudizio degli industriali sulle camere di commercio, il Nas, i vigili del fuoco, l'Inail è positivo, così come quello sulla cortesia, la disponibilità e la competenza del personale allo sportello; ma accanto allo scontato pollice verso nei confronti di Equitalia, sorprende la sonora boccia- ir Atteso li premier Matteo Renzi chiuderà i lavori dell'assemblea Scheda L'agenda Il premier Matteo Renzi oggi sarà in Veneto per partecipare all'assemblea degli industriali di Treviso, alle Bandie di Spresiano (l'intervento è previsto per le 12.30). Alle 9.30, sarà a Verona al teatro Ristori perla tappa del suo tour «Cento teatri », quindi , prima di partire alla volta di Treviso, incontrerà il sindaco Flavio Tosi. II patto Gli industriali di Treviso proporranno al premier un patto tra impresa e pubblica amministrazio ne, che metta fine alle liti sulla burocrazia aprendo una stagione di dialogo e collaborazione, basata sulla trasparenza e la legalità La ricerca Community Media Research ha preparato una ricerca sul rapporto (travagliato) tra imprenditori e PA tura del Suap, lo sportello unico per le attività produttive inventato paradossalmente proprio per semplificare la vita alle imprese. In generale, per il 629. degli imprenditori l'atteggiamento della Pa è «insoddisfacente», per il 40% addirittura «oppressivo, invasivo, aggressivo e inquisitorio». Come se ne esce? «Con una rivoluzione culturale» dice Piovesana, che chiederà a Renzi di procedere spedito sulla strada della riforma Madia («Ci piace, va attuata subito con i decreti»). Il report scende un po' più nel concreto e accanto agli immancabili «tavoli congiunti» spuntano la semplificazione delle procedure, la riduzione dei documenti, l'unificazione degli uffici, l'estensione dell'uso di internet e dell'autocertificazione, il taglio dei tempi di attesa, la possibilità di portare le pratiche anche in banca o in posta. Non sarebbe male neppure un atteggiamento un po' più collaborativo durante le ispezioni mentre suona un po' di parte la proposta di puntare su «inviti alla regolarizzazione senza sanzione» e «preannunciare l'arrivo dell'ispezione». Si rischia di vanificare la ratio dei controlli. Queste le richieste. Ma in cambio, l'impresa, cosa offre? «Legalità e rispetto delle regole. Siamo stanchi di essere visti all'estero come quelli alla perenne ricerca della scorciatoia. Lo sforzo di Unindustria, che non è mai stata indulgente con chi sgarra, sarà quello di convincere gli associati che la legalità è un fattore competitivo cruciale - chiude Piovesana -. Abbiamo però bisogno di regole chiare, perché spesso gli illeciti non sono dovuti ad un atteggiamento doloso, ad una volontà fraudolenta, ma sono conseguenza di errori dettati dalle norme incomprensibili. Non è facile districarsi tra le leggi italiane». ,. : = © RIPRODUZIONE RISERVATA II dossier di Unindustria ih#PPESEE VISITE ISPETIIUE IMPRESE E RELAZIONE CON LA PU86LIC? Aiv7MIPJISTRAGOPdE IMPRESE E RELA ZIOPVI CON LA PU_3131 ICA APt1KsINISIRAZIOPIE 24' 3,00 A rnzia 1e1 a D11are 95 17 V1gl1 del JGG _,_.`s hb1S ,12 L 1 F __la,__hia; NOF 7 ''00, 0,00 :; re 1",A I Co lo Dr:sta12 dal c Dtat -7 e 7 - ---Ca-----------------------Fcrtc. nnunir`✓ ` ia R 3rdr-lJn1ndus_ria 11o,,,'w u 8 10 . -.. SC 60 ,- 80 32 w L dG ------------------------------mrttSmet75 I sindaci si appellano a Ronzi «Basta con . i tagli. E salvi le Poste» Risorse, sicurezza e profughi: lettera TREVISO L'occasione è ghiotta, la lista delle domande da fare è lunga. Ma il tempo è così poco che il rischio è di vedere il premier Renzi solo da lontano e non riuscire a dirgli quello che ogni sindaco vorrebbe portare alla sua attenzione: risorse, sicurezza, territorio. L'elenco lo fa per primo Giovanni Manildo, sindaco di Treviso. Il capitolo soldi «Il primo tema da affrontare è di bilancio, i Comuni hanno bisogno di risorse e chi è virtuoso oggi è in grave difficoltà - spiega -. Il secondo tema è la sicurezza, le forze dell'ordine hanno bisogno di più uomini per presidiare il territorio, ed è Vi ilio Pavan Il patto di stabilità è il nodo centrale, come anche la falcidia di ben 15 uffici postali nella Marca interessante il disegno di legge di Alfano che dà più potere ai sindaci proprio in questo ambito. Il terzo tema di cui discu tere è quello che riguarda la gestione dell'emergenza dei profughi. È fondamentale che fra istituzioni ci siano rapporti chiari e sinergie». Oggi il presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi sarà nella Marca all'as- premier. Manildo: «Bene che torni qui» semblea di Unindustria, ma il suo sarà un passaggio veloce. «La sua presenza è un bel segnale di attenzione al territorio, alle imprese e al rapporto fra pubblico e imprese - ha aggiunto Mani] do - anche se pur troppo i tempi saranno molto stretti». Tutti i sindaci trevigiani sono invitati e molti saranno presenti fra le fila di imprenditori che prenderanno posto sotto la tensostruttura allestita alle Bandie di Spresiano. Gli sportelli tagliati Le domande da fare sarebbero davvero molte (e alcune so no emerse anche la settimana scorsa, quando a Treviso i primi cittadini hanno incontrato il sottosegretario Pierpaolo Baretta): «L'intenzione sarebbe chiedergli come mai ha fatto un decreto sul riparto delle quote spettanti ai Comuni che ancora una volta penalizza gli enti locali - dice Vigilio Pavan, presidente dell'associazione Comuni della Marca -. Il patto di stabilità e le risorse sono il primo nodo di cui discutere, le amministrazioni sono in sofferenza. E se ci riusciranno, chiederanno come mai su trenta uffici postali chiusi in Veneto 15 sono a Treviso. Penalizzare i Comuni significa penalizzare i cittadini». L'asse Comuni-Cgil L'Anci trevigiana, i 14 sindaci interessati dalle chiusure e i segretari di Cgil e Spi, ha scritto una lettera a Renzi per tornare proprio su questo tema: gliela consegneranno oggi. «La posizione assunta da Poste è un grave danno alle comunità e all'economia del territorio. La richiesta avanzata è quella di un diretto interessamento da par te dell'Esecutivo perché i bisogni di cittadini e delle imprese non vengano disattesi e perché si concordi con Poste un piano industriale di rilancio dell'of ferta dei servizi sul territorio. La mobilitazione di questi mesi ha visto una forte partecipazione delle comunità locali. Chiediamo un altrettanto forte interessamento del governo perché cittadini, istituzioni locali e lavoratori non restino inascoltati». S. a. II primo incontro Renzi durante la campagna elettorale che determinò la vittoria di Manildo © RIPRODUZIONE RISERVATA dal nostro inviato Dario Di Vico L'asse di Renzi con le imprese venete E parte l'attacco al «blocco» della Lega À Treviso gli applausi degli indus(riali. Tosi non esclude un futuro con il leader pd LOVADINA DI SPRESIANO (TREVISO) Scegliete voi: alcuni (prudenti) dicono che ha fatto partire il road show per spiegare la legge di Stabilità, altri (maliziosi) che ha anticipato il via alla campagna elettorale perle Comunali del 2016. Nella realtà cambia poco, la verità è che Matteo Renzi ha deciso di cambiar marcia e ha scelto l'assemblea degli industriali di Treviso come prova generale. Come le compagnie teatrali che organizzano la loro «serata zero» in provincia, il premier non solo ha illustrato le principali misure della legge di Stabilità con l'intento di-vedere-l'effetto-che-fa ma anche sciorinato l'intero campionario di un ottimismo nazionale rivisitato negli anni `io. Voleva convincere i 2 mila imprenditori presenti - che alle ultime Regionali hanno votato Luca Zaia e non Alessandra Moretti - di aver pronto per loro il Partito dell'Impresa (più che della Nazione) e, a giudicare dai tantissimi applausi che ha incassato durante e dopo, ci è riuscito. Lo stesso Luca Zaia ha infatti commentato: «È stato impeccabile dal punto di vista scenico e dialettico. Nel ci- L'ínízíatíva II road show per spiegare la legge di Stabilità sembra anche anticipare la campagna per le Comunali scorso ci sono contenuti ma anche omissioni. Non ha detto come li finanzia». I contenuti illustrati da Renzi, e che in qualche misura hanno spiazzato il governatore leghista, sono stati un riconoscimento del ruolo «tricolore» che le imprese hanno svolto anche durante la crisi («l'export non è un numero ma un valore condiviso») e più in generale hanno viaggiato attorno all'elogio di un'antropologia veneta basata sui valori comunitari, la forza del territorio e il dinamismo imprenditoriale. Del resto la relazione della presidente di Unindustria, Maria Cristina Piovesana, aveva persino ricordato come si stia sperimentando a Treviso un modello di contrattazione aziendale ideato e condiviso con quegli stessi sindacati che a Roma disertano gli incontri con la Confindustria. II premier sapeva benissimo che, pur votando Lega, i veneti non si ritrovano per niente nell'idea di Matteo Salvini di bloccare il Paese per tre giorni e così ha colpito duro. Prima di arrivare a Lovadina aveva incontrato l'eterodosso Flavio Tosi (che non esclude di farsi reclutare) e poi dal palco ha avuto buon gioco nel sostenere che «quei tre giorni di Salvie me li sono segnati. II 6, 7 e 8 novembre vuole bloccare l'Italia, ma quello che serve è che si faccia l'opposto. Ridare fiato ai consumi e respiro all'economia». Sul piano dei provvedimenti concreti Renzi ha promesso una progressiva riduzione delle tasse e ha tirato fuori dal ci- lindro il coniglio dei superammortamenti al 140%, un bonus fiscale per gli imprenditori che investono sulle loro aziende ammodernando gli impianti. Ai sindaci presenti ha dato via libera a sfocare il patto di Stabilità purché i Comuni anche loro investano in infrastrutture, scuole o anche solo nel riparare i marciapiedi. Pur concedendo tutto il fa vere di questo mondo agli industriali locali il premier un paio di provocazioni le ha tirate fuori. Quando parlando delle imminenti misure per combattere la povertà dei bambini ha ricordato che ce ne sono non solo nel Sud ma anche nel ricco Nord Est e soprattutto quando ha chiesto ai presenti di farsi mecenati. Citando i casi degli industriali bolognesi Isabella Seragnoli e Marino Golinelli che hanno finanziato opifici e musei moderni, Renzi ha usato un riferimento all'Isis per sostenere che «la cultura è un modo di rispondere al terrorismo» e poi ha proposto ai presenti di fare come gli americani, di dare qualcosa indietro alla società («giving back») usando l'art bonus predisposto dal governo. «La cultura è la nostra ricchezza, ci rende una superpotenza e si è sviluppata con i mecenati». Ispirato sia sui temi economici e sia sulla politica estera, Renzi si è concesso anche un discreto set di citazioni ad hoc. Ha raccontato come il figlio organizzi in casa con gli amici sessioni di ascolto di Masterchef «e pensare che una volta ci si vergognava a dire che si lavorava come cuoco». Invitando le aziende a quotarsi in Borsa ne ha approfittato per fare gli auguri «al mio amico Donadon che con la sua H Fauni si sta avviando a debuttare». Infine ha descritto le recenti scoperte dell'Eni in Egitto non come «una semplice questione di Le accuse Davanti a Zaia accusa Salvini di fare il contrario di quello che serve: l'Italia va sbloccata giacimenti di gas bensì come un tassello della nostra strategia politica nello scacchiere africano». L'unico argomento che Renzi non ha toccato è stato il dissesto delle banche popolari del territorio e il salatissimo conto che stanno pagando i risparmiatori nordestini ma ieri l'argomento, anche solo per una mattinata, è stato di fatto rimosso. E il presidente di Veneto Banca, Francesco Favotto, che in qualità di sponsor ha aperto i lavori, non ha fatto l'unica cosa che avrebbe dovuto: chiedere scusa a nome dell'istituto. Peccato. r- t miliardi è il valore dell'export veneto (per l'anno 2014): il dato italiano è nel complesso di 398 miliardi • r • r Do. confindustriali I decreti attuativi, 1'Irap e le tasse pagate in anticipo « Collaborare e cambiai c» SPRESIANO (TREVISO) Sul maxischermo scorrono banconote da «lire diecimila». E una voce fuoricampo coniuga così i verbi dei contribuenti e degli esattori: «Tu paghi, egli paga, noi paghiamo, voi pagate... essi riscuotono». Sono i titoli di testa del film «I tartassati», capolavoro di Steno con Totò ed Aldo Fabrizi, bianco e nero del 1959. I duemila e passa spettatori ridono, ma non siamo al cinema. Nella tensostruttura che si specchia sulle Bandie, «gremita come se fosse X Factor ed invece sono tutti imprenditori» (citazione super-pop di Tito Boeri, presidente dell'Inps), va in scena tutt'altro genere di arte: quella di produrre, e che impresa fare impresa, se insieme alla pubblica amministrazione non si impara ad essere «alleati per competere». Daniele Marini, direttore scientifico di Community Media Research, riassume i risultati di un'indagine che fra interviste e discussione ha visto interpellati in un anno 1.5oo iscritti ad Unindustria: la burocrazia come sinonimo di peso, lentezza e opacità, le aziende che lamentano lo scollamento con l'apparato pubblico e tuttavia hanno coscienza della legalità come leva competitiva. «Ma non c'è una visione improntata all'anti-Stato - puntualizza il docente universitario - c'è piuttosto bisogno di uno Stato diverso, vorrei dire diver- samente Stato, in cui la pubblica amministrazione diventa infrastruttura dello sviluppo». Già. Invece se racconti agli stranieri come funziona qua, non riescono a crederci, come testimonia Dominick Salvatore, professore italoamericano di Economia Politica alla Fordham University di New York e alla Shangai Finance University: «Quando spiego che le vostre imprese devono pagare le imposte in anticipo su quello che percepiranno, i miei colleghi Oltreoceano pensano che non possa essere vero. Ve lo dico proprio: voi non siete cavalieri del lavoro, voi siete eroi del lavoro, per operare in un sistema del genere». E come risolvono la tragedia dell'intraprendere, questi semidei della modernità? «La ricetta non c'è - risponde Alberto Baban, numero uno della Piccola Industria ma c'è un percorso che parte da Treviso grazie al grandissimo senso civico della classe imprenditoriale. Chiediamo rispetto per la gente che lavora, perché le imprese sono i più grandi alleati delle riforme. Il problema è attuarle: aspettiamo più di 6oo decreti». Per questo gli Industriali non abbasseranno la guardia. «Siamo e intendiamo rimanere un'associazione capace di esprimere forti e visibili azioni di tutela e denuncia ogni volta che se ne dovesse ravvisare la necessità», assicura Maria Cristina Piovesana, leader di Unindustria Treviso, apprezzando le riforme relative all'occupazione («il Jobs Act, le decontribuzioni per i nuovi assunti e l'eliminazione dell'Irap sul costo del lavoro») ed aspettando «gli annunciati interventi fiscali». Detto questo, però, il «nuovo contratto sociale» offerto al governo è qui, nero su bianco. Sul web Video e fotogallery della visita di Renzi su www. corrieredelveneto.it Senza cedimenti al populismo («sono assolutamente inutili le piazze dell'antipolitica, frequentate dai professionisti della protesta»), tutt'al più con una concessione alla narrazione renziana («per "cambiare verso all'Italia" è indispensabile che le forze migliori del Paese superino una storia fatta di corporativismi e conflitti per trovare le ragioni superiori di obiettivi condivisi»). Se non fosse abbastanza chiaro, la presidente lo scandisce: «Credo che non ci siano alternative: lo Stato e la società civile devono iniziare finalmente a col-la-bora-re». Applauso,uno dei 17 che ritmano il suo intervento, imperniato attorno ad una parola d'ordine: «Cambiare». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA DIETRO GLI APPLAL SI di Alessandro Baschieri remila imprenditori arrabbiati per le strade di Treviso. Di solito ai cortei ci andavano le tute blu , non le giacche blu, e quella marcia passò alla storia come una delle proteste più clamorose della categoria: «Non contro il governo , ma contro un Paese che ci intralcia» spiegò all'epoca Unindustria . Era il 2011. E altroché se era una marcia contro il governo: «A capo c'era uno dei nostri che non faceva molto per i nostri » ha ammesso l'altro giorno un confindustriale di lungo corso a reato abbondantemente prescritto. Ebbene, quella stessa associazione che in Italia è etichettata come movimentista e avanguardista, ieri il governo lo ha invitato sul palco a parlare in solitaria . Nello Zaiastan, colline politicamente ostili ma in realtà popolate da capitani d'impresa che sanno e vogliono applaudire oltre le bandiere. Anche se il premier non è più «l'amico» Berlusconi ma un uomo che rappresenta un'area politica «altra». L'abbraccio era nelle premesse. Nel titolo di un'assemblea che invitava all'alleanza, a firmare un patto tra la categoria e la pubblica amministrazione. Non si è udito un solo fischio , applausi all'ingresso e durante il discorso . La chiusa è stata salutata con mezza platea in piedi. continua a pagina 3 0 L'editoriale Le ragioni degli applausi SEGUE DALLA PRIMA Non vogliamo arrovellarci con misurazioni sui decibel per capire se è andato sotto o sopra le aspettative, ci basta sottolineare qui che la calorosa accoglienza non può dirsi sorprendente e a questo punto vale la pena chiedersi perché. Perché Renzi è credibile agli occhi della media e grande impresa? Perché ieri le sue parole hanno convinto i presenti? Perché da queste parti lo applaude anche chi applaude il suo nemico Zaia? Perché? Sicuramente c'entra il nuovo termometro economico. La ripresina lo ha riportato al clima di fiducia che l'aveva accompagnato nella sua prima visita a Treviso del 2014 (in mezzo non è andata altrettanto bene ad onor del vero, tanto che il traino delle regionali proprio non s'è visto). Sicuramente c'entra il suo ottimismo che in economia non è polvere di stelle ma a volte fa da solo il mercato. La fiducia - se e vero, dato emerso ieri, che i risparmi degli italiani valgono 3.900 miliardi di euro - basta a volte per incentivare i consumi e aprire i portafogli. E poi Renzi lega spesso la parola fiducia alla parola orgoglio. L'orgoglio di chi è capace ed efficiente: ieri ha detto che gli imprenditori veneti sono migliori dei tedeschi ma nessuno ci ha visto piaggeria, piuttosto strategia. Crederci aiuta a vincere le sfide e ad abbattere gli ostacoli. Gli applausi maggiori li ha presi quando incitava e sono stati più forti di quando ha tirato fuori dal mazzo quello che lui considera il jolly, ovvero il superammortamento che è anche la promessa di giornata: si traduce con la possibilità di sgravare del i4o n gli investimenti. Se ti rifai il macchinario nel 2016, stando all'annuncio, risparmi in tasse più di quanto spendi o giù di R. Eppure non basta a spiegare. Alla fin fine, e questa a nostra avviso è la vera risposta alla domanda «Perché?», Renzi risulta credibile in quanto ha avviato una serie di riforme. La platea viene da anni difficili, dall'insofferenza per i tempi lenti del politichese, e vedere che poco o tanto di quello che ha promesso viene fatto (Jobs act, sgravi, articolo r8, scuola, senato, ora la pubblica amministrazione) lo considera già un successo. Gli riconosce il coraggio dell'impopolarità e della leadership. Gli riconosce l'energia di portare a termine riforme a dispetto di chi protesta per leso interesse (e Renzi sa quanto gli è costata la scuola). Mai sentite tante giacche blu dire come ieri: «F l'uomo giusto». Speriamo sia vero, a metà del guado possiamo solo augurarcelo visto che il giudizio definitivo su Renzi lo darà la storia. Anche perché oltre a fare, bisogna mantenere. Alessandro Baschieri @ilbasco ©RiPRODU7iCNF RiSFRVATA L' er - blea, di ce __ - _ - ria a Treviso Applausi e seliie. E ai sindaci dice: sblocco del Patto, ecco per chi. Zaffa scettico -0 m Pianno per le imprese , coro sì a Renzi Scontiper chi investe, ilpremiel lancia in Veneto il pacchetto perla ripresa. E convince gliindustliali TREVISO Renzi torna in Veneto, incontra Tosi e gli industriali di Treviso, e lancia il pacchetto per la ripresa tra lo scetticismo di Zaia e gli applausi della platea: «In legge di stabilità giochiamo il jolly». a 'le pagina 2 e 3 Bonet i Jìo c_ Ila C_--A « VTia l'Imu sugli imbullonati? Meglio ridurla per tutte le ditte» VENEZIA A livello nazionale quest'anno l'applicazione dell'Imu sugli immobili ad uso produttivo costerà io miliardi di euro. A dirlo uno studio della Cgia di Mestre, commentando l'annuncio di Matteo Renzi sull'abolizione dell'imposta sugli imbullonati a partire dal 2o16. «Grazie a questa misura - osserva Paolo Zabeo, coordinatore dell'ufficio studi - gli imprenditori risparmieranno circa 250 milioni di euro. Tuttavia, a nostro avviso, sarebbe ancor più necessario diminuire l'Imu a tutte le imprese, anziché abbassare l'Ires». Dall'analisi sui principali capoluoghi di provincia, emerge che la metà (fra cui Venezia) applica sui capannoni l'aliquota massima, a dimostrazione del fatto che la maggior parte dei sindaci ha deciso di contenere la pressione fiscale sulle prime case, a scapito di quella sulle attività produttive. © RIPRODUZIONE RISERVATA :"`, presenta . • . • Caso Bpvi, Visto difende Bankitalia: «Accuse sbagliate» SPRESIMNO (TREVISO) Veneto Banca vara il piano industriale e si dà ancora due mesi per decidere tra una fusione e la quotazione in Borsa con un aumento di capitale. Mentre sul fronte Banca popolare di Vicenzava registrata, ieri, la replica - del tutto inusuale - del governatore di Banca d'Italia, Ignazio Visco, alle accuse rivolte a via Nazionale sui mancati controlli della vigilanza sul caso, dopo l'emergere dell'aumento di capitale falsato da azioni acquistate con prestiti per 975 milioni concessi dalla popolare, che avevano mosso la clamorosa inchiesta della Procura di Vicenza. Il tema delle popolari continua a muoversi sullo sfondo anche dell'assemblea degli In- tandem Favotto (a destra) con il dg Carrus dustriali di Treviso. Anche con notizie che rimbalzano da altrove a Spresiano. Come l'assemblea di Ubi che si trasforma in spa a Brescia, dove l'Ad Victor Massiah conferma i contatti con il Banco per possibili fusioni: «Non è un segreto che stiamo parlando con diverse banche tra cui il Banco Popolare», ha ammesso. Come soprattutto le parole del governatore Visco su Bpvi pronunciate in Perù, a margine della riunione di Geo e Fondo Monetario. Visco ha difeso Via Nazionale dall'accusa di non aver controllato per tempo Vicenza: «Banca d'Italia è stata più volte chiamata in causa, e spesso sulla base di presupposti erronei, sbagliati. Equivoci veri e propri. Stiamo attivamente collaborando con la magistratura fin dall'inizio». La banca per Visco è in grado di mantenersi in vi- ta e dopo l'aumento di capitale e gli indici patrimoniali «che non sono a livelli bassissimi, andranno ben oltre le richieste Bce». Il governatore, che è parso quasi ridurre il peso di quanto emerso, ha aggiunto «che il punto è la crescita di attenzione dell'opinione pubblica rispetto a un'indagine giudiziaria. Quello che succede oggi prende le mosse dall'anno scorso, quando sono cambiate le norme sulle operazioni in azioni proprie.Sulla base di segnali raccolti da Banca d'Italia si sono viste irregolarità, la Banca ha pianificato un'attività ispettiva d'accordo con Bce che ha fatto emergere attività non rispettose dei requisiti prudenziali. Ma con rapidità è stato cambiato Ad, le prime linee del management». E poi c'è Veneto Banca. Ieri il presidente Francesco Favotto è intervenuto all'assemblea di Unindustria Treviso. All'indomani di una lettera ai soci, ha confermato che il cda di martedì prossimo approverà il piano industriale, dopo il quale il direttore generale Cristiano Carrus avvierà incontri con i dipendenti. «Niente sarà più come prima» ha detto Favotto, che ha rivendicato «il ricambio dei vertici manageriali» e annunciato «un aumento significativo di capitale per mettere in sicurezza la banca, anche attraverso la quotazione e la trasformazione in spa: si può fare banca del territorio anche da quotata o da parte di una realtà quotata». L'annuncio dell'aumento e della Borsa però non archiviano ancora il piano per una fusione. Il tam tam parla di un raffreddamento dei contatti col Banco Popolare. «Ci stiamo preparando per entrambe le vie. Andiamo avanti,sapendo che può comparire un'operazione sul mercato. t che finora non se ne sono viste. Ma noi non desistiamo: ce ne possono essere che creano valore - ha aggiunto a margine Carrus -. Il tempo per decidere non potrà andare oltre l'esercizio 2015. Ci diamo ancora due mesi». Sul piano industriale c'è attesa per il numero degli esuberi. Si parla di mille: «No sono meno, meno. Vedrete», conclude Carrus. F.N. R I PRO DUZIONF RiR RVA'A VVisco Noi chiamati in causa sulla base di equivoci. Stiamo collaborando attivamente con i magistrati fin dall'inizio -41 -1,01 Favotto Avanti con l'aumento di capitale e la Spa. Si può fare banca del territorio anche da quotata o da parte di una realtà quotata erìtlChe del go v ernatore '/,aia: «Premier furbo, non parla dì banche e coperture finanziarie » SPRESIANO (TREVISO) Secondo lui, «Renzi ha fatto il furbetto». Perché in un sapiente gioco di allusioni e omissioni, nonostante un discorso di quarantacinque minuti buoni, s'è scordato di dire due cose non proprio di poco conto: «Dove prenderà i soldi per l'annunciato taglio alle tasse e che ne pensa di quel che sta accadendo alle nostre banche». Il governatore Luca Zaia, si sa, col premier ha un rapporto che si potrebbe definire «di sano agonismo». I due incrociano le lame ogni giorno (e a menar fendenti è soprattutto il primo) ma si rispettano ed anzi, in campagna elettorale qualche malpensante ha perfino azzardato che il premier tifasse più per il Sorrisi Da sin: Renzi, Manildo, Piovesana e Zaia leghista che per la «sua» Alessandra Moretti (ricordate quel «Zaia qui ha fatto bene»?). E però il gioco delle parti impone che sia il governatore a fare il controcanto al monologo del premier (peraltro era tra i pochissimi leghisti presenti e ancora meno erano i forzisti) e lui, ovviamente, non si tira indietro: «La situazione delle nostre Popolari è drammatica, coinvolge molti imprenditori ma anche piccoli risparmiatori e i lavoratori. Il passaggio in Borsa comporterà un sensibile abbassamento del valore delle azioni, questo orinai è chiaro a tutti, e c'è il rischio concreto che in futuro venga reciso il legame con il territorio. Bene, tutto questo è stato completamente bypassato da Renzi». La seconda questione sottolineata da Zaia riguarda le coperture finanziarie delle sforbiciate all'Imu, alla Tasi, all'Ires: «II pessimismo cosmico è sbagliato, su questo sono d'accordo con Renzi. Ma è sbagliato anche indugiare in un ottimismo che non ti fa dire le cose come stanno: la coperta è corta. Anch'io potrei dire: domani tolgo i ticket. Ma i soldi dove li trovo? Renzi vuol togliere l'Imu, che peraltro aveva rimesso il centrosinistra, e sapete come farà? Tagliando i fondi destinati alla Sanità». Lo sblocco del Patto di stabilità? «Anche li, dove troverà i soldi? Io so che la Regione ha bloccati in tesoreria a Roma 1,3 miliardi e non può pagare i fornitori». Il superammortamento degli investimenti al 1o %? «Varrà solo per gli investimenti in Italia o anche per quelli all'estero?». Il nuovo «contratto sociale» con le imprese? «Perché, fino ad oggi le imprese dov'erano? Non sono forse state parte integrante del sistema Paese?». Il governatore, insomma, nonne fa passare una. Non sembra preoccupato neppure dalla standing ovation tributata dagli industriali a Renzi: «Anche in campagna elettorale era venuto qui due o tre volte ma poi ha perso le elezioni». Sorrisi tra i giornalisti: «Allora è vero che pensa allo scontro diretto nell'arena nazionale...». Piovono smentite. Tra le voci se non proprio critiche come Zaia, quanto meno dubbiose rispetto alla strada imboccata dal governo, si distingue quella di Simonetta Rubinato, deputata trevigiana che esce dal coro dem tutto proiettato sul «bravo Matteo». «La riduzione dell'Ires è utile solo alle grandi imprese, certo non alle pmi spiega la deputata - i nostri imprenditori ci chiedono di togliere l'Imu sui capannoni, e noi eliminiamo solo quella sugli "imbullonati' ; vorrebbero che noi abbassassimo le tasse, a cominciare dall'Irap, e noi sterilizziamo l'aumento dell'Iva, spendendo i6 miliardi, ma questo non è un abbassamento delle tasse, è un mancato aumento. E poi, quale politica industriale abbiamo per il futuro? Come pensiamo di semplificare la vita alle aziende? Ecco, da quel che mi dicono sul territorio su questo non c'è sufficiente chiarezza». Ma.Bo. '', OR IPRODUZCNE R'SERVA?A I Luca Zaffa Taglierà il fondo per la sanità per coprire i mancati incassi Imu Applausi? Li ebbe anche alle Regionali, poi hanno perso Simonetta .urinato Irap, Imu sui capannoni, aumento dell'Iva, politica industriale Le piccole imprese non sono convinte 0 e il Veneto Se passa la misura promessa da Renzi, i sindaci avranno risorse enormi per gli investimenti Solo Verona si ritroverebbe 40 milioni in più, una decina gli altri capoluoghi. Il giallo di Venezia Comuni, lo sblocco del Patto libera mezzo miliardo di euro VENEZIA «Oggi siamo in condizione di dire con chiarezza ai Comuni che tutto ciò che è "avanzo di amministrazione", per la sola parte che riguarda gli investimenti, a far data dal primo gennaio 2oi6 sarà fuori dal Patto di stabilità. Questo è un punto molto importante. Scuole, marciapiedi, strade: i sindaci che hanno i soldi in cassa, pronti per essere spesi, li spendano». E parola (meglio, esortazione) del premier Matteo Renzi. L'ha detto durante l'assemblea degli industriali di Treviso, sabato a Spresiano. Ma di quanti soldi stiamo parlando, in Veneto? Quante risorse possono essere liberate per la gioia dei sindaci, dei loro cittadini e pure delle imprese chiamate a mettersi al lavoro sul territorio (e l'Ance sa bene quanto questi piccoli cantieri pesino nei bilanci di fine anno delle ditte di costruzione)? All'incirca 564 milioni di euro. Lo mette nero su bianco una ricerca realizzata dall'Anci, l'associazione dei Corrimi. Una ricerca girata all'ispettore generale per la finanza delle pubbliche amministrazioni del ministero dell'Economia Salvatore Bilardo, che si chiudeva guarda caso con questo invito: «Favorire l'utilizzo dell'avanzo di amministrazione per il finanziamento delle spese di investimento». Proprio ciò che ha poi promesso da Renzi. Va detto che al momento ancora non è chiaro quale sarà il meccanismo di calcolo che sarà adottato dal Mef, come spiega anche la presidente di Anci Veneto Maria Rosa Pavanello: «I tecnici ci hanno illustrato nelle scorse settimane almeno tre ipotesi diverse. Bisognerà attendere che la legge di Stabilità esca dal consiglio dei mini- stri ed approdi in parlamento per avere le idee un po' più chiare». E c'è da sperare che Camera e Senato poi non vi mettano mano nuovamente. La liberalizzazione dell'avanzo di amministrazione non vincolato a favore dei Comuni virtuosi può avvenire, come diceva Pavanello, in tre modi: per un ammontare pari alla diminuzione del residuo debito per mutui già effettuato negli ultimi tre anni; per un ammontare corrispondente alla rinuncia di assunzione di nuovi mutui; per un ammontare pari allo scarto positivo tra obiettivo del Patto e saldo effettivo raggiunto a fine anno da ciascun Comune. Ci avete capito poco nulla? Non siete i soli. Anche nelle ragionerie dei municipi si sta lavorando di calcolatrice e questo, tra lo scetticismo generale dei primi cittadini, spiegala conclusione diametralmente opposta a cui si può giungere leggendo il bilancio di Venezia. Se si guarda alla voce investimenti nel suo complesso, infatti, il capoluogo regionale segna un inequivocabile sprofondo rosso di 1, 3 miliardi t il tesoretto della Regione bloccato dal patto quasi 73 milioni di euro, sicché non ci sarebbe proprio nulla da sbloccare. «Ma quel dato è inquinato dal disavanzo della parte "corrente" del capitolo investimenti - spiega l'assessore al Bilancio Michele Zuin - se invece il governo userà come base la spesa "in conto capitale", allora anche noi potremmo vederci liberati 18 milioni, più altri 19, potenziali, dal PalaCinema». Insomma, non resta che attendere giovedì, quando la manovra approderà in consiglio dei ministri. Nel frattempo, tenendo per buono il parametro messo a punto dall'Anci, Verona risulta essere il Comune beneficiario della cifra maggiore, quasi 41 milioni di euro, seguito quanto ai capoluoghi da Treviso (14 milioni), Padova (13 milioni), Belluno (9 milioni) e Vicenza (4 milioni). Rovigo, come Venezia, stando al report Anci risulta in negativo di un milione. Denari, per chi li ha, che potranno essere utilizzati per estinguere mutui già accesi o per realizzare nuovi lavori senza doversi indebitare. Si tenga conto che i Comuni veneti hanno a bilancio per il 2015 investimenti per 1,8 miliardi. «Stiamo conducendo questa battaglia da febbraio - ricorda Pavanello -. Stando ai dati di Bankitalia il nostro debito è già sceso negli ultimi 3 anni dell'8,8% e nel solo 2013, ultimo dato disponibile, abbiamo contribuito alla riduzione del debito pubblico per 271 milioni. Spendiamo per ogni abitante 787 euro contro i 944 della media nazionale, abbiamo un indebitamento pro capite di 700 euro contro gli 86o della media. Nel 2014 l'11,5916 dei fondi depositati presso la Tesoreria dello Stato, pari a 1,84 miliardi, erano costituiti da fondi di cassa dei Comuni veneti». E c'è pure il miliardo 300 milioni della Regione bloccato sempre in Tesoreria a Roma, quello rivendicato ogni dì dal governatore Luca Zaia. «Stiamo lavorando anche con le Regioni - ha detto sabato Renzi - ma con loro ancora non abbiamo trovato la quadra». Marco Bonet © RPRODUZIOfd= RSERVA'A La vicenda L'annuncio Il premier Matteo Renzi, nel corso dell'assemblea di Unindustria Treviso di sabato scorso, ha annunciato tra le misure inserite nella legge di Stabilità anche lo sblocco del Patto di stabilità per i Comuni, relativamente però alle solo spese per investimento Cantieri Si tratta di una misura fondamentale, anche per il rilancio dell'economia sul territorio. La spesa per investimento, infatti, riguarda non solo l'apertura di nuovi cantieri ma anche la manutenzione ordinaria e straordinaria di scuole, uffici pubblici , strade, piste ciclabili Il nodo Ancora non è chiaro quale meccanismo di calcolo verrà utilizzato dal ministero dell'Economia. Ai sindaci ne sono stati presentati tre diversi e in base alla metodologia usata varia l'ammontare delle risorse liberate I tempi La legge di Stabilità sarà varata giovedì dal consiglio dei ministri, quindi passerà al vaglio del parlamento II tesoretto nei Comuni Inv Belluno 9.363.510 curo Treviso Padova 14.256.640 curo 13.056.173 euro Venezia - 72.757.557 curo -----------Comune RECORD Vicenza 4.354.592 Puro - ----------------------- Rovigo -1.172.696 curo Fonte, iul Hnci Veneto su dati rendiconti 2014 e bilanci previsione 2015 B .PJ7timESfi PIANO 1 -PRIMO -------------------------Investimenti deducibili al 140 %, il settore macchine utensili prevede vendite in aumento del 10% «Ma subito i decreti» VENEZIA Quanto vale un annuncio? Parecchie milionate di euro, se il messaggio è quello trasmesso sabato scorso da Matteo Renzi, all'assemblea generale di Unindustria Treviso: «Chi nel 2016 investirà in beni strumentali, non immobiliari, della propria azienda avrà la possibilità di portare in ammortamento non il Zoo, ma il 140%». Al beneficio fiscale delle imprese che acquisteranno impianti e macchinari, infatti, andranno sommati gli utili delle ditte che sfornano proprio quel tipo di prodotti. E così il Veneto, che è la seconda regione d'Italia nel settore delle macchine utensili, si appresta già a festeggiare, visto che grazie a questa misura la categoria stima di poter raddoppiare le previsioni di crescita finora ipotizzate per l'anno prossimo. Nella legge di Stabilità che il Consiglio dei ministri approverà giovedì, per inviarla prima al Senato e poi alla Camera, sono contenuti anche i cosiddetti «super-ammortamenti», che in queste ore i tecnici di Palazzo Chigi e del ministero dell'Economia stanno valutando di consentire pure per l'ultimo trimestre del 2015, in modo da non deprimere i consumi in questo scorcio di annata. In sostanza il provvedimento punta a riconoscere, agli imprenditori che investono nelle tecnologie, un 40% in più del valore fiscale del bene, da poter utilizzare per tutto il periodo di ammortamento. «Quando ho sentito le parole di Renzi mi sono mangiato le mani, perché tre mesi fa ho speso 700 mila euro per comprare un macchinario nuovo: se l'avessi saputo prima...», confida Bepi Covre, titolare della Eureka di Gorgo al Monticano, produttrice di maniglie e accessori per il mobile, nonché «leghista eretico», pronto ad alzarsi in piedi per applaudire l'intervento del premier. «In quella platea saremo stati in nove su dieci ad aver votato per Luca Zaia alle ultime Regionali - riflette il trevigiano - eppure abbiamo tributato una standing ovation a Renzi, in uno splendido sdoppiamento che dimostra come a contare siano le persone e i programmi. Mi dispiace che il mio segretario Matteo Salvini non lo capisca, parlando addirittura di improbabili applausi a pagamento , ma finalmente siamo passati dall'appartenenza ideologica alla democrazia compiuta. E dunque non possiamo che apprezzare un meccanismo intelligente , che non solo concede un vantaggio fiscale a me acquirente di un bene , ma permette pure di far lavorare il mio collega che lo produce, innescando un circuito virtuoso». In termini di produzione, export, addetti e numero di imprese , il Nordest rappresenta circa un quarto del settore tricolore della macchina utensile e all'interno di questa macroarea il Veneto copre una quota superiore a due terzi. «Come italiani siamo un'eccellenza sottolinea il vicentino Massimo Carboniero , vicepresidente nazionale dell'Unione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione (Ucimu) - quarti al mondo dopo Cina, Germania e Giappone nella produzione e terzi dopo Giappone e Germania nell'esportazione. Le previsioni a livello italiano erano di un + 5% per il 2016 , ma riteniamo che l'annuncio del primo ministro possa raddoppiare questo incremento , facendoci registrare un +10 per l'anno prossimo». Fatti due conti, rispetto ad una produzione nazionale pari a 4.840 milioni di euro, la crescita prossima ventura degli affari per le aziende venete potrebbe quindi aggirarsi intorno ai 72 milioni di euro , per la metà generati appunto dall'effettoRenzi. Al riguardo gli addetti ai lavori rivolgono però una raccomandazione al governo. «Accogliamo favorevolmente una decisione che mira a sostenere la ripresa - afferma il veronese Andrea Riello, past president dell'Ucimu - a patto che questo annuncio si trasformi velocemente in un decreto, perché non c'è niente di peggio dell'ottima idea che però non si concretizza mai. Uno dei problemi avuti in passato, con agevolazioni simili quali quelle contenute nelle leggi Tremanti bis e ter, era consistito nella mancata traduzione immediata del principio in un provvedimento. Dobbiamo evitare la conseguenza assolutamente negativa di avere imprese che sospendono gli investimenti in attesa di rientrare nelle date dello sgravio». Un perfetto boomerangper cui le ditte che magari avrebbero fatto l'acquisto prima dello spot sul super-ammortamento, cominciano invece a rinviarlo all'infinito a causa di norme attuative che non arrivano mai. «In effetti avremmo preferito un decreto già scritto e possibilmente già approvato - sorride Enrico Berto, presidente della Berto's di Tribano, produttrice di cucine professionali - ma restiamo fiduciosi, perché non crediamo che Renzi sarebbe disposto a fare una simile figuraccia. Un'azienda come la nostra, che ha 100 dipendenti e vende in go Paesi, utilizza macchinari che costano dai 500 mila euro ad alcuni milioni. Una spesa del genere va pianificata con calma, tuttavia di fronte ad un beneficio fiscale come questo, è chiaro che valuteremo di accorciare i tempi». Una riflessione che potranno fare non solo i proprietari di fabbriche e laboratori, ma pure i titolari degli studi professionali, secondo le rassicurazioni fornite dal veneziano Enrico Zanetti, sottosegretario all'Economia: «Non so francamente chi mette in giro voci che vorrebbero i liberi professionisti esclusi dall'incentivo dei cosiddetti super-ammortamenti sui nuovi investimenti in impianti, macchinari e attrezzature, di cui avevo parlato lunedì scorso alla Fiera di Milano e che è stato confermato essere nel pacchetto di stabilita dal presidente Renzi sabato a Treviso». La platea dei beneficiari è dunque destinata ad allargarsi. «Le stime e le misure che stiamo mettendo a punto al Mef - aggiunge l'esponente di Scelta Civica prevedono la deducibilità dei super-ammortamenti sugli investimenti fatti dalla metà di ottobre 2015 fino alla fine del 2016, tanto dal reddito di impresa quanto dal reddito di lavoro autonomo». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA PRIMO PIANO a Arti gi ni co mm rcianti 'Art e e e a La vicenda Sabato scorso Matteo Renzi ha fatto tappa in Veneto, prima a Verona e poi a Treviso, incontrando politici e industriali, a cui ha parlato di riforme e legge di Stabilità Artigiani e commercianti chiedono attenzione da parte del premier anche a favore delle Pmi. Per ora sono contenti solo gli agricoltori, a cui è stata tolta l'imu « e e s contento dei Piccoli olo l ndu tr a Non '` s s 'i i , prem er as oiti an he no ® il i VENEZIA Indossata trionfalmente la taglia L, Matteo Renzi dovrà prendere le misure con la S, se vorrà vestire davvero la maglia del Veneto. La missione economica del premier a queste latitudini è compiuta solo a metà. 0 neanche, secondo Massimo Zanon, presidente regionale di Confcommercio: «II mondo delle imprese è composto al 94% da Pmi, eppure il governo continua a rapportarsi ad un modello che non c'è, come se bastasse parlare con pochi grandi per capire quanto fanno i piccoli, molto più numerosi e attivi. Evidentemente a Roma non hanno capito da dov'è cominciata la ripresa». Dalle piccole imprese, risponde e concorda Alessandro Conte, numero uno della Cna c c del Veneto: «Speriamo che prima o poi Renzi voglia ascoltare anche noi. Tutti dicono che le Pmi sono la spina dorsale del sistema economico, ma si fa ancora troppo poco per l'artigianato. Prendiamo ad esempio l'annuncio sui super-ammortamenti: bella idea, peccato però che chi non è grande debba scontrarsi con le banche che non gli concedono il fido per fare l'investimento». A dirlo direttamente al presidente del Consiglio sarà la Confartigianato, nel corso di un evento in corso di programmazione per fine anno. «Sull'onda di quanto abbiamo visto a Treviso - spiega il leader regionale Luigi Curto - intendiamo promuovere un appuntamento a sostegno delle Pini, che hanno esi- ì» Richiieste Su fisco, burocrazia e territorio le Pmi chiedono attenzione gente diverse su fisco, burocrazia e territorio. I temi proposti dagli Industriali erano interessanti, ma vanno parametrati sulla nostra misura». Piccoli ma soddisfatti, anche perché citati da Renzi durante il suo intervento, sono gli agricoltori. «Rimane ancora molto da fare, soprattutto sul fronte dell'etichettatura obbligatoria premette Martino Cerantola, vicepresidente di Coldiretti Veneto - ma l'abolizione dell'Imu agricola confermata da Renzi è un segnale importante». Nell'elenco di contenti e scontenti figura pure la Cisl, che rivolge però il suo rimprovero a Unindustria Treviso. «Forse qualcuno - dichiara il segretario provinciale Franco Lorenzon - ha sottovalutato la positiva gestione delle difficoltà, senza conflittualità violente, soprattutto grazie all'autorevolezza e responsabilità di quel sindacato così facilmente denigrato». A.Pe. C) RIPRODUZ IONE RISERVATA