RASSEGNA STAMPA - Castelmonte Onlus

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RASSEGNA STAMPA - Castelmonte Onlus
RASSEGNA STAMPA
Speciale Unindustria Treviso
Assemblea annuale del
10 ottobre 2015
UNINDUSTRIA TREVISO
CAMBIARE
IMPRESE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
ALLEATI PER COMPETERE
Intervento della Presidente Maria Cristina Piovesana
Treviso, 10 ottobre 2015
SALUTO E DICHIARAZIONE DI APERTURA
DELL’ASSEMBLEA PUBBLICA
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Autorità, Signore e Signori, Colleghe e Colleghi,
porgo a ciascuno di voi il più caloroso benvenuto
all’Assemblea Generale di Unindustria Treviso.
Le immagini che abbiamo appena visto sono un
omaggio alla bellezza, all’arte, alla creatività, all’Expo
e ai nostri settant’anni d’impegno associativo.
Ancora una volta condividiamo l’organizzazione di
questo grande incontro con Veneto Banca, che saluto e
ringrazio.
Anche le banche, come le imprese, le associazioni e le
persone, sono impegnate nell’affrontare la “grande
trasformazione” che sta cambiando il mondo.
Una sfida che ci vede uniti da un preciso obiettivo:
continuare a operare per la crescita economica e civile
del nostro territorio e della sua comunità.
Dichiaro aperti i lavori della settantesima Assemblea
Generale di Unindustria Treviso e invito il Presidente
di Veneto Banca, Francesco Favotto, a rivolgere il suo
saluto.
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INTERVENTO
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Signor Presidente del Consiglio, Autorità, Relatori,
Signore e Signori, Colleghe e Colleghi,
vi ringrazio innanzitutto per aver accettato l'invito
degli industriali trevigiani.
La vostra presenza testimonia più di ogni parola la
sensibilità e l'attenzione nei confronti della nostra
Associazione e soprattutto dei temi e della tensione
ideale che caratterizzano questo incontro.
Gli oltre duemila imprenditori che sono qui riuniti per
la loro Assemblea rappresentano una realtà produttiva
che connette imprese di ogni dimensione; da lavoro a
oltre centomila collaboratori; produce ricchezza e
gettito fiscale; consuma beni e servizi; alimenta il
sistema del credito; interagisce con la Pubblica
Amministrazione e, grazie a tutto ciò, contribuisce a
creare coesione sociale e democrazia.
Con il nostro impegno in giro per il mondo abbiamo
contribuito a far sì che anche qui trovino conferma
quei segnali di ripresa che riaccendono finalmente le
speranze, nonostante un mercato interno che fatica
ancora a riprendersi.
L’energia innovativa che anima Unindustria Treviso e
i suoi imprenditori nasce da un impegno associativo,
finanziato solo dal volontario contributo e dal gratuito
impegno personale, sul quale si fonda quella
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indipendenza che rappresenta il nostro bene più
prezioso.
Signor Presidente del Consiglio è a nome di questa
imprenditoria, della sua Associazione e della nostra
intraprendente comunità che le porgo un caloroso
benvenuto.
Come è stato ricordato nel corso dei lavori, il tema sul
quale oggi abbiamo dibattuto è nato da un confronto al
quale nei mesi scorsi hanno partecipato centinaia e
centinaia di imprenditori trevigiani.
Uomini e donne che nonostante le molte “emergenze”
quotidiane, hanno scelto di dedicare la loro attenzione
a una questione che ritengono cruciale per il futuro
delle proprie aziende e della propria comunità.
Gente consapevole che la “grande trasformazione” che
stiamo vivendo ha già cambiato il modo di pensare, di
vivere e di lavorare.
Un nuovo scenario caratterizzato da due elementi.
Il primo è la globalizzazione che enfatizza, tanto in
positivo, quanto in negativo, le differenze di costo, di
capacità e di cultura tra i diversi paesi.
Il secondo è la facilità di connessione che collega in
rete persone, imprese, istituzioni, macchine e territori.
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Siamo ormai fermamente convinti che per affrontare
tutto ciò siano inutili le piazze dell’antipolitica –
frequentate dai professionisti della protesta – e le
velleità di chi vuole muoversi in ordine sparso.
La complessità non può essere affrontata attraverso
interventi isolati e improvvisati, ma richiede azioni di
sistema.
Sono andate certamente in questa direzione le riforme
relative al lavoro, come il Jobs Act, le decontribuzioni
per i nuovi assunti – che chiediamo vengano prorogate
- e l’eliminazione dell’Irap sul costo del lavoro.
Allo stesso modo abbiamo apprezzato la riforma della
Pubblica Amministrazione già richiamata nel corso dei
lavori.
Attendiamo ora gli annunciati interventi fiscali
necessari non solo per riallineare le nostre imprese ai
competitori internazionali, ma anche per aumentare il
reddito dei nostri collaboratori.
Tuttavia, se da una parte le riforme sono importanti,
dall’altra per “cambiare verso all’Italia” è
indispensabile che le forze migliori del Paese superino
una storia fatta di corporativismi e conflitti per trovare,
invece, le ragioni superiori di obiettivi condivisi.
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Oggi, possiamo affermare che pezzi consistenti della
società e dell’economia del nostro Paese hanno già
imboccato la strada giusta.
Esiste infatti un impercettibile filo rosso che lega tra
loro la rinascita dell’automotive italiano, il successo di
EXPO 2015 o, ancora, la crescita costante dell’export
manifatturiero e agroalimentare.
Sta ora alla buona politica assecondare e sostenere
questa vitalità e questa intraprendenza.
Io credo che non ci siano alternative: lo Stato e la
società civile devono iniziare finalmente a
collaborare.
Ciò significa che i cittadini, le imprese, i sindacati, le
banche e la Pubblica Amministrazione devono
riprendere a produrre valore, insieme.
È indispensabile sperimentare nuovi approcci e nuove
soluzioni che, tra le altre cose, presuppongono la
condivisione degli obiettivi così come dei rischi.
La relazione tra capitale e lavoro – per limitarci a un
solo esempio – non può più essere fondata solo sulla
distribuzione del reddito generato dall’azienda.
Oggi, le imprese e il lavoro devono, prima di tutto,
trovare l’accordo su come contribuire attivamente alla
produzione di quel reddito.
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Potrà apparire banale, ma per distribuire ricchezza
è prima di tutto indispensabile crearla.
Va certamente in questa direzione il nuovo modello di
contrattazione aziendale ideato e condiviso proprio qui
a Treviso tra Unindustria Treviso e le Organizzazioni
sindacali.
Una sperimentazione, nata dal basso, che conferma la
propensione al rinnovamento di questo territorio e la
capacità di affrontare sulla base delle proprie “buone”
ragioni anche il dissenso interno.
Mi fa piacere dare atto di questo coraggio anche ai
Sindacati provinciali.
Se oggi si parla di un “modello di contrattazione
trevigiano” è perché, insieme, abbiamo avuto il
coraggio di andare per la nostra strada anche quando
le rispettive organizzazioni giudicavano questa
esperienza un’eresia rispetto le regole.
Ci auguriamo ora di riscontrare, da parte dei
Sindacati nazionali, un’analoga volontà di
rinnovamento nella trattativa per la definizione degli
assetti contrattuali.
Ma non c’è solo il lavoro, anche le nostre relazioni con
il sistema del credito e il mondo della scuola si sono
sviluppate, infatti, seguendo una forte e consapevole
volontà di cambiamento.
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Tutto ciò attribuisce un nuovo ruolo e nuove
responsabilità alla rappresentanza degli interessi.
Se guardiamo l’Italia dei mille distretti, dei centomila
capannoni e dei milioni di lavoratori dell’industria ben
comprendiamo quanto sia indispensabile un soggetto
capace di ricondurre a sintesi e unità le esigenze delle
singole imprese, le domande collettive e la volontà
politica.
Comporre gli interessi divergenti e costruire una
società maggiormente imprenditoriale sono la “grande
missione” che, come sistemi di rappresentanza,
dobbiamo assumere, partendo soprattutto dai territori.
Mi riferisco a un forte impegno locale che appartiene
alla storia della nostra Associazione.
Un’esperienza che trova conferma anche in una
questione delicata e d’attualità come l’accoglienza dei
profughi.
La nostra Associazione – caso probabilmente unico in
Italia – ha affrontato e condiviso con le Istituzioni del
territorio anche questa emergenza, ospitando più di
cinquanta “richiedenti asilo” all’interno di immobili di
sua proprietà.
Un impegno, doveroso e discreto, col quale abbiamo
dimostrato che una realtà di grandi, piccole e medie
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imprese può – attraverso la propria Associazione –
contribuire attivamente, anche in questo modo, al bene
comune.
Così è stato anche per la costruzione di asili aziendali;
per le abitazioni destinate ai lavoratori immigrati; per
la solidarietà nei casi di calamità naturali come quelle
recenti di Refrontolo o della riviera del Brenta.
Siamo sostenuti dall’idea che solo una società capace
di superare le differenze, le vecchie contrapposizioni e
i pregiudizi è in grado di realizzare un gioco a somma
positiva tra lavoro e capitale; scuola e industria;
banche
e
imprese;
aziende
e
Pubblica
Amministrazione.
Questa – ne siamo convinti – è la strada maestra
per creare valore e portare il Paese fuori dalle
secche nelle quali da anni è incagliato.
Signor Presidente del Consiglio,
il messaggio che oggi gli industriali trevigiani le
consegnano è l’urgenza di liberare le energie di un
Paese nel quale – come spesso lei ha ricordato – lo
Stato è il sovrano, talvolta assoluto, e il cittadino e
le imprese dei sudditi.
Siamo assolutamente d’accordo con lei!
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La nostra determinazione a ricercare un dialogo con la
Pubblica Amministrazione locale nasce dal
convincimento che il rispetto dello Stato verso le
imprese e delle imprese verso lo Stato sia una
questione vitale per il futuro del Paese.
Naturalmente siamo consapevoli che il miglioramento
del rapporto tra imprese e Pubblica Amministrazione
richiede capacità, risorse e competenze che vanno oltre
i limiti di un’Associazione territoriale come la nostra.
È indubbio, infatti, che questo obiettivo coinvolge
innanzitutto il ruolo e le responsabilità del Governo,
del Parlamento e, per quanto ci riguarda, di
Confindustria.
Ma questo non può diventare un alibi per delegare ad
altri anche le soluzioni e i rimedi che sono alla nostra
portata nell’ambito locale; proprio là dove si scarica
tutta la complessità normativa e burocratica.
Dunque, partendo dal basso, siamo pronti a
collaborare per costruire una diversa e più moderna
relazione tra le imprese e lo Stato.
Una proposta di dialogo il cui obiettivo è contribuire
attivamente alla definizione di un vero e proprio
“nuovo contratto sociale".
Mi riferisco a un “contratto” nel quale a un sempre
maggior impegno per la legalità da parte delle
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aziende, corrisponda un approccio sempre più
efficiente e rispettoso verso le imprese da parte di
chi rappresenta lo Stato.
Se da una parte lo Stato non potrà mai essere
giusto in presenza di imprese che non lo rispettano,
dall’altra l’impresa non può essere giusta in
presenza di uno Stato ingiusto.
Siamo pronti a discutere e a condividere il perimetro e
i contenuti di questa iniziativa, così come si fa in ogni
accordo.
Ma le risultanti dei nostri numerosi incontri di zona e
le Tesi che abbiamo approvato nel giugno scorso,
confermano, in maniera inequivocabile, la volontà di
andare in questa direzione e di superare quella
contrapposizione pregiudiziale che ha sin qui segnato
il rapporto tra lo Stato e le imprese.
Tutto ciò a partire da un profondo cambiamento
culturale che deve coinvolgere tanto gli imprenditori e
le imprese quanto la Pubblica Amministrazione.
Gli industriali trevigiani sono pronti a misurarsi con
questa sfida, così come la parte migliore e più
efficiente della Pubblica Amministrazione.
Esiste, infatti, anche uno Stato che – come hanno ben
evidenziato le testimonianze di oggi – è impegnato
nella costruzione di una moderna burocrazia pronta ad
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affrontare la propria missione con spirito di servizio e
non come esercizio di potere.
È per questo che il cambiamento deve partire dai
comportamenti di ciascuna parte prima ancora che
dalle regole che ne disciplinano la relazione.
Deve partire dai modi della relazione prima ancora
che dai contenuti.
Nasce da queste considerazioni la proposta che oggi –
sostenuta dal consapevole e unanime mandato di tutti i
Colleghi – rivolgo alla Pubblica Amministrazione in
tutte le sue articolazioni.
Una proposta che, se accolta, si comporrà di momenti
di reciproca conoscenza, di formazione e informazione
congiunta, di analisi comune delle problematiche che
quotidianamente emergeranno da questa relazione, nel
pieno rispetto delle reciproche prerogative e funzioni.
Un punto fondamentale, quest’ultimo, che conferma
comunque anche la nostra irrinunciabile natura di
sindacato d'impresa.
Siamo e intendiamo rimanere un’Associazione
capace di esprimere forti e visibili azioni di tutela e
denuncia ogni volta che se ne dovesse ravvisare la
necessità.
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Ma intendiamo anche mettere a disposizione degli
uomini e delle donne della Pubblica Amministrazione
le informazioni utili per meglio comprendere il
contesto competitivo e gestionale all’interno del quale
operano le nostre imprese.
Tutto ciò per radicare, anche nella Pubblica
Amministrazione, una moderna cultura d’impresa,
orientata alla prevenzione e alla collaborazione e
non solo – come spesso accade oggi – alla sola
sanzione.
Lungo questo cammino dobbiamo aspettarci anche
errori, frustrazioni e contrasti.
E tuttavia, ci deve sostenere la consapevolezza che le
economie più competitive e le imprese più forti, sono
quelle che si sviluppano nei territori in cui è più alto il
tasso di legalità e più moderna ed efficiente
l’organizzazione dello Stato.
Signor Presidente del Consiglio, Autorità, Relatori,
Signore e Signori, Colleghe e Colleghi,
il successo dell’offerta di collaborazione che gli
industriali trevigiani rivolgono oggi alle articolazioni
locali dello Stato dipende da due elementi.
Il primo è rappresentato dall’intensità e dalla qualità
delle relazioni che, insieme, sapremo costruire e dei
progetti che riusciremo ad avviare.
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Il secondo dipenderà dai tempi di attuazione della
riorganizzazione dello Stato.
La recente riforma della Pubblica Amministrazione
rappresenta in tal senso – voglio ribadirlo – un segnale
importante.
Ora confidiamo che i provvedimenti attuativi siano
coerenti con le premesse e finalmente introducano le
tanto attese semplificazioni, indispensabili a rendere
più competitive le nostre imprese e più trasparente il
sistema Paese.
In tale prospettiva dobbiamo però guardarci dalla
illusione di poter modificare modi di pensare e d’agire
solo attraverso nuove norme.
Senza una volontà condivisa, senza un impegno
corale e senza un rinnovamento culturale nessuna
riforma potrà mai trasformare l’Italia.
È ora che gli attori amministrativi, economici e sociali,
inizino a considerarsi l’un l’altro come parte di una
stessa comunità e artefici di uno stesso destino.
Solo superando i conflitti e le diffidenze del passato
potremo dare a noi stessi e ai nostri giovani la
fiducia verso il futuro.
Noi siamo pronti a farlo, per contribuire così alla
rinascita del nostro straordinario Paese.
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MIB
MONITOR IMPRESA&BUROCRAZIA
I RAPPORTI FRA AZIENDE, BUROCRAZIA E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Daniele Marini
UNIVERSITÀ di Padova
Direttore Scientifico CMR
ricerca-azione
MIB: sondaggio
(343 interviste)
riunioni zonali
(5 incontri: 600 imprenditori)
consiglio direttivo
assemblea
privata
(550 imprenditori)
metamorfosi STRUTTURALI
Innovazioni tecnologiche
Assetti geo-economici
Nuova RAZIONALITÀ,
nuove strategie
ordinamenti istituzionali
burocrazia: peso
quota di tempo mensile dedicata alle
pratiche della pubblica amministrazione
Fonte: Community Media Research - Unindustria Treviso, marzo 2015 (n. casi: 343)
burocrazia: lentezza
indice di evoluzione della pubblica amministrazione
40,0
38,3
38,2
Stabile
Migliorata
30,0
23,5
20,0
10,0
0,0
Peggiorata
Fonte: Community Media Research - Unindustria Treviso, marzo 2015 (n. casi: 343)
burocrazia: OPACITÀ
problematiche
- frammentazione normativa
- DIVERSITÀ fra enti e territori
- scarsa trasparenza
conseguenze
- contraddizioni normative e ipertrofia burocratica
- discrezionalitÀ dei funzionari
- difficoltÀ a individuare le responsabilitÀ
Fonte: Community Media Research - Unindustria Treviso
imprese:
autocritica
questioni aperte
- scollamento con la pubblica amministrazione
- coscienza della legalitÀ come leva competitiva
- pre-giudizio negativo
il grado di soddisfazione verso alcune p.a.
VOTi oltre 6
88,4
CCIAA
85,0
NAS
Vigili del Fuoco
INAIL
Provincia
ARPAV
Ispettorato del Lavoro
ASL
Agenzia delle Dogane
Agenzia delle Entrate
Corpo Forestale dello Stato
INPS
SPISAL
Regione
Comune
Equitalia
SUAP
80,8
76,5
71,7
71,0
70,5
70,1
69,9
68,0
67,4
66,6
64,6
64,0
63,6
60,0
54,7
0,0
25,0
Fonte: Community Media Research - Unindustria Treviso, marzo 2015 (n. casi: 343)
50,0
75,0
100,0
imprese:
autocritica
questioni aperte
- scollamento con la pubblica amministrazione
- coscienza della legalitÀ come leva competitiva
- pre-giudizio negativo
gli aspetti di soddisfazione verso la p.a.
Voti oltre 6
Cortesia e DISPONIBILITÀ del personale
72,8
Competenza del personale
63,3
orari di apertura al pubblico
59,4
DISPONIBILITÀ di informazioni esaustive
53,0
Informazioni sul sito internet
48,8
Tempi di attesa agli sportelli
42,7
Tempi di attesa per il servizio richiesto
41,1
Diffusione dell’uso dell’autocertificazione
39,4
Organizzazione dei singoli uffici
39,1
Informazioni al telefono
38,0
27,6
SemplicitÀ e chiarezza delle procedure
19,5
QuantitÀ di documenti richiesti
0,0
Fonte: Community Media Research - Unindustria Treviso, marzo 2015 (n. casi: 343)
25,0
50,0
75,0
100,0
nuova RAZIONALITÀ:
costruire un dialogo
imprese e pubblica amministrazione:
rappresentanza trasparente
critica
l’associazione rappresenta
le istanze delle imprese
collaborazione
rispetto dei ruoli,
rispetto delle regole
tesi / rappresentanza trasparente
L’AZIONE DI RAPPRESENTANZA ASSOCIATIVA, NEI CONFRONTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, deve ESSERE IMPRONTATA ALLA MASSIMA TRASPARENZA, PRATICANDO
ALLO STESSO TEMPO E IN MANIERA DIALETTICA, LA PIÙ MOTIVATA VOLONTÀ DI COLLABORAZIONE ACCOMPAGNATA DAL DIRITTO DI ESERCITARE LA GIUSTA E
COSTRUTTIVA CRITICA
Fonte: Com
Community
mmu
mun
m
u iity
ittty
y Media Research - Unindustr
Unindustria
sttr
sstr
tria
r Treviso
imprese e pubblica amministrazione:
nuova CONSAPEVOLEZZA
(buona) burocrazia
necessaria per un corretto
funzionamento della SOCIETÀ
e dei mercati
(diverso) stato
alimenta lo sviluppo;
vicino alle imprese
tesi / nuova consapevolezza
Le imprese trevigiane sono CONSAPEVOLI CHE È INDISPENSABILE CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE DI UN MODERNO ED EFFICIENTE SISTEMA PUBBLICO COME FATTORE
STRATEGICO PER LA CRESCITA ECONOMICA E SOCIALE DEL PAESE E, DUNQUE, PER LA COMPETITIVITÀ
Fonte: Com
Community
mmu
mun
m
u iity
ittty
y Media Research - Unindustr
Unindustria
sttr
sstr
tria
r Treviso
imprese e pubblica amministrazione:
nuova coscienza civica
legalitÀ
rispetto delle regole
quale fattore di competitivitÀ
pubblica amministrazione
infrastruttura dello sviluppo
tesi / nuova coscienza civica
Le imprese trevigiane devono farsi portatrici di una rinnovata consapevolezza civile, sociale ed economica, che riconosce nel rispetto delle regole il
proprio valore fondativo e lo strumento per dare maggiore COMPETITIVITÀ AL territorio
Fonte: Com
Community
mmu
mun
m
u iity
ittty
y Media Research - Unindustr
Unindustria
sttr
sstr
tria
r Treviso
imprese e pubblica amministrazione:
nistrazione
voglia di dialogo
confronto
stabilire una RECIPROCITÀ di
rapporti e una pari DIGNITÀ
tesi / voglia di dialogo
la pubblica amministrazione deve aprirsi a una nuova cultura
fondata sulla collaborazione e sul “servizio” nei confronti delle
imprese, delle quali deve riconoscere il valore sociale.
condividere obiettivi e MODALITÀ di relazione deve diventare
l’elemento fondativo del rapporto fra imprese e pubblica
amministrazione
linguaggio comune
creare una cultura d’impresa
nella pubblica amministrazione;
PROGETTUALITÀ congiunte
tesi / voglia di dialogo
gli strumenti indispensabili per favorire un costante e
crescente dialogo collaborativo tra imprese e pubblica
amministrazione possono essere ricondotti a: 1) organizzazione di
tavoli congiunti finalizzati alla definizione di procedure
condivise, di semplificazioni e di miglioramenti del “servizio”
pubblico; 2) sviluppo di momenti conoscitivi e formativi congiunti;
3) PRIORITÀ della prevenzione
Fonte: Community Media Research - Unindustria Treviso
so
nuove strategie:
alleati per competere
MIB
MONITOR IMPRESA&BUROCRAZIA
ALLEATI PER COMPETERE
I RAPPORTI FRA AZIENDE, BUROCRAZIA E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Daniele Marini
UNIVERSITÀ di Padova
Direttore Scientifico CMR
a cura di Carlo Cinelli e Federico De Rosa
Remi, tagliando con gli industriali veneti
500 di Clavari no. Legante fa gli onori di casa a Vienna. Maglione in Spencer Stuart
Un bagno di folla, anzi di
industriali, a ridosso
della presentazione
della manovra, evidentemente
Matteo Renzi deve aver e in
tasca buone carte. Sarà anche
che l'ampia vittoria di Luca Zaia ha reso chiaro al Pd che il
Veneto è una terra che necessita maggiore attenzione. Insomma ce ne sono di motivi
per i quali il premier ha accettato l'invito della presidente di
Unindustria Treviso, Maria
Cristina Piovesana, e sabato
chiuderà l'assemblea annuale
dell'associazione che, con tre-
mila persone, è la più partecipata d'Italia. Il tema dell'assise, al Parco del Lago Le Bandie, è conciliante, ma adatto a
sollecitare gli istinti della platea veneta: « Imprese e Pubblica Amministrazione alleate
per competere». Prima del
presidente del Consiglio parleranno Daniele Marini, Dominick Salvatore , Alberto
Baban e Tito Boeri.
Appuntamento a Venezia
lunedì sera per 500 ospiti, convocati dallo «stato maggiore»
di Aon Italia a Palazzo Gran- .
Carlo Clavarino, Enrico Boglione e Federico Casini hanno riservato una serata speciale ai partecipanti del Ferma, la
kermesse biennale degli operatori assicurativi, broker e
risk manager delle grandi
multinazionali. Un gala evening che si snoderà tra la mostra di Martial Raysse, uno
dei più grandi esponenti del
nouveau réalisme, e la magia
dello spettacolo Vertical Stage
presentato per la prima volta a
Venezia.
Altro giro altro cocktail. Da
ieri Vienna è invasa da migliaia di avvocati arrivati da tutto
il mondo per l'incontro annuale dell'International Bar Association. E Legance è riuscito a
ritagliarsi un bello spazio.
Bruno Bartocci, Cecilia Carrara, Monica Col ombera, Alberto Maggi, Giovanni Nardulli, Gian Paolo Tagariello,
Filippo Troisi e Piero Venturini accoglieranno mercoledì
sera al Grand Hotel Wien i colleghi di 337 studi, attratti da
quello che è ormai diventato
un infallibile richiamo: il cibo
italiano, o meglio a taste of
Italy, come recita l'invito.
Di cibo, non per la pancia
ma per la mente, si parlerà anche a Milano giovedì e venerdì.
La città dell'Expo è stata scelta
da David Gallagher per il
summit annuale dell'Icco, l'or-
II premier Matteo Renzi. A
sinistra: Carlo Clavarino (Aon) e
l'avvocato Cecilia Carrara
ganizzazione internazionale
che riunisce le associazioni di
relazioni pubbliche di 31 Paesi.
Tra i 250 delegati ci sarà anche
lo stato maggiore di Assorel,
l'associazione che dal 1980
rappresenta il mondo delle relazioni pubbliche in Italia e
che, da buona padrona di casa,
ha fatto del suo meglio per la
riuscita del summit Food for
thought: a Pr perspective.
Nuovi arrivi nella sede romana di Spencer Stuart Italia,
il gruppo guidato da Carlo
Corsi. La società leader nell'executive search ha appena
arruolato Roberto Maglione,
già responsabile delle risorse
umane di Finmeccanica e Sky
Italia. Con un passato ricco di
incarichi, da Olivetti a Telecom.
RIPRODUZIONE RISERVATA
L'assemblea Sul tavolo i rapporti tra burocrazia, enti ispettivi e aziende. Il premier sarà anche a Verona
Unindustria: patto con lo Stato
Renzi domani a Treviso, la proposta delle imprese: «Alleati per cambiare»
TREVISO Una nuova stagione di
relazioni tra due mondi, quello
del «fare privato» e quel del
«fare pubblico». A proporla è
Unindustria che nel corso dell'assemblea annuale della categoria domani a Treviso, chiederà a Matteo Renzi un patto tra le
imprese e Pubblica Amministrazione, che da sempre si
guardano tra accuse reciproche
di immobilismo burocratico e
deregulation liberista. «Alleati
per cambiare» è il segnale che
gli industriali vogliono dare al
premier che domani sarà anche
a Verona al teatro Ristori per il
tour nazionale «Cento teatri».
a pagina 2
2
PD
PRIMO PIANO
GJ
territorio e i l lavoro
Unindustria chiede a Renzi un nuovo patto
«Pubblico e privato alleatí per cambiare»
Domani il premier a Treviso, sul tavolo i rapporti tra burocrazia, enti ispettivi e imprenditori
TREVISO Un patto tra le imprese
e la pubblica amministrazione.
Un patto per sbloccare il Veneto, inaugurando una nuova stagione di relazioni tra due mondi, quello del «fare privato» e
quel del «fare pubblico», che
da sempre si guardano di sottecchi, tra accuse reciproche di
immobilismo burocratico e deregulation liberista. È questo
quel che gli industriali di Treviso proporranno domani dal
palco della loro assemblea annuale al parco del lago Le Bandie a Lovadina di Spresiano. E
certo l'interlocutore è quello
giusto, il massimo cui potevano
aspirare: il premier Matteo
Renzi. Annunciato, inserito in
scaletta con l'intervento di
chiusura dei lavori, a ieri il presidente del Consiglio veniva dato per «presente sicuro» anche
nelle stanze del Pd veneto e romano. Il titolo della convention
confindustriale, d'altronde, pare studiato apposta per fargli
piacere: «Cambiare». Non è
forse la mission che il leader
dem dice di essersi dato da
quando è salito a Palazzo Chigi?
Sembra che Renzi sia inten-
zionato a fare una sosta anche a
Verona, nella primissima mattinata, così da recuperare dopo
aver saltato a piè pari, a metà
settembre, l'appuntamento alla
Coca Cola per i 40 anni dello
stabilimento, quello in Comune per un saluto al sindaco Flavio Tosi (che comunque ha poi
visto qualche giorno dopo nella
capitale) e quello al teatro Ristori per il tour «Cento teatri».
«Ho un debito con la città» disse salendo la scaletta dell'aereo
che l'ha portato alla finale degli
US Open di tennis, in cui si sono giocate il titolo Roberta Vinci e Flavia Pennetta. Un debito
che vorrebbe saldare domani. Il
suo arrivo a Verona è previsto
per le 9.30, proprio al teatro Ristori, dove riprenderà il filo interrotto dei «Cento teatri» spiegando quanto è stato fatto fino
ad ora dall'esecutivo, specie sul
delicato terreno delle riforme, e
delineando gli obiettivi per il
futuro. Poi, probabilmente, incontrerà Tosi ma, come avvertono dal Pd, con Renzi è sempre
meglio usare il condizionale:
l'agenda viene modificata di
ora in ora e a sfogliare gli archi-
vi di scopre che anche l'anno
scorso la sua presenza all'assise
di Unindustria Treviso venne
data per certa, salvo poi saltare
all'ultimo per «indifferibili impegni a Parigi». Come l'anno
scorso, anche questa volta il
programma non contempla invece un intervento sul palco del
governatore Luca Zaia, protagonista solo qualche giorno fa
dell'assemblea degli industriali
vicentini. Una scelta che si fa
notare, visto che Treviso è la
terra in cui è nato il governatore, la culla del leghismo di rito
zaiano. Il presidente della Regione, che pure si è sentito con
la presidente di Unindustria
Treviso Maria Cristina Piovesana, a ieri ancora non aveva confermato la sua presenza.
«Agenda fittissima» spiegano
da Palazzo Balbi ma va ricordato che pure in occasione dell'assemblea 2014 si registrò un
piccolo incidente diplomatico,
con l'allora presidente Alessandro Vardanega a sostenere con
forza il progetto di dar vita all'area metropolitana PaTreVe e
Zaia a replicare gelido, prima
di lasciare la sala: «E un carrozzone pensato da Roma secondo la strategia del divide et impera. Ho l'impressione che Vardanega non abbia letto la legge».
Ad ogni modo, tornando al
tema della convention, che vedrà anche la presentazione di
una ricerca di Daniele Marini
(Community Media Research),
un intervento sulla legalità e lo
sviluppo economico di Dominick Salvatore (Fordham University New York e Shangai Finance University) ed un confronto tra Alberto Baban (presi-
dente Piccola Industria), Mario
Barbuto (capo del Dipartimento dell'organizzazione Giudiziaria del ministero della Giustizia), Tito Boeri (presidente
Inps) e Stefano Paleari (rettore
Università di Bergamo), questo
muoverà da una constatazione,
ossia il bisogno di «cambiare».
Il contributo che gli industriali
intendono dare, nell'attesa della rivoluzione s-burocratica da
sempre invocata, va nella direzione di una rinnovata collaborazione con la pubblica amministrazione, ispirata alla fiducia e al rispetto. Un nuovo
«contratto sociale», per dirla
con Rousseau, che superando
le diffidenze si possa poi declinare nella vita di ogni giorno,
dalle visite del Fisco a quelle
dello Spisal, dai timbri allo
sportello alle pratiche in tribunale. Solo così, sostiene Unindustria Treviso, sarà possibile
garantire la piena affermazione
della legalità e costruire una
società davvero competitiva e
solidale. «Dovremo cambiare
alcune prassi, ma anche un diffuso e consolidato modo di
pensare». E questa rischia d'essere l'impresa titanica, più del
taglio della coda sull'uscio dell'Ufficio complicazioni affari
semplici.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I
Domani
Li viisiita
II premier
farà tappa
anche a
Verona,
prima
al Teatro
Ristori
e poi
da Tosi
L'assemblea
di Unindustria
Treviso che si
tiene domani a
Spresiano
(inizio ore 10) e
dedicata al
tema:
«Cambiare» e
alla necessita
di chiudere il
braccio di ferro
tra imprese e
pubblica
amministrazio
ne.
Oltre
all'intervento di
Renzi è
prevista la
presentazione
di una ricerca di
Daniele Marini
(Community
Media
Research), un
intervento sulla
legalità, le
regole e lo
sviluppo
economico di
Dominick
Salvatore
(Fordham
University New
York e Shangai
Finance
University) ed
un confronto
tra Alberto
Baban
(presidente
Piccola
Industria),
Mario Barbuto
(capo del
Dipartimento
dell'Organizzaz
ione Giudiziaria
del ministero),
Tito Boeri
(presidente
INPS) e Stefano
Paleari (rettore
Università di
Bergamo)
1111 palco
Previste
relazioni
di docenti
e studiosi
e una
ricerca sui
rapporti
pubblico
privato
A Treviso Renzi nel marzo 2014 durante la sua prima visita in Veneto da premier
2
PD
PRIMO PIANO
I fronti aperti
Ispezioni, certificati, tempi di attesa
L'agenda degli industriali a Renzi
Il premier all'assemblea di Treviso. Piovesana lancia il patto con la Pa: «Basta liti, collaboriamo»
TREVISO Se a suonare il campanello è il Fisco, o peggio la Guardia di finanza, il batticuore è a mille. E
pure con l'Inps e l'Agenzia delle dogane non c'è da
stare tanto tranquilli. Se invece dallo spioncino si
scorge l'Inaü o qualche funzionario del Comune,
della Provincia o della Regione, allora la pressione
si abbassa perché quasi sempre l'inghippo si risolve in giornata. Non c'è di che preoccuparsi. Ecco,
l'obiettivo a cui tende il «contratto sociale» che gli
industriali di Treviso vorrebbero stringere con la
pubblica amministrazione parte da questa idea, articolata in una curiosa ricerca messa a punto da
Community Media Research per Unindustria: tra
imprese e burocrazia servirebbe un po' più di relax.
«L'Italia è un Paese straordinario? Si, ma dirlo
non basta - spiega la presidente Maria Cristina Piovesana, che questa mattina, alle Bandie di Spresiano, accoglierà sul palco dell'assemblea dell'associazione il premier Matteo Renzi, dopo che questi avrà
incontrato Flavio Tosi a Verona -. Ormai è chiaro a
tutti che nel mercato globale la singola impresa, da
sola, non può farcela. E necessario che sia inserita
in un sistema competitivo e di questo sistema la
pubblica amministrazione è un elemento chiave. I
Paesi in cui si lavora meglio sono quelli in cui i lacci
sono ridotti al minimo». Il «laboratorio» Treviso,
che già fu avanguardia sul terreno delle relazioni
sindacali, prova allora a ribaltare i piani: basta col
tiro al burosauro, passatempo prediletto d'ogni
consesso confindustriale, ma mano tesa, nel tentativo di addomesticarlo e chissà, magari pure cavalcarlo.
Oggi un imprenditore perde il 12% del suo tempo
tra le pratiche impilate sulla scrivania (percentuale
che sale al 19% se l'azienda è strutturata), una volta
su tre deve aspettare tra i 6o e i go giorni per essere
pagato dal Pubblico (ma nel ahi dei casi si superano i 1 mesi) e nonostante la situazione non sia poi
così peggiorata (per il 38% degli intervistati la Pa è
«stabile», per altrettanti è addirittura «migliorata»), resta la convinzione che sia impossibile capire
chi decide cosa, quali norme vadano applicate,
quali procedure seguite, quali e quanti documenti
presentati, su che base i funzionari dicano sì e dicano no. È come se questi due mondi, impresa e Pa,
parlassero due lingue diverse. Pur dialogando ogni
giorno. Certo stando alla ricerca di Community non
va tutto malissimo: il giudizio degli industriali sulle
camere di commercio, il Nas, i vigili del fuoco,
l'Inail è positivo, così come quello sulla cortesia, la
disponibilità e la competenza del personale allo
sportello; ma accanto allo scontato pollice verso nei
confronti di Equitalia, sorprende la sonora boccia-
ir
Atteso li premier Matteo Renzi
chiuderà i lavori dell'assemblea
Scheda
L'agenda Il
premier Matteo
Renzi oggi sarà
in Veneto per
partecipare
all'assemblea
degli industriali
di Treviso, alle
Bandie di
Spresiano
(l'intervento è
previsto per le
12.30). Alle
9.30, sarà a
Verona al
teatro Ristori
perla tappa del
suo tour
«Cento teatri »,
quindi , prima di
partire alla
volta di Treviso,
incontrerà il
sindaco Flavio
Tosi.
II patto Gli
industriali di
Treviso
proporranno al
premier un
patto tra
impresa e
pubblica
amministrazio
ne, che metta
fine alle liti sulla
burocrazia
aprendo una
stagione di
dialogo e
collaborazione,
basata sulla
trasparenza e
la legalità
La ricerca
Community
Media
Research ha
preparato una
ricerca sul
rapporto
(travagliato) tra
imprenditori e
PA
tura del Suap, lo sportello unico per le attività produttive inventato paradossalmente proprio per
semplificare la vita alle imprese. In generale, per il
629. degli imprenditori l'atteggiamento della Pa è
«insoddisfacente», per il 40% addirittura «oppressivo, invasivo, aggressivo e inquisitorio».
Come se ne esce? «Con una rivoluzione culturale» dice Piovesana, che chiederà a Renzi di procedere spedito sulla strada della riforma Madia («Ci piace, va attuata subito con i decreti»). Il report scende
un po' più nel concreto e accanto agli immancabili
«tavoli congiunti» spuntano la semplificazione delle procedure, la riduzione dei documenti, l'unificazione degli uffici, l'estensione dell'uso di internet e
dell'autocertificazione, il taglio dei tempi di attesa,
la possibilità di portare le pratiche anche in banca o
in posta. Non sarebbe male neppure un atteggiamento un po' più collaborativo durante le ispezioni
mentre suona un po' di parte la proposta di puntare
su «inviti alla regolarizzazione senza sanzione» e
«preannunciare l'arrivo dell'ispezione». Si rischia di
vanificare la ratio dei controlli.
Queste le richieste. Ma in cambio, l'impresa, cosa offre? «Legalità e rispetto delle regole. Siamo
stanchi di essere visti all'estero come quelli alla perenne ricerca della scorciatoia. Lo sforzo di Unindustria, che non è mai stata indulgente con chi
sgarra, sarà quello di convincere gli associati che la
legalità è un fattore competitivo cruciale - chiude
Piovesana -. Abbiamo però bisogno di regole chiare, perché spesso gli illeciti non sono dovuti ad un
atteggiamento doloso, ad una volontà fraudolenta,
ma sono conseguenza di errori dettati dalle norme
incomprensibili. Non è facile districarsi tra le leggi
italiane».
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II dossier di Unindustria
ih#PPESEE VISITE ISPETIIUE
IMPRESE E RELAZIONE CON LA PU86LIC? Aiv7MIPJISTRAGOPdE
IMPRESE E RELA ZIOPVI CON LA PU_3131 ICA APt1KsINISIRAZIOPIE
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I sindaci si appellano a Ronzi
«Basta con . i tagli. E salvi le Poste»
Risorse, sicurezza e profughi: lettera
TREVISO L'occasione è ghiotta,
la lista delle domande da fare è
lunga. Ma il tempo è così poco
che il rischio è di vedere il premier Renzi solo da lontano e
non riuscire a dirgli quello che
ogni sindaco vorrebbe portare
alla sua attenzione: risorse, sicurezza, territorio. L'elenco lo
fa per primo Giovanni Manildo, sindaco di Treviso.
Il capitolo soldi
«Il primo tema da affrontare
è di bilancio, i Comuni hanno
bisogno di risorse e chi è virtuoso oggi è in grave difficoltà
- spiega -. Il secondo tema è la
sicurezza, le forze dell'ordine
hanno bisogno di più uomini
per presidiare il territorio, ed è
Vi ilio Pavan
Il patto di stabilità è il
nodo centrale, come
anche la falcidia di ben 15
uffici postali nella Marca
interessante il disegno di legge
di Alfano che dà più potere ai
sindaci proprio in questo ambito. Il terzo tema di cui discu
tere è quello che riguarda la gestione dell'emergenza dei profughi. È fondamentale che fra
istituzioni ci siano rapporti
chiari e sinergie».
Oggi il presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo
Renzi sarà nella Marca all'as-
premier. Manildo: «Bene che torni qui»
semblea di Unindustria, ma il
suo sarà un passaggio veloce.
«La sua presenza è un bel segnale di attenzione al territorio, alle imprese e al rapporto
fra pubblico e imprese - ha aggiunto Mani] do - anche se pur
troppo i tempi saranno molto
stretti». Tutti i sindaci trevigiani sono invitati e molti saranno
presenti fra le fila di imprenditori che prenderanno posto
sotto la tensostruttura allestita
alle Bandie di Spresiano.
Gli sportelli tagliati
Le domande da fare sarebbero davvero molte (e alcune so
no emerse anche la settimana
scorsa, quando a Treviso i primi cittadini hanno incontrato
il sottosegretario Pierpaolo Baretta): «L'intenzione sarebbe
chiedergli come mai ha fatto
un decreto sul riparto delle
quote spettanti ai Comuni che
ancora una volta penalizza gli
enti locali - dice Vigilio Pavan,
presidente dell'associazione
Comuni della Marca -. Il patto
di stabilità e le risorse sono il
primo nodo di cui discutere, le
amministrazioni sono in sofferenza. E se ci riusciranno, chiederanno come mai su trenta
uffici postali chiusi in Veneto 15
sono a Treviso. Penalizzare i
Comuni significa penalizzare i
cittadini».
L'asse Comuni-Cgil
L'Anci trevigiana, i 14 sindaci
interessati dalle chiusure e i segretari di Cgil e Spi, ha scritto
una lettera a Renzi per tornare
proprio su questo tema: gliela
consegneranno oggi. «La posizione assunta da Poste è un
grave danno alle comunità e all'economia del territorio. La richiesta avanzata è quella di un
diretto interessamento da par
te dell'Esecutivo perché i bisogni di cittadini e delle imprese
non vengano disattesi e perché
si concordi con Poste un piano
industriale di rilancio dell'of
ferta dei servizi sul territorio.
La mobilitazione di questi mesi
ha visto una forte partecipazione delle comunità locali. Chiediamo un altrettanto forte interessamento del governo perché
cittadini, istituzioni locali e lavoratori non restino inascoltati».
S. a.
II primo incontro Renzi durante la campagna elettorale che determinò la vittoria di Manildo
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dal nostro inviato
Dario Di Vico
L'asse di Renzi con le imprese venete
E parte l'attacco al «blocco» della Lega
À Treviso gli applausi degli indus(riali. Tosi non esclude un futuro con il leader pd
LOVADINA DI SPRESIANO (TREVISO)
Scegliete voi: alcuni (prudenti)
dicono che ha fatto partire il
road show per spiegare la legge di Stabilità, altri (maliziosi)
che ha anticipato il via alla
campagna elettorale perle Comunali del 2016. Nella realtà
cambia poco, la verità è che
Matteo Renzi ha deciso di
cambiar marcia e ha scelto
l'assemblea degli industriali di
Treviso come prova generale.
Come le compagnie teatrali
che organizzano la loro «serata zero» in provincia, il premier non solo ha illustrato le
principali misure della legge
di Stabilità con l'intento di-vedere-l'effetto-che-fa ma anche
sciorinato l'intero campionario di un ottimismo nazionale
rivisitato negli anni `io. Voleva
convincere i 2 mila imprenditori presenti - che alle ultime
Regionali hanno votato Luca
Zaia e non Alessandra Moretti
- di aver pronto per loro il
Partito dell'Impresa (più che
della Nazione) e, a giudicare
dai tantissimi applausi che ha
incassato durante e dopo, ci è
riuscito.
Lo stesso Luca Zaia ha infatti commentato: «È stato impeccabile dal punto di vista
scenico e dialettico. Nel ci-
L'ínízíatíva
II road show per spiegare
la legge di Stabilità sembra
anche anticipare la
campagna per le Comunali
scorso ci sono contenuti ma
anche omissioni. Non ha detto
come li finanzia».
I contenuti illustrati da Renzi, e che in qualche misura
hanno spiazzato il governatore
leghista, sono stati un riconoscimento del ruolo «tricolore»
che le imprese hanno svolto
anche durante la crisi
(«l'export non è un numero
ma un valore condiviso») e più
in generale hanno viaggiato
attorno all'elogio di un'antropologia veneta basata sui valori comunitari, la forza del territorio e il dinamismo imprenditoriale. Del resto la relazione
della presidente di Unindustria, Maria Cristina Piovesana, aveva persino ricordato come si stia sperimentando a
Treviso un modello di contrattazione aziendale ideato e
condiviso con quegli stessi
sindacati che a Roma disertano gli incontri con la Confindustria. II premier sapeva benissimo che, pur votando Lega, i veneti non si ritrovano per
niente nell'idea di Matteo Salvini di bloccare il Paese per tre
giorni e così ha colpito duro.
Prima di arrivare a Lovadina
aveva incontrato l'eterodosso
Flavio Tosi (che non esclude di
farsi reclutare) e poi dal palco
ha avuto buon gioco nel sostenere che «quei tre giorni di
Salvie me li sono segnati. II 6,
7 e 8 novembre vuole bloccare
l'Italia, ma quello che serve è
che si faccia l'opposto. Ridare
fiato ai consumi e respiro all'economia».
Sul piano dei provvedimenti
concreti Renzi ha promesso
una progressiva riduzione delle tasse e ha tirato fuori dal ci-
lindro il coniglio dei superammortamenti al 140%, un bonus fiscale per gli imprenditori che investono sulle loro
aziende ammodernando gli
impianti. Ai sindaci presenti
ha dato via libera a sfocare il
patto di Stabilità purché i Comuni anche loro investano in
infrastrutture, scuole o anche
solo nel riparare i marciapiedi.
Pur concedendo tutto il fa
vere di questo mondo agli industriali locali il premier un
paio di provocazioni le ha tirate fuori. Quando parlando delle imminenti misure per combattere la povertà dei bambini
ha ricordato che ce ne sono
non solo nel Sud ma anche nel
ricco Nord Est e soprattutto
quando ha chiesto ai presenti
di farsi mecenati. Citando i casi degli industriali bolognesi
Isabella Seragnoli e Marino
Golinelli che hanno finanziato
opifici e musei moderni, Renzi
ha usato un riferimento all'Isis
per sostenere che «la cultura è
un modo di rispondere al terrorismo» e poi ha proposto ai
presenti di fare come gli americani, di dare qualcosa indietro alla società («giving back»)
usando l'art bonus predisposto dal governo. «La cultura è
la nostra ricchezza, ci rende
una superpotenza e si è sviluppata con i mecenati».
Ispirato sia sui temi economici e sia sulla politica estera,
Renzi si è concesso anche un
discreto set di citazioni ad hoc.
Ha raccontato come il figlio organizzi in casa con gli amici
sessioni di ascolto di Masterchef «e pensare che una volta ci
si vergognava a dire che si lavorava come cuoco». Invitando le
aziende a quotarsi in Borsa ne
ha approfittato per fare gli auguri «al mio amico Donadon
che con la sua H Fauni si sta avviando a debuttare». Infine ha
descritto le recenti scoperte
dell'Eni in Egitto non come
«una semplice questione di
Le accuse
Davanti a Zaia accusa
Salvini di fare il contrario
di quello che serve:
l'Italia va sbloccata
giacimenti di gas bensì come
un tassello della nostra strategia politica nello scacchiere
africano». L'unico argomento
che Renzi non ha toccato è stato il dissesto delle banche popolari del territorio e il salatissimo conto che stanno pagando i risparmiatori nordestini
ma ieri l'argomento, anche solo per una mattinata, è stato di
fatto rimosso. E il presidente di
Veneto Banca, Francesco Favotto, che in qualità di sponsor ha
aperto i lavori, non ha fatto
l'unica cosa che avrebbe dovuto: chiedere scusa a nome dell'istituto. Peccato.
r- t
miliardi
è il valore
dell'export
veneto (per
l'anno 2014):
il dato italiano
è nel
complesso
di 398 miliardi
•
r
•
r
Do. confindustriali
I decreti attuativi, 1'Irap
e le tasse pagate in anticipo
« Collaborare e cambiai c»
SPRESIANO (TREVISO) Sul maxischermo scorrono banconote
da «lire diecimila». E una voce
fuoricampo coniuga così i verbi
dei contribuenti e degli esattori: «Tu paghi, egli paga, noi paghiamo, voi pagate... essi riscuotono». Sono i titoli di testa
del film «I tartassati», capolavoro di Steno con Totò ed Aldo
Fabrizi, bianco e nero del 1959.
I duemila e passa spettatori ridono, ma non siamo al cinema.
Nella tensostruttura che si
specchia sulle Bandie, «gremita come se fosse X Factor ed invece sono tutti imprenditori»
(citazione super-pop di Tito
Boeri, presidente dell'Inps), va
in scena tutt'altro genere di arte: quella di produrre, e che impresa fare impresa, se insieme
alla pubblica amministrazione
non si impara ad essere «alleati
per competere».
Daniele Marini, direttore
scientifico di Community Media Research, riassume i risultati di un'indagine che fra interviste e discussione ha visto
interpellati in un anno 1.5oo
iscritti ad Unindustria: la burocrazia come sinonimo di peso,
lentezza e opacità, le aziende
che lamentano lo scollamento
con l'apparato pubblico e tuttavia hanno coscienza della legalità come leva competitiva.
«Ma non c'è una visione improntata all'anti-Stato - puntualizza il docente universitario
- c'è piuttosto bisogno di uno
Stato diverso, vorrei dire diver-
samente Stato, in cui la pubblica amministrazione diventa infrastruttura dello sviluppo».
Già. Invece se racconti agli
stranieri come funziona qua,
non riescono a crederci, come
testimonia Dominick Salvatore, professore italoamericano
di Economia Politica alla Fordham University di New York e
alla Shangai Finance University: «Quando spiego che le vostre imprese devono pagare le
imposte in anticipo su quello
che percepiranno, i miei colleghi Oltreoceano pensano che
non possa essere vero. Ve lo dico proprio: voi non siete cavalieri del lavoro, voi siete eroi del
lavoro, per operare in un sistema del genere». E come risolvono la tragedia dell'intraprendere, questi semidei della modernità? «La ricetta non c'è - risponde Alberto Baban, numero
uno della Piccola Industria ma c'è un percorso che parte da
Treviso grazie al grandissimo
senso civico della classe imprenditoriale. Chiediamo rispetto per la gente che lavora,
perché le imprese sono i più
grandi alleati delle riforme. Il
problema è attuarle: aspettiamo più di 6oo decreti».
Per questo gli Industriali
non abbasseranno la guardia.
«Siamo e intendiamo rimanere
un'associazione capace di
esprimere forti e visibili azioni
di tutela e denuncia ogni volta
che se ne dovesse ravvisare la
necessità», assicura Maria Cristina Piovesana, leader di Unindustria Treviso, apprezzando le
riforme relative all'occupazione («il Jobs Act, le decontribuzioni per i nuovi assunti e l'eliminazione dell'Irap sul costo
del lavoro») ed aspettando «gli
annunciati interventi fiscali».
Detto questo, però, il «nuovo
contratto sociale» offerto al governo è qui, nero su bianco.
Sul web
Video e fotogallery della
visita di Renzi su www.
corrieredelveneto.it
Senza cedimenti al populismo
(«sono assolutamente inutili le
piazze dell'antipolitica, frequentate dai professionisti della protesta»), tutt'al più con
una concessione alla narrazione renziana («per "cambiare
verso all'Italia" è indispensabile che le forze migliori del Paese superino una storia fatta di
corporativismi e conflitti per
trovare le ragioni superiori di
obiettivi condivisi»). Se non
fosse abbastanza chiaro, la presidente lo scandisce: «Credo
che non ci siano alternative: lo
Stato e la società civile devono
iniziare finalmente a col-la-bora-re». Applauso,uno dei 17
che ritmano il suo intervento,
imperniato attorno ad una parola d'ordine: «Cambiare».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DIETRO GLI APPLAL SI
di Alessandro Baschieri
remila imprenditori arrabbiati per le
strade di Treviso. Di solito ai cortei ci
andavano le tute blu , non le giacche
blu, e quella marcia passò alla storia
come una delle proteste più
clamorose della categoria: «Non contro il
governo , ma contro un Paese che ci intralcia»
spiegò all'epoca Unindustria . Era il 2011. E
altroché se era una marcia contro il governo:
«A capo c'era uno dei nostri che non faceva
molto per i nostri » ha ammesso l'altro giorno
un confindustriale di lungo corso a reato
abbondantemente prescritto.
Ebbene, quella stessa associazione che in
Italia è etichettata come movimentista e
avanguardista, ieri il governo lo ha invitato sul
palco a parlare in solitaria . Nello Zaiastan,
colline politicamente ostili ma in realtà
popolate da capitani d'impresa che sanno e
vogliono applaudire oltre le bandiere. Anche
se il premier non è più «l'amico» Berlusconi
ma un uomo che rappresenta un'area politica
«altra». L'abbraccio era nelle premesse. Nel
titolo di un'assemblea che invitava all'alleanza,
a firmare un patto tra la categoria e la
pubblica amministrazione.
Non si è udito un solo fischio , applausi
all'ingresso e durante il discorso . La chiusa è
stata salutata con mezza platea in piedi.
continua a pagina 3
0 L'editoriale
Le ragioni
degli applausi
SEGUE DALLA PRIMA
Non vogliamo arrovellarci
con misurazioni sui decibel
per capire se è andato sotto o
sopra le aspettative, ci basta
sottolineare qui che la
calorosa accoglienza non
può dirsi sorprendente e a
questo punto vale la pena
chiedersi perché.
Perché Renzi è credibile
agli occhi della media e
grande impresa? Perché ieri
le sue parole hanno convinto
i presenti? Perché da queste
parti lo applaude anche chi
applaude il suo nemico Zaia?
Perché?
Sicuramente c'entra il
nuovo termometro
economico. La ripresina lo
ha riportato al clima di
fiducia che l'aveva
accompagnato nella sua
prima visita a Treviso del
2014 (in mezzo non è andata
altrettanto bene ad onor del
vero, tanto che il traino delle
regionali proprio non s'è
visto). Sicuramente c'entra il
suo ottimismo che in
economia non è polvere di
stelle ma a volte fa da solo il
mercato. La fiducia - se e
vero, dato emerso ieri, che i
risparmi degli italiani
valgono 3.900 miliardi di
euro - basta a volte per
incentivare i consumi e
aprire i portafogli. E poi
Renzi lega spesso la parola
fiducia alla parola orgoglio.
L'orgoglio di chi è capace ed
efficiente: ieri ha detto che gli
imprenditori veneti sono
migliori dei tedeschi ma
nessuno ci ha visto piaggeria,
piuttosto strategia. Crederci
aiuta a vincere le sfide e ad
abbattere gli ostacoli.
Gli applausi maggiori li ha
presi quando incitava e sono
stati più forti di quando ha
tirato fuori dal mazzo quello
che lui considera il jolly,
ovvero il superammortamento che è anche
la promessa di giornata: si
traduce con la possibilità di
sgravare del i4o n gli
investimenti. Se ti rifai il
macchinario nel 2016, stando
all'annuncio, risparmi in
tasse più di quanto spendi o
giù di R. Eppure non basta a
spiegare. Alla fin fine, e
questa a nostra avviso è la
vera risposta alla domanda
«Perché?», Renzi risulta
credibile in quanto ha avviato
una serie di riforme. La
platea viene da anni difficili,
dall'insofferenza per i tempi
lenti del politichese, e vedere
che poco o tanto di quello
che ha promesso viene fatto
(Jobs act, sgravi, articolo r8,
scuola, senato, ora la
pubblica amministrazione)
lo considera già un successo.
Gli riconosce il coraggio
dell'impopolarità e della
leadership. Gli riconosce
l'energia di portare a termine
riforme a dispetto di chi
protesta per leso interesse (e
Renzi sa quanto gli è costata
la scuola).
Mai sentite tante giacche
blu dire come ieri: «F l'uomo
giusto». Speriamo sia vero, a
metà del guado possiamo
solo augurarcelo visto che il
giudizio definitivo su Renzi
lo darà la storia. Anche
perché oltre a fare, bisogna
mantenere.
Alessandro Baschieri
@ilbasco
©RiPRODU7iCNF RiSFRVATA
L' er - blea, di ce __
- _ - ria a Treviso Applausi e seliie. E ai sindaci dice: sblocco del Patto, ecco per chi. Zaffa scettico
-0 m
Pianno per le imprese , coro sì a Renzi
Scontiper chi investe, ilpremiel lancia in Veneto il pacchetto perla ripresa. E convince gliindustliali
TREVISO Renzi torna in Veneto,
incontra Tosi e gli industriali di
Treviso, e lancia il pacchetto
per la ripresa tra lo scetticismo
di Zaia e gli applausi della platea: «In legge di stabilità giochiamo il jolly».
a 'le pagina 2 e 3 Bonet
i Jìo c_ Ila C_--A
« VTia l'Imu sugli
imbullonati?
Meglio ridurla
per tutte le ditte»
VENEZIA A livello nazionale
quest'anno l'applicazione
dell'Imu sugli immobili ad uso
produttivo costerà io miliardi
di euro. A dirlo uno studio
della Cgia di Mestre,
commentando l'annuncio di
Matteo Renzi sull'abolizione
dell'imposta sugli imbullonati
a partire dal 2o16. «Grazie a
questa misura - osserva Paolo
Zabeo, coordinatore
dell'ufficio studi - gli
imprenditori risparmieranno
circa 250 milioni di euro.
Tuttavia, a nostro avviso,
sarebbe ancor più necessario
diminuire l'Imu a tutte le
imprese, anziché abbassare
l'Ires». Dall'analisi sui
principali capoluoghi di
provincia, emerge che la metà
(fra cui Venezia) applica sui
capannoni l'aliquota massima,
a dimostrazione del fatto che
la maggior parte dei sindaci ha
deciso di contenere la
pressione fiscale sulle prime
case, a scapito di quella sulle
attività produttive.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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presenta
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•
.
•
Caso Bpvi, Visto
difende Bankitalia:
«Accuse sbagliate»
SPRESIMNO (TREVISO) Veneto Banca vara il
piano industriale e si dà ancora due mesi per decidere tra una fusione e la quotazione in Borsa con un aumento di capitale. Mentre sul fronte Banca popolare di Vicenzava registrata, ieri, la replica
- del tutto inusuale - del governatore di
Banca d'Italia, Ignazio Visco, alle accuse
rivolte a via Nazionale sui mancati controlli della vigilanza sul caso, dopo
l'emergere dell'aumento di capitale falsato da azioni acquistate con prestiti per
975 milioni concessi dalla popolare,
che avevano mosso la clamorosa inchiesta della Procura di Vicenza. Il tema delle popolari continua a muoversi sullo
sfondo anche dell'assemblea degli In-
tandem Favotto (a destra) con il dg Carrus
dustriali di Treviso. Anche con notizie
che rimbalzano da altrove a Spresiano.
Come l'assemblea di Ubi che si trasforma in spa a Brescia, dove l'Ad Victor
Massiah conferma i contatti con il Banco per possibili fusioni: «Non è un segreto che stiamo parlando con diverse
banche tra cui il Banco Popolare», ha
ammesso.
Come soprattutto le parole del governatore Visco su Bpvi pronunciate in Perù, a margine della riunione di Geo e
Fondo Monetario. Visco ha difeso Via
Nazionale dall'accusa di non aver controllato per tempo Vicenza: «Banca
d'Italia è stata più volte chiamata in causa, e spesso sulla base di presupposti erronei, sbagliati. Equivoci veri e propri.
Stiamo attivamente collaborando con la
magistratura fin dall'inizio». La banca
per Visco è in grado di mantenersi in vi-
ta e dopo l'aumento di capitale e gli indici patrimoniali «che non sono a livelli
bassissimi, andranno ben oltre le richieste Bce». Il governatore, che è parso
quasi ridurre il peso di quanto emerso,
ha aggiunto «che il punto è la crescita di
attenzione dell'opinione pubblica rispetto a un'indagine giudiziaria. Quello
che succede oggi prende le mosse dall'anno scorso, quando sono cambiate le
norme sulle operazioni in azioni proprie.Sulla base di segnali raccolti da
Banca d'Italia si sono viste irregolarità,
la Banca ha pianificato un'attività ispettiva d'accordo con Bce che ha fatto
emergere attività non rispettose dei requisiti prudenziali. Ma con rapidità è
stato cambiato Ad, le prime linee del
management».
E poi c'è Veneto Banca. Ieri il presidente Francesco Favotto è intervenuto
all'assemblea di Unindustria Treviso.
All'indomani di una lettera ai soci, ha
confermato che il cda di martedì prossimo approverà il piano industriale, dopo
il quale il direttore generale Cristiano
Carrus avvierà incontri con i dipendenti. «Niente sarà più come prima» ha
detto Favotto, che ha rivendicato «il ricambio dei vertici manageriali» e annunciato «un aumento significativo di
capitale per mettere in sicurezza la banca, anche attraverso la quotazione e la
trasformazione in spa: si può fare banca
del territorio anche da quotata o da parte di una realtà quotata». L'annuncio
dell'aumento e della Borsa però non archiviano ancora il piano per una fusione. Il tam tam parla di un raffreddamento dei contatti col Banco Popolare.
«Ci stiamo preparando per entrambe le
vie. Andiamo avanti,sapendo che può
comparire un'operazione sul mercato. t
che finora non se ne sono viste. Ma noi
non desistiamo: ce ne possono essere
che creano valore - ha aggiunto a margine Carrus -. Il tempo per decidere non
potrà andare oltre l'esercizio 2015. Ci
diamo ancora due mesi». Sul piano industriale c'è attesa per il numero degli
esuberi. Si parla di mille: «No sono meno, meno. Vedrete», conclude Carrus.
F.N.
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non parla dì banche e
coperture finanziarie »
SPRESIANO (TREVISO) Secondo lui, «Renzi
ha fatto il furbetto». Perché in un sapiente gioco di allusioni e omissioni,
nonostante un discorso di quarantacinque minuti buoni, s'è scordato di dire
due cose non proprio di poco conto:
«Dove prenderà i soldi per l'annunciato
taglio alle tasse e che ne pensa di quel
che sta accadendo alle nostre banche».
Il governatore Luca Zaia, si sa, col
premier ha un rapporto che si potrebbe
definire «di sano agonismo». I due incrociano le lame ogni giorno (e a menar
fendenti è soprattutto il primo) ma si rispettano ed anzi, in campagna elettorale qualche malpensante ha perfino azzardato che il premier tifasse più per il
Sorrisi Da sin: Renzi, Manildo, Piovesana e Zaia
leghista che per la «sua» Alessandra
Moretti (ricordate quel «Zaia qui ha fatto bene»?). E però il gioco delle parti
impone che sia il governatore a fare il
controcanto al monologo del premier
(peraltro era tra i pochissimi leghisti
presenti e ancora meno erano i forzisti)
e lui, ovviamente, non si tira indietro:
«La situazione delle nostre Popolari è
drammatica, coinvolge molti imprenditori ma anche piccoli risparmiatori e i
lavoratori. Il passaggio in Borsa comporterà un sensibile abbassamento del
valore delle azioni, questo orinai è chiaro a tutti, e c'è il rischio concreto che in
futuro venga reciso il legame con il territorio. Bene, tutto questo è stato completamente bypassato da Renzi». La seconda questione sottolineata da Zaia riguarda le coperture finanziarie delle
sforbiciate all'Imu, alla Tasi, all'Ires: «II
pessimismo cosmico è sbagliato, su
questo sono d'accordo con Renzi. Ma è
sbagliato anche indugiare in un ottimismo che non ti fa dire le cose come
stanno: la coperta è corta. Anch'io potrei dire: domani tolgo i ticket. Ma i soldi dove li trovo? Renzi vuol togliere
l'Imu, che peraltro aveva rimesso il centrosinistra, e sapete come farà? Tagliando i fondi destinati alla Sanità». Lo
sblocco del Patto di stabilità? «Anche li,
dove troverà i soldi? Io so che la Regione
ha bloccati in tesoreria a Roma 1,3 miliardi e non può pagare i fornitori». Il
superammortamento degli investimenti al 1o %? «Varrà solo per gli investimenti in Italia o anche per quelli all'estero?». Il nuovo «contratto sociale»
con le imprese? «Perché, fino ad oggi le
imprese dov'erano? Non sono forse state parte integrante del sistema Paese?».
Il governatore, insomma, nonne fa passare una. Non sembra preoccupato neppure dalla standing ovation tributata
dagli industriali a Renzi: «Anche in
campagna elettorale era venuto qui due
o tre volte ma poi ha perso le elezioni».
Sorrisi tra i giornalisti: «Allora è vero
che pensa allo scontro diretto nell'arena
nazionale...». Piovono smentite.
Tra le voci se non proprio critiche come Zaia, quanto meno dubbiose rispetto alla strada imboccata dal governo, si
distingue quella di Simonetta Rubinato, deputata trevigiana che esce dal coro
dem tutto proiettato sul «bravo Matteo». «La riduzione dell'Ires è utile solo
alle grandi imprese, certo non alle pmi spiega la deputata - i nostri imprenditori ci chiedono di togliere l'Imu sui capannoni, e noi eliminiamo solo quella
sugli "imbullonati' ; vorrebbero che noi
abbassassimo le tasse, a cominciare
dall'Irap, e noi sterilizziamo l'aumento
dell'Iva, spendendo i6 miliardi, ma questo non è un abbassamento delle tasse,
è un mancato aumento. E poi, quale politica industriale abbiamo per il futuro?
Come pensiamo di semplificare la vita
alle aziende? Ecco, da quel che mi dicono sul territorio su questo non c'è sufficiente chiarezza».
Ma.Bo. '',
OR IPRODUZCNE R'SERVA?A I
Luca Zaffa
Taglierà il
fondo per
la sanità
per coprire
i mancati
incassi Imu
Applausi?
Li ebbe
anche alle
Regionali,
poi hanno
perso
Simonetta
.urinato
Irap,
Imu sui
capannoni,
aumento
dell'Iva,
politica
industriale
Le piccole
imprese
non sono
convinte
0
e il Veneto
Se passa la misura promessa da Renzi, i sindaci avranno risorse enormi per gli investimenti
Solo Verona si ritroverebbe 40 milioni in più, una decina gli altri capoluoghi. Il giallo di Venezia
Comuni, lo sblocco del Patto
libera mezzo miliardo di euro
VENEZIA «Oggi siamo in condizione di dire con chiarezza ai
Comuni che tutto ciò che è
"avanzo di amministrazione",
per la sola parte che riguarda
gli investimenti, a far data dal
primo gennaio 2oi6 sarà fuori
dal Patto di stabilità. Questo è
un punto molto importante.
Scuole, marciapiedi, strade: i
sindaci che hanno i soldi in
cassa, pronti per essere spesi,
li spendano». E parola (meglio, esortazione) del premier
Matteo Renzi. L'ha detto durante l'assemblea degli industriali di Treviso, sabato a Spresiano.
Ma di quanti soldi stiamo
parlando, in Veneto? Quante risorse possono essere liberate
per la gioia dei sindaci, dei loro
cittadini e pure delle imprese
chiamate a mettersi al lavoro
sul territorio (e l'Ance sa bene
quanto questi piccoli cantieri
pesino nei bilanci di fine anno
delle ditte di costruzione)? All'incirca 564 milioni di euro. Lo
mette nero su bianco una ricerca realizzata dall'Anci, l'associazione dei Corrimi. Una ricerca girata all'ispettore generale per la finanza delle pubbliche amministrazioni del
ministero dell'Economia Salvatore Bilardo, che si chiudeva
guarda caso con questo invito:
«Favorire l'utilizzo dell'avanzo
di amministrazione per il finanziamento delle spese di investimento». Proprio ciò che
ha poi promesso da Renzi.
Va detto che al momento ancora non è chiaro quale sarà il
meccanismo di calcolo che sarà adottato dal Mef, come spiega anche la presidente di Anci
Veneto Maria Rosa Pavanello:
«I tecnici ci hanno illustrato
nelle scorse settimane almeno
tre ipotesi diverse. Bisognerà
attendere che la legge di Stabilità esca dal consiglio dei mini-
stri ed approdi in parlamento
per avere le idee un po' più
chiare». E c'è da sperare che
Camera e Senato poi non vi
mettano mano nuovamente.
La liberalizzazione dell'avanzo di amministrazione
non vincolato a favore dei Comuni virtuosi può avvenire,
come diceva Pavanello, in tre
modi: per un ammontare pari
alla diminuzione del residuo
debito per mutui già effettuato
negli ultimi tre anni; per un
ammontare corrispondente alla rinuncia di assunzione di
nuovi mutui; per un ammontare pari allo scarto positivo tra
obiettivo del Patto e saldo effettivo raggiunto a fine anno
da ciascun Comune. Ci avete
capito poco nulla? Non siete i
soli. Anche nelle ragionerie dei
municipi si sta lavorando di
calcolatrice e questo, tra lo
scetticismo generale dei primi
cittadini, spiegala conclusione
diametralmente opposta a cui
si può giungere leggendo il bilancio di Venezia. Se si guarda
alla voce investimenti nel suo
complesso, infatti, il capoluogo regionale segna un inequivocabile sprofondo rosso di
1, 3
miliardi t il
tesoretto della
Regione
bloccato dal
patto
quasi 73 milioni di euro, sicché
non ci sarebbe proprio nulla
da sbloccare. «Ma quel dato è
inquinato dal disavanzo della
parte "corrente" del capitolo
investimenti - spiega l'assessore al Bilancio Michele Zuin - se
invece il governo userà come
base la spesa "in conto capitale", allora anche noi potremmo
vederci liberati 18 milioni, più
altri 19, potenziali, dal PalaCinema». Insomma, non resta
che attendere giovedì, quando
la manovra approderà in consiglio dei ministri.
Nel frattempo, tenendo per
buono il parametro messo a
punto dall'Anci, Verona risulta
essere il Comune beneficiario
della cifra maggiore, quasi 41
milioni di euro, seguito quanto
ai capoluoghi da Treviso (14
milioni), Padova (13 milioni),
Belluno (9 milioni) e Vicenza
(4 milioni). Rovigo, come Venezia, stando al report Anci risulta in negativo di un milione.
Denari, per chi li ha, che potranno essere utilizzati per
estinguere mutui già accesi o
per realizzare nuovi lavori senza doversi indebitare. Si tenga
conto che i Comuni veneti hanno a bilancio per il 2015 investimenti per 1,8 miliardi.
«Stiamo conducendo questa battaglia da febbraio - ricorda Pavanello -. Stando ai
dati di Bankitalia il nostro debito è già sceso negli ultimi 3
anni dell'8,8% e nel solo 2013,
ultimo dato disponibile, abbiamo contribuito alla riduzione del debito pubblico per 271
milioni. Spendiamo per ogni
abitante 787 euro contro i 944
della media nazionale, abbiamo un indebitamento pro capite di 700 euro contro gli 86o
della media. Nel 2014 l'11,5916
dei fondi depositati presso la
Tesoreria dello Stato, pari a
1,84 miliardi, erano costituiti
da fondi di cassa dei Comuni
veneti». E c'è pure il miliardo
300 milioni della Regione
bloccato sempre in Tesoreria a
Roma, quello rivendicato ogni
dì dal governatore Luca Zaia.
«Stiamo lavorando anche con
le Regioni - ha detto sabato
Renzi - ma con loro ancora non
abbiamo trovato la quadra».
Marco Bonet
© RPRODUZIOfd= RSERVA'A
La vicenda
L'annuncio Il
premier Matteo
Renzi, nel corso
dell'assemblea
di Unindustria
Treviso di
sabato scorso,
ha annunciato
tra le misure
inserite nella
legge di
Stabilità anche
lo sblocco del
Patto di
stabilità per i
Comuni,
relativamente
però alle solo
spese per
investimento
Cantieri Si
tratta di una
misura
fondamentale,
anche per il
rilancio
dell'economia
sul territorio. La
spesa per
investimento,
infatti, riguarda
non solo
l'apertura di
nuovi cantieri
ma anche la
manutenzione
ordinaria e
straordinaria di
scuole, uffici
pubblici , strade,
piste ciclabili
Il nodo
Ancora non è
chiaro quale
meccanismo di
calcolo verrà
utilizzato dal
ministero
dell'Economia.
Ai sindaci ne
sono stati
presentati tre
diversi e in
base alla
metodologia
usata varia
l'ammontare
delle risorse
liberate
I tempi La
legge di
Stabilità sarà
varata giovedì
dal consiglio
dei ministri,
quindi passerà
al vaglio del
parlamento
II tesoretto nei Comuni
Inv
Belluno
9.363.510
curo
Treviso
Padova
14.256.640
curo
13.056.173
euro
Venezia
- 72.757.557
curo
-----------Comune
RECORD
Vicenza
4.354.592
Puro
- -----------------------
Rovigo
-1.172.696
curo
Fonte,
iul
Hnci Veneto su dati rendiconti 2014 e bilanci previsione 2015
B .PJ7timESfi
PIANO 1
-PRIMO
-------------------------Investimenti deducibili
al 140 %, il settore macchine
utensili prevede vendite
in aumento del 10%
«Ma subito i decreti»
VENEZIA Quanto vale un annuncio? Parecchie milionate di euro, se il messaggio è quello trasmesso sabato scorso da Matteo Renzi, all'assemblea generale di Unindustria Treviso:
«Chi nel 2016 investirà in beni
strumentali, non immobiliari,
della propria azienda avrà la
possibilità di portare in ammortamento non il Zoo, ma il
140%». Al beneficio fiscale delle
imprese che acquisteranno impianti e macchinari, infatti, andranno sommati gli utili delle
ditte che sfornano proprio quel
tipo di prodotti. E così il Veneto, che è la seconda regione
d'Italia nel settore delle macchine utensili, si appresta già a
festeggiare, visto che grazie a
questa misura la categoria stima di poter raddoppiare le previsioni di crescita finora ipotizzate per l'anno prossimo.
Nella legge di Stabilità che il
Consiglio dei ministri approverà giovedì, per inviarla prima al
Senato e poi alla Camera, sono
contenuti anche i cosiddetti
«super-ammortamenti», che
in queste ore i tecnici di Palazzo Chigi e del ministero dell'Economia stanno valutando
di consentire pure per l'ultimo
trimestre del 2015, in modo da
non deprimere i consumi in
questo scorcio di annata. In sostanza il provvedimento punta
a riconoscere, agli imprenditori che investono nelle tecnologie, un 40% in più del valore fiscale del bene, da poter utilizzare per tutto il periodo di ammortamento. «Quando ho
sentito le parole di Renzi mi sono mangiato le mani, perché
tre mesi fa ho speso 700 mila
euro per comprare un macchinario nuovo: se l'avessi saputo
prima...», confida Bepi Covre,
titolare della Eureka di Gorgo
al Monticano, produttrice di
maniglie e accessori per il mobile, nonché «leghista eretico», pronto ad alzarsi in piedi
per applaudire l'intervento del
premier. «In quella platea saremo stati in nove su dieci ad aver
votato per Luca Zaia alle ultime
Regionali - riflette il trevigiano
- eppure abbiamo tributato una
standing ovation a Renzi, in
uno splendido sdoppiamento
che dimostra come a contare
siano le persone e i programmi. Mi dispiace che il mio segretario Matteo Salvini non lo
capisca, parlando addirittura
di improbabili applausi a pagamento , ma finalmente siamo
passati dall'appartenenza ideologica alla democrazia compiuta. E dunque non possiamo che
apprezzare un meccanismo intelligente , che non solo concede un vantaggio fiscale a me acquirente di un bene , ma permette pure di far lavorare il mio
collega che lo produce, innescando un circuito virtuoso».
In termini di produzione,
export, addetti e numero di imprese , il Nordest rappresenta
circa un quarto del settore tricolore della macchina utensile
e all'interno di questa macroarea il Veneto copre una quota
superiore a due terzi. «Come
italiani siamo un'eccellenza sottolinea il vicentino Massimo
Carboniero , vicepresidente nazionale dell'Unione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione (Ucimu) - quarti al mondo dopo Cina, Germania e Giappone nella
produzione e terzi dopo Giappone e Germania nell'esportazione. Le previsioni a livello italiano erano di un + 5% per il
2016 , ma riteniamo che l'annuncio del primo ministro
possa raddoppiare questo incremento , facendoci registrare
un +10 per l'anno prossimo».
Fatti due conti, rispetto ad una
produzione nazionale pari a
4.840 milioni di euro, la crescita prossima ventura degli affari
per le aziende venete potrebbe
quindi aggirarsi intorno ai 72
milioni di euro , per la metà generati appunto dall'effettoRenzi.
Al riguardo gli addetti ai lavori rivolgono però una raccomandazione al governo. «Accogliamo favorevolmente una
decisione che mira a sostenere
la ripresa - afferma il veronese
Andrea Riello, past president
dell'Ucimu - a patto che questo
annuncio si trasformi velocemente in un decreto, perché
non c'è niente di peggio dell'ottima idea che però non si concretizza mai. Uno dei problemi
avuti in passato, con agevolazioni simili quali quelle contenute nelle leggi Tremanti bis e
ter, era consistito nella mancata traduzione immediata del
principio in un provvedimento. Dobbiamo evitare la conseguenza assolutamente negativa di avere imprese che sospendono gli investimenti in attesa
di rientrare nelle date dello
sgravio». Un perfetto boomerangper cui le ditte che magari
avrebbero fatto l'acquisto prima dello spot sul super-ammortamento, cominciano invece a rinviarlo all'infinito a causa
di norme attuative che non arrivano mai. «In effetti avremmo preferito un decreto già
scritto e possibilmente già approvato - sorride Enrico Berto,
presidente della Berto's di Tribano, produttrice di cucine
professionali - ma restiamo fiduciosi, perché non crediamo
che Renzi sarebbe disposto a
fare una simile figuraccia.
Un'azienda come la nostra, che
ha 100 dipendenti e vende in go
Paesi, utilizza macchinari che
costano dai 500 mila euro ad
alcuni milioni. Una spesa del
genere va pianificata con calma, tuttavia di fronte ad un beneficio fiscale come questo, è
chiaro che valuteremo di accorciare i tempi».
Una riflessione che potranno fare non solo i proprietari di
fabbriche e laboratori, ma pure
i titolari degli studi professionali, secondo le rassicurazioni
fornite dal veneziano Enrico
Zanetti, sottosegretario all'Economia: «Non so francamente
chi mette in giro voci che vorrebbero i liberi professionisti
esclusi dall'incentivo dei cosiddetti super-ammortamenti sui
nuovi investimenti in impianti,
macchinari e attrezzature, di
cui avevo parlato lunedì scorso
alla Fiera di Milano e che è stato confermato essere nel pacchetto di stabilita dal presidente Renzi sabato a Treviso». La
platea dei beneficiari è dunque
destinata ad allargarsi. «Le stime e le misure che stiamo mettendo a punto al Mef - aggiunge l'esponente di Scelta Civica prevedono la deducibilità dei
super-ammortamenti sugli investimenti fatti dalla metà di
ottobre 2015 fino alla fine del
2016, tanto dal reddito di impresa quanto dal reddito di lavoro autonomo».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
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La vicenda
Sabato
scorso Matteo
Renzi ha fatto
tappa in
Veneto, prima a
Verona e poi a
Treviso,
incontrando
politici e
industriali, a cui
ha parlato di
riforme e legge
di Stabilità
Artigiani e
commercianti
chiedono
attenzione da
parte del
premier anche
a favore delle
Pmi. Per ora
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agricoltori, a cui
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VENEZIA Indossata trionfalmente la taglia L, Matteo Renzi dovrà prendere le misure con la S,
se vorrà vestire davvero la maglia del Veneto. La missione
economica del premier a queste latitudini è compiuta solo a
metà. 0 neanche, secondo
Massimo Zanon, presidente regionale di Confcommercio: «II
mondo delle imprese è composto al 94% da Pmi, eppure il governo continua a rapportarsi ad
un modello che non c'è, come
se bastasse parlare con pochi
grandi per capire quanto fanno
i piccoli, molto più numerosi e
attivi. Evidentemente a Roma
non hanno capito da dov'è cominciata la ripresa».
Dalle piccole imprese, risponde e concorda Alessandro
Conte, numero uno della Cna
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del Veneto: «Speriamo che prima o poi Renzi voglia ascoltare
anche noi. Tutti dicono che le
Pmi sono la spina dorsale del
sistema economico, ma si fa
ancora troppo poco per l'artigianato. Prendiamo ad esempio l'annuncio sui super-ammortamenti: bella idea, peccato però che chi non è grande
debba scontrarsi con le banche
che non gli concedono il fido
per fare l'investimento». A dirlo direttamente al presidente
del Consiglio sarà la Confartigianato, nel corso di un evento
in corso di programmazione
per fine anno. «Sull'onda di
quanto abbiamo visto a Treviso
- spiega il leader regionale Luigi Curto - intendiamo promuovere un appuntamento a sostegno delle Pini, che hanno esi-
ì»
Richiieste
Su fisco,
burocrazia
e territorio
le Pmi
chiedono
attenzione
gente diverse su fisco, burocrazia e territorio. I temi proposti
dagli Industriali erano interessanti, ma vanno parametrati
sulla nostra misura».
Piccoli ma soddisfatti, anche
perché citati da Renzi durante
il suo intervento, sono gli agricoltori. «Rimane ancora molto
da fare, soprattutto sul fronte
dell'etichettatura obbligatoria premette Martino Cerantola,
vicepresidente di Coldiretti Veneto - ma l'abolizione dell'Imu
agricola confermata da Renzi è
un segnale importante». Nell'elenco di contenti e scontenti
figura pure la Cisl, che rivolge
però il suo rimprovero a Unindustria Treviso. «Forse qualcuno - dichiara il segretario provinciale Franco Lorenzon - ha
sottovalutato la positiva gestione delle difficoltà, senza conflittualità violente, soprattutto
grazie all'autorevolezza e responsabilità di quel sindacato
così facilmente denigrato».
A.Pe.
C) RIPRODUZ IONE RISERVATA