Meditiamo sull`Angelus - santa maria del popolo
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Meditiamo sull`Angelus - santa maria del popolo
COMUNITA’ DI SANTA MARIA DEL POPOLO – VIGEVANO AVVENTO 2007 Meditiamo sull’Angelus 6 dicembre: - LA FIGLIA DI SION RICEVE LA MISSIONE DELLA GIOIA L’Angelus è una preghiera contemplativa che fa memoria del mistero dell’Incarnazione. Il nome deriva dalle prime parole del testo latino, “Angelus Domini nuntiavit Mariae”. E’ strutturato in tre brevi testi che raccontano l’episodio evangelico, recitati come versetti e responsorio, alternati con la preghiera dell’Ave Maria. Si conclude con un’invocazione alla Madonna. Questa antica pratica devozionale era molto diffusa nelle campagne, dove scandiva il ritmo della giornata in momenti di lavoro e di riposo: era recitata alle sei della mattina, a mezzogiorno e alle sei di sera. L’origine dell’Angelus è incerta. Alcuni studiosi l’attribuiscono a papa Urbano II, altri a Giovanni XXII. Gli ultimi papi hanno ripreso con molto fervore questa preghiera, che viene recitata ogni domenica a mezzogiorno, preceduta da un breve discorso. Questa semplice cerimonia viene trasmessa da varie stazioni televisive e radiofoniche in tutto il mondo. Meditiamo sulla prima parte dell’Angelus: “L’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria e la Vergine concepì per opera dello Spirito Santo”. L’angelo Gabriele annuncia a Maria il Salvatore, l’Atteso dei popoli: numerosi esegeti sono inclini ad interpretare il saluto dell’Angelo rivolto alla Vergine – figlia di Sion – come un invito a quella gioia [= káire: Rallegrati!] messianica che i Profeti nel tempo hanno rivolto a Gerusalemme, cuore religioso di tutto Israele: "Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino sopra un puledro figlio d'asina. Farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme, l'arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti, il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume ai confini della terra" (Zaccaria 9, 9-10). "Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, tu non vedrai più la sventura... Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un Salvatore potente" (Sofonia, 3, 14 – 17) "Non temere, terra, ma rallegrati e gioisci, perché cose grandi ha fatto il Signore" (Gioele, 2,21) Leggiamo alcune riflessioni 1. "Rallegratevi nel Signore, sempre … Il Signore è vicino!" (Fil 4,4-5). Con queste parole dell’apostolo Paolo la Liturgia ci invita alla gioia. Sono le parole con le quali il Servo di Dio, Papa Paolo VI, volle intitolare, nel 1975, la sua memorabile Esortazione apostolica sulla gioia cristiana, "Gaudete in Domino!". 2. L’Avvento è tempo di gioia, perché fa rivivere l’attesa dell’evento più lieto nella storia: la nascita del Figlio di Dio dalla Vergine Maria. Sapere che Dio non è lontano, ma vicino, non indifferente, ma compassionevole, non estraneo, ma Padre misericordioso che ci segue amorevolmente nel rispetto della nostra libertà: tutto questo è motivo di una gioia profonda che le alterne vicende quotidiane non possono scalfire. 3. Caratteristica inconfondibile della gioia cristiana è che essa può convivere con la sofferenza, perché è tutta basata sull’amore. In effetti, il Signore che ci "è vicino", al punto da farsi uomo, viene ad infonderci la sua gioia, la gioia di amare. Solo così si capisce la serena letizia dei martiri anche in mezzo alle prove, o il sorriso dei santi della carità dinanzi a chi è nel dolore: un sorriso che non offende, ma consola. "Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te" (Lc 1,28). L’annuncio dell’Angelo a Maria è un invito alla gioia. Chiediamo alla Vergine Santa il dono della gioia cristiana (Giovanni Paolo II, Angelus - 14 dicembre 2003) Manifestamente, "Rallegrati" non è una esortazione di ordine secondario. È la prima parola rivolta dall'angelo a Maria, la prima parola che il Padre fa suonare ai suoi orecchi, nel momento capitale dell'annuncio di salvezza che egli desidera comunicare all'umanità. L'invito alla gioia è dunque di primaria importanza. In questo invito appare lo scopo di tutta l'opera di salvezza. Tutto ciò che ha voluto il Padre, tutto ciò che l'ha spinto a mandare suo Figlio nel mondo era orientato verso la nostra gioia, la nostra felicità. Siccome egli voleva suscitare la più ampia cooperazione di Maria alla sua opera, desiderava che fosse associata a questa intenzione sovrana e che il primo movimento dell'anima della cooperatrice le facesse condividere il primo movimento dell'amore divino paterno verso gli uomini. Maria doveva essere la prima che avrebbe fatto l'esperienza della gioia preparata dal Padre per i suoi figli. Entrando in questa gioia, Maria sarebbe stata anche la prima a diffonderla. Espressamente, l'invito le era rivolto come alla persona che rappresentava la figlia di Sion e portava in se stessa il destino non solo del popolo eletto, ma dell'umanità che beneficiava dell'amore divino salvifico. Aveva dunque come missione di comunicare agli altri la propria felicità, una missione che corrispondeva anche al compito materno che le era attribuito nel disegno di salvezza. Una madre desidera condividere con i figli le sue gioie. L'invito a rallegrarsi rivelava il legame fra la gioia autentica e la grazia. Il legame appariva nell'associazione delle due prime parole "rallegrati" e "colmata di grazia". Nella loro risonanza greca, le due parole vengono intimamente unite in virtù di una somiglianza di pronuncia (Kaire kekaritomène). Ma sono soprattutto unite per il fatto che in Maria la gioia sorge dall'abbondanza della grazia. Non è fortuita la coincidenza: quella che riceve dall'angelo il compito di rallegrarsi e di far entrare la comunità umana nella gioia è quella che è stata dotata di una grazia eccezionale. Il suo esempio aiuta a capire come la perfezione di grazia si esprime in una perfezione di gioia e come l'esultanza di gioia manifesta la trasformazione intima che produce l'azione segreta della grazia dilatando le profondità dell'anima. Dal Cielo, Maria ha ricevuto come primo compito la missione di rallegrarsi: è il segno dell'importanza della gioia agli occhi di Dio. Questa importanza è stata posta in luce dal primo momento dell'annunzio della buona novella. In seguito sarà confermata in tutto l'insegnamento di Gesù, non solo nella dottrina delle Beatitudini ma in molte circostanze, più specialmente nelle parole pronunciate al momento doloroso della Passione. Il racconto dell'Annunciazione ha il grande merito di ricordarci la prima chiamata alla nuova gioia, destinata a orientare tutta la nostra vita. (Jean Galot)