Scarica versione - Società Paleontologica Italiana

Transcript

Scarica versione - Società Paleontologica Italiana
Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana v.44 n.3
Poste Italiane S.p.A.- Sped.Abbon.Posale - D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB, Modena CPO
Numero 12
Maggio 2005
PaleoItalia
Newsletter della Società Paleontologica Italiana
SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA
MODENA
PALEOITALIA
1
Numero 12
Siamo a primavera inoltrata e forse qualcuno leggerà queste righe
quando l’estate sarà già iniziata. E’ la stagione migliore per godersi una
passeggiata all’aria aperta. In questo questo fascicolo di PaleoItalia trovate
numerose idee per una facile escursione che concilia il piacere di stare
all’aria aperta con la passione per la paleontologia: infatti, potrete seguire
l’itinerario nel Carso triestino, oppure ripercorrere le escursioni fatte da
alcuni soci nei mesi scorsi. Purtroppo tutte queste proposte riguardano il
Nord Italia: speriamo di poter pubblicare nel prossimo futuro qualche
percorso anche nelle altre regioni del nostro Paese.
Alla fine del fascicolo trovate l’elenco dei soci della Società, aggiornato
alla fine dell’anno scorso. Come promesso, abbiamo inserito anche gli
indirizzi di posta elettronica, almeno quelli di cui eravamo a conoscenza.
Come vedrete ne mancano molti: se avete un indirizzo e-mail, verificate
che sia presente e che sia esatto, e, per favore segnalate eventuali
integrazioni e correzioni alla Segreteria della Società (Prof. Francesca
Bosellini, [email protected]).
Grazie per la collaborazione e Buona lettura!
Carlo Corradini
GLI INDIRIZZI ELETTRONICI DELLA S.P.I.
Bollettino della Società Paleontologica Italiana
PaleoItalia
Biblioteca
Tesoreria
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
IN COPERTINA
Nummulites brongniarti d’Archiac & Haime, 1853
Eocene medio del Veronese e del Vicentino.
Riprodotto da: d’Archiac & Haime, 1853, “Description des Animaux Fossiles
du Groupe Nummulitique de l’Inde - précédée d’un résumé géologique et d’une
monographie des nummulites”.
Tav. V, fig. 1 (ingrandito al 150% dell’originale).
La specie è tuttora valida.
2
PALEOITALIA
Progetto “Siti Aperti”:
itinerari geo-paleontologici per diversamente abili
La Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
dell’Emilia Romagna ha incaricato il Dipartimento del Museo di
Paleobiologia e dell’Orto Botanico (Università di Modena e Reggio
Emilia) di individuare sul territorio della regione siti di interesse
geologico-paleontologico accessibili anche da chi non è in grado
di affrontare percorsi lunghi o impegnativi. È nato in questo modo
il Progetto “Siti Aperti”, realizzato attraverso tre fasi consecutive:
l’individuazione di località dotate di caratteristiche opportune, la
costruzione di un sito web dedicato e la realizzazione di opere di
adeguamento degli affioramenti.
Il Progetto “Siti Aperti”, al di là della sua concreta realizzazione, vuole rappresentare uno spunto per esperienze analoghe
da realizzare in altre parti di Italia; un ulteriore impulso al processo
di “apertura” della ricerca paleontologica nei confronti di un
pubblico sempre più ampio ed eterogeneo.
ANTONIO RUSSO
Presidente della Società Paleontologica Italiana
PALEOITALIA
3
L’EVOLUZIONE UMANA AL DARWIN DAY 2005
MANUELA LUGLI
Il 15 e il 16 febbraio al Museo di
Storia Naturale di Milano si è tenuta
la seconda edizione del Darwin Day.
Questa volta i protagonisti del
dibattito evoluzionistico italiano ed
internazionale si sono confrontati fra
loro e con il pubblico attorno al tema
dell’evoluzione umana.
Paleontologi, biologi evoluzionisti,
genetisti, filosofi della scienza hanno
animato le due giornate del
convegno riscuotendo, anche
quest’anno un grande successo di
pubblico, l’interesse della stampa e
l’appoggio della comunità scientifica
internazionale. Lo stile divulgativo,
ma nel contempo rigoroso è stato
calibrato per un pubblico curioso,
quindi non necessariamente per
addetti ai lavori.
Il convegno è stato diviso
idealmente in tre sezioni. La prima
dal titolo “UOMINI &FOSSILI” è
stata aperta dall’etologo ed
evoluzionista inglese Richard
Dawkins, il quale ha tenuto una
conferenza sul tema Si può
prevedere l’evoluzione?.
Poi è stata la volta di Giacomo
Giacobini, paleontologo dell’Università di Torino, il quale ci ha parlato
del dibattito sull’evoluzione
dell’uomo nella seconda metà
dell’ottocento, tesa a chiarire la
posizione zoologica e filogenetica
dell’uomo attraverso lo studio
comparativo con gli animali ad esso
più affini, le scimmie antropomorfe
e la ricerca dei fossili dei suoi
antenati. Dopo i ritrovamenti della
valle del Neander, nel 1848 il
geologo William King crea la specie
Homo neanderthalensis; nel 1868
la scoperta di cinque scheletri
avvenuta nel Riparo di Cro-Magnon
in Dorgogna permette di conoscere
una forma umana più recente, ma
comunque di età pleistocenica: il
tipo umano classico del Paleolitico
superiore europeo.
Il professor Giorgio Manzi
dell’Università La Sapienza di
Roma ha tracciato, in sintesi, la
storia dei ritrovamenti più importanti
per la ricostruzione della nostra
storia evolutiva avvenuti in Africa a
partire dal piccolo cranio fossile di
australopiteco noto come Taung
Baby ritrovato nel 1924. Non più
solo Neandertal e Cro-magnon che
si affrontano nelle terre dei ghiacci
della preistoria, non più sparuti resti
di “pitecantropo” che popolano la
remota isola di Giava, ma un nuovo
e straordinario continente, l’Africa,
e nuovi orizzonti cronologici si
aprono alla ricerca delle tracce
dell’evoluzione umana. Con il
progresso delle conoscenze, soprattutto a partire dagli anni ’60 e poi a
seguito delle straordinarie scoperte
nella regione dell’Afar - in parti-
4
PALEOITALIA
colare dello scheletro di un
australopiteco (chi non conosce
Lucy?) Australopithecus afarensis - ci si allontana da un modello
lineare della nostra evoluzione,
risultando più plausibile un vero e
proprio albero filogenetico. Negli
ultimi vent’anni, con il progresso
delle scoperte, l’album di famiglia
si è arricchito di nuovi personaggi,
tanto che si sente parlare di
“cespuglio “ come metafora figurativa per descrivere l’evoluzione
degli ominidi, perché ben
rappresenta l’idea di una gran
quantità di antenati non necessariamente disposti in sequenza
lineare, ma spesso contemporaneamente presenti sul pianeta,
talvolta negli stessi territori. Tuttavia,
ci mette in guardia Giorgio Manzi,
questo termine potrebbe ingenerare
l’equivoco che il cespuglio sia
formato da tante pianticelle distinte,
tanto da suggerire che l’origine degli
ominidi sia stata polifiletica (ossia
che derivi da diverse forme primitive). Al contrario abbiamo
parecchie evidenze per ritenere che
quello degli ominidi sia proprio un
albero, con il suo bravo tronco,
l’origine monofiletica, e alcune
ramificazioni.
La sezione del pomeriggio si è
conclusa con l’intervento del prof.
Juan Luis Arsuaga, paleontologo
dell’Università Complutense di
Madrid, il quale ha tenuto una
conferenza dal titolo “Prima e dopo
la sintesi moderna: riflessioni
sull’evoluzione umana”, tema
trattato anche nel libro El enigma
de la Esfinge che presto uscirà in
italiano per i tipi di Feltrinelli.
In serata si è tenuta una tavola
rotonda dal titolo Evoluzione:
parliamone alla quale hanno
partecipato Richard Dawkins, Telmo
Pievani e Giulio Giorello, Professore
di Filosofia della scienza, Università
di Milano in qualità di moderatore,
per la presentazione dell’ultimo libro
tradotto in italiano di Richard
Dawkins dal titolo Il Cappellano
del Diavolo, Raffaello Cortina
Editore. Si tratta di una raccolta di
saggi nei quali lo studioso teorico del
gene egoista e del concetto di
“meme”, spinge alle estreme
conseguenze la rivoluzione darwiniana, esplorandone le implicazioni nei campi più diversi.
Il convegno è proseguito nella
giornata successiva del 16 febbraio.
La sezione del mattino dal titolo
“CERVELLI A CONFRONTO –
PALEOITALIA
EVOLUZIONE
RICERCA
SCUOLA” ha visto impegnati:
Michael McIlwaath, Consigliere del
Consiglio di Amministrazione del
Legal Advisory Council del National
Center for Scientific Education,
California, USA, sul tema
Dall’America all’Italia strategie
degli anti evoluzionisti, per gli
inquietanti paralleli che potrebbero
verificarsi in considerazione della
decisione del Ministro dell’istruzione
di togliere Darwin dai programmi
delle scuole elementari; Carlo
Alberto Redi, Professore di biologia
dello sviluppo, Università di Pavia
ha tenuto una conferenza dal titolo
Evo-Devo del genoma, poiché oggi
niente in evoluzione ha un senso se
non nella prospettiva della biologia
dello sviluppo e dello studio del
genoma. Evo-Devo è l’acronimo di
evolutionary
developmental
biology (biologia evolutiva dello
sviluppo); Aldo Fasolo, Professore
di neurologia comparata, Università
di Torino, ha sviluppato un discorso
estremamente interessante sul
“posto“ nella natura del cervello
umano, vale a dire la storia evolutiva
del cervello umano; Paolo Vidali,
professore di filosofia della scienza,
Liceo scientifico GB Quadri
Vicenza ha indagato gli aspetti
filosofici ne La metafora dell’evoluzione nel sapere contempo-
5
raneo. Telmo Pievani ha presentato
il nuovo portale dell’evoluzione
denominato Pikaia, dove si possono
trovare informazioni su tutto quanto
riguarda la biologia evoluzionistica
in Italia e all’estero.Lo si trova al
seguente
indirizzo
http://
www.eversincedarwin.org
La sezione del pomeriggio
intitolata “L’EVOLUZIONE
UMANA :IERI, OGGI, DOMANI” è proseguita con la comunicazione del Prof. Pietro Omodeo,
zoologo evoluzionista dell’Università di Siena, dal titolo Darwin e
l’evoluzione dell’uomo. Andrea
Pilastro, Professore di etologia
all’Università di Padova, ci ha
intrattenuto sul tema Rivisitando
Darwin: la selezione sessuale.
Antonio Torroni, Professore di
Genetica all’Università di Pavia ha
tenuto una conferenza dal titolo Il
genoma mitocondriale umano:
una prospettiva al femminile
dell’evoluzione umana. Marcello
Buiatti, genetista dell’Università di
Firenze, ha chiuso la sezione
pomeridiana con una relazione
intitolata Il benevolo disordine
della vita.
La manifestazione si è conclusa
con una nota leggera: Elio delle
Storie Tese si è cimentato in una
lettura di Kafka : “Relazione sulla
mia vita di scimmia”
PALEOITALIA
6
PALEONTOLOGIA PER NON VEDENTI
ESPERIENZE NELL’AMBITO DELLA MOSTRA
“CONCHIGLIE: MERAVIGLIE DI UN MONDO SCONOSCIUTO”,
MODENA, 2 OTTOBRE-11 NOVEMBRE 2004
VERONICA PADOVANI & ALESSANDRO VESCOGNI
L’ormai tradizionale mostra del
Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico
dell’Università di Modena e Reggio
Emilia ha avuto nel 2004 un tema di
grande interesse e di notevole
complessità: i molluschi e le loro
conchiglie.
La mostra, realizzata in
collaborazione con il Museo Tridentino di Scienze Naturali, si è
La locandina della mostra.
articolata in tre diverse parti, tese a
“svelare” il mondo dei molluschi
attraverso differenti chiavi di lettura.
La prima sezione, intitolata “Le
conchiglie e lo spazio”, ha avuto lo
scopo di introdurre alla biologia dei
molluschi e di illustrare i molteplici
adattamenti raggiunti da questi
animali. Un’amplissima raccolta di
conchiglie provenienti da tutte le
parti del mondo ha permesso al
visitatore di cogliere l’incredibile
varietà di forme, colori e dimensioni.
Caratteristiche niente affatto casuali, che hanno consentito ai molluschi
di colonizzare la maggior parte degli
ambienti: dalle profondità marine
fino alle vette delle montagne.
La seconda sezione - “Le
conchiglie e il tempo” - è stata
invece dedicata ai molluschi fossili.
Qui un’ampia collezione di reperti
ha portato il visitatore a scoprire
come le conchiglie fossili non siano
solamente curiosità da mettere sulla
mensola del caminetto. Grande
infatti è il loro valore scientifico:
come “marker” biostratigrafici,
indicatori paleoecologici e come
testimoni di un processo evolutivo
che affonda le proprie radici in un
passato lontanissimo.
A completare questa sezione
sono stati esposti i molluschi fossili
PALEOITALIA
7
Una selezione dei molluschi attuali in esposizione.
delle collezioni storiche del Museo
di Paleontologia di Modena. Oltre a
rappresentare un’importante
strumento per ricostruire l’evoluzione del territorio locale, questo
materiale ha fornito l’occasione per
far “incontrare” la cittadinanza con
i padri della cultura geologica e
paleontologica modenese e italiana.
Figure come Doderlein, Pantanelli,
Coppi, Foresti – studiosi ottocenteschi - sono stati per certi versi
i precursori di una cultura scientifica
estremamente moderna, volta al
collezionismo, alla ricerca, ma allo
stesso tempo preoccupata di
divulgare i propri risultati a qualsiasi
livello, nel tentativo di raggiungere
il maggior numero di persone.
Nella sezione conclusiva - “Le
conchiglie e l’uomo” - è stato infine
messo in luce lo stretto rapporto che
lega i molluschi alla civiltà umana.
Dagli usi primari, come fonte di cibo
o come utensili, fino alla loro utilizzo
come oggetti rituali, religiosi, o come
fonte d’ispirazione artistica.
Panoramica della sezione dedicata ai
molluschi fossili.
8
PALEOITALIA
Scorcio della parte dedicata ai molluschi marini.
Il mondo delle conchiglie e le
conchiglie nel mondo quindi, in un
percorso interdisciplinare teso
all’esplorazione, il più possibile
esaustiva, di questo complesso
argomento.
Da sottolineare come, grazie alla
collaborazione con l’Unione Italiana
Ciechi, sia stato possibile allestire
all’interno del percorso espositivo
alcune “vetrine aperte”, accessibili
anche da parte di un pubblico non
vedente. Una selezione di pezzi
particolarmente significativi,
corredati di etichette in braille, ha
permesso di esaminare la varietà
delle forme delle conchiglie attuali
marine, terrestri e d’acqua dolce, e
di analizzare diversi esemplari di
conchiglie fossili. Il confronto tra
esemplari attuali e fossili ha
consentito di apprezzare le
differenze di consistenza e peso dei
pezzi e quindi di sviluppare riflessioni
sui processi di fossilizzazione.
Questo percorso, corredato da una
guida in braille, ha ricevuto fra l’altro
la visita di una delegazione
dell’Unione Italiana Ciechi, guidata
dal Vice Presidente nazionale.
Nonostante un’esperienza di
questo tipo non costituisca certo una
novità nel campo della museologia
in generale, per chi ha partecipato
all’allestimento ha rappresentato
un’importante fonte di riflessione. In
particolare ci si è resi conto di come
il patrimonio naturalistico, in
particolare geo-paleontologico, si
presti note-volmente alla didattica
rivolta a persone non vedenti. Non
solo, la relativa facilità con la quale
è possibile creare esperienze di
interazione rende possibile pensare
ad una sempre maggior apertura di
queste iniziative anche nei confronti
persone portatrici di handicap di
diverso tipo.
PALEOITALIA
9
LE ESCURSIONI PALEONTOLOGICHE DEI
PALEONTOFILI NEL 2004
JORDI ORSO
Grazie alla disponibilità di tre esperti “professionisti” della SPI
ho potuto organizzare nel 2004 tre escursioni paleontologiche per
noi paleontofili. Lo scopo delle escursioni era (e sarà) puramente
didattico in modo da soddisfare anche il legislatore. In tutto hanno
preso parte una trentina di persone. Trattandosi di un’iniziativa
privata, ognuno ha partecipato a proprio rischio e pericolo e con i
propri mezzi di trasporto. Chi veniva da lontano poteva pernottare
nelle vicinanze del luogo d’incontro in modo da affrontare fresco e
riposato l’avventura paleontologica.
Il calendario del 2004 prevedeva le seguenti escursioni:
24 aprile: Castell’Arquato e dintorni (Piacenza) – Pliocene, Prof.
Sergio Raffi
19 settembre: Sasso Malascarpa (Canzo, Como) – Triassico/
Giurassico, Prof. Andrea Tintori
10 ottobre: Tonezza del Cimone (Vicenza) – Giurassico inferione, Dr.
Davide Bassi
Vorrei anche menzionare l’invito “fuori calendario” del Dr.
Edoardo Martinetto dell’Università di Torino a partecipare ad
un’escursione con i suoi studenti l’11 giugno e che prevedeva la visita
di due siti del Pliocene del Piemonte: Cassine (AI) per le Argille Azzurre
e Cortiglione (AT) per le Sabbie di Asti.
I tre riassunti che seguono sono intesi per tutti quei soci che
purtroppo sono dovuti restare a casa. Spero di riuscire a dimostrare
quanto ci siamo divertiti e che cosa abbiamo imparato; inoltre, se
stimoleranno la voglia di altre escursioni, sarò felicissima a continuare
l’esperimento. Vorrei ringraziare di tutto cuore i Proff. Raffi, Tintori e
il Dr. Bassi per la loro straordinaria disponibilità, ma anche per il
loro sostanzioso contributo redazionale e il prezioso aiuto linguistico.
Per motivi di spazio, il terzo resoconto, relativo all’escursione a Tonezza del
Cimone verrà pubblicata nel prossimo numero di PaleoItalia.
10
PALEOITALIA
Come Indiana Jones nelle giungle di Castell’Arquato
guida scientifica: Prof. Sergio Raffi
data: 24 aprile 2004
località: 1) riva sinistra del Fiume Arda, Calanco di Monte Padova tra Lugagnano
e Castell’Arquato (PC), Riserva del Piacenziano; 2) versante sinistro del Rio
Chiavenna, Calanco di Case Valle appena al di fuori dell’area della Riserva
equipaggiamento: da media montagna, guanti, pantaloni lunghi
difficoltà: nessuna
Chi conosce Castell’Arquato è
certamente familiare con l’emozione che già da lontano suscita la
vista del borgo medievale che con
la sua rocca merlata domina la Val
d’Arda. Quattro anni fa il Palazzo
del Podestà aveva ospitato le prime
Giornate di Paleontologia della SPI
e tutti i partecipanti erano rimasti
affascinati dalla bellezza del borgo.
Per questa prima escursione i
partecipanti si erano dati appuntamento al parcheggio di Castell’Arquato lungo il fiume. Alcuni
erano arrivati da lontano, da Torino,
Firenze, Ravenna, Pavia e Milano.
Il programma prevedeva la visita di
due calanchi, (uno nell’area protetta
della Riserva del Piacenziano e
l’altro in Val Chiavenna) e, a fine
escursione, una breve visita al
Museo Geologico di Castell’Arquato.
Prima di affrontare i calanchi la
nostra guida ci ha distribuito alcuni
appunti sull’escursione e, di fronte
all’imponente scenario del Calanco
di Monte Giogo a Lugagnano, ci ha
illustrato in modo sintetico le
problematiche generali relative
all’epoca Pliocenica con particolare
attenzione alla successione stratigrafica Lugagnano-Castell’Arqua-
to, considerata unanimemente fino
a circa 15 anni fa la sezione tipo del
piano Piacenziano. Per diversi
motivi e soprattutto a causa di una
importante lacuna stratigrafica alla
sua base, oggi il suo ruolo nella
moderna stratigrafia è stato relegato
a “stratotipo storico del Piacenziano”. La sezione, tuttavia, per
l’ampiezza dei suoi affioramenti, la
diversità della sua fauna a molluschi
e la varietà dei suoi paleoambienti
rimane sempre una palestra ideale
per gli studi paleoecologici sul
Pliocene.
Dopo questa introduzione, tra le
brume di una chiacchierata un po’
specialistica, ecco apparire il mare
del Golfo Padano che nel Pliocene
inferiore si estendeva dall’Appennino alle Alpi. Nell’area di Castell’Arquato era relativamente
profondo e oggi avevamo l’occasione di verificarlo noi stessi
immergendoci non nell’acqua,
ovviamente, ma nella folta vegetazione del nostro primo calanco, la
cui successione è compresa nel
piano Piacenziano. Nel boschetto
regnava il silenzio e il sole vi
penetrava solo poco. All’inizio si
camminava su uno spesso strato di
fogliame, un po’ scivoloso, per poi
PALEOITALIA
11
Il Calanco di Monte Giogo.
risalire i percorsi di rivoli quanto mai
impervi. Ora mi era chiara la
raccomandazione di Sergio Raffi di
portare ad ogni costo dei guanti
resistenti. Ci proteggevano da
ortiche e rovi. Spesso si procedeva
a quattro zampe e anche in quelle
occasioni era certamente un
vantaggio avere le mani calzate.
Nessuno si meravigliò dunque
quando la nostra guida tirò fuori un
grosso machete per aprirci un
sentiero tra arbusti, rovi e liane. Ci
sembrava di appartenere ad un
mondo irreale, molto esotico e
affascinante, nonostante spine e
zanzare.
La prima sosta ci permise di
osservare alcuni fossili e ad ascoltare Sergio. “Tutta la zona è famosa
per la bellezza e la varietà dei suoi
fossili”, ci raccontò. “Fin dai primi
anni dell’Ottocento gli affioramenti
dei dintorni di Castell’Arquato
hanno sempre costituito un punto di
riferimento essenziale per gli
appassionati, e le collezioni dei
molluschi fossili dell’area erano già
diffuse in tutti i principali musei
europei.” Con i fossili sotto i nostri
occhi cercavamo di immaginarci il
loro ambiente. Sergio fece subito
notare che una ricostruzione
paleoambientale speditiva poteva
essere semplicemente basata sul
significato ecologico di specie
ancora viventi; infatti, almeno un 4050% delle specie del Piacenziano
popola ancora oggi il Mediterraneo.
Su questa base diventava chiaro che
la successione esaminata rientrava
costantemente nella zona circalitorale, in una fascia batimetrica che
poteva oscillare tra i 30 ed i 50-60
m. Le differenze delle associazioni
a molluschi riguardavano essenzialmente il diverso tipo di substrato.
Così ad esempio nei livelli più
12
PALEOITALIA
Amusium cristatum (Bronn), una delle
specie più comuni del Pliocene di
Castell’Arquato.
fangosi si rinvenivano esemplari
(talora in posizione di vita) di
Pelecyora islandicoides, Glossus
humanus, Conus brocchii, Amusium cristatum, Corbula gibba,
ecc. mentre nei livelli con maggiore
percentuale di detriti conchigliari e
di sabbia fine prevalevano
Nuculana fragilis, Tellina serrata,
Clavagella bacillum, ecc. Infine i
livelli più detritici erano caratterizzati da Flabellipecten flabelliformis, Aequipecten scabrella,
Astarte fusca, Cardita sp.” E
scusate se è poco. Quanti nomi,
meglio prendere nota. Era importante capire il rapporto tra sedimento
e fossili per poter comprendere le
variazioni della successione. Certo
di maggior interesse malacologico
erano gli esemplari di Terebridi
come ad esempio Tenebra fuscata
(sinonimo dell’attuale Tenebra
senegalensis) che evocavano lo
scenario ed i colori di un mare
tropicale...
“Il continuo accumulo dei
depositi sedimentari”, ci spiegò
Sergio, “il lento sollevamento della
Catena Appenninica, e, da circa 3
milioni di anni, l’abbassamento del
livello marino come conseguenza
della formazione della Calotta
Glaciale Artica determinarono
localmente un progressivo ritiro del
mare fino alla definitiva emersione
verso la fine del Pleistocene
inferiore (a circa un milione di anni
fa).” Con l’aiuto del nostro esperto
tentavamo di trovare le tracce di
questi avvenimenti nei sedimenti e
nei fossili del calanco.
Prima di aggredire il successivo
affioramento, durante la meritata
sosta picnic in una radura soleggiata,
Sergio ci invitava a riflettere sulla
possibilità non ancora documentata
localmente, di una diretta responsabilità della precessione degli
equinozi nel determinare la caratteristica ripetuta e costante alternanza di livelli più fangosi con altri
più sabbiosi che distingue la
successione del calanco di Monte
Giogo. “Non vi sembra singolare”,
aggiunse, “che i quattro livelli di
calcareniti, che affiorano nella
successione (sul più recente è
edificato Castell’Arquato), si
alternassero ogni 100.000 anni
circa, richiamando dunque il ciclo
della variazione dell’eccentricità
dell’orbita terrestre?” Così si era
presentata l’occasione di parlare dei
cicli di Milankovich e dell’influenza
dei movimenti del globo terrestre sul
clima e quindi sulla sedimentazione.
Il secondo calanco non aveva
niente da invidiare al primo,
specialmente dal punto di vista
sportivo. Ad un certo momento ci
siamo trovati davanti un salto di 4
metri, o almeno così ci sembrava.
PALEOITALIA
Niente paura, l’agilissimo professore
ci mostrò come, con l’aiuto di un
flessibile alberello messo lì quasi
apposta, si poteva atterrare sani e
salvi. Altro che Indiana Jones!
Occorre dire però che questi
affioramenti si sono rivelati molto
più poveri di fossili rispetto a quelli
della Riserva. Quasi inaccessibili poi
senza il “machete” di Sergio. La
successione piacenziana è costituita
anche qui di alternanze di livelli
fangosi e detritico sabbiosi. La
malacofauna suggerisce però un
riferimento ad ambienti di minore
profondità ed è caratterizzata oltre
che da Pelecyora brocchii,
Glossus humanus, Aporrhais
pespelecani, Aequipecten scabrella, Flabellipecten flabelliformis anche da esemplari di
Glycymeris insubrica, Spisula
subtruncata che denotano una
transizione verso ambienti
infralitorali. Di particolare interesse
il ritrovamento di Palliolum
excisum una specie di pettinide che
si estinse intorno a tre milioni di anni
fa. Come nel precedente calanco
Un esemplare in posizione di vita di
Pelecyora islandicoides, una tipica specie
neogenica che si estingue alla fine del
Piacenziano.
13
ogni specie ritrovata dava adito ad
interessanti discussioni sul modo di
vita e sulla sua posizione
sistematica. In particolare ci è rimasta impressa l’osservazione di
Sergio: “Ogni fossile perde gran
parte del suo valore scientifico e
didattico se non sono stati annotati,
al momento del suo ritrovamento, le
informazioni fondamentali: in quale
roccia è stato rinvenuto, la sua
posizione precisa nell’ambito dello
strato e le specie con cui è
associato.”
L’escursione terminò in un
pittoresco Agriturismo per assaggiare affettati gustosissimi e vino
rosso locale servito in coppette di
ceramica bianca. Che buono! Ma
ci aspettava ancora il Museo
Geologico di Castell’Arquato. Dopo
aver potuto osservare “in situ” solo
un limitato numero di fossili,
l’abbondanza del Museo non ci
sembrava vera. Ecco qui, i nostri
amici dalla veneranda età di 2-5
milioni di anni, sistemati bene e
raggruppati a seconda del loro
ambiente. Tantissimi i reperti
importanti e degni di attenzione.
Particolare interesse ha destato un
blocco di roccia che presentava
un’incredibile concentrazione di
conchiglie di Glycymeris insubrica.
Soprattutto ci ha incuriosito il
forellino conico posto con
sorprendente precisione appena
sotto l’umbone di tantissimi
esemplari. “Foro di predazione da
parte di naticidi (probabilmente
Neverita josephinia)” ci ha
spiegato Sergio. Ed ecco un altro
esempio dell’enorme portata
didattica dei fossili: la predazione
permette di introdurre la nozione di
14
PALEOITALIA
rete trofica, la concentrazione di
conchiglie apre l’argomento della
tafonomia e tutti quei gusci
ammucchiati evocano la tempesta
che li ha raccolti, trasportati e
depositati e ci troviamo a parlare del
moto ondoso. Per l’ennesima volta
ci rendiamo conto di quante
informazioni sono nascoste nei
fossili, basta fare le domande
giuste...
Il Museo Geologico merita
senz’altro una visita (per
informazioni: tel. 0523 804266,
www.museogeologico.it, oppure
PaleoItalia n.5, ottobre 2001). Uno
dei suoi vanti sono i fossili di cetacei
rinvenuti nei calanchi dei dintorni
oltre che naturalmente le splendide
collezioni di molluschi fossili che
rispecchiano molto bene il
patrimonio fossilifero del territorio.
La Montagna degli Zoccoli
Guida scientifica: Prof. Andrea Tintori, Università di Milano
data : 19 settembre 2004
località: Canzo-Asso, Foresta Demaniale dei Corni di Canzo, Riserva del Sasso
Malascarpa
equipaggiamento: da media montagna
difficoltà: nessuna. dislivello 650 m
Per tutta la settimana aveva
piovuto e le previsioni non erano
molto promettenti. Che fare?
Nessuno dei partecipanti voleva
rinunciare all’escursione paleontologica con il Prof. Andrea Tintori.
Così abbiamo deciso di partire
comunque. E il nostro ottimismo fu
premiato!
Il punto d’incontro era stato
fissato al parcheggio di Canzo
presso il cimitero, non lontano dalla
stazione ferroviaria. Da li abbiamo
raggiunto a piedi la località Fonte
Gajum dove inizia il Sentiero
geologico di Valle Ravella. Per
l’interesse che avevano suscitato sia
il suo assetto geologico che la sua
ricchezza di livelli fossiliferi l’area
della Riserva del Sasso Malascarpa
era stata studiata a fondo fin
dall’inizio del secolo scorso e il
sentiero geologico nacque circa 30
anni fa. Fu il primo del suo genere
in tutta l’Italia. Oggi è stato
completamente rifatto e l’itinerario
è costellato da numerosi pannelli ed
è quindi facile da seguire.
Il primo affioramento lungo il
sentiero presenta una spettacolare
successione di strati contorti: il
cartello didattico posto lì accanto
Il Sasso Malascarpa.
PALEOITALIA
15
Lungo la cresta verso il Sasso Malascarpa tra i calcari fossiliferi del Retico.
spiega che si tratta di sedimenti, per
lo più calcari marnosi, messi in
movimento prima della diagenesi,
quando erano ancora plastici. Dal
punto in cui ci trovavamo c’è una
bella vista panoramica su tutta la
valle e il Prof. Tintori colse l’occasione per illustrarci meglio
l’itinerario generale.
“Guardatevi intorno”, c’invitò, “e
vi accorgerete che ci troviamo in
una conca. I suoi depositi più antichi
risalgono al Triassico Superiore,
quando tutto questo territorio era
sommerso dal mare. Al centro della
conca essi sono sepelliti sotto gli
strati del Giurassico e del Cretaceo,
secondo l’ordine di deposizione. Ma
ai bordi della conca, più in alto, per
effetto della sinclinale e dell’erosione il principio di sovrapposizione
naturale sembra sconvolto e le untità
più antiche affiorano al disopra di
quelle più giovani.” Da lontano si
intravedeva la vetta del Sasso
Malascarpa. “Ecco, per esempio,
solo la cima del Sasso Malascarpa
risale al Triassico, e per raggiungerla
passeremo prima per il Cretaceo e
poi per il Giurassico. Sarà una
passeggiata attraverso la storia della
terra a ritroso.” La vetta era
lontanissima e non ci sembrava
possibile che l’avremmo raggiunta
in un paio d’ore soltanto.
Indicando gli strati compressi e
piegati dell’affioramento continuò:
“Ora immaginate di trovarvi in alto
mare, perchè, mentre nel Triassico
Superiore tutta la zona era coperta
da un mare molto basso, questa
formazione appartiene al Giurassico,
e in quell’epoca il mare qui era
profondo a causa di fenomeni di
16
PALEOITALIA
subsidenza. La morfologia del fondo
marino era molto varia con la
presenza di monti sottomarini anche
molto elevati. Infatti, l’evidenza
geologica indica la deposizione di
sedimenti su superficie inclinate.
Questi sedimenti, raggiunto un certo
spessore e con gli strati già
individuati, tendevano a scivolare
lungo il pendio, ma essendo ancora
plastici essi si arricciavano. Questo
fenomeno si chiama ‘slumping’,
dall’inglese sprofondare, precipitare,
e nella conca si vedono bene gli
effetti. Se osservate i versanti
intorno a noi noterete quei banchi
chiari di Calcare di Moltrasio che in
ogni tanto presentano delle
interruzioni nella loro traccia diritta
formando delle sacche, di slumping
appunto.”
Il sentiero ci portò alla
Prim’Alpe, un antico alpeggio
trasformato in sede della Guardia
forestale dall’Azienda Regionale
delle Foreste, con tanto di Centro
visite e museo. La cascina, un bel
edificio rustico con un pittoresco
cortile, è stata ristrutturato seguendo
fedelmente i disegni originali. Nel
museo, al reparto dedicato all’ambiente, scoprimmo una “siloteca”,
una selezione di tronchi d’albero
delle specie più importanti della
foresta demaniale, come faggio,
castagno, orniello, rovere, peccio o
abete rosso, ecc., tutti sezionati in
modo da poter osservare sia l’anima
dei tronchi che gli anelli di crescita.
Gran parte del museo è dedicata alla
geologia e ai fossili locali. Pannelli
didattici informano i visitatori sui vari
livelli fossiliferi locali, e una singolare
colonna stratigrafica di rocce vere
dei litotipi presenti nella Riserva ci
invita ad imparare a leggere il Libro
di Geologia nascosta nel territorio.
Il protagonista dei fossili presenti nel
museo è senz’altro il Conchodon,
un grande bivalve imparentato con
i famosi Megalodonti delle Dolomiti.
Esso ha dato il nome alla Dolomia a
Conchodon, una formazione locale
paradossalmente particolarmente
povera di fossili e soprattutto di
Conchodon. Sembra che i Conchodon fossero scappati anche dal
museo, perchè c’erano solo i cartelli
con dei bellissimi disegni del bivalve.
Se li volevamo vedere davvero
dovevamo salire sul Sasso Malascarpa.
Per arrivare alla nostra meta si
passava prima alla Terz’Alpe,
l’unico ‘alpeggio’ della valle tuttora
attivo, e soprattutto con annesso
servizio di bar e ristorante. Prima di
affrontare la salita vi abbiamo
prenotato il nostro pranzo, come
premio, un pò prematuro forse, delle
nostre ipotetiche fatiche.
Prima della salita avevamo modo
di osservare altri affioramenti, e uno
in particolare attirava l’attenzione
Appena sopra la Terz’Alpe tra i blocchi di
Dolomia a Conchodon (senza Conchodon!) franati dai Corni di Canzo.
PALEOITALIA
17
L superficie superiore
dello strato con i
Conchodon (strati
verticalizzati).
del nostro gruppo. “Si tratta di
Flysch”, ci spiegò Andrea Tintori,
“un termine di gergo svizzerotedesco che vuol dire ‘fliessen’, cioè
scorrere. Fondamentalmente si
tratta di successioni di arenarie e
marne, che si ripetono con
regolarità. La loro ciclicità è dovuta
alla successione di apporti tramite
torbide: qui, tuttavia, essendo allora
in una zona di alto, giungevano
soprattutto le ‘nuvole’ di materiale
fine, mentre scarsi sono gli intervalli
arenacei. Il Flysch è caratteristico
dei fondali particolarmente instabili,
in relazione a fasi orogenetiche, qui
soprattutto del Cretaceo.” Davvero
stavamo risalendo la montagna
partendo dal Cretaceo per raggiungere il Triassico passando per il
Giurassico.
Le piogge dei giorni passati
avevano reso il suolo piuttosto
scivoloso e si procedeva con la
dovuta cautela. Solo il Professore,
abituato a ben altre difficoltà,
andava avanti a piede lesto.
Raggiunta la cresta, e il Triassico!
scrutando costantemente il terreno
non ci era difficile notare la
ricchezza di fossili delle rocce lungo
il sentiero. In particolar modo
abbondavano le coquine o “shellbeds”, ammassi fitti fitti di
conchiglie, testimonianze di furiosi
paleo-uragani.
Arrivati finalmente in cima al
Sasso Malascarpa, cosa poi non
tanto faticosa quanto ci piaceva far
credere, ci attendeva il nostro
premio: una parete verticale bianca
(di Calcare di Zu) costellata di
Conchodon. L’incontro con il
protagonista del piccolo museo di
Prim’Alpe ci lasciava senza parole,
era un momento davvero
emozionante. Nella roccia il
Conchodon appariva in sezione
ricordando l’impronta di uno
zoccolo, e questo spiega perchè,
ancora 100 anni fa, qualcuno era
convinto che il diavolo stesso avesse
lasciato quelle tracce. Ovviamente
anche il nome del luogo si riferisce
alla “Scarpa del Maligno”. La
parete che ora si trova in posizione
verticale era stata sollevata e
spostata dalla sua posizione
18
PALEOITALIA
Le “impronte del Diavolo”: sezioni di Conchodon.
orizzontale durante l’orogenesi. Lo
testimoniano proprio le sezioni dei
Conchodon che erano venuti alla
luce molto prima di questo evento
per via dell’erosione della superficie
orizzontale.
Dopo aver fotografato e toccato
i Conchodon a sazietà ci siamo
raccolti sull’erba intorno ad Andrea
Tintori per ascoltare la storia
dell’evoluzione di tutto quello che
avevamo visto fino adesso. Per
l’occasione aveva portato con se la
cartina geologica e ci aveva
preparato dei testi per poter
ricordare meglio una volta tornati a
casa.
“La storia delle rocce affioranti
nella Riserva del Sasso Malascarpa
inizia, come già detto prima, nel
Triassico Superiore, circa 215 milioni
di anni fa, quando nei fondali bassi
al margine della Tetide si forma
un’enorme piattaforma carbonatica
di Dolomia Principale, che si
estendeva dai Pirenei all’Iran. Tra
gli superstiti di quella piattaforma Vi
ricordo le Tre Cime di Lavaredo o il
Civetta nelle Dolomiti. Nella nostra
Riserva la Dolomia Principale è
presente come ‘supporto architettonico’. L’ambiente di allora somigliava a quello delle odierne
Bahamas, con acque limpide e
basse, e a causa del clima caldo il
tasso di salinità nelle numerose
lagune dal fondo poco ossigenato
era molto elevato. Come ricorderete,
nel Triassico tutti i continenti erano
raggruppati nell’unico supercontinente ‘Pangea’. In quell’epoca
l’area in cui ci troviamo adesso, era
situata ai tropici.
Dopo milioni di anni tutta l’area
si approfondì e le condizioni di vita
sottomarina migliorarono. La fauna
cambiò. Nella zona circalitorale, cioè
ad una profondità di qualche decina
di metri, i fondali furono colonizzati
oltre da coralli, ricci di mare,
PALEOITALIA
crostacei e pesci anche dai
Conchodon e da altri molluschi. I
sedimenti erano costituiti da
carbonati e argille che oggi formano
l’Argillite di Riva di Solto e il Calcare
di Zu, il quale rappresenta l’unità più
ricca di fossili della Riserva e che
costituisce anche la ‘muraglia’ del
Sasso Malascarpa.
Un ulteriore cambiamento
avvenne circa 200 milioni fa, quando
l’area subì un approfondimento
radicale e si innalzarono dei monti
subacquei per centinaia di metri. I
loro depositi erano soggetto a
frequenti frane e il Giurassico della
Riserva è caratterizzato da una
generale instabilità, di cui gli
slumping sono una testimonianza
evidente, come abbiamo potuto
osservare prima. Anche le rocce
rossastre dell’Ammonitico Lombardo che vedremo più tardi e che
contengono rare ammoniti si formarono in quelle condizioni.
Il Cretaceo vide il bacino
profondo colmarsi lentamente fino
a riempirsi di sedimenti provvenienti
dall’erosione delle Alpi che avevano
iniziato ad emergere. Queste marne
e arenarie, derivate dalla trasformazione di argille più o meno ricche
di carbonati e sabbie, costituiscono
le unità più recenti presenti nella
Riserva.”
Dopo tanta geologia ci siamo
rimessi in marcia per vedere
un’altro fenomeno spettacolare, non
lontano dalle bianche pareti a
Conchodon: i Campi solcati. Scendendo un piccolo sentiero e attraversando un praticello ci siamo
trovati all’improvviso a picco sulla
vallata sottostante. Proseguendo
con cautela lungo il bordo si vedeva
19
a pochi metri tra gli arbusti
un’estensione orizzontale di grigi
calcari profondamente solcata.
L’attività degli agenti atmosferici
aveva asportato quasi completamente il suolo, giusto qualche
intrepida piantina si ostinava a
crescere tra i solchi. “Le rocce
calcaree sono spesso interessate dal
fenomeno carsico”, ci spiegava
Andrea Tintori. “Si tratta dell’opera
di dissoluzione della roccia stessa da
parte delle acque piovane. Non si
tratta quindi della solita erosione
meccanica dovuta a vento o gelo.
L’acqua piovana contiene dell’anidride carbonica ed è quindi leggermente acida. L’acidità aumenta
quando l’acqua attraversa il suolo,
e arrichita così può sciogliere meglio
la roccia sottostante. Se la roccia
calcarea è compatta, l’azione
dell’acqua produce dei solchi
irregolari che col tempo diventano
sempre più profondi. Dato che
l’acqua è capace di penetrare le
rocce attraverso le più piccole
fessure, la dissoluzione continua in
profondità allargando via via le
fratture. Infatti se pensate allle
Uno spettacolare fenomeno di carsismo: i
Campi solcati sul Sasso Malascarpa.
20
PALEOITALIA
grotte carsiche, di cui una piccola si
trova ai piedi dei Campi solcati, in
realtà non sono state ‘scavate’ ma
‘disciolte’ dall’acqua.” Per un po’
ci divertimmo a saltare i solchi, infatti
essi erano talmente frequenti che
non era possibile procedere in modo
normale.
Era ora di iniziare la discesa.
Avevamo un importante appuntamenti con i Pizzoccheri alla
Terz’Alpe e non si poteva fare
assolutamente tardi. Il soleggiato
cortile dell’Alpe è molto pittoresco.
Un rustico pergolato di vite con dei
grappoli d’uva che quasi ti crescono
in bocca, rende la sosta gradevolissima. Mentre aspettavamo di essere serviti, ci godevamo dopo il
silenzio della montagna la confusione che è di casa in questi luoghi;
ragazzini che corrono qua e la, altri
che cercano di tirarsi dietro il papà
per fargli vedere il vitellino nella
stalla, i cani che non mancano mai
in nessuna confusione, le mamme
che cercano ad alta voce i figli
improvvisamente scomparsi dalla
loro visuale e la cameriera completamente in tilt, perchè proprio oggi,
domenica!!! si era ammalata la
collega. Ah, che buoni i pizzoccheri!
Sulla via del ritorno, dopo la
specialità gastronomica della
Valtellina, ci siamo imbattuti in
un’altra specialità valtellinese, ma di
carattere molto diverso. Lungo il
torrente Ravella la nostra attenzione
fu attirata da certi massi giganteschi
la cui litologia non corrispondeva alle
rocce circostanti. “In effetti”, spiegò
il Professore, “essi sono testimoni
dell’ultimo grande evento che ha
profondamente influenzato la
morfologia delle nostre montagne: le
glaciazioni quaternarie. Enormi
ghiacciai dallo spessore di 1000 m
coprivano allora le vallate principali
raggiungendo la pianura. Con loro
‘viaggiavano’ dei detriti di notevoli
dimensioni che i ghiacciai avevano
incorporato lungo il loro percorso.
Con il disgelo finiva anche il viaggio
dei detriti. Oggi, grazie alla particolarità della loro litologia, possiamo
affermare che i massi erratici o
trovanti della Riserva, provengono
dalla Valtellina”, terminò Andrea
Tintori. Niente male, come
percorso!
Che giornata interessante, piena
di soddisfazioni, ma ormai ci dovevamo affrettare a raggiungere le
macchine.
PALEOITALIA
21
PALEOPASSEGGIANDO LUNGO IL TROPICO
DEL CARSO
SERGIO ANDRI*, DEBORAH ARBULLA°, FRANCO CUCCHI^,
JENNY IDILI**, ANDREA LORENZON*, FRANCESCA MACORINI**,
NICOLETTA MAGRIN*, DIEGO MASIELLO°° NICOLETTA PERCO*,
FABIO PERAZZI**, NEVIO PUGLIESE^, ANASTASIA PURIC°°,
RODOLFO RICCAMBONI**, ANNA ROSSI^, DONATELLA SAMEC*
“Paleopasseggiando lungo il
tropico del Carso” si snoda sul
Carso triestino, nei pressi
dell’abitato di Basovizza, a pochi
chilometri dal confine italo-sloveno
e dalla città di Trieste, lungo le piste
forestali e i sentieri CAI n° 44 e n°
3. Il percorso fornisce al visitatore
informazioni geologico-paleontologiche mettendo in evidenza eventi
accaduti nell’intervallo di tempo
compreso tra il Cretacico superiore
e l’Eocene medio, corrispondente a
circa 70 e 50 milioni di anni fa (Ma).
Lungo il percorso si incontrerà
l’evidenza di uno dei momenti più
affascinanti e drammatici della
storia geologica della Terra: il
* Studente di Scienze Naturali, Università di
Trieste
° Museo Civico di Storia Naturale, Trieste
^ Dipartimento di Scienze Geologiche,
Ambientali e Marine, Università di Trieste
** Studente di Scienze Geologiche, Università
di Trieste
°° Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia;
Direzione centrale risorse agricole,
naturali, forestali e montagna; Ispettorato
ripartimentale foreste di Trieste e Gorizia;
Centro didattico naturalistico di Basovizza.
passaggio Cretacico/Terziario (K/T)
che registra l’imponente crisi
biologica mondiale di 65 Ma. Il
percorso, inoltre, assume valore
naturalistico in quanto stimola
osservazioni sui fenomeni carsici,
sulla vegetazione e sulla fauna.
Il visitatore potrà scoprirsi
geologo, paleontologo e naturalista
osservando rocce, fossili,
morfologie carsiche e assaporando
aspetti salienti della vegetazione e
della fauna locale.
Il primo tratto coincide con parte
del Sentiero Josef Ressel: un
importante tracciato a livello
europeo, in quanto tra i primi ad
essere attrezzato per non vedenti
con irradiatori a raggi infrarossi.
L’escursionista potrà subito prestare
attenzione alle pietre dei muretti a
secco, che forniscono già un
esempio delle rocce e dei fossili
presenti nei dintorni.
Il sentiero si muove verso est,
attraversando perpendicolarmente
gli strati di roccia disposti secondo
una
direzione
nord-sud.
Camminando si avanzerà nel tempo,
22
PALEOITALIA
Carta del percorso.
dal passato verso epoche sempre
piu’ vicine a noi. Come un
paleoecologo, il visitatore ricostruirà
con l’immaginazione gli scenari
tropicali e subtropicali di un oceano
scomparso (Tetide). In questo
oceano, il Carso con tutta la regione
adriatica ha compiuto un viaggio di
oltre un centinaio di milioni di anni
posto sopra un frammento di
continente che si staccò da una
zona corrispondente all’attuale
Africa per poi collidere con placche
continentali euro-asiatiche.
Le tappe proposte da
“Paleopasseggiando lungo il tropico
del Carso” sono:
1. Mare tropicale nelle doline
2. Un buco nell’acqua (di antica
laguna)
3. Kambiano i Tempi (K/T)
4. Le talpe “scoprono” il suolo
5. La comunita’ si arricchisce
6. Uno sguardo a 360° (presente,
passato e futuro)
7. Alla ricerca della landa perduta
Primo tratto del sentiero.
PALEOITALIA
1.Mare tropicale nelle doline
Lungo il sentiero nel Bosco
Igouza, una secolare pineta
artificiale, si notano testate di strato
e grandi blocchi di calcare; sono,
inoltre, presenti numerose
depressioni di forma più o meno
circolare e di dimensioni variabili: le
doline. Queste forme epigee,
caratterizzate dalla presenza di punti
di assorbimento idrico sul fondo, si
formano per dissoluzione dei calcari
(doline di dissoluzione) ad opera
dell’acqua superficiale oppure in
seguito al crollo del soffitto di una
cavità sotterranea (doline di crollo).
Sul lato destro del sentiero si
incontra una dolina di dissoluzione
di modesta entità. Scendendo sul
fondo, si trovano affioramenti di
23
calcare. Qui si osservano numerosi
fossili di rudiste, molluschi ormai
estinti, a testimonianza di un antico
mare tropicale o subtropicale.
Questi fossili, qui molto numerosi,
erano molluschi bivalvi tipici del
Cretacico (da 135 a 65 Ma). La loro
conchiglia è costituita da due valve,
una generalmente conica e l’altra a
forma di opercolo, che racchiudevano le parti molli dell’organismo.
Le rudiste vivevano fissate al
substrato e si riproducevano di solito
in acque calde e ben ossigenate,
generando a volte barriere
organogene simili a quelle costruite
oggi dai coralli.
Procedendo lungo il sentiero è
possibile osservare forme legate alla
dissoluzione da parte delle acque
Particolare di rudiste in sezione trasversale e, nel riquadro in basso a sinistra, longitudinale.
24
PALEOITALIA
Morfologie carsiche: A. Scannellature ; B. Vaschette di corrosione (kamenitza) evoluta.
meteoriche che scorrendo sulle
rocce o stagnando nelle depressioni
hanno formato scannellature, solchi
carsici e vaschette di corrosione.
2. Un buco nell’acqua (di antica
laguna)
La seconda tappa invita ad
osservare un sito interessante ma
poco conosciuto. Si tratta del Pozzo
Adria, situato a qualche centinaio di
metri a nord-est di Basovizza,
profondo circa 28 metri e caratterizzato da due gallerie alla base.
Questo pozzo fu realizzato agli inizi
del ‘900, assieme al più profondo
Pozzo Skoda (-256 m) posto a 1 km
dal paese di Basovizza. Lo scopo
era quello di trovare giacimenti di
carbone sulla scia dei numerosi
scavi effettuati nella regione carsica
tra Trieste e l’Istria, a partire da circa
metà del 1700 per soddisfare
l’aumentato fabbisogno di
combustibile.
Il “carbone” del pozzo è
rappresentato soprattutto da lignite
picea, originatasi in seguito ad una
sedimentazione di materia organica
e resti vegetali in ambienti di laguna
subtropicale prima della fine del
Cretacico (circa 70 Ma). La lignite,
che si trova in strati di ridotto spessore e contiene fossili microscopici
(ostracodi e gasteropodi), è facilmente osservabile tra il materiale di
PALEOITALIA
riporto dello scavo accumulato a
pochi metri dai margini del pozzo.
I pozzi diedero pochissimo
carbone o non ne diedero affatto.
Stando ad alcune fonti, l’ing. Hans
Gutmann, responsabile dei lavori, per
l’esito fallimentare si sarebbe tolto
la vita lanciandosi nel baratro. Si
tratterebbe, però, solo di una
leggenda: sembra infatti che
Gutmann abbia avuto in seguito altri
incarichi. Rimane la sola certezza
che a Basovizza i lavori si intensificarono dal 1900 al 1908.
3. Kambiano i Tempi (K/T)
Lasciando alle spalle il Pozzo
Adria, il sentiero prosegue in
direzione sud-est verso le falde del
Monte Cocusso. Gli affioramenti
che si incontrano ai margini sono
esclusivamente calcarei. In prossimità della S.P. 10 affiorano calcari
contenenti fossili che hanno
permesso l’identificazione di un
momento importante della storia
geologica di quest’area. In questo
tratto di sentiero si passa in pochi
metri dai calcari cretacici (fine
dell’Era Mesozoica) a quelli successivi dell’Era Terziaria, incontrando
rocce che hanno registrato una delle
più imponenti catastrofi biologiche
a livello planetario, nota come la
“grande estinzione di massa” del
passaggio K/T (65 Ma). Questa
crisi, provocata da cambiamenti
ambientali e climatici dovuti a più
cause (impatto di meteorite, attività
vulcanica, apertura dell’Atlantico),
è stata un evento talmente straordinario da causare la scomparsa non
solo dei dinosauri, ma anche di altri
organismi. Lungo questo percorso,
infatti, si può diventare spettatori di
25
Il Pozzo Adria, oggi recintato.
questa crisi riconoscendo altre
“vittime” meno famose. Ciò è
possibile osservando nelle rocce
l’ultima apparizione delle rudiste e
di un piccolo organismo unicellulare,
il foraminifero Rhapydionina
liburnica, nonché di altre forme
tipiche di ambiente prettamente
marino poco profondo. La comunità
biologica si impoverisce anche
perché il mare si ritira lasciando uno
scenario caratterizzato da ambienti
soggetti a continue emersioni e sommersioni. La copertura vegetale
impedisce di seguire con continuità
rocce che hanno registrato questo
cambiamento ambientale, osservabile comunque in altre affioranti
in aree vicine a Basovizza.
Proseguendo la passeggiata,
presso il lato sud-orientale della S.P.
10, si incontrano strati di calcari neri
che registrano la ripresa della vita
del Terziario. In un ambiente ormai
trasformatosi in laguna e palude, si
assiste alla comparsa di alghe verdi
(caracee) e mucillagini organiche,
queste ultime responsabili della
crescita delle stromatoliti.
26
PALEOITALIA
Stromatoliti fossili in sezione lucida, a sinistra; stromatoliti attuali (Shark Bay, Australia),
a destra.
La strada provinciale n° 10 “del
Timavo” potrebbe, dunque, rappresentare una reale linea di confine
temporale, attraversando la quale si
abbandona il Cretacico per intraprendere il cammino (CAI n°3) nelle
rocce del Cenozoico, in un ambiente
geologico completamente diverso.
4. Le talpe scoprono il suolo
Abbandonando momentaneamente il sentiero segnato e
scendendo nella dolina a ferro di
cavallo che si trova sul suo lato
sinistro, si notano mucchietti di terra
che compaiono in gran quantità sul
prato in prossimità della dolina e
sono la manifestazione superficiale
degli scavi effettuati dalle talpe. Per
quale motivo le talpe dovrebbero
interessarsi solo a queste zone a
breve distanza dalle doline
trascurando il resto del prato? La
copertura sedimentaria delle rocce
carsiche è, infatti, minima anche a
causa dell’intensa fratturazione dei
calcari che determina la percolazione dell’acqua meteorica in
profondità. L’acqua trascina con sé
la terra ed altro materiale dalla
superficie. Così facendo la cotica
erbosa si sviluppa subito al contatto
della roccia madre calcarea: questo
particolare profilo del suolo prende
il nome di rendzina. Le doline
convogliano gran parte dell’acqua
piovana e, perciò, in esse vi è un
elevato accumulo di terra traspor-
PALEOITALIA
tata dall’area circostante ad opera
del ruscellamento superficiale. Le
talpe, quindi, costituiscono il primo
indizio dell’aumentato spessore del
suolo, che si riflette in maniera
evidente anche sul tipo di
vegetazione insediatasi sul fondo
delle doline. In questi suoli umidi ben
sviluppati in profondità, infatti, le
piante arboree trovano un ambiente
favorevole che permette loro di
raggiungere dimensioni ragguardevoli. Due tipici esempi sono il cerro
(Quercus cerris) e, nelle doline più
profonde, il carpino bianco (Carpinus betulus).
Gli scavi delle talpe, inoltre,
permettono al visitatore di osservare il tipo di materiale che si ha
sotto i piedi, nonché la sua consistenza, il livello di aggregazione
(grumi, ecc.) ed altre caratteristiche.
I calcari che affiorano lungo il
sentiero e sul fondo della dolina sono
caratterizzati dall’aumento della
ricchezza dei fossili. Compaiono le
prime alveoline e nummuliti. Questi
foraminiferi, dal guscio calcareo
ancora di piccole dimensioni,
diventano sempre più abbondanti,
27
registrando così condizioni di vita
marina sempre più favorevoli.
A pochi passi dal sentiero, sul
lato sinistro, si apre una cavità
naturale: è il pozzo del Monte
Cocusso (n° 5397 del catasto
regionale), profondo 50m.
5. La comunità si arricchisce
Lasciata la dolina, ci si accinge
a percorrere un tratto di sentiero
dove affiorano calcari grigio-chiari
sempre più fossiliferi. I fossili, prima
di piccole dimensioni, si riconoscono
ora come macchioline biancastre
dalla forma circolare ed ovata che,
osservati attraverso una lente di
ingrandimento, si rivelano essere i
gusci calcarei dei foraminiferi
nummuliti e alveoline. Queste
forme, che attribuiscono alle rocce
un’età eocenica (55-50 milioni di
anni fa), possono raggiungere
dimensioni di diversi centimetri. I
loro attuali discendenti vivono sui
fondali costieri dei mari caldi,
testimoniando così che nel lontano
Eocene l’area del Monte Cocusso
era bagnata da un mare tropicale/
subtropicale. In questo mare
foraminiferi, alghe ed altri organismi
A. Nummuliti in rilievo; B. Alveolina in sezione lucida.
28
PALEOITALIA
si diffusero eccezionalmente, tanto
che alcuni strati sono zeppi di
microfossili: la comunità degli
organismi sta raggiungendo il suo
massimo fulgore.
Il sentiero ora sale in un’area di
notevole interesse forestale. Infatti,
a quota 550 m è presente una
particella sperimentale di abete
greco (Abies cephalonica), piantata dai forestali austriaci nel 1884.
Delle 3000 piante di allora sono
rimasti oggi una cinquantina di
esemplari. Questa specie è una
resinosa molto decorativa a
portamento marcatamente piramidale. Fuori dal proprio areale
naturale (Peloponneso, confine tra
Macedonia e Albania) il suo
rinnovamento spontaneo è più
difficoltoso. Gli strobili (pigne) sono
raccolti dal Corpo Forestale dello
Stato per il recupero dei semi adatti
alla produzione di altre piantine.
6. Uno sguardo a 360° (presente,
passato e futuro)
Proseguendo verso la cima del
Monte Cocusso si attraversano altri
scenari forestali. A quota 643m si
trova la particella sperimentale di
abete rosso (Picea abies), costituita
da circa 100 esemplari piantati nel
1936. A quota 670m si raggiunge
un’altra pineta di rimboschimento di
pino nero (Pinus nigra), ultimamente diradata.
La quota 672m rappresenta la
cima del Monte Cocusso (Concusso,
Kokoš, Ozeg), il rilievo più alto del
Carso triestino. Assieme al vicino
Monte Castellaro Maggiore (Slovenia), il Cocusso è stato sede di un
castelliere: abitato preistorico del
periodo dei metalli. Con i suoi
rigogliosi boschi, queste zone sono
oggi porte d’ingresso per lupi, linci,
sciacalli dorati, cervi, nonché per
giovani orsi bruni in fase di
dispersione colonizzatrice. In questi
boschi sono presenti rapaci diurni e
notturni e tra i picidi c’è il picchio
nero, la cui presenza testimonia la
maturità dei boschi stessi.
Le rocce che affiorano lungo il
percorso sono sempre calcari
dell’Eocene, talora molto ricchi di
alveoline e nummuliti, a conferma
della notevole biodiversità di questo
periodo geologico. Vista la loro
ricchezza in microfossili, le rocce
costituenti i muretti presso la cima
del Cocusso rappresentano
un’ottima stazione per effettuare
osservazioni paleontologiche.
Sulla sua cima si possono
osservare i resti di un tumulo, a
testimonianza di una tipica sepoltura
dell’Età del Bronzo, dove i corpi
erano sotterrati in posizione fetale
e ricoperti da sassi. Dal tumulo del
Monte Cocusso si gode un vasto
panorama a 360°: Alpi Carniche,
Prealpi ed Alpi Giulie, Mare
Adriatico, Istria, Monte Nanos,
Monte Taiano. In giornate
particolarmente terse, inoltre, lo
Il Monte Cocusso nel periodo invernale.
PALEOITALIA
29
sguardo può spaziare, a nord-ovest,
fino alle Dolomiti e, a sud-est, fino
al Monte Nevoso e alla dorsale della
Vena.
7. Alla ricerca della landa
perduta
Il tracciato che scende ai piedi
del monte attraversa pietraie ed una
vegetazione simile alla precedente,
che va via via diradandosi fino a
raggiungere un ambiente che
ricorda l’ormai rara landa carsica.
La landa carsica è una formazione semi-naturale di prati aridi e
semi-aridi su terreni calcarei con un
areale di distribuzione che va dalla
costa orientale dell’Adriatico fin
quasi ai confini con l’Albania.
Alcuni ricercatori collocano la
sua comparsa circa all’età del
Bronzo a seguito dell’aumentato
sfruttamento del territorio da parte
dell’uomo tramite pascolo su zone
disboscate a seguito di incendi.
L’abbandono di tali attività
umane e tradizionali ha portato alla
perdita quasi totale di questi habitat
che sono in una rapida fase di incespugliamento. La landa costituiva un
ambiente ideale per la sopravvivenza di numerose specie sia animali
che vegetali. Ed è proprio per questo
motivo che in questa zona è previsto
un progetto di ripristino di tale
ecosistema.
A testimonianza della presenza
dell’antico pascolo si notano resti di
una pozza (nota ai locali come
“cisterna”) e di uno stagno essenziali
per la raccolta dell’acqua dove
anche gli animali potevano abbeverarsi.
In prossimità della “cisterna” è
presente una parete dove è possibile
Panorama invernale della landa carsica.
effettuare alcune osservazioni
paleontologiche. Qui i calcari sono
ricchi di nummuliti ed alveoline. Si
tratta delle stesse rocce affioranti
lungo il sentiero che dalla vetta porta
alle falde del monte.
A meno di 1km ad est della “cisterna” si apre l’Abisso del Diavolo
(n° 117 del catasto regionale), un
pozzo profondo più di 125m. Sul lato
sinistro del percorso, nella sua parte
terminale, sono presenti due doline:
una di crollo, più vicina alla strada
statale, una di dissoluzione, in
prossimità del sentiero.
L’escursionista, immerso nella
piacevole serenità della natura che
lo circonda, è ormai giunto verso la
conclusione del sentiero. Rimane da
percorrere l’ultimo tratto, segnalato
dai colori bianco e blu della Societa’
Alpina Slovena che riporta al paese
di Basovizza e al parcheggio.
Attraverso le informazioni fornite
lungo il percorso, il visitatore è ora
in grado di avvicinarsi in modo
attento e rispettoso ad un ambiente
in continua evoluzione, frutto delle
mutazioni climatiche e ambientali
che hanno modellato l’area in milioni
di anni.
PALEOITALIA
30
Informazioni utili sul percorso
-Lunghezza: 6 km circa.
-Tempo di percorrenza: 4h.
-Partenza: arrivando da Trieste si giunge a Basovizza, si svolta a sinistra
dopo la chiesa, si prosegue per 500 m lungo la S.P. 27. Sulla destra si trova un
parcheggio sterrato. L’inizio del percorso coincide con il Sentiero Ressel.
-Itinerario: il sentiero disegna un anello salendo fino alla vetta del Monte
Cocusso, ridiscende a sud e si chiude a Basovizza. Entro breve si prevede di
attrezzare il sentiero con un’adeguata segnaletica.
-Difficolta’: il primo tratto e’ pianeggiante, agevole ed adatto a tutti. La salita
al monte è piuttosto ripida ed impegnativa. Nel periodo invernale non è raro
trovare gelate e vento di Bora. Si raccomanda un abbigliamento adeguatamente
protettivo, data la diffusione delle zecche, e una particolare attenzione quando
si cammina al di fuori del sentiero, vista la presenza di pozzi, cavità, ecc.
-Letture consigliate:
Calligaris R. (1988-89) - Storia delle miniere di carbone del Carso triestino e dell’Istria
dal ‘700 al 1945. Atti del Museo Civico di Storia Naturale, v. 42(1), 1-69. (Da questa
pubblicazione sono state tratte informazioni sulla tappa n°2)
AA.VV. (1992) - Carso. Appunti forestali. Curiosità, storia, itinerari, crittogame,
regolamenti, grandi patriarchi e produzioni di alcuni boschi carsici in Venezia Giulia
e Slovenia Associazione Sportiva e Culturale dei Corpi Forestali del Friuli Venezia
Giulia, Ed Spring, 109pp, Trieste.
AA.VV. (1996) - L’imboschimento del Carso. Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia.
Direzione regionale delle foreste e dei parchi, 125 pp, Udine.
AA.VV. (2000) - Boschi senza confini. Escursioni nelle foreste di Friuli-Venezia
Giulia Slovenia e Croazia. Associazione Sportiva e Culturale dei Corpi Forestali del
Friuli Venezia Giulia, Ediciclo Editore, 204 pp., Portogruaro.
Cucchi F., Pugliese N. & Ulcigrai F. (1989) - In Carso Triestino: note geologiche
stratigrafiche. International Journal Speleology, v.18, 49-64; Trieste.
-Informazioni aggiuntive: sarà presto disponibile un cd multimediale ricco di
approfondimenti. Prima di intraprendere il percorso si consiglia di contattare
il Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, al sito internet
http://www.units.it/disgam/divulga, il Centro Didattico Naturalistico del Corpo
Forestale Regionale a Basovizza (e-mail: didatticonaturalistico.
[email protected]) e il Museo Civico di Storia Naturale di Trieste (e-mail:
[email protected]).
-Ringraziamenti: si ringraziano il Dott. Sergio Dolce (Direttore del Museo
Civico di Storia Naturale, Trieste), il Dott. Aldo Cavani (Direttore
dell’Ispettorato ripartimentale delle foreste di Trieste e Gorizia) e i Prof. Ruggero
Marocco e Giovanni Battista Carulli (Dipartimento di Scienze Geologiche,
Ambientali e Marine, Trieste) per i suggerimenti dati nel corso della
preparazione del percorso.
PALEOITALIA
31
I GRAPTOLITI
SERGIO PIRAS
I graptoliti erano piccoli animali
marini, bentonici o planctonici, con
modalità di vita coloniale (come i
coralli ed i briozoi attuali).
Vissuti per circa 150 milioni di
anni, si estinsero circa 350 milioni
di anni fa, nel Carbonifero inferiore.
I graptoliti rappresentano, nel
Paleozoico, uno dei gruppi più
importanti per stabilire con esattezza
l’età di un campione.
Le colonie di graptoliti, che
avevano dimensioni variabili tra
pochi millimetri e qualche centimetro, erano formate da miriadi di
piccolissimi individui, detti zooidi,
connessi tra loro da tessuto vivente.
Lo scheletro della colonia era molto
regolare e geometrico ed era composto da una particolare proteina
fibrosa strutturalmente molto simile
alle fibrille di collagene.
Oktavites spiralis, Llandovery, Siluriano
inf. della Germania.
Le colonie dei graptoliti bentonici
erano caratterizzate da tre differenti
tipi di teche (autoteca, biteca e stoloteca), a seguito di un distinto
dimorfismo sessuale degli zooidi che
vivevano al loro interno. Le autoteche si ritiene ospitassero gli zooidi
femminili, mentre le biteche, (di
dimensioni minori), ospitavano gli
zooidi maschili; le stoloteche erano
attraversate da solo tessuto connettivo (stolone). I graptoliti planctonici
presentavano invece due soli tipi di
teche: la autoteca e la stoloteca.
La colonia (rabdosoma) si
sviluppava in modo asessuato
(gemmazione) a partire da una
singola teca iniziale di forma conica
(sicula) che ospitava il primo zooide,
l’unico originato da riproduzione
sessuale. Attraverso un’incisione
nella sicula (“primary notch”) si
originava una gemma iniziale (“initial
bud”) da cui si sviluppava la prima
di una o più serie di teche.
La sicula si evolveva probabilmente in due tempi: prima una
prosicula a forma di cono appuntito,
irrobustita da caratteristiche barre
verticali che si prolungava verso
l’alto con un sottile filamento
chiamato nema o virgula, in seguito
una metasicula costituita dall’accrescimento di piccoli anelli o mezzi
anelli con una sutura a zig-zag.
Questi anelli, chiamati fuselli, sono
32
PALEOITALIA
caratteristici dei graptoliti e di molti
hemichordata attuali. Tutto il
rabdosoma è costituito dai fuselli.
Nella parete delle teche, oltre allo
strato fusellare, è presente uno
strato esterno, chiamato strato
corticale (cortex) formato anch’esso da collagene fibroso, che serviva
ad irrobustire la struttura.
Le colonie dei graptoliti
planctonici erano altamente organizzate e seguivano degli ordinati
piani di crescita.
Ogni singolo zooide, pur capace
anche di movimenti autonomi,
doveva essere coordinato con gli
altri individui della colonia, ma allo
stesso tempo capace di movimenti
autonomi.
L’elevata coordinazione degli
zooidi, permette di ipotizzare un
certo grado di mobilità nei graptoliti
planctonici. Si pensa che, come il
moderno plancton, i graptoliti
migrassero verticalmente nella
colonna d’acqua, con spostamenti
anche giornalieri di centinaia di metri
in modo da avvantaggiarsi dal
movimento ascendente\discendente
delle correnti. Queste migrazioni
potrebbero aver avuto diverse
funzioni: evitare i predatori, cibarsi
dei batteri e\o del fitoplancton e
ridurre la competizione tra le specie.
Evoluzione
I graptoliti rappresentano una
classe estinta del phylum
Hemicordata, molto vicini a forme
viventi come Cephalodiscus e
Rhabdopleura. La classe Graptolithina comprende otto ordini dei
quali però solo due (Dendroidea e
Graptoloidea) sono particolarmente
importanti. Negli altri sei ordini
(Crustoidea, Tuboidea, Camaroidea,
Stolonoidea, Dithecoidea, Archaeodendrida) rientrano graptoliti
bentonici sessili e incrostanti,
estremamente rari e in pratica
confinati all’Ordoviciano.
I dati attualmente a disposizione
fanno supporre che i graptoliti si
siano originati da emicordati
primigeni, agli inizi del Cambriano
medio.
I primi graptoliti (Dendroidi) ad
ampia diffusione geografica condu-
Struttura esterna ed
interna di un graptolite
planctonico.
PALEOITALIA
Zooide di briozoi, presumibilmente
comparabile con uno zooide di graptolite.
cevano una vita bentonica, all’inizio
come filtratori, ed occupavano la
stessa nicchia ecologica di altri
organismi bentonici quali spugne,
echinodermi, pennatulidi e
brachiopodi. Le colonie erano multiramificate, con una forma a
“cespuglio” abbastanza simile ad
alcune colonie di briozoi. La
classificazione di questi graptoliti è
purtroppo carente, in quanto basata
solamente sulla forma delle colonie.
Gli ultimi rappresentanti dei
Dendroidea (bentonici) si estinsero
nel Carbonifero inferiore. Nel
Tremadoc (Ordoviciano inf.) si
compie nella storia evolutiva dei
graptoliti un grosso passo in avanti,
con la comparsa dei primi graptoliti
dendroidi planctonici, appartenenti al
genere Rhabdinopora. Infatti, ci fu
una profonda trasformazione delle
colonie per un miglior adattamento
33
alla vita planctonica, con un progressivo aumento delle dimensioni
delle colonie, assieme ad una
riduzione del numero dei rami
(“stipes”). All’inizio dell’Arenig,
(Ordoviciano inf.), il numero dei
rami si stabilizzò e si ebbero
rabdosomi dicotomici con otto,
quattro o due rami con teche
disposte per quattro o due file
(quadriseriali, biseriali). Inoltre,
scomparvero anche le biteche quindi
si presuppone che i graptoliti
planctonici fossero diventati
ermafroditi. In seguito, presero il
sopravvento i graptoliti con solo due
rami. Una modificazione importante
riguarda la direzione di crescita delle
ramificazioni; mentre nei primi
planctonici si osservava una crescita
pendente, declinata, deflessa o
orizzontale, si passò durante
l’Ordoviciano, a forme reflesse,
reclinate o scandenti.
Alla fine dell’Ordoviciano una
grande glaciazione nell’Emisfero
Sud, accompagnata da un veloce
abbassamento del livello marino e
delle temperature, causò l’estinzione
di quasi tutti i graptoliti. I pochi
graptoliti scandenti biseriali
sopravissuti, diedero origine a
graptoliti scandenti con una sola fila
di teche (uniseriali), appartenenti
alla famiglia dei Monograptidae.
La trasgressione post-glaciale e
la risalita delle temperature, fecero
sì che si diffondessero globalmente
acque ricche in nutrienti e povere
in ossigeno, che favorirono una
nuova fase evolutiva dei
monograptidi. Questi graptoliti
uniseriali, dopo un iniziale adattamento alle nuove condizioni
ambientali, ebbero un’incredibile
34
PALEOITALIA
Morfologie dei
rabodosomi dei
graptoliti.
diffusione, culminata con la massima
diversità delle associazioni a
graptoliti nel Llandovery medio
(Siluriano inf.), vale a dire attorno a
438 milioni d’anni fa. Dopo il
Siluriano inferiore, la storia dei
graptoliti planctonici è stata
punteggiata da una serie d’episodi
di crisi e sviluppo, a varie scale
d’ampiezza riconoscibili in tutto il
mondo, che hanno portato ad una
progressiva diminuzione della
diversità. I graptoliti sopravissuti alla
crisi di fine Siluriano erano forme
molto semplici, che scomparvero
abbastanza improvvisamente nella
prima parte del Devoniano. Le
ragioni di questa scomparsa non
sono state ancora completamente
spiegate.
Ambiente
I graptoliti planctonici erano
estremamente diffusi nei mari
dell’Ordoviciano, del Siluriano e del
Devoniano Inf. e sono stati trovati
in depositi di piattaforma interna ed
esterna, dove sono spesso
accompagnati da ricche faune
bentoniche. Sono però molto più
abbondanti nei depositi di mare
profondo, dove, nelle sequenze
argillitiche anossiche ricche in
sostanze organiche danno luogo alla
tipica facies degli “scisti neri a
graptoliti”, che si accumulano nella
piattaforma esterna e nella
scarpata.
Le facies a scisti neri a graptoliti
sono state trovate in tutto il mondo.
Appaiono nell’Arenig (Ord. inf.) e
PALEOITALIA
successivamente si diffondono
globalmente in concomitanza con la
risalita del livello marino ordoviciano
del Llanvirn (Ord. medio). Tuttavia
l’acme di diffusione delle facies a
scisti neri si ha nel Siluriano inf. poi
questa facies diminuisce progressivamente nel tempo, fino ad essere
rimpiazzata localmente nel
Devoniano Inf. dagli scisti a
tentaculiti.
Utilizzo dei graptoliti in
stratigrafia
I primi studi che utilizzarono i
graptoliti per datare sezioni
geologiche risalgono al 1878
(Lapworth). Analoghi studi furono
sviluppati da Tornquist, Elles, Wood
e molti altri nei primi anni del 20°
secolo, basandosi sul concetto di
Distribuzione dei graptoliti nel tempo.
35
“zona d’associazione” includendovi
il maggior numero di specie
possibile. Queste zone sono
applicabili nelle correlazioni globali
in differenti sezioni e regioni. La
grande importanza dei graptoliti in
campo biostratigrafico, è testimoniata dal loro ampio utilizzo nella
definizione di stratotipi, ad esempio
la base del Siluriano e del Devoniano sono riconoscibili proprio
grazie alla comparsa rispettivamente di Parakidograptus acuminatus
e di Monograptus uniformis.
Grazie ai graptoliti si è potuto
suddividere l’intervallo che va
dall’Ordoviciano Inf. al Devoniano
Inf. in numerose biozone, che in
alcuni casi hanno una durata
estremamente ridotta per il
Paleozoico (circa 500.000 anni),
36
PALEOITALIA
vale a dire un potere di risoluzione
altissimo.
Graptoliti in Italia
I graptoliti sono diffusi in Italia
esclusivamente nelle zone in cui
affiorano le serie Paleozoiche, dal
Cambriano al Carbonifero, e, più
precisamente nelle Alpi Carniche ed
in Sardegna.
Sul versante italiano delle Alpi
Carniche gli affioramenti a graptoliti
sono piuttosto limitati: i migliori sono
segnalati nei pressi di Rigolato e in
Val Uqua.
In Sardegna i graptoliti sono
molto comuni e ben documentati, ed
il loro studio è di lunga tradizione. I
primi graptoliti sono stati segnalati
da Meneghini nel 1856.
La presenza dei primi dendroidi
planctonici del genere Rhabdinopora è segnalata nella parte alta
della Fm. di Cabitza (Iglesiente).
Graptoliti Ordoviciani sono segnalati
nella Sardegna merdionale, coi
generi Dydimograptus (parte alta
della Fm. di San Vito, Arenig,
Sarrabus), Orthograptus, Glyptograptus e Normalograptus (Fm.
Spirograptus turriculatus e Monograptus
marri del Siluriano inf.
Monograptus proteus, del Llandovery
(Siluriano inf.).
Mt.Orri, Caradoc; Fm.di Rio San
Marco, Ashgill, Fluminese).
Nel Siluriano inf. le faune più
ricche si trovano nel Fluminese e nel
Sulcis (Fm. di Genna Muxerru), e
nel Sarrabus-Gerrei; complessivamente sono presenti quasi tutte le
biozone a graptoliti del Landovery
dalla acuminatus alla spiralis.
Graptoliti del Wenlock sono stati
segnalati nella famosa località di
Goni (forse l’unica al mondo dove
esiste una via dedicata ai graptoliti)
ed in altre località della Sardegna
meridionale, le biozone del vanno
dalla riccartonensis alla ludensis.
Nel Siluriano superiore (Ludlow)
del Fluminese sono state documentate nove specie appartenenti ai
generi Saetogratus, Colonograptus, Monograptus e Bohemograptus mentre nel Pridoli si conosce
una sola specie (M. parultimus).
Normalograptus sp., del Llandovery
(Siluriano inf.) della Sardegna sudoccidentale.
PALEOITALIA
37
Monograptus uniformis, la specie la cui
comparsa definisce la base del Devoniano.
Graptoliti del Devoniano
Inferiore sono presenti solo nel
Gerrei (Sardegna sudorientale) a
Baccu Scottis con i generi
Abeisgraptus, Monograptus e
Linograptus con le tre specie: A.
multiramosus, M. prahercynicus
e L. posthumus che documentano
le tre biozone uniformis, praehercynicus, hercynicus.
Via dei Graptoliti a Goni, nella Sardegna
sud-orientale.
Per saperne di più
Attualmente mancano in italiano dei libri che affrontino l’argomento
in modo specifico, mentre non mancano le pubblicazioni in inglese. Per
chi si vuole addentrare nel misterioso mondo dei graptoliti posso
consigliare:
Moore, R.C. Teichert, C., 1975, Treatise on Invertebrate Paleontology. Part V.
Graptolithina: with Sections on Enteropneusta and Pterobranchia.
Palmer D. & Rickards B., 1991. Graptolites: Writing in the Rocks (Fossils Illustrated).
Rickards R.B., Zalasiewicz J.A., Rushton A.W.A., Hutt J.E. & Howe M.P.A. (eds)
Atlas of Graptolite Type Specimens, Folio 1, 2000. Palaeontographical Society
and the British and Irish Graptolite Group.
Qualcosa di più specifico sui graptoliti italiani:
Gortani M., 1951, Graptoliti di Rigolato (Carnia),. Mem. Ist. Geol. Univ. Padova, 16
(1949-51), 1-27.
Rickards B., Holland C.H. & Serpagli E., 1995, Aspects on Silurian and Devonian
graptolite faunas and stratigraphy in southern Sardinia. Bollettino della Società
Paleontologica Italiana, 34, 67-80.
Storch P. & Serpagli E., 1993, Lower Silurian Graptolites from Southwestern Sardinia.
Bollettino della Società Paleontologica Italiana, 32, 3-57.
38
PALEOITALIA
Paleo Lex
a cura di Manuela Lugli
[email protected]
Un gruppo di paleontofili mi ha scritto per sottopormi alcune domande
in merito ad una questione di sicuro interesse generale e che, purtroppo, è
ancora aperta. Il tema, inoltre, mi dà modo di approfondire la portata di
alcune norme, al fine di fornire indicazioni interpretative a tutti i soci.
Ma ecco il “caso”.
Negli anni ’99 e 2000 diversi paleontofili inviarono alle
Soprintendenze la “Dichiarazione di possesso dei fossili”. A tutt’oggi
trascorsi 4-5 anni a questi soci non è pervenuta alcuna notifica di
beni di particolare interesse. Unica nota di ritorno una lettera della
Soprintendenza di ringraziamento per avere inviato la dichiarazione
e di segnalazione che la stessa era stata trasmessa alla Commissione
Paleontologica presso il Ministero per i Beni e le attività culturali. Le
domande sono: come devono comportarsi i soci che inviarono le
dichiarazioni riguardo ai fossili oggetto delle stesse?
Esiste un termine entro cui le Soprintendenze devono provvedere
alla notifica che si tratta di bene di interesse culturale?
In mancanza di notifica di bene d’interesse culturale il paleontofilo
può considerare quel fossile oggetto di sua proprietà?
* * *
Nel 1999 l’Ufficio Centrale per i beni Archeologici, raccogliendo le
numerose istanze periferiche (Soprintendenze) in materia di chiarimenti
sulle procedure da adottarsi nel settore specifico della tutela dei beni
paleontologici, preso atto della necessità di chiarire il significato di “cose di
interesse paleontologico, di cui all’art.1 L.1089/39 (allora vigente), con
Circolare n.63 del 15.02.1999 impartiva direttive generali alle
Amministrazioni periferiche , affinché ogni atto amministrativo in materia
di paleontologia fosse relativo solo a beni o siti che ricadevano nelle
definizioni dettagliate date con il medesimo provvedimento. Inoltre,
considerato che una efficace azione di tutela del patrimonio non poteva
prescindere dell’effettiva consistenza del patrimonio stesso, predisponeva
un modulo “Dichiarazione di possesso dei reperti fossili” da compilarsi a
PALEOITALIA
39
cura di coloro che a diverso titolo detenessero dei fossili. Si invitavano
quindi le Soprintendenze a dare massima diffusione al suddetto modulo
anche mediante la collaborazione dei Musei, delle Università, delle
Associazioni etc.
La stessa SPI, con nota del 29 ottobre 1999 invitò i propri soci ad
inviare le dichiarazioni al fine di consentire la ricognizione del patrimonio
paleontologico presente in Italia.
Prima di ogni considerazione devo chiarire che le Circolari, come appunto
la famosa n.63 del 1999, sono atti amministrativi con cui l’amministrazione
centrale si rivolge alle autorità inferiori impartendo loro istruzioni; oppure
con le quali risolve dubbi interpretativi o indica criteri da seguire nella pratica
esecuzione delle sue funzioni. Le circolari non hanno quindi efficacia di
legge, non sono vincolanti per il giudice, né per la molteplicità dei cittadini,
ma solo per gli uffici sottoposti a quella Amministrazione centrale che le ha
emanate.
Questo significa che le disposizioni contenute nella circolare non possono
in alcun modo modificare o superare le disposizioni di legge.
Le cose che interessano la paleontologia, in quanto beni culturali, sono
dunque disciplinate e tutelate solo dalla legge. Oggi le norme vigenti sono
contenute nel Codice dei beni Culturali (Decreto legislativo n.42 del 2004)
che, andando a ritroso, ha sostituito le norme contenute nel T.U. 22 ottobre
1999 n.460, che sostituì la L.1089/1939.
In verità la disciplina delle cose che interessano la paleontologia è stata
praticamente “traghettata” da un provvedimento legislativo all’altro senza
modifiche sostanziali, l’unica differenza introdotta è costituita infatti dal
numero dell’articolo che se ne occupa.
Attualmente, dunque, ai sensi dell’art.10 del Codice dei Beni culturali
(D. Lgs. 42/2004), sono beni culturali “le cose immobili e mobili
appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali,
nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche
private senza fine di lucro, che presentano interesse artistico, storico,
archeologico o etnoantropologico”. Il comma 3, dello stesso articolo
precisa che “Sono altresì beni culturali, quando sia intervenuta la
dichiarazione prevista dall’art.13 le cose immobili e mobili che
presentano interesse artistico, storico archeologico o etnoantropologico particolarmente importante appartenenti a soggetti
diversi da quelli indicati al comma1”. Il comma 4 dispone che “Sono
comprese tra le cose indicate al comma 1 e al comma 3 lett. a) le cose
che interessano la paleontologia.”
Il successivo art. 91 dispone che le cose indicate nell’art.10 (quindi
anche le cose di interesse paleontologico) da chiunque e in qualunque modo
ritrovate nel sottosuolo o sui fondali marini, appartengono allo Stato e, a
seconda che siano immobili o mobili, fanno parte del demanio o del
patrimonio indisponibile, ai sensi dell’art. 822 e 826 del codice civile.
40
PALEOITALIA
Il quadro normativo si completa, per quanto ci concerne, con gli articoli
88 (la ricerca dei paleontologici è riservata allo Stato) e 90 (i ritrovamenti
fortuiti debbono essere immediatamente denunciati).
Da tutto ciò si ricava che le cose che interessano la paleontologia
ritrovate nel sottosuolo appartengono allo Stato. La riserva allo Stato
chiaramente sancita dai suddetti articoli 822 e 826 del Codice Civile funziona
da meccanismo di tutela delle cose ritrovate nella prima delicata fase del
ritrovamento e della classificazione da parte degli organi tecnici.
Ciò, in verità, non esclude che privati cittadini possano essere proprietari
di beni paleontologici proveniente dal nostro territorio, ma il privato che si
afferma proprietario deve dare la prova del titolo di proprietà.
E così come stanno le cose, sono veramente poche le ipotesi in cui il
privato cittadino può affermare e provare di essere proprietario di un bene
di interesse paleontologico rinvenuto nel sottosuolo dello Stato. In altre
parole la prova della proprietà può essere data nei seguenti casi:
a) quando la proprietà bene paleontologico risale a prima del 1909. La
proprietà statale degli oggetti rinvenuti nel sottosuolo che rientrano in questa
categoria fu, infatti, sancita per la prima volta con la L.20 giugno 1909
n.364, sicché è possibile che oggetti scoperti in precedenza e già detenuti
da privati siano pervenuti per successione alle attuali generazioni;
b) quando il bene paleontologico è stato ricevuto a titolo di premio per
un ritrovamento fortuito o, a seguito di ricerche autorizzate;
c) quando si tratta di bene paleontologico per il quale il Ministero ha
verificato che non sussiste l’interesse culturale. E’ molto importante
sottolineare il bene paleontologico (come quello archeologico, etc) ritrovato
nel sottosuolo è di proprietà dello Stato e per i beni di appartenenza statale
l’interesse culturale si presume vale a dire è a titolo originario, quindi la
verifica è un meccanismo per confermare o escludere l’interesse culturale.
Ciò avviene a seguito del procedimento descritto nell’art. 12 del Codice
dei beni Culturali, su iniziativa di competenti organi del Ministero i quali
verificano la sussistenza dell’interesse artistico, storico, archeologico, etc.
sulla base di criteri di carattere generale stabiliti dal Ministero medesimo
al fine di assicurare uniformità di valutazione.
Ne consegue che le “Dichiarazione di possesso” inviate ai sensi della
predetta circolare erano solo uno strumento volto a censire il patrimonio
paleontologico italiano, per poterne determinare il valore l’importanza in
funzione della tutela della valorizzazione e della fruizione da parte di tutti,
oltre, forse, a dimostrare la buona fede del possessore.
Sotto questo profilo, tuttavia, l’iniziativa non ebbe un grosso successo,
poiché attraverso questo procedimento non emerse la reale consistenza
del patrimonio paleontologico italiano e ciò, forse, condizionò lo scarso
interesse del legislatore nell’approntare norme specificamente studiate per
la tutela dei beni paleontologici che tenessero conto delle caratteristiche
biologiche specifiche di testimonianze di forme di vita ormai estinte.
PALEOITALIA
41
L’importanza dell’interesse scientifico delle cose indicate negli elenchi
doveva essere dichiarata da un apposita Commissione ministeriale di
concerto con la Società Paleontologica Italiana. Tale commissione non
esiste più ed attualmente per la verifica dell’interesse culturale le
Soprintendenze si rivolgono ai Musei o alle Università.
Peraltro il Regolamento attuativo del Codice dei beni Culturali (D.P.R
8.06.2004) all’art. 18 – comitati tecnico scientifici – al punto a) prevede la
costituzione di un comitato tecnico scientifico solo per i beni archeologici.
C’è quindi poco da stare allegri anche perché la legge non prevede un
termine entro il quale gli organi competenti del Ministero debbano procedere
alla suddetta verifica dell’interesse culturale, cosicché chi ha interesse e
non vuole attendere i tempi del Ministero dovrebbe dare corso alla procedura
di messa in mora che consiste in una richiesta formale di avviare il
procedimento di verifica, il quale potrebbe anche avere come esito… quello
della conferma dell’interesse culturale, quindi la definitiva sottoposizione
a vincolo del bene oggetto di verifica. In caso di silenzio degli organi preposti
del ministero non resterebbe che avviare un procedimento avanti al Tribunale
Amministrativo Regionale (T.A.R.) complicato e costoso.
42
PALEOITALIA
Notizie italiane
a cura di Carlo Corradini
[email protected]
Sono riportati i principali risultati delle ricerche riguardanti
il territorio italiano, ma pubblicate in riviste straniere, quindi difficilmente accessibili a un pubblico esterno al mondo accademico.
L’AMBIENTE DI VITA DI UN ALCE PLEISTOCENICO
BERGAMASCO
E’ stato eseguito uno studio su un cranio di Cervalces, un alce estinto,
rinvenuto a Ranica, in provincia di Bergamo. Le segnalazioni di di questo
genere in Italia sono pochissime, mentre sono numerose in Europa. In
questo lavoro gli autori cercano di ricostruire l’ambiente in cui viveva
Cervalces in base allo studio pollinico del sedimento conservato all’interno
del cranio di Ranica ed in base ad un’analisi dei particolari adattamenti
morfo-scheletrici che accomunano l’alce attuale al suo parente fossile
differenziandoli, al contempo, dagli altri cervidi. Lo studio pollinico del
sedimento è servito anche a “posizionare” il cranio all’interno del dettagliato
diagramma pollinico di Ranica, e quindi a ricostruirne l’esatto livello di
provenienza che era ignoto.
BREDA M., PINI R., RAVAZZI C., 2005, The palaeoenvironment of Cervalces latifrons
(Johnson, 1874) from Fornaci di Ranica (late Early Pleistocene, Northern Italy).
Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoevolution, 216: 99-118 [in inglese].
UN PRIMATE “AFRICANO” NEL PLIO-PLEISTOCENE
DEL GARGANO
La associazione faunistica nota come “Pirro Nord” è costituita da resti
provenienti da un reticolo di fessure carsiche in una ristretta area tra
Apricena e Poggio Imperiale, alle pendici del Gargano. Durante il lavoro di
revisione di una parte della collezione conservata presso il Dipartimento di
Scienze della Terra dell’Università di Firenze (materiale raccolto durante
le campagne di ricerca coordinate dal compianto Claudio De Giuli) sono
state identificate tre vertebre cervicali attribuibili ad un primate
cercopitecoide di grande taglia. Nonostante le vertebre di Pirro Nord
PALEOITALIA
43
Notizie
risultino essere comparabili in taglia con la specie Plio- italiane
Pleistocenica africana Theropithecus oswaldi, gli autori
preferiscono limitarsi ad una attribuzione generica, data
la scarsità della documentazione fossile di confronto. La presenza di
Theopithecus a Pirro Nord rappresenta la prima segnalazione del genere
fuori dal continente Africano. Altre segnalazioni della stessa forma fuori
dall’Africa sono ad ‘Ubeidiya in Israele, a Cueva Victoria in Spagna ed a
Mirzapur in India, tutte segnalazioni più recenti di Pirro Nord. L’aver
identificato elementi “Africani” in una associazioni europea come quella di
Pirro Nord consente agli autori di discutere alcuni aspetti relativi alla
interpretazione del cosiddetto “out of Africa” del genere Homo al passaggio
Plio-Pleistocene.
ROOK L., MARTÍNEZ-NAVARRO B., HOWELL F.C., 2004, Occurrence of Theropithecus sp. in
the Late Villafranchian of Southern Italy and implication for Early Pleistocene “out of
Africa” dispersals. Journal of Human Evolution, 47, 267-277 [in inglese].
PRIMATI EUROPEI DEL MIO-PLIOCENE
Lo studio presenta una analisi della distribuzione del record fossile dei
primati in Europa durante il Neogene nel contesto delle variazioni ambientali
(umidità). Il record fossile dei primati è contestualizzato utilizzando il
database NOW (www.helsinki.fi/science/now) e ricavando da questo
parametri ecomorfologici dai taxa presenti nelle comunità a mammiferi
fossili. Alcuni di questi parametri sono considerati dei proxy per la stima
delle precipitazioni (umidità) e sono stati utilizzati per costruire mappe delle
precipitazioni per intervalli di tempo successivi. La distribuzione dei primate
è influenzata dai cambiamenti di umidità durante tutto il Neogene ed i
risultati illustrati in questo lavoro dimostrano come la loro distribuzione
consenta di seguire le variazioni di umidità nel tempo. A questa “regola” in
parte fanno eccezione i rappresentanti della superfamiglia Cercopithecoidea
caratterizzati da una distribuzione su un più ampio range di ambienti. Questo
lavoro rappresenta un contributo innovativo, essendo la maggior parte di
questo tipo di letteratura focalizzata sul record fossile degli ominoidi.
L’utilizzo dei dati di sintesi includente la famiglia Cercopithecoidea, associati
a dati ecomorfologici di altri gruppi tassonomici apre la strada ad ulteriori
approfondimenti in questo campo.
ERONEN J.T. & ROOK L., 2004, The Mio-Pliocene European primate fossil record: dynamics
and habitat tracking. Journal of Human Evolution, 47, 323-341 [in inglese].
44
PALEOITALIA
LE DASICLADALI TRIASSICHE DELLE
DOLOMITI
Notizie
italiane
L’utilizzo delle alghe verdi dasicladali per le correlazioni biostratigrafiche
delle successioni sedimentarie dell’area dolomitica è stato profondamente
influenzato dalle scarse conoscenze riguardanti il loro inventario
tassonomico e la loro distribuzione stratigrafica. Nell’area dolomitica sono
state riconosciute 34 specie di dasicladali, appartenenti a 14 generi. La
maggiore diversità specifica è stata rilevata nel Pelsonico-Illirico e
corrisponde allo sviluppo delle piattaforme carbonatiche dell’Anisico
superiore ben noto in letteratura. Al passaggio Anisico-Ladinico scompare
la maggior parte delle specie. Durante lo sviluppodelle estese piattaforme
carbonatiche del Ladinico-Retico non sono presenti, come invece ci si
dovrebbe aspettare, abbondanti e diversificate associazioni a dasicladali.
BASSI D. & FUGAGNOLI A., 2005, Triassic dasycladalean algae from the Dolomites (Northern
Italy): stratigraphic assessment. Revista Española de Micropaleontología, 37(1), 95-103
[in inglese].
POLLINI TRIASSICI DELLE ALPI GIULIE
Lo studio palinostratigrafico delle sequenze Carniche dei “Raibler
Schichten” nei dintorni di Cave del Predil (ex Raibl) ha permesso di definire
nell’intervallo corrispondente al Carnico (Triassico Superiore p.p.) una serie
di associazioni palinologiche utili per la datazione e le correlazioni con altre
aree del Sudalpino. E’ stato inoltre affrontato lo studio quantitativo di queste
associazioni che ha permesso di definire intorno al limite Julico-Tuvalico
(Carnico) una particolare perturbazione climatica testimoniata dal proliferare
di spore di tipo umido. Questo “evento” è stato correlato con l’”evento
umido” proposto da vari autori in varie parti d’Europa nello stesso intervallo
di tempo.
ROGHI G., 2004, Palynological investigations in the Carnian of Cave del predil area (once
Raibl, Julian Alps). Review of Paleobotany and Palynology, 132, 1-35 [in inglese].
PALEOITALIA
45
Paleo news
a cura di Paolo Serventi
[email protected]
Cari lettori di PaleoItalia, “rubo” qualche riga alle Paleo news per ringraziarVi:
nei mesi scorsi, infatti, mi sono giunte le Vostre segnalazioni di articoli
riguardanti scoperte, ritrovamenti “particolari” ect. Questo rende più facile e
rapido il mio lavoro di “cacciatore di news”.
Che altro dire ... ancora grazie e continuate a spedire.
P.S. Dedico le vignette di questo numero di PaleoItalia ai “miei” benefattori.
Paolo Serventi
T. REX AVEVA LE PENNE!
I Dinosauri con le penne - o come
diversi paleontologi preferiscono
chiamarli “dinosauri non-aviani” sono divenuti pressocchè “banali”
nell’ultimi anni, grazie ai fossili
perfettamente conservati rinvenuti
nella famosa località cinese di
Liaoning. Questo ha portato
numerosi studiosi a suggerire che
forse tutti i dinosauri avevano le
piume, o almeno strutture primitive
come le protopenne. A conferma di
questo arriva, ora, la scoperta
sempre a Liaoning di una nuova
specie appartenente al gruppo dei
Tirannosauridi. Il fossile, descritto
da una equipe di paleontologi guidata
dal cinese Xing Xu, è stato chiamato
Dilong paradoxus. L’animale,
risalente al Cretacico inferiore (130
milioni di anni fa), era lungo circa
un metro e mezzo e risulta essere il
più primitivo rappresentante dei
Tirannosauridi. Uno dei coautori
dello studio, Mark Norell dell’American Museum of Natural History,
ha dichiarato: “Ci aspettavamo
qualcosa di simile, ma non
pensavamo di trovare un fossile che
l’avrebbe mostrato in modo tanto
evidente”. Gli autori concludono che
il fossile conferma l’ipotesi che la
“Ecco un altro
esaltato che ha
letto l’articolo su
Nature”
46
PALEOITALIA
Paleo news
funzione originale delle “protopenne” era collegata alla termoregolazione piuttosto che al volo
attivo. (Nature, 7 Ottobre 2004).
Per saperne di più consultare il sito: www.
Dinodata.net/Dd/Namelist/Tabd/D116.htm
CURE PARENTALI TRA I
DINOSAURI
Gli attuali discendenti dei
dinosauri, compresi i coccodrilli e gli
uccelli, “curano” i loro piccoli a un
livello più o meno elevato. Diverse
scoperte avvenute nel corso degli
ultimi vent’anni hanno confermato
che anche alcuni gruppi di dinosauri
mostravano un certo grado di cure
parentali. È il caso dello spettacolare
fossile di un esemplare adulto di
Psittacosaurus, circondato da 34
cuccioli, rinvenuto lo scorso anno
nella provincia di Liaoning in Cina.
La “famigliola” probabilmente è
stata sepolta all’improvviso da una
nube di cenere vulcanica. Psittacosaurus è tra i più primitivi
rappresentanti del gruppo dei
“dinosauri dotati di corna” o
Ceratopsidi. Il ritrovamento,
descritto da D. Varricchio,
ricercatore presso la Montana State
University, è una ulteriore conferma
all’ipotesi che tutti i dinosauri e gli
uccelli possono aver ereditato un
comportamento parentale da un
comune antenato (Nature, 9
settembre, 2004).
UN’INSOLITA FUNZIONE
PER UN LUNGO COLLO
Dinocephalosaurus orientalis
era un rettile lungo circa 2,5 m,
appartenente al gruppo dei
Protorosauri, animali che vivevano
in ambienti prevalentemente
acquatici durante il Triassico, circa
230 M.a. Dinocephalosaurus
possedeva un collo estremamente
lungo, pari a oltre la metà della
lunghezza totale. Questo collo era
formato da ben 25 vertebre in
parte sovrapposte tra loro,
ognuna dotata di piccole
“costole” parallele alla
colonna vertebrale. Queste
costole, secondo le analisi
condotte dal biomeccanico
La Barbera, dell’Università
di Chicago, consentivano
l’attacco dei muscoli che
permettevano all’animale di
gonfiare e aumentare il
volume interno dell’esofago. Ciò produceva un
PALEOITALIA
47
Paleo news
effetto tipo “aspirapolvere” che
aiutava l’animale nella cattura della
preda sott’acqua secondo un
meccanismo denominato “suction
acquatic” utilizzato anche dai pesci.
(Science, 24 settembre 2004).
terno del suo stomaco i resti del suo
ultimo “fiero” pasto, un giovane di
Psittacosaurus. (National Geographic News, 12 gennaio 2005).
K-T: IMPATTO
“INVERNALE”
I MAMMIFERI CHE
MANGIAVANO I
DINOSAURI
Fino a oggi i paleontologi hanno
ritenuto che nel Mesozoico (da 251
a 65 M.a. fa), i mammiferi ricoprissero un ruolo da comprimari,
animali di piccola taglia, paragonabile a quella di un topo, con una
vita notturna e perlopiù a dieta
insettivora. Ora però la sensazionale
scoperta avvenuta in Cina nella
provincia di Liaoning, ha modificato
radicalmente questa idea. Un team
congiunto di ricercatori cinesi e
americani ha portato alla luce i resti
di due specie di mammifero, finora
sconosciute, vissute nel Cretacico
(circa 128 M.a.). Le due specie
appartengono al genere Repenomamus. Il primo R. gigantus era più
o meno grande quanto un cane, con
un peso di circa 13 kg. Un animale
di queste dimensioni poteva
sicuramente fronteggiare con
successo molte specie di dinosauri
di piccola taglia, ma è il secondo
Repenomamus robustus (lungo
circa 50 cm), che ha riservato la
sorpresa più entusiasmante: all’in-
L’idea di un “inverno nucleare”,
immediatamente dopo l’impatto del
meteorite alla fine del Cretacico, ha
affascinato per lungo tempo molti
geologi. Se un grande asteroide o
una cometa colpisse la Terra, così
“dice” la teoria, verrebbe immessa
nell’atmosfera così tanto materiale
da impedire ai raggi del Sole di
raggiungere la superficie terrestre,
provocando così il rapido raffreddamento della Terra in un breve
intervallo di tempo. Un gruppo di
ricercatori italiani, tedeschi e
americani, diretti da Simone Galeotti
dell’Università di Urbino, ritiene che
questo è esattamente quello che è
avvenuto 65 milioni di anni fa. Gli
studiosi hanno, infatti, esaminato i
microfossili (dinoflagellati e
foraminiferi bentonici) provenienti
dalle rocce raccolte nel sito di El
Kef in Tunisia e sono giunti alla
conclusione che immediatamente
dopo l’impatto del meteorite sulla
Terra, per circa 2.000 anni, ci fu un
rapido abbassamento della
temperatura anche alle basse
latitudini. (Geology, giugno 2004).
PALEOITALIA
48
Paleolibreria
a cura di Annalisa Ferretti
[email protected]
Vertebrata in fieri. Vita, morte e
fossilizzazione dei Vertebrati, di Antonella
Cinzia Marra, 2004; Aracne Editrice, Roma;
93 pagine, in brossura; Euro 5; ISBN 887999-812-9.
[Antonella Cinzia Marra ] “Vertebrata in
fieri Vita, morte e fossilizzazione dei
vertebrati” intende illustrare i processi di
formazione dei vertebrati fossili, descrivendo
e documentando i processi in gioco nel
passaggio dalla biosfera alla litosfera.
I capitoli sono trattati in modo da dare una
descrizione consequenziale dei processi
tafonomici. Gli esempi e gli approfondimenti
sono rimandati alle schede riunite nell’ultimo
capitolo. Ciascuna scheda illustra un caso di studio tratto dalla letteratura
scientifica che, potendo essere esemplificativo di uno o più processi,
può essere richiamato più volte nel libro. I casi di studio sono tratti da
pubblicazioni a carattere internazionale e talvolta riuniscono più esempi,
fornendo un approfondimento del processo di fossilizzazione illustrato.
Alcune schede, invece, riportano esempi dal territorio italiano, per
richiamare casi e situazioni vicine al lettore. Alla fine di ogni scheda
sono indicati i rimandi ai capitoli precedenti in cui la scheda è citata ed
alla bibliografia generale. Questa scelta editoriale consente una lettura
“circolare” del libro, visto che ciascuna scheda è indipendente e può
essere letta singolarmente o contestualmente ai capitoli precedenti.
Il libro è rivolto agli studenti del corso di Paleontologia dei Vertebrati per
Scienze Naturali e Scienze Geologiche, ma può anche essere utilizzato
nei corsi delle Facoltà di Lettere con indirizzo archeologico che prevedano
lo studio delle faune quaternarie. Per il linguaggio didattico-scientifico
adoperato, è rivolto anche agli appassionati di Scienze Naturali e di
Paleontologia.
Il libro si può acquistare contattando Aracne Editrice:
[email protected] e www.aracneeditrice.it
PALEOITALIA
49
La Foresta Fossile del Torrente Stura di
Lanzo, a cura di Edoardo Martinetto e Toni
Farina, 2005; Ente Parco La Mandria editore,
48 pagine, in brossura.
[Toni Farina, Edoardo Martinetto] Fresco di
stampa, il testo si prefigge l’obiettivo di
favorire la conoscenza e la fruizione di una
rara testimonianza di storia naturale del
Piemonte. Si tratta di una foresta fossile
formata da ceppi mummificati di conifere del
Pliocene, visitata da alcuni soci della SPI nel
corso delle Giornate di Paleontologia 2003.
Ubicata nell’alveo di un tumultuoso torrente,
ha poche chances di conservazione in sito,
tanto che alcuni reperti sono già stati portati
in sicurezza. Tuttavia, il maggior rischio dei resti fossili è il loro mancato
utilizzo a fini formativi e didattici, utilizzo in questo caso agevolato
dall’ubicazione all’interno di un’area protetta (Zona di salvaguardia dello
Stura di Lanzo, gestita dal Parco La Mandria). Una situazione ottimale,
quindi, per insegnare agli scolari (e non solo) quel che accadeva tre
milioni di anni fa, quando la Pianura Padana era ancora in gran parte
sommersa dal mare.
Un testo per tecnici ed esperti, ma non solo: anche i neofiti e le istituzioni
scolastiche potranno infatti trovare le informazioni necessarie per
approfondire la conoscenza dell’importante sito paleontologico.
Il libro può essere richiesto al Parco La Mandria a Venaria; tel. 011
4993381; Email: [email protected]
PALEOWEB
Per motivi di spazio, la rubrica PALEOWEB
non viene pubblicata in questo fascicolo.
Ritornerà nel prossimo numero di PaleoItalia.
Ci scusiamo con l’autore e con i lettori.
PALEOITALIA
50
Agenda
Congressi e convegni
Let us meet on the P/T
boundary
International Fossil Algae Association
Workshop on Permian-Triassic
Palaeobotany and Palinology
30 agosto - 3 settembre 2005
Ferrara
16-18 giugno 2005
Bolzano
Per informazioni: Davide Bassi, Dip. delle
Risorse Naturali e Culturali, Univ. di
Ferrara, C.so Ercole I d’Este 32,
[email protected]
Per informazioni: Evelyn Kustatscher,
Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige,
Bindergasse 1, 39100 Bolzano; evelyn
[email protected]
www.naturmuseum.it
www.spi.unimo.it/manifestazioni.htm.
5th Regional Symposium
Federazione Italiana di Scienze della Terra
Geoitalia 2005
Quinto Forum Italiano
di Scienze della Terra
Paleontologia e Stratigrafia
nella Paleogeografia dell’Area
Mediterranea
21-23settembre 2005
Spoleto
Per informazioni: www.geoitalia.org
20-21 giugno 2005
Napoli
Per informazioni: www.spi.unimo.it/
manifestazioni.htm.
The seventh International Workshop
on Agglutinated Foraminifera
IWAF VII
2-8 ottobre 2005
Urbino
Per informazioni: Rodolfo Coccioni,
Istituto di Geologia e Centro di Geobiologia,
Università di Urbino “Carlo Bo”, Campus
Scientifico, 67029 Urbino; [email protected]
PALEOITALIA
51
ELENCO ALFABETICO DEI SOCI
al 31 dicembre 2004
I soci sono pregati di controllare i loro indirizzi di posta elettronica e di segnalare
eventuali errori e/o omissioni inviando un messaggio alla segreteria dell Società (Prof.
Francesca Bosellini, [email protected]). Grazie per la collaborazione
ABBAZZI dott.ssa Laura - viale A. Volta 43, 50131 Firenze. [email protected]
ACADEMIA SINICA (Library) - Nanjing Institute of Geology & Paleontology, Chi-Ming-Ssu, 210008,
Nanjing, China
ACCORNERO Gualtiero - via Filadelfia 109, 10137 Torino. [email protected]
ACQUISITION UNIT (DSC-AO) - British Library Boston Spa, LS23 7BQ, Wetherby -W Yorks, Inghilterra
AGOSTI prof. don Guido - via D. Zeffirino Iodi 2, 42100 Reggio Emilia
AGOSTINELLI Giorgio - c/o SITEP E & P., via dei due Macelli 66, 00187 Roma.
AGOSTINI dott. Silvano - Soprintendenza Archeologica- Serv.Geol.Pal., Via dei Tintori 1, 66100 Chieti.
[email protected]
ALBANI dott. Roberto - Dipartimento di Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56126 Pisa. [email protected]
ALLASINAZ prof. Andrea - Dipartimento di Scienze della Terra, via Accademia delle Scienze 5, 10123
Torino. [email protected]
ANDREOLI Giovanni - via Fonda 111, 41053 Maranello (Modena).
ANDRI prof. Eugenio - Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse, DIP.TE.RIS, corso
Europa 26, 16132 Genova. [email protected]
ANGELELLI prof. Francesco - Dipartimento Servizi Tecnici Nazionali, largo S. Susanna 13, 00185 Roma.
[email protected]
ANGELONE dott.ssa Chiara - Via Berengario 11 A, 00162 Roma. [email protected]
ARBULLA dott.ssa Deborah - via S. Marco 51, 34100 Trieste. [email protected]
ARCA dott.ssa Marisa - via Logudoro 10, 08025 Oliena (Nuoro).
ARENA Concetto - via Gianforma 32, 97010 Frigintini (Ragusa). [email protected]
ARGENTI dott.ssa Patrizia - Dipartimento di Scienze della Terra, piazza Università 1, 06100 Perugia.
[email protected]
A RMELLINI dott. Antonio - via Mazzini 21, 33017 Tarcento (Udine). [email protected],
[email protected]
ASIOLI dott Gabriele - Via Martiri della Libertà 203D, 48024 Massalombarda (RA)
ASSOCIAZIONE CULTURA & SVILUPPO - Via Teresa Michel 2, 15100 Alessandria
ASSOCIAZIONE ONLUS G.E.A - piazza Farinata degli Uberti 8, 50053 Empoli (Firenze).
ASSOCIAZIONE PALEONTOLOGICA “MICHELE GORTANI” - Villa Comunale, via Seminario 5, 30026 Portogruaro
(Venezia).
AUDITORE dott. Marco - via S. Giovanni Battista 7/23, 16154 Sestri Ponente (Genova). [email protected]
AVANZINI dott. Marco - c/o Museo Tridentino di Scienze Naturali, via Calepina 14, 38100 Trento.
[email protected]
AZZAROLI prof. Augusto - Dipartimento di Scienze della Terra, via G. La Pira 4, 50121 Firenze.
BACCHI dott. Manuele - Viale A. Volta 149, 50131 Firenze. [email protected]
BADODI dott. Andrea - via V. Ferrari 2/1, 42100 Reggio Emilia.
BAGLIONI dott. Francesco - via G. Ricci Curbastro 56, 00149 Roma.
B AGNOLI dott.ssa Gabriella - Dipartimento Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56126 Pisa.
[email protected]
BALESTRAZZI dott. Eugenio - via Mossi 30, 27100 Pavia. [email protected]
B ALINI prof. Marco - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.
[email protected]
BARATTOLO prof. Filippo - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli.
[email protected]
BARBERA prof.ssa Carmela - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli.
[email protected]
BARBIERI prof. Roberto - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67,
40126 Bologna. [email protected]
BARBIERI Ugo - via Matteotti 23, 47039 Savignano sul Rubicone (Forlì). [email protected]
BARDAZZI dott.sa Stefania - Via Giampaolo Orsini 28, 50126 Firenze
BARRA dott.ssa Diana - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli.
52
PALEOITALIA
BARTOLUCCI dott. Stefano - via Etruria 12, 06018 Trestina (Perugia). [email protected], [email protected]
BASSI dott. Davide - Dipartimento delle Risorse Naturali e Culturali, corso Ercole I d’Este 32, 44100
Ferrara. [email protected]
BEDETTI dott.ssa Claudia - via di Grotta Perfetta 329, 00142 Roma. [email protected]
BEI Domenico - c/o Museo dei Fossili e dei Minerali di Monte Nerone, via XX Settembre, 61042 Apecchio
(Pesaro).
BELLAGAMBA dott.ssa Mariella - via B. Sforza 49, 61029 Urbino (Pesaro).
BELLOMI Alessandro c/o SIAP INTERNATIONAL SRL, via Chiossetto 18, 20122 Milano.
BELLOMO dott. Ernesto - via Boner 49, 98121 Messina.
BENETTI cav. Attilio - via Covolo 1, 37030 Velo Veronese (Verona).
BENETTI Giuseppe - via Montini 11, 25062 Concesio (Brescia). [email protected]
BERGAKADEMIE BIBLIOTHEK- Agricolastrasse 10, 09599, Freiberg, Germania
BERGAMIN dott.ssa Luisa - via Duchessa di Galliera 76/19, 00151 Roma. [email protected]
BERGAMO dott. Giuseppe - via Minghetti 1, 28100, Novara.
BERNARDELLI dott.Maurizio - Via L. Spallanzani 45, 41100 Modena.
BERNARDINI Ettore - via Roma 108, 47025 Mercato Saraceno (Forlì).
BERNASCONI prof.sa Maria Pia - Dipartimento di Scienze della Terra, Università della Calabria, 87036,
Arcavacata di Rende (Cosenza). [email protected]
BERNINI dott. Fabrizio - Parco Fluviale Regionale dello Stirone, via Loschi 5, 43039 Salsomaggiore
Terme (Parma).
BERTAMINI sig.Roberto - via A. Pacinotti 4/1, 1651 Genova.
BERTOLA Giorgio - via Trieste 126, 20020 Cesate (Milano).
BERTOLASO Luca - via Manzotti 35, 42015 Correggio (Reggio Emilia). [email protected]
BIBLIOTECA AREA TECNICO-SCIENTIFICA - Università della Calabria, Campus Arcavacata, Piazzale Chiodio/
Blocco 2, 87036, Arcavacata di Rende (CS).
BIBLIOTECA CENTRALE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI - Facoltà di Scienze Mat., Fis. e Nat., Prato S. Agostino 4,
53100 Siena.
BIBLIOTECA CIVICA - via Museo 12, 36061 Bassano del Grappa (Vicenza).
BIBLIOTECA DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA, via Trentino 51, 09127 Cagliari.
BIBLIOTECA FACOLTÀ DI SCIENZE MM.. FF. NN. - C. di Laurea Scienze Geologiche, via dei Vestini, Campus
Universitario di Madonna delle Piane, 66013 Chieti Scalo (Chieti).
BIBLIOTECA GEOMINERALOGICA - via G. La Pira 4, 50121 Firenze.
BIBLIOTECA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI URBINO - Area Scientifica, Località Crocicchia, 61029 Urbino (Pesaro).
BIBLIOTECA UNIVERSITAT DE BARCELONA - Secciò de Geologia, Marti i Franques s/n., 08028, Barcelona,
Spagna
BIBLIOTHEQUE DE L’UNIVERSITÉ DE BOURGOGNE - Section Sciences Economie,6 rue Sully, F 21000, Dijon,
Francia
BINUTTI sig. Romano - via Forame 1, 33040 Attimis (Udine). [email protected]
BIZZARINI dott. Fabrizio - Cannaregio 1269/A, 30121 Venezia. [email protected]
BIZZOTTO sig. Bruno - via Cal di Breda 63, 31100 Treviso.
BONA dott. Fabio - via Leonardo da Vinci 8, 26011 Casalbuttano ed Uniti (Cremona).
BONCI dott.ssa Maria Cristina - Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse, corso Europa
26, 16132 Genova. [email protected]
BONFIGLIO prof.ssa Laura - Dipartimento di Scienze della Terra, via Sperone 31, 98166 S. Agata di Messina
(Messina). [email protected]
BOSELLINI prof.ssa Francesca - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università
4, 41100 Modena. frabos @unimore.it
B OSSIO prof. Alessandro - Dipartimento di Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56126 Pisa.
[email protected]
BOTTAZZI dott. Alberto - via Schubert 2, 36078, Vadagno (Vicanza)
BOTTINO dott.ssa Cecilia - via Garigliano 72, 00198 Roma. [email protected]
BOUWER dott. Arend - P.O. Box 4021, NL-7200 Zutphen, Olanda.
BOVE FORGIOT Lisa - via Roma 4, 10100 Alice Superiore (Torino). [email protected]
BRAGA prof. Gian Pietro - Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica, via Giotto 1, 35137
Padova.
BRAMBILLA prof. Giuseppe - Dipartimento di Scienze della Terra, via Abbiategrasso 207, 27100 Pavia.
BREDA dott.ssa Marzia - via Cristofori 26, 35137 Padova. [email protected]
BRESSAN David - via Himmelreichst. 6, 31031 Brunico (Bolzano).
BRIGUGLIO dott. Antonino - via Pietro Maffi 67, 00168, Roma.
BRIZIO dott. Cesare - via Fornace Tanari 900 /C San Benedetto, 40018 San Pietro in Casale (Bologna).
[email protected]
BRUNETTI Mauro - via 28 settembre 1944 n.2, 40040 Rioveggio (Bologna). [email protected]
PALEOITALIA
53
BRUNI Neldo - via del Monte 2, 63020 Smerillo (Ascoli Piceno).
BUCCHERI prof. Giuseppe - Dipartimento di Geologia e Geodesia, corso Tukory 131, 90134 Palermo.
BUNDESANSTALT F. GEOWISSENSCHAFTEN & ROHSTOFFE, Bibliothek - Stilleweg 2 - Postf. 510153, D-30655,
Hannover, Germania
BURATTI dott. Helmuth - viale Druso 335/c int.7, 39100 Bolzano.
BUSULINI dott.ssa Alessandra - via Cà Rossa 117/3, 30174 Mestre (Venezia).
CABRAS Roberto - via de Nicola 27, 09027 San Sperate (Cagliari)
CACCAMO dott. Giuseppe - via S. Assemani 92, 00125 Acilia (Roma). [email protected]
CALOI dott.ssa Lucia - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza” piazzale Aldo Moro
5, 00185 Roma.
CALZADA dott. S. - Museo Geologico del Seminario C/Diputacion 231, E-08028 Barcelona 7 (Spagna).
CANZONERI ing. Vincenzo - via Florestano Pepe 6, 90139 Palermo. [email protected]
CAPPELLI Pierfrancesco - via A. da Sangallo 4, 37138 Verona.
CARAMIELLO Salvatore - Sovraintendenza Archeologica, via dei Tintori 1, 66100 Chieti.
CARAVÀ dott.ssa Nunzia - via Palmerino 69, 90129 Palermo.
CARBINI Enrico - piazza Vittoria 20, 60036 Montecarotto (Ancona).
CARBONI prof.ssa M. Gabriella - Dipartimento Scienze della Terra, Università “La Sapienza” piazzale A.
Moro 5, 00185 Roma. [email protected]
CARCANO Maurizio - via XX Settembre 65, 22026 Maslianico (Como). [email protected]
C A R E D D A Pietro - via S. Caterina 157, Zona Serbariu, 09013 Carbonia (Cagliari).
[email protected]
CARNEVALE dott. Giorgio - Dipartimento di Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56100 Pisa.
CAROSI dott. Michelangelo - viale De Gasperi 35, 63039 S. Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno).
CARTA Nicola - via E. Lussu 21, 09040 Settimo San Pietro (Cagliari). [email protected]
CASAGRANDE dott. Francesco - via Lombardia 9, 31027 Spresiano (Treviso).
CASCIONI LEONARDA - c/o Fabrizio Bordicchia, Via Asquer 22, 09100 Cagliari. [email protected]
CASSARINO dott. Giovanni Silvio - via Carducci 139, 97100 Ragusa. [email protected]
CAU Claudia - via Scirocco 4, 09170 Oristano. [email protected]
CAULI dott. Luciano - via G. Orosi 35, 57121 Livorno.
CAVALAZZI dott.sa Barbara - via Massari 37, 70050, S. Spirito-Bari. [email protected]
CAVALLARO dott. Alberto - via dell’Arcolaio 44/A 50137 Firenze.
CECCA prof. Fabrizio - Lab. de Micropaléontologie, Univ. “Pierre et Marie Curie” - Paris VI, Case 104 4 Place Jussieux F-75525 PARIS Cedex 05 (Francia). [email protected]
CEFFA sig. Giacomo - via Dante 61/c, 37100 Monteforte d’Alpone (Verona).
CENTRAL SERIALS RECORD, The General Libraries, University of Texas, P.O. Box 7159, 78713-7159,
Austin (Texas), U.S.A.
CENTRO REGIONALE PER LA PROGETTAZIONE E IL RESTAURO E PER LE SCIENZE NATURALI ED APPLICATE AI BENI
CULTURALI - via Cristoforo Colombo 52, 90142 Palermo.
CEREGATO dott. Alessandro - via Felsina 29, 40139 Bologna. [email protected]
CERVI dott. Federico - via Maccagnano 170, 42100 Reggio Emilia.
CHECCONI dott. Alessio - Dipartimento di Scienze della Terra, piazza Università 1, 06100 Perugia.
CHERCHI prof.ssa Antonietta - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari.
[email protected]
CHIA Barbara - via G. Parini 4, Serramanna (Cagliari).
CHIOCCHINI prof. Maurizio - Dipartimento di Scienze della Terra, via Gentile III da Varano, 62032 Camerino
(Macerata).
CIAMPO prof. Giuliano - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli.
CIMINELLI dott. Francesco - via dei Saraceni 7, Castrovillari (Cosenza).
CIOPPI dott.ssa Elisabetta - Museo di Storia Naturale - Sez. Geologia e Paleontologia, via G. La Pira 4,
50121 Firenze. [email protected]
CIRONE dott.ssa Gabriella - corso Mazzini 14/2, 17100 Savona.
CITA SIRONI prof.ssa Bianca - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.
[email protected]
C OBIANCHI dott.ssa Miriam - Dipartimento di Scienze della Terra, via Ferrata 1, 27100 Pavia.
[email protected]
COCCIONI prof. Rodolfo - Istituto di Geologia dell’Università, Campus Scientifico, Località Crocicchia,
61029 Urbino (Pesaro). [email protected]
COLALONGO prof. Maria Luisa - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni
67, 40126 Bologna. [email protected]
CONTI prof.ssa Maria Alessandra - Dipartimento di Scienze della Terra, Università La Sapienza, piazzale
Aldo Moro 5, 00185 Roma. [email protected]
54
PALEOITALIA
CONTI prof. Stefano - Dipartimento di Scienze della Terra, piazzale S. Eufemia 19, 41100 Modena.
[email protected]
COPPA DE CASTRO prof.ssa Maria Grazia - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10,
80138 Napoli. [email protected]
C ORRADINI prof. Carlo - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari.
[email protected]
CORRADINI prof. Domenico - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università
4, 41100 Modena. [email protected]
COSANNI Nicola - via Arno 36, 65016, Montesilvano (Pescara). [email protected]
COTZA dott.ssa Francesca - via Umberto I 15, Tuili (Cagliari). [email protected]
CROBU Elena, via Pranu de Funtana, 09021 Barumini (Cagliari)
CROVATO dott. Paolo - c/o Società Reggiana di Malacologia, Casella Postale 436, 80100 Napoli.
D’ALESSANDRO prof. Assuntina - Dipartimento di Geologia e Geofisica, Campus Universitario, via E.
Orobona 4, 70125 Bari.
D’ORAZI PORCHETTI dott. Simone - via Centuroni 27, 02100 Rieti.
DALL’OLIO dott. Nicola - via Culli 2 43100 Parma.
DALLA VECCHIA dott. Fabio Marco - via Marche 33 Colloredo di Prato (Udine). [email protected]
DAVOLI dott. Franco - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università 4,
41100 Modena.
DE ANGELIS EVANS dott.sa Liliana - Corso Canalgrande 16, 41100Modena.
DE BLASIO dott. Fabio - Department of Geosciences Univ. Oslo, Hagaveieu 2I, 0980 Høybràteu, Oslo
(Norvegia).
DE CAPOA prof.ssa Paola - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli.
[email protected]
DE CASTRO prof. Piero - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli.
[email protected]
DE FIORIDO David - via Montebello 33, 34139 Trieste.
DEL RE dott.ssa Maria Carmela - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138
Napoli.
DEL RIO dott.ssa Myriam - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari.
[email protected]
DELFINO dott. Massimo - via San Grato 12, 10090 Romano Canavese (Torino). [email protected]
DESSI Andrea - via Tuveri 90, 09127 Cagliari.
DEZI Romano - via Lauro Rossi 8, 62100 Macerata.
DHONDT prof. Annie V. - Dept. Paleontology, Koninklijk Belgisch Instituut voor Natuurwetenschappen,
Vautierstr. 29, B-1000 Brussels (Belgio). [email protected]
DI BELLA dott.ssa Letizia - via Nicolò Piccinni 25, 00100 Roma.
D I C ANZIO dott. Emanuele - Contrada Colle della Corte 10, 64020 Montepagano (Teramo).
[email protected]
DI GERONIMO prof. Italo - Dipartimento di Scienze Geologiche, Sez. Oceanologia e Paleoecologia, corso
Italia 55, 95129 Catania. [email protected]
DI GIACOMO dott. Giorgio - via Giovanni Muriana 36, 97015 Modica (Ragusa). [email protected]
DI STEFANO dott.ssa Agata - via Cervo 42/A, 95024 Acireale (Catania). [email protected]
DI STEFANO dott. Giuseppe - via Pomposa 11, 00142 Roma.
DIECI prof. Giovanni - via Moreali 214, 41100 Modena.
DIENI prof. Igino - Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica, via Giotto 1, 35137 Padova.
[email protected]
DIPARTIMENTO DEL MUSEO DI PALEOBIOLOGIA E DELL’ORTO BOTANICO - via Università 4, 41100 Modena.
DIPARTIMENTO DI GEOLOGIA E GEOFISICA - Campus Universitario, via E. Orabona 4, 70125 Bari.
DIPARTIMENTO DI GEOLOGIA, PALEONTOLOGIA E GEOFISICA - via Giotto 1, 35137 Padova.
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA - Parco Area delle Scienze 157/A, 43100 Parma. [email protected]
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA - piazza dell’Università, 06100 Perugia.
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA - Università “La Sapienza”, piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma.
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA - via Accademia delle Scienze 5, 10123 Torino.
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA – Biblioteca, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli.
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA - via S. Maria 53, 56126 Pisa.
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA E GEOLOGICO-AMBIENTALI - Biblioteca ex Geologia, via Zamboni 67,
40126 Bologna.
DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE - Università di Roma 3, largo S. Leonardo Murialdo 1, 00146 Roma.
[email protected]
DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE, AMBIENTALI E MARINE - via Edoardo Weiss 2, Comprensorio S.
Giovanni, 34127 Trieste.
PALEOITALIA
55
DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE, SEZIONE DI OCEANOLOGIA E PALEOECOLOGIA - corso Italia 55, 95129
Catania.
DIPRIZIO dott. Giuseppe - via Cesare Battisti 247, 70019 Triggiano (Bari).
DIVERSI dott. Stefano - via Don Luigi Sturzo 21, 60044 Fabriano (Ancona).
DOMENELLA Paolo - via Regina Margherita 180, 62012 Civitanova Marche (Macerata).
DONADEO Giuseppe - via Medico Longo, 4 73024 Maglie (Lecce).
DONZELLI Stefano - via Mameli 13, 61011 Gabicce Mare (Pesaro). [email protected]
ENGENEERING LIBRARY - Cornell University , Carpenter Hall, 14853-2201, Ithaca (N.Y.), U.S.A.
ENI SPA DIVISIONE AGIP - Serv. Studi Geologici e Laboratori, 20097 San Donato Milanese (Milano).
ERBA prof.ssa Elisabetta - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.
[email protected]
ERIKA Virgilio, via Colamonico 61, 70020 Cassano nelle Murge (Bari).
ESU prof.ssa Daniela - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”, piazzale Aldo Moro
5, 00185 Roma. [email protected]
ETH -Bibliothek , Erdwissenschaften, Raemistrasse 101, CH-8092, ZUERICH. Svizzera
FAEDDA Daniela - via P. Nemi 10, 09030 Samassi (Cagliari).
FAKULTÄTBIBLIOTHEK FÜR NATURWISSENSCHAFTEN - Hellbrunnerstrasse 34, A-5020, Salzburg, Austria
FANELLI Fabio - via Cagliari 37, 08045 Lanusei (Nuoro).
FANZUTTI prof. Giovanni Paolo - viale dei Tigli 4, 33038 S. Daniele del Friuli (Udine).
FASSI dott. Paolo - via Molinetto di Lorenteggio 47, 20094 Corsico (Milano). [email protected]
FERRARI dott. Alessandro - via Mazzini 12, 41057 Spilamberto (Modena).
FERRARI dott.sa Chiara - via Baldini 1, 41057 SPILAMBERTO (Modena).
FERRARI Ivo - via Matilde di Canossa 6, 42100 Reggio Emilia.
FERRARI dott. Roberto - via Cividale 48/A, 34076 Romans d’Isonzo (Gorizia).
FERRERO dott.ssa Elena - Dipartimento di Scienze della Terra, via Accademia delle Scienze 5, 10123
Torino. [email protected]
FERRETTI dott. Alberto - via Mariotti 13, 61043 Cagli (Pesaro).
FERRETTI prof.ssa Annalisa - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università
4, 41100 Modena. [email protected]
FERRETTI dott. Marco Peter - via Capanna 11, 60019 Senigallia (Ancona). [email protected]
FIORINI dott.ssa Flavia - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67,
40127 Bologna. [email protected]
FORLI Maurizio - via Grocco 16, 50047 Prato. [email protected]
FRAVEGA dott.sa Patrizia - Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse, corso Europa 26,
16132 Genova.
FREDIANI sig. Piero - via G. Masini 148, 50051 Castelfiorentino (Firenze).
FREGNI dott.ssa Paola - Dipartimento di Scienze della Terra, piazzale S. Eufemia 19, 41100 Modena.
[email protected]
FREZZA dott. Virgilio - via Salaria 93, 00016 Monterotondo (Roma). [email protected]
FRISATTO Walter - via C. De Maria 5 10086 Rivarolo C.se (Torino). [email protected]
F USCO dott. Fabio - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico Ambientali, via Zamboni
67",”40127",”Bologna”,”Italia” [email protected]
GADDINI dott. Stefano - via Salento 73, 00162 Roma. [email protected]
GAETANI prof. Maurizio - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.
[email protected]
GAMBARINO dott. Enrico - via Bidone 10, 10125 Torino.
GARONETTI Paolo - via Michele Moretti 22, 47900 Rimini.
GATTO prof. Roberto - Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica, via Giotto 1, 35137 Padova.
[email protected]
GAUDANT dott. Jean - Rue du Docteur Magnan 17, F-75013 Parigi, Francia.
GENNARI dott. Alberto - via Galilei 58, 73020 Cavallino (Venezia).
GEOLOGICAL SURVEY LIBRARY- Exchange, PS 85 Klarov 3, 11800, Praha 1, Repubblica Ceca
GEOLOGICAL SURVEY OF CANADA - Library 3303, 33rd Street,T2L 2A7, N.W. Calgary, Alberta (Canada)
GEOLOGISCH-PALAONTOLOGISCHES INSTITUT - Universitat Munster , Bibliothek, Corrensstrasse 24, D48149, Munster, Germania
GEOLOGY LIBRARY - Yale University, P.O. BOX 208109, CT 06520, New Haven, 8109 U.S.A.
GIANI Amedeo - via Monviso 6, 21054 Fagnano Olona (Varese).
GIGLIO dott. Salvatore - via Spinuzza 21, 90015 Cefalù (Palermo).
GIOVINAZZO dott.ssa Caterina - via Leonardo da Vinci 41, 0030 Labico (Roma). [email protected]
GIRONE dott.ssa Angela - Dipartimento di Geologia e Geofisica, Campus Universitario, via E. Orobona 4,
70125 Bari. [email protected]
GIUDICI dott. Paolo - via Laurentina 622, 00143 Roma.
56
PALEOITALIA
GIULINI dott. Saverio - c/o Dipartimento di Matematica, via Dodecaneso 35, 16146 Genova.
GIUNTELLI Pietro - via Torino 60, 10076 Nole C.se (Torino). [email protected]
GLIOZZI dott.ssa Elsa - Dipartimento Scienze Geologiche, Università di Roma 3, largo S. Leonardo
Murialdo 1, 00146 Roma. [email protected]
GNOLI prof. Maurizio - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università 4,
41100 Modena. [email protected]
GOBBO Carlo - viale A. Des Genejs 43/2, 16148 Genova.
GOLIA dott.ssa Silvia - Corticella Fondachetto 21, 37129 Verona.
GRAMIGNA dott. Pierparide - Via Aldo Moro 15, 87010 Malvito (Cosenza).
GRANELLI Stefano - Via Terracini 4, 43015 Noceto (Parma). [email protected]
GRECCHI dott. Glauco - via Cenisio 74, 20154 Milano.
GRECO prof. Antonio - via Aquileia 5, 90144 Palermo.
GRUPPO CULTURALE R 616 - via Oberdan R 616, Finale Emilia (Modena).
GRUPPO GEO-PALEONTOLOGICO VOGHERESE - Museo di Paleontologia e Scienze Naturali, via Gramsci 1,
27058 Voghera (Pavia).
GRUPPO NATURALISTA BUSTESE - c/o Centro Socio Culturale “Il Cortiletto”, via Biagio Bellotti CP 79,
21052 Busto Arsizio (Varese).
GRUPPO NATURALISTA SPERCIGLANUS - c/o De Tuoni Francesco, via Galilei 1, 31027 Spresiano (Treviso).
GRUPPO PALEONTOFILI FIDENTINI - via Costa 6, 43036 Fidenza (Parma).
GRUPPO PALEONTOLOGICO “LA XENOPHORA” - c/o Moroni Giovanni, via Bezzecca 1, 29017 Fiorenzuola
d’Arda (Piacenza).
GRUPPO SPELEOLOGICO MONFALCONESE, A.D.F. - c/o Museo Paleontologico Cittadino, via Valentinis 134,
C.P. 43, 34174 Monfalcone (Gorizia). [email protected]
GUERRI sig.na Tiziana - via P. Catte 53, 08100 Nuoro. [email protected]
GUIDOTTI sig. Guido - via Selvelli 3, 61032 Fano (Pesaro).
HERWIGH dott. Prinoth - Via Stufan 15, 39046 Ortisei (Bolzano). [email protected]
HISTON dott.ssa Kathleen - via Mazzini 4, Ganna, 21039 Valganna (Varese). [email protected]
IACCARINO prof.ssa Silvia - Dipartimento di Scienze della Terra, Parco area delle Scienze 157/A, 43100
Parma. [email protected]
IAMUNDO dott.ssa Fabrizia - via G.A. Badoero 67/A, 00154 Roma.
INSTITUT FÜR GEOLOGIE-PALÄONTOLOGIE- Universität Graz, A-8018 Graz, Austria
INSTITUT FÜR PALÄONTOLOGIE - Der Universität Würzburg, Pleicherwall 1, D-97070 Wurzburg, Germania
INSTITUTE OF GEOLOGY - Library, M. Sachsa 2, P.O. BOX 268, HR-10000 Zagreb, Croatia
INSTITUTO GEOLOGICO E MINEIRO- Nucleo de Biblioteca e Publicacoes, Apartado 7586, 2720, Alfragide,
Portogallo
ISTITUTO POLICATTEDRA DI SCIENZE GEOLOGICHE MINERALOGICHE - corso Angioy 10, 07100 Sassari.
J ELLINEK dott. Thomas - Lachie Griffin Rise 8 Governor’s Bay, Christchurch, Nuova Zelanda.
[email protected]
KAMINSKI dott. Michael A. - Dept. of Earth Sciences, University College, Gower Street, WC1E 6BT
London (Gran Bretagna). [email protected]
KOTSAKIS prof. Tassos - Dipartimento di Scienze Geologiche, Università di Roma 3, largo S. Leonardo
Murialdo 1, 00146 Roma. [email protected]
KUSTATSCHER dott.ssa Evelyn - Dipartimento di Scienze della Terra, corso Ercole 1° d’Este 32, 44100
Ferrara. [email protected]
LA PERNA prof. Rafael - Dipartimento di Geologia e Geofisica, Campus Universitario, via E. Orobona 4,
70125 Bari. [email protected]
LANDINI dott. Luciano - via San Donato 52, 43100 Parma. [email protected]
LARGHI dott. Cristiano - via Monte Generoso 5, Vedano Olona (Varese). [email protected]
LAZZARO dott. Giuseppe - Via Crispi 36, Cappella Maggiore (Treviso).
LEONE prof. Francesco - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari. [email protected]
LEONE Mario - via C. Linneo 6, 63039 S. Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno).
LIBRARIAN - AUSTRALIAN GEOLOGICAL SURVEY ORGANISATION, G.P.O. Box 378, ACT 2601, Canberra, Australia
LIBRARIAN (ACQUISITIONS)- INSTITUTE OF GEOLOGICAL & NUCLEAR SCIENCES, Box 30-368, Lower Hutt, Nuova
Zelanda
LIBRARY INSTITUT VOOR AARDWETENSCHAPPEN- Budapestlaan 4, P.O.B. 80.021, NL-3508 TA Utrecht,
Olanda
LIBRARY OF EARTH SCIENCES - University of Vienna, Althanstraße 14, A-1090 Wien, Austria
LIBRARY SERIALS DEPARTMENT- University of Iowa, 52242-1420 Iowa City, IA, U.S.A.
LINDA HALL LIBRARY- Serial Department 5109 Cherry, 64110 Kansas City, MO, U.S.A.
LONGAGNANI sig. Wainer - via Lodovico Ariosto 8, 42013 Casalgrande (Reggio Emilia).
LOZAR dott.ssa Francesca - Dipartimento di Scienze della Terra, via Accademia delle Scienze 5, 10123
Torino. [email protected]
PALEOITALIA
57
LUGLI dott.ssa Manuela - via Anacarsi Nardi 35, 41100 Modena. [email protected]
LUPI dott.sa Claudia, Via Bogatto 2, 13100 Vercelli.
LUZI Tiziano - via degli Iris 1, 63100 Ascoli Piceno. [email protected]
MACCHIONI dott. Francesco - via Sacco e Vanzetti 25, 06063 Magione (Perugia).
MAGENES Paolo - via Bari 22/A, 20143 Milano. [email protected]
MAINELLI dott. Michele - via Barcellona 3, 86021 Boiano (Campobasso).
MALAGOLI Paolo - Via Tosatti 48, 41038 San Felice Sul Panaro (Modena).
MALAGUTI dott. Giuseppe - viale XX Settembre 7, 41049 Sassuolo (Modena).
MAMMINO ing. Armando - via Povegliano 8, Camalò 31050 Povegliano (Treviso). [email protected]
MANAI Giovanni - Via R. Bonu 3, 09170 Oristano.
MANAZZONE prof. Rafaello - Dean Funes 1465 I°P.D.6, 1244 Buenos Aires, Argentina.
M ANCIN dott.ssa Nicoletta - Dipartimento di Scienze della Terra, via Ferrata 1, 27100 Pavia.
[email protected]
MANCINELLI prof.ssa Anna - Dipartimento di Scienze della Terra, via Gentile III da Varano, 62032 Camerino
(Macerata). [email protected]
MANCONE dott. Camillo - via Mandrone 2 03043 Cassino (Frosinone).
MANGANELLI prof. Giuseppe - Dipartimento di Biologia Evolutiva, via Mattioli 4, 53100 Siena.
M A N G A N O dott.ssa Gabriella - via Padre Popieluszko 17, 98040 Giammoro (Messina).
[email protected]
MARCHINI rag. Vittorio - corso Buenos Aires 11/12, 16129 Genova.
M ARCHIONNE dott. ing. Enrico - Vocabolo S. Giovanni 11, 05032 Cavi dell’Umbria (Terni).
[email protected]
MARCOLINI dott.ssa Federica - via Angiolo Tommasi 27, 57128 Livorno. [email protected]
MARCUCCI prof.ssa Marta - Dipartimento di Scienze della Terra, via G. la Pira 4, 50121 Firenze.
[email protected]
MARIOTTI prof. Nino - via Val di Lanzo 93, 00141 Roma.
MARISA dott. Alessandro - via Achille Grandi 18, 38068 Rovereto (Trento). [email protected],
[email protected]
MARRA dott.ssa Antonella Cinzia - Dipartimento di Scienze della Terra, Salita Sperone 31 - CP 54, 98166
Messina-Sant’Agata. [email protected]
MARRA dott. Maurizio - via Filippo Turati 132, 93100 Caltanissetta.
MARSIGLI sig. Sandro - c/o Museo di Ecologia e Storia Naturale, piazza Matteotti 28 41054 Marano sul
Panaro (Modena).
MARSILI dott. Stefano - Via Abruzzi 8, 55045 Pietrasanta (Lucca).
MARTINETTO dott. Edoardo - via Ciriè 22, 10070 San Carlo Canavese (Torino). [email protected]
MASINI prof. Federico - Dipartimento di Geologia e Geodesia, corso Tukory 131, 90134 Palermo.
[email protected]
MASTANDREA prof.ssa Adelaide - Dipartimento di Scienze della Terra, Università della Calabria, 87036
Arcavacata di Rende (Cosenza). [email protected]
MATARAZZO dott. Mattia - via Sclavons 179, 33084 Cordenons (Pordenone). [email protected]
MATTEUCCI prof. Ruggero - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”, piazzale Aldo
Moro 5, 00185 Roma. [email protected]
MAZZA dott. Paul - Museo di Storia Naturale - Sezione di Geologia e Paleontologia, via G. La Pira 4,
50121 Firenze. [email protected]
MAZZARELLA dott.sa Anna, Via Cernaia 30, Favria (Torino). [email protected]
MAZZEI prof. Roberto - Dipartimento di Scienze della Terra, via Laterina 8, 53100 Siena.
MAZZINI dott.ssa Ilaria - via Mario Menghini 36, 00179 Roma.
MELELEO dott. Antonio - via A. Catalani 9 (Pal. Poloni), 73100 Lecce.
MELIS dott.ssa Romana - Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, via Edoardo Weiss 1,
34127 Trieste. [email protected]
MENGHI dott. Luciano - via Scutari 1, 20127 Milano. [email protected]
MENNITI-IPPOLITO dott. Nico - via A. Ristori 7, 20129 Milano.
MICARELLI prof.ssa Aurora - via Narco 16, 62032 Camerino (Macerata).
MICULAN dott. Pietro - via Oberdan 7, 29107 Fiorenzuola d’Arda (Piacenza). [email protected]
MOL dott. Dick J. - Gudumholm 41, NL-2133 HG Hoofddorp, Olanda.
MONCHARMONT ZEI prof.ssa Maria, via Aniello Falcone 88, 80127 Napoli.
MONTAGUTI dott. Bruno - via Casella Gatta 4, 41058 Vignola (Modena).
MONTAGUTI dott. Michele - via Belvedere 82, 40069 Zola Predosa (Bologna).
MUNICIPIO DI REGGIO EMILIA - Direzione Civici Musei e Gallerie, via Spallanzani 1, 42100 Reggio Emilia.
[email protected]
MUNTONI sig. Francesco - via Trentino 11, 09127 Cagliari. [email protected]
MURRU dott. Marco - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari. [email protected]
58
PALEOITALIA
MUSCIO dott. Giuseppe - viale Ungheria 141, 33100 Udine. [email protected]
MUSEO ARCHEOLOGICO E DI SCIENZE NATURALI - Biblioteca Civica G. Ferrero, via Paruzza 1, 12051 Alba
(Cuneo).
MUSEO CARSICO GEOLOGICO E PALEONTOLOGICO - c/o Zimolo Ferdinando, via Bidischini 4, 34072 Gradisca
d’Isonzo (Gorizia).
MUSEO CIVICO - Borgo S. Caterina 41, 38068 Rovereto (Trento).
MUSEO CIVICO “ CRAVERI “ - Palazzo Craveri, 12042 Bra (Cuneo).
MUSEO CIVICO “GEOLOGIA E ETNOGRAFIA” - piazza SS. Filippo e Giacomo 1, 38037 Predazzo (Trento).
MUSEO CIVICO DEL FINALE - Chiostri di S. Caterina (Borgo), 17024 Finale Ligure (Savona).
MUSEO CIVICO DELLE SCIENZE - Comune di Pordenone, via della Motta 16, 33170 Pordenone.
MUSEO CIVICO DI PALEONTOLOGIA E PALETNOLOGIA “DECIO DE LORENTIIS” - via Vittorio Emanuele 113, 73024
Maglie (Lecce).
MUSEO CIVICO DI SCIENZE NATURALI - via Ozanam 4, 25128 Brescia.
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - Comune di Piacenza, via Taverna 37, 29100 Piacenza.
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - Lungadige Porta Vittoria 9, 37100 Verona.
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - piazza A. Hortis 4, 34123 Trieste.
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - via Cortivacci 2, 23017 Morbegno (Sondrio).
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - via De Pisis 24, 44100 Ferrara.
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - Fontego dei Turchi, 30125 Venezia.
MUSEO CIVICO DI VIGNOLA - piazza Carducci 3, 41058 Vignola (Modena).
MUSEO CIVICO “GEOLOGIA E ETNOGRAFIA” - piazza SS. Filippo e Giacomo 1, 38037 Predazzo (Trento).
MUSEO DI SCIENZE NATURALI “E. CAFFI” - Biblioteca, piazza Cittadella 3, 24100 Bergamo.
MUSEO DI STORIA NATURALE E ARCHEOLOGIA - via Piave 51, 31044 Montebelluna (Treviso).
MUSEO FRIULANO DI STORIA NATURALE - via Lionello 1, 33100 Udine.
MUSEO GEOLOGICO CASTELLARQUATO - via Sforza Caolzio 57, 29014 Castellarquato (Piacenza).
MUSEO PALEONTOLOGICO - Comune di Mondaino, piazza Maggiore 1, 47836 Mondaino (Rimini).
MUSEO TRIDENTINO DI SCIENZE NATURALI - via Calepina 14, C. P. 393, 38100 Trento.
NANNARONE dott. Carlo - via del Palazzone 9, 52044 Cortona (Arezzo).
NATIONAAL NATUURHISTORISCH MUSEUM - Bibliotheek, Postbus 9517, NL-2300 RA, Leiden, Olanda.
NATUR MUSEUM ROTTERDAM- Westzeedijk 345, Postbus 23452, NL-3001 KL, Rotterdam, Olanda.
NIEDERSAECHSISCHE STAATS & UNIVERSITAETS- Bibliothek, Göttinger Sieben 1, D-37070 Göttingen, Germania
NEGRINI sig. Alessandro - via Vallere 64, 27027 Vigevano (Pavia). [email protected]
N ICORA prof.ssa Alda - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.
[email protected]
NICOSIA prof. Umberto - via Poggio Verde 40, 00148 Roma. [email protected]
NOVARO NOVAK dott.sa Luciana, via Illesberg 13, 34136 Trieste, Italia.
NOVELLI dott. Mauro - via Agricola 13, 10137 Torino. [email protected]
OHIO STATE UNIVERSITY LIBRARIES- Continuation Division, 1858 Neil Avenue, 43210-1286 Columbus,
Ohio, U.S.A.
OLIVIERI prof.ssa Renata - via Ripagrande 71, 44100 Ferrara.
OLIVIERI dott. Stefano - via Mar della Cina 166, 00144 Roma. [email protected]
ONESTI dott. Oreste - via Cavour 3, 63039 S. Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno).
ORSO JORDI dott.ssa Barbara - via Biancardi 2, 20149 Milano. [email protected]
ORZI ing. Angelo - via Trento 25, 43036 Fidenza (Parma).
PADOVANI dott.sa Veronica - piazza Roma 37, 41100 Modena. [email protected]
PAGANELLI prof. Arturo - Dipartimento di Biologia - Polo 06 Biologico, via G. Colombo 3/ via U. Bassi
58B, 35121 Padova. [email protected]
PAGGI dott. Alessandro - via Liguria 34, 35030 Sarmeola di Rubano (Padova).
PAGLIANI dott. Franco - via Marradi 21, 42100 Reggio Emilia.
PALÄONTOLOGISCHES INSTITUT UND MUSEUM- Karl Schmid-Strasse 4, CH-8006, Zuerich, Svizzera
PALMESE sig. Vincenzo - via Mancini 2, 47033 Cattolica (Rimini).
PALMIERI dott. Stefano - via Andreoli 8/A, 41013 Castelfranco Emilia (Modena).
PALOMBO dott.ssa Maria Rita - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”, piazzale A.
Moro 5, 00185 Roma. [email protected]
PANIERI dott.ssa Giuliana - via A. Saffi 130, 40059 Medicina (Bologna).
PAPAZZONI dott. Cesare Andrea - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via
Università 4, 41100 Modena. [email protected]
PARISI prof. Guido - Dipartimento di Scienze della Terra, piazza Università, 06100 Perugia. [email protected]
PAVIA prof. Giulio - Dipartimento di Scienze della Terra, via Accademia delle Scienze 5, 10123 Torino.
[email protected]
PAVIA dott. Marco - Dipartimento di Scienze della Terra, via Accademia delle Scienze 5, 10123 Torino.
[email protected]
PALEOITALIA
59
PEDERZINI dott. Giuliano - via Bellentani 36, 41100 Modena.
PEDRIALI dott. Luca - via S. Pertini 29, 44046 San Martino (Ferrara). [email protected]
PELOSIO prof. Giuseppe - Dipartimento di Scienze della Terra, Parco area delle Scienze 157/A, 43100
Parma.
PERRI dott. Edoardo - via Città di Ponti 5, 87045 Dipignano (Cosenza).
PERRI prof.ssa Maria Cristina - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni
67, 40126 Bologna. [email protected]
PETRIZZO dott.ssa Maria Rose - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.
[email protected]
PETRONIO prof. Carmelo - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”, piazzale A. Moro
5, 00185 Roma. [email protected]
PETRUSO dott.sa Daria - Dipartimento di Geologia e Geodesia, corso Tukory 131, 90134 Palermo.
PETTI dott. Fabio Massimo - via Angelo Elmo 147, 00136 Roma.
PEZZONI dott. Nicola - via Bonfatti 69, 46019 Viadana (Mantova).
PICCINI dott. Stefano - c/o GEOFIN s.r.l., Zona Industriale Località PIP 33040 Torreano di Cividale
(Udine). [email protected]
PICCIONE dott. Santi - via Casalini 256, 90135 Palermo.
PICCOLI prof. Giuliano - Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica, via Giotto 1, 35137 Padova.
[email protected]
PICHEZZI dott.ssa Rita Maria - via Umberto I 65, 00020 Marano Equo (Roma).
PIGNATTI prof. Johannes - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”, piazzale A. Moro
5, 00185 Roma. [email protected]
PILLOLA prof. Gian Luigi - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari.
[email protected]
PINNA prof. Giovanni - viale Cassiodoro 1, 20145 Milano. [email protected]
PIRAS dott. Sergio - via Menotti 4F, 09047 Selargius (Cagliari). [email protected]
PIRINI RADRIZZANI prof.ssa Camilla - via Europa 28, 20097 S. Donato Milanese (Milano).
PITTAU prof.ssa Paola - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari. [email protected]
PIZZAFERRI dott. Claudio - via Abbeveratoia 13, 43100 Parma.
PLEBANI dott.ssa Pierina - via Einaudi 6A, 24055 Cologno al Serio (Bergamo). [email protected]
PORTALURI sig. Tullio - via Monte Grappa 15, 31050 Vedelago (Treviso).
POSENATO prof. Renato - Dipartimento di Geologia e Paleontologia, corso Ercole I d’Este 32, 44100
Ferrara. [email protected]
POTETTI dott.ssa Maria - Dipartimento di Scienze della Terra, via Gentile III da Varano, 62032 Camerino
(Macerata).
POZZA rag. Ermanno - via Fago 5/D, 39100 Bolzano.
POZZI prof. Enrico - via Santa Eurosia 1, 21040 Menzago di Sumirago ( Varese).
PREMOLI SILVA prof.ssa Isabella - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.
[email protected]
PRIORA sig. Giuseppe - via E. Pellini 4, 20125 Milano.
PROGEMISA S.P.A. - via Luigi Contivecchi 7, 09122 Cagliari.
PROTO DECIMA prof.ssa Franca - Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica, via Giotto 1, 35137
Padova.
PUGLIESE prof. Nevio - Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, via Edoardo Weiss 1,
34127 Trieste. [email protected]
PULLÈ dott. Melucci Ilaria - Via del Molinello 48, 60019 Senigallia (Ancona).
RAFFI prof. Sergio - via Ulivi 6, 43046 Ozzano Taro (Parma). [email protected]
RAGAINI dott. Luca - Dipartimento di Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56126 Pisa. [email protected]
RAGAZZI prof. Eugenio - via Don L. Milani 39 int. 16, 35020 Albignasego (Padova). [email protected]
RAGAZZINI dott. Sauro - piazza Falcone e Borsellino 4, 63017 Porto S. Giorgio (Ascoli Piceno).
RAGUSA dott.ssa Michela - via Etruria 14, 00183 Roma. [email protected]
RAO dott.ssa Anna - Dipartimento di Scienze della Terra, Università della Calabria, 87036 Arcavacata di
Rende (Cosenza).
RAPONI dott. Daniele - via Cavour 26, 04014 Pontinia (Latina). [email protected]
REBECCHI Angelmario - viale Dante Alighieri 45, 29100 Piacenza. [email protected]
REGGIANI dott. Paolo - via Zabarella 21, 35028 Piove di Sacco (Padova). [email protected]
RENESTO prof. Silvio - Dipartimento di Biologia Strutturale e Funzionale, Via Dunant 3, 21100 Varese.
[email protected]
R ENZETTI dott. Gianantonio - Residenza del Cantone - Milano 2 - 20090 Segrate (Milano).
[email protected]
RESEARCH LIBRARY- NATURAL HISTORY MUSEUM, 900 Exposition Boulevard, CA 90007, Los Angeles,
4057, U.S.A.
60
PALEOITALIA
RETTORI dott. Roberto - Dipartimento di Scienze della Terra, piazza dell’Università, 06100 Perugia.
[email protected]
RICHETTi dott.sa Giorgia - Via G. di Vittorio 135, 41058 Vignola (Modena).
RIGO dott. Roberto - via delle Scuole 18, Località Rizzi, 33100 Udine.
RINDONE Antonino - via Conca d’Oro, Res. Le Serre - Sc. C, 98168 Messina. [email protected]
RIPA DI MEANA Maria Gabriella - via Pineta Sacchetti 175, 00160 Roma.
RIZZO dott. Roberto - via Confalonieri 55, 09047 Selargius (Cagliari). [email protected]
R OBBA prof. Elio - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.
[email protected]
ROGHI dott. Guido - Località Santa Lucia dei Monti 30/A, 37067 Valeggio sul Mincio (Verona).
[email protected]
ROMEO prof.ssa Maria - Istituto di Scienze della Terra, corso Italia 55, 95129 Catania.
ROMPIANESI Pietro - via Camaiore 107, 41100 Modena.
ROOK prof. Lorenzo - via del Ghirlandaio 9/b, 50121 Firenze. [email protected]
ROSATI dott. Francesco - via B. Buozzi 49, 61043 Cagli (Pesaro).
ROSSI dott.ssa Maria Adelaide - via E. Bruno 18/B, 66100 Chieti. [email protected]
ROSSI dott. Pier Francesco - corso Vittorio Emanuele II 17, 41100 Modena.
ROSSINO Roberto - via M. Rossello 9, 09129 Cagliari.
ROSSO dott.ssa Antonietta - Dipartimento di Scienze Geologiche, Sez. Oceanologia e Paleoecologia, corso
Italia 55, 95129 Catania. [email protected]
RUGGIERO prof. Livio - viale dell’Aquilone 159, Giogilorio 73010 Surbo (Lecce).
RUSSO prof. Antonio - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università 4,
41100 Modena. [email protected]
RUSSO dott.ssa Bianca - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli.
[email protected]
RUSSO prof. Franco - Dipartimento di Scienze della Terra, Università della Calabria, 87036 Arcavacata di
Rende (Cosenza). [email protected]
SACCÀ dott.ssa Domenica - Dipartimento di Scienze della Terra, Salita Sperone 31, 98166 Messina.
SACCHI dott.ssa Eva - via Trevi 163, 05100 Terni.
SALA prof. Benedetto - Dipartimento di Geologia e Paleontologia, corso Ercole I d’Este 32, 44100 Ferrara.
[email protected]
SALARI dott. Leonardo - via del Colle Belvedere 18, 00036 Palestrina (Roma).
SALVATORINI dott. Gianfranco - Dipartimento di Scienze della Terra, via Laterino 8, 53100 Siena.
[email protected]
SANFILIPPO dott.ssa Rossana - Dipartimento di Scienze Geologiche, Sez. Oceanologia e Paleoecologia,
corso Italia 55, 95129 Catania. [email protected]
SANTI dott. Giuseppe - Dipartimento di Scienze della Terra, via Ferrata 1, 27100 Pavia.
SANTUCCI dott. Luca - via dei Cappuccini 6, 02042 Collevecchio (Rieti). [email protected]
SARDELLA dott. Raffaele - piazza Grazioli 5, 00186 Roma. [email protected]
SARTI dott. Carlo - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67, 40126
Bologna. [email protected], [email protected]
SARTONI prof. Samuele - via Porrettana 115, 40135 Bologna.
SARTOR Guido - Vicolo S. Bartolomeo 8, 31100 Treviso.
SASSAROLI prof. Stefano - via San Michele 33, 60030 Rosora (Ancona).
SCARPONI dott. Daniele - via Napoli 7, S. Giovanni in Marignano (Rimini). [email protected]
SCHWANKE dott. Rudolf - Hainholzer Strasse 13, 30159 Hannover 1 (Germania).
S CIUTO dott. Francesco - Dipartimento di Scienze Geologiche, corso Italia 55, 95129 Catania.
[email protected]
SCRIVANTI dott. Pier Enrico - via L. Alzona 3, 15030 Villanova di Monferrato (Alessandria). [email protected]
SECHI Serafina - via Giovanni XXIII 22, 09070 Paulilatino (Oristano).
SEGURINI dott. Romualdo - via O. Guerrini 32, 48020 Sant’Alberto (Ravenna).
SERPAGLI prof. Enrico - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università 4,
41100 Modena. [email protected]
SERVENTI dott. Paolo - via Firenze 12, 43100 Parma. [email protected]
SILVI prof. Franco - via Giacomo Leopardi 44, 60030 Serra dei Conti (Ancona).
SIMONETTO dott. Luca - via Palestro 35, 33100 Udine. [email protected]
SLOVENSKA AKADEMIJA ZNANOSTI IN UMETNOSTI- Biblioteka, Novi TRG 3-5 / P.P. 323, 1000, Ljubljana,
Slovenia
SOCIETÀ REGGIANA DI SCIENZE NATURALI - c/o Bassi Viller, via A. Gramsci 109, 42024 Castelnuovo di Sotto
(Reggio Emilia).
SOLDANI dott. Donato - corso Sonnino 115/B, 70125 Bari.
PALEOITALIA
61
S ORBINI dott.ssa Chiara - Dipartimento di Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56126 Pisa.
[email protected]
SORBINI FRIGO dott.ssa Margherita - via Trainotti 2, 37122 Verona.
SOSSO Maurizio - via Bengasi 4/int.4, 16153 Genova. [email protected]
SPADINI dott. Valeriano - via Augusto Toti 6, 52046 Lucignano (Arezzo).
SPALLETTA dott.ssa Claudia - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67,
40126 Bologna. [email protected]
SPANO prof. Carlo - via Aritzo 9, 09042 Monserrato (Cagliari). [email protected]
SPILLER dott.sa Eleonora, via Angelo Olivieri 81, 00122 Ostia Lido (Roma).
SPINA dott.ssa Amalia - Dipartimento di Scienze della Terra, via Laterina 8, 53100 Siena.
STEFANELLI dott.sa Simona - Dipartimento di Geologia e Geofisica, via Orabona 4, 70125 Bari.
STIVALETTA dott.sa Nunzia - via Palermo 16, Vasto (Chieti).
STROPPA Gabriele - via G. Vildi 15, 61100 Pesaro.
SUSUMU dott. Tomida - Chukyo Gakuin Univeristy, 1-104 Sendanbayashi, 509-9195 Nakatsugawa City,
Gifu Pref., Giappone”
TABANELLI dott. Cesare - via Testi 4, 48010 Cotignola (Ravenna). [email protected]
TADDEI RUGGIERO prof.ssa Emma - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138
Napoli.
TANFI dott. Alberto - via Roma 71, 19121 La Spezia.
TARLAO sig. Alceo - via S. Martino 42, 34142 Trieste. [email protected]
TESTA dott. Massimiliano - via Amarena 29/16, 16143 Genova.
THE LIBRARIAN- DEPARTMENT OF EARTH SCIENCES, Downing Street, CB2 3EQ, Cambridge, Inghilterra
T INTORI prof. Andrea - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano.
[email protected]
TONELLO dott. Ruggero - via Lazzaretto 1, 33010 Montenars (Udine).
TORRE prof. Danilo - Dipartimento di Scienze della Terra, via G. La Pira 4, 50121 Firenze. [email protected]
T R E N K WA L D E R dott.ssa Stefania - piazza Vittorio Veneto 7, 10070 Cafasse (Torino).
[email protected]
TUVERI dott.ssa Caterinella - via Dalmazia 31, 08100 Nuoro.
UCLA SCIENCES & ENGINEERING LIBRARY- Geology Collection, 8251 Boelter Hall, Box 951598, CA
90095-1598 Los Angeles, U.S.A.
UNIL SCIENCES DE LA TERRE- BIBLIOTHEQUE, BFSH 2, CH-1015 Lausanne, Svizzera
UNIVERSIDAD DE ZARAGOZA - FAC CC SECCION GEOLOGICAS, Biblioteca, 704 Ciudad Universitaria s/n, E50009 Zaragoza, Spagna
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO - Facoltà Scienze MM.FF.NN., Ctr. Aut. spesa, C/O LI.CO.SA Via
Duca di Calabria 1/1, 50125 Firenze.
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA - Centro Serv. Bibl. di Biol., Scienze della Terra e del Mare (C.S.B.
B.T.M.), Palazzo delle Scienze, corso Europa 26, 16132 Genova. [email protected]
UNIVERSITAT DE GRANADA - FACULTAD DE CIENCIAs, Biblioteca, C/O EBSCO P.o. BOX 750, NL-1430 AT
Aalsmeer, Olanda
UNIVERSITAT DE VALENCIA- BIBLIOTECA DE CIENCIAS, Calle Doctor Moliner 50, E-46100 Burjassot (Valencia),
Spagna
UNIVERSITAT ERLANGEN - INSTITUT FUR PALAONTOLOGIE, Lowenichstrasse 28, D-91054 Erlangen, Germania
UNIVERSITÄTSBIBLIOTHEK STUTTGART- ZEITSCHRIFENSTELLE, Holzgartenstrasse 16, P.O. Box 10 49 41, D70043, Stuttgart, Germania
UNIVERSITY OF OKLAHOMA LIBRARY - Library Serials-Room LL 211, 001AEH9193, 401 Broocks Street. OK
73019 Norman, Oklahoma, U.S.A.
UNIVERSITY OF OTAGO- SCIENCE LIBRARY, P.O. Box 56, Dunedin, Nuova Zelanda
UNTI dott. Mario - Dipartimento di Geologia e Geodesia, corso Tukory 131, 90134 Palermo.
VAI prof. Gian Battista - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67,
40126 Bologna. [email protected]
VAIANI dott. Stefano - via Ronzani 35, 40033 Casalecchio di Reno (Bologna). [email protected]
VALDISERRI dott.sa Diana - via Angeloni 41, 03100 Frosinone.
VALENZUELA RIOS prof. José Ignacio- Departamento de Geologia, Dr Moliner 50, E-46100 Burjassot
(Valencia), Spagna. [email protected]
VALLERI dott.ssa Gigliola - Dipartimento di Scienze della Terra, via G. La Pira 4, 50121 Firenze.
[email protected]
VAN DER MADE dott. Jan - Museo Nacional de Ciencias Naturales José Gutierrez Abascal 2, 20006 Madrid,
Spagna.
VANNUCCI prof.ssa Grazia - Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse, DIP.TE.RIS,
corso Europa 26, 16132 Genova. [email protected]
VAROLA dott. Angelo - piazzetta Cardarelli 3, 73100 Lecce.
62
PALEOITALIA
VAZZANA dott. Angelo - via strad. Giuffrè I 32, 89122 Reggio Calabria. [email protected]
VECOLI dott. Marco - via Salesiani 19, 55045 Pietrasanta (Lucca). [email protected]
VENIER dott. Umberto - via Borgo Leone 14, 33090 Domanins Rauscedo (Pordenone). [email protected]
VENTURA dott.sa Marta - via Missori 16, 27026 Garlasco (Pavia).
VENTURI prof. Federico - Dipartimento di Scienze della Terra, piazza Università, 06100 Perugia.
VERRUBBI dott. Vladimiro - via Francesco Selmi 16, 00156 Roma. [email protected]
VERTINO dott.sa Agostina Valeria - via dei Miti 35, 95100 Catania. [email protected]
VESCOGNI dott. Alessandro - via Mascagni 116, 41100 Modena. [email protected]
VIEGI Mauro - via Marco Polo 14, 56100 Pisa.
VILLA dott.ssa Giuliana - Dipartimento di Scienze della Terra, Parco area delle Scienze 157/A, 43100
Parma. giuliana. [email protected]
VILLANI Mauro - via Lubiana 168, 09013 Carbonia (Cagliari). [email protected]
VIOLANTI prof.ssa Donata - Dipartimento di Scienze della Terra, via Valperga Caluso 35, 10125 Torino.
[email protected]
WAGENSOMMER Alexander - Casella Postale 21, 71013 San Giovanni Rotondo (Foggia).
WILD dott. Rupert - Paläont. Abtlg., Staatliches Museum für Naturkunde, Rosenstein 1, D-70191 Stuttgart,
Germania.
ZACCHIGNA Davide - Scala Bonghi 86, 34139 Trieste.
ZANINETTI prof.ssa Louisette - Departement de Geologie et Paleontologie, 13 rue des Maraichers, CH-1211
Geneve 4 (Svizzera). louisette. [email protected]
ZANNOTTI Simone - via Tiepolo 1, 09121 Cagliari. szannotti @tiscali.it
ZOBOLI Daniel - piazza Garibaldi 7/3, Carbonia (Cagliari). [email protected]
65 milioni di anni fa...
“ecco adesso avremo 7 anni di sventura”
“bhè proprio 7 non direi…”
PALEOITALIA
63
LA SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA
La Società Paleontologica Italiana è stata fondata nel 1948 con lo scopo di promuovere la ricerca scientifica paleontologica. L’associazione è aperta sia alle istituzioni, sia ai
singoli interessati alla paleontologia, sia a livello professionale che amatoriale. Per l’anno
2005, le quote associative sono le seguenti:
Socio Ordinario (paesi europei)
35 €
Socio Ordinario (extra U.E.)
45 €
Socio junior (under 30)
21 €
Istituzioni
100 €
Fin dal 1960 la S.P.I. pubblica il Bollettino della Società Paleontologica Italiana, che
è una rivista scientifica a valore internazionale, rivolta prevalentemente al mondo accademico e, conseguentemente, scritta quasi interamente in lingua inglese.
Dal 2000 il Bollettino viene affiancato da un supplemento semestrale in italiano,
PaleoItalia, diretto a tutti gli appassionati e cultori della paleontologia.
PALEOITALIA
Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana, v.43, n.3, 2004
Direttore Responsabile: Enrico Serpagli
Segretario di Redazione: Carlo Corradini
Indirizzo della Redazione: Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico,
Università di Modena e Reggio Emilia, via Università 4, 41100 Modena. Tel. 059-2056523.
Stampa: Tipografia Moderna, via dei Lapidari 1/2, Bologna.
Autorizzazione Tribunale di Modena n. 616 del 16-09-1978
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
Manuela Lugli,via Anacarsi Nardi 35, 41100 Modena; [email protected]
Antonella Cinzia Marra, Dipartimento di Scienze della Terra, Salita Sperone
31, 98166 Messina-Sant’Agata; [email protected]
Edoardo Martinetto, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Torino,
via Accademia delle Scienze 5, 10123 Torino; [email protected]
Jordi Orso, via Biancardi 2, 20149 Milano; [email protected]
Veronica Padovani, piazza Roma 37, 41100 Modena; [email protected]
Sergio Piras, Dipartimento del Museo di Paleobiologia e Orto Botanico,
Università di Modena e Reggio Emilia, via Università 4, 41100 Modena;
[email protected]
Nevio Pugliese, Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, via
Edoardo Weiss 1, 34127 Trieste; [email protected]
Alessandro Vescogni, Dipartimento del Museo di Paleobiologia e Orto Botanico,
Università di Modena e Reggio Emilia, via Università 4, 41100 Modena;
[email protected]
64
PALEOITALIA
INDICE
Numero 12, Carlo Corradini
Progetto “Siti Aperti”: itinerari geo-paleontologici
per diversamente abili, Antonio Russo
L’evoluzione umana al Darwin Day 2005, Manuela Lugli
Paleontologia per non vedenti,
Veronica Padovani e Alessandro Vescogni
Le escursioni paleontologiche dei paleontofili nel 2004, Jordi Orso
p.
1
p.
p.
2
3
p.
p.
6
9
Paleopassaggiando lungo il Tropico del Carso,
Sergio Andri, Deborah Arbulla, Franco Cucchi, Jenny Idili, Andrea
Lorenzon, Francesca Macorini, Nicoletta Magrin, Diego Masiello,
Nicoletta Perco, Fabio Perazzi, Nevio Pugliese, Anastasia Puric,
Rodolfo Riccamboni, Anna Rossi e Donatella Samec
p.
21
I Graptoliti, Sergio Piras
p.
31
Elenco alfabetico dei soci al 31 dicembre 2004
p.
51
RUBRICHE
PaleoLex, Manuela Lugli
Notizie Italiane, Carlo Corradini
Paleo news, Paolo Serventi
Paleolibreria, Annalisa Ferretti
Agenda
p.
p.
p.
p.
p.
38
42
45
48
50
NOTE PER GLI AUTORI
Gli articoli non devono superare le tre pagine dattiloscritte. È gradito un
corredo iconografico (fotografie, disegni, grafici, …); nel caso di fotografie a
colori, esse devono essere ben contrastate, in modo da avere una buona resa se
pubblicate in bianco e nero.
Gli autori possono fornire, se lo ritengono utile, alcune note bibliografiche.
Gli autori sono pregati di inviare i propri testi possibilmente tramite posta
elettronica, come “attached files”, oppure su dischetti da 3.5 pollici, specificando il programma di videoscrittura utilizzato. Le immagini digitalizzate vanno
salvate come file bmp o jpg, possibilmente a 300 dpi.
Di norma gli autori non avranno la possibilità di visionare le bozze. Agli
autori non saranno forniti estratti degli articoli.
Gli articoli e il materiale illustrativo devono essere inviati per posta elettronica
all’indirizzo: [email protected]
oppure, in caso di impossibilità, a: PaleoItalia – Dipartimento del Museo di
Paleobiologia e dell’Orto Botanico – Università di Modena e Reggio Emilia – via
Università 4 – 41100 Modena.