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Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana v.44 n.3 Poste Italiane S.p.A.- Sped.Abbon.Posale - D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB, Modena CPO Numero 12 Maggio 2005 PaleoItalia Newsletter della Società Paleontologica Italiana SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA MODENA PALEOITALIA 1 Numero 12 Siamo a primavera inoltrata e forse qualcuno leggerà queste righe quando l’estate sarà già iniziata. E’ la stagione migliore per godersi una passeggiata all’aria aperta. In questo questo fascicolo di PaleoItalia trovate numerose idee per una facile escursione che concilia il piacere di stare all’aria aperta con la passione per la paleontologia: infatti, potrete seguire l’itinerario nel Carso triestino, oppure ripercorrere le escursioni fatte da alcuni soci nei mesi scorsi. Purtroppo tutte queste proposte riguardano il Nord Italia: speriamo di poter pubblicare nel prossimo futuro qualche percorso anche nelle altre regioni del nostro Paese. Alla fine del fascicolo trovate l’elenco dei soci della Società, aggiornato alla fine dell’anno scorso. Come promesso, abbiamo inserito anche gli indirizzi di posta elettronica, almeno quelli di cui eravamo a conoscenza. Come vedrete ne mancano molti: se avete un indirizzo e-mail, verificate che sia presente e che sia esatto, e, per favore segnalate eventuali integrazioni e correzioni alla Segreteria della Società (Prof. Francesca Bosellini, [email protected]). Grazie per la collaborazione e Buona lettura! Carlo Corradini GLI INDIRIZZI ELETTRONICI DELLA S.P.I. Bollettino della Società Paleontologica Italiana PaleoItalia Biblioteca Tesoreria [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] IN COPERTINA Nummulites brongniarti d’Archiac & Haime, 1853 Eocene medio del Veronese e del Vicentino. Riprodotto da: d’Archiac & Haime, 1853, “Description des Animaux Fossiles du Groupe Nummulitique de l’Inde - précédée d’un résumé géologique et d’une monographie des nummulites”. Tav. V, fig. 1 (ingrandito al 150% dell’originale). La specie è tuttora valida. 2 PALEOITALIA Progetto “Siti Aperti”: itinerari geo-paleontologici per diversamente abili La Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna ha incaricato il Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico (Università di Modena e Reggio Emilia) di individuare sul territorio della regione siti di interesse geologico-paleontologico accessibili anche da chi non è in grado di affrontare percorsi lunghi o impegnativi. È nato in questo modo il Progetto “Siti Aperti”, realizzato attraverso tre fasi consecutive: l’individuazione di località dotate di caratteristiche opportune, la costruzione di un sito web dedicato e la realizzazione di opere di adeguamento degli affioramenti. Il Progetto “Siti Aperti”, al di là della sua concreta realizzazione, vuole rappresentare uno spunto per esperienze analoghe da realizzare in altre parti di Italia; un ulteriore impulso al processo di “apertura” della ricerca paleontologica nei confronti di un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo. ANTONIO RUSSO Presidente della Società Paleontologica Italiana PALEOITALIA 3 L’EVOLUZIONE UMANA AL DARWIN DAY 2005 MANUELA LUGLI Il 15 e il 16 febbraio al Museo di Storia Naturale di Milano si è tenuta la seconda edizione del Darwin Day. Questa volta i protagonisti del dibattito evoluzionistico italiano ed internazionale si sono confrontati fra loro e con il pubblico attorno al tema dell’evoluzione umana. Paleontologi, biologi evoluzionisti, genetisti, filosofi della scienza hanno animato le due giornate del convegno riscuotendo, anche quest’anno un grande successo di pubblico, l’interesse della stampa e l’appoggio della comunità scientifica internazionale. Lo stile divulgativo, ma nel contempo rigoroso è stato calibrato per un pubblico curioso, quindi non necessariamente per addetti ai lavori. Il convegno è stato diviso idealmente in tre sezioni. La prima dal titolo “UOMINI &FOSSILI” è stata aperta dall’etologo ed evoluzionista inglese Richard Dawkins, il quale ha tenuto una conferenza sul tema Si può prevedere l’evoluzione?. Poi è stata la volta di Giacomo Giacobini, paleontologo dell’Università di Torino, il quale ci ha parlato del dibattito sull’evoluzione dell’uomo nella seconda metà dell’ottocento, tesa a chiarire la posizione zoologica e filogenetica dell’uomo attraverso lo studio comparativo con gli animali ad esso più affini, le scimmie antropomorfe e la ricerca dei fossili dei suoi antenati. Dopo i ritrovamenti della valle del Neander, nel 1848 il geologo William King crea la specie Homo neanderthalensis; nel 1868 la scoperta di cinque scheletri avvenuta nel Riparo di Cro-Magnon in Dorgogna permette di conoscere una forma umana più recente, ma comunque di età pleistocenica: il tipo umano classico del Paleolitico superiore europeo. Il professor Giorgio Manzi dell’Università La Sapienza di Roma ha tracciato, in sintesi, la storia dei ritrovamenti più importanti per la ricostruzione della nostra storia evolutiva avvenuti in Africa a partire dal piccolo cranio fossile di australopiteco noto come Taung Baby ritrovato nel 1924. Non più solo Neandertal e Cro-magnon che si affrontano nelle terre dei ghiacci della preistoria, non più sparuti resti di “pitecantropo” che popolano la remota isola di Giava, ma un nuovo e straordinario continente, l’Africa, e nuovi orizzonti cronologici si aprono alla ricerca delle tracce dell’evoluzione umana. Con il progresso delle conoscenze, soprattutto a partire dagli anni ’60 e poi a seguito delle straordinarie scoperte nella regione dell’Afar - in parti- 4 PALEOITALIA colare dello scheletro di un australopiteco (chi non conosce Lucy?) Australopithecus afarensis - ci si allontana da un modello lineare della nostra evoluzione, risultando più plausibile un vero e proprio albero filogenetico. Negli ultimi vent’anni, con il progresso delle scoperte, l’album di famiglia si è arricchito di nuovi personaggi, tanto che si sente parlare di “cespuglio “ come metafora figurativa per descrivere l’evoluzione degli ominidi, perché ben rappresenta l’idea di una gran quantità di antenati non necessariamente disposti in sequenza lineare, ma spesso contemporaneamente presenti sul pianeta, talvolta negli stessi territori. Tuttavia, ci mette in guardia Giorgio Manzi, questo termine potrebbe ingenerare l’equivoco che il cespuglio sia formato da tante pianticelle distinte, tanto da suggerire che l’origine degli ominidi sia stata polifiletica (ossia che derivi da diverse forme primitive). Al contrario abbiamo parecchie evidenze per ritenere che quello degli ominidi sia proprio un albero, con il suo bravo tronco, l’origine monofiletica, e alcune ramificazioni. La sezione del pomeriggio si è conclusa con l’intervento del prof. Juan Luis Arsuaga, paleontologo dell’Università Complutense di Madrid, il quale ha tenuto una conferenza dal titolo “Prima e dopo la sintesi moderna: riflessioni sull’evoluzione umana”, tema trattato anche nel libro El enigma de la Esfinge che presto uscirà in italiano per i tipi di Feltrinelli. In serata si è tenuta una tavola rotonda dal titolo Evoluzione: parliamone alla quale hanno partecipato Richard Dawkins, Telmo Pievani e Giulio Giorello, Professore di Filosofia della scienza, Università di Milano in qualità di moderatore, per la presentazione dell’ultimo libro tradotto in italiano di Richard Dawkins dal titolo Il Cappellano del Diavolo, Raffaello Cortina Editore. Si tratta di una raccolta di saggi nei quali lo studioso teorico del gene egoista e del concetto di “meme”, spinge alle estreme conseguenze la rivoluzione darwiniana, esplorandone le implicazioni nei campi più diversi. Il convegno è proseguito nella giornata successiva del 16 febbraio. La sezione del mattino dal titolo “CERVELLI A CONFRONTO – PALEOITALIA EVOLUZIONE RICERCA SCUOLA” ha visto impegnati: Michael McIlwaath, Consigliere del Consiglio di Amministrazione del Legal Advisory Council del National Center for Scientific Education, California, USA, sul tema Dall’America all’Italia strategie degli anti evoluzionisti, per gli inquietanti paralleli che potrebbero verificarsi in considerazione della decisione del Ministro dell’istruzione di togliere Darwin dai programmi delle scuole elementari; Carlo Alberto Redi, Professore di biologia dello sviluppo, Università di Pavia ha tenuto una conferenza dal titolo Evo-Devo del genoma, poiché oggi niente in evoluzione ha un senso se non nella prospettiva della biologia dello sviluppo e dello studio del genoma. Evo-Devo è l’acronimo di evolutionary developmental biology (biologia evolutiva dello sviluppo); Aldo Fasolo, Professore di neurologia comparata, Università di Torino, ha sviluppato un discorso estremamente interessante sul “posto“ nella natura del cervello umano, vale a dire la storia evolutiva del cervello umano; Paolo Vidali, professore di filosofia della scienza, Liceo scientifico GB Quadri Vicenza ha indagato gli aspetti filosofici ne La metafora dell’evoluzione nel sapere contempo- 5 raneo. Telmo Pievani ha presentato il nuovo portale dell’evoluzione denominato Pikaia, dove si possono trovare informazioni su tutto quanto riguarda la biologia evoluzionistica in Italia e all’estero.Lo si trova al seguente indirizzo http:// www.eversincedarwin.org La sezione del pomeriggio intitolata “L’EVOLUZIONE UMANA :IERI, OGGI, DOMANI” è proseguita con la comunicazione del Prof. Pietro Omodeo, zoologo evoluzionista dell’Università di Siena, dal titolo Darwin e l’evoluzione dell’uomo. Andrea Pilastro, Professore di etologia all’Università di Padova, ci ha intrattenuto sul tema Rivisitando Darwin: la selezione sessuale. Antonio Torroni, Professore di Genetica all’Università di Pavia ha tenuto una conferenza dal titolo Il genoma mitocondriale umano: una prospettiva al femminile dell’evoluzione umana. Marcello Buiatti, genetista dell’Università di Firenze, ha chiuso la sezione pomeridiana con una relazione intitolata Il benevolo disordine della vita. La manifestazione si è conclusa con una nota leggera: Elio delle Storie Tese si è cimentato in una lettura di Kafka : “Relazione sulla mia vita di scimmia” PALEOITALIA 6 PALEONTOLOGIA PER NON VEDENTI ESPERIENZE NELL’AMBITO DELLA MOSTRA “CONCHIGLIE: MERAVIGLIE DI UN MONDO SCONOSCIUTO”, MODENA, 2 OTTOBRE-11 NOVEMBRE 2004 VERONICA PADOVANI & ALESSANDRO VESCOGNI L’ormai tradizionale mostra del Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico dell’Università di Modena e Reggio Emilia ha avuto nel 2004 un tema di grande interesse e di notevole complessità: i molluschi e le loro conchiglie. La mostra, realizzata in collaborazione con il Museo Tridentino di Scienze Naturali, si è La locandina della mostra. articolata in tre diverse parti, tese a “svelare” il mondo dei molluschi attraverso differenti chiavi di lettura. La prima sezione, intitolata “Le conchiglie e lo spazio”, ha avuto lo scopo di introdurre alla biologia dei molluschi e di illustrare i molteplici adattamenti raggiunti da questi animali. Un’amplissima raccolta di conchiglie provenienti da tutte le parti del mondo ha permesso al visitatore di cogliere l’incredibile varietà di forme, colori e dimensioni. Caratteristiche niente affatto casuali, che hanno consentito ai molluschi di colonizzare la maggior parte degli ambienti: dalle profondità marine fino alle vette delle montagne. La seconda sezione - “Le conchiglie e il tempo” - è stata invece dedicata ai molluschi fossili. Qui un’ampia collezione di reperti ha portato il visitatore a scoprire come le conchiglie fossili non siano solamente curiosità da mettere sulla mensola del caminetto. Grande infatti è il loro valore scientifico: come “marker” biostratigrafici, indicatori paleoecologici e come testimoni di un processo evolutivo che affonda le proprie radici in un passato lontanissimo. A completare questa sezione sono stati esposti i molluschi fossili PALEOITALIA 7 Una selezione dei molluschi attuali in esposizione. delle collezioni storiche del Museo di Paleontologia di Modena. Oltre a rappresentare un’importante strumento per ricostruire l’evoluzione del territorio locale, questo materiale ha fornito l’occasione per far “incontrare” la cittadinanza con i padri della cultura geologica e paleontologica modenese e italiana. Figure come Doderlein, Pantanelli, Coppi, Foresti – studiosi ottocenteschi - sono stati per certi versi i precursori di una cultura scientifica estremamente moderna, volta al collezionismo, alla ricerca, ma allo stesso tempo preoccupata di divulgare i propri risultati a qualsiasi livello, nel tentativo di raggiungere il maggior numero di persone. Nella sezione conclusiva - “Le conchiglie e l’uomo” - è stato infine messo in luce lo stretto rapporto che lega i molluschi alla civiltà umana. Dagli usi primari, come fonte di cibo o come utensili, fino alla loro utilizzo come oggetti rituali, religiosi, o come fonte d’ispirazione artistica. Panoramica della sezione dedicata ai molluschi fossili. 8 PALEOITALIA Scorcio della parte dedicata ai molluschi marini. Il mondo delle conchiglie e le conchiglie nel mondo quindi, in un percorso interdisciplinare teso all’esplorazione, il più possibile esaustiva, di questo complesso argomento. Da sottolineare come, grazie alla collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi, sia stato possibile allestire all’interno del percorso espositivo alcune “vetrine aperte”, accessibili anche da parte di un pubblico non vedente. Una selezione di pezzi particolarmente significativi, corredati di etichette in braille, ha permesso di esaminare la varietà delle forme delle conchiglie attuali marine, terrestri e d’acqua dolce, e di analizzare diversi esemplari di conchiglie fossili. Il confronto tra esemplari attuali e fossili ha consentito di apprezzare le differenze di consistenza e peso dei pezzi e quindi di sviluppare riflessioni sui processi di fossilizzazione. Questo percorso, corredato da una guida in braille, ha ricevuto fra l’altro la visita di una delegazione dell’Unione Italiana Ciechi, guidata dal Vice Presidente nazionale. Nonostante un’esperienza di questo tipo non costituisca certo una novità nel campo della museologia in generale, per chi ha partecipato all’allestimento ha rappresentato un’importante fonte di riflessione. In particolare ci si è resi conto di come il patrimonio naturalistico, in particolare geo-paleontologico, si presti note-volmente alla didattica rivolta a persone non vedenti. Non solo, la relativa facilità con la quale è possibile creare esperienze di interazione rende possibile pensare ad una sempre maggior apertura di queste iniziative anche nei confronti persone portatrici di handicap di diverso tipo. PALEOITALIA 9 LE ESCURSIONI PALEONTOLOGICHE DEI PALEONTOFILI NEL 2004 JORDI ORSO Grazie alla disponibilità di tre esperti “professionisti” della SPI ho potuto organizzare nel 2004 tre escursioni paleontologiche per noi paleontofili. Lo scopo delle escursioni era (e sarà) puramente didattico in modo da soddisfare anche il legislatore. In tutto hanno preso parte una trentina di persone. Trattandosi di un’iniziativa privata, ognuno ha partecipato a proprio rischio e pericolo e con i propri mezzi di trasporto. Chi veniva da lontano poteva pernottare nelle vicinanze del luogo d’incontro in modo da affrontare fresco e riposato l’avventura paleontologica. Il calendario del 2004 prevedeva le seguenti escursioni: 24 aprile: Castell’Arquato e dintorni (Piacenza) – Pliocene, Prof. Sergio Raffi 19 settembre: Sasso Malascarpa (Canzo, Como) – Triassico/ Giurassico, Prof. Andrea Tintori 10 ottobre: Tonezza del Cimone (Vicenza) – Giurassico inferione, Dr. Davide Bassi Vorrei anche menzionare l’invito “fuori calendario” del Dr. Edoardo Martinetto dell’Università di Torino a partecipare ad un’escursione con i suoi studenti l’11 giugno e che prevedeva la visita di due siti del Pliocene del Piemonte: Cassine (AI) per le Argille Azzurre e Cortiglione (AT) per le Sabbie di Asti. I tre riassunti che seguono sono intesi per tutti quei soci che purtroppo sono dovuti restare a casa. Spero di riuscire a dimostrare quanto ci siamo divertiti e che cosa abbiamo imparato; inoltre, se stimoleranno la voglia di altre escursioni, sarò felicissima a continuare l’esperimento. Vorrei ringraziare di tutto cuore i Proff. Raffi, Tintori e il Dr. Bassi per la loro straordinaria disponibilità, ma anche per il loro sostanzioso contributo redazionale e il prezioso aiuto linguistico. Per motivi di spazio, il terzo resoconto, relativo all’escursione a Tonezza del Cimone verrà pubblicata nel prossimo numero di PaleoItalia. 10 PALEOITALIA Come Indiana Jones nelle giungle di Castell’Arquato guida scientifica: Prof. Sergio Raffi data: 24 aprile 2004 località: 1) riva sinistra del Fiume Arda, Calanco di Monte Padova tra Lugagnano e Castell’Arquato (PC), Riserva del Piacenziano; 2) versante sinistro del Rio Chiavenna, Calanco di Case Valle appena al di fuori dell’area della Riserva equipaggiamento: da media montagna, guanti, pantaloni lunghi difficoltà: nessuna Chi conosce Castell’Arquato è certamente familiare con l’emozione che già da lontano suscita la vista del borgo medievale che con la sua rocca merlata domina la Val d’Arda. Quattro anni fa il Palazzo del Podestà aveva ospitato le prime Giornate di Paleontologia della SPI e tutti i partecipanti erano rimasti affascinati dalla bellezza del borgo. Per questa prima escursione i partecipanti si erano dati appuntamento al parcheggio di Castell’Arquato lungo il fiume. Alcuni erano arrivati da lontano, da Torino, Firenze, Ravenna, Pavia e Milano. Il programma prevedeva la visita di due calanchi, (uno nell’area protetta della Riserva del Piacenziano e l’altro in Val Chiavenna) e, a fine escursione, una breve visita al Museo Geologico di Castell’Arquato. Prima di affrontare i calanchi la nostra guida ci ha distribuito alcuni appunti sull’escursione e, di fronte all’imponente scenario del Calanco di Monte Giogo a Lugagnano, ci ha illustrato in modo sintetico le problematiche generali relative all’epoca Pliocenica con particolare attenzione alla successione stratigrafica Lugagnano-Castell’Arqua- to, considerata unanimemente fino a circa 15 anni fa la sezione tipo del piano Piacenziano. Per diversi motivi e soprattutto a causa di una importante lacuna stratigrafica alla sua base, oggi il suo ruolo nella moderna stratigrafia è stato relegato a “stratotipo storico del Piacenziano”. La sezione, tuttavia, per l’ampiezza dei suoi affioramenti, la diversità della sua fauna a molluschi e la varietà dei suoi paleoambienti rimane sempre una palestra ideale per gli studi paleoecologici sul Pliocene. Dopo questa introduzione, tra le brume di una chiacchierata un po’ specialistica, ecco apparire il mare del Golfo Padano che nel Pliocene inferiore si estendeva dall’Appennino alle Alpi. Nell’area di Castell’Arquato era relativamente profondo e oggi avevamo l’occasione di verificarlo noi stessi immergendoci non nell’acqua, ovviamente, ma nella folta vegetazione del nostro primo calanco, la cui successione è compresa nel piano Piacenziano. Nel boschetto regnava il silenzio e il sole vi penetrava solo poco. All’inizio si camminava su uno spesso strato di fogliame, un po’ scivoloso, per poi PALEOITALIA 11 Il Calanco di Monte Giogo. risalire i percorsi di rivoli quanto mai impervi. Ora mi era chiara la raccomandazione di Sergio Raffi di portare ad ogni costo dei guanti resistenti. Ci proteggevano da ortiche e rovi. Spesso si procedeva a quattro zampe e anche in quelle occasioni era certamente un vantaggio avere le mani calzate. Nessuno si meravigliò dunque quando la nostra guida tirò fuori un grosso machete per aprirci un sentiero tra arbusti, rovi e liane. Ci sembrava di appartenere ad un mondo irreale, molto esotico e affascinante, nonostante spine e zanzare. La prima sosta ci permise di osservare alcuni fossili e ad ascoltare Sergio. “Tutta la zona è famosa per la bellezza e la varietà dei suoi fossili”, ci raccontò. “Fin dai primi anni dell’Ottocento gli affioramenti dei dintorni di Castell’Arquato hanno sempre costituito un punto di riferimento essenziale per gli appassionati, e le collezioni dei molluschi fossili dell’area erano già diffuse in tutti i principali musei europei.” Con i fossili sotto i nostri occhi cercavamo di immaginarci il loro ambiente. Sergio fece subito notare che una ricostruzione paleoambientale speditiva poteva essere semplicemente basata sul significato ecologico di specie ancora viventi; infatti, almeno un 4050% delle specie del Piacenziano popola ancora oggi il Mediterraneo. Su questa base diventava chiaro che la successione esaminata rientrava costantemente nella zona circalitorale, in una fascia batimetrica che poteva oscillare tra i 30 ed i 50-60 m. Le differenze delle associazioni a molluschi riguardavano essenzialmente il diverso tipo di substrato. Così ad esempio nei livelli più 12 PALEOITALIA Amusium cristatum (Bronn), una delle specie più comuni del Pliocene di Castell’Arquato. fangosi si rinvenivano esemplari (talora in posizione di vita) di Pelecyora islandicoides, Glossus humanus, Conus brocchii, Amusium cristatum, Corbula gibba, ecc. mentre nei livelli con maggiore percentuale di detriti conchigliari e di sabbia fine prevalevano Nuculana fragilis, Tellina serrata, Clavagella bacillum, ecc. Infine i livelli più detritici erano caratterizzati da Flabellipecten flabelliformis, Aequipecten scabrella, Astarte fusca, Cardita sp.” E scusate se è poco. Quanti nomi, meglio prendere nota. Era importante capire il rapporto tra sedimento e fossili per poter comprendere le variazioni della successione. Certo di maggior interesse malacologico erano gli esemplari di Terebridi come ad esempio Tenebra fuscata (sinonimo dell’attuale Tenebra senegalensis) che evocavano lo scenario ed i colori di un mare tropicale... “Il continuo accumulo dei depositi sedimentari”, ci spiegò Sergio, “il lento sollevamento della Catena Appenninica, e, da circa 3 milioni di anni, l’abbassamento del livello marino come conseguenza della formazione della Calotta Glaciale Artica determinarono localmente un progressivo ritiro del mare fino alla definitiva emersione verso la fine del Pleistocene inferiore (a circa un milione di anni fa).” Con l’aiuto del nostro esperto tentavamo di trovare le tracce di questi avvenimenti nei sedimenti e nei fossili del calanco. Prima di aggredire il successivo affioramento, durante la meritata sosta picnic in una radura soleggiata, Sergio ci invitava a riflettere sulla possibilità non ancora documentata localmente, di una diretta responsabilità della precessione degli equinozi nel determinare la caratteristica ripetuta e costante alternanza di livelli più fangosi con altri più sabbiosi che distingue la successione del calanco di Monte Giogo. “Non vi sembra singolare”, aggiunse, “che i quattro livelli di calcareniti, che affiorano nella successione (sul più recente è edificato Castell’Arquato), si alternassero ogni 100.000 anni circa, richiamando dunque il ciclo della variazione dell’eccentricità dell’orbita terrestre?” Così si era presentata l’occasione di parlare dei cicli di Milankovich e dell’influenza dei movimenti del globo terrestre sul clima e quindi sulla sedimentazione. Il secondo calanco non aveva niente da invidiare al primo, specialmente dal punto di vista sportivo. Ad un certo momento ci siamo trovati davanti un salto di 4 metri, o almeno così ci sembrava. PALEOITALIA Niente paura, l’agilissimo professore ci mostrò come, con l’aiuto di un flessibile alberello messo lì quasi apposta, si poteva atterrare sani e salvi. Altro che Indiana Jones! Occorre dire però che questi affioramenti si sono rivelati molto più poveri di fossili rispetto a quelli della Riserva. Quasi inaccessibili poi senza il “machete” di Sergio. La successione piacenziana è costituita anche qui di alternanze di livelli fangosi e detritico sabbiosi. La malacofauna suggerisce però un riferimento ad ambienti di minore profondità ed è caratterizzata oltre che da Pelecyora brocchii, Glossus humanus, Aporrhais pespelecani, Aequipecten scabrella, Flabellipecten flabelliformis anche da esemplari di Glycymeris insubrica, Spisula subtruncata che denotano una transizione verso ambienti infralitorali. Di particolare interesse il ritrovamento di Palliolum excisum una specie di pettinide che si estinse intorno a tre milioni di anni fa. Come nel precedente calanco Un esemplare in posizione di vita di Pelecyora islandicoides, una tipica specie neogenica che si estingue alla fine del Piacenziano. 13 ogni specie ritrovata dava adito ad interessanti discussioni sul modo di vita e sulla sua posizione sistematica. In particolare ci è rimasta impressa l’osservazione di Sergio: “Ogni fossile perde gran parte del suo valore scientifico e didattico se non sono stati annotati, al momento del suo ritrovamento, le informazioni fondamentali: in quale roccia è stato rinvenuto, la sua posizione precisa nell’ambito dello strato e le specie con cui è associato.” L’escursione terminò in un pittoresco Agriturismo per assaggiare affettati gustosissimi e vino rosso locale servito in coppette di ceramica bianca. Che buono! Ma ci aspettava ancora il Museo Geologico di Castell’Arquato. Dopo aver potuto osservare “in situ” solo un limitato numero di fossili, l’abbondanza del Museo non ci sembrava vera. Ecco qui, i nostri amici dalla veneranda età di 2-5 milioni di anni, sistemati bene e raggruppati a seconda del loro ambiente. Tantissimi i reperti importanti e degni di attenzione. Particolare interesse ha destato un blocco di roccia che presentava un’incredibile concentrazione di conchiglie di Glycymeris insubrica. Soprattutto ci ha incuriosito il forellino conico posto con sorprendente precisione appena sotto l’umbone di tantissimi esemplari. “Foro di predazione da parte di naticidi (probabilmente Neverita josephinia)” ci ha spiegato Sergio. Ed ecco un altro esempio dell’enorme portata didattica dei fossili: la predazione permette di introdurre la nozione di 14 PALEOITALIA rete trofica, la concentrazione di conchiglie apre l’argomento della tafonomia e tutti quei gusci ammucchiati evocano la tempesta che li ha raccolti, trasportati e depositati e ci troviamo a parlare del moto ondoso. Per l’ennesima volta ci rendiamo conto di quante informazioni sono nascoste nei fossili, basta fare le domande giuste... Il Museo Geologico merita senz’altro una visita (per informazioni: tel. 0523 804266, www.museogeologico.it, oppure PaleoItalia n.5, ottobre 2001). Uno dei suoi vanti sono i fossili di cetacei rinvenuti nei calanchi dei dintorni oltre che naturalmente le splendide collezioni di molluschi fossili che rispecchiano molto bene il patrimonio fossilifero del territorio. La Montagna degli Zoccoli Guida scientifica: Prof. Andrea Tintori, Università di Milano data : 19 settembre 2004 località: Canzo-Asso, Foresta Demaniale dei Corni di Canzo, Riserva del Sasso Malascarpa equipaggiamento: da media montagna difficoltà: nessuna. dislivello 650 m Per tutta la settimana aveva piovuto e le previsioni non erano molto promettenti. Che fare? Nessuno dei partecipanti voleva rinunciare all’escursione paleontologica con il Prof. Andrea Tintori. Così abbiamo deciso di partire comunque. E il nostro ottimismo fu premiato! Il punto d’incontro era stato fissato al parcheggio di Canzo presso il cimitero, non lontano dalla stazione ferroviaria. Da li abbiamo raggiunto a piedi la località Fonte Gajum dove inizia il Sentiero geologico di Valle Ravella. Per l’interesse che avevano suscitato sia il suo assetto geologico che la sua ricchezza di livelli fossiliferi l’area della Riserva del Sasso Malascarpa era stata studiata a fondo fin dall’inizio del secolo scorso e il sentiero geologico nacque circa 30 anni fa. Fu il primo del suo genere in tutta l’Italia. Oggi è stato completamente rifatto e l’itinerario è costellato da numerosi pannelli ed è quindi facile da seguire. Il primo affioramento lungo il sentiero presenta una spettacolare successione di strati contorti: il cartello didattico posto lì accanto Il Sasso Malascarpa. PALEOITALIA 15 Lungo la cresta verso il Sasso Malascarpa tra i calcari fossiliferi del Retico. spiega che si tratta di sedimenti, per lo più calcari marnosi, messi in movimento prima della diagenesi, quando erano ancora plastici. Dal punto in cui ci trovavamo c’è una bella vista panoramica su tutta la valle e il Prof. Tintori colse l’occasione per illustrarci meglio l’itinerario generale. “Guardatevi intorno”, c’invitò, “e vi accorgerete che ci troviamo in una conca. I suoi depositi più antichi risalgono al Triassico Superiore, quando tutto questo territorio era sommerso dal mare. Al centro della conca essi sono sepelliti sotto gli strati del Giurassico e del Cretaceo, secondo l’ordine di deposizione. Ma ai bordi della conca, più in alto, per effetto della sinclinale e dell’erosione il principio di sovrapposizione naturale sembra sconvolto e le untità più antiche affiorano al disopra di quelle più giovani.” Da lontano si intravedeva la vetta del Sasso Malascarpa. “Ecco, per esempio, solo la cima del Sasso Malascarpa risale al Triassico, e per raggiungerla passeremo prima per il Cretaceo e poi per il Giurassico. Sarà una passeggiata attraverso la storia della terra a ritroso.” La vetta era lontanissima e non ci sembrava possibile che l’avremmo raggiunta in un paio d’ore soltanto. Indicando gli strati compressi e piegati dell’affioramento continuò: “Ora immaginate di trovarvi in alto mare, perchè, mentre nel Triassico Superiore tutta la zona era coperta da un mare molto basso, questa formazione appartiene al Giurassico, e in quell’epoca il mare qui era profondo a causa di fenomeni di 16 PALEOITALIA subsidenza. La morfologia del fondo marino era molto varia con la presenza di monti sottomarini anche molto elevati. Infatti, l’evidenza geologica indica la deposizione di sedimenti su superficie inclinate. Questi sedimenti, raggiunto un certo spessore e con gli strati già individuati, tendevano a scivolare lungo il pendio, ma essendo ancora plastici essi si arricciavano. Questo fenomeno si chiama ‘slumping’, dall’inglese sprofondare, precipitare, e nella conca si vedono bene gli effetti. Se osservate i versanti intorno a noi noterete quei banchi chiari di Calcare di Moltrasio che in ogni tanto presentano delle interruzioni nella loro traccia diritta formando delle sacche, di slumping appunto.” Il sentiero ci portò alla Prim’Alpe, un antico alpeggio trasformato in sede della Guardia forestale dall’Azienda Regionale delle Foreste, con tanto di Centro visite e museo. La cascina, un bel edificio rustico con un pittoresco cortile, è stata ristrutturato seguendo fedelmente i disegni originali. Nel museo, al reparto dedicato all’ambiente, scoprimmo una “siloteca”, una selezione di tronchi d’albero delle specie più importanti della foresta demaniale, come faggio, castagno, orniello, rovere, peccio o abete rosso, ecc., tutti sezionati in modo da poter osservare sia l’anima dei tronchi che gli anelli di crescita. Gran parte del museo è dedicata alla geologia e ai fossili locali. Pannelli didattici informano i visitatori sui vari livelli fossiliferi locali, e una singolare colonna stratigrafica di rocce vere dei litotipi presenti nella Riserva ci invita ad imparare a leggere il Libro di Geologia nascosta nel territorio. Il protagonista dei fossili presenti nel museo è senz’altro il Conchodon, un grande bivalve imparentato con i famosi Megalodonti delle Dolomiti. Esso ha dato il nome alla Dolomia a Conchodon, una formazione locale paradossalmente particolarmente povera di fossili e soprattutto di Conchodon. Sembra che i Conchodon fossero scappati anche dal museo, perchè c’erano solo i cartelli con dei bellissimi disegni del bivalve. Se li volevamo vedere davvero dovevamo salire sul Sasso Malascarpa. Per arrivare alla nostra meta si passava prima alla Terz’Alpe, l’unico ‘alpeggio’ della valle tuttora attivo, e soprattutto con annesso servizio di bar e ristorante. Prima di affrontare la salita vi abbiamo prenotato il nostro pranzo, come premio, un pò prematuro forse, delle nostre ipotetiche fatiche. Prima della salita avevamo modo di osservare altri affioramenti, e uno in particolare attirava l’attenzione Appena sopra la Terz’Alpe tra i blocchi di Dolomia a Conchodon (senza Conchodon!) franati dai Corni di Canzo. PALEOITALIA 17 L superficie superiore dello strato con i Conchodon (strati verticalizzati). del nostro gruppo. “Si tratta di Flysch”, ci spiegò Andrea Tintori, “un termine di gergo svizzerotedesco che vuol dire ‘fliessen’, cioè scorrere. Fondamentalmente si tratta di successioni di arenarie e marne, che si ripetono con regolarità. La loro ciclicità è dovuta alla successione di apporti tramite torbide: qui, tuttavia, essendo allora in una zona di alto, giungevano soprattutto le ‘nuvole’ di materiale fine, mentre scarsi sono gli intervalli arenacei. Il Flysch è caratteristico dei fondali particolarmente instabili, in relazione a fasi orogenetiche, qui soprattutto del Cretaceo.” Davvero stavamo risalendo la montagna partendo dal Cretaceo per raggiungere il Triassico passando per il Giurassico. Le piogge dei giorni passati avevano reso il suolo piuttosto scivoloso e si procedeva con la dovuta cautela. Solo il Professore, abituato a ben altre difficoltà, andava avanti a piede lesto. Raggiunta la cresta, e il Triassico! scrutando costantemente il terreno non ci era difficile notare la ricchezza di fossili delle rocce lungo il sentiero. In particolar modo abbondavano le coquine o “shellbeds”, ammassi fitti fitti di conchiglie, testimonianze di furiosi paleo-uragani. Arrivati finalmente in cima al Sasso Malascarpa, cosa poi non tanto faticosa quanto ci piaceva far credere, ci attendeva il nostro premio: una parete verticale bianca (di Calcare di Zu) costellata di Conchodon. L’incontro con il protagonista del piccolo museo di Prim’Alpe ci lasciava senza parole, era un momento davvero emozionante. Nella roccia il Conchodon appariva in sezione ricordando l’impronta di uno zoccolo, e questo spiega perchè, ancora 100 anni fa, qualcuno era convinto che il diavolo stesso avesse lasciato quelle tracce. Ovviamente anche il nome del luogo si riferisce alla “Scarpa del Maligno”. La parete che ora si trova in posizione verticale era stata sollevata e spostata dalla sua posizione 18 PALEOITALIA Le “impronte del Diavolo”: sezioni di Conchodon. orizzontale durante l’orogenesi. Lo testimoniano proprio le sezioni dei Conchodon che erano venuti alla luce molto prima di questo evento per via dell’erosione della superficie orizzontale. Dopo aver fotografato e toccato i Conchodon a sazietà ci siamo raccolti sull’erba intorno ad Andrea Tintori per ascoltare la storia dell’evoluzione di tutto quello che avevamo visto fino adesso. Per l’occasione aveva portato con se la cartina geologica e ci aveva preparato dei testi per poter ricordare meglio una volta tornati a casa. “La storia delle rocce affioranti nella Riserva del Sasso Malascarpa inizia, come già detto prima, nel Triassico Superiore, circa 215 milioni di anni fa, quando nei fondali bassi al margine della Tetide si forma un’enorme piattaforma carbonatica di Dolomia Principale, che si estendeva dai Pirenei all’Iran. Tra gli superstiti di quella piattaforma Vi ricordo le Tre Cime di Lavaredo o il Civetta nelle Dolomiti. Nella nostra Riserva la Dolomia Principale è presente come ‘supporto architettonico’. L’ambiente di allora somigliava a quello delle odierne Bahamas, con acque limpide e basse, e a causa del clima caldo il tasso di salinità nelle numerose lagune dal fondo poco ossigenato era molto elevato. Come ricorderete, nel Triassico tutti i continenti erano raggruppati nell’unico supercontinente ‘Pangea’. In quell’epoca l’area in cui ci troviamo adesso, era situata ai tropici. Dopo milioni di anni tutta l’area si approfondì e le condizioni di vita sottomarina migliorarono. La fauna cambiò. Nella zona circalitorale, cioè ad una profondità di qualche decina di metri, i fondali furono colonizzati oltre da coralli, ricci di mare, PALEOITALIA crostacei e pesci anche dai Conchodon e da altri molluschi. I sedimenti erano costituiti da carbonati e argille che oggi formano l’Argillite di Riva di Solto e il Calcare di Zu, il quale rappresenta l’unità più ricca di fossili della Riserva e che costituisce anche la ‘muraglia’ del Sasso Malascarpa. Un ulteriore cambiamento avvenne circa 200 milioni fa, quando l’area subì un approfondimento radicale e si innalzarono dei monti subacquei per centinaia di metri. I loro depositi erano soggetto a frequenti frane e il Giurassico della Riserva è caratterizzato da una generale instabilità, di cui gli slumping sono una testimonianza evidente, come abbiamo potuto osservare prima. Anche le rocce rossastre dell’Ammonitico Lombardo che vedremo più tardi e che contengono rare ammoniti si formarono in quelle condizioni. Il Cretaceo vide il bacino profondo colmarsi lentamente fino a riempirsi di sedimenti provvenienti dall’erosione delle Alpi che avevano iniziato ad emergere. Queste marne e arenarie, derivate dalla trasformazione di argille più o meno ricche di carbonati e sabbie, costituiscono le unità più recenti presenti nella Riserva.” Dopo tanta geologia ci siamo rimessi in marcia per vedere un’altro fenomeno spettacolare, non lontano dalle bianche pareti a Conchodon: i Campi solcati. Scendendo un piccolo sentiero e attraversando un praticello ci siamo trovati all’improvviso a picco sulla vallata sottostante. Proseguendo con cautela lungo il bordo si vedeva 19 a pochi metri tra gli arbusti un’estensione orizzontale di grigi calcari profondamente solcata. L’attività degli agenti atmosferici aveva asportato quasi completamente il suolo, giusto qualche intrepida piantina si ostinava a crescere tra i solchi. “Le rocce calcaree sono spesso interessate dal fenomeno carsico”, ci spiegava Andrea Tintori. “Si tratta dell’opera di dissoluzione della roccia stessa da parte delle acque piovane. Non si tratta quindi della solita erosione meccanica dovuta a vento o gelo. L’acqua piovana contiene dell’anidride carbonica ed è quindi leggermente acida. L’acidità aumenta quando l’acqua attraversa il suolo, e arrichita così può sciogliere meglio la roccia sottostante. Se la roccia calcarea è compatta, l’azione dell’acqua produce dei solchi irregolari che col tempo diventano sempre più profondi. Dato che l’acqua è capace di penetrare le rocce attraverso le più piccole fessure, la dissoluzione continua in profondità allargando via via le fratture. Infatti se pensate allle Uno spettacolare fenomeno di carsismo: i Campi solcati sul Sasso Malascarpa. 20 PALEOITALIA grotte carsiche, di cui una piccola si trova ai piedi dei Campi solcati, in realtà non sono state ‘scavate’ ma ‘disciolte’ dall’acqua.” Per un po’ ci divertimmo a saltare i solchi, infatti essi erano talmente frequenti che non era possibile procedere in modo normale. Era ora di iniziare la discesa. Avevamo un importante appuntamenti con i Pizzoccheri alla Terz’Alpe e non si poteva fare assolutamente tardi. Il soleggiato cortile dell’Alpe è molto pittoresco. Un rustico pergolato di vite con dei grappoli d’uva che quasi ti crescono in bocca, rende la sosta gradevolissima. Mentre aspettavamo di essere serviti, ci godevamo dopo il silenzio della montagna la confusione che è di casa in questi luoghi; ragazzini che corrono qua e la, altri che cercano di tirarsi dietro il papà per fargli vedere il vitellino nella stalla, i cani che non mancano mai in nessuna confusione, le mamme che cercano ad alta voce i figli improvvisamente scomparsi dalla loro visuale e la cameriera completamente in tilt, perchè proprio oggi, domenica!!! si era ammalata la collega. Ah, che buoni i pizzoccheri! Sulla via del ritorno, dopo la specialità gastronomica della Valtellina, ci siamo imbattuti in un’altra specialità valtellinese, ma di carattere molto diverso. Lungo il torrente Ravella la nostra attenzione fu attirata da certi massi giganteschi la cui litologia non corrispondeva alle rocce circostanti. “In effetti”, spiegò il Professore, “essi sono testimoni dell’ultimo grande evento che ha profondamente influenzato la morfologia delle nostre montagne: le glaciazioni quaternarie. Enormi ghiacciai dallo spessore di 1000 m coprivano allora le vallate principali raggiungendo la pianura. Con loro ‘viaggiavano’ dei detriti di notevoli dimensioni che i ghiacciai avevano incorporato lungo il loro percorso. Con il disgelo finiva anche il viaggio dei detriti. Oggi, grazie alla particolarità della loro litologia, possiamo affermare che i massi erratici o trovanti della Riserva, provengono dalla Valtellina”, terminò Andrea Tintori. Niente male, come percorso! Che giornata interessante, piena di soddisfazioni, ma ormai ci dovevamo affrettare a raggiungere le macchine. PALEOITALIA 21 PALEOPASSEGGIANDO LUNGO IL TROPICO DEL CARSO SERGIO ANDRI*, DEBORAH ARBULLA°, FRANCO CUCCHI^, JENNY IDILI**, ANDREA LORENZON*, FRANCESCA MACORINI**, NICOLETTA MAGRIN*, DIEGO MASIELLO°° NICOLETTA PERCO*, FABIO PERAZZI**, NEVIO PUGLIESE^, ANASTASIA PURIC°°, RODOLFO RICCAMBONI**, ANNA ROSSI^, DONATELLA SAMEC* “Paleopasseggiando lungo il tropico del Carso” si snoda sul Carso triestino, nei pressi dell’abitato di Basovizza, a pochi chilometri dal confine italo-sloveno e dalla città di Trieste, lungo le piste forestali e i sentieri CAI n° 44 e n° 3. Il percorso fornisce al visitatore informazioni geologico-paleontologiche mettendo in evidenza eventi accaduti nell’intervallo di tempo compreso tra il Cretacico superiore e l’Eocene medio, corrispondente a circa 70 e 50 milioni di anni fa (Ma). Lungo il percorso si incontrerà l’evidenza di uno dei momenti più affascinanti e drammatici della storia geologica della Terra: il * Studente di Scienze Naturali, Università di Trieste ° Museo Civico di Storia Naturale, Trieste ^ Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, Università di Trieste ** Studente di Scienze Geologiche, Università di Trieste °° Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia; Direzione centrale risorse agricole, naturali, forestali e montagna; Ispettorato ripartimentale foreste di Trieste e Gorizia; Centro didattico naturalistico di Basovizza. passaggio Cretacico/Terziario (K/T) che registra l’imponente crisi biologica mondiale di 65 Ma. Il percorso, inoltre, assume valore naturalistico in quanto stimola osservazioni sui fenomeni carsici, sulla vegetazione e sulla fauna. Il visitatore potrà scoprirsi geologo, paleontologo e naturalista osservando rocce, fossili, morfologie carsiche e assaporando aspetti salienti della vegetazione e della fauna locale. Il primo tratto coincide con parte del Sentiero Josef Ressel: un importante tracciato a livello europeo, in quanto tra i primi ad essere attrezzato per non vedenti con irradiatori a raggi infrarossi. L’escursionista potrà subito prestare attenzione alle pietre dei muretti a secco, che forniscono già un esempio delle rocce e dei fossili presenti nei dintorni. Il sentiero si muove verso est, attraversando perpendicolarmente gli strati di roccia disposti secondo una direzione nord-sud. Camminando si avanzerà nel tempo, 22 PALEOITALIA Carta del percorso. dal passato verso epoche sempre piu’ vicine a noi. Come un paleoecologo, il visitatore ricostruirà con l’immaginazione gli scenari tropicali e subtropicali di un oceano scomparso (Tetide). In questo oceano, il Carso con tutta la regione adriatica ha compiuto un viaggio di oltre un centinaio di milioni di anni posto sopra un frammento di continente che si staccò da una zona corrispondente all’attuale Africa per poi collidere con placche continentali euro-asiatiche. Le tappe proposte da “Paleopasseggiando lungo il tropico del Carso” sono: 1. Mare tropicale nelle doline 2. Un buco nell’acqua (di antica laguna) 3. Kambiano i Tempi (K/T) 4. Le talpe “scoprono” il suolo 5. La comunita’ si arricchisce 6. Uno sguardo a 360° (presente, passato e futuro) 7. Alla ricerca della landa perduta Primo tratto del sentiero. PALEOITALIA 1.Mare tropicale nelle doline Lungo il sentiero nel Bosco Igouza, una secolare pineta artificiale, si notano testate di strato e grandi blocchi di calcare; sono, inoltre, presenti numerose depressioni di forma più o meno circolare e di dimensioni variabili: le doline. Queste forme epigee, caratterizzate dalla presenza di punti di assorbimento idrico sul fondo, si formano per dissoluzione dei calcari (doline di dissoluzione) ad opera dell’acqua superficiale oppure in seguito al crollo del soffitto di una cavità sotterranea (doline di crollo). Sul lato destro del sentiero si incontra una dolina di dissoluzione di modesta entità. Scendendo sul fondo, si trovano affioramenti di 23 calcare. Qui si osservano numerosi fossili di rudiste, molluschi ormai estinti, a testimonianza di un antico mare tropicale o subtropicale. Questi fossili, qui molto numerosi, erano molluschi bivalvi tipici del Cretacico (da 135 a 65 Ma). La loro conchiglia è costituita da due valve, una generalmente conica e l’altra a forma di opercolo, che racchiudevano le parti molli dell’organismo. Le rudiste vivevano fissate al substrato e si riproducevano di solito in acque calde e ben ossigenate, generando a volte barriere organogene simili a quelle costruite oggi dai coralli. Procedendo lungo il sentiero è possibile osservare forme legate alla dissoluzione da parte delle acque Particolare di rudiste in sezione trasversale e, nel riquadro in basso a sinistra, longitudinale. 24 PALEOITALIA Morfologie carsiche: A. Scannellature ; B. Vaschette di corrosione (kamenitza) evoluta. meteoriche che scorrendo sulle rocce o stagnando nelle depressioni hanno formato scannellature, solchi carsici e vaschette di corrosione. 2. Un buco nell’acqua (di antica laguna) La seconda tappa invita ad osservare un sito interessante ma poco conosciuto. Si tratta del Pozzo Adria, situato a qualche centinaio di metri a nord-est di Basovizza, profondo circa 28 metri e caratterizzato da due gallerie alla base. Questo pozzo fu realizzato agli inizi del ‘900, assieme al più profondo Pozzo Skoda (-256 m) posto a 1 km dal paese di Basovizza. Lo scopo era quello di trovare giacimenti di carbone sulla scia dei numerosi scavi effettuati nella regione carsica tra Trieste e l’Istria, a partire da circa metà del 1700 per soddisfare l’aumentato fabbisogno di combustibile. Il “carbone” del pozzo è rappresentato soprattutto da lignite picea, originatasi in seguito ad una sedimentazione di materia organica e resti vegetali in ambienti di laguna subtropicale prima della fine del Cretacico (circa 70 Ma). La lignite, che si trova in strati di ridotto spessore e contiene fossili microscopici (ostracodi e gasteropodi), è facilmente osservabile tra il materiale di PALEOITALIA riporto dello scavo accumulato a pochi metri dai margini del pozzo. I pozzi diedero pochissimo carbone o non ne diedero affatto. Stando ad alcune fonti, l’ing. Hans Gutmann, responsabile dei lavori, per l’esito fallimentare si sarebbe tolto la vita lanciandosi nel baratro. Si tratterebbe, però, solo di una leggenda: sembra infatti che Gutmann abbia avuto in seguito altri incarichi. Rimane la sola certezza che a Basovizza i lavori si intensificarono dal 1900 al 1908. 3. Kambiano i Tempi (K/T) Lasciando alle spalle il Pozzo Adria, il sentiero prosegue in direzione sud-est verso le falde del Monte Cocusso. Gli affioramenti che si incontrano ai margini sono esclusivamente calcarei. In prossimità della S.P. 10 affiorano calcari contenenti fossili che hanno permesso l’identificazione di un momento importante della storia geologica di quest’area. In questo tratto di sentiero si passa in pochi metri dai calcari cretacici (fine dell’Era Mesozoica) a quelli successivi dell’Era Terziaria, incontrando rocce che hanno registrato una delle più imponenti catastrofi biologiche a livello planetario, nota come la “grande estinzione di massa” del passaggio K/T (65 Ma). Questa crisi, provocata da cambiamenti ambientali e climatici dovuti a più cause (impatto di meteorite, attività vulcanica, apertura dell’Atlantico), è stata un evento talmente straordinario da causare la scomparsa non solo dei dinosauri, ma anche di altri organismi. Lungo questo percorso, infatti, si può diventare spettatori di 25 Il Pozzo Adria, oggi recintato. questa crisi riconoscendo altre “vittime” meno famose. Ciò è possibile osservando nelle rocce l’ultima apparizione delle rudiste e di un piccolo organismo unicellulare, il foraminifero Rhapydionina liburnica, nonché di altre forme tipiche di ambiente prettamente marino poco profondo. La comunità biologica si impoverisce anche perché il mare si ritira lasciando uno scenario caratterizzato da ambienti soggetti a continue emersioni e sommersioni. La copertura vegetale impedisce di seguire con continuità rocce che hanno registrato questo cambiamento ambientale, osservabile comunque in altre affioranti in aree vicine a Basovizza. Proseguendo la passeggiata, presso il lato sud-orientale della S.P. 10, si incontrano strati di calcari neri che registrano la ripresa della vita del Terziario. In un ambiente ormai trasformatosi in laguna e palude, si assiste alla comparsa di alghe verdi (caracee) e mucillagini organiche, queste ultime responsabili della crescita delle stromatoliti. 26 PALEOITALIA Stromatoliti fossili in sezione lucida, a sinistra; stromatoliti attuali (Shark Bay, Australia), a destra. La strada provinciale n° 10 “del Timavo” potrebbe, dunque, rappresentare una reale linea di confine temporale, attraversando la quale si abbandona il Cretacico per intraprendere il cammino (CAI n°3) nelle rocce del Cenozoico, in un ambiente geologico completamente diverso. 4. Le talpe scoprono il suolo Abbandonando momentaneamente il sentiero segnato e scendendo nella dolina a ferro di cavallo che si trova sul suo lato sinistro, si notano mucchietti di terra che compaiono in gran quantità sul prato in prossimità della dolina e sono la manifestazione superficiale degli scavi effettuati dalle talpe. Per quale motivo le talpe dovrebbero interessarsi solo a queste zone a breve distanza dalle doline trascurando il resto del prato? La copertura sedimentaria delle rocce carsiche è, infatti, minima anche a causa dell’intensa fratturazione dei calcari che determina la percolazione dell’acqua meteorica in profondità. L’acqua trascina con sé la terra ed altro materiale dalla superficie. Così facendo la cotica erbosa si sviluppa subito al contatto della roccia madre calcarea: questo particolare profilo del suolo prende il nome di rendzina. Le doline convogliano gran parte dell’acqua piovana e, perciò, in esse vi è un elevato accumulo di terra traspor- PALEOITALIA tata dall’area circostante ad opera del ruscellamento superficiale. Le talpe, quindi, costituiscono il primo indizio dell’aumentato spessore del suolo, che si riflette in maniera evidente anche sul tipo di vegetazione insediatasi sul fondo delle doline. In questi suoli umidi ben sviluppati in profondità, infatti, le piante arboree trovano un ambiente favorevole che permette loro di raggiungere dimensioni ragguardevoli. Due tipici esempi sono il cerro (Quercus cerris) e, nelle doline più profonde, il carpino bianco (Carpinus betulus). Gli scavi delle talpe, inoltre, permettono al visitatore di osservare il tipo di materiale che si ha sotto i piedi, nonché la sua consistenza, il livello di aggregazione (grumi, ecc.) ed altre caratteristiche. I calcari che affiorano lungo il sentiero e sul fondo della dolina sono caratterizzati dall’aumento della ricchezza dei fossili. Compaiono le prime alveoline e nummuliti. Questi foraminiferi, dal guscio calcareo ancora di piccole dimensioni, diventano sempre più abbondanti, 27 registrando così condizioni di vita marina sempre più favorevoli. A pochi passi dal sentiero, sul lato sinistro, si apre una cavità naturale: è il pozzo del Monte Cocusso (n° 5397 del catasto regionale), profondo 50m. 5. La comunità si arricchisce Lasciata la dolina, ci si accinge a percorrere un tratto di sentiero dove affiorano calcari grigio-chiari sempre più fossiliferi. I fossili, prima di piccole dimensioni, si riconoscono ora come macchioline biancastre dalla forma circolare ed ovata che, osservati attraverso una lente di ingrandimento, si rivelano essere i gusci calcarei dei foraminiferi nummuliti e alveoline. Queste forme, che attribuiscono alle rocce un’età eocenica (55-50 milioni di anni fa), possono raggiungere dimensioni di diversi centimetri. I loro attuali discendenti vivono sui fondali costieri dei mari caldi, testimoniando così che nel lontano Eocene l’area del Monte Cocusso era bagnata da un mare tropicale/ subtropicale. In questo mare foraminiferi, alghe ed altri organismi A. Nummuliti in rilievo; B. Alveolina in sezione lucida. 28 PALEOITALIA si diffusero eccezionalmente, tanto che alcuni strati sono zeppi di microfossili: la comunità degli organismi sta raggiungendo il suo massimo fulgore. Il sentiero ora sale in un’area di notevole interesse forestale. Infatti, a quota 550 m è presente una particella sperimentale di abete greco (Abies cephalonica), piantata dai forestali austriaci nel 1884. Delle 3000 piante di allora sono rimasti oggi una cinquantina di esemplari. Questa specie è una resinosa molto decorativa a portamento marcatamente piramidale. Fuori dal proprio areale naturale (Peloponneso, confine tra Macedonia e Albania) il suo rinnovamento spontaneo è più difficoltoso. Gli strobili (pigne) sono raccolti dal Corpo Forestale dello Stato per il recupero dei semi adatti alla produzione di altre piantine. 6. Uno sguardo a 360° (presente, passato e futuro) Proseguendo verso la cima del Monte Cocusso si attraversano altri scenari forestali. A quota 643m si trova la particella sperimentale di abete rosso (Picea abies), costituita da circa 100 esemplari piantati nel 1936. A quota 670m si raggiunge un’altra pineta di rimboschimento di pino nero (Pinus nigra), ultimamente diradata. La quota 672m rappresenta la cima del Monte Cocusso (Concusso, Kokoš, Ozeg), il rilievo più alto del Carso triestino. Assieme al vicino Monte Castellaro Maggiore (Slovenia), il Cocusso è stato sede di un castelliere: abitato preistorico del periodo dei metalli. Con i suoi rigogliosi boschi, queste zone sono oggi porte d’ingresso per lupi, linci, sciacalli dorati, cervi, nonché per giovani orsi bruni in fase di dispersione colonizzatrice. In questi boschi sono presenti rapaci diurni e notturni e tra i picidi c’è il picchio nero, la cui presenza testimonia la maturità dei boschi stessi. Le rocce che affiorano lungo il percorso sono sempre calcari dell’Eocene, talora molto ricchi di alveoline e nummuliti, a conferma della notevole biodiversità di questo periodo geologico. Vista la loro ricchezza in microfossili, le rocce costituenti i muretti presso la cima del Cocusso rappresentano un’ottima stazione per effettuare osservazioni paleontologiche. Sulla sua cima si possono osservare i resti di un tumulo, a testimonianza di una tipica sepoltura dell’Età del Bronzo, dove i corpi erano sotterrati in posizione fetale e ricoperti da sassi. Dal tumulo del Monte Cocusso si gode un vasto panorama a 360°: Alpi Carniche, Prealpi ed Alpi Giulie, Mare Adriatico, Istria, Monte Nanos, Monte Taiano. In giornate particolarmente terse, inoltre, lo Il Monte Cocusso nel periodo invernale. PALEOITALIA 29 sguardo può spaziare, a nord-ovest, fino alle Dolomiti e, a sud-est, fino al Monte Nevoso e alla dorsale della Vena. 7. Alla ricerca della landa perduta Il tracciato che scende ai piedi del monte attraversa pietraie ed una vegetazione simile alla precedente, che va via via diradandosi fino a raggiungere un ambiente che ricorda l’ormai rara landa carsica. La landa carsica è una formazione semi-naturale di prati aridi e semi-aridi su terreni calcarei con un areale di distribuzione che va dalla costa orientale dell’Adriatico fin quasi ai confini con l’Albania. Alcuni ricercatori collocano la sua comparsa circa all’età del Bronzo a seguito dell’aumentato sfruttamento del territorio da parte dell’uomo tramite pascolo su zone disboscate a seguito di incendi. L’abbandono di tali attività umane e tradizionali ha portato alla perdita quasi totale di questi habitat che sono in una rapida fase di incespugliamento. La landa costituiva un ambiente ideale per la sopravvivenza di numerose specie sia animali che vegetali. Ed è proprio per questo motivo che in questa zona è previsto un progetto di ripristino di tale ecosistema. A testimonianza della presenza dell’antico pascolo si notano resti di una pozza (nota ai locali come “cisterna”) e di uno stagno essenziali per la raccolta dell’acqua dove anche gli animali potevano abbeverarsi. In prossimità della “cisterna” è presente una parete dove è possibile Panorama invernale della landa carsica. effettuare alcune osservazioni paleontologiche. Qui i calcari sono ricchi di nummuliti ed alveoline. Si tratta delle stesse rocce affioranti lungo il sentiero che dalla vetta porta alle falde del monte. A meno di 1km ad est della “cisterna” si apre l’Abisso del Diavolo (n° 117 del catasto regionale), un pozzo profondo più di 125m. Sul lato sinistro del percorso, nella sua parte terminale, sono presenti due doline: una di crollo, più vicina alla strada statale, una di dissoluzione, in prossimità del sentiero. L’escursionista, immerso nella piacevole serenità della natura che lo circonda, è ormai giunto verso la conclusione del sentiero. Rimane da percorrere l’ultimo tratto, segnalato dai colori bianco e blu della Societa’ Alpina Slovena che riporta al paese di Basovizza e al parcheggio. Attraverso le informazioni fornite lungo il percorso, il visitatore è ora in grado di avvicinarsi in modo attento e rispettoso ad un ambiente in continua evoluzione, frutto delle mutazioni climatiche e ambientali che hanno modellato l’area in milioni di anni. PALEOITALIA 30 Informazioni utili sul percorso -Lunghezza: 6 km circa. -Tempo di percorrenza: 4h. -Partenza: arrivando da Trieste si giunge a Basovizza, si svolta a sinistra dopo la chiesa, si prosegue per 500 m lungo la S.P. 27. Sulla destra si trova un parcheggio sterrato. L’inizio del percorso coincide con il Sentiero Ressel. -Itinerario: il sentiero disegna un anello salendo fino alla vetta del Monte Cocusso, ridiscende a sud e si chiude a Basovizza. Entro breve si prevede di attrezzare il sentiero con un’adeguata segnaletica. -Difficolta’: il primo tratto e’ pianeggiante, agevole ed adatto a tutti. La salita al monte è piuttosto ripida ed impegnativa. Nel periodo invernale non è raro trovare gelate e vento di Bora. Si raccomanda un abbigliamento adeguatamente protettivo, data la diffusione delle zecche, e una particolare attenzione quando si cammina al di fuori del sentiero, vista la presenza di pozzi, cavità, ecc. -Letture consigliate: Calligaris R. (1988-89) - Storia delle miniere di carbone del Carso triestino e dell’Istria dal ‘700 al 1945. Atti del Museo Civico di Storia Naturale, v. 42(1), 1-69. (Da questa pubblicazione sono state tratte informazioni sulla tappa n°2) AA.VV. (1992) - Carso. Appunti forestali. Curiosità, storia, itinerari, crittogame, regolamenti, grandi patriarchi e produzioni di alcuni boschi carsici in Venezia Giulia e Slovenia Associazione Sportiva e Culturale dei Corpi Forestali del Friuli Venezia Giulia, Ed Spring, 109pp, Trieste. AA.VV. (1996) - L’imboschimento del Carso. Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia. Direzione regionale delle foreste e dei parchi, 125 pp, Udine. AA.VV. (2000) - Boschi senza confini. Escursioni nelle foreste di Friuli-Venezia Giulia Slovenia e Croazia. Associazione Sportiva e Culturale dei Corpi Forestali del Friuli Venezia Giulia, Ediciclo Editore, 204 pp., Portogruaro. Cucchi F., Pugliese N. & Ulcigrai F. (1989) - In Carso Triestino: note geologiche stratigrafiche. International Journal Speleology, v.18, 49-64; Trieste. -Informazioni aggiuntive: sarà presto disponibile un cd multimediale ricco di approfondimenti. Prima di intraprendere il percorso si consiglia di contattare il Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, al sito internet http://www.units.it/disgam/divulga, il Centro Didattico Naturalistico del Corpo Forestale Regionale a Basovizza (e-mail: didatticonaturalistico. [email protected]) e il Museo Civico di Storia Naturale di Trieste (e-mail: [email protected]). -Ringraziamenti: si ringraziano il Dott. Sergio Dolce (Direttore del Museo Civico di Storia Naturale, Trieste), il Dott. Aldo Cavani (Direttore dell’Ispettorato ripartimentale delle foreste di Trieste e Gorizia) e i Prof. Ruggero Marocco e Giovanni Battista Carulli (Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, Trieste) per i suggerimenti dati nel corso della preparazione del percorso. PALEOITALIA 31 I GRAPTOLITI SERGIO PIRAS I graptoliti erano piccoli animali marini, bentonici o planctonici, con modalità di vita coloniale (come i coralli ed i briozoi attuali). Vissuti per circa 150 milioni di anni, si estinsero circa 350 milioni di anni fa, nel Carbonifero inferiore. I graptoliti rappresentano, nel Paleozoico, uno dei gruppi più importanti per stabilire con esattezza l’età di un campione. Le colonie di graptoliti, che avevano dimensioni variabili tra pochi millimetri e qualche centimetro, erano formate da miriadi di piccolissimi individui, detti zooidi, connessi tra loro da tessuto vivente. Lo scheletro della colonia era molto regolare e geometrico ed era composto da una particolare proteina fibrosa strutturalmente molto simile alle fibrille di collagene. Oktavites spiralis, Llandovery, Siluriano inf. della Germania. Le colonie dei graptoliti bentonici erano caratterizzate da tre differenti tipi di teche (autoteca, biteca e stoloteca), a seguito di un distinto dimorfismo sessuale degli zooidi che vivevano al loro interno. Le autoteche si ritiene ospitassero gli zooidi femminili, mentre le biteche, (di dimensioni minori), ospitavano gli zooidi maschili; le stoloteche erano attraversate da solo tessuto connettivo (stolone). I graptoliti planctonici presentavano invece due soli tipi di teche: la autoteca e la stoloteca. La colonia (rabdosoma) si sviluppava in modo asessuato (gemmazione) a partire da una singola teca iniziale di forma conica (sicula) che ospitava il primo zooide, l’unico originato da riproduzione sessuale. Attraverso un’incisione nella sicula (“primary notch”) si originava una gemma iniziale (“initial bud”) da cui si sviluppava la prima di una o più serie di teche. La sicula si evolveva probabilmente in due tempi: prima una prosicula a forma di cono appuntito, irrobustita da caratteristiche barre verticali che si prolungava verso l’alto con un sottile filamento chiamato nema o virgula, in seguito una metasicula costituita dall’accrescimento di piccoli anelli o mezzi anelli con una sutura a zig-zag. Questi anelli, chiamati fuselli, sono 32 PALEOITALIA caratteristici dei graptoliti e di molti hemichordata attuali. Tutto il rabdosoma è costituito dai fuselli. Nella parete delle teche, oltre allo strato fusellare, è presente uno strato esterno, chiamato strato corticale (cortex) formato anch’esso da collagene fibroso, che serviva ad irrobustire la struttura. Le colonie dei graptoliti planctonici erano altamente organizzate e seguivano degli ordinati piani di crescita. Ogni singolo zooide, pur capace anche di movimenti autonomi, doveva essere coordinato con gli altri individui della colonia, ma allo stesso tempo capace di movimenti autonomi. L’elevata coordinazione degli zooidi, permette di ipotizzare un certo grado di mobilità nei graptoliti planctonici. Si pensa che, come il moderno plancton, i graptoliti migrassero verticalmente nella colonna d’acqua, con spostamenti anche giornalieri di centinaia di metri in modo da avvantaggiarsi dal movimento ascendente\discendente delle correnti. Queste migrazioni potrebbero aver avuto diverse funzioni: evitare i predatori, cibarsi dei batteri e\o del fitoplancton e ridurre la competizione tra le specie. Evoluzione I graptoliti rappresentano una classe estinta del phylum Hemicordata, molto vicini a forme viventi come Cephalodiscus e Rhabdopleura. La classe Graptolithina comprende otto ordini dei quali però solo due (Dendroidea e Graptoloidea) sono particolarmente importanti. Negli altri sei ordini (Crustoidea, Tuboidea, Camaroidea, Stolonoidea, Dithecoidea, Archaeodendrida) rientrano graptoliti bentonici sessili e incrostanti, estremamente rari e in pratica confinati all’Ordoviciano. I dati attualmente a disposizione fanno supporre che i graptoliti si siano originati da emicordati primigeni, agli inizi del Cambriano medio. I primi graptoliti (Dendroidi) ad ampia diffusione geografica condu- Struttura esterna ed interna di un graptolite planctonico. PALEOITALIA Zooide di briozoi, presumibilmente comparabile con uno zooide di graptolite. cevano una vita bentonica, all’inizio come filtratori, ed occupavano la stessa nicchia ecologica di altri organismi bentonici quali spugne, echinodermi, pennatulidi e brachiopodi. Le colonie erano multiramificate, con una forma a “cespuglio” abbastanza simile ad alcune colonie di briozoi. La classificazione di questi graptoliti è purtroppo carente, in quanto basata solamente sulla forma delle colonie. Gli ultimi rappresentanti dei Dendroidea (bentonici) si estinsero nel Carbonifero inferiore. Nel Tremadoc (Ordoviciano inf.) si compie nella storia evolutiva dei graptoliti un grosso passo in avanti, con la comparsa dei primi graptoliti dendroidi planctonici, appartenenti al genere Rhabdinopora. Infatti, ci fu una profonda trasformazione delle colonie per un miglior adattamento 33 alla vita planctonica, con un progressivo aumento delle dimensioni delle colonie, assieme ad una riduzione del numero dei rami (“stipes”). All’inizio dell’Arenig, (Ordoviciano inf.), il numero dei rami si stabilizzò e si ebbero rabdosomi dicotomici con otto, quattro o due rami con teche disposte per quattro o due file (quadriseriali, biseriali). Inoltre, scomparvero anche le biteche quindi si presuppone che i graptoliti planctonici fossero diventati ermafroditi. In seguito, presero il sopravvento i graptoliti con solo due rami. Una modificazione importante riguarda la direzione di crescita delle ramificazioni; mentre nei primi planctonici si osservava una crescita pendente, declinata, deflessa o orizzontale, si passò durante l’Ordoviciano, a forme reflesse, reclinate o scandenti. Alla fine dell’Ordoviciano una grande glaciazione nell’Emisfero Sud, accompagnata da un veloce abbassamento del livello marino e delle temperature, causò l’estinzione di quasi tutti i graptoliti. I pochi graptoliti scandenti biseriali sopravissuti, diedero origine a graptoliti scandenti con una sola fila di teche (uniseriali), appartenenti alla famiglia dei Monograptidae. La trasgressione post-glaciale e la risalita delle temperature, fecero sì che si diffondessero globalmente acque ricche in nutrienti e povere in ossigeno, che favorirono una nuova fase evolutiva dei monograptidi. Questi graptoliti uniseriali, dopo un iniziale adattamento alle nuove condizioni ambientali, ebbero un’incredibile 34 PALEOITALIA Morfologie dei rabodosomi dei graptoliti. diffusione, culminata con la massima diversità delle associazioni a graptoliti nel Llandovery medio (Siluriano inf.), vale a dire attorno a 438 milioni d’anni fa. Dopo il Siluriano inferiore, la storia dei graptoliti planctonici è stata punteggiata da una serie d’episodi di crisi e sviluppo, a varie scale d’ampiezza riconoscibili in tutto il mondo, che hanno portato ad una progressiva diminuzione della diversità. I graptoliti sopravissuti alla crisi di fine Siluriano erano forme molto semplici, che scomparvero abbastanza improvvisamente nella prima parte del Devoniano. Le ragioni di questa scomparsa non sono state ancora completamente spiegate. Ambiente I graptoliti planctonici erano estremamente diffusi nei mari dell’Ordoviciano, del Siluriano e del Devoniano Inf. e sono stati trovati in depositi di piattaforma interna ed esterna, dove sono spesso accompagnati da ricche faune bentoniche. Sono però molto più abbondanti nei depositi di mare profondo, dove, nelle sequenze argillitiche anossiche ricche in sostanze organiche danno luogo alla tipica facies degli “scisti neri a graptoliti”, che si accumulano nella piattaforma esterna e nella scarpata. Le facies a scisti neri a graptoliti sono state trovate in tutto il mondo. Appaiono nell’Arenig (Ord. inf.) e PALEOITALIA successivamente si diffondono globalmente in concomitanza con la risalita del livello marino ordoviciano del Llanvirn (Ord. medio). Tuttavia l’acme di diffusione delle facies a scisti neri si ha nel Siluriano inf. poi questa facies diminuisce progressivamente nel tempo, fino ad essere rimpiazzata localmente nel Devoniano Inf. dagli scisti a tentaculiti. Utilizzo dei graptoliti in stratigrafia I primi studi che utilizzarono i graptoliti per datare sezioni geologiche risalgono al 1878 (Lapworth). Analoghi studi furono sviluppati da Tornquist, Elles, Wood e molti altri nei primi anni del 20° secolo, basandosi sul concetto di Distribuzione dei graptoliti nel tempo. 35 “zona d’associazione” includendovi il maggior numero di specie possibile. Queste zone sono applicabili nelle correlazioni globali in differenti sezioni e regioni. La grande importanza dei graptoliti in campo biostratigrafico, è testimoniata dal loro ampio utilizzo nella definizione di stratotipi, ad esempio la base del Siluriano e del Devoniano sono riconoscibili proprio grazie alla comparsa rispettivamente di Parakidograptus acuminatus e di Monograptus uniformis. Grazie ai graptoliti si è potuto suddividere l’intervallo che va dall’Ordoviciano Inf. al Devoniano Inf. in numerose biozone, che in alcuni casi hanno una durata estremamente ridotta per il Paleozoico (circa 500.000 anni), 36 PALEOITALIA vale a dire un potere di risoluzione altissimo. Graptoliti in Italia I graptoliti sono diffusi in Italia esclusivamente nelle zone in cui affiorano le serie Paleozoiche, dal Cambriano al Carbonifero, e, più precisamente nelle Alpi Carniche ed in Sardegna. Sul versante italiano delle Alpi Carniche gli affioramenti a graptoliti sono piuttosto limitati: i migliori sono segnalati nei pressi di Rigolato e in Val Uqua. In Sardegna i graptoliti sono molto comuni e ben documentati, ed il loro studio è di lunga tradizione. I primi graptoliti sono stati segnalati da Meneghini nel 1856. La presenza dei primi dendroidi planctonici del genere Rhabdinopora è segnalata nella parte alta della Fm. di Cabitza (Iglesiente). Graptoliti Ordoviciani sono segnalati nella Sardegna merdionale, coi generi Dydimograptus (parte alta della Fm. di San Vito, Arenig, Sarrabus), Orthograptus, Glyptograptus e Normalograptus (Fm. Spirograptus turriculatus e Monograptus marri del Siluriano inf. Monograptus proteus, del Llandovery (Siluriano inf.). Mt.Orri, Caradoc; Fm.di Rio San Marco, Ashgill, Fluminese). Nel Siluriano inf. le faune più ricche si trovano nel Fluminese e nel Sulcis (Fm. di Genna Muxerru), e nel Sarrabus-Gerrei; complessivamente sono presenti quasi tutte le biozone a graptoliti del Landovery dalla acuminatus alla spiralis. Graptoliti del Wenlock sono stati segnalati nella famosa località di Goni (forse l’unica al mondo dove esiste una via dedicata ai graptoliti) ed in altre località della Sardegna meridionale, le biozone del vanno dalla riccartonensis alla ludensis. Nel Siluriano superiore (Ludlow) del Fluminese sono state documentate nove specie appartenenti ai generi Saetogratus, Colonograptus, Monograptus e Bohemograptus mentre nel Pridoli si conosce una sola specie (M. parultimus). Normalograptus sp., del Llandovery (Siluriano inf.) della Sardegna sudoccidentale. PALEOITALIA 37 Monograptus uniformis, la specie la cui comparsa definisce la base del Devoniano. Graptoliti del Devoniano Inferiore sono presenti solo nel Gerrei (Sardegna sudorientale) a Baccu Scottis con i generi Abeisgraptus, Monograptus e Linograptus con le tre specie: A. multiramosus, M. prahercynicus e L. posthumus che documentano le tre biozone uniformis, praehercynicus, hercynicus. Via dei Graptoliti a Goni, nella Sardegna sud-orientale. Per saperne di più Attualmente mancano in italiano dei libri che affrontino l’argomento in modo specifico, mentre non mancano le pubblicazioni in inglese. Per chi si vuole addentrare nel misterioso mondo dei graptoliti posso consigliare: Moore, R.C. Teichert, C., 1975, Treatise on Invertebrate Paleontology. Part V. Graptolithina: with Sections on Enteropneusta and Pterobranchia. Palmer D. & Rickards B., 1991. Graptolites: Writing in the Rocks (Fossils Illustrated). Rickards R.B., Zalasiewicz J.A., Rushton A.W.A., Hutt J.E. & Howe M.P.A. (eds) Atlas of Graptolite Type Specimens, Folio 1, 2000. Palaeontographical Society and the British and Irish Graptolite Group. Qualcosa di più specifico sui graptoliti italiani: Gortani M., 1951, Graptoliti di Rigolato (Carnia),. Mem. Ist. Geol. Univ. Padova, 16 (1949-51), 1-27. Rickards B., Holland C.H. & Serpagli E., 1995, Aspects on Silurian and Devonian graptolite faunas and stratigraphy in southern Sardinia. Bollettino della Società Paleontologica Italiana, 34, 67-80. Storch P. & Serpagli E., 1993, Lower Silurian Graptolites from Southwestern Sardinia. Bollettino della Società Paleontologica Italiana, 32, 3-57. 38 PALEOITALIA Paleo Lex a cura di Manuela Lugli [email protected] Un gruppo di paleontofili mi ha scritto per sottopormi alcune domande in merito ad una questione di sicuro interesse generale e che, purtroppo, è ancora aperta. Il tema, inoltre, mi dà modo di approfondire la portata di alcune norme, al fine di fornire indicazioni interpretative a tutti i soci. Ma ecco il “caso”. Negli anni ’99 e 2000 diversi paleontofili inviarono alle Soprintendenze la “Dichiarazione di possesso dei fossili”. A tutt’oggi trascorsi 4-5 anni a questi soci non è pervenuta alcuna notifica di beni di particolare interesse. Unica nota di ritorno una lettera della Soprintendenza di ringraziamento per avere inviato la dichiarazione e di segnalazione che la stessa era stata trasmessa alla Commissione Paleontologica presso il Ministero per i Beni e le attività culturali. Le domande sono: come devono comportarsi i soci che inviarono le dichiarazioni riguardo ai fossili oggetto delle stesse? Esiste un termine entro cui le Soprintendenze devono provvedere alla notifica che si tratta di bene di interesse culturale? In mancanza di notifica di bene d’interesse culturale il paleontofilo può considerare quel fossile oggetto di sua proprietà? * * * Nel 1999 l’Ufficio Centrale per i beni Archeologici, raccogliendo le numerose istanze periferiche (Soprintendenze) in materia di chiarimenti sulle procedure da adottarsi nel settore specifico della tutela dei beni paleontologici, preso atto della necessità di chiarire il significato di “cose di interesse paleontologico, di cui all’art.1 L.1089/39 (allora vigente), con Circolare n.63 del 15.02.1999 impartiva direttive generali alle Amministrazioni periferiche , affinché ogni atto amministrativo in materia di paleontologia fosse relativo solo a beni o siti che ricadevano nelle definizioni dettagliate date con il medesimo provvedimento. Inoltre, considerato che una efficace azione di tutela del patrimonio non poteva prescindere dell’effettiva consistenza del patrimonio stesso, predisponeva un modulo “Dichiarazione di possesso dei reperti fossili” da compilarsi a PALEOITALIA 39 cura di coloro che a diverso titolo detenessero dei fossili. Si invitavano quindi le Soprintendenze a dare massima diffusione al suddetto modulo anche mediante la collaborazione dei Musei, delle Università, delle Associazioni etc. La stessa SPI, con nota del 29 ottobre 1999 invitò i propri soci ad inviare le dichiarazioni al fine di consentire la ricognizione del patrimonio paleontologico presente in Italia. Prima di ogni considerazione devo chiarire che le Circolari, come appunto la famosa n.63 del 1999, sono atti amministrativi con cui l’amministrazione centrale si rivolge alle autorità inferiori impartendo loro istruzioni; oppure con le quali risolve dubbi interpretativi o indica criteri da seguire nella pratica esecuzione delle sue funzioni. Le circolari non hanno quindi efficacia di legge, non sono vincolanti per il giudice, né per la molteplicità dei cittadini, ma solo per gli uffici sottoposti a quella Amministrazione centrale che le ha emanate. Questo significa che le disposizioni contenute nella circolare non possono in alcun modo modificare o superare le disposizioni di legge. Le cose che interessano la paleontologia, in quanto beni culturali, sono dunque disciplinate e tutelate solo dalla legge. Oggi le norme vigenti sono contenute nel Codice dei beni Culturali (Decreto legislativo n.42 del 2004) che, andando a ritroso, ha sostituito le norme contenute nel T.U. 22 ottobre 1999 n.460, che sostituì la L.1089/1939. In verità la disciplina delle cose che interessano la paleontologia è stata praticamente “traghettata” da un provvedimento legislativo all’altro senza modifiche sostanziali, l’unica differenza introdotta è costituita infatti dal numero dell’articolo che se ne occupa. Attualmente, dunque, ai sensi dell’art.10 del Codice dei Beni culturali (D. Lgs. 42/2004), sono beni culturali “le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico”. Il comma 3, dello stesso articolo precisa che “Sono altresì beni culturali, quando sia intervenuta la dichiarazione prevista dall’art.13 le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico archeologico o etnoantropologico particolarmente importante appartenenti a soggetti diversi da quelli indicati al comma1”. Il comma 4 dispone che “Sono comprese tra le cose indicate al comma 1 e al comma 3 lett. a) le cose che interessano la paleontologia.” Il successivo art. 91 dispone che le cose indicate nell’art.10 (quindi anche le cose di interesse paleontologico) da chiunque e in qualunque modo ritrovate nel sottosuolo o sui fondali marini, appartengono allo Stato e, a seconda che siano immobili o mobili, fanno parte del demanio o del patrimonio indisponibile, ai sensi dell’art. 822 e 826 del codice civile. 40 PALEOITALIA Il quadro normativo si completa, per quanto ci concerne, con gli articoli 88 (la ricerca dei paleontologici è riservata allo Stato) e 90 (i ritrovamenti fortuiti debbono essere immediatamente denunciati). Da tutto ciò si ricava che le cose che interessano la paleontologia ritrovate nel sottosuolo appartengono allo Stato. La riserva allo Stato chiaramente sancita dai suddetti articoli 822 e 826 del Codice Civile funziona da meccanismo di tutela delle cose ritrovate nella prima delicata fase del ritrovamento e della classificazione da parte degli organi tecnici. Ciò, in verità, non esclude che privati cittadini possano essere proprietari di beni paleontologici proveniente dal nostro territorio, ma il privato che si afferma proprietario deve dare la prova del titolo di proprietà. E così come stanno le cose, sono veramente poche le ipotesi in cui il privato cittadino può affermare e provare di essere proprietario di un bene di interesse paleontologico rinvenuto nel sottosuolo dello Stato. In altre parole la prova della proprietà può essere data nei seguenti casi: a) quando la proprietà bene paleontologico risale a prima del 1909. La proprietà statale degli oggetti rinvenuti nel sottosuolo che rientrano in questa categoria fu, infatti, sancita per la prima volta con la L.20 giugno 1909 n.364, sicché è possibile che oggetti scoperti in precedenza e già detenuti da privati siano pervenuti per successione alle attuali generazioni; b) quando il bene paleontologico è stato ricevuto a titolo di premio per un ritrovamento fortuito o, a seguito di ricerche autorizzate; c) quando si tratta di bene paleontologico per il quale il Ministero ha verificato che non sussiste l’interesse culturale. E’ molto importante sottolineare il bene paleontologico (come quello archeologico, etc) ritrovato nel sottosuolo è di proprietà dello Stato e per i beni di appartenenza statale l’interesse culturale si presume vale a dire è a titolo originario, quindi la verifica è un meccanismo per confermare o escludere l’interesse culturale. Ciò avviene a seguito del procedimento descritto nell’art. 12 del Codice dei beni Culturali, su iniziativa di competenti organi del Ministero i quali verificano la sussistenza dell’interesse artistico, storico, archeologico, etc. sulla base di criteri di carattere generale stabiliti dal Ministero medesimo al fine di assicurare uniformità di valutazione. Ne consegue che le “Dichiarazione di possesso” inviate ai sensi della predetta circolare erano solo uno strumento volto a censire il patrimonio paleontologico italiano, per poterne determinare il valore l’importanza in funzione della tutela della valorizzazione e della fruizione da parte di tutti, oltre, forse, a dimostrare la buona fede del possessore. Sotto questo profilo, tuttavia, l’iniziativa non ebbe un grosso successo, poiché attraverso questo procedimento non emerse la reale consistenza del patrimonio paleontologico italiano e ciò, forse, condizionò lo scarso interesse del legislatore nell’approntare norme specificamente studiate per la tutela dei beni paleontologici che tenessero conto delle caratteristiche biologiche specifiche di testimonianze di forme di vita ormai estinte. PALEOITALIA 41 L’importanza dell’interesse scientifico delle cose indicate negli elenchi doveva essere dichiarata da un apposita Commissione ministeriale di concerto con la Società Paleontologica Italiana. Tale commissione non esiste più ed attualmente per la verifica dell’interesse culturale le Soprintendenze si rivolgono ai Musei o alle Università. Peraltro il Regolamento attuativo del Codice dei beni Culturali (D.P.R 8.06.2004) all’art. 18 – comitati tecnico scientifici – al punto a) prevede la costituzione di un comitato tecnico scientifico solo per i beni archeologici. C’è quindi poco da stare allegri anche perché la legge non prevede un termine entro il quale gli organi competenti del Ministero debbano procedere alla suddetta verifica dell’interesse culturale, cosicché chi ha interesse e non vuole attendere i tempi del Ministero dovrebbe dare corso alla procedura di messa in mora che consiste in una richiesta formale di avviare il procedimento di verifica, il quale potrebbe anche avere come esito… quello della conferma dell’interesse culturale, quindi la definitiva sottoposizione a vincolo del bene oggetto di verifica. In caso di silenzio degli organi preposti del ministero non resterebbe che avviare un procedimento avanti al Tribunale Amministrativo Regionale (T.A.R.) complicato e costoso. 42 PALEOITALIA Notizie italiane a cura di Carlo Corradini [email protected] Sono riportati i principali risultati delle ricerche riguardanti il territorio italiano, ma pubblicate in riviste straniere, quindi difficilmente accessibili a un pubblico esterno al mondo accademico. L’AMBIENTE DI VITA DI UN ALCE PLEISTOCENICO BERGAMASCO E’ stato eseguito uno studio su un cranio di Cervalces, un alce estinto, rinvenuto a Ranica, in provincia di Bergamo. Le segnalazioni di di questo genere in Italia sono pochissime, mentre sono numerose in Europa. In questo lavoro gli autori cercano di ricostruire l’ambiente in cui viveva Cervalces in base allo studio pollinico del sedimento conservato all’interno del cranio di Ranica ed in base ad un’analisi dei particolari adattamenti morfo-scheletrici che accomunano l’alce attuale al suo parente fossile differenziandoli, al contempo, dagli altri cervidi. Lo studio pollinico del sedimento è servito anche a “posizionare” il cranio all’interno del dettagliato diagramma pollinico di Ranica, e quindi a ricostruirne l’esatto livello di provenienza che era ignoto. BREDA M., PINI R., RAVAZZI C., 2005, The palaeoenvironment of Cervalces latifrons (Johnson, 1874) from Fornaci di Ranica (late Early Pleistocene, Northern Italy). Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoevolution, 216: 99-118 [in inglese]. UN PRIMATE “AFRICANO” NEL PLIO-PLEISTOCENE DEL GARGANO La associazione faunistica nota come “Pirro Nord” è costituita da resti provenienti da un reticolo di fessure carsiche in una ristretta area tra Apricena e Poggio Imperiale, alle pendici del Gargano. Durante il lavoro di revisione di una parte della collezione conservata presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze (materiale raccolto durante le campagne di ricerca coordinate dal compianto Claudio De Giuli) sono state identificate tre vertebre cervicali attribuibili ad un primate cercopitecoide di grande taglia. Nonostante le vertebre di Pirro Nord PALEOITALIA 43 Notizie risultino essere comparabili in taglia con la specie Plio- italiane Pleistocenica africana Theropithecus oswaldi, gli autori preferiscono limitarsi ad una attribuzione generica, data la scarsità della documentazione fossile di confronto. La presenza di Theopithecus a Pirro Nord rappresenta la prima segnalazione del genere fuori dal continente Africano. Altre segnalazioni della stessa forma fuori dall’Africa sono ad ‘Ubeidiya in Israele, a Cueva Victoria in Spagna ed a Mirzapur in India, tutte segnalazioni più recenti di Pirro Nord. L’aver identificato elementi “Africani” in una associazioni europea come quella di Pirro Nord consente agli autori di discutere alcuni aspetti relativi alla interpretazione del cosiddetto “out of Africa” del genere Homo al passaggio Plio-Pleistocene. ROOK L., MARTÍNEZ-NAVARRO B., HOWELL F.C., 2004, Occurrence of Theropithecus sp. in the Late Villafranchian of Southern Italy and implication for Early Pleistocene “out of Africa” dispersals. Journal of Human Evolution, 47, 267-277 [in inglese]. PRIMATI EUROPEI DEL MIO-PLIOCENE Lo studio presenta una analisi della distribuzione del record fossile dei primati in Europa durante il Neogene nel contesto delle variazioni ambientali (umidità). Il record fossile dei primati è contestualizzato utilizzando il database NOW (www.helsinki.fi/science/now) e ricavando da questo parametri ecomorfologici dai taxa presenti nelle comunità a mammiferi fossili. Alcuni di questi parametri sono considerati dei proxy per la stima delle precipitazioni (umidità) e sono stati utilizzati per costruire mappe delle precipitazioni per intervalli di tempo successivi. La distribuzione dei primate è influenzata dai cambiamenti di umidità durante tutto il Neogene ed i risultati illustrati in questo lavoro dimostrano come la loro distribuzione consenta di seguire le variazioni di umidità nel tempo. A questa “regola” in parte fanno eccezione i rappresentanti della superfamiglia Cercopithecoidea caratterizzati da una distribuzione su un più ampio range di ambienti. Questo lavoro rappresenta un contributo innovativo, essendo la maggior parte di questo tipo di letteratura focalizzata sul record fossile degli ominoidi. L’utilizzo dei dati di sintesi includente la famiglia Cercopithecoidea, associati a dati ecomorfologici di altri gruppi tassonomici apre la strada ad ulteriori approfondimenti in questo campo. ERONEN J.T. & ROOK L., 2004, The Mio-Pliocene European primate fossil record: dynamics and habitat tracking. Journal of Human Evolution, 47, 323-341 [in inglese]. 44 PALEOITALIA LE DASICLADALI TRIASSICHE DELLE DOLOMITI Notizie italiane L’utilizzo delle alghe verdi dasicladali per le correlazioni biostratigrafiche delle successioni sedimentarie dell’area dolomitica è stato profondamente influenzato dalle scarse conoscenze riguardanti il loro inventario tassonomico e la loro distribuzione stratigrafica. Nell’area dolomitica sono state riconosciute 34 specie di dasicladali, appartenenti a 14 generi. La maggiore diversità specifica è stata rilevata nel Pelsonico-Illirico e corrisponde allo sviluppo delle piattaforme carbonatiche dell’Anisico superiore ben noto in letteratura. Al passaggio Anisico-Ladinico scompare la maggior parte delle specie. Durante lo sviluppodelle estese piattaforme carbonatiche del Ladinico-Retico non sono presenti, come invece ci si dovrebbe aspettare, abbondanti e diversificate associazioni a dasicladali. BASSI D. & FUGAGNOLI A., 2005, Triassic dasycladalean algae from the Dolomites (Northern Italy): stratigraphic assessment. Revista Española de Micropaleontología, 37(1), 95-103 [in inglese]. POLLINI TRIASSICI DELLE ALPI GIULIE Lo studio palinostratigrafico delle sequenze Carniche dei “Raibler Schichten” nei dintorni di Cave del Predil (ex Raibl) ha permesso di definire nell’intervallo corrispondente al Carnico (Triassico Superiore p.p.) una serie di associazioni palinologiche utili per la datazione e le correlazioni con altre aree del Sudalpino. E’ stato inoltre affrontato lo studio quantitativo di queste associazioni che ha permesso di definire intorno al limite Julico-Tuvalico (Carnico) una particolare perturbazione climatica testimoniata dal proliferare di spore di tipo umido. Questo “evento” è stato correlato con l’”evento umido” proposto da vari autori in varie parti d’Europa nello stesso intervallo di tempo. ROGHI G., 2004, Palynological investigations in the Carnian of Cave del predil area (once Raibl, Julian Alps). Review of Paleobotany and Palynology, 132, 1-35 [in inglese]. PALEOITALIA 45 Paleo news a cura di Paolo Serventi [email protected] Cari lettori di PaleoItalia, “rubo” qualche riga alle Paleo news per ringraziarVi: nei mesi scorsi, infatti, mi sono giunte le Vostre segnalazioni di articoli riguardanti scoperte, ritrovamenti “particolari” ect. Questo rende più facile e rapido il mio lavoro di “cacciatore di news”. Che altro dire ... ancora grazie e continuate a spedire. P.S. Dedico le vignette di questo numero di PaleoItalia ai “miei” benefattori. Paolo Serventi T. REX AVEVA LE PENNE! I Dinosauri con le penne - o come diversi paleontologi preferiscono chiamarli “dinosauri non-aviani” sono divenuti pressocchè “banali” nell’ultimi anni, grazie ai fossili perfettamente conservati rinvenuti nella famosa località cinese di Liaoning. Questo ha portato numerosi studiosi a suggerire che forse tutti i dinosauri avevano le piume, o almeno strutture primitive come le protopenne. A conferma di questo arriva, ora, la scoperta sempre a Liaoning di una nuova specie appartenente al gruppo dei Tirannosauridi. Il fossile, descritto da una equipe di paleontologi guidata dal cinese Xing Xu, è stato chiamato Dilong paradoxus. L’animale, risalente al Cretacico inferiore (130 milioni di anni fa), era lungo circa un metro e mezzo e risulta essere il più primitivo rappresentante dei Tirannosauridi. Uno dei coautori dello studio, Mark Norell dell’American Museum of Natural History, ha dichiarato: “Ci aspettavamo qualcosa di simile, ma non pensavamo di trovare un fossile che l’avrebbe mostrato in modo tanto evidente”. Gli autori concludono che il fossile conferma l’ipotesi che la “Ecco un altro esaltato che ha letto l’articolo su Nature” 46 PALEOITALIA Paleo news funzione originale delle “protopenne” era collegata alla termoregolazione piuttosto che al volo attivo. (Nature, 7 Ottobre 2004). Per saperne di più consultare il sito: www. Dinodata.net/Dd/Namelist/Tabd/D116.htm CURE PARENTALI TRA I DINOSAURI Gli attuali discendenti dei dinosauri, compresi i coccodrilli e gli uccelli, “curano” i loro piccoli a un livello più o meno elevato. Diverse scoperte avvenute nel corso degli ultimi vent’anni hanno confermato che anche alcuni gruppi di dinosauri mostravano un certo grado di cure parentali. È il caso dello spettacolare fossile di un esemplare adulto di Psittacosaurus, circondato da 34 cuccioli, rinvenuto lo scorso anno nella provincia di Liaoning in Cina. La “famigliola” probabilmente è stata sepolta all’improvviso da una nube di cenere vulcanica. Psittacosaurus è tra i più primitivi rappresentanti del gruppo dei “dinosauri dotati di corna” o Ceratopsidi. Il ritrovamento, descritto da D. Varricchio, ricercatore presso la Montana State University, è una ulteriore conferma all’ipotesi che tutti i dinosauri e gli uccelli possono aver ereditato un comportamento parentale da un comune antenato (Nature, 9 settembre, 2004). UN’INSOLITA FUNZIONE PER UN LUNGO COLLO Dinocephalosaurus orientalis era un rettile lungo circa 2,5 m, appartenente al gruppo dei Protorosauri, animali che vivevano in ambienti prevalentemente acquatici durante il Triassico, circa 230 M.a. Dinocephalosaurus possedeva un collo estremamente lungo, pari a oltre la metà della lunghezza totale. Questo collo era formato da ben 25 vertebre in parte sovrapposte tra loro, ognuna dotata di piccole “costole” parallele alla colonna vertebrale. Queste costole, secondo le analisi condotte dal biomeccanico La Barbera, dell’Università di Chicago, consentivano l’attacco dei muscoli che permettevano all’animale di gonfiare e aumentare il volume interno dell’esofago. Ciò produceva un PALEOITALIA 47 Paleo news effetto tipo “aspirapolvere” che aiutava l’animale nella cattura della preda sott’acqua secondo un meccanismo denominato “suction acquatic” utilizzato anche dai pesci. (Science, 24 settembre 2004). terno del suo stomaco i resti del suo ultimo “fiero” pasto, un giovane di Psittacosaurus. (National Geographic News, 12 gennaio 2005). K-T: IMPATTO “INVERNALE” I MAMMIFERI CHE MANGIAVANO I DINOSAURI Fino a oggi i paleontologi hanno ritenuto che nel Mesozoico (da 251 a 65 M.a. fa), i mammiferi ricoprissero un ruolo da comprimari, animali di piccola taglia, paragonabile a quella di un topo, con una vita notturna e perlopiù a dieta insettivora. Ora però la sensazionale scoperta avvenuta in Cina nella provincia di Liaoning, ha modificato radicalmente questa idea. Un team congiunto di ricercatori cinesi e americani ha portato alla luce i resti di due specie di mammifero, finora sconosciute, vissute nel Cretacico (circa 128 M.a.). Le due specie appartengono al genere Repenomamus. Il primo R. gigantus era più o meno grande quanto un cane, con un peso di circa 13 kg. Un animale di queste dimensioni poteva sicuramente fronteggiare con successo molte specie di dinosauri di piccola taglia, ma è il secondo Repenomamus robustus (lungo circa 50 cm), che ha riservato la sorpresa più entusiasmante: all’in- L’idea di un “inverno nucleare”, immediatamente dopo l’impatto del meteorite alla fine del Cretacico, ha affascinato per lungo tempo molti geologi. Se un grande asteroide o una cometa colpisse la Terra, così “dice” la teoria, verrebbe immessa nell’atmosfera così tanto materiale da impedire ai raggi del Sole di raggiungere la superficie terrestre, provocando così il rapido raffreddamento della Terra in un breve intervallo di tempo. Un gruppo di ricercatori italiani, tedeschi e americani, diretti da Simone Galeotti dell’Università di Urbino, ritiene che questo è esattamente quello che è avvenuto 65 milioni di anni fa. Gli studiosi hanno, infatti, esaminato i microfossili (dinoflagellati e foraminiferi bentonici) provenienti dalle rocce raccolte nel sito di El Kef in Tunisia e sono giunti alla conclusione che immediatamente dopo l’impatto del meteorite sulla Terra, per circa 2.000 anni, ci fu un rapido abbassamento della temperatura anche alle basse latitudini. (Geology, giugno 2004). PALEOITALIA 48 Paleolibreria a cura di Annalisa Ferretti [email protected] Vertebrata in fieri. Vita, morte e fossilizzazione dei Vertebrati, di Antonella Cinzia Marra, 2004; Aracne Editrice, Roma; 93 pagine, in brossura; Euro 5; ISBN 887999-812-9. [Antonella Cinzia Marra ] “Vertebrata in fieri Vita, morte e fossilizzazione dei vertebrati” intende illustrare i processi di formazione dei vertebrati fossili, descrivendo e documentando i processi in gioco nel passaggio dalla biosfera alla litosfera. I capitoli sono trattati in modo da dare una descrizione consequenziale dei processi tafonomici. Gli esempi e gli approfondimenti sono rimandati alle schede riunite nell’ultimo capitolo. Ciascuna scheda illustra un caso di studio tratto dalla letteratura scientifica che, potendo essere esemplificativo di uno o più processi, può essere richiamato più volte nel libro. I casi di studio sono tratti da pubblicazioni a carattere internazionale e talvolta riuniscono più esempi, fornendo un approfondimento del processo di fossilizzazione illustrato. Alcune schede, invece, riportano esempi dal territorio italiano, per richiamare casi e situazioni vicine al lettore. Alla fine di ogni scheda sono indicati i rimandi ai capitoli precedenti in cui la scheda è citata ed alla bibliografia generale. Questa scelta editoriale consente una lettura “circolare” del libro, visto che ciascuna scheda è indipendente e può essere letta singolarmente o contestualmente ai capitoli precedenti. Il libro è rivolto agli studenti del corso di Paleontologia dei Vertebrati per Scienze Naturali e Scienze Geologiche, ma può anche essere utilizzato nei corsi delle Facoltà di Lettere con indirizzo archeologico che prevedano lo studio delle faune quaternarie. Per il linguaggio didattico-scientifico adoperato, è rivolto anche agli appassionati di Scienze Naturali e di Paleontologia. Il libro si può acquistare contattando Aracne Editrice: [email protected] e www.aracneeditrice.it PALEOITALIA 49 La Foresta Fossile del Torrente Stura di Lanzo, a cura di Edoardo Martinetto e Toni Farina, 2005; Ente Parco La Mandria editore, 48 pagine, in brossura. [Toni Farina, Edoardo Martinetto] Fresco di stampa, il testo si prefigge l’obiettivo di favorire la conoscenza e la fruizione di una rara testimonianza di storia naturale del Piemonte. Si tratta di una foresta fossile formata da ceppi mummificati di conifere del Pliocene, visitata da alcuni soci della SPI nel corso delle Giornate di Paleontologia 2003. Ubicata nell’alveo di un tumultuoso torrente, ha poche chances di conservazione in sito, tanto che alcuni reperti sono già stati portati in sicurezza. Tuttavia, il maggior rischio dei resti fossili è il loro mancato utilizzo a fini formativi e didattici, utilizzo in questo caso agevolato dall’ubicazione all’interno di un’area protetta (Zona di salvaguardia dello Stura di Lanzo, gestita dal Parco La Mandria). Una situazione ottimale, quindi, per insegnare agli scolari (e non solo) quel che accadeva tre milioni di anni fa, quando la Pianura Padana era ancora in gran parte sommersa dal mare. Un testo per tecnici ed esperti, ma non solo: anche i neofiti e le istituzioni scolastiche potranno infatti trovare le informazioni necessarie per approfondire la conoscenza dell’importante sito paleontologico. Il libro può essere richiesto al Parco La Mandria a Venaria; tel. 011 4993381; Email: [email protected] PALEOWEB Per motivi di spazio, la rubrica PALEOWEB non viene pubblicata in questo fascicolo. Ritornerà nel prossimo numero di PaleoItalia. Ci scusiamo con l’autore e con i lettori. PALEOITALIA 50 Agenda Congressi e convegni Let us meet on the P/T boundary International Fossil Algae Association Workshop on Permian-Triassic Palaeobotany and Palinology 30 agosto - 3 settembre 2005 Ferrara 16-18 giugno 2005 Bolzano Per informazioni: Davide Bassi, Dip. delle Risorse Naturali e Culturali, Univ. di Ferrara, C.so Ercole I d’Este 32, [email protected] Per informazioni: Evelyn Kustatscher, Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige, Bindergasse 1, 39100 Bolzano; evelyn [email protected] www.naturmuseum.it www.spi.unimo.it/manifestazioni.htm. 5th Regional Symposium Federazione Italiana di Scienze della Terra Geoitalia 2005 Quinto Forum Italiano di Scienze della Terra Paleontologia e Stratigrafia nella Paleogeografia dell’Area Mediterranea 21-23settembre 2005 Spoleto Per informazioni: www.geoitalia.org 20-21 giugno 2005 Napoli Per informazioni: www.spi.unimo.it/ manifestazioni.htm. The seventh International Workshop on Agglutinated Foraminifera IWAF VII 2-8 ottobre 2005 Urbino Per informazioni: Rodolfo Coccioni, Istituto di Geologia e Centro di Geobiologia, Università di Urbino “Carlo Bo”, Campus Scientifico, 67029 Urbino; [email protected] PALEOITALIA 51 ELENCO ALFABETICO DEI SOCI al 31 dicembre 2004 I soci sono pregati di controllare i loro indirizzi di posta elettronica e di segnalare eventuali errori e/o omissioni inviando un messaggio alla segreteria dell Società (Prof. Francesca Bosellini, [email protected]). Grazie per la collaborazione ABBAZZI dott.ssa Laura - viale A. Volta 43, 50131 Firenze. [email protected] ACADEMIA SINICA (Library) - Nanjing Institute of Geology & Paleontology, Chi-Ming-Ssu, 210008, Nanjing, China ACCORNERO Gualtiero - via Filadelfia 109, 10137 Torino. [email protected] ACQUISITION UNIT (DSC-AO) - British Library Boston Spa, LS23 7BQ, Wetherby -W Yorks, Inghilterra AGOSTI prof. don Guido - via D. Zeffirino Iodi 2, 42100 Reggio Emilia AGOSTINELLI Giorgio - c/o SITEP E & P., via dei due Macelli 66, 00187 Roma. AGOSTINI dott. Silvano - Soprintendenza Archeologica- Serv.Geol.Pal., Via dei Tintori 1, 66100 Chieti. [email protected] ALBANI dott. Roberto - Dipartimento di Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56126 Pisa. [email protected] ALLASINAZ prof. Andrea - Dipartimento di Scienze della Terra, via Accademia delle Scienze 5, 10123 Torino. [email protected] ANDREOLI Giovanni - via Fonda 111, 41053 Maranello (Modena). ANDRI prof. Eugenio - Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse, DIP.TE.RIS, corso Europa 26, 16132 Genova. [email protected] ANGELELLI prof. Francesco - Dipartimento Servizi Tecnici Nazionali, largo S. Susanna 13, 00185 Roma. [email protected] ANGELONE dott.ssa Chiara - Via Berengario 11 A, 00162 Roma. [email protected] ARBULLA dott.ssa Deborah - via S. Marco 51, 34100 Trieste. [email protected] ARCA dott.ssa Marisa - via Logudoro 10, 08025 Oliena (Nuoro). ARENA Concetto - via Gianforma 32, 97010 Frigintini (Ragusa). [email protected] ARGENTI dott.ssa Patrizia - Dipartimento di Scienze della Terra, piazza Università 1, 06100 Perugia. [email protected] A RMELLINI dott. Antonio - via Mazzini 21, 33017 Tarcento (Udine). [email protected], [email protected] ASIOLI dott Gabriele - Via Martiri della Libertà 203D, 48024 Massalombarda (RA) ASSOCIAZIONE CULTURA & SVILUPPO - Via Teresa Michel 2, 15100 Alessandria ASSOCIAZIONE ONLUS G.E.A - piazza Farinata degli Uberti 8, 50053 Empoli (Firenze). ASSOCIAZIONE PALEONTOLOGICA “MICHELE GORTANI” - Villa Comunale, via Seminario 5, 30026 Portogruaro (Venezia). AUDITORE dott. Marco - via S. Giovanni Battista 7/23, 16154 Sestri Ponente (Genova). [email protected] AVANZINI dott. Marco - c/o Museo Tridentino di Scienze Naturali, via Calepina 14, 38100 Trento. [email protected] AZZAROLI prof. Augusto - Dipartimento di Scienze della Terra, via G. La Pira 4, 50121 Firenze. BACCHI dott. Manuele - Viale A. Volta 149, 50131 Firenze. [email protected] BADODI dott. Andrea - via V. Ferrari 2/1, 42100 Reggio Emilia. BAGLIONI dott. Francesco - via G. Ricci Curbastro 56, 00149 Roma. B AGNOLI dott.ssa Gabriella - Dipartimento Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56126 Pisa. [email protected] BALESTRAZZI dott. Eugenio - via Mossi 30, 27100 Pavia. [email protected] B ALINI prof. Marco - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano. [email protected] BARATTOLO prof. Filippo - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli. [email protected] BARBERA prof.ssa Carmela - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli. [email protected] BARBIERI prof. Roberto - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67, 40126 Bologna. [email protected] BARBIERI Ugo - via Matteotti 23, 47039 Savignano sul Rubicone (Forlì). [email protected] BARDAZZI dott.sa Stefania - Via Giampaolo Orsini 28, 50126 Firenze BARRA dott.ssa Diana - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli. 52 PALEOITALIA BARTOLUCCI dott. Stefano - via Etruria 12, 06018 Trestina (Perugia). [email protected], [email protected] BASSI dott. Davide - Dipartimento delle Risorse Naturali e Culturali, corso Ercole I d’Este 32, 44100 Ferrara. [email protected] BEDETTI dott.ssa Claudia - via di Grotta Perfetta 329, 00142 Roma. [email protected] BEI Domenico - c/o Museo dei Fossili e dei Minerali di Monte Nerone, via XX Settembre, 61042 Apecchio (Pesaro). BELLAGAMBA dott.ssa Mariella - via B. Sforza 49, 61029 Urbino (Pesaro). BELLOMI Alessandro c/o SIAP INTERNATIONAL SRL, via Chiossetto 18, 20122 Milano. BELLOMO dott. Ernesto - via Boner 49, 98121 Messina. BENETTI cav. Attilio - via Covolo 1, 37030 Velo Veronese (Verona). BENETTI Giuseppe - via Montini 11, 25062 Concesio (Brescia). [email protected] BERGAKADEMIE BIBLIOTHEK- Agricolastrasse 10, 09599, Freiberg, Germania BERGAMIN dott.ssa Luisa - via Duchessa di Galliera 76/19, 00151 Roma. [email protected] BERGAMO dott. Giuseppe - via Minghetti 1, 28100, Novara. BERNARDELLI dott.Maurizio - Via L. Spallanzani 45, 41100 Modena. BERNARDINI Ettore - via Roma 108, 47025 Mercato Saraceno (Forlì). BERNASCONI prof.sa Maria Pia - Dipartimento di Scienze della Terra, Università della Calabria, 87036, Arcavacata di Rende (Cosenza). [email protected] BERNINI dott. Fabrizio - Parco Fluviale Regionale dello Stirone, via Loschi 5, 43039 Salsomaggiore Terme (Parma). BERTAMINI sig.Roberto - via A. Pacinotti 4/1, 1651 Genova. BERTOLA Giorgio - via Trieste 126, 20020 Cesate (Milano). BERTOLASO Luca - via Manzotti 35, 42015 Correggio (Reggio Emilia). [email protected] BIBLIOTECA AREA TECNICO-SCIENTIFICA - Università della Calabria, Campus Arcavacata, Piazzale Chiodio/ Blocco 2, 87036, Arcavacata di Rende (CS). BIBLIOTECA CENTRALE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI - Facoltà di Scienze Mat., Fis. e Nat., Prato S. Agostino 4, 53100 Siena. BIBLIOTECA CIVICA - via Museo 12, 36061 Bassano del Grappa (Vicenza). BIBLIOTECA DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA, via Trentino 51, 09127 Cagliari. BIBLIOTECA FACOLTÀ DI SCIENZE MM.. FF. NN. - C. di Laurea Scienze Geologiche, via dei Vestini, Campus Universitario di Madonna delle Piane, 66013 Chieti Scalo (Chieti). BIBLIOTECA GEOMINERALOGICA - via G. La Pira 4, 50121 Firenze. BIBLIOTECA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI URBINO - Area Scientifica, Località Crocicchia, 61029 Urbino (Pesaro). BIBLIOTECA UNIVERSITAT DE BARCELONA - Secciò de Geologia, Marti i Franques s/n., 08028, Barcelona, Spagna BIBLIOTHEQUE DE L’UNIVERSITÉ DE BOURGOGNE - Section Sciences Economie,6 rue Sully, F 21000, Dijon, Francia BINUTTI sig. Romano - via Forame 1, 33040 Attimis (Udine). [email protected] BIZZARINI dott. Fabrizio - Cannaregio 1269/A, 30121 Venezia. [email protected] BIZZOTTO sig. Bruno - via Cal di Breda 63, 31100 Treviso. BONA dott. Fabio - via Leonardo da Vinci 8, 26011 Casalbuttano ed Uniti (Cremona). BONCI dott.ssa Maria Cristina - Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse, corso Europa 26, 16132 Genova. [email protected] BONFIGLIO prof.ssa Laura - Dipartimento di Scienze della Terra, via Sperone 31, 98166 S. Agata di Messina (Messina). [email protected] BOSELLINI prof.ssa Francesca - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università 4, 41100 Modena. frabos @unimore.it B OSSIO prof. Alessandro - Dipartimento di Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56126 Pisa. [email protected] BOTTAZZI dott. Alberto - via Schubert 2, 36078, Vadagno (Vicanza) BOTTINO dott.ssa Cecilia - via Garigliano 72, 00198 Roma. [email protected] BOUWER dott. Arend - P.O. Box 4021, NL-7200 Zutphen, Olanda. BOVE FORGIOT Lisa - via Roma 4, 10100 Alice Superiore (Torino). [email protected] BRAGA prof. Gian Pietro - Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica, via Giotto 1, 35137 Padova. BRAMBILLA prof. Giuseppe - Dipartimento di Scienze della Terra, via Abbiategrasso 207, 27100 Pavia. BREDA dott.ssa Marzia - via Cristofori 26, 35137 Padova. [email protected] BRESSAN David - via Himmelreichst. 6, 31031 Brunico (Bolzano). BRIGUGLIO dott. Antonino - via Pietro Maffi 67, 00168, Roma. BRIZIO dott. Cesare - via Fornace Tanari 900 /C San Benedetto, 40018 San Pietro in Casale (Bologna). [email protected] BRUNETTI Mauro - via 28 settembre 1944 n.2, 40040 Rioveggio (Bologna). [email protected] PALEOITALIA 53 BRUNI Neldo - via del Monte 2, 63020 Smerillo (Ascoli Piceno). BUCCHERI prof. Giuseppe - Dipartimento di Geologia e Geodesia, corso Tukory 131, 90134 Palermo. BUNDESANSTALT F. GEOWISSENSCHAFTEN & ROHSTOFFE, Bibliothek - Stilleweg 2 - Postf. 510153, D-30655, Hannover, Germania BURATTI dott. Helmuth - viale Druso 335/c int.7, 39100 Bolzano. BUSULINI dott.ssa Alessandra - via Cà Rossa 117/3, 30174 Mestre (Venezia). CABRAS Roberto - via de Nicola 27, 09027 San Sperate (Cagliari) CACCAMO dott. Giuseppe - via S. Assemani 92, 00125 Acilia (Roma). [email protected] CALOI dott.ssa Lucia - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza” piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma. CALZADA dott. S. - Museo Geologico del Seminario C/Diputacion 231, E-08028 Barcelona 7 (Spagna). CANZONERI ing. Vincenzo - via Florestano Pepe 6, 90139 Palermo. [email protected] CAPPELLI Pierfrancesco - via A. da Sangallo 4, 37138 Verona. CARAMIELLO Salvatore - Sovraintendenza Archeologica, via dei Tintori 1, 66100 Chieti. CARAVÀ dott.ssa Nunzia - via Palmerino 69, 90129 Palermo. CARBINI Enrico - piazza Vittoria 20, 60036 Montecarotto (Ancona). CARBONI prof.ssa M. Gabriella - Dipartimento Scienze della Terra, Università “La Sapienza” piazzale A. Moro 5, 00185 Roma. [email protected] CARCANO Maurizio - via XX Settembre 65, 22026 Maslianico (Como). [email protected] C A R E D D A Pietro - via S. Caterina 157, Zona Serbariu, 09013 Carbonia (Cagliari). [email protected] CARNEVALE dott. Giorgio - Dipartimento di Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56100 Pisa. CAROSI dott. Michelangelo - viale De Gasperi 35, 63039 S. Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno). CARTA Nicola - via E. Lussu 21, 09040 Settimo San Pietro (Cagliari). [email protected] CASAGRANDE dott. Francesco - via Lombardia 9, 31027 Spresiano (Treviso). CASCIONI LEONARDA - c/o Fabrizio Bordicchia, Via Asquer 22, 09100 Cagliari. [email protected] CASSARINO dott. Giovanni Silvio - via Carducci 139, 97100 Ragusa. [email protected] CAU Claudia - via Scirocco 4, 09170 Oristano. [email protected] CAULI dott. Luciano - via G. Orosi 35, 57121 Livorno. CAVALAZZI dott.sa Barbara - via Massari 37, 70050, S. Spirito-Bari. [email protected] CAVALLARO dott. Alberto - via dell’Arcolaio 44/A 50137 Firenze. CECCA prof. Fabrizio - Lab. de Micropaléontologie, Univ. “Pierre et Marie Curie” - Paris VI, Case 104 4 Place Jussieux F-75525 PARIS Cedex 05 (Francia). [email protected] CEFFA sig. Giacomo - via Dante 61/c, 37100 Monteforte d’Alpone (Verona). CENTRAL SERIALS RECORD, The General Libraries, University of Texas, P.O. Box 7159, 78713-7159, Austin (Texas), U.S.A. CENTRO REGIONALE PER LA PROGETTAZIONE E IL RESTAURO E PER LE SCIENZE NATURALI ED APPLICATE AI BENI CULTURALI - via Cristoforo Colombo 52, 90142 Palermo. CEREGATO dott. Alessandro - via Felsina 29, 40139 Bologna. [email protected] CERVI dott. Federico - via Maccagnano 170, 42100 Reggio Emilia. CHECCONI dott. Alessio - Dipartimento di Scienze della Terra, piazza Università 1, 06100 Perugia. CHERCHI prof.ssa Antonietta - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari. [email protected] CHIA Barbara - via G. Parini 4, Serramanna (Cagliari). CHIOCCHINI prof. Maurizio - Dipartimento di Scienze della Terra, via Gentile III da Varano, 62032 Camerino (Macerata). CIAMPO prof. Giuliano - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli. CIMINELLI dott. Francesco - via dei Saraceni 7, Castrovillari (Cosenza). CIOPPI dott.ssa Elisabetta - Museo di Storia Naturale - Sez. Geologia e Paleontologia, via G. La Pira 4, 50121 Firenze. [email protected] CIRONE dott.ssa Gabriella - corso Mazzini 14/2, 17100 Savona. CITA SIRONI prof.ssa Bianca - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano. [email protected] C OBIANCHI dott.ssa Miriam - Dipartimento di Scienze della Terra, via Ferrata 1, 27100 Pavia. [email protected] COCCIONI prof. Rodolfo - Istituto di Geologia dell’Università, Campus Scientifico, Località Crocicchia, 61029 Urbino (Pesaro). [email protected] COLALONGO prof. Maria Luisa - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67, 40126 Bologna. [email protected] CONTI prof.ssa Maria Alessandra - Dipartimento di Scienze della Terra, Università La Sapienza, piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma. [email protected] 54 PALEOITALIA CONTI prof. Stefano - Dipartimento di Scienze della Terra, piazzale S. Eufemia 19, 41100 Modena. [email protected] COPPA DE CASTRO prof.ssa Maria Grazia - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli. [email protected] C ORRADINI prof. Carlo - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari. [email protected] CORRADINI prof. Domenico - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università 4, 41100 Modena. [email protected] COSANNI Nicola - via Arno 36, 65016, Montesilvano (Pescara). [email protected] COTZA dott.ssa Francesca - via Umberto I 15, Tuili (Cagliari). [email protected] CROBU Elena, via Pranu de Funtana, 09021 Barumini (Cagliari) CROVATO dott. Paolo - c/o Società Reggiana di Malacologia, Casella Postale 436, 80100 Napoli. D’ALESSANDRO prof. Assuntina - Dipartimento di Geologia e Geofisica, Campus Universitario, via E. Orobona 4, 70125 Bari. D’ORAZI PORCHETTI dott. Simone - via Centuroni 27, 02100 Rieti. DALL’OLIO dott. Nicola - via Culli 2 43100 Parma. DALLA VECCHIA dott. Fabio Marco - via Marche 33 Colloredo di Prato (Udine). [email protected] DAVOLI dott. Franco - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università 4, 41100 Modena. DE ANGELIS EVANS dott.sa Liliana - Corso Canalgrande 16, 41100Modena. DE BLASIO dott. Fabio - Department of Geosciences Univ. Oslo, Hagaveieu 2I, 0980 Høybràteu, Oslo (Norvegia). DE CAPOA prof.ssa Paola - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli. [email protected] DE CASTRO prof. Piero - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli. [email protected] DE FIORIDO David - via Montebello 33, 34139 Trieste. DEL RE dott.ssa Maria Carmela - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli. DEL RIO dott.ssa Myriam - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari. [email protected] DELFINO dott. Massimo - via San Grato 12, 10090 Romano Canavese (Torino). [email protected] DESSI Andrea - via Tuveri 90, 09127 Cagliari. DEZI Romano - via Lauro Rossi 8, 62100 Macerata. DHONDT prof. Annie V. - Dept. Paleontology, Koninklijk Belgisch Instituut voor Natuurwetenschappen, Vautierstr. 29, B-1000 Brussels (Belgio). [email protected] DI BELLA dott.ssa Letizia - via Nicolò Piccinni 25, 00100 Roma. D I C ANZIO dott. Emanuele - Contrada Colle della Corte 10, 64020 Montepagano (Teramo). [email protected] DI GERONIMO prof. Italo - Dipartimento di Scienze Geologiche, Sez. Oceanologia e Paleoecologia, corso Italia 55, 95129 Catania. [email protected] DI GIACOMO dott. Giorgio - via Giovanni Muriana 36, 97015 Modica (Ragusa). [email protected] DI STEFANO dott.ssa Agata - via Cervo 42/A, 95024 Acireale (Catania). [email protected] DI STEFANO dott. Giuseppe - via Pomposa 11, 00142 Roma. DIECI prof. Giovanni - via Moreali 214, 41100 Modena. DIENI prof. Igino - Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica, via Giotto 1, 35137 Padova. [email protected] DIPARTIMENTO DEL MUSEO DI PALEOBIOLOGIA E DELL’ORTO BOTANICO - via Università 4, 41100 Modena. DIPARTIMENTO DI GEOLOGIA E GEOFISICA - Campus Universitario, via E. Orabona 4, 70125 Bari. DIPARTIMENTO DI GEOLOGIA, PALEONTOLOGIA E GEOFISICA - via Giotto 1, 35137 Padova. DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA - Parco Area delle Scienze 157/A, 43100 Parma. [email protected] DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA - piazza dell’Università, 06100 Perugia. DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA - Università “La Sapienza”, piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma. DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA - via Accademia delle Scienze 5, 10123 Torino. DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA – Biblioteca, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli. DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA - via S. Maria 53, 56126 Pisa. DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA E GEOLOGICO-AMBIENTALI - Biblioteca ex Geologia, via Zamboni 67, 40126 Bologna. DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE - Università di Roma 3, largo S. Leonardo Murialdo 1, 00146 Roma. [email protected] DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE, AMBIENTALI E MARINE - via Edoardo Weiss 2, Comprensorio S. Giovanni, 34127 Trieste. PALEOITALIA 55 DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE, SEZIONE DI OCEANOLOGIA E PALEOECOLOGIA - corso Italia 55, 95129 Catania. DIPRIZIO dott. Giuseppe - via Cesare Battisti 247, 70019 Triggiano (Bari). DIVERSI dott. Stefano - via Don Luigi Sturzo 21, 60044 Fabriano (Ancona). DOMENELLA Paolo - via Regina Margherita 180, 62012 Civitanova Marche (Macerata). DONADEO Giuseppe - via Medico Longo, 4 73024 Maglie (Lecce). DONZELLI Stefano - via Mameli 13, 61011 Gabicce Mare (Pesaro). [email protected] ENGENEERING LIBRARY - Cornell University , Carpenter Hall, 14853-2201, Ithaca (N.Y.), U.S.A. ENI SPA DIVISIONE AGIP - Serv. Studi Geologici e Laboratori, 20097 San Donato Milanese (Milano). ERBA prof.ssa Elisabetta - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano. [email protected] ERIKA Virgilio, via Colamonico 61, 70020 Cassano nelle Murge (Bari). ESU prof.ssa Daniela - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”, piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma. [email protected] ETH -Bibliothek , Erdwissenschaften, Raemistrasse 101, CH-8092, ZUERICH. Svizzera FAEDDA Daniela - via P. Nemi 10, 09030 Samassi (Cagliari). FAKULTÄTBIBLIOTHEK FÜR NATURWISSENSCHAFTEN - Hellbrunnerstrasse 34, A-5020, Salzburg, Austria FANELLI Fabio - via Cagliari 37, 08045 Lanusei (Nuoro). FANZUTTI prof. Giovanni Paolo - viale dei Tigli 4, 33038 S. Daniele del Friuli (Udine). FASSI dott. Paolo - via Molinetto di Lorenteggio 47, 20094 Corsico (Milano). [email protected] FERRARI dott. Alessandro - via Mazzini 12, 41057 Spilamberto (Modena). FERRARI dott.sa Chiara - via Baldini 1, 41057 SPILAMBERTO (Modena). FERRARI Ivo - via Matilde di Canossa 6, 42100 Reggio Emilia. FERRARI dott. Roberto - via Cividale 48/A, 34076 Romans d’Isonzo (Gorizia). FERRERO dott.ssa Elena - Dipartimento di Scienze della Terra, via Accademia delle Scienze 5, 10123 Torino. [email protected] FERRETTI dott. Alberto - via Mariotti 13, 61043 Cagli (Pesaro). FERRETTI prof.ssa Annalisa - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università 4, 41100 Modena. [email protected] FERRETTI dott. Marco Peter - via Capanna 11, 60019 Senigallia (Ancona). [email protected] FIORINI dott.ssa Flavia - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67, 40127 Bologna. [email protected] FORLI Maurizio - via Grocco 16, 50047 Prato. [email protected] FRAVEGA dott.sa Patrizia - Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse, corso Europa 26, 16132 Genova. FREDIANI sig. Piero - via G. Masini 148, 50051 Castelfiorentino (Firenze). FREGNI dott.ssa Paola - Dipartimento di Scienze della Terra, piazzale S. Eufemia 19, 41100 Modena. [email protected] FREZZA dott. Virgilio - via Salaria 93, 00016 Monterotondo (Roma). [email protected] FRISATTO Walter - via C. De Maria 5 10086 Rivarolo C.se (Torino). [email protected] F USCO dott. Fabio - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico Ambientali, via Zamboni 67",”40127",”Bologna”,”Italia” [email protected] GADDINI dott. Stefano - via Salento 73, 00162 Roma. [email protected] GAETANI prof. Maurizio - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano. [email protected] GAMBARINO dott. Enrico - via Bidone 10, 10125 Torino. GARONETTI Paolo - via Michele Moretti 22, 47900 Rimini. GATTO prof. Roberto - Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica, via Giotto 1, 35137 Padova. [email protected] GAUDANT dott. Jean - Rue du Docteur Magnan 17, F-75013 Parigi, Francia. GENNARI dott. Alberto - via Galilei 58, 73020 Cavallino (Venezia). GEOLOGICAL SURVEY LIBRARY- Exchange, PS 85 Klarov 3, 11800, Praha 1, Repubblica Ceca GEOLOGICAL SURVEY OF CANADA - Library 3303, 33rd Street,T2L 2A7, N.W. Calgary, Alberta (Canada) GEOLOGISCH-PALAONTOLOGISCHES INSTITUT - Universitat Munster , Bibliothek, Corrensstrasse 24, D48149, Munster, Germania GEOLOGY LIBRARY - Yale University, P.O. BOX 208109, CT 06520, New Haven, 8109 U.S.A. GIANI Amedeo - via Monviso 6, 21054 Fagnano Olona (Varese). GIGLIO dott. Salvatore - via Spinuzza 21, 90015 Cefalù (Palermo). GIOVINAZZO dott.ssa Caterina - via Leonardo da Vinci 41, 0030 Labico (Roma). [email protected] GIRONE dott.ssa Angela - Dipartimento di Geologia e Geofisica, Campus Universitario, via E. Orobona 4, 70125 Bari. [email protected] GIUDICI dott. Paolo - via Laurentina 622, 00143 Roma. 56 PALEOITALIA GIULINI dott. Saverio - c/o Dipartimento di Matematica, via Dodecaneso 35, 16146 Genova. GIUNTELLI Pietro - via Torino 60, 10076 Nole C.se (Torino). [email protected] GLIOZZI dott.ssa Elsa - Dipartimento Scienze Geologiche, Università di Roma 3, largo S. Leonardo Murialdo 1, 00146 Roma. [email protected] GNOLI prof. Maurizio - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università 4, 41100 Modena. [email protected] GOBBO Carlo - viale A. Des Genejs 43/2, 16148 Genova. GOLIA dott.ssa Silvia - Corticella Fondachetto 21, 37129 Verona. GRAMIGNA dott. Pierparide - Via Aldo Moro 15, 87010 Malvito (Cosenza). GRANELLI Stefano - Via Terracini 4, 43015 Noceto (Parma). [email protected] GRECCHI dott. Glauco - via Cenisio 74, 20154 Milano. GRECO prof. Antonio - via Aquileia 5, 90144 Palermo. GRUPPO CULTURALE R 616 - via Oberdan R 616, Finale Emilia (Modena). GRUPPO GEO-PALEONTOLOGICO VOGHERESE - Museo di Paleontologia e Scienze Naturali, via Gramsci 1, 27058 Voghera (Pavia). GRUPPO NATURALISTA BUSTESE - c/o Centro Socio Culturale “Il Cortiletto”, via Biagio Bellotti CP 79, 21052 Busto Arsizio (Varese). GRUPPO NATURALISTA SPERCIGLANUS - c/o De Tuoni Francesco, via Galilei 1, 31027 Spresiano (Treviso). GRUPPO PALEONTOFILI FIDENTINI - via Costa 6, 43036 Fidenza (Parma). GRUPPO PALEONTOLOGICO “LA XENOPHORA” - c/o Moroni Giovanni, via Bezzecca 1, 29017 Fiorenzuola d’Arda (Piacenza). GRUPPO SPELEOLOGICO MONFALCONESE, A.D.F. - c/o Museo Paleontologico Cittadino, via Valentinis 134, C.P. 43, 34174 Monfalcone (Gorizia). [email protected] GUERRI sig.na Tiziana - via P. Catte 53, 08100 Nuoro. [email protected] GUIDOTTI sig. Guido - via Selvelli 3, 61032 Fano (Pesaro). HERWIGH dott. Prinoth - Via Stufan 15, 39046 Ortisei (Bolzano). [email protected] HISTON dott.ssa Kathleen - via Mazzini 4, Ganna, 21039 Valganna (Varese). [email protected] IACCARINO prof.ssa Silvia - Dipartimento di Scienze della Terra, Parco area delle Scienze 157/A, 43100 Parma. [email protected] IAMUNDO dott.ssa Fabrizia - via G.A. Badoero 67/A, 00154 Roma. INSTITUT FÜR GEOLOGIE-PALÄONTOLOGIE- Universität Graz, A-8018 Graz, Austria INSTITUT FÜR PALÄONTOLOGIE - Der Universität Würzburg, Pleicherwall 1, D-97070 Wurzburg, Germania INSTITUTE OF GEOLOGY - Library, M. Sachsa 2, P.O. BOX 268, HR-10000 Zagreb, Croatia INSTITUTO GEOLOGICO E MINEIRO- Nucleo de Biblioteca e Publicacoes, Apartado 7586, 2720, Alfragide, Portogallo ISTITUTO POLICATTEDRA DI SCIENZE GEOLOGICHE MINERALOGICHE - corso Angioy 10, 07100 Sassari. J ELLINEK dott. Thomas - Lachie Griffin Rise 8 Governor’s Bay, Christchurch, Nuova Zelanda. [email protected] KAMINSKI dott. Michael A. - Dept. of Earth Sciences, University College, Gower Street, WC1E 6BT London (Gran Bretagna). [email protected] KOTSAKIS prof. Tassos - Dipartimento di Scienze Geologiche, Università di Roma 3, largo S. Leonardo Murialdo 1, 00146 Roma. [email protected] KUSTATSCHER dott.ssa Evelyn - Dipartimento di Scienze della Terra, corso Ercole 1° d’Este 32, 44100 Ferrara. [email protected] LA PERNA prof. Rafael - Dipartimento di Geologia e Geofisica, Campus Universitario, via E. Orobona 4, 70125 Bari. [email protected] LANDINI dott. Luciano - via San Donato 52, 43100 Parma. [email protected] LARGHI dott. Cristiano - via Monte Generoso 5, Vedano Olona (Varese). [email protected] LAZZARO dott. Giuseppe - Via Crispi 36, Cappella Maggiore (Treviso). LEONE prof. Francesco - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari. [email protected] LEONE Mario - via C. Linneo 6, 63039 S. Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno). LIBRARIAN - AUSTRALIAN GEOLOGICAL SURVEY ORGANISATION, G.P.O. Box 378, ACT 2601, Canberra, Australia LIBRARIAN (ACQUISITIONS)- INSTITUTE OF GEOLOGICAL & NUCLEAR SCIENCES, Box 30-368, Lower Hutt, Nuova Zelanda LIBRARY INSTITUT VOOR AARDWETENSCHAPPEN- Budapestlaan 4, P.O.B. 80.021, NL-3508 TA Utrecht, Olanda LIBRARY OF EARTH SCIENCES - University of Vienna, Althanstraße 14, A-1090 Wien, Austria LIBRARY SERIALS DEPARTMENT- University of Iowa, 52242-1420 Iowa City, IA, U.S.A. LINDA HALL LIBRARY- Serial Department 5109 Cherry, 64110 Kansas City, MO, U.S.A. LONGAGNANI sig. Wainer - via Lodovico Ariosto 8, 42013 Casalgrande (Reggio Emilia). LOZAR dott.ssa Francesca - Dipartimento di Scienze della Terra, via Accademia delle Scienze 5, 10123 Torino. [email protected] PALEOITALIA 57 LUGLI dott.ssa Manuela - via Anacarsi Nardi 35, 41100 Modena. [email protected] LUPI dott.sa Claudia, Via Bogatto 2, 13100 Vercelli. LUZI Tiziano - via degli Iris 1, 63100 Ascoli Piceno. [email protected] MACCHIONI dott. Francesco - via Sacco e Vanzetti 25, 06063 Magione (Perugia). MAGENES Paolo - via Bari 22/A, 20143 Milano. [email protected] MAINELLI dott. Michele - via Barcellona 3, 86021 Boiano (Campobasso). MALAGOLI Paolo - Via Tosatti 48, 41038 San Felice Sul Panaro (Modena). MALAGUTI dott. Giuseppe - viale XX Settembre 7, 41049 Sassuolo (Modena). MAMMINO ing. Armando - via Povegliano 8, Camalò 31050 Povegliano (Treviso). [email protected] MANAI Giovanni - Via R. Bonu 3, 09170 Oristano. MANAZZONE prof. Rafaello - Dean Funes 1465 I°P.D.6, 1244 Buenos Aires, Argentina. M ANCIN dott.ssa Nicoletta - Dipartimento di Scienze della Terra, via Ferrata 1, 27100 Pavia. [email protected] MANCINELLI prof.ssa Anna - Dipartimento di Scienze della Terra, via Gentile III da Varano, 62032 Camerino (Macerata). [email protected] MANCONE dott. Camillo - via Mandrone 2 03043 Cassino (Frosinone). MANGANELLI prof. Giuseppe - Dipartimento di Biologia Evolutiva, via Mattioli 4, 53100 Siena. M A N G A N O dott.ssa Gabriella - via Padre Popieluszko 17, 98040 Giammoro (Messina). [email protected] MARCHINI rag. Vittorio - corso Buenos Aires 11/12, 16129 Genova. M ARCHIONNE dott. ing. Enrico - Vocabolo S. Giovanni 11, 05032 Cavi dell’Umbria (Terni). [email protected] MARCOLINI dott.ssa Federica - via Angiolo Tommasi 27, 57128 Livorno. [email protected] MARCUCCI prof.ssa Marta - Dipartimento di Scienze della Terra, via G. la Pira 4, 50121 Firenze. [email protected] MARIOTTI prof. Nino - via Val di Lanzo 93, 00141 Roma. MARISA dott. Alessandro - via Achille Grandi 18, 38068 Rovereto (Trento). [email protected], [email protected] MARRA dott.ssa Antonella Cinzia - Dipartimento di Scienze della Terra, Salita Sperone 31 - CP 54, 98166 Messina-Sant’Agata. [email protected] MARRA dott. Maurizio - via Filippo Turati 132, 93100 Caltanissetta. MARSIGLI sig. Sandro - c/o Museo di Ecologia e Storia Naturale, piazza Matteotti 28 41054 Marano sul Panaro (Modena). MARSILI dott. Stefano - Via Abruzzi 8, 55045 Pietrasanta (Lucca). MARTINETTO dott. Edoardo - via Ciriè 22, 10070 San Carlo Canavese (Torino). [email protected] MASINI prof. Federico - Dipartimento di Geologia e Geodesia, corso Tukory 131, 90134 Palermo. [email protected] MASTANDREA prof.ssa Adelaide - Dipartimento di Scienze della Terra, Università della Calabria, 87036 Arcavacata di Rende (Cosenza). [email protected] MATARAZZO dott. Mattia - via Sclavons 179, 33084 Cordenons (Pordenone). [email protected] MATTEUCCI prof. Ruggero - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”, piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma. [email protected] MAZZA dott. Paul - Museo di Storia Naturale - Sezione di Geologia e Paleontologia, via G. La Pira 4, 50121 Firenze. [email protected] MAZZARELLA dott.sa Anna, Via Cernaia 30, Favria (Torino). [email protected] MAZZEI prof. Roberto - Dipartimento di Scienze della Terra, via Laterina 8, 53100 Siena. MAZZINI dott.ssa Ilaria - via Mario Menghini 36, 00179 Roma. MELELEO dott. Antonio - via A. Catalani 9 (Pal. Poloni), 73100 Lecce. MELIS dott.ssa Romana - Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, via Edoardo Weiss 1, 34127 Trieste. [email protected] MENGHI dott. Luciano - via Scutari 1, 20127 Milano. [email protected] MENNITI-IPPOLITO dott. Nico - via A. Ristori 7, 20129 Milano. MICARELLI prof.ssa Aurora - via Narco 16, 62032 Camerino (Macerata). MICULAN dott. Pietro - via Oberdan 7, 29107 Fiorenzuola d’Arda (Piacenza). [email protected] MOL dott. Dick J. - Gudumholm 41, NL-2133 HG Hoofddorp, Olanda. MONCHARMONT ZEI prof.ssa Maria, via Aniello Falcone 88, 80127 Napoli. MONTAGUTI dott. Bruno - via Casella Gatta 4, 41058 Vignola (Modena). MONTAGUTI dott. Michele - via Belvedere 82, 40069 Zola Predosa (Bologna). MUNICIPIO DI REGGIO EMILIA - Direzione Civici Musei e Gallerie, via Spallanzani 1, 42100 Reggio Emilia. [email protected] MUNTONI sig. Francesco - via Trentino 11, 09127 Cagliari. [email protected] MURRU dott. Marco - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari. [email protected] 58 PALEOITALIA MUSCIO dott. Giuseppe - viale Ungheria 141, 33100 Udine. [email protected] MUSEO ARCHEOLOGICO E DI SCIENZE NATURALI - Biblioteca Civica G. Ferrero, via Paruzza 1, 12051 Alba (Cuneo). MUSEO CARSICO GEOLOGICO E PALEONTOLOGICO - c/o Zimolo Ferdinando, via Bidischini 4, 34072 Gradisca d’Isonzo (Gorizia). MUSEO CIVICO - Borgo S. Caterina 41, 38068 Rovereto (Trento). MUSEO CIVICO “ CRAVERI “ - Palazzo Craveri, 12042 Bra (Cuneo). MUSEO CIVICO “GEOLOGIA E ETNOGRAFIA” - piazza SS. Filippo e Giacomo 1, 38037 Predazzo (Trento). MUSEO CIVICO DEL FINALE - Chiostri di S. Caterina (Borgo), 17024 Finale Ligure (Savona). MUSEO CIVICO DELLE SCIENZE - Comune di Pordenone, via della Motta 16, 33170 Pordenone. MUSEO CIVICO DI PALEONTOLOGIA E PALETNOLOGIA “DECIO DE LORENTIIS” - via Vittorio Emanuele 113, 73024 Maglie (Lecce). MUSEO CIVICO DI SCIENZE NATURALI - via Ozanam 4, 25128 Brescia. MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - Comune di Piacenza, via Taverna 37, 29100 Piacenza. MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - Lungadige Porta Vittoria 9, 37100 Verona. MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - piazza A. Hortis 4, 34123 Trieste. MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - via Cortivacci 2, 23017 Morbegno (Sondrio). MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - via De Pisis 24, 44100 Ferrara. MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - Fontego dei Turchi, 30125 Venezia. MUSEO CIVICO DI VIGNOLA - piazza Carducci 3, 41058 Vignola (Modena). MUSEO CIVICO “GEOLOGIA E ETNOGRAFIA” - piazza SS. Filippo e Giacomo 1, 38037 Predazzo (Trento). MUSEO DI SCIENZE NATURALI “E. CAFFI” - Biblioteca, piazza Cittadella 3, 24100 Bergamo. MUSEO DI STORIA NATURALE E ARCHEOLOGIA - via Piave 51, 31044 Montebelluna (Treviso). MUSEO FRIULANO DI STORIA NATURALE - via Lionello 1, 33100 Udine. MUSEO GEOLOGICO CASTELLARQUATO - via Sforza Caolzio 57, 29014 Castellarquato (Piacenza). MUSEO PALEONTOLOGICO - Comune di Mondaino, piazza Maggiore 1, 47836 Mondaino (Rimini). MUSEO TRIDENTINO DI SCIENZE NATURALI - via Calepina 14, C. P. 393, 38100 Trento. NANNARONE dott. Carlo - via del Palazzone 9, 52044 Cortona (Arezzo). NATIONAAL NATUURHISTORISCH MUSEUM - Bibliotheek, Postbus 9517, NL-2300 RA, Leiden, Olanda. NATUR MUSEUM ROTTERDAM- Westzeedijk 345, Postbus 23452, NL-3001 KL, Rotterdam, Olanda. NIEDERSAECHSISCHE STAATS & UNIVERSITAETS- Bibliothek, Göttinger Sieben 1, D-37070 Göttingen, Germania NEGRINI sig. Alessandro - via Vallere 64, 27027 Vigevano (Pavia). [email protected] N ICORA prof.ssa Alda - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano. [email protected] NICOSIA prof. Umberto - via Poggio Verde 40, 00148 Roma. [email protected] NOVARO NOVAK dott.sa Luciana, via Illesberg 13, 34136 Trieste, Italia. NOVELLI dott. Mauro - via Agricola 13, 10137 Torino. [email protected] OHIO STATE UNIVERSITY LIBRARIES- Continuation Division, 1858 Neil Avenue, 43210-1286 Columbus, Ohio, U.S.A. OLIVIERI prof.ssa Renata - via Ripagrande 71, 44100 Ferrara. OLIVIERI dott. Stefano - via Mar della Cina 166, 00144 Roma. [email protected] ONESTI dott. Oreste - via Cavour 3, 63039 S. Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno). ORSO JORDI dott.ssa Barbara - via Biancardi 2, 20149 Milano. [email protected] ORZI ing. Angelo - via Trento 25, 43036 Fidenza (Parma). PADOVANI dott.sa Veronica - piazza Roma 37, 41100 Modena. [email protected] PAGANELLI prof. Arturo - Dipartimento di Biologia - Polo 06 Biologico, via G. Colombo 3/ via U. Bassi 58B, 35121 Padova. [email protected] PAGGI dott. Alessandro - via Liguria 34, 35030 Sarmeola di Rubano (Padova). PAGLIANI dott. Franco - via Marradi 21, 42100 Reggio Emilia. PALÄONTOLOGISCHES INSTITUT UND MUSEUM- Karl Schmid-Strasse 4, CH-8006, Zuerich, Svizzera PALMESE sig. Vincenzo - via Mancini 2, 47033 Cattolica (Rimini). PALMIERI dott. Stefano - via Andreoli 8/A, 41013 Castelfranco Emilia (Modena). PALOMBO dott.ssa Maria Rita - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”, piazzale A. Moro 5, 00185 Roma. [email protected] PANIERI dott.ssa Giuliana - via A. Saffi 130, 40059 Medicina (Bologna). PAPAZZONI dott. Cesare Andrea - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università 4, 41100 Modena. [email protected] PARISI prof. Guido - Dipartimento di Scienze della Terra, piazza Università, 06100 Perugia. [email protected] PAVIA prof. Giulio - Dipartimento di Scienze della Terra, via Accademia delle Scienze 5, 10123 Torino. [email protected] PAVIA dott. Marco - Dipartimento di Scienze della Terra, via Accademia delle Scienze 5, 10123 Torino. [email protected] PALEOITALIA 59 PEDERZINI dott. Giuliano - via Bellentani 36, 41100 Modena. PEDRIALI dott. Luca - via S. Pertini 29, 44046 San Martino (Ferrara). [email protected] PELOSIO prof. Giuseppe - Dipartimento di Scienze della Terra, Parco area delle Scienze 157/A, 43100 Parma. PERRI dott. Edoardo - via Città di Ponti 5, 87045 Dipignano (Cosenza). PERRI prof.ssa Maria Cristina - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67, 40126 Bologna. [email protected] PETRIZZO dott.ssa Maria Rose - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano. [email protected] PETRONIO prof. Carmelo - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”, piazzale A. Moro 5, 00185 Roma. [email protected] PETRUSO dott.sa Daria - Dipartimento di Geologia e Geodesia, corso Tukory 131, 90134 Palermo. PETTI dott. Fabio Massimo - via Angelo Elmo 147, 00136 Roma. PEZZONI dott. Nicola - via Bonfatti 69, 46019 Viadana (Mantova). PICCINI dott. Stefano - c/o GEOFIN s.r.l., Zona Industriale Località PIP 33040 Torreano di Cividale (Udine). [email protected] PICCIONE dott. Santi - via Casalini 256, 90135 Palermo. PICCOLI prof. Giuliano - Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica, via Giotto 1, 35137 Padova. [email protected] PICHEZZI dott.ssa Rita Maria - via Umberto I 65, 00020 Marano Equo (Roma). PIGNATTI prof. Johannes - Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”, piazzale A. Moro 5, 00185 Roma. [email protected] PILLOLA prof. Gian Luigi - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari. [email protected] PINNA prof. Giovanni - viale Cassiodoro 1, 20145 Milano. [email protected] PIRAS dott. Sergio - via Menotti 4F, 09047 Selargius (Cagliari). [email protected] PIRINI RADRIZZANI prof.ssa Camilla - via Europa 28, 20097 S. Donato Milanese (Milano). PITTAU prof.ssa Paola - Dipartimento di Scienze della Terra, via Trentino 51, 09127 Cagliari. [email protected] PIZZAFERRI dott. Claudio - via Abbeveratoia 13, 43100 Parma. PLEBANI dott.ssa Pierina - via Einaudi 6A, 24055 Cologno al Serio (Bergamo). [email protected] PORTALURI sig. Tullio - via Monte Grappa 15, 31050 Vedelago (Treviso). POSENATO prof. Renato - Dipartimento di Geologia e Paleontologia, corso Ercole I d’Este 32, 44100 Ferrara. [email protected] POTETTI dott.ssa Maria - Dipartimento di Scienze della Terra, via Gentile III da Varano, 62032 Camerino (Macerata). POZZA rag. Ermanno - via Fago 5/D, 39100 Bolzano. POZZI prof. Enrico - via Santa Eurosia 1, 21040 Menzago di Sumirago ( Varese). PREMOLI SILVA prof.ssa Isabella - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano. [email protected] PRIORA sig. Giuseppe - via E. Pellini 4, 20125 Milano. PROGEMISA S.P.A. - via Luigi Contivecchi 7, 09122 Cagliari. PROTO DECIMA prof.ssa Franca - Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica, via Giotto 1, 35137 Padova. PUGLIESE prof. Nevio - Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, via Edoardo Weiss 1, 34127 Trieste. [email protected] PULLÈ dott. Melucci Ilaria - Via del Molinello 48, 60019 Senigallia (Ancona). RAFFI prof. Sergio - via Ulivi 6, 43046 Ozzano Taro (Parma). [email protected] RAGAINI dott. Luca - Dipartimento di Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56126 Pisa. [email protected] RAGAZZI prof. Eugenio - via Don L. Milani 39 int. 16, 35020 Albignasego (Padova). [email protected] RAGAZZINI dott. Sauro - piazza Falcone e Borsellino 4, 63017 Porto S. Giorgio (Ascoli Piceno). RAGUSA dott.ssa Michela - via Etruria 14, 00183 Roma. [email protected] RAO dott.ssa Anna - Dipartimento di Scienze della Terra, Università della Calabria, 87036 Arcavacata di Rende (Cosenza). RAPONI dott. Daniele - via Cavour 26, 04014 Pontinia (Latina). [email protected] REBECCHI Angelmario - viale Dante Alighieri 45, 29100 Piacenza. [email protected] REGGIANI dott. Paolo - via Zabarella 21, 35028 Piove di Sacco (Padova). [email protected] RENESTO prof. Silvio - Dipartimento di Biologia Strutturale e Funzionale, Via Dunant 3, 21100 Varese. [email protected] R ENZETTI dott. Gianantonio - Residenza del Cantone - Milano 2 - 20090 Segrate (Milano). [email protected] RESEARCH LIBRARY- NATURAL HISTORY MUSEUM, 900 Exposition Boulevard, CA 90007, Los Angeles, 4057, U.S.A. 60 PALEOITALIA RETTORI dott. Roberto - Dipartimento di Scienze della Terra, piazza dell’Università, 06100 Perugia. [email protected] RICHETTi dott.sa Giorgia - Via G. di Vittorio 135, 41058 Vignola (Modena). RIGO dott. Roberto - via delle Scuole 18, Località Rizzi, 33100 Udine. RINDONE Antonino - via Conca d’Oro, Res. Le Serre - Sc. C, 98168 Messina. [email protected] RIPA DI MEANA Maria Gabriella - via Pineta Sacchetti 175, 00160 Roma. RIZZO dott. Roberto - via Confalonieri 55, 09047 Selargius (Cagliari). [email protected] R OBBA prof. Elio - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano. [email protected] ROGHI dott. Guido - Località Santa Lucia dei Monti 30/A, 37067 Valeggio sul Mincio (Verona). [email protected] ROMEO prof.ssa Maria - Istituto di Scienze della Terra, corso Italia 55, 95129 Catania. ROMPIANESI Pietro - via Camaiore 107, 41100 Modena. ROOK prof. Lorenzo - via del Ghirlandaio 9/b, 50121 Firenze. [email protected] ROSATI dott. Francesco - via B. Buozzi 49, 61043 Cagli (Pesaro). ROSSI dott.ssa Maria Adelaide - via E. Bruno 18/B, 66100 Chieti. [email protected] ROSSI dott. Pier Francesco - corso Vittorio Emanuele II 17, 41100 Modena. ROSSINO Roberto - via M. Rossello 9, 09129 Cagliari. ROSSO dott.ssa Antonietta - Dipartimento di Scienze Geologiche, Sez. Oceanologia e Paleoecologia, corso Italia 55, 95129 Catania. [email protected] RUGGIERO prof. Livio - viale dell’Aquilone 159, Giogilorio 73010 Surbo (Lecce). RUSSO prof. Antonio - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università 4, 41100 Modena. [email protected] RUSSO dott.ssa Bianca - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli. [email protected] RUSSO prof. Franco - Dipartimento di Scienze della Terra, Università della Calabria, 87036 Arcavacata di Rende (Cosenza). [email protected] SACCÀ dott.ssa Domenica - Dipartimento di Scienze della Terra, Salita Sperone 31, 98166 Messina. SACCHI dott.ssa Eva - via Trevi 163, 05100 Terni. SALA prof. Benedetto - Dipartimento di Geologia e Paleontologia, corso Ercole I d’Este 32, 44100 Ferrara. [email protected] SALARI dott. Leonardo - via del Colle Belvedere 18, 00036 Palestrina (Roma). SALVATORINI dott. Gianfranco - Dipartimento di Scienze della Terra, via Laterino 8, 53100 Siena. [email protected] SANFILIPPO dott.ssa Rossana - Dipartimento di Scienze Geologiche, Sez. Oceanologia e Paleoecologia, corso Italia 55, 95129 Catania. [email protected] SANTI dott. Giuseppe - Dipartimento di Scienze della Terra, via Ferrata 1, 27100 Pavia. SANTUCCI dott. Luca - via dei Cappuccini 6, 02042 Collevecchio (Rieti). [email protected] SARDELLA dott. Raffaele - piazza Grazioli 5, 00186 Roma. [email protected] SARTI dott. Carlo - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67, 40126 Bologna. [email protected], [email protected] SARTONI prof. Samuele - via Porrettana 115, 40135 Bologna. SARTOR Guido - Vicolo S. Bartolomeo 8, 31100 Treviso. SASSAROLI prof. Stefano - via San Michele 33, 60030 Rosora (Ancona). SCARPONI dott. Daniele - via Napoli 7, S. Giovanni in Marignano (Rimini). [email protected] SCHWANKE dott. Rudolf - Hainholzer Strasse 13, 30159 Hannover 1 (Germania). S CIUTO dott. Francesco - Dipartimento di Scienze Geologiche, corso Italia 55, 95129 Catania. [email protected] SCRIVANTI dott. Pier Enrico - via L. Alzona 3, 15030 Villanova di Monferrato (Alessandria). [email protected] SECHI Serafina - via Giovanni XXIII 22, 09070 Paulilatino (Oristano). SEGURINI dott. Romualdo - via O. Guerrini 32, 48020 Sant’Alberto (Ravenna). SERPAGLI prof. Enrico - Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, via Università 4, 41100 Modena. [email protected] SERVENTI dott. Paolo - via Firenze 12, 43100 Parma. [email protected] SILVI prof. Franco - via Giacomo Leopardi 44, 60030 Serra dei Conti (Ancona). SIMONETTO dott. Luca - via Palestro 35, 33100 Udine. [email protected] SLOVENSKA AKADEMIJA ZNANOSTI IN UMETNOSTI- Biblioteka, Novi TRG 3-5 / P.P. 323, 1000, Ljubljana, Slovenia SOCIETÀ REGGIANA DI SCIENZE NATURALI - c/o Bassi Viller, via A. Gramsci 109, 42024 Castelnuovo di Sotto (Reggio Emilia). SOLDANI dott. Donato - corso Sonnino 115/B, 70125 Bari. PALEOITALIA 61 S ORBINI dott.ssa Chiara - Dipartimento di Scienze della Terra, via S. Maria 53, 56126 Pisa. [email protected] SORBINI FRIGO dott.ssa Margherita - via Trainotti 2, 37122 Verona. SOSSO Maurizio - via Bengasi 4/int.4, 16153 Genova. [email protected] SPADINI dott. Valeriano - via Augusto Toti 6, 52046 Lucignano (Arezzo). SPALLETTA dott.ssa Claudia - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67, 40126 Bologna. [email protected] SPANO prof. Carlo - via Aritzo 9, 09042 Monserrato (Cagliari). [email protected] SPILLER dott.sa Eleonora, via Angelo Olivieri 81, 00122 Ostia Lido (Roma). SPINA dott.ssa Amalia - Dipartimento di Scienze della Terra, via Laterina 8, 53100 Siena. STEFANELLI dott.sa Simona - Dipartimento di Geologia e Geofisica, via Orabona 4, 70125 Bari. STIVALETTA dott.sa Nunzia - via Palermo 16, Vasto (Chieti). STROPPA Gabriele - via G. Vildi 15, 61100 Pesaro. SUSUMU dott. Tomida - Chukyo Gakuin Univeristy, 1-104 Sendanbayashi, 509-9195 Nakatsugawa City, Gifu Pref., Giappone” TABANELLI dott. Cesare - via Testi 4, 48010 Cotignola (Ravenna). [email protected] TADDEI RUGGIERO prof.ssa Emma - Dipartimento di Scienze della Terra, largo S. Marcellino 10, 80138 Napoli. TANFI dott. Alberto - via Roma 71, 19121 La Spezia. TARLAO sig. Alceo - via S. Martino 42, 34142 Trieste. [email protected] TESTA dott. Massimiliano - via Amarena 29/16, 16143 Genova. THE LIBRARIAN- DEPARTMENT OF EARTH SCIENCES, Downing Street, CB2 3EQ, Cambridge, Inghilterra T INTORI prof. Andrea - Dipartimento di Scienze della Terra, via Mangiagalli 34, 20133 Milano. [email protected] TONELLO dott. Ruggero - via Lazzaretto 1, 33010 Montenars (Udine). TORRE prof. Danilo - Dipartimento di Scienze della Terra, via G. La Pira 4, 50121 Firenze. [email protected] T R E N K WA L D E R dott.ssa Stefania - piazza Vittorio Veneto 7, 10070 Cafasse (Torino). [email protected] TUVERI dott.ssa Caterinella - via Dalmazia 31, 08100 Nuoro. UCLA SCIENCES & ENGINEERING LIBRARY- Geology Collection, 8251 Boelter Hall, Box 951598, CA 90095-1598 Los Angeles, U.S.A. UNIL SCIENCES DE LA TERRE- BIBLIOTHEQUE, BFSH 2, CH-1015 Lausanne, Svizzera UNIVERSIDAD DE ZARAGOZA - FAC CC SECCION GEOLOGICAS, Biblioteca, 704 Ciudad Universitaria s/n, E50009 Zaragoza, Spagna UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO - Facoltà Scienze MM.FF.NN., Ctr. Aut. spesa, C/O LI.CO.SA Via Duca di Calabria 1/1, 50125 Firenze. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA - Centro Serv. Bibl. di Biol., Scienze della Terra e del Mare (C.S.B. B.T.M.), Palazzo delle Scienze, corso Europa 26, 16132 Genova. [email protected] UNIVERSITAT DE GRANADA - FACULTAD DE CIENCIAs, Biblioteca, C/O EBSCO P.o. BOX 750, NL-1430 AT Aalsmeer, Olanda UNIVERSITAT DE VALENCIA- BIBLIOTECA DE CIENCIAS, Calle Doctor Moliner 50, E-46100 Burjassot (Valencia), Spagna UNIVERSITAT ERLANGEN - INSTITUT FUR PALAONTOLOGIE, Lowenichstrasse 28, D-91054 Erlangen, Germania UNIVERSITÄTSBIBLIOTHEK STUTTGART- ZEITSCHRIFENSTELLE, Holzgartenstrasse 16, P.O. Box 10 49 41, D70043, Stuttgart, Germania UNIVERSITY OF OKLAHOMA LIBRARY - Library Serials-Room LL 211, 001AEH9193, 401 Broocks Street. OK 73019 Norman, Oklahoma, U.S.A. UNIVERSITY OF OTAGO- SCIENCE LIBRARY, P.O. Box 56, Dunedin, Nuova Zelanda UNTI dott. Mario - Dipartimento di Geologia e Geodesia, corso Tukory 131, 90134 Palermo. VAI prof. Gian Battista - Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67, 40126 Bologna. [email protected] VAIANI dott. Stefano - via Ronzani 35, 40033 Casalecchio di Reno (Bologna). [email protected] VALDISERRI dott.sa Diana - via Angeloni 41, 03100 Frosinone. VALENZUELA RIOS prof. José Ignacio- Departamento de Geologia, Dr Moliner 50, E-46100 Burjassot (Valencia), Spagna. [email protected] VALLERI dott.ssa Gigliola - Dipartimento di Scienze della Terra, via G. La Pira 4, 50121 Firenze. [email protected] VAN DER MADE dott. Jan - Museo Nacional de Ciencias Naturales José Gutierrez Abascal 2, 20006 Madrid, Spagna. VANNUCCI prof.ssa Grazia - Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse, DIP.TE.RIS, corso Europa 26, 16132 Genova. [email protected] VAROLA dott. Angelo - piazzetta Cardarelli 3, 73100 Lecce. 62 PALEOITALIA VAZZANA dott. Angelo - via strad. Giuffrè I 32, 89122 Reggio Calabria. [email protected] VECOLI dott. Marco - via Salesiani 19, 55045 Pietrasanta (Lucca). [email protected] VENIER dott. Umberto - via Borgo Leone 14, 33090 Domanins Rauscedo (Pordenone). [email protected] VENTURA dott.sa Marta - via Missori 16, 27026 Garlasco (Pavia). VENTURI prof. Federico - Dipartimento di Scienze della Terra, piazza Università, 06100 Perugia. VERRUBBI dott. Vladimiro - via Francesco Selmi 16, 00156 Roma. [email protected] VERTINO dott.sa Agostina Valeria - via dei Miti 35, 95100 Catania. [email protected] VESCOGNI dott. Alessandro - via Mascagni 116, 41100 Modena. [email protected] VIEGI Mauro - via Marco Polo 14, 56100 Pisa. VILLA dott.ssa Giuliana - Dipartimento di Scienze della Terra, Parco area delle Scienze 157/A, 43100 Parma. giuliana. [email protected] VILLANI Mauro - via Lubiana 168, 09013 Carbonia (Cagliari). [email protected] VIOLANTI prof.ssa Donata - Dipartimento di Scienze della Terra, via Valperga Caluso 35, 10125 Torino. [email protected] WAGENSOMMER Alexander - Casella Postale 21, 71013 San Giovanni Rotondo (Foggia). WILD dott. Rupert - Paläont. Abtlg., Staatliches Museum für Naturkunde, Rosenstein 1, D-70191 Stuttgart, Germania. ZACCHIGNA Davide - Scala Bonghi 86, 34139 Trieste. ZANINETTI prof.ssa Louisette - Departement de Geologie et Paleontologie, 13 rue des Maraichers, CH-1211 Geneve 4 (Svizzera). louisette. [email protected] ZANNOTTI Simone - via Tiepolo 1, 09121 Cagliari. szannotti @tiscali.it ZOBOLI Daniel - piazza Garibaldi 7/3, Carbonia (Cagliari). [email protected] 65 milioni di anni fa... “ecco adesso avremo 7 anni di sventura” “bhè proprio 7 non direi…” PALEOITALIA 63 LA SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA La Società Paleontologica Italiana è stata fondata nel 1948 con lo scopo di promuovere la ricerca scientifica paleontologica. L’associazione è aperta sia alle istituzioni, sia ai singoli interessati alla paleontologia, sia a livello professionale che amatoriale. Per l’anno 2005, le quote associative sono le seguenti: Socio Ordinario (paesi europei) 35 € Socio Ordinario (extra U.E.) 45 € Socio junior (under 30) 21 € Istituzioni 100 € Fin dal 1960 la S.P.I. pubblica il Bollettino della Società Paleontologica Italiana, che è una rivista scientifica a valore internazionale, rivolta prevalentemente al mondo accademico e, conseguentemente, scritta quasi interamente in lingua inglese. Dal 2000 il Bollettino viene affiancato da un supplemento semestrale in italiano, PaleoItalia, diretto a tutti gli appassionati e cultori della paleontologia. PALEOITALIA Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana, v.43, n.3, 2004 Direttore Responsabile: Enrico Serpagli Segretario di Redazione: Carlo Corradini Indirizzo della Redazione: Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, Università di Modena e Reggio Emilia, via Università 4, 41100 Modena. Tel. 059-2056523. Stampa: Tipografia Moderna, via dei Lapidari 1/2, Bologna. Autorizzazione Tribunale di Modena n. 616 del 16-09-1978 HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Manuela Lugli,via Anacarsi Nardi 35, 41100 Modena; [email protected] Antonella Cinzia Marra, Dipartimento di Scienze della Terra, Salita Sperone 31, 98166 Messina-Sant’Agata; [email protected] Edoardo Martinetto, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Torino, via Accademia delle Scienze 5, 10123 Torino; [email protected] Jordi Orso, via Biancardi 2, 20149 Milano; [email protected] Veronica Padovani, piazza Roma 37, 41100 Modena; [email protected] Sergio Piras, Dipartimento del Museo di Paleobiologia e Orto Botanico, Università di Modena e Reggio Emilia, via Università 4, 41100 Modena; [email protected] Nevio Pugliese, Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, via Edoardo Weiss 1, 34127 Trieste; [email protected] Alessandro Vescogni, Dipartimento del Museo di Paleobiologia e Orto Botanico, Università di Modena e Reggio Emilia, via Università 4, 41100 Modena; [email protected] 64 PALEOITALIA INDICE Numero 12, Carlo Corradini Progetto “Siti Aperti”: itinerari geo-paleontologici per diversamente abili, Antonio Russo L’evoluzione umana al Darwin Day 2005, Manuela Lugli Paleontologia per non vedenti, Veronica Padovani e Alessandro Vescogni Le escursioni paleontologiche dei paleontofili nel 2004, Jordi Orso p. 1 p. p. 2 3 p. p. 6 9 Paleopassaggiando lungo il Tropico del Carso, Sergio Andri, Deborah Arbulla, Franco Cucchi, Jenny Idili, Andrea Lorenzon, Francesca Macorini, Nicoletta Magrin, Diego Masiello, Nicoletta Perco, Fabio Perazzi, Nevio Pugliese, Anastasia Puric, Rodolfo Riccamboni, Anna Rossi e Donatella Samec p. 21 I Graptoliti, Sergio Piras p. 31 Elenco alfabetico dei soci al 31 dicembre 2004 p. 51 RUBRICHE PaleoLex, Manuela Lugli Notizie Italiane, Carlo Corradini Paleo news, Paolo Serventi Paleolibreria, Annalisa Ferretti Agenda p. p. p. p. p. 38 42 45 48 50 NOTE PER GLI AUTORI Gli articoli non devono superare le tre pagine dattiloscritte. È gradito un corredo iconografico (fotografie, disegni, grafici, …); nel caso di fotografie a colori, esse devono essere ben contrastate, in modo da avere una buona resa se pubblicate in bianco e nero. Gli autori possono fornire, se lo ritengono utile, alcune note bibliografiche. Gli autori sono pregati di inviare i propri testi possibilmente tramite posta elettronica, come “attached files”, oppure su dischetti da 3.5 pollici, specificando il programma di videoscrittura utilizzato. Le immagini digitalizzate vanno salvate come file bmp o jpg, possibilmente a 300 dpi. Di norma gli autori non avranno la possibilità di visionare le bozze. Agli autori non saranno forniti estratti degli articoli. Gli articoli e il materiale illustrativo devono essere inviati per posta elettronica all’indirizzo: [email protected] oppure, in caso di impossibilità, a: PaleoItalia – Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico – Università di Modena e Reggio Emilia – via Università 4 – 41100 Modena.