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www.studenticattolici.it Nel turbinio della nostra vita ciò che è normale non ovunque si può ritenere ovvio… Quando noi ogni giorno compiamo ciò che quotidianamente siamo soliti fare (andare a scuola, al lavoro, mangiare, andare a fare visite mediche, leggere il giornale, guardare la televisione) ci serviamo di ciò che è stato dato in lascito a noi come eredità di lotte e sacrifici che nessuno di noialtri può aver vissuto, esistendo appunto in un periodo in cui questi conflitti si sono ridotti notevolmente grazie a benefici ottenuti per i posteri. Alcuni di noi sicuramente lottano ancora, non per vedere affermati diritti e realtà che sono messe in discussione, ma per ottenere un allargamento ed un’espansione, giusta o no, di questi. I benefici di cui godiamo e di cui troppo spesso noi siamo soliti essere dimentichi sono quello che è comunemente chiamato welfare, la pace e la cooperazione tra Paesi europei. Quando ci affidiamo al sistema sanitario riteniamo scontato pagare un “ticket”, una somma di denaro più o meno esigua rispetto al valore monetario della prestazione da ricevere; quando andiamo alla scuola dell’obbligo e poi proseguiamo gli studi siamo costretti a pagare solo una tassa se abbiamo scelto una scuola di tipo pubblico, abbiamo agevolazioni tramite finanziamenti più o meno esigui (giudizi che variano naturalmente a seconda delle idee di ciascuno) per frequentarle. Non dobbiamo pagare se non nei limiti imposti dalle convenzioni internazionali il servizio sanitario in Europa, abbiamo un sistema di pensioni ed agevolazioni per le fasce più deboli. Tutto questo noi lo riteniamo scontato, e ci lamentiamo giustamente se ciò che ci viene fornito in termine di aiuto economico o servizi non è per noi sufficiente. Non è così altrove nel mondo dove l’istruzione si paga completamente, il servizio sanitario non è visto di buon occhio se non è privato (alcuni dichiarano “Non vogliamo diventare europei”) e dove i diritti sindacali, gli scioperi, la pensione e molti altri “privilegi” non sono qualcosa per il cui ampliamento uno lotta, ma un mero sogno od una cima di un alto monte da raggiungere ancora. Chi meglio di Kishore Mahbubani, Dean della Lee Yew School of Public Policy,(National University of Singapore), avrebbe potuto elencare questi tre doni dei nostri nonni, rispondendo al quesito “Come l’Europa può ispirare l’Asia” durante l’inaugurazione dell’Anno Accademico della Bocconi? Visto da un esperto di Singapore, un uomo che vede una realtà completamente diversa nel suo paese, l’Europa sembra una realtà in cui molto è considerato normale routine: la pace ora in Europa non è solo momentanea, ma anche data la realtà europea è assicurata per il futuro: avete “zero possibilità di essere in guerra e zero possibilità che in Europa la guerra scoppi” vi è infatti una “ cultura della pace” che aiuta così tanti Paesi in un così piccolo lembo di terra a cooperare e rimanere in pace. “In Asia, continua, non è così; questa mattina[..] ho scoperto che la Corea del Nord ha cannoneggiato il Sud . […] Voi vi dovete preoccupare della crisi irlandese, noi di una imminente guerra”. In Europa, continua, vi sono così poche possibilità di scontro che addirittura molti paesi stanno tagliando i fondi dell’apparato militare. Oltre alla cultura della pace, vi è un altro aspetto da tenere in considerazione: il fatto che l’Unione Europea abbia la possibilità di regolamentare pur limitatamente il mercato e le leggi dei Paesi membri è un piccolo miracolo, pensando a quante guerre nei secoli precedenti avevano fatto scorrere fiumi di sangue ed il sentimento di revanscismo che vi era fra gli attuali membri comunitari. In Asia, sostiene Kishore Mahbubani , questo è qualcosa attualmente impensabile: nessuno potrebbe realisticamente cercare di instaurare un mercato comune. Il fatto che Inghilterra e Francia condividano una portaerei indica quanto i paesi europei si fidino l’uno dell’altro. La cooperazione in tempo di pace che nasce dalla filosofia secondo cui insieme si sta meglio che divisi, è qualcosa che non trova pari al mondo. Ciò di cui infatti non capiamo l’importanza e diamo per scontato è il poter passare le frontiere senza controlli doganali e passaporto, la possibilità che enti locali possano attingere da fondi comuni extranazionali e molto altro ancora che deriva dalla sopracitata consapevolezza che insieme si è più forti. Certo, noi diamo per scontato molte cose che sono ormai diritti assodati, e riteniamo che ciò spesso non sia abbastanza, ma è sempre un passo in più rispetto a realtà extracomunitarie in cui la vita, senza tutto questo, è ben più difficile. Stefano Castagna, Movimento Studenti Cattolici Università Cattolica di Milano