Viaggia Vegan, la prima guida cruelty free (INTERVISTA)

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Viaggia Vegan, la prima guida cruelty free (INTERVISTA)
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Viaggia Vegan, la prima guida cruelty free (INTERVISTA)
Interviste
Società
mag 10, 2015
Si è guadagnata il titolo di 'Michelin' dei vegani: così 'Viaggia Vegan' coniuga cibo e
turismo all'insegna di valori green. Vittorio Curtarello, presidente di Food Vibration
Onlus e tra gli ideatori del progetto, ci racconta la sua esperienza
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Prima che una scelta alimentare il veganesimo è una scelta di vita. Lo sa bene Vittorio Curtarello, presidente di
Food Vibration Onlus e ideatore di Viaggia Vegan, la prima guida per i turisti vegani. Dal cibo, alla cultura
enogastronomica, al turismo: Viaggia Vegan aiuta a scoprire luoghi dove poter mangiare, ma anche dormire,
passare del tempo libero all’insegna di valori rigorosamente veg. Ben 130 le strutture da Nord a Sud presenti
nella guida, destinata ad ampliarsi di anno in anno, grazie all’aumento delle attività che sposano la causa.
Anche gli chef stellati non stanno a guardare e si avvicinano alla cucina vegana, testimonianza ne è la
partecipazione al progetto di Simone Salvini, che nel suo locale romano propone solo piatti con ingredienti
vegetali.
Un nuovo punto di riferimento per chi ha fatto del cruelty free una ragione di vita: Viaggia Vegan colma un vuoto
importante e all’insegna del binomio turismo e food promette di diffondere una vera e propria cultura.
Ne abbiamo parlato con il presidente Curtarello, che ha raccontato a Il Giornale Digitale la sua esperienza.
Vittorio Curtarello, lei è presidente di Food Vibration Onlus che ha ideato
Viaggia Vegan, ci racconta com’è nata quest’esigenza?
Prima di provare ad essere un bravo vegano ero vegetariano e prima ancora onnivoro e mi occupavo di turismo
enogastronomico; quando ho deciso di cambiare il mio stile di vita mi sono sentito molto più felice sereno e in
pace con me stesso e ho voluto perorare la causa vegan.
Non sapendo insegnare come chef né gestire un ristorante o un agriturismo ho pensato di contribuire a far
conoscere chi già operava con un’attività vegan attraverso le professionalità che possedevo. È nata così
l’associazione non profit Food Vibration e la mission era chiara: diffondere una cultura enogastronomica
riconosciuta superiore tanto più local, organic, veg ed eco.
Il primo passo è stato creare www.foodvibration.it un portale in ottica turistica dove indicare luoghi veg per
mangiare, dormire, imparare o divertirsi.
L’entusiasmo riscontrato dal numero di utenti ci ha spinto ad organizzare e proporre delle vacanze bio vegan con
corso di cucina. Grazie anche al supporto di Simone Salvini, in qualità di animatore di queste vacanze etiche un
po’ diverse, è stato un grande successo e abbiamo capito che andare in vacanza in modo vegan era un’esigenza
sentita e molto gradita.
Nel frattempo il numero di professionisti, ristoratori, albergatori e chef vegan che si associavano cresceva e così
siamo arrivati all’idea della guida: uno strumento complementare al portale e ai pacchetti vacanza organizzati
per permettere sia al turista fai da te di organizzarsi la propria escursione o la propria vacanza sia alle agenzie di
viaggio di proporre ai propri clienti vegan qualcosa di valido.
Che dif coltà incontra un vegano nella vita di tutti i giorni?
Le difficoltà sono di due tipi il primo quello di aver fatto una scelta impopolare, il secondo quello di doversi
organizzare per un comportamento diverso da quello che si aveva.
I parenti saranno sentitamente preoccupati per la salute poiché poco informati, i conoscenti più in difficoltà
quando ti invitano a cena ad esempio.
Tuttavia la scelta di pochi però sta diventando trendy e porta qualcuno a considerarla un elemento positivo che
ti fa distinguere dagli altri. Molto esplicativo quanto raccontava Lev Tolstoj nel 1899 ad una sua amica che
chiedeva consiglio sulla scelta vegetariana: “… Elena Andreevna… Vi avverto, tuttavia, che se smetterete di mangiar
carne, incontrerete una fortissima resistenza, anzi un’irritazione, da parte dei vostri familiari, e vi verrà dimostrato con
la scienza
che la carne è indispensabile all’uomo e che vi danneggiate e vi create
difficoltà domestiche. Tutti noi
abbiamo subìto tutto ciò, ma se non si agisce
con convinzione, tutte le dimostrazioni rimarranno senza effetto … ”
Il cambiamento porta inevitabilmente con sè uno sforzo per acquisire nuove informazioni e comportamenti. Ma
niente in confronto a quello immagino abbiano passato i primi vegetariani della storia.
Torniamo alla guida. Ci sono posti per dormire, mangiare ma anche proposte
di intrattenimento: il veganismo quindi come scelta di vita?
Il veganismo è una scelta di vita! Il comportamento alimentare ne è una conseguenza. Essere vegan non è
qualcosa di astratto; il suo termine è stato coniato nell’agosto del 1944 da Elsie Shrigley e Donald Watson, due
membri della Vegetarian Society inglese, che pensarono che fosse necessario formare un coordinamento di
“vegetariani non consumatori di latticini“, nonostante l’opposizione di eminenti vegetariani che rifiutavano l’idea di
un vegetarianismo completamente privo di prodotti animali.
Nel novembre dello stesso anno venne deciso di costituire una nuova società, la Vegan Society, e di adottare
come definizione il termine vegan, come contrazione di vegetarian.
Negli atti costitutivi della società espressero senza ombra di interpretazione cosa si intende per vegan “la parola
veganismo denota una filosofia e un modo di vivere che cerca di escludere – per quanto è possibile e pratico – tutte le
forme di sfruttamento e la crudeltà nei confronti degli animali per il cibo, vestiti o qualsiasi altro scopo; e per
estensione, promuove lo sviluppo e l’utilizzo di alternative senza animali a beneficio di persone, animali e ambiente. In
termini dietetici denota la pratica di escludere tutti i prodotti derivati interamente o in parte da animali“.
Eticità, salute, ecologia, sono tra i valori in cui crede un vegano, cosa c’è di
diverso da un vegetariano e da un non vegano?
Questi valori sono sentiti da tutte le persone di indole costruttiva come necessari, ma possono essere seguiti
attraverso comportamenti diversi o perlomeno con un diverso grado di intensità. I comportamenti sono
conseguenti alle informazioni che si posseggono e alla consapevolezza che ciascun individuo matura ma
soprattutto alla capacità di trasformare il proprio atteggiamento con azioni pratiche. Quasi tutti i vegani che
conosco erano vegetariani e prima ancora mangiavano di tutto.
Se è possibile definire un comportamento umano più etico di un altro, allora possiamo affermare che per quanto
riguarda il rispetto degli animali le abitudini alimentari di un vegano sono più etiche di quelle di un vegetariano,
e quelle di un vegetariano lo sono rispetto a chi non lo è. Evitare di uccidere o causare la morte di esseri più
deboli è più etico rispetto di chi lo fa così come evitarne la sofferenza con le proprie abitudini di acquisto.
Da un punto di vista salutistico evitare una dieta carnea iperproteica ed acidificante è salutare, questo è
dichiarato dalla maggioranza della comunità medica, ma non basta, la vera differenza la fa l’equilibrio della dieta
adottata; uno potrebbe mangiare patatine fritte e cocacola, mangiare vegano ma rovinarsi rapidamente la salute.
Quello che accade di solito è che coloro che scelgono di cambiare il proprio regime alimentare, considerato
prima giusto più per tradizione che per conoscenze nutrizionistiche, iniziano ad informarsi meglio e assumono
abitudini alimentari più corrette.
Il ridotto impatto ambientale di una dieta vegana è incontestabile e provato da numerose analisi
macroeconomiche. In estrema sintesi la quantità di energia necessaria a produrre un pasto vegano è talmente
minore rispetto quella di un pasto a base di carne che se tutti adottassero una dieta vegana oltre a debellare la
fame nel mondo si avrebbe un enorme eccesso di risorse.
I vegani sono spesso sotto la lente di ingrandimento e soggetti a critiche,
come si sente di rispondere?
È comprensibile che sia la minoranza diversa ad essere vista con sospetto dalla maggioranza,
indipendentemente dalla bontà delle posizioni assunte. Le critiche fanno sempre bene a chi attraverso di esse
riesce a migliorarsi. La cosa difficile è confrontarsi su questi argomenti così importanti e legati a tradizioni
culturali profonde in modo sereno; ma questo accade per qualsiasi tipo di discussione dove invece di scambiarsi
informazioni si cerca di affermare le proprie convinzioni come migliori. Anche l’informazione generalista che
risponde alle esigenze di interessi economici prevalenti non può che ostacolare una scelta vegana che, assunta
da sempre più persone, ne mina inesorabilmente il benessere.
In Italia sono 600 mila i vegani secondo i dati forniti da Eurispes, e si
riscontra un aumento annuo medio di circa il 15%. Come spiega dal suo
punto di vista questa forte crescita? Che ruolo ha l’informazione?
Penso che tutto parta dai segnali di crisi di un modello economico consumistico che prima sembrava funzionare
tanto bene. Uno degli effetti positivi delle crisi è che si è spinti a farsi delle domande, cercare delle spiegazioni e
delle alternative, a non accettare più passivamente quello che c’è e che ci viene dato. L’aumento di certe
malattie ci spinge a cercare di non soffrire. L’aumento dei conflitti ci spinge a cercare la pace. L’insoddisfazione
dal possesso dei soli beni materiali ci spinge a cercare soddisfazioni più vere e profonde.
L’informazione in senso assoluto è il presupposto per elaborare e decidere i propri comportamenti e i mezzi di
informazione diventano fondamentali per creare un falso senso di realtà condivisa sulla base della quale
decidiamo cosa fare ogni giorno. Guardando le pubblicità crediamo che le mucche siano contente di finire nelle
scatolette, i maialini felici di diventare salsicce e che il latte sgorghi dalle montagne; nelle trasmissioni con
veste più autorevole i medici ci dicono che dobbiamo mangiare un po’ di tutto… e senza crisi va bene anche così.
Tanti i personaggi noti che hanno aderito al veganesimo: Paola Maugeri,
Jovanotti, Red Ronnie per fare alcuni nomi, ma già nel passato ci sono
testimonianze in tal senso. Perché solo negli ultimi anni se ne parla di più?
Come dice Paola Maugeri nella copertina della nostra guida “stiamo vivendo una meravigliosa vegan era …“.
Ho l’impressione che negli ultimi anni si parli di più di tutto! Questa è l’era della sovrabbondanza di informazioni
dove uno è costretto a filtrare il numero delle informazioni alle quali prestare attenzione e può, entro certi limiti,
scegliere quali informazioni avere. Fintanto che ci saranno fonti di informazioni diverse ed abbondanti si
possono maturare pensieri diversi. Trovare informazioni, ricette, luoghi di incontro e amicizie vegan oggi è
veramente facile.
Secondo l’organizzazione non pro t PETA, People for the Ethical Treatment of
Animals, New York è la città più vegan friendly con ben 140 ristoranti
vegetariani, l’Italia a che punto è?
L’Italia non è messa male, nella nostra grandissima cultura enogastronomica tantissimi piatti tradizionali sono
già di per sè vegetariani; ma la vera discriminante è quanti ristoranti riescano ad offrire una cucina vegetariana
dedicata e di valore?
Sempre di più di sicuro. Molti ristoranti iniziano a capire l’importanza di offrire menù per tutti e si attrezzano
organizzando giorni della settimana dedicati o cercando cuochi vegan. Nella nostra mappatura del territorio
abbiamo trovato oltre 200 attività 100% veg, ma da quando siamo andati in stampa ne sono già nate altre; di
sicuro il trend è in crescita e l’anno prossimo dovremo aggiornare la nostra guida.
Come si acquisisce la consapevolezza di essere vegani?
Uno sa di essere vegano quando cerca di escludere – per quanto è possibile e pratico – tutte le forme di
sfruttamento e la crudeltà nei confronti degli animali. Molti non saranno d’accordo perchè tra vegani si incontra
sempre qualcuno più vegano di te, ma ritengo importante invitare sempre alla moderazione anche quando ci si
prefigge di perorare la causa vegan; dal mio punto di vista essere vegan significa vivere in maniera non cruenta.
Il confronto troppo acceso e le posizioni intransigenti sono di ostacolo alla comunicazione tra persone.
Personalmente ritengo più efficace una comunicazione morbida che agevoli il dialogo. Se anche per legge si
disponesse l’obbligo di essere vegani non credo che sarebbe una vera conquista per l’umanità.
La vera conquista è la maturazione di una consapevolezza vegan in ciascun essere umano che riconosca
l’universalità di valori assoluti d’amore e compassione.