Un`altra specie aliena trovata sul Monte di Portofino Un verme

Transcript

Un`altra specie aliena trovata sul Monte di Portofino Un verme
Un'altra specie aliena trovata sul Monte di Portofino
Un verme giapponese, il Bipalium kewense, è una planaria arrivata in Italia
probabilmente attraverso il commercio di piante dall’estero ed è stata
rinvenuta
ieri nelle prossimità del territorio del Parco dal Guardiaparco
Gianfranco Repetto, sulla scorta di una foto scattata dal figlio.
Bipalium kewense è la “planaria
terrestre”
appartiene
alla
sottofamiglia delle Bipaliinae,
nota per la sua voracità. Sono
piccoli vermi piatti, di colore
giallo-marrone e caratterizzati
da strisce dorsali longitudinali.
Grazie a particolare recettori,
queste planarie percepiscono le
tracce chimiche lasciate da
chiocciole, lumache e lombrichi
per poi lanciarsi in un “lento
inseguimento” che si conclude
spesso con l’uccisione della
preda.
Nella foto di Giovanni Battista Repetto
l’esemplare di planaria rinvenuto a Ruta
di Camogli nei giorni scorsi
La biologia di questa planaria intercettata sporadicamente anche in Italia ha
elementi curiosi, questi vermi piatti, in seguito a danneggiamento del corpo o
alla necessità di riprodursi in via asessuale, possono rigenerare parte del loro
corpo, cosicché individui completi possano nascere anche dai vari frammenti,
purché di grandi dimensioni. Di fatto, alcune specie sono anche in grado di
riprodursi sessualmente e di deporre uova. Sono proprio le uova e il corpo
degli adulti delle specie Bipalium kewense come quelle della affine B.
adventitium a contenere tetrodotossina (TTX), sostanza letale presente anche
nei pesci palla. Il fatto che questo nuova specie contenesse sostanze pericolose
ha fatto scattare una sorta di non giustificata psicosi, aggravata dal fatto che
alcune planarie terrestri Esotiche, tra cui la planaria killer Platydemus
manokwari e Arthurdendyus triangulatus, sono state responsabili del declino
di popolazioni di molluschi e lombrichi in varie parti del mondo generando un
forte impatto sull’ecosistema invaso, e arrecando danni all’agricoltura.
Niente di particolarmente preoccupante, perché le tossine in questioni sono tali
da paralizzare le prede e da dissuadere gli eventuali predatori dal mangiare
l’animale. Quindi a meno che non si pensi di ingerire il verme, peraltro viscido
e poco attrattivo, non esistono pericoli concreti.
Inoltre anche se sono già stati descritti e studiati casi di presenza di Bipalium
kewense in varie parti del mondo, questo problema in Italia è stato portato alla
luce solo recentemente e i ricercatori mettono in guardia su ulteriori possibili
ritrovamenti nel nostro Paese di questa specie e di altre simili, in tal senso il
parco ha girato la segnalazione a Mattia Menchetti, uno dei ricercatori coinvolti
in questo studio, che ci ha prontamente dato un riscontro e la sua disponibilità.
www.parcoportofino.it 4-11-2016