Lingua mia, mia madre: autobiografie linguistiche in

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Lingua mia, mia madre: autobiografie linguistiche in
Lingua mia, mia madre:
autobiografie linguistiche in una classe di
immigrati adulti
Antonella Strazzari
Milano, 25 marzo 2015- Antonella Strazzari
Come nasce il lavoro sulle AL
Nasce a Pavia, in un gruppo coordinato
dalla prof.ssa Eleonora Salvadori facente
capo a CEM (Centro di Educazione alla
Multimedialità)
Il gruppo, formato dai docenti MANCONI,
ANFOSSO, FRACCARO,CAMERA e STRAZZARI
ha lavorato e lavora sulle AL in diversi contesti:
scuola primaria, scuola secondaria, istruzione
degli adulti, TFA e formazione docenti.
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Il gruppo ha partecipato, come CEM, al progetto
GRUNDTVIG Plurilingualism-Language
Autobiographies , in partenariato con:
• l‘Università di PARIS 8
• l’Università "VASILE ALECSANDRI" di Bacau (Romania)
• l’università di Uppsala (Svezia)
• il King’s College di Londra
• il Centro de Formação de Escolas do Concelho de Almada
(Portogallo)
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I materiali prodotti durante i 2 anni del
progetto (2012/2014) sono accessibili sul sito:
http://www.pluri-la.eu/
È in preparazione presso Franco Angeli un libro
che raccoglie insieme a riflessioni teoriche sulle
AL, anche i lavori che il nostro gruppo ha
prodotto negli anni su questo tema.
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Ho avviato il lavoro
sull’autobiografia
linguistica nell’anno scolastico
2011/2012 con un gruppo classe del
corso serale nel CTP Plana di Voghera e
lo proseguo da allora con classi diverse
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Presenterò qui alcune attività sperimentate
in questi anni con i diversi gruppi classe.
Le analogie tra gli studenti sono tuttavia
numerose, sia per quanto riguarda i dati
relativi all’eterogeneità
dell’utenza (età, Paesi di
provenienza, scolarità pregressa),
sia per quanto riguarda le competenze
linguistiche possedute in lingua
italiana
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Il contesto
 Corso serale di Licenza media per adulti nel
CTP ( oggi sede associata del CPIA di Pavia). Il
corso ha durata annuale, da settembre a giugno, e
si conclude con l’esame di stato.
 Gli studenti frequentano per 4 giorni alla
settimana, dalle 18.00 alle 21.00.Le discipline di
studio sono italiano, storia e geografia, scienze
matematiche, inglese e informatica. Il maggior
numero di ore è riservato all’insegnamento
della lingua italiana e della matematica.
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Trattandosi dunque di un contesto
formale ( una scuola statale, un
corso di licenza Media finalizzato
all’acquisizione di un titolo) ho
potuto svolgere il lavoro sulle
autobiografie linguistiche per un
intero anno scolastico,
durante le ore curricolari, con
cadenza mensile.
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Gli studenti:
genere ed età
Come esempio: i dati del corso 2012/2013
 Gli studenti erano 18, 3
femmine e 15 maschi,
5 minorenni, gli altri adulti, 4 italiani e 14 stranieri,
di cui 1 uruguayano naturalizzato italiano.
 Età: dai 15 ai 47 anni, età
25/30 anni.
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media intorno ai
Scolarità
licenza scuola primaria (studenti adulti italiani)
anni di scuola media ripetuti (studenti minorenni
italiani)
scuola primaria ( nel Paese d’origine)
scuola coranica ( 2 o 3 anni nel Paese d’origine)
scuola media nel Paese d’origine
scuola superiore nel Paese d’origine ( solo 2 casi)
dati del corso 2012/2013
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Provenienza degli studenti (2012-2013)
Senegal
Marocco
Ecuador
Uruguay
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Algeria
Italia
Tunisia
Albania
Camerun
Le competenze linguistiche
Mediamente gli studenti stranieri avevano una
competenza di livello A1/A2 con sufficiente
abilità nella produzione e comprensione orale, ma
risorse molto scarse nella produzione scritta.
Gli italiani, fatta eccezione dei 2 minorenni e
dell’uruguayano naturalizzato italiano, potevano
essere assimilati, a grandi linee, ad analfabeti di
ritorno.
dati del corso 2012/2013
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Gli studenti apparivano in grado di
capire senza particolare difficoltà
una produzione orale e, sia pur entro
certi limiti, anche un semplice testo
scritto, ma non di scrivere
facilmente e senza fatica testi anche
molto semplici.
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Alcuni studenti in particolare (Y., ecuadoriana
pressoché illetterata anche in lingua madre, S.,
algerino mai realmente alfabetizzato nella
lingua italiana scritta, e i fratelli senegalesi I. e C.,
scarsamente scolarizzati nel Paese d’origine)
producevano testi scritti quasi illeggibili e che
richiedevano costantemente la mia supervisione
sistematica e la riscrittura totale, dopo aver
svolto un paziente lavoro interpretativo insieme allo
studente.
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nodo problematico:
Dunque:
Quali strumenti dato il
grado di competenza?
Come si fa a far
scrivere chi “non
possiede” o quasi la
lingua scritta?
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problemi
La parola scritta fa paura a chi
non ha la padronanza di una lingua.
Scrivere è considerata l’abilità più
complessa, la sfida delle sfide.
Perché allora scrittura
autobiografica? Perché
l’autobiografia linguistica?
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Scrivere di sé è la cosa più
semplice. C’è sempre
qualcosa da dire. Non
possono mancare le idee. La scrittura
autobiografica
Tutt’al più possono
mancare le parole. Ma la
scuola, secondo la lezione
di Don Milani, serve anche
e soprattutto a trovare le
parole.
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E la conoscenza
delle parole
rende liberi e
uguali
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Ecco il perché della scrittura
autobiografica.
Parlare di sé facilita
l’apprendimento della
scrittura.
Parlare di sé libera i
contenuti che ci portiamo
dentro.
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… perché
autobiografia
linguistica?
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Gli apprendenti avevano
percezione e
consapevolezza del loro
repertorio linguistico?
Ci avevano mai
pensato? Riflettuto?
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La ricognizione
delle lingue
Quante lingue ci sono in
questa classe?
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Quante lingue
conosciamo?
Come ogni anno ho fatto una prima ricognizione
delle lingue conosciute/parlate nella classe.
Alla prima richiesta sembravano poche.
L’arabo, lo spagnolo, il francese,
l’italiano.
Ma ad un esame più attento è emerso ben altro.
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Primo approccio
Presento brevemente alla classe il
progetto delle autobiografie
linguistiche.
Poi detto agli studenti un
questionario costituito
da 6 semplici domande a cui
rispondere. Non fornisco spiegazioni
in modo da non influenzare
le risposte.
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Strumento
didattico: un
semplice
questionario
Un esempio delle 6 domande:
Qual è la tua lingua Madre?
Quante lingue parli?
Per te è importante
conoscere altre lingue oltre
alla tua?
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Che cosa abbiamo
scoperto
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Nella classe non
c’erano solo tre o
quattro lingue...
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C’era il djola.
C’era il berbero.
C’era il marocchino.
C’era l’algerino.
C’era il tunisino.
C’era il quechua.
C’era l’albanese.
C’era il francese.
C’era il wolof.
C’era il dialetto catanese.
C’era il napoletano…
Infine, c’era l’italiano per
tutti.
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C’erano casi di
plurilinguismo esteso
Parlo il dialetto marocchino, l’arabo, un po’ il
francese, capisco il berbero, parlo l’italiano. (Y.,
Marocco)
Parlo l’algerino, il marocchino, l’arabo e
l’italiano. Capisco l’egiziano e il tunisino.(S.,
Algeria)
Parlo 5 lingue: francese, inglese,italiano, wolof e
djola. Capisco anche lo spagnolo e un po’ lo parlo. (N.,
Senegal)
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C’era anche chi cominciava a riflettere
sull’importanza del conoscere/ parlare
più di una lingua:
«Sapere
tante lingue ti
permette di comunicare con
tante persone…»
«Se sai molte lingue
possiedi una
ricchezza e puoi capire di più gli altri»
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Le prime
riflessioni
dei minori
nella classe
plurilingue
Dunque c’era molto spazio per
parlare di sé e parlare delle
proprie lingue. Se poi scrivere
poteva essere un problema,
bisognava trovare altri
strumenti, altre metodologie,
strategie più semplici per
condurre gradualmente al mondo
della parola scritta.
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Quali strumenti?
Nel corso degli anni ho elaborato
diversi materiali che
potessero essere facilitanti per
l’attività di riflessione sulla
lingua/le lingue e per il lavoro di
scrittura.
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Una Babele linguistica
Viviamo immersi in una Babele
linguistica in questa classe.
Ma come
altri?
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sono le lingue degli
Storia delle origini e
del significato del
proprio nome: dove
lingua e cultura si
intrecciano
strettamente
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Scrittura del proprio nome e del
nome dei propri compagni:
familiarizzazione con altri
alfabeti e con altri suoni.
Che suono hanno , che forma
hanno le lingue degli altri?
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«Mi chiamo N., il nome di mia nonna. È
stato mio padre a scegliere il mio nome per
ricordare la sua mamma.
N. è un nome arabo di origine sudanese,
forse il nome di una donna nella famiglia del
profeta Mohammed. …………......
In famiglia mi chiamano Bijoux,
a causa della mamma che mi chiamava
così quando ero bambina.
Mio nonno è Uthman
nome di origine araba di un profeta;
mia nonna si chiama Nafissatou, nome
arabo di una donna della famiglia del
profeta Mohammed.
Mia madre si chiama Elisabeth,
mio padre Landing, nome Doninke,
un’etnia africana […]»
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Storia
del mio
nome…
Le lingue parlate
nella mia famiglia
disegno dei bambini
della scuola
primaria “Dante”
coinvolti nel
progetto come
illustratori
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Costruzione del proprio
albero genealogico
Gli studenti costruiscono il loro albero
genealogico che rivela a volte una
struttura famigliare allargatissima e
complessa:
-l’albero di B. (tunisina)
-l’albero di D. ( italiana di lingua sinta)
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Con un altro gruppo,
considerato il livello
piuttosto basso di
competenze linguistiche dei
miei studenti, ho preferito
utilizzare un altro
strumento...
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Strumento
didattico:
un’immagine da
colorare
dall’albero genealogico poi si era passati alla compilazione
delle tabelle:
FAMILIARE
LINGUA MADRE
ALTRE LINGUE
Compila la
tabella con i
dati che hai a
tua
disposizione:
aggiungi tu, nelle righe
vuote: altri fratelli e
sorelle, altri figli, zii
materni e paterni e tutti
i familiari che vuoi
prendere in
considerazione.
nonno
paterno
nonna
paterna
nonno
materno
nonna
materna
padre
madre
fratello
sorella
moglie
marito
figlio/a
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LE LINGUE NELLA MIA
FAMIGLIA
chi la parla?
Lingua:
Lingua:
Lingua:
Lingua:
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con chi la
parla?
dove, in quale
situazione? ( scuola, a
tavola, in casa, al
lavoro….)
e alla stesura
di un piccolo
testo:
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Aiutarsi con le immagini
La Piramide
delle lingue
È un’attività alla portata di tutti: il testo nasce
dall’intervista che io ho fatto a ciascuno di loro,
commentando il loro disegno
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«Mi piace molto
parlare wolof perché
è la prima lingua del
Senegal e anche
perché il wolof è la
lingua di mia madre e
quando parlo wolof io
penso a tante cose che
ci sono nel mio Paese e
ricordo anche le mie
amiche e i miei amici.»
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La Piramide delle lingue della mia
famiglia
“I miei nonni parlavano
solo berbero, perché non
erano mai andati a scuola,
quindi non sapevano
l’arabo..[...] Il berbero è una
lingua molto diversa. Lo
capisco poco ma non so
scriverlo.
Mia mamma ha cominciato
a parlare l’arabo dopo il
matrimonio, l’ha imparato
pian piano con noi figli.
Ma non l’ha mai studiato e
non sapeva scriverlo.
Non era mai andata a
scuola.”
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Lingua mia, mia
madre
“Il tunisino è la mia lingua madre, mi piace
perché è la lingua di mia madre...”
(B., Tunisia)
“La mia lingua madre è il francese,
perché mia madre mi parlava solo
in francese...” (C., Senegal)
«La lingua mia, mia madre è il wolof…»
(C., Senegal)
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L’esplorazione della
lingua madre
Attraverso uno strumento costituto da
domande guida molto
semplici e senza testo di
esempio
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Strumento
didattico:
domandeguida
Ne nascono racconti semplici ma vivacissimi e
ricchi di
immagini:
“Nel
mio Paese ci sono tante
lingue diverse. Se la mamma la
parla, la impari anche tu. Se la
mamma non la parla, non la parli
neanche tu. Per esempio, mia
mamma non parlava il pular e
così non lo parlo neanche io. Per
questo dico che la lingua madre
si allatta” (A., Senegal).
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«La mia lingua madre è il
berbero, è la mia lingua, io
sono cresciuta nel suo
abbraccio.
Quando sono nata, ho
trovato i miei nonni e i
miei genitori che stanno già
parlando questa lingua.
Da quel momento amo
questa lingua».
(R., Marocco)
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Italiano lingua
seconda?
Per quasi nessuno dei miei studenti,
salvo per due studenti italiani (che
considerano il loro dialetto lingua
madre), l’italiano è lingua seconda.
Per molti è lingua terza, o quarta
o quinta
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Chiameremo l’italiano lingua del
Paese d’arrivo, anche se per qualcuno
sta lentamente riconquistando posizioni
e surclassando le altre lingue...
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Dagli scritti dei miei
studenti sembra che
l’italiano conviva
pacificamente con le
altre lingue del repertorio
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Soprattutto non causa ( o non
ancora) la perdita della
Lingua Madre….semmai
scalza di qualche posto
qualche altra lingua seconda o
terza
lo slittamento del francese....
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“La lingua italiana, sai, è una
lingua gelosa, quando sai
l’italiano allora ad esempio il
francese non
viene più
fuori bene...” (A., Senegal)
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Quale è stato il percorso
migratorio dei miei studenti?
Quali erano le loro
aspettative sulla lingua
italiana?
e quali e quante
parole di italiano già
conoscevano?
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La lingua del Paese
d’arrivo
Anche in questo caso ho fornito
delle domande
guida
molto semplici che
dovevano aiutare nella stesura
di un testo, anche in questo caso
senza esempi…
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interessantissimi
Ne scaturiscono testi
pur nella loro grande semplicità.
Emergono le motivazioni per
l’apprendimento dell’italiano: lingua
obbligata non obbligatoria e
necessaria certo, ma anche lingua
veicolare e importantissima per
integrarsi, e perciò, stranamente,
piuttosto amata.
Milano, 25 marzo 2015- Antonella Strazzari
«L’italiano è importante, perché io
devo vivere qui. Devo capire e
farmi capire», Y.,Ecuador
« Se so bene l’italiano posso fare le
mie cose da sola, senza
dipendere dagli altri», A.,
Senegal
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La conquista della lingua diventa
una conquista preziosa
dell’autonomia, specie per le donne,
come A., che non lavorano
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La lingua del Paese d’arrivo
non si impara a scuola
per il
docente:
Oppure si impara a scuola
a migrazione avviata e
consolidata
dunque: dove e come
si impara?
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“Le prime parole di italiano le ho
imparate ripetendo le parole come
un pappagallino...Non
leggevo, non scrivevo,usavo solo i
gesti...Poi ho imparato la lingua
lavorando e guardando la TV...” M.,
Marocco
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“Le prime parole di italiano le ho
imparate da amici marocchini che
vivevano già qui, poi sul lavoro, dagli
italiani. Poi sono venuto a scuola e ho
imparato le regole del parlare e dello
scrivere. Ho ancora difficoltà, perché
non sono una persona italiana
originale”, M., Marocco
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Altre attività
La descrizione
Scrittura delle ricette della propria
( e pubblicazione di un
casa nel Paese
libro)
d’origine
Gli studenti scrivono in
lingua madre e in
italiano
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La casa
Attività inizialmente incentrata sul lessico
sull’apprendimento della capacità di descrivere, si
trasforma in un vero e proprio stimolo alla
produzione di brevi narrazioni
autobiografiche
E di autobiografia
linguistica con il ricorso alle
parole in lingua Madre…
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…. laddove l’italiano non
può, non sa o non è
ritenuto sufficientemente
evocativo per tradurre
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La mappa della casa di C., dove si mescolano
italiano, wolof e francese…
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E insieme alle lingue,
rinascono i ricordi…
«Noi mangiavamo sempre insieme
nella veranda perché da noi fa
sempre caldo. Ricordo mia mamma, i miei fratelli, i
colori della mia casa, quando ci sedevamo tutti
insieme a chiacchierare. La mia casa mi piaceva
moltissimo, …»
C., Senegal
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Le narrazioni autobiografiche sono
cariche di riferimenti linguistici e
culturali
“Della mia casa ricordo i miei genitori, fratelli e sorelle e gli
odori del nostro mangiare, il couscous, il pesce, il tajine, il the
caldo. Mi piaceva tanto la mia casa, perché è là dove sono nato
e cresciuto e là sono diventato uomo.” Y., Marocco
“ La mia casa era vicina al mare…quando mi alzavo la
mattina si sentiva il profumo del mare…
In Marocco ero pescatore.
Lo ascoltavo il mare, lo capivo quando era agitato, ci
vivevo vicino… Amo il mare, anche se si è mangiato
tanti amici miei...” B., Marocco
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Ultime attività
Tutti i testi vengono messi al computer
dagli studenti, illustrati dai bambini della
scuola primaria e se ne ricava un libro
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Per qualcuno dei miei studenti è il
primo libro della loro vita
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In conclusione…
Sicuramente il senso della profonda valenza
affettiva e culturale della Lingua Madre e
che un tesoro così prezioso va custodito
amorosamente e non va perso
Quali consapevolezze nascono nei
nostri studenti durante il lavoro sulle
AL?
Ma questo, dentro di sé
un adulto lo
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sa già
È importante anche acquisire
consapevolezza del proprio
repertorio linguistico: quali altre lingue
conosciute, parlate, apprese, sfiorate, capite,
perdute ci sono dentro di noi?
I nostri studenti devono
sapere che anche questa
è una grande
ricchezza
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Per il docente:
Conoscere il repertorio linguistico dei
nostri studenti ci dà l’idea delle loro competenze,
delle loro potenzialità, delle loro pregresse
esperienze di apprendimento
Dobbiamo essere consapevoli
che non si apprende formalmente
una lingua nello stesso modo dovunque.
Potremo così capire meglio i nostri studenti, le
loro difficoltà, i loro stili di apprendimento
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Conoscere il repertorio linguistico dei
nostri studenti apre grandi
finestre sulle culture altre
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Come scriveva Y. con straordinaria e
naturale consapevolezza…
“Sapere tante lingue ti
permette di diventare
una persona dal
cervello grande...”
(Y., Marocco)
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