Il primo viaggio di Pier Luigi Farnese, Gonfaloniere della Chiesa

Transcript

Il primo viaggio di Pier Luigi Farnese, Gonfaloniere della Chiesa
IL PRIMO VIAGGIO
DI PIER LUIGI FARNESE
GONp ALoNIERE DELLA CHIESA
NEGLI STATI PONTIFICI
(1537)
1.
il . Primo duca di Parma e Piacenza è noto nella
storia principalmente per due ragioni perchè gli si attribuisce Uil
ributtante oltraggio, fatto al vescovo di Fano, Cosimo Gheri, e
1n.r:liè chiuse la sua vita in modo oltre ogni dire tragico, ucciso,
cioè, per mano di cospiratori, 1he egli stimava amici a tutta
prova. Ma Una vera storia della sua vita manca, tale non potendo
dirsi quella dell' Affò, il quale, oltre che non potè dai- 1' ultima
mano all' opera sua, solo di pochi documenti inediti giovossi, e
si lascii poi dominare aneli' egli dalF impressione, clic quei due
ltti ricordati hanno esercitata sempre e su tutti (1). Egli si
restrinse ai documenti dell' Archivio Gonzaga e, benrliè preposto
alla Biblioteca Palatina (li Parma, quasi nessuna notizia rrese
(lei numerosi documenti, clic si trovano sparsi nel C1ar1eq j c En•ie.-c dell' Archivio,S/alo in Parma (2).
Io ho portato la mia attenzione sopra un episodio del tutto
ignoto (Iella vita (li 19cr Luigi Farnese : sul suo primo viaggio
por gli Stati Ecclesiastici nella sua qualità (li (ionfaloniei-e e. -'
(I) 1. Aku: ò. T'iOt (li Pier Litigi J'arnese, primo dci di l'irnia
;i:luo, Giusti I21_
(2) ling1-azio degli aiuti di cui mi furono larghi gli ufficiali dell'Archivio ...
I i Stato in 1'irnta, e in particolare il Dott. Alberto A itiadei.
Docurneni
li li li 111 11^1l1 111
0000005578917
1YIJ
-4--Capitan Generale di Santa, Chiesa. Veramente non si può dire
che gli storici non ne facciano menzione. Ma essi in generale vi
accennano soltanto perché si acrive a quel tempo I' oltraggio, di
cui sarebbe stato vittima il vescovo di Fano. Lo stesso All'è ne
parla vagamente, ricavandone la notizia (la storici del tempo i
propriamente (la una delle « Rivoluzioni, » ossia predizioni del
1' astronomo di Pier Luigi. nella quale si legge:
'Impinc in 'jo
erea/ns fus(i Fexi71ifr, ntjofr (lPflO «la fis fine '13 mrn.i: ?
lie 1; ve! circifer (1). Senibra anzi che non sappia dai'sun
ragione, e cerchi render tal nomina accettabile ai Suoi occhi,
perchè nello stesso tempo si ingegna (li raccogliere notizie noti
oppuguabili sulle qualih'i e il valore dell' uomo. Così ricorda la
parte avuta dal Farnese nella presa e nel sacco di Roma dei
1527, e il valore da lui mostrato in Puglia, dve Pier LniLri
segnalossi speiilmente nella difesa (li Manfredonia. Nota elio
Don Ferrante (lonzaga lo voleva assoldare nella cavalleria per
F impresa di Firenze, se giù non io avesse assoldato nella fanteria
per la stessa impresa il marchese dcl Vasto. E, raccogliendo t'a!
Varchi la notizia (lell' esser stato Pier Luigi cassato dall'esercito
perchè itiorsO in grandissima infamia , soggiunge che non si
conosce la zagione di tale punizione, an certo essa non macchinva
la sua fama di valoroso (2).
Ma (la quali motivi fu def ermitiata la nomina di Pier Luii
a Gonfaloniere della Chiesa? Fu solo percliè, prediletto dal paia.
su lui Paolo 111 faceva cadere favori a piene mani? O fu perch'
lo si stimasse atto a quel carico? O poi' queste e anche per altre
ragioni? L' Atl'ò di e che Paolo 11 [ , non sì tosto fu sul tron'
papale, « chiamato subitamente il figliuolo a se, diedegli il carie
di ristabilire i e riformar le milizie ecclesiastiche » (;). senza
dubbio di quella nomina forte consigliere fu 1' amor del papa per
il figliuolo, nè si può negare elio in Pier Luigi fossero qiiaiit
sufficienti a sostenere quell' officio. Ma P' lo meno , influirono
(l) I. Arrò. Op. cit., pag. 22.
(2) JYl., pag. 16-1. — V e di anche: BENI:acrrO VARIIIF . Storia F,1
rrntinrt. Ei izione curata da Gaetano Milanes i. Firenze, Le Monnier,
1858. Vo]. III, pa g. 208.
(3) AFFÒ. ()p. cit., pag. 1$.
—)—
sulla nomina altre ragioni di natura tale da farla apparire, in
quelle circostanze, un atto (li buona e accorta politica. La iiarrazione , clic verremo tessendo, mostrerà la esattezza di questa
affermazione.
Il.
Sono note le cause, clic nel 13 proiro3sero la terza guerra
tra Francesco I e Carlo V. E parimenti noto come papa Paolo 111,
nei limiti delle sue forze, si ingegnasse di osservar neutralità tra
i ritte contendenti per poter esercitare il suo influsso qual mediatore. Però i possessi pontifici di Parma e Piacenza erano molto
(sposti a sorprese dei soldati sia dell uno sia dell'altro hel]igerante,
i quali non di rado , sbandandosi , commettevano eccessi ,
curando il diritto dei neutri senza dire che. appunto per malitenersi imparziale, il rciit doveva concedere passo e vettovaglie
osi agli iniperial i come ai francesi (I). Ultimamente alcune bande
1i questi ultimi avevano recato gravi guasti al piacentino ( a ); e
regio si temeva, perc]uè nel maggio i sparse voce che Galeotto
Pio della Mirandola avess., licenziato tutti i capitani e soldati
ilel re di Francia. Non minori danni aveva sofferto il parmigiano
ventidue case bi uiate, messi a ruba Fornovo e Vianino, svergognate
ilonne anche iinpn]wri. tormentati preti e laici, assassinati gentiluomini, rubato bestiame senza numero e non poche altre nequizie.
Si pa ide va di un danno di cento mila scudi «oro. Ufficiali ponti.
tici e ma< - istrati cittadini a gara chiedevano milizie per difendersi,
e rLi 1otn veniva Forliure di chiamare in aiuto gli imperiali sa le
truite oli lriiIio nati Jaslitscro a t;r lontani i soperliatori (:).
ii ce ilciNta Vic._. roItnlpur1ei ci nilii: « Il':[:i pci,
woAri, rse iìcutiale cn lo imperatore, et 1e di Iranza , daseva passo, et
vietualie a tuti ». Veli CIiisTorOIto POGGIALI. 3Ie norie storiche iella città
eli Pi acenza. Piacenza, 1757-1706, vol. IX, pag. 51.
(21 Se(-eni) il citato Vc, il pacdutino lati per assai umiliara de
Durati, facendo coloro pegio, de se fusseuo stati inniniici . Ibid., pag. 46.
() J.cttere dei « Deputati alle occorrenze della guerra di Parta » al
— o -Ma, d improvviso, il vescov d' Ivrea, vicelegato di Lombardia e governatore di Piacenza, veniva informato che il Conte
Ludovico Bangone, raccolto un migliaio (li quei fanti francesi.
clic, sbandatisi, si ci-ano dati a scorrazzare poi luoghi vicini, si
era accampato tra Roccabianca e Zibello, certo macchinando
qualche brutto tiro. Ludovico, fratello del famoso Conte Guido.
il (m ale trovavasi allora agli stijeudi pontifici e di stanza a
Piacenza (1). voleva far valere le ragioni, che vantava sii Boccabianca e Zitello e non tardò ad occupare la prima. L' Ivrea
videsi in un brutto impiccio, Sapeva che il Conte Ludovico tene i'a
« alquanto del betiale », e d' altra pai te era costretto a servirsi
contro di lui dei Conte Guido. il quale, sebbene mostrasse averne
« un dispiacer mirabile », non tardò a far noti i suoi intendi-
meni i. Tuttavia affiettossi a mandarlo contro iloccabianea insieme
cel conte Nicolò da Tolentino, lo Sforza, e il capitano Alessandro
T ' mimasoni da 'terni con buon numero di fanti e qualche pezzo
d'artiglieria. A Roma, dove la notizia giungeva molto sgradita,
sorsero subito dubbi sii] conte (]uido. L' Ivrea volle dissiparli.
Ma la smentita non si fece aspettare (2).
Il movimento del Conte Ludovico aveva dato da pensare agli
imperiali, i quali sospettosi giù, e per le sorprese, che dovevano
aspettarsi dalla Mirandola, nido (li Francesi, e llercliè Caguino
Gonzaga con una sua banda aciennava anch egli a qualche novità,
vollero vederci chiaro nella quistione. Anzi io stesso Carlo V, che
allora trovavasi in Piemonte, scrisse al vescovo d'Ivrea sulla fine
(li maggio, lagnandosi delle « masse » di soldati, che si andavano
formando nel territorio soggetto al papa. 11 Vicelegato « non
sapendo che in alebuno altro loco che li a Roccha bianca si
retrovasse alcuna unione di soldati » vi si recò. In quello stesso
protonotario l:icalcato segretario intimo lei papa, del 1° e 7 maggio 1536,
da Parta, e del V4sCoVo (F Ivrea, vielegato li Lombardia , alto stesso , dei
20 e 24 maggio 1536. da Piacenza. lise., nell'i re/mio di Stato ia Parete.
(1) 11 Conto (i uiclo era allora in Piacenza Capitano Comandante e aveva
sotto di s Sfirza di Orvieto, condottiere di 50 uomini d'arme, e il conte
Nicolò da Tolentino con 500 fanti. Vedi l'ooe,IALI. Op. cit., IX, 16 o segg.
(2) Lettere del vescovo i' Ivra al protunotario Ricalcato dei 24 e 25
maggio o 5 giugno 1536, da Piacenza. IlIss. nell'Archivio di Stato io Parma.
- giorno il Protonotario Ambrogio Ricalcato, segretario intimo del
papa, gli aveva mandato uno spaccio PCr il conte Guido, cui
veniva imposto che « si ritirasse in 1ornaglla, non parendoli conveniente che fusse a' danni di suo fratello »; e a lui stesso ordinava che, (l'accordo col protonotario De Modici, governatore di
Parma, col capitano Alessandro e col conte Nicolò, cercasse (li
avere Roccabianca a ogni costo. L'Ivrea, recatosi a Borgo Saiidonnino, per ordinar 1' impresa, (li là fece ricapitare il plico al
conte Guido. Ma nello stesso tempo ebbe notizia che la rocca
capitolava, onde coi suoi compagni si mise subito in viaggio a
quella volta. A mezza strada incontrarono il conte Guido, il
conte Nicolò, la Sforza, il capitano Tossignano e alti-i, i quali
informarono che la capitolazione aveva avuto luogo e che, secondo
i patti, il conte Ludovico partirebbe fra tre giorni dallo stato
ecclesiastico. La rocca sarebbe consegnata a Giovanni Francesco
(li Gambaro, governatore della moglie e tutore dei tigli del Rangone. e non verrebbe ceduta ad alcun altro senza espresso comando
del papa (1). Allora il vicelegato si vide in un bell' inipiccio e comprese quanto si fosse ingannato credendo che il conte Guido fosse
disposto a spinger le cose all' estremo contro il proprio fratello.
D' altra parte il papa dichiarava subordinare ogni accordo alla
consegna della rocca. Come fare? L' Ivrea buttò tutta la colpa
addosso al Tossignano, che, trovandosi presso il conte Guido e
sapendo che essi erano in viaggio alla volta di Roccabianea, non
aveva impedito 1' accordo. E, quasi quasi, proponeva di mozzargli
o
la testa. A ogni modo suggeriva che si tentasse 1' impresa nuiovamente. servendosi del protonotario De Medici, cui potevausi dare.
oltre ai 400 fanti del capitano Alessandro, quelli che aveva già
il conte Guido e i cavalli dello Sforza. Escludeva solo il conte
Nicolò, perchè cognato del Gambaro (2). Ma oramai l'impresa
poteva dirsi per allora fallita e doveva passare un anno prima
che fosse possibile condurla a compimento. Ed era già noto a
(1) Lettera del vescovo d'Ivrea al Ricalcato dei 6 giugno 1536, da
Piacenza, Ibid.
) Lettere del vescovo V Ivrea al Ricalcato, (lei 6-8 giugno 1536, da
Piacenza, Ibid.
-8—
tutti che il conte Guido , abbandonato il servizio del papa, erasi
recato a Venezia (1).
I Rangone avevano fatto al pipa un brutto tiro. Avevano
assicurato la rocca e pensavano ora di giorari del vantaggio
ottenuto per rnigliorar le cose loro. Così li vediamo amiìbidue a
Venezia darsi da fare per accordarsi coi re Francese (2) e nello
stesso tempo brigare per tenere a bada i ministri papali. Monsignor Verallo, nunzio pontificio a Venezia, scriveva difatti in quel
torno di tempo « Il conte Luid. Rangone è, qui in Venetia , et
presentatosi a me et pregatomi ne faccia fede ad V. E. S., dove
dice che starà sino ad tanto che ad N. S. piacerà. EI conte Guida
suo fratello ha toccato eh' io le scriva chel vorelie esser liberato
di poter i'ender la fede al S.° Giovan I 'ran.° Gambara poi clic
N. S. non si contenta de calii.li fatti sopra Rocca bianca ; si come
V. E. S. per una de sua fa intender al Gover.r (li Parma » (a).
Alla notizia, ditali intrighi rispondeva il Ricalcato che il papa
del conte Ludovico non faceva nessun conto (4). Ma questo non
uoteva esser detto sul serio, tanto più clic di continuo giungevano
a Roma notizie di movimenti delle trnjpe belli geranti i' preghiere
dei municipi per aver armanti a difesa contro eventuali attacchi,
almeno per non esser da meno dei reggiani e dei nvdenesi (5),
e ben presto si seppe come i] caute Ludovico si fosse recato
nuovanmeu te nei dintorni di Roccabianca e il conte Guido alla
Mira ndol i
I) Minuta (li lettera del Ricalcato al vescovo eli Faenza, nunzio in
Francia, del 20 giugno 1536. 11,N. - Vedi anche ( iovi
Opere noocamente raccolte e or'ì/n',c a cura 'li C.uLo MINI TOI.J.
Barbra, 1967. Vol. Il, pag. 14.
(2) Già il vescovo di Faenza ne avvertiva il l'arnese, ai 26 giugno 1536,
da Lione ; e più tardi il Verallo da Venezia iriI,r,tiava che il conte Guido
si era accordato con re Francesco. - Lettere dei suntinentovadi al Ricalcato.
]ttcs. ne-Il' Ar,'hicio eli5tao in Parma.
(3) Lettera del Verallo al lìicalcato dei 14 luglio 1536, da Venezia. 111(1.
(4) Minuta di lettera dcl Ilicalcafo al Vt'rallo (lei 6 agosto 1536, da Venezia. Thid.
(5) Lettere degliAntiatii presidcntì alla 1 H 0 li l'arma al Ricalcato,
lei 2, 9 .e 11 agosto 1536 ; e li'ttcre del prtuuotar1)e Medici dei 6 e 8
arovf.o, da Parma, 110(1.
(6) Lettera citata del De 31,-dici degli 3 agosto. IìnJ.
- 9 La invasione degli imperiali in Provenza e in generale i fatti
di guerra (li questo tempo fecero trascurare alquanto l'impresa.
Ma fu per poco. Il conte Ludovico trattava nello stesso tempo
cati tutti, ma più cogi' imperiali, cui vedeva il papa propendere
i i certo modo, e per quella via sperava influire sulle decisioni
papali. E in veritt teneva in grait pensiero i ministri del pontefice,
non solo per le insolenze, clic cominci
teva,
ma anche, e forse più,
per le voci, clic metteva in giro, di aiuti prossimi, di sussidi, di
alleanze, de., per modo che un liel giorno il vescovo d'Ivrea
scriveva addirittura « Et ho clic i] conte Ludovico è accordato
con lo Imperatore . E lo stesso giorno rincarava la dose scrivendo ancora : « Ilieri il S. Conte t'aoo Scotto mi disse e]ie uno
qual veniva da Roccahianca, gI' ha referto che il conte Lnd ha
haiito a (lire clic gi' è d' accordo con lo Imp. et che S. M. 11 ha
lasciato le cose sua in protectione del Marchese del Vasto , con
fargli intendere che stia de lione animo , che non solamente gli
defenderà Roca bian y a, ma ogni altra cosa. Questa mattina poi
ho hnuto di bono loco, clic dello exer ito Ces.'° si smembrano
mille fanti per mandargli alla volta (li questi contorni , et una
persona di conio scudo domandato dove haveano a ire disse che
questa era quella volta che si leverieno li pido:c!ii da cerclio (i).
Pur se tal cosa è vera si ha da prezsimlnrre clic più presto debbino
venire a Hoccahianeha clic altrove , percliè mille fa uli non sono
liabuli né a l'arma nè a Piaccuza » (1).
protonotario De Mcd ci non la prendeva tanto tragicamente,
ma non potrebbe dirsi che vivesse tranquillo. Scriveva a! cardinal
Caracciolo, governatore di Milano l'or F imperatore, e nello stesso
tenipo a Cremona e a Casainiaggiore , donde il Ri rigone traeva
fomnento principale, e si raccomandava al Proprio fratello, clic era
agli sti pendi imperiali, perchmè ne facesse parola al niareliese (lei
Vasto (2). Ne riceveva risposte rassicuranti (3). Ma oramai la qui(1) Lettere dell Ivrea a] Ritileato dei 23 novembre 1336, da Piacenza.
Ibid.
(2) « Quanto al Conte 1ud.'" se nè Franza, né 1' Imperatore se ne Tu,-
lu acci, io non 1' estmo molto Lettera del De Medici al Ricalcato dei 24
ii,veuuuhre 15G, da Piacenza Ibid.
(3) 11 eardiuual Caracciolo scriveva ai 26 novembre 1330 da Milano al De
I
- lo stione crasi iugarhugliata molto di più. Pier luigi l'arnese aveva
el Parmigiano alcuni cavalli, lasciativi forse nel suo ritorno da
Genova, dove era andato ad abboccarsi coli' imperatore, reduce dalla
spedizione di Provenza (1). 11 Barigone, colta l'occasione, li svaligiò e pare cercasse poi dare a intendere (li averlo fatto perchè li
riteneva francesi. Il De Medici ne fu sdenato oltre ogni dire. « Se
è concio con I' Imperatore scriveva al Ricalcato - a sua posta,
che vadi in Campo a servigli et che dica che questi cavalli fusscio francesi, che ha da fare lui a impacciarsi nè de Francesi nè
de r1odeschi su quel di Su. SY' olira Cile era 1ublico, clic stavano
ad instanfia del lll,," 5•r Pierluigi » (2). lo credo di non andai
lungi dal vero supponendo che questo fatto abbia avuto influsso
sull' incarico dato a Pier Litigi qualche mese dopo.
Intanto Paolo III deliberava far ocIiI'are Zibello. D'incarico
del De Medici recavasi a Roccaliatica, jer comunicare il breve al
Bangone, Alessandro Lanili'iamo col capitano Corsetto I uogotentnte
di Camillo Campagna. Costoro fecu o il loro officio « con buon
cuore e diligritia, pingetidoli il Paradiso e lo Inferno » e furono
anche asollati con tanta « pac.ieiitia del inondo ». Ma nel fatto
non riuscirno a persuadere il Rangone, il quale anzi, vantando
il favore clic diceva godere presso l'imperatore e offerte del conte
Guido, mostrava « lettere tenea dalla corte ees. le quale li prometteano non maticlio grado di quello tenea lo 111.0 suo fratello
con il X.m» volindosi accomodare con la \1.1 a Ces.a e quella sera
niedema li giunsi un nì.r Colla (la beniveuto napolitauo qual
afirmi il S.r Marchese del guasto hai-ere hauto comiss.' da S. M. 11
(li stabilir il Caso suo » (3). Bisognava adunque ricorrere alle armi.
Medici che farà che i sudditi milanesi non vadano al ingrossare il Rangone,
perchè questo e de diretto contro la volontà della Ces.' M» quale per
l'osservaritia porta a Su. Bet.fb desidera clic li subditi di questo suo Siate,
in tutto quello si p0' facciano servitio alle cose di Sà S» et non danno .. [in
c01iaj. Ridi.
(1S. Ex. » si ir,n) libri qui et fursi ci starà anco oggi, et è alkg.
giata in casa delGio. Frane.' Sanseverino parente suo. • Lettera del
vescovo d'Ivrea al Ricalcato del 20 novembre i53, la Piacenza. Tbid.
2) lettera del protonotario De Medici al licaleato, dei 24 novembre, da
Parma. Thi(l.
(3) Lettera di Alessandro Landriani al Ricalcato, del 29 novembre 1536,
da Parma. Ibid.
11E il capitano Alessandro Tommasoni da Terni prendeva possesso
di Zibello sull'entrar del decembre. Ludovico fee la voce grossa
e anche il conte Guido , il quale , sotto pretesto che sua moglie,
residente a Zibeflo. fosse stata maltrattata , minacciava di interporre i' autorità del re Francese. Nello stesso tempo Lndoico
induceva il cardinal Caracciolo e il marchese del Vasto a seriverne
al papa. Ma tutto inutilmente. Anzi il De Medici tentò
li(—.i—sino
di far arrestare la moglie del conte Ludovico (1).
Con mesti fatti chiudevasi l'anno 15.36. Senza dubbio, non
meno che a Parma e a Piacenza , tlesjdcravasj a Roma di liberarsi una buona volta di tal impiccio. Ma le difficoltà risorgevano (la tutte le parti , a ogni piè sospinto per 1' astuzia e I
larghe aderenze dei Ba ngone. Al toglier ulteriori pretesti si ricorse all' espediente di far condannare a Roma giudizialnieiite il
conte Ludovico, il che ebbe luogo sul]' entrar del nuovo anno 1537.
E però il De Medici già ai 15 gennaio annunziava che, essendo
avvenuta la condanna, non tai'derehbo a pubblicare una taglia sul
Bangone. D'altra parte da Roma colnn]ettevasi all'Ivrea (li processare come falsi i testimoni. che il conte Ludovico aveva presentato a sua difesa (2). E tuttavia costui ancora sullo scorcio del gennaio niostravasi animato da noi ella speranza e ingrossava sempre,
dandogliene forse occasione i] passaggio di alcune truppe impeuahi (3).
(1) lettere del capitano Alessandro Tominasoni di Terni al Iui'nlcnt, del
19 dicembre 1536, da l'arma di Ludovico Rs ugone al vescovo d' Ivrea in
copia] dei 22 e 27 dicembre, da Rcccahianca; del conte Guido al vescovo (l'Ivrea
dei BO dicembre 1336, da Pinerulo. IbM. - Pare che al Marchese del Vasto
siano state fatte rimostran'ìe, perebè in una sua lettera 1 in copia I all Ivrea
del 15 gennaio 1537, dichiara di non volerne più sapere di quella qtOstione,
poichè si vele n'al giudicato. Egli aveva cercato di far da mediatore.
2) E notevole il fatto che neanche 1' Ivrea potè sottrarsi al sospetto che
in qualche mdo favori-se il .Rangone. Ecco diletti che cosa egli scriveva al
Ricalcato in data 7 febbraio 1337: « Mando a Y. S. qui alligata la condannat ione et processo, che ho fatto contro alli testimoni falsarij del Conte lud'
Raìigcne, per vigor della comissione datami dall' 111. 0 S.°' senatore di Roma
al quale prego li faccia consignare. E a questo può V. S. cognoscere s' io
tengo la protectione del conte predecto se non quanto convene a l'honore et
servitio (li S. B». Ibi,L
(3) Lettere del protonotario De Medici dcl I e 5 febbraio 1537 al Ricalcato, da l'arma Ibid.
I.)
PI
Isp
A tal punto era la quis . ione quando Pier Litigi Faruese fu
ituninato Gonfaloniere e Capitano Generale di Santa Chiesa.
Sarebbe andar troppo lungi dal vero suppone che la impresa
di liocabianea deterininasso questa nomina. Ala che il desiderio
di togliersi quel pruno dagli occhi conorresse almeno a farla
aieLtaie, uil pare sia dimostrato dall' insieme degli avvenimenti
(li questa epoca. Del resto già da tempo Pier Luigi aspirava a
quell' ufficio, riguai'daridolo forse carne scala a dignità fitaggicii.
e per ottenerlo aveva cercato di in ti uire in tutti i modi sull'animo
dei papa. Così al Guidiccioni, nunzio in Ispagita, quando già la
nomina aveva avuto luogo tua da lui era ancora ignorata, scriveva al papa (la Valladolid ai 27 febbraio 1337 : « ilicordo a
\nstra Santità clic non tardi 1 iut a dare il bastone al signor Pier
Luigi, acciò clic non stia senza titulo cnoratissino, fino a tanto
se li provveda qualcosa ; e questi tempi che corrono, e la venuta.
del tur-o par pure che necessarianiente ]o righi&gghino » (1.
E lo stesso Carlo V, sia he desiderasse vedere soclisfatto in
qualche molo 1' ambizioso figi italo del papa, sia t:iie vi si las::ias:e
indurre dalle insnuazioni (lei Guitli.cioni,
O
di altri, aveva con-
fortato Paolo 111 a intn:lare Pier Luigi nelle prol,incie parmigialia
e piacentina, per ridurre il paeso alla quiete (2).
I documenti non ti dicono la data precisa (iella nom i na di
Pier Lui gi a GonfL
aloniere.' A!YÙ fissolla al principio di telihiaio
1) hovtNNI (Juiit'ciui. O p. cit., I, pag. 115 - Il cardinale }'arneso
fece innalzare a Cajirarola un pala zzo, orlo fo di pitture, elle. iUut rano molti
fatti pubblici. Tra gli altri dipinti va notato quello rappn'seutant l'itr luigi
F'arnes, che r i ceve il bacI arie del cittatido. Voli: Vauai. Le Vite dei piì
eccellenti Pittori etc., nell' edizione iiiilanc»e dei Classici, il 'l'oinu Xlii a
pag. :11:3.
19i Veli : (ollcctionc i/e docisincit/s jijiI/j sui' i' llictuire de Fin nec.
I se. 11. 494, citato dal .nchini
Il
in nota a una lettera 10 novembre 153t
del (i uidiccjuui al Ilicalcato. Ol). cit., 11, 64.
- 1 1 del 37, sulla scorta di una delle « Rivoluzioni » già ricordate (1).
in
E in verità essa non ebbe luogo più tardi del 2, perchè
questo
giorno il Ricalcato ne dava notizia al De Medici (2). Le lettere
di questo tempo ci attestano poi chiaramente la stretta relazione
di quel fatto colY impresa ili Roc.cabianca e quanta importanza vi
attrihuisero i ministri papali di quei paesi. Certo è sfacciata
adulazione la volata poetica di uno di essi, che scriveva « La
venuta di Sua Ex. I . aspettiamo come fano li Ebrei ci Messia (3).
Ma si avvicinava molto al vero chi invece scriveva : « Se aspetta
(011 desiderio lo 111 . 110 S. r e Pier Luigi, che darà compimento al
tutto » (4). E molto modesta e sensata era la risposta dei De
Nelici alla comunicazione della nomina e della prossima andata.
del Farnese a Piaerza. « Per tutti li respetti - scriveva egli
me pare che se debbia accelerare la venuta de lo ll1.'° S.r
Pierluise in qua , che sarà di gran sicurezza a questa cità in
questi tempi.... et desidero assai la sua venuta qua, quale darà
authoritù , et più celere ex t editione alle cose di L'occab. ra et con
li mille fanti che la scrive, artigliaria et monitione sufficiente
spero in Dio, che in lui o tre mesi, et farsi anchora più presto
ne vednremo il fine, anhora clic in queste cose di guerra non
se rossi dare determinata certezza (a). Da quei momento le
istanze dei ministri per affrettare 1 * andata del Farnese o le pregluere di mandano ben fornito di armi sono continue. certo
dunque che, come a Roma si riteneva necessario clic Pier Luigi
assumesse la direzione di quella impresa, così a Parma e a Piacenza si sperava di condurla a buon fine coli' opera sua.
Ma il nuovo Gonfaloniere non poteva mettersi in viaggio
tanto presto come si desiderava. Le condizioni politiche dell'Italia
(i) Veli pagina 4.
(2) Scrivendo ho liavuto la sua di ij, et me allegro molto, che lo
1ll.'" S.' Pier Luigi mio S.r habhi havuto quello grado che tanto tempo fa
meritava . Lettera del protonotario De Medici al Ricalcato, degli 8 febbraio
15:17, da Parma. ]Lts.c. nell' Archivio 1i Stato in Panna.
(:.h Lettera del capitano Alessandro Toniinasoni al Ricalcato, dci 23 febbraio 1537. IbM.
(4) Una lettera senza firma in data 28 fchbrai 1537. IbM.
5) lettera citata del protonotario De \JJiei al Ricalcato, degli 8 febbraio 1537. IbM.
- 14 in quel tempo si erano molo ingaburgliate per il mutamento
seguito a Firenze. I Fariiese miravano con occhio cupido alla
Toscana e vegliavano a trar vantaggio da ogni circostanza. Ed è
nolo che Pier Luigi, Subito dopo la ucuisione del duca Alessandro
l)e Medici , d' intesa con B. Valori , aveva tentato di impossessarsi della fortezza nuova di Pisa , corrompendone il castellano,
per mezzo di un suo cancelliere (1). 8e un viaggio i' gli stati
pontifici del Capitan. Generale (Iella Chiesa, accompagnato da buon
iiet-ho di milizie poteva giovare per trovarsi pronti a ogni evenienza
rispetto alla Tosana, la faccenda presentava titt.tas ia le sue diffiicoltà. D altra parte il papa e i suoi desideravano disporre le cose
in modo clic Pier Luigi ne uscisse con ogni onore. il suo doveva
essere come tiri viaggio trionfale per lo stato ecclesiastico, coronato (lail' abbassamento del più audace e pertinace vassallo , che
osava sfidare 1' autorità papale. Doveva metter ordine e quiete
nei vari paesi, ma anche abbagliare lo popolazioni, far rifulgere
la magnificenza e possanza di casa Farnese e circondarla di nuova
aureola (2), specialmente per quello dei suoi, al quale Paolo III,
cnie al prediletto, auspicava e., per quanto era in lui, preparava
alti destini. E forse si pensava. di spingere intanto il Hangone
agli estremi e ridurre Roccabianca in modo clic il compimento
dell' impresa non dovesse presentare gravi difficoltà , anzi aver
luogo subito dopo I' arrivo del Gonfaloniere.
La partenza di Pier Luigi da Roma fu fissata a dopo le
feste di Pasqua. 11 ritardo poteva essere ben giustificato dal fatto
1) 11. VAUI.OLII. Op. ciL. 111, 257. Confr. anche: L. A. Fsitai. (si,no
il' 1lei (luCa <li 1'ireu:e. Bologna, Zaiiicliclli, 1882. Pag. 19-20.
(2) Questa era la prp'1o11c costante di Paolo III, al quale pareva
elie i] figliuolo non facesse in ciò a ljastanza. Così nel poscritto di una lettera
411 Pier Luigi al Ricalcato dei 3 giugno 15:17, da Faenza, si legge . Manderò a V. S. la lista dei gentilliuumiiii clic tengo et conoscerà N. S. se la
servo fedelmente, et se posso tener pii gente senza mio gran danno . Svenuramente questa lista non uil è riuscito trovarla nel Carfr!/yio 1-'nrnse. Più tarli, al tempo dell' impresa di Caiiierino, il cardinal l'arnese scriveva
i i data 26 Iecem lire Ia M. Giulio
io 1 )e' Grandi:S. 8.` volo princip. lii
avverta 8. Ex. per inciterei come generale più a risico lei, clic niuno altro,
dovendo acquistarne o perpetua gloria, se 1 , impresa succede bene, o se al
'ontrario il contrario .Jfss. neW Archivio di Stato i',s l'armo.
- 1 che proprio allora egli era stato scelto a trattare della composizione (li certe controversie, esistenti tra il papa e il duca di
Ferrara Ercole 11, le quali per altro solo molto più tardi poterono
essere composte (1). Intanto il papa, per dare maggior lustro e
decoro al nuovo vessillifero della chiesa, gli donava la città di
Castro, pertinenza dello stato pontificio, risarcendo la Camera
Apostolica colla città (li Frascati. Quest' ultima aveva maggiore
(iella prima, ma Castro era contigua
importanza e rendeva di più della
ad altri possessi di Pier Luigi; e d' altra parte di lì a poco
Paolo UI la erigeva in ducato, donde il titolo di Duca di Castro,
col quale fu designato Pier Luigi sino al 134 (2).
(1) FR. M. Mo.a.t. Poesie rolqm'i e latine edile da P. A SERSS1. Bergamo, Lancellotti, 1747-34. Vol. III, pag. S 6 e segg.: lettera 36", datata da
Roma, la prima Domenica di Pasqua del 1537. AF'Fò , op. cit. pag. 22. -Su questa vertenza, oltre le notizie cl'e danno le lettere del Gciniccioi, op.
cit., 11. 150-161, esiste nei Garteqqio Farnesiano una lunga lettera dei 21
marzo di Antonio ilmeo. agente estense in Roma, all' arcivescovo di Milano
Ippolito d' Este, allora in corte di Francia. Il Romeo, informato l'Arcivescovo
delle pratiche fatte, soggiunge che Pier Luigi se ben partirà come dice
oli fare fatti li tre giorni di Pasqua, dice però che la cosa resterà in mano
teli Archinto '. Mons . Archinto era governatore di Berna, come si ricava
dalla stessa lettera. Però in altra lettera dei 3 aprile il Romeo scrive ancora:
Il Signor Pier Luigi, clic liavea detto (li voler partire domani, non parte
già . ma il suo secretario questa mattina mi ha detto , che non sa già il
1 uando di certo, ma che sa bene che S. Ex. partirà tosto tosto et andrà per
quelle terre de la chiesa et fino a Terracina .. Ms-e. nell' Archivio di Stato
di l'arino.
(2)
Nel concistorio passato... fu data una città clic si chiama Castro,
non molto buona ai S . Pier Luigi, eli' è de la chiesa di entrata di duecento
trenta scudi, ma vicina al suo stato, in ricompensa de che N. S. diede alla
cani. ap."' Frascato che dicono esser oli rendita de mille et duecento o. Lettera citata di Antonio Romeo del 21 marzo 1537. Ibid. - Di Frascati era
]rrna investito (i irolaino Estoutevitle. Veli MUIIATOHI, ad an. -- L' AFFO
op. cit., pag. 22, dice di aver visto Li bolla, che eresse Castro in ducato.
Parta la data del 19 maggio 15:37.
I
i
Sulla fine di aprile . o sul principio (li maggio partì finalmi q ite il Farnese da Emui. Aveva istruzioni (li riondtrrrc la
quiete nelle città, pacificando le fazioni, clic ancora si ammalitavano dei pomposi nomi di Guelfi e Ghibel]ini , ed esanimi re
Io staio delle fortificazioni per avvisare ai mezzi (li assiiirare il
paese da orni sorpresa, specialmente lungo Io coste, per i timori,
che si avevano dei turei. { lcumen ti non ci danno la indicazione esatta delle rorze rhu accompagnavano il Gonfalonici-e. Ala
testimonianze inilirei te ci assicurano clie erano ragmi rdcv oli I).
La sola sua guardia personale era composta di 21 tedeschi (2).
E lo accompagnavano persone esperte e pratiche dclV arte (Iella
fortificazioni. A ogni modo sappiamo che il Ricalcato, informando
il tooario De' Mcdiii della missione affidata al Gonfaloniere
rispetto a 110-cabiauca, annunziava che gli si sai-ebbero dati mille
fanti, artiglierie etc. (3).
Adinique ai primi di maggio lo ti-oviamo a Spoleto, (love
chiamava a sè Giovan Gaspare Argulo governatore (li (ascia per
([l!isl.ioni riguardanti la comunità cassialia (1). Quivi dal legata
di Perugia ebbe notizia di disordini segu:ti a Todi per una coni esa
tra i suoi soldati e i Todini. Ma egli non volle allora ingerirsi
nella faeenda e pregò il legato di provvedere di sua autoi-ià (5).
(i) A di 4 Utto [uiuiìo1, venne a Bologna td signore Piero Aluvixo.
(lola de impa Paulo terzo, e ve m- a hore 21 tra le 22, in lunedì, e andava
a Parma e Piazenza con as:1iina gente . JACOPO JìkI1ERl Diario italogncse, pubblicato a cura di OuNno Gcr.nuixi e C. Facci, neiMonumenti
istorici pertinenti alle provincie delIC J.tomagne - Bologna, 187. Pag. 20.
(2) Lettera di Pier luigi al Ricalcato, dei 26 giugno 1.537, da Piacenza.
J[ss. nell Arch. di Stato in Parma.
(3) lettera citata del De' Medici al Ricalcato degli 8 febbraio 1537, da
Parma, Ibùl.
(4) l.Ilcra di (iov. (aspaia A rgulu al Ricalcato dei IO Iniggio 1537, da
('ascia. 1(01.
(5 Lettere del carilinal Grìmano legati al Ricalcato dei 10 e 25 maggio
1537, mia Perugia. 1/mi.
- 17
Evidenteluelite verso gli spoletini il Gonfaloniere vuleva essere, o
almeno mostrarsi piuttosto benevolo , perchè , anche riguardo a
una seria vertenza fra Spoletini e Cassiani, pregò 1 Argulo (li
soprassedere a trattarla sino a che egli fosse partito (1). Ma da
Foligiio mandò a Roma Pier Antonio Torello suo uditore perché
intorno a. quella quistiotie sentisse il porerc e pigliasse gli ordini
diretti del papa. La risposta fu che i castelli, intorno a cui si
contendeva, venissero consegnati all'Argu]o, che li errebbe a nome
della Chiesa, senza las iarvi entrare nè eassinni nè loro dipendetiti. Per certo sacco poi, fatto a danno di quei del Poggio, mi
commissario speciale esaminerebbe la quislionc per mettere in
chiaro , se erasi proceduto , o no , secondo giustizia. Pier Luigi
coni unicò tutto all' Argulo e agli Spo]eini, e questi non si opposero alla consegna prescritta, avendo avuto fede dal Conibloniere
che gli ordini papali verrebbero eseguiti puntualmente. Ma, partito
Pier Luigi alla volta delle Marlìe, i' Am'gulo introdusse nel castello
ili Terni i fuorusciti dipendenti e amici dei Cassiani, di modo clic
i partigiani degli Spoletini ne uscirono , per timore non avesse a
capitar loro conie agli uomini del Poggio. Alla nuova di questi
tatti il Farnese scrisse a Roma con molto risentimento. Di
questo - diceva - io sento il maggior dispiacere (lei mondo
conciò sia cle io 1a1jli, preo questo ccssui,fo per lerai fh.su'idio (t
per realeìe f)eniro1i quei popoli da quali ili ogni
fortuna si può sperare coinmodo, et utilità et hora ne se gua il
.uaSJ"
(J
contrario, et io venga mancando in questo modo. per colpa duin
ministro , che attende solo all' interessi suoi , della fede mia , la
quale mi è mo improverata da quelli di Spoleto, clic si doglianno
ragionevolmenl.e in tal caso di me , et
11011 d' altri , poiché ad
instautia mia si sono contenlat.i (li quanto si è fatto , et paterio
Imora contra la promissione fattali da me che non li si J ossera (2). E insistè perchè si restituisse tutto nello stato di prima.
Ma ignoriamo qua] fine ebbe poi la quistione.
(1) « L' 111.'" S. P. Loyi ha voluto eli' io sopraseda procedere contra
spoletini fin che sua ex.' il era presente Ilì ». Lettera di Ciov. (Jaspare Arru1n
al Ricalcato dei 17 maggio 15:7, da Cascia. Thid.
(2) Lettera di Pier Luigi Farnese al licolcat .:1ei2 r 00 ?] giugno
1537. IbW.
- 15 Verso il 20 di maggio giunse il Fainese ad Ancona e vi
fu accolto con feste e molto onorato. A iloma, dove si era molto
in pensiero per quella città Pier Luigi aveva avuto ordine di
studiar bene ogni cosa e proporre o anche prendere i provvedimenti, che stimasse necessari. Egli 'vi si trattenne alcuni giorni
visitandola insieme col governatore Stefano Colonna e ne acquistò
la convinzione che bisognasse fornirla di milizia e di artiglierie.
Pertanto mandò un suo uomo di fiducia a Ferrara per cavarne
artiglierie, e nello stesso tempo pensò di far raccogliere e fondere
« rame et campane inutili clic per la provincia se trovassero a
Ma più che in questa provvisione, che egli stimava* loaga et
debile . il C&onna sperava iella proposta di assoldare altri 400
fanti, fatta a Bonia dal Gonfaloniere per suo suggerimento (1).
11 papa diede ordini che sodisfecero pienamente Pier Luigi (2). il
quale intanto ave- a già ottenuto dal duca di Ferrara il prestito di alcune artiglierie, di cui il Ricalcato gli aveva fatto
grande istanza. Esse giunsero ad Ancona nel giugno. Ma è
notevole clic 1' Estense non volle accettare nessuna sicurtà da
parte della Cartiera Apostolica, ma richiese una obbligazione per
iscritto da Pier Luigi (l).
Et se S S,' se resoiverà clic si faccino li quattro cento fanti (letti,
(1)
del
S.°
Pier Luigi tassa qui per tal conto doi sei homiiii che haveranno
I' e.
la cura (li far (lette genti . Lettera di Stefano Colonna al Ricalcato dei
24 maggio 1537, da Ancona. Ibid. - Non mi pare fuor di posto riferir qui
un passo della lettera, che Claudio da Corte, ingegnere incaricato di far
eseguire i lavori ordinati per il porto d' Ancona, scriveva al Ricalcato ai 12
giugno 1537 Sto zallà de sto chapitauio fin so sta a Berna ma desfatto una
barcha portava ci tererio se evachuava nel porto dicenilo: Volea far fuoco per
alegrezza del 5,r P.' aluixe ne sa visto fuoco ne barelia chorne sano tuto ci
porto noti mi par le robe de la cliarnara vadano a sto modo . Ibid.
lbid.
(2) Lettera di Pier Luigi al Ricalcato dei 3 giugno 1537, ila Faenza.
..
Horhora
è
gionto
il
Galletto
tMous
G.B.
Galletti
era
tesoriere
di
(3)
Romagna] da Ferrara, et per quanto egli mi dice, et 1' liuomo mio mi scrive,
il Puca si ò risoluto a prestar due cannoni, et quattro falconetti, ma non
pare clic sua ex. si contenti di pigliare in sicurtà il Galletto, ma pare che
vogli più tosto ira scritto da me, sotto pretesto ch'ella presti tale artigliaria a
me, et non alla Camera, quantunque il medesimo huomo mio un avvisi di
bavere per inteso questo da quelli secretarij, non già dalla bocca di sua Ex.
J&Ù1.
Lettera di Pier Lui g i al 1icaicitto, dei 2 giugno 1537, da Ravenna.
- 19
Dopo aver provveduto in tal modo alle cose pubbliche, ma
nulla conchiuso per la pacificazione delle inimicizie private, il Gonfaloniere partiva da Ancona ai 25 di maggio alle ore sette per
recarsi a Fano dove giunse lo stesso giorno. E « montando a
cavallo » scriveva esser bene « quelli anconitani tenergli lochio
ulosso per essere il loco importante, ma ancora e bene non desperargli(1).
A Fano rimase Pier Luigi alcuni giorni (2), « servito sempre
da' Magistrati, e trattato a spese pubbliche nel Palazzo Priorale
4-ella sua nobile comitiva, dove era tra' primi Officiali il Conte
di Pitigliano della casa Orsini » (3). Ma sventuratamente nel
(trkqqio 1irnese non si trova alcun documento riguardante la
sua, dimora in quella città, salvo iiiia lettera del governatore al
Ricalcato dei 4 giugno successivo, nella quale , dopo le lodi per
(luCi che il Faruese operò durante il suo soggiorno a Fano , si
legge: Per i' altre mie dissi a V. S. eh' havendo tutto quest' anno travagliato per condur la pace tra questi arrabbiati parciali
ut trovandomi ba y er già levato la maggior parte delle difficoltà
ho v' erano occure.nclo la venuta dello I11. m0 S. 01 Pier Luigi mi
i't parso che sia conveniente dare quest' holior a Sua Eco. ch'essi
partiali ritornino alla pristina benvoleutia col meggio et auttorità
ili sua Eccell.a cosa eh' io penso non possi farce che non sia, (li
tacer grande per più rispetti a sua S. » (4).
(li Lettera di Pier Luigi al Ricalcato dei 2) maggio 1537. da Ancona.
ILOL
2)llora si trova [ Pier Luigi ] in Fano, dove arrivò lieri et domane
aspetta qui con multa iubulatione di questo popolo . Lettera dell uditore
) icolò Farfiro al Ricalcato dei 26 Illaggio 1537, (la Riiiiini, Ilid.
(3) P. M. ÀMItNI. Delle _ÌIr mode storiche della ci/IS di Faao Fan.
T,;nardi, 1751. Vol. Il, 14K
4) Lettera del Governatore di l'ano al Ricalcato dei 4 gingwé 153, da
-a1Les. nell' 1cclfeio di Slalo in Perno.
20 -
\7'
i fama clic Pier Luigi Famose, durante il suo soggiorno a
Fano, abbia commesso un turpe delitto sulla persona (lei Vee vo
eletto di quella iittù , Cosimo ( lieri pistoiese, giovino veni iqual renne,
bello della persona, d'animo purissimo e molto noto e caro ai
migliori uomini di quel tempo per la non comune dottrina e la
santità della vita. Il fatto e le circostanze, in cui sarebbe accaduto, sono note anche troppo, più che per la narrazione di coloro
che prima
IIO
discorsero, 1r la eonunovcrtte eloquenza, di cui va
adorna la narrazione del Botta (1).
I nemici e denigratori dei Fai ncse non avevano, in verità
tardato a trar vantaggio da quella voce, per sferzare il pontefice
e i suoi parenti. E Pa quino, alla sua volta, aveva subito dato
la mano agli avversari po l itici di Paolo III, quali furono seiii re
gli SpagnuoH, non ostante la parentela dell' imperatore coi l'arrese
e le momentanee alleanze e le esteriori manifestazioni (li b:on
accordo (2). Intanto il racconto particolareggiato di Benedetto Var li i,
(l) C,tIlLo BOTTA. ,Storia il' ltuiur co,nurrta da quella (1(1 Guieiur.
lini, etc. Libro lerzo. Dell'edizione torinese, Lui Arnaldi, pagg 255•60.
(1) Tra le Pasquinate oscene si può ricordare, oltre quella intitolata
AESQUILLUS P. EpltolO de morte J'iali III Pont. Max, deq'se iis quoe e
pot nlorteìn eius or ' ideruol. Plncentia. 1.549 l'altra, forse coiìtemparanea
al viaggio di cui discorrinino, (-)te il dott. Einibo Costa pubblicò nella lasSEGNA EMILIANA (I, 35. Modena,) di su il codice N.1' 108 della Bi1,1 I a Parmense (il quale 1)1 altro non è dell'lifò, ma di Pietro Catpiìi'.
Essa comincia con questi versi:
M - Dimmi. Pasiuinnon laner unTgogna
Dono O' ': gi10 a ,tami questi Ossi
Il hugiron stroppiats Per Lo'si
Da lo podage. il canoro e la rogna?
P. - Egli o andato a 5000r la snmpngna
EI. far fracasso de ... . bologiiuni, ole.,
i continua di questo lasso con un crescendo inarariglioso. Trovo poi Dello
stesso codice, al fuI. 65 t.°, i seguenti versi, attribuiti l 'l'ansillo:
- 21 ancora 1' opera sua fosse stata messa a stampa, era raccolto e riassunto dal Timno e dal Belcaro nel sobrio ed elegante latino
delle loro storie (1). Venute poi alla luce, nel 1688 (2) l'orazione
contro Pietro Paolo Vergerio, vescovo di Capodistria. attribuita a
l)efleIIè 11011
E 'I primo uomo che snrl si alliuro
Che penserà trattarmi da l'orina)
In rubarmi un susine, un fico, un pero
lo lo preghiera a Dio che inc.ippi io mano
Allora allora di quel cavalioro
Che
al yo,ioyo di Fano.
...........
Tra le politiche ha un certo valore il « Dialogo tra l'anima di Pierluigi
Farnrse Poca di Parma o Piacenza e Caronte nel passar li barca di queota
all'altra vita. Iiomae. apuil Paroc]iranurn in foro bulgenoi anno 1549. Pauli Iii
Quinto declIno. Sub correctione », scritto a imitazione iii Luciano e molto
1 iIìii. in copie manoscritte. La I'ariiiense ne possiede un esemplare cod.
un' altro mi fu favorito dal dott. Costa, che (li cuore ringrazio. Ma
Il000UhfO, ilii pare, ha notato che esso è la traduzione, 11011 sempre fedele, (li
un lavoro spagnuolo, intitolato o D0 ,4IlhjhlTnlro DE \Tcvi,oza: EI J)id.
i .0/re cotte Cuionfe ,j ci A iiinia de l'a/co Lai l"rah'oesi,,, ìi ijo del l'opti
l'urti,, III. Madrid, 1ivaiiar1evra 1 X 55 ». L' originale ojragnuolo fu ernIposto
iii U>17, ornino dopo 1' uccisione ili Pier Luigi. Ecco i p:ui nove si accenna
al vescovo (li Fano. 1: Antcs, seguii me dijo un ohispo, lilozo de liucu gesto,
que tù iìrartirizaste ilinibOlicamente pocos nrflos hni o (p. 31, lI No sabee que
est.i alla ci poirre obispo de Fino? (Lu. 5). III Estos soli los cardenalcs que
atosigaste, v ci obispo de Fallo que tati torperrlente martirizaste ip. òi.
I) I A. Tiirii. JIìriiirurrr,,e sui tenrfpurio etc., A rtrr'l/on(re , 1620.
ve questo Autore nel libro I V Quelli (Pier Lui gi) al ioq ni sua vit ia 00111 111(1
inViSUlli reddeliallt, recenti arlhi'c Cosmi Geni episcopi Faventini i qucst' erro re è ripetuto i o tutte lo edizioni) in cm cia, q 110111 primo fr usI ra bialiri i ti io
teiitatuiu, ad extrelnulll, specie colloquii, uI uer'retius cuhiculuni sevocatuin,
c'pc servorulu, quain lilrct reo I teut011i, per VIIIE coihupresoerat ; unie i] le ex llloCrore animi paolo post tieccssit. (TOIflO i, pag. i:iO(. Vedi ulIcile F. Bel.C.IILS.
1/erri III !JOIlr torturi Corri ihleri t' reti et e, pubbl icati, ti' ,rru ia morte dcli' A UI ore,
III prima volta a Lione nel 1625. 11 l3unlcaro accoglie anche la versione del
veleno, SCI'LVeIilO -.aiij ne de vi silo faeta apiri Csareni quereretur, vene no
SUIJLLLI1I11 produnt. [Lib. 25, N' 4, a pag. 7115.
(2) MENAGO. Arrti-llrnil/et, de. Pari,, 168. Ti Menage ebbe dal Magliabechi una copia dell' orazione dall' autografo , clic è al N.° 61 , ci. XXXIV
dei Ms. i\Jagliahechiaui. Vedi Bav'r.. f.)iet/orunaire /iistOriqrw, lettera V,
IlotiL K ['Folti--) IV, pag. 415 della 5.' edizione, Anlisterdam etc., MDCCXL].
\ ciii nincIle : L. A. FRIiAI. Dello 8'tppoete C(hlIlflflia i/ei Veryerio contro
il Duca di Castro, Arch. Stor. per Trieste Istria e Trentino. Anno 188-2),
a pa g . 3 dell'edizione separata.
- 22 Monsignor della Casa, e nel 1721 la prima edizione della Slori'i
Fioreu(ina del Varchi, colla falsa data di Colonia (fl, si accese una
polemica lunga e aspra, prolungatasi dopo sino quasi ai nostri giorni.
Gli eruditi si divisero in due schiere: da una parte quelli che ritennero
vero il fitto (2) dall' altra quelli che lo dichiararono una calunnia (3). Così, per dare un esempio, mentre Apostolo Zeno, premesso
che avrebbe voluto « che di quella turpe ed infame azione di
Pier Luigi, o vera o falsa clic fosse, non si fosse mai fa t.t.a parola » e che egli non ci credeva, soggiunge: facile, clic que'
due Tstoriei Fiorentini ( Varchi e Segni) siensi lasciati trarre a
metterlo in carta, per far la corte al Duca Cosimo ]or Signore
che cia nemico capitah.simu del Farnese » (4), le J\T orcl/e lei/e-
rarii' ,6orenlwe, riportando il giudizio primo del Tiraboschi (VIE,
11. 2G3),, parlano (li « clii velle in Roma nel 17213 un antica
copia della Bolla di Paolo III assolutoria di Pìer Luigi, ed un
(1) li VARChI. Op. ciL pag. V. -- Tra,uoscrii. Sto? ie della Letteratura
VII. 11, 261. - la Storia del Szosi vile la luce nel 1713 colla
falsa ,lata d' Augusta.
(2) Cfr., oltre i citati Vciri, Srei (liL. XI). Tallo, BELCAL0 e BOTTA, prin
ciInalrueute: I. G. SI'hIrLonerr .Apoloyw pro P. P. Verqerio cpi.copo instinono vl,ai Toan ue,ìi C'oso si Ore!, iejn-oiopu in beneven tanu in. Ulrnae et
ilenimirigae, MDC('l.X, a Ao koeni1rrtes Francofurti et 1.ipsiae, 172;
Kovri.i.c LEITrnASrc FIORENTINE (anno 177, coi. 806 .7); I. AriO, Op. cit..
pa g. 2 1 e segg. - Si può aggiungere il Tirranosciri , il quale , mentre nel
'l'orni, VII, 11, 263, pubblicato nell'anno 1778, seguendo il POGGIALI, Si pronunziava contro il racconto lei Varchi, nelle ggiunte e correzioni, che forurano il 'I'oiiio IX, pubblicate nel I 7 . 1, a pag. 167 ecriise : « Il ch. I'adr'
All'o mi ira avvertito, che pe' documenti da lui veduti, l'eccesso comm(,,s..
(la Pier Luigi Farnese sulla persona del vescovo di Fano sembra a lui che
debba ammettersi come certo e.
(3) Cfr POGGIALI Op. cit., IX, 228-O; P. Al. AMrar, Op. cit., Il, 149-ii0,
1). M. Maxr, ().sservaioni stori"l,e sopra i s/cilli antichi (lei secoli bussi,
Firenze, 1740, Tomo VIII, sigillo III, pag. 86-90 A. M. QI:rnrNl, nell
Epiatolae , 11. Poir, Tlrixiae, 1841 57, a pag. CXXIV dei voi. Il ; APOSTOLO
ZEN0, Lettere, Venezia, 1852, nella lettera 13 gennaio 1744 (more veneto,
ossia 1745) al cardii,ai Quirino a Brescia, vol. 111, pag. 296; Monani .Jfonu,nenti (li varia letterotaru tratti dai Mairo.seritti (li ][onsijnor Lcrjovic-&,
BECcaDELLI A i'civescoro di .Jtuyu.s'. Bologna. 17971804. Vol. I, pag. 192 e
segg.
(4) A. ZENO, Op. cit, lettera citata.
ThIIU,h?O,
diario del tempo di detto Pontefice . in cui veniva lungamente
narrato il fatto , ed il rumore che risvegliò nel pubblico » (1).
Un mezzo secolo fa, Lelio Arbib, nella sua edizione del Varchi,
risollevò la quistione , sii ierandosi a favore del Fariiese (2) ; e
poco dopo Luciano Scaraiclii pubblicò un documento dell'Archivio
Mediceo , riguardante iiiia tentata violenza di Pier Luigi sulla
persona di un servitore del cardimi di Ferrara ( Salviati ), come
schiarmeiito e cemento di un passo della Storia medita di Pietro
Nores intorno alla guerra di Paolo IV contro gli Spagnuoii (3).
Vi accennò anche il compianto Aniadio ilonchini nel 1877 (4). E
finalmente la rimise in onore nel 1882 il lì. professore L. A.
Ferrai ().
Il 1onchiui, ricercando la ra g ione per eni Monsignor Anibrogio Ricalcato, segretario intimo di Paolo TI!, dopo aver goduto
alcuni anni IL piena fiducia e confidenza del papa e trattato gli
affari più delicati e gelosi della Segreteria Apostolica e di casa
Fainese, a un tratto sulla fine del '37 fosse carcerato, processato
e più tardi lasciato morire quasi nella miseria , sospettava che
ciò potesse essere accaduto per aver il Ricalcato comunicato al
Verrio ciò che a lui doveva certo esser noto del fatto di Fano.
E in merito del fatto stesso, iencliè non si (li hiiarasse esplicitaniente, lasciava intendere d'essere. più propenso ad ainmetter1
come veto che non a respingerlo come falso (6).
(1) N0v:LLe LETI EnAIII Fioitvs'ria, loc. cit.
(2) Ta edizione deir Ansi fu pubblicata negli anni 1548-44 e le sue
osservazioni sono in iuta a! libro XVI (vo]. III, pag. 377-97). 1! MILANioo,
nella edizi ne già citata. io sogni in tutto, corrette alcun inesattezze (voi. 111,
pag. 271.73).
(:3) Aicuivio TOIJC0 ITaLIANO, Serie I. Torno XII , pa g . 263, in nota
(Firenze, 1847 ). li documento fa parte del « Carteggio di Pier Francesco
Riccio, filza I, inserto 1540 ».
(4) A T1.ON('IIINI. 310 eijnor .(ÌlbrogiO Ri(OlClTtO. Negli « Atti e Memorie delle 1)11. Deputazioni (li storia latria per le provincie dell'Emilia o
Nuova serie, 11, 60-79. Modena, Vinceuzi, 1877.
(5) L. A. FEIRr. De/lo sopporta ccili.nuio etc., già citata.
(6) In una nota a pag. 75 dell'op. cit., il Ronchitii riporta il seguente
passo d'una lettera lei Governatore di Fano al Ricalcato dei 25 settembre 1537
(un giorno dopo la morte del vescovo (fieri) : « Non mancherò di favorire
- 24 11 prof. l'errai ignorò il lavoro del Roncliini e la pubblicazione dello Searabelli. Ma rinvenne anch' egli il documento, prodotto da quest'ultimo, e inoltre un raro opuscolo, ignoto ai piti
accurati catalighi delle opere vergeriane, esistente « nella rica
collezione di opere di polemica religiosa, che il Conte Luigi Cuicciardini ha donato alla Biblioteca Nazionale di Firenze » (1). In
questo opuscolo il Vergerio , non solo si difende (la altre accuse,
rivoltegli dai cortigiani papali, ma anche da quella (li aver diffusa
la notizia del fatto di Fano ; e , dopo aver affermato di averne
parlato una sola volta in un libro noto, ma non pubblicato, ripete
]a narrazione. La quale è notevole
PCI'
il particolare clic forse il Oberi
morì tre giorni dopo il fatto di veleno, nani, n acerbissimo suo
(lolore w/»rudLitfer effn//rerat. se Oli caesarcm iturum con j uc.Iuìu (le taiu atroci iioria (2). 1) altra parte nell' orazione
attribuita al Della Casa, composta piolaliltiìeiite verso il 1550.
A anunette che /?i/nila illa era nota a tutti, e il Vergerio vieti
rimproverato, non di averla inventata . nia clic egli solo abbia
osato seriverne (3). Quanto poi al doimiiiento nuovo . pubblicato
dal l'errai dopo lo carabelli, esso è una lettera di Marco Bracci,
cancelliere (li Giovanni dcli Anteh!a allora oratore fiorentino a
Roma, a Ugolino Grifoni. Iii esso si legge clic il servitore del
cardinal (li Ferrara, da Pier Luigi perseguitato
PCI
turpi fui,
« liavendo ancora la caccia drieto, l:rese per expediemite liii presto
CUM ogni lui ust ca qui1a fato egli i Ilel Ieve Lei] o Vescovo morto, il quale
certo era tanto da bene che m' Jiaeeu preso et /ejuto a suo modo et tanto
più volontieri firS il de sopra, quanto clic cognosco servire alla S. V. et al
Reverendissimo Ci,ntarini. i'sIcser Alessandro, presente ostensore, è iimlto bene
infornioto di queste cose di Fao però, accailenilo, si potrà ragguagliare da
lui compitamente ». Il Ioucliini suppone clic questo in
fosse
mandato a Roma al Ricalcato per informarlo a voce del fatto. Ma par
strano che un segretario intinto del papa lasciasse passar quattro mesi prima
di fare un passo tanto semplice, qual era quello di chiedere infurmazioni, per
così dire, autentiche ; e più strano ancora che il iloncltini, in quella frasi,
comune nel cinquecento e di ovvio senso, veda quasi una alihoniinevole allusione
(1) L. A Fsitieai. Op. cit., pag. 5.
(2) ibid., pag. G.
(3) G. Dm.i.A CASA. Ojicrc. Ediz., cit., TV, 233.
ha
-
-
voler morire di cascata (saltò a terra (la una finestra ) che
come
li vescoro (li Fano » ( 1). Posto ciò il Ferrai comhiude:
che il Vergerio , non che calunniare , raccontò cose note ; C il
Varchi potè raccogliere anche i piccoli particolari dagli anici suoi
Francesco Campana e Ugolino Grifoni, segretari del Duca Cosimo,
quali erano esattainvnte informati (li tutto quello clic si facesse,
o dicesse nella Corte di iloina (2).
VI.
A dire il vero qtiistioni ili tal natura se danno molto tuo
la torcere agli studiosi , lasciano tuttavia sempre aperto F adito
alle sorprese, che può produrre un qualche nuovo documento. Però
chiedo venia al benevolo lettore, se mi fermo ancora un tantino
su questo argomento.
Anzi tutto, messe da parte la storiella de] veleno, inventata
(li sana pianta dal Vergerio, e quella della bolla che nessuno ha
mai mostrata , o saputo dire dove si trovi , non credo sostenibile
la ipotesi (1cl Ronchiini, almeno rispetto al vescovo gins1inoulitano , perchè , se così fosse , non si s1ieg11erebho come la Corte
Romana continuasse a favorire e adoperare quel prelato , anche
dopo la disgrazia del Ricalcato. l'cr quel che riguarda FAN), la
cui opera vide la luce molti anni dopo la sua morte, nel 18221,
va notato che egli non sempre è stato della stessa opinicue. Così,
mentre nella Vita del Farnese, che si legge a stampa, tuona con
grande indegiìazioue contro lier Luigi e ai-coglie in tutto e rincalza con nuovi argomenti i] racconto del Varchi, nella prima
redazione di essa aveva scritto: « lo non sarò così ardito che
voglia decidere intorno a questo punito dell' acciduto in Fano ».
E poi, discorso della pretesa bolla di assoluzione e (lei vizi di
(1) ARcuIvo STORICO ITALIANO, loc, cit. - L. A. l'ERRAI. Della s111)jOta
c(ltnnza etc., pag, 12. - Ho sottolineate le ultime parule per richiamarvi
sopra I' attenzione.
1 L. A. l'ERRAI. Op . cit., pag. 11.13.
Pier Luigi, continuava con queste parole: « Ciò clic più giova a
liberai non giù 21cr Luigi, ma quelF ottimo e piissimo Vescovo
dal vergognoso ed infame sacrilego attentato che contro (li lui si
pretende usato si è il dire che Pier Luigi fosse allora molto mal
concio ed infermo come prova 1)01 1' Aniiani stesso, dal che certo
appare che non doveva aver forza di adempiere 1' empio suo disegno » (1). Che cosa indusse 1' Atìò ad accogliere la versione
conf rana, senza sussidio (li nuovi documenti, e a ogni modo senza
nemmeno indicarli ? Si ignora (2).
Ma veniamo più laiticolaiimtemìte al fatto.
Prima d' ogni altro è manifestamente errata la data 23 giugno, che tutti, sull'autorità dcli' A miani, hanno accettata. i docuininti, che ho già citati, e gli altri, (ho produrrò, mettono in
sodo che Pier Luigi giunse a Fano il 23 maggio e non i rimase
oltre il 27 del mese stesso (3).
(1) Cod. 1058 del i'i[s della Partneiis', fuI. 64. - Un altro esempio.
L. Searabelli, in nota alla pagina 7 della sua memoria: L' ultima DILcea d
Pier Luiì l'arnese, riporta di su il col. 128 della Parmense un passo duna
lettera, che I' Atrò scriveva ai 20 gennaio 1777 al l'amlrc A. Mazza, del tenor
seguente: « S'io dovessi decidere com'io la sento propenderei più al Varchi che
ad ogni altro, tanto più elie sento dallo sua aver tenuto lo stesso anche
Tuano ». Ebbene nellii stesso tempo l'Affò assicurava il Morandi (op. cit., 1139) essersi persuaso miei contrario per le ragioni da lui mdlotteg1i.
(2) Forse 1' AWÒ fondassi sopra un u Inventario (le scritture nuove seilicitate et raccolte da Sebastiano (andulfo sino a questo li 25 d'a gosto 1541 »
esistente nella busta 1840-45 del « Carteggio di Pier Luigi Farnese » dell' Archivio di Stato in l'arma. In quel l' inventano si r. gistra al iN.° 1 « La
bella concistoriale dell' assolut.* generale del Luca e e al N.'m IV « La bolla per
I l asslnt.° (lei Duca per certa quantità di sale forimstiero venduto nel SUO
stato, et per ogu' altro eccesso ». Ora l'elenco ù in ordine cronolgico rigorosu, e, mentre al 11 e III poeta si registrano cose evidentemente anteriori al
viaggio di Pier Luigi qual Gonfaloniere, il IV numero pare che non riguardi
neanche esso fatti posteriori a quel viaggio. A ogni modo poi si tratterebbe
sempre di una prova negativa e, mancandi la b ila, ognuno nella parola ' eccesso
può leggere quei clic più gli aggrada. Veli anche AFrÒ. Op. eit , pag. 20.
3; Vedi a pag. 19. - È evidente quindi che il ltonchini mal si appose
aHerniando che Pier Luigi conobbe a Parma nel maggio Bernardino da Torchiara (letto il • 'l'oreliiarino •, del quale disegnò subito valersi in non lontane occorrenze. Cfr. A. RONCIFINI li 'ioiehiarino deo Parma, negli s Atti e
Memorie delle RR. Deputazioni di Storia patria per le provincie Modenesi e
Parinensi e. Modena, Vinenzi, 185. Vol lIr, pag. 474.
-
•
i .-,--.-.---
-
*
- 27 ili pare poi che non siansi tenute nel conto che meritano.
e le notizie sullo stato di salute del Farnese, o quelle riguardanti
il Gheri, che si possono raccogliere dalle sue lettere. Da documenti
del tempo si rileva che Pier Luigi, partitosi da Ancona col disegno di tirar diritto sino a Cattolica, fu sorpreso da podagra a
Sinigaglia e a stenio potè trascinarsi sino a l'ano, donde si partì
non ancora guarito, per le continue Ineniule, che gli giuiigevan
da Parma e, da Piacenza (1). li' altra parte il Olieri clic rnoiì
il 21 settembre, scrivendo al Beccadeìli in data 20 agosto dichiara esplicitamente essere stato con Pirr Luigi la prima volta
che il Gonfaloniere passò rei Fano diretto in Lonibaidia. 2).
Adunque, se il fatto avvemie, dovè aver luogo tra il 23 e il 27
maggio. Ora ai 2 giugno , quando cioè , se il delitto fosse stato
realmente commesso, il vescovo di Fano avrebbe dovuto sentii-si
fisicamente e moralmente ancora sconvolto, egli scriveva all'amict
I3eccadelli una lunghissima lettera, piena di brio, (li arguzie e di
inotti arg uti, nella quale, dopo aver discorso di molteplici affari,
pi g liava commiato colle seguenti parole: « Questa sera, et a quest'ora
s'inviò la fanteria ]iostra (la sua famiglia) a Brettine. Domani gli
anderà il capitano ( cioè il Gheri stesso). Spero clic, gli bareremo
piacevole stanze. 1)a poi che non vi ho isto , non ebbi inni più
et
de nfi a/ii
causa de Scrivervi assai de rebus m
iì liu,-ihus
rv'bu., di quel che uova ho. Ma io spero di havervi presto a vedere, et satisfai'e non solo al desiderio, ma auco al bisogno mio
di parlare con voi » (a). E in altra lettera del G luglio. dopo aver
confortato 1' amico, dichiarando clic non bisogna perire nè disperai-si , ma g . dersi in questo exilio (la terra) quella speranza
la quale è non solo ottima mezzana a farci vivere qui , ma allchota sicurissima guida a ricondurt-i alla Patria » (il cielo), sog
giunge: La stanza di Brettine ci riesce ogni dì meglio , aucorachè io non la possa godere , come sarebbe mio desiderio , che
tratto ti-atto sono rivocato a Fano da queste cure. Ma quando
torno a Brettine non vi poiei due quanto piacere clic io gli trovi,
(1) P. A. AMIANI. ()p. cit , 11, 148.
(2) MonANru. Op. (iL. T, 337
)3) Ibid, 1, 313.
-
- 28
et come stia non solo allegro, ma exultante, et mi pare qualche
volta troppo .. ma il peggio è che io sto ancho allegro a l'ano
aircoraehè io non hal.djia così causa, et veda molte cose, che mi
disjiacciairo . . Ma le molestie e' ho a Farro, nascono parte da
altro. et parte, et molto più dalla nati-a per-versa cli Giovanni »
(un suo fratello ) (1). Come conciliare queste ingenue manifestazioni di un' anima tranquilla. e contenta colla affermazione del
Varchi che il vescovo morisse per la violenza materiale sofferto,
« ma molto puur per lo sdegno et incomparabil dolore che coricepette nell' un mo, fra lo spazio (li quaranta giorni, ne' quali mai
non si rallegrò » (2) ? E si noti che questa lettera era, liii si
passi 1 espressione, ultra-confidenziale e doveva rimanere segretissima e in essa il Glierj (là sfogo libero ai suoi seiitinn riti, (dasimando senza sottirilisi coloro die non vogliono attendere ad altro
se non c a rni ci san Jaìni, cioè a far grande la famiglia : nel che
è eli ]nrlSsImia l'allusione alla politica dei l'arnese. Una delle due,
aduaque o il Gheri era dotato d' una kìrza (li simulazione,
11011
che rara , unica : o la sventura per erri lo si commisera , non lo
aveva colpito.
Ala un altro passo della citata lettera del 20 agosto Ira dato
materia a diuìssiorre. A certe domande, conio pale, insistenti del
Beccadelli, il Gheri rispondeA clic lino mi domandate voi
tanto dclii soldati che son tassati di qui Non vi saprei dire
gran fatto il nome d altri che dell I1i.hl0 Sig. Pier Luigi, il quale
passò in Lombardia, e poi tornò come sapete ; et il qrrae, quando
passò di qui ii prima volta, volle clic io desinassi seco, et (li
il desiri;ire fussirno noi due soli Ira pezzo assieme per lo trattamento della pace di Fano, beiichè bisognò diiamare anche aitri
fra di questo basta (3). Alcuni suppongono che lo domande
del Beccadelli riguardassero la voce, già di ulgata dell' oltraggio
sollirto dal vescovo e clic (presti, rassegnato ornai alla prossima
nior te e vergognoso di rivangare turpitudini, di
CUI era stato vittinia, evitasse cori quelle parole una risposta (UI hoc. Ma cori
(Li Ibid., I, 320-29.
(2) B. VAlIchi. Op. cit., III, 270 (Ed. Milanesi).
() MQIIADI Op. cit., 1, 337.
- 29
questa ermeneutc.a diventa molto più sospetto un paso di una
lettera in data 18 giugno, nella quale il (i lieti, rinnovato il desiderio di rivedere l'amico esclama: « Quanto lo desidero! et
allora mi perdonerete s' io non vi scrisSi di quella rosa. Ma noti
parliamo, che giusto, et clìristiano dolore mi turba troppo. Non
inc ne domandate più nelle vostre lettere, et non cereale niente
di quc4o » (1). Certo, se possedessimo le lettere missive del Beccadelli, I enigma sarhhe subito sciolto. Ma, anche senza di esse,
è un fallo che la ri hiesta intorno ai soldati non può aver nulla
(li rilhliflO
con ciò che è indicato dalla espressione quelfu eu.a;
percliè areLbe strano the il Ileccadelli , nonostante la energica
proibizione dell'amico di più serivergliene , avesse ripetuto a più
riprese la. stessa domanda, quantunque sotto foi ma diversa; e poi
anche perliè, se la prima volta era stato esplicito nei termini
usati (c lo dimostra la espressione quella co,a), non si spiegherelibe
come, dopo, si servisse di domande indirette e suggestive e molto
meno che il ( lieti rispondesse così tranquillamente. L' una lettera
altiiqu distruggerebbe ogni argomento, che volesse ricavari dalV altra. Ed è certo a ogni modo, che solo due mesi dopo il suo
incontro col Farnese il Gheri si ammalò di lUdiru doppia terzana,
la quale lo condusse alla tomba dopo altri due mesi cica.
Il fatto , secondo il Varehi , « si divulgò in un truffo per
tutto » (3). Ma in tal caso in qualche scritto riguardante il Beceadelìi e specialmente nelle lettere di condoglianzu, che a quello
peiveiiìero numerose dopo la morte del Gheri, qualche accenno si
dovrebbe pur trovare all' infamia commessa (la Pier Luigi. Invece
si parla della grailità del G heri, della febbre che non perdona, efe.,
ma allusioni (li altra natura, nessuna (4). Trovo poi che il Bembo,
rispondendo alla comunicazione fattagli dal Beccadelli della morte
del tOmiule amico, così scrive : « Se io perduto I' ho così tosto,
potete a g evolmente estimare, che io ho (li questa perdita sentito
(1) Ibid, 1, 322. - ho sottolineato io le parole quella cosa, per inet
l ' il! in evidenza.
L. BECCADEI.LJ, 171a (li C. Gheri, nel 3E0ìD1. Op. cit., 1, 177,
IL Vnen'. Storia Fiorentina. [ed. IIi]anesi]. 111, 270. Te parole in
un /rntfr, sono state (la me sottolineato per metterle in evidenza.
(1) MORAN»1. Op. Cit., 1, 193.
()
- 30 incomparabile cordoglio. Ma a che fine di ciò in questo a voi?
Dicolo per (lire alcuna cosa, non per dire necessaria cosa veruna.
E dicolo più eol]e lagrime nel petto, che con questa penna » (1).
Non ignoro che il Bembo era molto legato coi Fai nese e proprio
di quei giorni si trattava della sua elevazione al cardinalato. Ma
sono tanti e tanto diversi i modi di accennare a un fatto di qicUa
natura, senza compromeUersi I
E la lettera del Bracci ?
Senza dubbio è un documonto che ha il suo valore, ma non
Osso acconciarini a dargliene uno assoluto. Quella lettera fu
scritta circa tre anni p11t tardi, quando cioè la voce di una violenza, commessa dal 11'arnese sul Gheri, poteva già essersi clilTusa
largamente, benchò nessuno ne avesse ancora fatto cenno in libri a
stampa. Or il Bracci butta lì quell'inciso come il povero recoro
(li l'ano, a rai-cr mio, non coll'intenzione di affermare un fatto,
che egli ritenga realmente accaduto, ma per ricordare una notizia
di cronaca scandalosa, riguardante il figliuolo prediletto di Paolo 111:
tanto più clic in quelle parole egli implicitamente ripete la stonella che il O lieri morisse 1cr ellètto della violenza sofferta. E
certo nella più atroce Pasquinata, eh' io sappia, contro Pier Luigi
larnese, la quale se non si riferisce a quest' epoca, è senza dubbio
l'esteriore ( e ), Pasquino non sarebbesi lasciata sfuggire così bella
o ' :asione di adoprar la sua sferza, ricordando il vescovo di Fano.
E ora, prima di conchiudere, duo parole ancora sul Vengorio. Questo spirito bizzarro possedeva in sommo grado la quaici
di trascendere ad eccessi sia colla parola sia colla penna, rei qua]
caso dispensava a piene mani gl i insulti e le contumelie più oliirobi-jose, senza riguiii-do nè a persone nè a dignità. Anche pninni
del 1.510 non gli erano mancate occasioni (li esercitar la sua tagcnte lingua contro i l'arnese. Così , per dirne una , monsignor
\eral!o, di quel tempo nunzio pontificio a Venezia, ebbe non poco
travaglio dal focoso e turbolento prelato, il quale, offeso per essere
stato il suo veseovato (li Capodistria gravato di una pensione (li ()
(1) P. lìFMIco. Opere. Milano. Società tipografii-a de' Classici lfaUari
Vol. ITT, pag. 297.
) Vedi la nota (1) a pag. 20.
- 31
ducati a favore di Antonio lielio, cancelliere (lei cardinal Farnese,
minacciava di mettere a soqquadro mezzo inondo e sin di portare
la quistione innanzi al concilio (i). Ma la prova più evidente di
in un
un documento , che
quel che valesse nelle maldicenze si ha
lare del 1541. 11 Guardiano del monastero (li Sant'Andrea in
Capo d'Istria, chiamando in testii'nonio tutti i suoi compagni del
convento, affermava aver il Vergerio detto del papa infamie qual
sono abominabil solamente pensarle. Mapartieniarmente essendo una
sera in uno monasterio di nostri fratti in reffettorio a cena: essendo
presenti tanti frati et seculari: con la sua blasfema lingua disse:
haver visto lui con li proprij occhi far la S. t V. una sceleraggine
qual me agrio di nominarla nè scriverla : perchè non geno ho
sentito mai una simile ». E dichiaravasi disposto a recarsi a Roma
lei esporre la cosa in tutti i suoi particolari (2).
Dunque 9 - probabile che la fama, non certo falsa, delle
prodezze di Pier Luigi in fatto di turpitudini abbia dato occasione
a cementi poco puliti sull' incontro del Glieri col Farnese , tanto
diversi fra loro così nel fisico come 1)01 morale. Può anche essere
clic Pier Lui g i, alla vista di un così avvenente giovine, qual era
il vescovo di 'Fano, siasi lasciato andare a parole, o anche ad atti
osceni, che dovevano offendere e turbare gravemente F animo pio
e casto del Gheri, e ciò risaputo abbia dato origine alla leggenda
delI oltraggio, nella forma, in cui è giunta sino a noi. Nè i Fanesi erano tali da sentir scrupolo di metter su un tale cemento (3).
Si spiegherebbe quindi come il Vergerio, in un momento di forte
sdegno ed esasperazione , si lasciasse sfuggir di bocca 1 accusa
che . in seguito, quando più aspra ferveva la polemica coi suoi
nemici ed egli più violentemente vedevasi attaccato, volle sostenere a ogni costo. -- E ora riprendiamo il filo del racconto.
(1) Citerò soltanto una lettera del Verallo a mons. Antonio 1{elio, dei
giugno 1538, da Venezia. 1Ws. nell Archieo di Stato in Parma.
(2) Lettera di Fr. Bonaventura Hieronimo di Zara al papa. S enza data,
ma trovata inserita tra le carte del 1541. IliiJ.
(3) la una lettera, che il vescovo della Mirandola , governatore di Ca«t.-llo, scriveva al papa dalla sua residenza ai 7 ottobre 1539 , si leggono le
sguenti parole « Li Phanci sono (letti a fando e sono quasi iihanelli che
sanno ben cantare e tiumo profess." 1 di sapere ben dir male. Però stanno depinti
i,, 1oma assai conveniente. con la lingua fuor de boccha un palmo ». Ibid.
- 32 -
VIE.
11 proseguimento del viaggio diede qualche pensiero. Pare
che tutto quell'affannarsi intorno a provvedimenti militari destasse
sospetti e sembrasse a pih d'uno non giustificato nemmeno dal
timore di prossime scorrerie tnrliesclìe. Nè va dimenticato che
Li Toscana era in a gitazione e di
li
a poco tempo seguì il fatto
di Monteinurlo (1). Più di tutti sospettava il Duca 4 Urbino
cui Paolo Il E contrastava il posseso di Camerino. Pier Luigi « per
evitare qualche inconveniente, » delilierò di non toccare la città
(li Pesaro per recarsi in Romagna (2). Ma alcuni giorni dopo
si ebbe certa notizia clic il Duca d' Urbino, andato secretamente
a Pesaro per mare , era rimasto tre dì rinchiuso nella rocca di
quella città, facendo noto il suo arrivo soltanto dopo che il T'arnese aveva oltrepassato il suo stato (a).
Intanto nella Romagna si erano fatti preparativi per la prcssima visita del (louthlorucre , dal quale il paese sperava favori.
Ni'-colò Farfaro , uditore del Presidente di Romagna Cesare d
Nobili, recossi a lfluiiui per riceverlo e ac.ompagnarlo poi sino
al confine della hrovillcia (4). Pier Luigi giunse a Rimini il 29
di maggio e fu ospitato nel palazzo del Comune a spese della
(1) lI vescovo gli Ivrea, eli, richiamato il:dla vicelegazione e go ertio gli
Piacenza, era stato in nidat o nunzio in Frani ia. passando per Pireiize ebbi:
agio di notare i sosptti e le diffidenze di quella Cotte verso i Farnese. E
perh iii data I » giugno 1537 scriveva da Bologna al Ricalcato:Et lui S'
CU.-Ilio 11(511 li cliii altro che due o tre parolle che l'lieta S." di N.. i lì id.
(2) Lettera di Mattia Varano al cardinal Farnese, dei 2 .3 maggio 1537,
da Rimini, Ibid.
(3) Lettera del Governatore di Pane da T'ano dei 4 giugno e di Xiccek>
i"arfaro, uditore 1:1 Presidente (li Iornagria, lei 5 giugno 1537, da Faenza
al Ricalcato. JhÙl.
(4)' lo son voiiuto in Arimino per far reverentia alla ea." del S. PierInygi et per seguirla per la provincia et darli raguaglio in quello sarrìt expe-. Lettera di Niecoli Farfiro al Ricalcato ilei 20 maggio 1537, 'la
Rimini, Ibid.
città. La sera, accompagnato da una persona dei mestiere, Pier
Francesca daViterbo, visitò il porto e un tratto delle niura:Nei
giorni seguenti fu a Savigliano ( invitatovi a pranzo dagli agenti
de] conte Guido Rangone , a Cesena , a Cervia e al primo di
giugno alloggiò in Ravenna, nel monastero di Porto , trattato a
spese della città « con inoil.i segni di allegrezza universale »
Per la Pieve a Treutola recossi il giorno dopo a Forli , donde
passò a Faenza e poi ad Imola , incontrato in questà città dal
vescovi) (li Segni ed ospitato (la M. Aiiton Maria Sassatello.
Do vun que fermossi visito le opere di ditesi. Ma una ispezione
iuiiiuta delle rocche e delle munizioni fu da lui commessa al
capitano Errole Vitozzj. Anche nella Romagna fallirono i suoi
tentativi (li pacificare le fazioni, s i reialnieiìte in Cesenaagitata
CI
dalle parti (lei Tiberti e dei Massimi (i).
Ai 4 di giugno arrivò a Bologll.I .Anc ho in questa città,
rom' era naturale , ci furono liete accoglienze. Anzi Pier Luigi
ti' oro del valore di 500 ducati e fu talutente onorato clic, quando fu partito, il vescovo di Chiusi. gover-
ihibe offerta una tazza
natoie di Bologna , potè scrivere: « Sua Ex. 1i, si è partita ben
satisfatta » (2). La dimora del Painese in quella città fu dal 4
;LI 7 del mese. Dalle sue ispezioni trasse la convinzione che la
terra fosse debole e per (li puur povera , specialmente a cagione
della recente gravezza di uno scudo per fuoco. Se ne allontanò
sia per dar compimento 0 impresa di Boccabianca , sia anche
perchè correva voce che i Francesi volessero passare nella Toscana.
Anzi fu così turbato da questa notizia clic scrisse a Roma senza
indugio: « Bisogna ben pensare che quando si vederà che qnecte
genti hiabbino a calare. Noi liabbiamo a fare una banda do soldati
con la quale sempre si habbia a preoccupare i luoghi dove essi
liaveranno a passare et impedii-li ogni disegno ihto sopra 'I nostro
potessero fare , ci così con manco spesa clic sarà possibile andai-
(1) Lettere dello stesso allo stesso dei 5 giugno, da Faenza, e di Pier
Lui gi dei 2 e 3 giugno 1537, da Ravenna. lbil.
(2) Lettera del vescovo di Chiusi al Ricalcato, degli 8 giugno 1537, da
Bologna. IbM.Vedi anche RAINIERI. flp. cit., pag.26.
3
- 34 guardando le cose nostre » (1). E certo egli non poteva ignorare
lo sdegno dei Francesi per il cencordato matrimonio del suo
figliuolo Ottavio con Margherita d' Austria , vedova del Duca
Alessandro de' Medici (2) e la loro gelosia per il suo recente
acquisto di Novara (3).
11 duca di Modena aveva mandato sino ad Imola Marco Pio
per far ossequio a Pier Luigi e pregarlo di fermarsi nel suo stato.
Ma il Farnese aveva fretta di proseguire il viaggio, onde, fermatosi il 7 a Castelfranco e 1' otto a Reggio, reuavasi a Parma nel
giorno successivo (1).
(1) Lettera di Pierluigi al Ricalcato, dei O giugno 1537, da Bologna.
Mss. nell'Archivio di Stato in Parma. - Anche il vescovo d Ivrea, riferendo un colloquio, avuto a Lione col carlinal dii' ournon, scriveva, tra altro,
al Ricalcato, agli 11 di giugno di quell' anno: EL per le cose di Toscana
dicano [i Francesi 1 clic non penne mancare (li mantenerli [i soldati per la
ihertà in quella Repubblica et se affisticarano ,li conseguire anchora quello
che si spetta di ragione alla 1I1,"' S.° Delpliina. EI velo aceso uno grani].
roco in quella misera Italia se Dio non ci inette la sua S.' mano . ThiJI.
Et come 3.' di S. S.' [il cardinal ti'l'ournou j la exlierta et
(2)
prega in questi tempi sì calamitosi ne li quali S. 3.' ne ha portato il meglior
nome et reputatione che may facesse principe alcuno, che non lo voglia perdere con tanta jaetura de la chiesa, che sarà ogni volta clic S. S.'á pensarà
di fare affinitade :ihuna nè con l'uno né l'altro principe mentre sarano in
guerra perchì tutta la confidentia si crescerà da un tanto si levarà da l'altro.
Et che reuscendo la pace non manearà a S. S.' honorevoli partiti . Lettera
del vescovo d' Ivrea al Ricalcato, dei 10 giugno 1537, da Lione. lbid.
Si dolse poi di Novara con dire clic non si doveva fare de lite
(3)
litee io lo feci capace del s.` fatto da Io lll.° S.°' Pier Loise a Cesare et
che era per ricompensa et clic la furteza non poteva metere gielosia a S.
ct che Cesare si levava da 25 In. i." l'anno de la borsa et che lo ilovrian procurare loro stessi . Lo stesso allo stesso etc. Ibid. - Nella lettera degli 11
di giugno il vescovo d'Ivrea ripeteva le niedesinse cose e avvertiva clic i Framiesi del simatrimonio non ne volevano proprio sapere e si armavano per ogni
evento. Ibid. - Da una lettera poi del conte Giulio Landi da Piacenza al
conte Agostino T.andi a Bordi del 29 aprile 1337 si rileva che proprio in
quei giorni Pier Luigi mandò a prender possesso di Nov:na. Ibid. - Vedi
nuche 1' Aiò. Op. cit, pag. 33.
(4) Lettera di 11cr Luigi al Ricalcato, dei 6 giugno 1337, da Bologna.
11_s.. nell' Archivio di Stato di l'urina.
- 35 -
vili.
Quantunque apparentemente sembrasse sopita, la quistione
di Roccabianca aveva fatto notevole progresso. La scelta di Pier
Luigi per dar termine all' impresa aveva scosso il Baiìgone , il
quale, sebbene si vedesse aiutato indirettamente da suo fratello,
([ai Francesi e da g li stessi imperiali (1) , pure cominciava a non
sentirsi più sicuro come prima (2). Per tirar le cose in lungo
annodò pratiche d' accordo a Roma , che forse contribuirono a
rilardare la partenza del Farnese (3). Ma non sappiamo se furono
proseguite e si collegarono con quelle che ebbero luogo Ira i
Rangone e Pier Luigi ali' arrivo (li quest' ultimo a Parma. A
ogni modo è certo clic l'indugio fu tutto a favore dei Bamone,
i quali ripresero attimo , esortati anche , come pare , dal (-onte
Guido a tener fermo finchè egli potesse aiutarli (4); clic anzi la
moglie del conte Ludovico pci' mezzo di lettere cercava persuadere alla resistenza il presidio di Boccabiaiica (5). E li favoriva
la discordia esistente tra i ministri e capitani potitiflei di l'arma
i' Piacenza, dei quali ognuno avrebbe voluto dirigere l'impresa a
(1) .. Molte genti de questi Francesi si sbandano et veneto) di qua, el
4." marchese dal Vasto fa salvo condutto a tutti . Lettera del protonotario
l>e' Medici al Ricalcato, dei 13 utaizo 1537, da Parma. Ibid.
(2)
Et t'orsi che Dio lo ispirarà a darsi ali' J!L' S: Pierluigi, come
sarà veri o to , aveva scritto il De' Medici al Ricalcato ai 13 marzo, la Parma.
Poi, ai IS: Venendo Io lll."° S.' Pier Luigi, et detto Conte, et suoi per
ua ti o intendo sono molto sinariti, et gli comincia a ritancare qualche cosa
E subito il giorno dopo aggiungeva : Io me pensava, clic Su. Ex . * dovesse
escre qua alrnancho a questa Pasqua; se già non vi era a questa paglia,
t venutto che sij su. E come molto desijdero , non penso che sarà gioco
I' mIte tavole, et sono di fantasia, clic reinettendo ci criminale a lui, et
sua moglie gli potria facilmente dare la rocca, senza altro contrasto, perelà
iriolto stnarit'. Ibid.
i3 Lettera dello stesso allo stesso, dei 4 aprile 1537. da Partita. fluid.
(4) Lettera dello stesso allo stesso, dei 20 marzo 1.37, da l'arma. Iliid.
(5) Lettere (in copia) senza data di Barbara PaJavirino Rangone a
di-rsi soldati in Rocca Bianca, Ibid.
M modo suo e tutti poi, in fin de'conti, invidiavano al Gonfaloniere
la fortuna di raccogliere per sè il frutto delle loro fatiche. Ancora
a mezzo giugno il protonotario De' Medici affermava che tutto
sarebbe già finito due mesi prima, se il capitano Alessandro gli
avesse dato retta (i). Comunque, sul principio di giugno le cose
erano a tal pLilito che il, Rangone poteva avere ben magra speranza di sostenersi più a lungo.
Durante il viaggio per le Marche e la Romagna Pier Luigi
aveva ricevuto istanze continue da Piacenza e da Parma di non
indugiare più oltre e di condurre forze sufficienti. Non era diverso
il suo desiderio. Ma voleva anche esser sicuro (lei successo. E
però scriveva a Roma per quattrini, consigliando anzi di malidarli (lirettamneutd a Parma, mentre al governatore (li questa città
comaniava di tenersi sempre pronto a mettere insieme subito altri
tre, o quattro cento fanti (2).
Tanti preparativi indussero i Rangone a riprendere con niaggior calore le pratiche per un accordo. Se no fece proniotrice la
contessa Barbara Pallaicino Rangone, moglie di Ludovico, la quale
most.rossi molto rimessa su tutti i punti, a patto di conseguire
il possessi) della rocca di Tizzano. Pier Luigi vi acconsentì e per
maggior sicurezza pensò di occupare intanto quella rocca e tenerla
sino alla conclusione dell' accordo. 11 De' Medi i non riteiiva
opportuna quella occupazione, ma dovè acconciarvisi ; ottenne però
che 1 ordine fosse ese g uito dal suo bargelloinvece che dai soldati
del Gonfaloniere. Tizzano fu occupato il giorno 12. Ai 13 giunse
a Pier Luigi, a Castelgiielfo, notizia che quei della rocca non
avevano obbedito ai suoi ordini, anzi avevano ammazzato due,
degli esecutori. Grande fu il suo sdegno e vi diede sfogo comunidando al suo gentiluomo Annibale Caraeciolo elio si recasse ad
assalire la rocca con cento cinquanta fanti di quelli che si trovavano a Rocabianca col capitano Alessandro Tommasoni. La
presa di quella rocca, scriveva, « importa et per rispetto deWac-
(1) Lettere del protonotario De' Medici al Ricalcato, dei 15 giugno 157,
da l'arma. Ibùl.
(2) Lettore di Pier Luigi Fartiee del 2, la Ravemia e del 3, da Faniae del protonotario De' Medici dei 6 giugno 1537, da Parma al Ricalcato. 1/Ed.
- 37 cordo clic ho scritto et per conto de l'hOnOI- mio, del quale troppo
verrei a perdere et non sana servitio di sua S. s io non facessi
esseguire così debil commissione, et ogniuno piglienia troppo ardire » (i). Ma le cose non erano a tali estremi. La verità era
che i custodi della rocca di Tizzano, prima di consegnarla, vollero
maiid.t re a l'arma per assicurarsi che quella fosse veramente la
mente di Pier Luigi. Per altro nel]' aspettativa gli esecutori
mandati a ocupar la rocca , dtbitaildo cli qualche trama e che
si volesse vettovagliar la roc a di nascosto, ruppero un muro per
entrarvi. 1)1 dentro una arc]iibugata ferì uno dei soldati, doiide
la falsa notizia, portata a. Castelguelfo. Il De Medici , accorso
(OnciÌjb tutto; ebbe la rocca e vi mise dentro persona di sua
fiducia, che la tenesse a nome di Pier Luigi. Così evitò anche
di indebolire il campo sotto Roccabianca. l)altra parte il l'arnese,
aspettato iniarno F arrivo della contessa Barbara sino al 14, prese
Li via di Piacenza ().
I )el!a sua dimora a Parma si hanno poche notizie e nulla
ci è, noto dell' accoglienza, che vi ebbe. Possiamo però ininiagitiaici clic questa non sarà stata diversa da quelle delle altre
città. appiaino poi che i feudatari, recatisi da lui diverse volte
por reclamare contro le soverchie ilnposizioiii, ottennero di pagare
oltauto quella di un ducato per fuoco (:3).
(I) Lettera di Pier Luigi Farnete dei 13, da Castelgueffo e del pretenotano P3 Medici di 15 giugno 1537, da l'arma al Ricalcato. Ibid.
(2) Thì1,
(3) Lettera citata dcl protonotario de Medici dei 1.5 giugno. Thi1. - Il
papa, adducendo la neccsith di premunirsi contro le minacce del Turco, aveva
iniposto una doppia decima in tutta F Italia ma alle città soggette inimed iata nien te, o mcd iataine ute alla Chiesa ( e quindi anche a Urbino
chino e Ferrara)
aveva imposto per di più un sussidio di un ducato per fuoco. Vedi la minuta
del Breve al Duca di Ferrara, dei 4 marzo 1537. da Berna. Thid. - Vedi
anche: BENEDETTO Vaticrii. Op. cit., III, 265-6 [Edizione Milanesi].
- 38 -
lx.
La dimora del Farnese a Piacenza si prevedeva piuttosto
lungh t. ta e gravosa, onde i preparativi per il ricevimento de) G o nfaloniere e I' alloggio delle genti non erano cosa di poco conto.
Erano stati annunziati non meno di trecento cavalieri (1). Vicelegato d e lla città non era più il vescovo ci' Ivrea. Ottenuto il suo
richiamo sull'entrare del '37 (2), egli era rimasto a Piacenza sino
al principio d' aprile , quando si recò a Roma a prendere istruzioni, reicliè destinato a recarsi iitnizio in Francia nel posto del
VOSCOVO di Faenza,, promosso cardinale (3). Nella sua assenza ne
aveva fatto le veci Niccolò Codronco (4). Ma l'arrivo di Pier
Luigi cotisigliava a non lasciar Piacenza senza vicelegato. Pertanto
fu nominato a quell' ufficio il vescovo di lieti, il quale, giunto
in città ai 7 (li giugno, attese alacremente a preparare il ricevimento, d' accorcio co] Consiglio cittadino (5).
Si! i Piacentini vedessero di buon occhio la visita del iiuovo
Gonfaloniere dalla Chiesa , non saprei dire. Certo erano molto
jnaleouteìitj (1e11 9 aggra vio, che di quella era conseguenza. (.i'i le
te^ rc della Chiesa avevano levate le alte grida contro le ultime
imposizioni di due decinie e di un ducato poi' fuoco. E ora i
Piacentini si vedevano minacciati di f o rti spese , perchè , oltre
uI' obbligo di alloggiare e trattare Pier Luigi in conformità del
suo grado, erano obbligati a somministrare fieno e legna ai molti
(l)Delle Storie Puteantine. Piacenza, Salvoni 1733-1805.Vu]. III.
Pag. 100.
(2) Lettera del vescovo d'Ivrea al Ricalcato , dei 10 gennaio 1537 , di
Piaconza. lbid.
)3) Lettere dello stese> lei 1:1 L'ennaio, da Piacenza e l giu g no da
Bologna e della Comunità di l'arma dei 10 aprile 1537 al Ricalcato. Ibid.
(4) Lettera di Niceolò Codronco al vescovo d' Ivrea a Roma, dei 30 aprile
1537, la Piacenza. Jbil.
(5) Lettera del vescovo di Rieti al Ricalcato, dei 9 giugno 1537, da
Piacenza. Ibid.
- 39 soldati, clic le seguivano, « il che mai non fu solito se non per
estremo bisogno de una guerra propingua et in uno eminente
periglio de la vita » (I). Pensarono quindi (li mandare a Roma
in. lulio Cuppella a pregare il papa di ridurre a minor somma
la imposizione e non obbli garli a dar paglia e fieno a tutti quel] i
che ;iccornpagnavan il Gonfaloniere (2). 11 vescovo di Rieti
non ebbe poco (la fare per superare tutte le difficoltà; pur
riuscì a disporre le cose a in do suo. « Sino a qui - si-iveva
pochi giorni (101)0 del suo arrivo a Piacenza - si è atteso continuo et attende tutta via alle stantie pci' ricevere la Eec.ta del
S.' Pier]uygi e avenga eli' io babbia truovata la città alquanto
resentita, per 1' haver da alloggiar su. Ecc. con tanta famiglia, et
per tanto tempo, si come sospettano, piii- ho ridotti questi genti].
liuomini a far quanto è bisogno molto volontiere, et sarà ricvuta
come si conviene con universale allegrezza »(). E finalmente
giunse Pier Luigi a Piacenza sulle ventuno ore (le] I 5 (li giugno
« molto ben onorato ed accompagnato da tutta la cittt » (4).
Forse i Piacentini speravano per tal modo di allontanare da sè
1' amaro calice delle spese, di cui erano rninac iati (5). Ma, fortunatamente per essi, la dimora de] Farriese nella loro cittànoti
fu tanto lunga quanto si era temuto.
Essendosi la contessa Barbara trattenuta a Parma sino a]
20 ((i). Pier Litigi occupò i] tempo in altre faccende , come è a
(lire nell' ordinare la fortezza e metter pare tra gent.iluonìiui
degli Anguissola chiamati Galassi e i Da Carnia e aderenti , la
cui inimicizia datava di lunga mano ed ora (li tuoI to pericolo
(1) supplica Ili A loveius Cassola, placen tintial papa, dei 15 giugni.
1537, da Piacenza. Ibid.
(2) LeIt.eia del vescovo di Rieti al Ricalcato, (lei 14 giugno 1537, da
Piacenza. i/ed. - Vedi anche: ll'sLL1. Op. cit., III, 1(0.
(3, Lettera del vescovo di Rieti al Ricalcato, lei 12 giugno 1537, da
Piacenza. Mis. nell' Archivio di Sjnto in Io.iinn.
(4) Lettera dello stesso allo stesso, dei 15 giugno 1537, da Piacenza. Ibid.
Et fra gli altri onori ce fatto uno presente di bocale uno bacio
(5)
di argento, dove eonf.tttiere et quattro zazoni belli et bene indorati - Lettera
citata del Cas-sola. Thiil.
(0) Lettera del protnolario l' Medici al Ricalcato, dei 20 giugno 1-537,
da Parma. Ibid.
41) Ala quiete (iella città (1). Ma sappiamo d altra parte che valore
avessero in quel tempo siIThtt.e pacificazioni, imposte colla persuasione
che noti sarebbero osservate, e accolte col proposito di romperle alla
prima propizia occasione. Pier Luigi volle anche usar cortesia ai
governatori delle vicine provincie e mandò Ercole Viozzi a salutare in suo nome il card. Caracciolo a Milano e il Marchese del
\r asto in Piemonte. Ma il suo messo, al ritorno, gli recò notizie
poco liete. Mons. della Barba e il marchese di Musso lo esortavano caldamente a tener ben guardate Parma e Piacenza, sulle
quali facevano disegno, con ammirevole accordo, tanto i Francesi
quanto gli imperiali (2). Se ne preoccupò molto il Farnese e
scrisse a Roma lettere vivacissiitie , instanilo percliè le due città
fossero meglio munite e si mandassero quattrini. Di questi poi
era tanta penuria che i lhnti già minacciavano di lasciarlo in
asso, se non fossero stati sodisfatti delle paglie. -i Se - scriveva
eg li - non mi si manda il niodo di poter fai- fanti quando
occorreria, io mi protesto d' ogni tosa che possa snceudei-e, non
restando di dire che g]i eserciti sono vicini et grossi, et che tardando le prov isioni debito ne può succedere eri-ore » (3).
In mezzo a queste cure Pier Litigi ebbe notizia di cosa, clic
vi' aniente lo addolorò. Il pa l a muostrav;m di non esser contento
di lui. Pensava che non tenesse alto, come conveniva, il prestigi)
della carica confei-itaghi , che non si circondasse di cortigiani e
seguito sufficiente , che non tutti i pri.iv vedimenti da lui presi
fossero opportuni, e più altre cose. Uomo scriveva il (ioli faloniere
al Ricalcato: il papa miii paga per 20 tedeschi (Iella guardia e i''
mie ho 24. li vesto due volte Fanno e li ]ago più di quello che
(1) Lettera lei vescovo di Bict i ai 1 icalca i, ili 19 giugno 1537, da
Piacenza. 11,iil.
12 Mons della Barba li ha detto che ad Idihia referire ch'io guariti
bene queste due Città, percliè è certo clic altri ci disegna, ne si l,averia
rispetto a cosa ah-ui, a, quando potesse cui r fitto. li medesi tu i (lice anchora
havei-li detto il Marchese di Miiso ci clic ]ui si è t[-ovato diserse volte in
eonulte de Francesi ci de Imperiali, et clic sempre ha sentito farcisi disegno
sopra - Lettera di Pier Luigi Fai tiese al I ICSICiLto, dei 26 giugno 1537, da
Piacenza. Ibid.
(3) IbM. 1)1 resto git ila Bologna aveva scritto nello stesso SCUSO.
Veli pag. :i:I
- 41
il rape dà ordinariamente. Non stipendio tutti i baroni è vero,
nia dò a Paolo Savello 60 ducati al mese e 50 a Niccolò da
Tolentino, mentre a me se iie pagalio soltanto 40 per ognuno dei
due. E anche ho molte più lance spezzate di quelle per le quali
sono pagato. Questo si chiama volermi umiliare (1). Nè pago di
ciò scriveva (li sua mano una lunga lettera al pipa, nella quale,
dopo le lagnanze sopra riferite, soggiungeva: « Non posso Si 11011
stare male contento per esserme stato scritto la SY1 V. diffidai
di me in alcune cose pertinente a l'exercitio mio et al grado clic
V. S." me ha dato; ancora siano cose minime como più a longo
scrivo a Mons. Prtonolario, pure suplico la S. t V. se ehiaiischi
et me tenga per quello ch'io merito et sa che non lo servo per utile
ma per amor et debito et sia certa che chi havcrà tal loco bisogluiarà se ne lidi, si che la suplico voglia degniarse de intendere
LI vero del tutto et darnie autorità et non levarmela, perchè
havendola l'ho da spendere in suo servitio et togliendomela la
toglierà a se et poi forse non me la potrà dare quando vorrà, et
11011 vorrò niai pensare che V. S) creda che ce sia percna a chi
più lìrema l'honore et servitio di V. 5)à che a me, perche perFhonore
et utile et debito mio deve essere cussì nè c'è ragione in contrario
et spero la toccarà con mano io non mancarò del mio debito per
quanto potrò et cognoscerò » (2). E forse ciò dovette contribuire
a fargli concluiutlern I' accordo coi Bangone a ogni costo, per tirarsi
fuori una buona Volta da quell' impiccio.
(1) Lettera citata dei 26 giugno. Thirl.
(2) Lettera di Pier Luigi al papa, dei 26 giugno 1537, da Piacenza. lbòI,
- Può aver relazione con ciò clic si dice nel testo il seguente passo di una
lettera, riguardante il capitano Andrea Ser Ugo da Forlì, che aveva raccolto
in Venezia un 50 lenti per recarsi a scorrazzar la 1oinagna Hora intendo
'lie costui si pone alli serv."1 dcli' ex." del 5or Pierluigi, clic certo è cosa
di pernitiosiss.° cxenìpio et farrìt porre in deeperat.ione tutta la fattione contraria clic è la gibellina (per parlare al modo di Roinag.) max,' che non sono
tre mesi clic amazz" un sbirro et tolse un cavallo turco ai barcollo et certi
vestimenti che andetra li ha ; et a tempo clic li vescovi governavan la Provincia fece tagliare il itiostaccio ad un bargello et lui era presente ne la porta
del palazzo di Forlì, cito è in piazza, oltre mille altri scandali che ha conimessi Lettera di Niccolò Farfare al Ricalcato, dei 16 giugno 1537 , da
l'orli. Thi,1.
- 42 Questo tanto desiderato accordo fu alla fine conchiuso ai 26
di giugno tra .Pier Luigi e la contessa Barbara, assistita dalla
signora Lama Paflavicino. I patti non ci sono noti, perchè nello
lettere, clic si mandarono a 1-lenta per darne notizia, non si trova
il foglio separato, su cui il Famose li aveva fatti registrare. Pier
Luigi assicura clic erano onorevoli per il papa (1); e il vescovo
(li Rieti, che fu « testimonio et principale al contratto fatto »
soggiunge essere stata « opra veramente degna di Sua Ex. » e
che il paese ne era molto lieto « per essersele levato di seno unì
fuoco tale » (2). l'cr altro è lecito supporre che per ottenere
subito la consegna di iloccabianca , il Farnese sia stato molto
largo in promesse e concessioni anche di cose, che sapeva non si
sarebbero poi mantenute. Così per dai un esempio, promise a
Laura Pallavirino che lo avrebbe concesso il porto delle armi peli suoi dipendenti, ma al goveniatore di Parma, che lo interrogava
sia questo argomento, rispose soltanto clic facesse il dover suo. E
il I)e' Medici più tardi « per non usar parzialità » non tenne alcun
conto di quella concessione (3). Intanto ai 27 le due signore si
recavano a Boccabianca per dai effetto al trattato; e, dopo qualclic altra leggiera difficoltà , finalmente G. B. Savello prendeva
possesso della rocca, entro cui si trovarono ancora vettovaglie per
sei mesi, molte munizioni e 140 tra soldati e uomini atti a guardar la fortezza (4).
Nello stesso giorno poi in cui conchiudevasi e tirtuavasi il
trattato per Boccabianca , Pier Luigi riceveva iuta notizia ben
altrimenti importante e the doveva dargli ben maggior contento.
Arrivava cioè a Piacenza Giovanni Poggio, nunzio papale in Ispagna , il quale portava a Roma la decisione dell'imperatore su
diversi affari e in particolar modo il consenso al matrimonio di
Margherita d' Austria, vedova di Alessandro duca di Firenze, con
(11 Lettera citata di Pier Luigi al papa dei 20 giugno 1537.
(2) Lettera sotto la stessa data del vescovo di Ridi al Ricalcato. (la
Piacenza. Ibid.
(3) Lettera del protonotario 1)& Medici al Ricalcato, dei 27 giugno 1537,
da Parma. Ibid.
(4) Lettere di Camillo Campagna dei 28, da Roccabianca e di Pier Luigi
dei 30 giugno 1537dalla Lenza • al Ricalcato. Ibid.
- 43 Ottavio, primogenito di Pier Luigi. TI Poggio fu due ore a segreta
colloquio col Gonfaloniere e poi ripartì subito per Roma , con
lettere di vivissima raccomandazione da parte del Farnese. Quanta
efficacia abbiano avuto le parole del nunzio si può ar g uire dal
fatto che Pier Luigi, il quale non aveva mai avuto fiducia nella
politica di pace di Paolo III , cia quel momentò se ne mostri
anch egli ardente sostenitore (1).
x.
(2o1 componimento della quistione di Roccabianca la missione
(li Pier Luicri poteva dirsi gi
unta al suo termine. E ne era tempo.
L' orizzonte politico si era molto rabbuiato e seri timori tenevano
perplesso F animo di Paolo III, in larticotar modo per le ilminacce
del rflml.c(. Il Barbarossa già dal maggio batteva il mare e cormeva voce che macchinasse qualche sorpresa sulle coste pontilicie.
Bisognava provvedere. E il papa non indugiò. Egli già coiìtnlniiva
con venti mila ducati al mese alla difesa del regni) di Napoli.
Ma ora, prendendo occaio]e da questo stato di rosc , pensò di
far provvedimenti adeguati e rivolgersi per aiuti di danaro anche
agli altri principi, avvertendoli che avrebbe fortificato Roma e
messi insieme 15 mila fanti per difendere i suoi Stati (2). Intanto « con gran prestezza richiamò Pier Luigi Famose Iella
(1) È stato qui la mi ci Poggio con io quale ra'iniiIi delle cose delli
corte de sua M.`I caos, ho compreso che seria possibile anzi fucile che la pace
seguisse, et perchè V. S.' sa che io sempre so' stato le contrario parere,
penso se maravi gliarà
tal volta de questo mio scrivere, pure sempre ho intesa
o
lire che l'homo se deve governare con la ragione et non stare ostinato Iii
uno proposito et questo dico per havere io confrontate altre cose et per altri
ragungii inteso elio questi) può succedere .. Lettera citata di Pier Luigi al
papa, del 26 gennaio. Vedi anche la lettera citata dei vescovo di Rieti al
Ricalcato, stessa data. Ibid.
(2) Minuta di lettera del Ricalcato al vescovo di Modena, nunzio pressa
A Re de' Romani, dei 21 giugno, da Roma, e lettere lei vescovo d' Ivrea,
nunzio in Francia, al Ricalcato, degli 8 e 10 luglio 1537, da Melumi. Ibid.
11
Chiesa generai capitano, et (li stiaSantità figliuolo, con ordine
cli' egli sohlasse genti dogtii banda » (1). Il Gonfaloniere senza
indugio mandò ordini nelle liomagne e nelle Marche per far leve
in suo nome, e l'ardore (lei preparativi fu tale clic molti sospettarono elio, invece della difesa contro il Turco, si trattasse di far
1' impresa di Camerino , su cui il papa vantava diritti (2). Che
anzi lo stesso Carlo V ne prendeva sospetto, benchè per altre
ragioni, temendo, cioè, clic Pier Luigi « non andasse per favorire
le cose di Toscana : ove presentiva che cominciava a svegliarsi
qualche motivo de' 1'uorticiti », tanto più clic sempre più attivo
si faceva il inoviineiito (li milizia alla Mirandola e dicevasi apertamente clic il conte Guido vi si troverebbe (a).
La raccolta delle milizie doveva farsi in liomagna e già ai
3 di luglio Pier Luigi era ad Imola per dar sesto a tutto. In
quella città fu informato dal capitano Francesco Tossi g uano che
erano g ià pronti tre mila fanti e che , por il grati numero dei
disoccupati, se ne sarebbero potuti avere s;no a dieci mila. Egli
dispose clic quei tre mila si mettessero in cammino nel giorno
sei, mille per volta , versò le Marche in modo clic per il giorno
dieci la marcia fosse compiuta (4). Similmente si assodavano milizie in Bologna, i cui capitani si recarono subito a buia a
prendere ordini (5'). E parecchi altri capitani furono da Pier Luigi
t i ) 3TÀnco Guzzo. liistorie di tutti i /òtti degni di memoria nel inondo
successi dal 1524 a 1 animo 1543. Venezia, (iolito. Irì 19. Pag. 108.
(2) « Già in nome di S. Ecc.* lialassio Nalli 'la Faenza, Ant.' Maria
Sassatella la linola, Augustino Buia da Cesena, Thoiiiaso Posthiimo da _Ari
mino coillilIriano a ferinar soldati. et il volgo non crede sia per le cose del
Tu u1i.', ma pubblicamente si raggioiia e] i e sia per Camerino i. Lettera di
Niccolò F'arfaro al Ricalcato. dei 30 giugno 1 .537 , da Fori). 31s-. n:il' Are/lu-io di Stato in Firma.
dl) GIOVANNI Guinicciosi Oji.11. 159.
(4) lettera del Capitano Francesco Tossignano al Ricalcato, dei 4 luglio
1537, da Imola. ]Ii. nell' Archivio di Stato in Farina.
(5) . A di 5 ditte [luglio], andò el tamburo per Bologna, e liceli clii
volea dinari andassi , dal capitan io nì. Anca I iiauelii n i, e aucliora ne ani U, uno
altro che andasse a chaxa Ile in. Guilazo Malvezo capitanio anello lui; e quisti
erano capitanio per la ('liiexia, i' aniono a Roma D. I. IiAINIEIII. Op. cit.,
pag. 27.
- 45 « expediti » nella Romagna. Egli poi deputò commissari a condiirre le fanterie m. Marcello Pa]oni romano e in. Ercole Vitozzi
(la Orvieto, con ordine che entro il giorno otto tutti si trovassero
nel Riminese (1). A Lugo ebbe il l'arnese un colloquio col duca di
'
Ferrara, e pare per desiderio di quest ultimo. Ma ignoriamo a quale
scopo (2). E nel giorno sette il Gonfaloniere partiva da Rimini alla
g
volta d'Ancona, dove si rasse navano altre milizie e Gerolarno Grosso
già vi aveva condotto dalla Romagna otto pzzi di artiglieria (a).
Qui cessano le notizie dirette intorno al primo viaggio (li
Pier Luigi
I?arnese qual 4onf'aionicre negli Stati pontifici. Ma
abbiamo ragione di credere che prima d&la fine di luglio egli
fosse già a Roma (4) , iionule partì nuovamente sull' entrar di
setteiìilre, per dirigere una piccola spedizione contro i Fcrmani
riluttanti a piegarsi agli ordini papali (5), e attendere nello stesso
tempo ai preparativi gmierresclmi contro il Turco, che la lega testè
concliiusa con Venezia e l'imperatore rendeva necessari. Della qual
lega, rallegrandosi molto il papa così faceva scrivere al suo nunzio
a Venezia « Et di già si è scritto al nostro cap.' generale che
si trova nella Marca, elio stia in ordimmo di fai' marcimiare le genti
alla olta (le Brindici all'altro nostro aviso » (6).
(1) Lettera di Xiccoli Farfaro al Ricalcato, dei 7 luglio 1537, da llutriini.
Arse. nell' A rehwu) di Stato
in Farina.
2) Sua Ex' parte domatina per Lugo per parlare con il ducha di
Ferrara richiesto da sua EL , et io lo seguitarò lì et per tuta la Romagna
Francesco Tossiguano dei 4, da
per ogni occurrencia . Lettere citate
Imola e di Niccolò Farfaro, da Biiuitii dei 7 luglio 1537.
(3j Lettera testò citata di Niccolò Farfaro e lettera di Girolamo Grosso
al Ricalcato dei 6 luglio 137, da Ancona. Jlid,
1 Lettera di P. A. Torello, uditore di Pier Luigi, a Ricalcato dei 5
settembre 1537, da Piacenza. Thid.
(5) « S. Ex.- ha spedito a Anebona Ct per Roiriagna con commissione
che tutti li lirmani che capiteranno la, li quali andandosene mostrano segno
li nialissima voltintà, sieno ritenuti et datone aviso al S. vicelegato et fattone quello che S. S. ricercherà et li parrà bene per servitio di N. 5 o.
Ps ritto di una lettera di Mons. Gambara al Ricalcato, degli 11 settembre
1 c37, da Fermo. Thid. - Anche di quella spedizione Carlo V prese sospetto
e cltieoe spiegazioni al nunzio. Vedi la lettera 1-I0 settembre 1.537 del nunzio
G. 1'ogio al Ricalcato, da Mouzone. Jhid.
Oi Minuta di lettera della Segreteria Apostolica a mons. Verallo, nunzio
a Venezia, dei 16 settembre 1537, da Roma. Ibid.
"a
ti
- 46 in
Così
parte
parte almeno papa Paolo III poteva illudersi d'aver
,circondato di alto prestigio il nome del suo figliuolo prediletto e
apertagli la via a cose maggiori. A tal fine era stato deliberato
il viaggio, che ha (lato argomento e materia al presente studio.
A questo scopo si era voluto sfruttare la quisUone di Roccabianca,
la sola, per il momento, veramente importante in fatto di politica
interna. E sappiamo che di lì a poco tempo riusciva a Paolo 11!
ali ottenere che rier Luigi fosse inscritto nel libro dei gentiluomini
veneziani, primo esempio di 'iii onore così grande e così ambito
concesso a un bastardo di pala (1).
FINE.
(1) Fcn]anilusi sul I'IiUTA ( ffitrnia Vefletiana. Venezia, Ameli, I 7O,
Parte I, pag. 4,38 , clic dice i Veneziani averlo fatto a istanza del papa, il
Padre AFFO (Op. cit., pag. 33) soggiunge che Paolo III si giovò della conchiiisioue della lega per conseguire il suo intento. Ecco pertanto che cosa
sci veva il nunzio Vera]lo sotto la data 10 ottobre 1537:Lune
•
mattina
andai(]alla Ill? S?' ad retigratiarla et far seco quello officio che si conv111ivit per liavere asrito nel numero de loro nobili lo I]l.° Si-.' 1ierluisv
love in vero trovai tutti quelli sig.' tanto grati del niundo, con dirnie che
vureblieno poterli fare presente d'altra importanza che questo del quale
[co pigliano più gloria che S . S. I. si c .jntente accettano clic lui di haverlo
fleli A rchjcw di Stato in