Attualizzazione per il collegio docenti di scuola e
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Attualizzazione per il collegio docenti di scuola e
LA PESCA MIRACOLOSA sussidio per il collegio docenti di scuola (corso approfondimento 2013) 1. Attualizzazione del vangelo di Luca 5, 1-11 Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. 4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. L’ATTUALIZZAZIONE Ora ci lasceremo guidare dalle domande che trovate sottolineate qui sotto. Creano un percorso dentro la vita dei bambini, delle insegnanti e dei genitori. La chiamiamo ATTUALIZZAZIONE, che non è uno strumento per rendere moderno il Vangelo. E’ il luogo delle domande del bambino, del confronto, è il passaggio dell’interiorità, alla ricerca di una nuova armonia che diventa capacità di interagire tra il narrato e il vissuto, della presa di coscienza in base a quello che sta vivendo. PREMESSA Questo che stiamo leggendo è un vangelo che parla di vocazione, chiamata… La prima chiamata che abbiamo ricevuta è quella ad esistere. Dio non chiama una sola volta nella vita, ma continua a chiamare… In questo brano Gesù esprime il primo passo di questa chiamata chiedendo di entrare nella barca dei pescatori. Gesù sale sulla barca: Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. La barca è il mezzo per la loro pesca. Nella barca vivono parte della loro storia: fatiche, gioie, insuccessi … PERCORSO 1. Cosa può essere oggi questa barca? • per i bambini: la scuola/ La famiglia/ La loro storia personale/ La scoperta: chi sono io? • per noi insegnanti: è la nostra scuola • per i genitori: il lavoro e la loro vita familiare Gesù raggiunge i suoi nell’esperienza della pesca… 2. La pesca per questi uomini cos’è? Vita dove si guadagnano da vivere Il loro lavoro quotidiano Il nostro lavoro è quello di insegnare. Il lavoro è il nostro modo di prenderci cura responsabilmente della vita. Dove ci preoccupiamo della vita, lì Dio ci raggiunge. 3. Dio ci raggiunge per cosa? Per aiutarci a fare un bilancio, a prendere coscienza della nostra realtà, a non avere paura se a volte la sentiamo povera e con qualche fallimento. Se non c’è questa lealtà di fronte alla vita, magari crediamo di aver realizzato tanto e invece poi ci troviamo con poco che ci serva veramente per vivere. Gesù chiama là dove la situazione sembra chiusa: Abbiamo lavorato tutta la notte senza prendere nulla… 4. • • • • • • • • • • Che cosa vuol dire per la nostra scuola oggi pescare e trovarci con le reti vuote? Non avere riscontro da parte dei genitori Non avere una guida Quando la sezione non risponde come vorresti Non essere in sintonia con le colleghe Sottovalutazione del lavoro scolastico (portano i bambini come in un parcheggio) Siamo fuori tempo rispetto ai bambini, non li tocchiamo nel cuore Mancano strumenti efficaci E’ l’inutilità dei nostri sforzi fatti stringendo i denti. È il nostro spendere tante energie e sentire che non siamo incisive. Facciamo tante cose, ma il nostro sguardo non cambia e il nostro modo di affrontare la giornata resta in fondo sempre lo stesso. • E’ un lavorare, dare il nostro tempo, energie sentendo che dentro ci rimane una sensazione di non appagamento: siamo avvilite, rassegnate. • E’ un sentirci dentro la notte della sterilità del nostro darci da fare. È verificare: • se stiamo aiutando i bambini a vivere un di più di gioia, di pienezza • se stiamo dando loro da mangiare un po’ di amore, di serenità, di cose che contano non per competere, ma per riconsegnare questi bambini al loro essere figli di Dio. • se nella confusione di richieste disparate che ci vengono dai genitori, noi rispondiamo non con l’ansia di accontentarli, ma con proposte, attività, progetti che servono per far fiorire la vita che è già dentro questi bambini. • se abbiamo ancora del tempo per stare in modo gratuito vicino ai bambini, per aiutarli a scoprire chi li abita. 5. • • • • • • • • Che cosa vuol dire per i bambini non pescare niente? Non sapersi divertire Essere annoiati Non saper esprimere la loro creatività Avere il tempo sempre tutto riempito Essere stressati e non avere tempi distesi Non essere capaci di vivere la separazione/ di socializzare/ di aprirsi agli altri Arrendersi, mollare quando non ce la fanno, Reagire in maniera sproporzionata di fronte alle cose che non avvengono come loro le avevano previste/frustrazioni/fallimenti 6. Che cosa ci sta dicendo Gesù chiedendoci di prendere il largo e di gettare le reti dall’altra parte? • Di preoccuparci della vita ad un altro livello: che la vita non perisca, non vada nell’abisso, non vada sprecata. • Di andare oltre la difesa delle nostre competenze. • Di restare in dialogo anche di fronte ai no, alle chiusure dei genitori, per ascoltare se nelle loro motivazioni ci stanno lanciando il loro grido di fronte all’assenza di Dio. Saper riconoscere la loro domanda di aiuto anche quando si oppongono. • Di lasciare che i genitori entrino nella vita scolastica, riconoscendo e dando loro lo spazio per una sana corresponsabilità educativa. • Di cogliere nelle giustificazioni che danno del loro figlio il bisogno che hanno di essere accompagnati nell’educarlo. • Di non sprecare tante delle nostre energie senza andare al cuore dell’esistenza, • Di cercare il meglio per noi e per i bambini, cioè di pescare quello che dà vita. C’è un modo di affrontare le cose, di vivere, di risolvere i problemi che riempie la rete della tua persona di cose belle e piene di vita, e ce n’è un altro dove, per quanto ti affanni di giorno e di notte, le reti rimarranno vuote in eterno. Tutto questo avere sotto controllo la situazione ci inganna perché sembra darci sicurezza e invece ci carica di un dover essere che non si apre mai al ricevere. Sentiamo che le cose così non vanno, sentiamo che devono cambiare ma non facciamo la cosa più semplice: cambiare il nostro modo di gestire la vita, fidandoci di Gesù, della sua parola. Come insegnanti partiamo dal presupposto che è possibile insegnare ai bambini ad affrontare costruttivamente le difficoltà che incontrano nella vita. È’ possibile ridurre l’insorgere di stati d’animo eccessivamente negativi, di facilitare il potenziamento di emozioni positive. E’ un mettere in pratica la cosiddetta intelligenza emotiva, ossia la capacità di conoscere le emozioni, di orientarle, di interagire con gli altri in modo efficace. Significa dare loro gli strumenti per conoscere ciò che dentro di loro si anima, si forgia in immagini, ricordi, profumi, poesia, colori: aiutarli a comprendere la loro natura divina, che dentro la loro barca c’è la presenza di Gesù che dona loro la possibilità di ricominciare sempre. E’ aiutare i bambini a ricordare ciò che è già dentro di loro. Possiamo fare molto se li aiutiamo a sentire e poi a comprendere la loro unicità, il loro valore assoluto, i loro talenti, senza alcun fine se non quello di stare bene con se stessi, di avere stima di loro stessi, di conoscere e rispettare i propri bisogni, di imparare ad essere responsabili della propria vita e di quella di coloro che vivono accanto a loro, a partire dalle più piccole cose. 7. Cos’è il sovrabbondante della pesca? È il gratuito che questi pescatori ricevono in abbondanza, conseguenza di un atto di fede, di fiducia. Non è conseguenza della logica lavoro-guadagno, ma un risultato conseguito perché Gesù aveva unico scopo il bene per questi pescatori. E’ la gratuità che ricevono dopo un atto di fiducia alla sua parola che sconvolge la loro vit. Pietro è stupefatto dalla logica di Dio rispetto alla sua. Gratis non è senza scopo, ma l’unico scopo è il bene dell’altro. Non c’è calcolo, non c’è interesse. Così l’altro che si trova beneficato non ha nessun motivo, nessun appiglio per dire che quel beneficio se l’è meritato, gli era dovuto. Ecco perché ogni giorno può essere anche per noi un’ alba nuova o un pescare nella notte, nel buio che ci troviamo quando contiamo solo sulle nostre forze. La nostra fatica sta nell’incapacità di ricevere, di fare spazio alla gratuità. E’ la gratuità che riceviamo che spesso ci sconvolge la vita. 8. C’è un altro modo di educare che arrivi a comunicare ai bambini e genitori la gratuità del nostro operare? Nel libro di Saint-Exupèry, “Il piccolo principe”, la volpe rimprovera al piccolo principe una sola cosa della loro amicizia: le mille volte che mi hai fatto fretta! Una bambina un giorno ha detto alla mamma: “Mamma, gli insegnanti ci dicono sempre che dobbiamo sbrigarci, che non possiamo perdere tempo perché dobbiamo andare avanti. Ma mamma, dove dobbiamo andare? Ma avanti dove?” Un bambino non si ferma perché mettiamo loro dei paletti, diamo loro delle regole, ma perché apriamo loro un altro orizzonte, quello dello stupore, quello della meraviglia, quella della scoperta delle cose belle che lo circondano, quello dell’ascolto di chi lo abita, quello di scoprire l’ordine delle cose che lo circondano… e che nell’ordine si sta bene. E se la lentezza, il fermarsi diventasse un’angolazione particolare da cui osservare il mondo? Gesù spende del tempo per ritornare sui fallimenti … a sbagliare si impara a sbagliare. Il tornare indietro è un salutare riflesso quando ci si accorge che abbiamo imboccato una strada che non ci lascia respiro. Invertire rotta è prima di tutto per noi insegnanti dare vita ad un’organizzazione della scuola che sappia porre i piedi con la massima attenzione per non sconvolgere più del dovuto la vita invisibile che ci ronza attorno…. E’ perdere tempo per parlare, dialogare, passeggiare insieme, guardare le nuvole, sdraiarsi in un prato, imparare a fischiare… Non si sprecano le occasioni … ogni attimo è favorevole per imparare un altro modo di pescare. La gratuità per i bambini è il nostro tempo speso a giocare, a ridere, a raccontare, a tornare sul proprio vissuto, a cantare con loro … Tempi distesi, gratuiti possono essere giudicati come perdite di tempo, perchè non danno dei risultati materiali misurabili, ma producono nei bambini un ben-stare con loro stessi e con gli altri nella scoperta della bellezza che ognuno si porta dentro. Ma tutto questo va ben programmato, ben progettato e ben motivato. Sono scelte che la scuola fa e che motiva. Non può essere lasciato al caso. La gratuità ce la insegna Gesù sulla croce: lì il suo dono gratuito per tutti noi. Lì, dove tutto sembra un fallimento si celebra il bene per noi. 9. Cosa significa per te: d’ora in poi ti farò pescatore di uomini? Ora c’è un punto nuovo di partenza: d’ora in poi … il gratis sperimentato ci abilita a servire gli altri, diventa compito, missione, apertura. Non temere per i tuoi peccati, se ti senti piccolo, se ti senti piccola di fronte al tuo Signore. Non ti cambio mestiere, ma d’ora in poi catturerai non per uccidere, non per legare a te, non per possedere, ma per riconsegnare liberi i figli di Dio al Signore della vita. È uno spostamento del centro della vita, che si organizza attorno a Gesù, e che pesca gli altri non per catturarli, ma liberandoli in forza della gratuità. Sono io che ti farò pescatore … non i tuoi sforzi, non il tuo stringere i denti, non il tuo …. Il luogo della preoccupazione per la vita è il luogo dell’incontro con Gesù. 10. Quindi? Qual è il primo passo? Il primo passo è quello di fidarci e di riconsegnare la nostra vita a Lui per sentire le sue continue chiamate ad aprirci al nuovo che vuole fare con noi. Sarà la sua presenza che ci farà andare ogni giorno un po’ oltre, ci spingerà più avanti, ci raggiungerà ancora più in fondo, e noi con Lui non ci sentiremo più come salariati che aspettano il saldo giorno per giorno, ma corresponsabili di un’opera d’amore, di una creazione nuova. Pescare = catturare vivi. Pescare per la vita. Pescare uomini per tirarli fuori da una vita piccola, povera, ristretta dentro ad un ritirarsi depresso: tanto cosa vuoi, le ho provate tutte, non cambierà mai niente. Pescati dalla morte del loro essere separati da Dio, lontani da Dio per aiutarli a riappropriarsi del loro essere figli suoi. È il prendersi a cuore dell’altro che può fare i miracoli! 11. Come i bambini possono affondare, annegare nel mare ed essere a loro volta pesci da pescare? • Possono sentirsi annegare nel non senso dei genitori, nella loro incapacità di dare loro quello che li fa veramente godere e gustare la vita. • Ma possono affogare nel vortice delle tante attività che facciamo fare loro, senza dare il tempo per: + fermarsi a gustare le competenze acquisite, + ritornare sui loro passi e scoprirsi diversi, cresciuti, capaci di… + giocare + narrare la loro storia personale ora molto più arricchita da quando l’hanno iniziata all’inizio dell’anno, da ieri, da due giorni fa .. 12. Come i bambini possono diventare pescatori di uomini? • Chiamandoli per nome … diventando amici • Aiutando chi affoga nella tristezza con un sorriso, un regalo, un abbraccio, una coccola , una parola gentile, un abbraccio, un gioco prestato ecc.. CONTEMPLAZIONE CONCLUSIVA Pescare una buona giornata, una relazione gratificante, un momento di pace, un attimo di meraviglia e stupore, un gesto di perdono non è più un caso se peschi dall’altra parte: quando osi gettare la rete perché ti sei fidato di Gesù. È andare in profondità, senza fermarsi alla superficie delle cose che non fanno pescare nulla di quello che conta veramente per la vita. Prendi il largo: dal tuo modo di fare, di insegnare, prendi il largo: dai ricordi tossici che ti porti dentro, dalle speranze disattese. Prendi il largo: ma non contare più sulle tue sole forze. Prendi il largo: fidandoti della sua Parola Prendi il largo: rielabora i tuoi criteri di vita. Falli riaffiorare senza paura Prendi il largo: da certe evidenze, da certe abitudini, dalle buone regole imparate, dalle saggezze normali che regolano il tuo lavoro e ti danno sicurezza : “Lo so io per esperienza …” Prendi il largo: io sono con te Ecco le parole di Gesù attualizzate, per Pietro e … per me: “Io sono qui, sono entrato nella tua barca, nella tua vita, nella tua storia, nelle tue ferite, nelle profondità dei desideri del tuo cuore, nei tuoi fallimenti. Desidero che tu chiami per nome quello che ti fa male, l’infecondità dei tuoi sforzi, perché se restano inespressi, fanno danni prima di tutto a te. Getta le reti ancora, ma fallo a nome di Dio, come mandata, mandato da me. Non ti sei inventato tu, come genitore, come coppia, come insegnante, come donna, come uomo: il mandato è mio. Riconosci il tuo ruolo di figlia/o, dipendente da me. Prendi il largo: puoi cambiare movimento solo fidandoti di me. Non ti tolgo la fatica di gettare la rete, ma ti accompagno. Non sei più sola/o. Lasciati avvolgere dalla certezza che nonostante i fallimenti, tu sei una provvidenza per chi ti vive accanto, perché ti ho voluto io lì accanto a loro.” 2. PROGRAMMAZIONE ANNUALE Un incontro che ci cambia la vita …pescando incontriamo I UDA: Nella barca ci sono io: parto per un viaggio e mi conosco. (accoglienza) II UDA: Gesù ha la sua storia, la sua barca. (Natale) III UDA: Se getto le reti dall’altra parte, che succede? (Pasqua) IV UDA: Io con Te …pesco vita (festa fine anno) I UDA: Nella barca ci sono io: parto per un viaggio e mi conosco. Finalità: Aiutare i bambini a scoprire, conoscere la loro storia personale. Ciascuno ha la sua barca: la sua storia, le sue radici, la sua identità. Parte per un viaggio alla scoperta di se stesso e da dove proviene, per poi essere pronto a spingersi oltre… oltre a quello che ha già conosciuto e vissuto. Obiettivi: … Attività: costruzione della storia personale II UDA: Gesù ha la sua storia, la sua barca. (Natale) Gesù si siede sulla nostra barca e ci racconta la sua storia personale sottolineando come sua mamma e suo papà fidandosi delle parole dell’angelo sono diventati i suoi genitori. Gesù raccontandosi diventa una presenza reale dentro la nostra storia personale e comunitaria. Finalità: i bambini hanno conosciuto la loro storia … ora ascoltando la storia di Gesù vengono condotti a fare esperienza di che cosa vuol dire fidarsi e rispondere eccomi. Sono due esperienze fondamentali per aprirsi agli altri, fidandosi non più di un angelo, ma di Gesù che accompagnandoli nella vita li aiuta a scoprire i loro doni. obiettivi: … Attività: giochi sulla fiducia Drammatizzazioni dei vangeli dell’infanzia che raccontano l’affidarsi. III UDA: Se getto le reti dall’altra parte, che succede? Finalità: Dopo la conoscenza, la fiducia, aiutiamo i bambini a ricevere …. Cosa? Una pesca abbondante, una pesca dove possono sperimentare il gratuito di Gesù. Lui a Pasqua si dona totalmente con l’unico scopo: il nostro bene e il bene di tutti. Anche se non siamo riusciti a pescare niente, anche se volendo fare da soli lo allontaniamo dalla nostra vita. Obiettivi: … Attività: • giochi, conversazioni, brainstorming per scoprire cosa vuol dire ricevere • Racconti pasquali per conoscere fino a dove è arrivato l’amore gratuito di Gesù • Giochi per aiutarli a riconoscere cosa vuol dire tenere per sé, accumulare, oppure donare, condividere. • Ritagliare dai giornali situazioni di amore e di dono e quelle di ingordigia, di possesso. • Gioco delle medaglie: triste e felice • Gioco con il corpo: quando tengo per me mi fermo, quando dono faccio una corsa felice. IV UDA: Io con Te … pesco vita. Finalità: Aiutare i bambini ad andare in profondità, a non fermarsi alla superficie delle cose che non fanno pescare nulla di quello che conta veramente per la vita. Solo scoprendo le cose che contano potranno scoprire il loro compito di aiutare chi sta annegando nelle acque della tristezza, della solitudine. È aiutarli a riconoscersi capaci di miracoli quando si prendono a cuore l’altro. Obiettivi: … attività: • drammatizzazione del brano della pesca abbondante • giochi e canti sulla pesca • costruire la rete per la pesca o la canna … • aiutarli a compiere gesti di cura verso l’altro • fare la festa del miracolo (oggi ti dono un sorriso, una coccola, un abbraccio ecc… Io pesco con le mani, con il cuore, con i miei piedi, occhi, sorriso ecc… Chi sta aspettando la mia mano per … E se il mio cuore si aprisse a… perché … Chi mi sta aspettando per…. A chi il mio sorriso farebbe bene perché è … PESCARE PER LA VITA: INCONTRI GENITORI Si possono fare proprio facendo piccoli passi • dando un nome alla pesca infruttuosa • cosa richiede il ri-gettare le reti nuovamente per educare i figli • che cambiamenti vivere per pescare per la vita, dando vita. l’unico AMO che non fa male è la GRATUITA'